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Fatti: A. Con sentenza del 20 e 27 luglio 2009, la Corte penale del Tribunale penale federale (TPF) ha prosciolto A._ dalle accuse di riciclaggio di denaro non ritenendo realizzato l'elemento soggettivo del reato. B. Accogliendo il ricorso del Ministero pubblico della Confederazione (MPC), con sentenza 6B_900/2009 del 21 ottobre 2010, il Tribunale federale ha in sostanza ritenuto dati a carico dell'imputato i presupposti del dolo eventuale. Ha annullato la decisione di prima istanza e rinviato la causa al TPF per nuovo giudizio. C. Il 1° marzo 2011 il TPF ha riconosciuto A._ colpevole di ripetuto riciclaggio di denaro e lo ha condannato alla pena pecuniaria di 180 aliquote giornaliere di fr. 200.-- ciascuna, per complessivi fr. 36'000.--, sospesa condizionalmente per un periodo di prova di due anni, e al pagamento delle spese procedurali. D. Contro questa sentenza A._ si aggrava al Tribunale federale con ricorso in materia penale. Postula, in via principale, il suo proscioglimento da ogni accusa e un'indennità di fr. 130'970.-- per le spese sostenute; subordinatamente, l'annullamento della decisione impugnata. Formula inoltre istanza di effetto sospensivo in relazione alla spese procedurali. Invitati a esprimersi sul gravame, il TPF si rimette al giudizio di questo Tribunale senza formulare osservazioni, mentre il MPC chiede di respingere il ricorso. Prendendo posizione sulle determinazioni del MPC, A._ ha confermato le proprie conclusioni ricorsuali.
it
42c0a9d4-d775-4b53-9adc-e9273811f66d
Fatti: Fatti: A. La Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Z._ ha presentato, il 22 marzo 2002, all'Autorità svizzera una richiesta di assistenza giudiziaria nell'ambito del procedimento penale aperto nei confronti di C._ e altre persone per i reati di appropriazione indebita qualificata, falsità in documenti e riciclaggio di denaro proveniente dal delitto di peculato. L'Autorità italiana ha chiesto di perquisire, autorizzando la presenza degli inquirenti esteri, i locali di una fiduciaria, di due studi legali e l'abitazione di un indagato. A. La Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Z._ ha presentato, il 22 marzo 2002, all'Autorità svizzera una richiesta di assistenza giudiziaria nell'ambito del procedimento penale aperto nei confronti di C._ e altre persone per i reati di appropriazione indebita qualificata, falsità in documenti e riciclaggio di denaro proveniente dal delitto di peculato. L'Autorità italiana ha chiesto di perquisire, autorizzando la presenza degli inquirenti esteri, i locali di una fiduciaria, di due studi legali e l'abitazione di un indagato. B. Con complementi del 9 aprile e del 12 giugno 2002, l'Autorità italiana ha chiesto di acquisire la documentazione bancaria concernente determinate società e quella riconducibile agli indagati e di bloccare i relativi conti. Con decisioni di entrata in materia del 23 settembre 2002 il Ministero pubblico della Confederazione (MPC), cui era stata delegata l'esecuzione della rogatoria, ha ordinato l'attuazione delle misure di assistenza richieste. Per quanto qui interessa, la polizia giudiziaria federale ha inviato al MPC i documenti sequestrati il 24 settembre 2002 presso lo studio legale dell'avv. H._, amministratore della società società L._LLC, indicata nel complemento rogatoriale, e di cui è beneficiaria economica E._, già indagata per riciclaggio, mentre la banca X._ gli ha inviato la documentazione di un conto. Dopo aver invitato, il 19 maggio 2004, il legale a esprimersi sulla prospettata consegna dei documenti sequestrati e aver preso atto delle relative osservazioni, con decisione di chiusura parziale del 28 settembre 2004 il MPC ha ordinato la trasmissione all'Italia degli atti sequestrati. B. Con complementi del 9 aprile e del 12 giugno 2002, l'Autorità italiana ha chiesto di acquisire la documentazione bancaria concernente determinate società e quella riconducibile agli indagati e di bloccare i relativi conti. Con decisioni di entrata in materia del 23 settembre 2002 il Ministero pubblico della Confederazione (MPC), cui era stata delegata l'esecuzione della rogatoria, ha ordinato l'attuazione delle misure di assistenza richieste. Per quanto qui interessa, la polizia giudiziaria federale ha inviato al MPC i documenti sequestrati il 24 settembre 2002 presso lo studio legale dell'avv. H._, amministratore della società società L._LLC, indicata nel complemento rogatoriale, e di cui è beneficiaria economica E._, già indagata per riciclaggio, mentre la banca X._ gli ha inviato la documentazione di un conto. Dopo aver invitato, il 19 maggio 2004, il legale a esprimersi sulla prospettata consegna dei documenti sequestrati e aver preso atto delle relative osservazioni, con decisione di chiusura parziale del 28 settembre 2004 il MPC ha ordinato la trasmissione all'Italia degli atti sequestrati. C. La società L._LLC impugna questa decisione con un ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale, chiedendo di annullarla. Il MPC propone di respingere il ricorso in quanto ammissibile. L'Ufficio federale di giustizia rinuncia a presentare osservazioni.
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Fatti: Fatti: A. Il 10 febbraio 2004 la Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Milano ha presentato alla Svizzera una domanda di assistenza giudiziaria in materia penale, completata il 2 marzo successivo. Secondo l'autorità richiedente, la B.C._, controllata dalla B._, il 30 dicembre 1999 avrebbe erogato alla Banca X._, sul conto n. xxx, su disposizione del direttore finanziario D._, la somma di US $ 3'750'000 a titolo di commissione per attività di consulenza legate a un'attività condotta dalla Banca Y._ collegata alla ricapitalizzazione di due società delle Cayman Islands. Sulla base di contratti rinvenuti in seguito a perquisizioni presso la Banca Y._, l'autorità estera avrebbe appurato che erano previste unicamente commissioni bancarie a favore di quest'ultimo istituto bancario. Esse sospettano, quindi, che il bonifico disposto da D._ sarebbe privo di un'adeguata giustificazione commerciale, potendo costituire una distrazione di fondi a scapito del gruppo B._. L'autorità estera ipotizza la perpetrazione, da parte di D._, E._, F._, G._ e altre persone dei reati di aggiotaggio e di riciclaggio. La citata Procura ha chiesto il sequestro del menzionato conto bancario e l'acquisizione della relativa documentazione. A. Il 10 febbraio 2004 la Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Milano ha presentato alla Svizzera una domanda di assistenza giudiziaria in materia penale, completata il 2 marzo successivo. Secondo l'autorità richiedente, la B.C._, controllata dalla B._, il 30 dicembre 1999 avrebbe erogato alla Banca X._, sul conto n. xxx, su disposizione del direttore finanziario D._, la somma di US $ 3'750'000 a titolo di commissione per attività di consulenza legate a un'attività condotta dalla Banca Y._ collegata alla ricapitalizzazione di due società delle Cayman Islands. Sulla base di contratti rinvenuti in seguito a perquisizioni presso la Banca Y._, l'autorità estera avrebbe appurato che erano previste unicamente commissioni bancarie a favore di quest'ultimo istituto bancario. Esse sospettano, quindi, che il bonifico disposto da D._ sarebbe privo di un'adeguata giustificazione commerciale, potendo costituire una distrazione di fondi a scapito del gruppo B._. L'autorità estera ipotizza la perpetrazione, da parte di D._, E._, F._, G._ e altre persone dei reati di aggiotaggio e di riciclaggio. La citata Procura ha chiesto il sequestro del menzionato conto bancario e l'acquisizione della relativa documentazione. B. Con ordinanza di entrata in materia e di sequestro del 19 febbraio 2004 l'Ufficio federale di giustizia (UFG) ha ammesso la richiesta. Mediante un'ulteriore decisione di entrata in materia, del 16 marzo 2004, l'UFG ha ammesso anche la domanda complementare del 2 marzo 2004 e ha ordinato, come richiesto dalle autorità italiane, il sequestro dei conti presso la Banca X._ riconducibili ad A._ e alla H._, che sarebbero stati utilizzati per la distrazione di denaro a scapito del Gruppo B._, e l'acquisizione della relativa documentazione bancaria. Il MPC, con decisione di chiusura del 23 aprile 2004, ha ordinato la trasmissione all'Italia dell'intera documentazione del conto n. xxx. B. Con ordinanza di entrata in materia e di sequestro del 19 febbraio 2004 l'Ufficio federale di giustizia (UFG) ha ammesso la richiesta. Mediante un'ulteriore decisione di entrata in materia, del 16 marzo 2004, l'UFG ha ammesso anche la domanda complementare del 2 marzo 2004 e ha ordinato, come richiesto dalle autorità italiane, il sequestro dei conti presso la Banca X._ riconducibili ad A._ e alla H._, che sarebbero stati utilizzati per la distrazione di denaro a scapito del Gruppo B._, e l'acquisizione della relativa documentazione bancaria. Il MPC, con decisione di chiusura del 23 aprile 2004, ha ordinato la trasmissione all'Italia dell'intera documentazione del conto n. xxx. C. A._ impugna questa decisione con un ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale. Chiede di annullarla e di rifiutare la richiesta italiana. L'UFG propone di respingere il ricorso.
it
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Fatti: Fatti: A. Con decreto d'accusa del 19 settembre 2001 la Procuratrice pubblica del Cantone Ticino Rosa Item ha deferito G._, proponendone la condanna a una multa di fr. 1'000.--, al Pretore del Distretto di Lugano per ingiuria nei confronti di C._. A. Con decreto d'accusa del 19 settembre 2001 la Procuratrice pubblica del Cantone Ticino Rosa Item ha deferito G._, proponendone la condanna a una multa di fr. 1'000.--, al Pretore del Distretto di Lugano per ingiuria nei confronti di C._. B. G._ ha impugnato il decreto con reclamo dinanzi al Giudice dell'istruzione e dell'arresto del Cantone Ticino (GIAR) Claudio Lepori, facendo valere che la Procuratrice pubblica non avrebbe assunto le prove da lui proposte né accertato con una perizia il suo stato di salute. Il 22 ottobre 2001 il GIAR ha dichiarato inammissibile il reclamo. B. G._ ha impugnato il decreto con reclamo dinanzi al Giudice dell'istruzione e dell'arresto del Cantone Ticino (GIAR) Claudio Lepori, facendo valere che la Procuratrice pubblica non avrebbe assunto le prove da lui proposte né accertato con una perizia il suo stato di salute. Il 22 ottobre 2001 il GIAR ha dichiarato inammissibile il reclamo. C. G._ impugna questa decisione con un ricorso di diritto pubblico al Tribunale federale. Chiede di accordargli l'assistenza giudiziaria, di concedere effetto sospensivo al gravame, di annullare il giudizio impugnato e di rinviare gli atti al GIAR per una nuova decisione. Non sono state chieste osservazioni. Non sono state chieste osservazioni. D. G._ aveva impugnato il decreto della Procuratrice pubblica anche con un ricorso alla Camera dei ricorsi penali del Tribunale d'appello del Cantone Ticino. Il giudizio che ne è seguito è oggetto di un'altra procedura (causa 1P.763/2001).
it
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Fatti: Fatti: A. S._, nata nel 1965, domiciliata in Italia, a partire dal 1990 ha svolto attività lavorativa in Svizzera quale cameriera presso diversi datori di lavoro. In data 19 agosto 1993 è rimasta vittima di un infortunio in cui ha riportato la frattura della tibia sinistra e del calcagno destro. Il caso è stato assunto dalla Vaudoise assicurazioni che, in attesa dell'esito di una procedura pendente presso la Commissione federale di ricorso in materia di AVS/AI per le persone residenti all'estero, con decisione del 22 marzo 1999, ha assegnato alla propria assicurata, a partire dal 1° marzo 1999, una rendita di invalidità transitoria del 50%, calcolata su un guadagno annuo assicurato di fr. 35'276.40. Con un successivo provvedimento formale del 19 settembre 2000 l'assicuratore infortuni ha riconosciuto a S._ una rendita per invalidità completa con effetto dal 1° marzo 1999, precisando che la precedente decisione veniva confermata per quanto riguardava, tra l'altro, l'ammontare del guadagno assicurato. Mediante provvedimento del 13 novembre 2000 la Vaudoise ha dichiarato irricevibile l'opposizione interposta dall'assicurata, rappresentata dall'avvocato Sergio Sciuchetti, ribadendo che, per quanto concerneva il guadagno assicurato, la decisione del 22 marzo 1999 era cresciuta in giudicato. Mediante provvedimento del 13 novembre 2000 la Vaudoise ha dichiarato irricevibile l'opposizione interposta dall'assicurata, rappresentata dall'avvocato Sergio Sciuchetti, ribadendo che, per quanto concerneva il guadagno assicurato, la decisione del 22 marzo 1999 era cresciuta in giudicato. B. Contro la decisione su opposizione S._ ha interposto ricorso al Tribunale delle assicurazioni del Canton Ticino, sempre patrocinata dall'avvocato Sciuchetti, chiedendo che per il calcolo della rendita venisse tenuto conto di un guadagno assicurato di almeno fr. 42'978.90. Con giudizio del 7 settembre 2001 la Corte cantonale ha accolto il gravame, annullato il provvedimento impugnato e rinviato la causa all'assicuratore infortuni affinché ricalcolasse il guadagno annuo assicurato tenendo conto del rincaro, dell'evoluzione reale dei salari e della tredicesima mensilità secondo le modalità contrattualmente stabilite. L'assicuratore infortuni è stato inoltre condannato al pagamento di ripetibili nella misura di fr. 1'500.-. Con giudizio del 7 settembre 2001 la Corte cantonale ha accolto il gravame, annullato il provvedimento impugnato e rinviato la causa all'assicuratore infortuni affinché ricalcolasse il guadagno annuo assicurato tenendo conto del rincaro, dell'evoluzione reale dei salari e della tredicesima mensilità secondo le modalità contrattualmente stabilite. L'assicuratore infortuni è stato inoltre condannato al pagamento di ripetibili nella misura di fr. 1'500.-. C. Avverso la pronunzia cantonale insorge la Vaudoise con ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale delle assicurazioni chiedendone la modifica. A suo dire il reddito percepito dall'interessata non andrebbe convertito in guadagno annuo, in quanto essa avrebbe svolto attività a tempo determinato; inoltre non andrebbe concessa la tredicesima mensilità, ma unicamente l'adeguamento al rincaro. Chiamata a pronunciarsi sul gravame, l'intimata, ancora rappresentata dall'avvocato Sciuchetti, propone di respingerlo. Domanda pure il beneficio dell'assistenza giudiziaria. L'Ufficio federale delle assicurazioni sociali non si è invece espresso.
it
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Fatti: Fatti: A. Dal 15 gennaio 1988 al 31 gennaio 2001 L._, nato nel 1963, ha lavorato alle dipendenze della X._ in qualità di consulente di assicurazioni. Rimasto assente dal lavoro per malattia dal 29 marzo 2000, in data 1° marzo 2001 ha presentato una domanda volta all'ottenimento di una rendita dell'assicurazione per l'invalidità lamentando un'inabilità lavorativa completa addebitabile a disturbi di natura psichica. Dopo avere ordinato una perizia a cura del dott. D._, specialista FMH in psichiatria e psicoterapia, l'Ufficio AI del Cantone Ticino (UAI) con decisione del 23 maggio 2003, sostanzialmente confermata il 20 novembre 2003 anche in seguito all'opposizione interposta dall'interessato, ha respinto la richiesta di prestazioni osservando che il grado d'invalidità (del 30%) accertato ostava al diritto a una rendita. Dopo avere ordinato una perizia a cura del dott. D._, specialista FMH in psichiatria e psicoterapia, l'Ufficio AI del Cantone Ticino (UAI) con decisione del 23 maggio 2003, sostanzialmente confermata il 20 novembre 2003 anche in seguito all'opposizione interposta dall'interessato, ha respinto la richiesta di prestazioni osservando che il grado d'invalidità (del 30%) accertato ostava al diritto a una rendita. B. Con il patrocinio dell'avv. Biaggi-Fabio, l'interessato si è aggravato al Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino, il quale, esperiti i propri accertamenti e preso in particolare atto delle risultanze della perizia giudiziaria affidata al dott. C._, specialista FMH in psichiatria e psicoterapia, ha accolto il gravame, assegnando all'insorgente una rendita intera d'invalidità dal 1° marzo 2001 (pronuncia del 7 novembre 2005). B. Con il patrocinio dell'avv. Biaggi-Fabio, l'interessato si è aggravato al Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino, il quale, esperiti i propri accertamenti e preso in particolare atto delle risultanze della perizia giudiziaria affidata al dott. C._, specialista FMH in psichiatria e psicoterapia, ha accolto il gravame, assegnando all'insorgente una rendita intera d'invalidità dal 1° marzo 2001 (pronuncia del 7 novembre 2005). C. L'UAI ha interposto ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale delle assicurazioni (dal 1° gennaio 2007: Tribunale federale), al quale chiede, in via principale, l'annullamento del giudizio cantonale e la conferma della decisione su opposizione del 20 novembre 2003. In via subordinata, postula di posticipare l'inizio del diritto alla rendita. Dei motivi si dirà, per quanto necessario, nei considerandi. Producendo due certificati medici, L._, sempre rappresentato dall'avv. Biaggi-Fabio, propone la reiezione del gravame e domanda di essere posto al beneficio dell'assistenza giudiziaria e del gratuito patrocinio. Per parte sua, l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali ha rinunciato a determinarsi. Producendo due certificati medici, L._, sempre rappresentato dall'avv. Biaggi-Fabio, propone la reiezione del gravame e domanda di essere posto al beneficio dell'assistenza giudiziaria e del gratuito patrocinio. Per parte sua, l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali ha rinunciato a determinarsi. D. Pendente causa, l'assicurato ha informato il Tribunale che, contrariamente a quanto espresso dal dott. D._, quest'ultimo non aveva interpellato il medico curante, dott. F._, prima di allestire il proprio referto peritale. In data 21 marzo 2006 l'Ufficio ricorrente ha prodotto la presa di posizione del dott. D._.
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Fatti : A.- P._, cittadina italiana nata nel 1950, ha lavorato in Svizzera versando i contributi AVS/AI di legge dal 1968 al 1977. Rientrata in patria, non ha più svolto attività lucrativa. Portatrice, segnatamente, di atrofia ottica e di turbe di natura diabetica, il 30 maggio 1985 presentò una domanda volta al conseguimento di una rendita dell'assicurazione per l'invalidità svizzera. La richiesta venne respinta con decisione della Cassa svizzera di compensazione del 29 marzo 1988 per carenza del requisito assicurativo all'epoca in cui sarebbe insorta, stando ai fatti noti a quell'epoca, l'invalidità pensionabile, vale a dire il 21 giugno 1987. Il 6 febbraio 1992 l'Istituto nazionale italiano della previdenza sociale (INPS) inviò alla Cassa diversi documenti. Più tardi le trasmise, su richiesta, copia della decisione del 13 agosto 1993 con cui veniva riconosciuta a P._ una pensione d'invalidità italiana con effetto dal giugno 1986. L'amministrazione diede quindi avvio ad una procedura di riesame della propria precedente decisione. Dopo aver acquisito agli atti nuova documentazione aggiornata ed aver interpellato il proprio consulente medico, l'Ufficio AI per gli assicurati residenti all'estero, con provvedimento del 24 marzo 1995, pose l'assicurata al beneficio di una mezza rendita dal 1° agosto 1992. P._ deferì quest'ultimo provvedimento con gravame alla Commissione federale di ricorso in materia d'AVS/AI per le persone residenti all'estero, chiedendo l'erogazione di una rendita intera da data anteriore. Per giudizio del 30 aprile 1996 il ricorso venne parzialmente accolto nel senso che la mezza rendita veniva concessa all'interessata già a partire dal 1° giugno 1987. Dal profilo formale la Commissione negò che fossero dati i presupposti per il riesame della decisione del 29 marzo 1988, la quale non era da ritenersi manifestamente errata bensì corretta sulla base degli atti allora a disposizione. Ammise invece l'esistenza delle condizioni della revisione processuale, la decisione dell'INPS del 13 agosto 1993 costituendo un nuovo mezzo di prova. P._ interpose ricorso di diritto amministrativo a questo Tribunale, chiedendo l'erogazione di una rendita intera dal 1° giugno 1987. L'Ufficio AI, sentito il parere del proprio servizio medico, propose l'accoglimento del gravame, l'annullamento del giudizio impugnato e il rinvio della causa all'amministrazione per complemento delle indagini mediche. Con sentenza del 6 marzo 1997 il Tribunale federale delle assicurazioni accolse detto ricorso nel senso che, annullati il giudizio querelato e la decisione impugnata, gli atti vennero retrocessi all'amministrazione per complemento d'istruttoria e nuova decisione. La documentazione medica prodotta dalla ricorrente aveva infatti evidenziato aspetti che meritavano ulteriore ed accurato accertamento, segnatamente la presenza di un disturbo di conduzione del nervo ottico, che avrebbe potuto rendere verosimile una rilevante compromissione del visus già nel novembre del 1984. Erano inoltre apparse poco verosimili le indicazioni sulla capacità della ricorrente di svolgere le consuete mansioni domestiche, non appena si fosse considerato che il visus era nel 1987 dello 0,04 bilateralmente e che nel 1994 esso risultava praticamente identico. Si rendevano quindi necessari ulteriori accertamenti d'ordine sanitario, segnatamente l'acquisizione, per quanto ancora mancante, della documentazione completa, a partire dal 1984, dell'Istituto di Clinica oculistica X._ e, se del caso, un esame specialistico. B.- L'Ufficio AI, dando seguito a quanto stabilito dalla sentenza federale, acquisì agli atti l'intera documentazione dell'Istituto X._. Il servizio medico del medesimo Ufficio, cui furono sottoposti i nuovi documenti, pervenne alla conclusione che già nel novembre del 1984 il visus era gravemente compromesso, al punto che sussisteva un'incapacità lavorativa della metà già dal 5 novembre 1984, data della visita presso l'Istituto X._, e del 70% dal 23 novembre 1987. Su richiesta dell'Ufficio AI, volta a stabilire la data esatta dei versamenti volontari per il periodo dal 1° giugno 1985 al 31 maggio 1986, l'INPS precisò che il pagamento era stato effettuato il 18 gennaio 1990. Con decisione dell'11 agosto 1998 l'amministrazione soppresse con effetto dal 1° ottobre seguente il versamento della mezza rendita d'invalidità erogata a P._ dal 1° agosto 1992, rilevando che quest'ultima il 31 ottobre 1985, quando è insorta l'invalidità decorso il termine di carenza di un anno dall'inizio dell'incapacità lavorativa accertata sulla base dei referti clinici dell'Istituto X._, non era assicurata. Non potevano infatti essere presi in considerazione i contributi volontari registrati presso l'assicurazione sociale italiana dal 1° giugno 1985, poiché erano stati versati soltanto il 18 gennaio 1990. C.- P._ deferì questo provvedimento alla competente Commissione di ricorso, chiedendo il ripristino della mezza rendita. Il gravame venne respinto dall'autorità commissionale con giudizio del 17 gennaio 2000. Essa considerò che, contrariamente a quanto sostenuto dalla ricorrente, il quesito dell'insorgenza della rendita non poteva essere reputato già precedentemente risolto, poiché le decisioni del 24 marzo 1995 e del 30 aprile 1996 non erano passate in giudicato. A giusta ragione quindi l'amministrazione era tornata sulla questione assicurativa. La Commissione ribadì, nel merito, che per i versamenti volontari faceva stato la data dell'effettivo pagamento e non quella del periodo cui si riferivano. D.- P._ interpone ricorso di diritto amministrativo a questa Corte. Chiede l'annullamento del giudizio querelato, argomentando che determinante è la data del periodo cui si riferisce il versamento volontario di contributi alle patrie assicurazioni e non il momento in cui è stato effettuato, dato che ciò avviene al termine di un prolungato iter amministrativo conclusosi in concreto con l'autorizzazione di data 23 novembre 1989. L'Ufficio AI propone di respingere il gravame. L'Ufficio federale delle assicurazioni sociali non si è pronunciato.
it
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Fatti: Fatti: A. C._, nato nel 1962, di professione cuoco/gerente, ha beneficiato di una mezza rendita dell'assicurazione per l'invalidità (AI) dal 1° ottobre 1987 al 31 maggio 1995 a dipendenza di un'incapacità di guadagno (del 50%) addebitabile a linfoma maligno di Hodgkin. In data 4 settembre 1996 l'assicurato ha presentato una nuova domanda di rendita, respinta il 14 aprile 1997 dall'Ufficio AI del Cantone Ticino, non essendo intervenuta una rilevante modifica della situazione valetudinaria rispetto al maggio 1995. Il Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino, adito dall'assicurato, ha disposto ulteriori accertamenti (giudizio del 10 agosto 1998), a conclusione dei quali l'amministrazione, il 12 luglio 1999, ha ribadito il precedente rifiuto di prestazioni. Nuovamente adita dall'interessato, la Corte cantonale ha ordinato un ulteriore complemento istruttorio (giudizio del 18 settembre 2001). Con decisione del 16 ottobre 2003, sostanzialmente confermata il 9 agosto 2004 anche in seguito all'opposizione interposta dall'interessato, l'amministrazione ha negato una terza volta il diritto alla chiesta rendita per carenza di invalidità pensionabile. Con decisione del 16 ottobre 2003, sostanzialmente confermata il 9 agosto 2004 anche in seguito all'opposizione interposta dall'interessato, l'amministrazione ha negato una terza volta il diritto alla chiesta rendita per carenza di invalidità pensionabile. B. Chiamata a statuire su un nuovo ricorso dell'assicurato, la Corte cantonale l'ha respinto mediante pronuncia del 26 gennaio 2005. B. Chiamata a statuire su un nuovo ricorso dell'assicurato, la Corte cantonale l'ha respinto mediante pronuncia del 26 gennaio 2005. C. Allegando un certificato medico, l'assicurato, patrocinato dall'avv. Maria Grazia Mazzoleni, interpone ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale delle assicurazioni, al quale, protestate spese e ripetibili, chiede, previo allestimento di una perizia medica giudiziaria, il riconoscimento di una mezza rendita a dipendenza di un grado d'invalidità del 50%. L'amministrazione, sentito il parere del proprio servizio medico, propone la reiezione del ricorso, mentre l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali ha rinunciato a determinarsi.
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Fatti: A. A.a. A._, nato nel 1955, di professione aiuto pittore-imbianchino, con giudizio del 7 aprile 1998 del Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino è stato posto al beneficio di una mezza rendita dell'assicurazione invalidità dal 1° ottobre 1994 per i postumi di un infortunio subito il 10 giugno 1982 agli arti inferiori. Questa prestazione è stata confermata più volte in via di revisione. A.b. Nel corso di una revisione avviata nel gennaio 2014, l'Ufficio AI del Cantone Ticino (di seguito UAI) ha constatato che vi era stato un peggioramento da un punto di vista medico, nella misura in cui A._ presentava un'inabilità lavorativa del 100% nell'attività di pittore imbianchino e del 50% in attività adeguate almeno a partire dal gennaio 2015. Dopo avere operato un raffronto dei redditi prima e dopo l'invalidità è risultata una perdita di guadagno del 58%. Con decisione del 21 agosto 2015 l'UAI ha confermato il diritto alla mezza rendita d'invalidità. B. A._ si è aggravato il 18 settembre 2015 al Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino che, con giudizio del 21 settembre 2016, ha respinto il gravame. C. Il 24 ottobre 2016 (timbro postale) A._ inoltra un ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale, cui chiede il riconoscimento di tre quarti di rendita d'invalidità dal 25 marzo 2014. Nella sua risposta del 29 novembre 2016 l'UAI ha proposto la reiezione del gravame mentre l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali ha rinunciato a determinarsi.
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Fatti: A. Con decisione del 22 ottobre 2018, l'Ufficio esazione e condoni del Cantone Ticino ha respinto la richiesta di condono, relativa alle imposte cantonali e federali 2008, formulata da A._ nel febbraio precedente. Il diniego è stato confermato, sia su reclamo (7 dicembre 2018) che su ricorso alla Camera di diritto tributario del Tribunale di appello del Cantone Ticino (4 settembre 2019). B. Il 14 ottobre 2019, A._ ha presentato un ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale, domandando che le decisioni cantonali siano annullate e il condono concesso. Postula inoltre il gratuito patrocinio. Non è stato ordinato nessun atto istruttorio.
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Ritenuto in fatto : A.- Il 25 luglio 2000 E._ ha presentato al Municipio di Giubiasco una domanda di costruzione per due palazzine di tre appartamenti ciascuna sul mappale n. XXX di Giubiasco, di proprietà del padre, F._. Il fondo, situato in Via X._, è di forma allungata, con una larghezza di circa 15 m e una lunghezza di 80 m, per una superficie complessiva di 1154 m2. Sul suo lato settentrionale confina, tra l'altro, con le proprietà di D._ (mappale n. YYY) e di B._ (mappale n. ZZZ); verso sud, dall'altro lato di Via X._, stanno le particelle n. WWW, di A._, e n. QQQ, di A.C._ e B.C._, entrambe edificate. Nella domanda l'istante ha chiesto di poter beneficiare di una deroga alla distanza minima di 4 m dalla strada e di poter quindi costruire a 2,5 m dalla medesima: e ciò in applicazione dell'art. 31 cpv. 2 delle norme di attuazione del piano regolatore di Giubiasco (NAPR). B.- Al rilascio della licenza si sono opposti A._, B._, A.C._ e B.C._ e G._, contestando la richiesta di deroga. Con decisione del 22 settembre 2000 il Municipio di Giubiasco ha concesso la licenza edilizia - accordando quindi la deroga - e respinto le opposizioni. Il Consiglio di Stato del Cantone Ticino ha tuttavia accolto il ricorso dei vicini e negato la licenza, mediante decisione del 9 gennaio 2001: secondo l'Esecutivo cantonale non erano dati i motivi eccezionali giustificanti una deroga alla distanza minima dalla strada, prevista dalla norma. C.- Il Tribunale amministrativo del Cantone Ticino, adito da E._, ne ha accolto il ricorso con sentenza del 1° giugno 2001; esso ha annullato la decisione governativa e confermato la licenza edilizia comunale che concedeva di realizzare gli edifici litigiosi a una distanza di 2,5 m dalla strada. La Corte cantonale, tenuto conto della particolare conformazione della particella, costituita d'una lunga e stretta striscia di terreno, ha considerato la deroga fondata su motivi pertinenti e non criticabile l'interpretazione dell'art. 31 cpv. 2 NAPR da parte dell' autorità comunale. D.- A._ e litisconsorti impugnano questa sentenza con un ricorso di diritto pubblico al Tribunale federale. Chiedono di accoglierlo e di annullare il giudizio del Tribunale cantonale amministrativo. Sostengono che la concessa deroga è ingiustificata e arbitraria, il suo unico scopo essendo di permettere uno sfruttamento intensivo del fondo n. XXX; lamentano inoltre una violazione dei principi costituzionali della garanzia della proprietà e della parità di trattamento. E.- E._ propone di respingere il ricorso e di confermare l'impugnata sentenza. Il Municipio di Giubiasco conferma la validità della licenza comunale. Il Tribunale amministrativo del Cantone Ticino si riconferma negli argomenti e nelle conclusioni della sua sentenza, mentre il Consiglio di Stato del Cantone Ticino si rimette al giudizio di questo Tribunale.
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Fatti: A. Il 16 febbraio 1995 la società semplice denominata Consorzio X._, costituita dai soci E._ e A._, ha stipulato un contratto di appalto con il consorzio composto dalle società B._SA, C._ nonché D._ per l'esecuzione delle opere sanitarie nel complesso X._. Il prezzo è stato pattuito approssimativamente in fr. 1'054'149.70. Si trattava in verità di un rapporto di subappalto. Committente principale era la Y._, la quale aveva sottoscritto un contratto d'impresa generale chiavi in mano con il Consorzio X._, che aveva subappaltato le singole opere agli artigiani. B. Al termine dei lavori le ditte B._SA, C._ e D._ hanno emesso fatture per un totale di fr. 1'592'734.70, approvate dalla direzione dei lavori limitatamente a fr. 1'313'663.85. Non essendo possibile addivenire a un accordo bonale in merito al pagamento della differenza tra la mercede esposta nell'offerta e l'importo fatturato, il 31 agosto 1999 le citate ditte hanno promosso davanti alla Pretura della giurisdizione di Mendrisio Nord una causa civile tendente alla condanna in solido di A._ e E._ al pagamento di fr. 302'222.35, oltre interessi. Esse hanno inoltre chiesto il rigetto dell'opposizione dichiarata da E._ al precetto esecutivo n. 674091 dell'Ufficio di esecuzione di Lugano limitatamente a fr. 298'000.--. Con sentenza del 13 dicembre 2006 la giudice adita ha accolto entrambe le domande. Il successivo appello dei soccombenti è stato respinto il 14 febbraio 2008 dalla II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino. C. Insorto dinanzi al Tribunale federale con atto intitolato "Ricorso per riforma in materia civile", l'ing. A._ postula la modifica della sentenza cantonale nel senso dell'accoglimento dell'appello e, di conseguenza, della reiezione integrale della petizione. Nella risposta del 26 maggio 2008 le ditte B._SA, C._ e D._ propongono di respingere il ricorso, mentre la Corte cantonale ha rinunciato a presentare osservazioni.
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Fatti: A. A._, cittadino kosovaro, è entrato in Svizzera il 9 aprile 2011 per sposarsi con la connazionale B._, titolare di un permesso di domicilio. Il matrimonio ha avuto luogo nel giugno successivo ed a seguito dello stesso lo sposo è stato posto a beneficio di un permesso di dimora annuale, rinnovato un'ultima volta fino al 21 giugno 2016. Dall'unione e nato un figlio (2014). Il 15 novembre 2015 A._ ha lasciato il tetto coniugale. II 1° dicembre 2015 la moglie ha informato l'allora ufficio regionale degli stranieri di X._ che questi l'aveva sposata solo per ricevere un permesso di soggiorno. L'8 giugno 2016 la Pretura di X._ ha stralciato dai ruoli la procedura di adozione di misure a tutela dell'unione coniugale promossa dalla moglie, siccome i coniugi avevano trovato un accordo per regolare la vita separata. Il figlio è stato affidato alla madre, riservato un diritto di visita al padre con l'obbligo di versare un contributo alimentare al minore. Interrogata il 25 agosto 2016 in merito alla sua situazione coniugale, B._ ha confermato quanto indicato il 1° dicembre precedente all'ufficio regionale degli stranieri. Il 27 agosto 2016 A._ ha invece dichiarato che il suo matrimonio era esistito de iure et de facto fino al 12 novembre 2015, quando si è separato dalla moglie, con la quale non andava più d'accordo, e di lavorare nella Svizzera tedesca. B. II 5 ottobre 2016 la Sezione della popolazione del Dipartimento delle istituzioni del Cantone Ticino ha deciso di non rinnovare il permesso di dimora a A._, siccome viveva separato dalla coniuge, intenzionata a divorziare. Nel contempo, ha constatato che dal 1° aprile 2016 l'interessato svolgeva un'attività lucrativa nel Canton Zurigo e rientrava al domicilio ticinese unicamente tre volte al mese. Dopo avere ricorso, ma senza successo, contro detta decisione (pronuncia del Consiglio di Stato ticinese del 14 dicembre 2016, con la quale il gravame è stato dichiarato irricevibile, non essendo stato versato l'anticipo spese richiesto), il 31 dicembre 2016 A._ si è di nuovo trasferito presso l'abitazione coniugale a Y._ (TI). II 21 aprile 2017 ha poi notificato la propria partenza dalla Svizzera con destinazione il suo Paese di origine. C.
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Fatti: A. Il 18 giugno 2003 A._ ha inoltrato una domanda di esenzione dal pagamento delle tasse di ricezione radiofoniche e televisive alla Billag SA, Ufficio svizzero di riscossione dei canoni radiotelevisivi (di seguito: Billag SA). Alla sua istanza ha allegato una decisione del 23 maggio 2003 dell'Istituto delle assicurazioni sociali del Cantone Ticino che lo poneva al beneficio di prestazioni complementari alla rendita AVS con effetto retroattivo al 1° gennaio 2003. Il 15 luglio 2003 Billag SA ha accolto la domanda e, giusta l'art. 45 cpv. 3 dell'ordinanza del 6 ottobre 1997 sulla radio e televisione (ORTV; RS 784.401), ha concesso l'esenzione dal 1° luglio 2003. B. L'Ufficio federale delle comunicazioni, a cui A._ si è rivolto il 21 luglio 2003 chiedendo di essere esentato dal 1° gennaio 2003, ha respinto il gravame l'11 febbraio 2005. In primo luogo ha osservato che, giusta l'<ref-law>, se l'istanza di esenzione veniva accolta, l'obbligo di pagare la tassa di ricezione cessava l'ultimo giorno del mese in cui è stata presentata la domanda: determinante era quindi la data d'inoltro della stessa. Ha poi precisato che spettava al diretto interessato agire in tempo utile ed informare l'autorità dei cambiamenti della propria situazione. C. Adito da A._ il 15 marzo 2005, il Dipartimento federale dell'Ambiente, dei Trasporti, dell'Energia e delle Comunicazioni (in seguito: Dipartimento federale) ne ha respinto il gravame il 5 aprile 2006. Innanzitutto ha rilevato che, secondo la prassi della Billag SA, portata a conoscenza del pubblico mediante opuscoli inviati assieme alle fatture, una domanda di esenzione poteva essere presentata senza allegare la decisione relativa alle prestazioni complementari, la quale poteva essere inviata ulteriormente; l'istanza rimaneva allora in sospeso fino a diritto certo in merito alle prestazioni complementari. Ha poi osservato che l'esonero dipendeva dall'inoltro di una domanda da parte del singolo interessato, la quale non poteva esplicare effetti retroattivi. Nel caso concreto ha constatato che l'insorgente non aveva presentato l'istanza di esenzione parallelamente alla domanda di prestazioni complementari, ma aveva aspettato il 18 giugno 2003 per provvedervi: era quindi a ragione che l'esenzione era stata accordata dal 1° luglio successivo e non dal 1° gennaio come preteso. D. L'11 maggio 2006 A._ ha esperito dinanzi al Tribunale federale un ricorso di diritto amministrativo con cui chiede che la decisione contestata sia annullata e che gli venga concessa l'esenzione a far tempo dal 1° gennaio 2003. Contesta il fatto che la decisione litigiosa non abbia effetto retroattivo ed afferma di essersi fidato delle informazioni dategli telefonicamente all'inizio 2003 da un collaboratore della Billag SA, secondo cui doveva allegare la decisione sulle prestazioni complementari alla domanda di esenzione. Chiamati ad esprimersi la Billag SA e il Dipartimento federale hanno chiesto la reiezione del ricorso; da parte sua l'Ufficio federale delle comunicazioni ha proposto che venga respinto in ordine e nel merito.
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Fatti: A. Il 5 maggio 2017 la Commissione di disciplina degli avvocati del Cantone Ticino ha comunicato a A._ che la segnalazione da lei inoltratale contro l'operato di due avvocati sfuggiva alla sua cognizione. Riferendosi allo svolgimento di un mandato e alla relativa retribuzione, la stessa rientrava infatti in quella del competente foro civile. Non essendo poi ravvisabili nella denuncia comportamenti contrari alla deontologia essa non aveva competenze per intervenire. B. Il 28 giugno 2017 il Giudice delegato del Tribunale cantonale amministrativo ha dichiarato irricevibile il gravame presentatogli il 16 giugno 2017 da A._ contro la citata pronuncia. In primo luogo ha osservato che, giusta l'art. 24 cpv. 2 della legge ticinese sull'avvocatura del 13 febbraio 2012 (LAvv; RL/TI 3.2.1.1) il segnalante può unicamente provare la sua segnalazione ma non ha, per il resto, qualità di parte nel procedimento: l'interessata non era quindi legittimata a contestare la decisione dell'autorità di vigilanza di non dare seguito alla sua segnalazione. Ha poi aggiunto che un giudizio d'inammissibilità s'imponeva anche perché il gravame era tardivo. Al riguardo ha precisato che l'insorgente nulla poteva dedurre dalla mancata indicazione dei rimedi giuridici e dei termini d'impugnazione nella decisione contestata: avendo ella già adito più volte la Corte cantonale, tra l'altro anche per impugnare un'altra decisione analoga della Commissione di disciplina degli avvocati, le era senz'altro noto il termine di ricorso di 30 giorni prescritto dalla legge, sicché nulla giustificava il ritardo con cui aveva agito. C. Il 18 luglio 2017 il Giudice delegato del Tribunale cantonale amministrativo, constatato che, per svista, non si era pronunciato sull'istanza di gratuito patrocinio che A._, non assistita da un avvocato, aveva allegato al ricorso del 16 giugno 2017, l'ha respinta. A sostegno della propria decisione ha osservato che, per legge, il gratuito patrocinio (art. 3 cpv. 1 della legge ticinese sull'assistenza giudiziaria e sul patrocinio d'ufficio del 15 marzo 2011 [LAG; RL/TI 3.1.1.7]) era escluso se la procedura non presentava possibilità di esito favorevole (<ref-law>), ciò che era il caso in concreto: il gravame, dichiarato irricevibile per più motivi, era infatti sin dall'inizio sprovvisto di possibilità di successo. D. Il 31 luglio 2017 A._ ha presentato dinanzi al Tribunale federale un unico ricorso con cui contesta sia la decisione del 28 giugno 2017 che quella del 18 luglio 2017, ne chiede l'annullamento e il rinvio degli atti all'autorità precedente per nuovo giudizio. Con istanza separata di medesima data domanda di essere posta al beneficio del gratuito patrocinio ai sensi dell'<ref-law>. Non è stato ordinato alcun atto istruttorio.
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Fatti: A. A.a. Il 17 dicembre 2010 A._, nato nel 1960, muratore, dopo una cena di Natale organizzata dal datore di lavoro è scivolato sul ghiaccio, faccia in avanti e ha riportato la frattura delle due spalle. Nel frattempo, l'assicurato ha iniziato anche a dare problemi di carattere psichico. Il 27 marzo 2015 l'INSAI ha attribuito ad A._ una rendita di invalidità del 20% dal 1° ottobre 2014 e un'indennità per menomazione dell'integrità (IMI) del 40%. Tale decisione non è stata impugnata. A.b. L'INSAI ha preso a carico come ricaduta un intervento alla spalla sinistra. Il 4 gennaio 2015 A._ è rimasto vittima di una frattura all'anca destra, cadendo dalle scale. L'11 luglio 2016 l'INSAI ha revocato la precedente decisione e attribuito una rendita di invalidità del 29% dal 1° ottobre 2014. L'INSAI ha confermato il proprio operato con decisione su opposizione del 15 settembre 2016. B. Il 12 luglio 2017 il Tribunale amministrativo del Cantone dei Grigioni ha accolto il ricorso di A._, annullato la decisione su opposizione e rinviato la causa all'INSAI per nuovo giudizio. C. L'INSAI presenta un ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale, chiedendo che il giudizio cantonale sia annullato e che sia confermata la decisione su opposizione. A._ e il Tribunale amministrativo propongono la reiezione del ricorso.
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Fatti: A. B._ è stata alle dipendenze della clinica A._SA quale infermiera dal 1° luglio 1999 al 30 aprile 2010. Il 3 maggio 2010 B._ ha convenuto in giudizio innanzi al Pretore della giurisdizione di Locarno Città la sua ex datrice di lavoro per ottenere il pagamento di fr. 3'838.80, differenza fra quanto effettivamente percepito (fr. 9'161.20) e quanto invece ritenuto dovuto (fr. 13'000.--) per il lavoro notturno e festivo svolto dal mese di maggio 2005 al mese di aprile 2010. L'8 aprile 2011 il Pretore ha accolto l'azione limitatamente a fr. 3'213.65, oltre interessi, per l'attività lavorativa effettuata di notte e nei giorni festivi. B. La Camera civile dei reclami del Tribunale di appello del Cantone Ticino ha respinto con sentenza 2 aprile 2012 il reclamo presentato dalla clinica A._SA. La Corte cantonale non ha ritenuto arbitrario l'accertamento secondo cui la lavoratrice ha svolto regolarmente negli ultimi 5 anni di attività ore di lavoro notturno e nei giorni festivi, ragione per cui ha confermato che la relativa indennità va pure corrisposta, in applicazione dell'<ref-law>, durante le vacanze e le assenze per malattia. C. La clinica A._SA è insorta al Tribunale federale con un ricorso in materia civile del 15 maggio 2012 con cui postula, previo conferimento dell'effetto sospensivo al gravame, l'annullamento della sentenza cantonale e la reiezione dell'azione. Giustifica l'ammissibilità del ricorso affermando che la controversia riguarda una questione di diritto di importanza fondamentale. Sostiene di essere un ospedale riconosciuto a livello cantonale e di dover sottostare a un regime di finanziamento basato su tariffe forfettarie come tutti gli altri istituti che assolvono un mandato di diritto pubblico nel settore delle cure ospedaliere e ritiene per questo motivo di non soggiacere - alla stregua delle case di cura sottoposte al diritto pubblico - a quanto disposto dall'<ref-law>. La soluzione contraria violerebbe la parità di trattamento, la libertà economica e di concorrenza. Afferma infine che in ogni caso l'applicazione della citata norma del CO al rapporto di lavoro con l'attrice violerebbe il diritto federale e poggerebbe su un accertamento dei fatti manifestamente inesatto, atteso che tale rapporto non poteva in alcun caso essere paragonato alle condizioni che vigono in un "Call Center" come quello di cui alla <ref-ruling>. La Presidente della Corte adita ha respinto, con decreto dell'11 giugno 2012, la domanda di conferimento dell'effetto sospensivo al ricorso. Con risposta 18 giugno 2012 B._ propone la reiezione del gravame. Il 5 luglio 2012 la ricorrente ha spontaneamente presentato una replica seguita il 24 luglio 2012 da una duplica dell'opponente.
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Fatti: A. Il 31 agosto 2004 B._Limited ha adito la Pretura di Mendrisio-Sud con un'azione volta (i) al riconoscimento della comproprietà di note promissorie (pagherò) emesse da F._ di Caracas, nella misura del 25.11 % e per un valore di nominali US$ 270'000'000,(ii) alla condanna della Repubblica A._ al pagamento di US$ 270'000'000 oltre interessi, quale garante delle obbligazioni assunte da F._ nei confronti dei portatori delle note promissorie; nonché, in subordine, (iii) allo scioglimento della comproprietà sui citati titoli con suddivisione dei medesimi e risarcimento dei danni per US$ 270'000'000. A.a Contestualmente alla petizione B._Limited ha chiesto di obbligare - in via cautelare - gli asseriti comproprietari, ovvero l'avv. E._, il Gruppo C._SpA e l'avv. dott. D._, a depositare in Pretura tutte le note promissorie in loro possesso oppure di ordinare - sempre in via cautelare - il blocco dei titoli e il divieto di disporne. Con decreto supercautelare del 13 settembre 2004 il Pretore ha ordinato all'avv. E._ e all'avv. dott. D._ di "non spossessarsi e di non disporre in qualsiasi modo", sotto comminatoria penale, delle note promissorie (pagherò) in loro possesso, per un valore complessivo di nominali US$ 910'000'000. A seguito della richiesta in tal senso formulata dal Gruppo C._SpA e dall'avv. E._, con decreto del 31 gennaio 2007 il giudice ha poi ridotto la portata del blocco ordinato il 13 settembre 2004, limitandolo al solo avv. E._ e a sette note promissorie per un valore complessivo di nominali US$ 275'000'000. A.b Nel medesimo atto ha pure ingiunto a B._Limited il pagamento di una cauzione processuale di fr. 5'000'000 entro il termine di 30 giorni, in applicazione dell'art. 153 CPC/TI. Non avendo B._Limited proceduto al versamento del citato importo entro il termine assegnato, il 12 giugno 2007 l'avv. E._ ha postulato lo stralcio dell'intera causa dai ruoli. In occasione della discussione svoltasi il 6 luglio 2007 il Pretore si è limitato a constatare solo l'estinzione del procedimento cautelare. A.c Nel frattempo, terminato lo scambio degli allegati preliminari relativi al merito della causa, il 30 gennaio 2007 la Repubblica A._ ha introdotto una domanda processuale, facendo valere la propria immunità giurisdizionale come Stato sovrano. La questione è stata discussa all'udienza tenutasi il 16 aprile 2007. In tale circostanza B._Limited, l'avv. E._ e il Gruppo C._SpA hanno ribadito la giurisdizione dei tribunali svizzeri e censurato la tardività con la quale la Repubblica A._ ha invocato il privilegio. A.d Con decreto del 28 febbraio 2008 il Pretore ha statuito tanto sulla domanda processuale del 30 gennaio 2007 quanto sull'istanza del 12 giugno 2007, respingendole entrambe. In particolare, la domanda processuale presentata dalla Repubblica A._ è stata respinta perché le garanzie da lei rilasciate e contenute nelle note promissorie non rappresentano un atto iure imperii bensì solo un atto iure gestionis dello Stato - assimilabile ad analoghe garanzie rilasciate da privati - e vi è una "sufficiente connessione" con il territorio svizzero. Disattesa la richiesta tendente allo stralcio dell'intera causa, il giudice ha poi fissato a B._Limited un termine di 30 giorni per depositare una cauzione processuale di fr. 6'500'000, destinata a garantire le spese e ripetibili dell'avv. E._ e del Gruppo C._SpA nella causa di merito. B. Entrambe le parti hanno impugnato questo decreto. B.a Il 12 marzo 2008 B._Limited è insorta dinanzi alla I Camera civile del Tribunale d'appello del Canton Ticino onde ottenerne la modifica nel senso della reiezione dell'istanza di cauzione. Sia l'avv. E._ che il Gruppo C._SpA e la Repubblica A._ hanno proposto di respingere l'appello. D._ è rimasto silente. B.b Il 7 aprile 2008 la Repubblica A._ ha a sua volta adito la I Camera civile del Tribunale d'appello del Canton Ticino, chiedendo la modifica del decreto nel senso di accertare la sua immunità giurisdizionale. Sia l'avv. E._ che il Gruppo C._SpA e B._Limited hanno proposto di respingere l'appello. D._ è nuovamente rimasto silente. B.c Statuendo il 24 settembre 2009, la I Camera civile del Tribunale d'appello del Canton Ticino ha respinto l'appello della Repubblica A._ e parzialmente accolto quello di B._Limited, alla quale ha "fissato un termine di 30 giorni per depositare una cauzione processuale di fr. 150'000.-- costituita da una garanzia bancaria rilasciata da un istituto di credito svizzero o avente sede in Svizzera". C. Il ricorso inoltrato al Tribunale federale il 29 ottobre 2009 dall'avv. E._ e dal Gruppo C._SpA - tendente alla conferma del decreto pretorile in punto all'ammontare della cauzione processuale - è stato dichiarato inammissibile con sentenza del 21 gennaio 2010 (4A_531/2009). D. Anche la Repubblica A._ si è aggravata contro la sentenza emanata il 24 settembre 2009 dalla I Camera civile del Tribunale d'appello del Canton Ticino. Con ricorso in materia civile del 2 novembre 2009 essa postula, in via principale, la modifica di questa pronunzia nel senso dell'accoglimento del suo appello e, di conseguenza, dell'accertamento della sua immunità giurisdizionale, ciò che comporta l'irricevibilità della petizione del 31 agosto 2004 nei suoi confronti; in via subordinata chiede invece il rinvio della causa all'autorità inferiore. D.a In accoglimento della richiesta formulata da B._Limited, con decreto del 21 gennaio 2010 la ricorrente è stata invitata a prestare, in virtù dell'art. 62 cpv. 2 LTF, fr. 12'000.-- a titolo di garanzie per eventuali spese ripetibili. D.b L'istanza di conferimento dell'effetto sospensivo presentata contestualmente al gravame è stata invece respinta. D.c Nella risposta al ricorso del 10 marzo 2010 l'avv. E._, e il Gruppo C._SpA hanno proposto l'integrale reiezione dell'impugnativa. Nell'allegato introdotto l'11 marzo 2010 B._Limited chiede di dichiarare il gravame irricevibile in ordine, difettando ai legali della ricorrente la legittimazione a rappresentarla validamente in causa. Nel merito propone in ogni caso di respingerlo. La I Camera civile del Tribunale d'appello ha invece rinunciato a presentare osservazioni.
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Fatti: A. Nel febbraio 1990 l'impresa B._ SA, attiva nel settore dell'industria grafica e cartotecnica, ha affidato all'architetto A._ i lavori di progettazione e direzione lavori per la realizzazione del suo nuovo insediamento industriale. A.a Il 28 aprile 1990 l'architetto ha inoltrato la domanda di costruzione, con allegato un progetto 1:200, sfociata nella licenza edilizia del 12 settembre 1990. Nelle more della suddetta procedura si è deciso di abbandonare rispettivamente modificare il primo progetto a favore di un secondo, per il quale, il 24 settembre 1990, è stata pure avviata la procedura tendente al rilascio della licenza edilizia, ottenuta il 29 gennaio 1991. A.b Frattanto, il 14 settembre 1990, le parti hanno formalizzato per iscritto i loro accordi. Nel contratto, concernente il "mandato per la progettazione e la direzione lavori inerente al nuovo insediamento" e sottoposto al Regolamento SIA 102 per le prestazioni e gli onorari nell'architettura, si legge, al punto 2 - intitolato "documenti contrattuali e condizioni" -, ch'esso si riferiva al "progetto 1:200 della domanda di costruzione, data 28.04.1990" e che il committente si impegnava "ad assicurare per tempo all'architetto un programma con tutti i dati sui propri fabbisogni tecnici e logistici necessari alla progettazione del futuro edificio industriale, di affiancargli nella progettazione dei consulenti tecnici interlocutori e garanti sulle varie impiantistiche e movimentazioni di fabbrica". Al punto 3 - "estensione del mandato" - è stato specificato che il mandato comprendeva delle "prestazioni di base", corrispondenti al 100% delle prestazioni previste dall'art. 3.6 del Regolamento SIA 102 (3.1), e delle "prestazioni supplementari e le altre prestazioni", con l'indicazione che sarebbero state considerate come tali le modifiche rilevanti del progetto definitivo (accettate da entrambe le parti sia come disegni sia come preventivi), i cui costi erano stati presentati preventivamente e accettati dal committente (3.2). Al punto 4 - "calcolo onorario" - le parti hanno convenuto un importo globale di fr. 250'000.-- a titolo di onorario (comprensivo dell'onorario relativo allo studio della sistemazione interna degli edifici), da adeguarsi al rincaro. Al punto 5 - "spese" - esse hanno infine precisato che le spese non erano comprese nell'onorario e sarebbero state rimborsate a parte. A.c L'insediamento è poi stato realizzato sulla base del secondo progetto, quello oggetto della domanda di costruzione presentata il 24 settembre 1990. A.d Al termine dei lavori, nel 1992, sono sorti dei dissensi in merito all'ammontare dell'onorario spettante all'architetto. Donde la presente causa. B. Il 13 ottobre 1993 A._ ha convenuto B._ SA dinanzi alla Pretura del Distretto di Lugano con un'azione volta all'incasso di fr. 248'127.15, oltre interessi al 5% dal 5 novembre 1992, nonché al rigetto in via definitiva dell'opposizione interposta dall'impresa contro il precetto esecutivo fatto spiccare nei suoi confronti. In sintesi, l'architetto sosteneva che il contratto firmato il 14 settembre 1990, nel quale era stata pattuita una mercede di fr. 250'000.--, si riferiva solo alla domanda di costruzione del 28 aprile 1990, ovvero al primo progetto; il secondo progetto costituiva invece una prestazione supplementare ai sensi del punto 3.2 del contratto, da retribuirsi separatamente. Tenuto conto che i lavori di progettazione erano risultati più importanti di quanto inizialmente previsto, soprattutto a causa dei frequenti ripensamenti e delle nuove richieste ed esigenze della committente, la quale peraltro non aveva fornito gli aiuti specialistici promessi nel contratto obbligandolo a sopperirvi di persona, egli ha quantificato le proprie pretese di onorario per la prima domanda di costruzione in fr. 78'595.-- e quelle relative alla seconda in fr. 425'731.--, per un totale di fr. 504'326.--. Da questa somma ha poi dedotto fr. 3'461.-- per le prestazioni da lui non ultimate e fr. 255'471.40 per gli acconti ricevuti, giungendo a un onorario residuo arrotondato di fr. 245'000.--, a cui ha per finire aggiunto le spese di fr. 3'127.15. Avversate le pretese dell'architetto, in particolare perché - contrariamente a quanto da lui preteso - l'onorario concordato di fr. 250'000.-- valeva per la realizzazione del complesso industriale nella sua totalità (e non per un progetto in particolare), di cui egli non si era peraltro nemmeno occupato in maniera completa, in via riconvenzionale B._ SA ha chiesto il versamento di fr. 500'000.--, oltre interessi, a titolo di risarcimento del danno cagionato dal ritardo nella consegna dell'opera, dall'ingiustificato sorpasso dei preventivi, dagli errori di progettazione e dalla direzione lavori non eseguita. Aderendo agli argomenti dell'architetto, il 16 agosto 2007 il Pretore ha riconosciuto in linea di principio le sue pretese, riducendo tuttavia a fr. 386'072.-- l'onorario complessivo. Considerate le varie deduzioni da lui stesso effettuate, il giudice ha per finire accolto la petizione limitatamente a fr. 139'738.15, oltre interessi al 5% dal 1° ottobre 1992. L'azione riconvenzionale è stata per contro integralmente respinta. C. Con sentenza del 1° dicembre 2008, la II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino, in parziale accoglimento dell'impugnativa presentata dall'impresa, ha riformato la pronunzia pretorile sull'azione principale, riducendo a fr. 88'845.75, oltre interessi al 5% dal 5 novembre 1992, l'importo a favore dell'architetto. Le conclusioni del Pretore in merito all'azione riconvenzionale sono state invece avallate. Diversamente dal giudice di primo grado, la massima istanza cantonale ha interpretato gli accordi intervenuti fra le parti nel senso che l'onorario di fr. 250'000.-- si riferiva all'elaborazione di entrambi i progetti, mentre ha confermato che le prestazioni supplementari, diverse e specialistiche da lui fornite andavano remunerate separatamente. Ciò posto, esaminate le singole censure mosse dall'appellante contro il calcolo dell'onorario eseguito dal Pretore, ha ammesso un onorario complessivo di fr. 339'651.--. Dedotti fr. 3'461.-- per le prestazioni non ultimate dall'architetto nonché fr. 250'471.40 per gli acconti realmente ricevuti, e aggiunte le spese di fr. 3'127.15, la Corte d'appello ha infine quantificato in fr. 88'845.75 l'importo ancora dovuto dall'impresa. Gli interessi di mora sono stati fatti decorrere dal 5 novembre 1992, così come richiesto dallo stesso architetto negli allegati di causa. D. Prevalendosi della violazione dell'<ref-law> e dell'<ref-law>, il 19 gennaio 2009 A._ è insorto dinanzi al Tribunale federale con un ricorso ordinario simultaneo in materia civile e in materia costituzionale, volto a ottenere la modifica della sentenza cantonale nel senso dell'accoglimento parziale dell'appello e, di conseguenza, dell'accoglimento della petizione limitatamente a fr. 135'266.35, oltre interessi al 5% dal 5 novembre 1992, nonché al rigetto definitivo dell'opposizione per il medesimo importo. Nella risposta del 3 marzo 2009 B._ SA ha proposto di respingere il gravame, mentre la Corte cantonale ha rinunciato a presentare osservazioni.
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Fatti: A. Arrivato in Svizzera nell'aprile 1976 per ricongiungersi con i genitori, il cittadino italiano A._ (1961) ha ottenuto dapprima un permesso di dimora e, dal 1978, un permesso di domicilio successivamente trasformato in un permesso di domicilio UE/AELS, con prossimo termine di controllo fissato per il 6 marzo 2017. Dal suo primo matrimonio, contratto nel 1987 con B._, sono nati C._, D._ e E._. Dopo il divorzio, avvenuto nel 1997, A._ è andato a convivere con la cittadina portoghese F._, titolare di un permesso di domicilio UE/AELS, con la quale ha avuto i figli G._ (2000) e H._ (2007). B. Durante il suo soggiorno in Svizzera, A._ ha interessato a più riprese le autorità amministrative e le autorità penali. In particolare, oltre ad una serie di multe e di ammonimenti dipartimentali pronunciati tra il 1981 e il 2004 (alcuni dei quali per non aver versato gli alimenti ai figli), egli ha subito diverse condanne penali: - l'8 novembre 1983 è stato condannato ad una pena detentiva di 15 giorni (sospesa condizionalmente) per lesioni semplici; - l'11 ottobre 1984 è stato condannato ad una pena detentiva di 15 mesi (sospesa condizionalmente e con contestuale revoca della sospensione condizionale della pena detentiva pronunciata con il precedente decreto d'accusa) per lesioni intenzionali e minaccia contro funzionari; - il 9 ottobre 1995 è stata pronunciata una pena detentiva di 15 giorni (sospesa condizionalmente) e una multa per circolazione in stato di ebrietà, infrazione alle norme di circolazione e circolazione malgrado la revoca della licenza di condurre; - il 5 ottobre 2005 gli è stata inflitta una multa di fr. 200.-- per contravvenzione alla LStup; - il 29 agosto 2012 la Corte di appello e revisione penale ha confermato la condanna (pronunciata il 27 marzo 2012 dalla Corte delle assise criminali) ad una pena detentiva di 4 anni e 10 mesi e al versamento allo Stato di un risarcimento compensatorio di fr. 50'000.-- per infrazione aggravata alla LStup (fatti avvenuti tra l'estate del 2008 e aprile 2011). C. Sulla base dei fatti citati, richiamata in particolare la sentenza penale del 27 marzo 2012, il 22 novembre 2012 la Sezione della popolazione del Dipartimento delle istituzioni ha revocato il permesso di domicilio UE/AELS ad A._, per motivi di ordine pubblico. Essa gli ha quindi intimato di lasciare il territorio elvetico al momento della sua scarcerazione, prevista per l'8 febbraio 2016. Tale provvedimento è stato confermato su ricorso, dapprima dal Consiglio di Stato, con decisione del 22 maggio 2013, quindi dal Tribunale cantonale amministrativo, che si è espresso in merito con sentenza del 30 maggio 2014. D. Quest'ultimo giudizio è stato impugnato davanti al Tribunale federale con ricorso in materia di diritto pubblico del 26 giugno 2014. Con tale atto, A._ chiede l'annullamento di tutte le decisioni sin qui prese dalle autorità cantonali. Con decreto presidenziale del 30 giugno 2014, al gravame è stato concesso l'effetto sospensivo. In corso di procedura, il Tribunale cantonale amministrativo si è riconfermato nelle motivazioni e nelle conclusioni della propria sentenza. Ad essa fa in sostanza rinvio anche l'Ufficio federale della migrazione (ora Segreteria di Stato della migrazione). La Sezione della popolazione propone la reiezione del ricorso, mentre il Consiglio di Stato si è rimesso al giudizio di questa Corte.
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Fatti: Fatti: A. La Fondazione B._ (Fondazione), con sede a Lugano, ha quale scopo la gestione di un istituto per minorenni e giovani adulti particolarmente bisognosi. Essa è proprietaria dei fondi part. n. 591, 630, 632, 734 e 1255 del già Comune di Breganzona, ora aggregato nel Comune di Lugano. I fondi, ubicati a monte del nucleo di Biogno, sono inedificati ad eccezione della particella n. 632 su cui sorge un'abitazione, una stalla-fienile e una costruzione di semplice fattura. Tranne la parte boschiva del fondo part. n. 591, essi formano un unico ampio appezzamento inserito nel piano particolareggiato della collina di Biogno (PPCB) approvato dal Consiglio di Stato del Cantone Ticino il 13 novembre 1981 e riconfermato nell'ambito della revisione generale del piano regolatore approvata con risoluzione governativa del 2 giugno 1993. Il piano particolareggiato ha determinato sui citati fondi quattro comparti edificabili, di cui tre per costruzioni a scopo sociale e per altri bisogni comunitari, nonché per costruzioni residenziali (IV,V e VII) e il quarto in cui erano pure ammessi riattamenti e trasformazioni per gli scopi come ai precedenti comparti (VI). Al momento dell'approvazione del piano particolareggiato le particelle erano di proprietà della parrocchia di Breganzona. A. La Fondazione B._ (Fondazione), con sede a Lugano, ha quale scopo la gestione di un istituto per minorenni e giovani adulti particolarmente bisognosi. Essa è proprietaria dei fondi part. n. 591, 630, 632, 734 e 1255 del già Comune di Breganzona, ora aggregato nel Comune di Lugano. I fondi, ubicati a monte del nucleo di Biogno, sono inedificati ad eccezione della particella n. 632 su cui sorge un'abitazione, una stalla-fienile e una costruzione di semplice fattura. Tranne la parte boschiva del fondo part. n. 591, essi formano un unico ampio appezzamento inserito nel piano particolareggiato della collina di Biogno (PPCB) approvato dal Consiglio di Stato del Cantone Ticino il 13 novembre 1981 e riconfermato nell'ambito della revisione generale del piano regolatore approvata con risoluzione governativa del 2 giugno 1993. Il piano particolareggiato ha determinato sui citati fondi quattro comparti edificabili, di cui tre per costruzioni a scopo sociale e per altri bisogni comunitari, nonché per costruzioni residenziali (IV,V e VII) e il quarto in cui erano pure ammessi riattamenti e trasformazioni per gli scopi come ai precedenti comparti (VI). Al momento dell'approvazione del piano particolareggiato le particelle erano di proprietà della parrocchia di Breganzona. B. Il 12 marzo 1998 la Fondazione ha presentato al Municipio di Breganzona una domanda di costruzione per un complesso edilizio destinato a fungere da nuova sede dell'istituto. Il progetto prevedeva tre distinti blocchi situati all'interno dei comparti edificabili del PPCB. I singoli blocchi erano formati da otto edifici strutturati su due livelli fuori terra, destinati ad accogliere cinque unità abitative, quattro aule scolastiche e una palestra, oltre ai servizi logistici ed amministrativi. Numerosi vicini si sono opposti al rilascio della licenza edilizia, che il Municipio di Breganzona, acquisito il preavviso favorevole dell'autorità cantonale, ha tuttavia concesso. Adito dagli opponenti, il Consiglio di Stato ha annullato la licenza con decisione del 30 agosto 2000. L'annullamento è stato confermato con sentenza del 16 luglio 2001 dal Tribunale cantonale amministrativo, dinanzi al quale si era aggravata la Fondazione. La Corte cantonale ha sostanzialmente ritenuto che il progetto violava il diritto riguardo ai previsti posteggi, al piazzale e all'accesso. B. Il 12 marzo 1998 la Fondazione ha presentato al Municipio di Breganzona una domanda di costruzione per un complesso edilizio destinato a fungere da nuova sede dell'istituto. Il progetto prevedeva tre distinti blocchi situati all'interno dei comparti edificabili del PPCB. I singoli blocchi erano formati da otto edifici strutturati su due livelli fuori terra, destinati ad accogliere cinque unità abitative, quattro aule scolastiche e una palestra, oltre ai servizi logistici ed amministrativi. Numerosi vicini si sono opposti al rilascio della licenza edilizia, che il Municipio di Breganzona, acquisito il preavviso favorevole dell'autorità cantonale, ha tuttavia concesso. Adito dagli opponenti, il Consiglio di Stato ha annullato la licenza con decisione del 30 agosto 2000. L'annullamento è stato confermato con sentenza del 16 luglio 2001 dal Tribunale cantonale amministrativo, dinanzi al quale si era aggravata la Fondazione. La Corte cantonale ha sostanzialmente ritenuto che il progetto violava il diritto riguardo ai previsti posteggi, al piazzale e all'accesso. C. Nel settembre 2001 è stata proposta un'iniziativa popolare per la protezione della collina di Biogno-Breganzona, che prevedeva la modifica degli art. 9 e 14 delle norme di attuazione del PPCB, in particolare con l'introduzione di distanze minime tra gli edifici e un maggior disciplinamento della destinazione nei comparti edificabili IV, V, VI e VII, segnatamente mediante la limitazione delle costruzioni a scopo sociale ai bisogni della comunità comunale e parrocchiale di Breganzona. Con risoluzione del 20 dicembre 2001 il Municipio ha dichiarato l'iniziativa regolare e ricevibile e l'ha sottoposta al Consiglio comunale, che l'ha respinta nella seduta del 30 settembre 2002. Sottoposta a votazione popolare, l'iniziativa è stata accettata con 719 voti favorevoli e 655 contrari. Il Municipio ha successivamente pubblicato le modifiche adottate: contro le stesse la Fondazione si è aggravata al Consiglio di Stato che, con risoluzione del 16 novembre 2004, ha negato l'approvazione delle varianti del piano particolareggiato, accogliendo parzialmente il gravame della proprietaria interessata. C. Nel settembre 2001 è stata proposta un'iniziativa popolare per la protezione della collina di Biogno-Breganzona, che prevedeva la modifica degli art. 9 e 14 delle norme di attuazione del PPCB, in particolare con l'introduzione di distanze minime tra gli edifici e un maggior disciplinamento della destinazione nei comparti edificabili IV, V, VI e VII, segnatamente mediante la limitazione delle costruzioni a scopo sociale ai bisogni della comunità comunale e parrocchiale di Breganzona. Con risoluzione del 20 dicembre 2001 il Municipio ha dichiarato l'iniziativa regolare e ricevibile e l'ha sottoposta al Consiglio comunale, che l'ha respinta nella seduta del 30 settembre 2002. Sottoposta a votazione popolare, l'iniziativa è stata accettata con 719 voti favorevoli e 655 contrari. Il Municipio ha successivamente pubblicato le modifiche adottate: contro le stesse la Fondazione si è aggravata al Consiglio di Stato che, con risoluzione del 16 novembre 2004, ha negato l'approvazione delle varianti del piano particolareggiato, accogliendo parzialmente il gravame della proprietaria interessata. D. Adito da proprietari di fondi vicini e da cittadini di Breganzona, con sentenza del 31 agosto 2006 il Tribunale cantonale amministrativo ne ha respinto in quanto ricevibile il ricorso. In sostanza ha ritenuto che le modifiche litigiose non potevano essere approvate già per il fatto che non erano stati valutati in modo sufficiente i requisiti, segnatamente il notevole cambiamento delle circostanze, per procedere a un adattamento della pianificazione. D. Adito da proprietari di fondi vicini e da cittadini di Breganzona, con sentenza del 31 agosto 2006 il Tribunale cantonale amministrativo ne ha respinto in quanto ricevibile il ricorso. In sostanza ha ritenuto che le modifiche litigiose non potevano essere approvate già per il fatto che non erano stati valutati in modo sufficiente i requisiti, segnatamente il notevole cambiamento delle circostanze, per procedere a un adattamento della pianificazione. E. Una parte dei ricorrenti soccombenti impugna questa sentenza con un ricorso di diritto amministrativo e un ricorso di diritto pubblico al Tribunale federale. Con il primo rimedio chiede di annullare il giudizio dell'ultima istanza cantonale, siccome lesivo del diritto federale e di approvare le modifiche adottate. Con il secondo postula l'annullamento di tale giudizio poiché violerebbe in particolare gli art. 9, 29 e 34 Cost. Dei motivi si dirà, per quanto necessario, nei considerandi. E. Una parte dei ricorrenti soccombenti impugna questa sentenza con un ricorso di diritto amministrativo e un ricorso di diritto pubblico al Tribunale federale. Con il primo rimedio chiede di annullare il giudizio dell'ultima istanza cantonale, siccome lesivo del diritto federale e di approvare le modifiche adottate. Con il secondo postula l'annullamento di tale giudizio poiché violerebbe in particolare gli art. 9, 29 e 34 Cost. Dei motivi si dirà, per quanto necessario, nei considerandi. F. La Corte cantonale si conferma nella sua sentenza. La Divisione dello sviluppo territoriale e della mobilità, il Municipio di Lugano e la Fondazione chiedono di respingere i gravami nella misura della loro ammissibilità.
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Ritenuto in fatto : A.- La Rigen SA il 18 settembre 1996 ha presentato al Municipio di Arbedo-Castione una domanda di costruzione per un centro di pretrattamento e di trasbordo di scarti metallici riciclabili, da attuare sulla particella n. 213, di sua proprietà. Il fondo, di complessivi 11'702 m2, è sito nella zona industriale-artigianale J1 del piano regolatore di Arbedo-Castione. L'opera progettata consiste in un edificio amministrativo di 84 m2, in un capannone di 2096 m2 e in una pensilina esterna di 458, 50 m2. L'impianto è destinato alla compattazione e alla sminuzzatura di scarti metallici (provenienti da automobili, dalle industrie e anche dalle economie domestiche), così da ridurre di 1/2 a 1/3 l'iniziale volume; l'ammasso viene poi inviato alla centrale di Waltenschwil della Rigen SA, per la successiva lavorazione. L'istante prevede di ricevere e compattare nell'impianto di Arbedo-Castione circa 15'000 t all'anno. Con decisione del 17 dicembre 1996 il Municipio di Arbedo-Castione, richiamato il preavviso favorevole del Dipartimento cantonale del territorio, ha concesso alla Rigen SA la licenza edilizia; esso ha nel contempo respinto le otto opposizioni presentate contro il suo rilascio, tra cui quelle della ditta Mauro e Franchino Giuliani, dell'Associazione ticinese demolitori di auto e ricuperatori di cascami (DARC), della Coray Construction SA e di Reto e Andrin Coray. Il Consiglio di Stato, con decisione del 19 dicembre 1997, ha dichiarato irricevibili i ricorsi della ditta Giuliani e della DARC; ha invece accolto quelli della ditta Coray e di Reto e Andrin Coray, annullando di conseguenza la decisione municipale. L'irricevibilità era motivata dal difetto di legittimazione e l'accoglimento dalla considerazione che l'esame della domanda di costruzione dev'essere valutato in base all'effettiva potenzialità dell'impianto e non in base alle indicazioni più riduttive fornite dall' istante; il Governo rimproverava inoltre al Municipio di non aver sufficientemente esaminato la conformità dell'impianto alla pianificazione comunale. B.- Sia la Rigen SA sia la DARC hanno impugnato la risoluzione governativa dinanzi al Tribunale cantonale amministrativo, il quale, con sentenza del 25 gennaio 2000, ha respinto il ricorso della DARC e accolto quello della Rigen SA. La licenza edilizia rilasciata dal Municipio è stata quindi confermata, con l'esplicita precisazione che l'esercizio dell'impianto era autorizzato, nei limiti e alle condizioni fissate nella licenza, per trattare al massimo 20'000 t di materiale all'anno. I Giudici cantonali hanno innanzitutto ritenuto fondato il diniego della legittimazione della DARC, statuito dal Consiglio di Stato: l'aggravamento dei rapporti di concorrenza, da lei addotto, non bastava in effetti a conferirle il diritto di impugnare la licenza. Nel merito, la Corte cantonale ha rilevato che determinanti per la compatibilità ambientale di un impianto fisso sono le immissioni effettivamente prodotte dal suo esercizio nel quadro delle condizioni di utilizzazione indicate dal titolare e fissate nel permesso di costruzione e non già quelle ch'esso è in grado di potenzialmente produrre in condizioni di sfruttamento massimo. I Giudici cantonali hanno quindi accertato che la perizia fonica presentata dall'istante colloca i rumori prodotti dall'impianto abbondantemente al di sotto dei valori di pianificazione fissati per le zone circostanti, mentre essi rientrano nei limiti stabiliti per la zona industriale: la licenza rilasciata non violerebbe pertanto l'<ref-law>. La Corte cantonale ha ritenuto ingiustificate le preoccupazioni di un'utilizzazione dell' impianto lesiva dell'OIF, atteso che l'autorità ha imposto controlli e misurazioni, riservandosi di intervenire con provvedimenti di ripristino qualora l'impianto fosse utilizzato in modo non conforme alla domanda e alla licenza. Da ultimo, il Tribunale cantonale amministrativo ha ritenuto che il piano particolareggiato della zona industriale J1, approvato dal Consiglio di Stato il 21 maggio 1997 pur con l'invito ad approfondirlo, rende comunque possibile l'esame della conformità dell'impianto alla zona: e ciò tanto più se si considera l'ubicazione marginale di quest' ultimo, tale da non pregiudicare i perfezionamenti del piano richiesti dal Governo. C.- La sentenza del Tribunale cantonale amministrativo è impugnata davanti al Tribunale federale sia dalla ditta Mauro e Franchino Giuliani, con un ricorso di diritto amministrativo e un ricorso di diritto pubblico, stesi in un solo allegato; sia dalla DARC, da Reto e Andrin Coray nonché dalla Coray Construction SA, pure con un ricorso di diritto amministrativo e un ricorso di diritto pubblico, egualmente contenuti in un unico e complessivo allegato. a) La ditta Giuliani chiede di annullare la sentenza della Corte cantonale e di confermare la risoluzione governativa che annullava la licenza edilizia della Rigen SA. Fa valere di essere legittimata a ricorrere, visto che una convenzione da lei stipulata con lo Stato del Cantone Ticino il 3 marzo 1969 la designava, con altre due ditte, quale centro di raccolta di autoveicoli inservibili e stabiliva che la necessità di istituire altri centri doveva formare oggetto d'esame e di accordo tra lo Stato e le ditte firmatarie. Questa concessione, non contestata e sempre vigente, osterebbe al rilascio del permesso litigioso, l' attività della Rigen SA essendo suscettibile di pregiudicare seriamente la sua economia aziendale, in relazione anche agli importanti investimenti attuati. Nel merito la ricorrente sostiene che la licenza contrasterebbe con le norme di protezione ambientale, sia di livello federale che di livello cantonale; infatti, i rifiuti trattati sarebbero di natura urbana secondo l'<ref-law>, per la cui eliminazione è stato nel Ticino istituito un monopolio a favore del Cantone e dei Comuni ai sensi dell'art. 69 della legge cantonale di applicazione della LIA, del 2 aprile 1975 (LALIA), sempre in vigore. La ricorrente sostiene poi che il Cantone Ticino ha regolato l'eliminazione degli autoveicoli inservibili nel piano direttore, ove il centro Giuliani è stato individuato e delimitato, ma nessuna area è stata indicata per la formazione di altri centri. Da ultimo, e in via abbondanziale, la ricorrente rileva che l'impianto sarebbe in grado di trattare 70'000 t di materiale, sicché sarebbe poco credibile l'affermazione secondo cui vi si lavorerebbero solo 20'000 t. b) La DARC e Coray chiedono di annullare la sentenza cantonale e la licenza edilizia. Adducono che l'impianto litigioso è in grado di trattare oltre 40 t di materiale all'ora e quindi oltre 78'000 t all'anno, con conseguente movimento giornaliero di veicoli pesanti enorme (96 movimenti al giorno). La perizia fonica, che si riferiva alla ridotta produzione indicata dall'istante, non sarebbe in tali circostanze affidabile e dovrebbe quindi essere rifatta. I ricorrenti lamentano inoltre l'assenza di uno studio d'impatto ambientale e pertanto la violazione del diritto federale: invocano, al riguardo, l'<ref-law>, l'<ref-law> e l'allegato 4 OEIA, il centro e i macchinari previsti dalla Rigen SA non sfuggendo alla definizione di "impianto Shredder per demolizione autoveicoli" ai sensi del n. 40.3 dell'allegato medesimo. I ricorrenti fanno pure valere una presunta violazione degli art. 1, 7, 8, 11, 12 e 25 LPAmb e, con riferimento al ricorso di diritto pubblico, rilevano che il previsto impianto contrasterebbe con il piano direttore, per il quale le aree destinate agli impianti di raccolta di autoveicoli inservibili devono essere fissate nei piani regolatori comunali come zone speciali; ora, la zona ove l'impianto litigioso è previsto avrebbe un carattere generico e non rivestirebbe il carattere di zona speciale: permettendovi l'inserimento del centro, la Corte cantonale avrebbe quindi violato il diritto pianificatorio comunale. D.- Il Comune di Arbedo-Castione chiede di respingere i ricorsi. Il Consiglio di Stato e il Dipartimento cantonale del territorio si rimettono al giudizio del Tribunale federale, mentre il Tribunale cantonale amministrativo si riconferma nel suo giudizio. L'Ufficio federale dell'ambiente, delle foreste e del paesaggio ha presentato osservazioni il 2 giugno 2000, sulle quali le parti hanno avuto la possibilità di esprimersi. La Rigen SA ha chiesto di dichiarare i ricorsi inammissibili e, nel merito, di respingerli. Una domanda, volta ad attribuire effetto sospensivo ai ricorsi, e formulata dalla DARC e da Coray nell'ambito del loro gravame, è stata da loro stessi ritirata con atto del 16 marzo 2000.
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Fatti: Fatti: A. Il 25 giugno 2001, il Gran Consiglio della Repubblica e Cantone Ticino ha adottato la legge sull'esercizio della prostituzione, che è del seguente tenore: "Scopo e definizione Art. 1 1La legge intende arginare il fenomeno della prostituzione e prevenire lo sfruttamento e le conseguenze criminose. 2È considerata prostituzione ai sensi della presente legge qualsiasi attività di adescamento dei clienti o atto di libertinaggio riconoscibile come tale, compiuto nelle strade, nelle piazze, nei parcheggi pubblici e in altri luoghi pubblici o aperti al pubblico, come pure in qualsiasi spazio o locale soggetto ad autorizzazione secondo la legge sugli esercizi pubblici. Campo di applicazione Art. 2 1La presente legge si applica all'esercizio della prostituzione, indipendentemente dalle sue modalità. 2Esercita la prostituzione ogni persona dell'uno o dell'altro sesso che compie atti sessuali o analoghi o che offre prestazioni sessuali d'altro tipo ad un numero indeterminato di persone, allo scopo di conseguire un vantaggio patrimoniale o materiale. Luoghi vietati all'esercizio della prostituzione Art. 3 1La prostituzione è vietata nei luoghi dove può turbare l'ordine pubblico ed in particolare la sicurezza, la moralità e la tranquillità pubblica. 2I Municipi stabiliscono mediante ordinanza i luoghi di cui al precedente capoverso. Difesa della salute pubblica Art. 4 1Lo Stato promuove e sostiene l'informazione e la sensibilizzazione sulle conseguenze legate al fenomeno della prostituzione e in particolare promuove campagne di prevenzione sanitaria allo scopo di ridurre al minimo i rischi per la salute pubblica. 2Ogni persona che esercita la prostituzione ottiene il diritto, al momento dell'annuncio alla Polizia, di beneficiare di una consulenza medica gratuita a scopo preventivo. Il Medico cantonale ne regola i dettagli. Annuncio Art. 5 1Ogni persona che esercita la prostituzione o che ha l'intenzione di farlo deve annunciarsi senza indugio alla Polizia cantonale. 2La Polizia cantonale costituisce e custodisce gli incarti che sono necessari per l'esecuzione dei suoi compiti ed informa tempestivamente la Divisione delle contribuzioni e il Medico cantonale. Molesti fenomeni concomitanti alla prostituzione Art. 6 Nell'ambito dell'esercizio della prostituzione, sono vietate tutte le azioni compiute da persone ad essa dedite e da loro clienti che turbano l'ordine pubblico ed in particolare la sicurezza, la moralità e la tranquillità pubblica. Aiuto alle persone nella condizione di sfruttamento Art. 7 1Le persone dedite alla prostituzione in Ticino possono rivolgersi gratuitamente ad enti designati dal Consiglio di Stato che prestano loro consulenza di natura sociale, sanitaria e legale per aiutarle ad uscire dalla condizione di sfruttamento. 2Tutte le persone che prestano assistenza giusta il cpv. 1 sono tenute al segreto professionale. Penalità Art. 8 Le contravvenzioni alla presente legge sono punite con l'arresto o con la multa, giusta l'art. 199 CPS. Entrata in vigore Art. 9 1Decorsi i termini per l'esercizio del diritto di referendum, la presente legge è pubblicata nel Bollettino ufficiale delle leggi e degli atti esecutivi. 2Il Consiglio di Stato ne fissa la data di entrata in vigore." La legge è stata pubblicata sul Foglio ufficiale n. 54 del 6 luglio 2001 ed il termine per l'esercizio del diritto di referendum è scaduto inutilizzato il 20 agosto 2001. È stata quindi pubblicata nel Bollettino delle leggi e degli atti esecutivi del 16 novembre 2001 e l'entrata in vigore è stata fissata al 1° gennaio 2002. La legge è stata pubblicata sul Foglio ufficiale n. 54 del 6 luglio 2001 ed il termine per l'esercizio del diritto di referendum è scaduto inutilizzato il 20 agosto 2001. È stata quindi pubblicata nel Bollettino delle leggi e degli atti esecutivi del 16 novembre 2001 e l'entrata in vigore è stata fissata al 1° gennaio 2002. B. Il 17 dicembre 2001, A._ e la B._ SA, entrambe patrocinate dall'avv. Stefano Arnold, hanno inoltrato dinanzi al Tribunale federale due distinti ricorsi di diritto pubblico, con cui chiedono di annullare l'art. 3 della nuova normativa. Adducono, in sintesi, una violazione degli art. 8, 9 e 27 Cost. nonché, per quanto concerne la B._ SA, dell'<ref-law> Chiamato ad esprimersi, il Consiglio di Stato, per sé e in rappresentanza del Gran Consiglio, ha proposto la reiezione dei gravami, in quanto ammissibili. Chiamato ad esprimersi, il Consiglio di Stato, per sé e in rappresentanza del Gran Consiglio, ha proposto la reiezione dei gravami, in quanto ammissibili. C. Con decreti presidenziali dell'11 febbraio 2002 sono state respinte le istanze di conferimento dell'effetto sospensivo contenute nelle impugnative. C. Con decreti presidenziali dell'11 febbraio 2002 sono state respinte le istanze di conferimento dell'effetto sospensivo contenute nelle impugnative. D. In virtù dell'art. 93 cpv. 2 OG, il 12 febbraio 2002, alle ricorrenti è stata offerta la possibilità di completare i propri ricorsi, ciò che è avvenuto il 14 marzo 2002. Esprimendosi sui complementi ai gravami, il Governo ticinese ha dichiarato di confermare le proprie precedenti considerazioni.
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Fatti: A. A._ gestisce un'azienda agricola attiva nella produzione di uva destinata alla vinificazione. Il 6 maggio 2013, dopo avere costatato che alcuni caprioli danneggiavano il suo vigneto, egli si è rivolto all'Ufficio della caccia e della pesca del Dipartimento del territorio del Cantone Ticino, sollecitando l'organizzazione di un intervento di abbattimento/allontanamento dei capi viziosi. Con decisione del 14 maggio successivo, l'autorità adita ha autorizzato la "guardiacampicoltura" per il vigneto in discussione, ad opera di un cacciatore, nel periodo tra il 14 e il 23 maggio 2013. Il provvedimento non ha però condotto al prelievo dei capi viziosi, di modo che l'Ufficio della caccia e della pesca ha nuovamente autorizzato la "guardiacampicoltura" per un terreno adiacente, sempre ad opera di un cacciatore, tra il 19 e il 30 giugno 2013. Questa seconda azione ha condotto all'abbattimento di un capriolo e di un cervo maschi. B. Imputando all'Ufficio della caccia e della pesca di aver reagito con ritardo rispettivamente con provvedimenti inefficaci alla sua richiesta, il 10 agosto 2013 A._ ha adito il Consiglio di Stato con un ricorso con cui lamentava un diniego di giustizia e chiedeva di fare obbligo a detto Ufficio di "applicare ora e in futuro in modo efficace e senza ritardi le disposizioni di cui agli art. 34 cpv. 2 LCC e 60 cpv. 2 RLCC". Con decisione del 17 settembre 2013, il Governo ticinese ha dichiarato irricevibile l'impugnativa. Nel seguito, tale atto è stato tuttavia annullato dal Tribunale cantonale amministrativo, a causa della mancata concessione del diritto di replica a A._. C. Ricevuto di ritorno l'incarto e concesso il diritto di replica al ricorrente, il Consiglio di Stato ha quindi nuovamente dichiarato irricevibile il gravame davanti ad esso interposto. Come in precedenza, ha infatti considerato che la violazione lamentata fosse stata superata dall'emanazione dell'autorizzazione del 14 maggio 2013, ragione per la quale il ricorso per denegata giustizia non era supportato da nessun interesse pratico e attuale. La decisione del Governo cantonale è stata confermata su ricorso dal Tribunale cantonale amministrativo. Ritenuto che l'autorizzazione del 14 maggio 2013 andava considerata come una vera e propria decisione ed ammessa la legittimazione a ricorrere di A._ contro tale atto ha infatti anch'esso rilevato che, in quanto volto a far accertare un preteso diniego di giustizia, il gravame inoltrato dinanzi al Consiglio di Stato 10 agosto 2013 era fin dall'inizio privo di un interesse attuale. Chiestosi in via abbondanziale se il Governo cantonale non avrebbe dovuto trattare il ricorso quale impugnativa con cui veniva criticato il merito delle decisioni prese dall'Ufficio della caccia e della pesca ha poi lasciato aperta la questione poiché, anche in quel caso, il gravame avrebbe dovuto essere considerato irricevibile, a causa della sua tardività. D. Con ricorso del 2 febbraio 2015, A._ è insorto allora davanti al Tribunale federale. Facendo segnatamente valere una violazione degli art. 9, 27, 29 e 35 Cost., egli chiede in via principale che la sentenza emanata il 19 dicembre 2014 dal Tribunale cantonale amministrativo venga annullata, che venga accertato un diniego di giustizia nei suoi confronti e che venga imposto all'autorità cantonale competente di ordinare in modo efficace e senza ritardi le necessarie misure di protezione dai danni causati dalla selvaggina. In via subordinata, postula invece che gli atti vengano rinviati per nuovo giudizio all'autorità inferiore, affinché si pronunci sul ricorso presentato il 10 agosto 2013.
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Fatti: A. Il 4 ottobre 2016 il Consiglio di Stato del Cantone Ticino ha trasmesso al Gran Consiglio il messaggio n. 7227 relativo alla revisione parziale della legge sulla promozione della salute e il coordinamento sanitario del 18 aprile 1989 (LSan/TI; RL 801.100). Nell'ambito dei lavori commissionali, in relazione alla regolamentazione dell'autorizzazione per l'esercizio di una professione sanitaria (art. 55 LSan/TI), la Commissione speciale sanitaria ha proposto al Parlamento anche l'adozione di una lett. a all'art. 56 cpv. 2 del progetto di legge dal tenore seguente: 2 Sono inoltre richiesti: a) la padronanza della lingua italiana e, per Ie professioni mediche universitarie regolamentate dalla LPMed, I'autonomia in una seconda lingua nazionale che corrisponda a un certificato B1 secondo gli standard internazionali; accompagnandola dalla norma transitoria di cui all'art. 102g: Gli operatori che all'entrata in vigore della modifica di legge sono autorizzati a esercitare una professione sanitaria dovranno acquisire Ie competenze linguistiche di cui all'art. 56 cpv. 2 lett. a entro due anni dall'entrata in vigore della precitata modifica di legge. Nel contempo, la Commissione ha proposto di delegare al Consiglio di Stato la facoltà di precisare tramite regolamento i requisiti per iI rilascio dell'autorizzazione per I'esercizio della professione, prevedendo che la prova della padronanza della lingua possa essere subordinata al superamento di un esame specifico ed ha pure proposto una deroga temporanea al requisito della padronanza della lingua "per coloro che esercitano sotto sorveglianza specialistica, nella misura in cui ciò si impone per garantire l'assistenza ai pazienti, non sia stato possibile trovare una persona in grado di comprovare tali competenze linguistiche e sia garantita la sicurezza dei pazienti. In questi casi Ie conoscenze linguistiche richieste dovranno tuttavia essere acquisite entro un anno" (art. 56 cpv. 4 LSan/TI). B. L'11 dicembre 2017, il Gran Consiglio ticinese ha adottato la revisione della legge sanitaria, comprensiva delle norme indicate. Scaduto il termine di referendum, le modifiche legislative sono state pubblicate sul Bollettino ufficiale delle leggi e degli atti esecutivi del Cantone Ticino del 13 luglio 2018 e sono state poste in vigore - ad eccezione degli art. 79, 80, 81, 86 e 102e - il 1° settembre 2018. C. Il 24 luglio 2018, l'Ente ospedaliero cantonale, il Dr. med. A._, il Dr. med. B._ ed il Prof. Dr. med. C._ hanno presentato dinanzi al Tribunale federale un ricorso in materia di diritto pubblico con cui chiedono l'annullamento degli art. 56 cpv. 2 lett. a, 56 cpv. 4 e 102 (recte: 102g) LSan/TI, poiché li ritengono lesivi sia del diritto federale e in particolare, della legge federale sulle professioni mediche universitarie (LPMed; RS 811.11) che dell'Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC; RS 0.142.112.681). Agendo per sé ed in rappresentanza del Gran Consiglio, il Consiglio di Stato domanda: in via principale, che il ricorso sia respinto; in via subordinata, che iI ricorso sia accolto limitatamente alla richiesta di annullamento dell'art. 56 cpv. 2 lett. a) secondo periodo, relativo agli operatori sanitari universitari. Le parti sono in seguito state invitate a depositare una replica e una duplica, con le quali hanno confermato le proprie posizioni. Con decreto presidenziale del 20 agosto 2018, il Tribunale federale ha concesso l'effetto sospensivo al gravame.
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Fatti: A. A._, nato nel 1953, al beneficio di una rendita di vecchiaia AVS dal 2018, l'11 dicembre 2018 ha chiesto alla Cassa cantonale di compensazione (di seguito: la Cassa) di affiliarlo come indipendente. La Cassa il 4 novembre 2020 ha stabilito i contributi dovuti per l'anno 2019 in fr. 19'862.90 sulla base di un reddito da attività indipendente di fr. 181'652.-, a cui ha dedotto la franchigia di fr. 16'800.- e ha aggiunto i contributi AVS/AI/IPG riportati al lordo per determinare il reddito soggetto a contribuzione. In sede di opposizione la Cassa ha corretto il reddito aziendale netto in fr. 165'549.-, che ha riportato al lordo dei contributi AVS/AI/IPG dopo deduzione della franchigia di fr. 16'800.-. I contributi sono stati quindi stabiliti in fr. 17'864.10. B. Con sentenza del 21 giugno 2021 il Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino ha respinto il ricorso di A._ contro la decisione su opposizione. C. A._ insorge al Tribunale federale con un ricorso in materia di diritto pubblico, chiedendo l'annullamento della sentenza cantonale, la restituzione di fr. 17'864.10 e la concessione di fr. 7600.- per ripetibili della sede federale e di fr. 3200.- per la procedura cantonale.
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Fatti: A. Il 26 luglio 2006 la cittadina serbomontenegrina A._ si è sposata a Pristina con il cittadino elvetico B._ ed il 22 novembre seguente è entrata in Svizzera dove, per vivere con il marito, le è stato rilasciato un permesso di dimora annuale. Il 23 ottobre 2007 ha chiesto il rinnovo di tale permesso, indicando quale recapito l'indirizzo di una figlia di primo letto residente a Chiasso. Il marito ha da parte sua segnalato all'Ufficio regionale degli stranieri di vivere separato dalla consorte dal mese di luglio precedente. Interrogati al riguardo, i coniugi hanno dichiarato di essersi conosciuti soltanto alcuni giorni prima delle nozze e di aver incontrato difficoltà sin dai primi tempi di vita in comune. Il marito ha inoltre confermato la rottura del legame, mentre la moglie ha affermato di voler tornare a convivere. B. Sulla base di questi accertamenti, il 4 febbraio 2008 la Sezione dei permessi e dell'immigrazione del Cantone Ticino ha respinto la domanda di rinnovo del permesso di dimora. Su ricorso, tale decisione è stata confermata dal Consiglio di Stato, il 30 aprile 2008, e quindi dal Tribunale cantonale amministrativo, con sentenza del 3 settembre 2008. C. Il 9 ottobre 2008 A._ ha inoltrato un ricorso al Tribunale federale, con cui, oltre alla concessione dell'assistenza giudiziaria, chiede di annullare la decisione del Tribunale cantonale amministrativo e di rinnovarle il permesso di dimora. Non sono state chieste osservazioni sul gravame.
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Fatti: A. Il 27 agosto 2018 il Ministero pubblico federale brasiliano ha presentato alla Svizzera una domanda di assistenza giudiziaria nell'ambito di un procedimento penale avviato nei confronti di B._, A._ e altri per i reati di corruzione attiva, riciclaggio e organizzazione criminale. Il procedimento si inserisce in una vasta inchiesta nel contesto della quale sarebbe emersa l'esistenza di un'associazione criminale dedita alla corruzione nel quadro dell'aggiudicazione di appalti pubblici da parte di una società parastatale brasiliana. L'autorità estera ha quindi chiesto il sequestro di relazioni bancarie intestate a determinate società, in parte riconducibili agli indagati. B. Il 21 settembre 2018 il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha ordinato il blocco di conti intestati ad alcune società. Con decisioni di chiusura distinte del 26 giugno 2019, ha poi ordinato il mantenimento dei sequestri e la trasmissione alle autorità brasiliane della documentazione bancaria dei relativi conti. Adita dagli interessati, con sentenza del 12 dicembre 2019 la Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale (CRP) ne ha respinto il ricorso. C. Avverso questa decisione A._, B._, C._Inc., D._Inc., E._Inc., F._SA, G._SA, H._Corp., I._SA, J._Inc., K._Corporation e L._Corporation presentano un ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale. Chiedono di annullarla e di rinviare la causa alla CRP per nuovo giudizio. Non è stato ordinato uno scambio di scritti.
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Fatti: A. Nel dicembre 1999 A._ è stato operato alla colonna vertebrale presso il Servizio cantonale di neurochirurgia dell'Ospedale civico di Lugano; sono seguite delle complicazioni che hanno reso necessarie altre terapie e operazioni. L'11 dicembre 2001 l'Ufficio dell'Assicurazione Invalidità di Bellinzona ha accertato un grado d'invalidità dell'80 % a partire dal 1° dicembre 2000 e con decisione del 25 gennaio 2002 ha fissato la rendita di A._ e le rendite completive per moglie e figlia. B. Il 23 gennaio 2003 l'Assicurazione federale per l'Invalidità (AI) ha notificato all'Ente ospedaliero cantonale le proprie pretese di regresso. Scontratasi con un rifiuto, essa ha avviato azione giudiziaria davanti al Pretore di Bellinzona, chiedendo, in replica, che l'Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) fosse condannato a pagarle fr. 525'029.--, oltre interessi. L'EOC si è opposto eccependo, tra l'altro, la perenzione della domanda. La procedura è stata dunque limitata all'esame di questa eccezione, che il Pretore ha ritenuto fondata, donde la reiezione della petizione pronunciata il 24 aprile 2007. In accoglimento dell'appello presentato dall'AI, con sentenza del 23 ottobre 2008 la II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha sovvertito il giudizio di prima istanza e ha respinto l'eccezione di perenzione dell'azione di risarcimento. C. Con ricorso in materia civile del 9 dicembre 2008 l'EOC è insorto davanti al Tribunale federale onde ottenere la modifica della sentenza cantonale nel senso della reiezione dell'appello e, di conseguenza, della conferma della pronunzia pretorile. Con risposta del 9 febbraio 2009 l'AI propone, in via principale, la reiezione del ricorso e la conferma della sentenza cantonale; in via subordinata - in caso di accoglimento anche solo parziale del gravame - il rinvio della causa all'autorità cantonale, la quale ha dal canto suo rinunciato a formulare osservazioni.
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Fatti: Fatti: A. Il 5 febbraio 1998 la Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Venezia aveva presentato alla Svizzera una richiesta di assistenza giudiziaria in materia penale, completata il 23 novembre successivo, nell'ambito di indagini avviate nei confronti di X._, colonnello della Guardia di Finanza, e di altri appartenenti a questo corpo, sospettati di aver compiuto reati di corruzione e concussione. Dalle indagini risulterebbe ch'essi avrebbero occultato i proventi dei reati in Svizzera, verosimilmente su conti bancari aperti a loro nome o a nome di società da loro gestite. Con sentenze del 20 ottobre 1998 (causa 1A.129/1998), del 19 marzo 1999 (causa 1A.18/1999) e del 29 settembre 2003 (causa 1A.114/ 2003) il Tribunale federale ha respinto, in quanto ammissibili, tre ricorsi presentati da X._ contro decisioni del Ministero pubblico della Confederazione (MPC) di trasmettere all'Italia documenti societari, giustificativi bancari dei conti sequestrati e verbali di perquisizione, di sequestro e di interrogatorio. Con sentenze del 20 ottobre 1998 (causa 1A.129/1998), del 19 marzo 1999 (causa 1A.18/1999) e del 29 settembre 2003 (causa 1A.114/ 2003) il Tribunale federale ha respinto, in quanto ammissibili, tre ricorsi presentati da X._ contro decisioni del Ministero pubblico della Confederazione (MPC) di trasmettere all'Italia documenti societari, giustificativi bancari dei conti sequestrati e verbali di perquisizione, di sequestro e di interrogatorio. B. X._ è stato condannato alla pena di 11 anni di reclusione, inflitta con sentenza del 29 novembre 2000 dalla Corte d'Appello di Venezia, prima sezione penale; la Corte di Cassazione, con sentenza del 12 aprile 2002, ha annullato, limitatamente ai reati di cui ai capi 7 e 11 della rubrica, il giudizio di appello, rinviandolo a un'altra Sezione, ma ha confermato definitivamente tutti gli altri capi d'imputazione e la condanna. Il 14 giugno 2003 la Corte di appello di Venezia, quarta sezione penale, ha ridotto di sei mesi la pena. Con atto del 28 ottobre 1998 la citata Procura aveva chiesto al Tribunale di Venezia il sequestro conservativo degli averi sequestrati in Svizzera; l'istanza era stata accolta il 4 novembre successivo e il sequestro decretato a favore del Procuratore della Repubblica e di una parte civile. Mediante rogatoria del 25 febbraio 2002 e suo complemento del 25 luglio 2002, l'Autorità estera ha chiesto di trasmetterle la somma già sequestrata all'interessato sul conto aaa presso la banca A._ di Lugano, ammontante a fr. 2'158'322.--. Il MPC, con decisione di chiusura del 21 luglio 2003, ha accolto questa richiesta e ordinato la trasmissione della somma sequestrata all'Italia. Il MPC, con decisione di chiusura del 21 luglio 2003, ha accolto questa richiesta e ordinato la trasmissione della somma sequestrata all'Italia. C. L'interessato impugna questa decisione con un ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale. Chiede di annullarla e di concedere effetto sospensivo al gravame. Dei motivi si dirà, in quanto occorra, nei considerandi. C. L'interessato impugna questa decisione con un ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale. Chiede di annullarla e di concedere effetto sospensivo al gravame. Dei motivi si dirà, in quanto occorra, nei considerandi. D. Il MPC propone di respingere, in quanto ammissibile, il ricorso, mentre l'Ufficio federale di giustizia si rimette al giudizio del Tribunale federale.
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Fatti: A. A._ ha ottenuto l'autorizzazione ad esercitare la professione di fiduciario commercialista il 25 marzo 1998; quella di fiduciario finanziario gli è invece stata rilasciata il 7 novembre 2000. Con decreto d'accusa del 1° settembre 2008, cresciuto in giudicato, egli è stato condannato ad una pena pecuniaria di fr. 2'400.-- (trenta aliquote di fr. 80.-- ciascuna), sospesa con un periodo di prova di tre anni, nonché a una multa di fr. 800.--, per aver commesso il reato di conseguimento fraudolento di una falsa attestazione giusta l'art. 253 del Codice penale svizzero del 21 dicembre 1937 (CP; RS 311.0), inducendo un notaio ad attestare in un documento pubblico un fatto di importanza giuridica contrario alla verità. B. Preso atto di tale condanna, quindi di come A._ non adempisse più al requisito dell'ottima reputazione e della garanzia di un'attività irreprensibile giusta l'art. 8 cpv. 2 lett. b della legge sull'esercizio delle professioni di fiduciario del 18 giugno 1984 (LFid; RL/TI 11.1.4.1), con decisione del 2 settembre 2009 il Consiglio di Stato del Cantone Ticino gli ha revocato le due autorizzazioni citate. Questa misura, adottata dopo aver annullato una prima procedura in cui era stata per errore prospettata solo la revoca dell'autorizzazione all'esercizio della professione di fiduciario commercialista ed averne aperta una seconda concernente entrambi i permessi in possesso di A._, è stata confermata dal Tribunale amministrativo del Cantone Ticino con sentenza del 12 agosto 2010. C. Con ricorso in materia di diritto pubblico del 17 settembre 2010, A._ ha impugnato tale giudizio davanti al Tribunale federale, chiedendone l'annullamento. In via preliminare, egli denuncia una violazione del diritto di essere sentito ed ulteriori lacune procedurali che, a suo modo di vedere, avrebbero dovuto portare la Corte cantonale a dichiarare nulla rispettivamente ad annullare la decisione del Consiglio di Stato. Con esplicito richiamo alla garanzia della libertà economica ancorata nell'<ref-law> ed alla facoltà di una sua limitazione unicamente in base alle condizioni previste dall'<ref-law>, il ricorrente censura quindi il fatto che l'art. 8 cpv. 2 lett. b e l'art. 20 cpv. 1 LFid, su cui basa la revoca, non permettano nessuna ponderazione degli interessi in gioco. Con decreto presidenziale del 14 ottobre 2010 è stato concesso l'effetto sospensivo al gravame. Chiamato ad esprimersi, il Tribunale cantonale amministrativo si è riconfermato nelle motivazioni e nelle conclusioni della propria sentenza. A nome del Consiglio di Stato, il Dipartimento delle istituzioni del Cantone Ticino ha postulato la reiezione del ricorso. Ottenuta la facoltà di replicare, con atto del 23 novembre 2010 il ricorrente ha in sostanza ribadito le argomentazioni presentate con l'impugnativa. Interpellato in merito, il Tribunale cantonale amministrativo ha rinunciato a formulare ulteriori osservazioni. Da parte sua, il Consiglio di Stato ha chiesto nuovamente il rigetto del ricorso.
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Ritenuto in fatto : A.- Il Tribunale di Milano, IV Sezione Penale, ha inoltrato il 13 marzo 2001 una richiesta di assistenza giudiziaria (complementare) nell'ambito di un procedimento penale a carico di A._, B._, C._, D._, E._, F._ e G._ per il reato di corruzione in atti giudiziari (<ref-law> italiano). Con ordinanza di entrata in materia del 9 aprile 2001 il Ministero pubblico della Confederazione (MPC), cui l'Ufficio federale di giustizia ha delegato l'esecuzione della rogatoria, ha accolto la domanda. Esso ha quindi ordinato, come chiesto dal Pubblico ministero e dai difensori degli imputati, l'audizione testimoniale di H._, I._, L._, M._, N._ e O._. Il MPC ha autorizzato la presenza dell'Autorità estera, ossia di tutto il Collegio giudicante, dei difensori degli imputati e del Pubblico ministero, e ha ammesso la registrazione fonica degli interrogatori. Mediante scritto del 9 aprile 2001 il MPC ha invitato il Tribunale di Milano a voler provvedere ai necessari supporti tecnici per effettuare le registrazioni foniche delle audizioni, fissate per il 19 aprile 2001. B.- Avverso la decisione e lo scritto del 9 aprile 2001 la X._ Co. Inc. e F._ hanno inoltrato, il 23 aprile 2001, un ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale. Chiedono, concesso al gravame effetto sospensivo, di accertare l'incompetenza del MPC, subordinatamente del funzionario incaricato di effettuare le audizioni, e di constatare che i magistrati esteri non possono porre direttamente domande ai testi. Postulano inoltre di annullare, parzialmente, la registrazione effettuata durante l'udienza del 19 aprile 2001. Secondo i ricorrenti, durante gli interrogatori, ove le domande sarebbero state poste direttamente da parte dei magistrati esteri, un legale avrebbe criticato tale modo di procedere e sollevato le citate censure di incompetenza. Non sono state chieste osservazioni al gravame.
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Fatti: A. Nel corso del 1997 A._SA ha deciso l'ampliamento dello stabile di identica denominazione sito in Morbio Inferiore. Essa ha deliberato alla società italiana B._Snc i lavori di fornitura e posa della carpenteria metallica, delle facciate e delle pareti per la realizzazione di due corpi aggiuntivi. Per la posa dei vetri l'impresa italiana ha fatto capo a due altre ditte; ha invece curato direttamente i lavori di carpenteria metallica. I lavori sono terminati a fine febbraio 1998. B. Il 2 marzo 2000, B._Snc ha convenuto A._SA avanti al Pretore della Giurisdizione di Mendrisio-Sud con un'azione volta a ottenere il pagamento di fr. 130'132.--, oltre interessi, così come il rigetto in via definitiva dell'opposizione interposta contro il corrispondente precetto esecutivo. L'importo dedotto in giudizio, poi aumentato in replica a fr. 135'999.50, corrisponde al saldo insoluto per i lavori eseguiti, maggiorato delle spese esecutive e di quelle legali legate alla vertenza nata di riflesso fra B._Snc e la ditta incaricata della posa dei vetri C._Snc. Adducendo la grave difettosità dell'opera, soprattutto dei vetri, delle tapparelle inserite nei medesimi e dei loro motori, A._SA si è opposta alla petizione ed ha anzi postulato, in via riconvenzionale, la condanna di B._Snc al pagamento dell'importo di fr. 390'400.--, corrispondente al risarcimento dei costi di sostituzione di tutte le 88 vetrate posate e di altri danni scaturenti dai difetti menzionati, fra cui una perdita di introiti da locazione. Con sentenza 20 novembre 2006 il Pretore, in applicazione delle norme del diritto italiano sul contratto d'appalto, ha accolto la petizione limitatamente all'importo di fr. 130'977.50, oltre interessi, mentre ha respinto la domanda riconvenzionale. C. Adita dalla soccombente, il 7 gennaio 2008 la II Camera civile del Tribunale di appello del Cantone Ticino ha modificato il giudizio pretorile sulla domanda riconvenzionale e condannato B._Snc al pagamento di fr. 42'290.--, oltre interessi. In breve, la massima istanza ticinese ha parzialmente accolto la pretesa volta al rimborso dei costi di sostituzione delle vetrate e dei motori delle tapparelle ivi inserite, mentre ha respinto quella tendente al risarcimento per gli interventi necessari al risanamento globale delle vetrate (fr. 55'000.--) e quella di rifusione del danno corrispondente al minor valor locativo ottenibile dalla palestra. D. L'11 febbraio 2008 A._SA ha presentato ricorso al Tribunale federale, postulando l'annullamento e la modifica della pronunzia cantonale nel senso dell'accoglimento integrale del suo appello e, di conseguenza, della condanna di B._Snc al pagamento di fr. 111'104.--, oltre interessi al 5 % dal 1° marzo 1999, così come al versamento di fr. 1'500.--, oltre interessi al 5 % dalla scadenza di ogni singola mensilità dal 1° aprile 1998 ad oggi; chiede inoltre l'adattamento delle spese di appello al nuovo esito della procedura. Con risposta 7 aprile 2008 B._Snc ha proposto la reiezione in ordine e nel merito del ricorso, mentre il Tribunale d'appello ha rinunciato a presentare osservazioni.
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Ritenuto in fatto : A.- A._ e B._ sono proprietarie di fondi contermini in territorio del Comune di Brusio. Nel corso del 1990 B._ ha eseguito una canalizzazione attraverso il fondo della vicina A._ ai fini di allacciare la sua proprietà alla fognatura posta a valle. Secondo la proprietaria del fondo manomesso, i lavori furono eseguiti approfittando della sua assenza e senza alcuna autorizzazione. Cionondimeno, essa ha tollerato la posa della condotta senza andare oltre a rimostranze verbali per non logorare i già tesi rapporti di vicinato. Con scritto 18 agosto 1994 A._ ha chiesto a B._ di allontanare la condotta al di fuori del suo fondo, perché la stessa impedisce la formazione dei parcheggi che intende costruire. Con risposta 2 settembre 1994 quest'ultima ha contestato di aver posato la condotta senza il consenso della vicina e ha ribadito la natura necessaria di quella tubatura. B.- Mediante azione negatoria A._ ha chiesto l'allontanamento della condotta al di fuori del suo fondo. All'azione si è opposta la vicina. Con sentenza 26 settembre 1997 il Tribunale del Distretto Bernina ha respinto l'azione e ha posto le spese a carico delle parti in ragione di metà ciascuno. Entrambe le parti sono insorte contro il suddetto giudizio con tempestivi appelli al Tribunale cantonale dei Grigioni. Con sentenza 14 settembre 1998 la Camera civile del Tribunale cantonale ha respinto l'appello dell'attrice e accolto quello della convenuta, ponendo integralmente a carico della prima le spese e le ripetibili di tutte le istanze. Avverso il giudizio cantonale A._ è insorta con tempestivo ricorso per riforma, che il Tribunale federale ha accolto con sentenza 11 marzo 1999, rinviando gli atti ai giudici cantonali per nuova decisione ai sensi dei considerandi, dato che in concreto mancavano diversi accertamenti importanti, segnatamente in relazione alle circostanze in cui venne posata la tubazione (accordo del proprietario gravato o no, posa mediante compenso o no, tempestivo reclamo in caso di posa abusiva). C.- Con nuovo giudizio del 18 dicembre 2000 la Camera civile del Tribunale cantonale ha parzialmente accolto l'appello dell'attrice, annullando la decisione impugnata e riformandola nel senso che la convenuta è stata condannata a spostare la condotta secondo la variante 3 della relazione tecnica X._ del 26 aprile 1995, che prevede di mantenere l'odierno tracciato ma di abbassare e rinforzare la tubatura. Sulla base delle risultanze di causa i giudici cantonali sono giunti alla conclusione che tra le parti venne discusso il tracciato della canalizzazione e venne in seguito dato l'accordo alla posa della stessa da parte dell'attrice, la quale, a compenso aveva pure chiesto ed ottenuto la posa di una doppia braga per accogliere anche le sue acque. Secondo il Tribunale cantonale le parti hanno addirittura concluso un contratto di servitù necessaria senza la forma scritta e senza l'iscrizione a RF. Ma anche se si volesse negare l'insorgere di un simile contratto, si dovrebbe nondimeno ammettere l'esistenza in concreto di un abuso di diritto da parte dell'attrice: essa non si è opposta alla posa della condotta e l'ha tollerata per circa cinque anni accettando pure l'installazione, a suo favore e a spese della vicina, di una doppia braga per l'allacciamento della sua proprietà. L'allontanamento della canalizzazione al di fuori della sua proprietà non è inoltre richiesta da interessi giustificati: la modifica come alla proposta numero tre dell'ing. X._ permette infatti la realizzazione dei posteggi sul fondo dell'attrice senza pregiudizi di sorta. D'altra parte, la stessa insorgente aveva inizialmente chiesto lo spostamento della servitù in applicazione dell'<ref-law>. Inoltre, lo spostamento della canalizzazione su suolo comunale - oltre a risultare molto più costoso - non è realizzabile sia perché il comune non ha dato alcuna autorizzazione, sia perché presenta difficoltà tecniche di rilievo. D.- Contro la premessa sentenza A._ è insorta dinanzi al Tribunale federale con ricorso per riforma, chiedendone l'annullamento e il rinvio degli atti all' istanza cantonale per nuovo giudizio. Subordinatamente, postula la riforma della querelata pronuncia nel senso che l' appello della controparte sia respinto e che in accoglimento della petizione la condotta sia spostata fuori dalla sua proprietà. Lamenta che il tribunale cantonale ha ipotizzato o accertato in modo erroneo il suo accordo in merito alla servitù di condotta, come pure il fatto che i lavori siano stati eseguiti da suo fratello, C._. Questi accertamenti erronei violano l'<ref-law>, perché conducono ad un' inversione dell'onere della prova. Ad analoga conclusione si deve approdare in punto alla valutazione data dai giudici cantonali al fatto che l'attrice abbia tollerato la posa e l'uso della canalizzazione sul suo fondo. Pure erroneo sarebbe l'accertamento secondo cui a compenso per la concessione della servitù venne posata a spese della controparte una doppia braga: la stessa si trova infatti su fondo altrui per cui l'attrice non avrebbe nemmeno potuto dare una tale autorizzazione. Inoltre, a prescindere da tutti i motivi di merito invocati, il tribunale cantonale non poteva riconoscere, senza statuire "ultra petita", una servitù necessaria alla convenuta, che non l'ha chiesta in giudizio. L'attrice sostiene infine l'inapplicabilità alla fattispecie dell'<ref-law>. Pur riconoscendo che inizialmente essa ha erroneamente fondato la sua pretesa su questo disposto, ha precisato nel seguito della procedura che si trattava di un'azione negatoria ai sensi dell'<ref-law>: l'azione doveva pertanto essere accolta come tale, atteso che non può darsi abuso di diritto per l'attesa di 5 anni prima di chiederne l'allontanamento. Essa ribadisce che la condotta è stata posata abusivamente e senza alcun consenso e la tolleranza è avvenuta solo per non inasprire i già tesi rapporti di vicinato. La controparte non è stata invitata a formulare una risposta al ricorso.
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Fatti: A. Con tre domande di esecuzione datate 7 settembre 2010, la banca B._ ha chiesto la realizzazione dei pegni - con l'estensione del diritto di pegno ai crediti per eventuali pigioni e fitti - gravanti 39 quote di proprietà per piani (PPP) di spettanza di C._AG. B. Con scritto 16 settembre 2010 l'Ufficio di esecuzione e fallimenti del distretto di Leventina ha informato A._SA, amministratrice delle predette quote di PPP, di averne assunto l'amministrazione coatta e di averla delegata ad un'altra società, D._SA. La predetta autorità ha parimenti invitato A._SA a consegnare a D._SA tutti i documenti concernenti la gestione delle quote di PPP in questione nonché le chiavi dei locali vuoti. C. Con sentenza 7 ottobre 2010 la Camera di esecuzione e fallimenti del Tribunale d'appello del Cantone Ticino, quale autorità di vigilanza, ha respinto, in quanto ricevibile, un ricorso di A._SA contro tale provvedimento. D. Con ricorso in materia civile del 21 ottobre 2010 A._SA chiede al Tribunale federale, previo conferimento dell'effetto sospensivo al rimedio, che la sentenza cantonale sia annullata e che sia pertanto parimenti annullato il provvedimento dell'Ufficio di esecuzione e fallimenti del distretto di Leventina di istituire un'amministrazione coatta delle predette quote di PPP, delegando tale amministrazione a D._SA. Con decreto 16 novembre 2010, la Presidente della Corte adita ha accolto la richiesta dell'effetto sospensivo al rimedio. Non sono state chieste risposte al ricorso.
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