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Niccolò Palmeri SAGGIO SULLE CAUSE ED I RIMEDII DELLE ANGUSTIE ATTUALI DELLA ECONOMIA AGRARIA IN SICILIA ALLA MEMORIA DELL’ABATE PAOLO BALSAMO GIÀ PROF. DI ECONOMIA RURALE E POLITICA NELL’UNIVERSITÀ DI PALERMO Dolente ancora della vostra perdita, mio dolce e rispettabile amico, io sento, nell’intitolar questo mio lavoro all’onorata vostra memoria, il puro compiacimento di contentare in parte quel vivo desiderio di voi, che l’immatura vostra morte lasciò nell’animo di me e di tutti coloro che quanto me vi amavano ed apprezzavano; il quale è venuto tratto tratto afforzandomisi nello stender questo scritto, conciossiachè ad ogni passo mi tornavano in mente le vostre lezioni, e le profonde osservazioni vostre sulla politica e campestre economia di Sicilia nostra. Io bevvi a sì pura fonte i primi e più sani principii della scienza economica; ed ebbi la sorte di berli in quell’età in cui la mia tenera mente non era ancor guasta da pregiudizii volgari: e queste verità son venute a scolpirsi più profondamente nell’animo mio pegli autorevoli insegnamenti di quei sommi uomini che hanno dato ad esse tanta chiarezza, le cui opere mi sono in seguito venute lette. Oltre all’interno sentimento del mio cuore, un sacro dovere mi spinge ad intitolarvi un lavoro, che deesi tener vostro più presto che mio; dacchè tutte vostre sono le idee ch’io espongo: nè la lieve fatica di accozzarle, od il merito ch’esse per avventura posson trarre dalla circostanza in cui vengono in luce, possono darmi il diritto di dirle parto proprio. Assai ricompensato mi crederò io per la piccolissima parte da me avuta in questa opera, se i nostri concittadini mi sentiranno alcun grado del buon animo di concorrere, quanto per me si può, al benessere della patria. Riposate tranquillo in seno alla dolce rimembranza degli amici, che deplorano e deploreranno sempre la vostra perdita. Niccolò Palmeri (1) PREFAZIONE Nel farmi a considerare lo stato attuale dell’economia agraria di Sicilia, non è mio intendimento di presentare al lettore un quadro delle miserie cui soggiacciono i nostri agricoltori, ed in conseguenza tutte le classi utili dello Stato: che potrei io dir di più, di ciò che ognuno in Sicilia sente per propria esperienza? Ma lo scopo, che mi son prefisso, è quello di mostrare per qua’ modi la Sicilia potrebbe riacquistare quella floridezza, onde una volta andò tanto fastosa. Per venirne a capo io ho dovuto cominciare dal far conoscere il vero calamitoso stato della nostra economia agraria. Ed a ciò mi sono indotto dal pensare che spesso non si porge riparo alle pubbliche calamità, perchè non si conoscono in tutta la loro estensione; e dall’altra parte il volgo è uso a querelarsi sempre, abbia o no ragion di querela: tocca al sensato scrittore lo sgannarlo. Ma per farmi strada ad indagare i rimedii che potrebbero sollevare la Sicilia dallo stato lacrimevole, in cui si trova ridotta, m’è stato forza entrar pria in alcune discussioni, che potrebbero a prima vista sembrare estranee all’argomento ch’io tratto. L’idea generalmente prevale in Sicilia che la cagione della miseria generale sia il basso prezzo delle derrate, e particolarmente del frumento: e ciò s’accagiona ai frumenti che vengon fuori dal Levante. E come non è in poter dell’uomo l’impedirlo, disperato e senza rimedio si crede per avventura lo stato nostro. Ed in conseguenza pensano molti che, se per una straordinaria combinazione di cose il prezzo del frumento venisse a rialzare, i mali nostri sarebbero affatto estinti. Cotali pensamenti sono appo me, non che falsi, ma perniciosi, perchè tendono a far deviare la pubblica opinione: imperciocchè io penso che il prezzo vile del frumento ha servito solo a render più rapida e precipitevole la nostra caduta, aggravando quel male ch’è inerente al falso sistema della nostra economia agraria. E se volessi qui anticipar quelle idee che son per esporre nel corso dell’opera, potrei dire che la ricchezza da noi acquistata in seguito de’ prezzi altissimi di tutte le cose sparì come un lampo, perchè non proveniva dall’agricoltura, da cui solo emerge la ricchezza degli uomini e delle nazioni; e servì solo a renderci più penose le attuali angustie. Per tali considerazioni ho io preso consiglio di farmi ad esaminare le opinioni di coloro che han preteso di render ragione dell’attual basso prezzo delle derrate, prima di mostrare come, ad onta del poco valore di queste, la nostra agricoltura possa venir più profittevole, ed esserne più ricca la Sicilia. Ma qui non posso nascondere al lettore una difficoltà d’un altro genere, che mi si è parata innanzi, e che spesso mi fe’ stare in forse di poter continuare l’intrapreso lavoro: cioè la mancanza di notizie autentiche ed esatte intorno alla nostra pubblica economia. Onde, privo essendo di dati certi, ho dovuto fondare i miei raziocinii su quelle congetture che ho creduto più ragionevoli, e su quelle notizie che altronde era venuto di tempo in tempo spigolando per privata intelligenza. Ciò reputo conveniente di avvertire, e per far l’apologia di qualche errore in cui è assai facile ch’io sia caduto, e per suscitare fra noi il lodevole impegno di raccorre e pubblicare cotali importantissimi fatti, senza la cognizione de’ quali, e lo scrittore delle cose nostre economiche, ed il governo stesso, saranno sempre nella necessità di gir tentoni. La Sicilia è forse il solo paese di Europa, in cui non si conosce con precisione la vera estensione del territorio; il numero e la condizione degli abitanti; la somma de’ prodotti; il consumo ordinario di essi; il prezzo del lavoro; e tali altre cose che sono la base della statistica, della pubblica economia, e dell’arte stessa di reggere i popoli. È già gran tempo che il governo diè l’incarico agl’Intendenti delle provincie di questo Regno di formare le tavole statistiche di esse, delle quali lor fu dato il modello. Solo tre hanno finora adempito l’incarico. Nè ciò è certamente da scrivere a colpa od incuria degli altri quattro; chè il governo per avere esatte nozioni sulla statistica dovrebbe dar solamente i mezzi e gli ajuti, ma la fatica di raccoglierle ed ordinarle dovrebbe farsi da particolari individui destinati a ciò, i quali, nel presentare i loro lavori al pubblico ed al governo, hanno sempre una responsabilità per gli errori nei quali possono cadere. Ma se s’incaricano i Decurionati di riferire qual’è la popolazione d’ogni comune; quale la condizione degli abitanti; quale l’estensione del territorio e de’ boschi, vigneti, terre arative ec. in esso compresi; quale la quantità e qualità del bestiame; quali i metodi di coltivazione ecc., o non s’avranno mai tali notizie, o saranno capricciose, inesatte, e tali da non farne verun conto. Il dott. Francesco Calcagno sin da venti anni ha dato opera a pubblicar d’anno in anno le tavole sinottiche delle vicissitudini della popolazione di Palermo; intanto non s’è procurato finora di estendere questo lodevole esempio a tutte le altre città del Regno: comecchè fosse ben facile di far da per tutto lo stesso. Se in ogni comune si destinasse una persona intelligente a fare un’esatta numerazione delle anime, la quale dai libri dello stato civile venga notando il numero e la condizione de’ nati; il numero, la condizione e l’età dei morti; il numero dei matrimonii ec.: raccolti e pubblicati alla fine di ogni anno cotali lavori, si avrebbe periodicamente il quadro generale della popolazione del Regno, e le particolari cognizioni che possono servire di guida all’economista ed al governo in tutte le sue operazioni. Pur, comecchè la mancanza di tali notizie avvalorate dal suggello della pubblica autorità mi abbia impedito di dare ai miei calcoli quella maggiore evidenza ch’io avrei desiderato, mi conforta il pensare che nei calcoli di pubblica economia è il risultato generale, e non la particolare quantità numerica, che costituisce la prova dell’argomento. Così, quando io mi sto a calcolare la perdita generale che dà l’agricoltura in tutto il Regno, poco importa se questa sia maggiore o minore di quel ch’io estimo, purchè si conosca che una perdita vi sia. Al modo stesso facendomi io in fine ad indagare qual sarebbe per divenire la rendita pubblica di Sicilia, in seguito delle riforme da me proposte, poco dice se questa dovrebbe calcolarsi qualche milione di più o di meno: ma io non credo che potrebbe negarsi in generale che la ricchezza pubblica di Sicilia verrebbe a crescere infinitamente. Ma se, ad onta di ciò, vi sarà taluno, che, mosso da un invincibile scetticismo, vorrà dire che tutto ciò è schietto sogno, io rispondo che gradito dev’essere anche il sogno, quando ei presenta l’immagine della felicità della patria, e tanto più gradito, quanto è più grave il contrapposto cogli oggetti reali che si osservan vegliando. AVVERTIMENTO DELL’AUTORE. La presente opera fu scritta nel febbraro del 1825; d’allora in poi il prezzo del frumento è alzato; e particolarmente in Palermo esso vale più del doppio di quanto io ho supposto. Ciò può far credere a taluno che i miei calcoli, poggiando su di un falso dato, sian divenuti erronei. Io prego il lettore a considerare in primo luogo che il prezzo da me supposto è il medio di tutte le specie di frumenti, in tutti i siti di Sicilia, e non il prezzo corrente dei buoni frumenti in Palermo; ciò fa una gran detrazione in favore della mia supposizione. Deesi inoltre por mente che, nè l’economista, nè l’agricoltore devon mai calcolare sul prezzo della giornata, soggetto a mille accidentali vicissitudini, ma su quello che le circostanze del paese portano a supporre. Ora le circostanze attuali di Sicilia e d’Europa non ci fanno certamente sperare un prezzo stabile più alto di quello che io ho supposto. Quando io osservo che, mentre il prezzo del frumento s’alza, il valore delle terre e quello degli altri prodotti, o è rimasto lo stesso, o è anche più basso di quello da me ad essi dato; e che assai vigneti in Sicilia non furono nello scorso anno 1825 vendemmiati, perchè il prezzo del mosto, che se ne potea trarre, non bastava a pagare le sole spese della vendemmia, io devo conchiudere che l’avere il frumento da tale epoca in poi acquistato un prezzo maggiore, sia l’effetto dello scarso raccolto, di qualche ricerca dall’estero, e di altre particolari cagioni, e non d’un’alterazione generale nella economia pubblica di Sicilia. È finalmente da considerare che io suppongo il prezzo medio di tutta Sicilia 50 tarì la salma, e la media produzione sei salme per salma: ciò ch’è forse più che meno del totale annuo prodotto di tutta l’isola. Or non è da dubitare che il raccolto dell’anno 1825 sia stato meno degli ordinarii; onde se l’agricoltore ha guadagnato qualche cosa nel valor del frumento, ne ha perduto altrettanto, e forse più, nella quantità del frumento raccolto; in conseguenza la sua perdita non è certo minore di quella che io suppongo nell’opera. CAPITOLO I. Stato attuale dell’economia agraria di Sicilia. La rendita della terra, il profitto che ne trae l’agricoltore, e la ricchezza di lui, sono gli argomenti infallibili onde conoscere se l’agricoltura in un paese prosperi e fiorisca. Quali conseguenze possiamo noi trarre dall’applicazione di questa verità alle circostanze attuali della Sicilia? Le terre non trovano oggi più a darsi a fitto: e se qualche podere s’alloga, il nuovo fitto è d’ordinario la terza parte, e delle volte anche meno, del precedente: e questo male non par che voglia fermarsi; chè anzi è da temere a ragione che tale calamità debba progredire con passi più rapidi. Se dalla rendita della terra passiamo a considerare il profitto degli agricoltori e la ricchezza loro, oggetti anche più luttuosi ci si parano innanzi. Nè per acquistare piena contezza di ciò fa mestieri errar per le nostre campagne, ed indagare la quantità del bestiame, i preparamenti e le provviste d’ogni fattoria: basta solo por mente che i proprietarii son tutto dì nella dura necessità di ricorrere alla forza pubblica per riscuotere il fitto delle terre loro; e considerare la qualità di prodotti, di animali d’ogni maniera, e fin di rustici arredi che in tutte le città e terre del Regno si vendono giornalmente all’incanto. E come può andar diversamente la bisogna, se l’agricoltura oggi non profitta quanto basta a rifare l’agricoltore? Non è questa una di quelle proposizioni esagerate, che soglionsi mettere avanti in grazia dell’argomento; ma è una verità che può di leggieri venir dimostrata dal calcolo. Supponghiamo che un agricoltore imprenda a coltivare in qualunque punto di Sicilia trecento salme di terra, ch’è l’estensione media delle grandi fattorie, le quali costituiscono la parte essenziale della nostra agricoltura. Secondo l’attual sistema della nostra economia agraria, costui dovrà fare in ogni anno cento salme di maggese, seminar cento salme di frumento, e vender cento salme d’erba. Il dare di tal podere risulterà dalla rendita della terra, dalle imposizioni e dalle spese di cultura. Nella rendita della terra vanno necessariamente compresi tutti quei dazii che si pagano immediatamente dal proprietario. Se dunque si volesse qui considerar la rendita delle nostre terre quale nel fatto essa è, dovendo in appresso tener conto di tutti i dazii, sarebbe un duplicar di partita. Bisogna adunque fissar la rendita delle nostre terre, netta da ogni pubblico peso, e questa, a creder mio, nel momento attuale, considerata indistintamente tutta la superficie di Sicilia, non può calcolarsi al di là di dodici tarì la salma (2). Non occorre dimostrare che tutte le imposizioni, di qualunque natura sieno, vengono finalmente a pagarsi dalla terra. I dazii per lo mantenimento dello Stato sono oggi circa 1,700,000 once; quelli per le spese de’ comuni ascendono a 900,000 once, che fanno in tutto 2,600,000 once, le quali ripartite ad 1,500,000 salme di terra, quanto ne contiene la Sicilia, giusta i calcoli meno equivoci che abbiamo, vengono ad 1 oncia e 22 tarì la salma. Il maggese non può oggi costar meno di quattr’once la salma: e le spese per la cultura del frumento, compresovi i soldi e mantenimento di tutte le persone impiegate nella fattoria, il prezzo dei rustici arredi, il mantenimento dell’agricoltore, le spese eventuali ecc. ascendono certamente a dieci once la salma. L’agricoltore adunque dovrà in ogni anno impiegare in quel podere il seguente capitale: Rendita della terra a 12 tarì la salma on7 120 Imposizioni ad oncia 1, 22 la salma » 520 Prezzo di 100 salme di frumento per semenza, ad oncia 1, 20 la salma » 166 20 Spesa di 100 salme di maggese » 400 Spese per la cultura del frumento » 1000 In tutto on7 2206 20 Potrà ritrarne: Per lo prezzo di 600 salme di frumento, chè il prodotto medio in Sicilia è forse meno del sei, ad oncia 1, 20 la salma on7 1000 In prezzo dell’erba » 40 Per la mezza erba » 20 In tutto on7 1060 on7 1060 Onde l’agricoltore sarebbe in ogni anno in perdita di on7 1146 20 Spero che nessuno degli agricoltori siciliani trovi che aggiungere a tali profitti, o sottrarre da tali spese; e, per quanto alcuno possa ingegnarsi di farlo, non potrà mai riuscire a far che l’agricoltore resti in guadagno. Dubito però che molti sien per dire d’esser questo un di que’ calcoli, che per provar molto non provano nulla; poichè nel fatto molti coltivano la terra con tal metodo, e non soffrono quell’ingente perdita. Io non nego che vi sien de’ poderi in Sicilia, i quali, sia per la straordinaria feracità, sia per circostanze particolari, non dànno una tal perdita: ma quanti ve ne hanno che ne darebbero una maggiore se venissero coltivati, o la dànno in fatti a quegli sventurati che si trovano oggi a coltivarli? È poi da considerare che le terre da noi si dànno per lo più a coltivare a medietà: delle volte il maggese non è fatto dall’agricoltore, ma costui lo dà a fare a molti piccoli coltivatori, ch’entrano poi a parte del prodotto; ovvero si dà a costoro il maggese già fatto per seminarlo a frumento e partecipar poi con varii patti del prodotto. In questi casi, la perdita si ripartisce tra l’agricoltore e il mezzajuolo. Oltracciò non si calcola per l’ordinario tra le spese ciò che ognuno potrebbe avere, e non ha: onde il proprietario che coltiva un suo podere non sottrae dall’apparente profitto ciò che potrebbe averne allogandolo; e il mezzajuolo non calcola il prezzo del suo travaglio. Io son certo, e mi è più d’una volta accaduto di mostrarlo col calcolo ad alcuno de’ nostri mezzajuoli, che se costoro dessero prezzo alla loro fatica, troverebbero che tornerebbe loro più conto di andare ad opera, che di seminare a medietà. Aggiungasi a ciò che l’agricoltore calcola solo le spese dirette della fattoria, onde se al trar dei conti, venduti i suoi prodotti, pagato il fitto e le spese, gli resta del danaro, lo considera come un guadagno netto. Ma se da quel danaro dovrà trarre il vitto, il vestito, o qualunque altra spesa per sè, o per la sua famiglia, dovrà sottrarre una porzione per le imposizioni che paga senza avvedersene su tutto ciò che consuma, le quali fanno sottrazione del suo guadagno. Lo stesso accade per l’apparente profitto del mezzajuolo: onde alla fin fine si trovano entrambi ad aver meno di quel che aveano, senza conoscer la mano onde il colpo lor viene. Egli è ben vero che molti fra i nostri agricoltori traggon talvolta dalle terre lasciate a pascolo, col mantenervi pecore, vacche od altro utile bestiame, un profitto maggiore di quelle che s’è supposto: poichè io ho calcolato il prezzo del pascolo come generalmente si costuma in Sicilia, per quanto importa il fitto. Ma non è da tener conto di ciò; chè la pastorizia è una specolazione affatto distinta dall’agricoltura. Molti infatti in Sicilia hanno mandre senza seminare: o molti seminano senza aver mandre. Ed altronde ciò proverebbe solo che il miglior partito che noi oggi potremmo trarre dalle nostre terre sarebbe quello di lasciarle incolte, e destinarle al pascolo del bestiame. Se però tutti in Sicilia facessero ciò, lo stesso profitto della pastorizia verrebbe a sparire. Si dirà finalmente che per provare che l’agricoltura non sia oggi profittevole in Sicilia, non basta il mostrare che improfittevole sia la sola coltivazione del frumento. Ma non è questo per nostra sventura il sommo dei nostri prodotti? È altronde facile a dimostrare che le altre coltivazioni non son certo più vantaggiose di quella del frumento. La cultura della vigna, compresa la rendita della terra, le spese di vendemmia, i dazii ec., non può esser meno di once 2 e tarì 15 per ogni migliajo di viti, le quali, con generosa supposizione, possono dare una botte e mezza di mosto, che oggi vale un’oncia (3). Si calcolino le spese della piantagione di un oliveto, e tutto il capitale che dovrà impiegarvisi finchè esso giunga a fruttificare: si ponga mente alle malattie cui va soggetto quest’albero ed alle variazioni del suo prodotto, e si vedrà se nel tutto questa coltivazione sia profittevole, ad onta che l’olio, comecchè sia a vil prezzo, non è ancora avvilito colla stessa proporzione del frumento (4). Il sommacco cominciò ad acquistar valore. quando tutti gli altri prodotti della terra lo perdettero: ma già il suo prezzo è caduto, e questa derrata è meno ricercata di qualunque altra. E senza la causa generale che ha fatto ribassare i prezzi di tutte le cose, sarebbe bastata la sola estensione maggiore di questa coltivazione a produrre un tale effetto. Potranno gli altri prodotti dell’industria agraria, altronde tutti parziali, come la soda, il riso, la canapa, il lino, il cotone, gli agrumi, gli ortaggi ecc., non essere soffogati anch’essi dalla progressiva diminuzione della ricchezza pubblica? Fra le tante considerazioni, cui potrebbe dar luogo il calcolo da me esposto, che io avrò in appresso occasione di fare, mi contento per ora di farne solo una. S’è visto che trecento salme di terra coltivate a frumento col metodo ordinario dànno una perdita annuale di 1146 once e tarì 20; che oltrepassa le tre once e tarì 24 per salma. Io non credo d’ingannarmi nel supporre che una metà della superficie di Sicilia sia coltivata in grande a frumento, e l’altra medietà sia occupata da boschi, vigne, giardini, risaje, terre affatto incoltivabili, strade, suoli di case e città ecc.: ed in questa il maggior profitto di alcune terre vien compensato dal nullo profitto e dalla perdita maggiore che altre dànno; onde suppongo che questa metà non dia nel totale nè guadagno, nè perdita. Se la coltivazione del frumento arreca per ogni salma di terra la perdita di 3 once e tarì 24; in settecento cinquantamila salme dovrà essere presso a tre milioni d’once. E deve tenersi presente che io ho calcolato una tal partita su di un avvicendamento che è praticato dai più diligenti agricoltori, che in tutti i paesi sono il minor numero. Ma l’avvicendamento usato dalla maggior parte è quello di alternare, seminando un anno frumento, e lasciando nell’altro la terra a prato naturale: e talvolta ancora invece del prato seminano grano marzuolo, ovvero dopo il frumento seminano orzo. E comecchè in questi casi venga a risparmiarsi la spesa del maggese, pure la perdita dev’essere di gran lunga maggiore, perchè con trattamento sì reo la produzione media è meno della metà di quella che io ho supposto; oltrachè la terra così barbaramente sciupata produce frumenti di minor peso e valore di quelli prodotti da un suolo mantenuto sempre in vigore. Laonde io non dubito che nel totale la perdita deve sorpassare li 3,000,000 d’once. Che val quanto dire, che nello stato attuale dell’economia agraria di Sicilia, l’agricoltura, lungi di formare, come dovrebbe, la parte principale della rendita pubblica, sottrae ogni anno 3,000,000 d’once dal capitale della nazione. La rendita di Sicilia proveniente da fondi fu rivelata al 1810, e si fece ascendere a 3,800,000 once. Vi furono allora, senza dubbio, delle occultazioni; ma il valore de’ fondi è oggi tanto diminuito che non è da dubitare che la diminuzione generale supera di gran lunga la somma delle rendite occultate: poichè nel totale le terre di Sicilia dal 1810 in qua hanno perduto due terzi di valore: ora è impossibile il supporre che allora sieno stati generalmente occultati due terzi della rendita. Onde nel calcolare per 3,800,000 once la rendita nostra provegnente da fondi son sicuro di potere errar per eccesso, non per difetto. Supponendo che le 800,000 once provengono da tonnare, case ed altri fondi che non sono terre, la rendita di queste è oggi tutt’al più 3,000,000 d’once: onde la perdita dell’agricoltura assorbisce oggi interamente la rendita naturale della terra, la quale non ha più valore; perciò nello stato attuale della Sicilia la proprietà è un voto nome. Un esempio di ciò offre lo stato di Caccamo; la rendita di questa possessione, che è stata sempre considerata come una delle più belle di Sicilia, fu allora rivelata per 8,800 once circa: onde oggi paga 1000 once all’anno di fondiaria. La rendita lorda di quello stato è oggi ridotta a meno di 4000 once; e sottrattine i pesi, resta appena da pagar la fondiaria. Chi non è affatto straniero alle cose di Sicilia sa che i nostri proprietarii sono tutti nello stesso caso, menochè que’ pochi cui venne fatto d’occultare la rendita, e quegli altri che non pagano annui pesi, il numero de’ quali può contarsi colle dita. Tutti sentiamo i funesti effetti di tale difficilissima posizione in cui siamo: ma nessuno si e finora dato a trattare quest’importantissimo argomento, e ad additare il modo onde uscir d’impaccio. Ed è tanto più da dolersi di ciò, in quanto le idee del pubblico sono in falsa direzione: poichè generalmente si crede che il basso prezzo del frumento e delle altre derrate sia la sola causa del male; e delle false ragioni s’adducono per ispiegare un tal fenomeno. È necessario adunque dileguar cotali errori, prima d’indagare il modo con cui potrebbe migliorarsi la condizione della Sicilia. CAPITOLO II. False opinioni di coloro che han preteso di render ragione del basso prezzo del frumento. È opinione generale che il basso prezzo dei grani di Europa sia effetto dei frumenti del Levante, che si suppone che, o siano sbucati per la prima volta alla fine dell’ultima guerra, o ne sian venuti fuori in assai maggior copia, attesochè i Greci son venuti più esperti nella navigazione di quei mari, onde ora navigano in tutte le stagioni dell’anno, ove prima non sapean farlo che in alcuni tempi solamente. Io non so quali progressi abbiano in questa età fatto i Greci nell’arte nautica, so però che sin da’ tempi remoti il commercio de’ frumenti del Levante coll’Europa è stato estesissimo. Non può ignorarsi che sin dal principio del xiii secolo, quando risalì sul trono di Costantinopoli la greca dinastia, i Genovesi ebbero concesse in feudo le due città di Galata e Pera, le quali vennero allora da essi fortificate, e popolate furono interamente da negozianti di quella nazione, che per lo vantaggio di quella posizione esercitavano il monopolio del commercio dei frumenti dell’Ucrania e della Crimea coll’Europa (5): ed i Genovesi non hanno mai contato per uomini da non saper passare i Dardanelli in tutti i tempi. Caduta Costantinopoli nel 1543 in mano di Maometto II, i Genovesi furon cacciati da quella posizione, ma non perciò venne interrotto il commercio de’ frumenti del Levante coll’Europa: chè anzi un fatto registrato nei nostri annali prova come al xvi secolo esso era assai vivo. Nel parlamento del 1460 si era fissato il dritto di tratta sull’asportazione del frumento a 3 tarì e grani 10 la salma nel val di Mazzara, e 4 tarì e grani 10 nel val Demone (6), ove si usava e si usa ancora la salma grossa. Ma come nei tempi d’appresso i vicerè, abusando dell’autorità, si faceano lecito di accrescere talvolta quel dritto, ciò che diceasi nuovo imposto, il parlamento del 1515 stabilì che cotal nuovo imposto non avesse potuto aver luogo, se non nel caso in cui il frumento in Sicilia valea al di là del vero e giusto prezzo di 18 tarì la salma (7). Ciò malgrado, nella disordinata amministrazione di Carlo V, i bisogni di quel governo giunsero a tale che, mentre il frumento in Sicilia valeva appena a 18 tarì, fu portato il nuovo imposto fino a due ed anche tre scudi la salma. Il parlamento facea, com’è di ragione, altissime querele intorno a ciò, dicendo che per tale violenza il commercio dei frumenti della Sicilia era quasi interamente venuto meno, perchè i negozianti andavano ad incettar frumenti in Levante: Dove li veneno costati li frumenti a minor prezzo. E queste querele si trovano replicate in tutti i parlamenti sotto Carlo V, ed in tutti quasi sempre s’adduce la stessa ragione (8). Dobbiam finalmente sovvenirci che in tutti gli anni di carestia, sulla fine del secolo scorso, frumenti in gran copia vennero in Sicilia dal Levante. Ma trent’anni di commercio interrotto pare che ci abbiano fatto dimenticare tutto ciò che solea accadere prima di quell’epoca, onde ora ci sembrano insolite delle cose accadute da che mondo è mondo. Da tutto ciò è manifesto che fin da sei secoli addietro dal Levante si son sempre mandati fuori frumenti in gran copia: e per sei secoli noi abbiam potuto ben sostenerne la concorrenza; anzi dal Regno di Carlo V in poi incominciò una nuova èra nella pubblica economia d’Europa, nella quale crebbero in modo insolito i prezzi di tutte le cose: a segno che abbiam visto a dì nostri in Sicilia il prezzo corrente del frumento venti volte più delli 18 tarì la salma. Ciò deve in secondo luogo convincerci che, come il prezzo del frumento si è in tre secoli di tanto elevato, malgrado i frumenti venuti fuori dal Levante, non può ragionevolmente supporsi che per tal ragione sia oggi caduto: poichè se la concorrenza dei grani del Levante avesse potuto valere a ciò, con molta maggiore ragione avrebbe impedito l’aumento che si è osservato da tre secoli in qua nel prezzo del frumento e di tutte le cose, il quale segue tutt’altra legge che quella del commercio del Levante. Si è in questi tempi voluto supporre che l’Ucrania, la Crimea e l’Egitto mandino fuori oggi maggior copia di frumenti di prima, perchè essendo venuti que’ popoli in maggior floridezza, l’agricoltura vi si è migliorata, e quindi accresciuta la produzione e l’asportazione del frumento. Io non voglio entrar qui ad esaminare se tutte queste siano asserzioni meramente gratuite, o verità provate dal fatto. Dico solo che se quei paesi fossero veramente più ricchi e meglio coltivati di prima, la conseguenza sarebbe tutta contraria a quella che si pretende trarne: poichè que’ paesi tanto meno dovrebbero dare de’ loro prodotti, quanto più dovrebbero consumarne essendo più ricchi e popolati; poichè, ricchezza, miglioramento d’agricoltura, aumento di popolazione e consumazione maggiore, in economia sono sinonimi. Trattandosi particolarmente di produzioni naturali, i popoli, più poveri che sono, più lor ne soprabbonda per darne agli altri. Ciò, oltre alla ragion naturale che ce ’l persuade, è provato dalla storia della nostra pubblica economia. Volendo il duca di Monteleone, vicerè per Carlo V in Sicilia, fissare legalmente la quantità media de’ frumenti che annualmente solea dalla Sicilia mandarsi fuori, trasse dai pubblici registri le note de’ frumenti che erano iti all’estero dal 1521 al 1530; e la quantità media di tutto il decennio risultò dugento settantamila salme (9). E se noi ponghiam mente alle difficoltà che in quei tempi infelici provava l’asportazione de’ nostri frumenti, ed alle prepotenze de’ baroni, contro i quali non valean leggi, che allora erano i grandi proprietarii di frumenti, ci persuaderemo di leggieri che altrettanto dovea venir fuori di contrabbando: e, se non altro, bastava il dazio del venti per cento, oltre all’eccessivo nuovo imposto, per forzare gli uomini a mandar fuori i frumenti di contrabbando. E le continue prammatiche, pubblicate in quella stagione contro le furtive asportazioni, servono solo a confermarci nell’idea che queste doveano essere frequentissime. Questa copiosa asportazione da quell’epoca in poi è venuta via via diminuendosi, finchè negli ultimi anni poche persone portavano i loro frumenti ai pubblici granai. Solo si fa menzione dell’anno 1764 in cui, per una straordinaria congiuntura, la Sicilia ebbe un raccolto straordinariamente ubertoso, e scarsissimo lo ebbero l’Italia e la Spagna, onde que’ paesi, e particolarmente il secondo, trassero da Sicilia un trecento mila salme di frumento: ma ciò fu allora tanto straordinario che tuttora presso i nostri negozianti ed agricoltori suona famosa l’annata di Spagna. Nel decennio ora scorso dal 1808 al 1817, non solo non vi fu asportazione di frumenti da Sicilia, ma assai farina d’America fecero venire gl’Inglesi per vitto dell’armata e del naviglio; e nel 1815-16 si fecero venire da ottantamila salme di frumento dal Levante. Vorremo noi quindi conchiudere che la Sicilia dal 1521 al 1530 fu più ricca, e la nostra agricoltura era più florida di quello ch’è stata dal 1808 al 1817? Mainò certamente. Ma nel primo periodo tutto quel frumento che si producea in Sicilia, tranne quel poco che serviva all’interna consumazione, andava ai pubblici granai: nel secondo però si portava in Palermo e nelle altre città del Regno ove trovava uno spaccio più pronto e vantaggioso. Che che ne sia però, un altro argomento mi persuade che la copia de’ frumenti del Levante non può essere stata la cagione dell’attual basso prezzo del frumento e di tutte le derrate. Quest’immensa quantità di grani, che si dice d’esser venuta fuori da quelle contrade, avrebbe potuto tutt’al più influire a fare ribassare il prezzo degli altri frumenti: ma onde avviene che gli olii, i caci, i vini e tutti i prodotti dell’industria agraria, tutto ciò in somma ch’è venale in Sicilia, e da per tutto in Europa, sia caduto di prezzo? Egli è il vero che, quando una derrata costituisce la parte maggiore della ricchezza di un paese, com’è il frumento in Sicilia, l’avvilimento del prezzo di essa produce una diminuzione di ricchezza, e quindi una proporzionata minorazione di ricerca, e perciò di prezzo delle altre cose. Ma la ricchezza degli altri paesi d’Europa è cresciuta più di quel ch’è mancata la nostra: onde se da una mano mancava per questa causa l’interna consumazione, dovea dall’altra crescerne l’esterna ricerca. Così se la Francia e l’Inghilterra voleano prima una data quantità di soda o di zolfo dalla Sicilia, essendosi in quei paesi moltiplicate le manifatture per l’aumento delle ricchezze loro (ciò che è innegabile) dovrebbero ora ricercarne di più, e quindi pagarle a miglior mercato. Ciò non s’avvera, e certo il frumento di Levante non ne è la cagione. Non mancano poi in Sicilia di coloro (ed in qual paese ne hanno mai mancato?), i quali attribuiscono il basso prezzo delle derrate alla povertà cagionata dalla sproporzione tra la dote dello stato e la ricchezza della nazione. Non è certo da porre in dubbio che la qualità, la somma ed il modo di riscuotere le imposizioni, abbiano somma influenza sul prezzo delle cose. Poichè come i pesi pubblici, ove siano proporzionati agli averi de’ cittadini, sono il più grande stimolo al miglioramento dell’agricoltura e delle arti, così e queste e quella restano soffogate da un peso sproporzionato: per la ragione che tutto ciò che diminuisce la ricchezza di un paese, diminuisce ancora colla stessa proporzione il consumo, accresce il bisogno di vendere, e in conseguenza viene a far cadere il prezzo delle cose, che è sempre in ragion diretta della offerta ed in ragione inversa della richiesta. Ma fa mestieri premettere una considerazione generale. Le querele de’ popoli sono un indizio ben equivoco onde argomentare la floridezza di un paese. In qual’epoca, in qual paese il popolo non s’è querelato? Tutti oggi conosciamo che la Sicilia dieci o dodici anni fa era di gran lunga più ricca che ora non lo è: le imposizioni erano allora minori: eppure non si sentivano anche allora le stesse, e forse maggiori querele? Non s’attribuiva allora a ree vedute di privata ambizione i sentimenti di taluno, che calcolando sui fatti e non sulle pubbliche lamentazioni, osò mostrarci la consolante verità che la nostra ricchezza era cresciuta? Sarebbe poi estraneo all’argomento l’esaminare se tali querele siano in questi tempi ragionevoli: poichè la questione non è se i pubblici pesi siano oggi proporzionati alla ricchezza della nazione, ma se cotale sproporzione, dato che fosse, abbia potuto esser cagione del basso prezzo delle derrate. Ora per sostener l’affermativa non basterebbe provare che le imposte siano oggi sproporzionate agli averi dei cittadini, bisognerebbe mostrare ancora che lo furono sin dal 1816. Poichè se si dicesse che allora non lo erano, ma lo sono divenute di poi per la progressiva diminuzione della ricchezza pubblica, si farebbe un argomento tutto contrario a ciò che vorrebbe sostenersi, e si darebbe la più luminosa prova che la miseria non è stata cagionata dall’eccesso delle imposte. Essendo incontrastabile che il dazio proporzionato alla ricchezza d’un paese può accrescerla e non diminuirla. Nè ciò è tutto. Bisognerebbe far conoscere che per la stessa cagione la ricchezza è venuta meno in tutte le nazioni d’Europa; che da per tutto per la miseria le manifatture siano abbandonate, il commercio annientato, l’agricoltura oppressa; e che in somma le sorgenti della ricchezza pubblica sian da per tutto disseccate, ciò ch’è smentito dal fatto. Tutte le cose son cadute di prezzo. Ciò s’avvera in tutti i paesi d’Europa. Dunque s’ingannano a partito coloro che ne cercano la cagione nelle circostanze particolari di qualche nazione, o nelle particolari vicissitudini di qualche derrata. E in tale errore son caduti anche uomini di sommo peso. Fu discusso quest’importantissimo argomento al 1816 nella camera de’ comuni della Gran Brettagna, ed ivi i signori Western e Brougham tennero de’ ragionamenti assai plausibili, e lo sarebbero di più, se le loro dotte discussioni non venissero deturpate dalla virulenza dello spirito di parte. I loro discorsi furono allora pubblicati e generalmente applauditi (10). Essi pensano che il decadimento del prezzo delle derrate sia avvenuto in Inghilterra per l’attitudine politica di quel paese durante l’ultima guerra; per le operazioni di quel banco; e per gli effetti della pace sulla pubblica economia della Gran Brettagna. Tuttociò potrebbe esser vero se il male fosse ristretto nelle sole isole Britanniche, ma svanisce portando lo sguardo un palmo al di là dello stretto di Calais. Tutto adunque ci porta a conchiudere che l’universale avvilimento del prezzo delle cose deve attribuirsi a una cagione così grande ed efficace, da interessare tutto il sistema dell’economia pubblica d’Europa. Procuriam d’indagarla. CAPITOLO III. Vera cagione del basso prezzo delle derrate. Ciò che comunemente dicesi valore di una derrata, altro in realtà non è che una compendiosa espressione della quantità di altre cose che si darebbero in cambio di quella: e ogni vendita è un semplice cambio di una cosa per un altra. Ma come non ogni cosa potrebbe in qualunque momento trovarsi a cambiare per un’altra, per la facilitazione de’ cambii s’è introdotta in società una derrata, la quale può in ogni momento trovarsi a cambiare per qualunque altra, e questa è la moneta. Ond’è che ogni cosa, prima di cambiarsi con quella di che si ha bisogno, deve momentaneamente permutarsi colla moneta. Ma questa derrata che dicesi moneta, ha il suo valore anch’essa, il quale segue sempre la legge inalterabile di tutti i valori; quella cioè d’esser costantemente in ragion diretta della richiesta ed in ragione inversa dell’offerta. Con la differenza però che i valori delle altre derrate sono per lo più indipendenti gli uni dagli altri: onde può alzare od abbassare il valore dello zucchero, senza che perciò alzi od abbassi quello del ferro o della carne: non è così però della moneta, la quale non può acquistare o perder valore, senza che in contraria ragione lo perdano od acquistano tutte le altre cose. Gli uomini per l’ordinario non pongono mente a ciò; ma illusi dal vedere che la moneta conserva sempre lo stesso nome, credono che ugualmente conservi sempre lo stesso valore, onde la tengono per misura esatta del valore di tutte le cose; appunto come la scala d’un barometro, che, stando sempre immobile, segna il movimento del mercurio. Ond’è che in qualunque alterazione nel valore delle cose, la prima idea che s’affaccia alla mente di tutti è quella di cercar la cagione che ha potuto influire su di questo, e non s’esamina mai se l’alterazione è nel valor della moneta. Indi si cade talvolta in errore; poichè ben può darsi che il valor delle cose fosse lo stesso, ma alterato sia quello della moneta, benchè apparentemente sembri che al contrario vada la faccenda. Se in una società si mantiene costantemente quella quantità di moneta che è necessaria a mettere in circolazione i prodotti di essa, questi avranno sempre lo stesso valore, eccetto i casi in cui delle particolari circostanze venissero ad alterare l’ordinaria proporzione tra la richiesta e l’offerta di essi. Se però venissero a soprabbondare i metalli preziosi, allora verrà a mancare il valore della moneta: onde in cambio della stessa quantità di questa derrata si darà una minor quantità di altre cose: o in altri termini tutto sarà caro. Ma se al contrario i metalli preziosi venissero in società a mancare, crescendo il valore della moneta, una maggior quantità di altre cose dovranno darsi in cambio di essa; o in altri termini, tutto sarà a vil prezzo. Queste vicissitudini nel valor della moneta, nello stesso ordine da me esposto, sonosi verificate nel corso degli ultimi quattro secoli: onde le variazioni stesse hanno in tal periodo alterata l’economia pubblica d’Europa. In tutto il corso del secolo xv il valore del frumento in Sicilia si mantenne da 5 a 8 tarì la salma: e se verso la fine del secolo esso ebbe qualche lieve aumento, ciò era l’effetto della ricchezza che lentamente veniva accrescendosi in Europa, onde maggiore era la ricerca delle cose. Troviamo, è vero, in alcuni anni che il prezzo del frumento s’alzava cinque o sei volte più dell’ordinario, ma tosto si rimetteva a livello: e ciò era l’effetto delle frequenti carestie, che per l’infelice stato in cui era l’agricoltura accadeano, e degli stolti provvedimenti cui in quei tempi d’ignoranza si ricorrea in simili occasioni, i quali forzavano momentaneamente il prezzo della derrata, senza che in ciò avesse avuta parte alcuna il valore della moneta, che in tutto quel tempo non pare che abbia sofferto alcuna variazione. Scoperta però l’America, ed inondata l’Europa di un’immensa copia d’oro e d’argento, il loro valore venne rapidamente a cadere, ed in modo insolito si alzò il prezzo di tutte le cose. Un tale aumento però non fu proporzionato alla quantità dei metalli nuovamente venuti in commercio. Si conviene generalmente che dalla scoperta del nuovo mondo in poi sia entrato in Europa il decuplo di metalli preziosi di quel che prima ve n’erano, intanto il valor dell’argento è caduto colla proporzione di 4 ad 1, e quello dell’oro come 3 per 1. Varie cagioni hanno contribuito a ciò. Parimente il progresso dei lumi e dell’industria ed una maggiore regolarità nei governi, che diè più sicurezza ai cittadini, cominciò ad aver luogo sin dal secolo xv, onde venne accrescendosi la ricchezza generale dell’Europa, e questa trasse il bisogno di una maggior quantità di metalli monetati per mettere in circolazione una quantità più grande di prodotti. L’aumento della ricchezza portò necessariamente l’aumento del lusso, onde una maggior copia d’oro e d’argento s’è destinato ai mobili, vasellame e ad ogni maniera di ornamenti ed arredi. Finalmente il commercio dell’India, i cui prodotti l’Europa non può barattare che colla sola moneta, ha assorbito la maggior parte dei metalli preziosi venuti fuori d’America. Smith inclina a credere che il decadimento dell’oro e dell’argento sia giunto al maximum al principio del secolo xvii: e che dalla fine di esso per tutto il corso del secolo xviii sia ricominciato a declinare (11). Anche Say mostra di uniformarsi a tal parere (12). Ma le ragioni addotte dal primo non sono le più convincenti. Egli osserva che nei 64 anni che seguirono il 1637, in cui egli stabilisce il maximum della decadenza dell’oro e dell’argento, il frumento in Inghilterra ebbe, è vero, un lieve aumento, ma ciò appo lui deve attribuirsi a due avvenimenti accaduti in quel periodo: la rivoluzione e la gratificazione accordata dal governo inglese all’asportazione del frumento. Ma, comecchè si convenga dagli economisti che il valore del frumento sia la misura meno equivoca di quello dei metalli preziosi, pure non deve mai calcolarsi sul valore isolato del frumento di un sol paese, o per lo meno dovrebbero restringersene le conseguenze al solo paese di cui si parla. Ma il misurare il valore dei metalli preziosi in tutta l’Europa dal valore del frumento in Inghilterra è poco degno della sagacità di Smith. Io potrei provare all’incontro che in quegli stessi 64 anni il prezzo del frumento in Sicilia duplicò: ma sarei molto mal avveduto se volessi quindi trarre la conseguenza che in tutta l’Europa l’oro e l’argento perderono una metà del loro valore. Dall’altro altro lato fortissimi argomenti ci portano a credere che il valore dei metalli preziosi sia continuato a cadere in tutto il corso del secolo xviii. Humboldt, che osservò l’America Spagnuola con occhio assai penetrante e sagace, assicura che da cent’anni in qua il prodotto delle miniere del Messico è cresciuto colla proporzione di 25 a 110 (13). Da calcoli fatti in Inghilterra da uomini intelligenti risulta, che il prodotto medio delle miniere d’America nel decennio che precesse il 1742 era stato 9,432,259 scudi all’anno; dopo il 1742 crebbe sino a 12, 18, 20 ed anche 21 milioni di scudi; e che negli ultimi quarant’anni del secolo più che duplicò. Nè abbiamo argomenti che vagliano a provare che la ricerca dei metalli preziosi, per l’aumento della ricchezza d’alcuni paesi d’Europa, o per altra cagione, sia cresciuta nel secolo scorso colla stessa proporzione. Anzi bisogna por mente, che nei paesi ricchi la carta e mille operazioni di commercio tengon luogo di moneta, onde avviene che in essi vi è, proporzionatamente alla rispettiva ricchezza, minor quantità di moneta che nei poveri. È finalmente innegabile che dal principio dello scorso secolo sin verso la fine di esso, in generale il valore di tutte le cose venne aumentando. Ma tre grandi avvenimenti sono accaduti all’età nostra, che han tratto seco altissime conseguenze per la pubblica economia d’Europa: l’indipendenza dell’America settentrionale, la rivoluzione di Francia, e la guerra dell’America meridionale coi suoi dominanti d’Europa. L’indipendenza dell’America settentrionale fece nascere sulla terra una nuova nazione, che corre, anzi vola crescendo in popolazione e ricchezza; ed i suoi rapidissimi progressi chiamano una immensa quantità ognor crescente di metalli monetati per mettere in circolazione l’enorme quantità dei suoi prodotti, che di giorno in giorno si raddoppiano. La rivoluzione di Francia troncò in modo atroce e violentissimo tutti i vincoli della società: ma la violenza stessa contribuì a dare nuova energia agli spiriti, ed a spingere loro malgrado all’aratro ed alle arti una gran quantità di cittadini che erano stati sino a quel punto, o inutili o nocivi alla società. Molti grandi proprietarii fuggiron dalla capitale, e corsero alle provincie, o per trovare sicurezza maggiore, o per cercar nell’industria un compenso della perduta fortuna: e molti altri si diedero a coltivare i fondi acquistati in quel violento trambusto (14). A questo primo luttuoso periodo della rivoluzione successe un nuovo e passeggiero governo che diè sicurezza ai cittadini, incoraggiamento all’industria, premio ai talenti: e la guerra stessa ed il sistema continentale, allora adottato, comecchè avessero quasi disertato la Francia, vennero preparando gli elementi dell’attuale ricchezza di quel paese. L’immensa consumazione di viveri, foraggi, vestiti e strumenti di guerra, chiamò una corrispondente produzione, e venne quindi a dare il massimo incoraggiamento all’agricoltura ed alle arti. Per compensare la perdita di tante braccia, che si destinavano violentemente alle armi, si misero gl’ingegni all’eculeo per inventar nuove macchine onde risparmiar l’opera dell’uomo. Chiuso all’Inghilterra il continente, si fecero in Francia i massimi sforzi per trovar de’ succedanei ai prodotti dell’agricoltura, delle arti e del commercio inglese. Questi sforzi furono in gran parte inutili all’oggetto, ma furono utilissimi ai progressi delle arti e delle scienze, e quindi in tempi più felici sursero le manifatture francesi, divenute potentissime rivali delle inglesi. Gli sforzi degli altri governi produssero quasi da per tutto gli stessi effetti; laonde, al finir della gran lotta, l’Europa si trovò tutta diversa di quella che era trent’anni prima. Appena le nazioni tornarono in contatto, i capitali e le utili cognizioni si comunicarono rapidamente dall’una all’altra; onde l’agricoltura fu generalmente migliorata, le arti protette ed incoraggiate, le manifatture prodigiosamente accresciute, il commercio vivificato, la ricchezza generale d’Europa infinitamente accresciuta, e colla stessa proporzione è venuto a crescere il bisogno e la ricerca de’ metalli preziosi, non solo per mettere in circolazione i prodotti europei straordinariamente aumentati; ma per sovvenire alle manifatture d’oggetti di lusso e di ornamento, la cui consumazione cresce sempre in ragion diretta della ricchezza degli uomini. Smith dice che le sole manifatture di Birmingham consumavano a’ suoi tempi cinquantamila lire sterline all’anno di oro ed argento: e Say assicura che una tal consumazione s’è di poi colà infinitamente accresciuta. Da ciò possiamo argomentare quale immensa copia devono consumarne tutte le manifatture d’Europa in questi tempi, in cui tal sorta d’arredi è tanto ricercata. Colla stessa proporzione, con cui s’è accresciuta la ricchezza generale d’Europa, è venuta accrescendosi ancora la consumazione delle droghe dell’Asia, in cambio delle quali noi possiam dar solamente oro ed argento. È dunque innegabile che l’America settentrionale, l’Europa e l’Asia vogliono oggi il doppio di metalli preziosi di quel che prima voleano. Ma la rimessa di cotali metalli oggi non è più proporzionata a tanta ricerca; anzi essa, non solo non è continuata a crescere come crebbe sino alla fine dello scorso secolo, ma è ora quasi interamente mancata, per le ostilità fra que’ paesi e i loro dominanti d’Europa. Il gran canale per cui l’oro e l’argento si versava regolarmente in Europa è ostrutto, la guerra che la Spagna e il Portogallo fanno all’America meridionale, e l’attitudine politica delle altre nazioni d’Europa riguardo a que’ paesi, vietano che i loro tesori vengano a barattarsi co’ nostri prodotti per le tacite vie del commercio. I metalli che per le suddette cause si potrebbero ritrarre dalle possessioni spagnuole in America restan colà a sostener le spese della guerra: e la guerra stessa ha dovuto necessariamente divertire i capitali e le braccia impiegati nelle miniere. E devesi anche por mente che l’abolizione della tratta de’ neri deve anche tendere a minorar per ora il prodotto delle miniere, essendo scarsa la popolazione di quelle vastissime contrade, e non potendosi più impiegare allo scavamento quelle braccia mal compre. Se adunque in Europa è sommamente accresciuto il bisogno, e quindi la ricerca de’ metalli preziosi; se n’è di gran lunga minorata la produzione, e quindi l’offerta, necessaria cosa ella è che ne sia grandemente accresciuto il valore; ed in conseguenza è venuto a minorarsi il prezzo di tutte le cose in tutti i paesi. Io non so vedere altra cagione onde ciò sia potuto avvenire: ma le circostanze particolari d’ogni paese hanno fatto sì che gli effetti non ne siano stati da per tutto uguali. CAPITOLO IV. Per quali cagioni le conseguenze dell’accresciuto valore de’ metalli preziosi siano state più funeste alla Sicilia, che ad altri paesi d’Europa. Comecchè l’essersi interrotte le antiche relazioni coll’America meridionale, sia appo me la vera cagione del basso prezzo di tutte le cose in Europa, pure delle cause particolari hanno certamente influito a rendere il male più grave in alcuni paesi: appunto come in una popolazione attaccata da una malattia endemica gli effetti ne sono più o meno gravi agli individui, in ragione della rispettiva costituzion fisica di essi. Tutti i paesi d’Europa soffrono lo stesso male, ma in nessuno di essi le conseguenze ne sono state fatali quanto in Sicilia, per l’istantaneo cambiamento e le tristi conseguenze derivate dalle vicende del nostro paese nel breve periodo d’un decennio, le quali son venute già da lunga ora preparando le attuali angustie della nostra economia agraria. Sino all’epoca della rivoluzione di Francia l’economia pubblica di Sicilia fu a livello di quella degli altri paesi d’Europa: ma da quel momento i nostri rapporti politici ed economici col continente vennero a mano a mano rompendosi, finchè la Sicilia si ridusse più isolata politicamente che fisicamente non lo è: ed al tempo stesso il continente europeo divenne moralmente segregato dal resto della terra. La Gran Brettagna, resa padrone assoluta del mare, divenne l’unico canale per cui l’oro e l’argento del nuovo mondo si comunicavano all’antico; e una gran parte di questi metalli veniva a versarsi in Sicilia. Io ebbi allora per le mani i conti che dal commissario generale dell’armata britannica in Sicilia dovean presentarsi al suo governo; dai quali si vede che in cinque anni furono a lui dati dal governo inglese venticinque milioni di lire sterline, che tutte vennero spese in Sicilia per la flotta e le truppe di terra di quella nazione: aggiungansi a ciò i sussidii che l’Inghilterra pagava al nostro governo ed i capitali introdotti per le specolazioni particolari dei negozianti, chè la Sicilia fu allora il centro di tutte le operazioni politiche, militari ed economiche dell’Inghilterra, e potremo argomentare che presso a 12 milioni all’anno in moneta si versavano in Sicilia in quel tempo. Indi avvenne che ne’ nostri mercati di bestiame non circolava altra moneta che dobbloni di Spagna. Tutto allora in Sicilia alzò infinitamente di prezzo, perchè vennero a combinarsi il sommo avvilimento nel valore della moneta, per l’immensa copia che se ne versava in Sicilia, ed il sommo aumento nel valor de’ prodotti, per un numero straordinario di consumatori stranieri. Talchè la sorprendente copia e di moneta, e di manifatture, e di altre derrate che l’Inghilterra dava alla Sicilia, non bastava a pagare ciò che la Sicilia le dava; onde il cambio divenne svantaggiosissimo a quel paese: poichè si pagava in Sicilia 45 tarì una lira sterlina, che al pari ne vale 60. Colla stessa proporzione con cui crebbe il prezzo delle produzioni, venne ad aumentare il valor delle terre ed il prezzo del lavoro. La rendita ordinaria per cui davansi a fitto le terre giunse a 5 o 7 once la salma, e talvolta anche più. La smania di pigliar terre a fitto giunse a tale che gli affitti si contraevano molti anni prima di dover cominciare; ciò fu in appresso la causa principale del nostro decadimento. Può argomentarsi la gran quantità di moneta che circolava allora in tutte le classi della società da un fatto che si osservava in tutte le nostre fiere; il gran consumo di tele, mussolini, e di ogni maniera di bazzecole d’oro e d’argento si facea dalle spigolistre. Il continente però nello stesso periodo fu nella posizione tutta contraria. Segregato dal resto della terra, gli era chiuso qualunque canale onde avesse potuto trarre nuove provviste di metalli monetati, quindi il loro valore s’accrebbe, e proporzionatamente venne a cadere il prezzo delle cose. Ma, come tutto era proporzionato, ciò non dava impedimento a’ progressi dell’industria: chè anzi le circostanze esposte di sopra, favorite dalle istituzioni francesi, aveano estesa e migliorata l’agricoltura, raffinate le arti, moltiplicate le manifatture (15). All’aprirsi del continente, i primi che vennero fuori di Sicilia restarono sorpresi al vedere che ciò che in Sicilia si dava per mercede di un fattor di campagna, bastava in Italia ed in Francia al mantenimento d’un gentiluomo. Noi quindi argomentavamo la povertà di quelle contrade in paragone del nostro paese. Ma tutti i vantaggi politici ed economici che ci avea recato l’Inghilterra furon momentanei. La nostra ricchezza non era nata da cause inerenti al nostro essere, nè avea avuto tempo di metter profonde radici. L’industria agraria fu allora più viva, ma non meglio diretta. Si pagavan le terre di più, non perchè si era trovato il modo di far loro produrre di più, ma perchè i soliti prodotti di essa si vendevano a miglior mercato. In una parola la nostra ricchezza era tutta dipendente da una causa accidentale, e con essa sparì. Quella straordinaria copia di monete, non trovando più in Sicilia la stessa quantità di prodotti da rappresentare e mettere in circolazione, andò naturalmente ove trovava un valor maggiore. Dall’altro lato i nostri prodotti, mancato il numero de’ consumatori stranieri, perderono una gran parte del loro valore, finchè pel corso ordinario del commercio i valori della moneta e delle cose si misero in equilibrio tra noi ed il continente. Ma un tale equilibrio è apparente; in realtà però il continente migliorò, noi precipitammo. I paesi continentali aveano il vantaggio di un’agricoltura in generale più florida, e di mille sorgenti di ricchezza di cui noi manchiamo. Onde appena venne a mancare la causa che tenea compresse le forze di quelle nazioni, la loro ricchezza venne a soprabbondare. I prezzi vilissimi per noi in confronto di quelli di dodici anni fa, sono pel continente gli stessi che le cose hanno colà avuto da trent’anni a questa parte; onde la pubblica economia di quei paesi non ne ha sofferto veruna scossa. Cessata la gran lotta, per sostener la quale tutti gli stati continentali dovettero fare i massimi sforzi, tutti i governi furono in istato di adottare un sistema di maggiore economia, onde dappertutto le pubbliche imposte vennero a minorare. La Sicilia però, che in quella occasione non solo non avea fatto verun sacrificio ma vi avea grandemente guadagnato, ora ne paga con gravissima usura lo sconto; poichè, per esser cessati i sussidii che l’Inghilterra ci pagava, che allora eran la parte principale della dote dello stato, e per altre ragioni, i pesi pubblici dovettero da noi crescere, quando venne a mancare la nostra ricchezza. Ma la circostanza la più fatale per la Sicilia è che la nostra pubblica economia non è in tutto a livello come quella degli altri paesi d’Europa. I prezzi delle cose in Sicilia precipitarono, ma non precipitò tutto colla stessa proporzione, nè ’l potea. I fitti già convenuti, le terre date a censo perpetuo, le mercedi degli operai, i pesi pubblici e mille spese che ognun deve fare, restaron sullo stesso piede; mentre il prezzo de’ prodotti è avvilito a segno, ch’essi son quasi divenuti un inutile imbarazzo pei produttori: poichè lo stesso vil prezzo può dirsi affatto nominale. Quando il frumento valeva ad 8 once la salma, se un agricoltore avea 100 salme di frumento, e volea 800 once, trovava all’istante il compratore. Oggi cento salme di frumento non trovava a vendersi nè in unica partita, nè in contanti. L’agricoltore intanto per pagare il fitto e sovvenire alle ordinarie spese deve impiegare nuovi capitali, o torli in prestanza coll’interesse del 12 o 15 per cento. Indi è avvenuto che, con pochissime eccezioni, le quali in tutta Sicilia non superano forse le unità, i grossi fittajuoli son falliti; e, spirati gli antichi fitti, le terre non trovano a darsi, nè anche pel quarto di allora. Pure i mali della Sicilia non sarebbero stati forse tanto gravi se a quella fatal combinazione di cose che le vicende politiche d’Europa doveano inevitabilmente far nascere, non fossero venuti ad aggiungersi degli avvenimenti accidentali, figli della malizia dell’uomo che moltiplicarono allo eccesso le nostre calamità. La fatale amministrazione dell’annona di Palermo negli anni 1814-15-16 fu la prima e più efficace cagione de’ mali che oggi soffre. In quel critico momento, in cui la catastrofe d’Europa era già avvenuta, il continente era già aperto, la Sicilia era già minacciata di vedersi scappar dalle mani i suoi capitali, si vollero comprare ottanta mila salme di frumento di Levante, che costarono circa a 6 once e 13 tarì la salma, e per tal modo si mandò fuori più di mezzo milione d’once. Io non istarò certamente a seguire le fole dell’ignorante volgo sul male che arreca l’esportazione del numerario, ma quell’operazione fu fatale per altre ragioni. La moneta, essendo una derrata che ha un valore, non deve perdersi, se non nel caso che si dia in cambio di un’altra che ne abbia uno maggiore, senza di ciò la sua perdita forma una diminuzione della ricchezza pubblica, come la formerebbe la perdita del frumento, o di qualunque altra derrata. Quell’operazione adunque fu tanto dannosa alla Sicilia, quanto lo sarebbe stata la depredazione di un esercito invasore che avesse portato via un mezzo milione d’once. Poichè per essa non solo non s’accrebbe la somma dei valori posseduti dalla nazione, ma venne a diminuirsi dì gran lunga, perchè quel frumento straniero fece perdere il valore al nazionale. Pure come se quest’operazione non fosse stata in sè stessa abbastanza vandalica, si volle rendere anche più atroce, per l’uso che si fece di que’ frumenti. Essi si vendevano a forza a’ fabbricanti di pane e di pastumi a prezzi stabiliti dal pretore, e poi si obbligavan costoro a vendere i pastumi ed il pane al prezzo imposto dal magistrato municipale: ed oltracciò multe severissime si facean pagare a costoro, or con un pretesto, or con un altro. La conseguenza inevitabile di cotali violenze fu che que’ fabbricanti non vollero più incettare frumenti nazionali, sul timore che poi non fosse loro vietato di farne uso; finchè poi, andati in rovina, anche volendo nol poterono: e così venne a chiudersi la gran via dell’interna consumazione, che è la Capitale (16). Ciò non per tanto, per quella forza intrinseca che ha sempre l’ordine stabilito delle cose, la macchina della pubblica economia di Sicilia, benchè ostrutta in tutte le sue parti, stentatamente sì, ma pur camminava. Scomposta però violentissimamente dalle funeste vicende del 1820, non è stato possibile il ricomporla. Supera un milione d’once la perdita diretta delle private fortune in quell’infausta occasione, e l’indiretta non v’ha chi possa estimarla. D’allora in poi i pochi capitali che camparono il general trambustio, sparirono dalla circolazione; il credito pubblico venne meno, e con esso la fiducia fra’ cittadini, oggi divenuti tutti vanamente creditori ed impotenti debitori; la terra perdè il suo valore; gli apparenti proprietarii, essendo soggetti alle stesse spese di prima, non possono soddisfarle se non col cumulare debiti sopra debiti; la riscossione delle rendite d’ogni maniera è venuta meno; tutti voglion vendere, ma pochi possono, ed anche meno vogliono comprare: interrotto il circolo ordinario della pubblica economia, tutte le classi dello stato son venute a risentirsene. CAPITOLO V. Per migliorare l’economia agraria di Sicilia fa d’uopo rimuover prima tutti gli ostacoli che minorano la produzione ed impediscono la circolazione dei prodotti. Tutto in natura ha un termine, e la guerra tra la Spagna e l’America deve averlo assai breve; perchè in ciò è interessata l’Europa intera. Non è in mente umana il prevedere quali sarebber per essere le conseguenze del prolungarsi quella guerra: ma è fuor di ogni dubbio che, se venissero a rompersi interamente le comunicazioni fra’ due emisferi, i prezzi di tutte le cose in Europa verrebbero a ridursi tanto al di sotto di quelli del xiv secolo, quanto è maggiore in questa età la somma dei prodotti; onde le nazioni verrebbero a perire soffogate dalla loro stessa ricchezza. La conoscenza di questa importante verità, più che una fratellanza di principii politici, indusse il Congresso degli Stati Uniti a stringere amicizia cogli abitanti meridionali del lor continente. Ed è forse questa la ragione per cui il gabinetto di S. James non ha seguito le stesse linee politiche degli altri governi in riguardo all’America meridionale. Se noi staremo neghittosi ad aspettare che i due continenti ripiglino gli antichi legami politici ed economici, un tale avvenimento giungerà certo post funera: e dato che avvenga doman l’altro, poco vantaggio ne sarebbe a noi per risultare; essendo, come ho già detto, la nostra miseria cagionata da tutt’altra cagione, per cui non si ha dalla terra quel profitto che potrebbe aversi, ad onta del basso prezzo del frumento, se venisse coltivata con miglior sistema. Ma un miglior sistema non potrà adottarsi dagli agricoltori siciliani, se prima non vengon rimossi gli ostacoli che inceppano la loro industria: ed a ciò fare è innanzi ad ogni altro necessaria la protezione del Governo, intesa 1o ad accrescere la somma de’ prodotti di Sicilia; 2o ad accelerarne quanto si può la circolazione e facilitarne lo spaccio; 3o a rendere affatto libero il commercio, onde la privata industria non trovi più ostacoli, e ognuno possa per qualunque via accrescere la sua ricchezza: chè dalla somma delle private fortune il capitale della nazione è composto. Comecchè la Sicilia da parecchi anni a questa parte sia venuta scuotendo la soma di vecchi pregiudizii e delle antiche nocevoli istituzioni, pure ne restano ancora; ed i loro effetti sono tanto più perniciosi, in quanto la nazione è rifinita. Di tal natura sono primieramente i dritti promiscui sulla stessa terra. La legge ha replicatamente decretato l’abolizione di questa economica poligamia; pure ancor si veggono in Sicilia vastissime estensioni di terreno, in cui uno è padrone della terra, un altro degli alberi, un terzo ha il dritto di devastarli per farne legna, ed un quarto ha quello di menare il suo bestiame a pascere in quel suolo. Non sono calcolabili le conseguenze di questa eterna lotta fra dritti contrarii, per cui a trar de’ conti nessuno profitta di quel suolo che tutti desertano: e lo stato ne soffre la perdita di un’immensa produzione. Ma per qual ragione, in onta alla legge, esiste ancora in Sicilia tal mostruoso miscuglio di dritti contrarii? Perchè per togliere un tanto male non s’è mai cominciato onde conveniva? Spetta al magistrato e non a me il vedere se tutti coloro che usano di cotali dritti li posseggano legittimamente; onde io non sarò mai per proporre il mezzo violento ed ingiusto di abolirli a dirittura, senza tener conto delle ragioni di coloro che li posseggono. Dico però che l’interesse pubblico deve andar sempre avanti del privato: onde deve tagliarsi il male dalla radice con toglier prima l’abuso, e lasciare agl’interessati il dritto di far valere le loro ragioni, per esserne rifatti. Se però si vuole, come si è voluto, che prima si combinassero i rispettivi interessi, e poi si togliesse quel fatal sistema, avremo un bell’aspettare; perchè non tutti coloro che hanno il maggiore interesse a rimuoverlo, hanno ugualmente forze, capacità e circostanze da sostenere un lungo piato, per liberare i loro fondi da tanta vessazione. Indi è avvenuto che pochissimi proprietarii son finora riusciti a ricomprare così orribili servitù, dalle quali nasce un’immensa diminuzione di produzione: ciò che in altri termini è diminuzione di ricchezza, di consumazione, e perciò di circolazione e di popolazione. Quelle campagne, altronde assai estese in Sicilia, le quali attualmente dànno scarso alimento a poco bestiame, ed in cui miseramente vivono pochi mandriani, messe in conveniente cultura, potrebbero mantenere una quantità di gran lunga maggiore di utili animali, e migliaja di agricoltori ed artieri vi troverebbero la loro sussistenza. E non solamente costoro, ma tutte le loro famiglie dovrebbero vestirsi, nutrirsi ed in ogni altra maniera spendere col profitto che quindi trarrebbero. Dall’altra parte quelle terre, ora per lo più incolte, richiederebbero più migliaja di salme di frumento per semenze e per vitto degli agricoltori; ed una proporzionata quantità d’oglio, di vino, di cacio e d’altri prodotti verrebbe a consumarvisi. E finalmente, venuti più ricchi i proprietarii ed i fittajuoli di quel suolo, consumeranno di più, in ragione della rispettiva ricchezza: e per tal modo la prima salutare spinta verrebbe a darsi all’interna circolazione ed al consumo de’ nostri prodotti. Ma questi vengono anche in Sicilia carcerati dall’antica istituzione, la quale tuttora è tollerata, per cui quasi tutte le produzioni dell’industria agraria devono vendersi al prezzo stabilito dal magistrato. M’è grave in questo momento il far conoscere che un sistema così assurdo, riprovato dal consenso unanime di tutti gli scrittori, sbandito da tutti i paesi, si rannicchia solo in quest’angolo della terra, e tenacemente da noi si sostenga. Sistema sempre nocevole all’interesse pubblico, ma che assai più lo è nelle circostanze attuali della Sicilia, in cui qualunque lieve ostacolo allo spaccio de’ nostri prodotti trae seco funestissime conseguenze. Molti pensano, o mostrano di pensare, che ciò sia necessario, perchè il popolo compri le derrate di prima necessità ad un giusto prezzo. Ma v’è altro prezzo giusto fuor che quello fissato dalle libere volontà del compratore e del venditore, e determinato dai rispettivi bisogni? All’infuori di ciò qualunque prezzo è necessariamente ingiusto. Il prezzo è la misura del valor delle cose; e questo è sempre relativo al bisogno di chi vuol farne l’acquisto: ma chi vuol disfarsene è anche spinto dal bisogno di vendere, onde il punto in cui questi due bisogni s’uniscono è il giusto. Se il magistrato venisse a stabilire lo stesso prezzo che i due contraenti stabilirebbero da loro, la sua ingerenza è inutile; ma se fissa un prezzo diverso, essa è dannosa agl’interessi d’una delle due parti, ed in conseguenza all’interesse pubblico. Per conoscere i lacrimevoli effetti di questa gotica istituzione, basta il considerare che il fissarsi in tutte le città del Regno il prezzo de’ pastumi, fa che nessuno dei fabbricanti di essi possa fare delle grandi incette, non essendo sicuro del prezzo che da un giorno all’altro potrebbero avere quelle derrate. Che val quanto dire, che in tutto il Regno è inceppato lo spaccio e la circolazione del frumento, che costituisce la sorgente principale della nostra ricchezza. All’ingorgamento generale che ciò produce devono aggiungersi poi le concussioni che impunemente si commettono dalla coorte delle mignatte destinata a vegliare per l’interesse del povero ed a frenare l’ingordigia de’ venditori, le quali vanno poi tutte a cadere in danno del compratore: e fanno necessariamente nascere quel monopolio che s’intende evitare. Poichè chiunque vuol portare checchessia a vendere da un luogo di Sicilia ad un altro, n’è ritenuto da cotali estorsioni cui deve andare incontro; onde il venditore indigeno è sicuro di non aver mai concorrenza. Se costui riceve dal magistrato la meta confacente ai suoi desiderii, continua a vender la carne, il cacio, l’oglio, o checchessia altro; se però questa non fa per lui, serra la bottega, ed il pubblico non ne trova più a comprare per qualsisia prezzo, finchè il venditore e il magistrato trovano il modo di mettersi d’accordo, e facilmente lo trovano. Ciò forma in capo all’anno un’immensa minorazione di consumo, e quindi una proporzionata diminuzione di ricchezza pubblica. Pure tale è l’effetto dell’abito, che generalmente non si calcolano i danni che da ciò risultano: anzi molti per ignoranza, e molti altri perchè usi a trarne degl’illeciti profitti, sostengono che una tale istituzione sia vantaggiosa. Ed i men pregiudicati la tengon per buffoneria più presto che per un male che possa trarre conseguenze di momento. Io però son di fermo avviso d’esser questa una delle più gravi calamità, cui possa soggiacere un paese: e fondo il mio pensiero su d’un argomento di fatto. Se un agricoltore ha del formaggio da vendere, e deve comprare vomeri, zappe ed altri strumenti agrarii, porterà il formaggio al pizzicaruolo, da cui riceverà in cambio una quantità di moneta, che darà ad un fabbro in cambio degli strumenti di che abbisogna. Il fabbro darà quella moneta ad un carbonaio in cambio di carbone; e costui la cambierà per delle legna col padrone di un bosco, e così via via, finchè la moneta del pizzicaruolo percorrerà tutto il gran circolo de’ bisogni della società. È chiaro primieramente che il pizzicaruolo, l’agricoltore, il fabbro, il carbonaio, il padron del bosco, e tutti gli altri che son venuti appresso, hanno tutti guadagnato in questi cambii, perchè ognuno d’essi ha creato un nuovo valore: e la società vi ha guadagnato la somma di questi valori, per produrre i quali è stato necessario consumare tante altre cose. È chiaro inoltre che più spessi che saranno cotali cambii, o in altri termini, più rapida che sarà la circolazione, maggior sarà il numero de’ valori creati; e che crescendo o decrescendo uno di questi, devono colla stessa proporzione crescere o decrescere tutti gli altri. Posto tutto ciò, se il pizzicaruolo nel mettere in vendita il formaggio deve avere dal magistrato la meta quanto più bassa si può (come è giusto); se dovrà inoltre dargli la sportula (come è di ragione); se l’acatapano vorrà la sua mancia (come è di dritto); se il servidore di qualche persona in carica vi stenderà anche l’artiglio (come è solito); se in somma sarà soggetto a tante concussioni (come lo è infatti), saranno inevitabili due conseguenze: primieramente minore sarà il suo guadagno, ch’è il valore da lui creato, ed in conseguenza meno potrà dar pel formaggio, ch’è il valore dell’agricoltore, costui meno strumenti potrà pigliar dal fabbro, e al modo stesso verranno a minorarsi tutti gli altri valori d’appresso. In secondo luogo, essendo questi cambii arrestati in un punto, meno rapida sarà la circolazione, ed in conseguenza minore la somma de’ valori prodotti e delle cose consumate per produrli. Si moltiplichino queste conseguenze per tutte le cose che vengono in vendita in Sicilia, e per tutte le città, terre e villaggi del Regno, in cui tenacemente s’aderisce a questa barbara consuetudine, e si calcoli, se lo si può, quanto più scarsa ne deve essere in tutto il Regno la consumazione, più lenta la circolazione, minore la qualità e la somma de’ valori creati: e ciò in un momento in cui la nostra economia agraria è attaccata da un mortale languore. Qui fa d’uopo ripetere ciò che si è detto di sopra a proposito dei dritti promiscui sulla terra: la legge non è stata abbastanza efficace per togliere anche quest’abuso, il quale è solo tollerato non autorizzato dal governo, che savissimamente lo ha in altre parti assolutamente vietato. In Sicilia però s’è lasciato in arbitrio de’ corpi municipali il continuare a regolarsi con questa rancida pratica, senza por mente all’influenza che esercitano su questi corpi coloro che hanno il maggiore interesse a sostenerla. Ciò è lo stesso che lasciare in arbitrio de’ ragazzi l’andare a scuola. E cadrebbe qui buon destro il fare anche parola degli ostacoli fisici che la mancanza di strade carrozzabili presenta all’interna circolazione de’ nostri prodotti: ma io considero le strade, i ponti, i canali e simili altri argomenti di trasporto come l’effetto più presto che come la causa della ricchezza delle nazioni. È la consumazione, ed in conseguenza la ricerca dei prodotti, che rende utili e frequentate le strade; se questa manca, le strade saranno come: Tra Ledici e Turbia — La più diserta e più romita via. E tali saranno le nostre strade carrozzabili, ove la loro costruzione non sia preceduta dalla rimozione di tutti gli ostacoli morali, di che ho fatto e son per far parola, i quali minorano la produzione, scuorano l’industria, arrestano la circolazione ed impediscono che venga accrescendosi il capitale della nazione. Forse che le strade di Sicilia non sono oggi frequentate perchè son cattive? Mainò. Fate che in tutte le città del Regno fosse ricercata una maggior copia di frumento e di altre derrate, e vedrete che le strade nostre, cattive come sono, saran frequentatissime come lo sono sempre state in tempi più felici. Allora la costruzione delle strade sarà veramente giovevole. Ma finchè il ristagno generale nasce da tutt’altra cagione che dal difficile trasporto, il rimuover l’ostacolo fisico delle strade a nulla monta. Mi si dica: Inclusio unius non est exclusio alterius. Ne convengo: ma la costruzione delle strade dovrebbe essere il secondo e non il primo passo. Poichè le strade non possono certo influire a rimuovere le cause morali che minorano la ricchezza pubblica di Sicilia: ove che il toglier queste metterebbe la nazione in istato di costruir le strade senza altro ajuto. Nè io so vedere come una nazione, che perde un tre milioni l’anno sulla sua agricoltura, possa venire a capo di rifarsi della spesa per la costruzione delle strade: menochè voglia ammettersi l’assioma del signor de Weltz «L’art de faire des dettes, et de ne point les payer est un des éléments de l’ordre social». CAPITOLO VI. È nel momento attuale sommamente dannoso alla Sicilia qualunque ostacolo all’asportazione de’ prodotti, che deve anzi efficacemente favorirsi. Che che possa fare nel momento attuale il governo per avvivare il commercio interno di Sicilia, lenta sarà sempre la circolazione, e scarsa la produzione nostra, se non si rende ugualmente libero l’estero commercio. Poichè se l’asportazione dei nostri prodotti incontra il menomo ostacolo, per questo un natural contraccolpo deve risentirsi immediatamente dal corso ordinario di essi nell’interno del Regno. Il Governo ha già da lung’ore fissata la massima della libera asportazione del frumento e delle altre derrate: e quest’aureo principio è stato di recente confermato dagli ultimi regolamenti delle dogane. Si sono eccettuate dalla franchigia alcune derrate che servono alle nostre arti; e, colla veduta di favorir queste, si son soggettate a dazio la canapa, il lino, le cuoja, il presame, il nitro, l’olio, i cenci, il legname da costruzione ed altri molti. Ma v’ha dei fatti i quali dànno a conoscere che cotali mezzi hanno sempre sortito un effetto contrario. Fu già tempo in cui le nostre leggi fulminavano pene severissime a coloro che mandavano al macello i loro animali di specie bovina. Queste leggi sono ora considerate come assurde, e lo erano infatti: pure esse cominciavan tutte collo stabilire un principio incontrastabile, l’importanza dei bovi per l’agricoltura: ma nel fatto poi per farli abbondare faceano quanto umanamente far poteasi per farli mancare, coll’impedire il guadagno di coloro che ne produceano. Indi avveniva che in proporzione che tali prammatiche si bandivano, il bestiame scarseggiava in Sicilia: onde per le provviste della carne per Palermo, chè allora i soli Palermitani avean dritto a mangiar carne in Sicilia, si dovea spesso far venire bestiame dall’Africa o d’altrove. Queste leggi sono oggi fortunatamente sparite, e si conosce alla fine che tutti i Siciliani siam del pari figli di Dio, e tutti mangiamo carne quando abbiam danaro da comprarne. Talchè si consuma forse più carne a dì nostri in un mese, che non se ne consumava allora in un anno: pure non cade in mente ad alcuno il sospetto che possa oggi mancar carne ai nostri macelli, o bovi ai nostri aratri. Perchè mai un tal fatto non s’applica a tutte le produzioni? Tanto vale il mettere ostacoli all’asportazione de’ cenci, del lino, di checchessia altro, perchè possano i nostri artieri averne in gran copia ed a miglior mercato, quanto il proibire il macello de’ bovi, perchè i nostri agricoltori possano più facilmente averne. Il principio è lo stesso, e non ammette eccezioni; perchè gli uomini in tutti i tempi, in tutti i paesi, in tutte le circostanze, si dànno sempre a far ciò che lor torna a maggior profitto. Volete olio, cuoja, canape ec. in gran copia? Fate che molto vi guadagni chi ne produce. Ma col frapporre ostacoli alla loro asportazione si stabilisce un monopolio in favore degli artieri nazionali a danno dei produttori, de’ consumatori e della ricchezza pubblica; e venendosi per tal modo a minorare il profitto del produttore, deve necessariamente accadere ciò che avvenne per la carne. Ovechè, se affatto libera ne fosse l’asportazione, il maggior profitto ne farebbe produrre di più, nè l’artiere nazionale potrebbe mai temere la concorrenza dello straniero; perchè la natura stessa delle cose gli dà sempre il vantaggio di potere acquistare le materie grezze di prima mano, e più facilmente che quello non potrebbe. E la ricchezza generale dello stato avrebbe maggiore incremento per la produzione più estesa, che non potrebbe averne dalle arti ingiustamente ridotte a monopolio. In quell’età in cui l’Europa intera dormiva nella più crassa ignoranza, queste verità, che son la base della scienza economica, eran comuni in Sicilia: e s’è venuto fatto ai moderni economisti di usurpar a mal diritto il vanto d’essere stati i primi a mostrarle, ciò è avvenuto perchè nessuno si è ancora data la pena di far conoscere la storia della nostra pubblica economia. Non è qui da far parola delle leggi emanate sotto il governo di Federico II aragonese, epoca oltre ad ogni dire gloriosissima per la Sicilia; non parlo degli statuti sul valore della moneta (17); non delle vessazioni da cui vennero sottratti gli agricoltori (18); non dell’uniformità de’ pesi e delle misure (19); non della libertà e sicurezza del commercio interno (20); non della proibizione d’imporre un prezzo forzato alle cose (21), ma son degne di nota le parole della legge bandita nel 1414 sotto Ferdinando I, a ragione soprannominato il Giusto, per la quale si vietava di mettere il menomo ostacolo all’asportazione delle derrate di Sicilia: «Constat enim manifeste quod ii qui fruendi rebus propriis libertate privantur, deserunt arbitria (22).» Per qual rea fatalità quest’aurea massima, gridata sul principio del xv secolo da un parlamento siciliano, non è in quest’età di lumi universalmente di norma a tutti gli uomini di stato in Europa? Le stesse antiche leggi nostre fan conoscere quali effetti produsse ne’ tempi d’appresso l’essersi deviato da questo gran principio. Sotto il governo di Ferdinando II si credè di far moltiplicare i cavalli col vietare l’uso delle mule, e l’asportazione di quelli. Gli armenti di giumente, divenuti allora men profittevoli, vennero a minorare, ed i cavalli mancarono: onde il parlamento fu nella necessità di chiedere al Re che tali divieti fossero tolti (23). Finalmente il fatto della carne di sopra additato è venuto a confermare il gran principio che se più libero ed esteso è lo spaccio delle cose, in maggior copia se ne produrranno, e più ve ne sarà, e per l’uso proprio e per darne all’estero. Ma nelle lacrimevoli circostanze attuali dell’economia agraria di Sicilia, non basta il togliere qualunque ostacolo all’asportazione de’ nostri prodotti: bisogna efficacemente favorirla con un premio. E se ciò non può farsi per tutte, basta certamente il farlo per l’asportazione del frumento, ch’è la più copiosa delle nostre produzioni, e quello il cui facile e vantaggioso spaccio validamente influisce ad accrescere la consumazione di tutte le altre. È questo il mezzo che l’Inghilterra ha messo in uso sin dal 1689 per avvivare la sua agricoltura. Io non ignoro che parecchi economisti, e fra questi Say principalmente e Smith, riprovano questa pratica, i cui vantaggi sono a creder loro apparenti, ma in realtà è dannosa. «Se il governo inglese, dice il primo, accorda al momento dell’asportazione un premio di 10 franchi, e se per tal premio la mercanzia si vende in Francia 90 franchi, in vece di 100 che valerebbe, essa ottiene la preferenza: ma non è questo un regalo di 10 franchi che il governo inglese fa al consumatore francese?» «Si capisce bene che il negoziante trova il suo conto in ciò. Egli fa lo stesso guadagno che farebbe se la nazione francese pagasse la cosa quanto vale: ma la nazione inglese perde in questo mercato colla nazione francese il 10 per 100, poichè questa dà in cambio di una mercanzia, che vale 100 franchi, un valore di 90 franchi (24).» Io convengo che nel considerare solamente come fa l’autore l’operazione diretta, la cosa va certamente così. Ma il gran vantaggio della gratificazione, che accorda l’Inghilterra all’asportazione del frumento, è nelle conseguenze indirette. Se i negozianti inglesi, incoraggiati dalla gratificazione mandan fuori cento mila once in frumento, per cui il governo accorda un premio di dieci mila once, potrebbe esser vero quel che dice Say, che un tal valore riconduce solamente in Inghilterra un altro valore di novanta mila once, onde la nazione inglese potrebbe aver perduto dieci mila once in quel cambio. Ma quel valore di cento mila once non si sarebbe nè prodotto, nè mandato fuori, senza la gratificazione: onde tutta l’operazione si riduce ad un prima spesa che fa il governo inglese di dieci mila once, per accrescer di novanta mila il capitale della nazione: e questa, venuta più ricca, rifà con usura il governo di quella prima spesa. Si aggiunga a ciò il vantaggio che trae la nazione dall’agricoltura più estesa, dal commercio più vivo. Ma questi vantaggi si negano da Smith, il cui raziocinio ha dello strano. « Quando voi mettete, egli dice, i nostri manifattori di tela, o di lana, in istato di vendere le loro derrate un poco più care, colla gratificazione che loro accordate, voi fate crescere, non solamente il prezzo nominale, ma il prezzo reale di queste derrate, lo rendete equivalente ad una quantità più grande di travaglio: aumentate il profitto reale ed il profitto nominale, la ricchezza e la rendita reale di questi manifattori, e date ai medesimi il mezzo, o di viver meglio essi stessi, o d’impiegare una quantità più grande di travaglio in queste manifatture particolari; incoraggiate realmente queste manifatture, e dirigete verso di esse una quantità dell’industria nazionale più grande di quella che probabilmente vi si sarebbe rivolta da sè stessa». Dopo questo bel panegirico degli effetti della gratificazione sulle manifatture, ognun crederebbe che lo stesso dovrebb’essere per l’agricoltura: ma così non la pensa quell’economista. «Ma quando voi, soggiunge egli, fate salire con questa stessa istituzione il prezzo nominale o pecuniale del grano non fate crescer già il suo valore reale, nè aumentate la ricchezza reale e la rendita, nè degli agricoltori, nè dei dei proprietarii; non incoraggiate affatto la produzione del grano, perchè non date ad essi il mezzo d’alimentare e d’impiegare più coloni per coltivarlo. (Ed in fatti gli agricoltori siciliani possono oggi alimentare ed impiegare lo stesso numero di coloni di dieci anni fa). La natura ha impresso sul grano un valore reale, che nessuna istituzione umana può cangiare: nè vi è gratificazione che possa aumentarlo, e la più libera concorrenza non può diminuirlo. Questo valore è generalmente da per tutto uguale alla quantità del travaglio che può mantenere (25)». E perchè, dimando io, non è lo stesso del valore delle scarpe, del panno, della tela, e di qualunque altra cosa? Confesso che più ho studiato su questo raziocinio, men l’ho capito, e m’è sempre parso di sentire ad argomentare uno degli antichi metafisici, i quali andavano anfanando, e a forza di distinguo, e subdistinguo, e di absolute, e secundum quid, finivano per non sapere eglino stessi lo che si dicessero. Ma un tal ragionamento manca nella base. L’effetto della gratificazione in Inghilterra non è stato quello di fare rialzare il prezzo del frumento: chè anzi Arturo Young, e l’autore dell’Essai sur la police générale des grains, hanno provato che, dopo lo stabilimento della gratificazione, i prezzi del frumento in Inghilterra sono un po’ ribassati: ma la nazione vi ha guadagnato primieramente una produzione ed un’asportazione maggiore: in secondo luogo ciò ha fatto migliorare ed estendere l’agricoltura, ed ha reso più uguali gli annuali prezzi del frumento. Onde l’Inghilterra da quel momento non ha provato più, nè carestia, nè alcuno di que’ saliscendi nel prezzo del frumento da un anno all’altro, che sono spesso più fatali all’agricoltore ed allo stato delle stesse carestie. Di rincontro a cotali paralogismi è l’autorità di Arturo Young, il quale, dopo di aver fatto un confronto tra la quantità ed il prezzo del frumento mandato dall’Inghilterra all’estero prima e dopo della stabilita gratificazione, con documenti tratti dai registri presentati al Parlamento, fa vedere, che ne’ 68 anni che seguirono lo stabilimento della gratificazione, l’Inghilterra avea mandato all’estero 33 milioni di quarters di frumento, che importava circa quaranta milioni di lire sterline, onde egli conchiude: «se il risultato di questi fatti non basta ad aprir gli occhi di qualunque persona pregiudicata contro l’asportazione del frumento, io non so qual altro argomento lo possa. Considerate la gran quantità di braccia che ha dovuto impiegare la produzione di questi 33 milioni di quarters di frumento; considerate il gran numero di marinai e di barche (tutte nostre) impiegati a portarlo fuori, il cui noleggio solo è importato più di tre milioni di lire sterline; considerate quindi, miei concittadini, che un solo articolo di nostra asportazione ci ha profittato quaranta milioni di lire sterline. Questi quaranta milioni, come io ho altrove osservato, equivalgono a centoventi milioni di manifatture fabbricate con materiali stranieri. Questi son fatti che gridano come una tromba in favore di questa nobile e veramente benefica istituzione, la quale è il fondamento della nostra ricchezza nazionale, non solo pel diretto aumento di essa, ma per una infinità d’interessi che ne dipendono (26).» Per esser pienamente convinti de’ vantaggi che ha tratti l’Inghilterra dalla gratificazione accordata all’asportazione del frumento, basta por mente a quel che ne dice il marchese di Boulainvilliers, «se rimontiamo alla cagion primitiva di questo nuovo metodo che ha in Inghilterra in generale aumentato le produzioni della terra, la troviamo nella saggia politica di una gratificazione stabilita nel 1689 per un atto del Parlamento all’asportazione de’ suoi frumenti. Se negli altri stati i particolari pagano il governo per l’uscita, questo al contrario pagò i particolari. — Tutti i mezzi ordinarii messi in opera sin allora per aumentare le produzioni della terra erano stati superflui, o per lo meno poco utili. — Prima di quest’epoca l’agricoltura d’Inghilterra era al rango delle mediocri d’Europa. — Si combinino tutti i mezzi che questa monarchia ha messo in uso da un secolo a questa parte per formare la sua potenza, e si troverà che è a tale istituzione ch’essa deve particolarmente la sua elevazione. — I vantaggi ch’essa ha ricevuto dalla gratificazione non posson dissimularsi; l’aspetto dell’Inghilterra n’è stato interamente cambiato. È da quest’epoca in poi ch’essa ha rappresentato una parte primaria, ed ha figurato colle più grandi potenze d’Europa. — E la nostra agricoltura potrà figurare accanto alla sua, solo coll’adottare il suo sistema della gratificazione (27)». Ed io replico col marchese di Boulainvilliers, è solo col mezzo d’una gratificazione da accordarsi all’asportazione de’ frumenti di Sicilia che la nostra economia agraria può risorgere dal mortale deliquio in cui si trova. CAPITOLO VII. Considerazioni intorno all’immissione delle derrate straniere. Poche persone si troverebbero oggi, le quali porranno in dubbio che la libera asportazione de’ prodotti proprii sia altamente vantaggiosa ad ogni paese: ma ciò, lungi di potersi considerare come un passo di più che ha dato la scienza economica, o come una verità conosciuta, è anzi in generale un errore, in cui la maggiore parte degli uomini si son confermati, che ha vestito la spoglia d’una verità. Se infatti si chiede, perchè l’asportazione è vantaggiosa, si risponderà: perchè così entra denaro nel paese: e per la stessa ragione quasi tutti gli uomini voglion proibita l’immissione delle derrate straniere, acciò non esca il denaro. Se questi errori si confinassero nel solo volgo, poco male ne verrebbero a risentire gl’interessi generali delle nazioni: ma è ben lagrimevole che i governi di Europa siano stati sempre e sian tuttora invasi della stessa malattia: onde tutti tengono dietro ad una fantasima, che dicesi Bilancia di commercio, per la quale si pretende che le nazioni sian come que’ cacastecchi, i quali, vendendo sempre quanto più possono, e comprando quanto meno possono, vengon cumulando una gran quantità di moneta, che nella mente del volgo siede come vera e reale ricchezza. Onde tutti i regolamenti ed i trattati di commercio delle moderne nazioni son diretti ad impedire l’ingresso alle derrate straniere nel proprio paese, per ottenere una favorevole bilancia di commercio. E per questa vana ombra si son fatte tante guerre, tanto sangue s’è sparso da un polo all’altro. Ma cotal fantasima sparisce tosto che si considera che il denaro, nè entra per l’asportazione de’ proprii prodotti, nè va fuori per l’immissione delle derrate straniere. In tutte le operazioni di commercio, tra uom0 ed uomo, tra nazione e nazione, non si fa altro che un cambio dei rispettivi prodotti, nel quale la moneta rende un servizio momentaneo nel facilitarlo. La moneta, nè piove dal cielo, nè s’attinge alla fontana, ma ognuno l’acquista, cambiando per essa alcun suo prodotto. Se io fo il conciapelli, cambio le pelli, che sono il mio prodotto, con una quantità di moneta; poi cambio questa con un vestito, ch’è il prodotto di un sarto: costui la cambia col macellajo, che glie ne dà carne; ed il macellajo la cambia col calzolajo, che gli fa le scarpe. In tutti questi cambii la moneta, senza far la ricchezza d’alcuno, ha servito a tutti, appunto come un carro, che, dopo di aver trasportate le derrate d’uno, passa avanti a render lo stesso momentaneo servizio a molti altri. Ma in realtà i nostri prodotti si son cambiati l’un coll’altro, e le mie pelli son venute trasformandosi ora in vestito, ora in carne, or finalmente in iscarpe. La stesso perfettamente s’avvera tra nazione e nazione. Se un negoziante siciliano vende ad un francese due mila salme di frumento a due once la salma, il volgo francese griderà che son venuti fuori di Francia cinquanta mila franchi, ed il volgo siciliano gioirà che siano entrate in Sicilia quattro mila once. In fatti il compratore francese ha pagato i franchi, ma il venditore siciliano ha ricevuto once o scudi, od altra moneta siciliana. Si son dunque coniate alla nostra zecca quattro mila once di più di quelle che erano in Sicilia prima d’una tal vendita? No certo. Come dunque i franchi pagati dal compratore francese giunsero in forma d’once nelle mani del venditore siciliano? Perchè il compratore di quel frumento ha pagato i franchi in Francia ad uno che avea venduto altrettanto panno od altre derrate in Sicilia, ed il compratore di esse ha pagato in Sicilia al venditore del frumento lo stesso valore in tante once. Onde i franchi in Francia e le once in Sicilia han fatto solo un giuoco apparente ne’ due paesi, senza nè entrare, nè venir fuori; ma nella realtà il panno e le derrate francesi han pagato il frumento di Sicilia. Se dunque l’asportazione è vantaggiosa, non è perchè per tal modo entra molto denaro: ma perchè in cambio de’ prodotti che le nazioni hanno di soverchio, acquistano in maggior copia quelli di che han bisogno, il valore de’ quali, venuto in loro possesso, accresce il capitale di esse. Pur, comechè le nazioni cambiino per lo più tra loro i rispettivi prodotti, avviene anche talora che alcuno dia del danaro in cambio di una derrata straniera, ma non perciò essa perde; chè, essendo la moneta una derrata e nulla più, conviene mandarsi fuori in quegli stessi casi in cui conviene mandar fuori frumento, panno e checchesia altro; cioè quando trova in un altro paese un valore maggiore di quello che ha nel proprio. Come in fisica è una legge costante che tutti i corpi gravi, ove la gravità loro non sia vinta da forza maggiore, andranno sempre con moto regolare dall’alto al basso; così, per una legge ugualmente invariabile in economia, le cose, ove si lasci libero il loro corso, andranno sempre dal luogo in cui hanno meno valore a quello in cui ne trovano uno maggiore. Se il frumento in Francia vale meno che in Sicilia, il frumento di Sicilia potrà esser condotto in Francia forzatamente, ma pel corso ordinario del commercio non vi andrà mai. Se però il frumento stesso vale più in Spagna che in Francia, il frumento di Francia andrà naturalmente in Spagna, e la Francia, nel dar quel frumento alla Spagna, accresce la sua ricchezza, perchè potrebbe avere in cambio della stessa quantità di frumento maggior quantità di altre cose da quel paese, che non potrebbe trovare nel proprio. Al modo stesso se la moneta ha più valore in Francia che in Inghilterra, essa rappresenterà in Francia una maggior quantità di cose che non ne rappresenta in Inghilterra, onde ogni Inglese in particolare, ed in conseguenza tutta la nazione in generale farà un guadagno nel cambiar la moneta colle derrate francesi. Poste tali cose, è innegabile che se una nazione manda ad un’altra un valore sotto qualunque forma, un tal valore diverrà presso la nazione che lo riceve maggior di quello che era presso la nazione che lo ha dato, altrimenti non vi sarebbe ito. Colà verrà cambiato con un altro valore, che per la stessa ragione ricondotto nel proprio paese sarà anche maggiore, onde questo ne verrà più ricco. Ciò sarà maggiormente chiaro dal seguente esempio. Se la tela vale nell’India una metà più di quel che vale in Olanda: e la cannella vale in Olanda una metà più di quel che vale nell’India, questi prodotti del due paesi passeranno naturalmente dall’uno all’altro. Laonde, se l’Olanda spedisce all’India il valore di un milione di fiorini sotto la forma di tela, questo valore, colla sola trasposizione da un luogo all’altro, verrà a crescere di una metà, e giunto all’India sarà un milione e mezzo, e quivi troverà a cambiarsi con un milione e mezzo di fiorini in forma di cannella, la quale ricondotta in Olanda valerà due milioni. Così l’Olanda avrebbe duplicato quel capitale che prima avea impiegato in tela: ed avrebbe potuto moltiplicarlo di più coll’estendere maggiormente il circolo del commercio, e portare la cannella al Messico, e cambiarla con della cocciniglia, portar questa in Sicilia e cambiarla con del frumento, portare il frumento in Francia e cambiarlo con della seta, la quale portata finalmente in Olanda avrebbe fatto rientrare in quel paese un valore tre o quattro volte maggiore di quello che n’era uscito in forma di tela: ovechè questo non si sarebbe per nulla aumentato se uno straniero fosse ito in Olanda e avesse dato in moneta un valore uguale a quello della tela. Questo è il corso ordinario del commercio, per cui arricchiscono gli uomini e le nazioni, il cui guadagno si forma dal ricever sempre un valor maggiore di quello che si dà. Ma un tal guadagno non potrebbe aversi, ove l’immissione delle derrate straniere non fosse libera quanto l’asportazione delle proprie; poichè i proprii prodotti non possono ricondurre nel paese un valor maggiore, se non vengono trasformati in prodotti stranieri. Onde vietare ad una nazione di ricever derrate straniere è lo stesso che vietarle di riscuotere il prezzo delle sue. Ed una nazione che darebbe sempre senza ricever mai, (ove ciò fia possibile) andrebbe sempre ad accrescere la ricchezza altrui, e la sua verrebbe sempre diminuendo. Say ha dato la massima chiarezza a questa verità: nè io so dispensarmi dal riferire le sue stesse parole. «Conviene qui dileguare l’errore grossolano di alcuni partigiani del sistema esclusivo, i quali riguardano come guadagno fatto dalle nazioni, solamente ciò ch’esse ricevono in moneta: ciò è lo stesso che dire che un mercante di cappelli, che vende un cappello 24 franchi, guadagna 24 franchi, perchè è pagato in numerario. Non è così: il denaro è una merce come le altre; il negoziante francese che manda in Inghilterra ventimila franchi di acquavite, manda una mercanzia che rappresenta in Francia venti mila franchi: se la vende in Inghilterra mille lire sterline, e se, facendo venire in argento o in oro queste mille lire sterline in Francia, esse vagliono ivi ventiquattro mila franchi, il beneficio è solo di quattro mila franchi, quantunque la Francia abbia ricevuto ventiquattro mila franchi di metalli preziosi. E nel caso che il negoziante francese facesse comprare delle chincaglie colle mila lire sterline di cui può disporre, e potesse, facendole venire in Francia, vendervele ventotto mila franchi; allora vi sarebbe pel negoziante e per la nazione un beneficio d’otto mila franchi, quantunque non fosse entrato numerario in Francia. In una parola il beneficio è solamente l’eccesso del valore ricevuto sul valore inviato, qual che si sia la forma sotto la quale questi valori sono stati trasportati. «Ciò ch’è degno di considerazione è che più lucroso è il commercio che si fa collo straniero, più la somma delle immissioni deve eccedere la somma delle asportazioni, e che si deve desiderare precisamente ciò che i partigiani del sistema esclusivo considerano come una calamità. Mi spiego: quando si mandan fuori dieci milioni, e s’immettono undici milioni, v’ha nella nazione un valore di un milione di più di prima. Malgrado tutti i quadri della Bilancia di commercio bisogna che la cosa vada così, o che i negozianti che trafficano collo straniero non guadagnino nulla: in effetto si apprezzano le mercanzie che van fuori secondo il valore che hanno all’uscita; ma questo valore è più alto quando esse son giunte al loro destino: questo valore più alto compra una mercanzia straniera, il cui valore aumenta ancora nel giungere a noi: essa all’entrare è apprezzata secondo il suo valore nuovamente acquistato. Ecco dunque un valore ito fuori che ha ricondotto un valore tanto più alto, quant’è il guadagno dell’andare e del venire. Si vede da ciò, che in un paese che prospera, la somma di tutte le mercanzie immesse deve superar quella di tutte le mercanzie mandate fuori. Un rapporto del ministro dell’interno di Francia nel 1813, secondo il quale la somma delle asportazioni è portato a 383 milioni, e quella delle immissioni, compreso il numerario, a 350 milioni, dà questo risultato come il più bello che si fosse mai ottenuto: esso prova al contrario, ciò che altronde sapeasi, lo stato deplorabile del commercio francese in quell’epoca. «Leggo in una Memoria sulla provincia di Navarra in Ispagna, che facendo il paragone del valore delle immissioni e delle asportazioni di questa provincia, la bilancia contro la provincia è di circa a 600 mila franchi all’anno. L’autore soggiunge: Se v’ha una verità incontrastabile è che qualunque paese che arricchisce, non potrebbe immettere più di quel che manda fuori; senza di che il suo capitale diminuirebbe visibilmente. E come la Navarra è in uno stato di prosperità crescente, ciò ch’è dimostrato dai progressi della popolazione e dell’agiatezza, è chiaro che...... L’autore dovea soggiungere qui per conseguenza: è chiaro che io non ne so nulla, poichè cito un fatto dimostrato che smentisce il principio incontrastabile; si leggon tuttodì cose di simil fatta» (28). Da ciò si conosce come assurdi siano i regolamenti in vigore presso tutte le nazioni, co’ quali si pretende impedire l’asportazione della moneta, e far modo che n’entri quanto più si può. Essi primieramente sono inutili, perchè vana è qualunque legge che viene direttamente in opposizione coll’irresistibile sete del guadagno che porta l’uomo a durare le più penose fatiche, a correre spaventevoli rischi, ed affrontare impavido la stessa morte. Son poi inutili perchè, introducendo a forza in un paese maggior quantità di monete di quella che fa mestieri per mettere in circolazione i prodotti di esso, il soprappiù sarebbe affatto inoperante: appunto come se in un mulino si mettesse maggior copia d’acqua di quel che basta a dar movimento alla ruota, il di più scorrerebbe inutilmente, senza che la ruota venisse perciò ad acquistare maggior celerità. Ma se all’incontro venissero ad aumentarsi i prodotti di una società, vi verrebbe da sè stessa a crescere la quantità di moneta in circolazione: al modo stesso che crescerebbe il numero de’ carri, dei facchini, e di tutto ciò che serve al trasporto ed alla circolazione di essi. Cotali regolamenti poi, se potessero rigorosamente eseguirsi, sarebbero altamente perniciosi allo Stato; poichè una nazione che desse sempre de’ suoi prodotti e non ricevesse altro che danaro, verrebbe a ridurre tutto il suo capitale in moneta, la quale venendo a grado a grado a soprabbondare perderebbe il suo valore; finchè si giungerebbe al punto di non averne alcuno, come l’aria, l’acqua ed i sassi; ed il capitale della nazione verrebbe così a ridursi a zero. Fortunatamente il contrabbando ripara da per tutto gli effetti di cotali stabilimenti dettati dal pregiudizio. Calcoli indisputabili dimostrano, che dal principio dello scorso secolo in qua sono entrati in Inghilterra 317 milioni di lire sterline in moneta effettiva: aggiungendo a ciò quella che dovea esser prima nel paese, si vedrà che oggi dovrebbe esservi più di 400 milioni di lire sterline in moneta: pure Pitt, il quale potea avere interesse a magnificare più presto che occultare la moneta esistente in Inghilterra, trovò che l’effettiva quantità di essa non superava li 47 milioni (29). Che più? Durante l’ultima guerra, malgrado la pena di morte inflitta a coloro che portavan via moneta dall’Inghilterra, malgrado gli ostacoli della guerra, le ghinee inglesi circolavano in tutte le piazze del settentrione. Diremo forse perciò che gl’Inglesi sono stati pazzi a lasciarsi scappar dalle mani quella preziosa derrata? Conchiuderemo che il capitale dell’Inghilterra sia diminuito di 353 milioni? Dobbiamo anzi da ciò argomentare, che il guadagno che gl’Inglesi han fatto in quel contrabbando è stato tale da far loro affrontare rischi sì gravi. E così dovea naturalmente andar la bisogna. Poichè la soprabbondanza da un lato e le circostanze politiche dall’altro, faceano che la moneta avesse più valore nel continente che in Inghilterra: onde le ghinee inglesi rappresentavano e potean cambiarsi con una maggior quantità di cose colà che in Inghilterra: le derrate con cui esse si cambiavano andavano a trovare in Inghilterra un valore anche più alto; onde la nazione inglese veniva in possesso di una somma di valori maggiori di quelli che prima possedea. Ed assai più vi avrebbe guadagnato quel paese, se il pregiudizio non avesse posto sì gravi ostacoli all’asportazione della moneta ed all’immissione delle derrate straniere. Non bisogna mai perder di vista che la ricchezza nasce dal valore e non dalla forma delle cose cui esso è attaccato. Molto meno importa il modo con cui venghiamo in possesso de’ valori: sia che si creino da noi, sia che s’abbiano dagli altri in cambio di cose nostre, è tutto lo stesso, purchè per acquistarli si dia quanto meno si può. Ciò che importa ad una nazione è che la somma de’ valori da lei posseduti venga sempre aumentandosi: e ciò può ottenerlo col ricever sempre più di quanto dà. Conviene ad ogni popolo produrre e dar molto agli altri di ciò che ha, per averne in cambio moltissimo di ciò che non ha: onde, impedire che un paese riceva, è lo stesso che impedirgli che dia; come impedir la consumazione è lo stesso che impedir la produzione. Il commercio è un circolo che tutte le cose devono necessariamente percorrere; arrestandone il corso in un punto, s’arresta necessariamente in tutti gli altri. Ma onde è potuto avvenire che tutte le nazioni e tutti i governi si siano sempre ingannati in affare di sì grave momento? Non son queste teorie smentite dal fatto, che molte fra le nazioni, le quali hanno vietato sempre l’ingresso alle derrate straniere, son cresciute in ricchezza? Come render ragione dell’ognor crescente opulenza della Gran Brettagna, che è stata la più tenace a sostenere il sistema esclusivo? Gli uomini si sono sempre ingannati intorno a ciò per l’effetto di quel prestigio che ha in sè stessa la moneta, che potea solo esser vinto dai lunghi sforzi della ragione: ma un tal pregiudizio è stato afforzato da molti, anche pregevoli, scrittori di pubblica economia, i quali hanno mostrato delle grandi verità, ma sparse, isolate e confuse a mille errori. È solo da pochi anni a questa parte che s’è ridotta veramente a scienza l’economia politica, formandosene un sistema d’idee tutte consone e derivanti l’una dall’altra. Se poi alcune nazioni d’Europa son venute più ricche, esse lo son divenute ad onta del sistema esclusivo, e non per esso: perchè le sorgenti della ricchezza loro son così copiose, che quel sistema può solo influire a far sì che quella non s’elevasse al punto ove altronde potrebbe giungere, ma non può disseccarla dell’intutto, come farebbe in un altro paese, che manca delle stesse felici circostanze. Le ultime grandi vicende d’Europa impedirono i progressi della ragione e delle utili teorie. Ristabilita la pace, l’Inghilterra ha già cominciato a conoscere la verità di questi principii; ed ha già dato un grande esempio alle altre nazioni col diminuire in gran parte i dazii sull’immissione delle derrate straniere. CAPITOLO VIII. Applicazione delle precedenti teorie alle circostanze attuali della Sicilia. Il male più grave da cui nel momento attuale è afflitta l’economia agraria di Sicilia, e l’ingorgamento generale, cagionato dallo spaccio difficile de’ nostri prodotti; un sistema che tende direttamente ad ostruire tutti i canali del commercio, deve naturalmente accrescere le nostre calamità. Pensano alcuni che, essendo il sistema esclusivo adottato da tutte le nazioni, esse sono tutte del pari, perciò non è nocevole ad alcuna. Io convengo che una delle ragioni, per cui un tal sistema non ha da per tutto prodotto il male che avrebbe dovuto, è, per essere stato generale: ma il dir poi che la Sicilia, adottando un tal sistema, mentre è in vigore presso le altre nazioni, non ne sentirebbe verun danno, perchè si mette del pari con quelle, è lo stesso che dire che io posso mettermi un bove sulle spalle, senza paura d’essere oppresso dal peso, perchè mi metto del pari col Crotoniate. Le forze delle primarie nazioni d’Europa son grandi, perchè innumerevoli sono i prodotti di esse, ed estesissimo il circolo del loro commercio. La Sicilia è un pigmeo in paragone di tutta la terra, con cui quelle vengono in commercio. Che importa alla Francia ed all’Inghilterra se questo pigmeo lor chiude i suoi porti? Ma importa moltissimo alla Sicilia se i prodotti suoi non giungono a quelle nazioni. I grandi paesi d’Europa, essendo assai ricchi, devono in conseguenza consumare assai dei loro stessi prodotti; e in essi l’interna consumazione non incontra verun fisico o morale ostacolo. La Sicilia consuma poco, perchè povera, la sua interna consumazione è arrestata in mille modi; onde se per poco viene a mancare la ricerca straniera, è irreparabilmente perduta. La Sicilia consuma solo una piccolissima parte di alcuni de’ prodotti delle altre nazioni: ma queste consumano tutti i prodotti della Sicilia, di cui questo paese non potrebbe disfarsi senza careggiare gli stranieri con ogni maniera d’adescamento. Operando altrimenti qual ne sarà la conseguenza? Le nostre produzioni resteranno come un corpo morto a pesar sulle nostre spalle. Aggiungasi a ciò che le nazioni colle quali noi siamo maggiormente in commercio, hanno portato le arti a tal grado di perfezione, che le loro manifatture son divenute come un monopolio per esse: ma i prodotti di Sicilia, con pochissime eccezioni, possono aversi per tutto altrove. Onde se il Siciliano vorrà (e non può non volerlo) tutto ciò che serve al modo e al piacere della vita, deve comprarlo a forza dall’Inglese o dal Francese; ma se costoro vogliono frumento, cacio, olio, vino, cenci, lino, canapa od altro possono trovarne in qualunque angolo della terra abitata, con cui la Francia e l’Inghilterra sono in commercio. «L’interesse d’una nazione, dice Smith, nelle sue relazioni di commercio colle nazioni straniere, è come quello di un mercatante, riguardo alle varie persone, con le quali tratta di negozii: cioè di comprare al miglior mercato, e di vendere più caro che sia possibile. Ora è cosa naturale che essa compra a miglior mercato quando, lasciando al suo commercio una libertà perfetta, incoraggisce tutte le nazioni a portarle le derrate che ha bisogno di comprare. E per la stessa ragione è cosa chiarissima che la medesima venderà più caro quando i suoi mercati son pieni di compratori» (30). Se ciò è vero per tutte le nazioni, molto più dev’esserlo per la Sicilia, appunto per la sua piccolezza in confronto delle altre nazioni: poichè incomparabilmente maggiore è il numero de’ Francesi, Inglesi, Olandesi ec., che verrebbero a comprare e vendere in Sicilia, se il commercio fosse libero, di quello de’ Siciliani che potrebbero andare allo stesso oggetto in Francia, in Inghilterra ed in Olanda. In conseguenza la Sicilia venderebbe i suoi prodotti assai più cari, e comprerebbe a molto miglior mercato di qualunque altra nazione. Ma adottando un sistema tutto contrario ne avverrà sicuramente, o che il Siciliano dovrà soggettarsi alle più dure privazioni e ridursi a vestire d’albagio, mangiar nel piatto di creta, bere nella scodella, tosarsi la barba colle cesoje, ad essere in una parola Cappuccino, ed in conseguenza a consumar de’ proprii prodotti quanto ne consuma il Cappuccino: o, com’è più probabile, dovrà, a costo di violar qualunque legge e mancare a qualunque dovere, provvedersi di quegli oggetti, che altri chiama di lusso, e nel fatto son di necessità, comprandoli il triplo, mentre dovrà vendere i suoi prodotti un terzo di quanto oggi li vende. Ma qui sento a dirmi che il vietar l’ingresso alle merci straniere è il mezzo diretto di far che s’introducano fra noi quelle manifatture che compriamo dall’estero, e che meglio prosperino quelle poche che abbiamo. La febbre delle manifatture cammina a piè pari con quella della Bilancia di commercio, ambe figlie gemelle di quella dell’Estrazione del numerario. Io potrei troncar l’argomento in principio con dire ch’è impossibile che le manifatture diano alla nazione un profitto tale da rifarla di tante perdite: onde la questione, se pur sarebbe questione, si ridurrebbe a vedere se conviene meglio alla Sicilia essere ricca senza manifatture, o povera con manifatture: ma come una tal malattia è oggi troppo estesa fra noi, è giusto d’entrar più addentro nell’esame di questa rilevantissima questione. Il volgo dal vedere che tutti i paesi ricchi hanno manifatture, conchiude che un paese non può essere ricco senza averne: onde reputa di poco momento qualunque perdita, purchè essa meni a quel desiato oggetto. Ma non si pensa che que’ paesi non sono ricchi perchè hanno manifatture, ma hanno manifatture perchè son ricchi; poichè i grandi capitali son quelli che fanno esistere le manifatture. In Inghilterra, in Francia, in Olanda ed in tutti i paesi ove son floride manifatture è ordinario l’esempio di fabbriche, nelle quali sia impiegato un capitale di mezzo milione di scudi: nè men di ciò fa mestieri perchè una manifattura sia veramente profittevole al manifattore ed allo Stato; per la ragione che in qualunque ramo dell’umana industria i profitti son sempre in ragion diretta del capitale: nelle manifatture però il profitto è in ragion dupla ed anche tripla del capitale che s’impiega. Così se uno impiegando in agricoltura un capitale di mill’once, ne trae un profitto di cent’once, impiegandovi due mila once il suo profitto potrebbe essere dugent’once: ma impiegando in una manifattura un capitale doppio, il profitto non solo sarà doppio, ma triplo e forse quadruplo. E ciò primieramente avviene perchè in quanto maggior numero di braccia si compartiscon le parti d’un’opera, tanto più essa sarà perfetta e sollecita; Smith porta a questo proposito l’esempio della manifattura delle spille la quale può andar divisa in diciotto diverse operazioni; pure in una fabbrica, da lui osservata, in cui il manifattore non potea impiegare più di dieci persone, esse facevano 48,000 spille in un giorno: se un altro avesse avuto la metà del capitale di costui, non avrebbe fatto la metà di quelle spille, ma forse meno della quarta parte; e per la ragione stessa più del doppio ne avrebbe fatto se avesse avuto capitale da impiegare diciotto persone, invece di dieci. In secondo luogo è immensa la sproporzione tra il risultato del lavoro delle macchine e quello dell’uomo: ma l’acquisto e lo risarcimento di esse vogliono grossissimi capitali. L’acquisto poi delle materie grezze forma un’enorme differenza di profitto tra colui che ha sempre denaro a sua disposizione, e quell’altro che deve comprarle solamente quando può. Ne’ paesi ne’ quali le manifatture prosperano, accade sovente che un manifattore per acquistar credito, o per soppiantare un competitore, vende le manifatture sulle prime anche con perdita: ma questa perdita, di cui egli vien poi a rifarsi, esige straordinarii capitali. È degno a tal proposito di considerazione un fatto accaduto all’ab. Balsamo ne’ suoi viaggi, da lui riferito in una delle sue memorie inedite: Sulla vera cagione della mancanza di manifatture in Sicilia. Trovavasi egli in Parigi nel 1791, ed entrò in un fondaco in cui si vendeva un’immensa copia di manifatture inglesi. Fattosi a leggere i prezzi delle stesse, restò sorpreso al vedere ch’esse si vendevano in Francia per un prezzo uguale, ed anche minore di quello che costavano in Inghilterra, e particolarmente in Londra. Non sapendo come ciò avesse potuto avverarsi, malgrado le spese di trasporto, dogane, assicurazione ec., ne chiese al negoziante di cui erano quelle merci. Costui gli rispose che i manifattori inglesi, per disfarsi di quelle manifatture, le davan loro in grosso ad un prezzo minore di quel che le vendevano a ritaglio in Inghilterra, e con una dilazionc di tre, ed anche quattr’anni, senza frutti; che eglino non contavano sul profitto che poteano avere nel rivenderle, ma sul capitale che loro restava per le mani, onde le vendevano, anche senza guadagno, per ritirarsi presto il capitale, che, impiegato altrove, dava loro un profitto, e venuto il tempo del pagamento, adempivano e ricominciavan da capo. L’immaginazione si perde a considerare quali immensi capitali sono necessarii per far ciò. Nè senza capitali sì fatti una manifattura può esser mai tale da contarvi su per la ricchezza delIa nazione: poichè qualunque impresa di tal natura, ove non vi siano impiegati capitali straordinarii, è soffogata dal menomo contrat­tempo. Ora in Sicilia, non solo sarebbero necessarii gli stessi capitali, ma ne abbisognerebbero di gran lunga maggiori. Perchè in primo luogo, le manifatture si dànno recipro­camente la mano. Se in Inghilterra un manifattore inventa una macchina che facci l’opera più spedita e migliore, trova subito l’artiere che gliela fa, e gli costa poco; ma se in Sicilia si voglion delle macchine perfette, devon farsi venire da fuori; se colà una macchina si guasta, è immediatamente con poca spesa rifatta; se si guasta una macchina in Sicilia, bisogna farne venire una nuova, ed in tutto quel tempo il capitale sarà perduto o infruttifero. I primi artieri dovrebbero inoltre farsi venire da fuori, ed in conseguenza l’opera loro costerà assai più in Sicilia, che non costa altrove. Ma v’ha di più. Quello ch’è un gran profitto per un manifattore inglese, o francese, sarebbe una perdita per un Siciliano: poichè l’idea di grande o picciolo profitto è in ogni paese relativo all’interesse ordinario del danaro. In Inghilterra ed in Francia, essendo l’interesse ordinario del denaro il 2 1/2, o il 3 per cento, un manifattore che guadagna in una specolazione il 7 ha fatto un guadagno strabocchevole. In Sicilia l’ordinario interesse del denaro è il 12 o 15 per 100; onde se consigliate ad un uomo d’impiegar cento mila scudi in una manifattura, della quale può trarre il 7 per 100, vi riderà in faccia. Da tutto ciò è manifesto che il manifattore siciliano dovrebbe impiegar maggiori capitali, e trarne minor profitto dello straniero. Ed a tutto ciò deve aggiungersi una circostanza, per la quale, ove anche vengano miracolosamente a stabilirsi manifatture in Sicilia, esse non potrebbero mai sostenere la concorrenza delle straniere. Il consumo di tutte le cose è sempre proporzionato alla ricchezza d’ogni paese. Non è certo un paradosso il dire che in Sicilia si consuma la metà di quanto si consuma in Inghilterra. Indi naturalmente avverrà che se una manifattura, per esempio, di panni, ha bisogno di mill’once al giorno per rifare l’intraprenditore delle spese, e dargli un profitto, il manifattore inglese, spacciando mille canne di panno al giorno, può darlo a un’oncia la canna. Ma il Siciliano, che ne spaccia appena 300 canne, deve darlo a due once; e se si mettono a calcolo i maggiori capitali qui necessarii, ed il più grave interesse del denaro, dovrà vendere il panno a 4 once; onde l’Inglese, ad onta di qualunque dazio, potrà sempre dare il suo panno a miglior mercato. Un esempio ne abbiamo nelle stamperie: nelle grandi città del continente si stampano 3 o 4 mila copie di un’opera, e si spacciano agevolmente; in Sicilia è ben fortunato chi giunge a vendere dugento esemplari di un libro; onde questo deve qui costare tre o quattro volte più che altrove. In una parola, la consumazione fa la produzione: impegnarsi a produrre, senza esaminare se la nazione sia in istato di consumare, è un pigliar la cosa pe’ piedi e non per la testa. Noi avevamo una manifattura di panni; un’altra ne apparve per un momento anni sono; perchè sono esse venute meno? Per mancanza di capitali e di spaccio. Se si fossero potute acquistare delle ottime lane, se si fossero fatte venire da altri paesi le migliori macchine ed artieri più esperti, se si fosse trovato in Sicilia uno spaccio tale da rifare gl’intraprenditori delle spese e dar loro un profitto, quelle manifatture si sarebbero ben sostenute senza altro ajuto. Nè val che si dica, che noi siamo nemici di noi stessi, perchè preferiamo sempre le cose straniere alle proprie. Questo pregiudizio è comune a tutti i popoli, nè può vincersi se non dal tempo e dalla pazienza, e tempo e pazienza in qualunque specolazione son sinonimi di capitale. Non è guari vennero introdotte in Inghilterra le pecore merinos; la lana che se n’ebbe fu ugualmente buona che quella di Spagna; pure que’ manifattori si contentavano di comprare la lana di Spagna più cara che la nazionale a miglior mercato. Gli agricoltori allora specolarono di pettinare ed ammannare la loro lana nella stessa forma di quella che veniva da Spagna: ingannati da questa innocente frode i manifattori ne comprarono; e, visto che il panno ne riusciva ugualmente buono, il pregiudizio venne via via dileguandosi; talchè oggi la lana de’ merinos indigeni si vende in Inghilterra quanto il primo pelo di Spagna. In Sicilia un agricoltore che farebbe la stessa specolazione, se al primo anno non troverebbe a vendere con profitto il prodotto suo, sarebbe nella necessità di lasciar l’impresa. Le nostre manifatture di cappelli si sono in pochi anni introdotte, moltiplicate e migliorate, col solo potentissimo incoraggiamento della privata industria e dell’emulazione: ed il pregiudizio non ebbe luogo, perchè in Sicilia si trovavano capitali proporzionati a queste piccole manifatture, onde si potè far tutto ciò che si fa altrove, e se n’ebbe lo stesso e forse migliore risultato. Lungi ch’io sia persuaso che il pregiudizio contro le manifatture nazionali possa esser d’ostacolo allo stabilimento ed ai progressi delle manifatture tra noi; io penso al contrario che in Sicilia prevale un fatal pregiudizio in favore delle manifatture, per cui si piglia il mezzo per fine, c si pretende in conseguenza sacrificare il fine al mezzo. Le manifatture sono uno de’ mezzi per cui s’acquista la ricchezza, ch’è il fine cui devono tendere tutte le operazioni politiche. Ora, quando alle manifatture deve sacrificarsi un ramo qualunque della ricchezza nazionale, esse sono, non che inutili, ma perniciose allo Stato. «Quando, dice Say, un premio impegna a creare, sia per l’uso interno, sia per lo straniero, un prodotto che non avrebbe luogo senza di ciò, ne risulta una produzione funesta, poichè costa più di quel che vale» (31). Si è di recente introdotta in Sicilia una manifattura di carta: e, non bastando a sostenerla i naturali vantaggi che ha sempre il manifattore nazionale sul concorrente straniero, s’è imposto per favorirla un grave dazio sull’asportazione de’ cenci ed una imposizione del 25 per 100 sul valore della carta straniera immessa In Sicilia. Al trar de’ conti la carta siciliana, a condizione uguale, costa più dell’estera. Se, a cagion d’esempio, in quella manifattura è impiegato un capitale di dieci mila once, ed il manifattore ne trae un profitto del 20 per 100, è questo senza dubbio un valore di due mila once creato nella nazione, che prima non vi era. Ma la ricchezza pubblica di Sicilia s’accresce perciò di due mila once? Mainò, anzi ne viene a minorare; perchè la perdita che la nazione fa sui cenci, ed il guadagno che non fa sulla carta estera, superano di gran lunga il valore creato: ecco la production fâcheuse di Say. Or se all’incontro un negoziante siciliano mandasse lo stesso valore di dieci mila once in paese in cui la carta, dedotte le spese, vale il 20 per 100 di meno di quel che vale in Sicilia, e cambiasse quel valore con della carta, e la portasse in Sicilia, vi sarebbe un valore di dieci mila once ito fuori, che ne riconduce un altro di dodici mila, e le due mila di più sarebbero un aumento netto al capitale della nazione. In ambi i casi il consumatore compra la carta allo stesso prezzo: in ambi i casi gl’intraprenditori guadagnano il 20 per 100, ma l’uno diminuisce e l’altro aumenta il capitale della nazione. Ecco gli effetti del commercio libero. Ma si risponde generalmente a tutto ciò con un’altra fola. Si pensa che simili sacrifizii sono passeggieri e presto ridonderanno in gran profitto della nazione, perchè molti, incoraggiati dall’esempio del primo, faranno lo stesso, onde le manifatture verranno così a moltiplicarsi, e rifarranno la nazione di quella momentanea perdita. Se l’esempio del guadagno di un manifattore nazionale vale ad animarne altri a far lo stesso, molto più dev’esser valevole l’esempio del guadagno che si fa sulle manifatture estere immesse nel paese: poichè queste per giungere a noi passan per tre o quattro mani, che tutte vi guadagnano, ovechè il manifattore nazionale che spaccerebbe le sue manifatture direttamente allo stesso prezzo delle straniere, farebbe egli solo tutti questi guadagni. Deesi in secondo luogo considerare che chiunque deve stabilire una manifattura dopo d’un altro, non solo deve incontrare le stesse difficoltà del primo, ma deve inoltre entrare in concorrenza con quello; e questa difficoltà cresce in ragion diretta che si moltiplicano le manifatture. Onde s’è mestieri fare cotali sacrifizii per mettere il primo in istato di sostener la concorrenza degli esteri, assai maggiori dovrebbero farsene per coloro che devono stare a fronte degli esteri e del primo. Se una manifattura è veramente profittevole: se vi sono i necessarii capitali; se la nazione è in istato di offrire un largo e sicuro spaccio, non dubitate che presto o tardi verrà a stabilirsi, senza che alcuno se ne ingerisca: ma se manca alcuna di quelle condizioni, voi potrete fondere la nazione in un crogiuolo, non avrete mai manifatture. Io ho ragionato finora sulla supposizione che le mani­fatture vengano favorite dalle proibizioni: che sarà poi se si considera che questo è il mezzo diretto di non averne, e che quella concorrenza che si crede letale, è appunto quella che le fa nascere e fiorire? Il sistema delle proibizioni non è nuovo in Europa; chè anzi è questo un avanzo dell’ignoranza del secoli andati, che, a scorno dell’attuale nostra civilizzazione, pur troppo alligna ancora fra noi. Svolgete le nostre prammatiche, percorrete tutti i nostri antichi regolamenti, non troverete altro che mezzi coattivi per favorire l’agricoltura, le arti e ’l commercio. Quali ne sono stati gli effetti? Agricoltura oppressa, arti imperfette, commercio meschino. Si moltiplicaron forse le manifatture di seta in Messina pel funesto privilegio accordato a quella città, che nessuno in Sicilia potesse vender seta grezza ad altri che a Messinesi? È celebre il fatto accaduto nel secolo passato in Francia. Il re Luigi XV, per favorire le manifatture di seta della città di Lione, proibì l’immissione in Francia di sete estere grezze e lavorate. Sei anni dopo la stessa città fu costretta a dimandare al re che un tal divieto fosse tolto. E son degne di nota l’espressioni della supplica avanzata allora da quel magistrato: «Per un errore commesso dai nostri predecessori, sei anni sono, si dimandò a V. M. una rigorosa proibizione all’immissione delle sete forestiere, e particolarmente di quelle lavorate: e quest’errore ha prodotto de’ danni infiniti che con rossore esponghiamo a V. M. per ottenerne il riparo: 1o Le nostre manifatture son cresciute di prezzo per mancanza di concorrenza; 2o Le manifatture straniere entrano segretamente per mezzo d’inevitabili contrabbandi; 3o I padroni ed intraprenditori delle fabbriche si sono arricchiti, ma il resto della nazione è impoverita». Ma non è la più alta follia quella di voler altre manifatture fra noi, mentre la prima di tutte le manifatture, quella cui la natura imperiosamente ci chiama, e per la quale abbiamo tanti vantaggi sulle altre nazioni, dà una perdita enorme? In qual angolo della terra s’è visto mai un paese, che, avendo un territorio da coltivare, avesse avuto floride manifatture, senza che avesse prima cominciato a fiorirvi l’agricoltura? È questa che somministra i primi elementi alle manifatture, dando ad esse più perfette materie prime, senza le quali è vana qualunque macchina, è inutile qualunque capitale. «La florida agricoltura, dice Arturo Young, facendo soprabbondare i mezzi di sussistenza, farà moltiplicare rapidamente la popolazione: essa al tempo stesso accumula nuovi capitali alla ricchezza pubblica, finchè gli uomini ed i capitali, non trovando più da impiegarsi utilmente nell’agricoltura, sboccano e vanno naturalmente a dirigersi verso le manifatture ed altri rami d’industria (32)». Eppure ho inteso in questi tempi a dir più d’una volta ad uomini, altronde dotati di buon senso: «L’agricoltura non è più profittevole in Sicilia: bisogna darsi alle manifatture». Ciò è lo stesso che uno dicesse: «M’è soppraggiunto un gran male ai piedi, per cui non posso più camminare: bisogna darmi a ballar sulla corda». Se le manifatture sono assolutamente effetto degli strabocchevoli capitali, come mai potranno aversi per quei mezzi che tendono a diminuire il capitale della nazione? I paesi assai ricchi possono mantenere ed anche accrescere la ricchezza loro, ad onta di qualche nocevole regolamento: appunto come in un corpo robusto le forze della natura giungon talvolta a vincere gli effetti del morbo e quelli della falsa ordinazione del medico. Così in Inghilterra fiorisce l’agricoltura, malgrado la decima che si paga rigorosamente in natura dagli agricoltori; fioriscon le arti, malgrado gli odiosi vincoli degli artisti privilegiati; fiorisce il commercio, malgrado il sistema esclusivo. In Sicilia però, mentre il capitale della nazione è tenuissimo, mentre l’agricoltura sola ne sottrae tre milioni d’once in ogni anno, qualunque piccola ulteriore diminuzione della ricchezza pubblica può solo valere a centuplicar senza pro le nostre calamità. Quale strano capopiede è mai quello di sminuire maggiormente lo scarso capitale della nazione, per ottenere ciò che non può aversi senza grossi capitali? Non è ciò lo stesso che cavar due libbre di sangue ad un uomo consunto, colla veduta di rimetterlo in forze? Se v’ha dunque mezzo, per cui la Sicilia possa giungere ad aver manifatture, è quello di accrescere la ricchezza pubblica, con render la nostra agricoltura più florida e più profittevole. Ma essa non sarà mai nè florida, nè profittevole, finchè la nostra economia pubblica continua nello stato di languore in cui è, dal quale solo il governo può riscuoterla; ma con mezzi indiretti; chè qualunque diretta ingerenza dell’autorità pubblica per forzare l’industria a dirigersi a tale o tal’altra parte, è sempre perniciosa. Industria forzata è sinonimo d’industria soffogata. Ma il governo può di leggieri venirne a capo con togliere qualunque ostacolo all’interna circolazione dei prodotti di Sicilia; con rendere quanto più si può sicura la libertà d’ognuno di far qual uso più gli piaccia delle cose proprie; con impedire che le sorgenti della ricchezza pubblica venissero in alcun modo ad ostrursi, o disseccarsi; e con lasciare che ognuno procuri per qualunque via legittima d’arricchirsi, comprando che che gli piaccia, ove e da chi più gli piaccia, e rivendendolo colla stessa illimitata libertà. Ricordiamoci che l’Olandese dicea: «Se vi fosse da comprare qualche cosa all’inferno, che si potrebbe rivendere con profitto in Olanda, andrei a farne un carico a costo di bruciar le vele del bastimento». CAPITOLO IX. Per avvivare la nostra economia agraria ed aumentare la rendita della terra, fa mestieri che i proprietarii allogassero in più partite le vaste possessioni. Se indirette esser devono tutte le operazioni del governo per dare alla nostra economia agraria quel salutare movimento di cui oggi essa manca, sommi e diretti esser devono gli sforzi de’ proprietarii per conseguire lo stesso interessantissimo fine. Le utili riforme in agricoltura hanno cominciato in tutti i paesi dagl’intelligenti proprietarii. Questa nobilissima arte, tanto necessaria all’esistenza di tutti gli Stati, non riceverà mai verun miglioramento, se la riforma s’aspetta dagli agricoltori, i quali da per tutto son per la maggior parte pure macchine, messe in movimento da una stupida e servile abitudine, che spesso è nemica, non che de’ dettami della sana ragione, ma della stessa imperiosissima voce dell’interesse. Non è perciò che i proprietarii siciliani devon determinarsi a contribuire validamente alla riforma della nostra economia agraria, mossi unicamente da un senso d’amor di patria. So bene che questa imponentissima espressione è nella bocca di tutti e in cuor di pochi; e che le moderne patrie hanno avuto talora più da dolersi di chi troppo le ha amato, che di coloro stessi che troppo le hanno odiato. Ma v’è un amor più forte, più generale, più sincero, che deve muovere i proprietarii siciliani: l’amor dell’interesse, anzi quello della loro esistenza. Nello stato attuale dell’economia agraria di Sicilia la rendita della terra, meschina com’essa è ridotta, deve necessariamente andar decrescendo. Ciò è un male assai grave per lo Stato, ma lo è assai di più per coloro che sono i primi a riscuoterla: onde i più pressanti motivi indurli dovrebbero a far di tutto per trarre dalle terre loro una rendita maggiore. Ora ciò non potranno mai ottenerlo, finchè non riformano l’attuale loro maniera di dare a fitto le vaste possessioni, la quale fa sì che l’economia agraria di Sicilia è necessariamente difettosa. La base dell’economia agraria è il proporzionare la quantità delle terre, che s’imprendono a coltivare, al capitale che può impiegarvisi. Ora l’agricoltore siciliano è nella circostanza infelice di non avere arbitrio intorno a ciò; perchè i nostri proprietarii, regolandosi con una stolta costumanza tramandata loro da secoli, vogliono dare a fitto le terre loro nell’estensione in cui si trovano. Ma la loro estensione è mal proporzionata ai capitali che l’agricoltore può in qualunque tempo, e particolarmente nel presente, impiegarvi. Indi avviene che in tempi propizii sorge in Sicilia una classe di speculatori sulla dabbenaggine de’ proprietarii, che pigliano da costoro a fitto un intero stato, e ridanno poi a ritaglio le tenute ond’esso è composto. Queste stesse tenute, affittate di seconda mano, son troppo estese in proporzione del capitale del fittajuolo; quindi, non potendo egli coltivarle tutte a conto proprio, ne coltiva solo una piccola porzione, e delle volte anche punto, e il rimanente lo divide in bricioli, e lo dà a coltivare per uno o due anni a de’ tapini agricoltori, co’ quali divide con varii patti il prodotto. E spesso accade che la piccola porzioncella di terra, a costoro data, essendo al di là delle loro forze, vien da essi data ad altri, coi quali entra a parte della produzione, che poi divide col padrone, o fittajuolo. In seguito di un sistema così mostruoso, il profitto vien disperdendosi inutilmente in tanti piccoli rigagnoli; e questo stesso è sempre minore di quello che potrebb’essere; dacchè la terra viene immediatamente coltivata da cotali mezzajuoli, i quali, non avendo nè tempo, nè forze, nè intelligenza per far meglio, sono i carnefici dell’agricoltura. Scarso così essendo il profitto che il fittajuolo trae dalla terra, scarsa potrà esser la rendita che costui può dare al proprietario. Visitate le nostre campagne, e vedrete di per tutto la terra miseramente graffiata da aratrucci tirati da muli storpii, ed anche da ciucci, e guidati da miserabili, i quali cessano d’essere utili come operai, e divengon nocivi come agricoltori, perchè contano meno sul prodotto della terra, che su quel che loro verrà fatto d’ottenere per soccorso, od anche di rubare. Eppure a tal misera genìa è appoggiata la ricchezza pubblica di Sicilia: e la nostra economia agraria sarà sempre rosa da questo tarlo, finchè i nostri proprietarii non penseranno a casi loro. Ma il sistema de’ mezzajuoli è indispensabile in Sicilia, non solo perchè le possessioni che si danno a fitto sono al di là del capitale dell’agricoltore, ma perchè sono ugualmente al di là delle sue forze morali. Come potrebbe un agricoltore prestare la dovuta attenzione a tutte le parti d’una vastissima amministrazione? La buona agricoltura è un sistema di tante piccole cure e minuti risparmii, i quali, isolatamente considerati, sembrano oggetto di lieve momento, ma nel tutto portano gravissime conseguenze: nella coltivazione di un gran podere la maggior parte di questi piccoli oggetti devono scappare alla vigilanza dell’agricoltore. Il tempo delle sementi nel nostro clima è brevissimo; onde un fittajuolo che dovesse seminare cento, dugento salme di terra, e talvolta anche più, a conto proprio, non potrebbe mai seminarle tutte nel momento opportuno, nè colla dovuta diligenza ed economia coltivarle e raccoglierne il prodotto. Onde una gran parte della produzione verrebbe a sprecarsi. Ma divisa quella terra in tante piccole porzioncelle, ognuna delle quali è coltivata a parte, vengon tutte opportunamente seminate, e, per quanto si può, diligentemente coltivate. «In tutto il sistema dell’economia agraria, dice Arturo Young, non v’ha scoglio più fatale di quello di pigliar fitti al di là di quanto le proprie forze permettono». Ora che i fittajuoli siciliani siano nella necessità di urtare, anzi di naufragare in questo scoglio, non solo si vede dalla necessità in cui sono di far coltivare tutto o parte del podere a mezzajuoli, ma dal bisogno che quasi tutti hanno di vendere una porzione del prodotto, appena raccolto, per pagare l’ultimo terzo del fitto. Ciò è in realtà un debito che l’agricoltore contrae; perchè quella produzione che dovrebbe servire per le spese dell’anno appresso, si destina a quelle dell’antecedente: ed un tal debito vien cumulandosi d’anno in anno, finchè spesso porta la totale rovina del fittajuolo, il quale inoltre, così facendo, perde certamente quel vantaggio che potrebbe trovare appresso sul prezzo della sua produzione. Ciò rende ragione di un fenomeno che spesso si osserva in Sicilia; che lo stesso podere, colle circostanze medesime, in due fitti diversi, ha arricchito l’uno e mandato in rovina un altro de’ fittajuoli: solo perchè il primo avea il necessario capitale e l’altro no. Questi mali sono divenuti assai più gravi; dacchè nelle circostanze attuali della nostra economia agraria la coltivazione della terra esige maggiori capitali che per lo passato. E ciò primieramente perchè quei mezzajuoli, che in tempi più felici eran d’ajuto all’agricoltore, sono oggi venuti tanto poveri, che per metterli in istato di coltivare anche pochi tumoli di terra, non bastan più que’ soccorsi che lor prima davansi, ma bisognerebbe vestirli e nutrirli con tutte le loro famiglie, e comprar loro fin la zappa e la falce; nè la terra potrebbe mai dar tanto da rifar l’agricoltore di tutte queste spese: onde l’agricoltore deve oggi coltivare a conto proprio assai più terre di prima: e perciò, indipendentemente del basso prezzo del frumento, l’agricoltura è in sè stessa men profittevole di prima. S’aggiunga a ciò che lo stesso vil prezzo del frumento e degli altri prodotti è quasi nominale, perchè lo spaccio ne è così scarso e difficile, che l’agricoltore non trova a venderli in tale quantità da poter sovvenire alle spese ordinarie: onde è nella necessità, o d’impiegare sempre nuovi capitali, avendoli, o di torli in prestito con usure così strabocchevoli, che bastano esse sole a mandarlo in rovina. Non è dunque da maravigliare se nel momento attuale, in cui mancano generalmente i capitali e gli ordinarii ajuti alla coltivazione de’ vasti poderi, questi non trovino a darsi a fitto: è però da maravigliare che i nostri proprietarii non abbiano ancora pensato a ricorrere al naturale compenso di dividerli in tenute di più moderata estensione, e darle a fitto separatamente. E vaglia il vero, è proprio stupidità quella di pretendere che le possessioni debban pigliarsi ancora a fitto in quella stessa estensione che sortirono all’epoca del conte Ruggieri. Le circostanze attuali della Sicilia stringono i nostri proprietarii ad adottare la lodevolissima pratica de’ signori inglesi, che molto ha contribuito al miglioramento dell’agricoltura ed alla ricchezza di quel floridissimo paese. Le vaste possessioni, che colà diconsi estates, che corrispondono a ciò che noi diciamo stati, vengon da’ propietarii divisi in modo che ogni agricoltore, piccolo, grande, o mezzano che fosse, trova sempre a pigliare a fitto quella quantità di terra che è proporzionata alle sue forze. Se in un distretto di Sicilia vorrà un proprietario dare in questi tempi a fitto un podere di seicento salme di terra, troverà a mal stento un solo agricoltore che abbia un capitale da ciò, onde, oltre alle circostanze del tempo presente, la mancanza di concorrenza farà che la rendita di quella terra deve assai ribassare. Se però quello stesso podere venisse diviso in quattordici o quindici tenute, e si dessero a fitto separatamente, si troverebbero molte persone in istato di coltivare ognuna di quelle, quindi una rendita maggiore se ne trarrebbe per la maggior concorrenza, e perchè ognuno di que’ fittajuoli, potendo impiegare relativamente maggiori capitali, ed usare più attenzione, che un solo ne potrebbe al tutto, può trarne maggior profitto. Nel recare però ad effetto questa prima ed essenziale riforma nel sistema dell’economia agraria di Sicilia, fa mestieri por mente ai giusti confini, entro i quali limitar devesi la divisione de’ poderi. È certo che la rendita della terra cresce in ragione inversa della estensione di essa: ma non perciò conviene al proprietario dividere in bricioli un vasto podere; poichè allora l’apparente vantaggio verrebbe assorbito da mali maggiori. In primo luogo piccoli poderucci non possono pigliarsi a fitto se non da piccoli agricoltori: e piccolo, trattandosi d’agricoltori, è sinonimo di povero: onde cotali fittajuoli non sarebbero mai capaci di veruna utile specolazione che richieda una qualche spesa; non sarebbero mai que’ poderucci, nè perfettamente ben coltivati, nè ben provveduti di bestiame, nè vi si farebbe verun miglioramento essenziale. La rendita del proprietario sarebbe così tutta apparente, ed in realtà poco sicura. Oltracchè le spese dell’esazione crescerebbero in ragione del numero delle partite da esigere. Finalmente la spesa per provvedere di casamenti tutti questi poderucci, e l’annuo risarcimento di essi, sarebbe immensa e di gran lunga superiore all’apparente aumento delle rendite. Dall’altro lato le terre nude e sterili, poco suscettibili di miglioramento, atte solo al pascolo del bestiame, e particolarmente delle pecore e capre, quanto sono più estese, tanto son più facili a darsi a fitto, ove sian lontane dall’abitato: atteso il sistema delle numerose nostre mandre di pecore, che non è facile a riformare, e non è da decider su due piedi, se nelle attuali circostanze della Sicilia convenga farlo. Le terre generose però, che costituiscono la gran parte della superficie di Sicilia, avendo in considerazione lo stato attuale della ricchezza di questo Regno ed il sistema della nostra economia agraria, dovrebbero dividersi in tenute di cinquanta ad ottanta salme. E da ciò grandi vantaggi sarebbero per venirne allo Stato, ai proprietarii ed agli agricoltori. Vi guadagnerebbe lo Stato; dacchè, colla stessa proporzione con cui si moltiplicherebbe il numero delle fattorie, verrebbe accrescendosi la popolazione, la consumazione e l’interna circolazione de’ prodotti: l’agricoltura in generale verrebbe a migliorarsi; la terra non sarebbe più barbaramente strapazzata da mezzajuoli, ed in loro vece verrebbe a moltiplicarsi la classe più utile allo Stato, degli operai; le nostre campagne diverrebbero più popolate e quindi più sicure; più piccole che sarebbero le fattorie, più sarebbero fra loro vicine, e gli uomini avvicinandosi guadagnano sempre, e nel morale e nell’economia; e finalmente le utili pratiche più facilmente s’adotterebbero e si diffonderebbero in Sicilia. Vi guadagnerebbero i proprietarii; perchè troverebbero assai più facilmente a dare a fitto le loro terre così divise; ne trarrebbero una rendita maggiore; e questa sarebbe più sicura, perchè è più facile mancare un solo che molti, particolarmente quando costui ha nove gradi di probabilità di perdere ed un di guadagnare, com’è nello state attuale della nostra economia agraria: ovechè coloro che pigliano una quantità di terre proporzionata alle forze loro, comechè relativamente meno ricchi, in qualunque combinazione di cose difficilmente possono venir meno. Vi guadagnerebbero in fine gli agricoltori, perchè il profitto della terra sarebbe maggiore e tutto loro; e perchè potrebbero fare mille utili riforme che ora non posson recare ad effetto. Per quanto io m’abbia considerato sul fatto la nostra economia agraria, ed il modo di migliorarla, una difficoltà potissima e direi insuperabile mi s’è a prima giunta presentata alla mente nell’applicazione in grande di un miglior metodo; talchè io non saprei decidere se, stando le cose come sono, l’agricoltore siciliano possa far meglio di quel che fa. Ma, ridotte le possessioni a più moderata ragione, la difficoltà sparisce di per sè stessa. Tolta così di mezzo la funesta necessità di dar le terre a coltivare a mezzajuoli, e coltivandosi esse immediatamente dal fittajuolo, l’interesse proprio lo porterà a studiare per qua’ modi potrebb’egli diminuir le spese di cultura ed accrescer la produzione, nel che consiste la perfezione dell’agricoltura. Pensan taluni che i proprietarii consulterebbero meglio l’interesse proprio e quello dello Stato, se, invece di dare a fitto le terre loro, le tenessero in economia. Qui bisogna distinguere grandi da piccoli proprietarii. Pei primi io dico francamente che economia è sinonimo di pazzia; e che ciò sarebbe altamente pernicioso allo Stato, poichè verrebbe a disseccarsi la sorgente della ricchezza pubblica col toglier di mezzo l’utilissima classe degli agricoltori di professione, senza che i grandi proprietarii potessero mai farne le veci. È incontrastabile ciò che dice Columella, che per ben coltivare la terra sono necessarie tre cose: 1o Prudentia rei; 2o Facultas impendendi; 3o Voluntas agendi. Ora il gran proprietario manca necessariamente di tutte e tre. Manca in primo luogo della necessaria conoscenza, se non dei principii generali, certamente delle particolari, la quale s’acquista col continuo badare a tali faccende: onde difficilmente saprebbe adottar que’ sistemi d’economia agraria, che meglio convengono al suo interesse; e facilmente potrebbe esser sopraffatto dagli agenti subalterni. Mancan di più i grossi proprietarii di mezzi onde riuscir nell’impresa. Se è ben difficile trovare oggi in Sicilia chi abbia un capitale bastante a coltivare una sola vasta possessione; come sperare che costoro che oggi son per lo più proprietarii di solo nome, abbiano capitali da coltivarne dieci o venti? E se questi pur vi fossero diverrebbero esca alla rapina; non essendo possibile impiegare la dovuta attenzione a tutto. Finalmente la nostra pubblica e privata educazione è tale, che generalmente i grossi proprietarii siciliani mancano, se non della volontà teoretica di migliorare i loro interessi, che non manca mai ad alcuno, dell’attività necessaria per riuscirvi. Per coloro però che posseggono uno o due fondi, tutt’al contrario va la bisogna. Costoro sarebbero molto mal avveduti se li dessero a fitto; particolarmente se abbiano cognizioni, mezzi ed attività per saperne e poterne trar profitto. Ma non perciò vorrei io propor loro di coltivarli tutti a conto proprio, se tali poderi sono assai estesi. Dico però che, in vece di dividerli in piccole porzioncelle e darle a seminare in ogni anno a medietà, come alcuni proprietarii fanno, che li dividessero in tenute più grosse, e le dassero a medietà per un lungo corso di anni. Con tal metodo la terra cesserebbe d’essere crudelmente strapazzata da padrigni, ma verrebbe coltivata da padri: il suo prodotto sarebbe in conseguenza maggiore, e perciò più grande il profitto del proprietario. E dall’altro lato costui vi guadagnerebbe una maggior sicurezza ed una diminuzione di spese per la custodia. Primieramente, perchè sarebbe minore il numero delle persone da custodire; in secondo luogo, perchè le frodi sono meno probabili. Il grosso ed agiato mezzajuolo può rubare per mala volontà, il piccolo e povero deve farlo per necessità: oltracchè il primo ha sempre un freno pel pegno che deve lasciare ne’ preparamenti da lui fatti per gli anni avvenire: ma l’altro, se gli vien fatto di rubare dalla porzione del proprietario, scappa senza lasciar vestigio. Sento bene però la difficoltà che potrebbe incontrare l’esecuzione di dividere le vaste possessioni in più tenute e darle a fitto separatamente: quella cioè di dover provvederle di necessarii casamenti; ed il farli tutti in una volta richiederebbe una spesa superiore alle forze di qualunque proprietario. Ma è in primo luogo da considerare che quelle possessioni che son provvedute di casamenti, essendo questi per l’ordinario proporzionati all’estensione del podere, potrebbero farsi servire a più d’un fittajuolo col dividere le tenute in modo che i casamenti restassero quanto più si può vicini a tutti. Per que’ poderi poi, che non ne hanno, se vasti come sono si son trovati a dare a fitto, malgrado che ne sian senza, molto più potrebbero affittarsi ridotti a minor estensione; finchè si può col tempo giungere a provvederneli. In cotali casamenti poi non si vuole nulla al di là del necessario. Per fattorie dell’indicata dimensione basta una tettoja colle mangiatoje, capace di quaranta bovi o vacche, ed una stanza per riporvi gli arredi ed abitarvi i bifolchi da un lato: dall’altro una simile tettoja per riporvi fieno e paglia, ed un magazzino: ed in fondo due stanze basse e due superiori; ecco tutto. Ciò nell’interno del Regno, ove la mano d’opera ed i materiali sono per lo più a buon mercato, può farsi con lieve spesa: ed è da sperare che questa venga anticipata dagli stessi fittajuoli, ove lor si diano quei vantaggi di cui son per far parola qui appresso. CAPITOLO X. Vantaggi de’ lunghi fitti, anche in paragone delle concessioni ad enfiteusi. Per conseguire l’importantissimo oggetto di accrescere le rendite delle terre loro, dovrebbero i proprietarii rimovere tutti gli ostacoli che impediscono all’agricoltore di cavar dalla terra il massimo possibile profitto. Si è nel precedente capitolo mostrato come sia a ciò necessario il proporzionare l’estensione della terra al capitale che può impiegare l’agricoltore: ma anche ciò sarebbe inutile, se l’industria di costui resta ancora limitata al breve periodo di sei anni, quanto sogliono stabilirsi i fitti fra noi. È questa la vera cagione, per cui in Sicilia la terra in generale è mal coltivata e di poco profitto. In sei anni l’agricoltore non può imprendere veruna utile specolazione o fare un miglioramento essenziale; dacchè non ha il tempo, non che di profittarne, ma di rifarsi della spesa: onde la necessità stessa lo porta a sciupare quanto più può il podere. Il nuovo fittajuolo trova in conseguenza il fondo sempre in peggior condizione di quel che l’ha trovato il suo antecessore; e, non avendo egli il tempo di rimetterlo in buono stato, è nella necessità di continuare nello stesso crudele trattamento. Per tal modo le terre che si dànno a fitto in Sicilia sono sempre sistematicamente strapazzate, e mai regolarmente coltivate. Della brevità de’ fitti nasce ancora la stretta dipendenza che ha la rendita della terra dal prezzo del frumento. Essendo questa la sola utile produzione cui può destinarsi la terra in un fitto di pochi anni, se il caso porta che il frumento abbia un prezzo vantaggioso, ognuno rischia a pigliar terre a fitto: ma per poco che il prezzo del frumento vacilla, nessuno più ne vuole. È questa in fine la ragione, per cui le nostre campagne presentano un aspetto tanto spiacevole, mancando affatto d’alberi; comechè un podere ricco d’alberi avesse un valore di gran lunga maggiore della terra nuda e deserta. E ciò non solo pel frutto che può cavarsene, per le legna da bruciare, pel legname da costruire gli strumenti agrarii e da fabbricare, e finalmente per le frondi; ma per un altro oggetto del massimo rilievo, qual’è il miglioramento dell’aria respirabile. Io non dubito che una delle cagioni per cui l’aria di quelle campagne nostre poste a bacìo, o non molto ventilate, è mal sana, sia la mancanza d’alberi. Se le sponde di tutti i fiumi e borri si vestissero d’alberi; se le possessioni si contornassero di siepi vive con degli alberi regolarmente posti; se si vestissero di boschi tutte le montagne del val di Mazzara e del val di Noto; se alberi da frutto si ponessero in tutti i siti ove al suolo convengono, non è da dubitare che l’aria cattiva, che in estate è assai frequente nelle campagne nostre, verrebbe a finire, per lo meno a restringersi in pochissimi siti. Ma un fittajuolo che deve durar solo sei anni nel possesso del fondo, lungi di voler pensare a piantar alberi, ha un interesse a sterpare quelli che vi sono. Un fascio di legna che oggi può avere, ed è sicuro di non averlo più dimani, è per lui un guadagno. Si suole, è vero, procurar d’impedire cotali devastazioni con dei patti apposti nel contratto; ma le convenzioni son vane quando vengono in diretta opposizione coll’interesse. Se però i fitti fossero in Sicilia da 25 a 30 anni, come sono in Inghilterra, in Fiandra ed in tutti i paesi ove l’economia agraria è ben intesa, gl’interessi del fittajuolo, non solo non sarebbero più in opposizione, ma sarebbero anzi perfettamente uniformi a quelli del proprietario. S’egli volesse attentarsi a sciupare imprudentemente la terra, sarebbe il solo a pagarne il fio. Nulla più s’opporrebbe alle sue utili specolazioni; sicuro che il suo possesso del fondo sarà durevole, avrà un interesse diretto a migliorarlo quanto più può per trarne il massimo profitto; potrà egli imprendere delle larghe concimazioni, il cui profitto dura per più anni, e sarà tutto suo; potrà disseccare le terre umide, riparare le frane, arginare i burroni, scavare e mettere a profitto le sorgenti, scassare le terre sode, migliorare le sterili, ed in mille guise accrescere la superficie utile del podere. Il suo bestiame non sarà più alla mercè del caso, potendo egli seminare un prato perenne, che gli assicura un gran profitto in quest’importantissimo ramo d’economia agraria: non sarò più nella funesta necessità di non coltivar altro che frumento. Se porrà una vigna, potrà bene impiegare le prime spese di quattro o cinque anni, quando è sicuro che ne trarrà il frutto per altri venti; se pianterà alberi, ne avrà lunga pezza il profitto. Tutti questi vantaggi lo metteranno certamente in istato di anticipare al proprietario la prima spesa necessaria pe’ casamenti, della quale verrà con usura rifatto, dovendo goderne per sì lungo tempo. La spesa dei proposti casamenti non può eccedere le 300 once, il cui interesse può oggi calcolarsi 36 once; or l’agricoltore vi guadagna ben altro che ciò; onde sarebbe assai mal avveduto se, potendolo, non volesse farlo. Ma, ad onta di tali vantaggi, i lunghi fitti hanno trovato sempre fra noi un ostacolo nella legge, e nel pregiudizio dei proprietarii. Le leggi, le quali o direttamente li vietavano, o indirettamente l’impedivano, sono già da lung’ora rimosse. Il pregiudizio però dei proprietarii resta, per cui essi credono che nel dar le terre a lungo fitto verrebbero a perdere quell’aumento che sperano d’ottenere in ogni nuovo fitto. Ma se ben si considera la cosa, si vedrà chiaramente che fanno in ciò assai male i conti loro. Secondo l’ordine regolare delle cose, nel sistema attuale dell’economia agraria di Sicilia, la rendita naturale della terra può mancare e non crescere: poichè ogni fittajuolo deve sciupare quanto più può la terra, onde il valor naturale di essa deve sempre mancare. E se talora avviene che per l’aumento del prezzo del grano o per altra cagione si trovi il nuovo fitto più vantaggioso dell’antecedente, è questo un valore accidentale che ha acquistato la terra: quindi, rimossa appena la cagione che ha prodotto quell’aumento, il valor delle terre in Sicilia ricade rapidamente. E noi nel periodo di trent’anni siamo stati testimoni di cotali saliscendi, i quali fan vedere come nel sistema attuale della nostra economia agraria la rendita del proprietario è sempre mal ferma. In trent’anni entrano in Sicilia cinque fitti: ora può accadere che in quel periodo il valor della terra vada decadendo, o che soffra delle variazioni, o che progredisca aumentandosi; in ogni caso, quel proprietario che avrà conchiuso un fitto di trent’anni, avrà fatto meglio il suo negozio di chi dovrà conchiuderne cinque di sei anni per uno. Nel primo caso risparmierà una perdita certa; nel secondo la sua rendita sarà sempre uguale; nel terzo troverà alla fine del fitto in una volta un aumento maggiore di quello che ne avrebbe potuto avere in cinque: poichè all’aumento accidentale del valor della terra, si unirebbe l’aumento naturale pel valore intrinseco che ha essa acquistato in trent’anni di coltivazione regolare e di miglioramenti. Ed il suo fittajuolo sarebbe in grado di dar pel nuovo fitto una rendita maggiore che qualunque altro, non solo per quell’attaccamento che ognuno acquista per un podere, ove ha lungo tempo dimorato e da cui s’è cavato tanto profitto, ma per gl’infiniti vantaggi che ha chi si trova già da lungo tempo stabilito in un fitto a fronte di chi deve entrarvi per la prima volta. Aggiungasi a ciò che se venisse ad adottarsi in Sicilia un sì lodevole sistema da tutti i nostri proprietarii, le fatali oscillazioni nel valor delle terre avrebber da ciò un freno, e necessariamente più stabile sarebbe per divenire il sistema generale della nostra economia agraria. Ma qui sento a dirmi: non sarebbe però meglio dar le terre a censo perpetuo piuttosto che a lungo fitto? Io credo che ciò sia assai men vantaggioso al domino diretto, allo Stato ed al domino utile. E con tanto maggior piacere mi fo a palesar le ragioni che me ’l persuadono, in quanto nell’età presente molto s’è scritto e predicato sui vantaggi della divisione delle proprietà: ma in questa, come in tante altre verità politiche, non si son conosciuti quei confini: Quos ultra citraque nequit consistere rectum; talchè non si ha generalmente scrupolo a proporre di obbligare, se non tutti, alcuni degli attuali possessori di terre a darle a censo: senza pensare che trattandosi di provvedimenti che interessano la pubblica economia, la forza fa sempre male, anche quando si dirige al bene. Oltrechè la divisione delle proprietà, ove non cammini a piè pari coll’aumento della ricchezza pubblica, è di danno più presto che di sollievo alle nazioni; perchè serve solo ad avvilire maggiormente la rendita della terra, ch’è sempre la parte principale della rendita pubblica. Le concessioni a censo hanno senza dubbio il vantaggio che la perpetuità del possesso incoraggia l’industria: ma a tal vantaggio v’è assai da contraporre. Esse possono esser dannose al domino diretto, perchè cotali concessioni, ove la rendita deve pagarsi in denaro, vanno primieramente soggette alle variazioni del valore de’ metalli preziosi. Indi è che coloro, i quali tre secoli fa concessero le loro terre per una rendita perpetua in denaro, l’hanno oggi quasi perduta. Esse vanno in oltre soggette alle variazioni nel valor nominale della moneta. Si sa che in tutti i paesi la stessa moneta non ha sempre contenuto la quantità stessa d’oro od argento, comechè avesse conservato lo stesso nome. Può in conseguenza avvenire da un secolo all’altro, che il proprietario riscuota nella stessa quantità nominale di denaro una rendita ben diversa. Pare che nell’oscurità de’ tempi feudali questa verità si fosse meglio conosciuta: poichè noi troviamo che tutte le composizioni erano allora fissate in una data quantità d’oro puro; ed i relevii de’ feudi erano dalla legge stabiliti in un dato numero di marche di puro e buono argento, in proporzione del valore del feudo. Per riparare a ciò Smith e Say pensano che conviene ai proprietarii dar le loro terre per una rendita in frumento, più presto che in denaro: poichè in due epoche lontane il frumento meno varia nel suo valore dell’oro e dell’argento. Il primo, sedotto dalla sua idea favorita che il travaglio sia una misura vera ed esatta del valore delle cose, pensa che uguale quantità di grano, che forma la sussistenza dell’artefice, a capo di un lungo tempo si approssima più ad uguale quantità di travaglio. L’altro, comechè non segua la fantasima del travaglio, crede ugualmente che la rendita in frumento sia meno variabile di quella in denaro. «Sin dai tempi storici, dic’egli, il grano è stato il nutrimento del maggior numero, nelle principali nazioni d’Europa; e la popolazione degli Stati ha dovuto in conseguenza proporzionarsi alla sua mancanza ed all’abbondanza piuttosto, che alla quantità di qualunque altra derrata che serve d’alimento: la dimanda di esso relativamente alla sua offerta ha dunque dovuto essere in tutti i tempi la stessa. Io non ne veggo altronde verun’altra, di cui le spese di produzione devono avere tanto poco variato. Le pratiche degli antichi in agricoltura erano buone quanto le nostre, per molti riguardi, e forse ci superavano in certi punti (33). L’impiego de’ capitali era, è vero, più caro: ma questa differenza è poco sensibile, poichè gli antichi coltivavano molto da loro stessi (34) e coi loro capitali; questi capitali, impiegati nelle intraprese agricole, potevano reclamare profitti minori che in altri impieghi; molto più che gli antichi attaccavano più onore all’esercizio dell’industria agricola che a quello delle due altre: i capitali, ugualmente che i travagli, doveano corrervi con maggior concorrenza che verso le manifatture e il commercio. «Nei bassi tempi, in cui tutte le arti tanto degenerarono, la coltivazione del frumento si sostenne ad un punto di perfezione che non è molto al di sotto di quello, in cui la veggiamo a dì nostri (35). «Da queste considerazioni io conchiudo che il valore di una stessa quantità di frumento ha dovuto essere ad un dipresso lo stesso presso gli antichi, ne’ secoli di mezzo, ed all’età nostra (36).» È fuor d’ogni dubbio che il valore del frumento da un secolo all’altro soffra meno variazioni di quello di qualunque altra derrata: ed è questa la ragione per cui gli economisti, nel calcolare il valore della moneta e de’ metalli preziosi dei tempi antichi, lo paragonano al valore del frumento piuttosto che a quello della carne, del vino, o altro: e se in società i cambii si facessero per mezzo del frumento, forse la rendita in frumento sarebbe poco variabile. Una volta però che s’è introdotto il bisogno di trasformare qualunque cosa in moneta, prima di cambiarla con un’altra, è il valor della moneta quello che in realtà determina la quantità della rendita. Così quando si conviene una rendita in frumento essa si regola sempre sul prezzo corrente di esso e non sul suo valore teoretico. Se uno vuole oggi dare a censo un podere a 50 tarì la salma, come il frumento vale a 50 tarì la salma, si contenta di averne una salma di grano per ogni salma di terra: e se questo valesse a 25 tarì, ne vorrebbe certo due salme per salma di terra. Onde la rendita in frumento è in origine una semplice denominazione diversa di quella in denaro; e comechè la differenza nominale in un lungo corso d’anni produce una differenza reale, pure il valor del frumento segue sempre a crescere o mancare in ragione inversa di quello della moneta, ed in conseguenza la rendita in frumento va soggetta alle stesse variazioni. Se al secolo xv si conveniva una rendita in frumento, come questo allora valeva a 5 tarì la salma, ed oggi vale a 50, il proprietario di essa, che che possono metafisicamente dire Smith e Say, avrebbe oggi assai meno d’allora. Io ho avuto occasione d’osservare molte concessioni di terre a censo fatte dal comune di Termini nel xv secolo a due tarì la salma. Il frumento valeva allora a 5 tarì la salma; onde se il censo si fosse allora stabilito in frumento si sarebbe potato fissare a 6 tumoli circa di frumento per ogni salma di terra. Queste terre stesse oggi vagliono certo ad once 5 la salma; se se n’esigesse una rendita di 6 tumoli di frumento, se ne avrebbe oggi circa 19 tarì. Cioè la rendita in frumento fissata allora sarebbe meno dell’ottava parte di quel che vale oggi la terra. Vuolsi qui ancora considerare che alla variazione del suo prezzo, cui va soggetto il frumento come qualunque altra derrata, deve aggiungersi quella che nasce dalle diverse specie e dalle qualità diverse. Sotto la stessa quantità nominale di frumento possono contenersi due valori diversi: chi paga una salma di castigliona scelta, dà il doppio di chi paga segale (jrnanu). Oltraciò l’essere il frumento asciutto o umido, scarno o granito, scelto o misto ad acini di altra specie, netto o ingombro di altri semi, sano o magagnato, produce una gran differenza nel suo prezzo. Indi avverrà che ne’ tempi in cui il frumento ha poco valore poco importa a chi lo dà ed a chi lo riceve la specie che si dà; ma quando il suo prezzo aumenta, chi deve pagare procura di dar quella specie che meno vale, onde il proprietario d’una tale rendita può soffrire il male del basso prezzo, ma poco può acquistare dell’aumento di esso. Che se poi vorrà procurarsi d’evitare ciò col pattuire della specie e della qualità del frumento da pagarsi, essendo questi de’ vincoli di più che si metteranno a chi deve pagare la rendita, costui tanto meno vorrà dare quanto più è vincolato. Finalmente coloro stessi che trovano più vantaggiosa la concessione di terra per una rendita in frumento, convengono che un tal vantaggio è solo perchè nel corso di più secoli la rendita è men variabile, ma non negano che nel corso di pochi anni, in cui le variazioni nel valore della moneta non sono sensibili, ma quelle del prezzo del frumento son talvolta enormi, la rendita in denaro sia più vantaggiosa, perchè più uguale. Ed in vero uno che esige in ogni anno la stessa quantità di frumento non può mai ben regolare la sua privata economia: poichè un anno può esiger dieci, l’altro appresso venti, ed un altro cinque solamente. Ma le concessioni di terre a censo perpetuo, sia che si pattuiscono in frumento, o in denaro, oltre di esser dannose a chi le fa, perchè a lungo andare la sua rendita viene sempre a diminuirsi, sono a lui nocive, perchè una possessione data a censo, estesa quanto sia, deve venirsi dividendo e suddividendo in modo che finalmente riducesi in tritoli, ed allora la rendita sarà pressochè inesigibile. Se le concessioni a censo sono dannose al domino diretto, non lo sono meno allo Stato: poichè, essendo certo che da un secolo all’altro la rendita di cotali terre deve venir meno, una tale perdita deve risentirsi dallo Stato, perchè la rendita della terra è una parte essenziale della rendita pubblica. Nè vale che si dica che in questo caso la rendita passa solo da una mano all’altra, onde è indifferente per lo Stato se lo stesso individuo continui o no a goder la rendita: imperciocchè in proporzione che vien meno la rendita della terra, vien meno ancora l’industria dell’agricoltore, ed in conseguenza la somma dei prodotti posseduti dalla nazione. Se i proprietarii siciliani facessero un dono ai loro fittajuoli delle terre che hanno loro affidate, avrebbero costoro lo stesso sprone per trar da quelle terre il massimo possibile profitto? È anzi probabile che essi diverrebbero neghittosi, come lo son da per tutto coloro che non hanno verun peso a pagare sulle terre loro; onde una tale operazione tornerebbe a danno dello Stato che perderebbe una parte della sua rendita senza pro. Questa verità è stata dimostrata con fatti luminosissimi da Arturo Young, il quale non dubita di chiamar nemici pubblici quei signori inglesi che, per una mal intesa grandezza, o per acquistar popolarità, non aumentan mai il fitto delle loro terre (37). Pur se tali danni arrecano le concessioni di terre a censo al domino diretto ed allo Stato, non minori potrebbe venirne a soffrire il domino utile che a tal patto piglierebbe la terra. Primieramente, se la rendita pattuita è in frumento, egli si mette una pastoja, per cui non può mai migliorare l’agricoltura di quel podere, con destinarlo ad altre produzioni più profittevoli del frumento: e se vorrà lasciar di seminare frumento e comprarlo, allora la rendita della terra sarà per lui tanto più cara quanto il frumento comprato costa più del prodotto. Negli anni poi in cui il frumento ha un prezzo vantaggioso, il beneficio per lui è perduto, e basta solo ciò a scuorare la sua industria. Noi infatti siamo stati testimonii in Sicilia di molte terre le quali erano state destinate a vigna o altro, comechè se ne avesse pagato il censo in frumento: queste dieci anni fa vennero abbandonate dai coloni, perchè il peso si ridusse insoffribile. In frumento però o in denaro che sia la rendita, può essa divenir fatale a chi se ne addossa il peso, appunto perchè è perpetua. Si calcolano ordinariamente i soli vantaggi della perpetuità del possesso, e non si pon mente alla perpetuità del peso. Se un uomo piglia un podere a censo, è probabile che, avendo capitale ed industria, ne tragga finchè vive un profitto: ma se il suo successore non ha o i talenti stessi, o lo stesso capitale, o se si dà a tutt’altra professione, il profitto sparisce ed il peso resta. E se, o per un seguito di cattivi raccolti, o per incuria, o per altro accidente, viene ad accumularsi qualche anno di debito, il domino utile è perduto. Io non credo che in questi tempi facci mestieri additare in Sicilia degli esempii di famiglie già opulentissime, ite in rovina, per non aver potuto puntualmente adempire ai pagamenti dei pesi perpetui. Da tutto ciò io resto convinto che le concessioni di terre a censo perpetuo sono ben lontane di esser vantaggiose allo Stato ed ai progressi dell’agricoltura come il volgo suppone: ed assai men vantaggiose sarebbero nelle circostanze attuali della Sicilia. Nell’avvilimento in cui sono oggi le terre, la perpetuità scoraggia, in vece d’invogliare l’agricoltore. Siamo oggi tornati allo stato in cui eravamo quarant’anni fa: pochi allora pigliavan terre a fitto, nessuno ne voleva ad enfiteusi. E la ragione che s’adducea era che il peso era certo ed incerto il profitto: ragione che le circostanze posteriori mostrarono di smentire, ma che ora ha acquistato molto peso. Infatti coloro che s’indussero a pigliar terre ad enfiteusi da trent’anni a questa parte, se ne trovano oggi pentiti. E se la sventura della Sicilia facesse che la nostra economia agraria fosse per continuare nello stato in cui è, quelle terre verrebbero tutte abbandonate; e molte già lo sono. I lunghi fitti però hanno gli stessi vantaggi, senza potere arrecare i danni dell’enfiteusi. Un fitto di 25 o 30 anni equivale a tutta la vita utile d’un uomo: ora un agricoltore di professione, che deve possedere un fondo per tutta la sua vita, ha tutto l’incoraggiamento necessario per migliorarlo. Il successore può, se vuole, rinnovare il fitto, e lasciarlo se non fa per lui: e dall’altro lato la terra sarebbe sempre coltivata da mani industriose ed attive; onde il suo valore ed il profitto di essa verrebbero sempre crescendo, e con loro la rendita dei proprietarii e la ricchezza della nazione. CAPITOLO XI. Difetti essenziali della nostra economia agraria, e modo di ripararli. Sciolti i potentissimi vincoli che impediscono la coltivazione di una gran parte del nostro suolo; resa a tutti la libertà di vendere i proprii prodotti a quel prezzo che si vuole; divenuta più viva la circolazione interna delle derrate; svincolato il commercio da qualunque laccio onde possa accrescersi la ricerca e lo spaccio delle nostre derrate; rese le possessioni più proporzionate ai capitali ed all’industria del fittajuolo; allungato il periodo dei fitti in modo che la sua industria e il suo profitto non vengano intempestivamente arrestati, resta che l’agricoltore siciliano sappia profittare di tali vantaggi, coll’adottare un metodo di coltivazione più profittevole che l’attuale non è. Il sistema dell’economia agraria di Sicilia è così difettoso in sè stesso, che, senza una straordinaria combinazione di circostanze, l’agricoltore deve restar sempre in perdita, indipendentemente di quelle cagioni che alterano l’economia generale dello Stato; le quali nel momento attuale possono solo considerarsi come una spinta data a chi è per precipitare, che ha servito a render più celere e pericolosa la sua caduta. Per esser convinti di ciò fa mestieri ripigliar qui l’esempio addotto nel primo capitolo. S’è visto da quelle che un agricoltore, il quale imprenda oggi a coltivare trecento salme di terra in Sicilia, deve perdervi da 1146 once in ogni anno. Se la società potesse esistere senza che ogni cittadino facci il sacrificio necessario d’una porzione della sua proprietà in favore dello Stato, onde potessero levarsi tutte le imposizioni di Sicilia, il podere supposto verrebbe ad essere scaricato dell’annuo peso di 460 once. In questo caso la perdita dell’agricoltore resterebbe sempre di 600 once. E se oltre al togliersi di tutte le imposizioni, venisse a vendere il suo frumento un’oncia più la salma, perderebbe sempre i frutti del suo capitale e della sua fatica. Perchè dunque l’agricoltore siciliano nello stato attuale della nostra economia agraria possa trarre un qualche profitto dall’agricoltura, bisognerebbe vendere il suo frumento a once quattro la salma, ed averne un’ubertosa produzione. In questo caso però la rendita della terra, il prezzo del maggese e la spesa di coltura verrebbero proporzionatamente a crescere; onde il suo profitto sarebbe assai meschino e di gran lunga minore all’interesse naturale del denaro impiegato, e perduta affatto sarebbe la sua fatica. Laonde non potrebbe mai dirsi fra noi profittevole l’agricoltura, perchè non rende mai un profitto maggiore dell’interesse del denaro e molto meno paga il travaglio dell’agricoltore: senza di che un capitale è sempre mal’impiegato. In tutti i paesi del mondo si calcola che un capitale impiegato in agricoltura deve rendere un profitto maggiore di quello impiegato in qualunque altro ramo d’industria; poichè, essendo più preziosa e più dura la fatica dell’agricoltore, esige più larga ricompensa. Per questa incontrastabile ragione i profitti dell’agricoltore in Sicilia dovrebbero essere assai maggiori che altrove; perchè in nessun luogo del mondo chi si dà a coltivar la terra soggiace a maggiori disagi. Viaggiare a rischio della vita nelle nostre impraticabili strade, in cui spesso non è altro luogo di posa che un pessimo stallaggio, nè altro letto che una mangiatoja; abitare un casamento per lo più privo di qualunque convenienza; non trovare nei villaggi, ordinariamente lontani, nè neve in estate, nè carne, nè pane, nè alcuna cosa che serve, non che ai comodi, ma ai bisogni della vita; respirare un’aria spesso mal sana e talvolta anche letale; non avere alcun compenso per ripararsi dall’intemperie della stagione; esser continuamente agitato da cure e da palpiti, ed infastidito da ogni maniera di vessazioni: tale è la vita ch’è obbligato a menare l’agricoltore siciliano. Eppure una vita tanto laboriosa, non solo non ottiene in Sicilia un profitto proporzionato, ma a scorno dell’umanità e della ragione, ed a scorno anche maggiore della nostra pubblica educazione, questa classe tanto necessaria allo Stato, questa classe infelice ch’è fra noi soggetta ad angustie sì gravi, è l’oggetto del disprezzo universale. Anzi se in qualche anno a tante calamità vien che s’aggiunga quella d’un pessimo raccolto (e non è raro il caso), se per qualche accidente viene a rialzare il prezzo del frumento, che ristora in parte la perdita dell’agricoltore e della nazione, non si considerano le angustie e le perdite di lui, ma si grida generalmente: ai ladri! agli usurai! ai monopolisti! E si vogliono boja, forche e castighi d’ogni sorta per quest’infelici che hanno commesso il grave delitto di coltivare la terra. E quel che è più vergognoso, cotali idee illiberali non si limitano fra noi al solo volgo, ma hanno spesso determinato le operazioni della pubblica autorità. Perchè adunque, ad onta di tutto ciò, si determinano gli agricoltori siciliani a pigliar terre a fitto? Per l’abitudine; per non sapere, nè poter far altro; e per la fallace speranza di avere qualche buono raccolto, ed un prezzo vantaggioso del frumento. Ma una tale speranza è oggi molto mal fondata. Nelle attuali circostanze politiche d’Europa è ben difficile che possa da un momento all’altro stabilmente rialzare il prezzo del frumento e delle altre derrate; e nello stato presente della nostra economia agraria è pressochè impossibile che tutta la superficie di Sicilia renda più del sei: e ciò per tre ragioni. Primieramente perchè noi non usiamo, nè possiamo usare altro preparamento che il maggese, il quale mal corrisponde all’oggetto; in secondo luogo, l’avvicinamento che da noi si usa è tale che la terra non ha il tempo di riacquistare i principii vegetali che ha perduto colla precedente produzione; finalmente, perchè fra noi non si può in grande rinvigorire la terra con larghe concimazioni. Il maggese, ch’è il solo preparamento che si usa e può usarsi in grande da noi, val certamente meglio di nulla, perchè serve ai seguenti oggetti: 1o a rendere più friabile la terra e quindi più agevolmente le radici della pianta potranno farsi strada a trovare il nutrimento; 2o a sterpare tutte l’erbe spontanee prima che semenziscano; 3o a render la superficie della terra più permeabile alle piogge ed alle sostanze che l’atmosfera depone; 4o a metter su uno strato di terra vergine, al quale non sono giunte le radici della precedente produzione. Ma per ottener cotali vantaggi bisogna che il maggese fosse ben fatto: ossia come non si fa, nè può farsi da noi. Poichè per render la terra friabile fa mestieri non toccarla quando essa è saturata d’acqua, particolarmente ove essa inclini all’argilloso, come sono la maggior parte delle terre nostre: perchè allora il rimescolarla serve al contrario a farle acquistare maggior tenacità. Infatti i vasai, per rendere l’argilla più consistente e tenace, usano di saturarla d’acqua e poi molto dimenarla. Gli antichi ben conoscevano questa verità. Columella raccomanda di seguire nel fare il maggese l’esempio dei Greci, i quali fendevano la terra in autunno, la lasciavano intatta in inverno, e poi faceano altre due arature in primavera. A ciò allude il precetto di Virgilio: Nudus ara. Può mai ciò ottenersi nelle nostre grandi fattorie, nelle quali bisogna necessariamente arare in tutto l’inverno, altrimenti non v’ha tempo di compire il lavorio? La legge stessa, figlia delle nostre ree pratiche, prescrive che il nuovo fittajuolo debba entrare a far maggesi nel gennaro dell’ultimo anno del fitto precedente. Deesi inoltre considerare che, attesa la imperfezione del nostro aratro, la terra, per quanto si arasse, non è mai rotta perfettamente in tutti i sensi; onde non è mai resa perfettamente friabile. Il maggese poi, particolarmente in Sicilia, non giunge mai a nettare assolutamente la terra dalle mal’erbe. Tutti i cespi spinosi e molte piante ombrellifere, che fra le parassite sono le più perniciose, vengon da noi al principio dell’estate e semenziscono in autunno. Indi è che i diligenti agricoltori fanno nel cuor dell’estate ripulire i loro maggesi colla zappa. Finalmente, qualunque vantaggio che possa arrecare il maggese, non è mai paragonabile al danno cagionato dagli ardenti raggi del nostro sole d’estate, che dissecca la terra e la spoglia d’una gran parte dei principii in essa contenuti. Per convincersi di ciò basta una leggiera osservazione. Camminate accanto ad un aratro che in autunno lavora in un maggese, e troverete che la terra tramanda poco odore: se però si fende una prateria, la terra fa sentire un odore tanto più forte, quanto più fertile essa è. Non è questa una prova che quella ha perduto una gran porzione dei principii vegetali che contenea? Pur se il maggese, anche ben fatto, è un preparamento cattivo, per ciò che insegna la fisica vegetale, è dannosissimo, ove si consideri relativamente all’economia agraria. È certo una perdita immensa che deve fare l’agricoltore siciliano, quella di non trarre verun profitto da un’intera terza parte del podere: anzi vi deve impiegare un gran capitale. Ed è questo il vizio radicale della nostra economia agraria, per cui, ad onta di qualunque favorevole circostanza, la nostra agricoltura non può mai essere veramente profittevole. Ed un tal vizio è tutto dipendente dalla grande estensione delle terre, che da noi s’imprendono a coltivare: dacchè è impossibile concimare in ogni anno cento o dugento salme di terra, e seminarvi ogni maniera di piante baccelline, la cui coltivazione, non solo adempisce meglio all’oggetto di ripulire e render friabile la terra, ma lascia un profitto, ovechè il maggese dà una perdita certa. Ridotte però le possessioni a più ragionevole estensione, l’agricoltore siciliano potrebbe di leggieri adottare un nuovo sistema d’economia agraria; e potrebbe rinunziare all’ordinario avvicendamento che da noi si usa, ed in vece di quello dividere la possessione in cinque parti, e seminarne una a fave ben concimate, una a frumento, una ad orzo, e due lasciarle a prato. Vediamo in pratica se meglio andrebbero così gli affari suoi. Io suppongo che un agricoltore che piglia a fitto un podere di 50 salme, animato dall’estensione di esso più proporzionata alle sue forze e dalla lunghezza del fitto, possa portar la rendita della terra ad un’oncia la salma, restando lo stesso il prezzo del frumento e tutte le altre circostanze. Costui dovrebbe in ogni anno soggiacere alle seguenti spese: Rendita della terra ad oncia 1 per salma on7 50 Imposizioni ad oncia 1 e 22 per salma » 86 20 Prezzo di 10 salme di fave ad oncia 1 e 10 la salma » 13 10 Prezzo di 10 salme d’orzo a oncia 1 15 la salma » 15 Prezzo di 10 salme di frumento ad oncia 1 e 20 la salma » 16 20 Cultura delle fave ad once 5 la salma » 50 Cultura dell’orzo ad once 4 la salma » 40 Cultura del frumento ad once 10 la salma » 100 In tutto on7 371 20 Ne potrebbe ritrarre: Per prezzo di erba on7 20 Per prezzo di 80 salme di fave ad oncia 1 e 10 la salma » 106 20 Per prezzo di 120 salme d’orzo ad oncia 1 e 15 la salma » 180 Per prezzo di 100 salme di frumento » 166 20 In tutto on7 473 10 Profitto lordo on7 473 10 Spese » 371 20 Profitto netto on7 101 20 Giovami anche qui lo sperare che gli agricoltori siciliani non trovino ch’io abbia ecceduto nel supporre i profitti, o abbia artatamente studiato di minorare le spese: chè anzi ogni imparziale lettore s’accorgerà che un prodotto di frumento in ogni cinque anni, in un suolo ben concimato e regolarmente coltivato, senza una straordinaria influenza nemica dell’atmosfera, deve render assai più del dieci. E qui è da notare che dieci salme di terra possono seminarsi in tre giorni, cogliendo il momento propizio della sementa, da cui in gran parte dipende il buon raccolto. Ciò non può farsi da chi deve seminare 100 salme di terra, una porzione della quale deve necessariamente esser seminata innanzi tempo, ed un’altra quando il tempo è scorso. Si aggiunga a ciò che in una piccola tenuta non vi sono quegli sprecamenti che devono aver necessariamente luogo in una grande. Per tutte queste ragioni, se il prodotto di 100 salme di terre seminate a frumento si è calcolato a 6, quello di 10 salme avrebbe potuto ragionevolmente supporsi il doppio. Dell’orzo poi qualunque agricoltore potrebbe in quelle circostanze sperare il 18 ed anche il 20, invece del 12 che io ho supposto. Ed il prodotto delle fave non è sicuramente di troppo, ove la terra sia generosamente concimata e con diligenza coltivata. Circa alle spese è da considerare che in una piccola fattoria, in cui non è mestieri, nè di fattore, nè di magazzinieri, nè di dispensieri, nè di campieri ec., come son necessarii nelle colossali fattorie di Sicilia, esse avrebbero potuto calcolarsi assai meno delle once 10 per salma. Che che ne sia però, giova al nostro argomento il considerare, che quella terra stessa, la quale coltivata in grande col sistema ordinario, darebbe al proprietario una rendita di 12 tarì la salma, ed all’agricoltore una perdita maggiore di 3 once e 24 tarì la salma, coltivata in ragionevole estensione, con sistema diverso, potrebbe dare al primo una rendita di un’oncia per salma, ed all’agricoltore un profitto di 2 once e 1 tarì per salma. Quindi se lo stesso podere di 300 salme, di cui si parlò nel principio di quest’opera, venisse diviso in sei porzioni, date separatamente a lungo fitto, esso darebbe al proprietario una rendita di 300 once all’anno, ove ora a mal’istento ne avrebbe 120 once, che dimani o doman l’altro non troverebbe più. E sei agricoltori ne trarrebbero un profitto di 670 once, ove ora un solo vi perderebbe 1146 once in ogni anno; e ciò senz’altra innovazione, che quella di cambiare il sistema della nostra economia agraria. Ma il proposto avvicendamento sarebbe conveniente da per tutto in Sicilia? Mainò certamente. Io l’ho dato come un esempio più presto che come un modello, ed ho scelto un tale esempio, perchè più adattabile alla maggior parte delle terre nostre: chè predominano in Sicilia le terre argillose, più o meno tenaci, più o meno fertili. In un’opera intesa a considerare l’economia agraria in generale, e non a dar precetti onde migliorare la nostra agricoltura, sarebbe estraneo all’argomento l’additare quale avvicendamento particolarmente si converrebbe ad ogni specie di terreno. Può generalmente però dirsi che in qualunque suolo, qual che si fosse la sua natura, o la produzione cui è destinato, l’agricoltore potrebbe trarne lo stesso profitto: purchè non lasci mai verun angolo del podere che non dia un prodotto, ed avvicendi i prodotti in modo che uno serva all’altro di preparamento; avendo però sempre in considerazione di variare le produzioni secondo la natura del suolo. Così in un terreno sciolto e sabbioso il proposto avvicendamento sarebbe assai mal conveniente; ma converrebbe meglio il seguente: 1o fave; 2o lino; 3o orzo; 4o prato; 5o prato; 6o prato; 7o frumento tenero. Per tal modo le due produzioni del frumento e dell’orzo vengono a ragionevole distanza, e fra esse entra una produzione di fave, per la quale deve concimarsi la terra, e si frappongono dopo l’orzo tre consecutivi anni di prato, onde la terra acquisti la tenacità necessaria per la produzione del frumento. Se all’incontro un agricoltore dovesse coltivare un suolo tenace anzi che no, allora non solo potrebbe adottar il primo avvicendamento; ma al prodotto dell’orzo potrebbe senza scrupolo sostituire anche frumento, e fare: 1o fave; 2o grano duro; 3o prato; 4o prato; 5o grano tenero. Qual che si fosse però l’avvicendamento che ogni agricoltore crederà più conveniente al suolo che coltiva, è indispensabilmente necessario che vi sia almeno un anno di coltivazione di fave od altra pianta baccellina che richiede di esser generosamente concimata, e che per lo frequente zapparsi venga ad estinguere le piante spontanee che potrebbero sorgere a rubare il nutrimento agli utili vegetabili. Ma come potrà l’agricoltore procurarsi tanta copia di concime? Dovendo egli fare l’enorme spesa di comprarlo e trasportarlo spesso da lontano, la coltura delle fave non gli costerebbe assai più delle 5 once la salma? Ciò, io rispondo, lungi d’essere una grave spesa, è uno de’ profitti che dà la terra destinata a prato, del quale a ragione veduta io non ho finora fatto parola essendomi proposto di trattare espressamente ne’ seguenti capitoli dei vantaggi che noi potremmo trarre dalla pastorizia, ch’è il ramo più importante dell’economia agraria di tutti i paesi. CAPITOLO XII. Stato attuale della pastorizia in Sicilia. Uno degl’indizii infallibili per conoscere il grado di floridezza dell’agricoltura di un paese e la ricchezza di esso, è la quantità del bestiame, e la maniera di mantenerlo, per trarne profitto. Artur Young, nei suoi viaggi per le provincie settentrionali dell’Inghilterra, venne notando l’estensione d’ogni fattoria, le diverse produzioni, la quantità del bestiame, e tutt’altro che può interessare l’economia agraria di quel paese: e dà poi in fine un quadro generale delle sue osservazioni. Da queste si vede che in una superficie di 2,500 miglia da lui percorsa, l’estensione media delle fattorie è di 287 acri (66 sal. e 2 bis. circa); che la quantità media del bestiame in ognuna di esse contenuta è più di 10 animali da aratro, 12 vacche, 9 animali da ingrasso, 20 sopranni e 260 pecore, per le quali però gli agricoltori profittavano del pascolo delle terre comuni; che la quantità media del latte che dà ogni vacca è 5 gallons (poco più di 20 quartucci); il profitto netto d’ogni vacca 5 lire, 6 scellini e 3 pence (10 once e 18 tarì circa): il profitto medio d’ogni pecora è 10 scellini (un’oncia); e la media quantità di lana di ogni pecora 5 libbre (poco più di 2 rotoli e 1/2) (38). È però da tener presente che le provincie settentrionali dell’Inghilterra sono le meno ben coltivate di quel paese; anzi in molti distretti l’agricoltura può dirsi barbara: e particolarmente nel Northumberland, ove sono immense estensioni di terreni incolti, ne’ quali pascolano mandre fin di quaranta migliaja di pecore, il cui profitto è da 1 a 3 scellini, compreso il cacio, chè questa è la sola provincia in cui si usa di munger le pecore, che danno solo da 1 a 2 libbre di pessima lana. Ma all’incontro si vede la mandra di un certo Turner che dà un prodotto medio di lana di 10 libbre per pecora (più di 5 rotoli); e la mandra del conte di Darlington, in cui le pecore danno 12 libbre (6 rotoli e 1/2) di lana, ed un profitto di 28 scellini e 6 pence (once 2 e tarì 24 circa) per pecora: e ciò unicamente per la diversità della razza e della maniera di mantenerle. Si consideri ancora che quelle provincie settentrionali abbondano di vastissime fattorie, le quali nel sistema dell’economia agraria di quel paese sono contrarie al mantenimento delle vacche: onde dai fatti registrati in quel viaggio risulta che la quantità delle vacche è in ragione inversa dell’estensione della terra (39). Ma nelle altre provincie visitate da quel sommo agronomo, nelle quali le fattorie sono più piccole, e l’agricoltura meglio intesa, si mantiene in ognuna di queste assai più bestiame che nelle contrade settentrionali. Tutto ciò ho voluto dire per far conoscere che i risultati esposti sono al di sotto della quantità del bestiame che si mantiene in tutta l’Inghilterra, e del totale profitto medio di esso. Pure, pigliando anche ciò per punto di paragone colla Sicilia, possiamo indi argomentare quanto le nostre campagne manchino di utili bestiami, e come poco profittevoli essi siano fra noi. In quelle provincie d’Inghilterra la media estensione delle fattorie è di 66 salme, delle quali, giusta il sistema di quelle contrade, più d’una metà dovea esser destinata alla produzione di frumento, fave, orzo, piselli ec., e meno della metà dovea servire al pascolo del bestiame. Laonde in meno di 33 salme di terra si mantengono colà da 70 animali, calcolando ogni tre sopranni per due animali grossi ed ogni dieci pecore per uno. In Sicilia, per mantenere la stessa quantità di bestiame, abbisognerebbero 105 salme di pascolo; chè anche noi abbiamo disgraziatamente delle terre comuni; anzi colà non possono profittarne che le sole pecore, ovechè da noi può menarvisi a pascere qualunque quadrupede. Ogni animale grosso in Sicilia vuole 1 salma e 2 bisacce di pascolo, e spesso non gli bastano; così noi in 33 salme potremmo mantener solamente 22 animali: onde in quelle fredde ed ingrate provincie dell’Inghilterra si mantiene nella stessa superficie più del triplo di animali di quanto può mantenersene oggi nel nostro paese, in cui un clima più felice, un suolo più ferace e più atto alla produzione de’ vegetabili ed alla moltiplicazione delle specie animali, permetterebbero di mantenerne assai più. Pur se tal differenza passa tra la quantità del bestiame che si mantiene ne’ due paesi, non minore è quella del profitto che se ne trae. Una vacca in Inghilterra dà un profitto netto di 10 once e 18 tarì all’anno. In Sicilia può dare mezzo cantaro di caciocavallo che può valutarsi 2 once e 15 tarì; un vitello in due anni, che viene a 1 oncia e 15 tarì all’anno, ed un’oncia di ricotta: in tutto 5 once. Così il profitto lordo d’una vacca in Sicilia è meno di una metà del profitto netto che dà in Inghilterra. Le pecore in Sicilia non danno più d’un rotolo e mezzo di lana: ed è da notare che in Inghilterra si costuma di lavar la lana indosso alle pecore onde il peso colà è di netto e da noi di lordo. Oltrachè la nostra lana è inservibile, menochè per farne albagio. E quando nel totale una mandra lascia un profitto di 12 tarì a pecora, i nostri mandriani se ne trovano ben contenti. Degli animali da ingrasso non occorre qui far parola, perchè a noi è affatto sconosciuto quest’interessantissimo ramo d’economia agraria, dal quale sommo profitto traggono gli agricoltori stranieri, non solo direttamente per l’uso cui destinano i foraggi, ma indirettamente per la copia del concime che indi acquistano. Non è però da meravigliare che cotal differenza passi tra la Sicilia e l’Inghilterra per la quantità del bestiame e del profitto che se ne trae: maraviglia sarebbe se non andasse così la bisogna, atteso il modo, con cui da noi si mantiene ogni sorta d’animali. Comechè si veggano assai spesso in Sicilia aratri tirati da muli, da cavalli ed anche da ciucci, pure questi animali son destinati a tal uso solo da’ mezzajuoli ed altri poveri agricoltori che non hanno da mantenere, ed animali da soma ed altri per l’aratro, onde destinano quelli che hanno ad ambi i servizii. Nelle grandi fattorie però i soli bovi si destinano comunemente all’aratro. A due anni i bovi cominciano ad essere fra noi aggiogati. Si mantengono tutto l’anno a pascolare nelle praterie naturali, ore trovan solo quell’erba che la natura abbandonata a sè stessa fa spuntare. Solo ne’ giorni più rigidi dell’inverno si dà loro un po’ di fieno, che si sparge sulla nuda terra, onde la gran parte viene sprecata co’ piedi degli animali; fra questi il piccolo è respinto dal grande, il forte dal debole, e tutti ne cavan così poco nutrimento. Animali così mal nutriti non possono reggere alla lunga fatica, onde nelle grandi fattorie si destinano cinque e talvolta anche sei bovi per ogni aratro che lavorano a vicenda: ed oltraciò si tengono 10 o 12 bovi di più per ogni centinajo, per dare a quando a quando riposo ai più deboli. Questo capitale impiegato improduttivamente in bovi, ed il pascolo ch’essi devono consumare, sono una perdita certa cui soggiace l’agricoltore siciliano, per non sapere e forse anche potere mantener meglio i bovi da lavoro. Le nostre vacche son tutte selvagge, tenute a branchi per lo più numerosissimi, senz’altro nutrimento che l’erba spontanea, senz’altro ricovero che la volta del cielo. Esse hanno bisogno di tre luoghi di pascolo: la montagna per l’estate, la marina per l’inverno, la mezzalina per la primavera e l’autunno. Essendo questi siti necessariamente a gran distanza, le nostre vacche corrono ogni anno dalle più alte montagne, ove pascolano in estate, alle spiagge di Trapani, Terranova, Girgenti ed altri luoghi meridionali. Ciò importa che questi numerosissimi branchi devon fare due volte all’anno un viaggio di 70 o 80 miglia, e che l’agricoltore deve pigliar terre a fitto in luoghi molto distanti l’uno dall’altro. In cotali marine tanto è più pregevole il terreno, quanto più abbonda di cespi, arbusti, e particolarmente di disa (arundo ampelodesmos), le quali essendo piante perenni, offrono sempre un certo nutrimento, comechè mal sano, in una stagione in cui l’erba spontanea manca per lo più in Sicilia. Indi gli animali, se non istanno bene, non muojono almeno di fame: si riducono però così magri e patiti che negli inverni lunghi e straordinariamente freddi se ne fa strage. Nel 1813 vi furono in Sicilia branchi di vacche, di cui il proprietario ricondusse a casa le sole cuoja: e fortunati si reputaron coloro che ne pcerderono il 10 per 100. Simili casi non sono straordinarii fra noi. A due anni le vacche si danno al toro: ma selvagge ed indomite, come sono, sarebbe impossibile ridurle a farsi mungere alla buona. Per venirne a capo si ricorre al barbaro compenso di legar loro una pastoja sopra il ginocchio di una delle gambe posteriori così strettamente che taglia la pelle e la carne; e stringendo il tendine all’osso, rende immobile la povera bestia. Oltraciò le si pone al collo una pesante campana, sostenuta da un largo collare di legno, che in tutto fa un peso di 10 a 12 rotoli; e in tale stato si lascia pascere o per dir meglio languire per molti giorni dopo il primo parto, finchè si rende vinta e si lascia mungere: e ciò dicesi ammansare, ma più propriamente potrebbe dirsi ammazzare quell’infelice animale. Questo reo trattamento serve ad accrescere la natural ferocia della vacca siciliana. Si sa che questo prezioso animale è naturalmente così docile e buono che, tanto più volentieri dà il latte, quanto più familiare è con chi lo tratta: ma fra noi la vacca si riduce tanto feroce ed intrattabile che non se ne può trarre il latte senza l’ajuto del vitello. All’ora del mungere le vacche si radunano presso la capanna in cui abitano i pastori: dal recinto, ove si tengono i vitelli per molti giorni dopo che son nati, se ne lasciano mano mano uscir tanti, quante vacche devon mungersi, ed ognuno d’essi comincia a poppare la propria madre, che naturalmente si ferma, e comincia a dare il latte: allora il pastore le mette la pastoja alle gambe posteriori, con una verga respinge il vitello e munge la vacca, lasciando intatto uno de’ capezzoli, che resta sempre pel nutrimento del vitello. Così da noi non si spoppano mai i vitelli finchè la madre ha latte. Per tal modo in Sicilia, e per la mancanza di buoni pascoli, e per lo disagio, e per la porzione del latte che deve lasciarsi al vitello, le vacche non danno più di 10 quartucci di latte al giorno. Deve anche considerarsi che pel patimento le vacche fra noi figliano ordinariamente ogni due anni; e la perdita di un vitello in ogni anno non è lieve per l’agricoltore. Non fa mestieri ch’io parli dell’uso che si fa del latte, essendo innegabile che i migliori caci nostri non possono sostenere la concorrenza degli stranieri. E ciò tanto più mi fa pena, in quanto io sono perfettamente convinto che con un poco più di diligenza nella manifattura, i caci nostri potrebbero assere superiori al lodigiano, al gloucester, al gruyer, ed a quanti ne son più ricercati in Europa. Le pecore siciliane, piccole, di cattiva forma, coperte di poca e ruvidissima lana, son forse le pessime d’Europa. La Sicilia è uno de’ pochissimi paesi, in cui si conserva il costume patriarcale di munger le pecore. Un rotolo e mezzo di pessima lana, un agnello, sei rotoli di formaggio, e la quarta parte d’una ricotta è il prodotto ordinario d’una pecora in Sicilia. Il difetto principale così delle pecore che delle vacche è la cattiva razza; e un tal difetto viene principalmente dall’esser le nostre mandre assai numerose, e dal sistema con cui esse si tengono. Il miglioramento della razza di qualunque sorta d’animali esige un seguito non interrotto di cure così minute, ch’è affatto impossibile riuscirvi in un grande armento, ed in una assai numerosa gregge. Per migliorare le vacche dovrebbe cominciarsi dall’acquistare tori di razza migliore. Ma in mille vacche abbisognano in Sicilia quaranta tori: ove trovarli in tal numero tutti perfetti? Dato che si trovino, il numero stesso delle madri rende inutile l’operazione: poichè in mille vacche devono necessariamente esservene delle buone, delle mediocri e delle pessime: ed in natura, così nel fisico che nel morale, il numero de’ buoni è sempre il minore: onde il totale de’ redi sarebbe poco buono, e peggiore diverrebbe di generazione in generazione: imperciocchè in tutte le specie animali le cattive qualità si comunicano più facilmente delle buone. Lo stesso è per le pecore, ch’è tanto più difficile di migliorare in Sicilia, in quanto le greggi di pecore sono più numerose degli armenti di vacche: poichè le mandre nostre sono da 3 a 6 mila pecore. Ma, ove anche un proprietario di tali greggi ed armenti colossali, voglia mettere tutta la sua attenzione a migliorar la razza delle sue pecore e vacche, ne verrebbe impedito dalla particolare economia della nostra pastorizia. Le mandre di pecore e di vacche sono in Sicilia tante soccita, nelle quali il branco del padrone si unisce ai particolari branchetti del curatolo, dei pastori e di altre persone: onde i difetti d’ogni animale divengon comuni a tutti, e questi, anzichè correggersi, vengono sempre accrescendosi, perchè tali soccita si contraggono per un anno; in conseguenza non v’ha miglioramento a fare. È questa la ragione, per cui in Sicilia le migliori vacche son possedute da coloro che ne hanno piccoli branchi da 50 a 100. Non v’ha quasi fattoria in Sicilia, nella quale non sia un armento di giumente: perchè oltre l’armento che ogni proprietario suol tenere per particolare specolazione, ogni vaccaro ed ogni pecorajo ha una giumenta, e ciò si considera come parte del suo salario. Ma quali giumente! Qualunque animale che abbia quattro piedi ed una coda si crede buono per l’armento. Un deforme e piccolo ciuccio ed un cavallaccio vecchio, pieno di tutti i mali, scarto delle stalle di Palermo, sono gli stalloni che per lo più si destinano alle nostre giumente. Ed i redi son degni di tali padri e di madri tali. Estesissimo è il commercio de’ majali che si fa in Sicilia, ma essi da’ più diligenti agricoltori non si tengono a pascolare nei terreni delle fattorie, perchè si crede ch’essi avvelenino le acque: onde si suol sempre in tutti i contratti di fitti apporre il patto di non tener porci nel podere l’ultimo anno del fitto. Io non so quanto ben fondata sia una tale idea, è certo però che questi animali fanno tali guasti che sono incompossibili con altro bestiame, menochè ove i campi son chiusi da forti siepi. Per tali ragioni, le numerose greggi de’ porci si mantengon da noi ne’ boschi ad ingrassarsi colle ghiande. In questi animali, che non danno altro profitto che la carne, la razza influisce forse più che in qualunque altra specie. Un majale alto, lungo e tondeggiante, mangiando quanto un altro di cattiva forma, s’ingrassa più presto, e dà più carne e lardo. E tale incuria è tanto più vituperevole, in quanto noi potremmo avere dalle vicine provincie di Napoli verri e scrofe d’ottima forma. Nè in ciò può aver luogo la solita frase che qui il clima non li produce: perchè abbiamo l’esempio di taluni che per capriccio li hanno fatto venire, e ne hanno avuto redi di gran lunga superiori agli ordinarii. Il sistema generale però della nostra pastorizia ha qualche eccezione. Non parlo di coloro che da pochi anni a questa parte hanno cominciato ad usar le stalle pe’ buoi e per le vacche, i quali in tutta Sicilia saranno quattro o cinque: come non è da farsi carico della maniera con cui i piccoli coltivatori della pianura di Catania e di alcuni altri luoghi del Val di Noto, paesi assai meridionali, mantengono i buoi e le vacche. Essi li lasciano tutto il giorno a pascer liberi pe’ campi, e la sera li raccolgono attorno ad una bica di paglia, li legano per un piè innanzi ad un piuolo fitto in terra, e loro pongono avanti un corbellone di paglia. Quest’embrione di stalla è forse una pratica a noi tramandata da’ Saraceni, perchè si sa che tuttora gli Africani legano gli animali alla stalla per un piè d’innanzi. Non è però da tacere che qualche diligente agricoltore ha di molto migliorato la razza de’ cavalli: ed a ciò ha assai contribuito l’incitamento del reale armento della Ficuzza; la libertà data a chiunque di far coprire le sue giumente da quegli stalloni: i cavalli quindi sparsi in Sicilia, e l’esempio di molti bei cavalli stranieri di recente fra noi venuti (40). Ma la più grande eccezione per le razze degli animali e per la maniera di mantenerli, è quella del distretto di Modica. Un suolo sassosissimo mette quegli abitanti nella necessità di dividere le possessioni in piccoli campicelli chiusi da muriccioli a secco, ne’ quali in conseguenza posson mantenersi pochi animali: onde si pone molto studio nel ben nutrirli e migliorarne la razza. Ciò è anche favorito dalla natura di quel suolo, talmente caro alla natura, che, senza produrre erbe particolari, queste vi crescono così sostanzievoli che i caci di quella contrada, comechè si facessero al modo stesso che tutti gli altri di Sicilia, hanno una delicatezza ed un gusto non ordinario. Gli armenti di vacche colà sono ordinariamente da 20 a 50, la razza di esse è affatto diversa da quella delle altre vacche siciliane, e si distinguono per una taglia straordinaria e per le piccole corna. Comechè la gran taglia non fosse un gran merito, pure que’ tori sono così ben costrutti, che incrociandone la razza colle altre vacche di Sicilia, queste verrebbero assai a migliorarsi. Gli animali però più preziosi che colà vengono, sono i somari stalloni, i quali sono di una specie diversa dal ciuccio. Hanno grossa la testa, assai sporgenti le sopracciglia, lunghe e pendenti le orecchie, corto e grosso il collo, appianata la schiena, largo il petto, grosse le gambe, e particolarmente le ginocchia, lungo il corpo, tondeggiante la groppa, corta e spelata la coda. Sono essi così tardi ed hanno tanta poco forza in proporzione della loro taglia, che sembrano destinati dalla natura al solo uso di procrear la specie. Gli stalloni di Modica sono forse i migliori d’Europa: e se le mule di Spagna sono più belle e più vivaci delle siciliane, ciò si deve alle migliori giumente. Pur, comechè un mulo figlio di cotali somari abbia un prezzo maggiore degli ordinarii, pochi sono i diligenti proprietarii di giumente nel resto di Sicilia che ne faccino uso. Cotali, altronde piccole eccezioni al sistema generale della nostra pastorizia, servono solo, o a provare l’impossibilità in cui oggi sono gli altri Siciliani di far meglio, o a rimproverare maggiormente la loro incuria: ed in qualunque caso a far loro conoscere che la riforma sia necessaria, non che utile. CAPITOLO XIII. Principali riforme che dovrebbero farsi nella pastorizia di Sicilia perchè essa venga più profittevole. Come la gran quantità di bestiame mantenuta in un paese è il più sicuro argomento della floridezza della sua agricoltura, così il vedersi questo riunito in poche mani a numerosi branchi, è un indizio di povertà generale e di trascurata agricoltura; imperciocchè numerosissimi armenti suppongono estesissime possessioni lasciate incolte, e piccolissimo profitto di grandi capitali. Quando noi leggiamo negli scrittori delle cose bizantine che Giovanni Cantacuzene, familiare del greco imperatore Andronico il Giovane, coltivava le sue terre con mille aratri di buoi, e vi mantenea duemila giumente, dugento camelli, trecento mule, cinquecento asini, cinquemila vacche e sopranni, cinquantamila porci e settantamila pecore, dobbiamo argomentare lo stato di miseria, cui era già ridotto l’impero d’Oriente. Gibbon (41), nel riferire ciò, calcola che le sole terre messe in coltura doveano essere 62,500 acri inglesi, ossia circa a 14,500 salme; aggiungendo a ciò il pascolo di tutto quel bestiame, si vedrà che tutta l’estensione cui era ridotto l’impero, dovea esser posseduta e coltivata da colui solo, il quale non potea certo trarre un gran profitto da quella gigantesca fattoria. Ma se quel suolo e que’ bestiami fossero stati divisi, avrebbero potuto far la ricchezza di più migliaja di agricoltori. Poco dissimile da questo era lo stato della Sicilia fin verso la metà del passato secolo. Tutti i grossi baroni aveano numerosi armenti di giumente e di vacche, al cui pascolo destinavano i loro feudi, una piccola parte de’ quali era coltivata a forza da’ loro sudditi. Nel resto di Sicilia si vedean solo quattro o cinque grossissimi fittajuoli, che imprendevano a coltivare la metà d’un distretto, tutto il rimanente del Regno era incolto (42). Comechè da quel tempo in poi l’aspetto della Sicilia sia venuto cambiandosi per molte cagioni economiche c politiche, pure il male non è estinto dell’intutto, ed una prova se ne vede nelle numerose mandre di vacche e di pecore, le quali sono una delle funeste conseguenze della grande estensione delle terre che si danno a fitto. Non v’ha chi ignori in Sicilia che il profitto delle pecore è in ragione inversa del loro numero: è comune fra’ nostri agricoltori l’adagio: Pecuri a tuccuneddu; lavuri a mezzu munneddu (43). La sola necessità di destinare a qualche oggetto una gran possessione, fa che si mantengono greggi assai numerose. Infatti quando le possessioni sono smodatamente grandi, anche per la nostra economia, si fan da noi due mandre mezzane, piuttosto che una assai numerosa. Due questioni si fanno dagli agronomi intorno alle pecore: conviene mungerle? Conviene tenerle al coperto, piuttosto che libere pe’ prati? Per la prima pare che la ragione e l’esempio de’ popoli culti ci dovrebbero persuadere a rinunziare al costume di profittar del latte di questi animali. La ragione ci convince che sottraendo da una piccola bestia una sostanza così essenziale come il latte, la macchina tutta viene a debilitarsi, e le prime a risentirsene devono essere le funzioni dell’epidermide, perchè il tessuto esterno della macchina animale è il più lontano dalla sede della vita. È questa la ragione perchè nell’uomo il primo indizio della vecchiaja è l’incanutirsi, e poi il cader de’ capelli. Onde pare indispensabile che la pecora munta debba aver meno lana e più ruvida, perchè mal nutrita, appunto come la pianta vegeta è più flessibile della secca. Varrone dice che alcuni degli agricoltori romani si astenevano dal munger le pecore in certi tempi dell’anno, ed altri: Qui melius, omnino perpetuo, quod et lanae plus ferent, et agnos plures (44). Fra i moderni le pecore si mungono solo in Sicilia, nelle provincie di Napoli, in Provenza, nella provincia di Northumberland in Inghilterra e in pochi altri paesi. Young parla di ciò come di una pratica affatto barbara: «Nelle terre paludose del Northumberland, egli dice, le greggi arrivano a quarantamila pecore; di tal numero è quella presso la sorgente del North Thine, di un certo sig. Simon, mi pare, Kidder, o tal altro di simil nome; il profitto della gran parte di questa immensa mandra non si calcola più di 1 a 3 scellini per pecora, compresovi il cacio che ne traggono. Si mungon colà le pecore, si fa uso del butiro per ungerne il corpo di esse in autunno per conservar la lana, il cacio si vende. Potrebbe mai alcun agricoltore concepire che si dia al mondo un tal sistema di balordaggini? Crederebbe un agricoltore di Norfolk che uomini, i quali piglian terre pel fitto di 500 ed anche 2000 lire, che hanno vasti tratti di terra arabile, e sono in istato di mantenere da cinquemila a quarantamila pecore, che si danno il minuto e sorprendente fastidio di munger le loro pecore, crederebbe, dico, alcuno che questi agricoltori non conoscano cosa sia lo stabbiare? È questo uno de’ più maravigliosi tratti di barbarie, che possa incontrarsi in qualunque luogo.» «I velli di queste pecore pesano da una a tre libbre, e si vendono da tre a quattro pence la libbra. Qual perdita è questa per lo Stato?» (45) Potrebbe dirsi a qualunque Siciliano: Fabula de te narratur. Le nostre greggi non giungono a quarantamila, ma ne abbiamo parecchie di seimila pecore: la quantità ed il prezzo della lana in Sicilia sono gli stessi che nel Northumberland; e se colà il profitto delle pecore è forse minore, ciò nasce dall’esser men pregiato il cacio di pecora. Dalla differenza però tra la quantità, il prezzo della lana ed il profitto delle pecore di quella provincia, e quelle del rimanente d’Inghilterra, possiamo con sicurezza argomentare quanto maggiore sarebbe il profitto delle nostre pecore se lasciassimo il costume del Northumberland, e ci dessimo a seguire quello delle altre provincie, nelle quali non si calcola affatto sul cacio, ma si conta molto sulla lana, sugli agnelli, sulla carne, sul sego, sullo stabbiare delle pecore. Ad onta di tutto ciò io son convinto che una tale riforma nell’economia delle nostre pecore, difficilmente può aver luogo nel momento attuale: poichè i nostri mandriani non sono in istato di rinunziare alla vendita del cacio, il quale dai pizzicaruoli si paga molto tempo prima d’averlo consegnato: ovechè la lana non potrebbe avere lo stesso facile spaccio, finchè non fosse venuta in nome, e non se ne introducesse la ricerca. Que’ proprietarii però, che sarebbero in circostanza di rinunziare al cacio, farebbero assai bene i conti loro; ed un dato per calcolare qual sarebbe per essere il loro profitto abbiamo nella bellissima gregge di merinos, fatta venire in Sicilia da S. M., la cui lana si vende agl’Inglesi a 15 once il cantaro, che viene a 4 tarì e 10 grani il rotolo. Posto che quelle pecore non diano più lana delle nostre; ogni pecora, dando un rotolo e mezzo di lana, darebbe 6 tarì e 15 grani. Due agnelli, che fa certo una pecora ben mantenuta e non munta, a 6 tarì per uno sarebbero 12 tarì: onde se ne avrebbe in tutto 18 tarì e 15 grani a pecora. Per un migliajo di esse abbisognano un uomo ed un ragazzo, che possono importare 30 once, e 100 salme di pascolo, che abbiam calcolato ad 1 oncia per salma: onde tutte le spese vengono a 4 tarì circa a pecora, che così darebbe un profitto di 14 tarì e 15 grani, oltre le pecoracce, i castrati ec. Ed è da notare che un tal profitto potrebbe di molto aumentarsi. Primieramente, perchè col tempo potrebbe aversi un maggior prezzo della lana venendo questa in maggior estimazione presso i manifatturieri inglesi. Il prezzo ordinario della lana di Spagna è oggi in Inghilterra 5 scellini la libbra, cioè più di due scudi il rotolo: ora è impossibile che introdotto ed esteso un tal commercio possa continuarsi a vendere in Sicilia 4 tarì e 10 grani un rotolo di lana, che andrebbe a rivendersi almeno due scudi in Inghilterra. In secondo luogo, gli agnelli della gregge di S. M. si vendono assai più di 6 tarì per uno, ed un prezzo maggiore acquisterebbero a misura che i vantaggi di questa razza si venissero maggiormente conoscendo. Così è avvenuto in Sassonia, in Danimarca, in Prussia, in Francia, in Inghilterra, in Italia, e da per tutto ove queste pecore si sono introdotte: sulle prime nessuno ne ha voluto, e poi son venute a prezzi altissimi. In quanto poi alla seconda questione, cioè se convenga tener le pecore in istalla nell’inverno, io sarei di contrario avviso, anche se si trattasse di climi settentrionali. A più forte ragione, dico, che in Sicilia ciò sarebbe nocevole alla salute ed alla buona lana di questi animali: malgrado che la contraria opinione fosse sostenuta da Tessier, Chambon (46) e parecchi altri moderni ed antichi scrittori di cose rustiche. Ma il loro argomento poggia sulla supposizione che il freddo sia nocevole alla bellezza della lana; ciò pare smentito dal fatto. Si sa che tutti gli animali villosi, come il castoro, il lupo cerviero, il vajo, la martora ec. si cacciano di fitto verno, perchè allora il loro pelo è più abbondante e più morbido: e le pelli di questi animali sono tanto più pregevoli quanto più freddo è il clima ove essi abitano. Nè s’adduce verun fatto per provare che la pecora sia un’eccezione alla regola generale della natura; è certo anzi che in Ispagna stanno sempre all’aria aperta; e che questa razza essendo stata introdotta in Inghilterra, ove si mantengon quelle pecore sempre allo scoperto, la razza non n’è degenerata, nè per la forma, nè per la lana. Sarebbe piuttosto da tentare in un piccolo branco di vestir le pecore di una cammicia di tela grossa, cucita sotto il ventre: e ciò, non per ripararle dal freddo, ma perchè la lana non venga lordata; ciò ch’è inevitabile, sia che la pecora si mantenga alla stalla o al prato. La lana sporcata dall’urina ed altre lordure, più difficilmente si tinge e si pettina. Infatti in Ispagna ed altrove si separa da ogni vello la lana della schiena e della groppa, che dicesi primo pelo, da quella delle parti più basse, che ha un prezzo assai minore. Altronde ciò non è nuovo: presso gli antichi era uso de’ Tarentini e degli Attici, che producean le più pregiate lane di que’ tempi, di vestire le loro pecore di pelli d’altri animali (47). Onde Diogene, dal vedere presso Megara le pecore vestite ed i ragazzi ignudi, disse che avrebbe voluto essere piuttosto l’ariete che il figlio di un Megarese. Nude o vestite che siano le pecore, conviene all’agricoltore trarne il gran profitto dello stabbiare, facendole chiudere ogni sera in un recinto portatile di corde o di vimini, ove restino due notti consecutive. Per tal modo la terra ne vien concimata meglio che collo stabbio raccolto negli ovili stabili che noi usiamo. Assai più agevolmente si verrebbe a capo fra noi di migliorare e render più profittevoli gli armenti di giumente. Basta a ciò sceglierle tutte di buona razza, ed ove si possa, tutte dello stesso mantello: per la ragione che un paio di polledri, e molto più una muta a quattro od a sei, si vende assai più che non si venderebbe lo stesso numero di cavalli di diverso mantello. Si dian loro sempre cibi sani, come buon fieno e buona paglia: la causa più ordinaria dello sconciarsi ed anche perire delle nostre giumente è quello cui poco s’avverte, l’erba mal sana, che talvolta incontrano ne’ nostri prati. Non si facci mai fare alle giumente gravide, particolarmente di somaro, veruna fatica. Mai faccino più di due parti consecutivi di mulo, altrimenti vanno soggette ad avvelenare il latte, e questa malattia resta loro incurabilmente finchè vivono. Ma soprattutto si ponga mente alla scelta dello stallone. Non solo conviene all’agricoltore far venire il somaro stallone dal distretto di Modica, ma, meglio farebbe se procurasse d’averne la razza; poichè questi animali son così cagionevoli che passando in clima diverso di rado hanno lunga vita; ciò che non accade ai somari indigeni. Il cavallo padre sia di ottima razza. Un cavallo villano, comechè bellissimo, fa talvolta spregevoli redi: ovechè da un cavallo di buona razza, anche mediocre, si hanno quasi sempre buoni polledri. S’abbii cura a sceglierlo di buon mantello: ciò che molto contribuisce alla facile e vantaggiosa vendita de’ polledri; poichè il mantello del cavallo è come la figura dell’uomo, l’ultima delle sue qualità, ma la prima a vedersi, e che spesso seduce a segno da far travedere vizii di gran momento. A circostanze uguali un bajo, un morello, un sauro, si vende la metà più d’un fabro, d’un metallino, d’un leardo moscato. Ma soprattutto il cavallo padre sia giovane ed esente di difetti che si tramandano colla generazione, come giarde, capostorno, spunghe, bolsaggine, e simili. Comechè le mandre numerose sian di grave ostacolo al miglioramento delle razze degli animali onde renderli più utili, pure ciò poco monta per le greggi di porci, attesa la rapidità con cui quest’animale si moltiplica e vien consumato. Un agricolture, da un verro e venti scrofe, può avere in due anni oltre a duemila majali, ed in quel tempo può aver mandato con profitto al macello quelli che avea, onde il migliorar la sua razza gli costa pochissimo. Uno degli effetti che potrebbe produrre fra noi il ridurre più piccole le fattorie, sarebbe quello che i nostri fittajuoli potrebbero usar l’economia di mantenere de’ majali cogli avanzi dellc vacche, la crusca, le brode delle minestre ec. Si calcola in Inghilterra ed in Fiandra, che per ogni quattro vacche può senza spesa mantenersi un majale: ciò che non è certo oggctto di lieve momento in una piccola fattoria, nella quale nulla deve essere perduto. Ma più che in ciò le fattorie di mediocre estensione sarebbero utili per lo miglioramento, per lo maggior profitto, e per la più gran quantità di vacche che potrebbero mantenersi in Sicilia. Colle vaste possessioni verrebbcro a sparire le sterminate nostre mandre di vacche, ma verrebbero anche a sparire la solitudine delle nostre campagne, nelle quali si cammina talvolta 20 o 30 miglia senza vedere una sola vacca. All’incontro allora ad ogni passo s’incontrerebbe una piccola fattoria, nella quale sarebbero 30 o 40 vacche tutte di bella forma, ben nutrite, e che darebbero certo più profitto che non ne danno cento mantenute come oggi si fa. Il sine qua non però, per venire a capo di ciò, è il mantenere quest’utilissimo animale alle stalle. Sarebbe follia il dubitare che una vacca mantenuta alla stalla con buoni foraggi dia il doppio di latte e di cacio, di quella tenuta licenziosamente nei prati. Senza ricorrere a teoretici argomenti, o ad esempii d’altre nazioni per provarlo, basta osservare le vacche mantenute in Palermo. Coloro che ne mantengono, per vendere il latte ed il butiro per la città, comprano per lo più i lattonzi delle vacche mandate al macello, li nutricano da prima con del latte, e poi cogli avanzi delle altre vacche, finchè vengono grandi. In primavera comprano dell’erba spontanea che si produce nelle campagne di Palermo, l’avanzaticcio lo seccano, e questo fieno unito alle foglie cadute degli ortaggi, da essi raccolte, è il nutrimento di quelle vacche in tutto il resto dell’anno. Pure tali vacche, così mantenute, danno più del doppio di latte delle migliori che pascolano per gli altri campi di Sicilia. Un di costoro, detto Leonardo Giannone, n’ebbe una al 1813, dalla quale traeva 50 quartucci di latte al giorno; e poi la vendè cent’once a Lord W. Bentinck, allora ministro della Gran Brettagna in Sicilia. Ora non può negarsi che quella stessa vacca mantenuta al prato, o un’altra di cattiva razza mantenuta com’essa, avrebbe dato la terza parte di quel latte. Le stalle però per le nostre vacche e pei bovi nostri dovrebbero essere sempre tettoje, aperte da tutte le parti. Il fiato di questi animali è così caloroso che nel nostro clima sarebbe dannoso il chiuderli di troppo: e stalle così costrutte potrebbero anche loro servire ne’ giorni d’estate, chè da noi essi hanno più da temere dall’estiva caldana, che dal rovajo d’inverno. Poste cotali verità, resta ora a vedere come in un podere di 50 salme, coltivato col sistema accennato di sopra, possano mettersi a profitto le 20 salme di terra lasciate a prato. Si calcola generalmente in Sicilia che pel pascolo d’ogni animale grosso, tenuto al prato, siano necessarie una salma e due bisacce di terra. Non è da dubitare che, mantenendo gli animali alla stalla, meno della metà basti: onde nelle 20 salme può l’agricoltore mantenere francamente 30 animali grossi. Io suppongo che in quella piccola fattoria, nella quale non è maggesi a fare, dieci bovi forti e ben mantenuti, che arino tutto il giorno, siano sufficienti. Ma questi dovrebbero solo servire tre mesi dell’anno, da settembre a dicembre, e il mantenerli inutilmente nove mesi sarebbe un lasciare un capitale improduttivo. Onde l’agricoltore potrebbe metterli all’ingrasso in gennaro, e venderli con molto profitto ne’ mercati di maggio, ed ivi stesso comprarne de’ nuovi, il cui mantenimento pel resto dell’anno non si trae più dalle terre lasciate a prato: potendo ben mantenersi, finchè sian segate le biade, lungo le siepi e le strade, e nella terra ove s’è falciato il fieno; e nella grande estate possono pascolare nelle ristoppie, e nelle più calde ore del giorno si terranno alla stalla nutriti di sola paglia. Pel pascolo di dieci bovi così mantenuti per otto mesi al più, sei salme di terra sono certo sufficienti. Nelle restanti 14 salme potranno mantenersi venti vacche, le quali, particolarmente ove siano tutte buone, com’è facile averle in piccol numero, daranno il doppio di latte delle vacche ordinarie e figlieranno ogni anno. Onde l’agricoltore potrà averne: Venti cantara di cacio-cavallo ad once 5 on7 100 Venti vitelli ad once 3 per uno » 60 Ricotta » 40 Cinque majali » 25 In tutto on7 225 Potrà impiegarvi: Per la rendita di 14 salme di terra on7 14 Salario e vitto d’un uomo ed un ragazzo » 30 Piccole spese » 6 In tutto on7 50 » 50 Profitto netto on7 175 Io non dubito che se in un tal podere invece di 20 vacche volessero tenersi 20 giumente, il profitto sarebbe lo stesso se non maggiore. Si è di sopra osservato che in un podere di 50 salme, coltivato col metodo da me proposto, può il fittajuolo trarre dalle sole terre arabili un profitto netto di once 101. 20. Aggiungendo a questo le once 175, profitto netto delle vacche, il profitto totale pel fittajuolo sarebbe once 276. 20, per cui bisognerebbe impiegare il seguente capitale: Rendita, imposizioni e spese del 1o anno on7 371 20 Prezzo di 10 bovi da lavoro (48) » 100 Prezzo di 20 vacche » 180 Prezzo di 5 porcelli » 5 Spesa per le vacche » 50   In tutto on7 706 20 Onde il suo capitale gli frutterebbe quasi il 40 per cento: e qui appresso vedremo, come il suo guadagno potrebbe essere anche maggiore. CAPITOLO XIV. Vantaggi che l’agricoltore siciliano potrebbe trarre dai prati artificiali, e dai concimi con cura raccolti. Ogni agricoltore, nel leggere il sopraccennato calcolo del profitto che potrebbero dare 20 vacche mantenute alla stalla, incontrerà senza meno la giusta difficoltà, che vacche tenute una gran parte dell’anno a nutrirsi di sola paglia e fieno non possono dare gran copia di latte. È innegabile che il foraggio verde accresce la quantità del latte; ma, sia nel prato, sia alla stalla, avrà sempre animali mal nutriti colui che pel loro mantenimento sta alla mercè della natura, che anzi l’avveduto agricoltore deve mettere lo stesso studio a procurarsi que’ vegetabili che servono al nutrimento degli animali, che mette ad aver quelli che servono alla nutrizione ed al benessere dell’uomo. Per convincersi che dannoso è il nostro costume di mantenere il bestiame a nutrirsi di quelle sole piante che la natura fa nascer nel suolo, basta il considerare che l’erbe spontanee somministrano sempre meno foraggio, e questo meno salutare delle artificiali. E che così vada la bisogna facilmente ce’l persuade il pensare che le piante spontanee vengono o da semi sparsi sulla terra dagli uccelli, dai venti, dalle stercorazioni degli animali, dalle piogge e da varii accidenti della natura; o da radici rimaste nel suolo che tornano a pullulare. Essendo dunque la loro germinazione tutta dipendente dal caso, esse non posson mai venire nè in quella copia, nè in quella stagione che l’agricoltore desidera. Indi nasce che per tutta la stagione jemale nudi sono i nostri campi, e magri gli animali nostri. Per un effetto inoltre di questa seminagione casuale la terra di rado è vestita tutta egualmente, ma vi restano sempre de’ vuoti affatto nudi. È da considerare ancora che la natura sparge indistintamente sulla superficie della terra i semi d’ogni maniera di piante, quali più, quali meno nutrichevoli; altre ancora non profittevoli, ed altre infine velenose. E comechè la natura stessa abbia dato a tutti i bruti l’istinto di fuggir quel pascolo ch’è per essi nocivo, pure spesso avviene che la fame vince l’istinto, onde essi ingojano tutto ciò che lor si para innanzi, e trovan la morte in quel suolo ove cercano d’alimentar la vita. Infatti molti dei nostri campi sono infetti di tali erbe velenose, che vengono tutte sotto la generale denominazione di mal’erba (49). Peggio ancora avviene pel fieno. Il momento opportuno per falciare l’erba, onde averne buon fieno, è quello in cui il primo fiore comincia ad appassire, perchè allora la pianta ha la maggior quantità di succo. Ora, essendo la terra vestita d’erbe di varia natura, nate in diverso periodo, questo punto di rado può cogliersi; onde un covone di fieno verrà composto da erbe buone, mediocri e cattive, delle quali altre sono state falciate innanzi tempo ed altre avrebbero dovuto esserlo prima. Tale è per lo più il nostro fieno: qual meraviglia se esso riesce talvolta dannoso agli animali? Vuolsi ancora considerare che, quanto più si perfeziona l’arte agraria, tanto meno nasceranno erbe spontanee, che rubano il nutrimento dei vegetabili seminati dall’uomo: ed a ciò devono tendere tutte le cure del diligente agricoltore. Questo male difficilniente si ripara, ma sempre si previene con usare buoni strumenti, che sterpano e portan via tutte le radici che posson poi germogliare, e coll’introdurre quanto più spesso si può nell’avvicendamento quelle coltivazioni che vogliono essere zappate spesso e ripulite, onde l’erbe spontanee vengano soffogate a misura che nascono e non abbiano tempo di semenzire per riprodursi l’anno appresso. Quindi il preparare con ogni diligenza la terra perchè il frumento od altra pianta seminata venga netta, e poi volere che lo stesso suolo naturalmente produca molta erba, è un pretender la casa con quattro facciate a mezzo giorno. Pure l’agricoltore siciliano è nella necessità di desiderare queste due cose contraddittorie. Da una mano, egli studia a fare ottimi maggesi, li ripulisce in estate; semina quando nel maggese vede che l’erba comincia a spuntare, onde col seminar del grano essa venga a perire; nato il grano lo sarchia, lo ripulisce più volte: dopo due anni di tanto studio pretende poi che la terra dia da sè stessa molta erba. Deve necessariamente avvenire, o ch’egli non avrà mai seminati netti, o che non avrà erba abbondante (50). È da tutto ciò manifesto che in un sistema di ben regolata economia agraria il prato artificiale è, non che utile, ma indispensabilmente necessario; e da esso l’agricoltore trarrà i seguenti vantaggi: 1o l’erba seminata dalla mano dell’uomo nascerà con più certezza della spontanea, e verrà in quella stagione in cui l’agricoltore ne ha bisogno; 2o essa verrà naturalmente più folta, il suolo ne sarà vestito tutto ugualmente, onde la stessa superficie darà molto maggior quantità d’erba seminata, che non ne darebbe di naturale; 3o tutte le piante seminate a bella posta e coltivate dall’uomo vengon più alte e più grosse delle spontanee, come si osserva del cardo, della bieta, del finocchio e di altre piante selvatiche, in confronto di quelle della stessa specie coltivate ne’ giardini; onde anche perciò il prato artificiale darà maggior quantità di foraggio; 4o la coltivazione fa che qualunque pianta venga più abbondante di parti sugose e la fibra legnosa venga più tenera e più digeribile, onde nella stessa quantità d’erbe seminate si conterranno più parti nutrichevoli che nella spontanea; 5o la terra seminata artificialmente d’erba ne produrrà o d’una sola specie, o di quelle sorti che maggiormente si confanno alla natura del suolo, e non vi saranno miste altre piante poco utili o nocevoli agli animali, onde questi ne trarranno più nutrimento; 6o l’erba seminata artificialmente e ben coltivata sarà necessariamente più rigogliosa della spontanea, onde potrà nei primi mesi farsi pascere dal bestiame ed anche falciarsi, e poi si riprodurrà meglio; 7o l’erba artificiale crescendo assai folta, soffoga interamente qualunque pianta parassita, che può spontaneamente nascer nel suolo: e col vestire ugualmente la terra mantiene sempre nella sua superficie un grado d’umidità, e la ripara dall’azione cocente de’ raggi solari, onde i principii vegetali in essa contenuti non vengon mai sciupati: in conseguenza il prato artificiale è il miglior preparamento che possa farsi per la seminagione del frumento. Non son queste vane teorie. A qual’altra cagione possiam noi attribuire la gran differenza tra la quantità del bestiame che si mantiene ne’ paesi ben coltivati, e quella che potrebbe mantenersi nella stessa superficie in Sicilia? Come render ragione della maggior quantità di fieno che altrove danno i prati? In Inghilterra un buon prato dà ordinariamente tre tons di fieno per acre: cioè un tredici cantari a tumolo: da noi un tumulo di terra può dare otto, al più nove cantari di fieno. E ciò oltre la differenza della qualità, per cui mezzo covone di quel fieno nutrisce meglio un animale che uno del nostro. Sarebbe fuori del mio argomento il farmi qui ad accennare tutte le diverse maniere d’erbe da prato che usansi altrove: giova però il dire che la nostra sulla seminata artificialmente sarebbe un ottimo foraggio, e verde, e ridotta a fieno. Non è già che io pensi che non potrebbero prosperare ugualmente bene in Sicilia altre piante che si coltivano dagli agricoltori stranieri: ma questa avrebbe per noi due gran vantaggi. Primieramente la natura del nostro suolo è molto confacente a questa pianta: la quale infatti viene da per tutto fra noi rigogliosissima spontaneamente. In secondo luogo, il darsi a coltivar la sulla meno si allontana dalle idee e dalle abitudini del nostri agricoltori: ciò che ho sempre tenuto presente nello stender queste carte; onde son venuto proponendo, non tutte quelle riforme che potrebbero essere maggiormente utili agli agricoltori siciliani, ma solo ciò che unisce all’utilità il vantaggio di scostarsi meno dalle pratiche loro. Tutto ciò ch’è interamente nuovo, per quanto fosse validato dall’uso di altri paesi e dalle scientifiche teorie, porta sempre la diffidenza: onde in ogni maniera di pubblica riforma deesi tener presente l’adagio: Chi va piano, va lontano. Egli è il vero che il trifoglio, la pimpinella, il sanofieno e tutte l’erbe che altrove si coltivano per foraggio, sono assai più gentili che non è la nostra sulla; ma questa messa in coltivazione non sarebbe più qual essa è selvaggia. Nascendo assai folta, il suo stelo verrebbe più delicato, le foglie più larghe, la pianta più alta e più fina in tutto. E tanto più pregevole sarebbe un tal prato, in quanto non costa altra spesa che quella di procurarsi per la prima volta il seme, per cui bisogna usar molta diligenza, per aversi scevro dal miscuglio di altre erbe spontanee. Si scelga a tale oggetto un pezzo di terra, in cui essa è più folta; si metta somma cura a ripulirla spesso da qualunque pianta estranea; si lasci quindi seccare perfettamente; si falci, si trebbii e poi si semini unitamente al frumento o all’orzo, a ragione di tre tumoli e mezzo per ogni tumolo di terra. Nè è da temere ch’essa noccia alla vegetazione di quelle biade con cui si semina; dacchè essa non nasce prima di maggio, ed allora resta appena visibile. Ma segate le biade, non essendo più aduggiata da quelle, comincia a venir su: ed una sola pioggia, che per l’ordinario non manca mai sulla fine d’agosto, le basta perchè venga in autunno tanto florida, quanto lo è la spontanea in primavera. Nè è da dubitare che la sulla così coltivata possa falciarsi due volte in un anno. Il 1822 fu sterilissimo d’erba in Sicilia; poichè dopo le pioggie autunnali si chiuse il cielo fino a maggio: pure in quell’anno, mentre tutte le campagne di Sicilia erano affatto nude, il dott. Giuseppe Salemi da Termini, che da più anni coltiva la sulla in un suo podere, la falciò in febbrajo e poi n’ebbe un secondo prodotto in maggio. Come questa è una di quelle piante che si propaga anche per le radici, essa dura per più anni, senza bisogno di riseminarla dopo ch’è stata falciata o pasciuta, anzi il secondo anno vien meglio del primo, e così continua pel terzo, il quarto, e forse anche pel quinto; purchè s’abbia cura a ben sarchiarla in ottobre. Il vantaggio principale però della sulla è che, essendo essa molto fogliata, non permette che altre piante spontanee vengono a vegetare in quel suolo; onde ripulisce perfettamente la terra dalle mal’erbe, particolarmente se dura più di un anno: oltracciò la decomposizione delle sue foglie cadute accresce i principii vegetali della terra. Per tali ragioni un tal prato è ottimo preparamento per la produzione dei cereali. Io ho sempre osservato che, quando la terra lasciata a prato si veste di schietta sulla, quella fienata ha dato un prodotto più copioso di frumento che il maggese ed anche la favata. Ma non basta all’agricoltore avere un prato annuo o biennale: perchè il suo bestiame non manchi mai di un po’ di foraggio verde (51), bisogna che abbia anche un prato perenne, onde possa trarlo, finchè si riproduca l’erba del primo. Si fanno questi prati perenni, seminando sopra un suolo ben preparato un miscuglio di semi d’erbe da prato di varia ragione, le quali crescendo tutte in confuso, si riproducono continuamente co’ semi che naturalmente fan cadere: onde tali prati son da alcuni detti, forse impropriamente naturali. Per tal modo col volger degli anni la superficie della terra diviene un tessuto assai folto di erbe e di radici, come in quelle terre che noi diciamo carcatizzi. Io però, visti gli straordinarii prodotti dell’erba medica e la maniera come miracolosa di riprodursi di questa pianta, proporrei che di essa si facesse il prato perenne. Ma per averlo veramente buono fa mestieri usare non ordinaria diligenza. Fa d’uopo primieramente che la terra, colle replicate e profonde arature, e colle generose concimazioni fosse ridotta a suolo da orto; bisogna ripulirla dalle mal’erbe, e a tale oggetto giova far precedere una produzione di fave o altre piante baccelline. Si semini quindi in febbrajo o marzo, e s’abbia cura a nettarla continuamente nella sua infanzia. Ove il suolo è irriguo, può falciarsi da 9 a 10 volte all’anno; se non è irrigata, tre volte. Dura questa pianta da vent’anni nei terreni profondi: nè ha bisogno d’altra cura, che quella di sarchiarla due volte all’anno, dopo d’essere stata falciata. \ Artur Young assicura che un acre (52) di terra seminato ad erba medica era stato bastante a mantenere per sei mesi cinque cavalli: onde egli conchiude che venti acres (poco più di 4 salme e 2 bis.), potrebbero mantenere per lo stesso tempo cento vacche (53), Da ciò può calcolarsi qual profitto trarrebbe un agricoltore siciliano, se in un podere di 50 salme ne seminasse due ad erba medica. Io non dubito che con un prato biennale di sulla, ed un prato perenne di due salme d’erba medica potrebbe in tal podere mantenersi il doppio del bestiame, che io ho di sopra supposto. A tutto ciò potrebbe aggiungersi un’altra speculazione sommamente profittevole. Le dieci salme di terra, che dovrebbero ogni anno seminarsi a fave o altro legume, potrebbero, in metà almeno, seminarsi a patate, le quali sono immensamente profittevoli, non pel nutrimento degli uomini, come molti credono e molti anche hanno scritto, chè mentre il frumento ha tanto poco valore, ciò sarebbe piuttosto un male che un bene, ma per l’ingrasso del bestiame, e particolarmente de’ majali. Un majale nutrito con cibi sostanzievoli, come innanzi ad ogni altro è la patata, acquista mezzo rotolo di carne al giorno: che in sei mesi sono 180 rotoli. Considerando il prezzo della carne, dedotte spese e dazii a 10 grani, sarebbero 3 once. Dato ancora che le patate da esso consumate, costino all’agricoltore un’oncia, gli resterebbe un profitto netto di due once per ogni majale. Colle patate prodotte da 5 salme di terra posson sicuramente ingrassarsi 50 majali, onde l’agricoltore ne trarrebbe un profitto di cent’once all’anno. Sarebbe una spesa che certo non può oltrepassar le cent’once, quella di costruire un porcile da ciò (54). Pazzo affè sarebbe quell’agricoltore che non volesse fare una tale spesa, dalla quale tanto profitto può trarre in un podere in cui deve dimorare, 25 o 30 anni. Pur se i prati artificiali possono dar tanto profitto direttamente, colla copia dell’utile bestiame che mantengono, un altro ne danno di non minore rilievo per la gran quantità di concime che quindi può aversi. L’arte di raccorre e curare i concimi, base della buona agricoltura, può dirsi pressochè ignota fra noi. E come potrebbe dirsi il contrario se le sporcizie delle strade, anche nelle più ragguardevoli nostre città, le latrine, gli animali morti e mille altri oggetti che potrebbero servire ad accrescere la fertilità delle nostre terre, devon rimuoversi dalla pubblica autorità, che non sempre ne viene a capo? In altri paesi il rimuovere tali stomachevoli oggetti, lungi d’essere una spesa, è una rendita della pubblica amministrazione. Si vuole che le spese della polizia della città di Parigi si cavino interamente dalla vendita delle spazzature delle strade. Le immondizie delle strade di Londra, le ceneri, gli avanzi delle botteghe, le fuliggini ec. son carreggiate sino a 40 o 50 miglia di distanza: nè v’ha carro che va a portar qualche derrata dalle campagne ad alcuna città d’Inghilterra, che non torni carico di concime: il tornar voto si considera colà, come di fatto è, una perdita. Intanto in Sicilia, non che nelle città minori, ma nella capitale stessa l’aspetto d’alcune strade fa stomaco. L’agricoltore però, anche senza ricorrere al concime della città, può nel recinto del suo podere raccorne in gran copia. La prima sua cura sia quella di mietere a fior di terra tutte le ristoppie e farne una bica presso la casa: raccolga anche tutti i vigliuoli delle aje del grano, orzo, fave ec. Presso alla casa si faccino delle grandi fosse, ove mettano tutti gli scoli delle orine delle stalle d’ogni sorta d’animali. Non manchi in una casa di campagna un cesso comune, il cui condotto espurgatorio metta anche nelle fosse, come quello delle cucine. Colla ristoppia si facci la lettiera ad ogni sorta di bestiame: buoi, vacche, giumente, majali: e le pecore stesse, ove non stabbiino, abbiano nell’ovile una buona lettiera, che si cambii ogni due giorni. Si ponga prima nella fossa uno strato di vigliuolo, quindi si soprappongano le lettiere levate al bestiame, lo stabbio, le ceneri, le spazzature della casa e del cortile, l’erbacce che crescono nei d’intorni delle case e lungo le strade e le siepi, e qualunque altra sostanza animale e vegetabile. Sopra a questo si ponga uno strato di terra, la quale, ove possa aversi, sarebbe bene che fosse di tal natura da migliorare il suolo che deve coltivarsi, come arena per le argille, creta per li terreni sciolti e leggieri, marna pe’ magri ecc. Compito questo strato, si ricomincia da capo, finchè la fossa è piena. Allora si lascia la prima coperta di terra, perchè il sole non la dissecchi, e si fa lo stesso per una seconda, una terza ec. Immensa è per tal modo la copia del concime che può aversi, e questo d’ottima qualità, perchè quella terra e lo strame, imbevendosi delle urine, delle lissive ed altre sostanze liquide, divengono un ingrasso efficacissimo. Alquanti giorni prima di farne uso si cavi tutto il concime dalle fosse, si rimescoli in tutti i sensi e poi si sparga sulla terra. Gli Inglesi, ed in generale tutti gli agricoltori dei paesi più freddi del nostro, usano di concimare ogni anno, quale più, quale meno, tutto ciò che coltivano. Io però credo che ciò sia lor necessario, non tanto per accrescere la feracità della terra, ma per darle quel calore che il clima le nega, per mezzo della fermentazione che desta il concime. Ciò da noi non è necessario, chè anzi abbiam de’ terreni, ai quali basterebbe il buono avvicendamento per dare delle sorprendenti produzioni, anche senza l’ajuto del concime. Basta alla maggior parte delle terre nostre d’esserne ben concimata in ogni anno la quinta parte. Tali concimazioni però non devono essere di venti some a tumolo, come ordinariamente si fa: ma deve formarsi sulla superficie della terra uno strato di concime di tre buone dita. Sic itur ad astra. CAPITOLO XV. Conchiusione di tutte le precedenti teorie. Io mi sono ingegnato nel corso di quest’opera di mostrare come, ad onta del basso prezzo delle derrate e di qualunque altra sfavorevole circostanza cui il volgo accagiona la nostra attuale miseria, l’agricoltura fra noi possa venir più profittevole che ora non lo è. E se a quanto ho detto di sopra volessi aggiungere un nuovo argomento, potrei additare l’esempio della maggior parte dei paesi del continente, nei quali l’agricoltura da pochi anni a questa parte è tanto migliorata, e va sempre più migliorandosi, malgrado che il prezzo delle derrate sia vile da per tutto, e da per tutto s’odano le stesse querele sui pesi pubblici (55). Per conseguire però quest’importantissimo oggetto, che può solo sottrarci dalla fatal catastrofe che ci minaccia, sono necessarii quegli sforzi del Governo, dei proprietarii e degli agricoltori che son venuto accennando di sopra. Ma cotali sforzi esser devono uniti per avere effetto, e tutti sono dipendenti dalla spinta che la man protettrice del Governo deve dare all’industria. Sarebbe inutile che i proprietarii dividessero le loro possessioni, e le dessero a lungo fitto: inutil sarebbe, e direi quasi nocivo, che gli agricoltori accrescessero i prodotti della terra, se lo spaccio di essi continuerà ad esser difficile, e difficile sarà sempre finchè la produzione in certi luoghi verrà impedita, la consumazione da per tutto carcerata, la comunicazione interna coartata ed il cambio fra cittadino e cittadino incontrerà tanti ostacoli: e questo male verrà crescendo rapidamente, se noi ci ostineremo a voler mettere delle pastoje fortissime al commercio esterno, vietando l’ingresso alle derrate straniere. È assolutamente impossibile che l’economia pubblica di Sicilia possa esser vivificata senza che l’impulso venga dalla libertà illimitata del commercio straniero, il quale agisce sempre come il mantice in una fornace, senza la cui opera non può mai essere attiva la fiamma. Laonde io considero la libertà del commercio esterno, come il punto centrale, da cui devon muoversi tutte le forze impellenti, che possono dare alla nostra economia agraria quel salutare movimento, di cui nel momento attuale essa manca. E qualunque sforzo che potesse e volesse farsi, sarebbe affatto inutile, se non si comincia da ciò. Tutte le altre riforme, che io son venuto proponendo nel corso di quest’opera, non incontrano altra difficoltà che l’altrui persuasione. Se il proprietario si persuaderà che conviene ai suoi interessi dividere le possessioni e darle a lungo fitto, non troverà altro ostacolo a farlo: se si persuaderà l’agricoltore che gli torna più conto l’adottare il metodo di coltura che io ho proposto, invece di quello che presentemente pratica, è probabile che lo facci: ma ove anche il governo si persuada che la libertà del commercio esterno sia vantaggiosa, questo pubblico provvedimento incontrerebbe l’ostacolo della perdita delle dogane. Io però ardisco pensare che una tal perdita non sia grave quanto altri può crederla; e che lo Stato potrebbe esserne per altra via con gran guadagno rifatto. La rendita delle dogane di Sicilia si è finora calcolata 147,750 once; e si spera un aumento di 160,000 once, in seguito del nuovo sistema fissato col real decreto dei 30 novembre 1824: onde si crede che in avvenire le nostre dogane possano dare una rendita di 307,750 once. È a tal proposito da considerare in primo luogo, che la rendita dei dazii indiretti non cresce mai in proporzione che si aumenta il dazio: e ciò primieramente, perchè minora l’uso che si fa delle cose gravate da una nuova imposizione. E tale minorazione di consumo è tanto maggiore, quanto più povere sono le nazioni. Fatti accaduti sotto gli occhi nostri provano luminosamente una tal verità. Si volle, non è guari, accrescere il prezzo delle lettere: la rendita delle poste minorò colla stessa proporzione. La minorazione del consumo della carne, dietro l’aumento di quattro grani a rotolo del dazio, è una prova senza replica. In Termini da gennajo ad agosto 1824 si consumò 1230 cantari di carne; da gennajo ad agosto 1825 se ne consumarono 934 cantari. La popolazione di Termini è un centesimo di quella di tutta Sicilia; è questa una città di mezzana ricchezza; onde io ho trovato sempre che i dazii e la consumazione di questa città corrispondono al centesimo del totale. Infatti in tutte le ripartizioni dei dazii che si faceano un tempo dalla Deputazione del regno, Termini veniva sempre tassata colla proporzione di 1 a 100. Posti tali dati, possiamo senza tema di grosso sbaglio stabilire che da gennajo ad agosto 1824, essendo il dazio della carne 6 grani il rotolo, si ebbe a consumare in tutta Sicilia 123,000 cantari di carne: aumentato di 4 grani il dazio, da gennajo ad agosto 1825 la consumazione ha dovuto poco scostarsi dalli 93,000 cantari. Il dazio nel primo periodo ebbe ad importare 123,000 once; e nel secondo 155,000. Lo Stato dunque in otto mesi ha guadagnato 32,000 once. Aggiungendo a queste altre 18,000 once per l’ultimo quadrimestre, si vedrà che la rendita di quel dazio potrà andar poco di lungi delle 50,000 once. Eppure se ne aspettavano 84,000 once: ed è da credere che nel posare quella partita si tenne ragione di tutte le eventuali minorazioni; onde s’ebbe a fissar la rendita del dazio al minimum. Ma ciò non è tutto. L’aumento di soli 4 grani a rotolo sul dazio, ha fatto consumare in otto mesi 30,000 cantari di carne di meno; ed in tutto l’anno la minorazione può calcolarsi 45,000 cantari. Il prezzo della carne, dedotti dazii e spese, può oggi fissarsi a 2 once e 10 tarì il cantaro; così il prezzo della sola carne consumata di meno in Sicilia è 105,000 once, che hanno perduto interamente gli agricoltori: ma il prezzo delle cuoja, del sego, delle interiora e delle corna; il guadagno che non hanno fatto gl’intraprenditori e tutte le persone che hanno qualche interesse in questo traffico; le mercedi che non hanno avuto i beccai; il profitto ch’è mancato agli artieri ec. importano assai più d’altrettanto. Può dunque stabilirsi che quel lieve aumento di dazio ha fatto perdere alla nazione presso a 250,000 once. Che val quanto dire che lo Stato ha esatto uno e la nazione ha pagato cinque. Basta solo ciò a provare quanto sia dannoso alla ricchezza dello Stato, e quanto minori la rendita delle imposizioni qualunque lieve ostacolo alla consumazione ed alla libera circolazione dei prodotti. Quanto è più forte il dazio sul consumo dei frumenti di quello che era otto o dieci anni fa, tanto ne è oggi minorata la rendita. È ben vero che allora, essendo noi più ricchi, potevamo consumare di più; ma dall’altro lato, essendo oggi il prezzo del frumento la quarta parte di quel che era allora, il basso prezzo dovrebbe compensare la minorazione della ricchezza. E vuolsi qui por mente, che le mercedi degli operai, che in società son quelli che consumano la maggior quantità di pane, sono quasi le stesse che erano allora; onde dovrebbe oggi consumarsi poco meno del quadruplo di frumento: invece di ciò io son certo che in generale la consumazione in tutta Sicilia ne è mancata, comechè in Palermo ed in alcune altre città sia un poco aumentata, ma non quanto avrebbe dovuto essere in proporzione del basso prezzo del frumento. Talchè io non dubito che, ad onta di qualunque rigore e di qualsiasi nuova forma d’esazione, non potrà mai venirsi a capo di esigere in Sicilia quel dazio nella quantità fissata. I contrabbandi poi devono inevitabilmente essere più frequenti in proporzione che cresce il dazio: poichè quando questo è troppo forte, il guadagno del contrabbandiere è grande: e contro la sete del guadagno non val forza o vigilanza. Lo stesso dazio sul consumo del frumento dà una prova luminosa di ciò. La gabella importa 24 grani a tumolo, il cui prezzo oggi è da 3 tarì e 5 grani: onde il dazio è più del terzo del valore: perciò, fare un contrabbando equivale a vendere il frumento un terzo di più. E questa inevitabile frequenza di contrabbandi è la vera ragione per cui questo dazio nella maggior parte dei comuni non si trova più a dare ad arrendamento. È dunque inevitabile che tutto sarà immesso in Sicilia di contrabbando: e chi sarà che non vorrà tentare qualunque via per guadagnare un’oncia a canna sul panno, 18 once e 20 tarì a cantaro sul tabbacco ec.? Come può mai venirsi a capo di custodire un’isola che presenta da per tutto delle spiagge deserte? Se vorranno moltiplicarsi i custodi, la rendita sarà assorbita dalle spese, ed i contrabbandi saranno più frequenti, perchè è più facile trovare un uomo venale fra cento, che fra dieci persone. È inoltre da por mente che, essendo stati i dazii sull’asportazione interamente tolti per alcune derrate e minorati per alcune altre, la rendita delle dogane dovrebbe quasi interamente trarsi dalle imposizioni sull’immissione: poichè io credo che quel poco che può aversi dai pesi sull’asportazione serva per soldi e spese della amministrazione. I dazii sulla immissione delle derrate estere sono stati l’un per l’altro fissati al quarto del valor di esse: onde, perchè le dogane di Sicilia possano dare una rendita di 307,750 once dovrebbero immettersi legittimamente 1,231,000 once di merci straniere. Per l’anno corrente non solo è impossibile che le dogane dieno una tale rendita, ma è assai probabile che esse non fruttino quanto basta a pagare le spese d’amministrazione: poichè i negozianti, avvertiti lung’ora prima del nuovo sistema che dovea stabilirsi, fecero tale provvista di merci estere che la Sicilia difficilmente può consumarne tante in un anno. E giova il considerare che ciò ridonda in gravissimo danno della nazione, perchè le derrate estere son cresciute di prezzo in proporzione del dazio, comechè questo non fosse stato in realtà pagato; onde il Siciliano lo paga e lo Stato non l’esige: ciò che forma una minorazione del capitale pubblico. Per gli anni avvenire poi io non saprò mai persuadermi che una piccola nazione, il cui capitale si minora con ispaventevole rapidità, possa in appresso comprare in ogni anno 1,231,000 once di merci straniere. Imperciocchè alla perdita che la nazione fa sulla sua agricoltura, che basterebbe sola a far che la Sicilia non possa comprar tanto dall’estero, verrà ad aggiungersi la perdita sul commercio, che in seguito delle ragioni da me addotte è appo me incontrastabile. Non giova qui ripetere che una nazione non può dare alle altre più di quanto ne riceve. Or la Sicilia manda fuori ordinariamente 100,000 salme di frumento, calcolandone il valore ne’ mercati stranieri a due once la salma, importano 200,000 once. Si è sempre per l’addietro da persone intelligenti calcolato che il frumento sia la terza parte della totale asportazione di Sicilia. Io però ponendo mente ad un certo aumento dell’industria che in onta alle circostanze si è verificato all’età nostra, e per una maggior sicurezza nel calcolo, voglio supporre che la Sicilia mandi fuori il quadruplo del valore del frumento in cenci, soda, caci, pistacchi ec. Il totale dunque di ciò che dà la Sicilia poco deve scostarsi dalle 800,000 once. Non potremo noi dunque ricever dall’estero 1,231,000 once di sue derrate, senzachè voglia farcene un dono (56). Tutto adunque mi porta a credere che la rendita delle dogane di Sicilia, in seguito del nuovo sistema, non solo non sarà per crescere, come si spera, ma dovrà esser minore per lo Stato, e forse più onerosa per la nazione di quel ch’era prima: onde il rinunziare ad una tale rendita non sarebbe una perdita assai grave. Ma dall’altro lato quest’apparente sacrificio sarebbe per lo Stato un guadagno: e, lungi di arrecare, come può supporsi, una minorazione nella dote di esso, verrebbe ad aumentarla. Per conoscere ciò colla conveniente chiarezza, fa mestieri prima esaminare qual è nel momento attuale la rendita pubblica di Sicilia, onde si trae la dote dello Stato. Nelle circostanze attuali dell’economia agraria di Sicilia l’agricoltura dà una perdita: è questa una verità ch’io mi sono accinto a mostrare nel principio di quest’opera solo per farmi strada alle induzioni che ho saputo trarne; ma essa non ha bisogno d’altra prova fra noi, perchè non v’ha agricoltore, proprietario, o altra persona ch’abbia il senno a casa che possa negarlo. Io non conosco in Sicilia verun agricoltore, che da otto o dieci anni a questa parte abbia accresciuto di un solo tarì il suo capitale: ma tutti ne conosciamo senza numero, che da opulenti che erano, nello stesso periodo, son divenuti miserabili. Le possessioni non si trovano più ad allogare, la quantità delle terre che si seminano, ed i preparamenti che si fanno per le venture seminagioni minorano rapidissimamente d’anno in anno. Colla stessa proporzione vengon mancando le rendite del proprietario, le mercedi degli operai, i profitti degli artieri, il commercio, e tutto ciò insomma che costituisce la rendita della nazione: e, camminando collo stesso piede, la minorazione giungerà a tale che la porzione, che ogni cittadino contribuisce per lo mantenimento dell’ordine sociale, diverrà uguale al tutto; ed allora nè i cittadini, nè lo Stato avran più mezzi di sussistere. Potrà solo mettersi in dubbio se cotal funesta catastrofe sarà per accadere dimani o diman l’altro, ma che ove non si ricorra ad altro compenso, ciò debba necessariamente avvenire, e più presto ancora di quel che si pensa, è innegabile; e solo può sottrarcene un pronto, efficace e straordinario riparo. E se mancassero tutti gli altri argomenti per provare questa fatal verità, basterebbe solo a convincercene l’infelice necessità, cui è stato ridotto il Governo di ricorrere a mezzi insoliti per la riscossione dei pesi pubblici, malgrado i quali è a temer forte che per l’anno avvenire non si riscuota per la metà di ciò che si dovrebbe. Questa pericolosissima posizione, in cui trovasi oggi la Sicilia, è manifestamente l’effetto del cattivo sistema della nostra economia agraria: vediamo quali effetti potrebbero produrre le riforme da me proposte, e qual sarebbe per divenire in questo caso la rendita pubblica di Sicilia. Io ho supposto che la divisione delle vaste possessioni ed i lunghi fitti, potrebbero fare elevare la rendita media delle terre di Sicilia ad un’oncia per salma, ciò che in tutta la superficie farebbe ascenderne la rendita totale ad 1,500,000 once. Si è visto di sopra come un podere di 50 salme potrebbe dare all’agricoltore un profitto di 276 once e 20 tarì in ogni anno; ciò che viene a 5 once e 16 tarì per salma. Come io ho supposto che solo una metà di Sicilia sia coltivata in grande a frumento, un tal profitto potrebbero gli agricoltori trarlo da 750,000 salme di terra, che in tutto ascenderebbe a 4,150,000 once. I ristretti limiti di quest’opera non mi hanno permesso di esaminar d’una in una tutte le altre coltivazioni di Sicilia, che tutte potrebbero rendersi più profittevoli che ora non sono. Vigne, oliveti, giardini, terre irrigue, boschi, e fin le frane stesse ed i siti più alpestri sono suscettibili di gran miglioramento. Io però, per ischivare quanto più posso la taccia di esagerazione, voglio qui supporre che in seguito di qualunque miglioramento il profitto dell’agricoltore in questa metà della nostra superficie non possa eccedere le due once per salma, che in tutto sarebbero 1,500,000 once. Le spese che fa l’agricoltore per la coltivazione sono i profitti degli operai. In un podere di 50 salme queste si son calcolate per 220 once, che vengono a 4 once e 12 tarì per salma. È ben vero che le terre che non posson destinarsi ad altro che al pascolo di pecore e capre, quelle affatto inutili, i boschi ec. impiegano poche o nessuna persona: ma la spesa di molte altre coltivazioni sono assai maggiori di 4 once e 12 tarì per salma: la coltivazione della vigna non può costar meno di 24 once per salma; quella delle risaje, dei canapeti, degli orti ec. è forse il doppio. Devesi anche considerare che nelle spese per la coltivazione e pastorizia di quel podere non son calcolate le mercedi di tanti altri operai che non servono immediatamente alla coltivazione, ma vivono sull’agricoltura, come agrimensori, vagliatori, carreggiatori, vetturali ec., dei cui profitti deve tenersi conto nel calcolare la rendita generale. Laonde io son sicuro di potere errare per difetto e non per eccesso, se, compreso tutto, calcolo i profitti degli operai addetti all’agricoltura a 4 once e 12 tarì per salma, in tutta la superficie di Sicilia: ciò fa in tutto 6,600,000 once. Noi non abbiamo dati certi per conoscere il numero degli artieri in Sicilia: io però credo di scostarmi poco dal vero estimando i loro profitti la quarta parte di quelli dei contadini ed altri operai: perchè credo che in generale il loro numero poco si discosti da questa proporzione ed i profitti loro sono maggiori; onde la somma di questi può calcolarsi per 1,650,000 once. Artur Young, nel calcolare la rendita pubblica d’Inghilterra, porta la rendita generale della terra, compreso fitto, profitto degli agricoltori e degli operai, a 66 milioni di lire sterline; e la rendita del commercio a 10 milioni (57); onde questa è colà un settimo circa di quella. Io non dubito che, reso affatto libero il nostro commercio, esso darebbe alla nazione un profitto assai maggiore della settima parte di quanto dà la terra. Pure, per essere quanto più moderato mi possa nelle mie supposizioni, il calcolo per la decima parte. Onde, essendo la rendita della terra, i profitti degli agricoltori e degli operai in tutto 13,900,000 once, la rendita del commercio sarebbe 1,390,000 once. I profitti delle persone di foro, medici, ragionieri, notai ec., io non saprei calcolarli più di 200,000 once. Finalmente la porzione della rendita loro, che tutti i cittadini danno per lo mantenimento dello Stato e dei comuni è 2,600,000 once. Ristretto. Rendita della terra on7 1,500,000 Profitti degli agricoltori in una metà di Sicilia » 4,150,000 Nell’altra metà » 1,500,000 Profitti degli operai campestri » 6,600,000 Artieri » 1,600,000 Commercio » 1,390,000 Avvocati, medici ec. » 200,000 Imposizioni » 2,600,000 Totale on7 19,540,000 Può la più severa critica studiarsi a detrarre da un tal calcolo, io risponderò, che la rendita della terra è stata calcolata ad un’oncia per salma: i profitti degli agricoltori sono stati fissati sul prezzo del frumento a 50 tarì. Se la rendita della terra ed il prezzo del frumento venissero a triplicare, ciò che sarebbe solo un rimettersi all’antico ordinario livello; se i nostri agricoltori, in vece di destinare il latte delle vacche loro a farne caciocavallo e venderlo a 5 once il cantaro, ne facessero caci uguali a quelli esteri che noi compriamo tre volte più, i profitti loro sarebbero il triplo e tripla la rendita del proprietario. Aggiungasi a ciò che io non ho calcolato il maggior profitto che l’agricoltore potrebbe trarre dalla coltivazione dei prati artificiali e dall’economia dei majali ingrassati colle patate, io non ho fatto parola dei grandi risparmii e del miglior servizio che potrebbe aversi da strumenti agrarii più perfetti; non di mille altre maniere di prati artificiali; non del vantaggio delle chiusure; non del modo di render profittevoli molte terre che oggi sono inutili e fanno una detrazione alla rendita e profitto generale; non, insomma, di un’infinità d’altri oggetti che tutti potrebbero concorrere a far che l’agricoltura dia un profitto maggiore di quel che io ho calcolato: conciossiachè l’oggetto generale di quest’opera è di mostrare come non quanto la nostra economia agraria potrebbe essere più profittevole. In seguito di tutto ciò, io ho cuor di dire, e potrei anche provarlo, che con un concorso di favorevoli circostanze, la rendita pubblica di Sicilia potrebbe elevarsi anche più del doppio di quanto io ho calcolato di sopra. Che val quanto dire che la Sicilia potrebbe non contare fra le ultime potenze d’Europa. Imperfetto però come possa essere il calcolo da me abbozzato, ci mena a due considerazioni. Se la rendita pubblica di Sicilia si elevasse a 19 milioni, la dote dello Stato e dei comuni sarebbe un ottavo circa di essa: ciò importa che quelle imposizioni, che oggi sono alla vigilia di non avere onde trarsi, verrebbero allora al 12 per 100 in tutto, cioè forse la metà di quanto si paga negli altri paesi d’Europa. In secondo luogo, si vede chiaramente che quel calcolo poggia sul dato che i prodotti della terra abbiano un facile spaccio; senza di che di tutte quelle quantità numeriche non ne resterebbero che i soli zeri. Ora nelle attuali circostanze della Sicilia è impossibile che lo spaccio dei nostri prodotti venga solamente dall’interno: una nazione esaurita non può consumare più di quel poco che consuma. Il grande aumento della consumazione può solo venir da un violento impulso dato dalla libertà del commercio esterno: ciò che val per lo Stato assai più della meschina ed odiosa rendita delle dogane, della quale il Governo sarebbe rifatto, anche senza accrescere nuovi pesi, col solo aumento della rendita dei dazii sulla consumazione, che, venendo naturalmente a crescere colla stessa proporzione della ricchezza pubblica, sarebbe infinitamente maggiore di quella che oggi è. Sarebbe follia il cercare nuove sorgenti di ricchezza in un momento in cui il nostro suolo ci offre inesauribili tesori: ma questi tesori saranno perduti senza i nostri sforzi, e gli sforzi nostri sono tutti dipendenti dal commercio libero. Tolti gli odiosi ostacoli all’immissione delle derrate straniere, in un momento in cui l’Europa è ancora invasa della funesta manìa del sistema esclusivo, il commercio verrebbe naturalmente a rivolgersi per un paese che gli offre un libero corso. La Sicilia, unendo a tal vantaggio la felice sua posizione, diverrebbe il centro del commercio europeo. Le derrate straniere si affollerebbero qui in tanta maggior copia ed a tanto miglior mercato ci sarebbero vendute, quanto maggiori sono gli ostacoli che incontrano altrove. Per quel circolo che necessariamente percorre il commercio, colla stessa proporzione verrebbe a crescere la ricerca e lo spaccio dei nostri prodotti. Un impulso così veemente dato alla nostra industria dal commercio esterno, produrrebbe una proporzionata rapidità nell’interna circolazione; e circolazione suona lo stesso che creazione di nuovi valori, acquisto di nuova ricchezza. Ogni Siciliano sarebbe spinto come suo malgrado a studiare il modo onde accrescere le sue produzioni, la rendita sua, i suoi profitti; ed ogni angolo di questo paese offrirebbe una nuova sorgente di ricchezza; la Sicilia insomma dall’orlo di uno spaventevole baratro, che minaccia d’inghiottirla da un momento all’altro, salterebbe istantaneamente all’apice della floridezza. Le finanze di Sicilia sono oggi in una difficilissima posizione. Risparmii di momento non posson farsene, senza alterare il sistema politico; nuovi pesi non possono aggiungersene, chè resterebbero in carta; i bisogni crescono, accrescendosi il voto per la mancanza d’esazione. Resta solo l’espediente di rimuovere tutti gli ostacoli all’interna circolazione dei prodotti ed al cambio di essi coll’estero; onde, accrescendosene la consumazione, venga di per sè stessa ad aumentarsi la rendita de’ pesi indiretti, e si riscuotano con più faciltà i diretti. Ma se, ad onta de’ triboli ond’è sparsa, noi continueremo a calcare la stessa strada; se stupidi e senza riscuoterci guarderemo lo stato attuale della nostra economia agraria, stimo assai difficile che possa la Sicilia ottenere qualche miglioramento e giungere a quella prosperità che debbe ogni buon cittadino augurarle.
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CABIRIA VISIONE STORICA DEL TERZO SECOLO A. C. GABRIELE D'ANNVNZIO ITALA FILM TORINO MONOPOLIO LOMBARDO PERSONÆ FABULÆ CABIRIA BATTO LA NUTRICE CROESSA KARTHALO, PONTEFICE DI MOLOCH FULVIO AXILLA LO SCHIAVO MACISTE IL BETTOLIERE BODASTORÈT ANNIBALE ASDRUBALE SOFONISBA MASSINISSA SIFACE ARCHIMEDE MARCELLO SCIPIONE LELIO CABIRIA IL TERZO SECOLO A. C., L'EPOCA STORICA DI CUI QUI SONO RACCOLTE E COLLEGATE IN UNA FINZIONE AVVENTUROSA ALCUNE GRANDI IMAGINI RECA FORSE IL PIÙ TRAGICO SPETTACOLO CHE LA LOTTA DELLE STIRPI ABBIA DATO AL MONDO. GLI EVENTI E GLI EROI SEMBRANO OPERARE SECONDO LA VIRTÙ DEL FUOCO INFATICABILE. IL SOFFIO DELLA GUERRA CONVERTE I POPOLI IN UNA SPECIE DI MATERIA INFIAMMATA, CHE ROMA SI SFORZA DI FOGGIARE A SUA SIMIGLIANZA. LA FORTUNA AVVERSA - COME SI VEDE NELL'IRRUZIONE D'ANNIBALE «NATO IN TUTT'ARME» - SEMBRA NON CANCELLARE MA SÌ APPROFONDIRE L'IMPRONTA TREMENDA. LA PACE - CHE SARÀ ROMANA SU L'INTERO MEDITERRANEO - È ANCORA UN VANISSIMO NOME NELLA BOCCA STESSA DI QUINTO FABIO. SIMILE A QUELLA SUA TOGA RUDE, L'ANIMA DI ROMA NON È GONFIA SE NON DI VOLONTÀ OSTILE E INTREPIDA. NESSUNA ENERGIA NATURALE EGUAGLIA IN RITMO IRRESISTIBILE LA POSSANZA E LA COSTANZA DELL'URBE FONDATA DALL'EROE SELVAGGIO IN CUI LO SPIRITO VIOLENTO DEL MARTE ITALICO SI CONGIUNGE ALL'AFFLATO MISTERIOSO DELLA VESTA ORIENTALE. QUI È IL CONFLITTO SUPREMO DI DUE STIRPI AVVERSE, CONDOTTE VERAMENTE DAL GENIO DEL FUOCO «CHE TUTTO DOMA, CHE TUTTO DIVORA, SIRE POSSENTE DI TUTTO, ARTEFICE SEMPITERNO». PER CIÒ LA CREATURA INCONSAPEVOLE, CHE PASSA INCOLUME A TRAVERSO L'ARDORE DEI FATI, È NOMATA CABIRIA, CON UN NOME EVOCATORE DEI DEMONI VULCANICI, DEGLI OPERAI IGNITI ED OCCULTI I QUALI TRAVAGLIANO SENZA TREGUA LA MATERIA DURA E DUREVOLE. PER CIÒ È QUI LA VISIONE DELL'ISOLA ARDENTE CHE LA MANO ERCULEA DELLA GENTE DORICA SEMBRA AVER FOGGIATO NEL TIPO DELLA COMPIUTA GRANDEZZA. LA MONTAGNA, CHE FU MISTICO SEPOLCRO DI EMPEDOCLE, SEGNA QUI IL RITMO INIZIALE: DI VITA E DI MORTE, DI CREAZIONE E DI DISTRUZIONE, DI SPLENDORE E D'OSCURAMENTO. CASI PRODIGIOSI, STRAORDINARIE FORTUNE, FULMINEE RUINE. LA VIRTÙ DELL'UOMO PARE SENZA LIMITI, DA CHE IL MACEDONE HA SUPERATO ERCOLE E BACCO, IL SEMIDIO E IL DIO. LA FORZA PROCEDE PER SALTI FORMIDABILI, BELLUINA E DIVINA, NON TOCCANDO LA TERRA SE NON A MOLTIPLICARE IL SUO IMPETO. LA SENTENZA DI PIRRO DALL'ELMETTO ORNATO DI CORNA D'ARIETE NON È SE NON UNA PAROLA D'ORACOLO SOSPESA SUL MONDO. «A CHI IL RETAGGIO? AL FERRO CHE MEGLIO TRAPASSERÀ, CHE MEGLIO TAGLIERÀ.» DUNQUE ALLA CORTA LARGA E AGUZZATA SPADA ROMANA. ED ECCO, SI COMPIE CIÒ CHE NON MAI FU VEDUTO IN TERRA, CHE NON MAI FU SCRITTO NEGLI ANNALI: UNA GRANDE CIVILTÀ UMANA CROLLA INTIERAMENTE, D'UN TRATTO, CON I SUOI IDOLI MOSTRUOSI, CON I SUOI VALORI ANTICHI E NUOVI, CON LA SUA TRISTEZZA E CON LA SUA CUPIDIGIA, CON LA SUA VOLONTÀ DI DOMINIO SENZA PAZIENZA, CON LA SUA SMANIA D'AVVENTURA SENZA EROISMO, CROLLA D'UN TRATTO, COME UNA FALSA STELLA CHE PRECIPITI NON LASCIANDO SE NON UN POCO DI FUMO E DI SCORIA. IL PERIPLO DI ANNONE, QUALCHE MEDAGLIA CORROSA, ALCUNI VERSI DI PLAUTO: NON ALTRO RESTA DEL VASTO E ATROCE MONDO CARTAGINESE. LE CENERI DEI FANCIULLI ARSI NEL BRONZO INSAZIATO DI MOLOCH FURONO FORSE MENO LABILI. «OR CHI CANTA LE GUERRE PUNICHE?» DICE IL FINALE EPIGRAMMA DI SAPORE ANACREONTICO, ACCOMPAGNATO DAL FLAUTO DI PAN. E SOLE LE FAVILLE DELLA FIACCOLA DI EROS INDOMITO ORA CREPITANO NELLA SCIA DELLA NAVE FELICE. NOTE ALL'AZIONE IL PRIMO EPISODIO È IL VESPERO. GIÀ SI CHIUDE LA TENZONE DEI CAPRAI, CHE LA MUSA DORICA ISPIRA SU I FLAUTI DISPARI «A CUI LA CERA DIEDE L'ODOR DEL MIELE». E BATTO RITORNA DAI CAMPI ALLA CITTÀ, AL SUO GIARDINO DI CATANA IN VISTA DELL'ETNA. LA FIGLIUOLA DILETTA DI BATTO, CHE NEL SUO NOME PORTA IL GENIO DELLA FIAMMA OPEROSA, LA PICCOLA CABIRIA A CUI HESTIA SORRIDE DALLA PIETRA DEL FOCOLARE, GIUOCA CON LA NUTRICE CROESSA. D'IMPROVVISO, NELLA PACE DELLA SERA, SUSSULTA IL GRAN PETTO DI TIFONE CHE SOSTIENE «LA COLONNA CELESTE». STANNO PER RIAPRIRSI NEL PROFONDO LE SORGENTI DEL FUOCO? «ETNA! ETNA!» «DIO SCETTRATO, CHE FONDASTI IL TUO SEGGIO NELLA TENEBRA, TU CHE SERRI LE RADICI TERRESTRI, TU CHE RAPISTI GIÀ LA FIGLIA DI DEMETRA SUL PRATO SICILIANO PER LEI TRARRE ALLE PORTE DELL'ADE, O DEMONE DAI MILLE NOMI, T'INVOCO NELLA LIBAZIONE SANTA! PLACA IL FURORE DEL FUOCO INFATICABILE. SII CLEMENTE A CHI SACRIFICA. ACCOGLI I DONI E LE PREGHIERE!» LA PREGHIERA SEMBRA AVER PROPIZIATO IL DIO. ALTA È LA PACE COME LA NOTTE, QUANDO IMPROVVISO IL ROMBO SCUOTE I DORMIENTI E LI RICACCIA NEL TERRORE. I SERVI CERCANO INVANO LO SCAMPO TRA LE MURA CHE SI FENDONO E CROLLANO. SUBITAMENTE SCOPRONO UN PASSAGGIO IGNOTO, UNA SCALA SEGRETA CHE SCENDE SOTTERRA. QUIVI SONO RACCOLTE E NASCOSTE LE RICCHEZZE DI BATTO ACCUMULATORE. ALLA VISTA DELLE COSE SFOLGORANTI, LA CUPIDIGIA VINCE LA PAURA. CARICHI DEL BOTTINO INATTESO, SCAMPANO. E CON LORO È LA NUTRICE CROESSA. PIANGONO LA DOLCE CABIRIA I SUPERSTITI CHE LA CREDONO SEPOLTA SOTTO LA RUINA. IL SORRISO È SPENTO. IL SECONDO EPISODIO GLI SCAMPATI PARTISCONO IL BOTTINO. DISPERSI DALLA FAME PER LA PIAGGIA SCONVOLTA, TUTTAVIA INCALZATI DAL TERRORE, I FUGGIASCHI SCENDONO VERSO IL MARE. UNA NAVE È LÀ, ABBANDONATA, COME OFFERTA DAL FAVORE DEGLI IDDII. È UNA NAVE DI PIRATI FENICI, DISCESI A TERRA PER FAR LEGNA. CROESSA E CABIRIA SON VENDUTE SUL MERCATO DI CARTAGINE. KARTHALO IL PONTEFICE COMPERA LA VITTIMA INFANTILE PER OFFERIRLA AL DIO DI BRONZO, A MOLOCH. FULVIO AXILLA, PATRIZIO ROMANO, COL SUO SCHIAVO MACISTE, VIVE SCONOSCIUTO IN CARTAGINE, CELATAMENTE VIGILANDO I MOTI DELLA REPUBLICA RIVALE. IL BETTOLIERE BODASTORÈT. FULVIO AXILLA E MACISTE FREQUENTANO LA BETTOLA DELLA SCIMMIA LISTATA. IL PONTEFICE SCEGLIE LE VITTIME NELLA «STIA» DEL TEMPIO. CROESSA TENTA DI SALVARE CABIRIA FINGENDOLA INFERMA E QUINDI NON ACCETTA AL DIO. MA LA FRODE NON GIOVA. LA VITTIMA PURA È PROMESSA AL SACRIFICIO PROSSIMO. IL CASTIGO DELLA SIMULATRICE. CROESSA RICONOSCE PER LATINO FULVIO AXILLA E IMPLORA PER CABIRIA. «PEGNO DI PIETÀ. ACCETTALO. È UN ANELLO POSSENTE. V'È LEGATA UNA SORTE. SE DARAI SALUTE, AVRAI SALUTE, PER I NOSTRI IDDII!» IL ROMANO È TENTATO DALL'IMPRESA PERIGLIOSA. INVOCAZIONE A MOLOCH IL PONTEFICE RE DELLE DUE ZONE, T'INVOCO, RESPIRO DEL FUOCO PROFONDO, GÈNITO DI TE, PRIMO NATO! IL CORO ECCOTI I CENTO PURI FANCIULLI. INGHIOTTI! DIVORA! SII SAZIO! KARTHADA TI DONA IL SUO FIORE. IL PONTEFICE ODIMI, CREATORE VORACE CHE TUTTO GENERI E STRUGGI, FAME INSAZIABILE, M'ODI! IL CORO ECCOTI LA CARNE PIÙ PURA! ECCOTI IL SANGUE PIÙ MITE! KARTHADA TI DONA IL SUO FIORE. IL PONTEFICE CONSUMA IL SACRIFICIO TU STESSO NELLE TUE FAUCI DI FIAMMA, O PADRE E MADRE, O TU DIO E DEA! IL CORO O PADRE E MADRE, O TU PADRE E FIGLIO O TU DIO E DEA! CREATORE VORACE! FAME ARDENTE, RUGGENTE... IL TEMPIO DI MOLOCH. INCALZATI DAI PERSECUTORI GLI AUDACI RIPARANO SUL SOMMO DEL TEMPIO. MACISTE PERSUADE IL BETTOLIERE SBIGOTTITO. «PER BAAL-SAMIN CHE DAL CIELO STELLATO CI GUARDA, PER BAAL-PEOR, CREDETEMI! NON HO VEDUTO ALCUNO.» PER LA VITTIMA SOTTRATTA, CROESSA ESPIA. IL TERZO EPISODIO INTANTO ANNIBALE, LA «SPADA DI CARTAGINE», CERCA LA VIA DEL SUO FATO TRA I MONTI SACRI CHE SI LEVANO AL CIELO COME UNA MURAGLIA IMPENETRABILE. CON UN PRODIGIO DI PAZIENZA E DI FORZA, ANNIBALE VALICA LE ALPI; ED ECCO, LA SUA CELERITÀ MINACCIA ROMA. IL GRANDE MESSAGGIO INEBRIA DI VITTORIA L'ANIMA DI KARTHADA CHE ESALTA IL SUO FIGLIO. FULVIO AXILLA E MACISTE SI CELANO TUTTAVIA NEL RIFUGIO DELLA SCIMMIA LISTATA, PROTETTI DAL SILENZIO PRUDENTE DI BODASTORÈT CONSIGLIATO DALLA PAURA. AVVERTITO DEL PERICOLO CHE SOVRASTA ALLA PATRIA LONTANA, FULVIO DELIBERA DI TENTARE NELLA NOTTE LA FUGA. SOFONISBA, LA FIGLIA D'ASDRUBALE, L'ARDENTE «FIORE DEL MELAGRANO». IL RE NUMIDA MASSINISSA È OSPITE DI ASDRUBALE CHE GLI PROMETTE LA SUA FIGLIA AMMIRABILE. MASSINISSA, IL PRINCIPE DEI CAVALIERI, INVIA UN DONO ALLA VERGINE MISTERIOSA E LE CHIEDE LA GRAZIA DI VEDERLA IN SEGRETO, AL NASCERE DELLA LUNA, NEL GIARDINO DEI CEDRI. - «DI' COM'È EGLI?» - «COME IL VENTO DI PRIMAVERA, CHE VALICA IL DESERTO CON PIEDI DI NEMBO RECANDO L'ODOR DEI LEONI E IL MESSAGGIO D'ASTARTE.» SUL FAR DELLA NOTTE, UN UOMO CAUTO SALE AL TEMPIO SPAVENTOSO. «NULLA VIDI, NULLA SO... MA L'UDII, UNA SERA, DA GENTE CHE PRATICA LA MIA BETTOLA... AL NASCER DELLA LUNA, PONI L'AGGUATO, LAGGIÙ...» SORGE LA LUNA. «O REGINA, CHE PORTI LA LUCE, DEA DALLE CORNA DI TORO, NOTTURNA, CHE TUTTO VEDI. CHE IN CERCHIO CAMMINI, CHE AMI LE VEGLIE, CHE CRESCI E MANCHI, PRODUTTRICE, VENTUROSA, RAGGIANTE, PROTEGGI I TUOI SUPPLICI, ACCOGLILI NE' TUOI MISTERI...» ALTRI CUORI, ALTRE ANSIE. IL «BUONO EVENTO» SECONDA IL ROMANO. «O CELEBRATA IN MILLE INNI, TU CHE ACCORDI LA GRAZIA IN SEGRETO, TU CHE ANNODI I MORTALI CON LE NECESSITÀ INVINCIBILI, TU CHE DELLA NERA NOTTE TI PIACI E DEI LETTI D'AVORIO, O FERTILE, O SCALTRA, O TUTTA SORRISO, VIENI E VISITA CHI DAL CUORE PROFONDO T'INVOCA!» MACISTE INCALZATO SI RIFUGIA NEGLI ORTI DI ASDRUBALE. «PROTEGGILA! GLI IDDII TI PROTEGGERANNO» - «M'È APPARSO COSTUI ALL'IMPROVVISO... NON AVEVA SECO ALCUNO, NÈ COSA ALCUNA...» - «MOLOCH LA GIUNGA! ELLA È CON L'ALTRO RAPITORE...» TUTTO ANCOR SANGUINANTE DEL SUPPLIZIO ATROCE, MACISTE È VINCOLATO ALLA MOLA IN PERPETUO; CHÈ LA MORTE TROPPO ERA LIEVE! VERSO ROMA. L'OSTE SI VENDICA DI AVER TANTO TREMATO IL QUARTO EPISODIO SI MUTARONO LE SORTI DEL VINCITORE DI CANNE. IL PROCONSOLE MARCELLO STRINGE D'ASSEDIO SIRACUSA ALLEATA DI CARTAGINE. FULVIO AXILLA MILITA SOTTO LE INSEGNE DEL VINCITORE DI NOLA. MA UN VECCHIO SAPIENTE SOLLEVA LA FRONTE DALLA SUA MEDITAZIONE E CREA PER LA DIFESA DELLE MURA LE MACCHINE IRRESISTIBILI. ARCHIMEDE DOMANDA AL SOLE LA FIAMMA DISTRUGGITRICE DEL NAVIGLIO ROMANO. L'ORDIGNO NON MAI VEDUTO SI MOSTRA ALL'IMPROVVISO, DIVINAMENTE, SIMILE A UN FASCIO DI FÒLGORI SILENZIOSE. FULVIO AXILLA CONTRASTA INVANO AL PÀNICO CHE LO TRAVOLGE. A SERA IL NAVIGLIO FORMIDABILE DI ROMA NON È SE NON UN ROGO CHE SI SPEGNE SULLE ACQUE PLACATE. FULVIO È TRATTO DALLA CORRENTE NEL MARE DI ARETUSA. OGNI SPERANZA DI SALVEZZA È VANITA. MA AL DITO DEL NAUFRAGO È L'ANELLO DI CROESSA. «SE DARAI SALUTE, AVRAI SALUTE.» SOPRAGGIUNGE IL SOCCORSO INSPERATO. L'OSPITE DI BATTO, CONFORTATO, NARRA L'AVVENTURA DELL'ANELLO. «O HESTIA, REGINA, FONDAMENTO INCROLLABILE DEGLI IDDII FELICI E DEGLI UOMINI MISERI, A TE TUTTI I DONI! CABIRIA VIVE, E IN LEI IL TUO FUOCO.» «VIVEVA, ORA NON SO...» E PRENDENDO COMMIATO DALL'OSPITE ANSIOSO. FULVIO AXILLA PROMETTE DI RICERCARE CABIRIA, SE NOVAMENTE LE SORTI LO TRAGGANO A CARTAGINE. IL QUINTO EPISODIO SIFACE, IL RE DI CIRTA, HA SPOGLIATO DEL REAME MASSINISSA CHE DILEGUA NEL DESERTO. ASDRUBALE DONA LA SUA FIGLIA AL PIÙ POTENTE E DAL NON PIÙ GIOVINE GENERO OTTIENE ALLEANZA CONTRO ROMA. «MIA COLOMBA DILETTA, SALI FINO AL CARRO DI TANIT E RECALE LA TRISTEZZA DEL MIO CUORE SEGRETO.» MA SCIPIONE, IL CONQUISTATORE DELLA SPAGNA, L'ELETTO DAL FAVOR POPOLARE, GIÀ TIENE L'AFRICA. LELIO È CON LUI. E IL BANDITO CAVALIERE NUMIDA SOGNA DI CINGERSI IN CIRTA LA CORONA REGALE. FULVIO AXILLA, PER L'ANTICA PRATICA DEI LUOGHI CONSENTE AL TENTATIVO DI PENETRARE IN CARTAGINE E D'ESPLORARNE GLI APPARECCHI DI DIFESA. SOTTO LE MURA DELLA CITTÀ CHIUSA. NELLA NOTTE MEDESIMA ASDRUBALE TIENE CONSIGLIO. E KARTHALO IL PONTEFICE PARTE PER CIRTA A PERSUADERE SIFACE CHE ASSALGA I ROMANI. COMPIUTA L'IMPRESA, IL ROMANO SI RICORDA DI MACISTE E DI CABIRIA, RIMASTI NELLA CITTÀ NEMICA DA PIÙ DI DUE LUSTRI. L'ANTICO BETTOLIERE È CRESCIUTO IN FORTUNA. FULVIO DICE A BODASTORÈT CH'EGLI NON DESIDERA SE NON DI RIVEDERE MACISTE, L'OTTIMO SUO SERVO FEDELE. MA LA NOTTE SEGUENTE, MENTRE IL VECCHIO OSTE DORME.... NELLA GIOIA DELLA LIBERAZIONE INATTESA SI MOLTIPLICA LA FORZA. «LA PAURA GLI HA MOZZATO PER SEMPRE IL RESPIRO...» MACISTE IGNORA LA SORTE DI CABIRIA DALLA NOTTE CH'EGLI L'AFFIDÒ ALLA SCONOSCIUTA. KARTHALO È GIUNTO IN CIRTA. E SIFACE MUOVE CONTRO LE ARMI DI ROMA. «FA CHE NON NE RESTI PUR UNO A RECAR LA NOVELLA DELLA STRAGE DI LÀ DAL MARE!» A KARTHALO, CHE GIÀ COVA CON L'OCCHIO TORBIDO LA DELICATA BELLEZZA, RISPONDE LA SCHIAVA, LA PREDILETTA DI SOFONISBA: «MI CHIAMANO ELISSA». COME LA REGINA DELLE COSE BIANCHE E DEI SILENZII PERFETTI. IL CONSOLE SCIPIONE, AVUTO SENTORE DEL PROSSIMO ASSALTO, HA LEVATO IL CAMPO PER RITRARSI IN LUOGO MEGLIO MUNITO. FULVIO E MACISTE, DELUSI E PERPLESSI, DISPERANO DI GIUNGERE A SALVAMENTO. L'AUDACISSIMO NUMIDA PROMETTE A SCIPIONE L'INCENDIO DEL CAMPO DI SIFACE. LE FORZE ABBANDONANO FULVIO CHE RINUNZIA A LOTTARE. L'INCENDIO DEL CAMPO DI SIFACE. A MACISTE IL FUOCO SELVAGGIO SPLENDE DA LUNGI COME UN BAGLIORE DI SPERANZA. FULVIO E MACISTE SONO TRAVOLTI DALLE GENTI DI CIRTA FUGGIASCHE CHE RIPARANO ALLE LORO MURA; E SON FATTI PRIGIONI. IL FULMINEO MASSINISSA INCALZA DA PRESSO LA ROTTA, E NON DÀ QUARTIERE. IL RE SIFACE È PRESO. LA VENDETTA È PIENA. KARTHALO È TRATTENUTO IN CIRTA DALLA DISFATTA IMPROVVISA. ELISSA È PIETOSA ALLA SETE DEI PRIGIONIERI CHE LA FINE DEL SUPPLIZIO NON ATTENDEVANO SE NON DALLA MORTE. CIRTA RESISTE AGLI ASSEDIATORI; MA L'ARDIRE OSTINATO DI MASSINISSA STA PER ROMPERE L'AVVERSA COSTANZA. IL RICORDO DELLA NOTTE LUNARE NEL GIARDINO DEI CEDRI. MACISTE INTANTO INGANNA LA NOIA. IL SOGNO DI SOFONISBA. «VENGA KARTHALO A INTERPRETARE IL MIO SOGNO.» «LA VITTIMA SOTTRATTA... L'IRA DI MOLOCH.... LA RUINA DELLA PATRIA....» SOFONISBA NARRA LA LONTANA APPARIZIONE NEGLI ORTI DI ASDRUBALE. IL PONTEFICE CHIEDE CHE LA VITTIMA SOTTRATTA GLI SIA RESA. MACISTE, DISCOPRENDO IL GRAN SACERDOTE, SI PROPONE L'ALLEGRA VENDETTA, POICHÈ OMAI SA DI DOVER PERIRE. DALLE PAROLE DI KARTHALO, MACISTE RICONOSCE NELLA SCHIAVA ELISSA LA PICCOLA CABIRIA. LA FORTUNA È GENEROSA. MAI ROCCA IN TRAVAGLIO D'ASSEDIO FU MEGLIO APPROVIGIONATA. CABIRIA NEL CUORE TREMANTE DICE ADDIO ALLA LUCE. SBIGOTTITO ALLA VISTA DEL RE CATENATO, IL POPOLO DI CIRTA S'ARRENDE. L'ESPUGNATORE CONCEDE UN GIORNO DI SACCHEGGIO AI SUOI SOLDATI. «O MASSINISSA, DUCE GLORIOSO DI ROMANI, SE SOFONISBA FA PARTE DEL BOTTINO, PRENDILA!» «NON IO PRENDO LA REGINA, MA LA REGINA PRENDE ME. PER GURZIL DIO DELLE BATTAGLIE, PER I NOSTRI IDDII, IO TI CONSACRO IL MIO FERRO!» COSÌ PER L'ARTE DELL'INCANTATRICE REGALE, IL NUMIDA INDOMABILE SI DISPONE A RINNEGARE LA FEDE ROMANA. «LA SPOSA DI MASSINISSA NON ORNERÀ IL TRIONFO DEL CONSOLE.» FULVIO E MACISTE CONTINUANO LA RESISTENZA PRODIGIOSA, INGANNANDO COL VINO E COI SOGNI IL TEDIO DELLE TREGUE. MA I FAMIGLI, FURENTI, ALFINE TENTANO LA SOFFOCAZIONE... LA DEA «CHE SI PIACE IN GHIRLANDE NUZIALI E CHE ACCORDA IN SEGRETO LA GRAZIA» ESAUDISCE L'ANTICA PREGHIERA. MASSINISSA, VENUTO A NOTIZIA DELL'ASSEDIO SINGOLARE, VUOL CONOSCERE I DUE AUDACI. MASSINISSA HA OTTENUTO DA SOFONISBA CHE AI DUE SIA PERDONATA LA VITA. E FULVIO AXILLA ARDISCE IMPLORARE PER CABIRIA, ANSIOSO DELLA SUA SORTE. «NON VIVE PIÙ. FU SPENTA.» INTANTO SCIPIONE, GIUNTO IN VISTA DI CIRTA, SA DA LELIO COME LA FIGLIA D'ASDRUBALE TENTI DI TOGLIERE ANCHE MASSINISSA ALL'ALLEANZA DI ROMA, CON QUELL'ARTE CHE GIÀ MUTÒ SIFACE. «A MASSINISSA RE DEI NUMIDI PUBLIO SCIPIONE CONSOLE ROMANO DICE SALUTE E CHIEDE CH'EGLI VENGA A COLLOQUIO NELL'ACCAMPAMENTO, SENZA INDUGIO.» AL RE RIPUGNA DI DARE NELLE MANI DEL CONSOLE LA DONNA CHE È SUA. MA IL CONSOLE LA RIVENDICA COME PARTE DEL BOTTINO. «PENSA CHE SEI NEL COSPETTO DI ROMA!» IL CONSOLE TRATTA LA CARTAGINESE COME PREDA DI GUERRA. «NON TENTO LA TUA FEDE. SÌ BENE TI CHIEDO UN SERVIGIO PER LA REGINA CHE VERSO TE FU MAGNANIMA E CHE FORSE ANCOR PUÒ VERSO TE ESSER LARGA DI BENEFICIO INSPERATO...» «MANDA A ME MACISTE IN SEGRETO.» «A SOFONISBA REGINA IL RE MASSINISSA MANDA IL DONO CHE SOLO È DEGNO D'ESSERE RICEVUTO DA ANIMO REGALE.» «CON ANIMO REGALE, O RE, IO RICEVO IL TUO DONO DI NOZZE.» «IN ME SOLA MI COMPIO. NON PREGHIERE NÈ LIBAZIONI MUTANO L'ULTIMO EVENTO. MATISMAN, DIO DEI MORTI, NON OFFRO MA SÌ BEVO.» «MESSO DELL'INFAMIA DI ROMA, È TARDI. MA SOFONISBA È ANCORA REGINA E ACCORDA LA GRAZIA IN PALESE. ABDAL, ACCÒSTATI E ODIMI... VA. ESEGUI IL COMANDO.» IN CABIRIA, GIÀ CONSACRATA AL DIO VORACE E RIPROMESSA VIVENTE AL SACRIFIZIO DIFFERITO, NON S'ADEMPIE IL FATO DEL FUOCO. «TE LA DONO. SCENDENDO NEL BUIO, FACCIO SUL TUO VOLTO LA LUCE.» DISARMATA DALLA SCONFITTA DI ZAMA, CARTAGINE SI PIEGA AL GIOGO INEVITABILE. LE NAVI LATINE RIVARCANO IL MARE DOVE LA PRIMA VITTORIA NAVALE GRIDÒ ALLE ACQUE IL NOME DI ROMA DAL ROSTRO DI DUILIO. «OR CHI CANTA LE GUERRE PUNICHE? CHI SI RAMMEMORA DI CAPUA E DEL METAURO? CHI D'UTICA E DI ZAMA? NON IO FUI VINTO DA CAVALIERI, NON DA FANTI, NON DA NAVI; MA DA UNA NOVISSIMA FORZA CHE SCAGLIA DARDI PER GLI OCCHI...» TORINO Stabilimento Tipo-Litografico E. TOFFALONI 1914
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Indice generale Nota alla presente trascrizione. 14 Itinerario de Ludovico de Varthema Bolognese nello Egitto, nella Soria nella Arabia deserta, & felice, nella Persia, nella India, & nela Ethyopia. Le fede el vivere, & costumi delle prefate Provincie. Et al presente agiontovi alcune Isole novamente ritrovate. 15 Alla Illustriss. & Eccellentiss. Signora la S. Contessa de Albi, & Duchessa de Tagliacozzo Madamma Agnesina Feltria Colonna, Ludovico de Varthema Bolognese. S. 16 Capitolo primo de Alessandria. 18 Capitolo del Cayro. 19 Capitulo de Baruti, Tripoli, & Alepo. 19 Capitulo de Aman & de Menin. 20 Capitolo primo de Damasco. 21 Capitolo secondo de ditto Damasco. 23 Capitolo terzo de Mamaluchi in Damasco. 24 Libro dell’Arabia deserta. 27 Capitolo come da Damascho se va alla Meccha dove se descriveno alcuni Arabi. 27 Cap. della Citta de Sodoma & Gomorra. 30 Capitolo de una montagna habitata da Iudei. 32 Capi. dove fu sepulto Mahometh & soi compagni. 33 Del tempio & sepoltura de mahometh e soi compagni. 34 Ca. del viagio per andare dala Medina ala Mecha. 37 Capitolo come e fatta la Meccha, & perche vanno li Mori alla Meccha. 38 Capitolo delle mercantie nella Meccha. 40 Capitolo della perdonanza nella Meccha. 41 Capitolo del modo delli sacrificii della Meccha. 43 Capitolo delli Unicorni nel tempio dela Mecha non molti usitati in altri lochi. 45 Capitolo de alcune occurentie intra la Mecha: & Zida porto de la Mecha. 46 Cap. del zida porto de la mecha e del mar rosso. 49 Capitolo. perche el Mare Rosso sia Innavicabile. 50 Libro secondo de la Arabia felice. 52 Cap. de la Citta de Gezan & della fertilita sua. 52 Capitolo de alcune gente chiamate Baduin. 52 Capitolo della Insula chiamata Chamaram del Mare Rosso. 53 Capitolo della Citta de Aden & de alcuni costumi verso li mercanti. 54 Capitolo del desiderio nelle donne della Arabia Felice delli homini bianchi. 58 Capitolo della liberalita della Regina. 61 Capitolo de Lagi Citta della Arabia Felice, & de Aiaz, & del mercato in Aiaz, & de Dante castello. 66 Capitolo de Almacharana citta della Arabia Felice, & della sua abundantia. 67 Capitolo de Reame Citta della Arabia Felice, & dello aere, & costumi del suo popolo. 68 Capitolo de Sana citta de la Arabia felice & della forteza & della crudelta del figliuolo del Re. 69 Cap. de Taesa & de zibit, & Damar Citta grandissime de Arabia Felice. 70 Capitolo del Soldano de tutte sopraditte citta, & perche se chiama per nome Sechamir. 71 Capitolo delli Gatti Maymoni, & de alchuni animali, come Leoni, alli homini inimicissimi. 71 Trattato de alcuni lochi de Etyopia. 73 Capitolo de zeila citta de Etyopia, & della abundantia, & de alcuni animali, cioe Castroni, & Vacche de essa Citta. 73 Cap. de Barbara Insula di Ethyopia & de sua gente. 74 Libro della Persia. 76 Capitolo de Diuobandierrumi, & de Goa, e Giulfar terre de Meschet porto della Persia. 76 Capitolo de Ormus citta & Insula de Persia, & come in quella se pescano perle grandissime. 77 Capitolo del Soldano de Ormus, & della crudelita del figliolo contra el Soldano suo patre, sua matre, & suoi fratelli. 78 Capitolo de Eri in Corazam della Persia & de sua richezza & de la copia de molte cose, & massime de Reubarbaro. 81 Cap. de Eufra fiumara, quale credo esser Eufrate. 82 Cap. de Sambragante (come se dice) Citta grandissima com’e el Cayro: & della persecutione del Soffi. 83 Libro primo della India. 85 Capitolo de Combeia Citta de India abundantissima de ogni cosa. 85 Capitolo de le condition del Soldano de Combeia citta nobilissima. 86 Capitolo del vivere, & costumi del Re de Ioghe. 88 Capitolo della Citta Cevul, & de li costumi & animosita del suo populo. 90 Capitolo de Dabuli citta de India. 91 Cap. de Goga Insula de India, & del re de ditta. 91 Capitolo de Decan Citta de India bellissima, & de molte & varie sue ricchezze & gioie. 92 Cap. della diligentia del ditto Re circa la millitia. 93 Cap. de Bathacala citta de India, & della fertilita sua in molte cose, & massime in Riso & zuccaro. 93 Capitolo de Centacola, de Onor, & Mangolor terre bonissime de India. 94 Cap. de Canonor citta grandissima in India. 95 Capitolo de Bisinagar citta fertilissima del reame de Narsinga in India. 97 Capitolo come, & a che modo se generano li Leophanti. 100 Capitolo de Tormapatani citta de India & de Pandarani terra vicina una giornata & de Capogatto simil terra. 102 Libro .II. Della India. 104 Capitolo de Calicut citta grandissima de India. 104 Cap. del Re de Calicut & della loro religione. 105 Capitolo circa el mangiare del re de Calicut. 107 Capit. delli Bramini, cioe Sacerdoti de Calicut. 108 Cap. delli Gentili de Calicut, & de quante sorte siano. 108 Capitolo del habito del Re, & la Regina, & altri de Calicut, & del loro mangiare. 109 Ca. de le cerimonie che fanno dapoi la morte del re. 110 Capitolo come li Gentili alcuna volta scambiano le loro mogliere. 111 Capitolo del viver, & della iustitia de Gentili. 112 Capitolo dello adorare delli Gentili. 113 Capitolo del combattere de quelli de Calicut. 114 Capitolo del modo del navigare in Calicut. 116 Capitolo del palazo del Re de Calicut. 118 Cap. delle specie che nascono in quel de Calicut. 119 Capitulo de alchuni frutti de Calicut. 120 Cap. del piu fruttifero arboro che sia al mondo. 122 Cap. del modo che servano nel seminare del riso. 125 Cap. delli medici che visitano li infermi in calicut. 125 Cap. delli Bancheri & Cambiatori. 126 Capitolo como li Poliari & Hirava nutriscono li loro figlioli. 127 Capitoli delli Serpenti che se ritrovano in Calicut. 129 Capitulo de lumi del Re de Calicut. 130 Cap. come vene gran numero de gente ad .xxv. de Decembrio appresso a Calicut a pigliare il perdono. 131 Libro terzo della India. 133 Capitolo de Cioromandel Citta della India. 134 Capitolo de zailon dove nascono le gioie. 136 Capitolo del arboro dela Canella. 137 Capitulo de Paleachet terra dela India. 138 Capitolo de Tarnassari Citta de India. 139 Ca. deli animali domestici & silvatici de Tarnassari. 140 Capitolo come el Re fa sverginare sua mogliere & cosi li altri gentili dela Citta. 142 Cap. come se servano li corpi morti in questa citta. 144 Capitolo come se brusa la donna viva dapoi la morte del marito suo. 144 Capi. della iustitia che se observa in Tarnassari. 146 Capitu. delli navili che se usano in Tarnassari. 147 Capitolo della Citta Banghella & dela sua distantia da Tarnassari. 147 Cap. de alcuni mercadanti christiani in Banghella. 148 Capitolo de Pego citta de India. 150 Capi. de lhabito del Re de Pego sopraditta. 152 Capi. della citta Melacha & Gaza fiumara alias Gange come credo & de la inhumanita deli homini. 154 Ca. de Sumatra Insula & de Pider citta in Sumatra. 156 Cap. de unaltra sorte de Pepe & dela seta, & del Belzui quali nascono nella ditta citta Pider. 157 Capitolo de tre sorte de legne Aloe. 158 Ca. dela esperientia de ditti legni Aloe & Belzui. 159 Capitolo della varieta de Trafficanti in ditta Insula Sumatra. 159 Capitolo delle case, & come se copreno in ditta Insula Sumatra. 160 Capitolo della Insula Bandan dove nascono noce moscate, & Macis. 163 Ca. dela Insula Monoch dove nascono li garoffoli. 164 Capitolo della Insula Bornei. 165 Capitolo come li marinari observano le Navigatione verso la Insula Giava. 166 Ca. della Insula Giava, dela fede, del vivere, de li costumi soi, & dele cose, quale nascono in ditta Insula. 167 Cap. come in questa insula li vecchi se vendeno dalli figliuoli overo da parenti & poi se gli mangiano. 168 Capitolo dove a mezzo giorno el Sole fa spera nella Insula Giava. 169 Capitolo del ritornare nostro. 170 Capitulo come me feci medico in Calicut. 175 Capitolo della nova delle Navi de Portoghesi, quali vennero in Calicut. 178 Capitulo del modo come li Mori chiamano li altri della seta & fede sua alla Chiesa. 179 Capitolo del fugire da Calicut. 180 Cap. come io fugi da Canonor a Portogallesi. 183 Capitulo de l’armata de Calicut. 186 Cap. come fui remandato al Vice re in Canonor. 192 Cap. dello assalto de Portoghesi contra Pannani. 196 Libro della Ethyopia. 199 Cap. de varie Insule nella Ethyopia. 199 Cap. de Mozambich Insula & delli habitatori. 200 Capitulo del capo de bona speranza. 203 Itinerario de larmata del Re Catholico in India verso la Isola de Iuchatan del anno .1518. allaqual fu presidente & Capitan General Ioan de Grisalva elqual e fatto per el Capellano magior de ditta armata a sua altezza. 207 Venere a .vii. de Mazo comenzo a trovarsi la Insula de Iucathan. 212 Domenica sequente. 213 Tabula de quanto nel presente volume se contiene. 231 Nota alla presente trascrizione. Nella trascrizione si sono rispettate l’ortografia e la punteggiatura del testo cartaceo, compresi l’uso delle maiuscole, spesso difforme dall’uso attuale, e la completa assenza degli accenti. Si sono sciolte le abbreviature rappresentate da tilde o da altri simili segni (đ = de, quãto = quanto, laql = laqual, xpiano = christiano, p = per, hoĩ = homini ecc.); si è invece mantenuta la legatura & = et. Si è pure normalizzata la grafia di u, v, U e V distinguendo secondo l’uso attuale. Errori di composizione sono stati corretti solo in pochi casi (brrigata = brigata, comincaimo = cominciamo ecc.) certamente non riconducibili alle oscillazioni ortografiche tipiche dell’epoca. Itinerario de Ludovico de Varthema Bolognese nello Egitto, nella Soria nella Arabia deserta, & felice, nella Persia, nella India, & nela Ethyopia. Le fede el vivere, & costumi delle prefate Provincie. Et al presente agiontovi alcune Isole novamente ritrovate. Alla Illustriss. & Eccellentiss. Signora la S. Contessa de Albi, & Duchessa de Tagliacozzo Madamma Agnesina Feltria Colonna, Ludovico de Varthema Bolognese. S. Molti homini sono gia stati, liquali se sono dati alla inquisitione dele cose terrene, & per diversi studii, andamenti, & fidelissime relationi se son sforzati pervenire al loro desiderio: Altri poi de piu perspicace ingegno, non li bastando la terra cominciorono con sollicite observationi, & vigilie, como Caldei, & Phenici a discorrere le altissime Regioni del cielo, de che meritamente ciascun de loro cognosco havere consequita dignissima laude appresso deli altri, & de se medesimi plenissima satisfattione. Donde io havendo grandissimo desiderio de simili effetti: Lassando stare li cieli, come peso convenevole alle spalle di Athlante, & de Hercule, me disposi voler investigare qualche particella de questo nostro terreno giro, ne havendo animo (cognoscendome de tenuissimo ingegno) per studio, overo per conietture pervenire a tale desiderio: deliberai con la propria persona, & con gli occhi medesimi cercar de cognoscere li siti delli lochi, le qualita delle persone, le diversita de gli animali, le varieta delli arbori fruttiferi, & odoriferi dello Egytto, della Suria, dell’Arabia deserta, & felice, della Persia, dela India, & dela Ethyopia, massime recordandome essere piu da estimare un visivo testimonio che dieci d’audito. Havendo adunque co’l divino adiuto in parte satisfatto l’animo mio & recercate varie provincie, & strane nationi, mi pareva niente haver fatto, se delle cose da me viste & provate, meco tenendole ascose, non ne facesse partecipe li altri homini studiosi. Unde me son ingegnato secondo le mie piccole forze de scrivere questo mio viaggio fidelissimamente, giudicando far cosa grata alli lettori, che dove io con grandissimi pericoli, & intolerabili fatiche me son delettato, vedendo novi habiti, & costumi loro senza discontio, o periculo legendo ne piglino quel medesimo frutto, & piacere. Repensando poi a chi meglio potesse indrizzare questa mia sudata operetta, me occorse V. Illustriss. & Eccellentiss. S. quasi unica observatrice de cose notabili, & amatrice de ogni virtu. Ne me par vano mio iudicio per l’infusa dottrina dal radiante lume dello Illustriss. & Eccellentiss. S. Duca d’Urbino suo genitore, quasi ad noi in Sole de arme, & de scientia. Non parlo dello Eccellentiss. S. suo Fratello, che in studii Greci, & Latini (giovene anche) fe tal de se esperientia, che hoggi e quasi un Demostene, e Cicerone nominato. Unde .V. Illustriss. S. havendole da si ampli & chiari fiumi omne virtu derivata, non po altro, che delettarse dele opere honeste, & haverne gran sete, quantunque ad quel che in epsa se cognosce, volontiere dove con l’ale dela mente vola, & con li corporei piedi andaria, recordandose essere questa una delle laude data al sapientissimo & facundo Ulysse, molti costumi haver visti d’homini, e molti paesi. Ma perche .V. Illustriss. Signoria cerca le cose del suo Illustriss. Signor & Consorte e occupata; qual come nuova Arthemisia ama, & observa, & [3] circa la inclita famiglia qual con mirabil regula adorna de costumi diro esser assai se lanimo suo pascera, tra le altre opere ottime de questa, benche inculta forse frutuosa lettione, ne sara come molte altre che porgono le orecchie a canzonette & vane parole, le hore sprezando, contrarie a l’angelica mente de .V. Illustris. signoria, che punto di tempo senza qualche bon frutto passar non lassa, La benignita de laquale facilmente potra supplire dove mancara la inclita continuatione de essa pigliando solamente la verita de le cose. Et se queste mie fatiche li seranno grate & le approbara, assai gran laude & satisfattione me parera haver recevuta del mio lungo peregrinare anzi piu presto paventoso essilio, dove infinite volte ho tolerata fame & sete freddo & caldo, guerra, pregione, & infiniti altri pericolosi incommodi, Animandome piu forte a questo altro viaggio quale in breve spero di fare che havendo cercate parte delle Terre & Insule Orientale Meridionale & Occidentale, Son disposto piacendo al Signor Dio cercare ancora le Settentrionale. Et cosi poi che ad altro studio non mi vedo esser idoneo spendere in questo laudabile essercitio il remanente de miei fugitivi giorni. Capitolo primo de Alessandria. El desiderio ilqual molti altri ha speronato a vedere la diversita delle monarchie mondane, simelmente alla medesima impresa me incito. Et perche tutti li altri paesi dali nostri assai sono stati dilucidati, per questo nel mio animo io deliberai vedere paesi da li nostri meno frequentati. Donde da Venetia nui col favor deli venti spandendo le vele ad quelli invocato el divino adiuto al mare ce fidammo: & essendo in Alexandria citta de lo Egitto arrivato, io de cose nove (come de acque fresche un sitibundo) desideroso da quelli lochi como ad ogni uno notorii partendome intrando nel Nilo al Cayro perveni. Capitolo del Cayro. Pervenuto io nel Gayro stupefatto prima de la fama dela sua grandeza fui resoluto non esser tanto quanto se predica. Ma la grandeza sua e como el circuito de roma vero e che e piu habitato assai che non e Roma e fa molto piu gente. Lo errore de molti sie questo che de fuori del Cairo sono certe Ville lequale alcuni credeno che sian del circuito de esso Cayro. La qual cosa non pol essere per che sono lontane dua o tre miglia & son proprii villagi. Non sero prolisso de narrare dela loro fede & costumi perche se sano publice essere da Mori & Mamaluchi habitate. De liquali e signore il gran Soldano, elquale e servito da Mamaluchi quali son signori de Mori. Capitulo de Baruti, Tripoli, & Alepo. Circa le richezze & la belleza de ditto Cayro, & dela superbia de Mamaluchi perche sono a tutti nostri manifesti posto fine de la in la Suria feci vela. Et prima in Baruti, la distantia da un loco allaltro per mare e .ccccc. miglia, nelqual Baruti steti parechi giorni, & e terra molto habitata da Mori, & e abondata molto bene d’ogni cosa. El mare batte nele mura e sapiate che la terra non e circundata tutta intorno de mura se non d’alcuna banda cioe verso ponente & verso il mare Li non vidi cosa niuna degna di racordo salvo una anticaglia [4] dove dicono esser habitata la figliola del re quando el dragone volse devorarla, & dove Santo Georgio amazo ditto Dragone, laqual e tutta in ruina. Et de li me parti & andai a la volta de Tripoli de Suria che sonno dui giorni verso Levante, Elqual Tripoli e sottoposto al gran Soldano & tutti sono Mahumethani, & la ditta Citta e abundante de ogni cosa. Et de li me parti & andai in Alepo che sono otto giornate dentro in terra ferma. Elqual Alepo e una bellissima Citta & e sottoposta al gran Soldano del Cayro, & e scala della Turchia & dela Suria, & sono tutti Maumethani, & terra de grandissimo trafico de mercantia & massime de Persiani, & Azamini che arrivano fin li. Et li se piglia lo camino per ire in Turchia & in Suria cioe de quelli che vengano de Azemia. Capitulo de Aman & de Menin. Et de li me parti & andai alla volta de Damascho che sono giornate .x. piccole. Ala mita del camino ce una citta che se chiama Aman nella quale nasce grandissima quantita de Bombace & frutti assai boni. Et appresso a Damasco .xvi. miglia trovai unaltra terra chiamata Menin laquale sta in cima d’un monte, & e habitata da Christiani a la Greca, & sono sottoposti al Signore de Damasco nelaqual terra sono due bellissime chiese lequale dicono haver fatte far santa Helena madre de Constantino. Et li nascono bonissimi frutti, & massime bone uve. Et qui sono bellissimi giardini, & fontane, E de li me parti, & andai a la nobilissima Citta de Damascho. Capitolo primo de Damasco. Veramente non se poteria dire la belleza & bonta di questo Damasco, inelqual dimorai alcuni mesi per imparare la lingua Moresca, perche questa citta e habitata tutta da Mori & Mamaluchi & molti christiani Greci. Dove occorre recitare il governo del Signor de ditta citta elqual Signor e sottoposto al gran Soldan del Cairo. Sapiate che che nela ditta citta di Damasco e uno bellissimo & forte castello elquale dicono haver fundato uno Mamalucho Fiorentino a spesa sua essendo signor di ditta citta. Et anchora in ogni angulo de ditto Castello e scolpita larma di Fiorenza in marmo. Et ha le fosse intorno grandissime con quatro torrioni fortissimi & con ponti levatori & bona artegliaria grossa, & da continuo vi stanno .L. Mamaluchi provisionati col Castellano, liquali stanno ad instantia del gran Soldano. Et quel Fiorentino era Mamaluco del gran Soldan, & nel tempo suo fu (come e fama) attosicato el soldano, elqual non trovo chi lo liberasse de ditto tosico, & Dio volse che ditto Fiorentino lo libero & per questo li dette la ditta cita di Damasco & cosi fece el castello. Poi morite in Damasco, & lo populo lo ha in grande veneratione quanto un santo con grande luminarie. Et da lhora in qua sempre il castello sta a posta del Soldano. E quando se fa un Soldan novo. Uno de li soi signori liquali se chiamano Amirra li dice Signore io son stato tanto tempo tuo schiavo doname Damasco & io ti daro .c. o .cc. millia Seraphi doro. El signor li fa la gratia. Ma sapiate che se in termine de doi anni el ditto signor non li manda .xxv. milia [5] Seraphi lui cerca de farlo morire per forza d’arme o in qualche altro modo, & se li fa el ditto presente rimane in signoria. El ditto signore ha sempre .x. over .xii. signori e baroni della detta Citta con lui, & quando el Soldano vole .cc. o .ccc. milia Seraphi da li signori over mercanti di ditta citta, perche loro non usano iustitia, se non robbamenti & assassinamenti a chi piu po perche mori stanno sotto alli Mamaluchi como lo Agnello sotto il Lupo. El ditto Soldano manda doe lettere al Castellano del ditto castello, delle quale luna in simplice tenore se contien per congregar in lo castello signori over mercanti quali a lui piace. Et puoi congregati, la seconda littera si lege il tenor dela quale subito se essequisce, overo in bene, overo in male, & in questo modo ditto signor soldano cerca di trovar danari. Et alcuna volta il detto signore se fa tanto forte che non vorra andare nel castello, & per questo molti baroni & mercadanti sentendose invidiati montano a cavallo, & tirano alla via de Turchia, & di questo non ve diremo altro se non che la guardia di detto castello in ciascuno de li quattro torroni li homini stanno a guardare. La notte non cridano niente ma ciascun ha un tamburo fatto a modo de una meza botta, & se li da una gran botta con un bastone, & uno con laltro se respondeno con detti tamburi. Et tardando a respondere uno a laltro in termine d’un pater noster sono privati in carcere per uno anno. Capitolo secondo de ditto Damasco. Poi che visto visto habbiamo li costumi del signore di Damasco, al presente me occorre referire alcune cose de la Citta, laquale e molto populata & e molto riccha: Non se puol estimare la riccheza & gentileza che se fanno de lavori. Qui havete grandissima abundantia de grano & de carne. Et la piu abundante terra de frutti che mai vedesse & massime de uva d’ogni tempo fresca: Diro li frutti boni che vi sono & li tristi, melgranate & mel cotogne bone, mandole & olive grosse bonissime, & rose bianche & rosse le piu belle che mai vedesse, & sono belle mela, & pere, & persiche, ma tristissime al gusto & la cagione di questo sie che Damasco e molto abundante dacque, Va una fiumara per mezo dela citta, una gran parte de le case hanno fontane bellissime de musayco, & le stanzie de fora sono brutte ma dentro sono bellissime con molti lavori de marmoro e porphido, & in questa sono de molte moschee, fra laltre ve ne una la principale che e de grandeza de san Pietro de Roma, ma e scoperta in mezo & intorno e coperta in volta, & li tengon el corpo de san Zacharia propheta, come fama e, & fannogli grandissimo honore, Et in la ditta Moschea sono quattro porte principale de metallo, & dentro vi son molte fontane. Et anchora se vede dove era la Canonica che fu gia de christiani, nela quale canonica ce son molti lavori antiqui de musaico. Et anchora vidi dove dicono haver ditto Christo a Santo Paulo: Saule Saule cur me persequeris? Che e fuora d’una porta de ditta Citta circa un miglio, & li se sotteran tutti li christiani che moreno in la ditta citta. Anchora ce quella torre in le mura dela terra dove stava (come dicono) in prigione santo Paulo. Li mori piu volte la hanno [6] remurata & la mattina se ritrova rotta e smurata come langelo la ruppe quando tiro santo Paulo fuor de ditta torre. Anchor vidi quella casa dove Cain (come se dice) amazo Abel suo fratello, laqual sta fora da laltra banda dela citta un miglio in una costa pendente in un valone. Hor tornamo alla liberta che ditti Mamaluchi hanno in ditta citta de Damasco. Capitolo terzo de Mamaluchi in Damasco. Li Mamaluchi sono christiani renegati & comprati dal ditto signor. Certo e che ditti Mamaluchi mai non perdeno tempo, overo in arme, o in lettere se esercitano sempre per fin che siano amaestrati: Et sapiate che ogni Mamaluco grande o piccolo ha di soldo sei Sarahpi al mese & le spese per lui, & per el cavallo & un famiglio, & tanto piu hanno quanto fanno alcune esperientie in guerra. Li ditti Mamaluchi quando vanno per la citta seranno dui o tre in compagnia perche seria gran vergogna se andassero soli, scontrandose per caso in due o tre donne hanno questa liberta e se non lhanno se la pigliano, Vanno ad aspettare queste donne in certi lochi come serian hostarie grande che se chiaman Chano, & come passano ditte donne davanti ala porta ciascuno Mamalucho piglia la sua per la mano & tirarla dentro e fa quello che li piace, & la ditta donna fa resistentia che non sia conosciuta perche tutte portano il viso coperto in modo che loro cognoscono noi & noi non cognoscemo loro, el Mamaluco li dice che la vorria conoscere, & lei li responde, fratello non ti basta che fai di me quello che voi senza volerme cognoscere & tanto lo pregha che lassa, & alcuna volta credeno pigliare la figliola del signore & pigliano le mogliere proprie loro, e questo e intervenuto al tempo mio. Queste donne vanno molto ben vestite de seta, & de sopra portano certi panni bianchi de bombace & sottili & lustri come seta & portano tutte gli borzachini bianchi e scarpe rosse, overo pavonaze, & molte gioie intorno la testa & alle orecchie & alle mane. Lequal donne se maritano ad beneplacito loro, cioe quando non vogliono piu stare con el marito se ne vanno al Cadi de la fede loro, & li se fanno talacare, cioe separarse dal marito suo e poi ne pigliano unaltro e lui piglia altra moglie, benche dican che li mori tengono cinque o sei moglie, io per me non ho mai veduto se non chi ne tene due over tre al piu. Questi mori la maggior parte mangiano ne le strade, cioe dove se vendono le robe, & fassi cocere el mangiare & vi mangiano e molti Cavalli, Camelli & Buffali, & Castrati, & Capretti assai. Et qui vi e abondantia de boni casi freschi, & quando volete comprare el latte vanno ogni di per la terra quaranta cinquanta capre lequale hanno le orecchie longhe piu de uno palmo. El patrone de esse ve le mena suso nella camera vostra se ben la casa havesse tre solari & li in la presentia vostra le monge quanto volete in un bel vaso stagnato, Et haveti molti Capi de latte. Qui anchora se vende grande quantita di tartufale, & alcune volte ne viene vinticinque o trenta Camelli carghi & de li in tre o quattro giorni sono vendute, & vengono da le montagne de l’Armenia & de Turchia. Li ditti Mori vanno vestiti con certe veste longhe & larghe senza cinger de seta over de panno e la piu parte portano calzoni de bombace & scarpe [7] bianche, liquali quando scontrano un Mamaluco, benche fusse Moro, & principal mercante della terra, bisogna che’l faccia honore & largo al Mamalucco, & non facendo li danno bastonate. Et sonce molti Fontichi de Christiani, che tengono panni & seta, & rasi, veluti, & rami, & de tutte mercantie che bisogna, ma sono mal trattati. Libro dell’Arabia deserta. Capitolo come da Damascho se va alla Meccha dove se descriveno alcuni Arabi. Qui dechiarate forse piu diffuse del debito le cose de Damasco, la opportunita me sollicita piliare il mio viagio. Nel .M.D. & .III. adi .viii. d’Aprile mettendose in ordine la Caroana per andare alla Mecca, & io essendo voluntaroso de vedere varie cose, & non sapendo in che modo pigliai grande amicitia con il Cap. de ditti Mamaluchi dela Caroana, elquale era christiano renegato, per modo che lui me vesti da Mamaluco, & detemi un bon cavallo, & messemi in compagnia d’altri Mamaluchi, & questo fu per forza de dinari, & altre cose che donai a lui, & cosi se mettemo in camino, & andamo tre giornate a un loco che se chiama il Mezeribe & li se firmamo tre giorni per fornirse li mercanti per comprar cambelli quanto a loro era necessario. In questo Mezeribe e signor un, elqual se chiama Zambei, & e signor de la campagna, cioe delli Arabi, elqual Zambei ha tre fratelli, & quattro figlioli maschi, & ha .xl. millia cavalli, & per la corte sua ha diece millia cavalle femine. Et qui tene .ccc. millia Cambelli, e li dura due giornate il pascolar suo. Et quel signor zambei quando vole tene in guerra el Soldan del Cayro, & el signor de damasco, & de Hierusalem: & quando e tempo de le reccolte alcuna volta credeno che sia lontano .c. miglia, & lui se ritrova la mattina a far gran correria ale are dela ditta citta, & trova el grano, & l’orgio bello insaccato, & portaselo via. Alcuna volta corre un di & una notte con le ditte cavalle che mai se fermano, e quando son giunti li danno a bere latte de cambelle, perch’e molto refrescativo, Veramente mi par, non che corrano, ma che volano come Falconi, perche io mi son trovato con loro, & sappiate che vanno la maggior parte a cavallo senza sella, & tutti in camisa, salvo alcuni homini principali, e l’armatura sua si e una lanza de canna de India longa .x. overo .xii. brazza con un poco de ferro in cima, & quando vanno a far qualche correria vanno stretti come stornelli, & li ditti Arabi sono homini molto piccoli, & sono di colore leonato scuro, & hanno la voce sua feminile, & hanno li capelli longhi, stesi, negri. Et veramente questi Arabi sono una grandissima quantita, che non potria stimarse, & combatteno continuamente fra loro. Questi habitano ala montagna, & vengono quando e el tempo che la Caroana passa per andare ala Meccha ad espettarla alli passi a fine de robare ditta Caroana, & portano mogliere, figlioli, & tutte lor massaritie, & le case anchora sopra li cambelli, lequal case sono come una trabaccha da homo d’arme, & sono de lana nera, & trista. Alli di undici d’Aprile se parti ditta Caroana da Mezaribe, che furono .xxxv. millia cambelli, seriano circa .xl. millia persone, & noi eravamo [8] .xl. Mamaluchi in guardia de ditta Caroana. El terzo delli Mamaluchi vanno inanzi alla Caroana con la bandiera, l’altro terzo va in mezzo, & l’altro terzo va drieto. El viagio nostro facemo in questo modo che vui intenderite. Da Damasco alla Meccha sono .xl. giorni, e .xl. notte de camino in questo modo, partimo la mattina dal Mezaribe, & caminamo per fino a vinti hore. In quello punto se fanno certi signali del Capitaneo de mano in mano, che dove se trovano la se fermano tutti de bella compagnia, & in scaricare & in mangiar loro & li Cambelli stanno per fino a vintiquattro hore, & poi fanno signali, & subito carigano ditti Cambelli. Et sappiate che alli ditti Cambelli non gli danno da mangiare se non cinque pani de farina d’orzo crudi, & grossi quanto un pomo granato l’uno, e poi montano a cavallo & caminano tutta la notte & tutto el di seguente fino alle ditte .xxii. hore, & poi alle .xxiiii. hore fanno el simile come prima. Et ogni otto giorni trovano acqua, cioe cavando la terra, over sabione, & anchora se ritrovano certi pozi & cisterne, & in capo deli .viii. giorni se fermano un giorno, over .ii. perche li ditti cambelli portano peso quando dui muli, & alli poveri animali non dan da bere se non ogni tre giorni una volta. Essendo noi fermati alle ditte acque sempre havemo a combattere con grandissima quantita de Arabi, & mai ce amazorno se non un homo & una donna, perche e tanta la vilta de gli animi loro, che noi sessanta Mamalucchi eramo sufficienti a defendere da quaranta, o cinquanta millia Arabi, perche de gente pagana non e meglior gente con l’arme in mano che sono li Mamaluchi: Sappiate ch’io vidi de belle esperientie delli Mamaluchi in questo viagio: Infra li altri vidi un Mamaluco pigliare el suo schiavo & mettergli una melangola sopra la testa & farlo stare .xii. o .xv. passi lontan da lui, & alla seconda volta levarli el ditto melangolo a tirar con l’arco. Anchora vidi un’altro Mamaluco correndo a cavallo levarse la sella & metterla sopra la testa & poi tornarla in suo loco primo senza cascare & sempre correndo. Li fornimenti delle loro selle sono a usanza nostra. Cap. della Citta de Sodoma & Gomorra. Et caminato c’havessimo .xii. zornate trovamo la val de Sodoma & Gomorra. Veramente la scrittura non mente, perche se vede come furono ruinate per miraculo de dio, & io dico come sono tre citta ch’erano in cima tre monti, & circa de tre, o quattro braza d’altura, anchora se vede, che pare che sia sangue a modo de cera rossa mista con la terra. Certamente io credo per haver veduto che erano gente vitiose, perche intorno intorno e tutto paese deserto & sterile. La terra non produce cosa niuna, ne acqua, & questi vivevano de manna, & per non cognoscere el beneficio loro furon puniti, & per miraculo anchor se vede tutti in ruina. Et poi passamo quella valle che era ben vinti miglia, & li morirno trentatre persone per la sete & molti furono sepulti nel sabione, che non erano finiti di morire, & li lassavano solo el viso scoperto. Poi trovamo uno monticello, appresso delqual era una fossa d’acqua, de che fummo molto contenti. Noi ci [9] fermassemo sopra el ditto monte: laltro giorno dapoi la mattina a bona hora vennero vintiquatro millia arabi liquali dissero che pagassimo la sua acqua. Rispondessimo che non la volevamo pagare perche quella acqua era data da Dio: loro cominciorno a combattere con noi dicendo che haveano tolta la sua acqua. Se facessimo forte nel ditto monte: & fecemo le mura de li nostri Cambelli & li mercadanti stavano in mezo de li ditti cambelli & continuamente stavamo a scaramuzzare per modo che ce tennero assediati dui giorni & due notte & venissimo a tanto che nui & loro non havevamo aqua piu da bere. Loro ce havevano circundato el monte intorno intorno de gente con dire che loro voleano romper la caroana. Et per non haver piu a combattere fece consiglio el nostro capitaneo con li mercanti mori & li donassemo mille & ducento ducati doro loro pigliorno li dinari & dissero poi che .x. millia ducati doro non pagaria la sua aqua & noi cognoscevamo che velevano altro che dinari. El nostro Capitaneo prudente fece bando per la caroana che tutti quelli homini che erano boni a pigliar arme non andassero a cavallo sopra li Cambelli & che ogniuno trovasseno larme loro. La mattina venendo mettessemo tutta la caroana inanzi: & nui mamaluchi rimanessemo drieto. In tutti eramo trecento persone & cominciamo a bon hora a combattere & furono amazati uno homo & una donna delli nostri con archi & non ce fecero altro male. Et nui amazassemo de loro .M.vi. cento persone. Ne e da maravigliarse che noi ne amazassemo tanti: la causa fu che loro erano tutti nudi & a cavallo senza sella per modo che hebero carestia per tornare alla via loro. Capitolo de una montagna habitata da Iudei. In termine de .viii. giorni nui trovassemo una montagna laqual mostra de circuito diece over .xii. miglia. In laqual montagna habitano quattro o cinque millia iudei: liquali vanno nudi & sono de grandeza .v. palmi luno overo .vi. & hanno la voce feminile & sono piu negri che de altro colore. Et non viveno daltra carne che de castrati & non daltra cosa & sono circuncisi & confessano loro essere iudei: & se possono haver un moro nelle mani loro lo scorticano vico. Al pede de ditta montagna trovassimo uno redutto dacqua laquale e acqua che piove alli tempi. Noi carigassimo de ditta acqua .xvi. millia Cambelli de che li iudei forno mal contenti & andavano per quello monte come caprioli & per niente volevano descendere nel piano perche son inimici mortali de mori. A pede alla ditta acqua stanno .vi. overo .viii. piedi de spine belli ne li quali trovassemo due tortore laqualcosa ci parve come uno miracolo imperho che havevamo caminato .xv. giorni & notte che mai non trovassimo animali ne ucello alcuno. El di dapoi caminassemo & in doi giornate arrivamo ad una citta laqual se chiama Medinathalnabi. Apresso ala qual Citta .iiii. miglia trovamo un pozo alqual se firmo la Caroana per un giorno: & a questo pozo ogniuno se lavo & mutosi de panni netti per intrare in la ditta citta laqual fa circa .ccc. fochi & ha le mura in torno fatte de terra: le case dentro sono de muro & de pietre. El paese intorno ala ditta citta ha havuto la maleditione da Dio perche la terra e sterile salvo [10] che fuora della terra dui tratti di pietra ce sono forse .l. o .lx. piedi de datili in un Giardino a piede del quale sta un certo condutto dacqua che descende al basso ben .xxiiii. scalini de laqual acqua sene governa la Caroana quando arriva li. Hormai seria de reprendere alcuni che dicono chel corpo de Mahometh sta in aere nela Mecha. Dico che non e la verita ho visto la sua sepoltura in questa citta Medinathalnabi. Nella quale noi stessemo .iii. giorni & volessemo vedere ogni cosa. El primo giorno noi entramo nella citta alo intrar della porta della Meschita loro: & ciascuno di noi bisognava fussi accompagnato da una persona piccola o grande laquale ce pigliava per le mane & ce menava dove fu sepulto Mahometh. Capi. dove fu sepulto Mahometh & soi compagni. La Meschita e fatta in questo modo quadra laqual e circa .C. passi per longo e ottanta per lo largho & ha doi porte intro da tre bande & coperta fatta involta: & sono piu de .cccc. colonne de preda cotta tutte imbiancate & ce sono circa tre millia lampade accese de una banda de le volte ardendo: A man drita in capo dela Meschita sta una torre circa cinque passi de ogni lato quadra: laquale torre tene uno panno di seta intorno: Apresso a dui passi a la ditta torre e una bellissima grada de metallo dove stanno le persone a videre la ditta torre & da una banda a man manca sta una porticella laquale te mena alla ditta torre & ala ditta torre sta un altra porticella & da una della porta stanno circa .xx. libri & dallaltra banda stanno .xxv. libri liquali sono quelli di Mahometh & deli compagni soi liquali libri dicono la vita & li comandamenti della setta sua. Dentro da la ditta porta sta una sepoltura cioe fossa sotto terra dove fu messo Mahometh: & Haly & Bubacher: & Othman: & Aumar & Fatoma: Mahometh era capitaneo: & fu Arabo. Haly fu genero di Mahometh cioe marito de Fatoma laqual fu filiola de Mahometh: Bubacher si fu quello che noi dicemo che fu Cardinale: & che voleva essere Papa. Othman si fu un Capitaneo suo: Aumar si fu unaltro capitaneo suo. Et questi ditti libri sono de ciaschuno li suoi cioe de ditti capitani: & per questo rispetto questa canaglia se tagliano apezi tra loro che chi vol fare acomandamento de uno & che de unaltro & cosi non se sanno resolvere & se amazano come bestie sopra queste heresie perche tutte sono false. Del tempio & sepoltura de mahometh e soi compagni. Per dechiaratione dela setta de Mahometh e da sapere che sopra alla ditta torre sta una Cupola: ne laquale se puol andare intorno de sopra cioe de fora intenderete che malitia usorono a tutta la caroana: la prima sera che vedessemo el sepolcro da Mahometh. El nostro capitaneo fece chiamare el superiore de ditta Meschita alquale lui disse che li mostrasse el corpo del Nabi: questo Nabi si vol dire el propheta mahometh che lui li daria tre millia Seraphi doro & che lui non haveva ne patre ne matre ne fratelli ne sorelle ne moglie ne figlioli ne manco era venuto per comprar speciarie ne gioie ma che era venuto per salvar lanima sua & per vedere el corpo del propheta: Et lo superiore li rispose con grandissimo impeto & furia & [11] superbia, dicendo, come questi occhi toi liquali hanno commesso tanto male al mondo voglion vedere colui per elquale Dio ha creato el cielo & la terra. Allhora rispose el nostro capitaneo Sidi intecate el melie, cioe, signore tu dici il vero, ma fame una gratia, lassame veder el corpo del propheta, & subito che io lo haro visto per amor suo mi voglio cavare gli occhi. Et Sidi rispose. O signor io te voglio dire la verita, E vero ch’el nostro propheta volse morire qui per dare bono essempio a noi, perche ben poteva morire alla Meccha s’el voleva, ma volse usare la poverta per nostro amaestramento & subito ch’el fu morto fu portato in cielo dalli angeli, & dice ch’el sta al paro de Dio. El nostro Capitaneo gli disse, Eise hebene mariam phion, cioe Iesu christo figliolo de maria dove sta? Rispose el Sidi, Azafel al nabi, cioe alli piedi de Mahometh. Rispose il nostro capitaneo, Besbes hiosi, cioe basta basta, non voglio saper piu. Poi el capitaneo se ne venne fuora, & disse a noi altri. Guardate dove volea io gittar .iii. millia seraphi. La sera a .3. hore de notte vennero infra la caroana circa .x. o .xii. de quelli vecchi della setta perche la caroana era allogiata appresso alla porta dui tratti di pietra & questi vecchi cominciorono a cridare uno di qua & l’altro in la, Lei la illa la Mahometh resullala lan nabi hia la hia resullala staforla, cioe Dio perdoname, le illa illala, vien a dire Dio fu dio sera, Et Mahometh resullala, vol dire, Mahometh messagier di dio resuscitara, lan nabi significa, O propheta, o Dio, hia rasullala vol dire, Mahometh resuscitara, Stasforla, significa Dio perdoname. El nostro capitanio sentendo questo rumore, & noi subitamente corressemo con le arme in mano credendo che fussero li Arabi che volessero robare la caroana, dicendo a quelli, che cosa e questa che cridate: perche faceano uno rumore come seria intra noi christiani quando uno santo fa alcun miracolo. Quelli vecchi risposero. In te ma ab for miri igimen elbeit el nabyuramenil sama, cioe, Non vedete voi lo splendore che nasce fora dela sepoltura del propheta? Disse il nostro capitanio: Io non vedo niente, & dimando a tutti noi altri se havevamo veduto cosa alcuna, Fugli risposto di non. Rispose uno de quelli vecchi. Sete voi Schiavi, cioe Mamaluchi? Disse el capitaneo. Si che siamo schiavi. Rispose il vecchio. O signori, voi non potete vedere queste cose celestiale, perche voi non siati anchor ben confirmati nella fede nostra. Rispose el nostro Capitaneo. Lami ianon ancati telethe elphi seraphi: vualla anema iati chelp menelchelp, che vuol dire. O matti io vi volea dare tre milia ducati per dio mai piu non ve li do cani filioli de cani. Sappiate che questi splendori erano certi fochi artificiati che havevano fatto loro malitiosamente in cima dela ditta torre per dare ad intendere a noi altri che fussero splendori che uscisseno de la sepoltura de Mahometh perlaqualcosa el nostro Capitaneo comando, che per niun modo alcuno di noi intrasse in la ditta Moschea. E sapiate che qui (vi dico per certo) non ve ne Arca de ferro, ne d’azal ne calamita, ne montagna nissuna apresso a .iiii. miglia: Noi stessimo li tre giorni per ripossare li Cambelli. El populo della ditta citta se governa dela vitualia che venne dalla Arabia Felice, e del Cayro, e della Ethiopia per mare, perche de li al mare [12] rosso sono quattro giornate. Ca. del viagio per andare dala Medina ala Mecha. Gia noi delle cose & vanita de Mahometh satii ce disponemo passare piu oltra, & con li nostri Piloti delle sue bussole e carte al corso del mare necessarie grandi observatori cominciamo a caminare per mezo giorno e trovassemo un pozo bellissimo, nelquale era gran quantita di acqua, elqual pozo dicono li Mori che lo fece S. Marco evange. per miraculo de dio per necessita d’acqua che e in quelli paesi. Elqual pozo rimase secco alla partita nostra. Non vorria mandare in oblivione la inventione del mare della arena elquale lassamo nanti che trovassemo la montagna de iudei, per elqual caminassemo v. giorni e .v. notte. Hor intenderete in che modo sta questo: questa sie una campagna grandissima piana, laqual e piena d’arena bianca minuta come farina dove se per mala ventura venisse il vento da mezo giorno come venne da tramontagna tutti sariano morti, & con tutto che noi haveamo il vento a nostro modo luno con laltro non se vedevamo di longi .x. passi, & li homini vanno a cavallo sopra li Cambelli in certe casse di legno e li dormono & mangiano, & li piloti vanno inanzi con la bussola come se va per mare. Et qui morirono gran gente per la sete, & gran parte ne mori, perche quando cavassemo l’acqua bibero tanto che creparono, & qua se fa la Mumia. Et quando e lo vento dela tramontana questa arena se coaduna ad una grandissima montagna laquale e al lato del monte Synai. Et quando fussemo in cima de ditta montagna trovamo una porta de ditto monte fatta a forza de mane. A mano manca sopra el ditto monte c’e una grotta, allaquale c’e una porta de ferro. Dicono alcuni de Mahometh stette li a fare oratione, & a questa porta se sente un grandissimo rumore. Noi passamo la ditta montagna con grandissimo pericolo, atale che non pensavamo mai arrivare in questo loco. Poi ce partimo dal ditto pozzo & caminassimo per .x. giornate & due volte combattemo con cinquanta milia Arabi tanto che giongessimo alla Meccha, & li era grandissima guerra l’un fratello con l’altro, perche sono quatro fratelli & combattevano per essere signori della Meccha. Capitolo come e fatta la Meccha, & perche vanno li Mori alla Meccha. Hormai diremo dela nobilissima citta dela meccha che cosa e & come sta, & chi la governa. La citta e bellissima, & e molto bene habitata, & fa circa sei milia fochi. Le case sono bonissime come le nostre, & ce sono case de tre o quatro milia ducati l’una. Laqual citta non ha mura intorno. Appresso un quarto de miglio alla citta trovamo una montagna laquale era una strata tagliata per forza. E poi smontamo giuso nel piano. Le mura de ditta citta sono le montagne, & ha quattro intrade. Lo governatore di questa citta e Soldano, cioe uno deli quattro fratelli, & e dela stirpe de Mahometh, & e sottoposto al gran Soldan del Cayro, & li soi tre fratelli combatteno di continuo con esso. A di xviii. de Magio intramo nella ditta citta de la Meccha & intramo verso Tramontana, & poi descendemo giuso nel piano. Dalla parte verso mezo giorno sono due montagne che quasi se toccano dove el passo per andare al porto della Meccha. Da l’altra banda dove leva il Sole e unaltra bocca de montagne a modo [13] de una vallata per la quale se va al monte dove fanno el sacrificio de Abraam & Isaac, elquale monte si e lontano da ditta citta circa otto, o dieci miglia, elqual monte e alto duoi o tri tiri de pietra de mano, & e d’uno certo sasso, non marmoro, ma de un’altro colore. Et in cima de ditto monte e una Meschita a usanza loro, laquale si ha tre porte. A piede del ditto monte sono due bellissime conserve d’acqua. Una sie dela Caroana del cayro, & laltra sie della caroana de Damascho, laqual acqua se recoglie li per la pioggia & venne de molto lontano. Hor tornamo alla citta, quando sara tempo diremo del sacrificio che fanno a piede del ditto monte. Allhora che noi intrassimo in ditta Citta trovassemo lo Caroana del Cayro laqual era venuta .viii. giorni in prima de noi perche non vengono per la via che venissimo noi. Et in la ditta caroana si erano sessantaquattro milia Cambelli, & cento Malamucchi. Sappiate che la ditta citta credo che habia havuto la maledittione da Dio, perche el paese non produce ne herbe ne arbori, ne cosa alcuna. Et hanno grandissima charestia d’acqua, in modo che se uno volesse bevere a sua volunta non gli bastaria quattro quattrini d’acqua al giorno. Io diro in che modo vivano. Una gran parte del viver suo gli viene dal Cayro, cioe dal mare rosso, & ha un porto chiamato el Zida & e lontano dala ditta Citta quaranta miglia. Et anchora li viene grandissima quantita de vettuaglia dalla Arabia felice, & ancho gran parte ne li viene dalla Ethyopia. Noi trovassemo gran quantita de pelegrini, de liquali chi viene da la Ethyopia, chi della India magiore, chi dalla minore, & chi viene dala Persia, e chi dala Soria. Veramente io non vidi mai in una terra un tanto populo per .xx. giorni ch’io stetti li. Dellequal gente parte ne erano venuto per mercantie, & parte per peregrinatione allo loro perdono, nelqual perdono voi intenderete quello che fanno. Capitolo delle mercantie nella Meccha. Primo diremo della mercantia che viene de piu parte, della India maiore vengono assai gioie, e viene d’ogni sorte de speciarie, & parte ne viene dala Ethyopia & anchora ne vengono dalla India minore da una citta chiamata Bangehella grandissima quantita de panni de bombace & de seta, per modo che in questa citta se fanno grandissimi trafichi di mercantia, cioe de gioie, specie d’ogni sorte in quantita, bombace in gran copia, cera, & cose odorifere in massima abundantia. Capitolo della perdonanza nella Meccha. Hor tornamo alla perdonanza delli detti peregrini in mezo dela citta sta un Tempio bellissimo a comparatione del coliseo de Roma, ma non de quelle pietre grande, ma de pietre cotte, & e tondo a quel modo, & ha .xc. over .c. porte intorno, & e in volta, & ha molte de queste porte. Allo intrare el ditto Tempio descende .x. overo xii. scaloni de marmoro, & de qua & de la de ditta intrata stanno homini che vendono gioie, & non altra cosa. Et quando l’homo e desceso ditti scaloni trova el ditto Tempio intorno coperto, & ogni cosa messo a oro, cioe le mura. Et sotto alle ditte volte stanno circa .iiii. o .v. millia persone, parte homini, parte donne, lequale persone vendeno tutte cose odorifere: & la magior parte sono polvere per conservare li corpi humani: perche [14] de li vanno per tutte le terre de Pagani. Veramente non se potria dire la sua vita & li odori che se senteno dentro in questo Tempio, che par essere in una speciaria piena de muschio & altri odori suavissimi. A xxiii. di Magio comincio ditto perdono in nel prefato Tempio. El perdono e questo che nel mezzo del ditto Tempio e discoperto & in la mita sta una Torre la grandezza dellaquale sie .v. overo .vi. passi per ogni verso, laqual Torre tene un panno de seta nera intorno. Et de altezza de un homo sta una porta tutta d’argento dove se entra in ditta Torre. Et da ciaschuna parte dela porta sta una vettima qual dicono esser piena de balsamo, elqual se mostra quel giorno della Penthecoste. Et dicono che quello balsamo sie parte del thesoro del Soldano. Ad ogni quadro de ditta Torre sta uno anello grosso per cantone. A di .xxiiii. di Magio tutto il populo comincio la mattina inanti giorno andare sette volte intorno alla ditta Torre sempre toccando & basando ogni cantone. Et lontano dalla ditta Torre circa .x. o .xii. passi e un’altra torre a modo d’una capella delle vostre con .iii. o .iiii. porte. In mezo della ditta Torre sta uno bellissimo pozo, elquale e cupo .lxx. brazza, & tene acqua salmastra. Allo ditto pozo stanno sei overo otto homini deputati a tirare acqua per il populo. Et quando el ditto populo e andato sette volte intorno alla prima Torre vanno a questo pozzo & se accostano a l’orlo del pozzo con la schina, dicendo, Bizmilei erachman erachin stoforla aladin, cioe sia in nome de Dio, Dio me perdone i miei peccati. Et quelli che tirano l’acqua gettano a ciascuna persona tre secchie d’acqua dalla cima del capo per fino alli piedi & tutti se bagnano se ben la vesta fusse de seda. Et dicono in questo modo che li loro peccati rimangono li tutti a quello lavare. Et dicono che la prima torre dove vanno intorno e la prima casa che edificasse Abraam, & cosi bagnati tutti se ne vanno per le valle al ditto monte, dove disopra disse, & li stanno dui giorni & una notte. Et quando sono tutti a piede del ditto monte li fanno el sacrificio. Capitolo del modo delli sacrificii della Meccha. Per che la novita delle cose, ogni animo generoso piu volte suole delettare & alle cose grande incitare. Per questo per satisfare a molti del medesimo animo sugiungero brevemente el modo qual se observa in loro sacrificii, cioe ogni homo & donna amazza almanco dui, o tre, & chi quattro, & chi sei castrati, per modo che credo bene ch’el primo giorno se amazzorono piu de trenta millia castrati scannandoli verso dove leva el Sole, & ciascuno li dava per amor de Dio, a poveri, perche ce ne eran forse trenta millia poveri, liquali facevano una fossa grandissima in terra & poi mettevano dentro sterco de Cambello, & cosi facevano un poco de fuoco & li scaldavano alquanto quella carne & poi la mangiavano. Et veramente credo che quelli poveri homini veniano piu presto per la fame che per el perdono, e che’l sia el vero, noi havevamo gran quantita de cucumeri che venevano dalla Arabia Felice, e li mangiavamo per fino alla scorza, laqual puoi buttavamo fuora del nostro paviglione, & li ditti poveri stavano a quaranta & cinquanta denanti al ditto paviglione, & facevano [15] gran questione fra loro per recogliere le ditte scorze da terra & erano piene de sabione. A questo ce pareva a noi che piu presto venessero per maravigliare che per lavarse de lor peccati. El secondo giorno un cadi della fede quale a modo de uno predicatore nostro monto in cima del ditto monte e fece uno sermone a tutto el populo elquale sermone duro circa una hora. Et diceva in lingua sua un certo lamento: & pregava el populo che piangessero i suoi peccati. Et lui diceva ad alta voce. O Abraam ben voluto da Dio & amato da Dio: & poi diceva. O Isaac eletto da Dio: amico de Dio prega dio per el populo de Naby: & cosi se sentevano de grandissimi pianti. Et fornito che hebe el sermone le caroane tutte coriero in la Meccha con grandissima furia, perche appresso a sei miglia erano piu de vinti millia Arabi liquali volevano arobare la caroana: & noi arrivassemo a salvamento ala Mecha. Ma quando fummo alla mita del camino cioe fra la Mecha & il monte dove se fa el sacrificio trovassemo una certa muratella piccola alta quatro braza: & al piede del ditto muro ce grandissima quantita de pietre piccoline lequale pietre sono tirate de tutto el populo quando passa de li per questo respetto che voi intenderete. Dicono che quando dio comando ad Abraam che andasse a fare el sacrificio del suo figliolo ando prima lui: & disse al figliolo che dovesse andare da puoi de lui: perche bisognava fare li comandamenti de Dio: el figliolo gli rispose: son molto contento de fare el comandamento de Dio. Et quando Isaac arrivo al sopra ditto muro piccolo dicono chel Diavolo li apparse in forma de uno suo amico & li disse dove vai tu amico mio Isaac. Lui li rispose. Vo al mio padre che me aspetta allo tale loco. El diavol li rispose: non andare figliuolo mio chel padre tuo ti vol sacrificare a Dio & te vol fare morire. Et Isaac li rispose. Lassa fare se cosi e la volunta de Dio cosi se faccia. El diavolo allhora si disparve: & puoco piu avanti li apparse in forma de uno altro caro suo amicho & li disse le sopradette parole: dicono che Isaac li rispose con furia: lassalo fare & piglio una pietra & tirola nel viso del diavolo & per questo rispetto quando arriva el populo al ditto luoco ogniuno tira una pietra al ditto muro & poi se ne vanno alla citta. Noi trovassemo per le strade de ditta Citta ben quindeci o vinti millia palumbi liquali dicono che sono della schiata de quella palumba che parlava a mahometh in forma de Spirito santo liquali palumbi volano per tutta la terra a piacere suo: cioe nele botteghe dove se vendeno el grano, miglio, riso & altri legumi: & li patroni de ditta robba non hanno liberta de amazarli ne de pigliarli: & se alcuni ne battesse de quelli palumbi subito se temeria che la terra ruinasse. Et sappiate che li danno grandissima spesa in mezo del tempio. Capitolo delli Unicorni nel tempio dela Mecha non molti usitati in altri lochi. Da unaltra banda del ditto tempio e una murata nellaquale sta dentro dui Unicorni vivi & li se mostrano per cosa grandissima come e certo: Liquali diro come sono fatti. El magior e fatto come un polledro de trenta mesi & ha un corno nella fronte elquale corno sie circa tre braccia de longeza. Laltro unicorno [16] sie come seria un polledro de uno anno: & ha un corno longo circa quatro palmi. El colore del ditto animale sie come un cavallo saginato scuro: & ha la testa come un cervo & ha el collo non molto longo con alcuna crina rara & curta che pendeno ad una banda: & ha la gamba sottile & asciuta come un capriolo il pede suo e un poco fesso davanti & longia e caprina: & ha certi peli dalla banda de drieto de ditte gambe. Veramente questo mostra de essere un ferocissimo & deserto animale. Et questi due animali furono presentati allo Soldano della Mecha per la piu bella cosa che hogi se trovi al mondo & per piu riccho thesoro liquali furono mandati da uno Re de Ethyopia, cioe da un re Moro elquale li fece questo presente per fare parentato con el ditto Soldano de la Mecha. Capitolo de alcune occurentie intra la Mecha: & Zida porto de la Mecha. Me occorre quivi mostrare lo ingegno humano nelli casi occurrenti quanto per la necessita se sole dimostrare il che a me fu necessario per fugire da la Caroana de la Mecha. Essendo io a comprare alcune cose per el mio Capitaneo fui cognosciuto da uno Moro: elquale me guardo nel viso e disse: In te menaine cioe donde sei tu. Io risposi. Son moro: Lui rispose: In te Chedeub cioe non diceva el vero. Io gli dissi. Orazalnabi Anezmuz lemma cioe per la testa de Mahometh io son Moro. Lui gli rispose Thale beithane cioe viene a casa mia. Et io andai con lui. Quando fui in casa sua lui me parlo in lingua Italiana & disse donde che io era & che lui me cognosceva che io non era moro & dissime che lui era stato in Genova: & in Venetia: & davami li segni. Quando io intesi questo io li dissi che era romano & che me era fatto Mamalucho al Cayro. Et quando lui intese questo fu molto contento & fecemi grandissimo honore: & poiche la intentione mia si era da passare piu inanti li cominciai a dire se questa era la citta de la Mecha qual era tanto nominata per el mondo & domandaili dove erano le gioie le specie & dove erano tante sorte de mercantie quanto se dice che qua arrivano sol per cagione che lui me havesse a dire perche non venivano come erano usate: & per non li domandare io che ne fusse cagione el re de Portogallo perche lui e Signore del mare Oceano & del sino Persicho e dello Arabico: lui me comincio de passo in passo a dire la cagione perche non venivano le ditte robbe come eran usate de venire: & quando lui me disse che era cagione el re di Portogallo io mostrai de havere grandissimo dolore & dicea molto male de ditto Re: solo perche lui non pensasse chio fussi contento che li christiani facessero tal viagio. Quando costui vide che io mi dimostrava inimico de christiani me fece maggiore honore assai & dissemi ogni cosa de punto in punto: & quando fui molto bene informato: io li disse. O amico mio ti prego Menahamena lhabi che tu mi dia modo o via che io possi fugire da questa Caroana perche la intentione mia seria de andare a trovare quelli Re liquali sono inimici de christiani perche te aviso che quando loro sappessero lo ingegno che io ho: loro me mandariano a trovare fino ala Mecha. Lui me respuose: per la fede del nostro propheta [17] che sapete voi fare? Io li rispose chio era el miglior maistro de fare bombarde grosse che fusse nel mondo. Udendo lui questo disse. Mahometho sempre sia laudato che ce ha mandato tal homo al servitio delli Mori de Dio per modo che lui me ascose in casa sua con la sua donna. Et lui me pregho che io volesse far con el nostro Capitaneo che li caciasse fora de la Meccha .xv. Cambelli carichi de speciarie, & questo fece lui per non pagar .xxx. Seraphi al Soldano per la gabella. Io li risposi che se lui me salvava in sua casa ch’io li faria levare cento Cambelli se tanti ne havesse per che li Mamaluchi hanno la liberta. Et quando lui senti questo fu molto contento. Dapoi lui me amaestro del modo che io havea a tenere. Et drizomi a uno Re che sta nelle parte de la India magiore ilquale se chiama Re de Decan. Quando sara tempo diremo del ditto Re. Un giorno nanti che se partisse la Caroana lui me fece ascondere in la sua casa in un loco secreto. La matina venendo due hore nanti giorno andavano per la citta grandissima quantita de instrumenti sonando a usanza loro, & trombette andavano facendo el bando per tutta la citta che tutti li Mamaluchi sotto pena de la vita dovessero montare a cavallo e pigliare lo suo viaggio verso la Soria donde gran perturbation astrinse lo mio core quando sentiva mandar tal bando & di continuo me arecomandava alla moglie del ditto mercante piangendo arrecommandandome a Dio che me campasse de tanta furia. De martidi matina se parti la ditta Caroana, & el mercante me lasso ne la sua casa con la sua donna & lui se ando con la caroana & disse alla donna chel venerdi venendo me dovesse far accompagnare con la caroana della India, che andava al Zida, cioe porto della Meccha, che sono miglia quaranta. La compagnia che me fece la ditta donna non se poteria dire, & massime una sua nepote de .xv. anni quale me promettevano volendo io restare li de farme riccho & io per il pericolo presente ogni sua promissione postposi. Et venerdi venendo me parti con la Caroana al mezo giorno con non piccolo despiacere, & lamentatione delle prefatte donne & a meza notte arrivassemo ad una certa villa de Arabi & li stessemo tutta la notte per fino a mezo giorno venendo. El sabbato se partimo de li e caminassimo per fino alla mezza notte, & intramo in la Citta del Zida ditto porto. Cap. del zida porto de la mecha e del mar rosso. Perche questa citta non ha mura intorno ma bellissime case ad usanza della Italia in la sua discriptione breviter insisteremo laquale e Citta de grandissimo traffico, per che qui arriva una gran parte de gente pagana la cagione e che ne christiani ne iudei non ce possono venire. Quando io fui gionto nella ditta Citta subito me ne andai nella Meschita, cioe al Tempio dove che erano ben vinticinque millia poveri, gliquali volevano tornare allo suo paese, & io me ascosi in uno cantone del ditto Tempio & li me firmai per quattordeci giorni. Tutto el di stava gittato in terra con li mei vestimenti coperto & di continuo me lamentava come se io havesse havuto grandissima passione de stomacho o de corpo. Gli mercadanti dicevano chi e quello che se lamenta? Dicevano li poveri che stavano a canto a mi, le un pover Moro [18] che se more. La sera alla notte io usciva fuora della Meschita, & andava a comprare da mangiare. Se io haveva apetito lo lasso iudicare a voi per che non mangiava se non una volta al giorno & ben male. Questa citta se governa per el Signor del Cairo. Et e signore uno elquale sie fratello de Barachet, cioe Soldano della Mecha liquali sonno sottoposti al gran Soldano del Cairo. Qui non ce acascha molto a dire per che sonno mori. La terra non produce cosa alcuna & ha grandissima carestia de acqua cioe dolce. El mare batte nelle mura delle case. Quivi se trova tutte le cose necessarie: ma vengono dal Cairo dalla Arabia felice, & daltri lochi. In questa Citta ce continuamente grandissima quantita de gente amalata & questo dicono che e per el malo Aere suo. Questa terra fa circa cinquecento fochi In capo de .xiiii. giorni me accordai con uno patrone de una nave che andava alla volta della Persia, per che nel ditto porto ce erano circa cento nave infra grande & piccole. De li a tre giorni facessemo vella & cominciamo navicar per el Mare Rosso. Capitolo. perche el Mare Rosso sia Innavicabile. Se puo comprendere conciosia che e cosi chel ditto Mare non e rosso anzi quell’acqua e como quella de laltro Mare nel quale noi navigassimo un giorno per fino che tramonto el Sole per che non se puo navicare in questo ditto Mare de notte. Et ogni giorno se posano a questo modo in fino a tanto che giongono ad una insula laquale se chiama Chameram, & dalla ditta Insula in la se va securamente. La rasone che non se po navicare cioe la notte sie questa perche vi sono molte Insule e molti scogli, & e bisogno che sempre vada un huomo in cima lalboro della nave per vedere el camino, il che la notte non si po fare & perho non si po navicare se non de giorno. Libro secondo de la Arabia felice. Cap. de la Citta de Gezan & della fertilita sua. Poi che discorso havemo li lochi le Citta & li costumi de li popoli della Arabia deserta quanto a noi vedere fu concesso parme esser conveniente con brevita & piu felicemente nela felice Arabia intramo. In termine de .vi. giorni arivammo a una Citta laqual se chiama Gezan laqual Citta ha uno bellissimo porto & li trovammo .xlv. navilii de piu paesi. Laqual citta sta alli liti del mare & e sottoposta a uno signor Moro & e terra molto fruttifera & bona a usanza de christiani. Quivi sono bonissime uve & persiche, melacotogni, mela granate, agli fortissimi, cepole mezane, noce bonissime, meloni, rose, fiori, noce, persiche, fiche, cuchuze, cetri, limoni & melangole, in modo che e un paradiso, Li habitatori de questa Citta vanno la maggior parte nudi & viveno pure alla morescha. Quivi e abundantia de carne, grano, orgio, & miglio biancho elquale chiamano Dora, & fa bon pane. Quivi stessemo tre giorni per fin che pigliassemo vittuaglia. Capitolo de alcune gente chiamate Baduin. Partendoce dalla ditta citta Gezan andamo cinque giorni sempre in vista de terra cioe la terra ce restava a mano mancha. Et vedendo alcuna habitatione a canto ala marina smontamo in terra .xiiii. persone de [19] noi per dimandare alcuna cosa da mangiare con li nostri dinari. La risposta che ce fecero fu, che cominciorno a tirar pietre con le fionde verso de noi, & questi erano certe generatione che se chiamano Baduin, liquali eran piu de cento persone, & noi eramo solo .xiiii. & combattemo con loro appresso una hora, per modo che ne rimasero de loro .xxiiii. morti, & li altri se messero tutti in fuga, perche erano nudi & non havevano altre arme che queste fionde. Et noi pigliamo tutto quello che potessemo, cioe galline, vitelli, bovi, & altre cose da mangiare. De li a due, o tre hore comincio a multiplicare la turba & li habitatori de ditta Terra ferma, tanto che erano piu de seicento, & a noi fu forza de retirarse al naviglio nostro. Capitolo della Insula chiamata Chamaram del Mare Rosso. In quel giorno medesimo pigliamo el nostro camino verso una Insula chiamata Chamaram, laqual Insula monstra de circuito .x. o .xii. miglia, dove e una terra che monstra circa .cc. foghi, laquale e habitata da Mori. In la ditta Insula se trova acqua dolce & carne, & fassi el piu bel sale che mai vidi, & ha uno porto verso la Terra ferma, & e lontano dalla terra ferma circa .viii. miglia. Questa Insula si e sottoposta al Soldano degli Amanni, cioe al Soldano della Arabia felice, & li stemmo dui giorni, poi pigliamo el nostro camino verso la bocca del Mare rosso, & sono due giornate dove se puo navicare securamente notte & giorno, perche dala Insula per fin al zida non se pol navicar de notte. E quando noi arivammo alla ditta bocca parea veramente che noi fussemo in una casa serrata, perche quella bocca si e larga circa due o tre miglia: & a mano dritta de ditta bocca e terra alta circa .x. passi, & e dishabitata tanto quanto se vede lontano: & a mano mancha dela ditta bocca si e una montagna altissima, & e sasso, al mezo de ditta bocca c’e una certa Insuletta deshabitata: & qui se chiama Bebmendo, & chi vole andare a zeilla piglia el camino a mano dritta: & chi vole andare in Aden piglialo a mano mancha, & cosi facessemo noi per andare in Aden, & sempre andassimo in vista de terra, & dal ditto Bebmendo arrivassemo alla Citta de Aden in poco mancho de dui giorni e mezo. Capitolo della Citta de Aden & de alcuni costumi verso li mercanti. Aden si e una Citta la piu forte che mai habbia visto in terra piana, & ha le mura da due bande, & da le altre bande sono le montagne grandissime. Sopra lequale montagne stanno cinque Castelli, & la terra e piana, & fa circa cinque o sei millia foghi. A due hore de notte qui se fa el mercato per rispetto dello estremo caldo che fa el giorno nella citta. Appresso laqual Citta ad uno tirar de pietra sta una montagna, sopra laquale e un Castello, & a pie de questa montagna surgono li Navigli. Questa Citta e bellissima, & e la principale della Arabia Felice: qui fanno capo tutti li naviglii che vengono dalla India magiore, & della minore, & de Ethyopia, & della Persia. Tutti li naviglii che hanno ad andare alla Meccha vengono a far porto qui: & cosi presto che arriva una nave in porto vengono li officiali del Soldano de ditta Citta, & [20] vogliono sapere donde vengono, & che portano & quanto tempo e che se partirno dalle loro Terre, & quante persone vanno per ciascuna nave: & poi che hanno inteso ogni cosa levano alle ditte navi, li arbori, le vele, li timoni, e le ancore, & ogni cosa portano dentro alla ditta Citta: & questo fanno, perche le ditte persone non se possano partire senza pagare la gabella al Soldano. El secondo giorno che io arrivai in la ditta Citta fui preso & messo in ferri: & questo fu per cagione de uno mio compagno, elquale me disse. Can Christiano figliolo de cane. Certi Mori intesero questo parlare, & per questo rispetto fui menato con grandissima furia nel Palazzo del vice Soldano, & subito fecero consiglio, se subito me dovevano far morire, perche il Soldano non era in la Citta. Dicevano, ch’io era Spia de Christiani: & perche el Soldano de questa Terra non fece mai morire alcuno. Costoro hebbero rispetto, donde li me tennerono ben sessantacinque giorni con dieciotto libre de ferro alli piedi. El terzo giorno che noi fussemo presi corsero al palazzo ben quaranta, o sessanta persone de Mori, liquali erano de duo, o de tre navilii quali haveano presi li Portoghesi, e questi tali erano scampati per nodare, & dicevano, che noi eramo de quelli delle nave de Portogallo, & che eramo venuti per Spie. Per questo loro corsero al Palazzo con grandissima furia con le arme in mano per amazzarne, & Dio ce fece gratia che quello che ne haveva in guardia serro la porta dalla banda de dentro. A questo rumore levosse la Terra in arme, & chi voleva che noi morissemo & chi non. Alla fine el Vice Soldano obtenne che noi campassemo. In termino de lxv. giorni el Soldano mando per noi, & fummo portati tutti dui sopra un cambello pure con li ditti ferri alli piedi, & stessemo otto giorni per camino, poi fussemo presentati al Soldano ad una Citta laqual si chiama Rhada. Et quando noi giongemmo alla citta el Soldano faceva la mostra con .lxxx. millia homini perche voleva andare a combattere con unaltro Soldano de una Citta chiamata Sana laqual si e lontana da Rhada tre giornate: & e questa Citta parte in costa, parte in piano, & e bellissima & antiqua, populata, e riccha. Appresentati che fussemo nanti al Soldano, lui me dimando, de che parte io era, li resposi. Anabletro iasidi anaigi assalem menel Cayro anegi Medinathalnaby, & Meccha & badanigi bledech cul ragei calem inte sidi seich hiasidi ane abdech inte maarfsidi ane musolimin cioe disse el soldano, donde sei tu? e che vai facendo? Io li risposi, ch’io era Romano, & che era fatto Mamaluccho al Cayro, & che io era stato alla Medina, al Naby, dove e sepulto Mahometho, & alla Meccha, & poi era venuto a veder sua Signoria, perche per tutta la Soria & alla Meccha, & alla Medina se diceva che lui era un Santo, & se lui era Santo (come io credeva) che ben doveva sapere ch’io non era Spia de christiani, & che io era bon Moro, & era suo schiavo. Disse il Soldano di leila illala Mahometh resullala, & io non possetti mai dire, o che fusse la volunta di Dio, o la paura che io haveva. Veduto cio questo al Soldano ch’io non poteva dire quelle parole, subito comando ch’io fusse [21] messo in carcere con grandissima custodia de homini de xviii. castelli cioe quattro per castello, e stavano quattro giorni, poi mutuavano quattro altri de quattro altri castelli: e cosi seguitando me guardorono tre mesi con un pane de miglio la mattina & uno la sera, si che sei de quelli pani non me hariano bastati un giorno, & alcuna volta se io havesse havuto acqua a bastanza saria stato assai contento. El Soldano se ne ando in campo de li a due giorni alla ditta Citta Sana con lo exercito sopraditto, fra elquale vi erano quattro millia cavallieri figlioli de christiani negri como Mori, & erano de quelli del Prete Ianni, liquali da piccolini de .viii. o .ix. anni li comperaro & feceli exercitare in arme. Et questi erano la guardia sua, perche valevano piu questi che non facevano tutto el resto delli .lxxx. millia. Li altri erano tutti nudi con un mezzo linzolo in cambio di mantello adosso. Et quando entrano nella battaglia usano certe rotelle lequale sono due pelle de Vaccha, overo de Bove incolate insieme: Et in mezzo delle ditte rotelle ce sono quattro bacchette che le tengono ritte. Le ditte rotelle sono depinte, in modo che chi le vede iudicano essere le piu belle & le migliore che possano farsi. La grandezza loro sie come un fundo de Botte, & lo manico sie una tavoletta quanto se pol tenire in mano inchiodata con dui chiodi. Anchora portano un dardo in mano & una spada curta & largha con una vesta indosso de tela rossa, overo de altro colore piena de bombace che li defende dal freddo e dalli inimici. Questo usano quando vanno a combattere. Ancho portano tutti generalmente una fionda per tirare pietre involta intorno alla testa, & sotto alla ditta fionda portano un legnetto longo un palmo, elquale se chiama Mesuech, delquale se nettano li denti: & generalmente da quaranta o cinquanta anni in giu portano due corne fatte delli capelli loro proprii che parono Capretti. Anchora meno el ditto Soldano nel exercito suo .v. millia Cambella carichi de paviglioni tutti de bombace & etiam corde de bombace. Capitolo del desiderio nelle donne della Arabia Felice delli homini bianchi. Vedendo partire questo exercito tornammo alla mia pregione. Nel ditto Palazzo della Citta era una delle tre moglie del Soldano, laquale stava con xii. over .xiii. damigelle bellissime, el colore dellequale era piu presto negro che altramente questa Regina mi fece buon servitio essendo io, e’l mio compagno, & uno Moro tutti tre in pregione facessemo deliberatione che uno de noi se facesse matto per poter subvenire meglio l’uno a l’altro. All’ultimo per sorte tocco a me ad essere pazzo. Havendo dunque piagliato tal impresa era necessario che io facesse le cose che si rechiedeno alli pazzi. Veramente li primi tre giorni che finsi el pazzo mai me trovai tanto stracco ne tanto affaticato come allhora: la causa era, perche so di continuo haveva cinquanta, o .lx. mammoli drieto chi mi trahevano delli sassi, & me lapidavano, & io lapidava loro. Dicevano questi. Iami iasion lami ianun, cioe che vol dir pazzo? Et de continuo haveva la camisa piena de sassi & faceva come fanno li pazzi: la Regina de continuo stava alla fenestra con le damigelle sue, & dalla mattina alla sera [22] stava li per vederme, & per parlar con meco: & io da piu homini sbeffegiato cavandomi la camisa cosi nudo andava inanti alla Regina, laqual tanto havea piacere quanto me vedeva, & non voleva che io me partisse da lei, & davami de boni & perfetti cibi da mangiare, in modo che io triomphava. Anchora me diceva, dagli a quelle bestie, che se tu li amazzi sara suo danno, andava per la corte del Re uno castrato che la coda sua pesava .xl. libre. Io il presi & dimandavagli, se lui era Moro, o Christiano, over Iudeo, & replicandogli queste parole & altre, li diceva poi. Fate Moro, & di, Leila illala Mahometh resullala. Et lui stando come animale patiente che non sapeva parlare, pigliai un bastone & li ruppe tutte quattro le gambe, & la regina stava a ridere, e dapoi mi dette tre giorni a mangiare de quella carne, dellaquale non so se mai mangiasse la megliore. De li a tre giorni li amazzai uno Asino elquale portava l’acqua al Palazzo in quello medesimo modo che io fece del Castrato, perche non se voleva far Moro. Lo simil anchora facendo con un Iudeo lo assettai, in modo che per morto lo lassai. Ma un giorno volendo far come soleva trovai un di quelli che mi guardavano che era molto piu pazzo di me, & dicevami. Can christiano figlio di cane. Io li tirai de molti sassi, & lui se comincio voltare verso me con tutti li mammoli & dettemi d’un sasso nel petto che me fece un mal servitio: & io per non poterlo seguire per li ferri che havea alli piedi pigliai la via della pregione, ma prima che io giungesse lui me dette un’altra sassata nelli fianchi, laqual molto piu me dolse che la prima: se io havesse vogliuto bene poteva schiffarle tutte due: ma per voler dar colore alla mia pazzia le volse recevere: & cosi intrai nella pregione subito & con grandissime pietre me murai dentro, dove li stetti dui giorni & due notte senza mangiare e senza bere, in modo che la Regina & li altri dubitavano che io non morisse, & fece rompere la porta, & quelli cani me portarono certi pezzi de marmoro, dicendo. Mangia, che questo e zuccaro, & alcuni altri me davano certe granelle de uva piene de terra, & dicevano che era sale, & io mangiava el marmo, & la uva, & ogni cosa insieme. Quel giorno medesimo alcuni mercanti della citta feceno venire dui homini liquali erano tenuti fra loro come seriano fra noi dui heremiti quali stavano in certe montagne. Alliquali io fui mostrato, & li mercanti dimandavano questi dui huomini, se a loro pareva che io fussi santo, o matto. L’uno de loro diceva: A me pare ch’el sia santo & l’altro diceva che gli pareva ch’io fusse pazzo. Et stando cosi in questa disputa piu d’una hora: io per levarmeli davanti alzai la camisa e pissai adosso a tutti dui. Allhora cominciorno a fugire cridando. Migenon migenon suffi maffi, cioe l’e matto l’e matto, & non e santo. La Regina stava nella sua fenestra con le sue damigelle: & vedendo questo tutte cominciorno a ridere, dicendo. O achala o raza al Naby ade ragel maphe do nia methalon, cioe per lo ben de Dio, per la testa di Mahometh costui el miglior homo del mondo. La mattina venendo colui elquale me dette le due sassate, lo trovai a dormire & pigliailo per le corne & li missi le ginocchi sopra la bocca de lo stomacho & tanti li detti pugni su’l mostaccio che tutto piovea sangue in modo [23] che lo lassai per morto. La Regina pur stava nella fenestra dicendo: Amazali quelle bestie. Trovando el Governatore di questa citta per molte cose li mei compagni con perfida volerse fugire & in la pregione haver fatto un buso & cavatosi li ferri & io non & perche sapeva la Regina pigliarse gran piacere de mi non mi volse fare despiacere se prima lui non parlava con essa laquale inteso che hebbe ogni cosa iudico intra se esser savio, & mando per mi & fecemi mettere in una stantia abasso pur nel palazzo, laqual stantia non havea porta e tuttavia con li ferri alli piedi. Capitolo della liberalita della Regina. La prima notte sequente la Regina mi venne a visitare con cinque o sei damicelle & comincio examinarme & io pian piano gli cominciava dare ad intendere che non era pazzo. Et lei prudente cognoscere el tutto mi non esser pazzo & cosi cominciomi carezare con mandarme un bono letto alla loro usanza & mandomi molto ben da mangiare. El di sequente mi fece fare un bagno alla usanza pur loro con molti perfumi continuando queste carezze per dodeci giorni, comincio puoi a descendere & visitarme ogni sera a tre o quattro hore de notte & sempre mi portava de bone cose da mangiare. Et intrando lei dove ch’io era me chiamava: Iunus tale inte lohan cioe: Lodovico vien qua haitu fame? & io respondeva e vualla cioe si per la fame che havea de venire & mi levava in piedi & andava ad lei in camisa & lei diceva: Leis leis camis foch cioe non cosi, levate la camisa. Io li rispondeva: laseti ane maomigenon de lain cioe o Signora io non son pazo adesso. Lei mi rispuose. Vualla ane arf in te habedeuin te migenon inte mafdunia metalon cioe, per Dio so ben che tu non fosti mai pazo anzi sei el piu avisato huomo che mai vedesse. Et io per contentarla me levai la camisa & ponevome la davanti per honesta & cosi me teneva due hore davanti a lei standome a contemplare come se io fussi stato una nympha & faceva una lamentatione inverso Dio in questo modo: Ialla in te stacal ade abiat me telsamps in te stacal ane auset: Ialla lanabi iosane assiet: Villet ane auset ade ragel abiath Insalla ade ragel Iosane insalla oet bith mit lade cioe o Dio tu hai creato costui biancho come el sole el mio marito tu lo hai creato negro: el mio figliuolo anchora negro, & io negra. Dio volesse che questo homo fusse el mio marito: Dio volesse che io facesse uno figliuolo come e questo. Et dicendo tal parole piangeva continuamente & suspirava manegiando de continuo la persona mia & promettendomi lei che subito che fusse venuto el Soldano me faria cavar li ferri. Laltra notte venendo la ditta Regina venne con due damigelle e portomi molto bene da mangiar, & disse Tale Iunus cioe vien qua Lodovico, ane igl audech Io li risposi: Leis seti ane Mahometh ich fio cioe disse La Regina voi tu Lodovico che io venga a star con te un pezo: Io risposi che non, che ben bastava ch’io era in ferri senza che mi facesse tagliare la testa. Disse allhora lei Let caffane darchi alarazane, cioe non haver paura che io ti fo la securta sopra la mia testa. In cane in te mayrith ane Gazella in sich: ulle tegia in sich ulle Galzerana insich cioe: Se tu non vuoi che [24] venga io, verra Gazella, over Tegia, over Galzerana. Questo diceva lei solo per scambio de una de queste tre voleva venire essa e star con mieco, & io non volsi mai consentire per che questo pensai dal principio che lei mi comincio a far tante carezze. Considerando anchora che poi che lei havesse havuto el contento suo lei me haveria dato oro, & argento, cavalli, & schiavi, & cio che io havesse voluto. Et poi me haveria dato .x. schiavi negri liquali seriano stati in una guardia che mai non haveria possuto fugire del paese perche tutta la Arabia felice era advisata de mi cioe alli passi. E se io fusse fugito una volta non mi mancava la morte, o veramente li ferri in mia vita. E per questo rispetto mai non volsi consentire a lei: & etiam perche non voleva perdere lanima el corpo. Tutta la notte io piangeva recomandandomi a Dio. De li a tre giorni venne el Soldano & la Regina subito mi mando a dire che se io voleva stare con lei che essa me faria riccho. Io li risposi che una volta mi facesse levare li ferri, & satisfare alla promessa che haveva fatta a Dio e a Mahometh, & puoi faria cio che volesse sua Signoria. Subito lei mi fece andare inanti al Soldano. Et lui mi dimando dove io voleva andare dappuoi che io havesse cavato li ferri. Io li risposi, Iasidi habu mafis una mafis, mereth mafis vuellet mafis, ochu mafis otta mafis alla al naby intebes sidi in te iati iacul ane abdech cioe, O Signor io non ho padre, non ho madre, non ho mogliera, non ho figlioli, non ho fratelli ne sorelle, non ho se non Dio el Propheta & tu Signore, piace a te di darme da mangiare che io voglio essere tuo schiavo in vita mia: & di continuo lachrimava. Et la Regina sempre era presente & disse lei al Soldano. Tu darai conto a Dio de questo povero homo elquale senza cagione tanto tempo hai tenuto in ferri: guardate da la ira de Dio. Disse el Soldano hor su va dove tu voi che io te dono la liberta: & subito mi fece cavar li ferri & io me inginochiai & li basai li piedi & alla Regina li basai la mano laqual me prese pur anchora per la mano dicendo vien con me poveretto per che so che tu te mori de fame. & come fu nella sua camera me baso piu de cento volte: & poi mi dette molto ben da mangiare & io non haveva alchuna volunta de mangiare: la cagione era che io vidi la Regina parlare al Soldano in secreto & io pensava che lei me havesse dimandato al Soldano per suo schiavo: per questo lo dissi alla Regina mai non mangiaro se non me promettete de darmi la liberta. Lei respose: scur mi lanu inte ma arfesiati alla: cioe tace matto tu non sai quello che ti ha ordinato Dio: Incane in te mille in te amirra: cioe Se tu sarai buono sarai Signore. Gia io sapeva la Signoria che lei mi volea dare: ma io li respuosi che me lassasse un pocho ingrassare & ritornare el sangue che per le paure grande che io havea havuto altro pensiero che de amore havea in petto: Lei respuose: Vulla inte calem milie ane iaticullion beit & digege & aman & filfil & cherfa e gronfili iosindi cioe: per Dio tu hai ragione ma io ti daro ogni giorno ova: galline: piccioni: e pepe: canella: garofoli: e noce moschate. Allhora mi rallegrai alquanto de le bone parole & promissione che lei mi ordino. Et per ristorarmi meglio [25] stetti ben .xv. o .xx. giorni nel palazo suo. Un giorno lei me chiamo e disseme se io voleva andare a caza con lei. Io li risposi de si e andai con seco. Alla tornata poi finsi di cascare amalato per la stracheza & stetti in questa fintione .viii. giorni & lei de continuo me mandava a visitare. Et io un giorno mandai a dire a lei che havea fatto promissione a Dio & a Mahomet de andare a visitare uno santo homo elqual era in Aden loqual dicono che fa miracoli, e io lo confirmava esser vero per far il fatto mio, & lei me mando a dire che era molto contenta, & fecemi dar un cambello e .xxv. Seraphi doro del che io ne fui molto contento. El giorno sequente montai a cavallo, & andai in Aden in tempo de .viii. giorni & subito andai a visitare quel suo santo elquale era adorato per respetto che de continuo vivere in poverta & castita & fece vita da heremita. Et veramente assai ce ne stanno per quel paese che fanno pur questa vita: ma sonno ingannati per non havere el baptismo. Fatto ch’io hebbi la mia oratione el secondo giorno finsi de essere liberato per la virtu de quel santo. Dapoi fece scrivere alla Regina como era per virtu de Dio, et de quel santo homo resanato. Et dappoi che Dio me haveva fatto tanta gratia, io voleva andare a vedere tutto il Reame suo, & io facea perche in questo locho stava larmata laqual non se poteva partire fino a uno mese, & io secretamente parlai a uno capitaneo de una nave & dissegli che voleva andare in India. Et se lui me voleva levare io li faria un bello presente. Lui me rispose che prima che andasse in India voleva tochare in la Persia. Et io di questo me contentai & cosi restassemo. Capitolo de Lagi Citta della Arabia Felice, & de Aiaz, & del mercato in Aiaz, & de Dante castello. El giorno seguente montai a cavallo per .xv. miglia trovai una citta la quale se chiama Lagi, laqual e terra piana, & molto ben populata: qui nasce grandissima quantita de Datali, & anchora c’e carne assai & grano a usanza nostra: quivi non c’e uva, & hanno gran carestia de legne: questa citta non e civile, & li habitatori de essa sono Arabi, liquali non sono molto ricchi. De li me parti & andai ad un’altra citta laquale distante dalla preditta una giornata, e chiamasi Aiaz laquale sta sopra due montagne, infra lequale e una bellissima vallata, & una bella fontana, in laquale valle se fa el mercato, dove vengono li homini de l’uno & laltro monte: & pochi sono quelli mercati che non se faccia questione: la cagione e questa, che quelli che habitano el monte verso tramontana vogliono che quelloro che habitano el monte verso mezzo giorno credano insieme con loro in Mahometh con tutti li suoi compagni, & lor non vogliono credere se non in Mahometh, & Aly, e dicono che li altri Capitanei sono falsi: e per questo se amazzano como Cani. Tornammo al mercato, alquale viene de molte sorte de specie minute, & gran quantita de panni de bombace, & de seta, & frutti excellentissimi, come sono persiche, melgranate, & melcotogne, fiche, noce & uva bona. Sappiate che in ciascuno de questi monti e una fortissima rocca. Viste queste cose, de qui me partiti & andai ad un’altra citta, laqual e distante due giornate da questa, & e chiamata Dante, & e fortissima citta situata in cima una grandissima [26] montagna, laquale e habitata pur da Arabi quali sono poveri, perho chel paese e molto sterile. Capitolo de Almacharana citta della Arabia Felice, & della sua abundantia. Per seguir i nostri gia nell’animo conceputi desiderii circa la novita delle cose, de la ce partimo pigliando el viaggio ad un’altra Citta lontana due giornate, laquale se chiama Almacharana, & e in cima de una montagna che dura de salita sette miglia, allaquale non ponno ire se non due persone per volta per essere la strada tanto stretta, & la citta e piana in cima del monte, & e bellissima & bona, & qui se racoglie da mangiare a sofficientia per la Citta, & per questo mi pare la piu forte Citta del mondo: li non e bisogna de acqua, ne de cosa altra alcuna da vivere: & sopra tutto c’e una Cisterna che daria acqua a cento millia persone: el Soldano tiene tutto el suo Thesoro in questa Citta perche qui e la sua origine, & de qui descese: & per questo continuamente el Soldano tien una delle sue mogliere quivi. Sappiate che in questo luocho vengono tutte le cose ch’e possibile a trovarsi, e tien el piu bello aere che terra del mondo: qui le gente sono piu bianche che d’altro colore: in questa Citta tiene el Soldano piu oro che non portariano cento Cambelli, & questo dico, perho che io l’ho veduto. Capitolo de Reame Citta della Arabia Felice, & dello aere, & costumi del suo popolo. Poi che discorso hebbi la prefatta Citta, da essa partendomi andai ad un’altra terra lontana da questa una giornata, laqual se chiama Reame & e habitata la magior parte da gente negra, & sono grandissimi mercadanti, & e paese fertilissimo da legne in fora, & questa Citta fa circa .ii. millia foghi. Da un lato de ditta citta sta un monte sopra delquale e uno fortissimo castello: Et qui se trova alchuna sorte de castrati de liquali ho veduto che la coda sola pesa .xliiii. libre & non hanno corna e per la loro grandeza non pon caminare, qui etiam se trova una certa sorte de uva biancha che dentro non ha granelle che mai gustai la migliore. Trovai anchora qui de tutte sorte de frutti come dissi di sopra. Qui e un perfettissimo & singularissimo aere. In questo paese parlai con molte persone quale passavano cxxv. anni e anchora erano molto prosperosi. Lo habito de questi sono piu nudi che altramente pur li homini da bene portano una camisa: li altri de bassa conditione portano mezzo un linzolo ad armacolla alla apostolica. Per tutta questa Arabia felice li homini portano le corna delli loro capilli medesimi, e le donne portano le calce abragha a usanza de marinari. Capitolo de Sana citta de la Arabia felice & della forteza & della crudelta del figliuolo del Re. Dapoi mi parti & andai a una citta chiamata Sana laquale e lontana tre giornate dalla ditta citta Reame & e posta in cima de una grandissima montagna & e fortissima allaquale stette el Soldano con .lxxx. millia homini otto mesi per prenderla e mai la possete pigliare se non per patti. Le mure de questa citta sono di terra de alteza de .x. braza e de largheza de braza .xx. Pensate che .viii. cavalli vanno al paro sopra. In ditto [27] paese nasce de molti frutti come al paese nostro, & ce sono di molte fontane. In questa Sana sta un Soldano elquale ha .xii. figlioli, delliquali ce n’e uno che si chiama Mahometh, elquale come rabbioso morde la gente, & amazzala, & poi mangia tanto della lor carne che se satia, & e de statura de quatro brazza & ben proportionato & e de colore olivastro, in questa Citta se trova alcuna sorte de specie minute: lequale nascono li dintorno. Questa Terra si fa circa .iiii. millia fochi. Le case sono bellissime a usanza nostra. Dentro la ditta Citta sono molte Vigne & giardini alla usanza nostra. Cap. de Taesa & de zibit, & Damar Citta grandissime de Arabia Felice. Dapoi il vedere di Sana me posi in camino & andai ad un’altra Citta chiamata Taesa, laquale e distante da Sana prefata .iii. giornate, & e posta pur in montagna. Questa citta e bellissima, & e abundata d’ogni gentilezza, & sopra tutto de quantita grandissima d’acqua rosata, laqual qui se stilla. La fama di questa citta e che sia antiquissima, dove sta un tempio fatto como S. Maria rotonda di Roma, & molti altri palazzi antiquissimi. Qui sono grandissimi mercati. Vesteno queste gente como le sopraditte. El colore loro sono olivastri. Partendomi de li andai ad un’altra citta distante da questa giornate .iii. laqual se chiama zibit citta grande e bonissima, & sta appresso al Mare rosso a mezza giornata, & e terra de grandissimo tratto per el Mare rosso, & e dotata de grandissima quantita de zuccaro, & ha frutti bonissimi, & e situata in pianura infra due montagne, & non ha mura intorno. Et qui se fanno grandissimi mercati de specie d’ogni sorte lequale se portano d’altri paesi: l’habito, & el colore de questa gente si e come li sopraditti. Poi me parti dal ditto loco & andai ad un’altra Citta una giornata lontana, laqual se chiama Damar, habitata pur da Mori, liquali sono grandissimi mercadanti. Et la ditta Citta sie molto fertile, el viver & costumi dellaquale sono come li sopraditti. Capitolo del Soldano de tutte sopraditte citta, & perche se chiama per nome Sechamir. Tutte queste Citta sopraditte sono sottopposte al Soldan delli Amanni, cioe Soldano della Arabia felice, elquale se chiama Sechamir, Secho vien a dire santo, Amir, signore: & la ragion perche lo chiamano santo, sie questa, che lui non fece mai morir persona alcuna, reservato se non fusse in guerra. Sappiate che nel tempo mio tenea .xv. o .xvi. millia homini in ferri, & a tutti dava dui quattrini per homo al giorno per le spese loro, & cosi li lassava morire in pregione quando meritavano la morte: & similmente tien .xvi. millia Schiavi alliquali tutti da el vivere, & tutti sono negri. Capitolo delli Gatti Maymoni, & de alchuni animali, come Leoni, alli homini inimicissimi. De qui partendome andai alla Citta soprascritta de Aden per cinque giorni, & alla mitta del camino trovai una terribilissima montagna, nellaquale vedessimo piu de .x. millia Gatti Maymoni, fra liquali stavano certi animali come Leoni, quali offendeno molto li homini quando poteno: & per la loro causa non si puo passare per quella strada, se non sono almeno cento persone alla volta: noi passamo con grandissimo [28] pericolo, & con non poca cazza de ditti animali, pur ne amazzassimo assai de essi con li archi, & con le fionde, & con li Cani, per modo che noi passassimo a salvamento. Arrivato che io fui in Aden subito me missi nella Meschita fingendo d’essere amalato, & ivi stava tutto il giorno, la notte poi andava a trovare el patrone della nave, per modo che lui me misse nella nave secretamente. Trattato de alcuni lochi de Etyopia. Deliberati noi vedere altri paesi, come nostro disegno era posti in mare, come la Fortuna sole el suo arbitrio instabile nelle acque similmente instabile exercitare, fumo ad alcun proposito desviati, perche de li a .vi. giorni pigliassemo el camino verso la Persia navigando .vii. giorni, & poi venne una fortuna che ce fece correre fina ala Ethyopia insieme con .xxv. nave cariche de rubia per tinger panni, perche ogni anno se ne caricano fina .xxv. nave in Aden, laqual rubia nasce in Arabia felice. Con grandissima fatica intrassemo in un porto de una citta, laqual se chiama zeila, & li stessimo .v. giorni per vederla & aspettare il tempo a nostro proposito. Capitolo de zeila citta de Etyopia, & della abundantia, & de alcuni animali, cioe Castroni, & Vacche de essa Citta. La Citta de zeila prefata si e Terra di grandissimo traffico, massime de oro, & de denti de Leophanti: quivi ancho se vende grandissima quantita de schiavi, liquali sono de quelli del Prete Ianni, che li Mori li pigliano in guerra, & de qui se portano nella Persia, nella Arabia felice, & alla Meccha, & alla Cayro, & in India. In questa Citta se vive molto bene, fassi gran iustitia. Qui nasce molto grano, & molta carne, olio in quantita fatto non de olive, ma de zerzalino, de mele, & cera in assai gran copia. Quivi se trova una sorte de Castrati, liquali hanno la coda che pesa .xv. o .xvi. libre, e hanno il collo & la testa tutta negra, il resto poi tutto bianco. Ce sono anchora certi altri castrati tutti bianchi, liquali hanno la coda longa un brazzo, & ritorta a modo de vite, & hanno la collarina come un tauro che quasi tocca terra, anchora in questo locho trovai certa sorte de vacche, lequal havevano le corna come un Cervo, & sono salvatiche, lequale furono donate al Soldano della detta Citta. Vidi pur qui anchora altre vacche, quale havevano solo un corno nella fronte, elqual corno e longo un palmo e mezzo, & el ditto corno guarda piu verso la schina della vacca che non guarda inanzi, & il colore di questa sie rosso, & quelle di sopra sono negre. In questa citta e un bon vivere, & qui stanno molti mercadanti, la Terra si ha triste mura & tristo porto, tamen e posta in terra piana & ferma. El Re de questa zeila si e Moro, & ha molta gente da piedi & da cavallo, & sono gente bellicose, l’habito suo sie in camisa, el color loro sono olivastri, questi tali vanno mal armati, & tutti sono mahomethani. Cap. de Barbara Insula di Ethyopia & de sua gente. Venuto che fu el tempo bono facessemo vela e arrivammo ad una insula, laqual se chiama Barbara, el signore dellaquale con tutti li habitanti de ditta sono Mori: questa Insula e piccola, ma bona, & molto ben habitata, & fa molte carne de ogni sorte: le persone sono [29] la magior parte negre, e le ricchezze loro sono quasi piu de carne che d’altre cose: qui stettemo un giorno e poi facessemo vela & andassemo ala volta dela Persia. Libro della Persia. Capitolo de Diuobandierrumi, & de Goa, e Giulfar terre de Meschet porto della Persia. Navigando noi circa .xii. giorni arivammo a una citta laqual se chiama Diuobandierrumi, cioe diuo porto delli Turchi, laqual citta e poco distante da terra ferma: quando il mare crescie e Insula, & quando cala se passa a piedi: questa Citta sie sottoposta al Soldano de Combeia: & sta per Capitaneo in esso Diuo uno che se chiama Menacheaz li stettemo dui giorni: la citta e de grandissimo traffico, & in essa stanno de continuo .cccc. mercadanti Turchi: & questa Citta e murata intorno, & dentro ce sono molte artegliarie: & hanno certi navilii liquali se chiamano Thalae che sono poco minore che Fuste. De li se partissimo & andammo ad una Citta laqual se chiama Goa distante dalla preditta tre giornate, laqual Goa sie terra di gran tratto & de gran mercantie, & e grassa e divitiosa: sono pur li habitanti tutti Mahomethani: partitemi & andai a un’altra Terra chiamata Giulfar, laquale e optima & abondante, & li e bon porto de mare, dalqual porto alzando le vele con li propitii venti arrivammo ad uno altro porto, il quale se chiama Meschet. Capitolo de Ormus citta & Insula de Persia, & come in quella se pescano perle grandissime. Seguitando noi il nostro viaggio partemmo da Meschet & andiammo alla nobil citta de Ormus, laqual si e bellissima, & e insula, & e principale, cioe per terra de mare, & per mercantie, & e distante da terra ferma x. o .xii. miglia: nella ditta Insula non se ritrova acqua ne vittuvaglia a sufficientia, ma tutto gli vene da terra ferma. Apresso di questa Insula tre giornate si pescano le piu grosse Perle che se ritrove al mondo, & pescale a modo che voi intenderete. Sono certi pescatori con alcune barche piccole, liquali gittano un sasso grande con una corda grossa, uno da poppa, e un da prova, acio la ditta Barcha stia ferma, & un’altra corda gettano al fondo pur con un sasso: in mezo dela barcha e uno de quelli pescatori, elqual se pone un paro de bisazze al collo & ligasi una pietra grossa alli piedi & va .xv. passa sotto acqua & sta sotto quanto puol per trovare le Ostreghe dove stanno le perle, lequale ritrovate le pone nelle bisazze, & poi lassa el sasso qual tenea nelli piedi & vien suso per una delle ditte corde. Alla ditta Citta se trovano alcuna volta .ccc. navilii de piu paesi: el Soldano di questa si e Mahomethano. Capitolo del Soldano de Ormus, & della crudelita del figliolo contra el Soldano suo patre, sua matre, & suoi fratelli. In quel tempo che io andai in questo paese intervenne questo che voi intenderete. Il Soldano de Ormus haveva .xi. figlioli maschi: el minor de tutti era tenuto simplice, cioe mezo pazo: el magior de questi era tenuto un Diavolo scathenato, & el ditto Soldano havea allevati dui schiavi figlioli de Christiani, cioe de quelli del Prete ianni, liquali haveva comprati da piccolini, & amavali [30] proprio come figlioli soi; & erano valentissimi cavallieri & signori de Castella: el figliolo magiore del Soldano in una notte cavo li occhi al patre, & alla matre, & alli fratelli tutti, salvo al mezzo pazzo, dappoi li porto tutti in camera del patre & della Matre & puose fuocho in mezzo & abrucio la camera e i corpi con cio che vi era. La mattina per tempo se seppe el caso, & la Terra se levo a rumore, & lui se fortifico nel palazzo, & fecesi Soldano. Il minor fratello elquale era tenuto pazzo non se mostro perho tanto pazzo quanto era tenuto perho che sentendo tal caso se ne fugitte ad un Moschea de Mori, dicendo. Vualla occuane saithan vehatelabu eculo stavane, cioe, O Dio il mio fratello e uno Diavolo, l’ha amazzato el mio patre, la mia matre, & tutti li mei fratelli. & dappoi che li ha amazzati li ha brusciati. In termine de .xv. giorni se pacifico con la Citta, El Soldano mando per uno de quelli dui schiavi sopra ditti, & disseli. Tha le inte Mahometh. Respose el schiavo elquale se chiamava Mahometh, Escult iasidi, cioe, che dici tu signore? Disse el Soldano. An ne soldan, cioe io son Soldan? Rispose Mahometh. Heu valla siti inte Soldan, cioe si per Dio che tu sei Soldano. Allhora el Soldano lo prese per la mano facendogli gran festa, & dissegli. Roa chatel zaibeianneiati arba ochan sechala, cioe. Va & amazza il tuo compagno che io ti daro cinque Castelli Rispose Mahometh. Iasidi anue iacul menau men saibi theletin sane vualla sidi ancasent, cioe, O signore io ho mangiato co’l mio compagno .xxx. anni, & praticato con lui a me non basta l’animo di far tal cosa. Allhora disse el Soldano. Horsu lassa stare. De li a quattro giorni ditto Soldano mando per l’altro schiavo elqual se chiamava Caim, & disseli quel medesimo sermone che haveva ditto al compagno suo, cioe ch’io andasse ad amazzare Bizemele, disse Caim alla prima. Erechman erachin Iasidi, cioe si al nome sia de Dio signore. Et allhora armosse secretamente, & ando subito a trovare Mahometh suo compagno, come Mahometh lo vide lo miro fisso nel viso, & li disse. O traditore non lo poi negar ch’io te cognosco nel viso, aspetta ch’io voglio prima amazzare te che tu amazzi me. Caim che se vide esser scoperto e cognosciuto trasse fuori el pugnale & gittolo alli piedi di Mahometh, & lui anchora ingenocchiato diceva. O signor mio perdoname anchor che io merito la morte: & se ti pare piglia questa arma e amazzami, perche io veniva per amazzarte. rispose Mahometh. Ben se puol dire che sei traditore essendo stato con meco, & praticato, & mangiato insieme. xxx. anni & volermi poi alla fine tanto vilmente amazzare. Poverino non veditu che costui e un Diavolo? Levati suso ch’io te perdono. Questo me ha stimulato (accio che tu intendi) ben tre giorni a fin che io te amazzasse, & io non lo volsi mai consentire. Horsu lassa fare a Dio, va pure & fa come te diro. Vattene al Soldan & digli che tu me hai morto. Rispose Caim. Io son contento, & incontinente ando al Soldano, come el Soldano lo vide, disse: Ben, amazzasti l’amico? rispose Caim. Si per Dio Signore. Disse el Soldano: Vien qui, & lui s’accosto al Soldano, elquale lo prese in petto & amazzollo a colpi di pugnale. De li a .iii. zorni Mahometh [31] se armo secretamente & ando alla camera del Soldano elqual come lo vide se turbo e disse. O can figliuolo de cane anchora vivi? Respose Mahometh Al despetto tuo son vivo: & voglio amazar te che se pegio che cane o diavolo, & a questo modo con le arme in mano luno & laltro combatterono un pezo. Allultimo Mahometh amazo el Soldano, e poi se fortifico nel palazo. Et per che era tanto ben voluto dalla citta el popolo corse tutto al palazo digando: Viva viva Mahometh soldano, & stette Soldano circa .xx. giorni Passati li .xx. giorni mando per tutti li signori e mercadanti della Citta, e dissegli in questo modo che quello che lui havea fatto sera stato forza & che ben sapea lui che de ragione non era sua la signoria, & pregho tutto lo popolo che volessero esser contenti che lui facesse Re quel figliolo che era tenuto pazo & cosi fu fatto Re, vero e che costui governa ogni cosa. Tutta la Citta dicea: Veramente costui deve esser amico de Dio. Per la qual cosa fu fatto Gubernatore della Citta & del Soldano per esser el Soldano de conditione sopraditta. Sappiate che in questa Citta comunamente sono quattrocento mercadanti forestieri liquali fanno mercantie da sete e perle e gioie & specie. El commuine vivere de questa Citta e piu de mangiare riso che pane, perche in quello loco non nasce grano. Capitolo de Eri in Corazam della Persia & de sua richezza & de la copia de molte cose, & massime de Reubarbaro. Inteso el miserando caso & visti li costumi della citta & insula prefatta de Ormus, de li partendomi passai nella Persia & caminando per dodeci giornate trovai una Citta laqual se chiama Eri & el paese se chiama Corazani, come seria a dire la Romagna. In questa Citta de Eri habita el Re de Corazani, dove ha gran fertilita & abundantia de robbe, & massime de seta, per modo che in uno giorno se trovera a comperarsi qui tre, o quattro millia Cambelli carichi de sete. La Terra e abundantissima de vittuaglia, & ancho se trova grandissimo mercato de reubarbaro, io ho veduto a comperarlo a sei libre al ducato a usanza nostra, cioe a onze .xii. per libra. Questa citta fa circa sei o sette millia fuochi: li habitanti de essa sono tutti mahomethani: de qui me partite & caminai vinti giornate per terra ferma trovando pur Ville & Castelli molto bene habitati. Cap. de Eufra fiumara, quale credo esser Eufrate. Arrivai ad una grande fiumara, laquale dalle gente de li e chiamata Eufra, ma per quanto posso considerare credo che sia Eufratres per la tanta grandezza sua, caminando piu oltra a man manca tre giornate pur drieto alla fiumara trovai una citta laquale se chiama Schirazo, & ha questa citta el signore da perse ilquale e Persiano, & e Mahomethano. In qusta Citta se ritrova gran quantita de gioe, cioe, Turchine, & Balassi infiniti. Vero e che qui non nascono, ma vengono (come li e fama) da una citta che se chiama Balachsam, & in la ditta Citta se trova grandissima copia de Ultra marino, e Tucia, & Muschio assai. Sappiate che’l Muschio nelle parte nostre raro se trova che non sia contrafatto: la ragione si e che io ho veduto alcuna [32] experientia in questo modo. Pigliate una mattina a digiuno una vesica de muschio & romperla, & tre, o quattro huomini alla fila odorarlo, & subito fargli uscire el sangue del naso, e questo procede, perche e vero muschio & non falsificato: Dimandai quanto durava la bonta de quello. Me risposero alcuni mercadanti, che se non era falsificato durava dieci anni. A questo considerai io, che quello che viene alle nostre parte e falsificato per mano de questi Persiani, liquali sono li piu astuti huomini d’ingegno & de falsificar una cosa che generatione che sia nel mondo: & il simile dico de essi che sono li piu compagnoni & li piu liberali che homini qual habita la terra: questo dico, perche l’ho provato con uno mercadante Persiano, elqual trovai in questa citta de Schirazo, tamen lui era della citta de Eri soprascritta in Corazani, ilqual mercadante li dui anni avanti me cognobbe alla Meccha, & dissemi. Iunus che vai facendo de qui, non sei quello che era gia passato alla Mecha? io dissi de si: e che andava cercando del mondo. Lui me rispose. Laudato sia Dio che havero un compagno che mieco cercara il mondo: noi stemmo .xv. giorni in la ditta Citta de Schirazo: e questo mercadante loquale si chiama Cazazionor disse. Non te partire da me che cercaremo una bona parte del mondo: & cosi insieme ne mettessimo in camino per andare alla volta de Sambragante. Cap. de Sambragante (come se dice) Citta grandissima com’e el Cayro: & della persecutione del Soffi. El presente Sambragante dicono li mercadanti che e una Citta grossa com’e el Cayro: & il Re della ditta Citta sie Mahomethano. Dicono alchuni mercanti che lui ha .lx. milia huomini da cavallo, & sono tutte gente bianche & bellicose. Noi non andassemo piu avanti, & la cagione fu che el Soffi andava per questo paese mettendo a foco & fiamma ogni cosa, & maxime quelli che credono in Bubachar & Othmam, & Aumar liquali sono tutti compagni de Mahometh tutti li manda a fil de spada. Ma quelli che credono in Mahometh & Haly li lassa andare, & li assecura. Allhora el compagno mio me disse. Vien qui Iunus acio che tu sia certo ch’io te voglio bene & che tu conosca con effetto che son per farti bona compagnia: Io ti voglio dare una mia nepote per moglie, laqual se chiama samis, cioe Sole. Et veramente havea el nome conveniente allei, perche era bellissima. Et dissemi piu, sapi che io non vo per el mondo perche habbia bisogna de roba anci vo per piacer mio & per vedere e sapere piu cose. Et con questo ne mettessemo in camino & tornammo alla volta de Eri. Giunti che fossemo alla casa de costui subito mi monstro la ditta nepote sua dellaquale finsi de esserne molto contento anchora che lanimo mio fosse ad altre cose intento. In termine de .viii. giorni tornammo alla citta de Ormus & li montamo in nave e venemmo alla volta de india e arrivammo ad un porto che se chiama cheo. Libro primo della India. Capitolo de Combeia Citta de India abundantissima de ogni cosa. Perche la promissione nostra nel principio se bene me arricordo e stata ogni cosa con brevita passare: acio [33] non sia el mio parlare fastidioso. Pero le cose sono degne di cognitione & dellettevole che a me piu siano parse brevemente continuaremo maxime intrando nella India dove appresso il ditto porto sta una grandissima fiumara laqual se chiama Indo, elqual Indo sta appresso ad una citta che se chiama Combeia. Questa citta sta verso el mezzo giorno del ditto Indo laqual e posta .iii. miglia in terra ferma. Sappiate che in la ditta Citta non se pol andare con navilii grandi ne mezani reservato quando le acque sono vive. Et vi e una fiumara che va alla ditta citta, & crescono le acque ben .iii. o .iiii. miglia. Et sapiate che le acque crescono al contrario delle nostre, perche a noi crescono le acque quando la luna e piena, & li crescono quando la luna e scema. Questa Citta combeia e murata a usanza nostra, & veramente e ottima citta abundante de grano & de frutti bonissimi. In questo paese se trova .viii. o .ix. sorte de specie minute: cioe Turbidi, Gallanga, Spiconardo, Saphetica, & Lacra con altre specie che non mi racordo el nome. Se fa anchor quivi grandissima quantita de bombace per modo che sene caricha ogni anno xl. & .l. nave de panni de bombace, & de seta. Liquali panni sono portati in diversi paesi. Se trova anchora in questo regno de combeia appresso a .vi. giornate la montagna dove se cavano de Corniole, & la montagna delli Calcedonii. Appresso Combeia .ix. giornate c’e unaltra montagna nellaquale se trovano li diamanti. Capitolo de le condition del Soldano de Combeia citta nobilissima. Adesso diremo le conditioni del Soldano de questa Combeia: elquale se chiama el Soldano Machamuth. Sono circa .xl. anni che lui piglio questo Regno a uno Re de Guzerati liquali Guzerati sono certe generatione che non mangiano cosa che habbia sangue ne amazano cosa alcuna vivente. Et sono questi tali non Mori non Gentil: credo se havessero el batismo tutti sariano salvi alle opere che fanno per che ad altri non fanno quello che non voriano fosse fatto alloro. Lhabito de questi sie che alcuni vanno in camisa & alcuni nudi reservato che portano un panno circa pudibunda senza niente in piedi ne in gambe. In testa portano una tovaglia rossa & sonno de colore leonati: Et per questa bonta loro el prefato Soldano li tolse el Reame. Hora intenderete el viver de questo Soldano Machamuth. Lui in prima e Mahomethano insieme con tutto el popolo suo. Et tiene di continuo .xx. millia homini da cavallo: & la matina quando se leva li vengono al palazzo suo cinquanta Leophanti delli quali sopra ciascuno viene uno huomo a cavallo: & li ditti Leophanti fanno reverentia al Soldano, & non hanno altro da fare, & similmente quando e levato del letto. Et quando mangia sono cinquanta, overo .lx. sorte de instrumenti, cioe Trombette, Tamburi de piu sorte & Ciufali & Piffari con molte altre sorte che per brevita le tacio. Et anchor li ditti Leophanti quando el Soldano mangia fanno reverentia. Quando sara tempo vi diro dello ingegno e sentimento che hanno ditti animali. El ditto Soldano ha li mostachi sotto el naso tanto longhi che se li annoda sopra la testa come faria una donna le sue treze, & ha la barba biancha per fino alla [34] centura, & ogni giorno mangia tossicho. Non crediate perho che se empia el corpo ma ne mangia una certa quantita per modo che quando vol far morire uno gran maestro se lo fa venire inanti spogliato & nudo & poi mangia certi frutti che se chiamano Chofole liquali sono como una noce moschata: & mangia anchora certe foglie d’herbe lequale sono come foglie de malangole che alcuni le chiamano Tamboli, & appresso mangia certa calcina de scorze de ostraghe insieme con le prefate cose. Et quando ha ben masticato & ha la boccha piena sbuffa adosso a quella persona che vuol far morire per modo che in spacio de mezza hora cascha morta in terra. Questo Soldano tiene anchor tre over quattro milia donne, e ogni notte che dorme con una la mattina se trova morta: & ogni volta che lui se leva la camisa mai piu quella e toccata de persona alcuna & cosi li vestimenti soi, & ogni giorno vole vestimenti novi. El mio compagno dimando che cosa era che questo Soldano mangiava cosi tosicho. Resposero certi mercanti piu vecchi del Soldano chel patre l’haveva fatto notrire da picolino de tosicho. Lassamo el Soldano & tornamo al viagio nostro, cioe alli homini de ditta Citta liquali la magior parte vanno in camisa: & sonno molto bellicosi & grandissimi mercanti. Non se poteria dir la bonta del paese. Qui vengono & vanno circa .ccc. Nave de piu paesi. Questa citta e unaltra la qual diro quando sara tempo fornisce tutta la Persia: la Tartaria, la Turchia la Soria, la Barbaria, cioe Laphrica, la Arabia felice, la Etyopia, la India & altre moltitudine de Insule habitate de panni de seta & de bombace. Si che questo Soldano vive con grandissima richeza, & combatte con uno Re elquale se chiama Re de Ioghe: elqual confina a questa citta .xv. giornate. Capitolo del vivere, & costumi del Re de Ioghe. Questo Re de Ioghe si e homo de gran signoria & fa circa .xxx. millia persone, & e gentile, & tutto el populo suo, & da li Re gentili lui col suo populo e tenuto santo per la loro vita laqual intenderete. El Re ha per costume de andare ogni iii. o .iiii. anni una volta in peregrinagio come peregrino, cioe a spese daltri con .iii. o .iiii. milia de li soi, & con la moglie, e li figlioli. Et mena .iiii. o .v. corsieri & gatti de zibetto, gatti maimoni, Papagali, Leopardi, Falconi & cosi va per tutta la India Lhabito suo sie una pelle de capra, cioe una denanti e una de drieto con el pelo di fora, & e di colore, leonato scuro, per che qui comenza essere la gente piu obscura che biancha. Tutti portano grandissima quantita de gioie & perle & altre pietre preciose alle orecchie, & vanno pur vestiti allapostolica & parte portano camise & el Re: & alcuni de piu nobili vanno con la faccia: & le bracie & el corpo tutto infarinato de sandola macinato & de altri odori perfettissimi. Alcuni de questi se piglia per devotione de non sedere mai in cosa alta. Et alcuni altri hanno per divotione de non sedere in terra. Alcuni de non star mai destesi in terra. Altri de non parlar mai. Et questi tali sempre vanno con .iii. o .iiii. compagni che li servino, tutti generalmente portano uno cornetto al collo: & quando vanno in una citta tutti de compognia sonano li ditti [35] cornetti: & questo fanno quando vogliono che li sia dato la elemosyna: & quando el Re non va, loro vanno almeno .ccc. o .cccc. alla volta, & stanno tre giorni in una Citta ad usanza de Singani. Alcuni de costoro portono un bastone con un cerchio de ferro da piede. Alcuni altri portano certi taglieri de ferro liquali taglian atorno atorno come rasori, & tirano questi con una fionda quando vogliono offendere alcuna persona: & cosi quando questi arrivano in alcuna Citta de India ogni homo gli fa gran piacere, perche se ben amazzassero el primo gentilhomo della Terra non portano pena alcuna, perche dicono che sono Santi. El paese de questoro non e troppo fertile, anzi hanno carestia de vivere, & sono piu montagne che e piani. Le loro habitationi sono molto triste, & non hanno Terre murate: per mano de questi tali vongono nelle parte nostre de molte gioie, perche questoro vanno per la loro liberta, & santita infino dove nascono, & dalli le portano in altri paesi senza alcuna spesa, si che per havere el paese forte tengono in guerra il Soldano Machamuth. Capitolo della Citta Cevul, & de li costumi & animosita del suo populo. Partendomi dalla ditta Citta de Combeia caminai tanto che io giunsi ad un’altra Citta nominata Cevul, laquale e distante dalla sopraditta .xii. giornate: & in fra l’una & l’altra de queste Citta il paese se chiama Guzarati: el Re de questa Cevul si e gentile: le gente sono de colore leonato obscuro: l’habito suo si e che alcuni portano una camisa & alcuni vanno nudi con un panno intorno alla honesta senza niente in piedi ne in capo, reservato alcuni mercadanti mori: la gente e bellicosa, le arme sono spade, rotelle, archi, & arme inhastate de canne & de legno, & hanno artigliaria: questa terra e molto ben murata, & e lontana dalla marina .ii. miglia, & ha una bellissima fiumara, per la quale vanno & vengono grandissima quantita de navilii forestieri, perche el paese si e abundandissimo de ogni cosa, excetto de uva, noce, & castagne: quivi se recoglie grandissima quantita de grano, de orgio, & de legumi de ogni sorte, & quivi se fa in maxima copia de panni de bombace: la fede loro non vi dico perche credeno come el Re de Calicut, delquale quando sara tempo ve dechiarero. In questa citta son assaissimi mercadanti Mori: qui comincia lo aere ad esser piu presto caldo che freddo: quivi se usa grandissima iustitia: questo Re non ha molta gente per combattere: hanno questi habitanti cavalli, bovi, & vacche in assai copia. Capitolo de Dabuli citta de India. Visto Cevul & suoi costumi, da essa partendomi andai a un’altra citta lontana .ii. giornate de li, laquale e chiamata Dabuli, laqual citta e posta sopra una ripa de una grandissima fiumara: questa citta si e murata a usanza nostra, & e assai bona: el paese e como quel della sopraditta: quivi sono mercadanti Mori in maxima copia: el Re da questa Terra Dabuli si e gentile, & fa circa .xxx. millia homini combattenti, pure ad usanza de Cevul prefata, & questo Re e grandissimo observatore della Iustitia: la terra, el vivere, l’habito, e li costumi sono come nella anteditta [36] Citta de Cevul. Cap. de Goga Insula de India, & del re de ditta. Io mi parti dalla citta Dabuli prescritta & andai ad un’altra insula laquale e distante da terra ferma circa un miglio, e chiamasi Goga, laqual rende al re Decan ogni anno .x. millia ducati d’oro, liquali loro chiamano, Pardai, & sono questi pardai piu stretti che non sono li Seraphi del Cayro, ma piu grossi, & hanno per stampa doi Diavoli, cioe da una banda, & dall’altra banda hanno certe littere: in questa insula sta una fortezza murata a usanza nostra appresso al mare, nellaquale alcune volte sta un capitaneo che se chiama Savain, elqual tiene .cccc. Mamalucchi, & lui anchora e Mamaluccho; & quando el ditto capitaneo po havere alcun homo bianco gli fa grandissimo partito, & gli da almeno xv. over .xx. Pardai al mese: & inanci che li metta nella lista delli homini da bene fa venire dui zupponi de corame, uno per lui, & l’altro per colui elqual vol soldo, & ciascuno se mette il suo adosso, & fanno alle brazze, & se lo trova forte lo mette nella lista delli homini da bene, se non, lo pone ad altro exercitio che combattere: costui con .ccc. Mamalucchi fa grandissima guerra al re de Narsinga, delquale diremo quando sera tempo. De li me partiti, & caminando per sette giornate in terra ferma arrivai alla citta, laqual se chiama Decan. Capitolo de Decan Citta de India bellissima, & de molte & varie sue ricchezze & gioie. In la ditta Citta Decan signoreggia uno Re elqual e Mahomethano: El Capitaneo sopraditto sta al soldo suo insieme con li ditti Mamalucchi: questa citta e bellissima & molto fertile, el Re de essa se fa intra li Mamalucchi & altri del Regno suo, & ha ben .xxv. millia persone fra a cavallo & a piedi. In questa Citta e uno bello palazzo, nelquale nanti che se arrive alla camera del Re sono .xliiii. camere: questa Citta si e murata ad usanza de christiani, & le case sono bellissime. El Re de ditta citta vive con gran superbia & pompa: una gran parte delli soi servitori portano nelle ponte delle scarpe Rubini & Diamanti, & altre gioie: pensate quante ne portano nelli diti delle mano, & nelle orecchie: nello regno suo sta una montagna dove se cavano li Diamanti, laqual montagna e appresso alla ditta citta una legha, & e murata intorno intorno & sta con grandissima guardia: questo reame si e abundantissimo d’ogni cosa como le sopraditte citta: questi sono tutti Mahomethani: l’habito suo si e veste de seta, overo camise bellissime & in piede portano scarpe overo borzachini con calzoni ad usanza de marinari: le donne vanno tutte coperte nel viso ad usanza de Damasco. Cap. della diligentia del ditto Re circa la millitia. El sopraditto Re de Decan si sta sempre in guerra con el Re de Narsinga, & tutto el suo paese si e mahomathano: la magior parte delli suoi Soldati sono forestieri & sono bianchi, & li nativi del Regno sono de color leonate: questo Re e potentissimo, & molto riccho, & e molto liberale: & anchora tiene molti navili per mare & e grandissimo inimico de christiani. De qui partendoci andassimo ad unaltra citta chiamata Bathacala. [37] Cap. de Bathacala citta de India, & della fertilita sua in molte cose, & massime in Riso & zuccaro. Bathacala Citta de India nobilissima e distante e da Decan .v. giornate: & el Re de ditta si e gentile questa Citta sie murata, & e bellissima & distante dal mare circa uno miglio: questo Re si e sottoposto al Re de Narsinga: & questa citta non ha porto de mare, salvo che se va per una fiumara piccola: qui vi stanno molti mercadanti Mori, perche e Terra de grandissimo tratto: la fiumara prenominata se passa appresso le mura della citta, in laquale se fa gran quantita de riso & in gran copia de zuccaro, & massime de zuccaro candido ad usanza nostra: qui se cominza trovar noce, e fighi ad usanza de Calicut: questa generatione sono Idolatri, pur al modo de Calicut, reservati li Mori che viveno alla mahomethana: qui non se costumano cavalli, ne Muli, ne asini, ma ce sono Vacche, buffali pecore, & capre: In questo paese non nasce grano, ne orgio, ne legumi, ma altri frutti bonissimi a usanza de India. De qui me parti & andai ad un’altra Insula, laquale se chiama Anzediva, nellaquale habitano certe sorte de gente che sono Mori & e Gentili questa Insula e distante da terra ferma mezo miglio, & e circa .xx. miglia de circuito, & in essa non e troppo bono aere, ne manco e troppo fertile: infra la insula & la terra ferma e uno bonissimo porto: & in ditta Insula se trova bonissima acqua. Capitolo de Centacola, de Onor, & Mangolor terre bonissime de India. Caminando per una giornata dalla insula prefata arrivai ad una terra che se chiama Centacola, laquale ha uno signore non molto riccho: qui se trova carne de vaccine in gran quantita riso assai, & frutti boni ad usanza de India: in questa citta sono molti mercanti Mori, el signor de essa e gentile, le gente sono de color leonato, vanno nudi & scalzi senza niente in testa, questo signore e subdito al re de Bathacala: de li andammo in duo giornate ad un’altra terra ditta Onor: lo re dellaquale e gentile, & e subdito al re de Narsinga: questo re si e compagnone, & tiene sette overo .viii. navilii, liquali vanno continuo in corso, & e grandissimo amico del re de Portogallo: l’habito suo si e tutto nudo, reservato un panno intorno alle deshoneste parte: qui se trova riso assai ad usanza de India, & trovasi alcune sorte de animali, cioe Porci salvatici, Cervi, Lupi, leoni, & gran quantita de occellame differenti dalli nostri, molti Pavoni, & Papagalli: anchora vi sono carne de vacchina, cioe vacche rosse, & castrati hanno in gran copia, rose, fiori, & frutti qui se trova tutto l’anno: l’aere de questo loco si e in tutta perfettione, & viveno le gente piu che non facemo noi: appresso alla ditta terra Onor e un’altra terra, laquale se chiama Mangolor, nelaquale se carga .l. overo .lx. nave de riso: li habitatori de essa sono Gentili & Mori: el vivere, li costumi, & l’habito, come de sopra. De qui ce partissimo & andammo ad un’altra citta, laqual se chiama Canonor. Cap. de Canonor citta grandissima in India. Canonor e una bella & grande citta, nella quale el Re de Portogallo tiene uno fortissimo castello: el Re de questa citta si e assai amico del re de Portogallo, anchora che lui sia gentile: questo Canonor el [38] porto dove se scarica li cavalli che vengono dalla persia: & sappiate ch’ogni cavallo paga .xxv. duca. per gabella & poi vanno in terra ferma alla volta de Narsinga: in questa citta stanno molti mercanti Mori, e qui non nasce grano, ne uva, ne frutto alcuno a usanza nostra, reservato citroli, & zucche, qui non se mangia pane, cioe per li nativi della terra, ma mangian riso, pesce, carne, & noce: del paese quando sara tempo diremo, della lor fede & costumi, perche viveno a usanza de Calicut: qui comincia a trovarsi Speciarie, cioe pepe, zenzero, cardamomo, e mirabolani, & alcuna poca de cassia: questa terra non e murata intorno, le case son triste & qui anchor se trovano molti frutti differenti dalli nostri, & sono assai piu perfetti che li nostri, quando sara tempo diro la similitudine: el paese si e forte de combattere, perche e tutto pien de cave fatte per forza: el re de questa terra si fa .l. m. Naeri, cioe gentilhomini, liquali per combattere usano spade rotelle, lance, archi & artigliaria, & pur vanno nudi & scalci con un panno intorno senza niente in testa, reservato quando vanno alla battaglia portano un capellino intorno alla testa de color rosso che li da due volte intorno, & portano tutti la ligatura a un modo: qui non se adoperano cavalli, ne muli, ne cambelli ne asini se adopera alcuno Leophante, ma non per combattere quando sara tempo diremo della fortezza del re de Canonor che fece contra Portogallesi: questa terra e de gran tratto, & ogni anno sogliono venire .cc. navili de diversi paesi. Passati alquanti giorni pigliassimo el nostro camino verso el Reame de Narsinga & caminammo p .xv. giornate per terra ferma alla volta de levante & arrivammo a una citta chiamata Bisinagar. Capitolo de Bisinagar citta fertilissima del reame de Narsinga in India. La ditta Citta Bisinagar e del Re de Narsinga, & e grandissima e fortemente murata, & e situata in una costa de monte, & de circuito de sette miglia intorno, & ha tre circuli de mura, & e Terra de gran mercantia, & e molto fertile, & dotata de tutte le gentilezze che sia possibile, a essere, & ha lo piu bello sito & il piu bel aere che mai vedesse, con certi lochi da cazzare molto belli, & da occellare lo simile, in modo che pare un’altro paradiso: el Re de essa citta e gentile con tutto el suo reame, cioe Idolatri, & e Re potentissimo, & tiene continuamente .xl. millia homini da cavallo: & sappiate che uno cavallo vale almancho .ccc. cccc. & ccccc. pardai, & alcuni sono comprati ottocento pardai perche li cavalli non nascono li, ne manco vi si trovano cavalle femine, perche quelli Re che tengono gli porti del mare non le lassano menare: tene anchora el prefato Re .cccc. Leophanti, & tene alcuna tormentaria, lequale tormentarie correno molto velocemente. Qui me occorre alquanto toccare per cosa degna de notitia la discretione, el sentimento, & forza del Leophante. Primo diremo come combatte: quando vanno in battaglia a uno Leophante porta una bardella al modo che portano li Muli dello Reame de Napoli stretta de sotto con due cathene de ferro, sopra la ditta bardella porta per ogni banda una cassa grande de legno molto forte, & per ogni cassa vanno tre homini, & infra le casse e’l collo del leophante metteno uno tavolone grosso mezzo palmo, & infra le casse & el tavolone va [39] un homo a cavallo elqual parla al Leophante: perche el dito Leophante ha piu sentimento che animali che sia nel mondo: si che son in tutto sette persone che vanno sopra ditto Leophante: & vanno armati con camise de maglia & con archi: & lanze spade & rotelle. Et simelmente armano lo Leophante de maglia massime la testa & la tromba: & alla tromba ligano una spada longa doi braccia grossa & largha quanto e la man de un homo: & cosi combatteno & quello che li va sopra el collo li comanda, va inanti o torna indrieto: da questo da quello: non li dar piu: & quello intende come se fosse una persona: Ma se pure alcuna volta se metteno in rotta non li possano retenere perche queste generatione de gente sono grandissimi maestri de far fuochi artificiati: & questi animali temeno molto el fuocho: e per questo respetto se metteno alcuna volta in fuga. Ma in ogni modo questo animale e el piu discreto che sia nel mondo & piu possente. Io ho visto tre leophanti mettere una nave de mare in terra in questo modo che ve diro. Essendo io in Canonor alcuni mercanti mori vararono una nave in terra in questo modo a usanza de christiani. Varano le nave con la prova inanti e qui metteno el costato dela nave inanti e sotto la ditta nave metteno tri legni & da la banda del mare vidi tre leophanti ingenochiarse in terra & con la testa spingere la nave in secco, perche molti dicono chel Leophante non ha giunture alte come li altri animali: ma le hanno basse. Ve dico piu che la leophanta femina e molto piu forte & assai piu superba che non e el maschio & alcune dele femine sono lunatiche. Li ditti Leophanti sono grossi per tre buffali & hanno el pelo buffalino & li occhi porcini e la tromba longa fino in terra & con quella se mette el mangiare in bocca & similmente el bere per la boccha sua la ha sotto la gola & quasi come un porco: overo sturione. Et questa tromba sie busa dentro & con quella li ho piu volte visto pigliare un quattrino de terra. Et con quella tromba gli ho veduto trare una rama d’un arbore che nui eramo vintiquattro homini con una corda non la potemmo tirare in terra, & lo Leophante la tiro ad tre tirate. Li dui denti che se vedeno sono in la maxilla de sopra: le orecchie son due palmi per ogni verso: & in alchuni piu in alcuni mancho. Le gambe sue sono quasi grande de sotto come de sopra. Li piedi sono rotondi come un grandissimo tagliero da tagliare carne: & intorno al pede tiene cinque ongie & ciascuna e grande come una scorza de ostrega. La coda sie longa come quella de un buffalo & e longa circa tre palmi & ha pochi pili e rari. La femina e piu piccola chel mascolo. Lalteza de ditto Leophante, io ne ho visto assai per .xiii. & .xiiii. palmi alti & ne ho cavalcati alchuni de ditta altezza, & dicono che se ne trovano de .xv. palmi de altura lo andare suo sie molto lento & chi non lha accostumato non ce po stare a cavallo perche fa voltare lo stomacho come se andasse per mare. Li Leophanti piccoli vanno portanti come una mula: & e una gentilezza da cavalcarli & quando se vole cavalcare li ditti Leophanti: el ditto Leophante abassa una gamba drieto & per quella gamba se monta suso: pur bisogna che vi adiutate o fare adiutare al montare. Et sapiate chel ditto Leophante non porta ne briglia ne [40] cavezza, ne cosa alcuna ligata nella testa. Capitolo come, & a che modo se generano li Leophanti. El ditto Leophante quando vole generare va in loco secreto, cioe nel’acqua in certi paludi & se congiungono & generano como fanno li homini & le donne, & in alcuni paesi ho visto chel piu bel presente che se possa far a uno Re si e la natura de un Leophante, elqual Re mangia la ditta natura, perche in alcuni paesi un Leophante vale cinquanta ducati: & in alcuni altri paesi un val mille & duo millia ducati, finche per conclusione dico che ho visto alcuno Leophante che ha piu ingegno & piu discretione & sentimento che non ha alcuna sorte de gente che ho ritrovato: questo Re de Narsinga si e el piu riccho Re che mai habbia sentito nominare: questa citta si e posta come sta Milano, ma in piano: quivi e el seggio del Re, e gli Reami suoi stanno come seria il reame de Napoli, & come seria Venetia, si che lui ha il mare da due bande. Dicono li suoi Bramini, cioe Sacerdoti che lui tiene ogni giorno dodeci millia pardai de intrata, e combatte costui de continuo con diversi Re mori & Gentili: la fede sua si e idolatra, & adorano el Diavolo come fanno quelli de Calicut, quando sera tempo diremo in che modo lo adorano. Loro viveno come Gentili: Lhabito suo sie questo: li huomini da bene portano una camisa curta, & in su la tuna Toccha alla Moresca & in piede non portan niente. El popolo minuto vanno tutti nudi reservato che intorno alla vergogna portano un panno. Lo Re porta una berretta de brocato doro longa doi palmi: & quando va in guerra porta una vesta imbottita de bombace, & sopra questa porta una altra vesta tutta piena de piastre d’oro & intorno alla ditta e pieno de gioie de piu sorte. Lo cavallo suo vale piu che alcuna Citta delle nostre per respetto deli adornamenti che porta. Et quando cavalca a piacere sempre vanno con lui tre over quattro Re & molti signori & cinque over sei milia cavalli. Per el che se pol considerar costui essere potentissimo signor. La moneta sua sie un Pardao come ho ditto & anchora batte alcuna moneta dargento chiamata Tare & altre de oro che ne vanno .xx. al Pardao & chiamasi Fonom. Et de quelle piccole dargento ne vanno .xv. per un Fanom. Et ancho hanno altra moneta chiamata cas che ne vanno .xvi. per un Tare dargento. In questo reame se po andare securamente per tutto. Ma bisogna guardarse da alcuni leoni che sono per el camino, lo cibo suo al presente non ve diro perche ve lho dechiarito quando saremo in Calicut che e un medesimo vivere. Questo Re e grandissimo amico de christiani maxime del Re de Portogallo, perche de altri christiani non ha molta cognitione. Le terre sue dove arrivano li Portoghesi li fanno grandissimo honore visto che havessimo per alcuni giorni questa Citta tanto nobile tornassimo alla volta de Canonor. Et arrivati che vi fossimo deli a tre giorni pigliassimo lo camino per terra, & andammo ad una citta chiamata Tormapatani. Capitolo de Tormapatani citta de India & de Pandarani terra vicina una giornata & de Capogatto simil terra. Tormapatani e distante da Canonor dodese miglia [41] & e signor di questa uno gentile. La terra non e molto riccha & e appresso al mare un miglio & ha una fiumara non molto grande. Qui sono molti navilii de mercadanti Mori. La gente della terra viveno miseramente & la magiore ricchezza che sia qui sono noce de India & de queste mangiano con un poco de riso. Hanno abundantia assai de legname per fare nave. In questa terra sono circa .xv. millia Mori pur sono sottoposti al Soldano, over a Signore gentile non ve dico il viver suo al presente perche in Calicut vi sara descritto conciosia che tutta e una medesima fede. In questa citta non sono troppo bone case perche una casa vale mezo Ducato come ve diro piu avanti. Qui stemmo dui giorni, & poi partimo & andassimo ad una terra laquale se chiama Pandarani distante da questa una giornata laqual e sottoposta al Re de Calicut. La qual terra e trista cosa & non ha porto. A riscontro de ditta Citta tre leghe vel circa in mare sta una insuletta deshabitata. El viver de questa Pandarani & costumi i suoi sono ad usanza de Calicut. Questa citta non e piana & e terra alta. De qui ce partimo & andamo ad unaltro loco chiamato Capogatto, loquale e sotto posto pur al Re de Calicut. Questa terra si ha un bellissimo palazo fatto allantica & ha una fiumara piccola verso mezo giorno & e appresso a Calicut a .iiii. leghe. Qui non ce cosa da dire: perche vanno pure alli costumi & stili de Calicut. De qui ce partissimo & andammo alla nobilissima citta de Calicut. Io non vi ho scritto del vivere costumi e fede Iusticia habito & paese de Chiavul, & de Dabul de Bathacala ne del Re de Onor ne de Mangalor ne de Canor ne manco del Re de Cucin del Re de Caicolone de quello de Colon ne manco ho ditto del Re de Narsinga: Adesso vi voglio dire qui in Calicut perche lui sie lo piu degno Re de tutti questi sopraditti, & chiamase lui Samory che viene a dire in lingua gentile Dio in terra. Libro .II. Della India. Essendo nui arrivati quasi al capo della India: cioe allo loco nel quale posta e la magior dignita della India ce e parso al primo libro imponer fine & dare principio al sequente come anchora habbia a porgere ad ogni benigno lettore cose de magiore dignita & consolatione de ingegno, & de animo: Tanto quanto la desiderata nostra fatica del peragrare el mondo ce subvenira & lo ingegno anchora ce servira pure sottomettendo ogni cosa al giudicio de homini che forsi habbiano piu paesi da mi seguito. Capitolo de Calicut citta grandissima de India. Calicut sie terra ferma el mare batte nelle mura delle case. Qui non e porto ma appresso un miglio dalla terra verso mezo giorno ce una fiumara laquale stretta allo intrare nella boccha del Mare: & non ha piu che .v. o .vi. palmi dacqua. questa fiumara puoi volta per mezo Calicut, & ha grandissima quantita de rami: Questa citta non ha mura intorno ma dura lhabitatione stretta circa un miglio & puoi le case larghe, cioe separate luna da laltra durano circa .vi. miglia: le case sono molto triste: le mura sono alte quanto e un huomo a cavallo: & sono la magiore [42] parte coperte de foglie, & senza solaro, la cason sie questa che cavando la terra .iiii. o .v. palmi se trova lacqua & per questa cagione non si puol fare grande habitationi: pur una casa de uno mercadante vale .xv. o .xx. ducati. Le case del populo minuto vale mezo ducato l’una un ducato & dui ducati al piu. Cap. del Re de Calicut & della loro religione. El Re de Calicut e gentile & adora el diavolo in el modo che intenderete. Loro confessano che un Dio che ha creato el cielo & la terra & tutto el mondo, & dicono, che se lui volesse iudicare voi & mi el terzo el quarto che non haveria piacere alcuno de essere signore. Ma che lui ha mandato questo spirito suo, cioe el diavolo in questo mondo a far iustitia e ha chi fa bene li fa bene & a chi fa male li fa male: Elqual loro lo chiamano el Deumo: & Dio chiamano .Tamerani, & questo Deumo el Re de Calicut in la soa Capella nel palazzo suo lo tiene in questo modo. La Capella sua sie largha doi passi per ogni quadro & alta tre passi con una porta de legno tutta intagliata de Diavoli de relievo. In mezo de questa Capella sta un Diavolo fatto de metallo a sedere in una sedia pur de metallo. El ditto Diavolo si tiene una Corona fatta a modo del regno Papale con tre corone, & tiene anchora quattro corna & quattro denti con una grandissima bocca naso & occhi terribilissimi, le mani sono fatte a modo de uno tarpino, gli piedi a modo de un Gallo per modo che vederlo e una cosa molto spaventosa. Intorno alla ditta capella le picture soe sonno tutte Diavoli. Et per ogni quadro de essa sta uno Sathanas a sedere in una sedia: La qual sedia e posta in una fiamma de focho: In elquale sta gran quantita de anime longhe mezo dito & uno deto della mano. Et el ditto Sathanas con la man dritta tiene una anima in bocca, & con laltra mano se piglia una anima dalla banda de sotto. Ogni mattina li Bramini cioe Sacerdoti vanno a lavare el ditto Idolo tutto quanto con acqua odorifera & poi lo profumano, profumato che e lo adorano: Et alcuna volta fra la settimana li fanno sacrificio in questo modo. Hanno una certa tavoletta fatta & ornata in modo de uno altare alto da terra tre palmi largha quattro palmi & longha cinque laqual tavola e molto ben ornata de rose fiori & altre gentileze. Et sopra dellaquale hanno sangue de Gallo & carboni accesi in uno vaso dargento con molti profumi suso. Et anchora hanno un Turibulo con loquale incensano a torno el ditto altare. Et hanno una campanella dargento laqual sona molto spesso, & hanno uno cortello dargento con elquale han amazato el gallo & quello tingono nel sangue & lo mettono alcuna volta sopra el focho & alcuna volta lo pigliano & fanno alcuni atti come colui che vol giocare de scrima & finalmente abbrusa tutto quello sangue stando continuamente le candele de cera accese. Lo sacerdote qual vol far el sacrificio se mette alle braccia alle mani & alli piedi alchuni manigli dargento liquali fanno grandissimo rumore como sonagli & porta al collo uno Pentaculo (quello che se sia non so) & quando ha fornito de fare el sacrificio piglia tutte doe le mani pien de grano & se parte dal [43] ditto altare & va allaretro sempre guardando all’altare infino appresso ad uno arbore: & quando e giunto al arboro lui getta quello grano per sopra la testa alto tanto quanto puo sopra dello arboro, poi ritorna & leva ogni cosa dello altare. Capitolo circa el mangiare del re de Calicut. El re de Calicut quando vol mangiare usa questi costumi subsequenti: Havete a sapere che lo cibo che deve mangiare el Re lo pigliano quattro Bramini delli principali & lo portano al Diavolo & primo lo adorano in questo modo: alzano le mani gionte sopra la testa sua & poi tirano le mani a se con la man serrata, & lo dito grosso della mano levano in su & poi li presentano quel mangiare qual se ha da dare al re: & cosi stanno tanto quanto po mangiare una persona & poi li ditti Bramini portano quel cibo al re. Sappiate che questo e fatto solo per dare honore a quello idolo accio che para che’l re non vol mangiare se prima non e stato presentato al Deumo questo mangiare si e in una bacilla di legno, nellaqual sta una grandissima foglia d’arbore & sopra questa foglia sta el ditto mangiare che e riso, & altre cose: lo re mangia in terra senza altra cosa alcuna: & quando mangia li Bramini stanno in piedi tre, o quattro passi lontani dal re con gran reverentia, & stanno abassati con la man nanti la bocca, & in la schina curva, & mentre che’l re parla nissuno deve parlare, & stanno con gran reverentia ascoltando le sue parole. Fornito che’l re ha da mangiare li ditti Bramini pigliano quello cibo che e avanzato al Re & lo portano in un cortile & lo posano in Terra, & li ditti Bramini batteno tre volte le mane insieme, & a questo sbattere viene una grandissima quantita de Cornacchie negre a questo ditto cibo poi se lo mangiano: queste cornacchie sono usate a questo, & sono libere & vanno dove vogliono & non li e fatto male alcuno. Capit. delli Bramini, cioe Sacerdoti de Calicut. Conveniente cosa e & anchora delettabile intendere chi sono questi Bramini: sappiate che sono li principal della fede, come a noi li Sacerdoti, & quando el Re piglia mogliere cerca lo piu degno & lo piu honorato che si sia de questi Bramini, & fallo dormire la prima notte con la moglie sua, accio che la svirgine: non crediate che’l Bramino vada volentieri a far tal opera, anzi bisogna che’l Re li paghi .iiii. o .ccccc. ducati: & questo usa el Re solo in Calicut, & non altra persona. Adesso diremo de quante sorte de Gentili sono in Calicut. Cap. delli Gentili de Calicut, & de quante sorte siano. La prima sorte de gentili che siano in Calicut se chiamano Bramini. La seconda sono Naeri: liquali sono come a noi li gentilhomini, & questi sono obligati a portar la spada & la rotella, o archi, o lance: quando vanno per la strada non portando l’arme non seriano piu Gentilhomini. La terza sorte de Gentili se chiamano Tiva, che sono artesani. La quarta sorte se chiamano Mechna, & questi sono pescatori. La quinta sorte se chiamano Poliar, liquali raccoglieno el Pepe, el vino, & le noce. La sesta sorte se chiamano Hirava, & questi seminano & raccoglieno el riso: queste due ultime sorte de gente, cioe Poliar, e Hirava non se [44] ponno accostare alli Naeri ne alli Bramini a .l. passi: reservato che non fussero chiamati dalli ditti, & sempre vanno per lochi occulti, & per paduli: & quando vanno per li ditti lochi sempre va gridando ad alta voce, & questo fanno per non se scontrare con li Naeri, overo con li Bramini, perche non cridando & andando alcuni de Naeri a vedere li soi fruti & scontrandose con le ditte generatione li prefati Naeri li possono amazzare senza pena alcuna, & per questo respetto sempre gridano. si che havete inteso le sei sorte de gentili. Capitolo del habito del Re, & la Regina, & altri de Calicut, & del loro mangiare. L’habito del Re, & della Regina, & de tutti li altri, cioe nativi del paese vanno nudi & scalci, & portano un panno de bombace, overo de seta intorno alla honesta senza niente in testa, reservato alcuni mercadanti Mori, quali portano una camisola corta fino alla centura, ma tutti li Gentili vanno senza camisa: & similmente le donne vanno nude & scalce como li homini, & portano le trezze longhe: el mangiare del Re & delli gentilhomini, non mangiano carne senza licentia delli Bramini: ma le altre sorte de gente mangiano de ogni carne, eccetto carne de vaccina: & quelli Hirava & Poliar mangiano Surice, & Pesce secco al Sole. Ca. de le cerimonie che fanno dapoi la morte del re. Morto el Re & havendo figlioli maschi, overo fratelli, overo nepoti da canto del fratello, non rimangono Re li figlioli, ne’l fratello, nelli nepoti, ma resta herede, cioe re el figlio d’una sua sorella, & non ce essendo figlioli de ditta sorella, resta Re el piu coniunto al Re: & questo procede che li Bramini hanno la virginita della Regina, & similmente quando cavalca el Re li ditti Bramini se ben fusse de vinti anni el Bramino resta in casa con la Regina: & el Re haveria per summa gratia che quelli Bramini usassero con la Regina, & per questo respetto dicono che la sorella & lui e certo che sono nati tutti de un corpo, & e piu certo de quella che delli figlioli suoi, & per questo la heredita viene alli figlioli della sorella: similmente dapoi la morte del re tutti quelli del regno se radeno la barba & la testa, reservato pure alcune parte della testa: & similmente della barba secondo la volunta delle persone: & anchora li pescatori non possono pigliare pesce per otto giorni: & quando more uno parente destretto del Re similmente se observano questi modi: & el Re se piglia per devotione de non dormire per uno anno con donna, overamente de non mangiare Betole, lequale Betole sono come foglie de melangole, lequale usano loro de continuo a mangiare: & sono tante questa a loro come sono le confettione a noi & mangiano queste piu per luxuriare che per altra cosa alcuna: & quando mangiano le dite foglie mangiano con esse un certo frutto, elquale se chiama Coffolo, & l’arboro, de ditto Coffolo se chiama Arecha, & e fatto a modo de uno piede de Dattale & fa li frutti a quel modo: & similmente mangiano con le ditte foglie certa calcina de scorze de Ostreghe, lequale loro chiamano Cionama. Capitolo come li Gentili alcuna volta scambiano le loro mogliere. [45] Li gentilhomini & mercadanti gentili hanno fra loro tal consuetudine. Seranno alcuna volta dui mercadanti liquali seranno molti amici & ciascuno havera moglie, & l’uno mercadante dira a l’altro in questo modo: langal perganal menaton ondo, cioe, Tal semo stati longo tempo amici? L’altro respondera. Hoguan perga manaton ondo, cioe, Siche io son stato gran tempo tuo amico. Dice l’altro Nipatanga ciolli, cioe, Dicitu la verita che sei mio amico? Rispondera l’altro, & dice. Ho, cioe, Si. Dice l’altro. Tamarani, cioe, per Dio? L’altro risponde, Tamarani, cioe, Per Dio. Dice l’uno. In penna tonda gnan penna cortu, cioe. Cambiamo donne: dami la tua donna, & io ti daro la mia. responde l’altro. Nipantagoccioli, cioe dicitu da senno? dice quell’altro. Tamarani, cioe, Si per Dio. Responde el compagno & dice. Biti banno, cioe, vieni a casa mia. E poi ch’e arrivato a casa chiama la donna sua, & dicegli. Penna in gagaba idocon dopoi, cioe, Donna vien qua, va con questo che costui e tuo marito. responde la donna. E indi, cioe perche? Ditu el vero per dio? Tamarani? Risponde el marito. Ho gran pantagocciolli, cioe, Dico el vero. Dice la donna. Perga manno, cioe, Me piace, Gnan poi, cioe, io vo, e cosi se ne va con el suo compagno alla casa sua. Lo amico suo dice poi alla sua moglie, che vada con quell’altro, & a questo modo scambiano le mogliere, e li figlioli rimangono a ciascuno li soi: fra le altre sorte de gentili prenominati una donna tene .v. vi. & .vii. mariti. & .viii. anchora, & un ce dorme una notte, & l’altro l’altra notte, & quando la donna fa figlioli lei dice, che e figliolo a questo, o a quello, & cosi loro stanno al ditto della donna. Capitolo del viver, & della iustitia de Gentili. Li ditti Gentili mangiano in terra in una bacila de metallo, & per cuchiaro usano una foglia d’arboro, & mangiano de continuo riso, & pesce, & specie, & frutti. Le due sorte de villani mangiano con la mano nella pignatta, & quando pigliano il riso della pignatta tengono la mane sopra la ditta pignatta, & fanno de quel riso una pallotta & poi se la metteno in bocca. Circa la iustitia che se usa tra costoro si e che se uno amazza l’altro lo re fa pigliare uno palo longo quattro passi ben pontuto & appresso alla cima doi palmi fa mettere dui bastoni in croce nel ditto palo, & poi fa mettere el ditto legno in mezzo della schina & passali el corpo & viene a iacere sopra quella croce, & cosi se more el malfattore, & questo martyrio lo chiamano Uncalver: & sel fusse alcuno che dia ferite, overo bastonate, el Re li fa pagare dinari, & cosi lo absolve: & quando alcuno deve havere dinari da un’altro mercadante apparendo alcuna scrittura delli scrittori del re, elquale ne tiene ben .c. tengono questo stile: ponamo caso, che un me habbia a dare .xxv. ducati, & el debitore molte volte me prometta de darli & non li dia, io non volendo piu expettare ne fargli termine alcuno pigliaro una frasca verde in mano & pian piano andaro drieto al debitor, & con la ditta frasca li faro un circulo in terra circundando lui, & se lo posso giungere nel circulo io li diro tre volte queste parole. Bramini raza protha polle, cioe io ti comando per la testa delli Bramini & del re che tu non te parti de qui se non me paghi & mi contenti de quanto debbo haver da te, & lui mi contentara, over morira prima li [46] senza altra guardia, & partendosi del detto circulo & non me pagasse el re lo faria morire. Capitolo dello adorare delli Gentili. La mattina a bona hora questi Gentili se ne vanno a lavare ad uno Tancho elqual Tancho e una fossa d’acqua morta, & come sono lavati non poteno toccare persona alcuna per fin che non hanno fatto l’oratione: & questo e in casa sua & fanno in questo modo la sua oratione, stanno con lo corpo stesi in terra, & stanno molto secreti, & fanno certi atti diabolici con li occhi, & con la bocca fanno certi atti spaventosi, & dura questo per un quarto d’hora & poviene l’hora del mangiare, e no posseno mangiare se la cucina non e fatta per mano d’un gentilhomo, perche le donne non cucinano se non per loro: & queste usano li gentilhomini, le donne attendeno a lavarse & profumarse, & ogni volta che l’homo vole usar con la donna lei se lava & profuma molto delicatamente, ma a tutta via vanno sempre odorifere, & tutte piene de gioie, cioe alle mani, & alle orecchie, alli piedi, & braccia. Capitolo del combattere de quelli de Calicut. Per ordinario ogni giorno se scrima con spade, rotelle, & lanze: & quando vanno in guerra el re de calicut si tiene continuamente .c. millia persone a piedi perche qui non se usano cavalli, ma alcuni leophanti per la persona del re, & a tutta la gente portano una binda ligata in testa de seta de colore vermiglio & portano spade, rotelle, lance, & archi & el re porta un Sombler in scambio d’un stendardo fatto a modo d’uno fondo de botte, & e fatto de foglie d’arboro & e posto in cima d’una canna, & fatto per riparare el sole al Re: & quando sono in battaglia l’un exercito e lontano da l’altro duoi tiri de balestra, & el Re dice alli Bramini. Andate nel campo dello inimico & diti al Re che venga con .c. delli soi Naeri e io andro con .c. delli mei, & cosi vengono l’un & l’altro alla mitta del camino & cominciano a combattere in questo modo, se ben combattessero tre giorni sempre danno doi man dritti alla testa & uno alle gambe quando sono morti quattro o sei de alcuna delle parte li Bramini intrano nel mezzo & fanno retornare l’una & l’altra parte al campo suo, & subito vanno li ditti Bramini alli exerciti de ambe le parte, & dicono. Nurmanezar hanno. responde el re, Matile, cioe, non volete piu? dice el Bramino, Non. Et cosi fa la parte adversa: & in questo modo combatteno a .c. a .c. & questo e il loro combattere: el Re alcuna volta cavalca el Leophante, & alcuna volta lo portano li Naeri, & quando lo portano sempre vanno correndo, & sempre vanno co’l ditto Re molti instrumenti sonando, & alli ditti Naeri da per ciascuno de soldo .iiii. Carlini al mese, & a tempo de guerra li da mezzo ducato, & de questo soldo viveno. La generatione prescritta ha li denti negri per respetto de quelle foglie che gia vidissi che mangiano: morti che sono li Naeri se fanno abrusare con grandissima solennita, & alchuni salvano quella cenere, ma el populo minuto dapoi la morte alcuni li sepelliscono dentro dalla porta della sua casa, & alcuni li sepelliscono davanti alla casa sua, alcuni altri nelli lor giardini: le monete della ditta citta sono battute qui como gia vi dissi in narsinga: & perche nel tempo che me ritrovai in Calicut cestavano grandissima quantita de mercadanti de diversi [47] reami & natione essendo io pur desideroso di saper chi erano tante diverse persone dimandai & fomi ditto che quivi erano mercadanti Mori assai molti dela Mecha parte de Banghella, alcuni de ternasseri, alquanti de Pego, assai de Giormandel, in molta copia de zeilani gran quantita de Sumatra non pochi de Colon & de Caicolon assaissimi de Bathacala: de Dabuli de Chievuli, de Combeia de Guzerati, e de Ormus: ve ne stavano anchora della Persia, & della Arabia felice: parte della Suria, della Turchia, & alquanti della Ethyopia, & de Narsinga, De tutti questi Reami stavano mercadanti in tempo mio. E da sapere anchora che gentili non navigano molto, ma li Mori sono quelli che trattano le mercantie perche in Calicut ce sono ben .xv. milia Mori liquali sono per la magior parte nativi della terra. Capitolo del modo del navigare in Calicut. Mi pare assai conveniente & a proposito el dechiararvi commo navigano queste gente per la costa de Calicut & in che tempo e come fanno li soi navilii. Costoro fanno in prima li soi navilii de quattro overo cinque botte luno quali non hanno coperta. Et quando fanno li ditti navilii infra una tavola & laltra non mettemo stopa in modo niuno: ma congiongono tanto bene quella tavola che tenono lacqua benissimo. Et poi metteno la pegola de fora, & li metteno grandissima quantita de chiodi de ferro. Non crediate perho che loro habiano carestia de stoppa, che li viene in abundantia da altri paesi: ma non la consumano per li navilii. hanno costoro anchora legname bono come nui & in magiore abundantia de nui. Le velle de queste soe nave sono fatte de bombace e portano al pede de ditte vele unaltra intenda & quella spingeno in fora quando sono alla vela per pigliar piu vento si che portano doi intende loro & nui ne portamo una sola. Anchora portano le anchore soe de marmoro cioe un pezo de marmoro longo .viii. palmi & dui palmi per ogni verso. El ditto marmoro porta doe corde grosse attacate e queste sono le soe anchore. El tempo de la navigatione sue sie questo dalla Persia infino al capo de Cumerin che e lontano de Calicut otto giornate per mare alla volta de mezo giorno, & se puo navigare per mesi oto de lanno, cioe Settembre infino per tutto Aprile. Et puoi dal primo di Magio per fino a mezo Agosto bisogna guardarse da questa costa perche fa grandissima fortuna & gran controversia de mare. Et sappiate che Mazo, zugno, Luio, & Agosta notte e giorno sempre piove non che piova continuamente ma ogni notte e ogni giorno piove & poco sole se vede in questo tempo. Et li altri .viii. mesi mai non piove. Alla fine d’Aprile se parteno della costa de Calicut: e passano el capo de Cumerin & intrano in unaltra navigatione laquale e secura per questi quattro mesi, & vanno per specie minute el nome deli soi navili: alcuni se chiamano Sambuchi & questi sono piani de sotto. Alcuni altri che son fatti al modo nostro cioe de sotto & li chiamano Capel. Alcuni altri navilii piccoli se chiamano Parao & sono legni de .x. passa luno & tutti sono de un pezo & vanno con remi de canna e lo arboro anchor de canna. Ce unaltra sorte de barchete piccoline chiamata Alma dia & son pur tutte de un pezo. Anchor vi e unaltra sorte de navilii qual vanno a vela [48] & a remi son fatti tutti de un pezo de longheza de .xii. & .xiii. passa luno & hanno la bocca stretta che non pol andare uno homo a paro ma convien andare uno nanti laltro & sono aguze da tutte doe le bande liquali navilii se chiaman chaturi, & vanno o a vela o a remi piu che galea ne fusta ne bergantino. Questi tali sono corsari de mare. Et questi chaturi se fanno ad una insula qui appresso ditta Porcai. Capitolo del palazo del Re de Calicut. El palazo del re sie circa uno miglio de circuito le mura sono basse come dissi de sopra contra mezi bellissimi de legname intagliati con Diavoli de relievi. El piano della casa e tutto ornato de stercho devaccino. Vale la ditta casa Ducati .cc. vel circa. Gia vi dissi la cagion che non se pol fundare per respeto delacqua che e propinqua. Non se poteria estimare le gioie che porta el Re ben che nel tempo mio stava mal contento per respetto che era in guerra col Re de Portogallo et anchora perche lui havea el mal franzoso e havealo in la gola, non dimeno portava tante gioie nele orecchie, nele mani, nele braccia, neli piedi, nele gambe che era cosa mirabile a vedere: el Thesoro suo sono .ii. magazeni de verghe doro & moneta stampata doro: le quali dicevano molti Bramini che non lo portariano cento muli carichi, & dicono che questo thesoro sie stato lassato da .x. o .xii. Re passati liquali lo hanno lassato per li bisogni de la Republica. Se trova anchora questo Re de calicut una casseta longa tri palmi & alta un palmo & mezo piena de gioie de piu sorte. Cap. delle specie che nascono in quel de Calicut. In el tenimento de Calicut se trova molti arbori da pepe e dentro dalla citta ce ne stanno anchora, ma non in molta quantita. El pede suo sie a modo de una vite, cioe piantato una pianta appresso qualche altro arboro perche da se stesso non potria star dritto si come la vite. Questo arboro fa come la hedera che se abbrazza & va in alto tanto quanto e el legno, o arboro dove si possi abbrancare la ditta pianta fa gran quantita de rami, liquali rami sono de dui o de tre palmi longhi: le foglie de questi rami sono come quelle de melangoli, ma sono piu asciutte, & dal riverso le ditte sono piene de vene minute, per ciascuno de questi rami nascono .v. vi. & .viii. rampazi longhi un poco piu de un dito de homo, & sono come e la uva passa piccola, ma piu assetati, & sono verdi como la Agresta, & del mese de Ottobrio lo raccoglieno cosi verde, & etiam se raccoglie del mese de novembrio, & poi lo metteno al sole sopra certe store, & lo lassano al sole per tre, o quattro giorni, e diventa cosi negro come si vede qui a noi senza farli altra cosa: Et doveti sapere che costoro non potano mai ne manco zappano questo arboro che produce el pepe. In questo loco anchora nasce el zenzevero, elquale e una radice, & de queste tal radice alcune se trovan de .iiii. & de .viii. & .xii. onze l’una: quando la cavano el pede della ditta radice sie circa .iii. o .iiii. palmi longo, & e fatta in modo de alcune cannuzze: & quando coglieno ditto zenzevero in quel medesimo loco pigliano uno occhio della ditta radice che e a modo de uno occhio de canna, & piantala in quello buso che hanno cavato quella radice, & con quella medesima terra lo copreno: In capo del anno tornano a raccoglierlo: [49] & piantalo pur al modo prefato. Questa radice nasce in terra rossa & monte & in piano come nascono li Mirabolani de liquali qui sene trova de tutte le forme. El pede suo sie a modo de un pero mezano & carghano a modo del pepe. Capitulo de alchuni frutti de Calicut. Una sorte de frutti trovai in Calicut che se chiama Ciccara. El pede suo sie a modo de uno Pero grande, & el frutto e longo doi palmi & doi e mezo & e grosso come la cossa de lhomo. Questo frutto nasce nel troncho de lalboro, cioe sotto a le frasche, & parte ne fa a mezo el pede. El colore de ditto frutto sie verde & e fatto como la pigna ma el lavoro e piu minuto. Et quando comincia a maturare la scorza vien negra & pare fragida: questo frutto se raccoglie del mese de Decembrio & quando se mangia pare che se mangi meloni moscatelli & pare che se rasimigli ad un persico cotogno ben maturo & pare anchora che se mangi de una fabrica de melle & tene etiam del sapore de uno melangolo dolce per dentro del ditto frutto tiene alchune spoglie come el melgranato. Et infra le ditte spoglie e unaltro frutto elquale metendolo nelle brascie del foco & poi mangiarlo dirette che sono perfettissime castagne. Si che questo mi pare el meglior frutto che mangiasse mai e lo piu excellente. Se trova quivi anchora unaltro frutto che se chiama Amba el pede suo se chiama Manga, questo alboro sie come un pero & carga come el Pero. e fatta questa Amba al modo de una noce delle nostre quando el mese de Agosto e a quella forma: e quando e matura e gialla & lustra. Questa ha uno osso dentro como e una mandola seccha, & e questo frutto molto meglio che non e el pruno damasceno. Et de questo se ne fa conserva como facemo noi delle olive ma sono assai piu perfette. Qui se trova unaltro frutto a modo de un melone, & ha le fette pur a quel modo e quando se taglia se trova dentro .iii. overo .iiii. grani che pareno uva overo visciole cossi agri: lo arboro de questo si e de altezza de uno arboro de melcotogno & fa la foglia in quello modo, & e questo frutto chiamato Corcopal elqual e ottimo a mangiare, & perfetto per medicina. Trovai anchora quivi unaltro frutto elquale e proprio como el nespolo, ma e biancho come un pomo non me racordo come se chiama per nome. Unaltra sorte anchora de frutto vidi elquale era como una Chochoza de colore & longo dui palmi & piu de .iii. deta de polpa & e assai meglior che la zuccha nel cetro per confettare & e una cosa molto singulare & questo se chiama Comolanga & nasce in terra a modo de Meloni. Nasce in questo paese anchora unaltro frutto molto singulare elqual frutto se chiama Malapolanda. Larbor di questo sie alto quanto un homo o poco piu, & fa .iiii. over .v. foglie lequal sono rami & foglie. Ciaschuna di queste copre un homo da lacqua & dal sol.Nel mezo de questo getta un certo ramo che fa li fiori a modo de un pede de fave, & poi fa alchuni frutti che sono longhi mezo palmo e un palmo, & sono grossi come una hasta de una zanetta. Et quando se vol tagliar el ditto frutto non expettano chel sia maturo perche se matura in casa. Et uno ramo de questi frutti [50] ne fara .cc. vel circa & tutti se toccano luno con laltro. de questi frutti se ne trova tre sorte. Et la prima sorte se chiamano Ciancha palom, questi sono una cosa molto cordiale a mangiare. El color suo sie un pocho giallo e la scorza molto sutile. La segonda sorte se chiama Cadelapolon, & sono molto piu perfetti de li altri. La terza sorte sono tristi. Queste doe sorte sopraditte sono bone a similitudine delli nostri fichi ma sono piu perfette. Larboro de questi frutti produce una volta & poi non piu. El ditto arboro tene sempre allo pede l. o .lx. figlioli & li patroni pigliano de man in mano ditti figlioli & trapiantano & in capo de l’anno produce el suo frutto. Et quando tagliano li ditti rami che siano troppo verdi metteno un poco de calcina sopra li ditti frutti per farli maturar presto. Sapiate che de tali frutti se ne trovano da ogni tempo del anno in grandissima abondantia & se ne da .xx. al quatrino. Similmente qui se trovano tutti gli giorni del anno rose & fiori singularissimi bianche rosse, & gialle. Cap. del piu fruttifero arboro che sia al mondo. Unaltro arboro vi voglio descrivere el meglior che sia in tutto el mondo elquale se chiama Tenga & e fatto questo a modo de uno pede de Dattilo. Et de questo arboro se ne cavano .x. utilita. La prima utilita sono legna per abbrusare: noce per mangiare corde per navicare in mar panni sotili quali poi che son tinti pareno de seta carboni in tutta perfectione. Vino acqua, oglio, & zuccaro. Et delle foglie che cascano, cioe quando casca alchuno ramo se ne copreno le case e queste tengono lacqua per mezo anno. Se io non vi dichiarasse in che modo fa tante cose voi non lo crederesti ne manco poteresti intenderlo. Et ditto arboro fa le perfate Noce come saria un ramo de dattali, & ciascuno arboro fara .c. o .cc. de queste Noce dellequal se ne cava la prima scorza de fori & fassene legna per abbrusare. Et poi appresso alla seconda scorza se ne cava una certa cosa come bombace: o vero lino & questo se da a conzare alli maestri & del fiore de questo ne fanno panni che pareno panni de seta & de quel grosso lo filano & fanno corde piccole & de piccole ne fanno grosse & questo se adoperano per mare. De laltra scorza della ditta Noce se ne fa carbone perfetto. Dapoi la seconda scorza ce la noce bona per mangiare. La grossezza del ditto frutto si e come el dedo piccolo della mano. in mezo della ditta noce come comincia a nascer cosi se comincia a creare lacqua dentro. Et quando la noce ha la sua perfettione cosi e piena dacqua per modo che ce tal noce che havera .iiii. o .v. bicchieri dacqua laqual acqua sie perfettissima cosa da bevere: & e anchora quanto acqua rosata & dolcissima. Della ditta noce sene fa oglio perfettissimo & cosi havete da questa .vii. utilita, De unaltro ramo del ditto arboro non lo lassano producere noce ma lo tagliano alla mita & li dano uno certo pendore & la mattina & la sera lo intaccano con un cortello & poi li metteno un certo liquore elqual liquore tira certo sugo, & quelli homini li metteno una pignatta sotto & raccoglieno quel sugo del qual fra el di & la notte uno arboro ne fara mezo boccale. Et questo pongono al foco & ne fa de una de doe & tre cotte in modo che pare una acqua vita laquale [51] solo ad adorarla, non che ad haverla fa alterare el cervello del homo, & questo e el vino che se beve in questi paesi: de un’altro ramo de ditto arboro producono simelmente questo sugo & lo fanno venire in zuccharo co’l foco, ma non e molto bono: el ditto arboro sempre ha frutti, o verdi, o secchi, & produce frutti in cinque anni, & de questi arbori se ne trova .cc. miglia de paese, & tutti hanno patroni: Per bonta de questo arboro quando gli Re hanno inimicitia l’un con l’altro & amazzandose li figlioli de l’uno & l’altro, pur alcuna volta fanno la pace, ma tagliando l’un Re a l’altro de questi arbori mai in eterno non li saria dato pace. Sappiate che ditto arboro vive .xx. o .xxv. anni, & nasce in loco arenoso, & piantase quella noce per fare de questi arbori & infina tanto che non comincia a pululare, overo a nascere lo arboro de questa e necessario che li homini che la piantano ogni sera la vadano a scoprire, accioche la serena della notte li dia sopra, & la mattina a bon’hora poi la torneno a coprire, perche el sole non la trovi cosi scoperta, & a questo modo se genera & nasce quello arboro: in el presente paese de Calicut se trova gran quantita de zerzelino, delquale ne fanno oglio perfettissimo. Cap. del modo che servano nel seminare del riso. Li homini de Calicut quando vogliono seminare el riso servano questa usanza. La prima cosa arano la terra con li Bovi al modo nostro, & allhora che seminano el riso nel campo de continuo tengono tutti li instrumenti della citta sonando & facendo allegrezza: & similmente tengono a overo .xii. homini vestiti da diavoli, & questi con li sonatori fanno gran festa, accio che’l Diavolo produca assai frutto de quel riso. Cap. delli medici che visitano li infermi in calicut. Essendo alchuno mercadante, cioe Gentile amalato & stia in estremo vanno li sopraditti instrumenti, & li prefati homini vestiti como diavoli a visitare lo infermo & vanno a .ii. o .iii. hore de notte, & li ditti vestiti portano el foco in bocca, & in ciascuna delle mani & nelli piedi portano doi stampelle de legno che sono alte un passo, & cosi vanno cridando & sonando li instrumenti, che veramente se la persona non havesse male in veder queste bestie cosi brutte cascaria in terra per la paura & questi sono li medici che vanno a vedere & visitare lo infermo; & pur quando se senteno lo stomacho ripieno infino alla bocca pestano tre radice de zenzero & fanno una tazza de sugo, & questo beveno, & in .iii. giorni non hanno piu male alchuno, si che viveno proprio come le bestie. Cap. delli Bancheri & Cambiatori. Li Cambiatori & Banchieri de Calicut hanno alcuni pesi, cioe bilance, lequale sono tanto piccoline che la scatola dove stanno & li pesi insieme non pesano mezza onza, e sono tanto iusti che tirano un capello de capo: & quando vogliono toccare alchun pezzo de oro essi tengono li charati d’oro como noi & hanno el parangone como noi, & toccano pure alla usanza nostra quando el parangone e pieno de oro lor tengono una palla de certa compositione, laquale e a modo de cera, & con questa palla quando vogliono vedere se l’oro e bono, o tristo [52] improntano al parangone & levano via l’oro de ditto parangone & poi guardano in esse palla la bonta de l’oro, & dicono, Idu mannu, idu aga, cioe questo e bono, & questo e tristo, & quando poi quella palla e piena de oro vanno a funderla & cavano tutto quel oro che hanno toccato nel parangone: li ditti cambiatori sono suttilissimi nell’arte sua li mercadanti hanno questa usanza quando vogliono vendere, o comprare le loro mercantie, cioe in grosso sempre se vendeno per mano del Cortor, overo del Lella, cioe del Sensale: & quando el compratore & el venditore vogliono accordarse stanno tutti a circulo, & el cortor piglia una tovaglia, & con una mano la tieni li publicamente, & con l’altra mano piglia la man dritta del venditore, cioe le due dite a canto al dito grosso, & poi copre con la ditta tovaglia la mano sua, & quella del venditore, & toccandose questa due dite l’uno & l’altro numerano da uno ducato in fino a .c. milia secretamente senza parlare, io voglio tanto, ne tanto, ma in toccare solo le giunture delle dita se intendono del prezzo, & dicono non, o si, & el Cortor responde non, o si, & quando el Cortor ha inteso la volunta del venditore va allo compratore con el ditto panno, & li piglia la mano in quel modo che e ditto di sopra: & li dice con quel toccare, lui ne vol tanto, el compratore piglia le deta del Cortore, & con li ditti tocchi gli dice, io voglio dargli tanto, & cosi in questo modo fanno el prezzo: Se la mercantia de che se tratta fra loro fusse specie parlano a Bahar, elqual Bahar pesa tre Cantara delli nostri, & se sono panni, parlano a Curia: & similmente anchora se sono gioie: una Curia se intende de .xx. overamente parlano a Farasola, laqual Farasola pesa circa .xxv. libre delle nostre. Capitolo como li Poliari & Hirava nutriscono li loro figlioli. Le donne de queste due sorte de gente, cioe Poliari, & Hirava danno la cinne alli lor figlioli circa tre mesi, & poi li danno a mangiare latte de vaccha, overo de capra, & poi che li hanno impito el corpo per forza senza lavarli el viso, ne la persona lo gettano nella arena, in laquale sta dalla mattina alla sera tutto involto dentro, & perche sono piu negri che d’altro colore non se cognosce se l’e buffalotto, overo orsetto, si che pare una cosa contrafatta, & pare che’l diavolo li nutrisca: la sera poi la sua matre gli da il suo cibo: questi tali sono li piu destri voltegiatori & corritori che siano nel mondo: non mi pare de trapassare el dechiararvi le molte sorte de animali, & uccelli, quali se ritrovano in Calicut, & maxime come sono li Leoni, Porci silvatici, caprioli, lupi, vacche, buffali, capre, & Leophanti, quali perho non nascono qui, ma vengono da altri lochi gran quantita de pavoni silvatici, Papagalli in maxima copia verdi, & alcuno pezzato de rosso, & de questi papagalli ce ne sono tanti che l’e necessario guardare el riso che ditti uccelli non lo mangiano: & l’uno de questi papagalli vale doi quattrini, & cantano benissimo. Vidi anchor qui un’altra certa sorte d’uccelli, liquali se chiamano Saru, & cantano meglio che non fanno li papagalli, ma sono piu piccoli: qui sono molte altre sorte de uccelli differentiati dalli nostri. Avisandovi che una hora [53] la mattina e una la sera, non e tal piacere al mondo quanto e a sentire el canto de questi uccelli, talmente che pare qui stare in paradiso, per esserci tanta moltitudine, de arbori & sempre verdura, il che procede, che qui non se cognosce freddo ne manco troppo caldo. In questo paese nascono gran quantita de gatti maymoni, & valeno l’uno quattro casse, lequal casse valeno un quattrino l’uno, & danno uno grandissimo danno a quelli poveri homini, liquali fanno el vino: questi gatti montano in cima de quella noce, & beveno quel liquor, & poi riversano la pignatta, & gettano quanto del liquore non ponno bere. Capitoli delli Serpenti che se ritrovano in Calicut. Trovase in questo Calicut una sorte de serpenti, liquali sono grossi come un gran Porco, & hanno la testa molto maggiore che non ha un Porco, & hanno quattro piedi, & sono longhi quatro brazza, liquali nascono in certi paludi. Dicono questi del paese, che non hanno tosico, ma che sono maligni animali, & fanno dispiacere alle persone per forza de denti. Qui se trovano tre altre sorte de serpenti, liquali toccando un poco la persona, cioe facendo sangue subito casca morto in terra: & qui e intervenuto molto al tempo mio che sono molto persone toccate da questi animali delliquali se ne trovano de tre ragione: la prima sono come Aspidi sordi: l’altra son scorzoni: la terza e maggiore tre volte che scorzone: de queste tre sorte ce ne stan in grandissima quantita. Et sappiate, che quando el re de Calicut sa dove sia la stantia ferma de alcuni de questi brutti animali li fa fare una casetta piccola sopra per rispetto de l’acqua & se alchuna persona amazzasse uno de questi animali subito el Re lo faria morire: simelmente se alcuno amazzasse una vaccha etiam lo faria morire. Dicono costoro che quelli serpi sono spiriti de Dio, & che se non fossero suoi spiriti Dio non li haveria dato tal virtu, che mordendo un poco la persona subito casca morto, & per questo respetto ce ne sono in tanta copia de questi animali, liquali cognoscono li gentili, & non se guardano da essi: & in nel tempo mio uno de questi serpi intro una notte in una casa, & mordette .ix. persone, & la mattina tutti se trovorno morti & infiati: & quando li ditti gentili vanno in qualche viaggio scontrando alchuno de questi animali tengono haver bono augurio. Capitulo de lumi del Re de Calicut. Nella casa del re de Calicut sono molte stantie, nellequale subito che viene la sera loro hanno .x. overo .xii. vasi fatti a modo d’una fontana, liquali sono de metallo tragettato, & sono alti quanto e una persona: ciaschuno di questi vasi ha tre lochi per tenere l’olio alto da terra doi palmi, e primo un vaso, nelquale sta oglio con stopini de bombace accesi intorno intorno, & sopra questo c’e un’altro vaso piu stretto pur con li ditti lumi, & in cima del vaso secondo ne sta un’altro piu piccolo pure con oglio & lumi accesi, el pede de questo vaso si e fatto in triangolo, & in ciaschuna delle faccie da pede stanno tre diavoli de relievo, & sono molto spaventosi a vederli: questi sono li scudieri che tengono li lumi inanti al re: usa anchore questo Re un’altro costume, che quando more uno che sia suo parente fornito che lo anno del cororio manda ad invitare tutti li principali [54] Bramini che sono nel regno suo, & alchuni anchor ne invita de altri paesi: & venuti che sono fanno per tre giorni grandissimi conviti: el mangiar suo si e riso fatto in piu modi, carne de Porco silvatico & de Cervo assai, perche sono gran cazzatori. In capo de tri giorni el ditto re da a ciascuno delli Bramini principali tri e quattro & cinque Pardai, & poi ogniun torna a casa sua, & tutti quelli del regno del Re se radeno la barba per allegrezza. Cap. come vene gran numero de gente ad .xxv. de Decembrio appresso a Calicut a pigliare il perdono. Appresso de Calicut glie un Tempio in mezzo de un Tancho, cioe in mezzo d’una fossa d’acqua elqual Tempio e fatto a l’antica con due mani de colonne como e S. Ioanne in Fonte de Roma: in elqual Tempio e uno altare de pietra dove se fa il sacrificio: & infra ciaschuna delle colonne del circulo da basso stanno alchune navicelle de pietra, lequale sono longhe dui passi, & sono piene d’uno certo oglio, elqual se chiama Enna intorno alla ripa del ditto Tancho stanno grandissima quantita de arbori tutti quanti d’una sorte: alliquali arbori non se poteria contare li lumi che vi sono accesi: & lo simile stanno de intorno al preditto Tempio lumi de oglio in maxima copia: & quando viene el di de vinticinque del mese de Decembrio, tutto el populo intorno a quindeci giornate, cioe gli Naeri & Bramini vengono a questo sacrificio: & prima che facciano il sacrificio tutti se lavano in nel Tancho, & poi gli Bramini principali del Re montano a cavallo delle barchette prenominate dove sta l’oglio & tutto questo populo viene alli ditti Bramini, liquali a ciascuno ongeno la testa di quello oglio, & poi fanno el sacrificio su quello altare prefato: in capo de una banda de questo altare sta un grandissimo Sathanas, loquale tutti vanno adorare, & poi ciascuno ritorna al suo camino: & in questo tempo la terra e libera e franca per tre giorni, cioe non se po far vendetta l’uno con l’altro: In verita io non vidi mai in una volta tanta gente insieme, reservato quando io fui alla Meccha. Parmi assai a sufficientia havervi dechiarato li costumi & el vivere la religione & sacrificii de Calicut: unde partendomi de qui descriverovi el resto del viaggio mio de passo in passo insieme con tutte le occurrentie in esso accadutemi. Libro terzo della India. Vedendo el mio compagno chiamato cogiazenor non potere vendere la sua mercantia per essere desfatto Calicut dal Re de Portogallo, perche non ci erano, ne manco venivano li mercadanti che soleano venire: & la cagion fu che non venivano, perche el Re consentitte alli Mori che amazzassero .xlviii. Portoghesi, liquali io li visti morti, & per questo respetto el Re de Portogallo sta sempre in guerra, & ne ha amazzato, & ne amazza ogni giorno gran quantita, & perho e disfatta la ditta Citta che a tutta via sta in guerra, & cosi se partemo & pigliammo el nostro camino per una fiumara, laquale e la piu bella che mai vedesse, & arrivassemo ad una citta, laqual se chiama Cacolon distante da Calicut .l. leghe: El re de questa citta si e Gentile, & non e molto riccho: el [55] vivere lhabito & costumi suoi sono a usanza de Calicut. Qui arrivano molti mercadanti per respetto che in questo paese nasce pepe assai & in perfettione. In questa citta trovassemo alchuni christiani de quelli de san Thomaso, de liquali alchuni sono mercadanti e credeno in Christo como noi. Liquali dicono che ogni tre anni li viene un sacerdote a battizarli & veneli de Babilonia. Questi christiani fanno piu quadragesima che noi & fanno la Pascha como noi, & hanno tutte quelle solennita che havemo noi: ma dicono la messa como greci. Li nomi de liquali sono quattro, cioe Ioanni, Iacobo, Mathia & Thome: la terra lo aere & lo sito al modo de Calicut. In termino de tri giorni noi partissimo de qui & andammo ad unaltra citta chiamata Colon distante dalla sopraditta vinti miglia. El re de questa citta si e Gentile & molto possente & tiene .xx. millia homini a cavallo & molti arcieri & de continuo sta in guerra con altri Re. Questa terra si ha un bel porto appresso alla marina. Et in essa non nasce grano: ma frutti al modo de Calicut & pepe in assai copia. El colore de questa gente, lhabito, el vivere, & costumi pur come in Calicut. In quel tempo el Re de questa citta era amico del Re de Portogallo ma stando con altri in guerra non ci parve de dimorare qui onde pigliamo el camino nostro per mare prefato & andammo ad una citta laquale se chiama Chayl pur del Re descontro a Colon .l. miglia videssemo pescare quale perle in mare come gia ve dechiarai in Ormus. Capitolo de Cioromandel Citta della India. Passammo poi piu avanti & arrivammo ad una citta laqual se chiama Cioromandel, laquale e terra de marina & e distante da Colon sette giornate per mare e piu & manco segondo el vento. Questa citta e grandissima & non e murata intorno, & e sottoposta al Re de Narsinga. Et sta posta la ditta citta descontro a la insula de zeilon passato el capo de Cumerin. In questa terra se raccoglie gran quantita de riso, & e scala de grandissimi paesi. Et qui sono molti Mercanti Mori, liquali vanno & vengono per mercantie. Qui non nasce specie de sorte alcuna, ma frutti assai a usanza de Calicut. Ritrovai in questa terra alchuni christiani liquali me dissero chel corpo del santo Thomaso stava .xii. miglia lontano de li. Et che stava in guardia de alchuni christiani. Anchora me dissero che li christiani non potevano piu vivere in quel paese dapoi la venuta del re de Portogallo perche el ditto Re ha morti molti Mori de quel paese, elquale tutto trema per paura de Portoghesi. Et perho li ditti poveri christiani non ponno piu vivere qui: ma sono scacciati & amazati secretamente accio non pervenga questo alle orecchie del Re de Narsinga, loquale e grandissimo amico de christiani & maxime de Portoghesi. Anchora me disse alchuno de quelli christiani uno grandissimo miraculo che’l patre suo li haveva ditto che erano .xlv. anni che li Mori hebbero questione con li christiani & l’una parte con laltra furono feriti, Ma uno christiano fra gli altri fu molto ferito in uno braccio & lui ando alla sepultura de santo Thomaso & con quel braccio ferito tocco la sepultura de santo Thomaso & subito fu libero, Et che da quello in poi lo Re de Narsinga sempre ha voluto ben ali christiani. El compagno mio spazo [56] quivi alchune delle soe mercantie, & perche se stava in guerra con el Re de Tarnassari non stessemo se non alchuni pochi giorni qui: & poi pigliammo un navilio con alchuni altri mercadanti liquali navilii se chiamano Campane che sono piane de sotto & dimandano pocha acqua & portan robba assai, & passassemo uno golfo de .xii. over .xv. leghe dove havessemo grandissimo periculo perche vi son bassi e scogli assai pur arrivamo ad una insula chiamata zailon laqual volta intorno circa mille miglia per ditto delli habitatori de essa. Capitolo de zailon dove nascono le gioie. In questa insula zailon sono quatro Re e tutti gentili, non ve scrivo le cose della ditta insula tutte perche essendo questi re in grandissima guerra fra loro noi non potessemo stare li molto ne manco vedere o intendere le cose de quella: pur dimoratovi alchuni pochi giorni vedessimo quello che intenderete. Et prima grandissima quantita de Leophanti quali nascono li, & anchor vedessimo trovare li Rubini doi miglia appresso alla marina dove sta una montagna grandissima & molto longa al piede dellaquale se trovano ditti Rubini. Et quando uno mercadante vole trovare de queste gioie bisogna parlare prima al re & comprar uno brazo della ditta terra per ogni verso elqual brazo se chiama un Molan & compralo per cinque ducati. Et quando poi cava ditta terra de continuo sta li uno huomo ad instantia del Re & ritrovandosi alchuna gioia che passi dieci carrati el Re la vuole per esso & tutto lo resto ge lassa franco. Anchora nasce qui appresso al ditto monte dove e una grandissima fiumara molta quantita de Granate zaphiri Iacinti & Topazii. Nascono in questa insula li meglior frutti che mai habia visto & maximamente certi Carzofoli megliori che li nostri Melangoli dolci: li megliori credo che siano nel mondo & altri frutti assai ad usanza de Calicut: ma molto piu perfetti. Capitolo del arboro dela Canella. Lo arboro della Canella sie proprio como el Lauro maxime la foglia. Et fa alchuni gran como el lauro ma sono piu piccoli & piu bianchi. La ditta Canella over Cinamomo sie scorza de ditto arboro in questo modo ogni tri anni tagliano li rami de ditto arboro & poi levano la scorza de quelli rami ma lo pede non lo tagliano per niente. De questi arbori ce ne sono in maxima quantita. Et quando coglieno quella canella non ha allhora quella perfettione che ha de li a uno mese. Uno moro mercante ci disse che in la cima de quella grandissima montagna sta una Caverna allaquale una volta l’anno andavano gli homini de quel paese a far oratione per respetto che dicono che Adam stette li suso a piangere & far penitentia, & che anchora se vedeno le pedate de suoi piedi, & che sono circa due palmi longhe. In questo paese non nasce riso, ma neli viene de terra ferma. Li Re de questa insula sono tributarii del Re de Narsinga per respetto del riso che li viene de terra ferma. In questa insula e bonissimo aere & le gente sono de colore leonato scuro. Et qui non e troppo caldo ne troppo freddo. Lhabito suo si e allapostolica portano certi panni de bombace overo de seta & vanno pur scalci. E posta questa insula sotto la linea [57] equinoctiale & li habitanti suoi non sono molto bellicosi. Qui non se usa artegliaria ma hanno alchune lance & spade lequal lance sono de canna & con quelle combattono fra loro ma non se ne amazano troppo de essi perche sono vili. Qui sono rose fiori dogni sorta: & le gente campano piu che noi. Essendo una sera in la nostra nave venne uno homo da parte del re al mio compagno, & disseli che li portasse li suoi coralli & lo zaffarano che de luno & laltro ne haveva gran quantita. Odendo queste parole un mercante de la ditta insula elquale era moro disseli secretamente, non andate dal Re perche ve paghera al modo suo le robbe vostre. Et questo disse con malitia ad fine chel mio compagno se partisse perche lui havea de ditta mercantia. Pur fu resposto al messo del Re chel giorno sequente andaria a sua signoria. Et la mattina venendo prese un navilio e per forza de remi passassemo in terra ferma. Capitulo de Paleachet terra dela India. Arrivamo ad una terra laqual se chiama Paleachet in tempo de tre giorni laquale e sottoposta al Re de Narsingha. Questa terra e de grandissimo traffico de mercantie & maxime de gioie perche qui venghono da zeilon, & da Pego, ce stanno anchora molti gran mercadanti Mori de ogni sorte de speciarie. Noi allogiassemo in casa de un mercadante moro, & li dicessimo donde venivamo & che noi havevamo molti coralli da vendere & zaffarano & molto veludo figurato e molti cortelli. Et ditto mercante intendendo noi haver tal mercantie ne prese gran piacere. Questa terra sie abundantissima de ogni cosa a usanza de India ma non ge nasce grano de riso ne hanno in grande abundantia. La leze e viver lo habito & costumi a la usanza de Calicut & sono gente belicose anchora che non habiano artegliaria alcuna. Et perche stava questa terra con el Re de Tarnassari in gran guerra ad noi non parve de dimorare qui molto tempo. Ma stati che fussemo certi pochi giorni pigliamo poi el nostro camino verso la Citta de Tarnassari ch’e distante mille miglia de qui allaquale citta arivassemo in .xiiii. giornate per mare. Capitolo de Tarnassari Citta de India. La citta de Tarnassari e posta appresso al mare & e terra piana e ben murata e ha un bon porto, cioe una fiumara dalla banda verso tramontana. El Re de questa citta sie gentile & e potentissimo signore, & continuo combatte con el Re de Narsinga, & con il Re de banghella. Et ha costui cento Leophanti armati liquali sono magiori che mai io vedesse. Et tiene de continuo cento milia homini parte a piedi & parte a cavallo per combattere. Larmatura sua sono spade piccole & alcuna sorte di rotelle delequale alcune son fatte de scorze de tartaruca & alcune ad usanza de Calicut, & hanno gran quantita de archi & lance de canna, & alcune anchor de legno. Et quando vanno in guerra portano adosso una veste piena de bombace molto forte imbottita. Le case de questa Citta sono ben murate de mura. El sito suo sie bonissimo alla usanza de christiani & vi nasce anchora de bon grano & bombace, & anchora se fa quivi seta in grandissima quantita. Verzino se trova assai frutti in molta copia & alcuni ad modo [58] de mela & pera dele nostre melangoli, limoni, cetri, e cucuze abundantemente. Et qui se vedeno zardini bellissimi con molte gentileze dentro. Ca. deli animali domestici & silvatici de Tarnassari. In questo paese de Tarnassari sonno Bovi: vacche, pecore, & capre in gran quantita, porci silvatici, cervi, caprioli, Lupi, gatti che fanno el zibetto, leoni pavoni in grande moltitudine falconi, astori papagalli bianchi & de altra sorte che sono de .vii. colori, bellissimi. Qui sono Lepori, starne non ad modo nostro ce anchor qui unaltra sorte de uccelli pur de rapina assai piu grandi che non e una Aquila del becco delquale cioe della parte de sopra se ne fanno manichi de spada. Elqual becco sie giallo & rosso cosa molto bella davedere. El colore del ditto ucello sie negro rosso & alchuna penna bianca. Qui nascono le mazor galline & galli che mai habbia visto in modo che una de quelle galline sia mazor che tre dele nostre. In questa terra in pochi giorni havessemo grande piacere de alcune cose che vedemmo & maxime che ogni giorno nella strada dove stanno li mercanti Mori se fanno combattere alcuni galli & li patroni de questi galli giocano acento ducati a chi meglio combattera. Et vedessemo combattere a dui .v. hore de continuo in modo che alla fin tutti due remasero morti. Quivi anchora se trova una sorte de capre molto mazore delle nostre & sono assai piu belle lequale fanno sempre .iiii. capreti ad un portato. Se vendeno qui .x. & .xii. castrati grandi & boni per uno ducato. Et sene trova dunaltra sorte de castrati liquali hanno le corna ad modo de un daino questi sono magiori che li nostri & combatteno terribilissimamente. Qui sono buffali molto piu deformi che li nostri. Trovasi anchora molta quantita de pesce boni ad usanza nostra. Vidi pur quivi uno osso de pesce elquale pesava piu de .x. Cantara. Quanto al vivere de questa citta li gentili mangiano de ogni carne eccetto bovina & mangiano in terra senza tovaglia in alcuni vasi de legno bellissimi. El bever suo sie acqua inzuccherata chi puo. El dormire loro sie alto da terra in boni letti de bombace & coperte de seda, overo de bombace. Lhabito de costoro poi vanno all’apostolica con uno panno imbotito de bombace, overo de seda. Alcuni mercanti portano bellissime camise de seta, over de bombace, generalmente non portano niente in piedi, eccetto li Bramini liquali portano anchora una beretta in testa de seda, overo de zambellotto: laquale e longha dui palmi. Nela ditta beretta portano in cima una cosa fatta a modo d’una gianda laquale e lavorata tutto intorno de oro. Portano anchora due stringhe de seta larghe piu de doi deta lequale ge pendono sopra al collo. Et portano le orecchie piene de gioie, & in deto nissuna. El colore de ditta generatione sie mezzo biancho perche qui e laere un poco piu freddo che non e in Calicut & la stagione sie a usanza nostra, & simelmente le raccolte. Capitolo come el Re fa sverginare sua mogliere & cosi li altri gentili dela Citta. El Re de ditta Citta non fa sverginare la sua moglie a li Bramini come fa el Re de Calicut anci la fa sverginare a homini bianchi, o siano christiani, [59] overo mori, pur che non siano Gentili: liquali Gentili anchora loro inanzi che menino la sposa a casa sua trovano uno homo bianco, sia de che lingua se voglia, & lo menano a casa loro pur a questo effetto per farse svirginar la moglie: & questo intervenne a noi quando arrivassemo in ditta Citta per ventura scontrammo .iii. o .iiii. mercadanti, liquali comincion a parlar co’l mio compagno in questo modo, langelli ni pardesi, cioe, Amico siti voi forestieri? rispose lui, Si. Disser li mercadanti, Ethera nali ni banno, cioe, quanti giorni sono che seti in questa terra? Li respondemmo, Mun nal gnad banno, cioe, Sono .iiii. giorni che noi semo venuti: & cosi uno de quelli mercadanti ce disse, Biti banno gnan pigamanathon ondo, cioe, Veniti a casa mia, che noi siamo grandi amici de forestieri: & noi udendo questo andassimo con lui: giunti che fussemo in casa sua, lui ce dette a far collatione, e poi ce disse. Amici miei Patanci nale banno gnan pena periti in penna orangono panna panni cortu, cioe de qui a .xv. giorni io voglio menar la donna mia, & uno de voi dormira con lei la prima notte, & me la svirginera. Intendendo noi tal cosa rimanemmo tutti vergognosi, disse allhora el nostro Turcimano, non habbiate vergogna che questa e usanza dela Terra. Udendo poi questo disse el mio compagno, Non ci facciano altro male, che de questo noi ce contentaremo pure pensavamo de essere delegiati: El mercadante ce cognobbe star cosi suspesi, & disse. O langallin maranconia ille ocha manezar irichenu, cioe. O amici non habbiate melanconia che tutta questa terra usa cosi. Cognoscendo al fine noi che cosi era costume de tutta questa terra, si come ce affirmava uno, elquale era in nostra compagnia, & ne diceva, che non havessimo paura: el mio compagno disse al mercadante, che era contento de durar questa fatiga: allhora el mercadante disse. Io voglio che stiate in casa mia, & che voi & li compagni & robbe vostre allogiate qui con meco fino a tanto che menaro la donna. Finalmente dapoi il recusar nostro per le tante carezze che ce faceva costui fussemo astretti .v. che eramo insieme con tutte le cose nostre alloggiare in casa sua. Da li a .xv. giorni questo mercadante meno la sposa, & el compagno mio la prima notte dormitte con essa, laqual era una fanciulla de .xv. anni, & servite el mercadante de quanto gli haveva richiesto: ma dapoi la prima notte era periculo della vita se ce fusse tornato piu: ben e vero che le donne hariano voluto che la prima notte havesse durata un mese: li mercadanti poi che tal servitio da alcuno de noi haveano receputo volentieri ce haveriano tenuti .iiii. e .v. mesi a spese loro, perche la robba val pochi dinari, & anchora perche sono liberalissimi, & molto piacevoli huomini. Cap. come se servano li corpi morti in questa citta. Li Bramini tutti, & li re dopo la morte sua se brusano, & in quel tempo fanno un solenne sacrificio al Diavolo, & poi servano quella cenere in certi vasi de terra cotta vitriata al modo de vitrine, liquali vasi hanno la bocca stretta come una scutella piccola: & questo vaso con la cenere del brusato corpo dentro sotterrano poi nelle loro case: & quando fanno el ditto sacrificio lo fan sotto alchuni arbori al modo de [60] Calicut, e brusando el corpo morto accendeno un foco dele piu odorifere cose che trovar se possano, come che e legno Aloe, Belzui, Sandalo, verzino, storace, & ambra, incenso, & alcuna bella grampa de coralli, lequal cose mettono sopra el corpo, elquale mentre che brusa stanno tutti li istrumenti della citta sonando, e similmente stanno .xv. overo .xx. homini vestiti a modo de diavoli che fanno festa grandissima, & qui presente sta sempre la sua mogliere, & non altra femina niuna facendo grandissimi pianti, & questo se fa a una, o due hore di notte. Capitolo come se brusa la donna viva dapoi la morte del marito suo. In questa citta de Tarnassari poi che sono passati li .xv. giorni dapoi la morte del marito la moglie sua fa un convito a tutti li parenti suoi, & a tutti quelli del marito, & poi vanno con tutto il parentado dove fu brusato el marito pure a quella hora de notte: la ditta donna se mette adosso tutte le sue gioie & altri lavori d’oro tanto quanto vale la robba sua, & poi li parenti soi fanno fare un pozzo alto quanto e alta la persona, & intorno allo pozzo metteno .iiii. o .v. canne, intorno allequale metteno uno panno de seta & nel ditto pozzo fanno uno foco dele sopraditte cose che furono fatte allo marito: & poi la ditta donna fornito che e el convito mangia assai Bettole, & ne mangia tante che la fanno uscire del sentimento suo, & de continuo stanno li instrumenti della citta sonando, & li sopraditti homini vestiti da Diavoli, liquali portano il foco in bocca, como gia vedissi in Calicut: & simelmente fanno sacrificio al Deumo: & puoi la ditta donna va molte volte in su & in giu balando con le altre donne per quel loco, & molte fiate se va a recomandare alli ditti homini vestiti da Diavoli, & li dice, che preghino el Deumo che la voglia accettare per sua: & qui alla presentia stanno sempre grande quantita de donne, lequale sono sue parente. Non crediate perho che costei stia de mala voglia: anci pare a lei, che allhor allhora sia portata in cielo: & a quel modo voluntarosamente se ne va correndo con furia, e da delle man nel panno preditto, & getase nel mezzo de quel foco: & subito li parenti piu congiunti li danno adosso con bastoni, & con alcuna palla de pegola: & questo fanno solo a fine che piu presto mora: & non facendo questo ditta donna saria tenuta fra lor come a noi una publica meretrice, & li parenti suoi la fariano morire: & in questo loco quando se fa tal cosa sempre ce sta il re presente, perhoche chi fa tal morte sono li piu gentili della terra, & non lo fanno cosi tutti in generale: un’altro costume puoco meno horrendo dal prefato ho veduto in questa citta de tarnassari. Sara un giovane che parlera con una donna de Amore, & vorra dare ad intendere a quella che con effetto li vol bene, e che per lei non e cosa ch’el non facesse: & stando in questo ragionamento pigliara una pezza ben bagnata nel oglio & appicciali dentro il foco & ponsela sopra uno braccio a carne nuda, & mentre che quella brusa lui stara a parlare con quella donna, non se curando che se brusi il braccio, per dimostrare a colei che li vol bene, & che per essa e parato a fare ogni gran cosa. Capi. della iustitia che se observa in Tarnassari. [61] Chi amazza altri in questo paese e morto lui a usanza de Calicut: Del dare poi, & del havere bisogna che appara per scrittura, over per testimonio, & lo scriver suo si e in carta como la nostra, non e in foglia d’arboro come in Calicut, & poi vanno ad un governatore della citta, elqual li fa ragion summaria: ma pur quando more alcun mercante forestiero che non habbia mogliere, o figlioli non po lassare la robba sua a chi li piace, perche el Re vole essere lui herede: & in questa terra, cioe li nativi cominciando dal re dapoi la morte sua il figliolo rimane re, & quando more alcuno mercadante Moro se fa grandissima spesa in cose odorifere per conservare quel corpo, loquale metteno in una cassa de legno, & poi lo sotterrano ponendo la testa verso la Meccha, che viene ad essere verso tramontana, & havendo el defunto figlioli remaneno heredi. Capitu. delli navili che se usano in Tarnassari. Hanno queste gente in uso loro grandissimi navili de piu sorte, deliquali una parte sono fatti piani de sotto, perche li tali vanno in alcuni lochi che c’e poca acqua: l’altra sorte sono fatti con la prova dinanzi & di dreto, & portano dui timoni, & dui arbori, & son senza coperta: anchora c’e un’altra sorte de nave grande, lequal se chiamano Giunchi, & questi sono de mille bote l’uno: sopra li quali portano alcuni navilii piccoli a una citta chiamata Melacha, & deli vanno con quelli navili piccoli per le specie minute, dove intenderete quando sara tempo. Capitolo della Citta Banghella & dela sua distantia da Tarnassari. Tornano al mio compagno che lui & io havevamo desiderio de vedere piu avanti: dapoi alquanti giorni che fossemo stati in questa citta preditta stracchi gia de simile servitio che de sopra haveti inteso, & vendute alcuna parte de nostre mercancie pigliamo il camino verso la Citta de Banghella, qual e distante da Tarnassari .ccccccc. miglia: allaquale noi arrivammo in .xi. giornate per mare: questa citta e una delle migliore che anchora habbia visto & ha un grandissimo Reame: El Soldano di questo si e Moro, & fa .cc. millia homini per combattere da piedi & da cavallo, & sono tutti Mahomethani, & combatte de continuo con el Re de Narsinga: questo Reame sie el piu abundante de grano, de carne d’ogni sorte de gran quantita de zuccari similmente de zenzero, & de molta copia de bombace che terra del mondo, & qui sono li piu ricchi mercadanti che mai habbia trovato se carica in questa terra ogni anno .l. navilii de panni de bombace, & de seta, liquali panni sono questi, cioe, Bairam, namone: lizati, ciantar, doazar, & si nabaff: Questi tali panni vanno per tutta la Turchia, per la Soria, per la Persia, per la Arabia felice, per la Ethyopia, & per tutta la India. Sono anchora quivi grandissimi mercadanti de gioie, lequale vengono pur d’altri paesi. Cap. de alcuni mercadanti christiani in Banghella. Trovamo anchora qui alcuni mercadanti christiani che dicevano essere de una Citta chiamata Sarnau, liquali havevano portato a vendere panni de seta, el legno Aloe, & Belzui, & muschio, liquali Christiani dicevano che nel paese suo erano molti signori [62] pur christiani, ma sono sottoposti al gran Cane Gathai: l’habito de questi christiani si erano veste de zambelotto fatte con falde, & le maniche erano imbottide de bombace: & in testa portavano una beretta longa un palmo e mezzo fatta de panno rosso: & questi tali sono bianchi como noi, & confessano esser christiani, & credeno nella Trinita, & similmente nelli .xii. Apostoli, nelli Evangelisti, & anchora hanno el battesimo con acqua: ma loro scriveno al contrario de noi, cioe al modo d’Armenia: & dicevano guardar la Nativita, & passione de Christo, & faceano la nostra Quadragesima, & altre vigilie piu infra lo anno. Questi Christiani non portano scarpe, ma portano alcuni calzoni de seta fatti ad usanza de marinari, liquali calzoni sono tutti pieni di gioie, & nelle mani tutte piene de gioie, & costoro mangiano in tavola ad usanza nostra, & mangiano d’ogni sorte di carne: Dicevano anchora questi che sapevano che ali confini de Rumi, cioe del gran Turco ce sono grandissimi Re christiani: Dapoi el molto ragionare con questi alla fine el mio compagno gli mostro la mercantia sua: fra laquale erano certe belle grampe de coralli grande. Viste che costoro hebbero quelle grampe, ce dissero, che se voleamo andare a una citta dove loro ne menariano, che gli bastava l’animo farne havere dieci millia ducati per quelli, overo tanti Rubini, che in Turchia valeriano .c. millia ducati Respose el Compagno mio, che era molto contento, pur che partissero presto de li: dissero li christiani, De qui a dui giorni se parte una nave, laquale va alla volta de Pego & noi habbiamo da andar con essa se voi volete venire andaremo insieme. Odendo noi questo se mettemmo in ordine & montano in nave con li ditti christiani & con alcuni altri mercadanti Persiani, & perche havessemo notitia in questa citta, che quelli christiani erano fidelissimi prendessimo grandissima amicitia con loro ma inanzi la partita nostra de Banghella vendessemo tutto el resto della mercantia, reservato li coralli, e’l zaffarano, & due pezze de rosato de Fiorenza. Lassamo questa citta, laqual credo che sia la megliore del mondo, cioe per vivere: in laqual citta le sorte delli panni che havete inteso de sopra non li filano le donne, ma li filano gli homini. Noi ce partimo de qui con li ditti christiani, & andammo alla volta d’una citta laqual se chiama Pego distante da Banghella circa mille miglia infra elqual viaggio passassimo uno golfo verso mezzo giorno, & cosi arivammo alla citta de Pego. Capitolo de Pego citta de India. La citta de Pego si e in terra ferma, & e appresso el mare: a mano manca de questa, cioe verso levante sta una bellissima fiumara, per la quale vanno & vengono molti navilii: el re de ditta citta si e Gentile: la fede, costumi, el vivere, & l’habito ad usanza de Tarnassari, ma del colore sono alquanto piu bianchi: & qui anchora l’aere alquanto piu freddo: le stagione loro sono al modo nostro. Questa Citta si e murata, & ha bone case, & palazzi fatti de pietra con calcina: il re si e potentissimo de homini da pedi, e da cavallo, & tiene con lui piu de mille christiani del paese che sopra vi fu nominato: & da a ciascuno per soldo sei Pardai d’oro [63] al mese & le spese. In questo paese e grande abundantia de grano de carne dogni sorte de frutti a usanza de calicut. Non hanno queste troppo Leophanti ma de ogni altri animali sono abundanti. Et hanno anchora de tutte sorte de ucelli che se trovano in calicut. Ma qui sono li piu belli e miglior papagalli che mai habbia visto. Se trovano qui in gran quantita legnami longi e li piu grossi credo che sia possibile a trovare. Lo simile non so se al mondo se trovino le piu grosse canne come qui trovai, dellequale io ne visti che veramente alcuna era grossa quanto uno barile. Sono in questo paese in maxima copia gatti da zibetto de liquali se ne danno tre o quatro al ducato. Le mercantie de costoro sonno solamente gioie cioe Rubini liquali veneno da unaltra citta chiamata capellan laquale e distante da questa .xxx. giornate non perho chio l’habbia vista ma per audito da mercanti. Sapiate che in ditta citta vale piu un diamante & perle grosse che non valeno qui da noi, e similmente un smeraldo quando arrivamo in questa terra el Re era .xv. giornate lontano de li a combatere con unaltro elqual se chiama re de Ava. Vedendo noi questo deliberamo de andare a trovare el re dove era per darghe quelli coralli. Et cosi partissimo de qui con un navilio tutto de uno pezzo & longo piu de .xv. overo .xvi. passi. Li remi de questo erano de canna. Intendiate bene a che modo dove chel remo piglia lacqua era fesso e li metteno una tavola cosita de corde per modo chel ditto naviglio andava piu forte che non va un bergantino. Larboro de questo si era una canna grossa come uno barile dove se metteno le alici. Noi arrivassimo per tre giornate ad un villagio dove trovammo certi mercanti liquali non havean possuto intrare nella ditta citta de Ava per rispetto della guerra. Intendendo noi questo insieme con loro tornassimo a Pego. E de li a cinque giorni torno el re a la ditta citta elquale haveva havuto grandissima vittoria de lo inimico suo. El secondo giorno dapoi ritornato el Re li nostri compagni Christiani ce menorono a parlare con lui. Capi. de lhabito del Re de Pego sopraditta. Non crediate chel Re de Pego stia in tanta reputatione como sta el Re de Calicut anci e tanto humano e domestico che un mamolo li potria parlare, & porta piu rubini adosso che non vale una citta grandissima, & li porta in tutti li deti di piedi. Et nelle gambe porta alcune manille d’oro grosse tutte piene de bellissimi rubini similmente li bracci & li deti de le mani tutti pieni, le orecchie pendeno mezzo palmo per el gran contrapeso de tante gioie che vi porta per modo tal che vedendo la persona del Re allume la notte luce che pare un Sole. Li ditti Christiani parlorono con lui, & li dissero della mercantia nostra. El Re li respose che tornassemo allui passato el di venendo perche el di venendo havea da far sacrificio al Diavolo per la vittoria consequita. Passato el ditto tempo subito che hebbe mangiato el Re mando per li ditti christiani & per el compagno mio che li portasse la sua mercantia. Quando el Re vide tanta belleza de Coralli rimase stupefatto & fu molto contento, perche veramente infra li altri coralli ce erano due grampe che mai andarono in India le simile. Domando questo [64] Re che gente eramo. Resposero li christiani: Signor questi sono Persiani. Disse el Re al Torcimano dimandali se voglino vendere questa robba, El compagno mio respose che la robba era al comando de sua Signoria. Alhora el recomincio a dire che era stato doi anni in guerra con el re de Ava & che per questo respetto non se trovava dinari, ma che se volevamo barratare in tanti rubini chel ce contentaria molto bene. Li facessemo dire per quelli christiani che non volevamo altra cosa da lui salvo lamicitia sua: & che pigliasse la robba & facesse quanto piaceva a lui. Li Christiani ge referire quanto li haveva imposto el compagno con dire al Re che pigliasse il coralli senza dinari e senza gioie. Intendendo lui questa liberalita: respose. Io so ben che Persiani sono liberalissimi ma non vidi mai uno tanto liberale quanto e costui, Et giuro per Dio & per el diavolo chel voleva vedere che seria piu liberale o lui o un Persiano & comando allhora a un suo privato che portasse li una certa casseta laquale era longha doi palmi lavorata d’oro intorno intorno et era piena de rubini dentro e fora. Et aperta che l’hebbe ce stavano .vi. tramezate stantie tutte piene de diversi rubini: & puosela inanzi a noi, dicendo che pigliassemo quello che volevamo noi. Respuose el mio compagno: O signore benigno tu me usi tanta gentilezza che per la fede che io porto a Mahometho io te fo uno presente de tutta quanta questa robba. Et sappi Signore mio chio non vo per il mondo per acquistare robba: ma solo vo per vedere varie gente & varii costumi. Respose el Re. Io non posso vincere de liberalita ma piglia questo che io ti do. Et cosi piglio un buon pugno de Rubini per ciascuna de quelle stantie de ditta cassetta egeli dono. Questi rubini potevano essere circa .cc. & dandoglieli disse piglia questi per la liberalita che me hai usato. Et similmente dono alli ditti christiani doi rubini per ciascuno, liquali furono estimati mille ducati, & quelli del mio compagno furono estimati circa .c. millia ducati. Onde ad questo se po considerare costui essere el piu liberale re che sia nel mondo & ha ogni anno circa un millione doro de rendita. Et questo perche in el paese suo se trova molta lacra, molto sandalo, assai verzino, bombace, & seda in gran quantita, & tutte le sue intrate dona a soldati. Le gente in questo paese sono molto lussuriose. Passati alquanti giorni li ditti christiani pigliorono licentia per loro & per nui. Lo Re comando che ci fussi dato una stantia fornita de cio che bisognava infino a tanto che noi volevamo stare li, & cosi fu fatto. Noi stemmo in ditta stantia cinque giorni. In questo tempo venne nova chel re Ava venia con grande esercito per fare guerra con lui: Elquale intendendo questo lo ando a trovare alla mita del camino con molta gente a cavallo e a piedi. El di dapoi vedessimo brusare doi donne vive voluntariamente in quel modo che ve dechiarai in Tarnassari. Capi. della citta Melacha & Gaza fiumara alias Gange come credo & de la inhumanita deli homini. Laltro giorno montamo in su una nave & andassemo ad un Citta chiamata Melacha laqual sta alla volta del ponente: allaquale arrivamo in otto giorni. Appresso alla ditta Citta trovassimo una [65] grandissima fiumara quanto mai habbiamo visto: laquale chiamano Gaza che monstra esser larga piu de .xxv. miglia. Et incontro alla ditta fiumara sta una grandissima insula laquale se chiama Sumatra. Dicon li habitatori de questa che la volta intorno .iiii. millia e .ccccc. miglia. Quando sara tempo ve diro della ditta insula. Arrivati che fossimo alla citta de Melacha subito fummo appresentati al Soldano elquale sie moro e similmente tutto el regno suo. La ditta Citta sie in terra ferma & paga tributo al Re de Cini, elqual fece edificar questa terra circa .lxxx. anni fa per esser li buon porto elquale e il principale che sia nel mare oceano. Et veramente credo che qui arrivano piu navili che in terra del mondo & maxime che qui vengono tutte le sorte de specie & altre mercantie assaissime. Questo paese non e molto fertile pur vi nasce grano, carne, poche legne, ucelli al modo de Calicut reservato li papagalli che qui sono megliori che in Calicut. Qui se trova gran quantita de Sandalo & de stagno. Ce sono anchora leophanti assai, cavalli, pecore, vacche & buffali, leopardi & pavoni in molta copia, frutti pochi a usanza de zeilani, non bisogna far traffico qui de cosa alcuna salvo che de speciarie & panni de seta. El colore de questa gente sonno olivastri, capilli longhi. L’habito suo al modo del Cairo. Hanno costoro el viso largho locchio tondo el naso amacato. Qui non se pole andare per la terra come e notte perche se amazano a modo de cani. Et tutti li mercanti che arrivano qui vanno a dormire nelli loro navili Li habitatori de questa citta sono de natione de Ciavai. El Re tiene un governatore per fare ragione alli forestieri. Ma quelli della terra se fan ragione da per loro, & sono la pegior generatione che sia credo al mondo. Et quando el re si vol mettere fra loro, essi dicone che deshabitaranno la terra perche sono homini de mare. Lo aere quivi e temperato assai. Li christiani che erano in nostra compagnia ce fecero intendere che qui non era troppo da stare perche sono mala generatione Per tanto pigliammo un Giuncho & andassemo ala volta de Sumatra a una citta chiamata Pider laqual e distante de terra ferma .lxxx. leghe vel circa. Ca. de Sumatra Insula & de Pider citta in Sumatra. In questa terra dicono che sia el meglior porto de tutta la insula laquale gia ve dissi che volta intorno .iiii. M. & .ccccc millia. Al mio parere secondo anchor che dicon molti credo che sia la Taprobana in laquale son .iii. Re de corona liquali sono gentili & la fede loro el vivere lo habito & costumi suoi sono proprio como in Tarnassari, e cosi se brusano le donne vive. El colore de questi habitanti sono quasi bianchi, & hanno el viso largo li occhi tondi & verdi: capelli longhi el naso largo amacato & piccoli de statura. Qui se fa grandissima iustitia al modo de Calicut. La moneta sua sie oro & argento & stagno tutte stampate. Et la moneta doro si ha d’una facia un diavolo dal laltra banda ce a modo de un Carro tirato da Leophanti, & similmente le monete dargento & de stagno. De quelle dargento ne vanno .x. al ducato, & de quelle de stagno ne vanno .xxv. qui nasce grandissima quantita de Leophanti liquali sonno li maggiori che mai vedesse. [66] Queste gente non sono bellicose: ma attendeno alle sue mercantie & sono molto grande amici de forestieri. Cap. de unaltra sorte de Pepe & dela seta, & del Belzui quali nascono nella ditta citta Pider. In questo paese de Pider nasce grandissima quantita de pepe & pepe longo laquale chiamano Molaga. La sorte de ditto pepe sie piu grosso de questo che vien qui da noi & e piu bianco assai & de dentro e vano e non e tanto mordente come questo nostro & pesa molto poco & vendese qui a misura como ad noi se vende la biava: Et sappiate che in questo porto se ne cargha ogni anno .xviii. over .xx. nave lequale tutte vanno alla volta del Cathai, perche dicono che la cominciano grandissimi freddi. Lo arboro che produce questo pepe lo produce longo ma ha le vite piu grosse & la foglia piu larga, & piu pastosa che non ha quello che nasce in Calicut. Se fa in questa Terra assaissima seta & anchora se ne fanno assai fuori nelli boschi senza nutrirla da persona. Vero e che questa non e molto bona. Se trova anchora qui gran quantita de Belzui elquale si e gomma d’arbori. Dicono alcuni perche io non lho visto chel nasce molto distante dalla marina in terra ferma. Capitolo de tre sorte de legne Aloe. Perche la varieta de le cose e quella che piu diletta & invita lhomo si a legere si etiam ad intendere perho m’e parso subiunger questo de ch’io per esperientia ne ho vera certezza. Dunde sappiate che ne Belzui ne legno Aloe non viene troppo nelle parte de christiani. Et accio intendiate son de tre sorte legno aloe La prima sorte & la piu perfetta se chiama Calampat: elqual non nasce in questa insula ma viene da una citta chiamata Sarnau: laquale (si come dicevano li christiani nostri compagni) e appresso alla citta loro, & ivi nasce questa prima sorte. La seconda sorte se chiama loban, elqual viene da una fiumara. El nome de la terza se chiama bochor. dissero li ditti Christiani per che casone non viene da noi el Calampat laquale e che al Cathai, & nel reame de Cini, & Macini, & Sarnu, & Giavai hanno molto piu abondantia de oro che noi. Et simel dissero che li sono piu gran Signori che non sono alle bande nostre de qui & che se dilettano molto piu che noi de queste due sorte de perfumi e che dapoi la morte loro spende grandissima quantita d’oro in questi perfumi, & per questa causa non vengono nelle parte nostre queste sorte perfette & vale in Sarnau x. ducati la libra perche se trova poco de questo. Ca. dela esperientia de ditti legni Aloe & Belzui. Li prefati Christiani ce fecero vedere la esperientia de ambe due le sorte de perfumi. Luno de essi havea un poco de luna & laltra sorta. El Calampat era circa due onze, & fecelo tenere in mano al mio compagno tanto quanto se diria .iiii. volte Miserere mei deus tenendolo stretto con la mane, dapoi li fece aprile la mane. Veramente non senti mai simil odore quanto era quello elqual passava tutti li nostri perfumi. Poi prese tanto Belzui quanto seria una noce, & prese di quello che nasce in Sarnau circa meza libra & fecelo mettere in doi Camere in vasi con foco dentro. In vero vi dico che quello poco [67] fece piu odore, & magior suavita & dolcezza che non saria due libre de altra sorte: non le potria dire la bonta de quelle due sorte de odori, & de profumi: si che inteso havete la ragione, perche le ditte cose non vengono alle parte nostre: nasce anchora qui grandissima quantita de Lacra per far colore rosso, & lo arboro de questa si e fatto como li nostri arbori che producono le noce. Capitolo della varieta de Trafficanti in ditta Insula Sumatra. In questa terra vidi li piu belli lavori che mai habbia visto, cioe alcune casse lavorate d’oro, lequale davano per dui ducati l’una che in verita a noi seria estimata .c. ducati: qui anchor vidi in una strada circa .ccccc. Cambiatori de monete, & questi perche vengono grandissima quantita de marcadanti in questa Citta dove se fanno assaissimi traffichi: el dormire de queste genti sono boni letti de bombace, coperte de seta, & linzoli de bombace: hanno in questa insula abundantia maxime de legnami, & qui fanno de gran Nave, lequale chiamano Giunchi, che portano tre arbori, & portano la prova davanti & di drieto, & quando navigano per alcuno arcipelago perche qui e gran pelago a modo de uno canale andando a vela alcuna volta gli vene el vento davanti subito amainano la vela, & prestamente senza voltare fanno vela all’altro arbore & tornano a retro: & sappiate che sono li piu presti homini che mai habbia trovato: & anchor sono grandissimi natatori, & maestri eccellentissimi de far fochi artificiati. Capitolo delle case, & come se copreno in ditta Insula Sumatra. Le habitatione de ditto loco sono case murate de pietra, & non son molto alte, & gran parte d’esse son coperte de scorze de tartaruca de mare, per che qui se ne ritrova in gran quantita, & nel tempo mio vidi pesarne una laqual pesava .c. & .iii. libre: anchora vidi dui denti de Leophanti, liquali pesavano ccc. & .xxxv. lib. & vidi pure in questa insula Serpenti maggiori assai che non son quelli de Calicut: tornammo alli nostri compagni christiani: liquali erano desiderosi tornare ala sua patria: perho ce dimandarono, che intentione era la nostra, se noi volevamo restar qui, o andar piu avanti, overo tornare indrieto: Li respose el mio compagno: dapoi che io son condotto dove nasceno le speciarie vorrei vederne de alcune sorte avanti ch’io ritornasse indrieto: loro gli dissero: qui non nascono altre specie, salvo quelle che havete veduto: & lui dimando dove nascono le noce moscate, & li garoffoli? li risposero, che le noce moscate & Macis nasceano a una insula, quel era distante de li a ccc. miglia li domandammo allhora se si poteva andar a quella insula securamente cioe securi da ladri, o Corsari: li christiani resposero, che securi da ladri potevamo andare, ma dala fortuna del mare no: & dissero, che con queste nave grande non si poteva andare ala ditta insula che remedio dunque ce seria: disse el mio compagno per andare a questa insula? ce resposero, che bisognava comprare una chiampana, cioe un navilio piccolo, delliquali se ne trovano qui assai: el mio compagno li prego che ne fecessero venir dua che li compraria. Subitamente li christiani trovorno .ii. forniti de gente che li havevano [68] a guidare con tutte le cose necessarie & oportune a far tal viaggio, & fecero mercato de ditti navili de li homini, & cose bisognose in .cccc. Pardai, liquali allhora furon pagati dal compagno mio, elqual poi comincio a dire alli christiani: O amici miei carissimi, ben che io non sia de vostra generatione tutti siamo figlioli de Adam & Eva, volete voi abandonarme, & questo altro mio compagno, elquale e nasciuto nella vera fede? Come nella nostra fede? questo vostro compagno non e persiano repose lui, adesso si ch’e persiano, perche lui fu comprato alla citta de Hierusalem: Sentendo li christiani nominare hierusalem, subito levorno le man al cielo, & poi basciorno tre volte la terra, e dimandorono, de che tempo era quando fu venduto in hierusalem, li respondemmo, che io havea circa xv. anni: Adunque dissero costoro, lui se deve aricordare del suo paese, disse el mio compagno, si ben che se recorda, ancho io non ho havuto altro piacere parechi mesi sono, se non de intender delle cose de quel suo paese, & lui me ha insegnato tutti li membri della persona, & el nome delle cose da mangiare. Udendo questo li Christiani, dissero, la volunta nostra era de ritornare alla patria, laqual e tre .M. miglia lontana, de qui per amor vostro & de questo vostro compagno volemo venire dove voi andarete, & volendo restare el vostro compagno con noi lo faremo ricco, & se vorra osservare la legge persiana sara in sua liberta: responde el compagno mio, io son molto contento dela compagnia vostra, ma non c’e ordine che costui resti con voi, perche li ho dato una mia nepote per moglie per l’amor ch’io gli porto: si che se voleti venire in nostra compagnia voglio prima che pigliate questo presente che io vi do, altramente mai restaria contento: li boni christiani resposero, ch’el facesse quel che a lui piaceva, che de tutto se contentavano, & cosi lui li dono mezza curia de rubini, liquali erano .x. de valore de .ccccc. Pardai. De li a dui giorni furono apparecchiate le ditte chiampane, & ponessemo dentro de molte robbe da mangiare, maxime delli miglior frutti che habbia mai gustato, & cosi pigliamo el nostro camino verso l’Insula chiamata Bandan. Capitolo della Insula Bandan dove nascono noce moscate, & Macis. Infra el ditto camino trovammo circa .xx. Insule, parte habitate, & parte no, & in spatio de .xv. giornate arrivammo ala ditta Insula, laquale e molto brutta & trista, & e de circuito circa .c. miglia, & e Terra molto bassa & piana. Qui non c’e Re ne manco governatore, ma sono alcuni villani, quasi como bestie, senza alcuno ingegno, le case de questa Insula sono de legname molto triste, & basse, l’habito de costoro si e in camisa, scalci, senza niente in testa, li capilli longhi, el viso largo, & tondo, el colore suo si e bianco, & sono piccoli de statura: la fede sua si e gentile: ma sono de quella sorte piu tristi de Calicut chiamati Poliar, & Hirava, quali sono molto debili de ingegno, & de forza, non hanno virtu alcuna, ma viveno come bestie: qui non nasce altra cosa che Noce moscate, & alcuni frutti: el pede della Noce moscata si e fatto a modo de uno arboro de Persico, & fa la foglia in quel modo, ma sono piu strette le rame, & avanti che la Noce habia la sua perfettione li Macis stanno intorno come una rosa aperta, [69] & quando la Noce e matura lo macis la abbrazza & cosi lo coglieno nel mese de Settembrio, perche in questa Insula va la stagione come a nui, & ciascuno homo raccoglie al piu che puo, perche tutte sono commune, & alli ditti Arbori non se dura fatica alcuna, ma lassano fare alla natura: queste Noce se vendeno a mesura, laquale pesa .xxvi. libre per prezzo de mezzo carlino, la moneta corre qui a usanza de Calicut: qui non bisogna far ragione, perche la gente e tanto grossa, che volendo non saperiano far male, & in termine de dui giorni disse el mio compagno alli christiani, li garoffoli dove nascono? risposero, che nasceano lontano da qui .vi. giornate da una Insula chiamata Monoch, & che le genti de quella sono piu bestiali, & piu vili & da poco che non sono questi de bandan: alla fine deliberammo d’andare in quella insula, & fussero le gente come se volessero, & cosi facemmo vela, & in .xii. giornate arrivammo alla ditta insula. Ca. dela Insula Monoch dove nascono li garoffoli. Smontammo in questa Insula Monoch, laquale e molto piu piccola che non e Bandan, ma la gente si e pegiore che quelli de Bandan, & viveno pur a quel modo, & sono un poco piu bianchi, & lo aere un poco piu freddo: qui nascono li garoffoli, & in molte altre insule circunvicine, ma sono piccole & deshabitate: l’arbore deli garoffoli si e proprio come l’arbore del buxolo, cioe folto, & la sua foglia e quasi come quella della cannella: ma e un poco piu tonda, & e de quel color come gia ve dissi in zeilani, laquale e quasi como la foglia del lauro: quando sono maturi questi Garoffoli li ditti homini li sbatteno con le canne, & metteno sotto al ditto arbore alcune store per racoglierli; la terra dove sono questi arbori e come arena, cioe de quel medesimo colore, non perho che sia arena: el paese si e molto basso, & de qui non se vede la stella Tramontana. Veduto ch’havessimo questa Insula, & questa gente dimandammo alli christiani, se altro c’era da vedere, ce risposero, Vediamo un poco in che modo vendeno questi garoffoli, trovammo che se vendeano al doppio piu che le Noce moscate pur a misura perche quelle persone non intendeno pesi. Capitolo della Insula Bornei. Voluntarosi gia eramo de mutar paesi per tuttavia imparare cose nove: allhora dissero li christiani. O caro compagno dapoi che Dio ce ha condutto fin qui a salvamento, se vi piace andiamo a vedere la piu grande Insula del mondo, & la piu riccha, e vederete cosa che mai non haveti visto: ma bisogna che andiamo prima a un’altra Insula, laqual se chiama Bornei, dove e mestieri pigliare una nave grande, perche el mare si e piu grosso. Respose lui. Io son molto contento de fare quel che volete, & cosi pigliamo el camino verso la ditta insula, allaqual sempre se va al mezo giorno: andando continuamente li ditti christiani notte e giorno non haveno altro piacere se non de parlare con meco delle cose de christiani & della fede nostra; & quando io li dissi del Volto Santo che sta in .S. Pietro, & delle Teste de .S. Pietro, & de .S. Paulo, & de molti altri Santi, me dissero loro secretamente, che se io voleva andare con essi che saria grandissimo Signore per haver visto queste cose, io dubitava, che poi che me havessero [70] condutto la, ma io piu haveria possuto tornare alla patria mia, & per questo restai de andare: arrivati che fussemo nell’Insula de Bornei, laqual e distante da Monoch circa .cc. miglia. Trovamo che alquanto maggiore che la sopraditta, & molto piu bassa: la gente de questa sono Gentili, & sono homini da bene, el color suo si e piu bianco che d’altra sorte: l’habito loro si e una camisa de bombace, & alcuni vanno vestiti de zambellotto, alcuni portano berette rosse: In questa insula se fa grandissima iustitia, e ogni anno si carica assaissima quantita de Canphora, laqual dicono che nasce li, & che e gomma d’arbori, se cosi e io non l’ho visto, perho non lo affirmo: quivi el mio compagno nolizo una navetta per .c. ducati. Capitolo come li marinari observano le Navigatione verso la Insula Giava. Fornito che fu la nolizata nave de vittuaglia pigliamo el nostro camino verso la bella Insula chiamata Giava, allaquale arivammo in .v. giorni navigando pure verso mezzo giorno: el patrone de ditta Nave portava la bussola con la Calamita a usanza nostra, & portava una charta, laqual era tutta rigata per longo, & per traverso: dimando el mio compagno alli Christiani puoi che noi havemo perso la Tramontana, come ce governa costui? c’e altra stella Tramontana che questa, con laqual noi navigamo? Li christiani recerco al patrone della nave questa medesima cosa, & lui ce monstro .iiii. o .v. stelle, infra lequali ce n’era una, laqual disse che era al contrario dela nostra Tramontana, & che lui navigava con la Tramontana, perche la calamita era acconcia & sottoposta alla tramontana nostra: anchora ce disse, che da l’altra banda de ditta insula de verso al mezzo giorno ce sono alcune altre generationi, liquali navigano con le ditte .iiii. o .v. stelle contrarie alla nostra, & piu, ce fecero sapere, che de la dalla ditta insula el giorno non dura piu che quattro hore, & che ivi era piu freddo che in loco del mondo. Udendo questo: nui restammo molto contenti & satisfatti. Ca. della Insula Giava, dela fede, del vivere, de li costumi soi, & dele cose, quale nascono in ditta Insula. Adunque seguendo el nostro camino in .v. giorni arrivammo a questa Insula Giava, nellaquale sono molti Reami: li Re delliquali sono gentili, la fede loro si e questa: alcuni adorano li Idoli come fanno in Calicut, & alcuni sono che adorano el Sole, altri la Luna, molti adorano el Bove, gran parte la prima cosa che scontrano la mattina, & altri adorano el diavolo al modo che gia ve dissi. Questa Insula produce grandissima quantita de seda, parte al modo nostro, & parte silvatica, & qui se trovano li megliori Smeraldi del mondo, & oro, & rame in gran copia, grano assaissimo al modo nostro, e frutti bonissimi a usanza de Calicut, carne de tutte sorte a usanza nostra se ritrovano in questo paese: credo che questi habitanti siano li piu fideli huomini del mondo, sono bianchi, & de altezza come nui, ma hanno el viso assai piu largo de nui, li occhi grandi, & verdi, el naso molto amacato, & li capilli longhi: qui sono uccelli in maxima moltitudine, & tutti differentiati dali nostri, eccetto che pavoni, turture, & cornachie negre, lequale tre sorte sono [71] come le nostre. Fra queste gente se fa grandissima iustitia & vanno vestiti all’apostolica de panni de seda & de zambelloto & de bombace, & non usano troppo armature perche non combatte salvo quelli che vanno per mare che portano alcuni archi & la magior parte freze de canna. Et anchora costumano alchune zarabotane con lequale tirano freze attosicate & le tirano con la boccha & ogni poco che fan sangue more la persona. Qui non se usa artegliaria de sorte alcuna ne manco la sanno fare. Mangiano questi pane de grano, alchuni anchora mangiano carne de castrati, o de cervo o vero de porco silvatico, Et alchuni altri mangiano pesce & frutti. Cap. come in questa insula li vecchi se vendeno dalli figliuoli overo da parenti & poi se gli mangiano. Li homini che in questa insula mangiano carne essendo el patre vecchio in modo che non possi far piu esercitio alchuno li figliuoli o vero li parenti lo metteno in piaza a vendere, e quelli che lo comprano lamazano & poi se lo mangiano cotto. Et se alchuno giovene venisse in grande infirmita che paresse a li savii chel fosse da morire di quella: el patre overo fratello de questo infermo lo amazano & non espettano chel mora. Et poi che lhanno morto lo vendeno ad altre persone per mangiare. Stupefatti noi de simil cosa ce fo ditto da alcuni mercadanti del paese. O poveri voi Persiani perche tanta bella carne lassate mangiare a li vermi: Inteso questo subito el mio compagno disse presto presto andiammo alla nostra nave che costoro piu non me giongerano in terra. Capitolo dove a mezzo giorno el Sole fa spera nella Insula Giava. Dissero li Christiani al mio compagno. O amico mio portate questa novella alla patria vostra, & portateli anchora quest’altra che vi mostreremo. Dissero guardate qua adesso che e mezo giorno voltate el viso dove tramonta il sole. Et alzando noi li occhi vedemmo chel sole ce faceva spera alla man sinistra piu da un palmo. Et a questo comprendemo che erravamo molto distante da la patria nostra per ilche restassemo molto maravigliati. Et secondo che diceva el mio compagno credo che questo fu del mese de Zugno perch’io havea perduto li nostri mesi: & alcuna volta el nome del giorno. Sappiate che qui e poca differentia dal nostro freddo al suo. Havendo noi visto li costumi de questa insula ce parve non esser molto da dimorare in essa perho che ce bisognava star tutta la notte a far la guardia per paura de alcuno tristo che non ce venisse a pigliare per mangiarne. Unde chiamati li christiani li dicemmo che al piu presto che potessero tornassemo verso la patria nostra. Ma pure inanzi che partissimo il compagno mio compro doi smeraldi per mille pardai & compro doi mamoli per duecento pardai liquali non havevano natura ne testiculi perche in questa insula ce sono mercanti de tal sorte che non fanno altra mercantia se non de comprare mamoli piccoli alliquali fanno tagliare in pueritia ogni cosa & rimangono come donne. Capitolo del ritornare nostro. Essendo noi in tutto .xiiii. giorni demorati in la ditta Insula Giava perche parte per la paura della [72] crudelta nel mangiare li homini parte anchora per gli grandissimi freddi non ardivamo andar piu avanti, & anchor perche ad essi non ce era piu loco quasi cognito deliberammo tornar indreto: unde nolizassimo una nave grossa cioe un Giunco, & piagliammo el nostro camino da la banda de fora de le Insule verso levante perche da questa banda non e arcipelago e navigase piu securo: navigammo .xv. giornate & arrivamo alla citta de Melacha, e qui stemmo tre giorni dove rimasero i nostri compagni christiani li pianti e lamenti deliquali non se potrian con breve parlar denotarvi tal che veramente s’io non havesse havuto moglie ne figliuoli seria andato con loro. Et simelmente dicevano loro se havessero saputo de venir a salvamento che serian venuti con noi. E credo anchor chel mio compagno li conforto che non venissero perche non havessero causa de dar notitia a christiani de tanti signori che son nel paese loro che pur son christiani & hanno infinite richezze: si che loro restorno: dicendo che voleano tornare in Sarnau. Et noi andammo con la nostra nave alla volta de Cioromandel: diceva el patrone dela nave che intorno la insula Giava & intorno la insula Sumatra erano piu d’otto millia insule. qui in Melacha el mio compagno compro .v. millia pardai de speciarie minute, e panni de seta & cose odorifere. Navigamo .xv. giornate & arrivassemo alla ditta citta de cioromandel, e qui fu scaricato el giunco nolizato in Giava. Stessemo dapoi circa .xx. giorni in questa terra, & al fin pigliamo un naviglio cioe una Ciampana & andassemo alla volta de Colon dove trovai .xxii. christiani Portoghesi. Per laqual cosa io hebi grandissima volunta de fugire, ma restai perche erano pochi, & io havea paura deli Mori: perche erano alchuni mercadanti con noi che sapeano ch’io era stato alla Mecha, & al corpo de Mahometh: & havea paura che loro non dubitassero chio scoprisse le loro hyppocrisie per questo restai de fugire. De li a xii. giorni pigliammo el nostro camino cerso Calicut cioe per la fiumara & arrivammo li in spacio de .x. giorni. Dapoi al longo discorso de varii paesi come nelli soprascritti libri ad ogni benigno lettore facil cosa e conoscere parte per li diversi temperamenti del’aere come se puo considerare parte per le differentie deli costumi quali a passo a passo trovamo como e discritto & maxime delli inhumani homini & alle bestie non dissimili gia fastidito con lo mio compagno deliberando ritornare quello che nel ritorno me intervenne voglio brevemente (accio el parlare mio non sia molesto) recitare al presente perche ad alcuni sera frutierfero overo in refrenare li loro troppo prompti appetiti nel vedere la inestimabile grandezza del mondo, overo essendo in camino, in saperse regere & ali subiti casi operare lo ingegno. Adoncha essendo arivati in Calicut ritornando secondo poco avanti havemo scritto: qui trovammo doi christiani liquali erano Milanesi. Uno se chiamava Ioanmaria & laltro Pietro antonio liquali erano venuti de Portogallo con le nave de Portoghesi & erano venuti per comprar gioie ad instantia del Re. Et quando furon giunti in Cocin se ne fugirono in Calicut. Vedendo questi doi christiani veramente mai non hebbi la magiori allegrezza. Essi & io andavamo nudi [73] a usanza del paese. Io li dimandai se erano christiani. Respose Ioan. maria si semo ben nui. Et poi Piero antonio dimando a me se io era christiano. Li resposi si laudato sia dio. allhora me prese per la mano, & menome in casa sua. Et giunti in casa cominciamo abrazarse luno e laltro & basiarse & piangere. Veramente io non potea parlare christiano me pareva haver la lingua grossa & impedita, perche io era stato .iiii. anni che non haveva parlato con Christiani. Quella notte sequente steti con loro e mai niun de loro & ne io potessemo mangiare ne manco dormire solo per la grande allegrezza che haveamo: Pensate che nui hariam voluto che quella notte havesse durata un anno per ragionare insieme de diverse cose, fra lequale io li dimandai se essi erano amici del Re de Calicut. Me resposero che erano li primi homini chel havesse e che ogni giorno parlavano con esso. Li dimandai anchora che intentione era la sua: me dissero che volentieri serian tornati alla patria nostra ma non sapeano per qual via. Io li risposi tornate per la via che seti venuti. Essi dissero che non era possibile perche eran fugiti dali Portoghesi, & chel Re de calicut li havea fatto far gran quantita de artigliaria contra sua voglia, e per questo respetto non volevano tornare per quella via, & dissero che presto se aspettava larmata del re de portogalo. Io li resposi che se dio me facea tanta gratia che potesse fugire in Canonor quando fusse venuto larmata che saria tanto chel Capitaneo delli Christiani li perdoneria, e disseli che ad essi non era possibile fugir per altra via perche se sepeva per molti reami che essi facevano altagliaria. Et molti Re haveano volunta de haverli nelli mani per la virtu loro, & perho non era possibile a fugire per altro modo. Et sappiate che ne haveano fatto circa .cccc. over .cccc. bocche fra grande e piccoli in modo che concludendo essi havevano grandissima paura de Portoghesi & in vero era d’haverla perche non obstante che essi facevano le artigliarie le imparavano anchor fare alli gentili, & piu me dissero che elli havevano imparato a tirar le spingarde a .xv. creati del Re. Et in el tempo chio steti qui essi detero el desegno & la forma a un gentile per fare una bombarda laquale peso cento & cinque cantara, & era de metallo. Anchor ce era un Iudeo loquale havea fatto una Galea molto bella, & havea fatto quattro bombarde de ferro. El ditto Iudeo andando alavarse in una fossa dacqua se affogo Tornamo a li ditti Christiani, Dio sa quello che li dissi eshortandoli che non volessero far tal cosa contra li Christiani. Pietro antonio de continuo piangeva. Et Ioan maria diceva che tanto li era a morire in Calicut quanto in Roma & che Dio havea ordinato quello che dovea essere. La matina venendo tornai a trovare el mio compagno elqual fece gran lamentatione perche dubitava ch’io non fusse stato morto li gli dissi per excusarme che era stato a dormire in una meschita de Mori a ringratiar Dio & Mahomet del beneficio recevuto che eravamo tornati a salvamento, & de questo lui ne fu molto satisfatto & per potere io sapere li fatti de la terra li disse che voleva stare a dormire nella Meschita, & che io non voleva robba ma che sempre voleva esser povero. Et per voler io fugire da loro pensai de non [74] li poter ingannare salvo che con la hypocrisia perche mori son la piu grossa gente del mondo per modo che lui fu contento. Et questo faceva io per poter parlare spesso a li christiani, perche essi sapevano ogni cosa de giorno in giorno dalla corte del Re. Io cominciai a usare la hypocrisia e finsi de esser Moro Santo, e mai volsi mangiare carne salvo che in casa de Ioan maria che ogni notte mangiavamo due para de galline. Et mai piu non volse praticare con mercadanti ne mancho homo nissuno me vide mai ridere & tutto el giorno stava ne la Meschita salvo quando lui mandava per mi che io andasse a mangiare & cridavami perche io non voleva mangiare carne. Io li respondea chel troppo mangiare conduce lhomo a molti peccati. Et a questo modo cominciai a esser Moro santo & beato era quello che me poteva basciar la mano & alcuno li genochi. Capitulo come me feci medico in Calicut. Accadendo che uno mercadante Moro se amalete d’una gravissima infermita: & non potendo per alcun modo ire del corpo mando dal mio compagno elquale era molto suo amico ad intendere se lui overamente alcun de casa sua gli sapesse dare qualche remedio. Ge respose ch’io l’andaria a visitare: & cosi lui & io insieme andammo a casa del amalato & dimandandoli del suo male lui ce disse: Io me sento molto male al stomacho & al corpo: lo adimando se haveva havuto qualche freddo, per elquale fusse causato questo male. Lo amalato respose che non potea esser freddo, perche non sepe mai che cosa el fusse. Allhora el mio compagno se volto a mi & dimandomi O Iunus sapresti tu qualche remedio per questo amico mio? Io risposi che mio patre era medico alla patria mia, & che quello che sapea lo sapea per pratica che lui me havea insegnato. Disse el mio compagno hor su vediamo se con qualche remedio se puo deliberare questo mercadante mio amicissimo, allhora io dissi: Bizmi lei erechmanerathin, E poi li presi la mano, & toccandoli el polso trovai che havea grandissima febre & dimandailo se li doleva la testa. Rispose lui si che mi dole forte. Et poi li dimandai se andava di corpo. Lui disse che erano tre giorni che non era ito: Io subito pensai questo homo ha carico el stomachno & per aiutarlo ha bisogno de alcun servitiale, & dicendolo al mio compagno lui respose fatteli quello che vi piace pur che’l sia sano. Allhor io detti ordine al servitiale in questo modo. Pigliai zuccaro, ova, & sale, & per la decotione pigliai certe herbe lequale fecero piu mal che bene, le ditte herbe erano como foglie de noce, & a questo modo per un di & una notte li feci cinque servitiali & nullo giovava per respetto delle herbe che erano contrarie ad tal che volentieri haveria voluto non me essere impazato de far tal esercitio. Alla fine vedendo chel non potea ire del corpo per defetto della herba trista pigliai un bon faschio de Porcache e feci circa mezo bocale de succo: & misi in quello altro tanto oglio & molto sale & zuccharo & poi colai ogni cosa molto bene. Et qui feci un altro errore che me se scordo de scaldarlo ma cosi freddo ce lo missi. Fatto che fui il servitiale gli attacai una corda alli piedi & [75] lo tiramo suso alto tanto che lui toccava terra con le mani & con la testa, & lo tenessemo cosi alto per spatio de mezo quarto d’hora: disse il mio compagno. O Iunus, costumase cosi alla patria vostra? Io resposi, Si quando lo infermo sta in estremis, Disse lui, ch’era bona ragione, che stando cosi spicaria meglio la materia: el povero amalato gridava, & diceva, Matile, matile, gnancia tu poi gnancia tu poi, cioe, non piu, non piu ch’io son morto, io son morto: & cosi stando nui a confortarlo, o che fusse Dio, o la natura, comincio far del corpo suo come una fontana, & subito lo calammo giuso, & li ando del corpo veramente mezo barile de roba, e rimase tutto contento: lo di sequente non havea ne febre, ne doglia de testa, ne de stomaco, & dapoi ando molte volte del corpo: l’altra mattina disse, che li doleva un poco li fianchi, io feci pigliare butyro vaccino, overo buffalino, & fecilo ungere & fasciare con stoppa de cannapa, & poi li dissi, che se lui voleva sanare bisognava che mangiasse .ii. volte al giorno, & inanti mangiare voleva che caminasse un miglio a piedi: lui me respose, O nonalirami tino biria biria gnancia tu poi, cioe se voi non volete ch’io mangi piu che due volte al di, presto presto io saro morto, perche lor mangiano .viii. o .x. volte al giorno: pareva a lui questo ordine molto forte: pur tandem lui sano benissimo, & questo dette gran credito alla mia hypocrisia: dicevano poi ch’io era amico de Dio: questo mercante me volse dar .x. ducati & io non volsi cosa alcuna, anzi io detti tre ducati che haveva alli poveri: & questo feci publicamente: perche essi cognoscessero che io non voleva robba, ne dinari: da questo in poi beato quello che me posseva menare a casa sua a mangiare, beato era chi me basava le mani & li piedi: & quando alcuno me basciava le mani io stava saldo in continentia per darli ad intendere che faceva cosa che meritava essere santo, ma sopra tutto el mio compagno era quello che mi dava credito, perche anchora lui me credeva e diceva, ch’io non mangiava carne, e che’l me havea veduto alla Mecha, & al corpo de Mahometh & ch’io era andato sempre in sua compagnia, & cognosceva li costumi mei, & che veramente io era santo, & cognoscendome de bona e santa vita lui me havea data una sua nepote per moglie, si che per questo ogni homo me voleva bene: & io ogni notte andava secretamente a parlare alli christiani, liquali me dissero una volta che eran venuti .xii. nave de Portoghesi in Cononor: allhora dissi, mo e el tempo ch’io scampi de man de cani, & pensassemo .viii. giorni in che modo io potea fugire: loro me consigliavano che io fugisse per terra, & a mi non bastava l’animo per paura de non esser morto dali Mori per essere io biancho & loro negri. Capitolo della nova delle Navi de Portoghesi, quali vennero in Calicut. Un giorno stando a mangiare co’l mio compagno vennero dui mercanti Persiani de Canonor, quali subito li chiamo a mangiare con lui: resposero loro: noi non habbiamo voglia de mangiare, & portamo una mala novella, li dimando, che parole son queste che voi diceti? Disser costoro sono venute .xii. Navi de Portoghesi, lequale havemo vedute con li occhi nostri: [76] dimando el mio compagno che gente sono? resposero li persiani, sono christiani, & tutti sono armati in arme bianche & hanno cominciato a fare un fortisimo Castello in Canonor. Voltosse a me il compagno mio, & dimandomi: O Iunus, che gente sono questi Portoghesi? Io gli resposi, non mi parlar de tal generatione, che tutti sono ladri & corsari de mare, & io li vorrei vedere tutti alla fede nostra mahomethana. Udendo lui questo, rimase de mala voglia, & io molto contento nel cor mio. Capitulo del modo come li Mori chiamano li altri della seta & fede sua alla Chiesa. El giorno sequente intesa la nova, tutti li Mori andarono alla Meschita a far oratione: ma prima alcuni a questo deputati salirono su la Torre della lor chiesa: come intra essi e usanza tre & quattro volte el giorno, & con alta voce cominciarono in scambio de Campane a chiamare li altri alla medesima oratione, & tenendo de continuo un deto nella orecchia, & dicendo. Alla vecubar, alla vecubar aialassale aialassale alalalfale alalalfale alla vecubar ieilla illala e sciaduana Mahometh resulala, cioe Dio e grande, Dio e grande, venite alla chiesa venite alla chiesa, venite a laudar Dio, venite a laudar Dio, Dio e grande, Dio e grande, Dio fu Dio sara, Mahometh messagio de Dio resuscitara, & menorno etiam me con lor, dicendomi che volesse pregare Dio per li Mori, & cosi publicamente me missi a fare la oratione che voi intenderiti, laquale oratione fra loro e cosi commune come e a noi el Pater Noster: & la Ave Maria: Stando gli Mori tutti alla fila, ma sono molte file: & hanno uno sacerdote come da noi un prete, elqual dapoi che sono molto ben lavati comincia a far la oratione in questo modo, dicendo, Un gibilei nimi saithane reginbizimilei erachman erachinal hamdulile ara blaharami erachman erachin malichi lanmedmi iachie nabudu hiachie, nesta himi edina sarathel mostachina ledina ana antha alyhyn gayril magdubin alchyhimu ualla da lim amin alla veccubar: Et cosi feci la oratione in presentia de tutto el populo, & poi tornai a casa co’l mio compagno: el giorno venendo finsi d’essere molto amalato & stetti circa otto giorni che mai volsi mangiare con lui, ma ogni notte andava a mangiare con li dui christiani, lui forte se maravigliava, & dimandavami, perche non voleva mangiare: Io gli respondea, che me sentiva molto male, & che me pareva haver la testa molto grossa & carica, & dicevali, che mi pareva che procedesse da quello aere che non fusse bono per me: costui per l’amore singulare che me portava haria fatto ogni cosa per compiacermi: onde intendendo, che l’aere de Calicut me facea male, dissimi, Andatevene a stare in Canonor per fino a tanto che tornamo nella Persia, & io ve indirizzaro a uno amico mio, elqual vi dara tutto quello che vi bisogna: Io li resposi, che volentieri andaria in Canonor, ma che dubitava de quelli christiani: disse lui, Non dubitate, ne habbiate paura alcuna de loro, perche voi starete de continuo nella citta: Alla fine havendo io ben veduto tutta l’armata che se faceva in Calicut, & tutta l’artigliaria, & l’esercito che se preparava contra christiani, me misse in viaggio per darli aviso, [77] & per salvarmi dalle man de Cani. Capitolo del fugire da Calicut. Un giorno avanti che io me partisse ordinai tutto quello che havea da fare con li dui Christiani: & poi el mio compagno me misse in compagnia de quelli due Persiani, che portarono la nova de Portoghesi, & pigliammo una barchetta piccola: Hora intenderite in quanto periculo io me missi, perche qui stavano .xxiiii. mercadanti Persiani, & Soriani, & Turchi liquali tutti me cognoscevano, e me portavano grandissimo amore, & sapeano che cosa era lo ingegno del christiano: dubitavomi se li domandava licentia, che loro pensariano, che io volesse fugire alli Portoghesi: e se me partiva senza parlarli & per ventura io fusse scoperto, che loro me haveriano ditto, perche non parlavi a noi? & stava in questo pensiero, pur deliberai de partirme senza parlare a niuno, salvo al mio compagno: Lo Iovi da mattina a di tre de Decemb. me parti con li due Persiani per mare, & quando fussimo un tiro de balestra in mare vennero quattro Naeri alla ripa del mare, liquali chiamorono el patrone del navilio & subito tornammo in terra: li Naeri dissero al patrone: Perche levate questo huomo senza licentia del Re? li persiani resposero, Questui e Moro santo, & andammo a Canonor: Sapemo bene desser li Naeri, che e moro santo, ma lui sa la lingua de Portoghesi, & dira tutto quello che fecemo qui, perche se faceva grandissima armata, & comandarono al patrone del navilio, che per niente non me levasse, & cosi fece: restassemo in la spiagia del mare, & li Naeri tornarono ala casa del re. Disse uno deli Persiani, andiamo a casa nostra, cioe in Calicut: io resposi: non andate perche perderete queste .v. Sinabaph, che sono pezze de tela che portavano, pero che non havete pagato el drito al re: disse l’altro persiano O signore che faremo? io resposi: andiamo per questa spiagia per fin a tanto che noi trovaremo un parao, cioe una barchetta piccola, & cosi furno contenti, & pigliammo el camino per .xii. miglia sempre per terra caricati dele ditte robe: pensate che core era el mio a vederme in tanto periculo: all’ultimo trovassemo un parao, ilqual ce porto fin a canonor: el sabato a sera giungemo a Canonor, & subito portammo una litera laqual m’havea fatta el mio compagno a un mercante suo amico, el tenor delaqual diceva che’l me facesse tanto quanto ala sua persona per fin a tanto che lui venisse qui, & dicevali come io era fatto, & el parentato ch’era fra lui & me: el mercante subito c’hebbe letta la littera se la messe in capo, e disse: ch’io seria sopra la sua testa, & subito fece fare molto ben da cena con molti galline & pizoni: quando li dui Persiani videro venire galline dissero: oime che fate voi? Colli tinu ille cioe costui non mangia carne, & subito vennero altre robbe. Fornito che havessemo da mangiare li ditti Persiani dissero a me: andiamo un poco ala marina a piacere, e cosi andammo dove stavano le nave de Portoghesi: Pensate o lettori quanta fu la allegrezza che io hebbe: andando un poco piu avanti vidi al conspetto d’una certa casa bassa tre botte vode, perlequale pensai che li era la fattoria de christiani: allhora alquanto rallegrato hebbi volunta de fugire dentro alla ditta porta, ma considerai che facendo tal cosa in la loro [78] presentia la terra tutta se metteria rumore: e io non potendo securamente fugire notai el loco dove se faceva el castello de Christiani & deliberai de espettar el giorno sequente. Cap. come io fugi da Canonor a Portogallesi. La domenica ala mattina me levai a bona hora, & dissi che volea andare un poco a solazzo: resposero li compagni: andate dove vi piace: & cosi pigliai camino secondo la fantasia mia, & andai dove se faceva el castello de christiani, & quando fui un pezzo lontano dali compagni intrando in la spiaggia del mare me scontrai in .ii. christiani Portogallesi, e disseli. O signori adondes la fortelezas delos Portogallesos: dissero quelli doi christiani: che ses vos christian? io resposi: si signor, laudato sia dios: e lor dissero: donde veneis vos: li resposi io: vengo de calicut: allhora disse l’un a l’altro de dui compagni: andais vos alla fattoria che io quiero menar esto hombre a don Lorenzo, cioe fiol del Vice re: & cosi me meno al ditto castello qual e distante dala terra mezo miglia: & quando arivammo al ditto castello el signor don Lorenzo stava mangiando, subito me ingenocchiai alli piedi de sua signoria; & disse: Signore me recomando a vostra Signoria che me salvais: perche son christiano. Stando in questo modo sentemmo la terra levarsi a rumore; perche io era fugito: & subito furono chiamati li bombardieri che caricassero tutte le artigliarie dubitando che quelli della terra non venissero al castello a combattere: Alhora vedendo el capitaneo che quelli dela terra non fecero alcuno nocumento, me prese per mano & menome a una sala pur interrogandome delle cose de Calicut, & teneme tre giorni a parlar con lui, & io desideroso della vittoria de christiani li dedi tutto l’aviso de l’armata che se facea in Calicut. Forniti questi parlamenti me mando con una galea dal Vice re suo padre in Cucin, dellaqual era capitaneo un Cavaliero chiamato Ioan Sarano: El Vice re giunto che fu hebbe grandissimo piacere, & fecemi grande honore, perche io li detti aviso de quanto se faceva in Calicut: & anchora li disse, che se sua Signoria voleva perdonare a Ioan Maria, & Piero Antonio, liquali facevano artigliaria in Calicut, & darmi segurta per loro, che io li faria tornare, & non fariano contra christiani quel danno che faceano, ben che contra la volunta loro, & che loro haveano paura de tornare senza salvocondutto: Il Vice re n’hebbe grandissimo piacere, & fu molto contento, & feceme il salvocondutto, & li capitani delle nave, e’l vicario nostro, promisse per il Vice re, & in termine de tre giorni me remando con la ditta galea a Canonor, et dettemi una littera, laqual andava al figliolo che me desse tanti dinari quanti me bisognava per pagar le Spie da mandare in Calicut: arrivati che fussemo in Canonor trovai un gentile, elqual me dette la moglie & li figlioli in pegno, & esso lo mandai con mie litere in Calicut a Ioan Maria, & Piero Antonio, per lequal io li avisava, come il Vice re li havea perdonato, & che venissero securamente. Sappiate che li mandai .v. volte la spia inanzi e in dreto, & sempre li scrivea, che se guardasseno & non se fidasseno dele femine ne del suo schiavo, perche ciascun de loro havea una femina, & Ioan Maria havea uno figliolo & uno schiavo, loro [79] sempre scrivevano che volentieri verriano. Alla ultima littera me dissero cosi. Lodovico nui havemo dato tutte le robe nostre a questa spia venite vuoi tal notte con una galea, o ver bergantino dove stanno li pescatori perche non ce guardia in quel loco piacendo a dio veneremo nui dui & tutti la brigata. Sappiate chio li scrivea che venissero lor soli & che lassassero le femine el figliuolo la robba & el schiavo & che portassero solo le gioie & li dinari & sapiate che haveano un Diamente qual pesava .xxxii. carati elqual dicevano che valeva .xxxv. millia ducati & havevano una Perla che pesava vintiquattro carati, & haveano doi milia Rubini liquali pesavano un caratto & un carrato & mezo luno, & havevano .lxiiii. anelli con gioie ligate, & havevano M.cccc. pardai & anchora volevano salvare .vii. spingarde & tri gatti maimoni & dui gatti da zibetto & la rota da conzar gioie si che la miseria sua li fece morire. Lo schiavo suo quale era de Calicut se avide che costoro voleano fugire subito se nando al Re e disseli ogni cosa el Re non li credeva. Niente dimanco el mando .v. Naeri a casa sua a stare in sua compagnia. Vedendo el schiavo chel Re non li voleva fare morire se nando al Cadi di la fede de mori e disseli quelle medesime parole che havea ditto al re, & piu li disse che tutto quello che se faceva in Calicut loro avisavano a li christiani. El Cadi moro fece un consiglio con tutti li mercanti mori infra liquali adunorono cento ducati liquali portarono alo Re de Gioghi elqual se trovava alhora in Calicut con tre milia Gioghi: alquale ditti Mori dissero, Signore tu sai li altri anni quando tu vieni qui noi te facemo molto bene & piu honore che non facemo adesso, la causa e questa che sono qui due christiani inimici dela fede nostra e vostra liquali avisan li Porthogesi & tutto quello che se fa in questa terra per questo te pregamo che tu li amazi & piglia quelli .c. ducati. Subito el re de Gioghi mando .cc. homini ad amazare gli ditti dui christiani & quando andorno alla sua casa comenzorno a diece a diece a sonar corneti e domandare elemosyna. Et quando li christiani videro multiplicare tanta gente dissero questi vogliono altro che elemosyna & comenzarno a combattere per modo che essi dui ne amazarno sei de quelloro & ne ferirno piu de .xl. A lultimo questi giochi gli tirorno certi ferri che son fatti a modo d’una rotella & tirorno con una fionda & dettero a Ioanmaria nela testa & a Pietro antonio nela testa per modo che cascorno in terra & poi li corsero adosso & li talliorno le vene dela gola & con le mane li bibero el sangue La femina de Ioan maria se ne fugi con el figliuolo in Canonor & io comprai el figliuolo per otto ducati doro elquale io lo feci battizare el di de san Lorenzo & poseli nome Lorenzo perche lo battizai quel di proprio & in termine d’un anno in quel di medesimo moritte de mal franzoso. Sapiate che de questa infirmita io ne ho visto de la da Calicut tre mille miglia & chiamase Pua, & dicono che sono circa .xvii. anni che comenzo & e assai piu cativo del nostro. Capitulo de l’armata de Calicut. A dodeci di de Marzo Mille e cinquecento e sei venne questa nova de li christiani morti in questo [80] giorno medemo se parti la grandissima armata de Pannani. Et da Calicut & da Capogat & da Pandarani & da Tornopotan tutta questa armata erano .cc. e ix.velle de lequale erano .lxxxiiii. nave grosse, & lo resto eran navili da remi zoe Parao. Nella quale armata erano infiniti Mori armati e portavano certe veste rosse de tela imbottite de bombace & portavano certe barete grande & imbottite & similmente alle braccie braccialeti & guanti imbottiti & archi assaissimi & lance spade e rotelle & artegliaria grossa & minuta ad usanza nostra. Quando nui vedessimo questa armata che fu adi .xvi. del mese sopraditto. Veramente a vedere tanti navilii insieme pareva che se vedesse uno grandissimo boscho. Nui altri christiani sempre sperando che Dio ce havesse adiutare a confundere la fede pagana, & el valentissimo cavalier Capitaneo de larmata figliolo de don Francesco dal meda Vicere della india era qui con undeci navilii infra liquali erano due Galee & uno Bergatino. Como vidi tanta moltitudine de nave fece como valentissimo capitaneo chiamo asi tutti li cavallieri & homini de le ditte nave & poi comincio essortarli & pregarli che volesseno per lo amore de Dio & della fede christiana exponerse volentieri a patire la morte dicendo in questo modo. O signori o fratelli hogi e quel giorno che tutti nui ce dovemo aricordare de la passione de Christo & questa pena porto per redimere nui peccatori hogi e quel giorno che a nui sera scancellati tutti li nostri peccati. Per questo vi priego che voliamo andare vigorosamente contra questi cani per che spero che Dio ce dara vittoria & non vorra che la fede sua manchi. Et poi el padre spirituale stava sopra la nave del ditto capitaneo con el Crucifixo in mano & fece un bel sermone a tutti essortandone a fare quel che eramo obligati. Et poi ce fece la absolutione de pena & colpa & disse. Orsu figlioli mei andamo tutti volentieri che Dio sara con noi, & sepe tanto ben dire che la magior parte de noi piangevamo & pregavamo Dio che ce facesse morire in quella battaglia in questo mezo veneva la grandissima armata de Mori alla volta nostra per passare. In questo giorno medesimo el nostro Capitaneo se parti con doe nave & andossene alla volta de Mori & passo infra due nave lequale erano le mazore che fossero in larmata de Mori. Et quando passo per mezo le ditte nave e salutorono l’uno & l’altro con grandissimi tiri d’artegliaria, & questo fece el nostro capitaneo per cognoscere queste due nave & che modo teneano perche queste tenivano grandissime bandiere, & eran Capitanee de tutta larmata, per quello giorno non fu fatta altra cosa: La mattina sequente a bonora li Mori comenzorno tutti a fare vela & venire verso la Citta de Canonor & mandoron a dire al nostro capitaneo che li lassasse passare & andare al viaggio suo che loro non volevano combattere con christiani. El nostro Capitaneo gli mando a dir che li Mori de Calicut non lassorno tornare li christiani che stavano in Calicut sopra la sua fede: perche ne amazorno .xlviii. & li robborono tre milia ducati in fra robba & danari. Et poi li disse. Passate se potete passare: ma prima sapete che cosa sono li christiani. [81] Disse li mori, Mahometh nostro ce defendera da voi christiani & cosi comenzorno tutti a far vela con grandissima furia a voler passare, & sempre navigano appresso a terra .viii. o .x. miglia. Et el nostro capitaneo li volse lassar venire per fin incontro ala Citta de Canonor, questo fece el nostro capitaneo perche Re de Canonor, stava a vedere e per mostrarli quanto era l’animo de christiani. Et quando fu hora da mangiare el vento comincio un poco a rinfrescare, & el nostro Capitaneo disse: Or su fratelli che adesso e tempo che tutti siamo boni cavallieri, & comincia andare alla volta de queste due grandissime nave. Non vi potria dire le sorte de instrumenti che sonavano ad usanza loro. El nostro capitaneo valentemente se incatheno con una de le nave deli Mori, cioe la piu grossa, e li Mori tre volte gitarno via la nostra cathena, alla quarta volta rimasero attacati, & subito gli nostri christiani saltorno in la ditta nave nella quale erano .cccccc. Mori qui fu fatta crudelissima battaglia con maxima effusione de sangue per modo che de questa nave non scampo alcuno tutti rimasero morti, poi el nostro Capitaneo ando a trovare laltra grandissima nave de mori laqual gia stava incathenata con unaltra dele nostre nave & qui anchora fu fatta crudel battaglia: nellaquale morireno .v.c. mori. Quando queste due nave grosse furno prese tutto il resto dell’armata de mori se messero alla desperata & se spartirno le nostre .xi. vele per modo che era tal nave delle nostre che havea intorno .xv. o .xx. de quelle de mori a combattere. Qui fu un bel vedere menar de mani ad uno valentissimo capitaneo chiamato Ioan sarrano ilqual fece con una galea tanta crudelta de mori che non se potria dire. Et fu volta che lui havea intorno alla sua Galea .l. Navilii da remi & da vela tutti con artegliaria. Et per la gratia de dio ne in galea ne in nave non fu mai morto niuno de christiani ma feriti assai per modo che duro tutto quello giorno el combattere una volta el bergantino nostro se alogo un poco da le nave subito fu messo in mezzo da .iiii. navilii de mori e combattete lui aspramente e fu hora che stavano sopra el Bergantino .xv. Mori per modo che li christiani se erano retirati tutti ala poppa. Et quando el valente capitaneo chiamato Simon martin vide esser tanti mori sopra el bergantino salto infra questi cani & disse O Iesu christo dace vittoria aiuta la tua fede, & con la spada in mano taglio la testa a sei over sette tutti li altri Mori se gittorno nel mare et fugirno chi qui chi la. Quando li altri mori videro chel bergantino havea havuto vittoria quatro altrri navilii andorno a soccorrer li soi. El capitaneo del bergantino vedendo venire li ditti Mori subitamente prese un barile dove era stato la polvere dentro e poi prese uno pezo de una vella & missela nella bocca de ditto barille laqual parea che fusse una pietra de bombarda: & messe un pugno de polvere sopra quel barille, & stando col fuoco in mano monstrava de volere scaricare una bombarda. Li mori vedendo questo crescero che’l ditto barile fusse una bombarda & subito voltorno indrietto. Et el ditto Capitaneo se retiro dove stavano li Christiani col suo Bergantino vittorioso. El nostro Capitaneo puoi se misse fra tutti questi cani [82] delliquali ne furon prese .vii. nave cariche, parte de specie & parte d’altra mercantia. Et .ix. over .x. ne furono getate in fundo per forza de artegliaria, infra lequale ce ne era una carica de Leophanti. Quando li Mori videro andar per el mare tanti de loro & che erano prese le due nave Capitanee de l’armata & altri navilii subito se missero in rotta a fugire chi qui chi la chi in terra chi in mare chi in porto chi a traverso. Ala fine vedendo el nostro Capitaneo tutti li navilii nostri salvi disse. Laudato sia Iesu christo, seguitiamo la vittoria contra questi cani & cosi tutti insieme se missero a seguitarli. Veramente chi havesse alhora visto fugire questi cani pareva che havessero drieto una armata de cento nave. Et questo combattere comincio da hora del mangiare & duro per fin alla sera. Et poi tutta notte furono seguitati si che tutta questa armata fu sbaratata senza morte de alcuno christiano, e li nostri navilii che restorno qui seguitorno una altra nave grossa alla volta del mare. Allultimo la nostra nave fu piu valente che la sua la quale fu investita da noi in modo che tutti li Mori se gittorno a notare, & noi continuamente li seguitassemo con el schiffo con le balestre, & lance amazando & ferendo de elli in fino in terra: ma alquanti se salvorno per forza de notare, & questi erano da .cc. persone quali natorno piu de vinti miglia quando sotto & quando sopra lacqua, & alcuna volta credevamo che fussero morti e quelli sorgevano lontano un tiro de balestra da noi. Et giunti che eramo appresso elli per amazarli credendo che fussero stracchi denovo se meteano sotto laqua per modo che ce parea che fusse un miraculo grandissimo che costoro tanto durassero a notare. Pur al fine la magior parte morireno, e la nave sene ando al fundo deli colpi d’artegliarie. La mattina sequente el nostro Capitaneo mando le galee el Bregantino con alcuni altri navili a canto la costa a vedere li corpi che se poteano contare. Trovarno che quelli ch’erano in spiaggia morti, & per el mare & quelli delle nave prese furono contati .iii. M. vi. c. corpi morti. Sapiate che molti anchora ne furon morti quando se messero in fuga liquali se gettavano in mare. El re de Canonor vedendo tutta questa guerra disse questi christiani sono molto animosi & valenti homini: Et veramente io me sono ritrovato in alcuna guerra alli miei giorni, ma non vidi mai li piu animosi de questi Portoghesi. laltro giorno dapoi tornamo al nostro Vice re elqual era a Cuccin. Lasso considerare a voi quanta fusse la allegrezza del Vice re e del Re de Cuccin, quale e ver amico del Re de Portogallo vedendoce tornare vittoriosi. Cap. come fui remandato al Vice re in Canonor. Lassamo larmata del Re de Calicut laquale rimase desfatta & tornamo al fatto mio. Passati tre mesi il Vice re per sua gratia me dette un certo officio elquale era la fattoria delle parte & in questo officio stetti circa un anno & mezo. Deli ad alcuni mesi el mio signore Vice re me mando sopra una nave a Canonor perche molti mercanti de Calicut andavano in Canonor, & pigliavano el salvo condutto da christiani con darli ad intendere che erano de Canonor & che volevano passar con mercantie dele nave de canonor: e non era el vero perho el Vice re mi mando per cognoscer [83] questi mercanti, & intender queste fraude: accadette in questo tempo che’l re de Canonor moritte, & l’altro che fu fatto fu molto nimico nostro, perche’l Re de calicut lo fece per forza de dinari, & prestoli .xxiii. bocche de foco, nel .1507. comincio la grandissima guerra adi .27. d’Aprile & duro per fin a .17. d’Agosto: adesso intenderete che cosa e le fede christiana, & che homini sono Portogallesi, andando un giorno li christiani per pigliare acqua, li Mori li assaltarono per molto odio che ce portavano: li nostri se retirorno nela forteza, laqual gia stava in bon punto, & per quel giorno non se fece mal nissuno, il nostro capitaneo qual se chiamava Lorenzo de britte mando a sapere questa novita al vice re che era in Cucin, & subito ce venne el signore don Lorenzo con una caravella fornita de tutto quel ch’era bisogno, & dappoi a .iiii. giorni el ditto don lorenzo se torno in cucin, & noi restassemo a combatter con questi cani & non erano piu che .cc. homini: el mangiar nostro era sol riso, zuccaro, e noce, & non haveamo aqua per bere dentro nel castello: ma ce era forza doi volte la settimana andar a pigliare acqua ad un certo pozo, elquale era lontano dal castello un tiro de balestra & ogni volta che andavamo per acqua sempre bisognava pigliarla per forza d’arme, & ogni volta che scaramuzavamo con loro la manco gente che venisse erano .xxiiii. M. & alcuna volta furno .xxx. xl. & .l. M. persone liquali haveano archi, lanze, spade, & rotelle, con piu de: c. & .xl. bocche d’artegliaria infra grosse & minute, & havevano alcuna armatura indosso come vi ho ditto nell’armata de Calicut: el combatter suo era in questo modo: venevano do over tre millia alla volta, & portavano tanti soni, & tanti instrumenti, & con fochi artificiati, & correvano con tanta furia, che veramente hariano fatto paura a .x. millia persone, ma li valentissimi christiani andavano a trovarli de la dal pozzo, & mai se accostorno alla fortezza a dui tiri de pietra, e ci bisognava ben guardare davanti & da dietro, perche alcuna volta venivano de questi Mori per mare con .xl. parao per pigliarsi in mezzo: nondimeno ogni giorno de battaglia noi amazzavano .x. & .xv. & .xx. de loro, & non piu, perche come vedevano alcuno delli soi morti subito se mettevano in fuga: pur una volta fra le altre una bombarda chiamata la Serpe in uno tiro ne amazo .xviii. de lor, & mai essi amazzarno alcuno de noi: Dicevano che noi tenevamo el diavolo che ce defendeva: questa guerra da .xxvii. d’Aprile mai cesso fina alli .xvii. d’Agosto: Poi venne l’armata de Portogallo, dellaquale fu capitaneo el valentissimo cavalliere Tristan da Cugna allaqual giunta, che fu in Canonor facessemo segno che noi stavamo in guerra, & subito el prudente Capitaneo fece armar tutti li battelli dele nave & fece venire .ccc. cavallieri tutti armati de arme bianche, in modo che se non fusse stato el nostro Capitaneo subito che desmontarono in terra noi volevamo andar a brusare tutta la citta de Canonor, pensate o benigni lettori, che allegrezza fu la nostra quando vedessemo tal soccorso, perche in vero noi eramo quasi stracchi, & la magior parte feriti, quando li Mori videro venuta la nostra armata subito mandarno un Imbasciatore, elqual si chiamava Mamal maricar, elquale era il piu ricco dela terra, & venne a dimandar la pace, perlaqual cosa subito [84] fu mandato al Vice re che era in Cucin ad intendere quel che se havea da fare: el Vice re mando a dire, che subito se facesse la pace, & cosi fu fatta: & questo fece lui solo per poter caricare le nave & mandarle in Portogallo: passati .iiii. giorni vennero dui mercanti de Canonor, liquali erano amici miei prima che fusse fatto guerra, & parlarono meco in questo modo che intenderete: Fattore on maniciar in ghene ballia nochignan candile ornal paru maniciar patance maniciar hiriva tu maniciar cia tu poi nal nur malabari nochi ornal totu ille cura po, cioe, O fattore, mostrame un homo elquale e piu grande che nissun de voi un brazzo, elqual ogni giorno ha amazato .x. xv. & .xx. de noi: & li Naeri erano alcuna volta .cccc. & .ccccc. a tirare a lui, ne mai una fiata lo potessero toccare: io li risposi in questo modo: I du manicar nicando inghene ille cocin poi, cioe, Quello homo non e qui, ma e andato a Cocin: poi pensai che questo era altro che christiano, & disseli: Giangal ingaba ni manaton undo: Respose un de quelli Undo: Io gli dissi: Idu maniciar nicando Portogal Idu: respose: Tamerani ni patanga cioli ocha malamar patangnu idu Portogal ille Tamaran Portugal piga nammi, cioe io li disse: Amico mio vien qua, quel cavalliere che hai visto non e portoghese, ma e el dio de Portoghesi & de tutto el mondo: Lui rispose: Per Dio che tu dici la verita, perche tutti gli Naeri dicevano, che quello non era Portoghese, ma ch’e el Dio loro, & che era meglio el Dio de Christiani che’l suo, & loro non lo cognoscevano: si che a tutti parve che fusse miraculo de Dio: guardate che gente sono che alcuna volta stavano .x. e .xii. homini a vedere sonare la nostra campana & la guardavano come una cosa miraculosa, & poi che la campana non sonava piu, dicevano in questo modo, Idu maniciar totu, Idu parangnu tot ille parangnu ille tamarani portogal perga nan nu, cioe, questi toccano quella campana, & essa parla, come non la toccano piu essa non parla piu, questo Dio de Portogallo e molto buono: & anchora stavano alcuni de questi Mori alla nostra messa & quando era mostrato el corpo de christo, io gli diceva, quello e el Dio de Portogallo & de gentili, & de tutto el mondo, e lor dicevano, voi dite la verita, ma noi non lo conoscemo: onde se po comprendere che lor pecchino simplicemente: se trovan perho alcuni de questi che sono massimi incantatori, noi li havemo visti constringere serpenti, liquali quando toccano alcuno subito casca morto in terra: anchora vi dico che sono li magiori & li piu destri attigiatori che credo sia in tutto el mondo. Cap. dello assalto de Portoghesi contra Pannani. Hormai seria tempo de ritornare alla patria mia, impero che’l capitaneo dell’armata cominciava a caricare le nave per tornare alla volta de Portogallo: & per essere io stato sette anni fora de casa mia, & per lo amore & benivolentia verso la patria, & anchora per portargli notitia de gran parte de mondo fui constretto a dimandar licentia al mio S. Vice re, elquale per sua gratia me la dette, & disse che prima voleva che io andasse con lui dove intenderete: & cosi lui & tutta la compagnia se mettemo in ordine de arme bianche, [85] per modo che poca gente rimase in Cucin & a .xxiiii. de Novembre del anno sopraditto facessimo l’assalto dentro dal Porto de Pannani: In questo giorno noi surgemo davanti alla Citta de Pannani: la mattina venendo due hore nanti al giorno el Vice re se fece venire tutti li battelli delle nave con tutta la gente del’armata, & lui disse, come quella terra era quella che faceva guerra a noi piu che terra alcuna della India, & per questo pregava tutti che volessemo andare de bona voglia per espugnare questo loco, elquale veramente e piu forte che sia in quella costa: Dapoi che hebbe parlato el Vice re lo Padre spirituale fece uno sermone che ogni homo piangeva, & molti dicevano per amore de Dio voler morire li in quel loco: un poco inanzi giorno cominciamo la mortalissima guerra contra questi cani, liquali erano .viii. millia & noi eramo circa .cccccc. ma vero e che le due Galee poco si adoperarono, perche non se poterno cosi accostare alla Terra come li Battelli: el primo cavallier che saltasse in terra fu el valente .S. Don Lorenzo figliolo del Vice re El secondo Battello si fu quello del Vice re, nelquale io me trovai, & nel primo assalto fu fatta una crudel battaglia, perche qui la bocca dela Fiumara era molto astretta; & in la ripa de Terra stava gran quantita de bombarde, dellequale noi ne pigliamo piu de quaranta bocche. Quivi in questo assalto furono .lxiiii. Mori, liquali haveano giurato o de voler morire in quello loco, overo esser vittoriosi, perche ciascun de loro erano patron de Nave, & cosi nel primo assalto scaricorono molte bombarde sopra de noi, ma Dio ce adiuto, che qui non moritte alcuni de nostri, ma di lor ne moritteno circa .c. e xl. delliquali el .S. don Lorenzo ne amazzo .vi. in mia presentia, & lui hebbe due ferite, & molti altri ne furono feriti, per un poco fu aspra battaglia: ma puoi che le nostre Galee furono in terra, quelli cani cominciarono tirarse indrieto, & perche l’acqua cominciava a calare noi non volessemo seguitar piu avanti: & quelli cani cominciavano a crescere, & per questo apicciassemo el foco nele loro nave, dellequale se ne abbruscio .xiii. la maggior parte nove & grande: & poi el Vice re ne fece tirare tutta la gente nela punta, & qui fece alquanti cavallieri, fra liquali per sua gratia me anchora fece cavalliere, & el valentissimo capitaneo Tristan da Cugna fu mio patrigno. Fatto questo el Vice re comincio a fare imbarcar la gente pur continuamente facendo brusare molte case del ditto loco, per modo che con la gratia de Dio senza morte de alcuno de noi pigliamo il camino verso canonor, & subito arivati el Capitaneo nostro fece fornir le nave de vittualia. Libro della Ethyopia. Nessuna cosa piu necessaria e a quelli liquali, overo de hystorie, over de cosmographia far voglion alcuna professione, per laquale & ala utilita commune, come gia piu volte e toccato, & alla immortalita dela faticosa vita possano consigliare che della memoria sua essere tenace possessore, accio se alcuna cosa da essi fusse in alcuno precedente loco promessa possano senza defetto de oblivione a quella satisfare, accio nessun [86] sia che presuma essi, over de negligentia, over de poca memoria licentiosamente reprendere, per tanto nel nostro prohemio essendo da mi a voi promesso nel mio retorno da tante recercate angustie voler parte della Ethyopia spiccarvi: al presente io retornando & havendo la opportunita de compir la promessa con brevita in quella intraro, accio & voi presto al fine de l’opera possate pervenire, & io nella patria repossarme. Cap. de varie Insule nella Ethyopia. A sei de Decembrio pigliamo el nostro camino verso la Ethyopia & passamo el golfo che sono circa tre mille miglia de passaggio, & arrivammo ala insula de Mozambich laqual e del Re de Portogallo, & inanzi che arrivassimo alla ditta Insula vedessimo de molte Terre lequale sono sottoposte al mio S. Re de Portogallo, in lequal citta el re tene bone fortezze, & maxime in Melindi che Reame, Mombaza el Vice re la misse a foco & fiamma, in Chilva ce tene una fortezza, & una se ne faceva in Mozambich: in zaphala anchora c’e una bonissima fortezza, io non vi scrivo quel che fece el valente Capitaneo Tristan da Cugna, che al venire che fece in India prese Gogia, & Pati Citta, & Brava Insula fortissima, & Sacatara bonissima, nellaquale tene el prefato Re bone fortezze: la guerra che fu fatta non vi scrivo, perche non me ce trovai: taccio anchora molte belle insule che trovammo per el camino, infra lequale c’e l’Insula del cumere con .vi. altre insule d’intorno, dove nasce molto zenzevero, e molto zuccaro, e molti frutti singulari & carne dogni sorte in abundantia: anchora non vi dico de un’altra bella insula chiamata Penda, laqual e amica del re de Portogallo, & e fertilissima d’ogni cosa. Cap. de Mozambich Insula & delli habitatori. Tornamo a Mozambich dove el Re de Portogallo (come anchora in zaphala insula) cava grandissima quantita d’oro & de oglio, elqual viene da terra ferma: noi stessemo in questa insula circa .xv. zorni, & la trovamo esser piccola, li habitatori dellaquale sono negri & poveri, & hanno qui poco da mangiar, ma li viene da terra ferma, laqual non e molto lontana, nondimeno qui e bonissimo porto: alcuna volta noi andavamo a piacere per quella terra ferma per veder il paese trovamo alcune generatione de gente tutte negre & tutte nude, reservato li homini che portano la natura infra una scorza de legno & le donne portano una folia davanti & una drieto, questi tali hanno li capilli rizzi & curti: le labra della bocca grosse due dita, el viso grande, li denti grandi, & bianchi come la neve: sono costoro molto spaurosi, massime quando vedeno li homini armati vedendo noi queste bestie esser pochi & vili, fussimo circa .v. o .vi. compagni molto ben armati con spingarde & pigliamo una guida nela ditta insula che ce menasse per il paese, & andamo una bona giornata in terra ferma, & per questo camino trovamo molti leophanti in frotta, & colui che ce guidava per respetto de questi leophanti ce fece portar certi legni secchi accesi de foco, liquali sempre faceano fiamma, & quando li leophanti vedeano il foco fugivano, salvo una volta che trovamo .iii. leophante femine lequal haveano li fioli drieto che ce dettero la caccia per fin a un monte, & li ce salvammo, & caminammo per el ditto monte ben .x. miglia, poi descendemmo [87] giuso da laltra banda & trovassemo alquante caverne dove se reduceano li ditti negri liquali parlano in un modo che a gran fatiga ve lo daro ad intendere pur me sforzaro de dirvelo al meglio che potro con essempio nel modo quando li mulatieri vanno drieto alli muli in Sicilia & voglion cacciarli inanzi con la lingua sotto il palato fanno un certo verso & un certo strepito colqual fan caminar li muli cosi e’l parlare de queste gente & con atti assai tanto che se intendeno: la nostra guida ce dimando se voleano comperar qualche vacche e bovi che ne faria haver bon mercato, nui respondemo che non haveamo dinari dubitando che non se intendesse con quelle bestie e farne robbare. Disse questui non ce bisogna dinari in questa cosa che lor hanno piu oro & argento che voi, perche qui apresso el vanno a trovar dove nasce. Dimandamo noi la guida che voriano dunque essi? disse elli amano alcuna forficetta picola & amano un poco de panno per ligarselo intorno han molto caro de alcuni sonagli piccoli per li soi figlioli, desiderano anchora qualche rasore. Respondemo noi parte de queste cose li daremo pure che ce vogliano conducere le vacche alla montagna. La guida disse io faro che ve conduceranno per fino in cima la montagna & non piu oltra perho che elli non passano mai piu avanti dittemi pur che cose gli volette dare. Uno nostro compagno bombardiero disse io gli daro uno bono rasore & uno sonaglio piccolo. Et io per havere carne me cavai la camisa & dissi che li daria quella. Alhora la guida vedendo quello che volevamo dare disse. Chi conducera tanto bestiame poi alla marina? Respondemo nui tanto ce ne dessero quanto ne conduceremo, & piglio quelle cose preditte & detele a cinque o sei de quelli homini. Et dimandolli trenta vacche per esse. Li animali fecero signale che volevano dar quindici vacche. Noi dicevamo che pigliasse che erano assai pur che non ce gabassero. Subito li negri ce conducessero fina in cima la montagna quindici vacche. Ma quando noi fussemo un pezo dilongati da loro quelli che restoron alle caverne cominciorno far rumore, & noi dubitando che non fusse per venire drieto lassamo le vacche & tutti ce mettemmo in arme. Li dui negri che conducevano le vacche ce mostravano che non havessemo paura con soi certi segni. Et la nostra guida disse dovevano far quistione perche ciascuno haria voluto quel sonaglio. Noi repigliassemo le ditte vacche & andamo per fin in cima el monte & li doi negri puoi tornoron al suo camino. Al desmontar nostro per venire alla marina passamo per un boschetto de cubebe circa cinque miglia & scontramo parte de quei Leophanti che trovassemo allo andare liquali ce missero tanta pagura che fu forza a lassar parte dele vacche lequale fugirno alla volta deli negri & noi tornamo alla nostra insula. Et quando fu fornita la nostra armata de quanto li era bisogno pigliamo el camino verso el capo de bona speranza & passamo infra la insula de San Lorenzo laquale e distante da terra ferma .lxxx. leghe, & presto credo ne sera signore el re de Portogallo perche ne hanno gia pigliato due terre & messe a foco & fiamma. Per quelli che io ho visto dela India & de la Ethyopia a me mi par chel Re de Portogallo piacendo a Dio & havendo [88] vittoria come havuto per el passato credo che sara el piu riccho Re che sia nel mondo. Et veramente lui merita ogni bene perche ne la India & maxime in Cuccin ogni giorno de festa se battizano .x. & .ii. Gentili e Mori alla fede christiana, laquale ogni giorno per causa de ditto Re se va augmentando, & per questo e credibile che dio li habbia dato vittoria & infuturum continuamente lo prosperara. Capitulo del capo de bona speranza. Tornamo al presente al nostro camino, e passamo el capo de Bona speranza circa duecento miglia lontano dal capo ce venne el vento contrario, & questo per che a mano mancha ce la Insula de san Lorenzo & molte altre Insule fra lequale venne grandissima fortuna de venti qual duro per sei giorni: pure con la gratia de Dio scampamo da fortuna. Passato che havessemo puoi duecento leghe anchora havessemo grandissima fortuna per altri sei giorni dove se sperdette tutta larmata che ando chi in qua chi in la, Cessata la fortuna pigliammo el nostro camino & per fino in portogallo non se vedemmo piu. Io andava ne la nave de Bartholomeo Fiorentino habitante ne la Citta de Lisbona laquale nave se adimandava santo Vicentio & portava sette miglia Cantara de specie de ogni sorte, & passamo appresso de una altra Insula chiamata Santa Helena dove noi vedemo duoi pesci che ciaschaduna de loro eran grande como una grande casa gli quali ogni volta che sono sopra acqua alzano in modo de una visiera largha credo tre passi quella abassano quando vogliono caminare sotto acqua. Dello impeto de liquali nelo caminare fussemo tutti spaventati in modo che scaricassemo tutta lartegliaria. Et puoi trovammo una altra insula chiamata Lascensione a laquale trovammo certi uccelli grossi como anetre liquali se possavano sopra la nave & eran tanto bestiale & puri che se lassavano pigliare con mano & quando erano presi parevano molti asperi & feroci. Et prima che fussero pigliati guardavano noi come una cosa miraculosa. Et questo era per non havere mai piu visto Christiani per che in questa insula non ce altro che pescie & acqua e questi uccelli. Passata la ditta insula navigando alquanti giorni cominciamo a vedere la stella tramontana: & tamen molti dicon che non se vedendo la tramontana non se puo navigare se non con el polo Antartico. Lassative dire che Portoghesi navigano sempre con la tramontana per ben che alquanti giorni non se veda la ditta stella nientedimeno la Calamita si fa lofficio suo & e sottoposta al polo artico. Dapuoi alchuni giorni arrivamo in un bel paese cioe alle insule delli Astori lequali sono del Re de Portogallo: Et in prima vedessimo la insula del Picco, quella del Corno la insula del fiores, quella de san Giorgio, la gratiosa, la insula del faial, & puoi arrivammo alla insula Tertiera nellaquale stessemo dui giorni. Queste insule sono molto abundante. Poi partemmo de qui & andammo ala volta de Portogallo, & in sette giorni arrivammo a la nobile Citta de Lisbona lequale e delle nobile Citta & bone che habbia visto. Lo piacere e allagrezza ch’io hebbi gionto che fui in terra ferma lo [89] lasso pensare a voi o mei lettori benigni. Et perche lo Re non era in Lisbona subitamente me posi in camino & andai a trovarlo ad una citta chiamata Almada laquale e discontro a Lisbona. Arrivato che fui andai a basiar la mano a sua maiesta elqual me fece molte carezze & teneme alquanti giorni ala sua corte per sapere le cose de la India. Passati alquanti giorni mostrai a sua maiesta la charta de Cavallaria la qual me havea fatto el Vice Re in India pregandola (se li piaceva) me la volesse confirmare & signarla de sua propria mano & mettere el suo Sigillo. Visto che hebbe ditta charta disse ch’era contento & cosi mi fece fare un privilegio in charta membrana signata de sua mane co’l suo Sigillo & registrata, & cosi pigliai licentia da sua Maiesta & mene venni alla Citta de Roma. LAUS DEO. Qui Finisse lo Itinerario de Ludovico de Varthema Bolognese, de li paesi & Isole la Fede el vivere & costumi loro. Nuovamente per lui visti in piu parte. Qui comincia lo Itinerario de Lisola de Iuchatan novamente ritrovata per il Signor Ioan de Grisalve Capitan Generale de Larmata del Re de Spagna & per il suo Capellano composta. Itinerario de larmata del Re Catholico in India verso la Isola de Iuchatan del anno .1518. allaqual fu presidente & Capitan General Ioan de Grisalva elqual e fatto per el Capellano magior de ditta armata a sua altezza. Sabbato el primo giorno del mese di Magio de questo sopradetto anno parti el ditto Capitaneo de larmata de l’Isola Fernandina, dove se prese el suo camino per seguir el suo viagio & Luni sequente che fu tre giorni de questo mese de Magio vedessimo terra, & giungendo cerca della vedessemo in una ponta una casa biancha & alcune altre coperte de paglia & un lagheto che nasceva de lacqua corrente del mare fra terra & per esser el giorno de Santa croce e vedessimo che per quella parte era tutta piena de scanni & scogli per laqual cosa noi andassimo per laltra costa donde vedessimo la preditta casa piu chiaramente & era una torre picola che parve esser de longheza d’una casa de .viii. palmi & alteza de statura d’uno homo & li sorgette larmata quasi sei miglia da terra donde venneno doi barchette quale appellano Canoe e chadauna havean tre indiani che le navigava a liquali giunseno un trar de bombarda lontano da le nave & non volse piu approsimarsi ne li possemo parlar ne saper cosa alcuna de elli eccetto che ne detteno signali che laltro di sequente la mattina veneria a le nave el Cacique che vol dir in la sua lengua el signor del loco & laltro zorno da mattina ne facessemo vela per veder una ponta laqual aparea & disse el piloto ch’era l’isola de Iuchatan intra questa ponta & la ponta de Cocumel dove eravamo trovamo uno [90] golfo per elqual intrassemo & giungemo circa alla terra de ditta Isola de Cocumel & andamola costizando per laqual da ditta prima torre vedessimo altre .xiiii. torre della medema forma sopraditta & inante che partissemo da la torre tornarno le ditte doi barchette d’Indiani in lequal era un signor del loco ditto el Cacique. Elqual intro in la nave capitanea & parlo per interprete & disse chel Capitaneo andasse in suo vilagio haver loco che gli faria molto honore e li nostri dimandarno delli christiani che Francesco Fernandes capitan de laltra prima armata havea lassato ne l’Isola de Iuchatan e lui li respose che un de loro era vivo & laltro morto, & havendoli donato el Capitaneo camise Spagnole & altre cose gli ditti Indiani se ritornarno a casa sua. Et noi facemo vela & partissemo per la costa per ritrovar ditto christiano qual era stato lassato lui con suo compagno per informarsi de la natura & condition della Isola cosi andavamo lontan dala terra un tirar de pietra per haver in quella costa el mare molto fundo questa terra parea molto piacevole contamo da la ditta ponta .xiiii. torre & la forma supradette & quasi tramontando el Sole vedessemo una torre biancha che parea esser molto granda allaqual giungessemo & vedessemo appresso dela molti Indiani homini & donne che ne stavano guardando & steteno ivi fin che larmata si fermo un trar de balestra lontan dala ditta torre laquale ne apparse esser molto grande & sonava tra li Indiani grandissimo strepito de tamburri elqual era causato dala molta gente che habita in ditta Isola. Giobia a sei giorni del ditto mese de Maggio el ditto capitaneo comando che se armasse & apparecchiasse .c. homini liquali posti in le barche saltorno in terra & uno prete insieme con loro liquali credete haver assai indiani a lincontro & cosi apparecchiati & posti in ordinanza giongeno alla torre dove non apparse in essa gente alcuna ne per tutto el territorio vedessemo persona alcuna & li el Capitaneo monto su la ditta torre insieme con el bandirale con la bandera in mano laquale pose in loco che convenia al servitio del Re catholico & ivi fu preso la possessione in nome de sua alteza & ne prese testimonii & fu attacada per fede & testimonianza dela ditta possessione una patente del ditto Capitaneo in una de le fazade de la ditta torre laquale e de .xviii. gradi de altura & tutta massiza e il pede, & tenia a torno atorno .clxxx. piedi & in cima de essa era una torre piccola laqual era de statura de homini doi uno sopra l’altro & dentro teniva certe figure de ossi & de cenise de idoli che sono quelli che adoravano loro & secondo le sue maniere se presume che sono idolatri, stando el Capitaneo con molti de li nostri in cima de ditta torre uno Indiano accompagnato da altri tre quali guardavano alla porta & pose dentro una testola con alcuni profumi molto odoriferi che parevano storace e questo Indiano era homo vecchio & portava li diti deli piedi tagliati & dava molti profumi a quelli idoli che erano dentro in la torre & dicea ad alta voce uno canto quasi de uno tenore e secondo quello potessemo comprendere credemo che lui chiamava quelli soi idoli & dettero al Capitaneo & altre persone delle nostre alcune canne de doi palmi [91] longhe l’una, & brusandole facevano molti suavi odori, & incontinente se pose in ordine in questa torre, & se disse la messa, & finito de dir la Messa incontinente comando el Capitaneo che se publicasseno certi Capitoli che convenivano al servitio de sua altezza, & subito venne quello Indian medemo che se presume esser sacerdote delli altri, & havea in sua compagnia altri .viii. Indiani, liquali portarno galline: mieli, & certe radice, dellequale fanno el pane, lequale chiamano Maiz, & lo Capitaneo li disse, che non voleano si non oro, quelli dicono in sua lengua, taquin, & li dimostro voler dar el contracambio de merce che portavan per darli: & questi Indiani guidarno el Capitaneo insieme con altri .x. o .xii. & li dettero da mangiar in uno Cenaculo murato de pietra acerco acerco & coperto de paglia, & denanzi de questo luoco stava un pozzo, donde bevette tutta la gente, & alle nove hore de giorno che sonno cerca quindeci alla Italiana gia non apparea piu Indiano alcuno in tutto quello loco, & cosi ne lassarno soli, & intrammo per quello medemo loco dove erano tutte case de pietra, & fra le altre gli ne erano cinque con le sue Torre, in cima fatte molte gentilmente, eccetto tre Torre, li piedi sopra liquali sono edificate tengono gran campo, & sono massicci, & le cime de sopra sono piccole, & questi pareano esser edificii vecchi, benche gli ne sono alcuni de novi. Questo vilaggio, over populo teniva le strade saligiate de pietra in concavo, che dalle bande vi stava alzata, & in mezzo declinava in concavata, & quella parte de mezo dela strada era saligiata tutta de pietre grande per el longo, haveano anchora li habitanti de quel loco molte case fatte deli fundamenti de pietre & de terra fin a mezo deli muri, & poi coperti de paglia, queste gente de ditto loco in li edificii & in le case pareno esser gente de gran ingegno, & si non fusse perche pareva che li fussero alcuni edificii novi se haveria presumesto che fussero stati edificii fatti per spagnoli: questa insula me pare molto bona, e avanti che li agiungessemo a .x. miglia olevano alcuni odori tanti suavi che era cosa maravigliosa oltra questo si atrova in essa molte cose da mangiare, cioe molti aluchari, molta cera, & miele, sono gli Alucari cosi come quelli de Spagna, salvo che sono piccoli, non tiene questa Insula altra cosa, secondo che dicono: Entrammo fra terra .x. homini fin tre o .iiii. miglia, & trovamo casali, stantie desseparate una da l’altra molto politamente apparade, sono ivi arbori, che se dimandano Sarales, delliquali se pascon le Ape, & li vi sono anche Lepore, Conigli: & dicono li Indiani che li sono porci, & cervi, & molti altri animali de monte, & a questa Insula de Cocumel, che hora se adimanda S. Croce, el pare la Insula de Iucathan, alla quale passemo el di sequente. Venere a .vii. de Mazo comenzo a trovarsi la Insula de Iucathan. In questo giorno partissemo de questa insula chiamata S. Croce, & traversuamo ala insula de Iucathan, che e .xv. miglia de golfo, e giungendo ala costa de lei vedessimo tre vilaggi grandi che stavano circa dui miglia discosto uno da l’altro, e pareva in essi molte case de pietra [92] e torre molto grande, et molti casali de paglia: in questi lochi noi volevemo intrare s’el Capitan havesse voluto, ma negando ce lo scorremo el di & la notte per questa costa, & l’altro giorno circa del tramontar del sole vedessemo molto da longe un populo over vilaggio si grande, che la citta de Siviglia non potea parer magior ne miglior, & apparse una torre molto grande in lui, & per la costa erano molti indiani & portavano due bandiere lequal alzavano e bassavano dandoli segnale, che andassemo da loro, el Capitan non li volse andare, & in questo giorno giungemo fin a una spiaza che stava giunto ad una torre, la piu alta che havemo visto, & appareano un populo, over vilaggio molto grande, & molti fiumi erano per la terra, & apparse una bocca de una caravana circundata de legname fatta per piscatori, dove dismonto in terra el capitaneo, per tutta questa terra & non trovamo per dove scorrer questa costa, ne passar inanzi: & per questo facemo vela, & tornamo ad uscire per dove eravamo intrati. Domenica sequente. In questo giorno tornamo per questa costa fin che recognossemo un’altra volta l’Insula de .S. Croce, laqual tornamo a desimbarcare in nel medemo loco, over vilaggio, innelqual inanti li eravamo stati, perche ne mancava l’acqua. Et disimbarcati che fussimo non trovammo gente alcuna, & prendessimo acqua d’un pozzo, perche non vedessimo fiumare, & qui ne provedessemo de molti managi, che sono frutti d’arbori, che sono dela grandeza & sapore de meloni, & simelmente d’Ages che sono radice come pastenaghe al mangiare, & d’Ungias, che sono animali che si dicon in Italia schirati, stessimo li fina al marti, & de li facessimo vela, & tornamo alla Insula de Iuchatan per la banda de Tramontana & andassemo per la costa dove trovamo una Torre molto bella in una punta, laqual se diceva esser habitada da donne che viveno senza homini, se crede che siano dela stirpe dele Amazone, & parevano altre torre cerca che parevano haver vilaggi, el Capitaneo non ne lasso saltar in terra, in questa costa pareva gente, & molti fumi uno avanti l’altro, & andamo per ella cercando del Cacique lazaro, over Signore, qual era un Cacique che fece molto honore a Francesco Fernandez capitan de l’altra armata, che fu el primo che descopritte questa Insula e che intro nel vilaggio & intra el ditto vilaggio & loco de questo Cacique e un fiume, che se dice fiume de Lagartos, & essendo noi in molta necessita de acqua el capitaneo ne comando che saltassemo in terra in questa costa per veder se gliera acqua & non si trovo, salvo che se cognoscete la terra, & ne apparse che stavami cerca del ditto Cacique, & andassemo per la costa, & giungemmo a lui, & surgessemo cerca dui miglia appresso una Torre che stava posta sul mare lontano dal loco dove habita el ditto Cacique un miglio: el capitaneo commando che se armasseno .c. homini & .v. pezzi de bombarda & certi schiopetti per saltar in terra, l’altro giorno da mattina, & anche tutta la notte sonavano in terra molti tamburi & se faceano grandi cridi come gente che vegliavano & facevano guardia stanno ben apparechiati, & noi altri avanti de l’alba saltamo in terra & ne ponessemo giuntamente alla torre, in laqual se poseno l’artegliarie [93] & tutta la gente al pie d’ella, & le spie de Indiani ne stavan cerco mirandone, & le barche delle nave ritornorno a levar el resto dela gente che era rimasta in la nave, che furono altri cento homini, & facendose claro el giorno venne una squadra de Indiani, e lo Capitaneo nostro comando alla gente che tacesse, & allo turcimane ch’ello dicesse, non volevano guerra, ma solamente pigliar acqua & legne, & che incontinente volevamo partire, & incontinente andarono, & ritornarono certi messaggieri, & credemo che’l torcimano ne inganasse, perche era natural de questa Insula & vilaggio, perche come el viste che noi facevamo la guardia, & che non se poteva andar piangeva, & de questo prendemo mal suspetto, in fine havessemo andar inanzi in nostra ordinanza alla volta de un’altra Torre che stava piu inanzi, & li Indiani ne disseno, che non passassemo, & che ritornassemo a prender acqua d’un sasso che era rimasto adrieto, laquale era poca, & non se poteva pigliar, e noi seguitamo il nostro camino ala volta del vilaggio, & li Indiani ne detenivano quanto potevano, & cosi havessemo de giunger ad un pozzo, dove Francesco Fernandez capitaneo de l’altra armada prese acqua el primo viaggio, & li Indiani portarono al capitaneo una gallina alessada & molte crude, & il Capitaneo li dimando se haveano oro per cambio de altre merce, & essi ne portorno una maschera de legno adorata, e doi altre peze come patene d’oro de poco valore, & ne dissero, che se partessemo & non voleano che prendesseno acqua in questo di sul tardi venneno ditti Indiani a far bona ciera con noi altri, & ne portarno maiz che e quella radice delaqual fanno el pane, & simelmente alcuni pani piccoli dela ditta radice: impero tuttavia solicitavano, si che partissemo, & tutta quella notte feceno la veglia molto bene, & tennero la sua guarda, & l’altro giorno da mattina uscirno & se feceno in tre squadroni, & portavano molte freze & molti archi, & erano ditti Indiani vestiti de colore & noi altri stavamo apparecchiati: & venne un fratello & un fiolo del Cacique, & ne disse, che ne partissemo & lo Torciman li respose che l’altro giorno noi partissemo, & che non volevemo guerra, & cosi stessemo: in questo di sul tardi ritornarono li Indiani a veder il nostro esercito, & tutta la nostra gente stavano de spada, perche il Capitaneo non li lassava combattere con li indiani liquali quella notte simelmente feceno la guarda molto bene; e l’altro giorno da mattina e apparecchiarno, e posti in ordinanza ne tornarono a dirne che ne partissemo, & incontinente essi poseno in mezo al campo una testola con alcuni profumi, & ne dissero: che ne partissemo inanzi che finisse quel profumo, altramente ne daria guera, & finendo el profumo ne scomenzarno forte a tirarne de le frize, & lo capitaneo comando, che se scaricasse l’artigliaria, quale amazzo tre Indiani, & la gente nostra comenzarno a perseguitarli fina che seguitteno nel vilaggio, & brusamo tre casali de paglia, & li balestrieri amazarno certi indiani, et qui intravenne un grande inconveniente, che alcuni deli nostri seguitarno la bandera, & altri el Capitaneo & per esser tra molti feritteno .xl. christiani, & ne amazarno uno, & la verita e, che secondo la sua deliberatione se non fusse stato li tiri de l’artegliarie ne havriano [94] dato molto da fare, & cosi ne retirassemo al nostro allogiamento, & se medicarono li feriti; & non se viste piu Indian alcuno, ma quando fu sul tardi ne venne uno che porto un’altra maschera d’oro, & disse che li Indiani voleano pace, & tutti noi altri pregassemo el Capitaneo, che ne lassasse vendicar la morte del christiano, elqual non volse, anzi ne fece imbarcar quella notte, et dapoi che fussemo imbarcati non vedessemo piu indiani, salvo ch’un solo elquale venne a noi altri inanci el conflitto, elqual era schiavo de quel Cacique, over signore, secondo che’l ne disse, & ne fece signal d’un circuito, dove disse, che li erano molte insule, nellequal erano caravelle, & homini dela sorte nostra eccetto che teniva l’orecchie grande, et che teniano spade e rotelle, e che gli erano molte altre provincie et disse al Capitaneo, che voleva venire con noi altri, & lui non volse portare, dela qualcosa restamo tutti discontenti, e tutta la terra che noi scorressemo fin a .xxix. de Mazo che uscissemo del Cacique lazaro, era stata molto bassa, & non ne contentava niente, perche megliore teniva l’Insula de Cocumel, detta de .S. Croce, e de qui scorremmo fin a lamponton, dove Francesco fernandes capitan de l’altra armata havea lassato la gente che li amazarno, che e loco lontano .xxxvi. miglia, vel circa, da questo altro Cacique, & per questo paese vedemo molti monti, e molte barche de Indiani, quali dicono Canoas con che stavano in pensamento de farne guerra, & dapoi che giunsero ad un navilio li tirarno dui colpi de Artigliaria, liquali li posero in tanta paura, che fugittero, & vedessemo fin dale nave le case de pietra et una torre bianca su la ripa del mare, in laqual torre el non ne lasso desmontar. Lultimo giorno de Magio finalmente se incontrammo con uno porto molto bono, alqual ponessemo nome Porto Desiderato, perche fina qui non haveano trovato porto alcuno, & qui se affermamo, & salto tutta la gente in terra & facemo una frascata, & alcune buse in terra dove se cavava molta bona acqua, e qui acconciamo una nave & li dessemo carena, & stessemo in porto .xii. giorni, perche e molto piacevole, & tiene molto pesce, & tutto il pesce de questo porto e tutto d’una sorte, & se chiama zurello, & e pesce molto bono: in questa terra trovammo conigli, lepori, & cervi: & per questo porto passa un brazzo de mare, perloquale vengano el mare deli Indiani, che domandano chanoas, da questa insula passamo a rescatar a terra ferma de l’India secondo che disseno tre Indiani liquali se prenderon per el loco tenente diego velazguez, liquali affermarno le supraditte cose, & li piloti dechiararno che ivi se partiva l’Isola de Iuchatan, con la Isola ricca chiamata valor, laqual noi altri descoprimo, & qui prendemo acqua e legna e seguino il nostro viagio, & andamo a descoprire un’altra terra che se dice Mulua e finir de conoscer quella, & comenzamo a .viii. giorni del mese de Zugno andando l’armata per la costa lontan da terra sei miglia vel circa vedessimo una corrente d’acqua molto grande che usciva d’un fiume principale, elqual buttava acqua dolce sei miglia, vel circa, in mare, e con questa corrente non potessemo montare per il ditto fiume, alquale ponessemo nome il fiume de grigelva, & qui sequitarono piu de dui miglia Indiani & ne faceano molti signali de guerra in questo porto [95] incontinente che giongemo se butto uno cane allacqua & li Indiani come lo visteron cresseno che facesseno gran fatto & andorono drieto a lui & lo seguitorno fin che lamazorno & tirarno de molte freze ad noi altri onde che amolamo un tiro dartegliaria e amazamo uno Indiano & l’altro giorno sequente passorno da laltra banda verso noi altri piu de .c. Canoe o ver barche in lequale podeano esser tre milia Indiani liquali mandorno una dele ditte Canoe che sapesse quello che cercavamo: & lo Torciman li rispose che cercavamo oro, & che se lo teniano: & se lo volesseno dare che li daressemo bon contracambio per esso e li nostri dete a li Indiani de ditta canoa certi vasi & altri mobili de nave per contentarli maxime: perche essi erano homini ben disposti & uno indiano de quelli che preseno in la canoa nel porto desiderato fu conosciuto da alcuni che veneno alhora & portarno cert’oro elqual detteno al Cap. e laltro giorno da mattina venne il cacique over signore in una canoa & disse al Cap. che se intrasseno nel batello, geltro & disse el Cacique a uno de quelli Indiani che menava seco che vestisse el Capi. elqual lo vestite de uno corsaletto doro, e alcuni brazali doro e scarpe fin a meza gamba alte e arnese doro e in cima dela testa li pose una corona d’oro eccetto che la ditta corona era de foglie doro molto sutile e a loro comando el Cap. che vestisseno medemamente el cacique alquale vestirno un zipone de veludo verde & calze de rosato & un saio & alcune meze scarpe & una beretta de veludo dapoi el cacique domando che li desse quel Indiano che portava el capitaneo, & lo Cap. non volse ma el cacique li disse che lo guardasseno a laltro giorno che lui lo pesaria a oro & non volse aspettar, questo fiume viene da alcune montagne molto alte & questa terra per la meglior che scalda el Sol & questa terra si se ha da habitar piu fa bisogno che fia un vilagio over loco molto principal & chiamasse questa provincia Protontan: dove e la gente molto lucida che tiene molti archi & molte freze & che usa spada & rodelle & qui portaron al Capitan certe caldere d’oro piccole & maniglie & brazaleti doro desideravamo tutti intrar in la terra del ditto Cacique perche credeva cavar de lui piu de mille pesi d’oro impero el Capitan non volse & de qui se parti larmata & andamo prosequendo per la costa de longo & trovo un fiume con doi bocche dove usciva acqua dolce & se li pose nome .s. Bernaba perche giungemo in quel loco el giorno de .s. Bernaba e questa terra e molto alta per de dentro e presumese che in questi fiumi li sia molt’oro, & scorendo per questa costa vedessemo molte femine una inanzi a laltra lequale stavano per la costa a maniera de signali & avanti apareva un villagio nelquale disse un bergantin che andava costizando la costa che hebe vista de molti Indiani che stavano alla vista del mare e che andavan sequitando drieto alle nave & portavan archi freze & rodelle che relucevan d’oro & erali donne con brazaleti d’oro & campanelle & colari d’oro, questa terra verso el mare era bassa & de dentro molto alta & fra li monti cosi andava costizando per trovar capo tutt’il giorno ma non potessemo trovarlo. Et gionti appresso li monti giungemo nel principio overo capo de una isoletta che stava in mezzo [96] de quelli monti circa tre miglia lontano da loro & sorgessemo & saltassemo tutti in terra in questa Isoletta a laqual ponessemo nome la isola di sacrificii & e isola piccola & tene de circuito circa sei miglia trovamo alcuni edifici de calcina e sabia molto grandi & un pezo de edificio simelmente de quella materia conforme a li edifici de un arco antico che sta in merida & altri edificii con fundamento de alteza de statura de doi homini & de largheza de .x. piedi & molto longi & uno altro dificio de fattura de torre retondo de .xv. passi largho & in cima un marmore come quelli de castiglia sopra elquale era uno animale in forma de lione ch’era fatto similmente de marmoro & havea un buso in la testa in elqual meteano li profumi & ditto leone tenea la lingua fora de bocha e appresso a lui era un vaso de pietra nelqual era certo sangue che parea esser de otto zorni & qui stavano doi pali de altura d’un homo & fra elli stavan alcuni panni lavorati de seda alla morescha quelli se adimandano almaizares & da laltra banda era uno Idolo con una penna in testa et la faza sua era volta in verso la pietra sopraditta e de drieto da questo Idolo stavan uno muchio de pietre grande & fra questi pali appresso lo Idolo stavano doi indiani morti de poca eta involti in una coperta depinta et de drieto da li panni stavano altri duoi Indiani morti che parean che gia tre giorni fusseno morti & li altri doi de prima potean essere .xx. giorni che erano morti et a cerca de questi indiani et Idolo eran molte teste et ossi de morti et erano ivi molti fassi de pino et alcune pietre larghe sopra lequale amazavano ditti Indiani & ivi anchora vi era un’arboro fico & un’altro che adimandano zuara che fa frutto & el capitaneo visto el tutto & per la gente volse esser informato se questo se facea per sacrificio & mando ale nave per un Indiano qual era de questa provincia & subito venendo al Capitaneo esso casco tramortito per el camino pensando che lo menavano a far morire & giongendo ala ditta torre li dimando el capitaneo perche se faceva tal cosa in ditta torre e lo indiano li respose che se faceva per modo de sacrificio & per questo se intese quelli Indiani decolavano li altri in quella pietra larga e poneano el sangue in la pilla e li cavavano el core per la via del petto e li brusavano & li offerivano a quello Idolo & che li cavavan le polpe dele braze & gambe & che li mangiavan & che questo faceano a li soi nimici con liquali tenivano guerra, & in questo tempo che parlava el Capitaneo un christiano trovo de sotto terra dui bocali d’Alabastro che se poteano appresentar a l’imperator pieni de pietre de molte sorte e qui trovamo molte frutte che son tutte da mangiar & laltro giorno da mattina vedessemo molte bandere e gente in la terra ferma & lo capitaneo mando a Francesco da montegio capitaneo in una barcha con uno Indiano de quella provincia per saper quello che voleano & iungendo li indiani li detteno molte coperte depinte de molte sorte & molto belle & Francesco montegio li domando se teniano oro che li daressimo contracambio & elli resposeno che lo portarieno sul tardi & cosi Francesco se ritorno a le nave & dapoi sul tardi venne una canoa con tre Indiani che portarno alcune [97] coperte ut supra & dissero che laltro giorno porteriano molto oro e cosi se parteno, & l’altro giorno da mattina compareteno in la spiaza con alcune bandere bianche & scomenzorno a chiamare el capitaneo elqual salto in terra con certa gente & li indiani li portarono molti rami verdi in liquali se assentassemo & cosi tutti & il capitaneo se assentorno, & incontinente li deteno alcuni pezi de canna con certi profumi che sono simiglianti de storaze & belzui & incontinente li deteno anchora da mangiare molto maiz masenado, che sono de quelle radice che fano el pane e torte & pastelli de galline molto ben fatti & perche era venere non se mangiorno & incontinente portorno molte coperte de panno de bombaso molto ben pintade de diversi colori & qui stessemo .x. giorni & li Indiani ogni mattina inanzi el giorno stavano su la spiaza facendo frascate dove noi havessemo a star a lombra & si non andavamo presto si corozavan con noi perche ne vedevano molto voluntieri & ne abrazavano & faceano molte feste & noi facessemo uno de loro Cacique che se chiamava ovando & cosi lo nominassemo sopra li altri & lui ne mostrava tanto amore che era cosa maravigliosa & il capitaneo li disse che non volevamo se non oro & loro resposeno che lo portariano laltro giorno portorono oro fundido in verghe & il capitaneo li disse che portasseno molto de quello, & laltro giorno portorono una Maschera d’oro molto bella & un huomo piccolo doro con una mascherola doro & una corona de pater nostri doro & altre gioie & pietre de diversi colori & portarno da mangiare & li nostri li dimandarno oro da fundere & loro gelo insignorno & li disseron che’l cavava li piedi de quella montagna perche se cognoscean in li fiumi che nasceano da quella e che un Indiano solea partir de li & giongerla a mezo zorno e che fin ala notte impiva uno canolo grosso come el deto & per trovarlo se buttava nel fundo de l’acqua & cavava le mano piene de sabia & ivi cercava li grani liquali se poneano in bocca dove se crede che in quel loco sia molto oro questi indiani fondevano loro in una cazola in ogni loco dove li acasca & per fonderli fano li mantesi over foli de fistole de canevere & accendan con loro el foco & cosi noi vedessemo far in nostra presentia el ditto cacique porto al nostro capitan per presente un garzon d’eta de cir. .xii. anni & lui non volse prenderlo. Questa e una gente che tene molta reverentia al suo signore perche in presentia de noi altri quando non apparecchiavano el loco cosi presto dove haveamo a star a lombra el suo Cacique li dava delle bastonate & lo nostro capitaneo li defendea & prohibiva a noi altri che non baratassemo le merce con le mante over coperte loro e per questi li Indiani venivan ascosamente fra noi senza timore alcuno & veniva liberamente un de essi fra .x. christiani & ne portava oro & de perfette coperte e noi le prendevemo & remettevemo loro al Capitaneo, ivi era un fiume molto principal dove tenivamo el nostro lozamento e la gente nostra vedendo la qualita dela terra volevano populare quel paese per forza, dela qual cosa increbbe al capitaneo, & lui fu quello che perdete piu de tutti perche li manco ventura per signoregiare in tal terra perche se crede fra sei mesi non se haveria trovato alcuno che se havesse ritrovato [98] la valuta de manco de doi milia Castigliani & lo Re haveria hauto piu de doi milia castigliani & ogni castigliano vale un ducato & uno quarto & cosi partissemo del ditto loco molto desperati per il descontento del capitaneo al tempo che noi partissemo li ditti indiani ne abrazavan e piangevano per noi altri & portaron al capitaneo una Indiana tanto ben vestita che de broccato non potria esser piu ricca & credemo che questa terra e la piu ricca e piu prospera che sia nel mondo de pietre de molto valore dellequale ne portaron molti peci specialmente una che se porto per diego velazguez laqual se presume secondo che stata lavorata che val piu de .ii. M. castigliani de sta gente non so che dir altro perche quello se visto ne tanto gran cosa che apena se puo creder. De qui facemo vela per veder se in capo de quelli monti se finiva la Isola el corrente dele acque era molto grande, verso la partissemo & navigassemo ad un loco populato sotto deli monti prefati alqual ponessemo nome almerie per causa de laltra che e piena de molte frasche e de rame d’arbori de questo loco uscite .iiii. canoe over barchete de Indiani lequal se accostorno al bergantino che menavamo con noi & ge disseno che andasseno al suo viagio perche loro s’allegravano della sua venuta & con tanto animo dimandavan quelli del ditto bergantino che parea che piangesseno e per causa dela nave capitanea & deli altri navilii che andavan piu alargo non se feceno cosa alcuna ne andassemo a loro & piu avanti trovassemo altra gente piu superba laqual incontinente come videno li navili usciteno .xii. Canoe de Indiani de uno grosso vilagio che al parere & vista del mare non parea meno che Seviglia si nele case de pietra come in le torre & grandeza sua & essi indiani veneteno verso noi con molte freze e molti archi e dritamente ne venneno ad assaltar & ne voleano prender credendo esser bastanti de farne captivi, e dapoi che giunseno e videro che li navili erano tanto grandi se partirono da noi e ne incominciorono a tirarne de le freze & visto questo el capitan comando che se descargasse le artegliarie & balestre lequale amazorno .iiii. Indiani & sfondrorno una canoa & per questo non se atrigando piu fugiteno tutti li ditti indiani & noi altri volevamo intrare nel suo vilagio & el nostro capitaneo non volse. In questo giorno sul tardi vedessemo miraculo ben grande elqual fu che apparve una stella in cima la nave dapoi il tramontar del sole et partisse sempre butando razi fino che se pose sopra a quel vilagio over populo grande & lasso un razo ne laere che duro piu de tre hore grande & anchora vedessemo altri signali ben chiari dove comprendessem che dio volea per suo servitio populassemo la ditta terra e cosi giungendo al sopradito vilagio dapoi visto el prenominato miraculo, la corrente de laqual era tanto grande che li piloti non ossavano andare piu avanti & determinamo de tornar indrieto & dessemo volta & essendo cosi grande la corrente & il tempo non molto bono el piloto magior dete la sponda dela nave al mare & dapoi che havessemo datto la volta pensassemo passar denanzi al populo over il vilagio de .s. Ioan che e dove stava el cacique sopraditto che se dice ovando & rompessemo una antena d’una nave e per questo non lassassemo de voltezar per el mare & venissemo a [98] prender acqua in .xv. giorni non andassemo piu de .c. & xx. miglia, vel circa, de qui venissemo a recognoscere la terra dove era el fiume de grialva, & conoscessemo un’altro porto che se chiama .s. Antonio, alqual noi altri li ponessemo nome, perche gli intrassemo per mancamento d’acqua per la conserva, & qui stessemo aconciando l’antena rotta supraditta, & prendendo acqua per el bisogno stessemo .viii. giorni, & in questo porto trovamo un vilagio quale se vedea da longe & lo Cap. non li lasso andare, specialmente che una notte si dipartirono otto navili & venendo urtorno sopra li altri & si rupeno certi instrumenti; over ordeni de esse nave, tuttavia volevano restarli; ma el Capi. non volse, & partendone da quel porto la nave capitanea ando rastilando per l’arena e rompete una tavola, & da poi che vedessimo che se anegaveno metesseno una barcada con trenta homini in terra, & posti che furono in terra videro circa .x. indiani da laltra parte, & portorno .xxx.iii. cete, & chiamorno li christiani che andasseno da loro facendoli co’l detto segno de pace, & faceva secondo il costume loro sanguinarse la lengua, & sputavano in terra in segno de pace, & doi deli nostri christiani andorno da lor dimandandoli le ditte cete, lequale erano de rame, & elli li detteno volentiera, & essendo rotta la supraditta nave capitanea fu necessario desimbarcar tutto quello che li era dentro, & similmente tutta la gente, & cosi in ditto porto de .S. Antonio facessemo le nostre case de paglia, lequal ne giovorno molto per il mal tempo che determinassemo de star in ditto porto per adobarla, che fu de .xv. giorni, in liquali li schiavi nostri che portavemo dela insula de cuba andavano fra terra, & trovavano molti frutti de diverse sorte tutte da manzare, & li Indiani de quelli lochi portavan mante over coperte de bombaso, & galline, & due fiate portarono oro; ma non ossavano venire seguramente per timore de li christiani, & li nostri schiavi sopradetti non tenivan paura d’andare & venire per quelli vilagi, e dentro la terra, e qui apresso un fiume trovamo ch’una canoa over barcheta deli indiani haveano passsati dal’altra banda, & havean portato un puro, & li cavavan el core, & lo decolavano dinanzi a un Idolo & passando el Battel de la nave Capitanea da l’altra banda viste un tumulo ne l’arena; over sabia, e cavando trovorno uno putto & una putta che parevan morti de poco tempo, teniano li ditti morti al collo alcune cadenelle che poteano pesar circa .c. castigliani fatte come peri piccoli, & ditti morti erano involti in certi manti over coperte de bombaso, & quatro nostri schiavi se partirno del nostro logiamento & andorno dentro ditto vilagio deli indiani, liquali li ricevettono molto bene nel suo vilaggio, li detero a manzar galine, & li detten alogiamento, & l’insignorno certe balle de mante & molto oro, & li dissero per signa c’haveano parechiato le sopraditte cose per portarle l’altro giorno al Cap. & poi che visteno che era tardi, & ch’era hora de ritornarsi li dissen che ritornasseno a le nave, dandoli acadauno de lor dui para de galline, e si havessemo havuto sufficiente cap. cavavemo de qui piu de .ii. M. castigliani, & per questo non potessemo ne permutar merce ne populare la terra ne far cosa bona con lui, dapoi conciata la nave partimo da questo porto & se metessemo al mare e se rompete un’arbor mazor [100] d’una nave, e fu mestier remediarli, & il nostro Cap. che non tenessimo cura, benche stavam fiachi per la mala giornata & per poco manzare ne disse che ne volea meter in camponton ch’e dove l’Indiani amazzon li christiani ch’ivi havea posto Fr. Fernan. capi. de l’altra armata e cosi noi altri con bon animo comenzamo aparecchiar le nostre arme & mettere in punto l’artelarie stavano lontani dal populo de camponton piu de .iiii. miglia, e cosi saltano .c. homini neli batelli e andamo a una torre ben alta che stava lontana dal mare un tirar de balestra da terra, & li stemmo aspettare il zorno, stavano molti indiani in ditta torre, e dapoi che ne visteno andare detten un crido & se imbarcaron in le sue canoe & incomenzoron a circundar li batelli, e li nostri tirarno colpi d’artelaria e essi se partiron verso terra e sparechiaron la torre, & noi la prendessimo & ivi se avintorno le banche con le gente ch’era restate neli navili, laqual salto tutta in terra, il Cap. comenzo a prendere el parer dele gente, lequal tutte con bon animo volea intrar a vendicar la morte deli christiani, e brusar il vilagio, ma po s’accordamo de non reintrare & ne imbarcassimo partendo verso l’altro vilagio de Lazaro, & li saltamo in terra & prendemo acqua & legna & molto maiz che e la sopraditta radice che fan el pane, delquale ne havessemo a bastanza per tutto’l camino, & traversamo per questa Isola & inviassemo a questo porto, dove se chiama S. Christoforo, e trovamo un’altro navilio che’l Signore Diego Velazguez ne havea mandato contra noi altri credendo che havessemo populato qualche loco, & partisse del camino che non ne trovo, & tenia altri sette navili che gia .xii. giorni iva cercando noi altri, & come sepe la venuta nostra, e che non havevamo habitato la terra hebe dispiacere, e comando a tutta la gente che non passasse da questa provincia provedendoli del vivere de tutto quel li faceva bisogno, & che incontinente piacendo a dio vole che ritornemo dietro alli altri. Dapoi il sopraditto viagio scrive el capitan de larmata al re catolico che ha scoperto un’altra insula detta Uloa, in laqual hanno trovato gente che vanno vestiti de panni de bambaso che sono assai civile e habitan in case murate, & hanno lege & constitutione tra essi e lochi publici deputati ala administratione de iustitia, adoran una croce de marmoro bianca & grande che in cima tiene una corona d’oro, & dicon loro che sopra vi e morto un che e piu lucido e resplendente che’l sole, sono gente molto ingeniose, & si comprende il suo ingegno in alcuni vasi d’oro e in cime coperte de bombaso nelelqual sono inteste molte figure d’uccelli & animali de diverse sorte, lequal cose li habitanti de ditta insula han donato al capitan, elqual dapoi n’ha mandato al Re catolico bona parte d’esse, e da tutti communamente son state iudicate opere ingeniosissime, & e da saper che tutti li Indiani dele supraditte insule sono circuncisi, donde che se dubita che ivi appresso se atrovano mori e Iudei, impercioche affirmavan li supraditti indiani che ivi appresso eran gente che usavano nave, vestimente, e arme come li Spagnoli, & che dove habitan una canoa li andava in .x. giorni, & che puo essere viaggio de .ccc. miglia, vel circa. Qui finisse lo Itinerario de l’Isola de Iucathan, laqual e ritrovata per il .S. Ian de Crisalve Capitan de l’armata del Re di Spagna, e fatta per il suo Capellan. Tabula de quanto nel presente volume se contiene. Et primo de Alessandria a carte. 3. Capitolo del Cayro. c. 3. cap. de Baruti, Tripoli, & Alepo. carte. 3. capit. de Aman & de Menin. carte. 4. capitulo primo de Damasco. car. 4. capi. secondo de ditto Damasco. car. 5. capi. tertio de Mamaluchi in Damasco. car. 6. Libro della Arabia deserta. car. 7. cap. come da Damascho se va alla Meccha, dove se descriveno alcuni Arabi. car. 7. cap. della citta Sodoma et Gomorra. car. 8. cap. de una montagna habitata da Iudei. car. 9. ca. dove fu sepolto Mahometh & soi compagni. 10. cap. del tempio & sepoltura de Mahometh e soi compagni. car. 10. cap. del viaggio per andare dalla Medina alla Meccha. car. 12. cap. come e fatta la Meccha, & perche vanno li Mori ala Meccha. car. 12. cap. delle mercantie dela Meccha. ca. 13. cap. dela perdonanza della Meccha. car. 13. cap. del modo delli sacrificii della Meccha. car. 14. capi. delli Unicorni nel tempio de la Mecha non molto usitati in altri luochi. carte. 15. capi. de alcune occorentie intra la Mecha & zida porto della Mecha. car. 16. capit. del zida porto della Meccha, & del mare rosso. car. 17. cap. perche el mare rosso sia innavicabile car. 18. Libro secondo de la Arabia felice. car. 18. Cap. dela citta Gezan, & della fertilita sua. car. 18. cap. de alcune gente chiamate Baduin. car. 18. capi. de la Insula chiamata Chamaran del mare rosso. car. 19. cap. de la citta de Aden & de alcuni costumi verso li mercadanti. car. 19. cap. del desiderio delle donne della Arabia felice, de li homini bianchi. car. 21. cap. de la liberalita de la regina car. 23. cap. de Agi citta dela Arabia felice, & de Aiaz, e del mercato in Aiaz, & de Dante castello. car. 25. cap. de Almacarana & de la sua abundantia. ca. 26. cap. del reame, & del aere, & costumi suoi. car. 26. cap. de Sana citta dela Arabia felice, & dela fortezza & crudelta del figliol del Re. car. 26. ca. de Thaesa, & de zibit, & Damar citta grandissima d’arabia felice. c. 27. cap. del Soldan de tutte le supraditte citta, & perche se chiama per nome Secamir. ca. 27. cap. de li Gatti Maymoni & de alcuni animali come Lioni a li homini inimicissimi. car. 27. Trattato de alcuni luochi de Ethyopia. Ca. de zeila citta d’Ethyopia, & della abundantia de alcuni animali, cioe castroni, & vacche de essa Citta. car. 28. cap. de Barbara Insula de Ethyopia, & de sua Gente. car. 28. Libro de la Persia. Cap. de Diuobandierrumi, & de Coa, e Giulfar Terre de Meschet porto de la Persia. car. 29. cap. de Ormus citta & Insula de Persia, & come in quella se pescano Perle grandissime. car. 29. ca. del Soldan de Ormus, & de la crudelita del filiolo contra el Soldano suo patre, sua matre, & suoi fratelli. car. 29. cap. de Eri in Corazani de la Persia, & de sua riccheza, & de la copia de molte cose, & massime de reubarbaro. car. 31. capitu. de Eufra fiumara, quale credo essere Eufrate car. 31. cap. de Sambragante, come se dice citta grandissima come el Cayro, & de le persecutione del Soffi. 31. Libro primo dela india. Cap. de Cumbea citta de India abundantisima de ogni cosa. car. 32. ca. de le conditioni del Soldano de Cumbeia citta nobilissima. car. 33. ca. del vivere & costumi del re de Ioghe. ca. 34. cap. de la citta cevol & de li costumi & animosita del suo populo. car. 35. cap. de Dabuli citta de India. car. 35. cap. de Goga Insula de India, & del Re de ditta Insula. car. 36. cap. de Decan citta bellissima de India, & de molte & varie sue ricchezze & gioie. car. 36. capitu. de la diligentia de ditto Re circa la militia. car. 36. cap: de Bathacala citta de India, & de la fertilita sua in molte cose, & massime in riso & zuccaro. car. 37. cap. de centacola, de onor, & Mangolor terre bonissime de India. car. 37. capi. de canonor citta grandissima d’India. car. 37. ca. de Bisinagar citta fertilissima del reame de narsinga de India. car. 38. cap. come si generan li leophanti. car. 40. ca. de Tormapatani citta de India & de Pandarani terra vicina una giornata, & de Capogatto simil terra. car. 40. Libro .II. della India. Cap. de calicut citta grandissima de India. c. 41. cap. del re de calicut, & de la lor religione. car. 42. capi. circa el mangiar del re de calicut. car. 43. cap. delli Bramini, cioe sacerdoti de calicut. c. 43. cap. delli gentili de calicut, & de quante sorte siano. 43. cap. de l’habito del re & regina, & altri de calicut, & del loro mangiare. ca. 44. capi. delle cerimonie che fan dapoi la morte del re. 44. cap. come li Gentili alcuna volta scambiano le lor mogliere. car. 45. cap. del vivere, & della iustitia de gentili. car. 45. cap. dello adorare delli gentili. car. 47. cap. del combattere de quelli de Calicut. car. 46. cap. del modo del navigare in Calicut. car. 47. cap. del palazzo del re de Calicut. car. 48 cap. delle specie che nasce in quel de calicut. car. 48. cap. de alcuni frutti de calicut. car. 49. cap. del piu fruttifero arboro che sia al mondo. c. 50. cap. del modo che servano in seminare el riso. c. 51. cap. delli medici che visitano li infermi in calicut. c. 51. cap. delli banchieri & cambiatori. c. 51. cap. como li Poliari & Hirava nutriscono li loro figlioli. car. 53. cap. delli Serpenti che se ritrovano in Calicut. c. 53. cap. delli lumi del re de calicut. car. 53. cap. come viene gran numero de gente ad .xxv. de Decembre appresso a calicut a pigliare el perdon. car. 54. Libro .III. della India. Cap. de Cioromandel citta de India. car. 55. cap. de Zailani dove nascono le gioie. car. 56. cap. de l’arboro della Canella. car. 56. cap. de Paleachet terra de la India. car. 57. Ca. de Tarnassari citta de India. car. 57. cap. delli animali domestici & silvatici de tarnassari. c. 58. cap. come el Re fa svirginare sua moglie. c. 58. cap. come se servano li corpi morti in questa citta. c. 59. cap. come se brusa la donna viva dapoi la morte del marito suo. car. 60. cap. dela iustitia che se observa in Tarnassari. 61. cap. deli navilii che usano in Tarnassari. car. 61. cap. dela Citta Banghella & de la sua distantia de Tarnassari. ca. 61. ca. de alcuni mercanti christiani in Banghella. car. 61. cap. de Pego Citta de India. car. 62. cap. de lhabito del Re de Pego sopraditta. ca. 63. cap. della citta Melacha & Gaza fiumara alias Gange como credo & de la inhumanita deli homini. c. 64. cap. de Sumatra Insula & de Pider citta in Sumatra. car. 65. cap. de unaltra sorte de pepe & della seda & del belzui quali nascono nella ditta citta Pider. ca. 66. cap. de tre sorte de legno Aloe. car. 66. ca. dela esperientia de tutti legni Aloe & belzui. c. 66. cap. della varieta de traficanti in ditta Insula Sumatra. car. 67. cap. de la insula Bandan dove nascono noce moscate & macis. car. 68. capi. della Insula Monoch dove nascono li Garoffoli. car. 69. cap. dela insula Bornei. 69. cap. come li marinari observano le navigatione verso la insula Giava. car. 70. cap. de la insula Giava de la fede del vivere de li costumi soi & delle cose quale nascono in ditta insula. c. 70. cap. come in questa insula li vecchi se vendeno da li figlioli overo da parenti & poi seli mangiano. ca. 71. capi. dove a mezo giorno el sole fa spera nella insola Giava. car. 71. cap. di tornare nostro. 71. cap. come me feci medico in Calicut. car. 73. cap. della nova delle Nave de Portoghesi quali vennero in Calicut. car. 75. cap. come li Mori chiamano li altri a la giesa. car. 76. cap. del fugir mio da Calicut. carte. 77. cap. come io fugi da Canonor a Portogalesi. car. 78. cap. della armata de Calicut. carte. 79. cap. come fui remandato dal Vice re in canonor. c. 82. cap. delo assalto de Portoghesi contra pannani. 84. Libro della Ethyopia. cap. de varie insule nella Ethyopia. car. 86. cap. de Mozambich insula, & deli habitatori. car. 86. cap. del capo de bona speranza. car. 88. Finis Tabule. Stampato in Vinegia per Francesco di Alessandro Bindone, & Mapheo Pasini compani, a santo Moyse al segno de Langelo Raphael, nel .M.D.XXXV. del mese d’Aprile.
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IL SAGGIATORE NEL QUALE CON BILANCIA ESQUISITA E GIUSTA SI PONDERANO LE COSE CONTENUTE NELLA LIBRA ASTRONOMICA E FILOSOFICA DI LOTARIO SARSI SIGENSANO SCRITTO IN FORMA DI LETTERA ALL'ILLUSTRISSIMO E REVERENDISSIMO MONSIG. D. VIRGINIO CESARINI ACCADEMICO LINCEO MAESTRO DI CAMERA DI N. S. DAL SIGNOR GALILEO GALILEI ACCADEMICO LINCEO NOBILE FIORENTINO FILOSOFO E MATEMATICO PRIMARIO DEL SERENISSIMO GRAN DUCA DI TOSCANA ALLA SANTITÀ DI N. S. PAPA URBANO OTTAVO In questo universal giubilo delle buone lettere, anzi dell'istessa virtù, mentre la Città tutta, e spezialmente la Santa Sede, più che mai risplende per esservi la Santità Vostra da celeste e divina disposizione collocata, e non vi è mente alcuna che non s'accenda a lodevoli studi ed a degne operazioni per venerare, imitando, essempio sì eminente, vegniamo noi a comparirle davanti, carichi d'infiniti oblighi per li benefizii sempre dalla sua benigna mano ricevuti, e pieni di contento e d'allegrezza per vedere in così sublime seggio un tanto padrone essaltato. Portiamo, per saggio della nostra divozione e per tributo della nostra vera servitù, il Saggiatore del nostro Galilei, del Fiorentino scopritore non di nuove terre, ma di non più vedute parti del cielo. Questo contiene investigazioni di quegli splendori celesti, che maggior maraviglia sogliono apportare. Lo dedichiamo e doniamo alla Santità Vostra, come a quella c'ha l'anima di veri ornamenti e splendori ripiena, e c'ha ad altissime imprese l'eroica mente rivolta; desiderando che questo ragionamento d'inusitate faci del cielo sia a lei segno di quel più vivo ed ardente affetto che è in noi, di servire e di meritare la grazia di Vostra Santità. Ai cui piedi intanto umilmente inchinandoci, la supplichiamo a mantener favoriti i nostri studi co' cortesi raggi e vigoroso calore della sua benignissima protezione. Di Roma, li 20 di Ottobre 1623. Della Santità Vostra Umilissimi ed Obligatissimi Servi GLI ACCADEMICI LINCEI IL SAGGIATORE DEL SIGNOR GALILEO GALILEI ACCADEMICO LINCEO, FILOSOFO E MATEMATICO PRIMARIO DEL SERENISSIMO GRAN DUCA DI TOSCANA SCRITTO IN FORMA DI LETTERA ALL'ILLUSTRISSIMO E REV.MO SIGNOR DON VIRGINIO CESARINI ACCADEMICO LINCEO, MASTRO DI CAMERA DI N. S. Io non ho mai potuto intendere, Illustrissimo Signore, onde sia nato che tutto quello che de' miei studi, per aggradire o servire altrui, m'è convenuto metter in publico, abbia incontrato in molti una certa animosità in detrarre, defraudare e vilipendere quel poco di pregio che, se non per l'opera, almeno per l'intenzion mia m'era creduto di meritare. Non prima fu veduto alle stampe il mio Nunzio Sidereo, dove si dimostrarono tanti nuovi e meravigliosi discoprimenti nel cielo, che pur doveano esser grati agli amatori della vera filosofia, che tosto si sollevaron per mille bande insidiatori di quelle lodi dovute a così fatti ritrovamenti: né mancaron di quelli che, solo per contradir a' miei detti, non si curarono di recar in dubbio quanto fu veduto a lor piacimento e riveduto più volte da gli occhi loro. Imposemi il Serenissimo Gran Duca Cosimo II, di gloriosa memoria mio signore, ch'io scrivessi il mio parere delle cagioni del galleggiare o affondarsi le cose nell'acqua; e, per sodisfar a così fatto comandamento, avendo disteso in carta quanto m'era sovvenuto oltre alla dottrina d'Archimede, che per avventura è quanto di vero in effetto circa sì fatta materia poteva dirsi, eccoti subito piene tutte le stamperie d'invettive contro del mio Discorso; né avendo punto riguardo che quanto da me fu prodotto fusse confermato e concluso con geometriche dimostrazioni, contradissero al mio parere, né s'avvidero (tanto ebbe forza la passione) che 'l contradire alla geometria è un negare scopertamente la verità. Le Lettere delle Macchie Solari e da quanti e per quante guise fur combattute? e quella materia che doverebbe dar tanto campo d'aprir gl'intelletti ad ammirabili speculazioni, da molti, o non creduta o poco stimata, del tutto è stata vilipesa e derisa; da altri, per non volere acconsentire a' miei concetti, sono state prodotte contro di me ridicole ed impossibili opinioni; ed alcuni, costretti e convinti dalle mie ragioni, ànno cercato spogliarmi di quella gloria ch'era pur mia, e, dissimulando d'aver veduto gli scritti miei, tentarono dopo di me farsi primieri inventori di meraviglie così stupende. Tacerò d'alcuni miei privati discorsi, dimostrazioni e sentenze, molte di esse da me non publicate alle stampe, tutte state malamente impugnate o disprezzate come da nulla; non mancando anco queste d'essersi talora abbattute in alcuni che con bella destrezza si sieno ingegnati di farsi con esse onore, come inventate da i loro ingegni. Io potrei di tali usurpatori nominar non pochi; ma voglio ora passarli sotto silenzio, avvenga che de' primi furti men grave castigo prender si soglia che de i susseguenti. Ma non voglio già più lungamente tacere il furto secondo, che con troppa audacia mi ha voluto fare quell'istesso che già molti anni sono mi fece l'altro, d'appropriarsi l'invenzione del mio compasso geometrico, ancor ch'io molti anni innanzi l'avessi a gran numero di signori mostrato e conferito, e finalmente fatto publico colle stampe: e siami per questa volta perdonato se, contro alla mia natura, contro al costume ed intenzion mia, forse troppo acerbamente mi risento ed esclamo colà dove per molti anni ho taciuto. Io parlo di Simon Mario Guntzehusano, che fu quello che già in Padova, dove allora io mi trovava, traportò in lingua latina l'uso del detto mio compasso, ed attribuendoselo lo fece ad un suo discepolo sotto suo nome stampare, e subito, forse per fuggir il castigo, se n'andò alla patria sua, lasciando il suo scolare, come si dice, nelle peste; contro il quale mi fu forza, in assenza di Simon Mario, proceder nella maniera ch'è manifesto nella Difesa ch'allora feci e publicai. Questo istesso, quattro anni dopo la publicazione del mio Nunzio Sidereo, avvezzo a volersi ornar dell'altrui fatiche, non si è arrossito nel farsi autore delle cose da me ritrovate ed in quell'opera publicate; e stampando sotto titolo di Mundus Iovialis etc., ha temerariamente affermato, sé aver avanti di me osservati i pianeti Medicei, che si girano intorno a Giove. Ma perché di rado accade che la verità si lasci sopprimer dalla bugia, ecco ch'egli medesimo nell'istessa sua opera, per sua inavvertenza e poca intelligenza, mi dà campo di poterlo convincere con testimoni irrefragabili e manifestamente far palese il suo fallo, mostrando ch'egli non solamente non osservò le dette stelle avanti di me, ma non le vide né anco sicuramente due anni dopo: e dico di più, che molto probabilmente si può affermare ch'ei non l'ha osservate già mai. E ben ch'io da molti luoghi del suo libro cavar potessi evidentissime prove di quanto dico, riserbando l'altre ad altra occasione, voglio, per non diffondermi soverchiamente e distrarmi dalla mia principale intenzione, produrre un luogo solo. Scrive Simon Mario nella seconda parte del suo Mondo Gioviale, alla considerazione del sesto fenomeno, d'aver con diligenza osservato, come i quattro pianeti gioviali non mai si trovano nella linea retta parallela all'eclittica se non quando sono nelle massime digressioni da Giove; ma che quando son fuori di queste, sempre declinano con notabil differenza da detta linea; declinano, dico, da quella sempre verso settentrione quando sono nelle parti inferiori de' lor cerchi, ed all'opposito piegano sempre verso austro quando sono nelle parti superiori: e per salvar cotal apparenza, statuisce i lor cerchi inclinati dal piano dell'eclittica verso austro nelle parti superiori, e verso borea nell'inferiori. Or questa sua dottrina è piena di fallacie, le quali apertamente mostrano e testificano la sua fraude. E prima, non è vero che i quattro cerchi delle Medicee inclinino dal piano dell'eclittica; anzi sono eglino ad esso sempre equidistanti. Secondo, non è vero che le medesime stelle non sieno mai tra di loro puntualmente per linea retta se non quando si ritrovano costituite nelle massime digressioni da Giove; anzi talora accade ch'esse in qualunque distanza, e massima e mediocre e minima, si veggono per linea esquisitamente retta, ed incontrandosi insieme, ancor che sieno di movimenti contrarii e vicinissime a Giove, si congiungono puntualmente, sì che due appariscono una sola. E finalmente, è falso che quando declinano dal piano dell'eclittica, pieghino sempre verso austro quando sono nelle metà superiori de i lor cerchi, e verso borea quando sono nell'inferiori; anzi in alcuni tempi solamente fanno lor declinazioni in cotal guisa, ed in altri tempi declinano al contrario, cioè verso borea quando sono ne mezi cerchi superiori, e verso austro nell'inferiori. Ma Simon Mario, per non aver né inteso né osservato questo negozio, ha inavvertentemente scoperto il suo fallo. Ora il fatto sta così. Sono i quattro cerchi de i pianeti Medicei sempre paralleli piano dell'eclittica; e perché noi siamo nell'istesso piano collocati, accade che qualunque volta Giove non averà latitudine, ma si troverà esso ancora sotto l'eclittica, i movimenti d'esse stelle ci si mostreranno fatti per una stessa linea retta, e le lor congiunzioni fatte in qualsivoglia luogo saranno sempre corporali, cioè senza veruna declinazione. Ma quando il medesimo Giove si troverà fuori del pian dell'eclittica, accaderà che se la sua latitudine sarà da esso piano verso settentrione, restando pure i quattro cerchi delle Medicee paralleli all'eclittica, le parti loro superiori a noi, che sempre siamo nel piano dell'eclittica, si rappresenteranno piegar verso austro rispetto all'inferiori, che ci si mostreranno più boreali; ed all'incontro, quando la latitudine di Giove sarà australe, le parti superiori de i medesimi cerchietti ci si mostreranno più settentrionali dell'inferiori: sì che le declinazioni delle stelle si vedranno fare il contrario quando Giove ha latitudine boreale, di quello che faranno quando Giove sarà australe; cioè nel primo caso si vedranno declinar verso austro quando saranno nelle metà superiori de' lor cerchi, e verso borea nelle inferiori; ma nell'altro caso declineranno per l'opposito, cioè verso borea nelle metà superiori, e verso austro nelle inferiori; e tali declinazioni saranno maggiori e minori, secondo che la latitudine di Giove sarà maggiore o minore. Ora, scrivendo Simon Mario d'aver osservato come le dette quattro stelle sempre declinano verso austro quando sono nelle metà superiori de' lor cerchi; adunque tali sue osservazioni furon fatte in tempo che Giove aveva latitudine boreale: ma quando io feci le mie prime osservazioni Giove era australe, e tale stette per lungo tempo, né si fece boreale, sì che le latitudini delle quattro stelle potessero mostrarsi come scrive Simone, se non più di due anni dopo: adunque, se pur egli già mai le vide ed osservò, ciò non fu se non due anni dopo di me. Eccolo dunque già dalle sue stesse deposizioni convinto di bugia d'avere avanti di me fatte cotali osservazioni. Ma io di più aggiungo e dico, che molto più probabilmente si può credere ch'egli già mai non le facesse: già ch'egli afferma non l'avere osservate né vedute disposte tra di loro in linea retta isquisitamente se non mentre si ritrovano nelle massime distanze da Giove; e pure la verità è che quattro mesi interi, cioè da mezo febraio a mezo giugno del 1611, nel qual tempo la latitudine di Giove fu pochissima o nulla, la disposizione di esse quattro stelle fu sempre per linea retta in tutte le loro posizioni. E notisi, appresso, la sagacità colla quale egli vuole mostrarsi anteriore a me. Io scrissi nel mio Nunzio Sidereo d'aver fatta la mia prima osservazione alli 7 di gennaio dell'anno 1610, seguitando poi l'altre nelle seguenti notti: vien Simon Mario, ed appropriandosi l'istesse mie osservazioni, stampa nel titolo del suo libro, ed anco per entro l'opera, aver fatto le sue osservazioni fino dell'anno 1609, onde altri possa far concetto della sua anteriorità: tuttavia la più antica osservazione ch'ei produca poi per fatta da sé, è la seconda fatta da me; ma la pronunzia per fatta nell'anno 1609, e tace di far cauto il lettore come, essendo egli separato dalla Chiesa nostra, né avendo accettata l'emendazion Gregoriana, il giorno 7 di gennaio del 1610 di noi cattolici è l'istesso che il dì 28 di decembre del 1609 di loro eretici. E questa è tutta la precedenza delle sue finte osservazioni. Si attribuisce anco falsamente l'invenzione de' loro movimenti periodici, da me con lunghe vigilie e gravissime fatiche ritrovati, e manifestati nelle mie Lettere Solari, ed anco nel trattato che publicai delle cose che stanno sopra l'acqua, veduto dal detto Simone, come si raccoglie chiaramente dal suo libro, di dove indubitabilmente egli ha cavato tali movimenti. Ma in troppo lunga digressione, fuori di quello che forse richiedeva la presente opportunità, mi trovo d'essermi lasciato trascorrere. Però, ritornando su 'l nostro cominciato discorso, seguirò di dire che, per tante chiarissime prove non mi restando più luogo alcuno da dubitare d'un mal affetto ed ostinato volere contro dell'opere mie, aveva meco stesso deliberato di starmene cheto affatto, per ovviare in me medesimo alla cagion di quei dispiaceri sentiti nell'esser bersaglio a sì frequenti mordacità, e togliere altrui materia d'essercitare sì biasmevol talento. È ben vero che non mi sarebbe mancata occasione di metter fuori altre mie opere, forse non meno inopinate nelle filosofiche scuole e di non minor conseguenza nella natural filosofia delle publicate fin ora: ma le dette cagioni ànno potuto tanto, che solo mi son contentato del parere e del giudicio d'alcuni gentil'uomini, miei reali e sincerissimi amici, co' quali communicando e discorrendo de i miei pensieri, ho goduto di quel diletto che ne reca il poter conferire quel che di mano in mano ne somministra l'ingegno, scansando nel medesimo tempo la rinovazion di quelle punture per avanti da me sentite con tanta noia. Ànno ben questi signori, amici miei, mostrando in non piccola parte d'applaudere a i miei concetti, procurato con varie ragioni di ritirarmi da così fatto proponimento. E primieramente ànno cercato persuadermi ch'io dovessi poco apprezzare queste tanto pertinaci contradizzioni, quasi che in effetto, tutte in fine ritornando contro de i loro autori, rendesser più viva e più bella la mia ragione, e desser chiaro argomento che non vulgari fussero i miei componimenti, allegandomi una commune sentenza, che la vulgarità e la mediocrità, come poco o non punto considerate, son lasciate da banda, e solamente colà si rivolgono gli umani intelletti ove si scopre la meraviglia e l'eccesso, il quale poi nelle menti mal temperate fa nascer tosto l'invidia, e appresso, con essa, la maldicenza. E ben che tali e somiglianti ragioni, addottemi dall'autorità di questi signori, fusser vicine al distogliermi dal mio risoluto pensiero del non più scrivere, nulladimeno prevalse il mio desiderio di viver quieto senza tante contese; e così stabilito nel mio proposito, mi credetti in questa maniera d'aver ammutite tutte le lingue, che ànno finora mostrato tanta vaghezza di contrastarmi. Ma vano m'è riuscito questo disegno, né co 'l tacer ho potuto ovviare a questa mia così ostinata influenza, dell'aver a esserci sempre chi voglia scrivermi contro e prender rissa con esso meco. Non m'è giovato lo starmi senza parlare, ché questi, tanto vogliolosi di travagliarmi, son ricorsi a far mie l'altrui scritture; e su quelle avendomi mosso fiera lite, si sono indotti a far cosa che, a mio credere, non suol mai seguire senza dar chiaro indizio d'animo appassionato fuor di ragione. E perché non dee aver potuto il signor Mario Guiducci, per convenienza e carico di suo officio, discorrer nella sua Academia e poi publicare il suo Discorso delle Comete, senza che Lottario Sarsi, persona del tutto incognita, abbia per questo a voltarsi contro di me, e, senza rispetto alcuno di tal gentil uomo, farmi autore di quel Discorso, nel quale non ho altra parte che la stima e l'onore da esso fattomi nel concorrere col mio parere, da lui sentito ne' sopradetti ragionamenti avuti con que' signori, amici miei, co' quali il signor Guiducci si compiacque spesso di ritrovarsi? E quando pure tutto quel Discorso delle Comete fusse stato opera di mia mano (ché, dovunque sarà conosciuto il signor Mario, ciò non potrà mai cadere in pensiero), che termine sarebbe stato questo del Sarsi, mentre io mostrassi così voler essere sconosciuto, scoprirmi la faccia e smascherarmi con tanto ardire? Per la qual cosa, trovandomi astretto da questo inaspettato e tanto insolito modo di trattare, vengo a romper la mia già stabilita risoluzione di non mi far più vedere in publico coi miei scritti; e procurando giusta mia possa che almeno sconosciuta non resti la disconvenienza di questo fatto, spero d'aver a fare uscir voglia ad alcuno di molestare (come si dice) il mastino che dorme, e voler briga con chi si tace. E ben ch'io m'avvisi che questo nome, non mai più sentito nel mondo, di Lotario Sarsi serva per maschera di chi che sia che voglia starsene sconosciuto, non mi starò, come ha fatto esso Sarsi, a imbrigar in altro per voler levar questa maschera, non mi parendo né azzione punto imitabile, né che possa in alcuna cosa porgere aiuto o favore alla mia scrittura. Anzi mi do ad intendere che 'l trattar seco come con persona incognita sia per dar campo a far più chiara la mia ragione, e porgermi agevolezza ond'io spieghi più libero il mio concetto. Perché io ho considerato che molte volte coloro che vanno in maschera, o son persone vili che sotto quell'abito voglion farsi stimar signori e gentiluomini, e in tal maniera per qualche lor fine valersi di quella onorevolezza che porta seco la nobiltà; o talora son gentiluomini che deponendo, così sconosciuti, il rispettoso decoro richiesto a lor grado, si fanno lecito, come si costuma in molte città d'Italia, di poter d'ogni cosa parlare liberamente con ognuno, prendendosi insieme altrettanto diletto che ognuno, sia chi si voglia, possa con essi motteggiare e contender senza rispetto. E di questi secondi credendo io che debba esser quegli che si cuopre con questa maschera di Lottario Sarsi (ché quando fusse de' primi, in poco gusto gli tornerebbe d'aver voluto così spacciarla per la maggiore), mi credo ancora che, sì come così sconosciuto egli si è indotto a dir cosa contro di me che a viso aperto se ne sarebbe forse astenuto, così non gli debba dovere esser grave che, valendomi del privilegio conceduto contro le maschere, possa trattar seco liberamente, né mi sia né da lui né da altri per esser pesata ogni parola ch'io per avventura dicessi più libera ch'ei non vorrebbe. Ed ho voluto, Illustrissimo Signore, ch'ella sia prima d'ogn'altro lo spettator di questa mia replica; imperciocché, come intendentissima e, per le sue qualità nobilissime, spogliata d'animo parziale, giustamente sarà per apprender la causa mia, né lascerà di reprimer l'audacia di quelli che, mancando d'ignoranza ma non d'affetto appassionato (ché de gli altri poco debbo curare), volessero appo del vulgo, che non intende, malamente stravolger la mia ragione. E ben che fusse mia intenzione, quando prima lessi la scrittura del Sarsi, di comprendere in una semplice lettera inviata a V. S. Illustrissima le risposte, tuttavia, nel venire al fatto, mi sono in maniera moltiplicate tra le mani le cose degne d'esser notate che in essa scrittura si contengono, che di lungo intervallo m'è stato forza passar i termini d'una lettera. Ho nondimeno mantenuta l'istessa risoluzione di parlar con V. S. Illustrissima ed a lei scrivere, qualunque si sia poi riuscita la forma di questa mia risposta; la quale ho voluta intitolare col nome di Saggiatore, trattenendomi dentro la medesima metafora presa dal Sarsi. Ma perché m'è paruto che, nel ponderare egli le proposizioni del signor Guiducci, si sia servito d'una stadera un poco troppo grossa, io ho voluto servirmi d'una bilancia da saggiatori, che sono così esatte che tirano a meno d'un sessantesimo di grano: e con questa usando ogni diligenza possibile, non tralasciando proposizione alcuna prodotta da quello, farò di tutte i lor saggi; i quali anderò per numero distinguendo e notando, acciò, se mai fussero dal Sarsi veduti e gli venisse volontà di rispondere, ei possa tanto più agevolmente farlo, senza lasciare indietro cosa veruna. Ma venendo ormai alle particolari considerazioni, non sarà per avventura se non bene (acciò che niente rimanga senza esser ponderato) dir qualche cosa intorno all'inscrizzion dell'opera, la quale il signor Lottario Sarsi intitola Libra Astronomica e Filosofica; rende poi nell'epigramma, ch'ei soggiunge, la ragion che lo mosse a così nominarla, la qual è che l'istessa cometa, col nascere e comparir nel segno della Libra, volle misteriosamente accennargli ch'ei dovesse librar con giusta lance e ponderar le cose contenute nel trattato delle comete publicato dal signor Mario Guiducci. Dove io noto come il Sarsi comincia, tanto presto che più non era possibile, a tramutar con gran confidenza le cose (stile mantenuto poi in tutta la sua scrittura) per accommodarle alla sua intenzione. Gli era caduto in pensiero questo scherzo sopra la corrispondenza della sua Libra colla Libra celeste, e perché gli pareva che argutamente venisse la sua metafora favoreggiata dall'apparizion della cometa, quando ella fusse comparita in Libra, liberamente dice quella in tal luogo esser nata; non curando di contradire alla verità, ed anco in certo modo a sé medesimo, contradicendo al suo proprio Maestro, il quale nella sua Disputazione, alla fac. 7, conclude così: “Verum, quæcunque tandem ex his prima cometæ lux fuerit, illi semper Scorpius patria est”; e dodici versi più a basso: “Fuerit hoc sane, cum in Scorpio, hoc est in Martis præcipua domo, natus sit”; e poco di sotto: “Ego, quo ad me attinet, patriam eius inquiro, quam Scorpium fuisse affirmo, cunctis etiam assentientibus.” Adunque molto più proporzionatamente, ed anco più veridicamente, se riguarderemo la sua scrittura stessa, l'avrebbe egli potuta intitolare L'astronomico e filosofico scorpione, costellazione dal nostro sovran poeta Dante chiamata figura del freddo animale che colla coda percuote la gente e veramente non vi mancano punture contro di me, e tanto più gravi di quelle degli scorpioni, quanto questi, come amici dell'uomo, non feriscono se prima non vengono offesi e provocati, e quello morde me che mai né pur col pensiero non lo molestai. Ma mia ventura, che so l'antidoto e rimedio presentaneo a cotali punture! Infragnerò dunque e stropiccerò l'istesso scorpione sopra le ferite, onde il veleno risorbito dal proprio cadavero lasci me libero e sano. 1. Or vegniamo al trattato, e sia il primo saggio intorno ad alcune parole del proemio, cioè da “Unus, quod sciam”, fino a “Doluimus”. Il qual proemio sarà però da noi qui registrato intero, per total compitezza del testo latino, al quale non vogliamo che manchi pur un iota. Tribus in cælo facibus insolenti lumine, anno superiore, fulgentibus, nemo hebeti adeo ingenio ac plumbeis oculis fuit, qui utramque in illas aciem non intenderit aliquando, miratusque non sit insueti fulgoris eo tempore feracitatem. Sed quoniam est vulgus, ut sciendi avidissimum, ita ad rerum causas investigandas minus aptum, ab iis propterea sibi tantarum rerum scientiam, iure veluti suo, exposcebat, ad quos cæli mundique totius contemplatio maxime pertineret. Philosophorum igitur astronomorumque Academias consulendas illico censuit. Quid igitur nostra hæc Gregoriana, quæ, et disciplinarum et Academicorum multitudine nobilis, se inter cæteras designari omnium oculis, se maxime consuli, ab se responsa expectari, facile intelligebat? Committere enimvero non potuit, ne in re, quamquam dubia, suo saltem muneri et postulantium votis utcumque satisfaceret. Præstitere hoc ii, quibus ex munere id oneris incumbebat; nec male, si summorum etiam capitum suffragium spectes. Unus, quod sciam, Disputationem nostram, et quidem paulo acrius, improbavit Galilæus.” Nelle quali ultime parole, cioè “Unus, quod sciam”, egli afferma che noi agramente abbiamo tassata la Disputazion del suo Maestro. Al che io non veggo per ora che occorra risponder cosa alcuna, avvenga che il suo detto è assolutamente falso; poi che, per diligenza usata in cercar nella scrittura del signor Mario il luogo (già ch'egli nol cita), non l'ho saputo ritrovare. Ma intorno a questo avremo più a basso altre occasioni di parlare. 2. Seguita appresso (e sia il secondo saggio): “Doluimus primum, quod magni nominis viro hæc displicerent; deinde consolationis loco fuit, ab eodem Aristotelem ipsum, Tychonem, aliosque, non multo mitius hac in disputatione habitos: ut sane non aliæ iis texendæ forent apologiæ, quibus communis cum summis ingeniis causa satis, vel ipsis silentibus, apud æquos æstimatores pro se ipsa peroraret.” Qui dice, aver da principio sentito dolore che quel Discorso mi sia dispiaciuto, ma soggiunge essergli stato poi in luogo di consolazione il veder l'istesso Aristotile, Ticone ed altri esser con simile asprezza tassati; onde non erano di mestieri altre difese a quelli che nell'accuse fussero a parte con ingegni eminentissimi, la causa stessa de' quali, anco nel lor silenzio, appresso giusti giudici assai da per se stessa parlava e si difendeva. Dalle quali parole mi par di raccorre che, per giudicio del Sarsi, di quelli che intraprendono a impugnar autori d'ingegno eminentissimo si debba far così poca stima, che né anco metta conto che alcuno si ponga alla difesa de gli oppugnati, la sola autorità de' quali basta a mantener loro il credito appresso gl'intendenti. E qui voglio che V. S. Illustrissima noti come il Sarsi, qual se ne sia la causa, o elezzione o inavvertenza, aggrava non poco la reputazion del P. Grassi suo precettore, principale scopo del quale nel suo Problema fu d'impugnar l'opinion d'Aristotile intorno alle comete, come nella sua scrittura apertamente si vede e l'istesso Sarsi replica e conferma in questa, alla fac. 7; di modo che se i contradittori a gli uomini grandissimi devono esser trapassati, il P. Grassi doveva esser un di questi. Tuttavia noi non solamente non l'abbiamo trapassato, ma ne abbiamo fatto la medesima stima che de gl'ingegni eminentissimi, accoppiandolo con quelli; sì che in cotal particolare altrettanto viene egli da noi essaltato, quanto dal suo discepolo abbassato. Io non veggo che il Sarsi possa per sua scusa addurre altro, se non che il suo senso sia stato che degli oppositori a gl'ingegni eminentissimi si devono ben lasciar da banda i volgari, ma all'incontro pregiar quegli ch'essi ancora sono eminentissimi, tra i quali egli abbia inteso di riporre il suo Maestro, e noi altri tra i popolari, onde per cotal rispetto quello che al Maestro suo si conveniva fare, a noi sia stato di biasimo. 3. Segue appresso (e sia il terzo saggio): “Sed quando sapientissimis etiam viris operæ pretium visum est ut esset saltem aliquis, qui Galilæi disputationem, tum in iis quibus aliena oppugnat, tum etiam in iis quibus sua promit, paulo diligentius expenderet; utrumque mihi paucis agendum statui.” Il senso di queste parole, continuato con quello delle precedenti, mi par ch'importi questo: che de' contradittori a gl'ingegni eminentissimi non si debba, come già si è detto, far conto, ma trapassargli sotto silenzio, e se pur si dovesse lor rispondere, si dia il carico a persone più tosto basse, ch'altrimenti; e che però nel nostro caso sia paruto a uomini sapientissimi che sia ben fatto che non l'istesso P. Grassi o altro d'egual reputazione, ma che “saltem aliquis” rispondesse al Galilei. E sin qui io non dico né replico altro, ma, conoscendo e confessando la mia bassezza, inclino il capo alla sentenza d'uomini tali. Ben mi maraviglio non poco che il Sarsi di proprio moto si abbia eletto d'esser quel “saltem aliquis” ch'abbracci e si sbracci a tale impresa che, per giudicio d'uomini sapientissimi e suo, non doveva esser deferita in altri che in qualche soggetto assai basso, né so ben intendere come, essendo naturale instinto d'ognuno l'attribuire a se stesso più tosto più che manco del merito, ora il Sarsi avvilisca tanto la sua condizione, che s'induca a spacciarsi per un “saltem aliquis”. Questo inverisimile mi ha tenuto un pezzo sospeso, e finalmente m'ha fatto verisimilmente credere ch'in queste sue parole possa esser un poco d'error di stampa, e che dov'è stampato “ut esset saltem aliquis qui Galilæi disputationem diligentius expenderet”, si debba leggere “ut esset qui saltem aliqua in Galilæi disputatione paulo diligentius expenderet”: la qual lettura io tanto reputo esser la vera e legittima, quanto ella puntualmente si assesta a tutto 'l resto del trattato, e l'altra mal s'aggiusta alla stima ch'io pur voglio credere che il Sarsi faccia di se stesso. Vedrà dunque V. S. Illustrissima, nell'andar meco essaminando la sua scrittura, quanto sia vero questo ch'io dico, cioè ch'egli delle cose scritte dal signor Mario ha solamente essaminato “aliqua”, anzi pure “saltem aliqua”, cioè alcune minuzie di poco rilievo alla principale intenzione, trapassando sotto silenzio le conclusioni e le ragioni principali: il che ha egli fatto perché conosceva in coscienza di non poter non le lodare e confessar vere, che sarebbe poi stato contro alla sua intenzione, che fu solamente di dannare ed impugnare, com'egli stesso scrive alla fac. 42 con queste parole: “Atque hæc de Galilæi sententia, in iis quæ cometam immediate spectant, dicta sint. Plura enim dici vetat ipsemet, qui, in bene longa disputatione, quid sentiret paucis admodum atque involutis verbis exposuit, nobisque plura in illum afferendi locum præclusit. Qui enim refelleremus quæ ipse nec protulit, neque nos divinare potuimus?” Nelle quali parole, oltre al vedersi la già detta intenzion di confutar solamente, io noto due altre cose: l'una è, ch'ei simula di non aver intese molte cose per essere (dic'egli) state scritte oscuramente, che vengon a esser quelle nelle quali non ha trovato attacco per la contradizzione; l'altra, ch'egli dice non aver potuto confutar le cose ch'io non ho profferite né egli ha potute indovinare: tuttavia V. S. Illustrissima vedrà come la verità è che la maggior parte delle cose ch'ei prende a confutare sono delle non profferite da noi, ma indovinate o vogliam dire immaginate da esso. 4. “Rem quamplurimis pergratam me facturum sperans, quibus Galilæi factum nullo nomine probari potuit: quod tamen in hac disputatione ita præstabo, ut abstinendum mihi ab iis verbis perpetuo duxerim, quæ exasperati magis atque iracundi animi, quam scientiæ, indicia sunt. Hunc ego respondendi modum aliis, si qui volent, facile concedam. Agite igitur, quando ille etiam per internuncios atque interpretes rem agi iubet, ut propterea non ipse per se, sed per Consulem Academiæ Marium sui secreta animi omnibus exposuerit, liceat etiam nunc mihi, non quidem Consuli, sed tamen mathematicarum disciplinarum studioso, ea quæ ex Horatio Grassio Magistro meo de nuperrimis eiusdem Galilæi inventis audierim, non uni tantum Academiæ, sed reliquis etiam omnibus qui latine norunt, exponere. Neque hic miretur Marius, Consule se prætermisso, cum Galilæo rem transigi. Primum, enim, Galilæus ipse, in litteris ad amicos Romam datis, satis aperte disputationem illam ingenii sui fœtum fuisse profitetur; deinde, cum idem Marius peringenue fateatur, non sua se inventa, sed quæ Galilæo veluti dictante excepisset, summa fide protulisse, patietur, arbitror, non inique, cum Dictatore potius me de iisdem, quam cum Consule, interim disputare.” In tutto questo restante del proemio io noto primamente, come il Sarsi pretende d'aver fatto cosa grata a molti colla sua impugnazione: e questo forse può essergli accaduto con alcuni che non abbiano per avventura letta la scrittura del signor Mario, ma se ne sieno stati all'informazion sua; la quale venendo fatta privatamente e (come si dice) a quattr'occhi, quanto e quanto sarà ella stata lontana dalle cose scritte, poi che in questa publica e stampata ei non s'astiene d'apportar in campo moltissime cose come scritte dal signor Mario, le quali non furon mai né nella sua scrittura né pur nella nostra imaginazione? Soggiunge poi, volersi astenere da quelle parole che danno indizio più tosto d'animo innasprito ed adirato, che di scienza: il che quanto egli abbia osservato, vedremo nel progresso. Ma per ora noto la sua confessione, d'essere internamente innasprito ed in collera, perché quando ei non fusse tale, il trattar di questo volersi astenere sarebbe stato non dirò a sproposito, ma superfluo, perché dove non è abito o disposizione, l'astinenza non ha luogo. A quello ch'egli scrive appresso, di voler come terza persona riferir quelle cose ch'egli ha intese dal P. Orazio Grassi, suo precettore, intorno agli ultimi miei trovati, io assolutamente non credo tal cosa, e tengo per fermo che il detto Padre non abbia mai né dette né pensate né vedute scritte dal Sarsi tali fantasie, troppo lontane per ogni rispetto dalle dottrine che si apprendono nel Collegio dove il P. Grassi è professore, come spero di far chiaramente conoscere. E già, senza punto allontanarmi di qui, chi sarebbe quello che, avendo pur qualche notizia della prudenza di quei Padri, si potesse indurre a credere che alcuno di essi avesse scritto e publicato, ch'io in lettere private, scritte a Roma ad amici, apertamente mi fussi fatto autore della scrittura del signor Mario? cosa che non è vera; e quando vera fusse stata, il publicarla non poteva non dar qualche indizio d'aver piacere di sparger qualche seme onde tra stretti amici potesse nascer alcun'ombra di diffidenza. E quali termini sono il prendersi libertà di stampar gli altrui detti privati? Ma è bene che V. S. Illustrissima sia informata della verità di questo fatto. Per tutto il tempo che si vide la cometa, io mi ritrovai in letto indisposto, dove, sendo frequentemente visitato da amici, cadde più volte ragionamento delle comete, onde m'occorse dire alcuno de' miei pensieri, che rendevano piena di dubbi la dottrina datane sin qui. Tra gli altri amici vi fu più volte il signor Mario, e significommi un giorno aver pensiero di parlar nell'Academia delle comete, nel qual luogo, quando così mi fusse piaciuto, egli avrebbe portate, tra le cose ch'egli aveva raccolte da altri autori e quelle che da per sé aveva immaginate, anco quelle che aveva intese da me, già ch'io non ero in istato di potere scrivere: la qual cortese offerta io reputai a mia ventura, e non pur l'accettai, ma ne lo ringraziai e me gli confessai obligato. In tanto e di Roma e d'altri luoghi, da altri amici e padroni che forse non sapevano della mia indisposizione, mi veniva con instanza pur domandato se in tal materia avevo alcuna cosa da dire: a' quali io rispondevo, non aver altro che qualche dubitazione, la quale anco non potevo, rispetto all'infermità, mettere in carta; ma che bene speravo che potesse essere che in breve vedessero tali miei pensieri e dubbi inseriti in un discorso d'un gentiluomo amico mio, il quale per onorarmi aveva preso fatica di raccorgli ed inserirgli in una sua scrittura. Questo è quanto è uscito da me, il che è anco in più luoghi stato scritto dal medesimo signor Mario; sì che non occorreva che il Sarsi, con aggiungere a vero, introducesse mie lettere, né mettesse il signor Mario a sì piccola parte della sua scrittura (nella quale egli ve l'ha molto maggior di me), che lo spacciasse per copista. Or, poi che così gli è piaciuto, e così segua; ed intanto il signor Mario, in ricompensa dell'onor fattomi, accetti la difesa della sua scrittura. 5. E ritornando al trattato, rilegga V. S. Illustrissima l'infrascritte parole: “Dolet igitur, primo, se in Disputatione nostra male habitum, cum de tubo optico ageremus nullum cometæ incrementum afferente, ex quo deduceremus eundem a nobis quam longissime distare. Ait enim, multo ante palam affirmasse se, hoc argumentum nullius momenti esse. Sed affirmarit licet: nunquid eius illico ad Magistrum meum pronunciata referrent venti? Licet enim summorum virorum dicta plerunque fama divulget, huius tamen dicti (quid faciat?) ne syllaba quidem ad nos pervenit. Et quanquam dissimulavit, novit id tamen multorum etiam testimonio, novit benevolentissimum in se Magistri mei animum, et qua privatis in sermonibus, qua publicis in disputationibus, effusum plane in laudes ipsius. Illud certe negare non potest, neminem ab illo unquam proprio nomine compellatum, neque se verbis ullis speciatim designatum. Si qua tamen ipsius animum pulsaret dubitatio, meminisse etiam poterat, perhonorifice olim se hoc in Romano Collegio ab eiusdem Mathematicis acceptum, et cum de Mediceis sideribus tuboque optico, illo audiente et (qua fuit modestia) ad laudes suas erubescente, publice est disputatum, et cum postea ab alio, eodem loco atque frequentia, de iis quæ aquis insident disserente, perpetuo Galilæus acroamate celebratus est. Quid ergo causæ fuerit nescimus, cur ei, contra, adeo viluerit huius Romani Collegii dignitas, ut eiusdem Magistros et logicæ imperitos diceret, et nostras de cometis positiones futilibus ac falsis innixas rationibus, non timide pronunciaret.” Sopra i quali particolari scritti io primieramente dico di non m'esser mai lamentato d'essere stato maltrattato nel Discorso del P. Grassi, nel quale son sicuro che Sua Reverenza non applicò mai il pensiero alla persona mia per offendermi; e quando pure, dato e non concesso, io avessi avuta opinione che il P. Grassi nel tassar quelli che facevan poca stima dell'argomento preso dal poco ricrescer la cometa, avesse voluto comprender me ancora, non però creda il Sarsi che questo mi fusse stato causa di disgusto e di querimonia. Sarebbe forse ciò accaduto quando la mia opinion fusse stata falsa, e per tale scoperta e publicata; ma sendo il detto mio verissimo, e falso l'altro, la moltitudine de' contradittori, e massime di tanto valore quanto è il P. Grassi, poteva più tosto accrescermi il gusto che il dolore, atteso che più diletta il restar vittorioso di prode e numeroso essercito, che di pochi e debili inimici. E perché degli avvisi che da molte parti d'Europa andavano (come scrive il Sarsi) al suo Maestro, alcuni nel passar di qua lasciavano ancora a noi sentire come generalmente tutti i più celebri astronomi facevano gran fondamento sopra cotale argomento, né mancavano anco ne' nostri contorni e nella città stessa uomini della medesima opinione, io al primo motto, che di ciò intesi, molto chiaramente mi lasciai intendere che stimavo questo argomento vanissimo, di che molti si burlavano, e tanto più, quando in favor loro apparve l'autorevole attestazione e confermazione del matematico del Collegio Romano: il che non negherò che mi fusse cagione d'un poco di travaglio, atteso che trovandomi posto in necessità di difendere il mio detto da tanti altri contradittori, i quali, per esser stati fatti forti da un tanto aiuto, più imperiosamente mi si levavano contro, non vedevo modo di poter contradire a quelli senza comprendervi anco il P. Grassi. Fu adunque non mia elezzione, ma accidente necessario, ben che fortuito, che indirizzò la mia impugnazione anco in quella parte dov'io meno avrei voluto. Ma che io pretendessi mai (come soggiunge il Sarsi) che tal mio parere dovesse esser repentinamente portato da' venti sino a Roma, come suole accadere delle sentenze degli uomini celebri e grandi, eccede veramente d'assai i termini della mia ambizione. Bene è vero che la lettura della Libra m'ha fatto pur anco alquanto maravigliare, che tal mio detto non penetrasse a gli orecchi del Sarsi. E non è egli degno di meraviglia, che cose le quali io già mai non dissi, né pur pensai, delle quali gran numero è registrato nel suo Discorso, gli sieno state riportate, e che d'altre dette da me mille volte non gliene sia pur giunta una sillaba? Ma forse i venti, che conducono le nuvole, le chimere e i mostri che in essi tumultuariamente si vanno figurando, non ànno poi forza di portar le cose sode e pesanti. Dalle parole che seguono mi par comprendere che il Sarsi m'attribuisca a gran mancamento il non aver con altrettanta cortesia contracambiata l'onorevolezza fattami da' Padri del Collegio in lezzioni publiche fatte sopra i miei scoprimenti celesti e sopra i miei pensieri delle cose che stanno su l'acqua. E qual cosa doveva io fare? Mi risponde il Sarsi: Laudare e approvar il Discorso del P. Grassi. Ma, signor Sarsi, già che le cose tra voi e me s'ànno a bilanciare e, come si dice, trattar mercantilmente, io vi dimando, se quei Reverendi Padri stimarono per vere le cose mie, o pur l'ebber per false. Se le conobbero vere e come tali le lodarono, con troppo grand'usura ridomandereste ora il prestato, quando voleste che io avessi con pari lode a essaltar le cose conosciute da me per false. Ma se le reputaron vane e pur l'essaltarono, posso ben ringraziarli del buono affetto; ma assai più grato mi sarebbe stato che m'avessero levato d'errore e mostratami la verità, stimando io assai più l'utile delle vere correzzioni, che la pompa delle vane ostentazioni: e perché l'istesso credo di tutti i buoni filosofi, però né per l'uno né per l'altro capo mi sentivo in obligo. Mi direte forse ch'io dovevo tacere. A questo rispondo, primamente, che troppo strettamente ci eravamo posti in obligo, il signor Mario ed io, avanti la publicazion della scrittura del P. Grassi, di lasciar vedere i nostri pensieri; sì che il tacere poi sarebbe stato un tirarsi addosso un disprezzo e quasi derision generale. Ma più soggiungo, che mi sarei anco sforzato, e forse l'avrei impetrato, che il signor Guiducci non publicasse il suo Discorso, quando in esso fusse stato cosa pregiudiciale alla degnità di quel famosissimo Collegio o d'alcun suo professore; ma quando l'opinioni impugnate da noi sono state tutte d'altri prima che del matematico professore del Collegio, non veggo perché il solo avergli Sua Reverenza prestato l'assenso avesse a metter noi in obligo di dissimulare ed ascondere il vero per favoreggiare e mantenere vivo uno errore. La nota, dunque, di poco intendente di logica cade sopra Ticone ed altri che ànno commesso l'equivoco in quell'argomento; il quale equivoco si è da noi scoperto non per notare o biasimare alcuno, ma solo per cavare altrui d'errore e per manifestare il vero: e tale azzione non so che mai possa esser ragionevolmente biasimata. Non ha, dunque, il Sarsi causa di dire che sia appresso di me avvilita la degnità del Collegio Romano. Ma bene, all'incontro, quando la voce del Sarsi uscisse di quel Collegio, avrei io occasion di dubitare che la dottrina e la reputazion mia, non solo di presente ma forse in ogni tempo, sia stata in assai vile stima, poi che in questa Libra niuno de' miei pensieri viene approvato, né ci si legge altro che contradizzioni accuse e biasimi, ed oltre a quel ch'è scritto (se si deve prestar credenza al grido) uno aperto vanto di poter annichilar tutte le cose mie. Ma sì come io non credo questo, né che alcuno di questi pensieri abbia stanza in quel Collegio, così mi vo immaginando che il Sarsi abbia dalla sua filosofia il poter egualmente lodare e biasimare, confermare e ributtar, le medesime dottrine, secondo che la benevolenza o la stizza lo traporta: e fammi in questo luogo sovvenir d'un lettor di filosofia a mio tempo nello Studio di Padova, il quale essendo, come talvolta accade, in collera con un suo concorrente, disse che quando quello non avesse mutato modi, avria sotto mano mandato a spiar l'opinioni tenute da lui nelle sue lezzioni, e che in sua vendetta avrebbe sempre sostenute le contrarie. 6. Or legga V. S. Illustrissima: “Sed ne tempus querelis frustra teramus, principio, illud non video, quam iure Magistro meo obiiciat ac veluti vitio vertat, quod nimirum in Tychonis verba iurasse eiusdemque vana machinamenta omni ex parte secutus videatur. Quanquam enim hoc plane falsum est, cum, præter argumentandi modos ac rationes quibus cometæ locus inquireretur, nihil aliud in Disputatione nostra reperiat in quo Tychonem, ut expressa verba testantur, sectatus sit; interna vero ipsius animi sensa, astrologus licet Lynceus, ne optico quidem suo telescopio introspexerit; age tamen, detur, Tychoni illum adhæsisse. Quantum tandem istud est crimen? Quem potius sequeretur? Ptolemæum? cuius sectatorum iugulis Mars, propior iam factus, gladio exerto imminet? Copernicum? at qui pius est revocabit omnes ab illo potius, et damnatam nuper hypothesim damnabit pariter ac reiiciet. Unus igitur ex omnibus Tycho supererat, quem nobis ignotas inter astrorum vias ducem adscisceremus. Cur igitur Magistro meo ipse succenseat, qui illum non aspernatur? Frustra hic Senecam invocat Galilæus, frustra hic luget nostri temporis calamitatem, quod vera ac certa mundanarum partium dispositio non teneatur, frustra sæculi huius deplorat infortunium, si nil habeat quo hanc ipsam ætatem, hoc saltem nomine eius suffragio miseram, fortunet magis”. Da quanto il Sarsi scrive in questo luogo, mi par di comprendere ch'ei non abbia con debita attenzione letto non solo il Discorso del signor Mario, ma né anco quello del P. Grassi, poi che e dell'uno e dell'altro adduce proposizioni che in quelli non si ritrovano. Ben è vero che per aprirsi la strada a poter riuscire a toccarmi non so che di Copernico, egli avrebbe avuto bisogno che le vi fussero state scritte; onde, in difetto, l'ha volute supplir del suo. E prima, non si trova nella scrittura del signor Mario buttato, come si dice, in occhio, né attribuito a mancamento al P. Grassi l'aver giurato fedeltà a Ticone e seguitate in tutto e per tutto le sue vane machinazioni. Ecco i luoghi citati dal Sarsi. Alla fac. 18: “Appresso verrò al professor di matematica del Collegio Romano, il quale in una sua scrittura ultimamente publicata pare che sottoscriva ad ogni detto d'esso Ticone, aggiungendovi anco qualche nuova ragione a confermazion dell'istesso parere”. L'altro luogo a fac. 38: “Il matematico del Collegio Romano ha parimente per quest'ultima cometa ricevuto la medesima ipotesi; e a così affermare, oltre a quel poco che n'è scritto dall'Autore, che consuona colla posizion di Ticone, m'induce ancora il vedere in tutto il rimanente dell'opera quanto ei concordi coll'altre ticoniche immaginazioni”. Or vegga V. S. Illustrissima se qui s'attribuisce cosa veruna a vizio e mancamento. Di più, è ben chiarissimo che non si trattando in tutta l'opera d'altro che de gli accidenti attenenti alle comete, de' quali Ticone ha scritto sì gran volume, il dire che il matematico del Collegio concorda coll'altre immaginazioni di Ticone, non s'estende ad altre posizioni ch'a quelle ch'appartengono alle comete; sì che il chiamar ora in paragon di Ticone, Tolomeo e Copernico, i quali non trattaron mai d'ipotesi attenenti a comete, non veggo che ci abbia luogo opportuno. Quello poi che dice il Sarsi, che nella scrittura del suo Maestro non vi si trova altro, in che egli abbia seguito Ticone, fuor che le dimostrazioni per ritrovare il luogo della cometa, sia detto con sua pace, non è vero; anzi nessuna cosa vi è meno, che simile dimostrazione. Tolga Iddio che il P. Grassi avesse in ciò imitato Ticone, né si fusse accorto, quanto nel modo d'investigar la distanza della cometa per l'osservazioni fatte in due luoghi differenti in Terra, si mostri bisognoso della notizia de' primi elementi delle matematiche. Ed acciocché V. S. Illustrissima vegga ch'io non parlo così senza fondamento, ripigli la dimostrazion ch'egli comincia alla fac. 123 del trattato della cometa del 1577, ch'è nell'ultima parte de' suoi Proginnasmi nella quale volendo egli provare com'ella non fusse inferiore alla Luna per la conferenza dell'osservazioni fatte da sé in Uraniburg e da Tadeo Agecio in Praga, prima, tirata la subtesa AB all'arco dell'orbe terrestre che media tra i detti due luoghi, e traguardando dal punto A la stella fissa posta in D, suppone l'angolo DAB esser retto; il che è molto lontano dal possibile, perché, sendo la linea AB corda d'un arco minor di gradi 6 (come Ticon medesimo afferma) bisogna, acciò che il detto angolo sia retto, che la fissa D sia lontana dal zenit di A meno di gradi 3; cosa ch'è tanto falsa, quanto che la sua minima distanza è più di gradi 48, essendo, per detto dell'istesso Ticone, la declinazion della fissa D, ch'è l'Aquila o vogliamo dire l'Avvoltoio, di gradi 7.52 verso borea, e la latitudine di Uraniburg gradi 55.54. In oltre egli scrive, la medesima stella fissa da i due luoghi A e B vedersi nel medesimo luogo dell'ottava sfera, perché la Terra tutta, non che la piccola parte AB, non ha sensibil proporzione coll'immensità d'essa ottava sfera. Ma perdonimi Ticone: la grandezza e piccolezza della Terra non ha che fare in questo caso, perché il vedersi da ogni sua parte la medesima stella nell'istesso luogo deriva dall'essere ella realmente nell'ottava sfera, e non da altro; in quel modo a punto che i caratteri che sono sopra questo foglio, già mai rispetto al medesimo foglio non muteranno apparenza di sito, per qualunque grandissima mutazion di luogo che faccia l'occhio di V. S. Illustrissima che gli riguarda: ma ben uno oggetto posto tra l'occhio e la carta, al movimento della testa varierà l'apparente sito rispetto a' caratteri, sì che il medesimo carattere ora se gli vedrà dalla destra, ora dalla sinistra, ora più alto, ed ora più basso; ed in cotal guisa mutano apparente luogo i pianeti nell'orbe stellato, veduti da differenti parti della Terra, perché da quello sono lontanissimi; e quello che in questo caso opera la piccolezza della Terra, è che, facendo i più lontani da noi minor varietà d'aspetto, ed i più vicini maggiore, finalmente per uno lontanissimo la grandezza della Terra non basti a far tal varietà sensibile. Quello poi che soggiunge accadere conforme alle leggi de gli archi e delle corde, vegga V. S. Illustrissima quant'ei sia da tali leggi lontano, anzi pure da' primi elementi di geometria. Egli dice, le due rette AD, BD esser perpendicolari alla AB: il che è impossibile, perché la sola retta che viene dal vertice è perpendicolare sopra la tangente e le sue parallele, e queste non vengono altramente dal vertice, né l'AB è tangente o ad essa parallela. In oltre, ei le domanda parallele, e appresso dice che le si vanno a congiungere nel centro: dove, oltre alla contradizzione dell'esser parallele e concorrenti, vi è che, prolungate, passano lontanissime dal centro. E finalmente conclude, che venendo dal centro alla circonferenza sopra i termini dell'AB, elle sono perpendicolari: il che è tanto impossibile, quanto che delle linee tirate dal centro a tutti i punti della corda AB, sola quella che cade nel punto di mezo gli è perpendicolare, e quelle che cascano ne gli estremi termini sono più di tutte l'altre inclinate ed oblique. Vegga dunque V. S. Illustrissima a quali e quante essorbitanze avrebbe il Sarsi fatto prestar l'assenso dal suo Maestro, quando vero fusse ciò ch'in questo proposito ha scritto, cioè che quello abbia seguitate le ragioni e modi di dimostrar di Ticone nel ricercar il luogo della cometa. Vegga di più il medesimo Sarsi quant'io meglio di lui, senza adoperar astrologia né telescopio, abbia penetrato, non dirò i sensi interni dell'animo suo, perché per ispiar questi io non ho né occhi né anco orecchi, ma i sensi della sua scrittura, i quali son pur tanto chiari e manifesti, che bisogno non ci è de gli occhi lincei, gentilmente introdotti dal Sarsi, credo per ischerzare un poco sopra la nostra Academia. E perché e V. S. Illustrissima ed altri principi e signori grandi son meco a parte nello scherzo, io, per la dottrina di sopra insegnatami dal Sarsi, non curando molto i suoi motti, me la passerò sotto l'ombra loro, o, per meglio dire, illustrerò l'ombra mia col loro splendore. Ma tornando al proposito, vegga com'egli di nuovo vuol pure ch'io abbia reputato gran mancamento nel P. Grassi l'aver egli aderito alla dottrina di Ticone, e risentitamente domanda: Chi ei doveva seguitare? forse Tolomeo, la cui dottrina dalle nuove osservazioni in Marte è scoperta per falsa? forse il Copernico, dal quale più presto si deve rivocar ognuno, mercé dell'ipotesi ultimamente dannata? Dove io noto più cose e prima, replico ch'è falsissimo ch'io abbia mai biasimato il seguitar Ticone, ancor che con ragione avessi potuto farlo, come pur finalmente dovrà restar manifesto a i suoi aderenti per l'Antiticone del signor cavalier Chiaramonte; sì che quanto qui scrive il Sarsi, è molto lontano dal proposito; e molto più fuor del caso s'introducono Tolomeo e Copernico, de' quali non si trova che scrivessero mai parola attenente a distanze, grandezze, movimenti e teoriche di comete, delle quali sole, e non d'altro, si è trattato, e con altrettanta occasione vi si potevano accoppiare Sofocle, e Bartolo, o Livio. Parmi, oltre a ciò, di scorgere nel Sarsi ferma credenza, che nel filosofare sia necessario appoggiarsi all'opinioni di qualche celebre autore, sì che la mente nostra, quando non si maritasse col discorso d'un altro, ne dovesse in tutto rimanere sterile ed infeconda; e forse stima che la filosofia sia un libro e una fantasia d'un uomo, come l'Iliade e l'Orlando furioso, libri ne' quali la meno importante cosa è che quello che vi è scritto sia vero. Signor Sarsi, la cosa non istà così. La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto. Ma posto pur anco, come al Sarsi pare, che l'intelletto nostro debba farsi mancipio dell'intelletto d'un altr'uomo (lascio stare ch'egli, facendo così tutti, e se stesso ancora, copiatori, loderà in sé quello che ha biasimato nel signor Mario), e che nelle contemplazioni de' moti celesti si debba aderire ad alcuno, io non veggo per qual ragione ei s'elegga Ticone, anteponendolo a Tolomeo e a Nicolò Copernico, de' quali due abbiamo i sistemi del mondo interi e con sommo artificio costrutti e condotti al fine; cosa ch'io non veggo che Ticone abbia fatta, se già al Sarsi non basta l'aver negati gli altri due e promessone un altro, se ben poi non esseguito. Né meno dell'aver convinto gli altri due di falsità, vorrei che alcuno lo riconoscesse da Ticone: perché, quanto a quello di Tolomeo, né Ticone né altri astronomi né il Copernico stesso potevano apertamente convincerlo, avvenga che la principal ragione, presa da i movimenti di Marte e di Venere, aveva sempre il senso in contrario; al quale dimostrandosi il disco di Venere nelle due congiunzioni e separazioni dal Sole pochissimo differente in grandezza da se stesso, e quel di Marte perigeo a pena 3 o 4 volte maggiore che quando è apogeo, già mai non si sarebbe persuaso dimostrarsi veramente quello 40 e questo 60 volte maggiore nell'uno che nell'altro stato, come bisognava che fusse quando le conversioni loro fussero state intorno al Sole, secondo il sistema Copernicano; tuttavia ciò esser vero e manifesto al senso, ho dimostrato io, e fattolo con perfetto telescopio toccar con mano a chiunque l'ha voluto vedere. Quanto poi all'ipotesi Copernicana, quando per beneficio di noi cattolici da più sovrana sapienza non fussimo stati tolti d'errore ed illuminata la nostra cecità, non credo che tal grazia e beneficio si fusse potuto ottenere dalle ragioni ed esperienze poste da Ticone. Essendo, dunque, sicuramente falsi li due sistemi, e nullo quello di Ticone, non dovrebbe il Sarsi riprendermi se con Seneca desidero la vera costituzion dell'universo. E ben che la domanda sia grande e da me molto bramata, non però tra ramarichi e lagrime deploro, come scrive il Sarsi, la miseria e calamità di questo secolo, né pur si trova minimo vestigio di tali lamenti in tutta la scrittura del signor Mario; ma il Sarsi, bisognoso d'adombrare e dar appoggio a qualche suo pensiero ch'ei desiderava di spiegare, lo va da se stesso preparando, e somministrandosi quegli attacchi che da altri non gli sono stati porti. E quando pur io deplorassi questo nostro infortunio, io non veggo quanto acconciamente possa dire il Sarsi, indarno essere sparse le mie querele, non avendo io poi modo né facoltà di tor via tal miseria, perché a me pare che appunto per questo avrei causa di querelarmi, ed all'incontro le querimonie allora non ci avrebbon luogo, quando io potessi tor via l'infortunio. 7. Ma legga ormai V. S. Illustrissima. “Et quoniam hoc loco atque hoc ad disputationem ingressu confutanda ea mihi sunt quæ minoris ponderis videntur, illud ab homine perhumano, qualem illum omnes norunt, expectassem profecto nunquam, ut, vel ipso Catone severior, lepores quosdam ac sales, apposite a nobis inter dicendum usurpatos, fastidiose adeo aversaretur, ut irrideret potius, ac diceret naturam poëticis non delectari. At ego, proh, quantum ab hac opinione distabam! naturam poëtriam ad hanc usque diem existimavi. Illa certe vix unquam poma fructusque ullos parit, quorum flores, veluti ludibunda, non præmittat. Galilæum vero quis unquam adeo durum existimasset, ut a severioribus negotiis festiva aliqua eorum condimenta longe ableganda censeret? Hoc enim Stoici potius est, quam Academici. Attamen iure is quidem nos arguat, si gravissimas quæstiones iocis ac salibus eludere, potius quam explicare, tentaremus; at vero, rationum inter gravissimarum pondera, lepide aliquando ac salse iocari quis vetat? Vetat enimvero Academicus. Non paremus. Et si illi nostra hæc urbanitas non sapit? Plures habemus, non minus eruditos, quos delectat. Neque enim hic fuit sensus virorum, et genere et doctrina clarissimorum, qui nostræ disputationi interfuere, quibus sapienter omnino factum visum est, ut cometes, triste infaustumque vulgo portentum, placido aliquo verborum lenimento tractaretur, ac prope mitigaretur. Sed hæc levia sunt, inquis. Ita est; ac proinde leviter diluenda.” Da quanto qui è scritto in poche parole sbrigandomi, dico che né il signor Mario né io siamo così austeri, che gli scherzi e le soavità poetiche ci abbiano a far nausea: di che ci sieno testimoni l'altre vaghezze interserite molto leggiadramente dal P. Grassi nella sua scrittura, delle quali il signor Mario non ha pur mosso parola per tassarle; anzi con gran gusto si son letti i natali, la cuna, le abitazioni, i funerali della cometa, e l'essersi accesa per far lume all'abboccamento e cena del Sole e di Mercurio; né pur ci ha dato fastidio che i lumi fussero accesi 20 giorni dopo cena, né meno il sapere che dov'è il Sole, le candele son superflue ed inutili, e ch'egli non cena, ma desina solamente, cioè mangia di giorno, e non di notte, la quale stagione gli è del tutto ignota: tutte queste cose senza veruno scrupolo si sono trapassate, perché, dette in cotal guisa, non ci ànno lasciato nulla da desiderare nella verità del concetto sotto cotali scherzi contenuto, il quale, per esser per sé noto e manifesto, non avea bisogno d'altra più profonda dimostrazione. Ma che in una questione massima e difficilissima, qual è il volermi persuadere trovarsi realmente, e fuor di burle, in natura un particolare orbe celeste per le comete, mentre che Ticone non si può sviluppar nell'esplicazion della difformità del moto apparente di essa cometa, la mente mia debba quietarsi e restar appagata d'un fioretto poetico, al quale non succede poi frutto veruno, questo è quello che il signor Mario rifiuta, e con ragione e con verità dice che la natura non si diletta di poesie: proposizion verissima, ben che il Sarsi mostri di non la credere, e finga di non conoscer o la natura o la poesia, e di non sapere che alla poesia sono in maniera necessarie le favole e finzioni, che senza quelle non può essere; le quali bugie son poi tanto abborrite dalla natura, che non meno impossibil cosa è il ritrovarvene pur una, che il trovar tenebre nella luce. Ma tempo è ormai che vegniamo a cose di momento maggiore; però legga V. S. Illustrissima quel che segue. 8. “Venio nunc ad graviora. Tribus potissimum argumentis cometæ locum indagandum censuit Magister meus: primum quidem, per parallaxis observationes; deinde, ex incessu eiusdem ac motu; denique, ex iis quæ tubo optico in illo observarentur. Conatur Galilæus singulis abrogare fidem, eaque suis momentis privare. Cum enim ostendissemus, cometam, ex variis diversorum locorum observationibus, parvam admodum passum esse aspectus diversitatem, ac propterea supra Lunam statuendum, ait ille, argumentum ex parallaxi desumptum nihil habere ponderis, nisi prius statuatur, sint ne illa quæ observantur vera unoque loco consistentia, an vero in speciem apparentia ac vaga. Recte is quidem; sed non erat his opus. Quid enim, si statutum iam id haberetur? Certe, cum certamen nobis præsertim esset cum Peripateticis, quorum sententia quamplurimos etiam nunc sectatores recenset, frustra ex apparentium numero cometas exclusissemus, cum nullius nostrum animum pulsaret hæc dubitatio. Sane Galilæus ipse, dum adversus Aristotelem disputat, non acriori ac validiori utitur argumento, quam ex parallaxi desumpto. Cur igitur, simili atque eadem prorsus in caussa, nobis eodem uti libere non liceret?” Per conoscer quanto sia il momento delle cose qui scritte, basterà restringere in brevità quello che dice il signor Mario e questo che gli viene opposto. Scrisse il signor Mario in generale: “Quelli che per via della paralasse voglion determinar circa 'l luogo della cometa, ànno bisogno di stabilir prima, lei esser cosa fissa e reale, e non un'apparenza vaga, atteso che la ragion della paralasse conclude ben negli oggetti reali, ma non negli apparenti”, com'egli essemplifica in molti particolari; aggiunge poi, la mancanza di paralasse rendere incompatibili le due proposizioni d'Aristotile, che sono, che la cometa sia un incendio, ch'è cosa tanto reale, e sia in aria molto vicina alla Terra. Qui si leva su il Sarsi, e dice: “Tutto sta bene, ma è fuor del caso nostro, perché noi disputiamo contro Aristotile, e vana sarebbe stata la fatica in provar che la cometa non fusse una apparenza, poi che noi convegniamo con lui in tenerla cosa reale, e come di cosa reale il nostro argomento, preso dalla paralasse, conclude; anzi (soggiunge egli) l'avversario stesso non si serve d'argomento più valido contro Aristotile; e se ei se ne serve, perché nell'istessa causa non ce ne possiamo liberamente servir noi ancora?” Or qui io non so quel che il Sarsi pretenda, né in qual cosa ei pensa d'impugnare il signor Mario, poi che ambedue dicono le medesime cose, cioè che la ragione della paralasse non vale nelle pure apparenze, ma val ben ne gli oggetti reali, ed in conseguenza val contro Aristotile, mentr'ei vuole che la cometa sia cosa reale. Qui, se si debbe dire il vero con pace del Sarsi, non si può dir altro se non ch'egli, co 'l palliare il detto del signor Mario, ha voluto abbarbagliar la vista al lettore, sì che gli resti concetto che il signor Mario abbia parlato a sproposito; perché a voler che l'obbiezzioni del Sarsi avessero vigore, bisognerebbe che, dove il signor Mario, parlando in generale a tutto il mondo, dice: “A chi vuol che l'argomento della paralasse militi nella cometa, convien che provi prima, quella esser cosa reale”, bisognerebbe, dico, che avesse detto: “Se il P. Grassi vuole che l'argomento della paralasse militi contro Aristotile, che tiene la cometa esser cosa reale, e non apparente, bisogna che prima provi che la cometa sia cosa reale, e non apparente”; e così il detto del signor Mario sarebbe veramente, quale il Sarsi lo vorrebbe far apparire, un grandissimo sproposito. Ma il signor Mario non ha mai né scritte né pensate queste sciocchezze. 9. “Sed confutandæ etiam fuerint Anaxagoræ, Pythagoræorum atque Hippocratis opiniones. Nemo tamen ex iis, cometam vanum omni ex parte oculorum ludibrium affirmarat. Anaxagoras enim stellarum verissimarum congeriem esse dixit; cum Aeschylo Hippocrates nihil a Pythagoræis dissentit: Aristoteles profecto, cum eorundem Pythagoræorum sententiam exposuisset, qua dicerent cometam unum esse errantium siderum, tardissim ead nos accedens ac citissime fugiens, subdit: "Similiter autem his et qui sub Hippocrate Chio et discipulo eius Aeschylo enunciaverunt; sed comam non ex se ipso aiunt habere, sed errantem, propter locum, aliquando accipere, refracto nostro visu ab humore attracto ab ipso ad Solem." Galilæus vero, in ipso suæ disputationis exordio, dum eorumdem placita recenset, asserit dixisse illos, cometam stellam quandam fuisse, quæ, Terris aliquando propior facta, quosdam ab eadem ad se vapores extraheret, e quibus sibi, non caput, sed comam decenter aptaret. Minus igitur, ut hoc obiter dicam, ad rem facit, dum postea ex his iisdem locis probat, Pythagoræos etiam existimasse cometam ex refractione luminis extitisse; illi enim nihil in cometis vanum, præter barbam, existimarunt. Intelligit ergo, nulli horum visum unquam fuisse, cometam, si de eiusdem capite loquamur, inane quiddam ac mere apparens dicendum. Quare, cum hac in re, ad hoc usque tempus, convenirent omnes, quid erat causæ, cur facem hanc lucidissimam larvis illis ac fictis colorum ludibriis spoliaremus, ab eaque crimen illud averteremus, quod ei nullus hominum, quorum habenda foret ratio, obiecisset? Cardanus enim ac Telesius, ex quibus aliquid ad hanc rem desumpsisse videtur Galilæus, sterilem atque infelicem philosophiam nacti, nulla ab ea prole beati, libros posteris, non liberos, reliquerunt. Nobis igitur ac Tychoni satis sit, apud eos non perperam disputasse, apud quos nunquam vani ac fallacis spectri cometes incurrit suspicionem; hoc est, ipso Galilæo teste, apud omnium, quotquot adhuc fuerunt, philosophorum Academias. Quod si quis modo inventus est, qui hæc phænomena inter mere apparentia reponenda diserte docuerit, ostendam huic ego suo loco, ni fallor, quam longe cometæ ab iride, areis et coronis, moribus ac motibus distent, quibusque argumentis conficiatur, cometem, si comam excluseris, non ad Solis imperium nutumque, quod apparentibus omnibus commune est, agi, sed liberum moveri protinus ac circumferri quo sua illum natura impulerit traxeritque.” Qui volendo anco in universale mostrar, la dubitazion promossa dal signor Mario esser vana e superflua, dice, niuno autore antico o moderno, degno d'esser avuto in considerazione, aver mai stimato la cometa potere esser una semplice apparenza, e che per ciò al suo Maestro, il quale solo con questi disputava e di questi soli aspirava alla vittoria, niun mestier faceva di rimuoverla dal numero de' puri simulacri. Al che io rispondendo, dico primieramente che il Sarsi ancora con simil ragione poteva lasciare stare il signor Mario e me, poi che siam fuori del numero di quegli antichi e moderni contro i quali il suo Maestro disputava, ed abbiamo avuta intenzione di parlar solamente con quelli (sieno antichi o moderni) che cercano con ogni studio d'investigar qualche verità in natura, lasciando in tutto e per tutto ne' lor panni quegli che solo per ostentazione in strepitose contese aspirano ad esser con pomposo applauso popolare giudicati non ritrovatori di cose vere, ma solamente superiori a gli altri; né doveva mettersi con tanta ansietà per atterrar cosa che né a sé né al suo Maestro era di pregiudicio. Doveva secondariamente considerare, che molto più è scusabile uno a chi in alcuna professione non cade in mente qualche particolare attenente a quella, e massime quando né anco a mille altri, che abbiano professato il medesimo, è sovvenuto, che quegli a cui venga in mente, e presti l'assenso a cosa che sia vana ed inutile in quell'affare; ond'ei poteva e doveva più tosto confessare che al suo Maestro, com'anco a nessun de' suoi antecessori, non era passato per la mente il concetto che la cometa potesse essere una apparenza, che sforzarsi per dichiarar vana la considerazion sovvenuta a noi: perché quello, oltre che passava senza niuna offesa del suo Maestro, dava indizio d'una ingenua libertà, e questo, non potendo seguire senza offesa della mia reputazione (quando gli fusse sortito l'intento), dà più tosto segno d'animo alterato da qualche passione. Il signor Mario, con isperanza di far cosa grata e profittevole agli studiosi del vero, propose con ogni modestia, che per l'avvenire fusse bene considerare l'essenza della cometa, e s'ella potesse esser cosa non reale, ma solo apparente, e non biasimò il P. Grassi né altri, che per l'addietro non l'avesser fatto. Il Sarsi si leva su, e con mente alterata cerca di provare, la dubitazione essere stata fuor di proposito, ed esser di più manifestamente falsa; tuttavia per trovarsi, come si dice, in utrumque paratus, in ogni evento ch'ella apparisse pur degna di qualche considerazione, per ispogliarmi di quella lode che arrecar mi potesse, la predica per cosa vecchia del Cardano e del Telesio, ma disprezzata dal suo Maestro come fantasia di filosofi deboli e di niun seguito; ed in tanto dissimula, e non sente con quanta poca pietà egli spoglia e denuda coloro di tutta la reputazione, per ricoprire un piccolissimo neo di quella del suo Maestro. Se voi, Sarsi, vi fate scolare di quei venerandi Padri nella natural filosofia, non vi fate già nella morale, perché non vi sarà creduto. Quello che abbiano scritto il Cardano e 'l Telesio, io non l'ho veduto, ma per altri riscontri, che vedremo appresso, posso facilmente conghietturare che il Sarsi non abbia ben penetrato il senso loro. In tanto non posso mancare, per avvertimento suo e per difesa di quelli, di mostrar quanto improbabilmente ei conclude la lor poca scienza della filosofia dal piccol numero de' suoi seguaci. Forse crede il Sarsi, che de' buoni filosofi se ne trovino le squadre intere dentro ogni ricinto di mura? Io, signor Sarsi, credo che volino come l'aquile, e non come gli storni. È ben vero che quelle, perché son rare, poco si veggono e meno si sentono, e questi, che volano a stormi, dovunque si posano, empiendo il ciel di strida e di rumori, metton sozzopra il mondo. Ma pur fussero i veri filosofi come l'aquile, e non più tosto come la fenice. Signor Sarsi, infinita è la turba de gli sciocchi, cioè di quelli che non sanno nulla; assai son quelli che sanno pochissimo di filosofia; pochi son quelli che ne sanno qualche piccola cosetta; pochissimi quelli che ne sanno qualche particella; un solo Dio è quello che la sa tutta. Sì che, per dir quel ch'io voglio inferire, trattando della scienza che per via di dimostrazione e di discorso umano si può da gli uomini conseguire, io tengo per fermo che quanto più essa participerà di perfezzione, tanto minor numero di conclusioni prometterà d'insegnare, tanto minor numero ne dimostrerà, ed in conseguenza tanto meno alletterà, e tanto minore sarà il numero de' suoi seguaci: ma, per l'opposito, la magnificenza de' titoli, la grandezza e numerosità delle promesse, attraendo la natural curiosità de gli uomini e tenendogli perpetuamente ravvolti in fallacie e chimere, senza mai far loro gustar l'acutezza d'una sola dimostrazione, onde il gusto risvegliato abbia a conoscer l'insipidezza de' suoi cibi consueti, ne terrà numero infinito occupato; e gran ventura sarà d'alcuno che, scorto da straordinario lume naturale, si saprà torre da i tenebrosi e confusi laberinti ne i quali si sarebbe coll'universale andato sempre aggirando e tuttavia più avviluppando. Il giudicar dunque dell'opinioni d'alcuno in materia di filosofia dal numero de i seguaci, lo tengo poco sicuro. Ma ben ch'io stimi, piccolissimo poter esser il numero de i seguaci della miglior filosofia, non però concludo, pel converso, quelle opinioni e dottrine esser necessariamente perfette, le quali ànno pochi seguaci; imperocché io intendo molto bene, potersi da alcuno tenere opinioni tanto erronee, che da tutti gli altri restino abbandonate. Ora, da qual de' due fonti derivi la scarsità de' seguaci de' due autori nominati dal Sarsi per infecondi e derelitti, io non lo so, né ho fatto studio tale nell'opere loro, che mi potesse bastar per giudicarle. Ma tornando alla materia, dico che troppo tardi mi par che il Sarsi voglia persuaderci che il suo Maestro, non perché non gli cadesse in mente, ma perché disprezzò come cosa vanissima il concetto che la cometa potess'essere un puro simulacro, e che in questi non milita l'argomento della paralasse, non ne fece menzione: tarda, dico, è cotale scusa, perché quand'egli scrisse nel suo Problema: “Statuo, rem quamcunque inter firmamentum et Terram constitutam, si diversis e locis spectetur, diversis etiam firmamenti partibus responsuram”, chiaramente si dimostrò, non gli esser venuto in mente l'iride e l'alone, i parelii ed altre reflessioni, che a tal legge non soggiacciono, le quali ei doveva nominare ed eccettuare, e massime ch'egli stesso, lasciando Aristotile, inclina all'opinione del Kepplero, che la cometa possa essere una reflessione. Ma seguendo più avanti, mi par di vedere che il Sarsi faccia gran differenza dal capo della cometa alla sua barba o chioma, e che quanto alla chioma possa esser veramente ch'ella sia un'illusione della nostra vista e una apparenza, e che tale l'abbiano stimata ancora quei Pittagorici nominati da Aristotile; ma quanto al capo stima che sia necessariamente cosa reale, e che niuno l'abbia mai creduto altrimenti. Or qui vorrei io una bene specificata distinzione tra quello che il Sarsi intende per reale e quello ch'egli stima apparente, e qual cosa sia quella che fa esser reale quello ch'è reale, e apparente quello ch'è apparente: perché, s'egli chiama il capo reale per esser in una sostanza e materia reale, io dico che anco la chioma è tale; sì che chi levasse via quei vapori ne' quali si fa la reflession della vista nostra al Sole, sarebbe tolta parimente la chioma, come al tor via delle nuvole si toglie l'iride e l'alone: e s'ei domanda la chioma finta perché senza la reflession della vista al Sole ella non sarebbe, io dico che anco del capo seguirebbe l'istesso; sì che tanto la chioma quanto il capo non son altro che reflession di raggi in una materia, qualunqu'ella si sia; e che in quanto reflessioni sono pure apparenze, in quanto alla materia son cosa reale. E se il Sarsi ammette che alla mutazion di luogo del riguardante faccia o possa far mutazion di luogo la generazion della chioma nella materia, io dico che del capo ancora può nel medesimo modo seguir l'istesso; e non credo che quei filosofi antichi stimassero altrimenti, perché, se, verbigrazia, avesser creduto il capo esser realmente una stella per se stessa, lucida e consistente, e solo la chioma apparente, avrebber detto che quando per l'obliquità della sfera non si fa la refrazzion della nostra vista al Sole, non si vede più la chioma, ma sì ben la stella, ch'è capo della cometa; il che non dissero, ma dissero che in tutto non si vedeva cometa: segno evidente, la generazion d'ambedue esser l'istessa. Ma detto o non detto che ciò sia da gli antichi, vien messo in considerazione adesso dal signor Mario con assai sensate ragioni di dubitare, le quali devono esser ponderate, come pure fa ancora l'istesso Sarsi; e noi a suo luogo anderemo considerando quanto egli ne scrive. 10. Intanto segua V. S. Illustrissima di leggere: “Eadem prorsus ratione respondendum mihi est ad ea quæ argumento ex motu desumpto obiiciuntur. Nos enim ex eo, quod loca cometæ singulis diebus respondentia in plano, ad modum horologii, descripta in una recta linea reperirentur, motum illum in circulo maximo fuisse necessario inferebamus: obiicit autem Galilæus, "non deduci id necessario; quia, si incessus cometæ revera in linea recta fuisset, sic etiam loca ipsius, ad modum horologii descripta, lineam rectam constituissent; non tamen fuisset motus hic in circulo maximo". Sed quamvis verissimum sit, motum etiam per lineam rectam repræsentari debuisse rectum; cum tamen adversus eos lis esset, qui vel de cometæ motu circulari nihil ambigerent, vel quibus rectus hic motus nunquam venisset in mentem, hoc est contra Anaxagoram, Pythagoræos, Hippocratem et Aristotelem, atque illud tantum quæreretur, an cometes, qui in orbem agi credebatur, maiores an potius minores lustraret orbes; non inepte, sed prorsus necessario, ex motu in linea recta apparente inferebatur circulus ex motu descriptus maximus fuisse: nemo enim adhuc motum hunc rectum et perpendicularem invexerat. Quamvis enim Keplerus ante Galilæum, in appendicula de motu cometarum, per lineas rectas eundem motum explicare contendat, ille tamen nihilominus vidit, in quales sese difficultates indueret: quare neque ad Terram perpendicularem esse voluit motum hunc, sed transversum; neque æqualem, sed in principio ac fine remissiorem, celerrimum in medio; eumque præterea fulciendum Terræ ipsius motu circulari existimavit, ut omnia cometarum phænomena explicaret; quæ nobis catholicis nulla ratione permittuntur. Ego igitur opinionem illam, quam pie ac sancte tueri non liceret, pro nulla habendam duxeram. Quod si postea, paucis mutatis, motum hunc rectum cometis tribuendum putavit Galilæus, id quam non recte præstiterit inferius singillatim mihi ostendendum erit. Intelligat interim, nihil nos contra logicæ præcepta peccasse, dum ex motu in linea recta apparente orbis maximi partem eodem descriptam fuisse deduximus. Quid enim opus fuerat motum illum rectum et perpendicularem excludere, quem in cometis nusquam reperiri constabat?” Aveva il signor Guiducci, con quell'onestissimo fine d'agevolar la strada agli studiosi del vero, messo in considerazione l'equivoco che prendevano quegli che, dall'apparir la cometa mossa per linea retta, argumentavano il movimento suo esser per cerchio massimo, avvertendogli che, se bene era vero che il moto per cerchio massimo sempre appariva retto, non era però necessariamente vero il converso, cioè che il moto che apparisse retto fusse per cerchio massimo, come venivano ad aver supposto quegli che dall'apparente moto retto inferivano, la cometa muoversi per cerchio massimo: tra i quali era stato il P. Grassi, il quale, forse quietandosi nell'autorità di Ticone, che prima aveva equivocato, trapassò quello che forse non avrebbe passato quando non avesse avuto tal precursore; il che rende assai scusabile appresso di me il piccolo errore del Padre, il quale credo anco che dell'avvertimento del signor Mario abbia fatto capitale e tenutogliene buon grado. Vien ora il Sarsi, e continuando nel suo già impresso affetto, s'ingegna di far apparir l'avvertimento innavvertenza e poca considerazione, credendo in cotal guisa salvar il suo Maestro: ma a me pare che ne segua contrario effetto (quando però il Padre prestasse il suo assenso alle scuse e difese del Sarsi), e che per ischivare un error solo, incorrerebbe in molti. E prima, seguitando il Sarsi di reputar vano e superfluo l'avvertir quelle cose che né esso né altri ha avvertite, dice che, disputando il suo Maestro con Aristotile e con Pittagorici, che mai non avevano introdotto per le comete movimento retto, fuor del caso sarebbe stato ch'avesse tentato di rimuoverlo. Ma se noi ben considereremo, questa scusa non solleva punto il Padre: perché non avendo mai li medesimi avversari introdotto per le comete il moto per cerchi minori, altrettanto resta superfluo il dimostrar ch'elle si muovono per cerchi massimi. Bisogna dunque al Sarsi, o trovar che quegli antichi abbiano scritto, le comete muoversi per cerchi minori, o confessare che il suo Maestro sia del pari stato superfluo nel considerare il moto per cerchio massimo, come sarebbe stato nel considerare il retto. Anzi (e sia per la seconda instanza), stando pur nella regola del Sarsi, assai maggior mancamento è stato il lasciar senza considerazione il moto retto, poi che pur v'era il Kepplero che attribuito l'aveva alle comete, ed il medesimo Sarsi lo nomina. Né mi pare che la scusa ch'egli adduce sia del tutto sofficiente, cioè che per tirarsi tale opinion del Kepplero in conseguenza la mobilità della Terra, proposizione la quale piamente e santamente non si può tenere, egli per ciò la reputava per niente; perché questo doveva più tosto essergli stimolo a distruggerla e manifestarla per impossibile: e forse non è mal fatto il dimostrar anco con ragioni naturali, quando ciò si possa, la falsità di quelle proposizioni che son dichiarate repugnanti alle Scritture Sacre. Terzo, resta ancor manchevole la scusa del Sarsi, perché non solamente il moto veramente retto apparisce per linea retta, ma qualunque altro, tuttavolta che sia fatto nel medesimo piano nel quale è l'occhio del riguardante; il che fu pure accennato dal signor Mario: sì che bisognerà al Sarsi trovar modo di persuaderci che né anco alcuno altro movimento, fuor del circolare, sia mai caduto in mente ad alcuno potersi assegnare alle comete; il che non so quanto acconciamente gli potesse succedere; perché, quando niuno altro l'avesse detto, l'ha pure egli stesso scritto pochi versi di sotto, quando, per difesa della digression dal Sole di più di 90 gradi, ei dà luogo al moto non circolare, ed ammette quello per linea ovata, anzi pur, bisognando, per qualsivoglia linea irregolare ancora. È dunque necessario, o che l'istesso movimento sia or circolare or ovale or del tutto irregolare, secondo il bisogno del Sarsi, o ch'ei confessi la difesa pel suo Maestro esser difettosa. Quarto, ma che sarà quando io ammetta, il moto della cometa esser, non solo per commune opinione, ma veramente e necessariamente, circolare? Stimerà forse il Sarsi, esser perciò dal suo Maestro o da altri, dall'apparir quello per retta linea, concludentemente dimostrato esser per cerchio massimo? So che il Sarsi ha sin ora creduto di sì, e si è ingannato, ed io lo trarrei d'errore, quando credessi di non gli dispiacere; e per ciò fare l'interrogherei, quali nella sfera ei domanda cerchi massimi. So che mi risponderebbe, quelli che passando per lo centro di quella (ch'è anco il centro della Terra), la dividono in due parti uguali. Io gli soggiungerei: “Adunque i cerchi descritti da Venere, da Mercurio e da' pianeti Medicei non sono altrimenti cerchi massimi, anzi piccolissimi, avendo questi per lor centro Giove, e quelli il Sole; tuttavia se s'osserverà quali si mostrino i movimenti loro, gli troveremo apparir per linee rette; il che avviene per esser l'occhio nostro nel medesino piano nel quale son anco i cerchi descritti dalle nominate stelle.” Concludiamo per tanto che dall'apparirci un moto retto altro non si può concludere salvo che l'esser fatto, non per la circonferenza d'un cerchio massimo più che per quella d'un minore, ma solamente esser fatto nel piano che passa per l'occhio, cioè nel piano d'un cerchio massimo; e che in se stesso quel moto può esser fatto per linea circolare, ed anco per qual si voglia altra quanto si voglia irregolare, ché sempre apparirà retto; e che però, non essendo le due proposizioni già da noi essaminate convertibili, il prender l'una per l'altra è un equivocare, ch'è poi peccare in logica. Se io credessi che il Sarsi non fusse per volermene male, vorrei che noi gli conferissimo un'altra simil fallacia, la quale veggo ch'è da grandissimi uomini trapassata, e forse l'istesso Sarsi non vi ha fatto reflessione; ma non vorrei fargli dispiacere col mostrargli di non l'aver io ancora, con tanti altri più perspicaci di me, trascorsa. Ma sia come si voglia, la voglio conferire a V. S. Illustrissima. È stato con arguta osservazion notato, che l'estremità della coda, il capo delle comete ed il centro del disco del Sole si scorgono sempre secondo la medesima linea retta; dal che si è preso gagliarda conghiettura, detta coda essere un distesa refrazzione del lume solare, diametralmente opposta al Sole; ned è, per quanto io sappia, sin qui caduto in considerazione ad alcuno, come il mostrarcisi il Sole e tutto il tratto della cometa in linea retta non concluda che necessariamente la linea retta tirata per l'estremità della coda e pel capo della cometa vada, prolungata, a terminar nel Sole. Per apparir tre o più termini in linea retta, basta che sieno collocati nel medesimo piano che l'occhio: e così, per essempio, Marte o la Luna talora si vederanno in mezo direttamente tra due stelle fisse, ma non perciò la linea retta che congiungesse le due stelle passerebbe per Marte o per la Luna. Dall'apparir, dunque, la coda della cometa direttamente opposta al Sole, altro non si può necessariamente concludere, che l'esser nel medesimo piano coll'occhio. Or sia, nel quinto luogo, notata certa, dirò così, incostanza nelle parole verso il fine delle lette da V. S. Illustrissima e da me essaminate; dove il Sarsi si prende assunto di voler più a basso mostrare quanto malamente io, cioè il signor Mario, abbia attribuito alla cometa il moto retto, e poi, tre versi più a basso, dice non esser bisogno alcuno d'escluder questo moto retto, il qual era certo e manifesto già mai non ritrovarsi nelle comete. Ma se l'impossibilità di questo moto è certa e manifesta, a che proposito mettersi a volerla escludere? ed in qual modo è ella certa e manifesta, se, per detto del Sarsi, nessuno l'ha pur mai non solamente confutata, ma né anco considerata? Al Kepplero solo, dic'egli, è tal moto venuto in considerazione. Ma il Kepplero non lo confuta, anzi l'introduce per possibile e vero. Parmi che 'l Sarsi, sentendosi di non poter far altro, cerchi d'avviluppare il lettore: ma io cercherò di disfare i viluppi. 11. “Sed dum illud præterea hoc loco nobis obiicit: "Si cometes circa Solem ageretur, cum integro quadrante ab eodem Sole recesserit, futurum aliquando ut ad Terram usque descenderet", non venit illi in mentem fortasse, non uno modo circa Solem cometam agi potuisse. Quid enim, si circulus, quo vehebatur, eccentricus Soli fuisset, et maiori sui parte aut supra Solem existente, aut ad septentrionem vergente? Quid, si motus circularis non fuisset, sed ellipticus, et quidem summa imaque parte compressus, longe vero exporrectus in latera? Quid, si ne ellipticus quidem, sed omnino irregularis, cum præsertim, ex ipsius Galilæi systemate, nullo plane impedimento cometis, quocunque liberet, moveri licuerit? Ut sane propterea timendum non esset, ne cometarum lucem Tellus aut Tartarus e propinquo visurus umquam foret.” Qui, primieramente, se io ammetto l'accusa che mi dà il Sarsi di poco considerato, mentre non mi siano venuti in mente i diversi moti ch'attribuir si possono alla cometa, non so com'egli potrà scolpare dalla medesima nota il suo Maestro, il quale non considerò il potersi ella muover di moto retto; e s'egli scusa il suo Maestro col dire che tal considerazione sarebbe stata superflua, non sendo stato da niun altro autore introdotto tal movimento, non veggo di meritar d'essere accusato io, ma sì ben nell'istesso modo debbo essere scusato, non si trovando autor nessuno ch'abbia introdotti questi moti stranieri ch'ora nomina il Sarsi. In oltre, signor Sarsi, toccava al vostro Maestro, e non a me, a pensare a questi movimenti per li quali si potesse render convenevol ragione delle digressioni così grandi della cometa; e se alcuno ve n'è accommodato a tal bisogno, doveva nominarlo e quel solo accettare, e non lasciarlo sotto silenzio e introdurre con Ticone il semplice circolare intorno al Sole, inettissimo a salvar cotale apparenza, e voler poi che non esso ma noi avessimo commesso fallo, in non indovinare ch'ei potesse internamente aver dato ricetto a pensieri diversissimi da quello ch'aveva scritto. Di più, il signor Mario non ha mai detto che non sia in natura modo alcuno di salvar la digressione d'una quarta (anzi se tal digressione è stata, ben chiara cosa è che ci è anco il modo com'ella è stata); ma ha detto: “Nell'ipotesi ricevuta dal Padre non si può far tal digressione senza che la cometa tocchi la Terra, e anco la penetri.” Vana, dunque, è sin qui la scusa del Sarsi. Ma fors'ei pretende ch'ogni leggiera scusa si debba ammettere per lo suo Maestro, ma che per me ogni più gagliarda resti invalida; e se questo è, io volentieri mi quieto, e liberamente gliel concedo. E vengo, nel secondo luogo, a produrre altra scusa per me (vestito della persona del signor Mario); e con ingenuità confessando, non m'esser venuti in mente i movimenti per eccentrici o per linee ovali o per altre irregolari, dico ciò essere accaduto perch'io non soglio dar orecchio a' concetti che non ànno che fare in quel proposito di che si tratta. E che vuol fare il Sarsi del moto intorno al Sole in una figura ovale, per far digredir la cometa una quarta? cred'egli forse che, coll'allungar per un verso e stringer per l'altro tal figura, gli possa succedere l'intento? certo no, quando anco ei l'allungasse in infinito. E la medesima impossibilità cade nell'eccentrico che sia per la minor parte sotto il Sole. E per intelligenza del Sarsi, V. S. Illustrissima potrà una volta, incontrandolo, proporgli due tali linee rette AB, CD, delle quali la CD sia perpendicolare all'AB, e dirgli che supponendo la retta DC esser quella che va dall'occhio al Sole, quella per la quale si ha da vedere la cometa digredita 90 gradi, bisogna che di necessità sia la DA o vero DB, essendo communemente conceduto, il moto apparente della cometa esser nel piano d'un cerchio massimo: lo preghi poi, che per nostro ammaestramento egli descriva l'eccentrico o l'ovato nominati da lui, per li quali movendosi la cometa possa abbassarsi tanto ch'ella venga veduta per la linea ADB, perché io confesso di non lo saper fare. E sin qui vengono esclusi due de' proposti modi: ci resta l'altro eccentrico col centro declinante a destra o a sinistra della linea DC, e la linea irregolare. Quanto all'eccentrico, è vero che non è del tutto impossibile a disegnarsi in carta in maniera che causi la cercata digressione; ma dico bene al Sarsi che s'ei si metterà a delinear il Sole cogli orbi di Mercurio e di Venere attorno, e di più la Terra circondata dall'orbe della Luna, come di necessità convien fare l'uno e l'altro, e poi si porrà a volervi ingarbare un tale eccentrico per la cometa, credo certo che se gli rappresenteranno tali essorbitanze e mostruosità, che quando bene con tale scusa ei potesse sollevare il suo Maestro, si spaventerebbe a farlo. Quanto poi alle linee irregolari, non è dubbio nessuno che non solamente questa, ma qualsivoglia altra apparenza si può salvare: ma voglio avvertire il Sarsi che l'introdur tal linea non pur non gioverebbe alla causa del suo Maestro, ma più gravemente gli pregiudicherebbe, e questo non solamente perch'ei non l'ha nominata mai, anzi accettò la linea circolare regolarissima, per così dire, sopra ogn'altra, ma perché maggior leggerezza sarebbe stata il proporla; il che potrebbe intendere il Sarsi medesimo, tuttavolta ch'ei considerasse che cosa importi linea irregolare. Chiamansi linee regolari quelle che, avendo la loro descrizzione una, ferma e determinata, si possono definire, e di loro dimostrare gli accidenti e proprietà: e così la spirale è regolare, e si definisce nascer da due moti uniformi, l'un retto e l'altro circolare; così l'ellittica, nascendo dalla sezzion del cono e del cilindro, etc. Ma le linee irregolari son quelle che, non avendo determinazion veruna, sono infinite e casuali, e perciò indefinibili, né di esse si può, in conseguenza, dimostrar proprietà alcuna, né in somma saperne nulla. Sì che il voler dire “Il tale accidente accade mercé di una linea irregolare” è il medesimo che dire “Io non so perché ei s'accaggia”; e l'introduzzione di tal linea non è punto migliore delle simpatie, antipatie, proprietà occulte, influenze ed altri termini usati da alcuni filosofi per maschera della vera risposta, che sarebbe “Io non lo so”, risposta tanto più tollerabile dell'altre, quant'una candida sincerità è più bella d'un'ingannevol doppiezza. Fu dunque molto più avveduto il P. Grassi a non propor cotali linee irregolari come bastanti a soddisfare al quesito, che il suo scolare a nominarle. È ben vero, s'io devo liberamente dire il mio parere, che io credo che il Sarsi medesimo abbia benissimo ed internamente compresa l'inefficacia delle sue risposte, e che poco fondamento ci abbia fatto sopra; il che conghietturo io dall'essersene con gran brevità spedito, ancor che il punto fusse principalissimo nella materia che si tratta, e le difficoltà promosse dal signor Mario gravissime: ed egli di se medesimo mi è buon testimonio mentre, alla fac. 16, parlando di certo argomento usato dal suo Maestro, scrive: “Cæterum, quanti hoc argumentum apud nos esset, satis arbitror ex eo poterat intelligi, quod paucis adeo ac plane ieiune propositum fuerit, cum prius reliqua duo longe accuratius ac fusius fuissent explicata.” E con qual brevità e quanto sobriamente egli abbia tocco questo, veggasi, oltre all'altre cose, dal non aver pur fatte le figure degli eccentrici e dell'ellissi introdotte per salvare il tutto; dove che più a basso incontreremo un mar di disegni inseriti in un lungo discorso, per riprovar poi una esperienza che in ultimo non reca pure un minimo ristoro alla principale intenzione che si ha in quel luogo. Ma, senz'andar più lontano, entri pur V. S. Illustrissima in un oceano di distinzioni, sillogismi ed altri termini logicali, e troverà esser fatta dal Sarsi stima grandissima di cosa che, liberamente parlando, io stimo assai meno della lana caprina. 12. “Sed quando Magistro meo logicæ imperitiam Galilæus obiecit, patiatur experiri nos, quam exacte eiusdem ipse facultatis leges servaverit: neque hoc multis; uno enim aut altero exemplo contenti erimus. Dixeramus, stellas tubo inspectas minimum, ad sensum, incrementum suscepisse. "Sed cum stellæ, inquit ille, quamplurimæ, quæ perspicacissimos quosque oculos fugiunt, per tubum conspiciantur, non insensibile, sed infinitum potius, incrementum ab illo accepisse dicendæ erunt; nihil enim atque aliquid infinito plane distant intervallo." Ex eo igitur, quod aliquid videatur cum prius non videretur, infert Galilæus obiecti incrementum infinitum, incrementum, inquam, apparens saltem, quantitatis. At ego, neque infinitum, neque incrementum quidem ullum, inferri posse existimo. Et primo quidem, quamquam verum sit, iter hoc quod est videri, et hoc quod est non videri, distantiam esse infinitam, una saltem ex parte, atque hæc duo proportionem illam habere quam nihil atque aliquid, hoc est proportionem prorsus nullam; cum tamen id quod non erat, esse incipit, crescere aut augeri non dicitur, quod augmentum omne aliquid semper ante supponat, neque mundum, cum primum a Deo creatus est, infinite auctum dicimus, cum nihil antea præfuisset: est enim augeri, fieri aliquid maius, cum prius esset minus. Quare ex eo, quod aliquid prius non videretur, videatur autem postea, inferri non potest, ne in ratione quidem visibilis, augmentum infinitum. Sed hoc interim nihil moror; vocetur augmentum transitus de non esse ad esse: ulterius pergo. Ipse tamen, cum ex eo quod stellæ, antea non visæ, per tubum inspectæ fuerint, intulit a tubo illas infinitum incrementum accepisse, meminisse debuerat, affirmasse se alibi tubum eundem in eadem proportione augere omnia. Si ergo stellas, quas nudis oculis videmus, auget in certa ac determinata proportione, puta in centupla, illas etiam minimas, quæ oculos fugiunt, cum in aspectum profert, in eadem proportione augebit: non igitur infinitum erit illarum incrementum, hoc enim nullam admittit proportionem. Secundo, ad hoc, ut inter visibile et non visibile intercedat augmentum infinitum in apparenti quantitate, id enim significat vox incrementi ab illo usurpata, necesse est ostendere inter quantitatem visam et non visam distantiam esse infinitam in ratione quanti; alioquin nunquam inferetur hoc augmentum infinitum. Si quis enim ita argumentetur: "Cum quid transit de non visibili ad visibile, augetur infinite; sed stellæ transeunt de non visibili ad visibile; ergo augentur infinite", distinguenda erit maior: augentur infinite in ratione visibilis, esto; augentur in ratione quanti, negatur. Sic enim etiam consequens eadem distinctione solvetur: augentur in ratione visibilis, non autem in ratione quanti. Ex quibus apparet, terminum incrementi non eodem modo sumi in maiori propositione atque in consequentia; in illa siquidem pro incremento visibilitatis accipitur, in hac vero pro augmento quantitatis: hoc autem quam logicæ legibus consentaneum sit, videat Galilæus. Tertio, aio ne ullum quidem, augmentum inde inferri posse. Logicorum enim lex est, quotiescumque effectus aliquis a pluribus causis haberi potest, male ex effectu ipso unam tantum illarum inferri: verbi gratia, cum calor haberi possit ab igne, a motu, a Sole, aliisque causis, male quis inferet, Hic calor est, ergo ab igne. Cum ergo hoc, quod est videri aliquid cum prius non videretur, a multis etiam causis pendere possit, non poterit ex illa visibilitate una tantum illarum causarum deduci. Posse autem hunc effectum a pluribus causis haberi, apertissimum esse arbitror: manente enim, primum, obiecto ipso immutato, si vel potentia visiva augeatur in se ipsa, vel impedimentum aliquod auferatur, si adsit, vel instrumento aliquo, qualia sunt specilla, eadem potentia fortior evadat, vel certe, immutata potentia, obiectum ipsum aut illuminetur clarius aut propius accedat ad visum aut eius denique moles excrescat; unum ex his satis erit ad eumdem effectum producendum. Cum ergo infertur, ex eo quod stellæ videantur, cum prius laterent, infinitum illas augmentum accepisse, ad logicorum normam id minus recte colligitur, quod aliæ causæ omissæ sint ex quibus idem effectus haberi poterat. Sane nihil est quod tubo hoc incrementum tribuat Galilæus; si enim vel clausos tantum oculos semel aperiat, augeri omnia infinite æque vere pronunciabit, cum prius non viderentur, modo videantur. Quod si dicat, sibi de iis tantum loquendum fuisse, quæ a tubo haberi possent, cum solum hic de tubo ageretur, potuisse proinde se alias causas omittere; respondeo, ne id quidem ad rectam argumentationem satis esse: tubus enim ipse non uno tantum modo ea, quæ sine illo non videntur, in conspectum profert; primo quidem, obiecta sub maiori angulo ad oculum ferendo, ex quo fit ut maiora videantur; secundo, radios ac species in unum cogendo, ex quo fit ut efficacius agant: horum autem alterum satis est ad hoc, ut videantur ea quæ prius aspectum fugiebant. Non licuit ergo ex hoc effectu alteram tantum illarum causarum inferre. Quarto, ne id quidem logicorum legibus congruit, stellas, si per tubum non augentur, ab eodem, singulari sane eiusdem prærogativa instrumenti, illuminari. Ex quibus videtur Galilæus duobus his membris adæquate specillorum effecta partiri, quasi diceret: Specillum vel stellas auget, vel easdem illuminat; non auget, ergo illuminat. Lex tamen alia logicorum est, in divisione membra omnia dividentia includi debere: sed in hac Galilæi divisione neque omnia specilli effecta includuntur, neque ea quæ numerantur eius propria sunt; illuminatio enim, ut ipse quidem existimat, tubi effectus esse non potest; et specierum aut radiorum coactio, quæ proprie a specillis habetur, ab eodem omittitur: vitiosa igitur fuit eiusdem divisio. Nec plura hic addo: pauca autem hæc, quæ uno ferme loco forte inter legendum offendi, adnotare volui, aliis interim omissis, ut intelligat, disputationem suam ea culpa non vacare, quam ipse in aliis repræhendit. Sed quid (libet enim hoc loco rem Galilæo adhuc inauditam non omittere), quid, inquam, si quam ipse prærogativam tubo suo tribuere non audet, illam ego eidem tribuendam esse ostendero? Tubus, inquit, vel obiecta auget, vel certe, occulta quadam atque inaudita vi, eadem scilicet illuminat. Ita est: tubus luminosa omnia magis illuminat. Hoc si ostendero, næ ego magnam me apud Galilæum initurum gratiam spero; dum tubum, cuius amplificatione merito gloriatur, hac etiam inaudita prærogativa donavero. Age igitur, tubo eodem ideo augeri dicimus obiecta, quia hæc ab eo ad oculum feruntur maiori angulo, quam cum sine tubo conspiciuntur; quæcumque autem sub maiori angulo conspiciuntur, ea maiora videntur, ex opticis: sed tubus idem luminosorum species et dispersos radios dum cogit et ad unum fere punctum colligit, conum visivum, seu piramidem luminosam qua obiecta lucida spectantur, longe lucidiorem efficit, et proinde luminosa obiecta splendidiore piramide ad oculum vehit: ergo pari ratione dicetur tubus stellas illuminare, sicuti easdem augere dicitur. Quemadmodum enim angulus maior vel minor, sub quo res conspicitur, rem maiorem minoremve ostendit, ita piramis magis minusve luminosa, per quam corpus luminosum aspicitur, idem obiectum lucidum magis aut minus monstrabit. Fieri autem lucidiorem piramidem opticam ex radiorum coactione, satis manifeste et experientia et ratio ipsa ostendunt. Hæc siquidem docet, lumen idem, quo minori compræhenditur spatio, eo magis illuminare locum in quo est; at radii in unum coacti lumen idem minori spatio claudunt; ergo et hoc idem magis illuminant. Experientia vero idem probabitur, si lentem vitream Soli exponamus; videbimus enim in radiis ad unum punctum coactis, non solum ligna comburi et plumbum liquescere, sed oculos eo lumine, utpote clarissimo, pene excæcari. Quare assero, tam vere dici stellas tubo illuminari, quam easdem eodem tubo augeri. Bene igitur est ac perbeate tubo huic nostro, quando stellas ipsas ac Solem, clarissima lumina, illustrare etiam clarius per me iam potest. ” Qui, come vede V. S. Illustrissima, in contracambio dell'equivoco nel quale il P. Grassi era, come il signor Guiducci avverte, incorso, seguendo l'orme di Ticone e d'altri, vuole il Sarsi mostrare, me aver altrettanto, o più, errato in logica; mentre che per mostrare, l'augumento del telescopio esser nelle stelle fisse quale negli altri oggetti, e non insensibile o nullo, come aveva scritto il Padre, si argumentò in cotal forma: “Molte stelle del tutto invisibili a qualsivoglia vista libera si rendon visibilissime col telescopio; adunque tale augumento si doverebbe più tosto chiamare infinito che nullo.” Qui insorge il Sarsi, e con lunghissime contese fa forza di dichiararmi pessimo logico, per aver chiamato tale ingrandimento infinito: alle quali tutte, perché ormai sento grandissima nausea da quelle altercazioni nelle quali io altresì nella mia fanciullezza, mentr'ero ancor sotto il pedante, con diletto m'ingolfavo, risponderò breve e semplicemente, parermi che il Sarsi apertamente si mostri quale egli tenta di mostrar me, cioè poco intendente di logica, mentr'ei piglia per assoluto quello ch'è detto in relazione. Mai non si è detto, l'accrescimento nelle stelle fisse esser infinito; ma avendo scritto il Padre, quello esser nullo, ed il signor Mario avvertitolo, ciò non esser vero, poi che moltissime stelle di totalmente invisibili si rendono visibilissime, soggiunse, tale accrescimento doversi più tosto chiamare infinito che nullo. E chi è così semplice che non intenda che chiamandosi il guadagno di mille, sopra cento di capitale, grande, e non nullo, il medesimo sopra diece, grandissimo, e non nullo, e' non intenda, dico, che l'acquisto di mille sopra il niente più tosto si deva chiamare infinito che nullo? Ma quando il signor Mario ha parlato dell'accrescimento assoluto, sa pur il Sarsi, ed in molti luoghi l'ha scritto, ch'egli ha detto, esser come di tutti gli altri oggetti veduti coll'istesso strumento; sì che quando in questo luogo ei vuol tassar il signor Mario di poca memoria, dicendo ch'ei si doveva pur ricordare d'avere altra volta detto che il medesimo strumento accresceva tutti gli oggetti nella medesima proporzione, l'accusa è vana. Anzi, quando anco senz'altra relazione il signor Mario l'avesse chiamato infinito, non avrei creduto che si fusse per trovar alcuno così cavilloso, che vi si fusse attaccato, essendo un modo di parlare tutto il giorno usitato il porre il termine d'infinito in luogo del grandissimo. Largo campo avrà il Sarsi di mostrarsi maggior logico di tutti gli scrittori del mondo, ne i quali io l'assicuro ch'ei troverà la parola infinito presa delle diece volte le nove in vece di grande o grandissimo. Ma più, signor Sarsi, se il Savio si leverà contro di voi e dirà: “Stultorum infinitus est numerus”, qual partito sarà il vostro? vorrete voi forse ingaggiarla seco, e sostener la sua proposizione esser falsa, provando, anco coll'autorità dell'istessa Scrittura, che il mondo non è eterno, e che, essendo stato creato in tempo, non possono essere né essere stati uomini infiniti, e che, non regnando la stoltizia se non tra gli uomini, non può accadere che quel detto sia mai vero, quando ben tutti gli uomini presenti e passati ed anco, dirò, i futuri fussero sciocchi, essendo impossibile che gl'individui umani, quando anco la durazion del mondo fusse per essere eterna, sieno già mai infiniti? Ma ritornando alla materia, che diremo dell'altra fallacia con tanta sottigliezza scoperta dal Sarsi, nel chiamar noi accrescimento quello d'un oggetto che d'invisibile si fa, col telescopio, visibile? il quale, dic'egli, non si può chiamare accrescimento, perché l'accrescimento suppone prima qualche quantità, e l'accrescersi non è altro che di minore farsi maggiore. A questo veramente io non saprei che altro dirmi, per iscusa del signor Mario, se non ch'egli se n'andò alla buona, come si dice; e credendo che la facoltà del telescopio colla quale ei ci rappresenta quelli oggetti i quali senz'esso non iscorgevamo, fusse la medesima che quella colla quale anco i veduti avanti ci rappresenta maggiori assai, e sentendo che questa communemente si chiamava uno accrescimento della specie o dell'oggetto visibile, si lasciò traportare a chiamare quella ancora nell'istesso modo; la quale, come ora ci insegna il Sarsi, si doveva chiamar non accrescimento, ma transito dal non essere all'essere. Sì che quando, verbigrazia, l'occhiale ci fa da una gran lontananza legger quella scrittura della quale senz'esso noi non veggiamo se non i caratteri maiuscoli, per parlar logicamente si deve dire che l'occhiale ingrandisce le maiuscole, ma quanto alle minuscole fa lor far transito dal non essere all'essere. Ma se non si può senza errore usar la parola accrescimento dove non si supponga prima alcuna cosa in atto, che debba riceverlo, forse che la parola transito o trapasso non verrà troppo più veridicamente usurpata dal Sarsi dove non sieno due termini, cioè quello donde si parte e l'altro dove si trapassa. Ma chi sa che il signor Mario non avesse ed abbia opinione che degli oggetti, ancor che lontanissimi, le specie pure arrivino a noi, ma sotto angoli così acuti che restino al senso nostro impercettibili e come nulle, ancor ch'elle veramente sieno qualche cosa (perché, s'io devo dire il mio parere, stimo che quando veramente elle fusser niente, non basterebbon tutti gli occhiali del mondo a farle diventar qualche cosa); sì che le specie altresì delle stelle invisibili sieno, non meno che quelle delle visibili, diffuse per l'universo, e che in conseguenza si possa anco di quelle, con buona grazia del Sarsi e senza error di logica, predicar l'accrescimento? Ma perché vo io mettendo in dubbio cosa della quale io ho necessaria e sensata prova? Quel fulgore ascitizio delle stelle non è realmente intorno alle stelle, ma è nel nostro occhio; sì che dalla stella vien la sola sua specie, nuda e terminatissima. Sappiamo di sicuro ch'una nubilosa non è altro che uno aggregato di molte stelle minute, invisibili a noi; con tutto ciò non ci resta invisibile quel campo che da loro è occupato; ma si dimostra in aspetto d'una piazzetta biancheggiante, la qual deriva dal congiungimento de' fulgori di che ciascheduna stellina s'inghirlanda: ma perché questi irraggiamenti non sono se non nell'occhio nostro, è necessario che ciascheduna specie di esse stelline sia realmente e distintamente nell'occhio. Di qui si cava un'altra dottrina, cioè che le nubilose, ed anco tutta la Via Lattea, in cielo non son niente, ma sono una pura affezzione dell'occhio nostro; sì che per quelli che fussero di vista così acuta che potesser distinguer quelle minutissime stelle, le nubilose e la Via Lattea non sarebbono in cielo. Queste, come conclusioni non dette da altri sin ora, credo che non sarebbono ammesse dal Sarsi, e ch'egli pur vorrebbe che il signor Mario avesse peccato nel chiamare accrescimento quello che appresso di lui si deve dir transito dal non essere all'essere. Ma sia come si voglia; io ho licenza dal signor Mario (per non ingaggiar nuove liti) di conceder tutta la vittoria al Sarsi di questo duello, e di quello ancora che segue appresso, dove il Sarsi si contenta che la scoperta delle fisse invisibili si possa chiamare accrescimento infinito in ragion di visibile, ma non già in ragion di quanto: tutto questo se gli conceda, pur che ei conceda a noi che e le invisibili e le visibili, crescano pure in ragion di quel che piace al Sarsi, crescono finalmente in modo che rendon totalmente falso il detto del suo Maestro, che scrisse ch'elle non crescevano punto in veruna maniera; sopra il qual detto era fondato il terzo delle ragioni, colle quali egli aveva intrapreso a provar la primaria intenzione del suo trattato, cioè il luogo della cometa. Ma che risponderem noi ad un altro errore, pure in logica, che il Sarsi ci attribuisce? Sentiamolo, e poi prenderemo quel partito che ci parrà più opportuno. Non contento il Sarsi d'aver mostrato come il più volte già nominato scoprimento delle fisse invisibili non si deve chiamare accrescimento infinito, passa a provar che il dire ch'ei proceda dal telescopio è grave errore in logica, le cui leggi vogliono che quando un effetto può derivare da più cause, malamente da quello se n'inferisca una sola: e che il vedersi quello che prima non si vedeva sia un degli effetti che posson depender da più cause, oltre a quella del telescopio, chiaramente lo mostra il Sarsi nominandole ad una ad una; le quali tutte era necessario rimuovere, e mostrar com'elle non erano a parte nell'atto del farci vedere col telescopio le stelle invisibili. Sì che il signor Mario, per fuggir l'imputazione del Sarsi, doveva mostrare che l'accostarsi il telescopio all'occhio non era, prima, uno accrescere in se stessa e per se stessa la virtù visiva (che pur è una causa per la quale, senz'altro aiuto, si può veder quel che prima non si poteva); secondo, doveva mostrar che la medesima applicazione non era un tor via le nuvole, gli alberi, i tetti o altri impedimenti di mezo; terzo, ch'ei non era un servirsi d'un paio d'occhiali da naso ordinarii (e vo, come V. S. Illustrissima vede, numerando le cause poste dal medesimo Sarsi, senz'alterar nulla); quarto, che questo non è un illuminar l'oggetto più chiaramente; quinto, che questo non è un far venir le stelle in Terra o salir noi in cielo, onde l'intervallo traposto si diminuisca; sesto, ch'ei non è un farle rigonfiare, onde, ingrandite, divengano più visibili; settimo, che questo non è finalmente un aprir gli occhi chiusi: azzioni tutte, ciascheduna delle quali (ed in particolar l'ultima) è bastante a farci vedere quel che prima non vedevamo. Signor Sarsi, io non so che dirvi, se non che voi discorrete benissimo; solo dispiacemi che queste imputazioni cascano tutte addosso al vostro Maestro, senza toccar punto il signor Mario o me. Io vi domando se alcune di queste cause, da voi prodotte come potenti a farci veder quello che senza lor non si vederebbe, come, verbigrazia, l'avvicinarlo, l'interpor vapori o cristalli etc., vi dimando, dico, se alcuna di queste cause può produr l'effetto dell'ingrandir gli oggetti visibili, sì come lo produce il telescopio ancora. Io credo pure che voi risponderete di sì. Ed io vi soggiungerò che questo è un aperto accusare di cattivo logico il vostro Maestro, il quale, parlando in generale a tutto il mondo, riconobbe l'ingrandimento della Luna e di tutti gli altri oggetti dal solo telescopio, senza l'esclusion di niuna dell'altre cause, come per vostra opinione sarebbe stato in obligo di fare; il quale obligo non cade poi punto nel signor Mario, avvenga che, parlando solo col vostro Maestro, e non più a tutto il mondo, e volendo mostrar falso quello ch'egli aveva pronunziato dell'effetto di tale strumento, lo considerò (né era in obligo di considerarlo altrimenti) nel modo che l'aveva considerato il suo avversario. Anzi la vostra nota di cattivo logico cade tanto più gravemente sopra il vostro Maestro, quanto ch'egli in altra occasione importantissima trasgredì la legge: dico nell'inferir dall'apparenza del moto retto la circolazione per cerchio massimo, potendo esser del medesimo effetto causa il movimento realmente retto e qualunque altro moto fatto nell'istesso piano dove fusse l'occhio, delle quali tre cagioni potevano con gran ragione dubitare anco gli uomini molto sensati; anzi l'istesso vostro Maestro, per vostro detto, non ricusò d'accettare il moto per linea ovale o anco irregolare. Ma il dubitare se alcuna delle vostre sette cause poste di sopra potesse aver luogo nell'apparizion delle stelle invisibili, mentre che col telescopio si rimirano, se io devo parlar liberamente, non credo che potesse cadere in mente se non a persone costituite nel sommo ed altissimo grado di semplicità. Nella quale schiera io non però intendo, Illustrissimo Signore, di porre il Sarsi; perché, se ben egli è quello che si è lasciato traportare a far questa passata, tuttavia si vede ch'ei non ha parlato, come si dice, ex corde; poi che in ultimo quasi quasi si accommoda a concedere che, non si trattando d'altro che del telescopio, si potessero lasciar da banda l'altre cause: tuttavia, perché il conceder poi questo apertamente, si tirava in conseguenza la nullità della sua già fatta accusa e del concetto, per quella impresso forse in alcuno de' lettori, d'esser io cattivo logico, per ovviare a tutto questo soggiunge che né anco tal cosa basta ad una retta argumentazione: e la ragion è, perché il telescopio non in un modo solo fa veder quel che non si vedeva, ma in due: il primo è col portar gli oggetti a gli occhi sotto angolo maggiore, per lo che maggiori appariscono; l'altro, con l'unire i raggi e le specie, onde più efficacemente operano; e perché l'uno di questi basta per far apparire quel che non si scorgeva, non si deve da questo effetto inferire una sola di quelle cause. Queste sono le sue precise parole, delle quali io non direi di saper penetrar l'intimo senso, avvenga che egli stia troppo su 'l generale, dove mi par che fusse stato di mestieri dichiararsi più specificatamente, potendo la sua proposizione esser intesa in più modi; de i quali quello ch'è per avventura il primo a rappresentarsi alla mente, contiene in sé una manifesta contradizzione. Imperocché il portar gli oggetti sotto maggior angolo, onde maggiori appariscano, si rappresenta effetto contrario al ristringer insieme i raggi e le specie; perché, essendo i raggi quelli che conducono le specie, par che non ben si capisca come, nel condurle, si ristringano insieme ed in un tempo formino angolo maggiore; imperò che, concorrendo insieme linee a formare un angolo, par che, nel ristringersi, l'angolo debba più tosto inacutirsi che farsi maggiore. E se pure il Sarsi aveva in fantasia qualch'altro modo per lo quale potessero i raggi, coll'unirsi, formare angolo maggiore (il che io non niego poter per avventura ritrovarsi), doveva dichiararlo e distinguerlo dall'altro, per non lasciare il lettore tra i dubbi e gli equivoci. Ma posto per ora che sieno tali due modi d'operare nell'uso del telescopio, io vorrei sapere se ei lavora sempre con ambedue insieme, o pur talvolta coll'uno ed altra volta coll'altro separatamente, sì che quando ei si serve dell'ingrandimento dell'angolo, lasci stare il ristringimento de' raggi, e quando ristringe i raggi, ritenga l'angolo nella sua primiera quantità. S'egli opera sempre con ambedue questi mezi, gran semplicità è quella del Sarsi mentre accusa il signor Mario per non avere accettato e nominato l'uno ed escluso l'altro; ma s'egli opera con un solo, pure ha errato il Sarsi a non lo nominare, escludendo l'altro, e mostrar che quando noi guardiamo, verbigrazia, la Luna, che ricresce assaissimo, ei lavora coll'ingrandimento dell'angolo, ma quando si guardano le stelle, non s'ingrandisce l'angolo, ma solamente s'uniscono i raggi. Io, per quanto posso con verità deporre, nelle infinite o, per meglio dire, moltissime volte che ho guardato con tale strumento, non ho mai conosciuta diversità alcuna nel suo operare, e però credo ch'egli operi sempre nell'istessa maniera, e credo che il Sarsi creda l'istesso; e come questo sia, bisogna che le due operazioni, dell'ingrandir l'angolo e ristringer i raggi, concorrano sempre insieme: la qual cosa rende poi in tutto e per tutto fuori del caso l'opposizione del Sarsi; perch'è ben vero che quando da un effetto il quale può depender da più cause separatamente, altri ne inferisce una particolare, commette errore; ma quando le cause sieno tra di loro inseparabili, sì che necessariamente concorrano sempre tutte, se ne può ad arbitrio inferir qual più ne piace, perché qualunque volta sia presente l'effetto, necessariamente vi è anco quella causa. E così, per darne un essempio, chi dicesse “Il tale ha acceso il fuoco, adunque si è servito dello specchio ustorio”, errerebbe, potendo derivar l'accendimento dal batter un ferro, dall'esca e fucile, dalla confricazion di due legni, e da altre cause; ma chi dicesse “Io ho sentito batter il fuoco al vicino”, e soggiungesse “Adunque egli ha della pietra focaia”, senza ragione sarebbe ripreso da chi gli opponesse che, concorrendo a tale operazione, oltre alla pietra, il fucile, l'esca e 'l solfanello ancora, non si poteva con buona logica inferir la pietra risolutamente. E così, se l'ingrandimento dell'angolo e l'union de' raggi concorron sempre nell'operazioni del telescopio, delle quali una è il far veder l'invisibile, perché da questo effetto non si può inferire quale delle due cause più ne piace? Io credo di penetrare in parte la mente del Sarsi, il quale, s'io non m'inganno, vorrebbe che il lettore credesse quello ch'egli stesso assolutamente non crede, cioè ch'il veder le stelle, che prima erano invisibili, derivasse non dall'ingrandimento dell'angolo, ma dall'unione de' raggi; sì che, non perché la specie di quelle divenisse maggiore, ma perché i raggi fussero fortificati, si facesser visibili; ma non si è voluto apertamente scoprire, perché troppo gli sono addosso l'altre ragioni del signor Mario taciute da esso, ed in particolare quella del vedersi gl'intervalli tra stella e stella ampliati colla medesima proporzione che gli oggetti quaggiù bassi; i quali intervalli non dovrian ricrescer punto se niente ricrescessono le stelle, essendo loro così distanti da noi come quelle. Ma per finirla, io son certo che quando il Sarsi volesse venire a dichiararsi com'egli intenda queste due operazioni del telescopio, dico del ristringere i raggi e dell'ingrandir il loro angolo, e' manifesterebbe che non solamente si fanno sempre ambedue insieme, sì che già mai non accaggia unire i raggi senza ingrandir l'angolo, ma ch'elle sono una cosa medesima; e quando egli avesse altra opinione, bisogna ch'ei mostri che 'l telescopio alcune volte unisca i raggi senza ingrandir l'angolo, e che ciò faccia egli a punto quando si guardano le stelle fisse; cosa ch'egli non mostrerà in eterno, perch'è una vanissima chimera o, per dirla più chiara, una falsità. Io non credeva, Signor mio Illustrissimo, dover consumar tante parole in queste leggerezze; ma già che si è fatto il più, facciasi ancora il meno. E quanto all'altra censura di trasgression dalle leggi logicali, mentre nella division degli effetti del telescopio il signor Mario ne pose uno che non vi è, e ne trapassò uno che vi si doveva porre, quando disse “Il telescopio rende visibili le stelle o coll'ingrandir la loro specie o coll'illuminarle”, in vece di dire “coll'ingrandirle o coll'unir le specie e i raggi”, come vorrebbe il Sarsi che si dovesse dire; io rispondo che il signor Mario non ebbe mai intenzion di far divisione di quello ch'è una cosa sola, quale egli, ed io ancora, stimiamo esser l'operazione del telescopio nel rappresentarci gli oggetti: e quando ei disse “Se il telescopio non ci rende visibili le stelle coll'ingrandirle, bisogna che con qualche inaudita maniera le illumini”, non introdusse l'illuminazione come effetto creduto, ma come manifesto impossibile lo contrappose all'altro, acciò la di lui verità restasse più certa; e questo è un modo di parlare usitatissimo, come quando si dicesse “Se gli inimici non ànno scalata la rocca, bisogna che vi sian piovuti dal cielo”. Se il Sarsi adesso crede di poter con lode impugnare questi modi di parlare, se gli apre un'altra porta, oltre a quella di sopra dell'infinito, da trionfare in duello di logica sopra tutti gli scrittori del mondo; ma avvertisca, nel voler mostrarsi gran logico, di non apparer maggior sofista. Mi par di veder V. S. Illustrissima sogghignare; ma che vuol ella? Il Sarsi era entrato in umore di scrivere in contradizzione alla scrittura del signor Mario: gli è stato forza attaccarsi, come noi sogliamo dire, alle funi del cielo. Io per me non solamente lo scuso, ma lo lodo, e parmi ch'egli abbia fatto l'impossibile. Ma tornando alla materia, già è manifesto che il signor Mario non ha posto l'illuminare com'effetto creduto del telescopio. Ma che più? l'istesso Sarsi confessa ch'ei l'ha messo come impossibile. Non è adunque membro della divisione, anzi, come ho detto, non ci è né meno divisione. Circa poi all'unione delle specie e de' raggi, ricordata dal Sarsi come membro trapassato dal signor Mario nella divisione, sarebbe bene che il Sarsi specificasse come questa è una seconda operazion diversa dall'altra, perché noi sin qui l'abbiamo intesa per una stessa cosa; e quando saremo assicurati ch'elle sieno due differenti e diverse operazioni, allora intenderemo d'avere errato; ma l'error non sarà di logica nel mal dividere, ma di prospettiva nel non aver ben penetrati tutti gli effetti dello strumento. Quanto alla chiusa, dove il Sarsi dice di non voler per adesso stare a registrare altri errori che questi pochi incontrati così casualmente in un luogo solo, lasciando da banda gli altri, io, prima, ringrazio il Sarsi del pietoso affetto verso di noi; poi mi rallegro col signor Mario, il quale può star sicuro di non aver commesso in tutto il trattato un minimo mancamento in logica; perché, se bene par che il Sarsi accenni che ve ne sieno moltissimi altri, tuttavia crederò almeno che questi, notati e manifestati da lui, sieno stati eletti per li maggiori; il momento de i quali lascio ora che sia da lei giudicato, ed in conseguenza la qualità degli altri. Vengo finalmente a considerar l'ultima parte, nella quale il Sarsi, per farmi un segnalato favore, vuol nobilitare il telescopio con una ammirabil condizione e facoltà d'illuminar gli oggetti che per esso rimiriamo, non meno ch'ei ce gl'ingrandisca. Ma prima ch'io passi più avanti, voglio rendergli grazie del suo cortese affetto, perché dubito che l'effetto sia per obligarmi assai poco dopo che avremo considerata la forza della dimostrazione portata per prova del suo intento: della quale, perché mi par che l'autore nello spiegarla si vada, non so perché, ravvolgendo e più volte replicando le medesime proposizioni, cercherò di trarne la sostanza, la qual mi par che sia questa. Il telescopio rappresenta gli oggetti maggiori, perché gli porta sotto maggiore angolo che quando son veduti senza lo strumento. Il medesimo, ristringendo quasi a un punto le specie de' corpi luminosi ed i raggi sparsi, rende il cono visivo, o vogliamo dire la piramide luminosa, per la quale si veggono gli oggetti, di gran lunga più lucida; e però gli oggetti splendidi di pari ci si rappresentano ingranditi e di maggior luce illustrati. Che poi la piramide ottica si renda più lucida per lo ristringimento de i raggi, lo prova con ragione e con esperienza. Imperò che la ragione ci insegna che il lume raccolto in minore spazio lo debba illuminar più; e l'esperienza ci mostra che posta una lente cristallina al Sole, nel punto del concorso de' raggi non solo s'abbrucia il legno, ma si liquefà il piombo e si accieca la vista: perloché di nuovo conclude, che con altrettanta verità si può dire che il telescopio illumina le stelle, con quanta si dice ch'ei le accresce. In ricompensa della cortesia e del buono animo che 'l Sarsi ha avuto d'essaltare e maggiormente nobilitare questo ammirabile strumento, io non gli posso dar altro, per ora, che un totale assenso a tutte le proposizioni ed esperienze sopradette. Ma mi duol bene oltre modo che l'essere esse vere gli è di maggior pregiudicio che se fusser false; poi che la principal conclusione che per esse doveva essere dimostrata è falsissima, né credo che ci sia verso di poter sostenere che gravemente non pecchi in logica quegli che da proposizioni vere deduce una conclusion falsa. È vero che il telescopio ingrandisce gli oggetti col portargli sotto maggior angolo; verissima è la prova che n'arrecano i prospettivi; non è men vero che i raggi della piramide luminosa maggiormente uniti la rendono più lucida, ed in conseguenza gli oggetti per essa veduti; vera è la ragione che n'assegna il Sarsi, cioè perché il medesimo lume, ridotto in minore spazio, l'illumina più; e finalmente verissima è l'esperienza della lente, che coll'unione de' raggi solari abbrucia ed accieca: ma è poi falsissimo che gli oggetti luminosi ci si rappresentino col telescopio più lucidi che senza, anzi è vero che li veggiamo assai più oscuri; e se il Sarsi nel riguardar, verbigrazia, la Luna col telescopio, avesse una volta aperto l'altr'occhio, e con esso libero riguardato pur l'istessa Luna, avrebbe potuto fare il paragone senza niuna fatica tra lo splendor della gran Luna vista con lo strumento, e quello della piccola, vista coll'occhio libero; il che osservato, avrebbe sicuramente scritto, la luce della veduta liberamente mostrarsi di gran lunga maggiore che quella dell'altra. Chiarissima è adunque la falsità della conclusione: resta ora che mostriamo la fallacia nel dedurla da premesse vere. E qui mi pare che al Sarsi sia accaduto quello che accaderebbe ad un mercante che, nel riveder sopra i suoi libri lo stato suo, leggesse solamente le facce dell'avere, e che così si persuadesse di star bene ed esser ricco; la qual conclusione sarebbe vera quando all'incontro non vi fussero le facce del dare. È vero, signor Sarsi, che la lente, cioè il vetro convesso, unisce i raggi, e perciò moltiplica il lume e favorisce la vostra conclusione; ma dove lasciate voi il vetro concavo, che nel telescopio è la contrafaccia della lente, e la più importante, perch'è quello appresso del quale si tiene l'occhio, e per lo quale passano gli ultimi raggi, ed è finalmente l'ultimo bilancio e saldo delle partite? Se la lente convessa unisce i raggi, non sapete voi che il vetro concavo gli dilata e forma il cono inverso? Se voi aveste provato a ricevere i raggi passati per ambedue i vetri del telescopio, come avete osservato quelli che si rifrangono in una lente sola, avreste veduto che dove questi s'uniscono in un punto, quelli si vanno più e più dilatando in infinito, o, per dir meglio, per ispazio grandissimo: la quale esperienza molto chiaramente si vede nel ricever sopra una carta l'immagine del Sole, come quando si disegnano le sue macchie; “sopra la qual carta, secondo ch'ella più e più si discosta dall'estremità del telescopio, maggiore e maggior cerchio vi viene stampato dal cono de' raggi, e quanto si fa tal cerchio maggiore, tanto è men luminoso in comparazione del resto del foglio tocco da' raggi liberi del Sole. E quando questa ed ogn'altra esperienza vi fusse stata occulta, mi resta pur tuttavia duro a credere che voi non abbiate alcuna volta sentito dir questo, ch'è verissimo, cioè che i vetri concavi, quanto più mostrano l'oggetto grande, tanto più lo mostrano oscuro. Come dunque mandate voi di pari nel telescopio l'illuminar coll'ingrandire? Signor Sarsi, rimanetevi dal voler cercar d'essaltar questo strumento con queste vostre nuove facoltà sì ammirande, se non volete porlo in ultimo dispregio appresso quelli che sin qui l'ànno avuto in poca stima. Ed avvertite che io in questo conto vi ho passata come cosa vera una partita ch'è falsa, cioè che la luce ingagliardita mediante l'union de' raggi, renda l'oggetto veduto più luminoso. Sarebbe vero questo, quando tal luce andasse a trovar l'oggetto; ma ella vien verso l'occhio, il che produce poi contrario effetto: imperò che, oltre all'offender la vista, rende il mezo più luminoso, ed il mezo più luminoso fa apparir (come credo che voi sappiate) gli oggetti più oscuri; ché per questa sola cagione le stelle più risplendenti si mostrano quanto più l'aria della notte divien tenebrosa, e nello schiarirsi l'aria si mostrano più fosche. Queste cose, come vede V. S. Illustrissima, son tanto manifeste, che non mi lasciano credere che al Sarsi possano essere state incognite, ma ch'egli più tosto per mostrar la vivezza del suo ingegno si sia messo a dimostrare un paradosso, che perch'egli così internamente credesse. Ed in questa opinione mi conferma l'ultima sua conclusione, dove, per mostrar (cred'io) ch'egli ha parlato per ischerzo, serra con quelle parole: “Affermo dunque, con tanta verità dirsi che il telescopio illumina le stelle, con quanta si dice che il medesimo le ingrandisce”. V. S. Illustrissima sa poi che ed egli ed il suo Maestro ànno sempre detto, e dicono ancora, ch'ei non l'ingrandisce punto; la qual conclusione si sforza il Sarsi di sostenere ancora, come vedremo, nelle cose che seguono qui appresso. 13. Legga dunque V. S. Illustrissima: “Ad tertium argumentum propero, quod iisdem mihi verbis hoc loco referendum arbitror; ut nimirum omnes intelligant, quid illud tandem fuerit, quo se vehementer adeo offensum profitetur Galilæus. Sic enim se habet: "Illud, tertio loco, hoc idem persuadet: quod cometa, tubo optico inspectus, vix ullum passus est incrementum; longa tamen experientia compertum est atque opticis rationibus comprobatum, quæcunque hoc instrumento conspiciuntur, maiora videri quam nudis oculis inspecta compareant, ea tamen lege, ut minus ac minus sentiant ex illo incrementum, quo magis ab oculo remota fuerint; ex quo fit ut stellæ fixæ, a nobis omnium remotissimæ, nullam sensibilem ab illo recipiant magnitudinem. Cum ergo parum admodum augeri visus sit cometa, multo a nobis remotior quam Luna dicendus erit, cum hæc tubo inspecta longe maior appareat. Scio hoc argumentum parvi apud aliquos fuisse momenti: sed hi fortasse parum opticæ principia perpendunt, ex quibus necesse est huic eidem maximam inesse vim ad hoc quod agimus persuadendum." Hic ego præmittere, primum, habeo, quorsum huiusmodi argumentum Disputationi nostræ intextum fuerit: non enim velim maiori id apud alios in pretio haberi, quam apud nos; neque ii sumus qui emptoribus fucum faciamus, sed tanti merces nostras vendimus quanti valent. Cum igitur ad Magistrum meum ex multis Europæ partibus illustrium astronomorum observationes perferrentur, nemo illorum tunc fuit, qui illud etiam postremo loco non adderet, cometam a se longiori specillo observatum vix ullum incrementum suscepisse, ex qua observatione deducerent, illum saltem supra Lunam statuendum; cumque hoc etiam, ut cætera, variis hominum inter frequentium cœtus sermonibus agitaretur, non defuere qui palam ac libere assererent, nullam huic argumento fidem habendam, tubum hunc larvas oculis ingerere ac variis animum deludere imaginibus, quare, sicuti ne ea quidem quæ cominus aspicimus sincera ac sine ludificationibus ostendit, ita illum multo minus ea quæ longe a nobis remota sunt, non nisi larvata atque deformia monstraturum. Ut ergo et amicorum observationibus aliquid dedisse videremur, ac simul eorum inscitiam, quibus instrumentum hoc nullo erat in precio, publice redargueremus, hoc argumentum tertio loco apponendum, ac postrema ea verba, quibus offensum se dicit Galilæus, addenda, existimavimus, de homine bene potius nos hinc meritos, quam male, sperantes, dum tubum hunc, quamvis non fœtum, alumnum certe ipsius, ab invidorum calumniis tueremur. Cæterum, quanti hoc argumentum apud nos esset, satis arbitror ex eo poterat intelligi, quod paucis adeo ac plane ieiune propositum fuerit, cum prius reliqua duo longe accuratius ac fusius fuissent explicata. Neque Galilæum hæc ipsa latuerunt, si quod res est fateri velit. Cum enim rescissemus, eo illum argumento graviter commotum, quod existimaret se unum iis verbis peti, curavit Magister meus illi per amicos significari, nihil unquam minus se cogitasse, quam ut eum verbo vel scripto læderet; cumque iis, a quibus hæc acceperat, Galilæus pacatum iam atque eorum dictis acquiescentem animum ostendisset, maluit tamen postea, quantum in se fuit, amicum quam dictum perdere.” Intorno alle cose qui scritte mi si fa da considerar, nel primo luogo, qual possa esser la cagione per la quale il Sarsi abbia scritto ch'io grandemente mi sia lamentato del P. Grassi, avvenga che nel trattato del signor Mario non vi è pur ombra di mie querele, né io già mai con alcuno, né anco con me stesso, mi son doluto, né meno ho conosciuto d'aver cagion di dolermi; e gran semplicità mi parrebbe di chi si dolesse che uomini di gran nome fusser contrari alle sue opinioni, quantunque volta egli avesse modi facili ed evidenti da poterle dimostrar vere, quali son sicuro d'aver io: tal che a me non si rappresenta altra cagione, se non che 'l Sarsi sotto questa finzione ha voluto ascondere, non so già perché, suoi interni motivi che l'ànno spinto a volerla pigliar meco; del che ho ben sentito qualche fastidio, perché più volentieri avrei impiegato questo tempo in qualch'altro studio più di mio gusto. Che il P. Grassi non avesse intenzione d'offender me nel tassar di poco intelligenti quelli che disprezzavano l'argomento preso dal poco ingrandimento della cometa per lo telescopio, lo voglio creder al Sarsi; ma se io per me stesso m'ero già dichiarato essere in quel numero, ben mi doveva esser tollerato ch'io producessi mie ragioni e difendessi la causa mia, e tanto più quanto ella era giusta e vera. Voglio ancora ammettere al Sarsi che 'l suo Maestro con buona intenzione si mettesse a sostenere quell'opinione, credendo di conservare ed accrescere la reputazione ed il pregio del telescopio contro alle calunnie di quelli che lo predicavano per fraudolente e per ingannator della vista, e così cercavano di spogliarlo de' suoi ammirabili pregi: ma in questo fatto, quanto l'intenzion del Padre mi par lodevole e buona, tanto l'elezzione e la qualità delle difese mi si rappresenta cattiva e dannosa, mentr'ei vuole contro all'imposture de' maligni fare scudo agli effetti veri del telescopio coll'attribuirgliene de' manifestamente falsi. Questo non mi par buon luogo topico per persuader la nobiltà di tale strumento. Per tanto piaccia al Sarsi di scusarmi se io non vengo, con quella larghezza che forse gli par che convenisse, a chiamarmi e confessarmi obligato per li nuovi pregi ed onori arrecati a questo strumento. E con qual ragione pretend'egli che in me si debba accrescer l'obligo e l'affezzione verso di loro per li vani e falsi attributi, mentr'eglino, perché io col dir cose vere gli traggo d'errore, mi pronunzian la perdita della loro amicizia? Segue appresso, e, non so quanto opportunamente, s'induce a chiamare il telescopio mio allievo, ma a scoprire insieme come non è altrimenti mio figliuolo. Che fate, signor Sarsi? Mentre voi sete su 'l maneggio d'interessarmi in oblighi grandi per li beneficii fatti a questo ch'io reputavo mio figliuolo, mi venite dicendo che non è altro ch'un allievo? Che rettorica è la vostra? Avrei più tosto creduto che in tale occasione voi aveste avuto a cercar di farmelo creder figliuolo, quando ben voi foste stato sicuro che non fusse. Qual parte io abbia nel ritrovamento di questo strumento, e s'io lo possa ragionevolmente nominar mio parto, l'ho gran tempo fa manifestato nel mio Avviso Sidereo, scrivendo come in Vinezia, dove allora mi ritrovavo, giunsero nuove che al signor conte Maurizio era stato presentato da un Olandese un occhiale, col quale le cose lontane si vedevano così perfettamente come se fussero state molto vicine; né più fu aggiunto. Su questa relazione io tornai a Padova, dove allora stanziavo, e mi posi a pensar sopra tal problema, e la prima notte dopo il mio ritorno lo ritrovai, ed il giorno seguente fabbricai lo strumento, e ne diedi conto a Vinezia a i medesimi amici co' quali il giorno precedente ero stato a ragionamento sopra questa materia. M'applicai poi subito a fabbricarne un altro più perfetto, il quale sei giorni dopo condussi a Vinezia, dove con gran meraviglia fu veduto quasi da tutti i principali gentiluomini di quella republica, ma con mia grandissima fatica, per più d'un mese continuo. Finalmente, per consiglio d'alcun mio affezzionato padrone, lo presentai al Principe in pieno Collegio, dal quale quanto ei fusse stimato e ricevuto con ammirazione, testificano le lettere ducali, che ancora sono appresso di me, contenenti la magnificenza di quel Serenissimo Principe in ricondurmi, per ricompensa della presentata invenzione, e confermarmi in vita nella mia lettura nello Studio di Padova, con dupplicato stipendio di quello che avevo per addietro, ch'era poi più che triplicato di quello di qualsivoglia altro mio antecessore. Questi atti, signor Sarsi, non son seguiti in un bosco o in un diserto: son seguiti in Vinezia, dove se voi allora foste stato, non m'avreste spacciato così per semplice balio: ma vive ancora, per la Dio grazia, la maggior parte di quei signori, benissimo consapevoli del tutto, da' quali potrete esser meglio informato. Ma forse alcuno mi potrebbe dire, che di non piccolo aiuto è al ritrovamento e risoluzion d'alcun problema l'esser prima in qualche modo reso consapevole della verità della conclusione, e sicuro di non cercar l'impossibile, e che perciò l'avviso e la certezza che l'occhiale era di già stato fatto mi fusse d'aiuto tale, che per avventura senza quello non l'avrei ritrovato. A questo io rispondo distinguendo, e dico che l'aiuto recatomi dall'avviso svegliò la volontà ad applicarvi il pensiero, che senza quello può esser ch'io mai non v'avessi pensato; ma che, oltre a questo, tale avviso possa agevolar l'invenzione, io non lo credo: e dico di più, che il ritrovar la risoluzion d'un problema segnato e nominato, è opera di maggiore ingegno assai che 'l ritrovarne uno non pensato né nominato, perché in questo può aver grandissima parte il caso, ma quello è tutto opera del discorso. E già noi siamo certi che l'Olandese, primo inventor del telescopio, era un semplice maestro d'occhiali ordinari, il quale casualmente, maneggiando vetri di più sorti, si abbatté a guardare nell'istesso tempo per due, l'uno convesso e l'altro concavo, posti in diverse lontananze dall'occhio, ed in questo modo vide ed osservò l'effetto che ne seguiva, e ritrovò lo strumento: ma io, mosso dall'avviso detto, ritrovai il medesimo per via di discorso; e perché il discorso fu anco assai facile, io lo voglio manifestare a V. S. Illustrissima, acciò, raccontandolo dove ne cadesse il proposito, ella possa render, colla sua facilità, più creduli quelli che, col Sarsi, volessero diminuirmi quella lode, qualunqu'ella si sia, che mi si perviene. Fu dunque tale il mio discorso. Questo artificio o costa d'un vetro solo, o di più d'uno. D'un solo non può essere, perché la sua figura o è convessa, cioè più grossa nel mezo che verso gli estremi, o è concava, cioè più sottile nel mezo, o è compresa tra superficie parallele: ma questa non altera punto gli oggetti visibili col crescergli o diminuirgli; la concava gli diminuisce, e la convessa gli accresce bene, ma gli mostra assai indistinti ed abbagliati; adunque un vetro solo non basta per produr l'effetto. Passando poi a due, e sapendo che 'l vetro di superficie parallele non altera niente, come si è detto, conclusi che l'effetto non poteva né anco seguir dall'accoppiamento di questo con alcuno degli altri due. Onde mi ristrinsi a volere esperimentare quello che facesse la composizion degli altri due, cioè del convesso e del concavo, e vidi come questa mi dava l'intento: e tale fu il progresso del mio ritrovamento, nel quale di niuno aiuto mi fu la concepita opinione della verità della conclusione. Ma se il Sarsi o altri stimano che la certezza della conclusione arrechi grand'aiuto al ritrovare il modo del ridurla all'effetto, leggano l'istorie, ché ritroveranno essere stata fatta da Archita una colomba che volava, da Archimede uno specchio che ardeva in grandissime distanze ed altre macchine ammirabili, da altri essere stati accesi lumi perpetui, e cento altre conclusioni stupende; intorno alle quali discorrendo, potranno, con poca fatica e loro grandissimo onore ed utile, ritrovarne la costruzzione, o almeno, quando ciò lor non succeda, ne caveranno un altro beneficio, che sarà il chiarirsi meglio, che l'agevolezze che si promettevano da quella precognizione della verità dell'effetto, era assai meno di quel che credevano. Ma ritorno a quel che segue scrivendo il Sarsi, dove destreggiando, per non si ridurre a dire che l'argomento preso dal minimo ingrandimento degli oggetti remotissimi non val nulla, perch'è falso, dice che di quello non n'ànno mai fatta molta stima; il che manifesta egli dall'averlo il suo Maestro scritto con assai brevità, dove che gli altri due argomenti si veggono distesi ed amplificati senza risparmio di parole. Al che io rispondo che non dalla moltitudine, ma dall'efficacia delle parole si deve argumentar la stima che altri fa delle cose dette: e, come ogn'un sa, vi sono delle dimostrazioni che per lor natura non possono esser senza lunghezza spiegate, ed altre nelle quali la lunghezza sarebbe del tutto superflua e tediosa; e qui, se si deve aver riguardo alle parole, l'argomento è portato con quante bastavano alla sua spiegatura chiara e perfetta. Ma, oltre a questo, lo scrivere lo stesso P. Grassi esser in tal argomento, come necessariamente si raccoglie da' principii ottici, forza grandissima per provar l'intento, ci dà pur troppo chiaro indizio della stima ch'egli almeno ha voluto mostrar di farne: la qual voglio ben credere al Sarsi che internamente sia stata pochissima, ed a questo mi persuade non la brevità dello spiegarlo, ma altra assai più forte conghiettura; e questa è, che mentre il Padre fa sembiante di dimostrare il luogo della cometa dover essere lontanissimo, avvenga che nel ricevere dal telescopio insensibile augumento ella imita puntualmente le lontanissime stelle fisse, quando poi accanto accanto ei passa a più specifica limitazione d'esso luogo, ei la colloca sotto ad oggetti che ricevono dal medesimo telescopio grandissimo accrescimento; dico sotto il Sole, che pur ricresce in superficie quelle medesime centinaia e migliaia di volte, che il medesimo Padre ed il Sarsi stesso sanno. Ma il Sarsi non ha penetrato l'artificio grande del suo Maestro, col quale nell'istesso tempo ha voluto cortesemente applaudere a gli amici suoi né ha voluto amareggiar loro il gusto che sentivano per l'invenzion del nuovo argomento, ed a' più intendenti e meno appassionati ha in tanto voluto, come si dice, sotto mano mostrarsi accorto ed intelligente, imitando quel generosissimo atto di quel gran signore, che gettò il flussi a monte per non interrompere il giubilo nel quale vedeva galleggiare il giovinetto principe suo avversario, per la vittoria d'un gran resto promessagli dal cinquantacinque già scoperto e gittato in tavola. Ma il signor Mario, con maniera un poco più severa, ha voluto a carte spiegate dire il suo concetto e mostrar la falsità e nullità di quell'argomento, regolandosi da altro fine, ch'è stato di voler più tosto medicare i difetti e tor via gli errori con qualche passione degl'infermi, che fomentargli e fargli maggiori per non gli disgustare. A quello che il Sarsi scrive in ultimo, che il suo Maestro non avesse avuto pensiero di offender me nel tassar quelli che si burlavan dell'argomento, non occorre ch'io replichi altro, perché già ho detto che lo credo e che mai non ho creduto in contrario. Ma voglio che il Sarsi creda che né io ancora, nel dimostrar falso l'argomento, non ho avuta intenzion d'offender il suo Maestro, ma ben di giovare a chiunque era in quello errore; né so bene intendere con quale occasione m'abbia in questo luogo a toccare col motto del volere, per non perdere un bel detto, perdere un amico: né so vedere quale arguzia sia nel dir “Questo argumento non è vero” sì che debba esser preso per detto arguto. 14. Or segua V. S. Illustrissima il leggere: “Sed rem ipsam nunc enucleatius discutiamus. Aio, nihil in hoc argumento a veritate alienum reperiri. Nam asserimus, primum, obiecta tubo optico visa, quo propinquiora fuerint, eo augeri magis, minus vero quo remotiora. Nihil verius. Galilæus negat. Quid, si fateatur? Quæro enim ex illo, cum tubum illum suum et quidem optimum in manus acceperit, si forte rem intra cubiculi aut aulæ spatia inclusam intueri voluerit, an non is longissime producendus sit? Ita est, ait. Si vero rem longe dissitam e fenestra eodem instrumento spectare libuerit, contrahendum illico dicet, atque ab immani illa longitudine breviorem redigendum in formam. Quod si productionis huius contractionisque caussam quæsiero, ad naturam utique instrumenti recurrendum erit; cuius ea conditio est, ut ad propinquiora intuenda, ex opticæ principiis, produci, ad remotiora vero spectanda contrahi, postulet. Cum ergo ex productione et contractione tubi, ut ait ipse, necessario oriatur maius minusve obiectorum incrementum, licebit iam mihi ex his argumentum huiusmodi conficere: Quæcumque non aliter quam productiore tubo spectari postulant, necessario augentur magis, et quæcumque non aliter quam contractiore tubo spectari postulant, necessario augentur minus; sed propinqua omnia non aliter quam productiore tubo, longe vero remota non aliter quam contractiore tubo, spectari postulant: ergo propinqua omnia necessario augentur magis, longe vero remota necessario augentur minus. In quo argumento si maior minorque propositio vera comprobetur, nec negabitur, arbitror, quod ex illis necessario consequitur. Primam vero propositionem ipse ultro admittit: altera etiam certissima est; et quidem in iis quæ citra dimidium milliare spectantur, nulla apud illum probatione indiget; quod si ea quæ ulterius deinde excurrunt, eadem spectari solent tubi longitudine, id fit non quia revera magis semper ac magis contrahendus ille non sit, sed quia maior isthæc contractio adeo exiguis includitur terminis, ut non multum intersit si omittatur, ac proinde ut plurimum negligatur. Si tamen rei naturam spectemus atque ex rigore geometrico loquendum sit, semper maior hæc contractio requiretur: eadem plane ratione ac si quis diceret, visibile quodcumque quo magis ab oculo removetur, minori semper ac minori spectari angulo, quæ propositio verissima est; nihilominus, cum res oculo obiecta ad certam pervenerit distantiam, in qua angulum visivum efficiat valde exiguum, quamvis postea multo adhuc intervallo fiat remotior, non minuitur sensibiliter idem angulus; et tamen demonstrari potest, illum semper minorem ac minorem futurum. Ita, quamvis ultra maximam quandam distantiam obiectorum vix varientur anguli incidentiæ specierum ad tubi specilla (perinde enim tunc est, ac si omnes radii perpendiculariter inciderent), et consequenter neque varianda sensibiliter sit instrumenti longitudo, verissima tamen adhuc censenda est ea propositio quæ asserit, naturam specilli eam esse, ut, quo remotiora fuerint obiecta, eo magis ad ea spectanda contrahi postulet, et propterea minus eadem augeat quam propinqua; et si severe, ut aiebam, loquendum sit, affirmo stellas breviori specillo spectandas quam Lunam.” Qui, com'ella vede, si apparecchia il Sarsi con mirabil franchezza a volere in virtù d'acuti sillogismi mantenere, niuna cosa esser più vera della più volte profferita proposizione, cioè che gli oggetti veduti col telescopio tanto ricrescon più quanto son più vicini, e tanto meno quanto son più lontani; ed è tanta la sua confidenza, che quasi si promette ch'io sia per confessarla, ben che di presente io la neghi. Ma io fo un augurio e pronostico molto differente, e credo ch'egli si sia, nel tesser questa tela, per ritrovare in maniera inviluppato, più di quello ch'ei pensa ora che egli è su l'ordirla, che in ultimo da per se stesso sia per confessarsi convinto; convinto, dico, a chi con qualche attenzione considererà le cose nelle quali egli anderà a terminare, che facilmente saranno le medesime ad unguem che le scritte dal signor Mario, ma orpellate in maniera e così spezzatamente intarsiate tra varii ornamenti e rabeschi di parole, o vero riportate in iscorcio in qualche angolo, che forse alla prima scorsa possano, a chi meno fissamente le consideri, parer qualch'altra cosa da quello che realmente sono in pianta. In tanto, per non lo tor d'animo, gli soggiungo, che come questo ch'ei tenta sia vero, non solo l'argomento che in questa proposizione s'appoggia, del quale il suo Maestro e gli altri astronomi amici suoi si son serviti per ritrovare il luogo della cometa, è il più ingegnoso e concludente d'ogn'altro, ma di più dico che questo effetto del telescopio avanza in eccellenza di gran lunga tutti gli altri, mediante le gran conseguenze ch'ei si tira dietro; e resto estremamente meravigliato, né so restar capace come possa esser, che, conoscendolo vero, abbia il Sarsi poco fa detto di sé e del suo Maestro d'averne fatto assai minore stima che degli altri due, presi l'uno dal moto circolare e l'altro dalla piccolezza della paralasse, li quali, sia detto con pace loro, non son degni d'esser servidori di questo. Signore, se questa cosa è vera, ecco spianata al Sarsi la strada ad invenzioni ammirande, tentate da moltissimi né mai trovate da alcuno; ecco non solo misurata in una sola stazione qualsivoglia lontananza in Terra, ma senza errore alcuno stabilite le distanze de' corpi celesti. Perché, osservato che sia una volta sola che, verbigrazia, un cerchio lontano un miglio ci si dimostri, veduto col telescopio, di diametro trenta volte maggiore che coll'occhio libero, subito che vedremo l'altezza d'una torre ricrescer, per essempio, diece volte, saremo sicuri quella esser lontana tre miglia; e ricrescendo il diametro della Luna come dir tre volte più di quel che ce lo mostra l'occhio libero, potremo dire, quella esser lontana dieci miglia, ed il Sole quindici, se il suo diametro ricrescerà due volte solamente; o pure, se con qualche telescopio eccellente noi vedessimo la Luna ricrescere in diametro, verbigrazia, dieci volte, la qual è lontana più di cento mila miglia, come bene scrive il P. Grassi, la palla della cupola dalla distanza di un miglio ricrescerà in diametro più d'un milion di volte. Or io, per aiutare quanto posso un'impresa così stupenda, anderò promovendo alcuni dubbietti che mi nascono nel progresso del Sarsi, i quali V. S. Illustrissima, se così le piacerà, potrà con qualche occasione mostrar a lui, acciò, col torgli via, possa tanto più perfettamente stabilire il tutto. Volendo dunque il Sarsi persuadermi che le stelle fisse non ricevono sensibile accrescimento dal telescopio, comincia dagli oggetti che sono in camera, e mi domanda se per vedergli col telescopio, e' mi bisogna allungarlo assaissimo; ed io gli rispondo che sì: passa a gli oggetti fuori della finestra in gran lontananza, e mi dice che per veder questi bisogna scorciar assai lo strumento; ed io l'affermo, e gli concedo, appresso, ciò derivar, com'esso scrive, dalla natura dello strumento, che per veder gli oggetti vicinissimi richiede assai maggior lunghezza di canna, e minor per li più lontani; ed oltre a ciò confesso che la canna più lunga mostra gli oggetti maggiori che la più breve; e finalmente gli concedo per ora tutto il sillogismo, la cui conclusione è che in universale gli oggetti vicini s'accrescon più, e i molto lontani meno, cioè (adattandola a i nominati particolari) che le stelle fisse, che sono oggetti lontani, ricrescon meno che le cose poste in camera o dentro al palazzo, tra i quali termini mi pare che il Sarsi comprenda le cose ch'ei chiama vicine, non avendo nominatamente discostato in maggior lontananza il termine loro. Ma il detto sin qui non mi par che soddisfaccia a gran lunga al bisogno del Sarsi. Imperocché domando io adesso a lui, s'ei ripone la Luna nella classe degli oggetti vicini, o pure in quella de' lontani. Se la mette tra i lontani, di lei si concluderà il medesimo che delle stelle fisse, cioè il poco ingrandirsi (ch'è poi di diretto contrario all'intenzion del suo Maestro, il quale, per costituir la cometa sopra la Luna, ha bisogno che la Luna sia di quegli oggetti che assai s'ingrandiscono; e però anco scrisse ch'ella in effetto assaissimo ricresceva, e pochissimo la cometa); ma s'egli la mette tra i vicini, che son quelli che ricrescono assai, io gli risponderò ch'ei non doveva da principio ristringere i termini delle cose vicine dentro alle mura della casa, ma doveva ampliargli almeno sino al ciel della Luna. Or sieno ampliati sin là, e torni il Sarsi alle sue prime interrogazioni, e mi dimandi se per veder col telescopio gli oggetti vicini, cioè che non sono oltre all'orbe della Luna, e' mi bisogna allungar assaissimo il telescopio. Io gli risponderò di no; ed ecco spezzato l'arco, e finito il saettar de' sillogismi. Per tanto, se noi torneremo a considerar meglio questo argomento, lo troveremo esser difettoso, ed esser preso come assoluto quello che non si può intendere senza relazione, o vero come terminato quello ch'è indeterminato, ed in somma essere stata fatta una divisione diminuta (che si chiamano errori in logica), mentre il Sarsi, senza assegnar termine e confine tra la vicinanza e lontananza, ha divisi gli oggetti visibili in lontani ed in vicini, errando in quel medesimo modo ch'errerebbe quel che dicesse: “Le cose del mondo o son grandi o son piccole”, nella qual proposizione non è verità né falsità, e così anco non è nel dire: “Gli oggetti o son vicini o son lontani”; dalla quale indeterminazione nasce che le medesime cose si potranno chiamar vicinissime e lontanissime, grandissime e piccolissime, e le più vicine lontane, e le più lontane vicine, e le più grandi piccole, e le più piccole grandi, e si potrà dire: “Questa è una collinetta piccolissima”, e “Questo è un grandissimo diamante”; quel corriero chiama brevissimo il viaggio da Roma a Napoli, mentre che quella gentildonna si duole che la chiesa è troppo lontana dalla casa sua. Doveva dunque, s'io non m'inganno, per fuggir questi equivochi, fare il Sarsi la sua divisione almeno in tre membri, dicendo: “Degli oggetti visibili altri son vicini, altri lontani, ed altri posti in mediocre distanza”, la qual restava come confine tra i vicini ed i lontani; né anco qui si doveva fermare, ma di più doveva soggiungere una precisa determinazione alla distanza d'esso confine, dicendo, verbigrazia: “Io chiamo distanza mediocre quella d'una lega; grande, quella ch'è più d'una lega; piccola, quella ch'è meno”: né so ben capire perch'egli non l'abbia fatto, se non che forse scorgeva più il suo conto e più se lo prometteva dal potere accortamente prestigiare con equivochi tra le persone semplici, che dal saldamente concludere tra i più intelligenti; ed è veramente un gran vantaggio aver la carta dipinta da tutte due le bande, e poter, per essempio, dire: “Le stelle fisse, perché son lontane, ricrescon pochissimo; ma la Luna, assai, perch'è vicina”, ed altra volta, quando venisse il bisogno, dire: “Gli oggetti di camera, essendo vicini, crescono assaissimo; ma la Luna, poco, perch'è lontanissima.” E questo sia il primo dubbio. Secondo, già il P. Grassi pose in un sol capo la cagione del ricrescere or più ed or meno gli oggetti veduti col telescopio, e questo fu la minore o la maggior lontananza d'essi oggetti, né pur toccò una sillaba dell'allungare o abbreviare lo strumento; e di questo, dice ora il Sarsi, nessuna cosa esser più vera: tuttavia, quando ei si ristringe al dimostrarlo, non gli basta più la breve e gran lontananza dell'oggetto, ma gli bisogna aggiungervi la maggiore e la minor lunghezza del telescopio, e construire il sillogismo in cotal forma: “La vicinanza dell'oggetto è causa d'allungare il telescopio; ma tal allungamento è causa di ricrescimento maggiore; adunque la vicinanza dell'oggetto è causa di ricrescimento maggiore.” Qui mi pare che il Sarsi, in cambio di sollevare il suo Maestro, l'aggravi maggiormente, facendolo equivocare dal per accidens al per se; in quel modo ch'errerebbe quegli che volesse metter l'avarizia tra le regole de sanitate tuenda, e dicesse: “L'avarizia è causa di viver sobriamente, la sobrietà è causa di sanità, adunque l'avarizia mantien sano”: dove l'avarizia è un'occasione, o vero un'assai remota causa per accidens alla sanità, la quale segue fuor della primaria intenzion dell'avaro, in quanto avaro, il fine del qual è il risparmio solamente. E questo ch'io dico è tanto vero, quanto con altrettanta conseguenza io proverò, l'avarizia esser causa di malattia, perché l'avaro, per risparmiare il suo, va frequentemente a i conviti degli amici e de' parenti, e la frequenza de' conviti causa diverse malattie; adunque l'avarizia è causa d'ammalarsi: da i quali discorsi si scorge finalmente che l'avarizia, come avarizia, non ha che far niente colla sanità, come anco la propinquità dell'oggetto col suo maggior ricrescimento; e la causa per la quale nel rimirar gli oggetti propinqui s'allunga lo strumento, è per rimuover la confusione nella quale esso oggetto ci si dimostra adombrato, la qual si toglie coll'allungamento; ma perché poi all'allungamento ne conséguita un maggior ricrescimento, ma fuor della primaria intenzione, che fu di chiarificare, e non d'ingrandir, l'oggetto, quindi è che la propinquità non si può chiamare altro che un'occasione, o vero una remotissima causa per accidens, del maggior ricrescimento. Terzo, se è vero che quella, e non altra, si debba propriamente stimar causa, la qual posta segue sempre l'effetto, e rimossa si rimuove; solo l'allungamento del telescopio si potrà dir causa del maggior ricrescimento: avvenga che, sia pur l'oggetto in qualsivoglia lontananza, ad ogni minimo allungamento ne séguita manifesto ingrandimento; ma all'incontro, tuttavolta che lo strumento si riterrà nella medesima lunghezza, avvicinisi pur quanto si voglia l'oggetto, quando anco dalla lontananza di cento mila passi si riducesse a quella di cinquanta solamente, non però il ricrescimento sopra l'apparenza dell'occhio libero si farà punto maggiore in questo sito che in quello. Ma bene è vero, che avvicinandolo a piccolissime distanze, come di quattro passi, di due, d'uno, d'un mezo, la specie dell'oggetto più e più sempre s'intorbida ed offusca, sì che, per vederlo distinto e chiaro, convien più e più allungar il telescopio, al qual allungamento ne conséguita poi il maggior e maggior ricrescimento: ed avvenga che tal ricrescimento dependa solo dall'allungamento, e non dall'avvicinamento, da quello, e non da questo, si deve regolare; e perché nelle lontananze oltre a mezo miglio non fa di mestieri, per veder gli oggetti chiari e distinti, di muover punto lo strumento, niuna mutazione cade ne' loro ingrandimenti, ma tutti si fanno colla medesima proporzione; sì che se la superficie, verbigrazia, d'una palla, veduta col telescopio, in distanza di mezo miglio ricresce mille volte, mille volte ancora, e niente meno, ricrescerà il disco della Luna, tanto ricrescerà quel di Giove, e finalmente tanto quel d'una stella fissa. Né accade qui che il Sarsi la voglia star a sminuzzolare e rivedere a tutto rigor di geometria, perché, quando ei l'avrà tirata e ridotta in atomi e presosi anco tutti i vantaggi, il guadagno suo non arriverà a quello di colui che con diligenza s'andava informando per qual porta della città s'usciva per andar per la più breve in India; ed in fine gli converrà confessare (come anco in parte pare ch'ei faccia nel fine del periodo letto da V. S. Illustrissima) che trattando con ogni severità il telescopio, si debba tener manco d'un capello più corto nel riguardar le stelle fisse, che nel mirar la Luna. Ma da tutta questa severità che ne risulterà poi in ultimo, che sia di sollevamento al Sarsi? Nulla assolutamente; perché non ne raccorrà altro se non che, ricrescendo, verbigrazia, la Luna mille volte, le stelle fisse ricrescano novecento novantanove; mentre che per difesa sua e del suo Maestro bisognerebbe ch'elle non crescessero né anco due volte, perché il ricrescimento del doppio non è cosa impercettibile, ed eglino dicono le fisse non ricrescer sensibilmente. Io so che il Sarsi ha intese benissimo queste cose, anco nella lettura del signor Mario; ma vuol, per quanto ei può, mantener vivo il suo Maestro a quint'essenza di sillogismi sottilissimamente distillati (e siami lecito dir così, perché di qui a poco ei chiamerà troppo minute alcune cose del signor Mario, che sono assai più corpulente di queste sue). Ma per finire ormai i miei dubbi, m'accade dir qualche cosa intorno all'essempio portato dal Sarsi, preso da gli oggetti veduti naturalmente: de' quali dice che quanto più s'allontanano dall'occhio, sempre si veggono sotto minor angolo; nientedimeno, quando si è arrivato a certa distanza, nella quale l'angolo si faccia assai piccolo, per molto poi che si allontani più l'oggetto, l'angolo però non si diminuisce sensibilmente; tuttavia, dic'egli, si può dimostrare ch'ei si fa minore. Ma se il senso di questo essempio è quale mi si rappresenta, e qual anco convien che sia se ha da quadrar bene al concetto essemplificato, io son di parere molto diverso da questo del Sarsi. Imperocché a me pare ch'in sostanza ei voglia che l'angolo visuale, nell'allontanarsi l'oggetto, si vada ben continuamente diminuendo, ma sempre successivamente con minor proporzione, sì che oltre a una gran lontananza, per molto che l'oggetto si discosti ancora, poco più si diminuisca l'angolo: ma io son di contrario parere, e dico che la diminuzione dell'angolo si va facendo sempre con maggior proporzion, quanto più l'oggetto s'allontana. E per più facilmente dichiararmi, noto primieramente, che il voler determinar le grandezze apparenti degli oggetti visibili colle quantità degli angoli sotto i quali quelle ci si rappresentano, è ben fatto nel trattar di parti di alcuna circonferenza di cerchio nel centro del quale sia collocato l'occhio; ma trattandosi di tutti gli altri oggetti, è errore: imperocché l'apparenti grandezze, non dagli angoli visuali, ma dalle corde degli archi suttesi a detti angoli si deono determinare; e queste tali apparenti quantità si vanno sempre diminuendo puntualissimamente con proporzion contraria di quella delle lontananze; sì che il diametro, verbigrazia, d'un cerchio, veduto in distanza di cento braccia, mi si rappresenta giusto la metà di quello che m'apparrebbe dalla distanza di braccia cinquanta, e veduto in distanza di mille braccia mi parrà doppio che se sarà lontano dumila, e così sempre in tutte le lontananze; né mai accaderà ch'egli per qualsivoglia grandissima distanza m'apparisca così piccolo, ch'ei non mi paia ancora la metà da dupplicata lontananza. Ma se noi pur vorremo determinar l'apparenti grandezze dalla quantità degli angoli, come fa il Sarsi, il fatto seguirà ancora più disfavorevole per lui; perché tali angoli non diminuiranno già colla proporzione colla quale le lontananze crescono, ma con minore. Ma quel che contraria al detto del Sarsi è che, paragonati gli angoli fra di loro, con maggior proporzione si vanno diminuendo nelle maggiori distanze che nelle minori; sì che, se, verbigrazia, l'angolo d'un oggetto posto in distanza di cinquanta braccia, all'angolo del medesimo oggetto posto in distanza di braccia cento, è, per essempio, come cento a sessanta, l'angolo del medesimo oggetto in distanza di mille all'angolo in distanza di dumila sarà, verbigrazia, come cento a cinquant'otto, e quello in distanza di quattromila a quello in distanza d'ottomila sarà come cento a cinquantacinque, e quel della distanza di 10000 a quel di ventimila sarà come cento a cinquantadue, e sempre la diminuzion dell'angolo s'anderà facendo in maggiore e maggior proporzione, senza però ridursi mai a farsi colla medesima delle lontananze permutatamente prese. Tal che, s'io non prendo errore, quello che scrive il Sarsi, che l'angolo visuale, ridotto per gran lontananze a molta acutezza, non continua di diminuirsi per altri immensi allontanamenti con sì gran proporzione come faceva nelle minori distanze, è tanto falso, quanto che tal diminuzione vien sempre fatta in maggior proporzione. 15. Legga ora V. S. Illustrissima: “Sed dicet is, hoc non esse, saltem, eodem uti instrumento, ac proinde, si de eodem loquamur specillo, falsam esse positionem illam: quamquam enim eadem sint vitra, idem etiam tubus, si tamen hic idem modo productior, modo vero fuerit contractior, non idem semper erit instrumentum. Apage hæc tam minuta. Si quis igitur cum amico colloquens leni sono verba formaverit, ut scilicet e propinquo exaudiatur; mox alium conspicatus e longinquo, contentissima illum voce inclamarit; alio atque alio illum uti gutture atque ore dixeris, quod hæc vocis instrumenta illic contrahi, hic dilatari atque extendi necesse sit? Nos vero cum tubicines æs illud recurvum ac replicatum adducta reductaque dextra ad graviorem quidem sonum producentes, ad acutiorem vero contrahentes, intuemur, num propterea alia atque alia uti tuba existimamus?” Qui, com'ella vede, il Sarsi introduce me, come ormai convinto dalla forza de' suoi sillogismi, a ricorrere per mio scampo a qualunque debolissimo attacco, ed a dire, quando pur vero sia che le stelle fisse non ricevano accrescimento come gli oggetti vicini, che questo “saltem” non è servirsi del medesimo strumento, poi che negli oggetti propinqui si deve allungare; e mi soggiunge, con un Apage, ch'io ricorro a cose troppo minute. Ma, signor Sarsi, io non ho bisogno di ricorrere al “saltem” ed alle minuzie. Necessità ne avete avuta voi sin qui, e più l'averete nel progresso. Voi avete avuto bisogno di dire che “saltem” nelle sottilissime idee geometriche le fisse richieggono abbreviazione del telescopio più che la Luna, dal che poi ne seguiva, come di sopra ho notato, che ricrescendo la Luna mille volte, le fisse ricrescerebbono novecento novantanove, mentre che per mantenimento del vostro detto avevate di bisogno ch'elle non ricrescessero né anco una meza volta. Questo, signor Sarsi, è un ridursi al “saltem”, e un far come quella serpe che, lacerata e pesta, non le sendo rimasti più spiriti fuor che nell'estremità della coda, quella va pur tuttavia divincolando, per dare a credere a' viandanti d'essere ancor sana e gagliarda. Ed il dire che il telescopio allungato è un altro strumento da quel ch'era avanti, è, nel proposito di che si parla, cosa essenzialissima, e tanto vera quanto verissima; né il Sarsi avrebbe stimato altrimenti, se nel darne giudicio non avesse equivocato dalla materia alla forma o figura, che dir la vogliamo: il che si può facilmente dichiarare anco senza uscir del suo medesimo essempio. Io domando al Sarsi, onde avvenga che le canne dell'organo non suonan tutte all'unisono, ma altre rendono il tuono più grave ed altre meno? Dirà egli forse, ciò derivare perch'elle sieno di materie diverse? certo no, essendo tutte di piombo: ma suonano diverse note perché sono di diverse grandezze, e quanto alla materia, ella non ha parte alcuna nella forma del suono: perché si faran canne, altre di legno, altre di stagno, altre di piombo, altre d'argento ed altre di carta, e soneran tutte l'unisono; il che avverrà quando le loro lunghezze e larghezze sieno eguali: ed all'incontro coll'istessa materia in numero, cioè colle medesime quattro libre di piombo, figurandolo or in maggiore or in minor vaso, ne formerò diverse note: sì che, per quanto appartiene al produr suono, diversi sono gli strumenti che ànno diversa grandezza, e non quelli che ànno diversa materia. Ora, se disfacendo una canna se ne rigetterà del medesimo piombo un'altra più lunga, ed in conseguenza di tuono più grave, sarà il Sarsi renitente a dir che questa sia una canna diversa dalla prima? voglio creder di no. Ma se altri trovasse modo di formar la seconda più lunga senza disfar la prima, non sarebbe l'istesso? certo sì. Ma il modo sarà col farla di due pezzi e ch'uno entri nell'altro, perché così si potrà allungare e scorciare, ed in somma farla all'arbitrio nostro divenir canne diverse, per quello che si ricerca al formar diverse note; e tale è la struttura del trombone. Le corde dell'arpe, ben che sieno tutte della medesima materia, rendon suoni differenti, perché sono di diverse lunghezze: ma quel che fanno molte di queste, lo fa una sola nel liuto, mentre che col tasteggiare si cava il suono ora da tutta ora da una parte, ch'è l'istesso che allungarla e scorciarla, ed in somma trasmutarla, per quanto appartiene alla produzzion del suono, in corde differenti: e l'istesso si può dire della canna della gola, la qual, col variar lunghezza e larghezza, accommodandosi a formar varie voci, può senza errore dirsi ch'ella diventi canne diverse. Così, e non altrimenti (perché il maggiore o minor ricrescimento non consiste nella materia del telescopio, ma nella figura, sì che il più lungo mostra maggiore), quando, ritenendo l'istessa materia, si muterà l'intervallo tra vetro e vetro, si verranno a costituire strumenti diversi. 16. Or sentiamo l'altro sillogismo che forma il Sarsi: “Sed videat Galilæus, quam non contentiose agam: aliud sit instrumentum tubus nunc productior, nunc contractior; iterum, paucis mutatis, idem argumentum conficiam. Quæcumque diverso instrumento spectari postulant, diversum etiam ex instrumento capiunt incrementum; sed propinqua et remota diverso instrumento spectari postulant; diversum igitur propinqua et remota ex instrumento capient incrementum. Maior iterum ac minor ipsius est; eiusdem sit et consequentia necesse est. Quibus rebus expositis, satis docuisse videor, nihil nos hactenus a veritate, neque a Galilæo quidem, alienum pronunciasse, cum diximus, hoc instrumento minus remota augeri quam propinqua, cum, natura etiam sua, ad illa spectanda contrahi, ad hæc vero produci, postulet: dici tamen non inepte poterit, idem quidem esse instrumentum, diverso tamen modo usurpatum.” Il quale argomento io concedo tutto, ma non veggo ch'ei concluda niente in disfavor del signor Mario, né in favor della causa del Sarsi; al quale di niun profitto è che gli oggetti vicinissimi veduti con un telescopio lungo ricrescono più che i lontani veduti con un corto, ch'è la conclusion del sillogismo, ma molto diversa dall'obligo intrapreso dal Sarsi. Il qual è di provar due punti principali: l'uno è che gli oggetti sino alla Luna, e non quei soli che sono nella camera, ricrescano assaissimo; ma le stelle fisse, non poco manco, ma insensibilmente, vedute queste e quelli coll'istesso strumento: l'altro, che la diversità di tali ricrescimenti proceda dalla diversità delle lontananze d'essi oggetti, e che a quelle proporzionatamente risponda: le quali cose egli non proverà mai in eterno, perché son false. Ma della nullità del presente sillogismo, per quanto appartiene alla materia di che si tratta, siacene testimonio che io su le sue medesime pedate procederò a dimostrar concludentemente il contrario. Gli oggetti che ricercano d'esser riguardati col medesimo strumento, ricevono da quello il medesimo ricrescimento; ma tutti gli oggetti, da un quarto di miglio in là sino alla lontananza di mille milioni, ricercano d'esser riguardati col medesimo strumento; adunque tutti questi ricevono il medesimo ricrescimento. Non concluda per tanto il Sarsi di non avere scritto cosa aliena né dal vero né da me; perché di me almanco l'assicuro ch'egli sin qui ha concluso cosa contraria all'intenzion mia. Nell'ultima chiusa di questo periodo, dov'egli dice che il telescopio or lungo or corto si può chiamar il medesimo strumento, ma diversamente usurpato, vi è, s'io non m'inganno, un poco di equivoco; anzi parmi che il negozio proceda tutto all'opposito, cioè che lo strumento sia diverso, e l'usurpamento o vero applicazione sia la medesima a capello. Chiamasi il medesimo strumento esser diversamente usurpato, quando, senza punto alterarlo, si applica ad usi differenti: e così l'àncora fu la medesima, ma diversamente usurpata dal piloto per dar fondo, e da Orlando per prender balene. Ma nel caso nostro accade tutto l'opposito: imperocché l'uso del telescopio è sempre il medesimo, perché sempre s'applica a riguardar oggetti visibili; ma lo strumento è ben diversificato, mutandosi in esso cosa essenzialissima, qual è l'intervallo da vetro a vetro. È adunque manifesto l'equivoco del Sarsi. 17. Ma seguitiamo più avanti: “At dicet: verissima hæc quidem esse, si summo geometriæ, iure res agatur; quod tamen in re nostra locum non habet, et cum saltem ad Lunam et stellas intuendas nullo longitudinis discrimine specillum adhiberi soleat, nihil hic etiam ponderis habituram esse maiorem minoremve distantiam ad maius minusve obiecti incrementum inferendum; quare si stellæ minus augeri videantur quam Luna, ex alio deducendam huius phœnomeni rationem, non ex obiecti remotione. Ita sit; et nisi aliunde etiam habeat tubus hic, stellas minus augere quam Lunam, minus fortasse ponderis argumento insit. Dum tamen illud præterea huic instrumento tribuitur, ut luminosa omnia larga illa radiatione, qua veluti coronantur, expoliet, ex quo fit ut, licet stellæ idem fortasse re ipsa capiant ex illo incrementum quod Luna, minus tamen augeri videantur (cum diversum plane sit id, quod tubo conspicitur, ab eo quod nudis prius oculis videbatur: hi siquidem nudi et stellam et circumfusum fulgorem spectabant; tubo vero adhibito, solum stellæ corpusculum intuendum obiicitur), verissimum etiam est, iis omnibus quæ ad opticam spectant consideratis, stellas hoc instrumento, quoad aspectum saltem, minus accipere incrementi quam Lunam, immo etiam aliquando, si oculis credas, nulla ratione augeri, ac, si Deo placet, etiam minui: quod nec ipse Galilæus negat. Mirari proinde desinat, quod stellas insensibiliter per tubum augeri dixerimus: neque enim hic huius aspectus causam quærebamus, sed aspectum ipsum.” Qui noti primieramente V. S. Illustrissima come la mia predizzione, fatta di sopra al numero 14, comincia a verificarsi. Là animosamente s'esibì il Sarsi a mantener, niuna cosa esser più vera del ricrescer gli oggetti veduti col telescopio tanto più quanto più son vicini, e tanto meno quanto più lontani: onde le stelle fisse, come lontanissime, non ricrescesser sensibilmente; ma la Luna, assaissimo, come vicina. Or qui mi pare che si cominci a vedere una gran ritirata ed una confession manifesta: prima, che la diversità delle lontananze degli oggetti non sia più la vera causa de' diversi ingrandimenti, ma che bisogni ricorrere all'allungamento e scorciamento del telescopio; cosa non detta, né pure accennata, né forse pensata, da loro avanti l'avvertimento del signor Mario: secondo, che né anco questo abbia luogo nel presente caso, atteso che niuna mutazione si faccia nello strumento, sì che, cessando questo rifugio ancora, l'argomento che sopra ciò si fondava resti invalido totalmente. Veggo, nel terzo luogo, ricorrere a cagioni lontanissime dalle portate da principio per vere e sole, e dire che il poco ricrescimento apparente nelle fisse non dependa più né da gran lontananza d'esse né da brevità di strumento, ma che è un'illusione dell'occhio nostro, il quale libero vede le stelle con un grandissimo irraggiamento non reale e che però ci sembrano grandi, ma collo strumento si vede il nudo corpo della stella, il quale, ben che ringrandito come tutti gli altri oggetti, non però par tale, paragonato colle medesime stelle vedute liberamente, in relazion delle quali l'accrescimento par piccolissimo: dal che ei conclude che almeno quanto all'apparenza le stelle fisse pur mostrano di ricrescer pochissimo, perloché io non mi devo maravigliare ch'eglino ciò abbiano detto, poi ch'ei non ricercavano la causa di tale aspetto, ma solamente l'aspetto istesso. Ma, signor Sarsi, perdonatemi: voi, mentre cercate di rimuovermi la meraviglia, non pur non me la levate, ma con altre nuove cagioni me la moltiplicate assai. E prima, io non poco mi meraviglio nel vedervi portar questo precedente discorso con maniera dottrinale, quasi che voi lo vogliate insegnare a me, mentre l'avete di parola in parola imparato voi dal signor Mario; e di più soggiungete ch'io non nego queste cose, credo con intenzione che nel lettore resti concetto ch'io medesimo avessi in mano la risoluzione della difficoltà, ma che io non l'avessi saputa conoscere né prevalermene. Meravigliomi, secondariamente, che voi diciate che il vostro Maestro non andò ricercando la cagione dell'insensibil ricrescimento delle stelle fisse, ma solo l'istesso effetto dell'insensibilmente ricrescere, ancor ch'egli più d'una volta replichi esser di ciò la cagione l'immensa lontananza. Ma quello che, nel terzo luogo, m'accresce la meraviglia a cento doppi è che voi non v'accorgiate che, quando ciò vero fusse, voi figurereste, a gran torto, il vostro Maestro privo ancora di quella communissima logica naturale, in virtù della quale ogni persona, per idiota ch'ella sia, discorre e conclude direttamente le sue intenzioni. E per farvi toccar con mano la verità di quanto io dico, rimovete la considerazion della causa ed introducete il solo effetto (già che voi affermate che il vostro Maestro non ricercò la causa, ma il solo effetto), e poi discorrendo dite: “Le stelle fisse ricrescono insensibilmente; ma la cometa essa ancora ricresce insensibilmente”; adunque, signor Sarsi, che ne concluderete? Rispondete: “Nulla”, se volete rispondere manco male che sia possibile: perché se voi pretenderete di poterne inferire una conseguenza, ed io pretenderò con altrettanta connessione poterne inferir mille; e se vi parrà di poter dire: “Adunque la cometa è lontanissima, perché anco le fisse sono lontanissime”, ed io con non minor ragione dirò: “Adunque la cometa è incorruttibile, perché le fisse sono incorruttibili”, ed appresso dirò: “Adunque la cometa scintilla, perché le fisse scintillano”, e con non minor ragione potrò dire: “Adunque la cometa risplende di propria luce, perché così fanno le fisse”: e s'io farò di queste conseguenze, voi vi riderete di me come d'un logico senza dramma di logica, ed avrete mille ragioni, e poi cortesemente m'avvertirete ch'io da quelle premesse non posso inferir altro per la cometa se non quei particolari accidenti che ànno necessaria, anzi necessariissima connessione coll'insensibil ricrescimento delle stelle fisse; e perché questo ricrescimento non depende né ha connession veruna coll'incorruttibilità, né colla scintillazione, né coll'esser lucido da per sé, però niuna di queste conclusioni si può concludere della cometa: e chi di là vorrà inferir, la cometa esser lontanissima, bisogna che di necessità abbia prima ben bene stabilito, l'insensibil ricrescimento delle stelle dependere, come da causa necessarissima, dalla gran lontananza, perché altrimenti non si sarebbe potuto servir del suo converso, cioè che quegli oggetti che insensibilmente ricrescono, sieno di necessità lontanissimi. Or vedete quali errori in logica voi immeritamente addossate al vostro Maestro: dico immeritamente, perché son vostri, e non suoi. 18. Or legga V. S. Illustrissima sin al fine di questo primo essame: “At videat hoc loco Galilæus, quam non insipienter ex his atque aliis in Sidereo Nuncio ab illo traditis inferamus, cometam supra Lunam statuendum. Ait ipse, cælestia inter lumina alia quidem nativa ac propria fulgere luce, quo in numero Solem ac stellas quas fixas dicimus collocat; alia vero, nullo a natura splendore donata, lumen omne a Sole mutuari, qualia sex reliqui planetæ haberi solent. Observavit præterea, stellas maxime inane illud lucis non suæ coronamentum adamasse, ac veluti comam alere consuevisse; planetas vero, Lunam præsertim, Iovem atque Saturnum, nullo fere huiusmodi fulgore vestiri; Martem tamen, Venerem atque Mercurium, quamvis nullo et ipsi generis splendore sint præditi, e Solis propinquitate tantum haurire luminis, ut, stellis quodammodo pares, earumdem et scintillationem et circumfusos radios imitentur. Cum ergo cometa, vel Galilæo auctore, lumen non a natura inditum habeat, sed Soli acceptum referat, nosque illum tanquam temporarium planetam existimaremus, cum cæteris non postremæ notæ viris, de eo etiam similiter philosophandum erat atque de Luna cæterisque errantibus: quorum cum ea sit conditio, ut, quo minus a Sole distant, eo splendeant ardentius, fulgoreque maiore vestiti (quod inde consequitur) tubo inspecti minus augeri videantur, dum cometa ex hoc eodem instrumento idem fere quod Mercurius caperet incrementum, an non valde probabiliter inferre inde potuimus, cometam eumdem non plus admodum circumfusi illius luminis admisisse quam Mercurium, nec proinde longiori multo a Sole dissitum intervallo; contra vero, cum minus augeretur quam Luna, maiori circumfusum lumine, ac Soli viciniorem statuendum? Ex quibus iure dixisse nos intelligit, cum parum admodum augeri visus sit cometa, multo a nobis remotiorem quam Lunam dicendum esse. Et sane, cum nobis ex parallaxi observata, ex cursu etiam cometæ decoro ac plane sidereo, satis iam de eius loco constaret; cum præterea eumdem tubus pari pene incremento ac Mercurium afficeret, contrarium certe nulla ratione suaderet; licuit hinc etiam non minimam momenti ac ponderis appendiculam in nostram derivare sententiam. Quamquam enim sciremus ex multis posse ista pendere, ex ea tamen ipsa quam lucidum hoc corpus in omnibus suis phœnomenis cum reliquis cælestibus corporibus servaret analogiam, satis magnum a tubo nos accepisse beneficium tunc putavimus, quod sententiam nostram, aliorum iam argumentorum pondere firmatam, suo etiam suffragio ipse vehementius confirmaret. Quod autem reliquum est argumento additum, ea videlicet verba: "Scio hoc argumentum apud aliquos parvi fuisse momenti, etc." diserte ingenueque supra memoravimus, quorsum hæc addita fuerint; adversus eos nimirum qui, huic instrumento fidem elevantes, opticarum disciplinarum plane ignari, fallax illud ac nulla dignum fide prædicarent. Intelligit igitur, ni fallor, Galilæus, quam immerito nostram de tubo sententiam oppugnarit, quam veritati, immo et suis etiam placitis, nulla in re adversam agnoscit: agnoscere etiam ante poterat, si pacato magis illam animo aspexisset. Qui igitur nobis in mentem veniret unquam, fore aliquando, ut minus hæc illi grata acciderent, quæ prorsus ipsius esse censeremus? Sed quando hæc pro nostra sententia satis esse arbitror, ad ipsius Galilæi placita expendenda gradum faciamus.” Qui primieramente, com'ella vede, aviamo un argomento rappezzato, come si dice, su 'l vecchio, di diversi fragmenti di proposizioni, per provar pure, il luogo della cometa essere stato tra la Luna ed il Sole: il qual discorso il signor Mario ed io gli possiamo, senza pregiudicio alcuno, conceder tutto, non avendo noi mai affermato cosa veruna attenente al sito della cometa, né negato ch'ella possa essere sopra la Luna, ma solamente si è detto che le dimostrazioni portate sin qui dagli autori non mancano di dubitazioni; per le quali rimuovere di niuno aiuto è che ora il Sarsi venga con altra nuova dimostrazione, quando bene ella fusse necessaria e concludente, a provar la conclusione esser vera, avvenga che anco intorno a conclusioni vere si può falsamente argumentare e commetter paralogismi e fallacie. Tuttavia, per lo desiderio ch'io tengo che le cose recondite vengano in luce e si guadagnino conclusioni vere, anderò movendo alcune considerazioni intorno ad esso discorso: e per più chiara intelligenza lo ristringerò prima nella maggior brevità ch'io possa. Dic'egli dunque, aver dal mio Nunzio Sidereo, le stelle fisse, come quelle che risplendono di propria luce, irraggiarsi molto di quel fulgore non reale, ma solo apparente; ma i pianeti, come privi di luce propria, non far così, e massime la Luna, Giove e Saturno, ma dimostrarsi quasi nudi di tale splendore; ma Venere, Mercurio e Marte, benché privi di luce propria, irraggiarsi nondimeno assai per la vicinità del Sole, dal quale più vivamente vengon tocchi. Dice di più, che la cometa, di mio parere, riceve il suo lume dal Sole, e poi soggiunge, sé, con altri autori di nome, aver reputata la cometa come un pianeta per a tempo, e che però di lei si possa filosofare come degli altri pianeti; de' quali essendo che i più vicini al Sole più s'irraggiano, ed in conseguenza meno ricrescono veduti col telescopio, ed avvenga che la cometa ricresceva poco più di Mercurio ed assai meno che la Luna, molto ragionevolmente si poteva concluder, lei esser non molto più lontana dal Sole che Mercurio, ma assai più vicina a quello che la Luna. Questo è il discorso, il quale calza così bene, e così aggiustatamente s'assesta, al bisogno del Sarsi, come se la conclusione fusse fatta prima de' principii e de' mezi, sì che non quella da questi, ma questi da quella dependessero, e fussero non dalla larghezza della natura, ma dalla puntualità di sottilissima arte stati preparati per lei. Ma veggiamo quanto siano concludenti. E prima, che io abbia scritto nel Nunzio Sidereo che Giove e Saturno non s'irraggino quasi niente, ma che Marte, Venere e Mercurio si coronino grandemente de' raggi, è del tutto falso; perché la Luna solamente ho sequestrata dal resto di tutte le stelle, tanto fisse quanto erranti. Secondariamente, non so se per far che la cometa sia un quasi pianeta, e che, come tale, se gli convengano le proprietà degli altri pianeti, basti che il Sarsi, il suo Maestro ed altri autori l'abbiano stimata e nominata per tale: che se la stima e la voce loro avesser possanza di porre in essere le cose da essi stimate e nominate, io gli supplicherei a farmi grazia di stimar e nominar oro molti ferramenti vecchi che mi ritrovo avere in casa. Ma lasciando i nomi da parte, qual condizione induce questi tali a reputar la cometa quasi un pianeta per a tempo? forse il risplendere come i pianeti? ma qual nuvola, qual fumo, qual legno, qual muraglia, qual montagna, tocca dal Sole, non risplende altrettanto? Non ha veduto il Sarsi nel Nunzio Sidereo dimostrato, lo stesso globo terrestre risplender più che la Luna? Ma che dico io del risplender la cometa come un pianeta? Io, in quanto a me, non ho per impossibile che la sua luce possa esser tanto debole, e la sua sostanza tanto tenue e rara, che quando alcuno se gli potesse avvicinare assai, la perdesse del tutto di vista; come accade d'alcuni fuochi ch'escono dalla Terra, i quali solamente di notte e da lontano si veggono, ma da vicino si perdono; in quel modo che le nuvole lontane si veggono terminatissime, che poi da presso mostrano un poco di adombramento di nebbia talmente interminato, che altri quasi, nell'entrarvi dentro, non distingue il suo termine, né lo sa separar dall'aria sua contigua. E quelle proiezzioni de' raggi solari tra le rotture delle nuvole, tanto simili alle comete, quando mai son elle vedute, se non da quelli che da loro son lontani? Convien forse la cometa co' pianeti per ragion di moto? E qual cosa separata dalla parte elementare, ch'ubidisce allo stato terrestre, non si moverà al moto diurno col resto dell'universo? Ma se si parla dell'altro moto traversale, questo non ha che far col movimento de' pianeti, non essendo né per quel verso, né regolato, né forse pur circolare. Ma, lasciati gli accidenti, crederà forse alcuno, la sostanza o materia della cometa aver convenienza con quella de' pianeti? Questa si può credere esser solidissima, ché così ne persuade in particolare e quasi sensatamente la Luna, ed in universale la figura terminatissima ed immutabile di tutti i pianeti; dove, per l'opposito, quella della cometa in pochi giorni si può credere che si dissolva; e la sua figura, non circolarmente terminata, ma confusa ed indistinta, ci dà segno, la sua sostanza esser cosa più tenue e più rara che la nebbia o il fumo: sì che in somma ella si possa più tosto chiamare un pianeta dipinto, che reale. Terzo, io non so quanto perfettamente ei possa aver paragonato l'irraggiamento ed il ricrescimento della cometa con quel di Mercurio, il quale, avvenga che rarissime volte dia occasion d'essere osservato, in tutto il tempo che apparve la cometa, sicuramente non la dette egli mai, né poté esser veduto, ritrovandosi sempre assai vicino al Sole; sì che io credo di poter senza scrupolo creder, che il Sarsi non facesse altrimenti questo paragone, difficile anco per altro e mal sicuro a potersi fare, ma ch'e' lo dica, perché, quando così fussi, servirebbe meglio alla sua causa. E del non essere egli venuto a questa esperienza me ne dà anco indizio questo, che nel riferir l'osservazioni fatte in Mercurio e nella Luna, colle quali paragona quelle della cometa, mi par ch'ei si confonda alquanto: atteso che, per voler concludere, la cometa esser più lontana dal Sole che Mercurio, aveva bisogno dire ch'ella s'irraggiava meno di lui, e veduta col telescopio ricresceva più di lui; tuttavia gli è venuto scritto a rovescio, cioè ch'ella non s'irraggiava assai più di Mercurio, e ch'ella riceveva quasi il medesimo ricrescimento, ch'è quanto a dire ch'ella s'irraggiava più, e ricresceva manco, di Mercurio: paragonandola poi colla Luna, scrive l'istesso (ben ch'egli dica di scrivere il contrario), cioè ch'ella ricresceva meno che la Luna, e s'irraggiava più: tuttavia poi, nel concludere, dalla identità di premesse ne deduce contrarie conclusioni, cioè che la cometa è più vicina al Sole che la Luna, ma più remota che Mercurio. E finalmente, professando il Sarsi d'esser molto esatto logico, non so perché nella division de' corpi luminosi che s'irraggiano più o meno, e che in conseguenza, veduti col telescopio, ricevono ingrandimento minore o maggiore, ei non abbia registrati i nostri lumi elementari; avvenga che le candele, le fiaccole ardenti vedute in qualche distanza, e qualunque sassetto, legnuzzo o altro piccolo corpicello, insin le foglie dell'erbe e le stille della rugiada percosse dal Sole, risplendono, e da certe vedute s'irraggiano al pari di qualunque più folgorante stella, e viste col telescopio osservano nell'ingrandimento l'istesso tenore che le stelle: perloché cessa del tutto quell'aiuto di costa ch'altri si era promesso dal telescopio, per condur la cometa in cielo e rimuoverla dalla sfera elementare. Cessi pertanto ancora il Sarsi dal pensiero di poter sollevare il suo Maestro, e sia certo che per voler sostenere un errore è forza di commetterne cento, e, quel ch'è peggio, restar in ultimo a piedi. Vorrei anco pregarlo ch'ei cessasse di replicar, com'egli pur fa nel fine di questa parte, che queste sue sieno mie dottrine, perch'io né scrissi mai tali cose, né le dissi, né le pensai. E tanto basti intorno al primo essame. 19. Ora passiamo al secondo: “Quamvis ad hanc usque diem nemo cometam omni ex parte inania inter spectra numerandum dixerit, ex quo fieret ut necesse non haberemus illum ab hoc inanitatis crimine liberare, quia tamen Galilæus aliam inire viam explicandi cometæ satius sapientiusque duxit, par est in novo hoc illius invento diligentius expendendo commorari. Duo sunt quæ ille excogitavit: alterum substantiam, alterum vero motum cometæ spectat. Quod ad prius attinet, ait lumen hoc ex eorum genere esse, quæ, per alterius luminis refractionem ostentata verius quam facta, umbræ potius luminosorum corporum quam luminosa corpora dicenda videntur; qualia sunt irides, coronæ, parelia, aliaque hoc genus multa. Quod vero spectat ad posterius, affirmat, motum cometarum rectum semper fuisse ac Terræ superficiei perpendicularem: quibus in medium prolatis, aliorum facile sententias se labefacturum existimavit. Nos, quantum hisce opinionibus tribuendum sit, paucis in præsentia ac sine ullo verborum fuco (quando satis sibi ornata est, vel nuda, veritas) videamus: et quamquam perdifficile est duo hæc dicta complecti singillatim, cum adeo inter se connexa sint ut alterum ab altero pendere ac mutuam sibi adiumenti vicem rependere videantur, curabimus tamen ne quid iacturæ lectoribus hinc existat. Quare contra primum Galilæi dictum affirmo, cometam inane lucis figmentum, spectantium oculis illudens, non fuisse: quod nullo alio egere argumento apud eum existimo, qui vel semel cometam ipsum tum nudis oculis tum optico tubo inspexerit. Satis enim vel ex ipso aspectu sese huius natura luminis prodebat, ut ex verissimorum collatione luminum iudicare facile quivis posset, fictumne esset an verum quod cerneret. Sane Tycho, dum Thaddæi Hagecii observationes examinat, hæc ex eiusdem epistola profert: "Corpus cometæ iis diebus magnitudine Iovis ac Veneris stellam adæquasse, et luce nitida ac splendore eximio eoque eleganti et venusto præditum fuisse, et puriorem eius substantiam apparuisse quam ut pure elementaribus materiis quadraret, sed potius cælestibus illis corporibus analogam extitisse." Quibus postea hæc Tycho subdit: "Atque in hoc sane rectissime sensit Thaddæus, et vel inde etiam non obscure concludere potuisset, minime elementarem fuisse hunc cometam."” Di sopra il Sarsi s'andò figurando arbitrariamente i principii ed i mezi accommodati alle conclusioni ch'egli intendeva di dimostrare; adesso mi par ch'ei si vada figurando conclusioni, per oppugnarle come pensieri del signor Mario e miei, molto diverse, o almeno molto diversamente prese, da quello che nel Discorso del signor Mario son portate. Imperocché, che la cometa sia senz'altro un simulacro vano ed una semplice apparenza, non è mai risolutamente stato affermato, ma solo messo in dubbio e promosso alla considerazion de' filosofi con quelle ragioni e conghietture che par che possano persuadere che così possa essere. Ecco le parole del signor Mario in questo proposito: “Io non dico risolutamente che la cometa si faccia in tal modo, ma dico bene che, come di questo, così son dubbio degli altri modi assegnati dagli altri autori; i quali se pretenderanno d'indubitatamente stabilir lor parere, saranno in obligo di mostrar questa e tutte l'altre posizioni vane e fallaci.” Con simil diversità porta il Sarsi che noi con risolutezza abbiamo affermato, il moto della cometa dover necessariamente esser retto e perpendicolare alla superficie terrestre: cosa che non si è proposta in cotal forma, ma solo s'è messo in considerazione come questo più semplicemente, e più conforme all'apparenze, soddisfaceva alle mutazioni osservate in essa cometa; e tal pensiero vien tanto temperatamente proposto dal signor Mario, che nell'ultimo dice queste parole: “Però a noi conviene contentarci di quel poco che possiamo conghietturar così tra l'ombre.” Ma il Sarsi ha voluto rappresentar queste opinioni tanto più fermamente esser da me state credute, quanto egli si è immaginato di poterle con più efficaci mezi annichilare; il che se gli sarà venuto fatto, io gliene terrò obligo, perché per l'avvenire avrò a pensare a una opinion di manco, qualunque volta mi venga in pensiero di filosofar sopra tal materia. In tanto, perché mi pare che pur ancora resti qualche poco di vivo nelle conghietture del signor Mario, anderò facendo alcuna considerazione intorno al momento delle opposizioni del Sarsi. Il quale, venendo con gran risolutezza ad oppugnar la prima conclusione, dice che a chi avesse pur una sola volta rimirata la cometa, di nissun altro argomento gli sarebbe stato di mestieri per conoscer la natura di cotal lume; il quale, paragonato cogli altri lumi verissimi, pur troppo apertamente mostrava sé esser vero, e non finto. Sì che, come vede V. S. Illustrissima, il Sarsi confida tanto nel senso della vista, che stima impossibil cosa restar ingannato, tuttavolta che si possa far parallelo tra un oggetto finto ed un reale. Io confesso di non aver la facoltà distintiva tanto perfetta, ma d'esser come quella scimia che crede fermamente veder nello specchio un'altra bertuccia, né prima conosce il suo errore, che quattro o sei volte non sia corsa dietro allo specchio per prenderla: tanto se le rappresenta quel simulacro vivo e vero. E supposto che quegli che il Sarsi vede nello specchio non sieno uomini veri e reali, ma vani simulacri, come quelli che ci veggiamo noi altri, grande curiosità avrei di sapere, quali sieno quelle visuali differenze per le quali tanto speditamente distingue il vero dal finto. Io, quanto a me, mi sono mille volte ritrovato in qualche stanza a finestre serrate, e per qualche piccol foro veduto un poco di reflession di Sole fatta da un altro muro opposto, e giudicatola, quanto alla vista, una stella non men lucida della Canicola e di Venere. E caminando in campagna contro al Sole, in quante migliaia di pagliuzze, di sassetti, un poco lisci o bagnati, si vedrà la reflession del Sole in aspetto di stelle splendentissime? Sputi solamente in terra il Sarsi, ché senz'altro, dal luogo dove va la reflession del raggio solare, vedrà l'aspetto d'una stella naturalissima. In oltre, qual corpo posto in gran lontananza, venendo tocco dal Sole, non apparirà una stella, massime se sarà tanto alto che si possa veder di notte, come si veggon l'altre stelle? E chi distinguerebbe la Luna, veduta di giorno, da una nuvola tocca dal Sole, se non fusse la diversità della figura e dell'apparente grandezza? Niuno sicuramente. E finalmente, se la semplice apparenza deve determinar dell'essenza, bisogna che il Sarsi conceda che i Soli, le Lune e le stelle, vedute nell'acqua ferma e negli specchi, sien veri Soli, vere Lune e vere stelle. Cangi pure il Sarsi, quanto a questa parte, opinione, né creda col citare autorità di Ticone, di Taddeo Agecio o d'altri molti, di megliorar la condizion sua, se non in quanto l'avere avuto uomini tali per compagni rende più scusabile il suo errore. 20. Segua V. S. Illustrissima di leggere. “Quia tamen toto eo tempore quo noster hic fulsit, Galilæus, ut audio, lecto affixus ex morbo decubuit, neque ei unquam fortasse per valetudinem licuit corpus illud pellucidum oculis intueri, aliis propterea cum illo agendum esse duximus argumentis. Ait igitur ipse, vaporem sæpe fumidum ex aliqua Terræ parte in altum supra Lunam etiam ac Solem attolli, et simul atque extra umbrosum Terræ conum progressus Solis lumen aspexerit, ex illius veluti luce concipere et cometam parere; motum autem sive ascensum vaporis huiusmodi, non vagum incertumque, sed rectum nullamque deflectentem in partem, existere. Sic ille: at nos harum positionum pondus ad nostram trutinam referamus. Principio, materiam hanc fumidam et vaporosam per eos forte dies ascendisse constat e Terra, cum, vehementissimis boreæ flatibus toto late cælo dominantibus, dispergi facile ac disiici potuisset; ut mirum profecto sit, impune adeo tenuissimis levissimisque corpusculis licuisse inter sævientis aquilonis iras constantissimo gressu, qua cœperant via, in altum ferri, cum ne gravissima quidem pondera tunc aëri semel commissa eiusdem vim atque impetum superare possent. Ego vero adeo pugnare inter se existimo duo hæc, vaporem levissimum ascendere, et recta ascendere, ut inter instabiles saltem aëris huius vicissitudines fieri id posse vix credam. Illud etiam adde, auctore Galilæo, ne a sublimioribus quidem illis planetarum regionibus abesse concretiones ac rarefactiones huiusmodi corporum fumidorum, ac proinde nec motus illos vagos incertosque, quibus eadem ferri necesse est.” Che vapori fumidi da qualche parte della Terra sormontino sopra la Luna, ed anco sopra il Sole, e che usciti fuori del cono dell'ombra terrestre sieno dal raggio solare ingravidati e quindi partoriscano la cometa, non è mai stato scritto dal signor Mario né detto da me, ben che il Sarsi me l'attribuisca. Quello che ha scritto il signor Mario è, che non ha per impossibile che tal volta possano elevarsi dalla Terra essalazioni ed altre cose tali, ma tanto più sottili del consueto, che ascendano anco sopra la Luna, e possano esser materia per formar la cometa; e che talora si facciano sublimazioni fuor del consueto della materia de' crepuscoli, l'essemplifica per quella boreale aurora; ma non dice già che quella sia in numero la medesima materia delle comete, la qual è necessario che sia assai più rara e sottile che i vapori crepuscolini e che quella materia della detta aurora boreale, atteso che la cometa risplende meno assai dell'aurora; sì che se la cometa si distendesse, verbigrazia, lungo l'oriente nel candor dell'alba, mentre il Sole non fusse lontano dall'orizonte più di sei o vero otto gradi, ella senza dubbio non si discernerebbe, per esser manco lucida del campo suo ambiente. E coll'istessa, non risolutezza, ma probabilità si è attribuito il moto retto in su alla medesima materia. E questo sia detto non per ritirarci, per paura che ci facciano l'oppugnazioni del Sarsi, ma solo perché si vegga che noi non ci allontaniamo dal nostro costume, ch'è di non affermar per certe se non le cose che noi sappiamo indubitatamente, ché così c'insegna la nostra filosofia e le nostre matematiche. Or, posto che noi abbiamo detto come c'impone il Sarsi, sentiamo ed essaminiamo le sue opposizioni. È la sua prima instanza fondata sopra l'impossibilità del salir vapori per linea retta verso il cielo mentre impetuoso aquilone di traverso spinge l'aria e ciò che per entro lei si ritrova; e tale si sentì egli per molti giorni appresso all'apparir della cometa. L'instanza veramente è ingegnosa; ma le vien tolto assai di forza da alcuni avvisi sicuri, per li quali s'ebbe che in quei giorni né in Persia né in China fu perturbazione alcuna di venti; ed io crederò che d'una di quelle regioni si elevasse la materia della cometa, se il Sarsi non mi prova ch'ella si movesse non di là, ma di Roma, dov'egli sentì l'impeto boreale. Ma quando ben anco il vapore si fusse partito d'Italia, chi sa ch'ei non si mettesse in viaggio avanti i giorni ventosi, de i quali ne fusser passati poi molti avanti il suo arrivo all'orbe cometario, lontano dalla Terra, per relazion del Maestro del Sarsi, 470.000 miglia in circa; ché pure a far tanto viaggio ci vuol del tempo, e non poco, perché l'ascender de' vapori, per quel che si vede qui vicini a Terra, non arriva alla velocità del volo degli uccelli a gran pezzo, sì che non basterebbe il tempo di quattro anni a far tanto viaggio. Ma dato anco che tali vapori si movessero in tempo ventoso, egli, che presta intera fede a gl'istorici ed a' poeti ancora, non dovrà negare che la commozion de' venti non ascenda più di due o tre miglia in alto, già che vi son monti la cima de' quali trascende la region ventosa; sì che il più che possa concludere sarà che dentro a tale spazio vadano i vapori non perpendicolarmente, ma trasversalmente fluttuando: ma fuor di tale spazio cessa l'impedimento che dal camin retto gli disvia. 21. Séguiti ora V. S. Illustrissima. “Sed demus, licuisse per ventos halitibus hisce cœptum semel cursum tenere, eoque contendere ubi Solis radios et directos excipere ac repercussos remittere ad nos possent. Cur ibi demum, cum se totis totum plane excipiunt Phœbum, parte sui tantum minima eumdem nobis ostendunt? Sane, vel ipso Galilæo teste, cum per æstivos dies non absimilis vapor, ad septemtrionem forte solito altius provectus, Soli se spectandum obiecerit, tunc enimvero, clarissimo perfusus lumine, candidissimum omni se ex parte exhibet, atque, ut eius verbis utar, borealem nobis, nocturnis etiam in tenebris, auroram refert; nec mutuati splendoris adeo se avarum præbet, ut, cum toto hauserit Solem sinu, vix una illum e rimula ad nos relabi patiatur. Vidi egomet, non per æstivum tantum tempus, sed Ianuario mense, quatuor post Solis occasum horis, quod admirabilius est, vertici fere imminentem, candido ac fulgenti habitu, nubeculam adeo raram, ut ne minimas quidem stellas velaret; at illa etiam, quæ a Sole acceperat lucis dona, largo apertoque sinu liberalissime undique profundebat. Nubes denique omnes (si quam tamen illæ cum cometarum materia affinitatem servant), si densæ adeo fuerint atque opacæ ut Solis radios libere non transmittant, ea saltem parte qua Solem respiciunt, eumdem ad nos reciproca liberalitate reflectunt; at si raræ ac tenues sint, easque facile lux omni ex parte pervadat, nulla se parte tenebricosas ostendunt, sed clarissimo undique perfusas lumine spectandas offerunt. Si igitur cometa non ex alia elucet materia quam ex vaporibus huiusmodi fumidis, non in unum veluti globum coactis, sed, ut ipse ait, satis amplum cæli spatium occupantibus omnique ex parte Solis luce fulgentibus, quid tandem causæ est, cur ex angusto tantum brevique orbiculo spectantibus semper affulgeat, neque reliquæ vaporis eiusdem partes, pari a Sole lumine illustratæ, unquam compareant? Neque facile id iridis exemplo solvitur, in cuius productione idem contingit, ut videlicet ex una tantum nubis parte ad oculum relabatur, cum tamen in toto spatio a Sole illustrato eadem colorum diversitas eiusdem lumine procreetur. Illa enim, et si qua alia huiusmodi sunt, roridam potius humentemque requirunt materiam et iam in aquam abeuntem; hæc siquidem materia tunc solum cum in aquam solvitur, lævium ac politorum corporum perspicuorumque naturam imitata, ea tantum ex parte qua anguli reflexionum refractionumque, ad id requisiti, fiunt, lumen remittit, ut experimur in speculis, aquis ac pilis cristallinis. Si qui vero halitus rariores ac sicciores extiterint, hi neque lævem habent superficiem, ut specula, neque multam radiorum refractionem efficiunt. Cum igitur ad reflexiones corporis lævitas, ad refractiones vero cum perspicuo densitas, requiratur (quæ omnia nunquam in meteorologicis impressionibus habentur, nisi cum earum materia aquæ multum habuerit, ut non Aristoteles modo, sed opticæ etiam magistri omnes docuerunt, ac ratio ipsa efficacius persuadet), hinc necessario sequitur, huiusmodi halitus graviores natura sua futuros, ac proinde minus aptos qui supra Lunam etiam ac Solem ascendant, cum vel Galilæus ipse fateatur, tenues valde ac leves esse eos debere, qui eo usque evolant. Non ergo ex vapore illo fumido ac raro, et nullius revera ponderis, revibrari ad nos poterit fulgidum illud lucis simulacrum; vapor vero aqueus, ut pote gravis, in altum ferri nulla ratione poterit.” Parmi d'aver per lunghe esperienze osservato, tale esser la condizione umana intorno alle cose intellettuali, che quanto altri meno ne intende e ne sa, tanto più risolutamente voglia discorrerne; e che, all'incontro, la moltitudine delle cose conosciute ed intese renda più lento ed irresoluto al sentenziare circa qualche novità. Nacque già in un luogo assai solitario un uomo dotato da natura d'uno ingegno perspicacissimo e d'una curiosità straordinaria; e per suo trastullo allevandosi diversi uccelli, gustava molto del lor canto, e con grandissima meraviglia andava osservando con che bell'artificio, colla stess'aria con la quale respiravano, ad arbitrio loro formavano canti diversi, e tutti soavissimi. Accadde che una notte vicino a casa sua sentì un delicato suono, né potendosi immaginar che fusse altro che qualche uccelletto, si mosse per prenderlo; e venuto nella strada, trovò un pastorello, che soffiando in certo legno forato e movendo le dita sopra il legno, ora serrando ed ora aprendo certi fori che vi erano, ne traeva quelle diverse voci, simili a quelle d'un uccello, ma con maniera diversissima. Stupefatto e mosso dalla sua natural curiosità, donò al pastore un vitello per aver quel zufolo; e ritiratosi in se stesso, e conoscendo che se non s'abbatteva a passar colui, egli non avrebbe mai imparato che ci erano in natura due modi da formar voci e canti soavi, volle allontanarsi da casa, stimando di potere incontrar qualche altra avventura. Ed occorse il giorno seguente, che passando presso a un piccol tugurio, sentì risonarvi dentro una simil voce; e per certificarsi se era un zufolo o pure un merlo, entrò dentro, e trovò un fanciullo che andava con un archetto, ch'ei teneva nella man destra, segando alcuni nervi tesi sopra certo legno concavo, e con la sinistra sosteneva lo strumento e vi andava sopra movendo le dita, e senz'altro fiato ne traeva voci diverse e molto soavi. Or qual fusse il suo stupore, giudichilo chi participa dell'ingegno e della curiosità che aveva colui; il qual, vedendosi sopraggiunto da due nuovi modi di formar la voce ed il canto tanto inopinati, cominciò a creder ch'altri ancora ve ne potessero essere in natura. Ma qual fu la sua meraviglia, quando entrando in certo tempio si mise a guardar dietro alla porta per veder chi aveva sonato, e s'accorse che il suono era uscito dagli arpioni e dalle bandelle nell'aprir la porta? Un'altra volta, spinto dalla curiosità, entrò in un'osteria, e credendo d'aver a veder uno che coll'archetto toccasse leggiermente le corde d'un violino, vide uno che fregando il polpastrello d'un dito sopra l'orlo d'un bicchiero, ne cavava soavissimo suono. Ma quando poi gli venne osservato che le vespe, le zanzare e i mosconi, non, come i suoi primi uccelli, col respirare formavano voci interrotte, ma col velocissimo batter dell'ali rendevano un suono perpetuo, quanto crebbe in esso lo stupore, tanto si scemò l'opinione ch'egli aveva circa il sapere come si generi il suono; né tutte l'esperienze già vedute sarebbono state bastanti a fargli comprendere o credere che i grilli, già che non volavano, potessero, non col fiato, ma collo scuoter l'ali, cacciar sibili così dolci e sonori. Ma quando ei si credeva non potere esser quasi possibile che vi fussero altre maniere di formar voci, dopo l'avere, oltre a i modi narrati, osservato ancora tanti organi, trombe, pifferi, strumenti da corde, di tante e tante sorte, e sino a quella linguetta di ferro che, sospesa fra i denti, si serve con modo strano della cavità della bocca per corpo della risonanza e del fiato per veicolo del suono; quando, dico, ei credeva d'aver veduto il tutto, trovossi più che mai rinvolto nell'ignoranza e nello stupore nel capitargli in mano una cicala, e che né per serrarle la bocca né per fermarle l'ali poteva né pur diminuire il suo altissimo stridore, né le vedeva muovere squamme né altra parte, e che finalmente, alzandole il casso del petto e vedendovi sotto alcune cartilagini dure ma sottili, e credendo che lo strepito derivasse dallo scuoter di quelle, si ridusse a romperle per farla chetare, e che tutto fu in vano, sin che, spingendo l'ago più a dentro, non le tolse, trafiggendola, colla voce la vita, sì che né anco poté accertarsi se il canto derivava da quelle: onde si ridusse a tanta diffidenza del suo sapere, che domandato come si generavano i suoni, generosamente rispondeva di sapere alcuni modi, ma che teneva per fermo potervene essere cento altri incogniti ed inopinabili. Io potrei con altri molti essempi spiegar la ricchezza della natura nel produr suoi effetti con maniere inescogitabili da noi, quando il senso e l'esperienza non lo ci mostrasse, la quale anco talvolta non basta a supplire alla nostra incapacità; onde se io non saperò precisamente determinar la maniera della produzzion della cometa, non mi dovrà esser negata la scusa, e tanto più quant'io non mi son mai arrogato di poter ciò fare, conoscendo potere essere ch'ella si faccia in alcun modo lontano da ogni nostra immaginazione; e la difficoltà dell'intendere come si formi il canto della cicala, mentr'ella ci canta in mano, scusa di soverchio il non sapere come in tanta lontananza si generi la cometa. Fermandomi dunque su la prima intenzione del signor Mario e mia, ch'è di promuover quelle dubitazioni che ci è paruto che rendano incerte l'opinioni avute sin qui, e di proporre alcuna considerazione di nuovo, acciò sia essaminata e considerato se vi sia cosa che possa in alcun modo arrecar qualche lume ed agevolar la strada al ritrovamento del vero, anderò seguitando di considerar l'opposizioni fatteci dal Sarsi, per le quali i nostri pensieri gli sono paruti improbabili. Procedendo egli adunque avanti e concedendoci che, quando pur non fusse conteso a i vapori, o altra materia atta al formar la cometa, il sollevarsi da Terra ed ascendere in parti altissime, dove direttamente potesse ricevere i raggi solari e reflettergli a noi, muove difficoltà in qual modo, venendo illuminata tutta, da una sola sua particella venga poi fatta a noi la reflessione, e non faccia come quei vapori che ci rappresentano quella intempestiva aurora boreale, i quali, sì come tutti s'illuminano, tutti ancora luminosi ci si dimostrano; ed appresso soggiunge, aver veduto verso la meza notte cosa più meravigliosa, cioè una nuvoletta verso il vertice, la quale, sì come tutta era illuminata, così da ogni sua parte liberalissimamente ci rimandava lo splendore; e le nuvole tutte (segu'egli), se saranno dense ed opache, ci rendono il lume del Sole da tutta quella parte che da esso vengono vedute; ma se saranno rare, sì che il lume le penetri, ci si mostrano tutte lucide, ed in niuna parte tenebrose; se dunque la cometa non si forma in altra materia che in simili vapori fumidi largamente distesi, come dice il signor Mario, e non raccolti in figura sferica, essendo da ogni lor parte tocchi dal Sole, per qual cagione da un sol piccolo globetto, e non dal resto, benché egualmente illuminato, ci vien fatta la reflessione? Ancor che le soluzioni di queste instanze sieno a pien distese nel Discorso del signor Mario, nientedimeno l'anderò qui replicando e disponendole a' luoghi loro, coll'aggiunta di qualch'altra considerazione, secondo che l'opposizioni di passo in passo mi faranno sovvenire. E prima, non dovrebbe aver difficoltà veruna il Sarsi nel conceder che da un luogo particolare solamente di tutta la materia sublimata per la cometa si possa far la reflessione del lume del Sole alla vista d'un particolare, benché tutta sia egualmente illuminata; avvenga che noi ne abbiamo mille simili esperienze in favore, per una che paia essere in contrario, e facilmente di quelle prodotte dal Sarsi come contrarianti a tal posizione ne troveremo la maggior parte esser favorevoli. Già non è dubbio, che di qualsivoglia specchio piano esposto al Sole tutta la superficie è da quello illuminata; il simile è di qualsivoglia stagno, lago, fiume, mare, ed in somma d'ogni superficie tersa e liscia, di qualunque corpo ella si sia: nulladimeno all'occhio d'un particolare non si fa la reflession del raggio solare se non da un luogo particolare d'essa superficie, il qual luogo si va mutando alla mutazion dell'occhio riguardante. L'esterna superficie di sottili ma per grande spazio distese nuvole, è tutta egualmente illuminata dal Sole; tuttavia l'alone ed i parelii non si mostrano ad un occhio particolare se non in un luogo solo, e questo parimente al movimento dell'occhio va mutando sito in essa nuvola. Dice il Sarsi: “Quella sottil materia sublimata che rende talvolta quella boreale aurora, si vede pur, qual ella è in fatto, illuminata tutta”. Ma io domando al Sarsi, onde egli abbia questa certezza. Ed egli non mi può rispondere altro, se non che ei non vede parte alcuna che non sia illuminata, sì com'ei vede il resto della superficie degli specchi, dell'acque, de' marmi, oltr'a quella particella che ci rende la reflession viva del raggio solare. Sì, ma io l'avvertisco che quando la materia fusse in colore simile al resto dell'ambiente, o vero fusse trasparente, ei non distinguerebbe altro che quel solo splendido raggio reflesso, come accade talvolta che la superficie del mare non si distingue dall'aria, e pur si vede l'immagine reflessa del Sole; e così, posto un sottil vetro in qualche lontananza, ci potrà mostrar di sé quella sola particella in cui si fa la reflessione di qualche lume, rimanendo il resto invisibile per la sua trasparenza. Questo del Sarsi è simil all'error di coloro che dicono che nessun delinquente deve mai confidarsi che il suo delitto sia per restare occulto, né s'accorgono dell'incompatibilità ch'è tra 'l restar occulto e l'essere scoperto, e che senz'altro chi volesse tener due registri, uno de' delitti che restano occulti, e l'altro di quelli che si manifestano, in quel degli occulti non ci verrebbe mai registrato e notato cosa veruna. Vengo dunque a dir, che senza repugnanza alcuna posso credere che la materia di quella boreale aurora si distenda in ispazio grandissimo e sia tutta egualmente illuminata dal Sole; ma perché a me non si scopre e fa visibile se non quella parte onde vien all'occhio mio la refrazzione, restando tutto il rimanente invisibile, però mi par di vedere il tutto. Ma che più? De' vapori crepuscolini, che circondano tutta la Terra, non è egli sempre egualmente illuminato uno emisferio da' raggi solari? Certo sì; tuttavia quella parte che direttamente s'interpone tra 'l Sole e noi, ci si mostra più luminosa assai delle parti più lontane: e questa, come l'altre ancora, è una pura apparenza ed illusion dell'occhio nostro, avvenga che, siamo noi in qualsivoglia luogo, sempre veggiamo il corpo solare come centro d'un cerchio luminoso, ma che di grado in grado va perdendo di splendore secondo ch'è più remoto da esso centro a destra o a sinistra; ma ad altri più verso borea quella parte che a me è più chiara apparisce più fosca, e più lucida quella che a me si rappresentava più oscura; sì che noi possiamo dire d'avere un perpetuo e grande alone intorno al Sole, figurato nella convessa superficie che termina la sfera vaporosa, il quale alone, nel modo stesso dell'altro che talora si forma in una sottil nuvola, si va mutando di luogo secondo la mutazion del riguardante. Quanto alla nuvoletta che 'l Sarsi afferma aver veduta tutta lucida nella profonda notte, lo potrei parimente interrogare, qual certezza egli abbia ch'ella non fusse maggior di quella ch'ei vedeva, e massime dicendo egli ch'ella era in modo trasparente, che non celava le stelle fisse, ancor che minime perloché, niuno indizio gli poteva rimanere onde potesse assicurarsi, quella non distendersi invisibilmente, come trasparentissima, molto e molto oltre a' termini della parte lucida veduta: e però resta dubbio se essa ancora fusse una dell'apparenze, la quale alla mutazion di luogo dell'occhio, come l'altre, s'andasse mutando. Oltre che non repugna ch'ella potesse apparir luminosa tutta, ed esser nondimeno una illusione, il che accaderebbe quand'ella non fusse maggior di quello spazio che viene occupato dall'immagine del Sole, in quel modo che se, vedendo il simulacro del Sole occupar, verbigrazia, in uno specchio tanto spazio quant'è un'ugna, noi tagliassimo via il rimanente, ché non ha dubbio alcuno che questo piccolo specchietto potrà apparirci lucido tutto. Ma di più ancora, quando lo specchietto fusse minore del simulacro, allora non solamente si potrebbe vedere illuminato tutto, ma il simulacro in lui non ad ogni movimento dell'occhio apparirebbe esso ancora muoversi, com'ei fa nello specchio grande; anzi, per essere egli incapace di tutta l'immagine del Sole, seguirebbe che, movendosi l'occhio, vederebbe la reflession fatta or da una ed or da un'altra parte del disco solare; e così l'immagine parrebbe immobile, sin che venendo l'occhio verso la parte dove non si dirizza la reflessione, ella del tutto si perderebbe. Assaissimo, dunque, importa il considerar la grandezza e qualità della superficie nella quale si fa la reflessione; perché, secondo che la superficie sarà men tersa, l'immagine del medesimo oggetto vi si rappresenterà maggiore e maggiore, sì che talvolta, avanti che l'immagine trapassi tutto lo specchio, molto spazio converrà che cammini l'occhio, ed essa immagine apparirà fissa, se ben realmente sarà mobile. E per meglio dichiararmi in un punto importantissimo e che forse, non dirò al Sarsi, ma a qualunqu'altro sopraggiungerà pensier nuovo, si figuri V. S. Illustrissima d'esser lungo la marina in tempo ch'ella sia tranquillissima, ed il Sole già declinante verso l'occaso: vederà nella superficie del mare ch'è intorno al verticale che passa per lo disco solare, il reflesso del Sole lucidissimo, ma non allargato per molto spazio; anzi, se, come ho detto, l'acqua sarà quietissima, vederà la pura immagine del disco solare, terminata come in uno specchio. Cominci poi un leggier venticello a increspare la superficie dell'acqua: comincerà nell'istesso tempo a veder V. S. Illustrissima il simulacro del Sole rompersi in molte parti, ma allargarsi e diffondersi in maggiore spazio; e benché, mentre ella fosse vicina, potrebbe distinguer l'un dall'altro de i pezzi del simulacro rotto, tuttavia da maggior lontananza non vederebbe tal separazione, sì per l'angustia degl'intervalli tra pezzo e pezzo, sì pel gran fulgor delle parti splendenti, che insieme s'anderebbono mescolando e facendo l'istesso che molti fuochi tra sé vicini, che di lontano appariscono un solo. Cresca in onde maggiori e maggiori l'increspamento: sempre per intervalli più e più larghi si distenderà la moltitudine degli specchi, da' quali, secondo le diverse inclinazioni dell'onde, si refletterà verso l'occhio l'immagine del Sole spezzata. Ma recandosi in distanze maggiori e maggiori, e per poter meglio scoprire il mare montando sopra colline o altre eminenze, un solo e continuato parrà il campo lucido: ed io mi sono incontrato a veder da una montagna altissima e lontana dal mar di Livorno sessanta miglia, in tempo sereno ma ventoso, un'ora in circa avanti il tramontar del Sole, una striscia lucidissima diffusa a destra ed a sinistra del Sole, la quale in lunghezza occupava molte decine e forse anco qualche centinaio di miglia, la quale però era una medesima reflessione, come l'altre, della luce del Sole. Ora s'immagini il Sarsi che della superficie del mare, ritenendo il medesimo increspamento, se ne fusse rimosso verso gli estremi gran parte, e lasciatone solamente verso il mezo, cioè incontro al Sole, una lunghezza di due o tre miglia: questa sicuramente si sarebbe veduta tutta illuminata, ed anco non mobile ad ogni mutazion che il riguardante avesse fatto a questa o a quella mano, se non dopo essersi mosso forse per qualche miglio, ché allora comincerebbe a perdersi la parte sinistra del simulacro, s'egli caminasse alla destra, e l'imagine splendida si verrebbe restringendo, sin che, fatta sottilissima, del tutto svanirebbe. Ma non perciò resta che il simulacro non sia mobile al moto del riguardante, anzi, pur vedendolo tutto, tutto lo vederemmo ancor muovere, attalché il suo mezo risponderebbe sempre alla drittura del Sole, il quale ad altri ed altri che nel medesimo momento lo rimirano, risponde ad altri e ad altri punti dell'orizonte. Io non voglio tacere a V. S. Illustrissima in questo luogo quello che mi è sovvenuto per la soluzion d'un problema marinaresco. Conoscono talora i marinari esperti il vento che da qualche parte del mare dopo non molto intervallo è per sopragiunger loro, e di questo dicono esser argomento sicuro il veder l'aria, verso quella parte, più chiara di quel che per consueto dovrebbe essere. Or pensi V. S. Illustrissima se ciò potesse derivare dall'esser di già in quella parte il vento in campo, e commosse l'onde, dalle quali nascendo, come da specchi moltiplicati a molti doppi e diffusi per grande spazio, la reflession del Sole assai maggiore che se 'l mare vi fusse in bonaccia, possa da questa nuova luce esser maggiormente illuminata quella parte dell'aria vaporosa per la quale tal reflession si diffonde, la qual, come sublime, renda ancora qualche reflesso di lume agli occhi de' marinari, a' quali, per esser bassi, non poteva venir la primaria reflession di quella parte di mare di già increspato da' venti e lontana per avventura, da loro, venti o trenta o più miglia; e che questo sia il lor vedere o prevedere il vento da lontano. Ma seguitando il nostro primo concetto, dico che non in tutte le materie, o vogliamo dire in tutte le superficie, stampano i raggi solari l'immagine del Sole della medesima grandezza; ma in alcune (e queste sono le piane e lisce come uno specchio) ci si mostra il disco solare terminato ed eguale al vero, nelle convesse pur lisce ci apparisce minore, e nelle concave talor minore, talor maggiore, ed anco talvolta eguale, secondo le diverse distanze tra lo specchio e l'oggetto e l'occhio. Ma se la superficie sarà non eguale, ma sinuosa e piena d'eminenze e cavità, e come se dicessimo composta di gran moltitudine di piccoli specchietti locati in varie inclinazioni, in mille e mille modi esposte all'occhio, allora l'istessa immagine del Sole da mille e mille parti, ed in mille e mille pezzi divisa, verrà all'occhio nostro, i quali per grande ispazio s'allargheranno, stampando in essa superficie un ampio aggregato di moltissime piazzette lucide, la frequenza delle quali farà che da lontano apparirà un sol campo sparso di luce continuata, più gagliarda e viva nel mezo che verso gli estremi, dov'ella va languendo, e finalmente sfumando svanisce, quando per l'obliquità dell'occhio ad essa superficie i raggi visivi non trovano più onde reflettersi verso il Sole. Questo gran simulacro è esso ancora mobile al movimento dell'occhio, pur che oltre a i suoi termini si vada continuando la superficie dove si fanno le reflessioni: ma se la quantità della materia occuperà piccolo spazio, e minore assai di quello del simulacro intero, potrà accadere che, restando la materia fissa e movendosi l'occhio, ella continui ad apparer lucida, sin che pervenuto l'occhio a quel termine dal quale, per l'obliquità de' raggi incidenti sopra essa materia, le reflessioni non si dirizzano più verso il Sole, la luce svanisce e si perde. Ora io dico al Sarsi che quando ei vede una nuvola sospesa in aria, terminata e tutta lucida, la quale resta ancor tale benché l'occhio per qualche spazio si vada mutando di luogo, non perciò si tenga sicuro, quella illuminazione esser cosa più reale di quella dell'alone, de' parelii, dell'iride e della reflession nella superficie del mare; perché io gli dico che la sua consistenza ed apparente stabilità può dependere dalla piccolezza della nuvola, la quale non è capace di ricevere tutta la grandezza del simulacro del Sole; il qual simulacro, rispetto alla posizion delle parti della superficie di essa nuvola, s'allargherebbe, quando non gli mancasse la materia, per ispazio molte e molte volte maggiore della nuvola, ed allora quando si vedesse intero e che oltre di lui avanzasse altro campo di nubi, dico che al movimento dell'occhio esso ancora così intero s'anderebbe movendo. Argomento necessario ci sia di ciò il veder noi spessissime volte, nel nascere o nel tramontar del Sole, molte nuvolette sospese vicino all'orizonte, delle quali quelle che son vicine all'incontro del Sole si mostrano splendentissime e quasi di finissimo oro, dell'altre laterali le men remote dal mezo lucide esse ancora più delle più lontane, le quali di grado in grado ci si vanno dimostrando men chiare, sì che finalmente delle molto remote lo splendore è quasi nullo: dico nullo a noi, ma a chi fusse in tal sito che queste restassero interposte tra l'occhio suo e 'l luogo dell'occaso del Sole, lucidissime se gli mostrerebbono, ed oscure le nostre più risplendenti. Intenda dunque il Sarsi, che quando le nubi non fussero spezzate, ma una lunghissima distesa e continuata, accaderebbe che a ciaschedun riguardante la parte sua di mezo apparisse lucidissima, e le laterali di grado in grado, secondo la lontananza dal suo mezo, men chiare, sì che dove a me comparisce il colmo dello splendore, ad altri è il fine ed ultimo termine. Ma qui potrebbe dir alcuno che, già che quel pezzo di nube riman fisso, ed il lume in esso non si vede andar movendo alla mutazione di luogo del riguardante, questo basta a far che la paralasse operi nel determinar della sua altezza, e che però, potendo accader l'istesso della cometa, l'uso della paralasse resti atto al bisogno di chi cerchi dimostrare il suo luogo. A questo si risponde che ciò sarebbe vero quando si fusse prima dimostrato che la cometa fusse non un intero simulacro del Sole, ma un pezzo solamente, sì che la materia in cui si forma la cometa fusse non solamente illuminata tutta, ma che 'l simulacro del Sole eccedesse dalle bande, in modo ch'ei fusse bastante ad illuminar campo assai maggiore, quando vi fusse materia disposta alla reflession del lume; il che non solamente non s'è dimostrato, ma si può molto ragionevolmente creder l'opposito, cioè che la cometa sia un simulacro intero, e non mutilato e tronco, ché così ne persuade la sua figura regolata e con bella simmetria disegnata. E di qui si può trar facile ed accommodata risposta all'instanza che fa il Sarsi, mentre mi domanda come possa essere che, figurandosi, per detto del signor Mario, la cometa in una materia distesa per grande spazio in alto, ella non s'illumini tutta, ma ci rimandi solo da un piccolo cerchietto la reflessione, senza che l'altre parti, pur viste dal Sole, compariscano già mai. Imperò che io farò la medesima interrogazione ad esso o al suo Maestro, il quale non volendo che la cometa sia un incendio, ma inclinando a credere (s'io non erro) ch'almeno la sua coda sia una refrazzione de' raggi solari, io gli domanderò s'ei credono che la materia nella quale si fa tal refrazzione sia tagliata appunto alla misura d'essa chioma, o pur che di qua e di là e d'ogn'intorno ve n'avanzi; e se ve n'avanza (come credo che sarà risposto), perché non si vede, essendo tocca dal Sole? Qui non si può dire che la refrazzione si faccia nella sostanza dell'etere, la quale, come diafanissima, non è potente a ciò dare, né meno in altra materia, la quale, quando fusse atta a rifrangere, sarebbe ancor atta a reflettere i raggi solari. In oltre, io non so con qual ragione chiami ora un piccolo cerchietto il capo della cometa, il quale con sottili calcoli il suo Maestro ha ritrovato contenere 87127 miglia quadre, che forse nessuna nuvola arriva a tanta grandezza. Segue il Sarsi, ed ad imitazion di colui che per un pezzo ebbe opinion che 'l suono non si potesse produrre se non in un modo solo, dice non esser possibile che la cometa si generi per reflessione in quei vapori fumidi, e che l'essempio dell'iride non agevola la difficoltà, se ben essa veramente è una illusion della vista: imperocché la procreazion dell'iride e d'altre simili cose ricercano una materia umida e che già si vada risolvendo in acqua, la quale allora solamente, imitando la natura de' corpi lisci e tersi, reflette il lume da quella parte dove si fanno gli angoli della reflessione e della refrazzione, che a tale effetto si ricercano, come accade negli specchi, nell'acqua e nelle palle di cristallo; ma in altri rari e secchi, non avendo la superficie liscia come gli specchi, non si fa molta refrazzione: ricercandosi, dunque, per questi effetti una materia acquosa, ed in conseguenza grave assai ed inabile a salir sopra la Luna ed il Sole, dove non possono salire (anco per mio parere) se non essalazioni leggerissime, adunque la cometa non può esser prodotta da tali vapori fumidi. Risposta sofficiente a tutto questo discorso sarebbe il dire come il signor Mario non si è mai ristretto a dir qual sia la materia precisa nella quale si forma la cometa, né s'ella sia umida né fumosa né secca né liscia, e so ch'egli non si arrossirà a dire di non la sapere; ma vedendo come in vapori, in nuvole rare e non acquose, ed in quelle che già si risolvono in minute gocciole, nell'acque stagnanti, negli specchi ed altre materie, si figurano per reflessi e refrazzioni molto varie illusioni di simulacri diversi, ha stimato di non essere impossibile che in natura sia ancora una materia proporzionata a renderci un altro simulacro diverso dagli altri, e che questo sia la cometa. Tal risposta, dico, è adeguatissima all'instanza, quando anco ciascuna parte d'essa instanza fusse vera: tuttavia il desiderio (com'altre volte ho detto) d'agevolar, per quanto m'è conceduto, la strada all'investigazion di qualche vero, m'induce a far alcuna considerazione sopra certi particolari contenuti in esso discorso. E prima, è vero che in uno effluvio di minutissime stille d'acqua si fa l'illusion dell'iride, ma non credo già che, pel converso, simile illusione non possa farsi senza tale effluvio. Il prisma triangolare cristallino, appressato a gli occhi, ci rappresenta tutti gli oggetti tinti de' colori dell'iride; molte volte si vede l'iride in nubi asciutte, e senza che pioggia veruna discenda in terra. Non si veggono le medesime illusioni di colori diversi nelle piume di molti uccelli, mentre il Sole in varie maniere le ferisce? Ma che più? Direi al Sarsi cosa forse nuova, se cosa nuova se gli potesse dire. Prenda egli qualsivoglia materia, o sia pietra o sia legno o sia metallo, e tenendola al Sole, attentissimamente la rimiri, ch'egli vi vederà tutti i colori compartiti in minutissime particelle; e s'ei si servirà, per riguardargli, d'un telescopio accommodato per veder gli oggetti vicinissimi, assai più distintamente vederà quant'io dico, senza verun bisogno che quei corpi si risolvano in rugiada o in vapori umidi. In oltre, quelle nuvolette che ne' crepuscoli si mostrano lucidissime, e ci fanno una reflession del lume del Sole tanto viva che quasi ci abbaglia, sono delle più rare asciutte e sterili che sieno in aria, e quelle che sono umide, quanto più son pregne d'acqua, tanto più si dimostrano oscure. L'alone e i parelii si fanno senza piogge e senza umido nelle più rare ed asciutte nuvole, o più tosto caligini, che sieno in aria. Secondo, è vero che le superficie terse e ben lisce, come quelle degli specchi, ci rendono una gagliarda reflession del lume del Sole, e tale ch'appena la possiamo rimirar senza offesa; ma è anco vero che da superficie non tanto terse si fa la reflessione, ma men potente, secondo che la pulitezza sarà minore. Vegga ora V. S. Illustrissima, se lo splendore della cometa è di quegli ch'abbagliano la vista, o pur di quegli che per la lor debolezza non offendon punto; e da questo giudichi, se per produrlo sia necessaria una superficie somigliante a quella d'uno specchio, o pure basti un'assai men tersa. Io vorrei mostrar al Sarsi un modo di rappresentare una reflession simile assai alla cometa. Prenda V. S. Illustrissima una boccia di vetro ben netta, ed avendo una candela accesa, non molto lontana dal vaso, vederà nella sua superficie un'immagine piccolina d'esso lume, molto chiara e terminata: presa poi colla punta del dito una minima quantità di qualsivoglia materia che abbia un poco di untuosità, sì che s'attacchi al vetro, vada, quanto più sottilmente può, ungendo in quella parte dove si vede l'immagine del lume, sì che la superficie venga ad appannarsi un poco; subito vederà la detta immagine offuscarsi: volga poi il vaso, sì che l'immagine esca dell'untuosità e si fermi al contatto di essa, e poi dia una fregata sola per diritto col dito sopra detta parte untuosa; ché subito vederà derivare un raggio dritto ad imitazion della chioma della cometa, e questo raggio taglierà in traverso ed ad angoli retti il fregamento ch'ella averà fatto col dito, sì che s'ella tornerà a fregar per un altro verso, il detto raggio si dirizzerà in altra parte: e questo avviene perché, avendo noi la pelle de' polpastrelli delle dita non liscia, ma segnata d'alcune linee tortuose ad uso del tatto per sentir le minime differenze delle cose tangibili, nel muovere il dito sopra detta superficie untuosa, lascia alcuni solchi sottilissimi, ne i colmi de' quali si fanno le reflessioni del lume, ch'essendo molte ed ordinatamente disposte, rappresentano poi una striscia lucida; in capo della quale se si farà, col muovere il vaso, venir quella prima immagine fatta nella parte non unta, si vederà il capo della chioma più lucido, e la chioma poi alquanto meno risplendente: ed il medesimo effetto si vederà, se in vece d'ungere il vetro s'appannerà coll'alitarvi sopra. Io prego V. S. Illustrissima che se mai le venisse accennato questo scherzo al Sarsi, se gli protesti per me largamente e specificatamente, ch'io non intendo perciò affermar che in cielo vi sia una gran caraffa e chi col dito la vada ungendo, e così si faccia la cometa; ma ch'io arreco questo caso e che altri ne potrei arrecare e che forse molti altri ce ne sono in natura, inescogitabili a noi, come argomenti della sua ricchezza in modi differenti tra di loro per produrre i suoi effetti. Terzo, che la reflessione e refrazzione non si possa far da materie ed impressioni meteorologiche se non quando contengono in sé molt'acqua, perché allora solamente sono di superficie lisce e terse, condizioni necessarie per produr tal effetto, dico non esser talmente vero, che non possa esser anco altrimenti. E quanto alla necessità della pulitezza, io dico che anco senza quella si farà la reflession dell'immagine unita e distinta: dico così, perché la rotta e confusa si fa da tutte le superficie, quanto si voglia scabrose ed ineguali; che però quell'immagine d'un panno colorato che distintissima si scorge in uno specchio oppostogli, confusa e rotta si vede nel muro, dal quale certo adombramento del color di esso panno ci vien solamente ripercosso. Ma se V. S. Illustrissima piglierà una pietra o una riga di legno, non tanto liscia che ci renda direttamente l'immagini, e quella s'esporrà obliquamente all'occhio, come se volesse conoscer s'ella è piana e diritta, vederà distintamente sopra d'essa l'immagini de gli oggetti che fossero accostati all'altro capo della riga, così distinte che tenendovi un libro scritto, potrà commodamente leggerlo. Ma di più, s'ella si costituirà coll'occhio vicino all'estremità di qualche muraglia diritta ed assai lunga, prima vederà un perpetuo corso d'essalazioni verso il cielo, e massime quando il parete sia percosso dal Sole, per le quali tutti gli oggetti opposti appariscono tremare; dipoi, se farà che alcun dall'altro capo del muro se le vada pian piano accostando, vederà, quando le sarà assai vicino, uscirgli incontro l'immagine sua reflessa da quei vapori ascendenti, non punto umidi né gravi, anzi aridissimi e leggieri. Ma che più? Non è ancor giunto al Sarsi il rumore che si fa, in particolare da Ticone, delle refrazzioni che si fanno nell'essalazioni e vapori che circondano la Terra, ancor che l'aria sia serenissima, asciuttissima e lontanissima dalle piogge e da ogni umidità? Né mi citi, com'egli fa, l'autorità d'Aristotile e di tutti i maestri di perspettiva; perch'egli non farà altro che dichiararmi più cauto osservatore di loro, cosa, per mio credere, diametralmente contraria alla sua intenzione. E tanto basti in risposta al primo argomento del Sarsi: e vegniamo al secondo. 22. “Quod si forte quis nihilominus affirmare audeat, nihil prohibere quominus vapor aqueus ac densus vi aliqua altius provehatur ab eoque refractio hæc atque reflexio cometæ proveniat (nullum enim aliud huic effugium patere videtur, cum longa experientia compertum sit, quo rariora corpora fuerint magisque perspicua, minus ea illuminari, saltem quoad aspectum, magis vero quo densiora et cum plus opacitatis habuerint; cum ergo cometa ingenti adeo luce fulgeret, ut stellas etiam primæ magnitudinis ac planetas ipsos splendore superaret, densior eius materia atque aliqua ex parte opacior dicenda erit: trabem enim eodem tempore, quod eius summa esset raritas, albicantem potius quam splendentem, nullisque radiis micantem, vidimus); verum, si densus adeo fuit vapor hic fumidus, ut lumen tam illustre atque ingens ad nos retorqueret, atque, ut Galilæo placet, si satis amplam cæli partem occupavit, qui tandem factum est ut stellæ, quæ per hunc subiectum vaporem intermicabant, nullam insolitam paterentur refractionem, neque minores maioresve quam antea comparerent? Certe, cum eodem tempore stellarum cometam undique circumsistentium distantias inter se quam exactissime metiremur, nihil illas a Tychonicis distantiis discrepare invenimus; variari tamen stellarum magnitudines earumque distantias inter se ex interpositione vaporum huiusmodi, et experientia nos docuit, et Vitello et Halazen scriptis consignarunt. Aut igitur dicendum est, vapores hosce tenues adeo ac raros fuisse, ut astrorum lumini nihil officerent (qui tamen cometæ per refractionem luminis producendo minus apti probati iam sunt), vel, quod longe verius sit, fuisse nullos.” Molte cose son da considerarsi in questo argomento, le quali mi pare che lo snervano assai. E prima, né il signor Mario né io abbiamo mai ardito di dire, che vapori aquei e densi sieno stati attratti in alto a produr la cometa; onde tutta l'instanza che sopra l'impossibilità di questa posizione s'appoggia, cade e svanisce. Secondo, che i corpi meno e meno s'illuminino, quanto all'apparenza, secondo ch'ei sono più rari e perspicui, e più e più quanto più densi, come dice il Sarsi aver per lunghe esperienze osservato, l'ho per falsissimo; e questo mi persuade un'esperienza sola, ch'è il vedere egualmente illuminata una nuvola come s'ella fusse una montagna di marmi, e pur la materia della nuvola è alquanto più rara e perspicua di quella delle montagne: onde io non veggo qual necessità abbia il Sarsi di far la materia della cometa più densa e più opaca di quella de' pianeti (che così mi par ch'ei dica, se bene ho capita la construzzion delle sue parole), e tanto più, quanto io non ho per chiaro ch'ella fusse più splendida delle stelle della prima grandezza e de' pianeti. Ma quando ben ella fusse stata tale, a che proposito introdur questa tanta densità di materia, se noi veggiamo i vapori crepuscolini risplendere assai più delle stelle e di lei? Oltre a quelle nuvolette d'oro, lucide cento volte più. Terzo, che posto che un fumido e denso vapore fusse stato quello in cui la cometa si produsse, ei ne dovesse seguir notabile discrepanza negli intervalli presi da stella a stella, come ch'ei dovessero, per causa della refrazzione per entro esso vapore, discordar da' misurati da Ticone, e che, per l'opposito, niuna diversità vi fusse da loro osservata nel misurargli con ogni somma esattezza; io, se devo dire il vero, ci scorgo due cose le quali grandemente mi dispiacciono. L'una è, ch'io non veggo modo di poter prestar fede al detto del Sarsi senza negarla a quel del suo Maestro: atteso che l'uno dice d'aver loro con somma esattezza misurate le distanze tra le stelle, e l'altro ingenuamente si scusa di non avere avuto il commodo di far tali osservazioni coll'esquisitezza che sarebbe stata di bisogno, per mancamento di strumenti grandi ed esatti come quelli di Ticone; per lo che si contenta anco che altri non faccia gran capitale delle sue instrumentali osservazioni. L'altra è, ch'io non trovo via di poter dire a V. S. Illustrissima con quella modestia e riservo ch'io desidero, com'io dubito che il signor Sarsi non intenda perfettamente che cosa sieno queste refrazzioni, e come e quando elle si facciano e producano loro effetti. Però ella, che lo saperà fare colla sua infinita gentilezza, gli dica una volta, come i raggi che nel venir dall'oggetto all'occhio segano ad angoli retti la superficie di quel diafano in cui si deve far la refrazzione, non si rifrangono altrimenti, onde la refrazzione non è nulla: e però le stelle verso il vertice, come quelle che mandano a noi i raggi loro perpendicolari alla superficie sferica de i vapor che circondano la Terra, non patiscono refrazzione; ma le medesime, secondo che più e più declinano verso l'orizonte, ed in conseguenza più e più obliquamente segano co' raggi loro la detta superficie, più e più gli rifrangono, e con fallacia maggiore ci mostrano il sito loro. L'avvertisca poi, che per essere il termine di questa materia non molto alto, onde la sfera vaporosa non è molto maggiore del globo terrestre, nella cui superficie siamo noi, l'incidenza de' raggi che vengono da' punti vicini all'orizonte è molto obliqua: la qual obliquità si farebbe sempre minore, quanto più la superficie de' vapori si sublimasse in alto; sì che, quando ella s'elevasse tanto che nella sua lontananza comprendesse molti semidiametri della Terra, i raggi che da qualsivoglia punto del cielo venissero a noi, pochissimo obliquamente potrebbon segar la detta superficie, ma sarebbon come se tendessero al centro della sfera, ch'è quanto a dire che fussero perpendicolari alla sua superficie. Ora, perché il Sarsi colloca la cometa alta assai più che la Luna, ne' vapori che in tanta altezza fussero distesi, niuna sensibile refrazzione far si dovrebbe, ed in conseguenza niuna sensibile apparenza di diversità di sito nelle stelle fisse. Non occorre dunque che 'l Sarsi assottigli altrimenti cotali vapori per iscusar la mancanza di refrazzione, e molto meno che per tal rispetto gli rimuova del tutto. In questo medesimo errore sono incorsi alcuni, mentre si sono persuasi di poter mostrare, la sostanza celeste non differir dalla prossima elementare, né potersi dare quella moltiplicità d'orbi, avvenga che, quando ciò fusse, gran diversità caderebbe negli apparenti luoghi delle stelle mediante le refrazzioni fatte in tanti diafani differenti: il qual discorso è vano, perché la grandezza di essi orbi, quando ben tutti fussero diafani tra loro diversissimi, non permetterebbe alcuna refrazzione agli occhi nostri, come riposti nell'istesso centro di essi orbi. 23. Or passiamo al terzo argomento. “Asserit præterea Galilæus, cometæ materiam non differre a materia illorum corpusculorum quæ circa Solem certa conversione moventur, ac vulgo solares maculæ nominantur. Non abnuo; quin illud etiam addo, eo tempore quo visus est cometa nullam per mensem integrum in Sole maculam inspectam, perque raro postea in eodem sordes huiusmodi observatas; ut non immerito poëtarum aliquis hinc arripere occasionem ludendi possit, per eos forte dies Solem solito diligentius os lucidissimum aqua proluisse, cuius per cælum dispersis loturæ reliquiis cometam ipse conformaverit, miratusque sit postea clarius multo sordes suas fulgere quam stellas. Sed quid ego etiam nunc poëticas consector nugas? Ad me redeo. Sit ergo eadem cometæ et solarium, ut ita loquar, variolarum materia: cum igitur hæc, cometam paritura, recto ac perpendiculari sursum semper feratur motu, quid illud postea est quod eam circa Solem in orbem agit, cogitque perpetuo, dum Solis vultum maculis illis deturpat, eamdem in partem per lineas eclipticæ parallelas circumvolvi? Si enim levium natura est sursum tantummodo ferri, quid ergo vapor unus atque idem modo recta sursum agitur, modo in orbem certis adeo legibus rotatur? Ac si forte quis dixerit, hunc quidem vi sua summa semper rectissimo cursu petere, at, ubi propius ad Solem accesserit, eius nutibus obsequentem eo moveri, quo regia domini virtus annuerit, mirabor profecto, dum reliqua corpora, eadem materia constantia, avide adeo Solem complectuntur, unum cometam, proximum Soli natum, illud votis omnibus optasse, ut a Sole abesset quam longissime, maluisseque gelidos inter Triones obscuro loco extingui, quam, cum posset, Solis inter radios Soli ipsi, obiectu corporis sui, tenebras offundere. Sed hæc physica potius sunt quam mathematica.” Séguita il Sarsi, come altra volta di sopra notai, d'andarsi formando conclusioni di suo arbitrio ed attribuirle al signor Mario ed a me, per confutarle ed in questa guisa farci autori d'opinioni assurde e false. Il signor Mario per essemplificare come non è impossibile che materie tenui e sottili si sollevino assai da Terra, disse di quella boreale aurora; ma il Sarsi volse ch'egli intendesse anco, questa medesima esser la materia della cometa. Quindi a poco, non contento di questo, avendo egli stesso opinione che la reflession del lume non si potesse fare in altre impressioni meteorologiche fuor che nell'umide ed acquose, attribuì al signor Mario ed a me che noi fussimo quelli che affermassimo che vapori acquosi e gravi salissero in cielo a formar la cometa. Ora vuol che noi abbiamo affermato, la materia della cometa esser la medesima che quella delle macchie solari, nominate solamente dal signor Mario per dichiarar com'egli stima che per entro la sostanza celeste si possano muovere, generare e dissolvere alcune materie, ma non mai per affermar, di queste prodursi la cometa. Di qui comprenda meglio V. S. Illustrissima come la protestazion, ch'io feci di sopra, del non dire che la cometa si figurasse in un grandissimo caraffone unto, non fu ridicola né fuor di proposito. Io non ho mai affermato, la cometa e le macchie solari esser dell'istessa materia; ma mi fo intender ben ora, che quando io non temessi d'incontrar più gagliarde opposizioni che le prodotte in questo luogo dal Sarsi, io non mi spaventerei punto ad affermarlo ed a poterlo anco sostenere. Egli mette una gran repugnanza nel potere essere ch'una materia sottile vada rettamente verso il corpo solare, e che, quivi giunta, sia poi portata in giro: ma perché non perdona egli questo assunto al signor Mario, ed ad Aristotile sì ed a tutta la sua setta, i quali fanno ascendere il fuoco rettamente sino all'orbe lunare, e quivi poi cangiare il suo moto retto in circolare? E come fa il Sarsi a sostenere per impossibil cosa, che un legno caschi da alto perpendicolarmente in un fiume rapido, e che giunto nell'acqua cominci subito ad esser portato in giro intorno all'orbe terrestre? Più valida sarebbe veramente l'altra instanza mossa da lui, cioè com'esser possa che, bramando tutte l'altre materie consorti della cometa d'andare avidamente ad abbracciare il Sole, ella sola l'abbia fuggito, ritirandosi verso settentrione. Questa difficoltà, com'io dico, stringerebbe, se egli medesimo non l'avesse poco di sopra sciolta, quando, nel far che Apollo si lavi il viso e poi getti via la lavatura, della quale si generi la cometa, e non ci avesse dichiarato di tenere opinione che la materia delle macchie si parta dal Sole e non vi concorra. 24. Sentiamo ora il quarto argomento. “Venio nunc ad opticas rationes, quibus longe probatur efficacius, cometam nunquam vanum spectrum fuisse, neque larvatum unquam nocturnas inter tenebras ambulasse; sed uno se omnibus loco unum eumdemque, vultu quo semper fuit, spectandum præbuisse. Quæcunque enim ea sunt quæ per refractionem luminis appareant verius quam sint, ut iris, corona aliaque huiusmodi, ea semper lege producuntur, ut luminosum corpus, ex cuius existunt lumine, quocunque illud sese converterit, sequaci obsequentique motu consequantur. Ita iris IHL, quæ, Sole existente in horizonte A, verticem sui semicirculi habet in H, si Sol intelligatur elevari ex A usque ad D [v. figura 4], descendet ipsa ex opposita parte, et verticem sui arcus H ad horizontem inclinabit; et quo altius Sol elevabitur, eo magis iridis vertex H deprimetur: ex quo patet, eamdem semper in partem iridem moveri, in quam Sol ipse fertur. Idem observari potest in areis, coronis et pareliis: hæc siquidem omnia, cum luminosum, a quo fiunt, certo intervallo coronent, ad illius etiam motum in eamdem semper partem feruntur. Idem etiam apertissime deprehenditur in imagine luminosa quam Sol, ad occasum flectens, in superficie maris ac fluminum formare solet: hæc enim, quo magis a nobis Sol removetur, eo etiam abscedit magis, donec, illo occumbente, evanescat. Sit enim superficies maris visa BI, insensibiliter a plana superficie differens; sit oculus in litore positus in A, Sol primum in F; ducantur ad D radii FD, DA, facientes angulos ADB, FDE incidentiæ et reflexionis æquales in D; videbitur ergo lumen Solis in D. Descendat iam idem Sol ad G, atque, eadem ratione qua prius, ducantur a Sole G atque ab oculo A duæ lineæ, facientes cum recta BE angulos incidentiæ et reflexionis æquales: hæ coincident in puncto E, et non alio, ut est manifestum; lumen ergo Solis apparebit in E: et propter eamdem causam, Sole magis adhuc depresso in H, lumen apparebit in I. Contrarium vero accidit quotiescumque idem lumen a Sole oriente in aquis producitur: tunc enim sicuti Sol magis ad verticem nostrum accedit, ita et lumen spectanti fit propius: prius enim, verbi gratia, apparebit in I, secundo in E, tertio in D. Ex quibus quilibet intelligat, in eam semper partem isthæc apparentia moveri, in quam luminosa ipsa, a quibus producuntur, feruntur. Cum ergo ex Solis lumine cometa sine controversia producatur, Solis etiam motum sequi debuit; quod si non præstitit, inter apparentia lumina numerandus non erit. Aio igitur, in cometa nihil unquam tale observatum fuisse. Cum enim primo quo visus est die, hoc est 29 Novembris, Sol in gradu Sagittarii 6, m. 43 reperiretur, atque ad Capricornum etiam tunc tenderet, necessario singulis sequentibus diebus usque ad 22 Decembris in quocumque verticali depressior fieri debuit; et si motus hic attendatur, Sol ab æquatore magis et magis in austrum movebatur; quare si de genere refractorum luminum aut repercussorum fuit cometa, in austrum etiam ferri debuit; a quo tamen motu tantum abfuit, ut in septentrionem potius tendere voluerit; ut fortasse vel ex hoc suam Galilæo testaretur libertatem, doceretque nihil se amplius a Sole habuisse, quam homines habeant in eiusdem Solis luce ambulantes et, quo sua illos libido impulerit, libere contendentes. Quod si quis forte hoc loco aliam aliquam reflexionis refractionisve regulam a superioribus diversam invexerit, quam cometis tribuendam, nescio qua occulta prærogativa, existimet; illud saltem statuendum est, ut, quam semel admiserit motus regulam, servet postea exacte. Sit igitur, quando hoc aliquis vult, ut libet. Fuerit cometarum, non Solis motu moveri, sed contrario; ut proinde dum hic in austrum tenderet, illi in septentrionem aufugerent: debuerant ergo iidem illi, Sole ad septentrionem redeunte, in austrum contra, propter eamdem rationem, moveri. Cum ergo a die 22 Decembris, hoc est a solstitio brumali, in septentrionem iterum Sol regrederetur, debuit noster cometa in austrum contra, unde discesserat, remeare: hic tamen constantissime eumdem semper motus tenorem in septentrionem servavit: ex quo satis constare potest, nullam cum Solis motu cognationem habuisse incessum cometæ, cum, sive in hanc sive in illam partem moveretur Sol, eadem ille, qua primum cœperat, semita progrederetur.” Qual sia stato il momento de' passati tre argomenti, si è veduto sin qui; il quale credo che anco l'istesso Sarsi non abbia reputato molto, per esser discorsi fisici, onde egli stesso nomina e stima i seguenti, presi dalle dimostrazioni ottiche, di gran lunga più concludenti e più efficaci de' passati: indizio manifesto di non aver avuto l'intera sua soddisfazzione in quei progressi naturali. Ma avvertisca bene al caso suo, e consideri che per uno che voglia persuader cosa, se non falsa, almeno assai dubbiosa, di gran vantaggio è il potersi servire d'argomenti probabili, di conghietture, d'essempi, di verisimili ed anco di sofismi, fortificandosi appresso e ben trincerandosi con testi chiari, con autorità d'altri filosofi, di naturalisti, di rettorici e d'istorici: ma quel ridursi alla severità di geometriche dimostrazioni è troppo pericoloso cimento per chi non le sa ben maneggiare; imperocché, sì come ex parte rei non si dà mezo tra il vero e 'l falso, così nelle dimostrazioni necessarie o indubitabilmente si conclude o inescusabilmente si paralogiza, senza lasciarsi campo di poter con limitazioni, con distinzioni, con istorcimenti di parole o con altre girandole sostenersi più in piede, ma è forza in brevi parole ed al primo assalto restare o Cesare o niente. Questa geometrica strettezza farà ch'io con brevità e con minor tedio di V. S. Illustrissima mi potrò dalle seguenti prove distrigare; le quali io chiamerò ottiche o geometriche più per secondare il Sarsi, che perché io ci ritrovi dentro, dalle figure in poi, molta prospettiva o geometria. È, come V. S. Illustrissima vede, l'intenzion del Sarsi, in questo quarto argomento, di concludere che la cometa non sia del genere de' simulacri solamente apparenti, cagionati da reflessione e da refrazzione de' raggi solari, per la relazione ch'ella osserva e ritiene verso il Sole, diversa da quella ch'osservano e ritengon quelle che noi sappiamo certo esser pure apparenze, quali sono l'iride, l'alone, i parelii, le reflessioni del mare: le quali tutte, dic'egli, al movimento del Sole si vanno esse ancora movendo, con tenor tale che la mutazion loro è sempre verso la medesima parte che quella del Sole; ma nella cometa è accaduto il contrario; adunque ella non è un'illusione. Qui, ancorché assai competente risposta fusse il dire che non si vede necessità veruna per la quale la cometa debba seguitar lo stile dell'iride o dell'alone o dell'altre nominate illusioni, poi che ella è differente dall'iride, dall'alone e dall'altre; tuttavia io voglio conceder qualche cosa di più dell'obbligo, purché il Sarsi nel resto non voglia aver più privilegio di me, sì che alcun modo d'argomentare che per lui dovesse esser concludente, per me poi avesse da esser reputato inutile. Per tanto io domando al Sarsi, s'ei reputa l'argomento preso dalla contrarietà dello stile osservato dalla cometa e da i puri simulacri, in contrariar quella, ed in secondar questi, il moto del Sole, sia necessariamente concludente o no? S'ei risponde di no, già tutto il suo progresso è vano, né io più vi aggiungo parola: ma se ei risponde di sì, giusta cosa sarà che altrettanto vaglia per me, per concluder che la cometa sia un'illusione, il dimostrar io ch'ella osservi lo stile d'alcun vano simulacro, in quel che appartiene al secondare o contrariare al moto del Sole. Ma per trovare tal simulacro non occorre né anco che io mi parta da uno prodotto dall'istesso Sarsi per opportunissimo a manifestamente farci conoscere, il progresso della cometa esser contrario a quello d'esso simulacro; il quale però a me pare non contrario, ma il medesimo a capello. Prenda dunque V. S. Illustrissima la sua terza figura, nella quale ei fa parallelo della cometa con la reflession del Sole fatta nella superficie del mare; dove, quando il Sole sia in H, il suo simulacro vien veduto dall'occhio A secondo la linea AI; e quando il Sole sarà in G, si vedrà il simulacro per la linea AE; ed essendo in F, il simulacro apparirà nella linea AD. Resta ora che veggiamo, mentre che il Sole ci apparisce essersi mosso in cielo per l'arco HGF, per qual verso ci apparisca essersi mosso parimente il suo simulacro rispetto al cielo, dove il Sarsi osservò il moto della cometa e del Sole: per lo che bisogna continuar l'arco FGHLMN e prolungar le linee AI, AE, AD in L, M, N, e poi dire: Quando il Sol era in H, il suo simulacro si vedeva per la linea AI, che in cielo risponde nel punto L; e quando il Sole venne in G, il suo simulacro si vedeva per la linea AE, ed appariva in M; e finalmente, giunto il Sole in F, il suo simulacro apparse in N. Adunque, movendosi il Sole da H verso F, il suo simulacro apparisce muoversi da L in N: ma questo, signor Sarsi, è apparir muoversi al contrario del Sole, e non pel medesimo verso, come avete creduto o più tosto voluto dare a creder voi. Io, Illustrissimo Signore, dico così, perché non mi posso persuadere com'egli avesse avuto a equivocare in cosa tanto manifesta. Oltre che si vede anco, che nel dichiararsi usa certe maniere di dire assai improprie e non consuete, solo per accommodare al suo bisogno quello ch'accommodar non vi si può, perché non è nulla: verbigrazia, ei vede che passando il Sole da H in G, e da G in F, la sua immagine viene da I in E, e da E in D, il qual progresso IED è un vero e realissimo avvicinarsi e muoversi verso l'occhio A; e perché il bisogno del Sarsi è di poter dir che l'immagine ed il Sole si muovano pel medesimo verso, ei si risolve liberamente a dire che 'l moto del Sole per l'arco HGF sia un avvicinarsi al punto A, e che l'andar verso il vertice sia il medesimo che andar verso il centro. È, di più, forza ch'ei dissimuli di non s'accorgere d'un altro più grave assurdo, che gli verrebbe addosso quand'ei volesse sostenere che il simulacro secondasse il movimento dell'oggetto reale; perché, quando questo fusse, bisognerebbe di necessità che parimente, pel converso, l'oggetto secondasse il simulacro; dal che vegga V. S. Illustrissima quel che ne seguirebbe. Tirisi dal termine del diametro O la linea retta OR, cadente fuor del cerchio e colla BO contenente qualsivoglia angolo, e si prolunghino sino ad essa le DF, EG, IH ne i punti R, Q, P: è manifesto che quando l'oggetto reale si fusse mosso per la linea PQR, il simulacro sarebbe venuto per la IED, e perché questo è uno avvicinarsi e muoversi verso l'occhio A, e quel che fa il simulacro lo fa ancora (per detto del Sarsi) l'oggetto, adunque l'oggetto, movendosi dal termine P in R, si è venuto avvicinando al punto A; ma egli si è discostato; ecco, dunque, l'assurdo manifesto. Notisi di più, che quanto il Sarsi va considerando in questo luogo accader tra l'oggetto reale e la sua immagine, è preso come se la materia in cui si deve formare il simulacro resti sempre immobile, e solo si muova l'oggetto; ché quando s'intendesse muoversi detta materia ancora, altre ed altre conseguenze ne seguirebbono circa l'apparenze del simulacro: e però da quel che aggiunge il Sarsi, del non esser ritornata indietro la cometa al ritorno del Sole, non se ne inferirà mai nulla, se prima non si determina dello stato o del movimento della materia in cui la cometa si produsse. 25. Passo al quinto argomento. “Præterea, si de apparentium simulacrorum numero cometa fuit, debuit ad certum ac determinatum angulum spectari; quod in iride, area, corona aliisque huiusmodi accidit: meminisse autem hoc loco debet Galilæus, se affirmasse satis amplum cæli spatium huiusmodi vaporibus occupatum: quod si ita est, aio circularem vel circuli segmentum apparere cometam debuisse. Sic enim argumentari libet. Quæcumque sub uno certo ac determinato angulo conspiciuntur, ibi videntur ubi certus ille ac determinatus angulus constituitur; sed pluribus in locis, in circulari linea positis, determinatus hic et certus cometæ angulus constituitur; ergo pluribus in locis, in linea circulari dispositis, cometa videbitur. Maior certissima est, neque ullius probationis indigens. Minorem sic probo. Sit Sol infra horizontem in I, locus vaporis fumidi circa A, cometa vero ipse se se, verbi gratia, spectandum ostendat in A, posito oculo in D; occupet autem vapor idem et alias partes circa A constitutas, quod Galilæus ultro concedit. Intelligatur iam ducta linea recta per centrum Solis I et per centrum visus D; ex punctis vero I et D ad locum cometæ A concurrant radii IA, DA, constituentes triangulum IAD: erit ergo angulus IAD ille certus et determinatus sub quo ad nos cometæ species remittitur. Concipiamus iam circa axem IDH triangulum IAD moveri; tunc vertex illius A describet segmentum circuli, in quo semper radii Solis, IA directus et AD reflexus, angulum eundem IAD efficient: cum autem in hac verticis A circumductione multæ ab illo circumfusi vaporis partes attingantur, in iis omnibus fiet determinatus ille ac certus angulus, ad quem cometa necessario consequitur: in toto ergo circuli segmento BAC, quod vaporem attingit, cometa comparebit; eadem prorsus ratione, qua in roridis nubibus irides et coronas fieri contingit aut circulares aut circulorum segmenta. Cum ergo nihil tale in cometa observatum fuerit, non erit proinde in apparentium simulacrorum numero collocandus, cum nulla in re hic illis se similem præbeat.” Séguita, anzi pur cresce, in me la meraviglia nata dal veder quanto frequentemente il Sarsi vada dissimulando di vedere le cose ch'egli ha dinanzi agli occhi, con speranza forse che la sua dissimulazione abbia negli altri a partorire non una simulata, ma una vera cecità. Ei vuole nel presente suo argomento provar che quando la cometa fusse una nuda apparenza, ella dovrebbe dimostrarsi in figura di cerchio o di parte di cerchio, perché così avviene dell'iride, dell'alone, della corona e dell'altre varie immagini: il che non so com'ei possa affermare, sendosi cento volte ricordata la reflession nel mare dell'immagine solare, e quelle proiezzioni dall'aperture delle nuvole, le quali compariscono strisce dritte e similissime alla cometa. Ma forse ei si persuade che senz'altre avvertenze la dimostrazione ottica, ch'ei n'arreca, concluda nella cometa necessariamente la sua intenzione; del che però io grandemente dubito, e parmi, s'io non m'inganno, che 'l suo progresso sia mutilo, e che gli manchi una parte principalissima del dato (che sarebbe gran difetto in logica); e questa è la disposizion locale, in relazione all'occhio, della superficie di quella materia nella quale si ha a far la reflessione, la qual disposizione non vien messa in considerazion dal Sarsi: di che non saperei addur più modesta scusa, che il non l'avere egli avvertito; ché quando ei l'avesse conosciuto, ma dissimulato per mantenere il lettore nell'ignoranza, mi parrebbe mancamento assai più grave. La considerazion poi di cotal disposizione opera il tutto: imperocché la dimostrazion del Sarsi non concluderà mai, se non quando la superficie del vapore intorno al punto A della sua figura sarà opposta all'occhio D direttamente, sì che l'asse IDH caschi perpendicolarmente sopra il piano nel quale essa superficie si distendesse; perché allora, nel girare il triangolo IDA intorno all'asse IH, il punto A anderebbe terminando continuamente in essa superficie e descrivendovi una circonferenza di cerchio: ché quando la superficie detta fusse esposta all'occhio obliquamente, l'angolo A non la toccherebbe se non in un sol punto, e nel girar del triangolo il medesimo angolo A o penetrerebbe oltre ad essa superficie, o non v'arriverebbe. Ed in somma, a voler che la cometa apparisse circolare, bisognerebbe che la superficie dov'ella si genera fusse piana ed esposta direttamente alla linea che passa per li centri dell'occhio e del Sole; la qual costituzione non può mai accadere se non nella diametrale opposizione o vero nella linear congiunzione de' vapori e del Sole: e però l'iride si vede sempre opposta, l'alone o la corona sempre congiunti al Sole, onde appariscono circolari; ma delle comete non so che se ne sien mai vedute né in opposizione né in congiunzione al Sole. Se al Sarsi, nello scrivere la sua dimostrazione, fusse una volta passato per la fantasia di chiamar quella materia ch'ei si figura intorno al punto A, non vapori, ma acqua del mare, ei si sarebbe accorto che 'l suo argomento avrebbe nel modo stesso e coll'istesse parole concluso che la reflessione nel mare di necessità si deve distender per linea circolare; dal che poi mercé del senso, che mostra il contrario, avrebbe scoperta la fallacia del suo sillogismo. 26. Or sentiamo l'argomento sesto. “Sed placet ex ipsius etiam Galilæi verbis hoc idem confirmare. Ait enim ipse, quod etiam fortasse verissimum est, spectra huiusmodi et vana simulacra eam in parallaxi legem servare, quam servat luminosum illud corpus a quo proveniunt; ita, si qua illorum Lunæ effecta fuerint, hæc parem cum Luna parallaxim pati; quæ vero a Sole fiunt, eamdem cum Sole aspectus diversitatem sortiri. Præterea, dum adversus Aristotelem disputat et argumentum ex parallaxi ductum assumit, hæc habet: "Denique cometam ignem esse, ac sublunarem asserere, omnino impossibile est; cum obstet parallaxis exiguitas, tot insignium astronomorum solertissima inquisitione observata." Ex quibus ita rem conficio. Auctore Galilæo, quæcumque mere apparentia a Sole producuntur, illam eamdem patiuntur parallaxim quam patitur Sol; sed cometa non passus est eamdem parallaxim quam Sol patitur: ergo cometa non est apparens quid a Sole productum. Si quis autem de minori huius argumenti propositione ambigat, Tychonis observationes cum observationibus aliorum conferat, dum agunt de cometa anni 1577: ipse certe Tycho ex suis observationibus illud tandem deducit, demonstratam nimirum distantiam cometæ a centro Terræ die 13 Novembris fuisse semidiametrorum eiusdem Terræ 211 tantum, cum Sol ab eodem centro ponatur distare semidiametris saltem 1150, Luna vero semidiametris 60. De hoc vero nostro, si quis eas observationes inter se contulerit quas in Disputatione ab uno ex Patribus habita edidit in lucem Magister meus, satis illi inde constabit huius propositionis veritas; nam fere semper longe maiorem cometæ parallaxim inveniet, quam Solis. Neque observationes huiusmodi Galilæo suspectæ esse nunc possunt, cum easdem summorum astronomorum opera exquisitissime ad astronomiæ calculos castigatas testatus sit.” Che il signor Mario ed io abbiamo mai scritto o detto che i simulacri prodotti dal Sole ritengano la medesima paralasse che quello (come il Sarsi in questo luogo afferma per fondamento del suo sillogismo), è del tutto falso; anzi il signor Mario, dopo aver nominati e considerati molti di tali simulacri, soggiugne così: “E avvenga che de' sopranominati simulacri in alcuni la paralasse sia nulla, ed in altri operi molto diversamente da quello ch'ella fa negli oggetti reali.” Non si trova nella scrittura del signor Mario ch'egli affermi, la paralasse esser l'istessa che quella del Sole o della Luna, se non nell'alone; negli altri, ed anco nell'istessa iride, vien posta diversa. Falsa dunque è la prima proposizion del sillogismo. Or veggiamo quanto sia vera la seconda e quanto concludente, posto anco che la paralasse di tutti i simulacri vani dovesse essere eguale a quella del Sole. Vuole il Sarsi, e coll'autorità di Ticone e con quella del suo Maestro, provare (e così è in obligo di fare) che la paralasse osservata nelle comete sia maggiore di quella del Sole: ma si astiene poi di produrre l'osservazioni particolari di Ticone e di molti altri astronomi di nome, fatte circa la paralasse della cometa; e ciò fa egli perché il lettore non vegga come quelle sono tra di loro differentissime. E qualunque elle si sieno, o sono giuste, o sono errate: se giuste, sì che a loro si debba prestare intera fede, bisogna necessariamente concludere, o che la medesima cometa fusse nell'istesso tempo e sotto il Sole e sopra ed anco nel firmamento, o vero che, per non essere ella un oggetto fisso e reale, ma vago e vano, non soggiace alle leggi dei fissi e reali: ma se tali osservazioni sono errate, mancano d'autorità, né per esse si può determinar cosa veruna; e l'istesso Ticone tra tante diversità andò eleggendo, come se fussero più certe, quelle che più servivano alla sua determinazione fatta innanzi, di voler assegnar luogo alla cometa tra il Sole e Venere. Quanto poi all'altre osservazioni prodotte dal suo Maestro, sono tanto fra sé differenti, ch'egli medesimo le determina inette a potere stabilire il luogo della cometa, dicendo quelle esser state fatte con istrumenti non esatti e senza la necessaria considerazion dell'ore e della refrazzione e d'altre circostanze; per lo che egli stesso non obliga altrui a prestargli molta fede, ma si riduce ad una sola osservazione, la quale, non ricercando strumento alcuno, ma potendo colla semplice vista farsi esattissimamente, egli l'antepone a tutte l'altre: e questa fu la puntual congiunzione del capo della cometa con una stella fissa, la qual congiunzione fu vista nel medesimo tempo da luoghi tra di sé molto distanti. Ma, signor Sarsi, se così è seguito, questo è del tutto contrario al bisogno vostro, poi che di qui si raccoglie, la paralasse essere stata nulla, mentre che voi producete questa autorità per confermar la vostra proposizione, che dice tal paralasse esser maggiore che quella del Sole. Or vedete come gli stessi autori chiamati da voi testificano contro alla causa vostra. A quello poi che voi dite, che noi stessi abbiamo confessato, l'osservazioni degli astronomi grandi essere state fatte esattissimamente, vi rispondo che se voi meglio considererete il dove e 'l quando sono state chiamate tali, comprenderete che esatte si potevano dire quando elle fussero state anco assai più differenti tra loro di quello che state sono. Furon chiamate esatte e sufficienti a confutar l'opinione di Aristotile, mentr'egli voleva che la cometa fusse oggetto reale e vicinissimo alla Terra. E non sapete che il vostro Maestro stesso dimostra che il solo intervallo tra Roma ed Anversa in un oggetto reale che fusse anco sopra la suprema region dell'aria, può cagionar paralasse maggiore di 50, di 60, di 100 ed anco di 140 gradi? E se questo è, non si potranno elleno chiamar osservazioni esatte e potenti quelle che, essendo tutte minori d'un grado solo, differiscono tra di loro di pochi minuti? 27. Or legga V. S. Illustrissima l'ultimo argumento. “Denique neque illud omittendum, quod vel unum, homini veritatis potius investigandæ quam altercandi cupido, satis id quod agimus persuadere possit. Experimur enim quotidie, ea omnia quibus certa ac stabilis species non est, sed vana colorum ac lucis imagine hominum illudunt oculis, angustissimis vitæ spatiis finiri, brevissimo etiam temporis intervallo varias sese in formas mutare; modo extingui, modo iterum accendi; nunc pallescere, nunc ardentiori luce micare; partes illorum nunc interrumpi, nunc iterum coalescere; nunquam denique eadem diu specie apparere: quæ omnia si cum cometæ stabili motu aspectuque conferantur, ostendent quanta demum inter illum atque huiusmodi vanas imagines morum ac naturæ discordia sit. Quare si nihil plane reperias in quo se illis cometa similem probet, cur non potius nullam cum iisdem naturæ affinitatem aut cognationem habere dixeris? Dixerunt enimvero philosophorum antiquissimi atque optimi, dixerunt recentiorum eruditissimi; unus nunc Galilæus illis repugnat; at Galilæo, nisi fallor, repugnare veritas videtur.” Il qual argomento egli stima tanto, che gli par ch'esso solo possa esser bastante a persuader l'intento suo: tuttavia io non ci scorgo efficacia che mi persuada, mentr'io considero che, nel produr questi vani simulacri, v'interviene il Sole com'efficiente, e le nuvole e vapori o altre cose come materia; e perché l'efficiente è perpetuo, quando non mancasse dalla materia, e l'iride e l'alone ed i parelii e tutte l'altre apparenze sarebbono perpetue; la breve, dunque, o lunga durazione dalla stabilità e posizion della materia si deve attendere. Or qual ragione ci dissuade, poter esser sopra le regioni elementari alcuna materia di più lunga durazione delle nubi, della caligine, della pioggia cadente in minute stille, o d'altre materie elementari, sì che la reflessione o refrazzion del Sole fatta in quelle ci si mostri più lungamente dell'iride, de' parelii, dell'alone? Ma senza partirsi da' nostri elementi, l'aurora, ch'è una refrazzion de' raggi solari nella region vaporosa, e le reflessioni nella superficie del mare non son elleno apparenze perpetue, sì che se il riguardante, il Sole, i vapori e la superficie del mare stessero sempre nella medesima disposizione, perpetuamente si vederebbe l'aurora e la striscia splendida nell'acqua? In oltre, dalla minore o maggior durazione poco concludentemente s'inferisce un'essenzial differenza; anzi delle comete stesse, senza cercar altre materie, se ne son vedute alcune durare 90 e più giorni, ed altre dissolversi il quarto ed anco il terzo. E perché si è osservato, le più diuturne mostrarsi, anco nel lor primo apparire, assai maggiori dell'altre, chi sa che non ve ne sieno, ed anco frequentemente, di quelle che durino non solamente pochi giorni, ma anco non molte ore, ma che per la lor piccolezza non vengano facilmente osservate? E per concluderla, che nel luogo dove si formano le comete vi sia materia atta nata a conservarsi più della nuvola e della caligine elementare, l'istesse comete ce n'assicurano, producendosi di materia o in materia non celeste ed eterna, né anco che necessariamente in brevissimi tempi si dissolva, sì che il dubbio resta ancora, se quello che si produce in detta materia sia una pura e semplice reflession di lume, ed in conseguenza uno apparente simulacro, o pure se sia altra cosa fissa e reale. E per tanto niuna cosa conclude l'argomento del signor Sarsi, né concluderà, s'egli prima non dimostra che la materia cometaria non sia atta a reflettere o rifrangere il lume solare, perché, quanto all'esser atta a durar molti giorni, la durazion delle medesime comete ce ne rende più che certi. 28. Or passiamo alla seconda questione di questo secondo essame. “Venio nunc ad motum: quem rectum fuisse Galilæus asserit, ego tamen diserte nego. Ea primum ratio hoc mihi persuadet ut faciam, quam ipse solvere vel nescire se vel non audere, ingenue profitetur: illa enim ratio adeo aperta est, adeoque ad hunc motum dissuadendum efficax, ut, cum forte id maxime vellet, dissimulare tamen eam non potuerit. "Si enim" (verba eius sunt) "solus hic motus cometæ tribuatur, explicari non potest, qui factum sit ut non ad verticem solum magis ac magis accesserit, sed ulterius ad polum usque pervenerit: quare vel præclarum hoc inventum abiiciendum, quod sane haud sciam, vel motus alius addendus, quod non ausim." Ubi mirandum sane est, hominem apertum ac minime meticulosum repentino adeo timore corripi, ut conceptum sermonem proferre non audeat. Ego vero non is sum, qui divinare norim. ” E qui, prima ch'io proceda più avanti, non posso far ch'io non mi risenta alquanto col Sarsi della non punto meritata imputazione ch'egli m'attribuisce di dissimulatore, essendo cotal nota lontanissima dalla profession mia, la qual è di liberamente confessare, come sempre ho fatto, di ritrovarmi abbagliato e quasi del tutto cieco nel penetrare i secreti di natura, ma ben d'esser desiderosissimo di conseguir qualche piccola cognizione d'alcuno di essi, alla quale intenzione niun'altra cosa è più contraria che la finzione o dissimulazione. Il signor Mario nella sua scrittura mai non ha finto cosa alcuna, né ha avuto di mestieri di fingerla, poi che, quanto egli di nuovo ha proposto, l'ha portato sempre dubitativamente e conghietturalmente, né ha cercato di fare ad altri tener per certo e sicuro quello ch'egli ed io per dubbio, ed al più per probabile, abbiamo arrecato ed esposto alla considerazion de' più intelligenti di noi, per trarne, co 'l loro aiuto, o la confermazione di alcuna conclusion vera, o la totale esclusion delle false. Ma se la scrittura del signor Mario è schietta e sincera, ben altrettanto è piena di simulazioni la vostra, signor Lottario; poi che, per farvi strada alle oppugnazioni, delle 10 volte le 9 fingete di non intendere quel che ha scritto il signor Mario, e dandogli sensi molto lontani dall'intenzion di quello, e spesso aggiungendovi o levandone, preparate ad arbitrio vostro la materia, onde il lettore, prestando fede a quanto voi producete poi in contrario, resti in concetto che noi abbiamo scritte gran semplicità, e che voi acutamente l'avete scoperte e ributtate: il che sin qui si è da me osservato, e nel restante s'osserverà non meno. Ma venendo al fatto, qual cagione vi muove a scrivere che noi abbiamo sommamente voluto, ma non potuto dissimulare che movendosi la cometa di semplice moto retto, fusse necessario ch'ella andasse sempre verso il vertice, né da quello declinasse già mai? Chi ha fatto avvertito voi di tal conseguenza, altri che l'istesso signor Mario che la scrive? la quale al sicuro a voi avrebbe egli potuto dissimulare, e voi, per vostra benignità, avereste dissimulata la sua dissimulazione. Ma che più? Voi stesso due soli versi di sopra scrivete che io ingenuamente ho confessato di non sapere o non ardir di sciorre cotal ragione da me prodotta, ed accanto accanto soggiungete ch'io massimamente avrei voluto dissimularla: e qual contradizzion è questa, che uno ingenuamente porti e scriva e stampi una proposizione, e sia il primo a portarla e scriverla e stamparla, e che voi poi diciate, lui aver grandemente desiderato di dissimularla ed asconderla? Veramente, signor Lottario, voi siete molto bisognoso che nel lettore sia una gran semplicità ed una piccola avvertenza. Or veggiamo se in questo detto, dove nulla si trova di nostra simulazione, ve ne fusse per sorte di quella del Sarsi. E certo in poche parole ve n'è più d'una. E prima, per aprirsi il campo a dichiararmi per tanto ignorante geometra che non abbia capito quelle conseguenze che per lor dimostrazione non ricercano maggiore scienza che di alcune poche e tritissime proposizioni del primo libro degli Elementi, egli mi fa dir quello che già mai non s'è detto né scritto; e mentre noi diciamo, che se la cometa si movesse di moto retto, ci apparirebbe muoversi verso il vertice e zenit, esso vuole che noi abbiamo detto ch'ella, movendosi, dovesse arrivare al vertice e zenit. Qui bisogna che il Sarsi confessi, o di non avere inteso quel che vuol dir muoversi verso un luogo, o d'aver voluto con finzione e simulazione attribuirci una falsità. Il primo non credo che possa essere, perché così verrebbe anco a stimare che il dir navigare verso il polo e tirar una pietra verso il cielo importasse che la nave arrivasse al polo e la pietra in cielo: adunque resta ch'egli, dissimulando d'intender il vero scritto da noi, ci attribuisca il falso per poter poi attribuirci le non meritate note. Di più, non sinceramente riferisce egli le presenti parole del signor Mario anco in un altro particolare; poi che dove quello dice, che o bisogna rimuovere il moto retto attribuito alla cometa, o vero, ritenendolo, aggiungere qualche altra cagione dell'apparente deviazione, il Sarsi di suo arbitrio muta le parole “qualche altra cagione” in “qualch'altro moto”, per poter poi, fuor d'ogni mia intenzione, tirarmi nel moto della Terra, e qui scriver varie girandole e vanità. Conclude finalmente il Sarsi, non esser di quelli che sanno indovinare; e pure assai frequentemente si getta al voler penetrare gl'interni sensi altrui. 29. Or segua V. S. Illustrissima. “Quæro igitur, an motus hic alius, quo belle explicare omnia posset nec eum proferre audet, vapori huic cometico tribuendus sit, an alii cuipiam, ad cuius postea motum moveri, in speciem tantum, videatur cometa. Non primum, arbitror; hoc enim esset motum illum rectum et perpendicularem destruere: siquidem, si vapor ex Terra, æquatori, verbi gratia, subiecta, motu perpendiculari sursum ascendat, et motu alio idem ipse in septentrionem feratur, motus hic secundus necessario priorem destruet. Quod si nihilominus ad septentrionem moveri, saltem in speciem, videatur, ad alterius alicuius corporis motum id consequi dicendum erit. Certe dum Galilæus ait, eum motum qui addendus esset, causam tantummodo futurum apparentis deviationis cometæ, satis aperte innuit, motum hunc in alio quam in vapore cometico ponendum esse, cum illum apparenter solum ad septentrionem moveri velit. Quod si ita est, non video cuiusnam corporis hic futurus sit motus. Cum enim nulli Galilæo sint cælestes Ptolemæi orbes, nihilque, ex eiusdem Galilæi systemate, in cælo solidi inveniatur, non igitur ad motum eorum orbium, quos nusquam reperiri existimat, cometam moveri putabit. Sed audio hic mihi nescio quem tacite ac timide in aurem insusurrantem Terræ motum. Apage dissonum veritati ac piis auribus asperum verbum. Næ, tu caute id submissa insusurrasti voce. Sed si ita res se haberet, conclamata esset Galilæi opinio, quæ non alii quam huic falso inniteretur fundamento. Si enim Terra non moveatur, motus hic rectus cum observationibus cometæ non congruit; sed Terram certum est, apud Catholicos, non moveri; erit ergo æque certum, motum hunc rectum cum observationibus cometicis minime concordare, ac propterea ineptum ad rem nostram iudicandum. Neque id ego unquam Galilæo in mentem venisse existimo, quem pium semper ac religiosum novi.” Qui, com'ella vede, si va il Sarsi affaticando per mostrar, niun altro moto che si attribuisca o all'istessa cometa o ad altro corpo mondano, poter esser atto a mantenere il movimento per linea retta introdotto dal signor Mario ed a supplire insieme all'apparente deviazion dal vertice: il qual discorso è tutto superfluo e vano, atteso che né il signor Mario né io abbiamo mai scritto, la cagion di tal deviazione depender da qualch'altro moto, né di Terra né di cieli né d'altro corpo. Il Sarsi di suo capriccio l'ha introdotto; egli stesso si risponda, né pretenda d'obligar altri a sostener quello che non ha detto, né scritto, né forse pensato, ancor per confessione dell'istesso Sarsi, il quale apertamente afferma di non creder che mai mi sia caduto in mente d'introdurre il movimento della Terra per salvar tal deviazione, avendomi egli conosciuto sempre per persona pia e religiosa. Ma s'è così, a che proposito l'avete voi nominato, ed a qual fine cercato di mostrarlo inetto a cotal bisogno? Ma è bene che passiamo avanti. 30. Segua, dunque, V. S. Illustrissima di leggere. “Verum, ni fallor, non quilibet cometæ motus Galilæum torsit, coëgitque aliquid aliud præterea excogitare quod proferre vel nesciat vel non audeat; sed is tantum, quo ultra nostrum verticem, seu zenith, propius ad polum accessit. Si igitur ultra verticem cometa progressus non fuisset, nil erat quod de hoc alio motu cogitaret. Hoc enim ipsemet verbis illis innuere videtur, quibus ait, "si nullus alius ponatur motus quam rectus ac perpendicularis, tunc ad nostrum tantum verticem recta cometam ascensurum, non tamen progressurum ulterius". Demus igitur, nullum unquam cometam verticem nostrum prætergressum: aio tamen, ne sic quidem eius cursum explicari posse motu hoc recto. Sit enim Terræ globus ABC, locus ex quo vapor ascendit sit B, oculus vero spectantis in A, visusque sit primum cometa, verbi gratia, in E, et locus eidem respondens in cælo sit G; intelligatur moveri cometa sursum in linea BO per partes æquales EF, FM, MO: affirmo, quantumvis vapor ille per lineam DO ascendat, etiam in omni æternitate nunquam ad verticem nostrum, ne apparenter quidem, perventurum. Ducatur enim linea AR ipsi BO parallela: nunquam tantus erit cometæ motus apparens, quantus est arcus GR, et nunquam radius visualis coincidet cum linea AR. Cum enim semper radius visivus concurrere debeat cum recta BO, in qua apparet cometa, cumque radius AR sit lineæ BO parallelus, non poterit cum illa unquam concurrere, ex definitione parallelarum: ergo nunquam radius per quem cometa videtur, poterit ad R pervenire; et, consequenter, motus apparens cometæ non solum non perveniet ad nostrum verticem S, sed neque ad punctum R, quod longissime adhuc a vertice distat. Apparebit enim primo in G, secundo in F, tertio in I, deinde in L, etc.; sed nunquam perveniet ad R.” Torna il Sarsi, come V. S. Illustrissima vede, ad alterar la scrittura del signor Mario, volendo pure ch'egli abbia scritto, che il moto perpendicolare alla Terra dovesse condur finalmente la cometa al punto verticale; il che non si trova nel suo libro, ma sì bene che tal moto sarebbe verso il vertice: e ciò fa, per mio parere, il Sarsi per pigliare occasione di portarci questa geometrica dimostrazione, fabbricata sopra fondamenti non più profondi della sola intelligenza della diffinizione delle linee parallele; dalla quale azzione alcuno potrebbe dedurre forse una conseguenza non molto insigne pel Sarsi. Imperocché o egli stima questa sua conclusione e dimostrazione per cosa ingegnosa e da persone non vulgari, o vero per una cosuccia da essere anco ritrovata da' fanciulli: s'egli la stima per cosa puerile, poteva ben esser sicuro che né il signor Mario ned io siamo costituiti in sì infelice stato di cognizione, che per mancamento di cotal notizia avessimo ad incorrere in errore; ma se ei l'ha per cosa sottile e di momento, io non saperei come non far giudicio ch'ei fusse povero affatto e bisognoso di ritornar sotto la disciplina del Maestro. È vero, dunque, che il moto perpendicolare alla superficie terrestre non arriva mai al vertice (eccetto però che quello che si parte dall'istesso luogo del riguardante, il che forse il Sarsi non ha osservato), ma è anco vero che noi non abbiamo detto mai ch'ei v'arrivi. 31. “Præterea, quoniam, ut Galilæus ipse fatetur, cometæ motus in principio velocior visus est, et paulatim postea remitti, videndum est, in qua proportione hæc motus remissio procedere debeat in hac linea recta. Certe, si Galilæi figuram expendamus, quando cometa fuerit in E, apparebit in G; cum vero, paria percurrens spatia EF, FM, MO, motum suum apparentem in punctis F, I, L ostendet, videbitur motus eius decrescere decrementis maximis; nam arcus FI vix est medietas ipsius GF, et IL ipsius FI, atque ita de reliquis: debuit ergo cometæ motus apparens in eadem proportione decrescere. Sciendum autem est, motum cometæ observatum non in hac proportione decrevisse, immo primis diebus adeo exiguum ipsius decrementum fuisse, ut non facile animadverteretur. Cum enim in suo exordio tres circiter gradus quotidie percurreret, diebus iam 20 elapsis vix quicquam de illa priori contentione remisisse visus est. Immo, si in iudicium advocentur cometæ duo Tychonici annorum 1577 et 1585, ex ipsorum motibus apertissime colligemus, quam longe abfuerint ab immani hoc decremento. Si quis iam ex me quærat, quantus tandem futurus sit cometæ motus per lineam hanc rectam ascendentis, respondeo: si cometa tunc primum appareat, cum vapor ex quo producitur non longe abest a Luna, quod valde probabile est, et præterea ponamus locum, ex quo in Terræ globo fumus ille ascendit, distare a nobis gradibus 60, respondeo, inquam, apparentem cometæ motum toto durationis suæ tempore non absoluturum gradum unum et minuta 31. Sit enim Terræ globus ABC, Lunæ concavum GFH, distans a centro D Terræ semidiametris 33, ex Ptolemæo; Tycho enim duplam fere ponit distantiam, quod magis e re mea foret; sitque A locus ex quo spectatur cometa, B vero locus ex quo vapor ascendit. Dico, cum visus fuerit cometa in E, futurum angulum DEA gradus 1, minuta 31; ac proinde, si ducatur AF parallela ipsi DE, erit etiam angulus FAE gradus 1, minuta 31, cum sit alternus ipsi DAE inter easdem parallelas; duæ ergo lineæ AE, AF intercipient in firmamento arcum gradus 1, minuta 31. Sed ad lineam AF, parallelam ipsi DE, nunquam perveniet cometa, ut probavimus superius: ergo nunquam absolvet motum gradum 1, minuta 31. Quod autem angulus DEA futurus sit in concavo Lunæ gradus 1, minuta 31, probatur. Quia, cum cognitus sit, ex suppositione, angulus EDA graduum 60 in triangulo ADE, et præterea latus AD unius Terræ semidiametri, et latus DE semidiametrorum 33; si fiat, ut 34, aggregatum duorum laterum AD, DE, ad 32, differentiam eorumdem laterum, ita 173205, tangens dimidii summæ reliquorum duorum angulorum, hoc est tangens anguli graduum 60, ad quartum numerum, invenietur 163016, tangens anguli graduum 58, minutorum 29: qui, detracti ex gradibus 60, hoc est ex dimidio duorum reliquorum angulorum, relinquent angulum DEA quæsitum gradus 1, minutorum 31, ex regulis trigonometricis.” Io credetti dalla precedente dimostrazion del Sarsi, ch'ei potesse essere ch'egli avesse veduto, e forse inteso, il primo libro degli Elementi della geometria; ma quello ch'egli scrive qui mi mette in gran dubbio s'egli abbia prattica veruna sopra le cose matematiche, poi che dalla figura delineata di sua fantasia da se medesimo, ei vuol ritrarre qual sia la proporzion della diminuzion dell'apparente velocità del moto attribuito dal signor Mario alla cometa: dove, prima, egli dimostra di non avere osservato che in tutti i libri de' matematici niun riguardo si ha già mai delle figure, tutta volta che vi è la scrittura che parla; e che in astronomia, in particolare, si tratterebbe poco meno che dell'impossibile a voler mantenere nelle figure le proporzioni che realmente hanno tra di loro i moti, le distanze e le grandezze degli orbi celesti, le quali proporzioni senza verun pregiudicio della dottrina si alterano sì fattamente, che quel cerchio o quell'angolo che dovrebbe esser mille volte maggiore d'un altro, non si fa né anco due o ver tre. Si veda anco il secondo errore del Sarsi, ch'è ch'ei s'immagina che 'l medesimo movimento debba apparir fatto colle stesse apparenti inegualità da tutti i luoghi ond'ei venga osservato ed in tutte le distanze o altezze dove il mobile si ritrovi: tuttavia la verità è, che segnati nel moto retto perpendicolarmente ascendente molti spazii eguali, i movimenti apparenti, verbigrazia, di quattro parti vicine a Terra importeranno mutazioni in cielo tra di sé molto più disuguali che quelli di quattro altre parti assai lontane; sì che finalmente in gran lontananza la disugualità che nelle parti basse era grandissima, nell'altre resterà insensibile. Così parimente in altra proporzione appariranno fatti i medesimi ritardamenti se il riguardante sarà vicino al principio della linea del moto, che s'egli ne sarà lontano. Tuttavia il Sarsi, perché nella figura [v. figura a pag.70] trova che gli archi GF, FI, IL, che sono i moti apparenti, decrescono grandemente ed assai più che non si scorse nel movimento della cometa, si è persuaso che simil moto in conto niuno possa a quella adattarsi; né ha avvertito come cotali decrementi possano apparir meno e meno disuguali, secondo che l'altezza del mobile sarà posta maggiore. Egli pur sa che nelle figure né si osserva, né importa nulla il non osservar, le debite proporzioni; della qual notizia egli medesimo ce ne rende certi nella sua seguente figura, [v. figura a pag.72] nella quale prova l'angolo DEA esser solamente un grado e mezo, se bene in disegno è più di gradi 15, ed il semidiametro del concavo lunare DE appena è triplo del semidiametro terrestre DB, il qual tuttavia egli nomina 33 volte maggiore; sì che questo solo era bastante a fargli conoscere quanto grande sia la semplicità di chi volesse raccor la mente d'un geometra dal misurar colle seste le sue figure. Concludendo dunque dico, signor Lottario, che può star benissimo in un istesso moto retto ed uniforme un'apparente diminuzione e grande e mezana e piccola e minima ed insensibile ancora; e se voi vorrete provare che niuna di queste corrisponda al moto della cometa, bisognerà che facciate altra fattura che misurar le dipinture; e v'assicuro che scrivendo voi cose tali, non v'acquisterete l'applauso d'altri, che di chi, non intendendo né il signor Mario né voi, ripon la vittoria nel più loquace e ch'è l'ultimo a parlare. Ma sentiamo, Illustrissimo Signore, quello che in ultimo il Sarsi produce. Esso, per mio credere, vuol da questo ch'ei soggiunge, ch'è la piccolezza del moto apparente, provare, il già più volte nominato moto retto non competere in verun modo alla cometa (e dico di creder così, e non d'esserne sicuro, poi che l'istesso autore, doppo sue dimostrazioni e calcoli, non raccoglie conclusione alcuna): e per ciò fare egli suppone, la cometa nel suo primo apparire esser stata lontana dalla superficie della Terra 32 semidiametri terrestri, e che il riguardante sia situato 60 gradi lontano dal punto della superficie della Terra che perpendicolarmente risponde sotto alla linea del moto d'essa cometa; e fatte tali due supposizioni, dimostra la quantità del moto apparente potere appena arrivare in cielo a un grado e mezzo; e qui finisce, senza applicare il detto a proposito alcuno o raccorne altra conclusione. Ma già che il Sarsi non l'ha fatto, ne raccorrò io due delle conclusioni: la prima sarà quella che l'istesso Sarsi vorrebbe che il semplice lettore n'inferisse da per se stesso, e l'altra quella che per vera conseguenza, e non per inavvertenza di persone semplici, si raccoglie. Ecco la prima: “Dunque, o lettore, nel cui orecchio ancora risuona quello che di sopra è stato scritto, cioè che il moto apparente della nostra cometa valicò in cielo molte e molte decine di gradi, fa' tu ora concetto e tieni per sicuro che il moto retto del signor Mario in veruna maniera se gli assesta, per lo quale a gran fatica si può valicare un sol grado e mezo.” E questa è la conseguenza de' semplici. Ma chi averà fior di logica naturale, congiungendo le premesse del Sarsi colla conclusione da quelle dependente, formerà cotal sillogismo: “Posto che la cometa nel suo apparire fusse stata alta 32 semidiametri terrestri, e che il riguardante fusse gradi 60 lontano dalla linea del suo moto, la quantità del suo moto apparente non poteva eccedere un grado e mezo; ma egli eccedette molte decine di gradi; (venga ora la conseguenza vera) adunque nel tempo delle prime osservazioni la nostra cometa non era in altezza da Terra di 32 semidiametri, e l'osservator lontano 60 gradi dalla linea del moto di quella.” Il che liberamente si conceda al Sarsi, essendo una conclusione che distrugge i suoi medesimi assunti: ben che per un altro rispetto ancora il suo sillogismo resti imperfetto, né punto vaglia contro al signor Mario, il qual già apertamente ha scritto che un semplice moto retto non può bastare a soddisfare all'apparente mutazion della cometa, ma vi bisogna aggiunger qualch'altra cagione della sua deviazione; la qual condizione, tralasciata dal Sarsi, snerva del tutto ogni sua illazione. Ma noto, di più, un altro non piccolo errore in logica in questo suo discorso. Vuole il Sarsi, dalla gran mutazion di luogo che fece la cometa provar che 'l moto retto del signor Mario non gli poteva competere, perché la mutazione che segue a cotal moto è piccola: e perché la verità è che a questo moto retto ne possono seguir mutazioni piccole, mediocri ed anco grandissime, secondo che il mobile sarà più alto o più basso, ed il riguardante più lontano o meno dalla linea d'esso moto, il Sarsi, senza domandar all'avversario in qual altezza e in qual lontananza ei ponga il mobile e 'l riguardante, ripone l'uno e l'altro in luoghi accommodati al suo bisogno e sconci per quel dell'avversario, e dice: “Pongasi che la cometa nel principio fusse alta 32 semidiametri, e l'osservatore lontano 60 gradi.” Ma, signor Lottario mio, se l'avversario dirà ch'ella non era tanto lontana a molte migliaia di miglia, e l'osservatore parimente assai più vicino, che farete voi del vostro sillogismo? che ne concluderete? niente. Bisognava che noi, e non voi, avessimo attribuito alla cometa ed all'osservatore cotali distanze, ed allora ci avreste colle nostre proprie armi trafitti; o se pur volevate trafiggerci colle vostre, dovevate prima necessariamente provare, tali essere state in fatto le lontananze (il che non avete fatto), e non arbitrariamente fingervele, ed elegger delle più pregiudiciali alla causa dell'avversario. Questo particolare solo mi fa inclinare un poco a credere che possa esser vero quello che sin qui non ho creduto già mai, cioè che possiate essere stato scolare di quello di chi voi vi fate, avvenga ch'egli ancora caschi, s'io non m'inganno, nell'istessa fallacia, mentre vuol dimostrar falsa l'opinion d'Aristotile e d'altri ch'ànno stimato la cometa esser cosa elementare e dentro alla regione elementare aver sua residenza: a i quali egli oppone, come grandissimo inconveniente, la smisurata mole ch'ella dovrebbe avere, e quanto incredibil cosa sarebbe che dalla Terra potesse esserle somministrato pabulo e nutrimento; per dimostrarla poi una smisuratissima machina, la costituisce, senza licenza degli avversari, nella più sublime parte della sfera elementare, cioè nell'istessa concavità dell'orbe lunare, e di quivi, dall'apparirci ella quale la veggiamo, va calcolando la sua mole dover esser poco manco di cinquecento milioni di miglia cubiche (e noti il lettore che lo spazio d'un sol miglio cubo è tanto grande, che capirebbe più d'un milion di navi, che forse tante non se ne trovano al mondo), machina veramente troppo sconcia e disonesta, e di troppo grande spesa al genere umano, che di quaggiù le avesse a mandar la pietanza per cibarsi e nutrirsi. Ma Aristotile e i suoi aderenti risponderanno: “Padre mio, noi diciamo che la cometa è elementare, e che può esser ch'ella sia lontana dalla terra 50 o 60 miglia e forse manco, e non cento ventun mila settecento e quattro, come, solamente di vostra semplice autorità, la fate voi; e per tanto il corpo suo non viene ad esser a mille miglia grande quanto voi credete, né insaziabile o impasturabile”; e qui poi non ci è altro da fare per l'oppugnatore se non istringersi nelle spalle e tacere. Quando si ha da convincer l'avversario, bisogna affrontarlo colle sue più favorevoli, e non colle più pregiudiciali, asserzioni; altrimenti se gli lascia sempre da ritirarsi in franchigia, lasciando l'inimico come attonito ed insensato, e qual restò Ruggiero allo sparir d'Angelica. 32. Or sentiamo quel che segue: e legga V. S. Illustrissima questo quarto argomento. “Iam vero quamvis Terra non moveatur, neque tutum homini pio sit id asserere, si quis tamen scire ex me cupiat, an per motum Terræ possit hic cometæ cursus per rectam lineam explicari, respondeo: si nullus alius in Terra motus concipiatur præter eum quem Copernicus excogitavit, ne sic quidem motu hoc recto salvari cometæ phænomena. Quamvis enim per motum Copernici annuum Sol, ex ipsius sententia, videatur ab æquatore modo in austrum modo in septentrionem flectere (quem tamen ipse immobilem existimat), quilibet tamen horum motuum integro semestri completur, et brevi illo spatio dierum 40, quo ferme cometa comparuit, parum admodum Sol moveri visus est, hoc est per gradus tres, neque multo maior, ex hoc Terræ motu, videri potuit cometæ apparens deviatio; cui etiam si addatur totus ille motus qui ex incessu illo recto apparenter oriretur, nunquam motum cometæ observatum exæquabit.” Qui egli vuol mostrare che né anco ponendosi il moto della Terra, quale dal Copernico fu assegnato, si potrebbe esplicare e sostenere questo moto per linea retta e quella deviazion dal vertice; perché, se bene al moto della Terra ne conséguita l'apparente declinazione del Sole ora verso austro ora verso borea, tuttavia nello spazio di 140 giorni, ne i quali si osservò la cometa, tal declinazione non importò più di gradi 3, né molto maggior di tanto poteva apparir quella della cometa; sì che, congiunta questa con quel solo grado e mezo che poteva importar l'altra dependente dal proprio moto retto, tuttavia noi rimagniamo assai lontani da quel moto grandissimo che in lei si vide. Qui, non avendo noi affermato né detto che di tal deviazione apparente ne sia cagione movimento alcuno di qualch'altro corpo, e men di tutti del corpo terrestre, il quale l'istesso Sarsi confessa di sapere che noi reputiamo falso, chiaramente apparisce ch'egli l'ha introdotto di suo capriccio per farsi adito a crescere il suo volume; per lo che niuno obligo cade in noi di risposta per mantenimento di quello che non abbiamo prodotto. Non però voglio restar di dire, ch'io fortemente dubito che il Sarsi non abbia ancora formatasi perfetta idea de' moti attribuiti alla Terra, né delle varie e moltiplici apparenze che da quelli negli altri corpi mondani scorger si dovrebbono; già che io veggo ch'egli senza niuna differenza di positura, o sotto o fuori dell'eclittica, o dentro o fuori dell'orbe magno, o di meridionale o settentrionale, o di vicino o lontano da essa Terra, stima che qual deviazione apparisce nel corpo solare, collocato nel centro di essa eclittica, debba ancor la medesima, o pochissimo differente, scorgersi in ogn'altro visibile oggetto, in qualsivoglia luogo del mondo collocato; cosa ch'è remotissima dal vero, e non repugna che, mediante la differente postura, quella mutazione che nel Sole apparisce tre gradi, in altro oggetto possa apparire 10, 20, 30. Ed in conclusione, se il movimento attribuito alla Terra, il quale io, come persona pia e cattolica, reputo falsissimo e nullo, s'accommoda al render ragione di tante e sì diverse apparenze le quali s'osservano ne' corpi celesti; io non m'assicurerò ch'egli, così falso, non possa anco ingannevolmente rispondere all'apparenze delle comete, se il Sarsi non discende a più distinte considerazioni di quelle che sin qui ha prodotte. 33. Legga ora V. S. Illustrissima il quinto argomento. “Atque hæc quidem, si omnium, quotquot adhuc fuerunt, cometarum motus æque certus ac regularis fuisset: at si alios etiam in quæstionem vocemus, quorum motus longe diversus ab his fuit, multo clarius ex illis constabit, possit ne cometis motus hic rectus præscribi. Adi igitur Cardanum; hæc apud illum, ex Pontano, leges: "Cometes tenui capite comaque admodum brevi a nobis conspectus est, qui mox, miræ magnitudinis factus, ab ortu in septentrionem cœpit deflectere, nunc citato motu nunc remisso; et quoad Mars Saturnusque regrederentur, ipse aversus, coma progrediente, ferebatur, donec ad Arctos pervenit; unde, cum primum Saturnus et Mars recto cursu pergere cœperunt, in occasum iter flexit tanta celeritate, ut die uno 30 gradus emensus sit; atque ubi ad Arietem et Taurum commeavit, videri desiit." Præterea apud eumdem, ex Regiomontano, hæc habes: "Idibus Ianuariis anno Domini 1475 visus est nobis cometa sub Libra cum stellis Virginis, cuius caput tardi erat motus donec propinquum esset Spicæ; nunc incedebat per crura Bootis versus eius sinistram, a qua discedendo, die uno naturali, portionem circuli magni graduum 40 descripsit, ubi, cum esset in medio Cancri, maxime distabat ab orbe signorum gradibus 67; et tunc per duos polos zodiaci et æquinoctialis ibat, usque ad intermedia pedum Cephæi, deinde per pectus Cassiopeiæ super Andromedæ ventrem; post, gradiendo per longitudinem Piscis septentrionalis, ubi valde remittebatur motus eius, propinquabat zodiaco, etc." Quare in principio ac fine tardissimi fuit motus, in medio vero celerrimi, quod motui isti per lineam rectam apertissime repugnat; hic enim semper in principio velocior est, postea sensim remittitur; cui tamen adhuc apertius obstat prior cometa Pontani, in principio tardus, in fine velocissimus. Audi illum in Meteoris ita concinentem: Nam memini quondam, Icario de sidere lapsum squalentem præferre comam, tardoque meatu flectere sub gelidum boreæ penetrabilis orbem; hinc rursum præferre caput, cursuque secundo vertere in occasum, ac laxis insistere habenis; donec Agenorei sensit fera cornua Tauri. In his duobus porro cometis difficilius multo motus ille rectus explicari potest; cum hi, brevissimo temporis spatio, integrum semicirculum maximum motu suo percurrerint, cui motui explicando perexiguo futurus est adiumento quicumque Terræ motus. Neque hoc loco catalogum cometarum variorumque illorum motuum texere mei est instituti: si quis vero eos adeat qui de his egerunt, multa inveniet quæ cum motu hoc recto stare nulla ratione possunt. Satis igitur superque de cometæ substantia ac motu dictum.” Qui col produrre il Sarsi altre varie mutazioni fatte in altre comete e descritte da altri autori, pensa pur di confermare il suo detto. Ma quello che ho scritto di sopra risponde ancora a questo, né altro ci bisogna, se prima, lasciando il Sarsi le troppo larghe generalità, non viene alle particolari considerazioni de' particolari stati d'esse comete, quanto all'essere alte, basse, australi o boreali, ed apparse ne' tempi de' solstizi o degli equinozzi; condizioni tralasciate da esso, e necessarissime in cotali decisioni, com'egli stesso potrà conoscere qualunque volta con maggiore attenzione si ridurrà a questa speculazione. 34. Passo ora all'ultima questione del presente esame: “Reliqua nunc est cometæ coma seu barba, vel, si mavis, cauda, quæ sua illa curvitate non parum astronomis negotii facessit: in qua tamen explicanda triumphare plane sibi videtur Galilæus. Verum illud primum hoc loco ei suggerere habeo, nihil esse quod novum hunc modum comarum explicandarum sibi adscribat; nihil ipsum sua hac in disputatione protulisse, quod Keplerus multo ante non viderit, et scriptis planissime consignarit: nam dum rationes inquirit, cur cometarum caudæ curvæ aliquando videantur, ait id non ex parallaxi oriri, quod alio etiam loco probat, neque ex refractione, multa in hanc sententiam afferens; ubi tandem ait, hoc phænomenon inter naturæ arcana relinquendum. Hoc igitur præmissum volui, quandoquidem ipse ait, se vidisse neminem qui hac de re scripserit, præter Tychonem. Hoc uno inter se differunt Keplerus et Galilæus, quod hic iis rationibus assentitur, quas non tanti ponderis ille existimavit, ac propterea sub iudice litem relinquendam statuit.” Troppo veramente si dimostra il Sarsi desideroso di spogliarmi, anzi del tutto denudarmi, d'ogni ben che lieve ornamento di gloria: e qui, non contento di scoprire, la ragion prodotta per mia dal signor Mario, onde avvenga che la chioma della cometa talora ci apparisca piegarsi in arco, esser falsa e non concludente, aggiunge, in quella non esser da me arrecato niente di nuovo, ma il tutto molto innanzi essere stato scritto e publicato, e poi come falso rifiutato, da Giovanni Kepplero; tal che nell'animo del lettore, qualunque volta egli si fermasse sopra la relazion del Sarsi, io resterei in concetto non solo d'involator delle cose altrui, ma di ladruccio dappoco, che andasse raggranellando sino alle cose rifiutate. Ma chi sa che anco forse la piccolezza del furto non mi renda più colpevole, nel concetto del Sarsi, che s'io con maggiore animo mi fussi applicato a prede maggiori? e se per avventura io, in cambio di rubacchiar qualche cosarella, mi fussi con maggior generosità messo alla cerca di libri non così noti in queste nostre parti, ed incontratone alcuno di qualche bravo autore avessi tentato di sopprimere il suo nome ed attribuire a me tutta l'opera intera, forse cotal impresa gli saria paruta altrettanto eroica e grande, quanto l'altra pusillanima ed abietta. Ma io non son di tanto cuore, e liberamente confesso la mia codardia. Ma s'io son poveretto e d'ardire e di forze, sono almanco da bene, né voglio, signor Lottario, immeritamente restar con questo fregio su 'l viso, ma voglio liberamente scrivere e palesare il vostro mancamento, e non penetrando io da quale affetto possa esser nato, lascerò che voi stesso lo specifichiate poi nella vostra scusa. Volse già Ticone assegnar la causa di cotale apparente curvità, riducendola ad alcune proposizioni dimostrate da Vitellione; ma il signor Mario mostrò che quello non aveva comprese le cose scritte da quell'autore, le quali sono remotissime dal servire al proposito di tal piegatura. Soggiunse l'istesso signor Mario quella che a sé ed a me era paruta la vera causa e dimostrativa ragione: si leva su il Sarsi, e volendo confutarla, e di più, manifestarla cosa del Kepplero, cade con Ticone nell'istessa fossa, e si dichiara non avere inteso niente di quello che scrivono il Kepplero ed il signor Mario, o almeno dissimula l'intender l'uno e l'altro, e vuole che ambedue scrivano l'istessa cosa, mentre scrivono cose differentissime. Il Kepplero vuol render ragione della curvità come ch'essa chioma sia realmente, e non in apparenza solamente, curva; il signor Mario la suppone realmente diritta, e cerca la causa della piegatura apparente. Il Kepplero la riduce ad una diversità di refrazzioni de' raggi stessi solari, fatte nell'istessa materia celeste in cui si forma l'istessa chioma, la qual materia, in quella parte solamente che serve alla produzzion della chioma, in altri ed altri gradi di vicinità all'istessa stella sia più e più densa, sì che, facendo altre ed altre refrazzioni, dal composto finalmente di tutte ne risulti una total refrazzione distesa non direttamente, ma in arco; il signor Mario introduce una refrazzione fatta non da' raggi del Sole, ma dalla spezie dell'istessa cometa, non nella materia celeste aderente al capo di quella, ma nella sfera vaporosa che circonda la Terra: sì che l'efficiente, la materia, il luogo ed il modo di queste produzzioni sono diversissimi, né ànno altra communicanza tra di loro questi due autori, che questa sola parola refrazzione. Ecco le parole precise del Kepplero: “Non refractio potest esse causa inflexionis huius, ni nescio quod monstri confingamus, materiam ætheream certis gradibus propinquitatis ad hoc sydus magis magisque crassam, nec nisi ex una sola parte in quam caudam vergit.” Ah, signor Lottario, è possibile che voi vi siate lasciato trasportar tant'oltre dal desiderio d'oscurare il mio nome, qual egli si sia in materia di scienze, che non solo non abbiate avuto riguardo alla reputazion mia, ma né anco a quella di tanti amici vostri? a' quali con fallacie e simulazioni avete cercato di far credere la vostra dottrina ferma e sincera e con tal mezo avete fatto acquisto del loro applauso e delle lor lodi, che adesso, se mai accaderà ch'essi veggano questa mia scrittura e per essa comprendano quante volte ed in quante maniere voi gli avete voluti trattar da troppo semplici, ei si terranno scherniti da voi, e la stima e la grazia vostra negli animi loro muterà stato e condizione. Differentissima è dunque la ragione prodotta e rifiutata poi dal Kepplero; il quale, come persona conosciuta da me sempre per non men libera e sincera che intelligente e dotta, son sicuro che ei confesserebbe, il nostro detto essere in tutto diverso dal suo, e che come il suo meritò il rifiuto, questo merita l'assenso, perché è vero e dimostrativo, ben che il Sarsi s'ingegni di confutarlo. 35. Ma sentiamo la forza delle sue confutazioni. “Sed videamus iam, an ex refractione, quod Galilæus asserit, huius caudæ curvitas oriri potuerit. Neque enim eas leges illa servasse videtur, quas eidem ipse præscribit; ut nimirum quoties ad horizontem inclinaretur eidemque fere incederet parallela ac plures verticales intersecaret, tunc solum curvaretur, ubi vero ad verticem nostrum spectaret, illico dirigeretur: nam vix tribus quatuorve diebus suam illam primam curvitatem servavit, idque sive horizonti proxima sive ab eodem remota; postea vero declinare quidem visa est ab ea linea quæ per cometæ caput a Sole recta duceretur, sed nullam curvitatem præ se tulit, cum tamen sæpissime ductus illæ caudæ ad horizontem inclinatus compareret. At si ita se res haberet ut Galilæus asserit, longe rectior videri debuisset in ipso exortu, quam cum altius elevaretur. Sæpissime enim ita ab horizonte ascendit, ut tota in eodem fere verticali existeret; in ascensu vero ipso fiebat ad horizontem inclinatior, et plures verticales intersecabat; ut ex globo ipso cognoscere quivis potest, si observet, exempli gratia, in globo aliquo cælesti locum cometæ et ductum caudæ respondentem diei 20 Decembris. Transibat enim tunc coma inter duas postremas stellas caudæ Ursæ Maioris, ipsum vero cometæ caput distabat ab Arcturo gradibus 25, minutis 54, a Corona vero gradibus 24, minutis 23. Si igitur locus cometæ in globo inveniatur et ductus caudæ describatur, in ipsa globi circumvolutione apparebit cauda, ab horizonte emergens, in uno fere verticali; mox, altius provecta, fiet ferme horizonti parallela: et tamen hæc ne in hac quidem positione curvitatem ullam ostendit.” Troppo inefficace maniera di confutare una dimostrazion di prospettiva necessariamente concludente è questa del Sarsi, mentr'egli vuole che altri la posponga a sue relazioni, le quali possono essere alterate e francamente accommodate al suo bisogno; e perdonimi il Sarsi se io ho tal sospetto, poi ch'egli stesso dà tanto frequentemente occasione di sospender la credenza delle cose ch'ei produce. E qual fede si deve prestare alle relazioni d'uno circa cose già passate e che niente di loro più si ritrova né vede, mentre il medesimo, parlando di cose permanenti, presenti, publiche e stampate, non s'astiene di riferirne delle dieci le nove alterate diversificate ed in somma trasformate in senso contrario? Io torno a dire che la dimostrazione scritta dal signor Mario è pura, geometrica, perfetta e necessaria; questa doveva il Sarsi procurar prima d'intendere perfettamente, e poi, non gli parendo concludente, mostrar la sua fallacia o nella falsità degli assunti o nel progresso della dimostrazione: del che egli non ha fatto niente o pochissimo. La nostra dimostrazione prova che l'oggetto veduto, essendo disteso per linea retta e costituito fuori della sfera vaporosa, vicino ed inclinato all'orizonte, necessariamente si dimostra incurvato all'occhio posto lontano dal centro di essa sfera vaporosa; ma se quello sarà eretto all'orizonte o molto sopra quello elevato, del tutto diritto o insensibilmente incurvato ci si rappresenterà. La presente cometa per quei primi giorni che si vide bassa ed inclinata, si vide anco incurvata; fatta poi sublime, restò diritta, e tale si mantenne, perché sempre s'andò dimostrando in grande elevazione: la cometa del 77, la qual io continuamente vidi, perché sempre si mantenne bassa e molto inclinata, sempre si vide incurvata notabilmente: altre minori, che io ho viste altissime, sempre sono state dirittissime: sì che l'effetto si troverà conformarsi colla conclusione dimostrata, qualunque volta d'esso si abbiano veridiche relazioni. Ma sentiamo quanto il Sarsi oppone alla nostra dimostrazione, e di quanto momento siano le sue instanze. 36. “Præterea non video, qui fieri possit ut adeo secure asseveret Galilæus, vaporosam regionem ipsi Terræ sphærice circumfundi; cum tamen ipse huiusmodi vapores altius alicubi elevari quam alibi, constantissime doceat, dum suam de motu recto sententiam astruere nititur. Immo vero cometas ipsos non aliunde quam ex his ipsis vaporibus, Terræ umbrosum conum prætergressis, formatos dictitat. Quid ergo, si hic, vapor a Terræ superficie tribus absit passuum millibus, ibi vero ultra mille leucas protendatur, an sic etiam sphæræ figuram servabit vaporosa isthæc regio? Certe qui ad hanc diem sphæræ rudimenta tradiderunt, ii mediam aëris partem, quæ maxime vaporibus constat (si quam tamen illa certam figuram servat), sphæroidalem potius seu ovalem esse, quam rotundam, docent, cum in iis partibus, quæ polis subiectæ sunt, vapores minus a Sole solvantur, eleventurque proinde altius, quam in iis quæ æquinoctiali circulo et torridæ zonæ subiacent, ubi a calore finitimi Solis facillime dissolvuntur. Si ergo vaporosa hæc regio sphærica non est, nec æquis ubique intervallis a Terra removetur, neque æqualem in omnibus partibus crassitiem et densitatem servat, caudæ curvitas ex eiusdem regionis rotunditate, quæ nusquam est, existere nunquam poterit. Atque hæc de Galilæi sententia, in iis quæ cometam immediate spectant, dicta sint. Plura enim dici vetat ipsemet, qui, in bene longa disputatione, quid sentiret paucis admodum atque involutis verbis exposuit, nobisque plura in illum afferendi locum præclusit. Qui enim refelleremus quæ ipse nec protulit, neque nos divinare potuimus? Ad reliqua nunc accedamus.” Alla dimostrazione, come V. S. Illustrissima vede, viene opposto dal Sarsi l'essere ella fabbricata sopra un fondamento falso, cioè che la superficie della region vaporosa sia sferica, la quale egli in diverse maniere prova essere altrimenti. E prima, egli dice che noi stessi constantissimamente affermiamo, tali vapori elevarsi più in un luogo che in un altro. Ma tal proposizione non si trova altrimenti nel libro del signor Mario: v'è ben, che in alcun tempo è accaduto che alcuni vapori si innalzino più del consueto, ma ciò di rado e per brevissimo tempo; onde, per tal rispetto, il dire che la figura della region vaporosa non sia rotonda, è detto arbitrario del Sarsi. Il qual soggiunge, appresso, l'altra falsità, cioè che noi abbiam detto che la cometa si formi di quelli stessi vapori che, sormontando il cono dell'ombra, formano quella boreale aurora; cosa che non si trova nel libro del signor Mario. Aggiunge nel terzo luogo e dice: “Se cotal vapore in un luogo s'elevasse tre miglia, ed in un altro mille leghe, domin'se anco in questo modo riterrebbe la figura sferica?” Signor no, signor Sarsi, e chi dicesse tal cosa sarebbe, per mio avviso, un gran balordo; ma io non trovo niuno che l'abbia mai né detta, né, credo, pur sognata. Nominate voi l'autore. A quello ch'ei mette nel quarto luogo, cioè che quelli che insegnano i primi abbozzamenti della sfera, insegnano la figura di tal region vaporosa esser più tosto ovale che rotonda, rispondo che il Sarsi non si meravigli s'egli ha saputa questa cosa, ed io no; perché la verità è che io non ho imparato astronomia da questi maestri delle prime bozze, ma da Tolomeo, il quale non mi sovviene che scriva questa conclusione. Ma finalmente, quando fosse vero e certo, cotal figura essere ovale, e non rotonda, che ne cavereste, signor Lottario? niente altro se non che la chioma della cometa non fusse piegata in arco di cerchio, ma di linea ovale; la qual cosa, senza un minimo pregiudicio della nostra intenzione e del nostro metodo per dimostrar la causa di tale apparente curvatura, io vi posso concedere, ma non già quello che ne vorreste dedur voi, mentre concludete così: “Se dunque questa region vaporosa non è sferica, né per tutto egualmente lontana dalla Terra, né in tutte le parti egualmente grossa (proposizione replicata tre volte con diverse parole, per ispaventare i sempliciotti), la curvità della chioma non può derivar da cotal rotondità, la quale non è al mondo”. Non ne segue, dico, in buona logica questa conclusione, ma il più che ne possa seguire è che tal curvità non è parte di cerchio, ma di linea ovale e questo sarebbe il vostro infelice e miserabil guadagno, quando voi poteste aver per sicurissimo, la region vaporosa essere ovata, e non isferica. Se poi in fatto tal piegatura sia in figura d'arco di cerchio, o d'ellisse, o di linea parabolica, o iperbolica, o spirale, o altre, non credo ch'alcuno possa in verun modo determinare, essendo le differenze di cotali inclinazioni, in un arco di due o tre gradi al più, del tutto impercettibili. Mi restano da considerare l'ultime parole, dalle quali vo raccogliendo misticamente varie conseguenze e vani sensi interni del Sarsi. E prima, assai apertamente si comprende ch'egli si messe intorno alla scrittura del signor Mario non con animo indifferente circa il notarla o lodarla, ma con ferma risoluzione di tassarla ed impugnarla (come notai anco da principio); che però si scusa di non le aver fatto più numerose opposizioni, dicendo: “E come potev'io confutare le cose ch'ei non ha profferite e ch'io non ho potute indovinare?”, se ben la verità è tutta all'opposito, cioè ch'ei non ha impugnato altre cose, per lo più, che le non profferite dal signor Mario e ch'egli s'è messo per indovinarle. Dice insieme, che il signor Mario ha scritto con parole oscure ed inviluppate, e che in una ben lunga disputazione non si comprende qual sia stato il suo senso. A questo gli rispondo che il signor Mario ha avuta diversa intenzione da quella del Maestro del Sarsi. Questo, come si raccoglie dal principio della scrittura del Sarsi, scrisse al vulgo, e per insegnargli con suoi responsi quello che per se stesso non avrebbe potuto penetrare; ma il signor Mario scrisse a i più dotti di noi, e non per insegnare, ma per imparare, e però sempre dubitativamente propose, e non mai magistralmente determinò, ma si rimise alle determinazioni de' più intelligenti: e se la nostra scrittura pareva così oscura al Sarsi, doveva, prima che censurarla, farsela dichiarare, e non mettersi a contradire a quello ch'ei non intendeva, con pericolo di restarne a bocca rotta. Ma s'io devo dir liberamente il mio parere, non credo veramente che il Sarsi trapassi senza impugnare la maggior parte delle cose scritte dal signor Mario perch'ei non l'abbia benissimo capite, ma sì bene perché, per l'opposito, elle sien troppo apertamente chiare e vere, e ch'egli abbia stimato miglior consiglio il dire di non l'intendere, che contro a suo gusto prestar loro applauso e lode. Vengo ora al terzo essame, dove il Sarsi in quattro proposizioni, spezzatamente cavate di più di 100 che ne sono nel Discorso del signor Mario, si sforza di farci apparire poco intelligenti: l'altre tutte, assai più principali di queste, le chiude egli sotto silenzio, e queste, o con aggiungervi o con levarne o con torcerle in altro senso da quello in che son profferite, le va accommodando al suo dente. 37. Vegga ora V. S. Illustrissima. “Antequam ad nonnullas Galilæi propositiones accuratius expendendas, quod nunc molior, accedam, illud testatum omnibus velim, nihil hic minus velle me quam pro Aristotelis placitis decertare: sint ne vera an falsa magni illius viri dicta, nil moror in præsentia; illud unum interim ago, ut ostendam, admotas a Galilæo machinas minus firmas ac validas fuisse, ictus irritos cecidisse, atque, ut apertissime dicam, præcipuas propositiones quibus, veluti fundamentis, universa disputationis ipsius moles innititur, nonnullam fortasse veritatis speciem præseferre, illas vero si quis diligentius introspexerit, falsas, ut arbitror, deprehensurum. Dum igitur is Aristotelis sententiam refutare conatur, illud inter cætera habet, ad cæli lunaris motum circumferri aërem non posse; ex quo postea consequitur, neque per hunc motum accendi, quod inde deducebat Aristoteles. "Cum enim, inquit Galilæus, cælestibus corporibus figura perfectissima debeatur, dicendum erit, concavam huius cæli superficiem sphæricam esse ac politam, nullamque admittere asperitatem: politis autem lævibusque corporibus neque aër neque ignis adhærescit; quare hæc neque ad motum illorum movebuntur." Quæ omnia probat argumento ab experientia ducto. "Si enim, inquit, circa suum centrum circumagatur vas aliquod hemisphæricum, politum ac nullius asperitatis, inclusus aër ad eius motum non movebitur; quod persuadet accensa candela internæ superficiei vasis proxime admota, cuius flamma nullam in partem ad vasis motum se se convertet; at si aër ad motum vasis raperetur, secum etiam flammam illam traheret." Hactenus Galilæus. In his porro quædam reperias quæ tamquam certa assumuntur, et certa non sunt; alia vero quæ etiam pro certis habentur, et falsa comprobantur. Primum enim, dictum illud quo asserit, concavo lunari sphæricam et politam figuram deberi, si quis negarit, qua via quave ratione contrarium evincet? Nam si lævitas atque rotunditas cælestibus corporibus debetur, ideo debetur maxime, ne eorumdem motus impediatur. Si enim superficies secundum quas sese contingunt orbes illi, asperitatem aliquam admitterent, asperitas hæc procul dubio remoraretur eorum motum. Præterea, extima summi cæli superficies ideo rotunditatem requirit, ex Aristotele, ne si forte angulis constet, ad eius motum vacuum existat. Hæc autem omnia nullam prorsus vim habent in re nostra. Si enim concava hæc lunaris cæli superficies nec rotunda nec lævis sit, sed aspera et tuberosa, nihil absurdi consequitur, cum eius motui obsistere non possit corpus illi proximum, sive aër sive ignis sit, neque vacuum ullum sequatur, succedente semper uno corpore in alterius locum. Præterea, si hæc asperitas admittatur, longe melius servatur corporum omnium mobilium nexus: sic enim ad motum cæli moventur superiora elementa, ex quorum motu multa gigni, multa destrui, quotidie videmus. Veram, dum Galilæus nobilissimis corporibus rotundam flguram deberi asserit, numquid homines, cælo longe nobiliores, idcirco teretes atque rotundos optabit? Quos tamen quadratos, ex sapientum oraculis, malumus. Dixerim igitur potius, eam cuique figuram tribuendam, quæ ad eiusdem finem consequendum sit aptissima. Ex quo non immerito aliquis sic inferat: Cum ergo Lunæ concavum inferiora hæc sublimioribus illis orbibus nectere quodammodo ac colligare debeat, asperum potius ac tenax, quam politum ac læve, fabricandum fuit.” Qui, senza passar più oltre, si ritrovano le solite arti del Sarsi. E prima, non si trova nella scrittura del signor Mario che noi abbiamo detto mai che a i corpi lisci e puliti né l'aria né il fuoco aderiscano e s'attacchino: il Sarsi ci impone questo falso di suo capriccio, per farsi strada a poter dir, poco di sotto, di certa piastra di vetro. Di più, finge il Sarsi di non s'accorgere che il dir noi che 'l concavo della Luna sia di superficie perfettissimamente sferica tersa e pulita, non è perché tale sia la nostra opinione, ma perché così vuole Aristotile ed i suoi seguaci, contro al quale noi argomentiamo ad hominem: e fingendo di trovar nel libro del signor Mario quello che non v'è, simula di non vedere quello che più volte e molto apertamente v'è scritto, cioè che noi non ammettiamo quella sin qui ricevuta moltiplicità d'orbi solidi, ma che stimiamo diffondersi per gl'immensi campi dell'universo una sottilissima sostanza eterea, per la quale i corpi solidi mondani vadano con lor proprii movimenti vagando. Ma che dico? pur ora mi sovviene ch'egli aveva ciò veduto e notato di sopra, a car. 34, dov'egli scrive: “Cum enim nulli Galilæo sint cælestes Ptolemæi orbes, nihilque, ex eiusdem Galilæi systemate, in cœlo solidi inveniatur.” Qui, signor Sarsi, non potete voi mai nasconder di non avere internamente compreso, che il dir noi che il concavo lunare è perfettamente sferico e liscio, sia detto non perché tale lo crediamo, ma perché tale lo stimò Aristotile, contro al quale ad hominem noi disputiamo; perché se voi creduto aveste, ciò essere stato detto di propria nostra sentenza, non ci avereste mai perdonata una tanta contradizzione, di negare in tutto le distinzioni degli orbi e la solidità, e poi ammettere l'una e l'altra: errore di molto maggior considerazione, che tutte l'altre vostre note prese insieme. Vanissimo, dunque, è tutto il restante del vostro progresso, dove voi v'andate ingegnando di provare, il concavo lunare dover più tosto esser sinuoso ed aspro, che liscio e terso: è, dico, vano, né m'obliga a veruna risposta. Tuttavia voglio che (come dice il gran Poeta) Tra noi per gentilezza si contenda, e considerar quanta sia l'energia delle vostre prove. Voi dite, signor Sarsi: “Se alcuno negasse che la concava superficie lunare sia liscia e tersa, in qual modo o con qual ragione si proverebbe in contrario?” Soggiungete poi, come per prova prodotta dall'avversario, un discorso fabbricato a vostro modo e di facile discioglimento. Ma se l'avversario vi rispondesse, e dicesse: “Signor Lottario, posto che gli orbi celesti sieno di materia solida e distinta da quella che dentro al concavo lunare è contenuta, vi dico asseverantemente, doversi di necessità dire, tal superficie concava esser pulita e tersa più di qualsivoglia specchio: imperocché quando ella fusse sinuosa, le refrazzioni delle specie visibili delle stelle, nel venire a noi, farebbono continuamente un'infinità di stravaganze, come accade a punto nel riguardar noi gli oggetti esterni per una finestra vetriata, nella quale sieno vetri altri spianati e puliti, ed altri non lavorati; ché, o perché gli oggetti si muovano, o perché noi moviamo la vista, le specie loro mentre passano per li vetri ben lisci niuna alterazione ricevono, né quanto al sito né quanto alla figura, ma nel passar per li vetri non lavorati non si può dir quali e quanto stravaganti sieno le mutazioni; e così appunto quando il concavo lunare fosse sinuoso, mirabil cosa sarebbe il veder con quante trasformazioni di figure, di movimenti e di situazioni le stelle erranti e fisse di momento in momento ci si mostrerebbono, secondo che or per una or per un'altra parte del sottoposto orbe lunare passassero a noi le loro specie; ma niuna cotal difformità si scorge; adunque il concavo è tersissimo”; a questo che direte, signor Sarsi? Bisogna che v'affatichiate in persuader che tal discorso non vi giunga nuovo, e che l'avete trapassato come superfluo, e finalmente che non sia mio, ma d'altri, e già dismesso come rancido e muffo, e ch'in ultimo l'atterriate. Sia, dunque, questa la mia ragione per provare, il concavo lunare esser liscio, e non sinuoso. Sentiamo ora quella che producete voi per prova del contrario, e ricordiamoci che noi siamo in contesa degli elementi superiori, se sieno rapiti in giro dal moto celeste o no (ché tal è il vostro titolo della conclusione che voi impugnate, cioè: “Aër et exhalatio ad motum cæli moveri non possunt”), e ch'io ho detto di no, perché il concavo lunare è liscio, e questo ho provato per l'uniformità delle refrazzioni. Voi, provando il contrario, scrivete così: “Se si pone il concavo sinuoso, molto meglio si conserva la connession di tutti i corpi mobili, perché così al moto del cielo si muovono gli elementi superiori”. Ma, signor Lottario, questo è quell'errore che i logici chiamorno petizion di principio, mentre che voi pigliate per conceduto quello ch'è in questione e ch'io di già nego, cioè che gli elementi superiori si muovano. Noi abbiam quattro conclusioni, due mie e due vostre. Le mie sono: “Il concavo è liscio”, e questa è la prima; la seconda è: “Però gli elementi non son rapiti”. Che il concavo sia liscio, lo provo per le refrazzioni delle stelle, e concludo benissimo. Le vostre sono, prima: “Il concavo è aspro”; seconda: “Però rapisce gli elementi”. Provate poi che il concavo sia aspro perché così, al moto di quello, vengon rapiti gli elementi, e lasciate l'avversario nel medesimo stato di prima, senza niun vostro guadagno, il qual né più né meno persisterà in dire che il concavo non è aspro né rapisce gli elementi. Bisognava dunque, per isfuggire il circolo, che voi aveste provata l'una delle due conclusioni per altro mezo. Né mi diciate, avere a bastanza provata l'inegualità di superficie mentre dite che così meglio si collegano le cose inferiori colle superiori, perché per connetterle basta il semplice toccamento, e voi stesso più a basso ammettete l'istessa aderenza ed unione quando bene il concavo sia liscio, e non aspro, tal che frivolissima resterebbe cotal prova. Né di più forza sarebbe l'altra, quando per avventura voi pretendeste d'aver provato il ratto degli elementi superiori perché per cotal moto si fanno quaggiù le generazioni e le corruzzioni, e forse perché per esso viene spinto a basso il fuoco e l'aria superiore, che son pur fantasie fondate appunto in aria; e tardi ci riscalderemmo se avessimo aspettare l'espulsione del fuoco verso la Terra e massime che voi stesso adesso adesso direte ch'ei fa forza all'in su, e che però spinge, e, spingendo, aggrava in certo modo e più saldamente aderisce alla celeste superficie: pensieri e discorsi appunto fanciulleschi, che or vogliono ed or rifiutano le medesime cose, secondo che la sua puerile inconstanza loro detta. 38. Ma sentiamo con quali altri mezi nel seguente secondo argomento e' provi l'istessa conclusione. “Sed quid ego adversus Galilæum argumenta aliunde conquiro, quando ea ipse mihi abunde suppeditat? Nihil apud illum verius, quam Lunam non asperam modo esse, sed, alterius Telluris in modum, Alpes suas, Olympum, Caucasum suum habere, in valles deprimi, in campos latissimos extendi, Lunæ certe montes in Luna desiderari non posse. An non cæleste corpus ac nobilissimum est Luna? Numquid non longe nobilius quam cælum ipsum, quo veluti curru vehitur, quod veluti domum inhabitat? Cur igitur Luna tornata non est, sed aspera ac tuberosa? Stellæ ipsæ an non, Galilæo teste, figura varia atque angulari constarit? Quid autem inter sublimes substantias nobilius? Addo etiam, ne Solem quidem, si aspectui credas, hanc adeo nobilem figuram sortitum; dum in illo faculæ quædam conspiciuntur reliquis longe partibus clariores, quæ vel asperum, vel non æque undique lumine perfusum, eumdem ostendunt. Quare si nihil hæc Galilæi ratio persuadet, licetque in concavo lunari asperitatem admittere, nemo, arbitror, negabit, ad eius motum ferri exhalationes atque aërem posse. Asperitatem autem hanc admittendam non esse, non facile probabit Galilæus. Illud hoc loco omittendum non est, quod in Epistola 3 ad Marcum Velserum ipse habet, hoc est, solares maculas fumidos vapores esse, ad motum solaris corporis circumductos. Vel igitur solare corpus politum est ac læve, et non poterit huiusmodi vapores circumferre: vel asperum est et tuberosum, atque ita nobilissimum inter cælestia corpora neque sphæricum est nec politum. Præterea, in Epistola 2 ad eumdem Marcum ait: "Solem circa suum centrum ad ambientis motum rotari; corpus autem ambiens ipso etiam aëre longe tenuius esse debet." Quare, si corpus solare solidum ad motum circumfusi corporis rarissimi et tenuissimi movetur, non video cur postea cælum ipsum solidum motu suo secum rapere non possit corpus inclusum quamvis tenuissimum, quale est sphæra elementaris.” E prima che più avanti io proceda, torno a replicare al Sarsi, che non son io che voglia che il cielo, come corpo nobilissimo, abbia ancora figura nobilissima, qual è la sferica perfetta, ma l'istesso Aristotile, contro al quale si argomenta dal signor Mario ad hominem: ed io, quanto a me, non avendo mai lette le croniche e le nobiltà particolari delle figure, non so quali di esse sieno più o men nobili, più o men perfette; ma credo che tutte sieno antiche e nobili a un modo, o, per dir meglio, che quanto a loro non sieno né nobili e perfette, né ignobili ed imperfette, se non in quanto per murare credo che le quadre sien più perfette che le sferiche, ma per ruzzolare o condurre i carri stimo più perfette le tonde che le triangolari. Ma tornando al Sarsi, egli dice che da me gli vengon abbondantemente somministrati argomenti per provar l'asprezza della concava superficie del cielo, perché io stesso voglio che la Luna e gli altri pianeti (corpi pur essi ancor celesti ed assai più dell'istesso cielo nobili e perfetti) sieno di superficie montuosa, aspra ed ineguale; e se questo è, perché non si deve dire tale inegualità ritrovarsi ancora nella figura celeste? Qui può l'istesso Sarsi metter per risposta quello ch'ei risponderebbe ad uno che gli volesse provare che il mare dovrebbe esser tutto pieno di lische e di squamme, perché tali sono le balene, i tonni e gli altri pesci che l'abitano. All'interrogazione, ch'egli mi fa, per qual cagione la Luna non è liscia e tersa, io gli rispondo che la Luna e gli altri pianeti tutti, che, essendo per se stessi tenebrosi, risplendono solamente per l'illuminazione del Sole, fu necessario che fussero di superficie scabrosa, perché, quando fussero di superficie liscia e tersa come uno specchio, niuna reflession di lume arriverebbe a noi, essi ci resterebbono del tutto invisibili, ed in conseguenza del tutto nulle resterebbon l'azzioni loro verso la Terra e scambievolmente tra di loro, ed in somma, essendo ciascheduno anco per se stesso come nulla, per gli altri sarebbon del tutto come se non fussero al mondo. All'incontro poi, quasi altrettanto disordine seguirebbe quando i cieli fussero d'una sostanza solida e terminata da una superficie non perfettissimamente pulita e tersa: imperocché (come di sopra ho pur detto), mediante le refrazzioni continuamente perturbate in cotal sinuosa superficie, né i movimenti de i pianeti, né le lor figure, né le proiezzioni de' lor raggi verso noi, ed in conseguenza gli aspetti loro, altrimenti che confusissimi e disregolati non si ritroverebbono. Eccovi, signor Sarsi, un'efficace ragione in risposta del vostro quesito; in premio della quale cancellate di grazia dalla vostra scrittura quelle parole dove voi dite che io ho scritto in molti luoghi che le stelle son di figure varie ed angolari, ché sapete bene in coscienza che questa è una bugia e ch'io non ho mai scritta cotal proposizione; ed il più che voi potete avere inteso o letto, è che le stelle fisse sono di lume così vivo e folgorante, che il lor piccolo corpicello non si può scorgere distinto e circolato tra così splendenti raggi. Quanto poi a quello che il Sarsi scrive nel fine, del Sole e delle fumosità che in esso si generano e dissolvono e del suo ambiente, io non ho mai risolutamente parlato se questo al moto di quello o pur quello al moto di questo si raggirino, perché non lo so, e potrebbe essere anco che né l'ambiente né il corpo solare fusser rapiti, ma che d'ambedue fusse egualmente naturale quella conversione, per la quale son ben sicuro, perché lo veggo, ch'esse macchie si raggirano in quattro settimane in circa. Ma quando di ciò s'avesse anco perfetta scienza, non veggo quale utilità ne arrecasse alla presente contesa, dove solamente ad hominem ed argumentando ex suppositione, e fatte anco supposizioni sicuramente false, in materie diversissime dal Sole e suo ambiente, si cerca se il concavo lunare, duro e liscio, che tale non è al mondo, girandosi (che pur è un'altra falsità), rapisce seco il fuoco, che forse anch'esso non v'è. Aggiungasi l'altra dissimilitudine grandissima, la quale il Sarsi dice di non saper vedere, anzi la stima una identità, e che egualmente e coll'istessa naturalezza e facilità possa esser ch'un corpo fluido contenuto dentro la concavità d'un solido sferico, il quale si volga in giro, venga da quello rapito, come se il contenuto fusse una sfera solida e l'ambiente un liquido; ch'è quasi l'istesso che se altri credesse, che sì come al moto del fiume vien portata e rapita la nave, così al moto della nave dovesse esser rapita l'acqua di uno stagno, il che è falsissimo: perché, prima, quanto all'esperienza, noi veggiamo la nave, ed anco mille navi che riempissero tutto il fiume, esser mosse al moto di quello, ma all'incontro il corso d'una nave spinta da qualsivoglia velocità non vien seguito da una minima particella d'acqua: la ragion poi di questo non dovrebbe esser molto recondita; imperocché non si può far forza alla superficie della nave, che non si faccia similmente a tutta la macchina, le cui parti, essendo solide, cioè saldamente attaccate insieme, non si possono separare o distrarre, sì che alcune cedano all'impeto dell'ambiente esterno, e l'altre no; il che non avvien così dell'acqua o di altro fluido, le cui parti, non avendo in sé tenacità o aderenza appena sensibile, facilissimamente si separano e distraggono, sì che quel sol velo sottilissimo d'acqua che tocca il corpo della nave vien per avventura forzato ad ubidire al moto di quella, ma l'altre parti più remote, abbandonando le più propinque, e queste le contigue, in piccolissima lontananza dalla superficie si liberano del tutto dalla sua forza ed imperio. Aggiungesi a questo, che l'impeto e la mobilità impressa, assai più lungamente e gagliardamente si conserva ne i corpi solidi e gravi, che ne i fluidi e leggieri: e così veggiamo in un gran peso pendente da una corda, per molte ore conservarsi l'impeto e moto communicatogli una volta sola; ed all'incontro, sia quanto si voglia agitata l'aria rinchiusa in una stanza, non prima cessa l'impeto di quel che la commoveva, ch'ella totalmente si quieta, né ritien punto l'agitazione. Quando, dunque, l'ambiente e movente è liquido, e fa forza in un contenuto solido, corpulento e grave, va imprimendo la mobilità in un soggetto atto nato a ritenerla e conservarla lungo tempo; per lo che il secondo impulso sopravenente trova il moto impresso di già dal primo, il terzo impulso trova l'impeto conferito dal primo e dal secondo, il quarto sopragiunge alle operazioni del primo, secondo e terzo, e così di mano in mano, onde il moto nel mobile vien non pur conservato, ma augumentato ancora: ma quando il mobile sia liquido, sottile e leggiero ed in conseguenza impotente a conservare il movimento impresso, e che tanto è quello che s'imprime quanto quello che si perde, il volergli imprimer velocità è opera vana, qual sarebbe il volere empier il crivello delle Belide, che tanto versa quanto vi si rinfonde. Or eccovi, signor Lottario, mostrato somma diversità ritrovarsi tra queste due operazioni, che a voi parevano una cosa medesima. 39. Passiamo ora al terzo argomento. “Sed demus Galilæo, orbis huius interiorem superficiem tornatam ac lævem esse: nego, lævibus corporibus aërem non adhærescere. Lamina certe vitrea B aquæ imposita, quamvis lævissima sit, non minus quam si foret alterius asperioris materiæ natabit, adhærensque illi aër aquam AC, circa vitrum per vim sese attollentem, continebit, ne diffluat et laminam obruat. Cur igitur inde non abscedit aër, dum descendentis aquæ pondere e vitrea lamina truditur, sed hæret illi mordicus, nec, nisi maiori vi pulsus, loco cedit? Præterea, si quis, lapideam forte tabulam politissimam nactus, corpus aliud grave æque politum eidem imposuerit, postea vero subiectam tabulam huc illuc trahat, impositum æque corpus quo voluerit trahet; et tamen si pondus quo corpus illud tabulæ innititur auferas, id huic non adhærebit. Tota igitur ratio quæ ad tabulæ motum corpus etiam impositum moveri cogit, ex illa compressione oritur, qua grave illud tabulam subiectam premit. Iam, sicuti ex eo quod alterum horum corporum ab altero premitur, ad eius motum hoc etiam moveri necesse est, ita assero, concavum Lunæ quodammodo premi ab aëre sive exhalationibus inclusis, si quando eas rarefieri contigerit, quod semper contingit: dum enim rarefiunt, prioris loci angustiis contemptis, ampliori extenduntur spatio, atque ambientium corporum, ac proinde cæli ipsius, partes omnes, si qua obstent rarefactioni, quantum in ipsis est, premunt; ac propterea non mirum, si ex compressione adhæsio aliqua consequatur, quæ duo hæc corpora veluti connectat et colliget, ita ut ad eumdem postea motum utrumque moveatur.” Continua il Sarsi in questa sua fantasia, di voler pur ch'io abbia detto che l'aria non aderisca a i corpi lisci e tersi: cosa che non si trova scritta né da me né dal signor Mario. In oltre, io non ben capisco che cosa intenda egli per questa sua aderenza. S'egli intende una copula che resista al separarsi del tutto e spiccarsi l'una dall'altra superficie, sì che più non si tocchino, io dico tal aderenza esservi, ed esservi, grandissima, sì che la superficie, verbigrazia, dell'acqua non si staccherà da quella d'una falda di rame o di altra materia se non con un'immensa violenza, né in questo caso importa se tal superficie sia o non sia pulita e liscia, e basta solo un esquisito contatto; il qual tien tanto saldamente uniti i corpi, che forse le parti de' corpi solidi e duri non ànno altro glutine di questo, che le tenga attaccate insieme: ma questa aderenza non serve punto al bisogno del Sarsi. Ma s'egli intende una congiunzion tale, che le due superficie, dico quella del solido e quella dell'umido, non possano, né anco strisciandosi insieme, muoversi l'una contro all'altra, che sarebbe secondo il bisogno suo, dico cotale aderenza non v'essere non solo tra un solido e un liquido, ma né anco tra due solidi: e così vederemo in due marmi ben piani e lisci la prima aderenza esser tanta, che alzandone uno, l'altro lo segue, ma la seconda esser così debole, che se le superficie toccantisi non saranno ben bene equidistanti all'orizonte, ma un sol capello inclinate, subito il marmo inferiore sdrucciolerà verso la parte inclinata; ed in somma al muover l'una superficie sopra l'altra non si troverà resistenza, ben che grandissima si senta nel volerle staccare e separare. E così il toccamento dell'acqua colla barca ben che facesse grandissima resistenza a chi volesse staccare e separar l'una dall'altra superficie, nondimeno minima è la resistenza che si sente nel muoversi l'una superficie sopra l'altra, fregandosi insieme; e come di sopra ho detto ancora, la nave mossa velocissimamente non conduce seco altro che quel velo d'acqua che la tocca, anzi forse di questo ancora si va ella continuamente spogliando e rivestendone altro ed altro successivamente: e so che il Sarsi mi concederà, che ponendosi in mare una nave bagnata con vino o con inchiostro, ella non averà a pena solcate l'onde per mezo miglio, che non gli resterà più vestigio del primo licore che la circondava; il che si può creder con gran ragione che accaggia parimente dell'acqua che la tocca, cioè che continuamente si vada mutando: e senz'altro, il sevo con che ella si spalma, ancor che assai tenacemente vi sia attaccato, pure in breve tempo vien portato via dall'acqua che nel suo corso le va strisciando sopra; il che non avverrebbe se l'acqua che tocca la nave restasse l'istessa continuamente senza mutarsi. Quanto alla piastra di vetro che resta a galla tra gli arginetti dell'acqua, io dico che detti arginetti non si sostengono perché l'aderenza dell'aria colla piastra non lasci scorrer l'acqua sopra la piastra; perché se questo fusse, dovrebbe seguir l'istesso quando si ponesse nell'acqua la medesima falda alquanto umida, ché non è credibile che l'aria aderisca meno a una superficie umida che a una asciutta; tuttavia noi veggiamo che quando la piastra è umida, non si formano argini, ma subito scorre l'acqua. Del sostenersi, dunque, detti argini altra ne è la cagione che l'aderenza dell'aria alla superficie d'essa falda: e noi veggiamo frequentissimamente gran pezzi d'acqua sostenersi in particolare sopra le foglie de i cavoli e d'altre erbe ancora, in figure colme e rilevate, in maggiore altezza assai che quella degli arginetti che circondano la falda notante. All'ultima prova, dov'ei vuole che il premere o aggravare, senz'altra aderenza, sia mezo bastante a far ch'un corpo segua l'altro, com'egli essemplifica di due tavole di pietra ben liscie poste l'una sopra l'altra, delle quali la superiore e premente segue il moto dell'inferiore che venga tirata verso qualche parte, io concedo l'esperienza, ma non veggo ch'ella abbia che far nel caso nostro: prima, perché noi trattiamo d'un corpo liquido e sottile, le cui parti non ànno tal connessione insieme, che al moto d'una si debba muovere il tutto, come accade in un corpo solido; secondariamente, il Sarsi troppo languidamente prova che 'l fuoco, l'aria e l'essalazioni contenute dentro al concavo lunare facciano impeto e gravino sopra la superficie d'esso concavo, mentr'egli introduce, come causa di questa compressione, una continua rarefazzion d'esse sostanze, le quali dilatandosi, e perciò ricercando sempre spazii maggiori, fanno forza contro al loro contenente e così vengono in certo modo ad attaccarsegli, sì che poi seguono il movimento suo. Languidissimo veramente è cotal discorso, perché dove il Sarsi risolutamente afferma che le sostanze contenute si vanno continuamente rarefacendo e dilatando, l'avversario con non minor ragione (dico non minore, perché il Sarsi non ne adduce niuna) dirà ch'elle si vanno continuamente condensando e ristringendo. Ma dato anco ch'elle si vadano pur continuamente rarefacendo e che per tale rarefazzione nasca l'attaccamento al concavo e finalmente il rapimento, si può credere che cento e mille anni fa, quando la rarefazzione non era a gran segno al termine d'oggidì (ché così bisogna in dottrina del Sarsi), il rapimento non ci fusse, mancando la causa del farsi. Anzi niuna ragione mi può ritenere ch'io non dica al Sarsi che questa sua rarefazzione, che continuamente si va facendo, non è ancora giunta a grado di far violenza e premer sopra il concavo della Luna, ma che ben potrebbe giungervi tra due o tre anni; al qual tempo io concedo che la sfera degli elementi superiori comincerà a muoversi, ma in tanto conceda esso a me che sino al dì d'oggi non si sia mossa. Io non vorrei che il Sarsi, se per avventura sentisse queste ed altre simili risposte veramente ridicole, si mettesse a ridere, poi ch'egli è che ne dà occasione di produrle tali col lasciarsi scappar dalla mente, e poi dalla penna, che alcune sostanze materiali si vadano rarefacendo e dilatando in perpetuo. Ma io voglio aiutare il medesimo Sarsi ed insegnarli un punto nella causa sua, dicendogli che questa rarefazzione eterna e pressione contro al concavo della Luna è superflua, tuttavolta ch'ei possa mostrar che l'aria vien rapita dal catino, sopra il quale ella non preme e non grava punto, essendo egli posto nella medesima region dell'aria. 40. “Sed videamus nunc quam verum sit experimentum illud, cui maxime Galilæi sententia innititur. "Si catinum, inquit, circa centrum axemque suum moveatur, aër inclusus minime sequax, sed restitans, nulla sui parte circumagetur." Audieram iam olim a nonnullis, qui Galilæo familiariter usi fuerant, idem illum affirmare solitum de aqua eodem catino contenta; videlicet, ne illam quidem ad vasis motum circumferri. Argumento erat, quia si consistenti in eo aquæ leve aliquod corpus et natans, festucam scilicet aliquam aut calamum, imposuisses, superficiei catini proximum, mox, cum vas ipsum circumduceretur, eodem calamus semper loco perstabat. Ex quibus aliisque experimentis, scio aliquos ingenium Galilæi commendasse plurimum, qui ex rebus levissimis, atque ob oculos positis, facilitate mirabili in rerum difficillimarum cognitionem homines manuduceret. Neque ego in universum hanc ei laudem imminutam volo: quod autem ad rem præsentem attinet, utrumque experimentum (parcat mihi vera narranti Galilæus) falsum omnino comperi. Nempe ille semel aut iterum, credo, catinum circumducebat; sic enim nullus percipitur aquæ motus: at si ulterius movere pergat, tunc enimvero intelliget, moveatur ne aqua ad catini motum, an vero resistat. Calamus enim aut palæ eidem aquæ impositæ, si non multum a catini superficie abfuerint, citissime circumferentur, nec, licet catinum quieverit, illæ moveri desinent, sed aquam cum insidentibus corporibus, ex impetu concepto, per longum tempus, tardiori tamen semper vertigine, circumagi comperies, Verum, ne quisquam incuriosæ nos ac negligenter id expertos existimet, hemisphæricum vas I ex orichalco, affabre torno excavatum, accepimus; torno item curavimus duci axem CE catino ipsi iunctum, ita ut per eius centrum, in modum sphærici axis, transiret, si produceretur; pedem autem construximus firmum ac stabilem, ne facile vasis motu agitaretur, atque axem per foramen E traductum, et fulcimento ima ex parte innixum, perpendiculariter erectum statuimus: sic enim, manu axe in gyrum acto, catinum etiam eodem motu ferri necesse erat. Verum non aqua solum ad vasis motum fertur, sed aër ipse, ex quo maxime exemplum desumit Galilæus. Docet id flamma candelæ, proxime superficiei vasis admota, quæ in eamdem partem, in quam vas fertur, exigua sui corporis declinatione deflectit. Docet id longe clarius serico filo tenuissimo suspensa e papyro lamella A, cuius latus alterum proximum sit interiori vasis superficiei. Si enim tunc moveatur in unam partem catillum, in eamdem quoque sese papyrus convertet; et si iterum in oppositam partem vas reciproca revolutione volvatur, in eamdem cum adhærente aëre etiam papyrum secum trahet. Id porro a me non securius dici quam verius, testes habeo nec paucos nec vulgares: Patres primum Romani Collegii quamplurimos; ex aliis vero quotquot ex Magistro meo cognoscere id voluerunt; voluerunt autem multi. Quos inter ille mihi silendus non est, cuius, non genere magis quam eruditione singulari, clarissimum nomen sat mihi meisque rebus luminis afferre ac dictis facere fidem possit; Virginium Cæsarinum loquor, qui admiratus enimvero est, rem ad hanc diem inter multos constantissime pro certa habitam, falsitatis unquam argui potuisse; et tamen vidit factum, fieri quod posse negabant plerique. Atque hæc quidem ab experientia certa sunt; quæ tamen experientia si absit, doceat hæc quoque ratio ipsa. Cum enim aër atque aqua de genere humidorum sint, quorum peculiare est corporibus adhærescere, etiam politis et lævibus, fieri nunquam poterit ut vasis superficiei non adhæreant: quod si hoc adhæsionis vinculum admittatur, motum etiam eorumdem humidorum admitti necesse est. Primum enim pars illa quæ vas contingit, ad vasis ductum movebitur, quippe quæ adhæret vasi; deinde pars hæc mota aliam sibi hærentem trahet; secunda hæc, tertiam: cumque motus hic fiat veluti in spiram, non mirum si ad unam aut alteram catini circumductionem aquæ motus non percipiatur, cum primæ huius spiralis partes valde propinquæ sint ipsi superficiei vasis, ac proinde motus ad reliquas interiores partes diffusus adhuc non sit, cum hæ aliquam patiantur rarefactionem, et propterea non illico trahentis motum sequantur. Neque miretur quisquam, in hisce nostris experimentis exiguum adeo aëris motum esse, aquæ vero maximum. Cum enim aër facilius et concrescat et rarescat quam aqua, ideo, quamquam ad motum vasis aër eidem adhærens facillime moveatur, non tamen alium aërem sibi proximum eadem facilitate trahit, cum hic a reliquis aëris consistentis partibus maiori vi contineatur, et exigua sui vel concretione vel rarefactione vim trahentis aëris eludere ad breve aliquod tempus possit. Si quis tamen apertius experiri cupiat, an corpus sphæricum in orbem actum aërem secum trahat, hic globum A, verbi gratia, suis innixum polis B et C, manubrio D circumducat, appensa charta ex E filo tenuissimo, ita ut ipsum fere globum contingat: dum enim sphæra in unam rotatur partem, in eamdem charta F ab aëre commoto fertur, si præsertim globus satis amplus fuerit, et celerrime circumductus. Neque tamen ex eo, quod tum in catino tum in sphæra parvum adeo aëris motum experiamur, recte quis inferat, in concavo Lunæ eumdem motum fore perexiguum: ratio enim cur in sphæra A et catino I circumductis non magnus aëris motus existat, ea inter cæteras est, quia cum catinum et sphæra intra aërem posita sint tota, dum eorum motu movendus est aër circumfusus, semper minus est id quod movet quam quod movetur. Si enim, verbi gratia, ad motum sphæræ A superficies ipsius BC movere debeat sibi adhærentem aërem, circulo D expressum, cum hic maior sit quam circulus BC, maius a minori movendum erit; atque idem accidet dum circulus D trahere secum debet circulum E. At vero in concavo Lunæ, opposito plane modo se res habet, curi semper maius sit id quod movet quam quod movetur. Si enim sit Lunæ concavum circulus E, atque hic movere debeat circulum D, D vero circulum BC, semper movens moto maius est, et propterea facilior motus. Hoc autem quamquam apud me nullum plane reliquerat dubitationi locum, libuit tamen modum aliquem excogitare, quo aërem catino circumfusum, ab eo qui catino clauditur separarem, sperans haud dubium fore, ut aër idem, qui segnius antea ferebatur quam aqua, pari postea celeritate in gyrum ex catini circumductione raperetur. Quare laminam perspicuam, ne aspectum impediret, e lapide Moscovitico, quem vulgo talcum dicimus, orificio catini amplitudine parem, quam opportune catino ipsi postea imponerem, paravi, in eiusdem parte media trium ferme digitorum foramine relicto, quod tamen longe minus esse poterat; filum deinde æreum EF accepi, diametro catini aliquanto brevius, quod media parte I compressum ac perforatum, traducto per foramen I filo IG, ex G suspendi ad libræ modum, adiecique extremis E, F alas duas papyraceas; mox additis detractisque ex utraque parte ponderibus, in æquilibrio filum æreum EF statui, ita ut fulcimentum I sub catini centro consisteret, alæ vero quarta saltem digiti parte ab eiusdem superficie distarent. Tunc vase circumacto animadverti, post alteram evolutionem alas ac libram totam in gyrum moveri, et primo quidem lente, deinde citatiori motu, qui tamen nondum motum aquæ æquabat: quare superimposui laminam AB perspicuam, quam paraveram, ita ut aër catino contentus a reliquo separaretur, vel solo foramine C eidem necteretur. Tunc enimvero ad vasis motum ferri citius visa est libra F, ac brevi celeriter adeo agi cœpit, ut catini ipsius motum, quamvis velocissimum, assequeretur: ut hinc videas, quotiescumque movens moto maius fuerit, tunc longe faciliorem motum futurum; imposito enim vasi operculo AB, tunc superficies interior catini et operculi simul, ad cuius motum movendus est aër, maior est aëre proxime movendo; est enim superficies illa continens, aër vero contentus. Idem denique expertus sum, eventu pari, in sphæra vitrea A, quantum fieri potuit, exactissima, summa tantum parte C perforata ad laminam I inducendam. Eadem enim sphæra axi BD imposita, axeque ipso circumacto, non sphæra solum A, sed et lamina I suspensa, quamvis multum ab interiore superficie sphæræ distaret, celerrime moveri visa est. Atque ita nulli aut industriæ aut labori parcendum duxi, ut quamplurimis idem experimentis quam diligentissime comprobarem. Hæc porro postrema experimenta videre iidem illi qui superius a me commemorati sunt; ut necesse non habeam, eosdem iterum testari. Illud etiam adnotandum duxi, æstivo nos tempore hæc omnia expertos fuisse, quo, ut calidior, ita siccior aër existit, magisque proinde ad ignis naturam accedit; quem omnium elementorum minime aptum adhæsioni existimat Galilæus. Ex quibus omnibus illud saltem colligere licet, tum ad catini motum et aërem et aquam moveri, tum lævibus etiam corporibus aërem adhærescere atque ad eorum motum agi; quæ constanter adeo pernegavit Galilæus.” Entra ora il Sarsi nel copiosissimo apparato d'esperienze per confermare il suo detto e riprovare il nostro: le quali, perché furon fatte alla presenza di V. S. Illustrissima, io me ne rimetto a lei, come quello che più tosto devo aspettarne il suo giudicio che interporvi il mio. Però, se le piacerà, potrà rilegger quel che resta sino alla fine della proposizione; dov'io le anderò solamente toccando alcuni particolari sopra varie cosette così alla spezzata. E prima, questo che il Sarsi cerca d'attribuirmi nel primo ingresso delle sue esperienze, è falsissimo, cioè ch'io abbia detto che l'acqua contenuta nel catino resti, non men che l'aria, immobile al movimento in giro di esso vaso. Non però mi meraviglio che l'abbia scritto, perché ad uno che continuamente va riferendo in sensi contrari le cose scritte e stampate da altri, si può bene ammettere ch'egli alteri quelle ch'ei dice d'aver solamente sentite dire; ma non mi par già che resti del tutto dentro a' termini della buona creanza il pubblicar colle stampe ciò ch'altri sente dire del prossimo, e tanto più quando, o per non l'avere inteso bene o pur di propria elezzione, ei si rapporta molto diverso da quello che fu detto, come di presente accade di questo. Tocca a me, signor Sarsi, e non a voi o ad altri, lo stampar le cose mie e farle pubbliche al mondo: e perché, quando (come pur talora accade) alcuno nel corso del ragionar dicesse qualche vanità, deve esser chi subito la registri e stampi, privandolo del beneficio del tempo e del potervi pensar sopra meglio, e da per se stesso emendare il suo errore e mutare opinione, ed in somma fare a suo talento del suo cervello e della sua penna? Quello che può aver sentito dire il Sarsi, ma, per quanto veggo, non ben capito, è certa esperienza ch'io mostrai ad alcuni letterati costì in Roma, e forse fu in camera di V. S. Illustrissima stessa, parte in dichiarazione e parte in confutazione d'un terzo moto attribuito dal Copernico alla Terra. Pareva a molti cosa molto improbabile, e che perturbasse tutto il sistema Copernicano, il terzo moto annuo ch'egli assegna al globo terrestre intorno al proprio centro, al contrario di tutti gli altri movimenti celesti, i quali col figurarsi fatti tutti, tanto quelli delli eccentrici quanto quelli delli epicicli, ed il diurno e l'annuo d'essa Terra, nell'orbe magno da ponente verso levante, questo solo dovesse nell'istessa Terra esser fatto da oriente verso occidente, contro agli altri due propri e contro agli altri tutti di tutti i pianeti. Io solevo levar questa difficoltà col mostrare che tal accidente non solo non era improbabile, ma conforme alla natura e quasi necessario; e che qualsivoglia corpo collocato e sostenuto liberamente in un mezo tenue e liquido, se sarà portato per la circonferenza di un gran cerchio, acquisterà spontaneamente una conversione in se medesimo, al contrario dell'altro gran movimento: il qual effetto si vedeva pigliando noi in mano un vaso pien di acqua e mettendo in esso una palla notante; perché, stendendo noi il braccio e girando sopra i nostri piedi, subito veggiamo la detta palla girare in se stessa al contrario e finir la sua conversione nell'istesso tempo che noi finiamo la nostra: onde cessar doveva la meraviglia, anzi meravigliarsi quando altrimenti accadesse, se essendo la Terra un corpo pensile e sospeso in un mezo liquido e sottile, ed in esso portata per la circonferenza d'un gran cerchio nello spazio d'un anno, ella non avesse di sua natura e liberamente acquistata una conversione parimente annua in se medesima al contrario dell'altra. E tanto dicevo per rimuover l'improbabilità attribuita al sistema del Copernico: al che soggiungevo poi, che chi meglio considerava, conosceva che falsamente veniva da esso Copernico attribuito un terzo moto alla Terra, il quale non è altramente un muoversi, ma un non si muovere ed una quiete; perch'è ben vero che a quello che tiene il vaso apparisce muoversi, e rispetto a sé e rispetto al vaso, e girare in se stessa la palla posta in acqua; ma la medesima palla paragonata colle mura della stanza e colle cose esterne, non gira altrimenti né muta inclinazione, ma qualunque suo punto che da principio riguardava verso un termine esterno segnato nel muro o in altro luogo più lontano, sempre riguarda verso lo stesso. E questo è quanto da me fu detto: cosa, come V. S. Illustrissima vede, molto diversa dalla riferita dal Sarsi. Questa esperienza, e forse qualch'altra, poté dare occasione a chi più volte si trovò presente a nostri discorsi di dir di me quello che in questo luogo riferisce il Sarsi, cioè che per certo mio natural talento solevo alcuna volta con cose minime, facili e patenti, esplicarne altre assai difficili e recondite; la qual lode il Sarsi non mi nega in tutto, ma, come si vede, in parte m'ammette: la qual concessione io devo riconoscere dalla sua cortesia più che da una interna e verace concessione, perché, per quanto io posso comprendere, egli non è di quelli che così di leggiero si lascino persuadere dalle mie facilità, poi ch'egli stesso, reputando che la scrittura del signor Mario sia mia cosa, dice nel fine del precedente essame, quella esser stata scritta con parole molto oscure, e tali ch'egli non ha potuto indovinare il senso. Già, come ho detto, quanto all'esperienze me ne rimetto a V. S. Illustrissima, che le ha vedute, e solo, incontro a tutte, ne replicherò una scritta di già dal signor Mario nella sua lettera, dopo che averò fatto un poco di considerazione sopra certa ragione che il Sarsi accoppia coll'esperienze: la qual ragione io veramente pagherei gran cosa che fusse stata taciuta, per reputazion sua e del suo Maestro ancora, quando vero fusse ch'egli fusse discepolo di chi egli si fa. Oimè, signor Sarsi, e quali essorbitanze scrivete voi? Se non v'è qualche grand'error di stampa, le vostre parole son queste: “Hinc videas, quotiescunque movens moto maius fuerit, tunc longe faciliorem motum futurum: imposito enim vasi operculo AB, tunc superficies interior catini et operculi simul, ad cuius motum movendus est aër, maior est aëre proxime movendo; est enim superficies illa continens, aër vero contentus”. Or rispondetemi in grazia, signor Sarsi: questa superficie del catino e del suo coperchio con chi la paragonate voi, colla superficie dell'aria contenuta o pur coll'istessa aria, cioè col corpo aereo? Se colla superficie, è falso che quella sia maggior di questa; anzi pur sono elleno egualissime, ché così v'insegnerà l'assioma euclidiano, cioè che “Quæ mutuo congruunt, sunt æqualia”. Ma se voi intendete di paragonar la superficie contenente coll'istessa aria, come veramente suonan le vostre parole, fate due errori troppo smisurati: prima, col paragonare insieme due quantità di diversi generi, e però incomparabili, ché così vuole una diffinizion d'Euclide: “Ratio est duarum magnitudinum eiusdem generis”; e non sapete voi che chi dice “Questa superficie è maggior di quel corpo” erra non men di quel che dicesse “La settimana è maggior d'una torre” o “L'oro è più grave della nota cefautte”? L'altro errore è, che quando mai si potesse far paragone tra una superficie ed un solido, il negozio sarebbe tutto all'opposito di quello che scrivete voi, perché non la superficie sarebbe maggior del solido, ma il solido più di cento milioni di volte maggior di lei. Signor Sarsi, non vi lasciate persuadere simili chimere, né anco la general proposizione che 'l contenente sia maggior del contenuto, quando bene ambedue si prendessero di quantità comparabili fra di loro; altrimenti bisognerà che voi crediate che, d'una balla di lana, il guscio o invoglio sia maggior della lana che vi è dentro, perché questa è contenuta e quello è il contenente; e perché sono della medesima materia, bisognerà anco che il sacco pesi più, essendo maggiore. Io fortemente dubito che voi abbiate preso con qualche equivocazione un pronunciato che è verissimo quando vien preso al suo diritto senso, il qual è che il contenente è maggior del contenuto, tutta volta che per contenente si prenda il contenente col contenuto insieme: e così un quadrato descritto intorno a un cerchio è maggior di esso cerchio, pigliando tutto il quadrato; ma se voi vorrete prender solo quello che avanza del quadrato, detrattone il cerchio, questo non è altrimenti maggiore, ma minore assai d'esso cerchio, ancor ch'ei lo circondi e racchiuda. Aimè, e non m'accorgo del fuggir dell'ore? e vo logorando il mio tempo intorno a queste puerizie? Orsù, contro a tutte l'esperienze del Sarsi potrà V. S. Illustrissima fare accommodare il catino convertibile sopra il suo asse; e per certificarsi quello che segua dell'aria contenutavi dentro, mentre quello velocemente va in giro, pigli due candelette accese, ed una n'attacchi dentro all'istesso vaso, un dito o due lontana dalla superficie, e l'altra ritenga in mano pur dentro al vaso, in simil lontananza dalla medesima superficie; faccia poi con velocità girar il vaso: ché se in alcun tempo l'aria anderà parimente con quello in volta, senza alcun dubbio, movendosi il vaso l'aria contenuta e la candeletta attaccata, tutto colla medesima velocità, la fiammella d'essa candela non si piegherà punto, ma resterà come se il tutto fusse fermo (ché così a punto avviene quando un corre con una lanterna, entrovi racchiuso un lume acceso, il quale non si spegne, né pur si piega, avvenga che l'aria ambiente va con la medesima prestezza; il qual effetto anco più apertamente si vede nella nave che velocissimamente camini, nella quale i lumi posti sotto coverta non fanno movimento alcuno, ma restano nel medesimo stato che quando il navilio sta fermo); ma l'altra candeletta ferma darà segno della circolazion dell'aria, che ferendo in lei la farà piegare: ma se l'evento sarà al contrario, cioè se l'aria non seguirà il moto del vaso, la candela ferma manterrà la sua fiammella diritta e quieta, e l'altra, portata dall'impeto del vaso, urtando nell'aria quieta si piegherà. Ora, nell'esperienze vedute da me è accaduto sempre che la fiammella ferma è restata accesa e diritta, ma l'altra, attaccata al vaso, si è sempre grandissimamente piegata e molte volte spenta: ed il medesimo di sicuro vederà anco V. S. Illustrissima ed ogn'altro che voglia farne prova. Giudichi ora quello che si deve dire che faccia l'aria. Dall'esperienze del Sarsi il più che se ne possa cavare è, ch'una sottilissima falda d'aria, alla grossezza di un quarto di dito, contigua alla concavità del vaso, venga portata in giro; e questa basta a mostrar tutti gli effetti scritti da lui, e di questo ne può esser bastante cagione l'asprezza della superficie, o qualche poco di cavità o prominenza più in un luogo ch'in un altro. Ma finalmente, quando il concavo della Luna portasse seco un dito di profondità dell'essalazioni contenute, che ne vuol fare il Sarsi? E non creda che se il catino ne porta, verbigrazia, un mezo dito, che un vaso maggiore ne abbia a portar più; perché io credo più tosto ch'ei ne porterebbe manco: e così anco non credo che la somma velocità colla quale detto concavo lunare passa tutto il cerchio, diciamo in 24 ore, abbia a far più assai; anzi io mi voglio prendere ardir di dire, che mi par quasi vedere per nebbia ch'ei non farebbe più, ma più tosto manco, di quello che si faccia un catino che pure in ore 24 desse una rivoluzione sola. Ma pongasi pure e concedasi al Sarsi che 'l concavo lunare rapisca quanto si è detto dell'essalazion contenuta: che sarà poi? e che ne seguirà in disfavor della principal causa che tratta il signor Mario? sarà forse vero che per questo moto si abbia ad accender la materia della cometa? o pur sarà vero ch'ella non si accenderà né movendosi né non si movendo? Così cred'io: perché se il tutto sta fermo, non s'ecciterà l'incendio, per lo quale Aristotile ricerca il moto; ma se il tutto si muove, non vi sarà l'attrizione e lo stropicciamento, senza il quale non si desta il calore, non che l'incendio. Or ecco, e dal Sarsi e da me, fatto un gran dispendio di parole in cercar se la solida concavità dell'orbe lunare, che non è al mondo, movendosi in giro, la qual già mai non s'è mossa, rapisce seco l'elemento del fuoco, che non sappiamo se vi sia, e per esso l'essalazioni, le quali perciò s'accendano e dien fuoco alla materia della cometa, che non sappiamo se sia in quel luogo e siamo certi che non è robba ch'abbruci. E qui mi fa il Sarsi sovvenire del detto di quell'argutissimo Poeta: Per la spada d'Orlando, che non ànno e forse non son anco per avere, queste mazzate da ciechi si danno. Ma è tempo che vegniamo alla seconda proposizione; anzi pure, prima che vi passiamo, già che il Sarsi replica nel fine di questa ch'io abbia constantemente negato che l'acqua si muova al moto del vaso e che l'aria e gli altri corpi tenui aderiscano a' corpi lisci, replichiamo noi ancora ch'ei non dice la verità, perché mai né il signor Mario ned io abbiamo detta o scritta alcuna di queste cose, ma bene il Sarsi, non trovando dove attaccarsi, si va fabbricando gli uncini da per se stesso. 41. Passi ora V. S. Illustrissima alla seconda proposizione. “Ait Aristoteles, motum causam esse caloris; quam propositionem omnes ita explicant, non quasi motui tribuendus sit calor, ut effectus proprius et per se (hic enim est acquisitio loci), sed quia, cum per localem motum corpora atterantur, ex attritione autem calor excitetur, mediate saltem motus caloris causa dicitur: neque est quod hac in re Aristotelem reprehendat Galilæs, cum nihil ipse adhuc afferat ab eiusdem dictis alienum. Dum vero ait præterea, non quamcumque attritionem satis esse ad calorem producendum, sed illud etiam potissimum requiri, ut partes attritorum corporum aliquæ per attritionem deperdantur; hic plane totus suus est, nec quicquam ab alio mutuatur. Cur autem hæc partium consumptio ad calorem producendum requiritur? An quod ad eumdem calorem concipiendum rarescere corpora necesse sit, in omni vero rarefactione comminui eadem corpora videantur ac minutissimæ quæque particulæ evolent? At rarefieri corpora possunt, nulla facta partium separatione ac proinde neque consumptione. An ideo hæc comminutio requiritur, ut prius particulæ illæ, utpote calori concipiendo magis aptæ, calefiant, hæ vero postea reliquo corpori calorem tribuant? Nequaquam: licet enim particulæ illæ, quo minutiores fuerint, magis calori concipiendo aptæ sint, ex quo fit ut sæpe ex attritione ferri excussus pulvisculus in ignem abeat, illæ tamen, cum statim evolent aut decidant, non poterunt reliquo corpori, cui non adhærent, calorem tribuere.” Vuole il Sarsi nel primo ingresso di questa disputa concordare il signor Mario ed Aristotile, e mostrar che ambedue àn pronunziato l'istessa conclusione, mentre l'uno dice ch'il moto è causa di calore, e l'altro, che non il moto, ma lo stropicciamento gagliardo di due corpi duri; e perché la proposizione del signor Mario è vera, né ha bisogno di chiose, il Sarsi interpreta l'altra con dire, che se bene il moto, come moto, non è cagione del caldo, ma l'attrizione, nulladimeno, non si facendo tale attrizione senza moto, possiamo dire che almanco secondariamente il moto sia causa. Ma se tale fu la sua intenzione, perché non disse Aristotile l'attrizione? io non so vedere perché, potendo uno dir bene assolutamente con una semplicissinia e propriissima parola, ei debba servirsi d'una impropria e bisognosa di limitazioni ed in somma d'esser finalmente trasportata in un'altra molto diversa. In oltre, posto che tale fusse il senso d'Aristotile, egli però è differente da quello del signor Mario; perché ad Aristotile basta qualunque confricazione di corpi, ben che tenui e sottili, e fino dell'aria stessa; ma il signor Mario ricerca due corpi solidi, e stima che il volere assottigliare e tritar l'aria sia maggior perdimento di tempo che quello di chi vuole (com'è in proverbio) pestar l'acqua nel mortaio. Io non son fuor d'opinione che possa esser che la proposizione sia verissima, presa anco nel semplicissimo senso delle parole; e forse potrebbe esser ch'ella uscisse da qualche buona scuola antica, ma che Aristotile, non avendo ben penetrata la mente di quegli antichi che la profferirono, ne traesse poi un sentimento falso: e forse non è questa sola proposizione vera in se stessa, ma appresa in sentimento non vero nella filosofia peripatetica. Ma di questo ne toccherò qualche cosa più a basso. Ora seguitiamo il Sarsi, il quale vuole, contro al detto del signor Mario, che senza verun consumamento de' corpi che si stropicciano sin che si riscaldino, si possa eccitare il calore; il che va provando prima con discorso, poi con esperienze. Ma quanto al discorso, io posso sbrigarmi in una parola sola da tutte le sue instanze; poi che, facendo egli alcune interrogazioni al signor Mario, egli stesso risponde per quello, e poi confuta le risposte; tal che se io dirò che il signor Mario non risponderà in quella guisa, bisogna che il Sarsi si quieti. E veramente, quanto alla prima risposta, io non credo che il signor Mario dicesse che, per riscaldarsi, bisogni prima che i corpi si rarefacciano, e che rarefacendosi si sminuzzolino, e che le parti più sottili volino via, come scrive il Sarsi: dalla qual risposta mi par di comprendere ch'ei discordi dalla mente del signor Mario, e che, convenendo in questa azzione considerare il corpo che ha da produrre il calore e quello che l'ha da ricevere, il Sarsi stimi che il signor Mario ricerchi la diminuzione e consumamento di parti nel corpo che ha da ricevere il calore; ma io credo ch'ei voglia che quello che l'ha da produrre sia quello che si diminuisce, sì che in somma non il ricevere, ma il conferir calore, sia quel che fa la diminuzione nel conferente. Come poi si possano rarefare i corpi senza alcuna separazion di parti, e come cammini questo negozio della rarefazzione e condensazione, del quale mi par che con molta confidenza parli il Sarsi, l'averei ben volentieri veduto più distintamente dichiarato, essendo, appresso di me, una delle più recondite e difficili questioni della natura. È manifesto ancora che il signor Mario non averebbe data la seconda risposta, cioè che tal consumamento di parti sia necessario acciò che prima si riscaldino queste parti più minute, come più atte per la lor sottigliezza a riscaldarsi, e da esse poi venga riscaldato il resto del corpo; perché così la diminuzione toccherebbe pure al corpo che ha da esser riscaldato, ed il signor Mario la dà a quello che ha da riscaldare. Devesi però avvertire che bene spesso accade, essere uno istesso corpo quello che produce il calore e quello che lo riceve: e così martellandosi sopra un chiodo, le parti sue, nel soffregarsi violentemente, eccitano il calore, e l'istesso chiodo è quello che si riscalda. Ma quello che ho voluto sin qui dire è, che il consumamento di parti depende dall'atto del produrre il calore, e non da quello del riceverlo, come per avventura più distintamente mi dichiarerò più di sotto. In tanto sentiamo l'esperienze onde il Sarsi pensa d'aver palesato, potersi con l'attrizione produr calore senza consumamento alcuno. 42. “Sed quando ab experientia exempla petere libet, quid si, nulla partium deperditione, ex motu corpus aliquod calefiat? Ego certe cum æris frustulum, onini prius extersa rubigine ac situ, ne quis forte pulvisculus adhæreret, ad argentarii libram perexiguam exactissimamque ponderibus minutissimis expendissem (cum etiam quingentesimas duodecimas unius unciæ partes haberem), ac pondus diligentissime observassem, validissimis mallei ictibus æs idem in laminam extendi: id vero inter ictus et mallei verbera bis terque adeo incaluit, ut manibus attrectari non posset. Cum igitur iam toties incaluisset, experiri libuit eadem libra iisdemque ponderibus, num aliquod ponderis dispendium iacturamque passum fuisset; et tamen iisdem plane momentis constare comperi: incaluit igitur per attritionem æs illud, nullo partium suarum detrimento; quod Galilæus negat. Audieram etiam aliquid simile librorum compactoribus evenire, cum plicatas illas chartarum moles malleo diutissime ac validissime tundunt: expertus enim est illorum non nemo, eodem postea illas fuisse pondere quo fuerant prius, incalescere tamen easdem inter ictus maxime, ac pene comburi. Quod si quis forte hoc loco asserat, deperdi quidem partes, sed adeo minutas ut sub libræ, quamvis exiguæ, examen non cadant, quæram ego ex illo, unde norit partes esse deperditas: neque enim video, quonam alio id modo aptius ac diligentius inquiram. Deinde vero, si adeo exigua est hæc partium iactura ut sensu percipi nequeat, cur tantum caloris excitavit? Præterea, dum ferrum lima expolitur, calefit quidem, minus tamen aut certe non plus quam cum malleo validissime tunditur; et tamen maior longe partium deperditio ex limatura quam ex contusione existit.” Che il Sarsi con isquisita bilancia non abbia ritrovato diminuzion di peso in un pezzetto di rame battuto e riscaldato più volte, glielo voglio credere; ma non già che per questo egli non si sia diminuito, essendo che può benissimo accadere, quello esser diminuito tanto poco, che a qualsivoglia bilancia resti cosa impercettibile. E prima, io domando al Sarsi, se pesato un bottone d'argento, e poi doratolo e tornato a pesarlo, ei crede che l'accrescimento fusse notabile e sensibile. Bisogna dir di no, perché noi veggiamo l'oro ridursi a tanta sottigliezza, che anco nell'aria quietissima si trattiene e lentissimamente cala a basso; e con tali foglie può dorarsi alcun metallo. In oltre, questo medesimo bottone verrà adoperato due o tre mesi, avanti che la doratura sia consumata; e pur consumandosi finalmente, chiara cosa è che ogni giorno, anzi ogn'ora, s'andava diminuendo. Di più, pigli una palla d'ambra, muschio ed altre materie odorate: io dico che portandola addosso alcuno quindici giorni, empirà d'odore mille stanze e mille strade, ed in somma ogni luogo dov'egli capiterà, né questo si farà senza diminuzione di quella materia, senza la quale indubitatamente non anderà l'odore; pure, tornandosi in capo a tal tempo a ripesarla, non si troverà sensibil diminuzione. Ecco, dunque, trovate al Sarsi diminuzioni insensibili di peso, fatte per lo consumamento di mesi continui, ch'è altro tempo che un ottavo d'ora, che dovette durare il suo martellare sopra il pezzetto di rame. E tanto è più esquisita una bilancia da saggiatori, ch'una stadera filosofica! Aggiungendo di più, che può molto bene essere che la materia che, attenuata, produce il caldo, sia ancora assai più sottile della sostanza odorifera, attento che questa si racchiude in vetri e metalli, per li quali essa non traspira, ma non già quella del calore, che trapassa per tutti i corpi. Ma qui muove il Sarsi un'instanza, e dice: “Se il cimento della bilancia non basta a mostrarci un così piccolo consumamento, come potete voi averlo conosciuto?” L'obiezzione è assai ingegnosa, ma non però tanto ch'un poco di logica naturale non avesse avuto a mostrarne la soluzione: ed eccone il progresso. Dei corpi, signor Sarsi, che si stropicciano insieme, alcuni sono che assolutamente e sicuramente non si consumano punto, altri che grandemente e molto sensibilmente si consumano, ed altri che si consumano bene, ma insensibilmente. Di quelli che stropicciandosi non si consumano punto, quali sarebbon due specchi benissimo lisci, il senso ci mostra che non si riscaldano; di quelli che si consumano notabilmente, come un ferro nel limarsi, siamo sicuri che si riscaldano; adunque di quelli che noi siamo dubbi se nel fregarsi si consumino o no, se troveremo pel senso che si riscaldino, dobbiamo dire e credere che si consumino ancora, e solo si potrà dire che non si consumino quelli che né anco si riscaldano. A quanto sin qui ho detto, voglio, prima ch'io vada più avanti, aggiungere, per ammaestramento del Sarsi, come il dire: “Questo corpo alla bilancia non è calato di peso, adunque di lui non si è consumata parte alcuna” è discorso assai fallace, potendo esser che se ne sia consumato e che il peso non solo non sia diminuito, ma anco tal volta cresciuto; il che accaderà sempre che quello che si consuma e rimuove, sia men grave in specie del mezo nel quale si pesa: e così, per essempio, può accadere ch'un pezzo di legno, per avere in sé molti nodi e per esser vicino alle radici, messo nell'acqua cali al fondo e, verbigrazia, vi pesi quattr'once, e che limandone via, non del nocchioruto né della radice, ma della parte più rara e che per se stessa è men grave in ispecie dell'acqua, sì che in parte sosteneva tutta la mole, può esser, dico, che il rimanente pesi più che prima nel medesimo mezo; e così parimente può essere che nel limarsi o nel fregarsi insieme due ferri o due sassi o due legni, si separi da loro qualche particella di materia men grave dell'aria la quale, quando sola si rimovesse, lascerebbe quel corpo più grave che prima. E che quanto io dico sia detto con qualche probabilità, e non per una semplice fuga e ritirata, lasciando la fatica all'avversario di riprovarla, faccia V. S. Illustrissima diligente osservazione nel romper vetri o pietre o qualunque altre materie; ché ella in ciascheduno spezzamento ne vederà uscire un fumo manifestissimamente apparente, il quale per aria se ne ascende in alto: argomento necessario dell'essere egli più leggieri di lei. Questo osservai io prima nel vetro, mentre con una chiave o altro ferro l'andavo scantonando e tondando, dove, oltre a i molti pezzetti che saltano via in diverse grandezze, ma tutti cascano in terra, si vede un fumo sottile ascendente sempre; ed il medesimo si vede accadere nel frangere in simil modo qualsivoglia pietra; e di più, oltre a quello che ci manifesta la vista, l'odorato ci dà argomento ed indizio molto chiaro che per avventura si partono, oltre al detto fumo, altre parti più sottili, e perciò invisibili, sulfuree e bituminose, le quali per tale odore che ci arrecano si fanno manifeste. Or vegga il Sarsi quanto il suo filosofare è superficiale e poco si profonda oltre alla scorza. Né si persuada di poter venir con risposte di limitazioni, di distinzioni, di per accidens, di per se, di mediate, di primario, di secondario o d'altre chiacchiere, ch'io l'assicuro che in vece di sostenere un errore ne commetterà cento più gravi, e produrrà in campo sempre vanità maggiori: maggiori, dico, anco di questa che mi resta da considerare nel fin della presente particola; dov'egli, prima, si meraviglia come possa esser che, sendo quel che si consuma cosa impercettibile alla bilancia, possa nondimeno produr tanto calore; dapoi soggiunge che d'un ferro che si lima, gran parte se ne consuma, e assaissimo maggiore che quando ei si batte col martello, nulladimeno non più si scalda limando che battendolo. Vanissimo è questo discorso, mentre altri vuole col peso misurare la quantità di cosa che non ha peso alcuno, anzi è leggierissima e nell'aria velocemente sormonta; e quando pure quello che si converte in materia calda, mentre si fa una gagliarda confricazione, fusse parte dell'istesso corpo solido, non doverà alcuno maravigliarsi che piccolissima quantità di quello possa rarefarsi ed istendersi in ispazio grandissimo, s'ei considererà in quanta gran mole di materia ardente e calda si risolve un piccol legno, della quale la fiamma visibile è la minor parte, restando di gran lunga maggiore l'insensibile alla vista, ma ben sensibile al tatto. Quanto poi all'altro punto, averebbe qualche apparenza l'instanza, se il signor Mario avesse mai detto che tutto quel ferro che si consuma, limando, doventasse materia calorifica, perché così parrebbe ragionevol cosa che molto più scaldasse il ferro consumato colla lima che il percosso col martello: ma non è la limatura quella che scalda, ma altra sostanza incomparabilmente più sottile. 43. Ma seguitiamo innanzi. “Ego igitur multum conferre arbitror, ad maiorem minoremve calefactionem corporum attritorum, qualitates eorumdem, sint ne videlicet illa calidiora an frigidiora, remque hanc ex multis aliis pendere, de quibus statuere adeo facile non sit. Nam si ferulas duas, corpora levissima ac rarissima, mutua aut alterius ligni confricatione attriveris, ignem brevi concipient: non idem in lignis aliis accidit, durioribus ac densioribus, quamvis eadem diutius ac vehementius atteri consumique contingat. Seneca certe, "Facilius, inquit, attritu calidorum ignis existit"; ex quo fieri ait, ut æstate plurima fiant fulmina, quia plurimum calidi est. Præterea, ferreus pulvis in flammam coniectus exardescit, non vero quicumque alius pulvis e marmore. Quare si in aëre plurimum exhalationum calidarum fuerit, eumdemque ex vehementi aliquo motu atteri contigerit, non video cur calefieri atque etiam incendi non possit: tunc enim, cum rarus sit ac siccus multumque admixtum calidi habeat, ad ignem concipiendum aptissimus est.” Qui, dove pare che il Sarsi si apparecchi per produrre con dottrina più salda migliore esplicazione delle difficoltà che si trattano, non veggo né che venga apportato molto di nuovo, né di gran pregiudicio alle cose del signor Mario. Imperocché il dire che molto conferisce al maggiore o minor riscaldamento de' corpi che si stropicciano insieme, l'essere essi di qualità calda o fredda, e che anco da molte altre cose non così ben manifeste depende questo negozio, lo credo io pur troppo; ma non mi par già di farci acquisto veruno, per esser, di questo che mi vien detto, la seconda parte troppo recondita, e la prima troppo manifesta e notoria, atteso che in sostanza non mi dice altro se non che più si scaldano quei corpi che son più caldi o più disposti allo scaldarsi, e meno quelli che son più freddi. Così parimente quello che segue appresso, che per la confricazione alcuni legni, cioè i più leggieri e rari, s'accendano più facilmente che altri più duri e densi, ancor che questi più gagliardamente e più lungo tempo s'arruotino insieme, lo credo parimente, ma ciò non veggo che faccia contro al signor Mario, che mai non ha detto in contrario; e non è adesso ch'io sapevo che più presto s'infiammava un pennecchio di stoppa in un fuoco ben che lentissimo, che un pezzo di ferro nella fucina ben ardente. A quello ch'ei soggiunge, e fortifica col testimonio di Seneca, cioè che la state sia per aria maggior copia d'essalazioni secche, e che perciò si facciano molti fulmini, io ci presto l'assenso; ma dubito bene circa 'l modo dell'accendersi cotali essalazioni insieme coll'aria, e se ciò avvenga per l'attrizione cagionata per alcun movimento. Io reputerei vero quanto viene scritto dal Sarsi, se prima egli m'avesse accertato, non essere in natura altri modi di suscitar l'incendio fuori che questi due, cioè o col toccar la materia combustibile con un fuoco già attualmente ardente, come quando con un moccolo acceso s'accende una torcia, o vero con l'attrizion di due corpi non ardenti: ma perché altri modi ci sono, come per la reflessione de' raggi solari in uno specchio concavo, o per la refrazzion de' medesimi in una palla di cristallo o d'acqua, ed anco s'è veduto talvolta infiammarsi per le strade, mediante l'eccessivo caldo, le paglie ed altri corpi sottili, e questo farsi senza alcuna commozione o agitazione, anzi solamente quando l'aria è quietissima, e che per avventura s'ella fusse agitata e spirasse vento, l'incendio non ne seguirebbe; perché, dico, ci sono questi altri modi, perché non poss'io stimar che ve ne possa esser qualche altro diverso da questi, per lo quale l'essalazioni per aria e tra le nubi si accendano? E perché debbo io attribuire ciò ad un veemente movimento, se io veggo, prima, che senza l'arrotamento de' corpi solidi, quali non si trovano tra le nuvole, non si suscita l'incendio, ed oltre a ciò niuna commozione si scorge in aria o nelle nuvole quando è maggior la frequenza de' lampi e de' fulmini? Io stimo che il dir questo non abbia in sé più di verità, che quando i medesimi filosofi attribuiscono il gran romor de' tuoni allo stracciamento delle nuvole o all'urtarsi insieme l'una contro l'altra; tuttavia nello splendor de' maggiori baleni, e quando si produce il tuono, non si scorge nelle nuvole pure un minimo movimento o mutazion di figura, il quale ad un tanto squarciamento doverebbe esser grandissimo. Lascio stare che i medesimi filosofi, quando tratteranno poi del suono, vorranno nella sua produzzione la percussione de' corpi duri, e diranno che perciò la lana né la stoppa nel percuotersi non fanno strepito; ma poi, quando n'averanno bisogno, la nebbia e le nuvole percuotendosi renderanno il massimo di tutti i rumori. Trattabile e benigna filosofia, che così piacevolmente e con tanta agevolezza si accommoda alle nostre voglie ed alle nostre necessità! 44. Or passiamo avanti a essaminar l'esperienze della freccia tirata coll'arco e della palla di piombo tirata colle scaglie, infocate e strutte per aria, confermate coll'autorità d'Aristotile, di molti gran poeti, d'altri filosofi ed istorici. “Quamvis autem exemplum Aristotelis de sagitta, cuius ferrum motu incaluit, Galilæus irrideat atque eludere tentet, non tamen id potest: neque enim Aristoteles unus id asserit, sed innumeri pene magni nominis viri huiusmodi exempla (earum procul dubio rerum, quas ipsi aut spectassent, aut a spectatoribus accepissent) prodiderunt. Vult hic Galilæus, aliquos nunc proferam e plurimis qui hoc non vere minus quam eleganter affirmant? Ordiar a poëtis, iis contentus quorum auctoritas, quia rerum naturalium cognitione perbene instructi sunt, in rebus gravissimis afferri ac magni fieri solet. Et sane Ovidius, non poëticæ solum sed mathematicorum etiam ac philosophiæ peritus, non sagittas modo, sed plumbeas glandes, fundis Balearicis excussas, in cursu sæpe exarsisse testatur. In libris enim Metamorphoseon hæc habet: Non secus exarsit, quam cum Balearica plumbum funda iacit: volat illud et incandescit eundo, et, quos non habuit, sub nubibus invenit ignes. Paria his habet Lucanus, ingenio doctrinaque clarissimus: Inde faces et saxa volant, spatioque solutæ aëris et calido liquefactæ pondere glandes. Quid Lucretius, non minor et ipse philosophus quam poëta? nonne pluribus in locis idem testatur? . . . . . . . . . . . . . . . . . plumbea vero glans etiam longo cursu volvenda liquescit; et alibi: Non alia longe ratione, ac plumbea sæpe fervida fit glans in cursu, cum multa rigoris corpora demittens ignem concepit in auris. Idem innuit Statius, dum ait: . . . . arsuras cæli per inania glandes. Quid de Virgilio, poëtarum maximo? non ne bis hoc ipsum disertissime affirmat? Dum enim ludos Troianorum describit, de Aceste ita loquitur: Namque volans liquidis in nubibus arsit arundo, signavitque viam flammis, tenuesque recessit consumpta in ventos; alio vero loco, de Mezentio sic: Stridentem fundam, positis Mezentius armis, ipse ter adducta circum caput egit habena, et media adversi liquefacto tempora plumbo diffidit, et multa porrectum extendit arena. Posse vero corpus durius alterius mollioris attritione consumi, probat aqua, diuturna distillatione durissimos etiam lapides excavans, atque allisæ scopulis undæ, quæ eosdem comminuunt et mire lævigant; ventorum etiam vi corrodi turrium ac domorum angulos experimur. Si quando igitur aër ipse concrescat magnoque impetu feratur, duriora etiam atteret corpora, atque ipse ab iis vicissim atteretur. Sibilus certe, qui in agitatione fundæ exauditur, addensati aëris argumentum est; quod fortasse voluit Statius cum dixit, aërem fundæ gyris inclusum distringi: . . . et flexæ Balearicus actor habenæ, qua suspensa trahens libraret vulnera tortu, inclusum quoties distringeret aëra gyro. Idem etiam probat grando, quæ quo altiori e loco decidit, eo minutior ac rotundior cadit; idem pluviæ guttæ, maiores cum ex humiliori loco, minores cum ex altiori cadunt, cum in aëre et comminuantur et atterantur.” Che io o 'l signor Mario ci siamo risi e burlati dell'esperienza prodotta da Aristotile, è falsissimo, non essendo nel libro del signor Mario pur minima parola di derisione, né scritto altro se non che noi non crediamo ch'una freccia fredda, tirata coll'arco, s'infuochi; anzi crediamo che, tirandola infocata, più presto si raffredderebbe che tenendola ferma: e questo non è schernire, ma dir semplicemente il suo concetto. A quello poi ch'ei soggiunge, non esserci succeduto il convincer cotale esperienza, perché non Aristotile solo, ma moltissimi altri grand'uomini ànno creduto e scritto il medesimo, rispondo che se è vero che per convincere il detto d'Aristotile bisogni far che quei molti altri non l'abbian creduto né scritto, né io né 'l signor Mario né tutto il mondo insieme lo convinceranno già mai, perché mai non si farà che quei che l'ànno scritto e creduto non l'abbian creduto e scritto: ma dico bene, parermi cosa assai nuova che, di quel che sta in fatto, altri voglia anteporre l'attestazioni d'uomini a ciò che ne mostra l'esperienza. L'addur tanti testimoni, signor Sarsi, non serve a niente, perché noi non abbiamo mai negato che molti abbiano scritto e creduto tal cosa, ma sì bene abbiamo detto tal cosa esser falsa; e quanto all'autorità, tanto opera la vostra sola quanto di cento insieme, nel far che l'effetto sia vero o non vero. Voi contrastate coll'autorità di molti poeti all'esperienze che noi produciamo. Io vi rispondo e dico, che se quei poeti fussero presenti alle nostre esperienze, muterebbono opinione, e senza veruna repugnanza direbbono d'avere scritto iperbolicamente o confesserebbono d'essersi ingannati. Ma già che non è possibile d'aver presenti i poeti, i quali dico che cederebbono alle nostre esperienze, ma ben abbiamo alle mani arcieri e scagliatori, provate voi se, coll'addur loro queste tante autorità, vi succede d'avvalorargli in guisa, che le frecce ed i piombi tirati da loro s'abbrucino e liquefacciano per aria; e così vi chiarirete quanta sia la forza dell'umane autorità sopra gli effetti della natura, sorda ed inessorabile a i nostri vani desiderii. Voi mi direte che non ci sono più gli Acesti e Mezenzii o lor simili Paladini valenti: ed io mi contento che, non con un semplice arco a mano, ma con un robustissimo arco d'acciaio d'un balestrone caricato con martinelli e leve, che a piegarlo a mano non basterebbe la forza di trenta Mezenzii, voi tiriate una freccia o dieci o cento; e se mai accade che, non dirò che 'l ferro d'alcuna s'infuochi o 'l suo fusto s'abbruci, ma che le sue penne solamente rimangano abbronzate, io voglio aver perduta la lite, ed anco la grazia vostra, da me grandemente stimata. Orsù, signor Sarsi, io non vi voglio più tener sospeso: non m'abbiate per tanto ritroso che io non voglia cedere all'autorità ed al testimonio di tanti poeti ammirabili, e ch'io non voglia credere che tal volta sia accaduto l'abbruciamento delle frecce e la fusione de' metalli; ma dico bene, di cotali meraviglie la causa essere stata molto diversa da quella che i filosofi n'ànno voluta addurre, mentre la riducono ad attrizzioni d'arie ed essalazioni e simili chimere, che son tutte vanità. Volete voi saperne la vera ragione? Sentite il Poeta a niun altro inferiore, nell'incontro di Ruggiero con Mandricardo e nel fracassamento delle lor lance: I tronchi sino al ciel ne sono ascesi; scrive Turpin, verace in questo loco, che due o tre giù ne tornaro accesi, ch'eran saliti alla sfera del foco. E forse che il grand'Ariosto non leva ogni causa di dubitar di cotal verità, mentr'ei la fortifica coll'attestazione di Turpino? il quale ognun sa quanto sia veridico e quanto bisogni credergli. Ma lasciamo i poeti nella lor vera sentenza, e torniamo a quelli che riducono la causa all'attrizion dell'aria: la quale opinione io reputo falsa; e considero quello che producete voi, volendo mostrare come i corpi durissimi per l'attrizione d'altri più molli possano consumarsi, e dite, ciò apertamente scorgersi nell'acqua e nel vento ancora, rodendo e consumando questo i cantoni delle saldissime torri, e quella, con una continua distillazione e frequente picchiare, scavando i marmi e i durissimi scogli. Tutto questo vi concedo io, perch'è verissimo; e più v'aggiungo che non dubito punto che le frecce e le palle, non solo di piombo, ma di pietra e di ferro ancora, cacciate fuor d'una artiglieria si consumano, nel ferir l'aria con quella somma celerità, più che gli scogli o le muraglie nelle percosse dell'acqua e del vento; e dico, che se per fare una notabile corrosione o scortecciamento negli scogli e nelle torri ci vuole il ferir di ducento o trecento anni dell'acqua e del vento, nel roder le frecce e le palle d'artiglieria basterebbe ch'elle durassero ad andar per aria due o tre mesi soli: ma il tempo di due o tre battute di polso solamente non intendo già come possa fare effetto notabile. Oltre che mi restano due altre difficoltà nell'applicar questa vostra, veramente ingegnosa, considerazione al proposito vostro: l'una è, che noi parliamo di liquefare e struggere per via di calore, e non di consumare per via di percosse; l'altra è, che nel caso vostro voi avete bisogno che non il corpo solido, ma il corpo molle e sottile, sia quello che si stritoli ed assottigli, cioè l'aria, ch'è quella che s'ha poi ad accendere: ora l'esperienze addotte da voi provano che i sassi, e non l'aria o l'acqua, ricevon l'attrizione; e veramente io credo che l'aria e l'acqua, picchino pure se sanno picchiare, non però si assottiglieranno mai più che prima. Per tanto io concludo, poco aiuto e sollevamento per la causa vostra derivar da queste cose, come anco da quel ch'aggiungete della gragnuola e delle gocciole dell'acqua: delle quali io vi concedo che nel cader da alto si vadano rappiccolendo; ve lo concedo, dico, non perch'io non creda che possa esser vero anco tutto l'opposito di quel che dite voi, ma perché non veggo che né nell'uno né nell'altro modo abbia che far col proposito di che si tratta. Che la frombola poi co' suoi fischi e scoppi sia argomento d'aria condensata nella sua agitazione, la lascerò esser quel che piace a voi; ma avvertite che sarà una contradizzione a voi medesimo e un disastro alla vostra causa: imperocché sin qui avete sempre detto che per l'agitazione e commozione gagliarda si fa l'attrizione, rarefazzione e finalmente l'accendimento nell'aria, ed ora, per render ragione del sibilo della scaglia, o vero per trovare il senso delle parole assai offuscate di Stazio, volete la condensazione; sì che quella medesima commozione che, per servire allo struggere ed abbruciare, rarefà l'aria, per servizio de' frombolatori e di Stazio la condensa. Ma passiamo a sentire i testimoni degl'istorici. 45. “Sed ne poëtarum testimonium, vel eo ipso poëtæ nomine, suspectum alicui videatur (quamquam eosdem ex communi saltem omnium sensu locutos scimus), ad alios venio magnæ etiam auctoritatis ac fidei viros. Suidas igitur in Historicis, verbo peridinounteV hæc narrat: "Babylonii iniecta in fundas ova in orbem circumagentes, rudis et venatorii victus non ignari, sed iis rationibus quas solitudo postulat exercitati, etiam crudum ovum impetu illo coxerunt." Hæc ille. Iam vero si quis tantarum causas rerum inquirat, audiat Senecam philosophum, quando hic inter cæteros Galilæo probatur, de his philosophice disputantem. Ille enim, ex sententia, primum, Posidonii, "In ipso aëre, inquit, quidquid attenuatur, simul siccatur et calet"; ex sua vero sententia, "Non est, inquit, assiduus spiritus cursus, sed quoties fortius ipsa iactatione se accendit, fugiendi impetum capit." Sed longe hæc apertius alibi, ubi fulminis causas inquirens, "Id evenit, inquit, ubi in ignem extenuatus in nubibus aër vertitur, nec vires quibus longius prosiliat invenit" (audiat iam quæ sequuntur Galilæus, sibique dicta existimet): "non miraris, puto, si aëra aut motus extenuat, aut extenuatio incendit; sic liquescit excussa glans funda, et attritu aëris velut igne distillat." Nescio sane, an diserte magis aut clarius dici unquam id posset. Sive igitur poëtarum optimis, sive philosophis credas, vides, quicumque hac de re dubitas, atteri posse per motum aërem, atque ita incalescere, ut vel plumbum eius calore liquescat. Nam quis hic existimet, viros virorum florem eruditissimorum, cum de iis loquerentur quorum in re militari quotidianus erat etiam tunc usus, egregie adeo atque impudenter mentiri voluisse? Equidem non is sum, qui sapientibus hanc notam inuram.” Io non posso non ritornare a meravigliarmi, che pur il Sarsi voglia persistere a provarmi per via di testimonii quello ch'io posso ad ogn'ora veder per via d'esperienze. S'essaminano i testimonii nelle cose dubbie, passate e non permanenti, e non in quelle che sono in fatto e presenti; e così è necessario che il giudice cerchi per via di testimonii sapere se è vero che ier notte Pietro ferisse Giovanni, e non se Giovanni sia ferito, potendo vederlo tuttavia e farne il visu reperto. Ma più dico che anco nelle conclusioni delle quali non si potesse venire in cognizione se non per via di discorso, poca più stima farei dell'attestazioni di molti che di quella di pochi, essendo sicuro che il numero di quelli che nelle cose difficili discorron bene, è minore assai che di quei che discorron male. Se il discorrere circa un problema difficile fusse come il portar pesi, dove molti cavalli porteranno più sacca di grano che un caval solo, io acconsentirei che i molti discorsi facesser più che un solo; ma il discorrere è come il correre, e non come il portare, ed un caval barbero solo correrà più che cento frisoni. Però quando il Sarsi vien con tanta moltitudine d'autori, non mi par che fortifichi punto la sua conclusione, anzi che nobiliti la causa del signor Mario e mia, mostrando che noi abbiamo discorso meglio che molti uomini di gran credito. Se il Sarsi vuole ch'io creda a Suida che i Babilonii cocesser l'uova col girarle velocemente nella fionda, io lo crederò; ma dirò bene, la cagione di tal effetto esser lontanissima da quella che gli viene attribuita, e per trovar la vera io discorrerò così: “Se a noi non succede un effetto che ad altri altra volta è riuscito, è necessario che noi nel nostro operare manchiamo di quello che fu causa della riuscita d'esso effetto, e che non mancando a noi altro che una cosa sola, questa sola cosa sia la vera causa: ora, a noi non mancano uova, né fionde, né uomini robusti che le girino, e pur non si cuocono, anzi, se fusser calde, si raffreddano più presto; e perché non ci manca altro che l'esser di Babilonia, adunque l'esser Babiloni è causa dell'indurirsi l'uova, e non l'attrizion dell'aria”, ch'è quello ch'io volevo provare. È possibile che il Sarsi nel correr la posta non abbia osservato quanta freschezza gli apporti alla faccia quella continua mutazion d'aria? e se pur l'ha sentito, vorrà egli creder più le cose di dumila anni fa, succedute in Babilonia e riferite da altri, che le presenti e ch'egli in se stesso prova? Io prego V. S. Illustrissima a farli una volta veder di meza state ghiacciare il vino per via d'una veloce agitazione, senza la quale egli non ghiaccerebbe altrimenti. Quali poi possano esser le ragioni che Seneca ed altri arrecano di questo effetto, ch'è falso, lo lascio giudicare a lei. All'invito che mi fa il Sarsi ad ascoltare attentamente quello che conclude Seneca, e ch'egli poi mi domanda se si poteva dir cosa più chiaramente e più sottilmente, io gli presto tutto il mio assenso, e confermo che non si poteva né più sottilmente né più apertamente dire una bugia. Ma non vorrei già ch'ei mi mettesse, com'ei cerca di fare, per termine di buona creanza in necessità di credere quel ch'io reputo falso, sì che negandolo io venga quasi a dar una mentita a uomini che sono il fior de' letterati e, quel ch'è più pericoloso, a soldati valorosi; perch'io penso ch'eglino credesser di dire il vero, e così la lor bugia non è disonorata: e mentre il Sarsi dice, non volere esser di quelli che facciano un tal affronto ad uomini sapienti, di contradire e non credere a i lor detti, ed io dico, non voler esser di quelli così sconoscenti ed ingrati verso la natura e Dio, che avendomi dato sensi e discorso, io voglia pospor sì gran doni alle fallacie d'un uomo, ed alla cieca e balordamente creder ciò ch'io sento dire, e far serva la libertà del mio intelletto a chi può così bene errare come me. 46. “Sed quid adversus hæc afferre possit Galilæus, non dissimulabo: dicat enim fortasse, nullam unquam fuisse fundarum aut arcuum vim tantam, quæ sclopeti aut muralis tormenti impulsum æquare potuerit; quod si plumbeæ glandes hisce tormentis excussæ non liquescunt, addito etiam pulveris incendio, quo vel uno liquescere deberent, iure suspicari nos posse, poëtarum fuisse commenta illa liquefacti plumbi atque exustarum exempla sagittarum. Sed si hæc facile obiiciat Galilæus, non æque tamen facile eadem probarit. Quin potius scio, explosas maioribus bombardis plumbeas pilas in aëre liquescere aliquando. Certe Homerus Turtura, ut nuperrimus ita diligentissimus rerum Gallicarum scriptor, ait, ingentem aliquando tormentariorum globorum vim inutilem mœnibus diruendis fuisse, quod, cum illi exigui prius forent atque ex ferro, superinducto plumbo maiores effecti fuissent: "cum enim, inquit, in muros exploderentur, plumbo in aëre liquescente, solus interior globulus ex ferro, instar nuclei, abiecto cortice, murum pertingebat." Præterea, audivi ipse ex iis qui viderant, probatissimæ fidei viris, cum dicerent, globulum plumbeum rotundum sclopeto explosum, cum brachio forte alterius inhæsisset, ex eodem postea extractum fuisse non rotundum, sed oblongum et vere glandis figuram referentem: quod quotidianis etiam exemplis comprobatur, dum irrito sæpe ictu glandes plumbeæ sclopetis excussæ, inter hostium vestes implicitæ, figura non amplius qua fuerant, sed compressæ ac laciniosæ atque etiam frustatim comminutæ reperiuntur. Quod argomento est, illas, ex calore concepto rariores effectas, invalido percussisse ictu.” Continua pure il Sarsi nel cominciato stile, di voler provar coll'altrui relazioni quello che sta in fatto e che ogn'ora si può vedere per l'esperienza; e come per autorizar gli antichi arcieri e frombolatori ha trovato uomini per altro insigni, così, per render credibile il medesimo effetto di liquefarsi le moderne palle d'archibuso e d'artiglieria, ha ritrovato un moderno istorico non men degno di fede né di minore autorità di qualunque altro antico. Ma perché non punto deroga di fede né di dignità all'istorico l'arrecare d'un effetto naturale vero una ragione non vera, essendo che all'istorico appartiene il solo effetto, ma la ragione è officio del filosofo; però, credendo io al signor Omero Tortora che le palle d'artiglieria, per essere state incamiciate di piombo, facesser poco effetto nel batter la muraglia nemica, piglierò ardire di negargli la ragione ch'egli, ricevendola dalla commune filosofia, n'adduce; con isperanza che l'istesso istorico, sì come sin qui ha creduto quello che ha trovato scritto da tanti altri uomini grandi, l'autorità de' quali è stata bastante ad acquistar fede ad ogni lor detto, così, sentendo le mie ragioni, sia per cangiare opinione, o almeno per venire in pensiero di voler vedere coll'esperienza qual sia la verità. Credo dunque al signor Tortora, che le palle di ferro covertate di piombo nella batteria di Corbel facesser poco effetto, e che di loro si ritrovasser l'anime di ferro spogliate di piombo; e questo è tutto quello ch'appartiene all'istorico: ma non credo già l'altra parte filosofica, cioè che il piombo si liquefacesse, e che perciò si trovasser nude le palle di ferro; ma credo che giungendo con quello estremo impeto che dal cannone veniva cacciata la palla sopra la muraglia, la coverta di piombo in quella parte che rimaneva compressa tra 'l muro esterno e l'interior palla di ferro si ammaccasse e sbranasse, e che l'istesso o poco meno facesse anco l'altra parte del piombo opposta, schiacciandosi sopra il ferro, e che tutto il piombo, dilaniato e trasfigurato, saltasse in diverse bande, il quale poi, imbrattato da calcinacci e perciò simile ad altri fragmenti della ruina, malagevolmente si ritrovasse, e forse anco per avventura non fusse con quella diligenza ricercato, che richiederebbe la curiosità di chi volesse venire in cognizione s'ei si fusse strutto o pur dilacerato; e così servendo il piombo quasi come riparo e guanciale alla palla di ferro, onde ella minor percossa dava e riceveva, con ingrata ricompensa ne restava egli in guisa dilacerato e guasto, che né il cadavero ancora si ritrovava tra i morti. E perché io intendo che il signor Omero si ritrova costì in Roma, se mai accadesse che s'incontrasse con V. S. Illustrissima, la prego a leggergli questo poco che ho scritto e quel resto che scriverò appresso in questo proposito; imperocché grandissima stima farei del guadagnarmi l'assenso di persona meritamente pregiata assai all'età nostra. Dico dunque, che se noi considereremo in quanto tempo va la palla dal cannone alla muraglia, e quello che dentro a tal tempo deve operare per far la fusione del piombo, gran meraviglia sarà ch'altri voglia persistere in opinione che pur tal effetto segua. Il tempo è assai meno d'una battuta di polso, dentro al quale si ha da fare l'attrizione dell'aria, si ha poi d'accendere, ed in ultimo si deve liquefare il piombo; ma se noi metteremo la medesima palla di piombo nel mezo d'una fornace ardente, ei non si struggerà né anco in venti battute: resterà ora al Sarsi di persuader altrui, che l'aria attrita e accesa sia uno ardore incomparabilmente maggiore di quel d'una fornace. Di più, ci mostra l'esperienza come una palla di cera tirata coll'archibuso passa una tavola, ch'è argomento ch'ella non si strugga per aria: bisognerà dunque che il medesimo Sarsi renda ragione, perché si liquefaccia il piombo, ma non la cera. Di più, se il piombo si liquefà, sicuramente, arrivando sopra un corsaletto, poca botta potrà fare; onde gran meraviglia mi resta che questi moschettieri non abbiano ancor pensato di far le palle di ferro, acciò non così facilmente si struggano; ma tirano pur con palle di piombo, alle quali poche piastre di ferro sono che resistano, ed in quelle che reggono si trova una ben profonda ammaccatura e la palla schiacciata, ma non già liquefatta. Negli uccelli ammazzati con le migliaruole si ritrovano i grani di piombo dell'istessa figura per l'appunto: toccherà al Sarsi a render ragione come si liquefacciano i pezzi di piombo di quindici o venti libre l'uno, ma non quelli che ne va trentamila alla libra. Che tutto il giorno si trovino tra i vestimenti de' nemici le palle diversificate di figura, crederò che alcune si sieno schiacciate nell'armadura, e tali rimaste tra i panni; altre possono avere urtato per iscancìo in una celata e perciò allungatesi, e, giungendo stracche ne' panni di un altro, restatevi senza offenderlo: ed in somma possono in una scaramuccia accadere mille accidenti, dico senza liquefazione; la quale quando fusse, bisognerebbe che il piombo, disperdendosi in più minute stille che non fa l'acqua (come sa il Sarsi), da luoghi altissimi, e però con gran velocità, cadendo, si perdesse del tutto, sì che niente d'esso si ritrovasse. Lascio star di dire che la freccia e la palla accompagnate dall'aria ardente doverebbono, la notte in particolare, mostrar nel lor viaggio una strada risplendente, come quella d'un razo, giusto nella maniera che scrive Virgilio della freccia di Aceste, che segnò il suo cammino colle fiamme; tuttavia tal effetto non si vede se non poeticamente, ben che gli altri accidenti notturni, come di baleni, di stelle discorrenti, per gran lume si facciano molto cospicuamente vedere. 47. “At id quotidie accidere non videmus. Nempe, neque auctores a nobis citati affirmarunt, quoties Balearicus fundibularius plumbum funda proiiceret, solitum illud ex motu liquescere, sed tantum accidisse id non semel, atque ideo insolitam rem pene miraculo fuisse: nos etiam supra diximus, ad ignem ex attritu aëris excitandum multam exhalationum copiam in eodem aëre requiri, quod calidiora facilius ignescant. Sic enim videmus in cœmeteriis per æstatem accidere non raro, ut ad alicuius hominis adventum aut ad lenissimi favonii eventilationem agitatus aër ille, siccis et calidis halitibus infectus, in flammam statim abeat. Quænam porro hic corporum duriorum attritio reperitur? Et tamen ex motu atque attritione levissima aër ille ignescit. Atque hoc voluit Aristoteles, cum dixit: "Cum autem fertur et movetur hoc modo, quacumque contigerit bene temperata existens, sæpe ignitur": quo textu satis aperte significat, hæc non contingere nisi in iis circumstantiis quas superius enumeravimus. Quare, si quando is aëris status fuerit ut huiusmodi exhalationibus abunde ferveat, aio plumbeos orbes, fundis etiam validissime excussos, suo motu aërem accensuros, atque ab eodem incenso incendendos vicissim fore; non esse proinde, cur Galilæus ad experimenta confugiat, cum non nostro hæc arbitratu, sed casu, evenire asseramus; perdifficile autem est casum, cum volueris, accersere. Quod si quis forte dixerit, glandes tormentis bellicis explosas, non ex attritu aëris, sed ex igne vehementissimo quo excutiuntur, accendi; quamquam haud ita facile mihi persuadeam, ingentem plumbi vim ab eo igne liquescere quem brevissimo temporis momento vix attigerit, satis hoc loco habeo ostendisse, nullum ab his exemplis Galilæo patere effugium ad poëtarum et philosophorum testimonia evadenda.” Questo liquefarsi le palle di piombo, che quattro versi di sopra disse il Sarsi che si conferma con esempli cotidiani, adesso dice accader così di rado, che, come cosa insolita, vien reputato quasi un miracolo. Or questa gran ritirata ci assicura pur di vantaggio ch'ei si conosce molto bisognoso di schermi e di fughe; il qual bisogno va egli confermando colla propria inconstanza, di voler or questa cosa ed or quella: ora dice che per accender l'aria basta l'agitazione d'un piccol venticello, ed anco il solo arrivo d'un uomo vivo sopra un cimiterio di morti; altra volta (come ha detto di sopra, e replica nel fine di questa proposizione) vorrà un moto veemente, una copia grande d'essalazioni, una grande attenuazione di materia, e se altra cosa è che conferisca a questa fattura; ed a quest'ultimo riquisito sottoscrivo più che a tutti gli altri, sicurissimo che non solo questi accendimenti, ma qualunque altro più meraviglioso e recondito effetto di natura segue quando vi son quei requisiti che si convengono. Vorrei ben sapere a che proposito mi domandi il Sarsi, dopo aver detto delle fiamme che sopra i cimiteri s'accendono per lo semplice arrivo d'un uomo o per un lento venticello, mi domandi, dico, dove sia qui l'attrizion de' corpi duri? Io ho ben detto che l'attrizion potente ad eccitare il fuoco è sola quella che vien fatta da' corpi solidi; ora non so qual logica insegni al Sarsi a ritrar da questo detto ch'io voglia che, qualunque si sia l'accendimento, non si possa cagionar da altro che da cotale attrizione. Replico dunque al Sarsi che l'incendio si può suscitare in molti modi, tra i quali uno è l'attrizione e stropicciamento gagliardo di due corpi duri; e perché tale attrizione non si può far da' corpi sottili e fluidi, però dico che le comete e baleni, le saette, le stelle discorrenti, ed ora aggiugniamoci le fiamme de' cimiteri, non s'accendono per attrizione né d'aria né di venti né d'esalazioni, anzi che ciascheduno di questi abbruciamenti si fa il più delle volte nelle maggiori tranquillità d'aria e quando il vento è del tutto fermo. Voi forse mi direte: “Qual dunque è la causa di queste incensioni?” Vi risponderò, per non entrare in nuove liti, che non la so, ma che so bene che né l'acqua né l'aria si tritano né si accendono né s'abbruciano già mai, non essendo materie né tritabili né combustibili: e se dando fuoco ad un sol fil di paglia, a un capello di stoppa, non resta l'abbruciamento sin che tutta la stoppa e tutta la paglia, se ben fusse cento milioni di carra, non è abbruciata; anzi, se dato fuoco ad un piccol legno abbrucerebbe tutta la casa e la città intera e tutte le legna del mondo che fusser contigue alle prime ardenti, se non si corresse prestamente a i ripari, chi riterrebbe mai che l'aria, così sottile e di parti tutte aderenti senza separazione, quando se n'accendesse una particella, non ardesse anco il tutto? Riducesi finalmente il Sarsi a dire con Aristotile che se mai accaderà che l'aria sia abondantemente ripiena di tali essalazioni ben temperate, e con altri riquisiti detti, allora si liquefanno le palle di piombo, e non solamente quelle dell'artiglierie e degli archibusi, ma le tirate colle fionde ancora. Dunque tale bisogna che fusse lo stato dell'aria al tempo che i Babilonii cocevan l'uova; tale fu, con gran ventura degli assediati, mentre si batteva la città di Corbel; ed allora che tale si ritrova, si può allegramente andar contro all'archibusate: ma perché l'affrontare una tal costituzione è cosa di ventura e che non accade così spesso, però dice il Sarsi che non si deve ricorrere all'esperienze, attento che questi miracoli non si fanno ad arbitrio nostro, ma del caso, ch'è poi difficilissimo a incontrarsi. Tanto che, signor Sarsi, quando bene l'esperienze fatte mille e mille volte, in tutte le stagioni dell'anno ed in qualsivoglia luogo, non riscontrassero mai co 'l detto di quei poeti filosofi ed istorici, questo non importa niente, ma dobbiamo credere alle lor parole, e non a gli occhi nostri. Ma se io vi troverò una costituzion d'aria con tutti quei requisiti che voi dite che si ricercano, e che ad ogni modo non ci cuocano l'uova né si struggano le palle di piombo, che direte voi allora, signor Sarsi? Ma aimè! io fo troppo grande oblazione, e sempre vi rimarrà la ritirata con dire che vi manca qualche requisito necessario. Troppo avvedutamente vi recaste voi in un posto sicuro, quando diceste esser di bisogno per l'effetto un moto violento, gran copia d'essalazioni, una materia bene attenuata et “si quid aliud ad idem conducit”: quel “si quid aliud” è quel che mi sbigottisce, ed è per voi un'ancora sacra, un asilo, una franchigia troppo sicura. Io avevo fatto conto di sospender la causa e soprassedere sin che venisse qualche cometa, immaginandomi che in quel tempo della sua durazione Aristotile e voi foste per concedermi che l'aria, sì come si trovava ben disposta per l'abbruciamento di quella, così si ritrovasse anco per la liquefazzione del piombo e per cuocer l'uova, parendomi che voi aveste per ambedue gli effetti ricercato la medesima disposizione; ed allora volevo che noi mettessimo mano alle fionde, all'uova, agli archi, ai moschetti ed all'artiglierie, e ci chiarissimo in fatto della verità di questo negozio; anzi pure che, senz'aspettar comete, il tempo dovrebbe essere opportuno di meza state, e quando l'aria lampeggia e fulmina, venendo a tutti questi ardori assegnata l'istessa causa: ma dubito che quando ben voi non vedeste in cotali tempi liquefarsi le palle, né pur cuocersi l'uova, non però cedereste, ma direste mancarci quel “si quid aliud ad idem conducens”. Se voi mi direte che cosa sia questo “si quid aliud”, io mi sforzerò di provederlo; quanto che no, lascerò correr la sentenza, la qual credo senz'altro che sarà contro di voi, se non in tutto e per tutto, almanco in questa parte, che mentre che noi andiamo ricercando la causa naturale d'un effetto, voi vi riducete a voler ch'io m'appaghi d'una ch'è tanto rara, che voi stesso la nominate finalmente e la riponete tra i miracoli. Ora, sì come né per girar di fionde né per tirar d'archi né d'archibusi né d'artiglierie noi non veggiamo mai farsi gli effetti più volte nominati, o pur, se già mai è accaduto un tale accidente, è stato così di rado che dobbiamo tenerlo come miracolo, e come tale più tosto crederlo all'altrui relazione che cercar di vederlo per prova; perché, dico, stanti queste cose così, non vi dovete voi contentar di conceder che veramente per uno ordinario le comete non si accendono per un'attrizione d'aria, e contentarvi ancora di passar come cosa di miracolo se pur alcuno vi concederà che taluna si sia, una volta in mill'anni, accesa per quella attrizione ben corredata di tutte quelle circostanze che voi ricercate? Quanto all'instanza che il Sarsi si promuove e risolve, cioè che alcuno forse potrebbe dire che non per attrizion d'aria, ma pel fuoco veemente che le caccia, si struggono le palle d'archibuso e d'artiglieria; io, primieramente, non sarò di quelli che oppongano in cotal guisa, perché dico ch'elle non si struggono né in quello né in modo veruno: quanto poi alla risposta dell'instanza, non so perché il Sarsi non abbia arrecata quella ch'è propriissima e chiara, dicendo che le palle e le frecce cacciate colla fionda e coll'arco, dove non è fuoco, mostrano la nullità dell'instanza apertamente. Questa pare a me che fusse risposta assai più diretta che la portata dal Sarsi, cioè che 'l tempo nel quale la palla va col fuoco, gli par troppo breve per liquefare un gran pezzo di piombo: il che è vero, ma vero è ancora che assai più breve è l'altro tempo ch'ella spende nel suo viaggio, per liquefarlo con l'attrizion dell'aria. All'ultima conclusione ch'ei ne raccoglie, non so che rispondere, perché non intendo punto ciò ch'ei si voglia dire mentr'ei dice, bastargli aver mostrato ch'io, per questi essempi, non ho ritirata alcuna per isfuggire i testimonii de' poeti e de' filosofi; i quali testimonii essendo scritti e stampati in mille libri, io non ho mai cercato di sfuggirli, e ben mi parrebbe privo di discorso affatto chi tentasse una tale impresa. Ho ben detto che l'attestazioni son false, e tali mi par che siano tuttavia. 48. “Sed obiicit præterea: Quamvis admittatur, ex motu accendi exhalationes aliquando posse, nescire tamen se intelligere, qui fiat ut statim atque ignem conceperint, non consumantur, sicuti in fulminibus, stellis cadentibus aliisque huiusmodi fieri quotidie videmus. Ego vero satis id intelligi posse existimo, si quis, ex iis quos hominum ars atque industria invenit ignibus, similiter de sublimioribus illis a natura succensis philosophetur. Duplicis enim naturæ nostri hi sunt: sicci alii ac rari nulloque hærentes glutine, qui, ut ignem conceperint, claro largoque fulgore, subito incremento, at caduco brevique incendio, nullis pene reliquiis, conflagrare solent; alii tenaciori materia compacti ac piceo liquore conflati, in longum tempus duraturi, flamma diuturniore nocturnas nobis tenebras illustrant. Quidni igitur in supremis illis regionibus simile aliquid contingat? Vel enim materia levis adeo rara et sicca est, ut nullo humidi vinculo colligetur; atque hæc subito celerique fulgore, in suo veluti exortu interitura, succenditur: vel certe viscida est et glutinosa; quæ, si quo casu accendatur, non ad interitum illico properet, sed suo plane succo diutius vivat, ac longiore ætate, suspicientibus undique mortalibus, ex alto resplendeat. Satis igitur hinc apparet, qui possit fieri ut ignes in summo aëre succensi non illico extinguantur aliquando, sed diutius ardeant: apparet etiam, aërem succendi posse, si ea præsertim adsint quæ calori ex attritu excitando plurimum conferunt, vehemens videlicet motus, exhalationum copia, materiæ attenuatio, et si quid aliud ad idem conducit. ” Legga or V. S. Illustrissima quel che resta fino al fine di questa proposizione; nel qual proposito poco mi resta che dire, avendone detto assai di sopra. Per tanto metterò solo in considerazione, come il Sarsi, per mantenere che l'incendio della cometa possa durare mesi e mesi, ancor che gli altri che si fanno in aria, come baleni, fulmini, stelle discorrenti e simili, sieno momentanei, assegna due sorti di materie combustibili: altre leggieri, rare, secche e senz'alcun collegamento d'umidità; altre viscose, glutinose, e in consequenza con qualche umidità collegate: delle prime vuol che si facciano gli abbruciamenti momentanei; delle seconde, gl'incendii diuturni, quali sono le comete. Ma qui mi si rappresenta una assai manifesta repugnanza e contradizzione: perché, se così fusse, dovrebbono i baleni e i fulmini, come quelli che si fanno di materia rara e leggiera, farsi nelle parti altissime, e le comete, come accese in materia più glutinosa, corpulenta, ed in consequenza più grave, nelle parti più basse; tuttavia accade il contrario, perché i baleni ed i fulmini non si fanno alti da terra né anco un terzo di miglio, sì come ci assicura il piccolo intervallo di tempo che resta tra il veder noi il baleno e 'l sentire il tuono, quando ci tuona sopra il vertice; ma che le comete sieno indubitabilmente senza comparazione più alte, quando altro non ce lo manifestasse a bastanza, l'abbiamo dal lor movimento diurno da oriente in occidente, simile a quello delle stelle. E tanto basti aver considerato intorno a queste esperienze. Restami ora che, conforme alla promessa fatta di sopra a V. S. Illustrissima, io dica certo mio pensiero intorno alla proposizione “Il moto è causa di calore”, mostrando in qual modo mi par ch'ella possa esser vera. Ma prima mi fa di bisogno fare alcuna considerazione sopra questo che noi chiamiamo caldo, del qual dubito grandemente che in universale ne venga formato concetto assai lontano dal vero, mentre vien creduto essere un vero accidente affezzione e qualità che realmente risegga nella materia dalla quale noi sentiamo riscaldarci. Per tanto io dico che ben sento tirarmi dalla necessità, subito che concepisco una materia o sostanza corporea, a concepire insieme ch'ella è terminata e figurata di questa o di quella figura, ch'ella in relazione ad altre è grande o piccola, ch'ella è in questo o quel luogo, in questo o quel tempo, ch'ella si muove o sta ferma, ch'ella tocca o non tocca un altro corpo, ch'ella è una, poche o molte, né per veruna imaginazione posso separarla da queste condizioni; ma ch'ella debba essere bianca o rossa, amara o dolce, sonora o muta, di grato o ingrato odore, non sento farmi forza alla mente di doverla apprendere da cotali condizioni necessariamente accompagnata: anzi, se i sensi non ci fussero scorta, forse il discorso o l'immaginazione per se stessa non v'arriverebbe già mai. Per lo che vo io pensando che questi sapori, odori, colori, etc., per la parte del suggetto nel quale ci par che riseggano, non sieno altro che puri nomi, ma tengano solamente lor residenza nel corpo sensitivo, sì che rimosso l'animale, sieno levate ed annichilate tutte queste qualità; tuttavolta però che noi, sì come gli abbiamo imposti nomi particolari e differenti da quelli de gli altri primi e reali accidenti, volessimo credere ch'esse ancora fussero veramente e realmente da quelli diverse. Io credo che con qualche essempio più chiaramente spiegherò il mio concetto. Io vo movendo una mano ora sopra una statua di marmo, ora sopra un uomo vivo. Quanto all'azzione che vien dalla mano, rispetto ad essa mano è la medesima sopra l'uno e l'altro soggetto, ch'è di quei primi accidenti, cioè moto e toccamento, né per altri nomi vien da noi chiamata: ma il corpo animato, che riceve tali operazioni, sente diverse affezzioni secondo che in diverse parti vien tocco; e venendo toccato, verbigrazia, sotto le piante de' piedi, sopra le ginocchia o sotto l'ascelle, sente, oltre al commun toccamento, un'altra affezzione, alla quale noi abbiamo imposto un nome particolare, chiamandola solletico: la quale affezzione è tutta nostra, e non punto della mano; e parmi che gravemente errerebbe chi volesse dire, la mano, oltre al moto ed al toccamento, avere in sé un'altra facoltà diversa da queste, cioè il solleticare, sì che il solletico fusse un accidente che risedesse in lei. Un poco di carta o una penna, leggiermente fregata sopra qualsivoglia parte del corpo nostro, fa, quanto a sé, per tutto la medesima operazione, ch'è muoversi e toccare; ma in noi, toccando tra gli occhi, il naso, e sotto le narici, eccita una titillazione quasi intollerabile, ed in altra parte a pena si fa sentire. Or quella titillazione è tutta di noi, e non della penna, e rimosso il corpo animato e sensitivo, ella non è più altro che un puro nome. Ora, di simile e non maggiore essistenza credo io che possano esser molte qualità che vengono attribuite a i corpi naturali, come sapori, odori, colori ed altre. Un corpo solido, e, come si dice, assai materiale, mosso ed applicato a qualsivoglia parte della mia persona, produce in me quella sensazione che noi diciamo tatto, la quale, se bene occupa tutto il corpo, tuttavia pare che principalmente risegga nelle palme delle mani, e più ne i polpastrelli delle dita, co' quali noi sentiamo piccolissime differenze d'aspro, liscio, molle e duro, che con altre parti del corpo non così bene le distinguiamo; e di queste sensazioni altre ci sono più grate, altre meno, secondo la diversità delle figure de i corpi tangibili, lisce o scabrose, acute o ottuse, dure o cedenti: e questo senso, come più materiale de gli altri e ch'è fatto dalla solidità della materia, par che abbia riguardo all'elemento della terra. E perché di questi corpi alcuni si vanno continuamente risolvendo in particelle minime, delle quali altre, come più gravi dell'aria, scendono al basso, ed altre, più leggieri, salgono ad alto; di qui forse nascono due altri sensi, mentre quelle vanno a ferire due parti del corpo nostro assai più sensitive della nostra pelle, che non sente l'incursioni di materie tanto sottili tenui e cedenti: e quei minimi che scendono, ricevuti sopra la parte superiore della lingua, penetrando, mescolati colla sua umidità, la sua sostanza, arrecano i sapori, soavi o ingrati, secondo la diversità de' toccamenti delle diverse figure d'essi minimi, e secondo che sono pochi o molti, più o men veloci; gli altri, che accendono, entrando per le narici, vanno a ferire in alcune mammillule che sono lo strumento dell'odorato, e quivi parimente son ricevuti i lor toccamenti e passaggi con nostro gusto o noia, secondo che le lor figure son queste o quelle, ed i lor movimenti, lenti o veloci, ed essi minimi, pochi o molti. E ben si veggono providamente disposti, quanto al sito, la lingua e i canali del naso: quella, distesa di sotto per ricevere l'incursioni che scendono; e questi, accommodati per quelle che salgono: e forse all'eccitar i sapori si accommodano con certa analogia i fluidi che per aria discendono, ed a gli odori gl'ignei che ascendono. Resta poi l'elemento dell'aria per li suoni: i quali indifferentemente vengono a noi dalle parti basse e dall'alte e dalle laterali, essendo noi costituiti nell'aria, il cui movimento in se stessa, cioè nella propria regione, è egualmente disposto per tutti i versi; e la situazion dell'orecchio è accommodata, il più che sia possibile, a tutte le positure di luogo; ed i suoni allora son fatti, e sentiti in noi, quando (senz'altre qualità sonore o transonore) un frequente tremor dell'aria, in minutissime onde increspata, muove certa cartilagine di certo timpano ch'è nel nostro orecchio. Le maniere poi esterne, potenti a far questo increspamento nell'aria, sono moltissime; le quali forse si riducono in gran parte al tremore di qualche corpo che urtando nell'aria l'increspa, e per essa con gran velocità si distendono l'onde, dalla frequenza delle quali nasce l'acutezza del suono, e la gravità dalla rarità. Ma che ne' corpi esterni, per eccitare in noi i sapori, gli odori e i suoni, si richiegga altro che grandezze, figure, moltitudini e movimenti tardi o veloci, io non lo credo; e stimo che, tolti via gli orecchi le lingue e i nasi, restino bene le figure i numeri e i moti, ma non già gli odori né i sapori né i suoni, li quali fuor dell'animal vivente non credo che sieno altro che nomi, come a punto altro che nome non è il solletico e la titillazione, rimosse l'ascelle e la pelle intorno al naso. E come a i quattro sensi considerati ànno relazione i quattro elementi, così credo che per la vista, senso sopra tutti gli altri eminentissimo, abbia relazione la luce, ma con quella proporzione d'eccellenza qual è tra 'l finito e l'infinito, tra 'l temporaneo e l'instantaneo, tra 'l quanto e l'indivisibile, tra la luce e le tenebre. Di questa sensazione e delle cose attenenti a lei io non pretendo d'intenderne se non pochissimo, e quel pochissimo per ispiegarlo, o per dir meglio per adombrarlo in carte, non mi basterebbe molto tempo, e però lo pongo in silenzio. E tornando al primo mio proposito in questo luogo, avendo già veduto come molte affezzioni, che sono reputate qualità risedenti ne' soggetti esterni, non ànno veramente altra essistenza che in noi, e fuor di noi non sono altro che nomi, dico che inclino assai a credere che il calore sia di questo genere, e che quelle materie che in noi producono e fanno sentire il caldo, le quali noi chiamiamo con nome generale fuoco, siano una moltitudine di corpicelli minimi, in tal e tal modo figurati, mossi con tanta e tanta velocità; li quali, incontrando il nostro corpo, lo penetrino con la lor somma sottilità, e che il lor toccamento, fatto nel lor passaggio per la nostra sostanza e sentito da noi, sia l'affezzione che noi chiamiamo caldo, grato o molesto secondo la moltitudine e velocità minore o maggiore d'essi minimi che ci vanno pungendo e penetrando, sì che grata sia quella penetrazione per la quale si agevola la nostra necessaria insensibil traspirazione, molesta quella per la quale si fa troppo gran divisione e risoluzione nella nostra sostanza: sì che in somma l'operazion del fuoco per la parte sua non sia altro che, movendosi, penetrare colla sua massima sottilità tutti i corpi, dissolvendogli più presto o più tardi secondo la moltitudine e velocità degl'ignicoli e la densità o rarità della materia d'essi corpi; de' quali corpi molti ve ne sono de' quali, nel lor disfacimento, la maggior parte trapassa in altri minimi ignei, e va seguitando la risoluzione fin che incontra materie risolubili. Ma che oltre alla figura, moltitudine, moto, penetrazione e toccamento, sia nel fuoco altra qualità, e che questa sia caldo, io non lo credo altrimenti; e stimo che questo sia talmente nostro, che, rimosso il corpo animato e sensitivo, il calore non resti altro che un semplice vocabolo. Ed essendo che questa affezzione si produce in noi nel passaggio e toccamento de' minimi ignei per la nostra sostanza, è manifesto che quando quelli stessero fermi, la loro operazion resterebbe nulla: e così veggiamo una quantità di fuoco, ritenuto nelle porosità ed anfratti di un sasso calcinato, non ci riscaldare, ben che lo tegniamo in mano, perch'ei resta in quiete; ma messo il sasso nell'acqua, dov'egli per la di lei gravità ha maggior propensione di muoversi che non aveva nell'aria, ed aperti di più i meati dall'acqua, il che non faceva l'aria, scappando i minimi ignei ed incontrando la nostra mano, la penetrano, e noi sentiamo il caldo. Perché, dunque, ad eccitare il caldo non basta la presenza de gl'ignicoli, ma ci vuol il lor movimento ancora, quindi pare a me che non fusse se non con gran ragione detto, il moto esser causa di calore. Questo è quel movimento per lo quale s'abbruciano le frecce e gli altri legni e si liquefà il piombo e gli altri metalli, mentre i minimi del fuoco, mossi o per se stessi con velocità, o, non bastando la propria forza, cacciati da impetuoso vento de' mantici, penetrano tutti i corpi, e di quelli alcuni risolvono in altri minimi ignei volanti, altri in minutissima polvere, ed altri liquefanno e rendono fluidi come acqua. Ma presa questa proposizione nel sentimento commune, sì che mossa una pietra, o un ferro, o legno, ei s'abbia a riscaldare, l'ho ben per una solenne vanità. Ora, la confricazione e stropicciamento di due corpi duri, o col risolverne parte in minimi sottilissimi e volanti, o coll'aprir l'uscita a gl'ignicoli contenuti, gli riduce finalmente in moto, nel quale incontrando i nostri corpi e per essi penetrando e scorrendo, e sentendo l'anima sensitiva nel lor passaggio i toccamenti, sente quell'affezzione grata o molesta, che noi poi abbiamo nominata caldo, bruciore o scottamento. E forse mentre l'assottigliamento e attrizione resta e si contiene dentro a i minimi quanti, il moto loro è temporaneo, e la lor operazione calorifica solamente; che poi arrivando all'ultima ed altissima risoluzione in atomi realmente indivisibili, si crea la luce, di moto o vogliamo dire espansione e diffusione instantanea, e potente per la sua, non so s'io debba dire sottilità, rarità, immaterialità, o pure altra condizion diversa da tutte queste ed innominata, potente, dico, ad ingombrare spazii immensi. Io non vorrei, Illustrissimo Signore, inavvertentemente ingolfarmi in un oceano infinito, onde io non potessi poi ridurmi in porto; né vorrei, mentre procuro di rimuovere una dubitazione, dar causa al nascerne cento, sì come temo che anco in parte possa essere occorso per questo poco che mi sono scostato da riva: però voglio riserbarmi ad altra occasion più opportuna. 49. “Dum Galilæus de fulgore illo agit, qui, luminosis corporibus circumfusus, eminus spectantibus ab ipso luminoso corpore non distinguitur, ait primo, illum in oculi superficie per refractionem radiorum in insidente humore fieri, non autem circa astrum aut flammam revera consistere; addit secundo, aërem illuminari non posse; tertio vero, corpora luminosa si per tubum conspiciantur, larga illa radiatione spoliari. Porro ad harum propositionum veritatem investigandam, illud quod secundo loco positum est, primo est a nobis expendendum, hoc est an illuminari aër possit: ex hoc enim reliqua pendere videntur. Qua in quæstione supponendum, primum, ex opticis ac physicis est, lumen non videri nisi terminatum; terminari autem non posse, nisi corpore aliquo opaco; perspicuum enim, qua perspicuum est, lucem non terminat, sed liberum eidem transitum præbet: secundum, aërem purum ac sincerum maxime perspicuum esse, minusque proinde aptum ad lumen terminandum; aërem vero impurum, multisque vaporibus admixtum, et lucem terminare et remittere ad oculum posse. Et quidem huius secundæ suppositionis prima pars ab omnibus, atque a Galilæo ipso, ultro conceditur: pars autem altera multis probatur experimentis. Aurora enim in Solis exortu, atque in occasu crepuscula, satis indicant, impurum aërem illuminari posse; idem testantur coronæ, aræ, parelia, aliaque huiusmodi quæ ex aëre crassiori fiunt. Fateri hoc etiam videtur Galilæus in Nuncio Sidereo, ubi circa Lunam vaporosum quemdam orbem ei qui Terræ circumfunditur non absimilem, statuit, quem a Sole illuminari asserit; quod de Ioviali etiam orbe videtur affirmare. Præterea, si quis Lunam post alicuius domus tectum adhuc latitantem, cum proxime emersura est, observet, maximam aëris partem eiusdem Lunæ lumine illustratam, quasi lunarem auroram, prius intuebitur; fulgorem autem hunc magis ac magis crescere comperiet, quo propior exortui Luna fuerit. Ridiculum autem esset affirmare auroram, crepuscula, aliosque huiusmodi splendores, in insidente oculis humore per refractionem gigni. Quid enim? dum Lunam ac Solem, altius provectos, brevi inclusos gyro intueor, siccioribus ne oculis sum, quam cum eosdem postea, horizonti proximos, in orbem ampliorem extensos aspicio? Satis igitur ex his patet, aërem impurum ac mixtum illuminari posse; quod etiam ratione pervincitur. Cum enim lumen terminetur ab eo quod aliquam habet opacitatem; aër autem per vapores concretior atque opacior fiat; hac saltem parte, qua opacus est, lumen reflectere poterit. Quibus ita explicatis, ad quæstionem propositam redeo: in qua, dum auctores nec pauci nec mali asserunt, partem aëris luminosis corporibus in speciem circumfusi pariter illuminari, non de sincero nullisque admixto vaporibus locuti existimandi sunt, sed de eo aëre qui, densioribus halitibus opacatus, lumen stellarum sistere ac cohibere possit, ne ultra progrediatur. Nam dum aiunt, Solem ac Lunam ampliori sese forma prope horizontem spectandos offerre quam cum altiores fuerint, id ex aëre vaporoso interiecto oriri affirmant: ex quibus patet, illos non de aëre puro loqui, sed de infecto ac proinde opaciori. Quare statuendum est, non abiiciendam esse (quod Galilæus iubet) opinionem illam quæ asserit, aërem illuminari a stellis posse; cum tot experimentis verissima comprobetur, si de aëre impuriori intelligatur. Quod si illuminari aër potest, poterit etiam pars aliqua luminosi illius coronamenti, quo sidera vestiuntur, in aërem illuminatum referri. Quamvis non negem (id quod primo loco propositum fuerat), radiosam illam coronam longis distinctam radiis, quæ ad quemcumque oculi motum movetur, oculi affectionem esse, ex quo fit ut iidem radii modo plures modo pauciores, nunc breviores nunc productiores, fiant, prout oculus ipse movetur; adhuc tamen non probavit Galilæus, nullam partem illius luminis, quod nos a vera flamma non distinguimus, ex aëre illuminato existere, qua postea ne per specillum quidem luminosa spoliari possint. Neque obstat experimentum ab eodem Galilæo allatum. "Si manum, inquit, inter lumen atque oculum collocatam ita moveris, ac si lumen occultare velles, fulgor ille circumfusus nunquam tegetur, quoad ipsum verum lumen non absconderis; sed radii ipsi manum inter atque oculum nihilominus comparebunt; at ubi partem veri luminis aliquam texeris, eorumdem radiorum partem oppositam evanescere comperies; nam si luminis partem superiorem celaveris, radii inferiores apparere desinent." Hæc Galilæus: quæ omnia verissima experior, dum radios ipsos tantum considero, radios, inquam, illos quos, ex eorum motu pene perpetuo ac luminis diversitate, satis superque a reliquo vero lumine distinguo: at dum reliquum lumen, quod ipse verum existimo, celare tento, ea prorsus ex parte qua manum interpono, si non omnino abscondo, minuo saltem atque infusco. Infusco, inquam; neque enim ex qualibet manus interpositione celari obiecta possunt, ne videantur. Si quis enim, ut dicebam, attente animadvertat, dum veram candelæ a nobis remotæ flammam tegere manus obiectu nitimur, etiamsi summam pyramidis accensæ partem revera manus texerit, adhuc tamen eamdem illam inter manum atque oculum conspicimus, videturque interpositus digitus ea flamma comburi ac duas veluti in partes secari; ea plane ratione quam digitus A ostendit. Qui autem fieri possit, ut ex hac digiti interpositione aspectus flammæ non impediatur, sic ostendo. Cum oculi pupilla indivisibilis non sit, sed plures possit in partes dividi, poterit una illius pars tegi, reliquis non tectis; quamvis ergo, parte aliqua pupillæ obtecta, ad illam species obiecti luminis non perveniant, si tamen reliquæ apertæ remaneant et ad illas eædem species pertingere possint, lumen adhuc videbitur. Sit enim, verbi gratia, lumen BC, oculi pupilla FA, corpus opacum interpositum sit D, quod quidem speciem puncti C pervenire ad F non permittat, nullo tamen sit impedimento quin ex C alter radius CA perveniat ad partem pupillæ A. Per radium ergo CA videbitur apex luminis C; non videbitur autem adeo fulgens, ut tunc quando totam pupillam sua imagine explebat: idem autem apex C non prius videri desinet, quam corpus D totam pupillam tegat, prohibeatque ne ullis radiis apex C ad illam feratur. Quod si corpus D multo minus fuerit quam oculi pupilla, verbi gratia filum aliquod crassum, parumque ab eadem pupilla abfuerit, lumine interim longe posito; quomodocunque inter oculum et lumen idem filum extendatur, nullam luminis partem impediet, neque fili eiusdem pars inter oculum et flammam constituta comparebit, ac si prorsus combusta fuisset: quod ex eadem causa oritur. Neque enim filum illud, cum minus sit quam pupilla, si ab eadem non longe distet, impedire potest quominus omnes flammæ partes, aliquibus saltem radiis, ad potentiam ferantur: quare per eos saltem flamma videbitur. Ad tertium denique dictum, quo ait, sidera hoc splendore accidentario spoliari, cum tubo optico conspiciuntur; multa hic etiam sunt, quæ non facile solvantur. Nam si tubus opticus sidera adscititio hoc fulgore spoliaret, non deberet hic fulgor per tubum conspici: at conspicitur tamen. Et quidem inter fixas stellas nulla est adeo exigua, quæ splendore isto, etiam non suo, a tubo exui patiatur; quod Galilæus ipse fateri videtur, dum a Cane aliisque stellis fulgorem illum numquam omnino auferri posse affirmat: semper enim, etiam per tubum, scintillantes hosce radios in illis intuemur. Sed quid dico a stellis? Planetæ etiam aliqui adeo fulgoris huius tenaces sunt, ut nunquam sibi illum eripi patiantur; Mars videlicet, Venus atque Mercurius, quorum lumen nisi coloratis vitris, specillo aptatis, retuderis, nunquam nudi comparebunt. Et sane non video, si eadem radiorum illorum causa in superficie oculi remanet, hoc est humor ille pupillæ perpetuo insidens, cur postea, si lumen astri, per specilli vitra refractum, in eumdem humorem incidat, refringi iterum, quanquam diverso fortasse modo, eosdemque luminis ductus producere, non debeat. Iam vero si illud admittatur, quod admitti necesse est, ut supra probavimus, aërem etiam illuminari, atque ex hoc fieri posse ut sidus maius appareat quam revera sit; non poterit Galilæus negare, ex hoc saltem capite, circumfusum etiam fulgorem videri per tubum, ac proinde etiam augeri debere: fatetur quippe omnia illa per tubum videri atque ab eodem augeri, quæ ultra ipsum posita sunt; cum igitur hic etiam splendor ultra specillum sit, per illud conspici augerique debebit. Quod si nihilominus in stellis hoc incrementum non percipitur, aliunde petenda erit huius aspectus causa, non ex eo quod radiatio hæc fiat inter specillum et oculum, hoc est in superficie humida oculi. Hoc enim, si non de radiis illis vagis ac distinctis, sed de stabili et continuo amplioris luminis coronamento loquamur, ex aëre illuminato existere posse, Solis ac Lunæ exemplis, prope horizontem ampliori orbe quam in vertice apparentium, comprobatur: si vero de radiis ipsis intelligatur, cum hi etiam per specillum conspiciantur in stellis, non poterit hoc minimum earumdem stellarum incrementum in radiorum illorum abiectionem referri, cum non abiiciantur.” Passi ora V. S. Illustrissima alla terza proposizione, la quale legga e rilegga tutta con attenzione: dico con attenzione, acciò tanto più manifestamente si conosca poi, quanto artificiosamente vada pure il Sarsi continuando suo stile di voler, coll'alterare levare ed aggiungere e più col divertire il discorso e meschiarlo con cose aliene dal proposito, offuscar la mente del lettore, sì che in ultimo, tra le cose da sé confusamente apprese, gli possa restar qualche opinione che il signor Mario non abbia così stabilita la sua dottrina, che altri non v'abbia potuto trovar che opporre. Essendo stata opinione di molti ch'una fiammella ardente apparisca assai maggiore in certa distanza perch'ella accenda, ed in conseguenza renda egualmente splendida, buona parte dell'aria sua circonvicina, onde poi da lontano e l'aria accesa e la vera fiammella appariscano un lume solo; il signor Mario, confutando questo, disse che l'aria non s'accendeva né s'illuminava, e che l'irraggiamento, per cui si faceva l'ingrandimento, non era intorno alla fiammella, ma nella superficie dell'occhio nostro. Il Sarsi, volendo trovar che opporre a cotal vera dottrina, in vece di render grazie al signor Mario d'avergli insegnato quello che di sicuro gli era sino allora stato ignoto, si fa innanzi, e si pone a voler provare come contro al detto del signor Mario, l'aria s'illumina: nella quale impresa egli, per mio parere, erra in molte maniere. E prima, dove il signor Mario, redarguendo il detto di quei filosofi, disse che l'aria non s'accendeva né s'illuminava, il Sarsi mette sotto silenzio quella parte dell'accendersi, e solo tratta dell'illuminarsi: onde il signor Mario con ragion può dire al Sarsi d'aver parlato d'una cosa, ed esso aver preso ad impugnarne un'altra; aver parlato, dico, dell'aria circonvicina alla fiammella e dell'illuminazione che le può venire dal suo accendersi, e quello aver parlato dell'illuminazione che senza incendio viene sopra l'aria vaporosa, posta in qualsivoglia distanza dall'oggetto illuminante. Inoltre, egli medesimo sul primo ingresso dice che i corpi diafani non s'illuminano, tra i quali mette nel primo luogo l'aria, e poi soggiunge che, mescolata con vapori grossi e potenti a reflettere il lume, ella ben s'illumina. Adunque, signor Sarsi, sono i vapori grossi, e non l'aria, quelli che s'illuminano. Voi mi fate sovvenir di quello che diceva che il grano gli faceva venir capogiroli e stornimenti di testa, quando però v'era mescolato del loglio. Ma è il loglio, in buon'ora, e non il grano, quello ch'offende. Voi volete insegnarci che nell'aria vaporosa s'illumina l'aurora, che mill'altri ed il signor Mario stesso l'ha in sei luoghi scritto innanzi a voi. Ma che più? voi medesimo in questo medesimo luogo dite che io l'ammetto insino intorno alla Luna ed a Giove; adunque tutte le prove ed esperienze di aurora, d'aloni, di parelii e di Luna ascosta dopo qualche parete sono superflue, non avendo noi già mai dubitato, non che negato, che i vapori diffusi per aria, le nuvole e la caligine s'illuminano. Ma che volete voi, signor Sarsi, far poi di cotale illuminazione? dir forse (come in effetto dite) che per essa appariscano i primarii oggetti illuminanti maggiori? e come non v'accorgete voi che, quando ciò fusse vero, bisognerebbe che il Sole e la Luna si mostrassero grandi quanto tutta l'aurora e gli aloni interi, imperò che cotanta è l'aria vaporosa che del lume loro è fatta partecipe? Voi dunque, signor Sarsi, perché avete trovato scritto (dico così, perché voi stesso citate i filosofi e gli autori d'ottica per confermare ed autorizare cotali proposizioni) che la region vaporosa s'illumina, ed oltre a ciò che il Sole e la Luna vicini all'orizonte appariscono, mediante tal regione vaporosa, maggiori che inalzati verso il mezo cielo, vi siete persuaso che da cotale illuminazione dependa il loro apparente ingrandimento. È vera l'una e l'altra proposizione, cioè che l'aria vaporosa s'illumina, e che il Sole e la Luna presso all'orizonte, mercé della region vaporosa, appariscono maggiori; ma è falso il connesso delle due proposizioni, cioè che la maggioranza dependa dall'esser tal regione illuminata, e voi vi sete molto ingannato, e toglietevi da così erronea opinione; imperocché non pel lume de' vapori, ma per la figura sferica dell'esterna loro superficie, e per la lontananza maggiore di quella dall'occhio nostro quando gli oggetti son più verso l'orizonte, appariscono essi oggetti maggiori della lor commune apparente grandezza, e non i luminosi solamente, ma qualunque altro posto fuor di tal regione. Traponete tra l'occhio vostro e qualsivoglia oggetto una lente convessa cristallina in varie lontananze: vedrete che quando essa lente sarà vicino all'occhio, poco si accrescerà la specie dell'oggetto veduto; ma discostandola, vedrete successivamente andar quella ingrandendosi. E perché la region vaporosa termina in una superficie sferica, non molto elevata sopra il convesso della Terra, le linee rette che tirate dall'occhio nostro arrivano alla detta superficie, sono disuguali, e minima di tutte la perpendicolare verso il vertice, e dell'altre di mano in mano maggior sono le più inclinate verso l'orizonte che verso il zenit. Quindi anco (e sia detto per transito) si può facilmente raccorre la causa dell'apparente figura ovata del Sole e della Luna presso all'orizonte, considerando la gran lontananza dell'occhio nostro dal centro della Terra, ch'è lo stesso che quello della sfera vaporosa; della quale apparenza, come credo che sappiate, ne sono stati scritti, come di problema molto astruso, interi trattati, ancor che tutto il misterio non ricerchi maggior profondità di dottrina che l'intender per qual ragione un cerchio veduto in maestà ci paia rotondo, ma guardato in iscorcio ci apparisca ovato. Ma ritornando alla materia nostra, io non so con che proposito dica il signor Sarsi, esser cosa ridicolosa il dire che l'alba e i crepuscoli ed altri simili splendori si generino nell'umore sparso sopra l'occhio, e molto più ridicoloso se alcuno dicesse che guardando noi verso il vertice, avessimo gli occhi più secchi che guardando l'orizonte, e che però la Luna e 'l Sole ci paresser minori in quel luogo che in questo: non so, dico, a che fine sieno introdotte queste sciocchezze, non si trovando chi già mai l'abbia dette. Ma mentre il Sarsi ci figura per troppo semplici, veggiamo se forse cotal nota più ad esso che a noi s'accommodi. Qui si tratta di quello irraggiamento avventizio per lo quale le stelle ed altri lumi inghirlandandosi appariscono assai maggiori che se fussero visti i loro piccoli corpicelli spogliati di tali raggi, tra i quali, perché sono poco men lucidi della prima e vera fiammella, resta esso corpicello indistinto, in modo che ed esso e l'irraggiamento si mostra come un sol oggetto grande e risplendente. A parte di questo irraggiamento ed ingrandimento vuole il Sarsi mettere il lume che per refrazzione si produce nell'aria vaporosa, e vuole che per questo il Sole e la Luna si mostrino maggiori verso l'orizonte che elevati in alto, e, quel ch'è peggio, vuole che l'istesso abbiano creduto molti altri filosofi: il che è falso, né ànno sì altamente errato. E che questo sia grandissimo errore, lo doveva molto speditamente mostrare al Sarsi la grandissima distinzione che si vede tra le luci del Sole e della Luna e l'altro splendore circunfuso, dentro al quale incomparabilmente più lucido e meglio determinato questo e quel luminare si discerne: il che non accade dell'irraggiamento delle stelle, tra 'l quale il corpicello della stella resta da pari splendore ingombrato ed indistinto. Ma sento il Sarsi che risponde e dice, che quel Sole e Luna grandi non sono i corpi reali nudi e schietti, ma uno aggregato e composto del piccol corpo reale e dell'irraggiamento che l'inghirlanda e racchiude in mezo con luce non minore della primaria, onde ne risulta il gran disco apparente tutto egualmente splendido. Ma se questo è, signor Sarsi, perché non si mostra la Luna così grande nel mezo del cielo ancora? vi manca forse l'aria vaporosa atta ad illuminarsi? Io non so quello che voi foste per rispondere, né me lo potrei immaginare, perché non si potendo contra a un vero venir con altro che con fallacie e chimere, le quali, come voi sapete, sono infinite, io non potrei indovinar la vostra eletta. Ma per troncarle tutte in una volta e cavar voi ed altri, se vi fussero, d'errore, basti, a farvi toccar con mano che la gran Luna che voi vedete nell'orizonte è la schietta e nuda, e non aggrandita per altra luce avventizia e circunfusa, basti, dico, il vedere le sue macchie sparse per tutto il suo disco sino all'estrema circonferenza nella guisa a capello che si mostra nel mezo del cielo; ché se fusse come avete creduto voi, le macchie nella Luna bassa e grande si doverebbon veder raccolte tutte nella parte di mezo, lasciando la ghirlanda intorno lucida e senza macchie. Adunque, non per isplendore aggiunto, ma per uno ingrandimento di tutta la specie nel refrangersi nella remota superficie vaporosa, si mostrano il Sole e la Luna maggiori bassi che alti. Or vedete, signor Sarsi, quanto è facil cosa l'atterrare il falso e sotenere il vero. Questa pur troppo grand'evidenza della falsità di molte proposizioni che si leggono nel vostro libro, non mi lascia interamente credere che voi non l'abbiate compresa; e vo pensando che possa essere che, conoscendovi voi internamente dalla realtà delle ragioni convinto, vi riduciate per ultimo partito a far prova se l'avversario, col creder vere quelle cose che voi stesso conoscete false, si ritirasse e cedesse; e che perciò voi arditamente le portiate avanti, imitando quel giocatore che, vedendosi d'aver a carte scoperte perduto l'invito, tenta con altro soprinvito maggiore di far credere all'avversario gran punto quello che piccolissimo vede egli stesso, onde, cacciato dal timore, ceda e se ne vada. E perché io veggo che voi vi siete alquanto intrigato tra questi lumi primarii, refratti e reflessi ne' vapori o nell'occhio, comportate voi, come scolare, ch'io, come professore e maestro vecchio, vi sviluppi ancora un poco meglio. Per tanto sappiate che dal Sole, dalla Luna e dalle stelle, corpi tutti risplendenti e costituiti fuori e molto lontani dalla superficie della region vaporosa, esce splendore che perpetuamente illumina la metà di tal regione; e di questo emisferio illuminato l'estremità occidentale ci arreca la mattina l'aurora, e la parte opposta ci lascia la sera il crepuscolo: ma niuna di queste illuminazioni accresce o scema o in modo alcuno altera l'apparente grandezza del Sole, Luna e stelle, che perpetuamente si ritrovano nel centro o vogliamo dir nel polo di questo emisferio vaporoso da loro illuminato; del quale le parti direttamente traposte tra l'occhio nostro e 'l Sole o la Luna ci si mostrano più splendide dell'altre che di grado in grado da queste parti di mezo più si discostano, lo splendor delle quali va di mano in mano languendo; e questo è quel lume che dà segno dell'appressamento della Luna allo scoprirsi, mentre dopo qualche tetto o parete ci si nasconde. Una simile illuminazione si fanno intorno intorno anco le fiammelle poste dentro alla sfera vaporosa; ma questa è tanto debile e languida, che se di notte asconderemo un lume dopo qualche parete e poi ci anderemo movendo per iscoprirlo, difficilmente scorgeremo splendore alcuno circunfuso o vedremo altra luce sin che si scuopra la fiamma principale; e questo debolissimo lume nulla assolutamente accresce la visibile specie di essa fiammella. Ci è un'altra illuminazione, fatta per refrazzione nella superficie umida dell'occhio, per la quale l'oggetto reale ci si mostra circondato da un cerchio luminoso, ma inferiore assai di splendore alla primaria luce; e questo si mostra allargarsi per maggiore o minore spazio, non solamente secondo la maggiore o minor copia d'umore, ma secondo la cattiva o buona disposizion dell'occhio: il che ho io in me stesso osservato, che per certa affezzione cominciai a vedere intorno alla fiamma della candela uno alone luminoso e di diametro di più d'un braccio, e tale che mi celava tutti gli oggetti posti di là da esso; scemando poi l'indisposizione, scemava la grandezza e la densità di questo alone, ma però me ne resta ancora molto più di quello che veggono gli occhi perfetti: e questo alone non s'asconde per l'interposizion della mano o d'altro corpo opaco tra la candela e l'occhio, ma resta sempre tra la mano e l'occhio, sin che non si occulta il lume stesso della candela. Per questo lume parimente non s'ingrandisce la specie della fiammella, del cui splendore egli è assai men chiaro. Ci è un terzo splendore vivacissimo e chiaro quasi al par dell'istesso lume principale, il qual si produce per reflessione de' raggi primarii fatta nell'umidità de gli orli ed estremità delle palpebre, la qual reflessione si distende sopra 'l convesso della pupilla: della qual produzzione abbiamo argomento sicuro dal mutar noi la positura della testa; imperò che secondo che noi la inclineremo, alzeremo, o vero terremo dirittamente opposta all'oggetto luminoso, lo vederemo irraggiato nella parte superiore solamente, o nell'inferiore solamente, o in ambedue; ma dalla destra o dalla sinistra già mai non vederemo comparirgli raggi, perché le reflessioni fatte verso gli angoli dell'occhio non possono arrivar sopra la pupilla, sotto l'orizonte della quale, mediante la piegatura delle palpebre su la sfera dell'occhio, esse parti angolari si ritrovano; e se altri, calcando colle dita sopra le palpebre, allargherà l'occhio e discosterà gli orli di quelle dalla pupilla, non vedrà raggi né sopra né sotto, avvenga che le reflessioni fatte in essi orli non vanno sopra la pupilla. Questo solo è quello irraggiamento per lo quale i piccoli lumi ci appariscono grandi e raggianti, e nel quale la real fiammella resta ingombrata ed indistinta. L'altre illuminazioni non ànno, signor Sarsi, che far nulla, nulla pænitus, nell'ingrandimento, perché sono tanto inferiori di luce al lume primario, che ben sarebbe cieco affatto chi non vedesse il termine confine e distinzione tra l'uno e l'altro; oltre che (come di sopra ho detto) il disco del Sole e quel della Luna, quando per tale illuminazione s'ingrandissero, dovrebbono mostrarsi grandi quanto gl'immensi cerchi delle loro aurore. Però quando voi dite che non negate, quella corona raggiante esser affezzion dell'occhio, ma che non perciò ho io ancora provato che qualche parte non dependa dall'aria circunfusa illuminata, toglietevi dal troppo miseramente mendicar sussidii così scarsi. Che volete che faccia quel debolissimo lume mescolato con quei fulgentissimi raggi reflessi dalle palpebre? aggiunge quel che farebbe il lume d'una torcia a quel del Sole meridiano. Di questo lume sparso per l'aria vaporosa io ve ne voglio conceder non solamente quella piccola parte che voi domandate, ma quanto abbraccia tutta l'aurora e 'l crepuscolo e tutto l'emisferio vaporoso; e di questo voglio che il corpo luminoso né per telescopio né per altro mezo possa già mai essere spogliato; e voglio ancora, per vostra compitissima soddisfazzione, ch'ei venga dal telescopio ingrandito come tutti gli altri oggetti, sì che non pure adegui tutta l'aurora, ma mille volte maggiore spazio, se mille volte tanto si potesse comprendere coll'occhiale; ma niuna di queste cose solleva punto né voi né 'l vostro Maestro, che avreste bisogno, per mantenimento della vostra principal conclusione (ch'è che le stelle fisse, per esser lontanissime, non ricevono accrescimento veruno dal telescopio), avreste bisogno, dico, che la stella ed il suo irraggiamento fusse una cosa medesima, o almeno che l'irraggiamento fusse realmente intorno alla stella; ma né quello né questo è vero, ma bene è egli nell'occhio, e le stelle ricevono accrescimento tanto quanto ogn'altro oggetto veduto col medesimo strumento, come puntualissimamente scrisse e dimostrò il signor Mario. Questi altri vostri diverticoli, d'arie vaporose illuminate e di Soli e Lune alte e basse, son, come si dice, pannicelli caldi, e un voler fuggir la scuola e cercar di deviare il lettore dal primo proposito. E fra l'altre vostre molte diversioni, questa che fate in mostrar con assai lungo discorso come per l'interposizion del dito non s'impedisca la vista della fiammella, e quel che dite del filo sottile e del corpo interposto minor della pupilla, son tutte cose vere, ma, per mio avviso, nulla attenenti al proposito che si tratta: il che veggo che internamente avete conosciuto voi medesimo ancora, atteso che, quando era il tempo dell'applicazione di queste cose alla materia e di chiuder la conclusione, voi fate punto, e lasciandoci sospesi passate ad altro proposito, e cercate, pur per via di discorso, provar cosa di cui cento esperienze chiarissime sono in contrario; e ben che voi veggiate, guardando col telescopio, la stella di Saturno terminatissima e di figura diversissima dall'altre, il disco di Giove e quel di Marte, e massime quando è vicino a Terra, perfettamente rotondi e terminati, Venere a suoi tempi corniculata ed esattissimamente delineata, i globetti delle stelle fisse, e massime delle maggiori, molto ben distinti, e finalmente mille fiammelle di candele, poste in gran distanza, così ben dintornate come da vicino, dove, senza il telescopio, l'occhio libero niuna di cotali figure distingue, ma tutte le vede ingombrate da raggi stranieri e tutte sotto una stessa figura radiante, con tutto ciò pur volete che 'l telescopio non le mostri senza raggi, persuaso da certi vostri discorsi, de i quali io non sarei in obligo di scoprir le fallacie, avendo per me l'esperienza in contrario; tuttavia, per vostra utilità, le accennerò così brevemente. E per venir con ogni maggior chiarezza al mio intento, io vi domando, signor Sarsi, onde avvenga che Venere si circonda sì fattamente di questi raggi ascitizii e stranieri, che tra essi perde in modo la sua real figura, ch'essendo stata dalla creazion del mondo in qua mille e mille volte cornicolata, mai da vivente alcuno non è stata osservata né veduta tale, ma sempre è apparsa d'una stessa figura, se non dapoi ch'io primieramente col telescopio scopersi le sue mutazioni? il che non accade della Luna, la quale coll'occhio libero mostra le sue diversità di figure, senza notabile alterazione che dependa dall'irraggiamento avventizio. Non rispondete, ciò accadere mediante la gran lontananza di Venere e la vicinanza della Luna; perché io vi dirò che quello che accade a Venere, accade ancora alle fiammelle delle candele, le quali, in distanza di cento braccia solamente, confondono la lor figura tra i raggi e la perdono non men di Venere. Se volete risponder bene, bisogna che diciate, ciò derivare dalla piccolezza del corpo di Venere in relazione all'apparente grandezza di quel della Luna, e che vi figuriate, la lunghezza di quei raggi che si producono nell'occhio esser, verbigrazia, per quattro diametri di Venere, che non saranno poi la decima parte del diametro della Luna: ora figuratevi la piccolissima falce di Venere, inghirlandata di una chioma che se le sparga e distenda intorno intorno in distanza di quattro suoi diametri, ed insieme la grandissima falce della Luna con una chioma non più lunga della decima parte del suo diametro; non doverà esservi difficile a intendere come la forma di Venere del tutto si perderà tra la sua capellatura, ma non già quella della Luna, la quale pochissimo s'altererà: ed accade in questo quello a punto che accaderebbe in vestire una formica di pelle d'agnello, di cui la configurazione delle piccoline membra in tutto e per tutto si perderebbe tra la lunghezza de i peli, sì che l'istessa apparenza farebbe che se fusse un bioccolo di lana; nulla dimeno l'agnello, per la sua grandezza, assai distinte mostra le membra sue sotto la pecorile spoglia. Ma dirò, di più, che ricevendo il capillizio splendido, che risiede nell'occhio, la limitazion del suo spargimento dalla costituzion dell'occhio stesso più che dalla grandezza dell'oggetto luminoso (e così veggiamo stringendo le palpebre, sì che appariscano surger dall'oggetto luminoso raggi molto lunghi, non si veggono maggiori quei che vengono dalla Luna, che quei di Venere o d'una torcia o d'una fiaccola), figuratevi una determinata grandezza d'una capellatura; nel mezo della quale se voi intenderete essere un piccolissimo corpo luminoso, perderà la sua figura, coronato di troppo lunghi crini; ma ponendovi un corpo maggiore e maggiore, finalmente potrà il simulacro reale occupar tanto nell'occhio, che poco o niente gli avanzi intorno del capillizio; e così l'immagine, verbigrazia, della Luna potrà esser che ingombri nell'occhio spazio maggiore della commune irradiazione. Stante queste cose, intendete il disco reale, per essempio, di Giove occupar sopra la nostra luce un cerchietto, il cui diametro sia la ventesima parte dello spargimento della chioma raggiante, onde in sì gran piazza resta indistinto il piccolissimo cerchietto reale: viene il telescopio, e m'aggrandisce la specie di Giove in diametro venti volte; ma già non ingrandisce l'irraggiamento, che non passa per li vetri: adunque io vedrò Giove non più come una piccolissima stella radiante, ma come una Luna rotonda, ben grande e terminata. E se la stella sarà assai più piccola di Giove, ma di splendore molto fiero e vivo, qual è, per essempio, il Cane, il cui diametro non è la decima parte di quel di Giove, nulla di meno la sua irradiazione è poco minor di quella di Giove, il telescopio, accrescendo la stella ma non la chioma, fa che, dove prima il piccolissimo disco tra sì ampio fulgore era impercettibile, già fatto in superficie 400 e più volte maggiore, si può distinguere ed assai ben figurare. Con tal fondamento andate discorrendo, ché potrete disbrigarvi per voi stesso da tutti gl'intoppi. E rispondendo alle vostre instanze, quando dal signor Mario e da me è stato detto che 'l telescopio spoglia le stelle di quel coronamento risplendente, ciò è stato profferito non con intenzione d'avere a stare a sindicato di persone così puntuali come siete voi, che, non avendo altro dove attaccarvi, vi conducete sino a dannar con lunghi discorsi chi prende il termine usitatissimo d'infinito per grandissimo. Quando noi abbiamo detto che il telescopio spoglia le stelle di quello irraggiamento, abbiamo voluto dire ch'egli opera intorno a loro in modo che ci fa vedere i lor corpi terminati e figurati come se fussero nudi e senza quello ostacolo che all'occhio semplice asconde la lor figura. È egli vero, signor Sarsi, che Saturno, Giove, Venere e Marte all'occhio libero non mostrano tra di loro una minima differenza di figura, e non molto di grandezza seco medesimi in diversi tempi? e che coll'occhiale si veggono, Saturno come appare nella presente figura, e Giove e Marte in quel modo sempre, e Venere in tutte queste forme diverse? e, quel ch'è più meraviglioso, con simile diversità di grandezza? sì che cornicolata mostra il suo disco 40 volte maggiore che rotonda, e Marte 60 volte quando è perigeo che quando è apogeo, ancor che all' occhio libero non si mostri più che 4 o 5? Bisogna che rispondiate di sì, perché queste son cose sensate ed eterne, sì che non si può sperare di poter per via di sillogismi dare ad intendere che la cosa passò altrimenti. Or, l'operare col telescopio intorno a queste stelle in modo che quell'irraggiamento, che perturbava l'occhio libero ed impediva l'esatta sensazione, la qual opera è cosa massima e d'ammirabili e grandissime consegnenze, è quello che noi abbiam voluto significare nel dire spogliar le stelle dell'irraggiamento, che son parole solamente di niun momento, di niuna conseguenza: le quali se a voi, che siete ancora scolare, danno fastidio, potrete mutarle a vostro beneplacito, come cambiaste già quello nostro accrescimento nel vostro transito dal non essere all'essere. A quello che voi dite, parervi pur ragionevole che, sì come l'oggetto lucido, venendo per lo mezo libero, produce nell'occhio l'irraggiamento, egli debba ancor far l'istesso quando viene passando per li cristalli del telescopio; rispondo concedendovelo liberamente, e dicovi che accade a punto l'istesso de gli oggetti veduti col telescopio che de' veduti senza: e sì come il disco di Giove, per essempio, veduto coll'occhio libero rimane per la sua piccolezza perduto nell'ampiezza del suo irraggiamento, ma non già quello della Luna, che colla sua gran piazza occupa sopra la nostra pupilla spazio maggiore del cerchio raggiante, per lo che ella si vede rasa, e non crinita; così, facendomi il telescopio arrivar sopra l'occhio il disco di Giove sei cento e mille volte maggiore della specie sua semplice, fa ch'egli colla sua ampiezza ingombri tutta la capellatura de' raggi, e comparisca simile ad una Luna piena: ma il disco piccolissimo del Cane, ben che mille volte ingrandito dal telescopio, non però adegua ancora la piazza radiosa, sì che ci apparisca tosato del tutto; nientedimeno, per essere i raggi verso l'estremità alquanto men forti e tra loro divisi, resta egli visibile, e tra la discontinuazion de' raggi si vede assai commodamente la continuazion del globetto della stella, il quale con uno strumento che più e più l'accrescesse, più e più sempre distinto e meno irraggiato ci si mostrerebbe. Sì che la cosa, signor Sarsi, sta così, e questo effetto ci venne chiamato uno spogliar Giove del suo capillizio: le quali parole se non vi piacciono, già vi si è dato licenza che le mutiate ad arbitrio vostro, ed io vi do parola d'usar per l'avvenire la vostra correzzione; ma non v'affaticate in voler mutar la cosa, perché non farete niente. E già che voi in questo fine replicate che pure è necessario conceder che l'aria circunfusa s'illumini, e che perciò la stella apparisca maggiore; ed io torno a replicarvi che i vapori circunfusi s'illuminano, ma non perciò il corpo luminoso s'accresce punto, essendo che il lume de' vapori è incomparabilmente minore della primaria luce: per lo che il corpo lucido, se è grande, resta nudo, e se è piccolo, rimane, col suo irraggiamento fatto nell'occhio, terminatissimo e distintissimo tra 'l debolissimo lume dell'aria vaporosa. E vi replico ancora, poi che voi medesimo me ne porgete replicata occasione, che totalmente deponghiate quella falsa opinione che 'l Sole e la Luna presso all'orizonte si mostrino maggiori per una ghirlanda d'aria illuminata che s'aggiunga al lor disco, perché questa è una grandissima semplicità, come di sopra ho detto e provato. E per non lasciar cosa intentata per cavarvi d'errore e far che voi restiate capace di questo negozio, alle vostre ultime parole, dove voi dite che vedendosi pur pel telescopio essi raggi luminosi intorno alle stelle, non si potrà ridurre il minimo ricrescimento di quelle nella perdita di questi, essendo che non si perdono; vi rispondo che l'accrescimento è grandissimo, come in tutti gli altri oggetti, e che il vostro errore sta (come sempre si è detto) nel paragonar voi la stella insieme con tutto il suo irraggiamento, visto coll'occhio libero, col corpo solo della stella veduto, collo strumento, distinto dalla sua piazza radiosa, della quale egli talvolta compar maggiore e tal volta eguale, secondo la grandezza della stella vera e la moltiplicazion del telescopio; e quando comparisce minor di esso irraggiamento, tuttavia si scorge il suo disco, come ho detto, tra l'estremità della capellatura. Ed una accommodatissima riprova dell'accrescimento grande, come in tutti gli altri oggetti, è il pigliar Giove coll'occhiale avanti giorno, e andarlo seguitando sino al nascer del Sole e più oltre ancora; dove si vede il suo disco, pel telescopio, sempre grande nell'istesso modo: ma quel che si vede coll'occhio libero, crescendo il candor dell'aurora si va sempre diminuendo, sì che vicino al nascer del Sole quel Giove che nelle tenebre superava d'assai ogni stella della prima grandezza, si riduce ad apparir minore di quelle della quinta e della sesta, e finalmente, ridottosi quasi ad un punto indivisibile, nascendo il Sole, si perde del tutto: nulla dimeno, sparito all'occhio libero, si séguita egli pur di vederlo tutto il giorno grande e ben circolato; ed io ho uno strumento che me lo mostra, quando è vicino alla Terra, eguale alla Luna veduta liberamente. Non è dunque cotal ricrescimento minimo o nullo, ma grande, come di tutti gli altri oggetti. Io vi voglio, signor Sarsi, pigliare alla stracca, se non potrò prendervi correndo. Volete voi una nuova dimostrazione, per prova che gli oggetti in tutte le distanze crescono nella medesima proporzione? Sentitela. Io vi domando se, posti quattro, sei o dieci oggetti visibili in varie lontananze, ma in guisa però che tutti si veggano nella medesima linea retta, sì che il più vicino occupi tutti gli altri, vi domando, dico, se tenendo l'occhio nel medesimo luogo e riguardando i medesimi oggetti co 'l telescopio, voi gli vedrete pur posti in linea retta o no, sì che il vicino non vi asconda più gli altri, ma ve gli lasci vedere? Credo pur che voi risponderete ch'ei vi compariranno per linea retta, essendo realmente per linea retta disposti. Ora, stante questo, immaginatevi quattro, sei o dieci bacchette diritte, tra di lor paralelle, poste in distanze disuguali dall'occhio, ed esse di lunghezze pur disuguali, e le più lontane maggiori, e di mano in mano le più vicine minori, in modo che gli estremi termini loro si veggano posti in due linee rette, una a destra e l'altra a sinistra; pigliate poi il telescopio, e riguardatele con esso: già, per la concession fatta, i medesimi termini, tanto i destri quanto i sinistri, si vedranno pure in due linee rette come prima, ma aperte in maggiore angolo. E come ciò sia, signor Sarsi, questo, appresso i geometri, si domanda ricrescer tutte quelle linee secondo la medesima proporzione, e non ricrescer più le vicine che le lontane. Cedete dunque, e tacete. 50. “Sed videamus, quam recte ex Peripatetica disciplina atque ex experimentis sibi arma contra Aristotelem fabricet Galilæus. "Præterea, inquit, cometam flammam non fuisse, ex ipsa experientia et Peripateticorum dicto deducimus, quo affirmant, nullum corpus lucidum esse perspicuum; experientia vero docet, flammam vel minimam unius candelæ impedimento esse quominus obiecta ultra ipsam posita conspiciantur: si ergo cometam flammam fuisse quis dixerit, dicendum eidem erit, stellas ultra illam positas ab ea celari debuisse: et tamen per cometæ caudam lucidissime intermicantes easdem stellas vidimus." Hæc ille: in quibus mirari satis non possum, hominem, magni alioqui nominis atque experimentorum amantissimum, ea diserte adeo asseverasse, quæ obviis ubique experimentis redargui facile possent. Quamvis enim Peripateticorum dictum, si recte intelligatur, verissimum sit (omne enim corpus, ad hoc ut illuminetur vel, potius, illuminatum appareat, excurrentem ulterius lucem quasi sistere ac reprehendere debet; perspicuum autem, utpote eidem luci pervium, eam terminare non potest: ex quo dicendum est, corpus quodcumque eo clarius illuminandum, quo plus opaci minusque habuerit perspicui), nullus tamen est qui neget, reperiri corpora partim perspicua partim opaca, quæ partem lucis aliquam terminent, qua lucida appareant, aliquam vero libere transire permittant; qualia sunt nubes rariores, aqua, vitrum et huiusmodi multa, quæ et lumen in superficie terminant, et ad aliam partem idem transmittunt. Quare nihil est, cur ex hoc dicto quidquam momenti suis experimentis Galilæus adiectum putet. Experimenta porro ipsa falsa deprehenduntur. Affirmo igitur, candelæ flammam obiecta ultra se posita ex oculis non auferre, et perspicuam esse. Huic, primum, dicto adstipulantur Sacræ Litteræ, cum de Anania, Azaria ac Misaele in fornacem, Regis iussu, coniectis agunt. Sic enim Regem ipsum loquentem inducunt: "Ecce ego video quatuor viros solutos et ambulantes in medio ignis, et nihil corruptionis in eis est; et species quarti similis filio Dei." Ac ne quis existimet id pro miraculo habendum, idem probatur iterum ex eo, quia in candelæ flamma medio loco consistens videtur ellychnium, seu nigricans seu candens. Præterea, cum strues aliqua ingens lignorum incenditur, medias inter flammas semiusta ligna et carbones accensos libere prospectamus, cum tamen sæpe maxima flammarum vis oculum inter atque eadem ligna media consistat. Flamma igitur perspicua est. Secundo, quodcumque opacum, inter oculum et obiectum positum, eiusdem obiecti aspectum impedit, sive magno sive parvo ab eodem distet intervallo; ita, verbi gratia, lignum aliquod, sive rem quampiam attingat sive ab illa multum removeatur (si tamen inter illam atque oculum substiterit), eam videri non permittet: quod in flamma non accidit, hæc enim quascumque res ultra se positas, si non longe distent, sed easdem e proximo vehementer illuminet, semper videri patietur; quod quilibet experiri facile potest, si legendum aliquid ultra lumen collocaverit, unius tantum digiti intervallo, tunc enim characteres illos a flamma obtectos facile perleget: flamma, ergo, perspicua est et luminosa: quod Galilæus negat, eiusque oppositum tanquam principium, contra Aristotelem disputaturus, assumit. Quod si quis quærat, cur obiecta ultra flammam posita, si saltem ab eadem longe semota fuerint, non conspiciantur, hanc ego huius rei causam assigno: quia nimirum obiectum movens potentiam vehementius, impedit ne videantur obiecta reliqua, ad eamdem potentiam movendam minus apta; obiecta autem quælibet eo vehementius, cæteris paribus, potentiam movent, quo sunt lucidiora; quia igitur obiecta, longe ultra flammam posita, multo minus illuminantur quam flamma ipsa, ideo hæc potentiam veluti totam explet obruitque, nec obiecta alia videri permittit. Et propterea, quo obiecta eadem eidem flammæ fiunt propiora, quia tanto magis illuminantur, eo etiam magis apta sunt movere potentiam, ac proinde tunc conspiciuntur; maiori siquidem illustrata lumine, cum flamma pene ipsa contendunt. Quare si aut flamma obtusiori splendeat lumine, aut obiectum ultra illam positum luminosum ex se sit, aut ab alio vehementer illuminatum, nunquam illius aspectum interposita flamma impediet, quamvis longissime obiectum illud a flamma distet. Hoc etiam quibusdam experimentis confirmare placet. Incendatur distillatum vinum, quod aquam vitis vulgo appellant: eius enim flamma, cum non admodum clara sit, liberam rerum imaginibus ad oculum viam relinquet, ut etiam minutissimos quosque characteres perlegi patiatur. Idem accidit in flamma ex incenso sulphure excitata, quæ, colorata licet sit et crassa, vix tamen quidquam impedimenti eisdem rerum imaginibus affert. Secundo, sit licet flamma clarissimo ac micanti lumine, si tamen alterius candelæ lumen ultra illam collocatum longe etiam semoveris, inter vicinioris flammæ lumen remotiorem flammam intermicantem cernes. Cum ergo stellæ corpora sint luminosa et quavis flamma longe clariora, nil mirum si non potuit earundem aspectus ab interposita cometæ flamma impediri: ac proinde nihil detrimenti ex hoc Galilæi argumento patitur Aristotelis opinio. Tertio, non luminosa solum illa quæ propria fulgent luce, ab interposita flamma velari non possunt, sed ne alia quidem corpora opaca, si tamen ab alio lumine illustrentur. Ita interdiu si quid aspexeris a Sole illuminatum, nullius interpositu flammæ impediri eius aspectus poterit. Constat igitur satis superque, flammas perspicuas esse, atque hoc etiam non obstare quominus cometa flamma esse potuerit.” È tempo, Illustrissimo Signore, di venir a capo di questi pur troppo lunghi discorsi: però passiamo a questa quarta ed ultima proposizione. Qui, com'ella vede, dice il Sarsi non potersi a bastanza stupire che io, avendo qualche nome d'avveduto osservatore ed applicato assai all'esperienze, mi sia ridotto ad affermar constantemente quelle cose che si possono agevolissimamente confutare con esperimenti manifesti ed apparecchiati per tutto; de' quali poi n'apporta molti, ond'egli apparisca altrettanto veridico e diligente sperimentatore, quant'io mal accorto e mendace. Dirò prima brevemente quello che persuase il signor Mario a scrivere, e me a prestargli assenso, che quando la cometa fusse una fiamma, dovesse asconderci le stelle; poi anderò considerando l'esempio e ragioni del Sarsi, lasciando in ultimo a V. S. Illustrissima il giudicar qual di noi sia più difettoso e mal avveduto nel suo esperimentare e discorrere. Considerando noi, il trasparire d'un corpo non esser altro che un lasciar vedere gli oggetti posti oltre di sé, ci persuademmo che quant'esso corpo trasparente fusse men visibile, tanto potesse meglio trasparere; onde l'aria trasparentissima è del tutto invisibile, l'acqua limpida ed i cristalli ben tersi, traposti tra oggetti visibili, poco per se stessi si scorgono: dal che ci pareva che assai a proposito si potesse all'incontro inferire, i corpi quanto più per se stessi fusser visibili, dover esser tanto meno trasparenti; e perché tra i corpi visibili per se stessi, le fiamme per avventura parevano non esser degli infimi, però giudicammo quelle dovere esser poco trasparenti: l'autorità poi di Aristotile e de' Peripatetici, aggiunta a questo discorso, ci confermò nell'opinione. Circa la qual autorità mi par da notare come il Sarsi le vuol dare altra interpretazione da quella che apertamente suonan le parole; e dice che intesa bene è verissima, e che il senso è che i corpi, acciò che si possano illuminare, non devon esser trasparenti; e non, che i corpi lucidi non son trasparenti. Ma se il Sarsi la piglia in quel senso, perché così gli par la proposizion vera, adunque bisogna ch'ei lasci l'altro perché in quello gli paia falsa (perché quanto alle parole, meglio si adattano a questo che a quello): tuttavia egli medesimo poco di sotto non pure afferma, ma con più esperienze conferma, i corpi luminosi impedir la vista delle cose poste oltre di loro, dove scrive: “Nam hæc etiam rerum ultra ipsa positarum aspectum impediunt”, e quel che segue. Ma tornando al primo discorso, dico che oltre all'autorità de' Peripatetici ci confermò ancora più il veder finalmente per esperienza un vetro infocato impedirci assai la vista degli oggetti, che freddo distintamente ci lascia scorgere, e l'istesso far la fiammella d'una candela, e massime colla sua superior parte, più lucida dell'inferiore ch'è intorno al lucignolo, la qual è più tosto fumo non bene infiammato che vera fiamma. Di più, avendo noi osservato, la grossezza del corpo, ben che per se stesso non molto opaco, importar tanto, che, verbigrazia, una nebbia, la quale in profondità di venti o trenta braccia non ci leva la vista d'un tronco, moltiplicata all'altezza di 200 o 300 ci toglie del tutto anco la vista del Sole stesso, pensammo non esser lontano dal ragionevole il creder che la non trasparenza ed opacità d'una fiamma non potesse mai essere così poca, che ingrossata in profondità di centinaia e centinaia di braccia non ci dovesse impedir l'aspetto delle minute stelle. Concludemmo per tanto, la profondità della chioma della cometa (che pur bisogna che sia non dirò col Sarsi e suo Maestro 70 miglia, ma al manco tante canne), quand'ella fusse una fiamma, doverci ascondere le stelle; il che vedendo noi ch'ella non faceva, ci parve avere argomento assai concludente per provar ch'ella non fusse uno incendio. Ora il Sarsi, curando poco o niente la principal sustanza di tutto questo ragionevolissimo discorso, appiccandosi a quel sol detto del signor Mario, che la fiammella d'una candela non è trasparente, si persuade e promette la vittoria, tuttavolta ch'ei possa mostrare, la detta fiammella aver pur qualche trasparenza; e dice che chi avvicinerà a quella un foglio scritto, sì che quasi la tocchi, e porrà diligente cura, potrà vedere i caratteri: al che io aggiungo “tuttavolta ch'ei sia di vista perfettissima”, perché io, che però non son losco, stento a poterli vedere, servendomi anco degli occhiali, quanto più posso da vicino. È ben vero che oltre alla detta, molt'altre esperienze adduce il Sarsi: tra le quali, e per riverenza e per religiosa pietà e per esser ella di suprema autorità, debbo primieramente far considerazione sopra quella che il medesimo Sarsi ripone nel primo luogo, pigliandola dalle Sacre Lettere. Dove, insieme co 'l signor Mario, noto le parole della Scrittura precedenti alle citate dal Sarsi, le quali mi par che dicano che avanti che il re vedesse l'angelo e i tre fanciulli camminar per la fornace, le fiamme fussero state rimosse; ché tanto mi par che importino le parole del Sacro Testo, che son queste: “Angelus autem Domini descendit cum Azaria et sociis eius, et excussit flammam ignis de fornace, et fecit medium fornacis quasi ventum roris flantem.” È noto, che dicendo la Scrittura “flammam ignis”, par che voglia far distinzione tra la fiamma e 'l fuoco; e quando poi più a basso si legge che il re vede caminar le quattro persone, si fa menzione del fuoco, e non della fiamma: “Ecce ego video quatuor viros solutos et ambulantes in medio ignis.” Ma perché io potrei grandemente ingannarmi nel penetrare il vero sentimento di materie che di troppo grand'intervallo trapassano la debolezza del mio ingegno, lasciando cotali determinazioni alla prudenza de' maestri in divinità, anderò semplicemente discorrendo tra queste inferiori dottrine, con protesto d'esser sempre apparecchiato ad ogni decreto de' superiori, non ostante qualsivoglia dimostrazione ed esperimento che paresse essere in contrario. E ritornando all'esperienze del Sarsi, per le quali ei ci fa vedere trasparir per varie fiamme diversi oggetti, dico che posso liberamente concedergli, tutto questo esser vero, ma di nessuno sollevamento alla sua causa: per lo stabilimento della quale non basta che la fiamma interposta sia profonda un dito, e che gli oggetti altrettanto vicini gli sieno, né molto più lontano il riguardante, o vero che gli oggetti sieno dentro alle stesse fiamme ed anco nella parte bassa, pochissimo lucida; ma ha di bisogno (altrimenti resterà a piè) di farci toccar con mano ch'una fiamma, ancor che profonda centinaia e centinaia di braccia e lontanissima dal riguardante e da gli oggetti visibili, non però ce n'impedisca la veduta; ch'è quanto se dicessimo, che gli faccia di mestier provare che la fiamma arrechi assai meno impedimento che se fusse altrettanta nebbia, la qual nebbia è tale, che trapostane non solo alla grossezza d'un dito, ma di quattro e sei braccia, non arreca impedimento veruno, ma in profondità di 100 o 200 asconde l'istesso Sole, non che le stelle. E finalmente, io non mi posso contener di rivolgermi un poco al medesimo Sarsi, che si stupisce del mio inescusabil mancamento nell'uso dell'esperienze. Voi dunque, signor Sarsi, mi tassate per cattivo sperimentatore, mentre nell'istesso maneggio errate quanto più gravemente errar si possa? Voi avete bisogno di mostrarci che la fiamma interposta non basta, contro alla nostra asserzione, ad occultarci le stelle, e per convincerci con esperienze dite che provando noi a riguardar uomini, tizzoni, carboni, scritture e candele posti oltre alle fiamme, sensatamente gli vederemo: né mai v'è venuto in pensiero di dirci che noi proviamo a guardar le stelle? e perché, in buon'ora, non ci avete voi detto alla bella prima: Interponete una fiamma tra l'occhio e qualche stella, ché voi né più né meno la vederete? Mancano forse le stelle in cielo? e questo è esser destro ed avveduto sperimentatore? Io vi domando se la fiamma della cometa è come le nostre, o d'altra natura. Se d'altra natura, l'esperienze fatte nelle nostre non ànno forza di concludere in quella: se è come le nostre, potevate immediatamente farci veder le stelle per le nostre, lasciando stare i tizzoni, funghi e l'altre cose; e quando dite che dopo la fiammella d'una candela si scorgono i caratteri, potevate dire che si scorge una stella. Signor Sarsi, chi volesse trattarla con voi, come si dice, mercantilmente, cioè con una bilancia sottilissima e giustissima, direbbe che voi foste in obligo di fare accendere una fiamma lontanissima e grandissima quanto la cometa e farci per essa veder le stelle, atteso che e la grandezza della fiamma e la lontananza dell'occhio da quella importano assaissimo in questo fatto e se ne deve tener gran conto: ma io, per farvi ogni agevolezza e vantaggio, mi voglio contentare d'assai meno, e voglio prepararvi mezi accommodatissimi per vostro bisogno. E prima, perché l'essere la fiamma vicina all'occhio importa assai per vedere gli oggetti meglio, in vece di porla remota quanto la cometa, mi contento d'una distanza di cento braccia solamente: in oltre, perché la profondità e grossezza del mezo similmente importa assaissimo, in vece della grossezza della cometa, ch'è, come sapete, tante centinaia di braccia, mi basta quella di dieci solamente: in oltre, perché l'esser l'oggetto, che si ha da vedere, lucido arreca parimente vantaggio grandissimo, come voi medesimo affermate, mi contento che tale oggetto sia una stella di quelle che si vider per la chioma della nostra cometa, le quali stelle, per vostro detto in questo luogo, sono di gran lunga più chiare di qualsivoglia fiamma: e poi, se con tutti questi tanto per la causa vostra vantaggiosi apparecchi voi fate vedere per la trasparenza di cotal fiamma la stella, voglio confessarmi per convinto e predicar voi pel più cauto e sottile sperimentatore del mondo; ma non vi succedendo, non ricerco altro da voi se non che col silenzio ponghiate fine alle dispute, come spero che siate per fare: perché se mai v'accaderà di veder questa mia scrittura, la qual rimane nell'arbitrio di questo Signore, a chi scrivo, di mostrarla a chi più gli piacerà, vederete come deve fare chi si piglia per impresa di volere essaminar gli altrui componimenti, ch'è non lasciar cosa veruna senza considerarla, e non (come avete fatto voi) andar a guisa della gallina cieca dando or qua or là tanto del becco in terra, che s'incontri in qualche grano di miglio da morderlo e roderlo. E per finir questa parte, non potete negar d'aver voi medesimo compreso e confessato che dalle fiamme interposte qualche sensibile impedimento anco per l'occhio vostro ne deriva; imperò che se niente assolutamente d'offuscamento arrecassero, senz'altri avvertimenti e cautele, d'esser gli oggetti più o men lontani dalla fiamma, più o men lucidi, ed esse fiamme nate più da zolfo o d'acquavite che da paglia o da cera, avreste risolutamente detto: “Sia la fiamma e l'oggetto qualunque si voglia, nessuno impedimento ne nasce, ma si vede come per l'aria libera e pura”: ed oltre a questo, poco più a basso parlando delle cose che non risplendono per se stesse, come le fiamme, ma sono illuminate da altri, dite che queste ancora impediscono la vista degli oggetti, dove la particola ancora mostra che voi concedete qualche impedimento nelle fiamme. Ma che più? se elle non punto impedissero, a chi mai sarebbe caduto in pensiero di dire ch'elle non sieno trasparenti? Ci è dunque, anco per voi stesso, qualche sensibil offuscazioncella (dico per voi stesso, perché per noi e gli altri l'impedimento è assai grande), e le vostre esperienze son fatte intorno a fiammelle così piccole, che risolutissimamente l'impedimento d'altrettanta nebbia sarebbe stato del tutto insensibile; adunque le vostre fiamme impediscono più che altrettanta nebbia: ma tanta nebbia quanta è la profondità della cometa, vela e totalmente toglie la vista del Sole; adunque, quando la cometa fusse una fiamma, dovrebbe esser bastante ad asconderci il Sole, non che le stelle: le quali ella non asconde; adunque non è una fiamma. E perché quanto per sostenere un falso sono scarsi tutti i partiti, tanto per istabilimento del vero soprabondano i contrari veri, io voglio accennare a V. S. Illustrissima certo particolare per lo quale mi par che si confermi, l'opinion d'Aristotile esser falsa. Avvenga che natura di tutte le fiamme conosciute da noi è di dirizzarsi all'in su, restando il lor principio e capo nella parte inferiore, se la barba della cometa fusse una fiamma ed il suo capo fusse la materia ond'ella traesse origine, bisognerebbe che la chioma direttamente si dirizzasse verso il cielo; dal che ne seguirebbe una delle due cose, cioè o che la chioma si vedesse sempre a guisa di ghirlanda intorno al capo (il che sarebbe quando il luogo della cometa fusse altissimo), o vero (e questo accaderebbe quand'ella fusse poco lontana da terra) bisognerebbe che, nel nascere, prima nascesse l'estremità della barba, ed in ultimo il capo, ed alzandosi verso il mezo del cielo, quanto più il capo fusse vicino al nostro zenit, tanto la barba dovrebbe apparire più breve, e nel vertice stesso dovrebbe apparir nulla o circondante il capo intorno intorno, e finalmente nell'andar verso l'occaso la barba dovrebbe parere rivolta al contrario, sì che il capo si vedesse inclinare all'occidente prima di lei; altramente, quando la barba andasse avanti come nel nascere, converrebbe che la fiamma, contro alla sua naturale inclinazione e contro a quello che faceva quand'era nelle parti orientali, risguardasse all'ingiù. Ma tali accidenti non si veggono nella cometa e suo movimento; adunque non è una fiamma. 51. “Illud etiam omitti non debet, eodem, quo Aristotelem urget, argumento Galilæum premi. Sic enim ille: "Flammæ perspicuæ non sunt; cometæ autem coma perspicua est; ergo flamma non est." At ego adversus Galilæum sic: Luminosa perspicua non sunt; cometæ coma perspicua est; ergo luminosa non est. Esse autem perspicuam indicant stellæ, eius interpositu nulla ex parte celatæ. Præterea, comam hanc luminosam esse asserit idem Galilæus, dum illam ex illuminato vapore existere contendit; vapor enim illuminatus corpus est luminosum. Neque dicat, loqui se de luminosis nativo ac proprio lumine fulgentibus, non autem de iis quæ lumen aliunde accipiunt. Nam hæc etiam rerum ultra ipsa positarum aspectum impediunt: si enim pila aliqua vitrea, aut amphora, vino aut re alia quacumque plena fuerit, et lumini exponatur, iis tantum partibus ex quibus lumen non reflectit nec illuminata comparet, vinum ostendet; ea vero parte qua lumen ad oculum remittit, nil nisi lucidum quid et candens spectandum offeret. Idem in aquis etiam a Sole illuminatis accidit, in quibus pars illa qua Sol ad oculum reflectitur, nihil ultra se positum videri patitur; reliquæ vero partes lapillos atque herbas in fundo subsidentes ostendunt. Quare illuminatorum etiam corporum erit, ulteriora obiecta velare ne videantur; atque hæc etiam luminosa dici poterunt. Si ergo hæc apud Galilæum nullam admittunt perspicuitatem, per cometæ barbam, vel luminosam vel illuminatam, stellas videre non possumus: at potuimus tamen: ergo et illuminata fuit cometæ barba, et perspicua. Hæc ego omnia eo libentius affero, quod ea facile quivis intelligat, cum non ex illis linearum atque angulorum tricis pendeant, ex quibus non omnes æque facile se expedire norunt; hic enim si quis oculos habeat, ingenii etiam huic abunde erit.” Qui, com'ella vede, vuol il Sarsi ritorcere il mio medesimo argomento contro di me; ma quanto felicemente questo gli succeda, anderemo brevemente essaminando. E prima, noto com'egli, per effettuar questa sua intenzione, incorre in qualche contradizzione a se medesimo, e, quello di che più mi meraviglio, senza necessità. Di sopra, perché così compliva alla sua causa, fece ogni sforzo di provar come le fiamme sono trasparenti, sì che per esse si possono veder le stelle; qui, per convincermi colle mie armi, avendo egli bisogno che i corpi luminosi non sieno trasparenti, si mette a provare così essere con molte esperienze; onde pare che e' voglia che i corpi luminosi sieno e non sieno trasparenti secondo che ricerca il bisogno suo: ed in questo inconveniente cad'egli senza necessità alcuna, atteso che, senza dar pur ombra di contradizzione col mostrar di voler ora quello che poco fa aveva negato, bastava ch'ei dicesse (senza porsi egli stesso a dimostrarlo) che noi medesimi avevamo affermato generalmente, i corpi luminosi non esser trasparenti: né aveva occasione di temer ch'io fossi per venire a distinzioni di luminosi per sé o per altri, imperò che io ho sempre creduto che tal ricorso non serva se non per quelli che da principio non si son saputi ben dichiarare; e se il signor Mario avesse fatto differenza tra questi corpi e quelli, si sarebbe dichiarato a tempo, e non avrebbe aspettato che l'avversario l'avesse avuto a fare accorto del suo mancamento. Dico dunque ch'è verissimo che qualunque illuminazione, o propria o esterna, impedisce la trasparenza del corpo luminoso; ma non bisogna, signor Sarsi, che voi intendiate che dicendo noi così, vogliamo inferire che per ogni minima luce il corpo che la riceve debba divenir così opaco com'è una muraglia, ma che secondo la maggiore o minor lucidità perda più o meno della trasparenza: e così veggiamo nel principio dell'aurora, secondo che la region vaporosa comincia a participare un pochetto di lume, perdersi le minori stelle; dapoi, crescendo lo splendore, perdersi anco le maggiori; e finalmente, nella massima illuminazione, celarsi quasi la Luna stessa. In oltre, quando per qualche rottura di nuvole noi veggiamo scendere sino in Terra quei lunghissimi raggi di Sole, se voi porrete ben cura, vedrete notabil differenza circa lo scorgere le parti d'un monte opposto: imperò che quelle che sono oltre a i raggi luminosi si scorgono più offuscate dell'altre laterali, che non vengono da essi raggi traversate. E così parimente, scendendo un raggio di Sole per qualche finestrella in una stanza ombrosa, come tal or si vede per qualche vetro rotto in alcuna chiesa, tutti gli oggetti opposti, in quella parte dove il raggio gli traversa, si veggono meno distintamente, mentre però il riguardante sia in luogo onde ei vegga il raggio luminoso distinto, il che non avviene da tutti i siti indifferentemente. Ora, stanti queste cose vere, dico (e così si è sempre detto) potere esser che la materia della cometa sia assai più sottil dell'aria vaporosa, e meno atta ad illuminarsi, ché così ne persuade il vederla noi sparir nell'aurora e nel crepuscolo, trovandosi il Sole ancora assai sotto l'orizonte; sì che, quanto alla lucidità, non ci è ragione perch'ella debba asconderci le stelle più della region vaporosa. Quanto poi alla profondità, prima, la region vaporosa è grossa molte miglia; dipoi, noi non siamo in necessità di por la barba della cometa di smisurata profondità, non avendo determinato né quanto sia il diametro del capo, né s'egli è rotondo, né quanta sia la lontananza. Con tutto ciò, quando anco altri volesse porla profonda 8 o 10 miglia, non si vede nascerne inconveniente alcuno; perché anco l'aria vaporosa in tanta e maggior profondità, ed illuminata quanto la barba della cometa, lascia veder le stelle. 52. “Illud præterea a Galilæo Aristoteli obiicitur, male illum ex cometis prædicere, annum fore non admodum pluvium, sed siccum potius, ventorum etiam ingentem vim ac Terræ motus portendi. Cum enim, inquit, cometæ nihil aliud Aristoteli sint nisi ignes, huiusmodi exhalationum veluti eluones voracissimi, si nullas reliquias ab iisdem relinquendas dixeris, longe sapientius pronunciaris. Sed ego longe aliter sentiendum existimo. Nam si qua in urbe per fora ac vias magnam frumenti vim dispersam negligenter haberi, aut si forte vilissima quæque capita ac plebeculæ sordes opipare semper epulari videas; an non inde tantam rei frumentariæ ac totius annonæ facultatem sapienter arguas, ut nulla ibidem in longum tempus metuenda sit inopia? Ita plane dicendum. Atqui halituum sedes angustis ut plurimum terminis, ac veluti in horreo frumentum, includitur; neque ad illas plagas, quibus vorax flamma dominatur, facile producitur, nisi quando eorumdem ingens copia inferioribus sedibus capi non potest, aut forte iidem, sicciores ac rariores effecti, omnem aqueam exuerint qualitatem. Quare non inepte Aristoteles ex cometis, hoc est ex huiusmodi exhalationibus ad ignem usque, adeo non parce sed affluenter, productis, intulit, inferiora hæc omnia iisdem maxime abundare. Neque hinc sequitur, ab eo igne nullas eorumdem halituum reliquias relinquendas: is enim ea tantum absumit, quæ supra non capaces inferioris sedis angustias ad ignis plagam elevantur; qui postea ignis non in alienas regiones irrumpit, sed suo semper fixus in regno ea sibi vindicat quæ propius ad illum accesserint aut, quasi ab humidioribus impressionibus transfuga, ad illum defecerint: et propterea potuit Aristoteles hinc etiam ventos, sicciorem anni temperiem, aliaque huiusmodi prænunciare. De nostro certe cometa si quis tale aliquid prædixisset, potuisset ab eventu ipso id egregie confirmare; nam et annus siccior solito extitit, insolentes ventorum vehementesque flatus experti sumus, Terræ motibus magna Italiæ pars concussa, idque alicubi non parvo urbium atque oppidorum damno. Quid igitur? an non sapienter ut, alia multa, hæc etiam Aristoteles enunciavit?” L'essempio in virtù del quale crede il Sarsi di poter difendere Aristotile e mostrar l'obiezzione del signor Mario invalida, a me par che non molto s'assesti al caso essemplificato. Che il veder per le strade e per le piazze copia di biade arguisca esser di quelle maggiore abbondanza che quando non se ne veggono, ha molto ben del ragionevole, imperò che è in potere ed in arbitrio de i padroni l'esporle ed il celarle, e, di più, il farne mostra non le consuma o diminuisce punto; i quali due particolari non ànno luogo nel caso della cometa. E per avventura essempio più proporzionato sarebbe se alcuno dicesse in cotal modo: che l'isola Cuba abbondi di cinnamomi e cannelle, ce ne sia grand'argomento il sapere che gl'isolani fanno fuoco di quelle continuamente. Il discorso è concludente, perché, essendo in arbitrio loro l'arderle o no, quando ne avesser penuria l'userebbon per condimento solamente, come noi. Ma quando venisse avviso che i mesi passati per certo accidente si fusse attaccato fuoco nella gran selva de' cinnamomi, e che gl'isolani non furono potenti ad estinguer le fiamme, ritrovandosi in questo tempo assai lontani dal luogo, sì ch'ella irreparabilmente arse; se alcun mercante da tale accidente insolito volesse a i nostri aromatarii pronosticare una straordinaria abbondanza, poi che, dove per l'ordinario se ne abbruciano a fascetti, questa volta si è fatto a boscaglie intere; io credo ch'ei verrebbe reputato persona molto semplice: e quello che vedendo dalle fiamme divorar le biade mature della sua possessione, si rallegrasse e si promettesse d'essere per empire assai più del solito i suoi granai, poi che ve n'è da abbruciare a moggia, credo che sarebbe tenuto stolto affatto. La materia di che si fa la cometa o è della medesima di che si producono i venti, o è diversa: se è diversa, non si può dalla copia di quella arguire abbondanza di questa, più che se alcuno dal veder molt'uva si promettesse gran ricolta d'olio; se è dell'istessa, attaccato che vi sia il fuoco, arderà tutta. 53. “Quid porro ex his omnibus inferri non immerito possit, non ex me, sed ex Galilæo ipso, audiendum censeo. Ille enim, cum sua hæc experimenta exposuisset, addidit: "Hæc nostra sunt experimenta, nostræ hæ conclusiones, ex nostris principiis nostrisque opticis rationibus deductæ. Si falsa experimenta, si vitiosæ fuerint rationes, infirma ac debilia futura etiam sunt dictorum nostrorum fundamenta." His ego nihil ultra addendum existimo. Atque hæc illa sunt, quæ mihi in hac disputatione, ob meam erga Præceptorem observantiam, dicenda proposui: quibus ostendi certe conatus sum primum, iustam a Galilæo (atque hic princeps fuit scribendi scopus) querelarum materiam Præceptori meo, a quo ille perhonorifice semper est habitus, oblatam fuisse; deinde, licuisse nobis, in edita illa Disputatione, per parallaxis ac motus cometici observationes eiusdem cometæ a Terra distantiam metiri, atque ex tubo optico, parvum admodum cometæ incrementum afferente, aliquid etiam momenti rebus nostris accedere potuisse; præterea, non æque eidem Galilæo licuisse, cometam e verorum luminum numero excludere, ac severas adeo motus rectissimi leges eidem præscribere; ad hæc, constare ex his, aërem ad cæli motum moveri, atteri, calefieri atque incendi posse, ex motu per attritionem calorem excitari, nulla licet pars attriti corporis deperdatur, aërem illuminari posse, quotiescunque crassioribus vaporibus admiscetur, flammas lucidas simul esse atque perspicuas, quæ Galilæus ita se habere negavit; falsa denique deprehensa experimenta illa, quibus fere unis eiusdem placita nitebantur. Hæc autem innuere potius quam fusius explicare volui, cum neque plura exigi viderentur, ut pateret omnibus, neque ulli in Disputatione nostra a nobis iniuriam illatam, neque nos infirmis rationibus ductos eam, quam proposuimus, sententiam cæteris omnibus prætulisse.” Qui, com'ella vede, il Sarsi fa due cose: la prima contiene implicitamente il giudicio che altri deve fare della debolezza de' fondamenti della nostra dottrina, appoggiandosi ella sopra esperienze false e ragioni manchevoli, com'egli pretende d'aver dimostrato; aggiunge poi, nel secondo luogo, un catalogo e racconto delle conclusioni contenute nel Discorso del signor Mario e da sé impugnate e confutate. In risposta alla prima parte, io, ad imitazion del Sarsi, liberamente rimetto il giudicio da farsi circa la saldezza della nostra dottrina in quelli che attentamente avranno ponderate le ragioni e l'esperienze dell'una e l'altra parte; sperando che la causa mia sia per esser favoreggiata non poco dall'aver io di punto in punto essaminato e risposto ad ogni ragione ed esperienza prodotta dal Sarsi, dov'egli ha trapassata la maggior parte e la più concludente di quelle del signor Mario. Le quali tutte io avevo fatto pensiero (ed era in contracambio del catalogo del Sarsi) di registrar nominatamente in questo luogo; ma postomi all'impresa, mi è mancato e l'animo e le forze, vedendo che mi saria stato bisogno trascriver di nuovo poco meno che l'intero trattato del signor Mario. Però, per minor tedio di V. S. Illustrissima e mio, ho risoluto più tosto di rimetterla ad un'altra lettura di quello stesso trattato. IL FINE
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Pietro Gibellini Tre coltellate per compare Turiddu. Lettura antropologica di Cavalleria rusticana - E tre! questa è per la casa che tu m’hai adornato. Ora tua madre lascierà stare le galline. Qual è l’ultima parola di compare Turiddu, e di Cavalleria rusticana? Turiddu annaspò un pezzo di qua e di là fra i fichidindia e poi cadde come un masso. Il sangue gli gorgogliava spumeggiando nella gola, e non poté profferire nemmeno: - Ah! mamma mia!1 Più che a un’esclamazione strozzata in gola, potremmo pensare a un’espressione asemantica, all’equivalente fraseologico di un amen o di un bif, per esprimere la repentinità del trapasso. Ma l’abbozzo autografo ci documenta che l’ultimo pensiero del moribondo era davvero per la vecchia madre: - Ah! la mia povera vecchia, esclamò [poi corretto in gemette]. Quell’esclamazione detta dall’autore, e mancata dal personaggio che entra in un solo istante nel regno eterno del silenzio, era già risuonata, nel duetto fra Turiddu e Santa: Come il babbo mise Turiddu fuori dell’uscio, la figliuola gli aprì la finestra, e stava a chiacchierare con lui tutta la sera, che tutto il vicinato non parlava d’altro. - Per te impazzisco, diceva Turiddu, e perdo il sonno e l’appetito. - Chiacchiere. - Vorrei essere il figlio di Vittorio Emanuele per sposarti! - Chiacchiere. - Per la Madonna che ti mangerei come il pane! - Chiacchiere! - Ah! sull’onor mio! - Ah! mamma mia! Insinuata quasi con noncuranza, la battuta chiudeva a mo’ di esempio breve, come un “eccetera”, il fraseggio di Santa e Turiddu, davanti al “coro” del vicinato. Ma la sua collocazione in clausola, e la perfetta simmetria con la battuta che la precede («Ah, sull’onor mio!»), ci porta fuori dallo spazio veristico come dalla mera significazione letterale. Ci porta entro uno spazio tragico in cui vengono a irriducibile conflitto la legge degli uomini e la legge degli dei: la legge dell’«onore» contro la legge delle Madri. Moderna Antigone, la protagonista della Lupa anteponeva la legge della sua passione alle norme del villaggio: a costo della vita. Ma non si modella su di un analogo statuto tragico anche Cavalleria rusticana? I lettori più accorti non hanno mancato di rilevare la teatralità virtuale di Cavalleria.2 È una teatralità latente nella forma novellistica, ben prima (e forse ben più) che nella tarda riscrittura scenica.3 La prima parte della novella ha la cadenza di un dramma, che contempla anche scene da commedia, come accade nel brioso dialogo di corteggiamento fra Turiddu e Santa, vero duetto fra tenore e soprano. Ma nella seconda parte il tono è quello della tragedia, o dell’epos tragico: e la lettura (che non sapremmo immaginare se non ad alta voce) esige un drastico rallentamento, necessario a temperare il bruciante avvicinamento di sequenze operato dalla scrittura verghiana che omette i segmenti diegetici di connessione. Come quando, ad esempio, l’autore associa, con una tecnica da dissolvenza incrociata, il dialogo fra Lola e Turiddu prima della confessione e il monologo vendicativo di Santa in chiesa come battute di un unico dialogo,4 o quando collega i due addii - quello di Turiddu alla madre la sera, quello di Alfio a Lola all’alba - “condensandoli” in una sorta di fraseggio ininterrotto, entro una sola unità spazio-temporale.5 Punto di svolta fra commedia e tragedia è l’invito di Lola a Turiddu, rovescio penitenziale del primo mancato saluto al reduce. Allora Lola, incontrando Turiddu dopo la lunga assenza dal villaggio, non s’era fatta «né bianca né rossa quasi non fosse stato fatto suo». Ora, spiando dalla finestra, dietro il vaso di basilico, il fraseggio amoroso di Turiddu e di Santa, si fa «pallida e rossa»: Lola che ascoltava ogni sera, nascosta dietro il vaso di basilico, e si faceva pallida e rossa, un giorno chiamò Turiddu. - E così, compare Turiddu, gli amici vecchi non si salutano più? La svolta è impressa, e la parola-chiave che la rimarca è proprio «saluto», amaro rovesciamento di uno stilema amoroso e spirituale; quel saluto dal balcone, anziché configurarsi nel gesto salutifero di una Beatrice stilnovista, schiude l’ingresso all’abisso dell’adulterio e della rovina. (Con analogo ribaltamento ideale, nei Malavoglia la Provvidenza si degrada a nome di una barca colata a picco con un carico di lupini del malaugurio: legume maledetto per l’immaginario popolare, secondo un’ipotesi folklorica cui la critica verghiana non sembra aver prestato adeguata attenzione):6 - E così, compare Turiddu, gli amici vecchi non si salutano più? - Ma! sospirò il giovinotto, beato chi può salutarvi! - Se avete intenzione di salutarmi, lo sapete dove stò di casa! - rispose Lola. Turiddu tornò a salutarla così spesso che Santa se ne avvide… Lola s’è fatta pallida e rossa. Come un sapiente ricamatore, Verga, nel suo dettato scabro e concentratissimo, riprende i particolari a distanza: e dettagli che sembravano meri tocchi esornativi - sparsi con vigile avarizia in una scrittura programmaticamente povera - appaiono parti di un assieme costruito per simmetrie. E acquistano il valore di segni rivelatori. Il primo e il secondo colloquio fra Lola e Turiddu sono collegati, oltre che dalla tecnica interlocutoria di lui («Beato chi si vede» là, «…beato chi può salutarvi» qui), dal colorito del volto di lei. Così, il colore di Lola viene posto a contrasto con il rossore di Santa corteggiata da Turiddu: Ella, per non farsi rossa, gli tirò un ceppo che aveva sottomano, e non lo colse per miracolo. Pochi tratti concede il narratore all’illustrazione dei sentimenti dei personaggi: li concreta in gesti, li fisicizza (tanto diversa, anche nella giovanile fase di più smaccata imitazione verghiana, l’attitudine del D’Annunzio novelliere)7. Ma, ripigliando il sintagma bianco-rosso, per rovesciarlo dal negativo al positivo (dall’assenza di colore come indifferenza, al cambiamento di colore), Verga introduce una variazione rilevante: «pallida» al posto di «bianca». Si avverte, in quel pallore, una tremenda intensità, una forza quasi etimologica che calamita per alone il nucleo semantico della morte. Dal mutato colore di Lola, e dall’adulterio che ne consegue, velato dal Verga con il pudore d’un antico tragediografo, scaturirà la catastrofe. Con sobrietà essenziale, Verga insinua coi due colori la tensione della tragedia: il rosso della passione e il bianco della morte; rossa è Santa, innamorata, bianco-rossa Lola, portatrice di passione e di rovina; solo bianco sembra essere Alfio, l’omicida. Pallido dev’essere infatti il colorito assunto da compare Alfio, quando ascolta la delazione di Santa, nonostante Verga si limiti a dirci che il carrettiere «cambiò di colore»: Compare Alfio era di quei carrettieri che portano il berretto sull’orecchio, e a sentir parlare in tal modo di sua moglie cambiò di colore come se l’avessero accoltellato. Colore d’ira, colore di spavento, il pallore è comunque color mortale: «come se l’avessero accoltellato». Seguendo un’antica tecnica epico-tragica, Verga annuncia per tempo la catastrofe; alla suspense, preferisce il presentimento, insinua una profezia: e il coltello balena qui per metafora, come poi nello sguardo di Alfio all’osteria (quando «pianta» gli occhi su Turiddu), ben prima che le lame vere s’incrocino presso i fichidindia della Canziria. Sapienti ricami, accorti richiami, propri di una scrittura simbolica, rituale. Le prime sillabe che Alfio pronuncia, alla spiata di Santa («santo diavolone!»), fanno eco speculare alla prima reazione di Turiddu, fatta propria dall’auctor con la tecnica dell’indiretto libero: Dapprima Turiddu come lo seppe, santo diavolone! voleva trargli fuori le budella dalla pancia, voleva… In Dalfino, nella novella in cui D’Annunzio ricalca più da presso Cavalleria rusticana, contaminandola con altri testi di Vita dei campi, l’esclamazione è mimata, ma resa più ortodossa: «Per san Francesco protettore!». Desunta che sia dalla strada o coniata dall’autore, l’imprecazione eufemistica «santo diavolone» sembra il segno di una religiosità “trasversale”, pagano-cristiana o gnostico-dionisiaca, che corre dentro il mondo arcaico di Cavalleria. (Acuta ma semplificatoria, la riscrittura dannunziana degli Idolatri coglieva d’istinto un nodo verghiano - quello della persistenza dell’antichità pagana sotto la pàtina cristiana - alla cui radice sta la non abbastanza valutata lezione del Belli, coi suoi popolani che tengono in tasca il coltello arrotato e la corona del rosario, e duellano come antichi gladiatori).8 Una persistente idolatria resiste sotto la superficie cristiana dei gesti e del linguaggio di Lola: nel suo pellegrinaggio alla Madonna del Pericolo o nel modulo fraseologico con cui risponde alla domanda di Turiddu: - A me mi hanno detto delle altre cose ancora! - rispose lui. - Che è vero che vi maritate con compare Alfio il carrettiere? - Se c’è la volontà di Dio! - rispose Lola tirandosi sul mento le due cocche del fazzoletto. È una risposta affermativa, velata da un modo di convenienza rispettosa, a fondo apotropaico. Non sta all’uomo ipotecare il futuro: irriterebbe il cielo con la sua presunzione, secondo una religiosità arcaica che sopravvive nella mentalità popolare e nelle civiltà tradizionali, impregnandone il linguaggio quotidiano: si pensi ai tic verbali o alle formule di saluto dei trasteverini di quel Belli della cui opera Verga fu precoce e avido lettore («Dimani, s’er Ziggnore sce dà vita…»), o all’intercalare della donna libica che tanto incantava Cristina Campo, nelle lettere a un amico lontano («Insciallah…»).9 Anche Santa vi ricorre, con cautela scaramantica: - Se fossi ricco, vorrei cercarmi una moglie come voi, gnà Santa. - Io non sposerò un re di corona come la gnà Lola, ma la mia dote ce l’ho anch’io, quando il Signore mi manderà qualcheduno. Anche qui, dietro il velo di una religiosità apparentemente conciliabile con l’ortodossia cattolica, resiste un credo ancestrale che immagina gli uomini tutelati da loro dèi protettori (divenuti i santi protettori). Una sorta di sopravvissuto politeismo omerico, palese nella Guerra di Ponte di Verga (e ancor più nella violenta riscrittura dannunziana di San Pantaleone), contempla la guerra terrena fra gli uomini come parallelo o risvolto della guerra che, nello spazio elevato del theologhéion, combattono gli dèi o gli idoli. Anche in Cavalleria ne affiorano tracce; dice Turiddu a Santa: - Voi ne valete cento delle Lole, e conosco uno che non guarderebbe la gnà Lola, né il suo santo, quando ci siete voi, E poco oltre, nella replica di Santa: - Avete paura che vi mangi? - Paura non ho né di voi, né del vostro Dio10. Sembrano inezie, ma la figlia di massaro Cola dice «Dio», e Turiddu invece «santo». Con Dio, Turiddu ci va piano. Anzi, egli ha avuto il coraggio di negare che Lola onori davvero Dio, se ritiene che la volontà divina si adatti ai suoi capricci, e lo invoca invece come testimone della sua sofferenza. Ricordate? - Se c’è la volontà di Dio! - rispose Lola tirandosi sul mento le due cocche del fazzoletto. - La volontà di Dio la fate col tira e molla come vi torna conto! E la volontà di Dio fu che dovevo tornare da tanto lontano per trovare ste belle notizie, gnà Lola! […] Passò quel tempo che Berta filava, e voi non ci pensate più al tempo in cui ci parlavamo dalla finestra sul cortile, e mi regalaste quel fazzoletto, prima d’andarmene, che Dio sa quante lagrime ci ho pianto dentro nell’andar via lontano tanto che si perdeva persino il nome del nostro paese. Ora addio, gnà Lola… Turiddu ha raccolto un modo fraseologico e l’ha trasformato in problema teologico; di un Dio lessicalizzato ha fatto un Dio etico: e ne ha incorporata la presenza nel suo linguaggio, quasi come un tic. Agli dèi del villaggio, insomma, Turiddu non crede più. Sì, è vero, inizialmente ha avuto un moto congruo all’ethos collettivo; ha bisbigliato «santo diavolone» meditando di cavar le viscere al rivale (e lì, a quel punto, la tribù avrebbe consentito probabilmente la vendetta, poiché l’onore leso era quello del bersagliere). Ma poi Turiddu lascia cadere il proposito, poiché, se di un più alto e altro Dio ha solo il sospetto - non la fede, s’intende - è certo che nell’idolo non crede più. (E la tribù bolla con la derisione la mancata vendetta di Turiddu, che si limita allo sfogo “debole” e comunque rituale delle «canzoni di sdegno» e gironzola come una «passera solitaria»). Con i Lari, il bersagliere ha perso la fede nei totem nativi; da questo punto di vista, egli si oppone alla devozione neo-pagana di Lola, che s’immagina comune a chi ha custodito intatta la religione del villaggio; di Lola che va pellegrina alla Madonna del Pericolo, che andrà a confessarsi dopo aver sognato l’uva nera (per far «bucato» dei peccati o per sciogliere un enigma inquietante?), che pregherà Alfio di non uscire sussurrando «Gesummaria», stringendo sulle labbra «il rosario che le aveva portato fra Bernardino dai Luoghi Santi» e recitando «tutte le avemarie che potevano capirvi». Sradicato dai Lari, Turiddu ha, a suo modo, trovato un Dio più astratto e universale, che apre un mondo essenzialmente sconosciuto alla dinamica affettiva della tribù: quello del sentimento, confessato prima nelle «lagrime» sparse sul fazzoletto, poi nella finale decisione di evitare il «pianto» della vecchia madre. Il viaggio di Turiddu per la coscrizione militare ha rappresentato una rottura irreparabile. Come può rientrare nella tribù chi ha conosciuto altri dèi o altri idoli? La pipa scolpita non è solo un particolare bozzettistico: reca l’effigie di un idolo ignoto, e quel gesto da cow-boy con cui si accende il tabacco come un incenso su una piccola ara, non appartiene ai rituali conosciuti: Egli aveva portato anche una pipa col re a cavallo che pareva vivo, e accendeva gli zolfanelli sul dietro dei calzoni, levando la gamba, come se desse una pedata. Quel re a cavallo prende nome, nel fraseggio con Santa, e si oppone al «re di corona» del linguaggio tradizionale: - Vorrei essere il figlio di Vittorio Emanuele per sposarti! La “diversità” della divisa segnala che fin dall’inizio Turiddu è fuori dal villaggio, ben prima di porsi lui stesso contro la legge dell’onore, contro il codice della tribù. (È da sottolineare che, collocando l’azione nell’entroterra siculo-orientale e arretrandola di oltre un decennio, Verga sembra acuire l’arcaicità di quella cultura: arcaicità complessa, colta con l’attitudine di uno scrittore-antropologo, ben diverso da uno scrittore-etologo come D’Annunzio, che inventerà un primitivo biologico nella «terra vergine» abruzzese)11. Uscito dal cerchio magico del villaggio, il figliuolo della gnà Nunzia ha rotto una nicchia antropologica e culturale entro cui non è più possibile rientrare. Paradossalmente, la sua divisa variopinta lo esclude dall’“uniforme” invisibile che i compaesani ancora portano.12 L’ottica narrativa dell’auctor, che tende a inglobare quella del coro, equipara Turiddu all’uomo «della buona ventura», cioè all’esponente di una cultura della diversità, quella dei giostrai e degli indovini nomadi, che attraversano la comunità nel tempo carnevalesco e circoscritto della «fiera»; e attraverso la voce dei vicini, Verga qualifica Turiddu con l’appellativo di «passera solitaria», carico di risonanze salmistico-letterarie (oltre che folcloriche). La parola-chiave del destino di Turiddu è la lontananza: E la volontà di Dio fu che dovevo tornare da tanto lontano per trovare ste belle notizie, gnà Lola! La lontananza, per chi è cresciuto entro il cerchio del villaggio, è un non-luogo (anche Luca Malavoglia va a morire a Lissa combattendo contro nemici «che nessuno sapeva nemmeno chi fossero»). Il paese dove Turiddu è andato non ha nome, ma basta quell’esilio a far perdere anche il nome del proprio, della sua piccola patria: … che Dio sa quante lagrime ci ho pianto dentro nell’andar via lontano tanto che si perdeva persino il nome del nostro paese. Un tratto essenziale del pensiero primitivo e magico è che il possesso del nome è condizione per il possesso della cosa. Andando lontano, Turiddu ha perduto per sempre la sua patria, senza trovarne una nuova. E con la patria, l’identità: c’è già molto di Mattia Pascal, in Turiddu Macca della gnà Nunzia. Quando saluta la madre, egli torna a richiamare la partenza per il servizio militare, in vista di una nuova partenza, allusiva di un Altrove definitivo: - Mamma, le disse Turiddu, vi rammentate quando sono andato soldato, che credevate non avessi a tornar più? Datemi un bel bacio come allora, perché domattina andrò lontano. Rimasto dentro il villaggio, compare Alfio si congeda in ben altro modo da Lola: - Oh? Gesummaria! dove andate con quella furia? - piagnucolava Lola sgomenta, mentre suo marito stava per uscire. - Vado qui vicino, - rispose compar Alfio - ma per te sarebbe meglio che io non tornassi più. Alfio contempla la possibilità di non tornare più; ma, rimasto protetto entro l’universo mentale del villaggio, egli sa di andare «vicino», ai fichidindia della Canziria, per compiere il rito previsto dalla legge dell’onore, l’ordalìa. E il “vicinato”, vero coro della tragedia, detta il codice della tribù, e ne sorveglia le infrazioni: - Che non ha nulla da fare Turiddu della gnà Nunzia, - dicevano i vicini - che passa le notti a cantare come una passera solitaria? […] Come il babbo mise Turiddu fuori dell’uscio, la figliuola gli aprì la finestra, e stava a chiacchierare con lui tutta la sera, che tutto il vicinato non parlava d’altro […] I vicini se lo mostravano con un sorriso, o con un moto del capo, quando passava il bersagliere. Il «lontano» cui allude Turiddu nell’addio alla madre indica, s’intende, un Altrove senza ritorno. Siamo pienamente dentro la fase epico-tragica cui accennavamo, sicché i presagi di morte vengono disseminati sapientemente, fino al crescendo finale, quando Turiddu accecato grida «son morto» prima d’essere ammazzato. Gli amici hanno accompagnato in silenzio Turiddu a casa, lasciando la salsiccia sul banco dell’osteria. Il bacio chiesto da Turiddu alla madre è senza dubbio quello di un commiato definitivo. I segni di un “tempo sacro” si sono andati infittendo, col procedere della narrazione. In che periodo, del resto, si svolge la nostra vicenda? Turiddu, adesso che era tornato il gatto, non bazzicava più di giorno per la stradicciuola, e smaltiva l’uggia all’osteria, con gli amici; e la vigilia di Pasqua avevano sul desco un piatto di salsiccia. Che la Pasqua si stesse avvicinando, l’avevamo appreso da Lola: - Domenica voglio andare a confessarmi, ché stanotte ho sognato dell’uva nera - disse Lola. - Lascia stare! lascia stare! - supplicava Turiddu. - No, ora che s’avvicina la Pasqua, mio marito lo vorrebbe sapere il perché non sono andata a confessarmi. Ma assieme alla menzione del calendario liturgico,13 Verga aveva insinuato progressivamente simboli e presagi di un esito sacrificale. La catena dionisiaco-cristiana dell’uva con la sua complessa simbologia (eros/rigenerazione, sangue/espiazione), era stata introdotta nel rifacimento galante della favola esopiana, associata qui all’idea pur ancipite del pane (mensa amorosa e profana, o sacra communio con il vino?): - La volpe quando all’uva non ci poté arrivare... - Disse: come sei bella, racinedda mia! […] - Uh! che vi mangerei cogli occhi! - Mangiatemi pure cogli occhi, che briciole non ne faremo… L’uva nera era tornata fuori nel sogno di Lola, innescando l’oscuro presagio di Turiddu, la sua vana supplica di non confessarsi. Senza contare la vigna venduta dalla madre di Turiddu e quella di massaro Cola, dove Turiddu entra camparo. Ora, in quell’ultima cena consumata all’osteria da Turiddu e dai suoi amici, torna l’uva, fatta vino. Anzi, fatta presagio di sangue, come mostra il gesto rituale con cui Alfio scansa il bicchiere che gli era stato porto: Turiddu da prima gli aveva presentato il bicchiere, ma compare Alfio lo scansò colla mano. Allora Turiddu si alzò e gli disse: - Son qui, compar Alfio. La prima redazione sembra conservare più stretta la memoria, non so quanto involontaria, dell’«amaro» calice e dell’«ultima» cena evangelica (peraltro meglio precisata cronologicamente nella redazione definitiva, che colloca l’incontro alla «vigilia di Pasqua»): … bazzicava nelle osterie per smaltir l’amaro e il giorno di pasqua [sic] era a tavola, con amici, a mangiar l’ultima salsiccia. … e smaltiva l’uggia all’osteria, cogli amici; e la vigilia di Pasqua avevano sul desco un piatto di salsiccia. È un’ultima cena imperfetta e rovesciata, s’intende. La cena, intrapresa con gli amici non senza un’ombra malinconica (per smaltire «l’uggia»), viene consumata a metà; la communio è respinta dal gesto di Alfio che allontana il bicchiere, e il bacio di Giuda si converte nel bacio rituale della sfida. Quella che si consumerà all’alba (come nella narrazione evangelica, il giorno di Pasqua comincia di buon mattino) non è una Pasqua di resurrezione, ma una Pasqua di morte.14 Anche il vero nome di Turiddu, Salvatore, assume l’amaro valore di un omen rovesciato. (Del resto, la legge della tribù, mossa da una spietata logica di vendetta, e sostanzialmente idolatrica, è ben lontana da un’assimilata visione cristiana; e anche l’incerta condizione di Turiddu, e la sua finale adesione alla legge delle madri, obbedisce a un credo naturale-biologico o universale-ancestrale, non cristiano). La sera che segue l’ultima cena, Turiddu sembra disposto a bere il suo calice di amarezza: in quel «lontano», infatti, non c’è solo il presagio di un esito mortale, c’è - come dirà lui stesso camminando con compare Alfio verso il luogo del duello - la disponibilità a morire, a espiare ciò che appare una hybris, per l’etica della tribù, per la “legge dell’onore”: - Compare Alfio, - cominciò Turiddu dopo che ebbe fatto un pezzo di strada accanto al suo compagno, il quale stava zitto, e col berretto sugli occhi. - Come è vero Iddio so che ho torto e mi lascerei ammazzare. Ma prima di venir qui ho visto la mia vecchia che si era alzata per vedermi partire, col pretesto di governare il pollaio, quasi il cuore le parlasse, e quant’è vero Iddio vi ammazzerò come un cane per non far piangere la mia vecchierella. L’apparizione della vecchia madre sconvolge le certezze di Turiddu, l’unico personaggio “non intero”, l’unico in cui la legge del villaggio, la legge dell’onore, entra in conflitto con un’altra legge. Turiddu, inizialmente, ha cercato di reimmettersi nella tribù. Ne ha rispettato a malincuore i riti, constatando che una frattura si era prodotta: ha acconsentito a troncare la conversazione con Lola, per non far chiacchierare la gente; ha sancito con la sacralità del proverbio lo scioglimento del vincolo con Lola, ora legata da un vincolo più forte - la promessa - a quel di Licodìa; e l’ha sancita usando un dialetto che equivale a una lingua liturgica: Ora addio, gnà Lola, facemu cuntu ca chioppi e scampau, e la nostra amicizia finìu. Ha anche dato sfogo legittimo al suo rancore, secondo il codice ammesso, cantando «tutte le canzoni di sdegno che sapeva sotto la finestra della bella», il rovescio insomma della serenata. (Sfugge a D’Annunzio il carattere codificato dei canti popolari, quando trasforma in «canzoni selvagge» i canti amorosi di Dalfino per Zarra). Turiddu non solo conosce il linguaggio cifrato imposto dal rito, anche nel corteggiamento di Santa,15 ma inizialmente convoglia il suo rancore entro l’ottica del villaggio (entro la legge degli uomini) che associa l’onore alla roba (così come Lola, che sta sul ballatoio a far mostra degli anelli donati da compare Alfio). La prima evocazione della madre, nelle parole di Turiddu a Lola, avviene all’insegna della roba: - È giusto; - rispose Turiddu - ora che sposate compare Alfio, che ci ha quattro muli in stalla, non bisogna farla chiacchierare la gente. Mia madre invece, poveretta, la dovette vendere la nostra mula baia, e quel pezzetto di vigna sullo stradone, nel tempo ch’ero soldato. E nell’ottica della roba, del rancore competitivo,16 nasce il proposito di Turiddu: … ma dentro ci si rodeva che il marito di Lola avesse tutto quell’oro e che ella fingesse di non accorgersi di lui quando passava. Turiddu conserva ancora in parte l’ottica del villaggio, la stessa di compare Alfio, che colma di doni Lola e se ne congeda con una minaccia che nulla sembra concedere al sentimento ferito, dettata com’è dal rancore per la privazione dell’onore-roba. Incrinato dalla lontananza, dalla perdita degli dèi Lari, Turiddu aveva confessato un sentimento, chiamando in causa Dio («quel fazzoletto, prima d’andarmene, che Dio sa quante lagrime ci ho pianto»). Personaggio intiero, Alfio è invece immerso nel codice ancestrale nella sua forma adamantina, per cui un misfatto grave andrà espiato non solo dalla colpevole, ma da tutta la sua stirpe. Ricordate la delazione di Santa? - Santo diavolone! - esclamò - se non avete visto bene, non vi lascierò gli occhi per piangere! a voi e a tutto il vostro parentado! - Non son usa a piangere! - rispose Santa - non ho pianto nemmeno quando ho visto con questi occhi Turiddu della gnà Nunzia entrare di notte in casa di vostra moglie. - Va bene, rispose compare Alfio - grazie tante. Accomunati dalla fedeltà, né Alfio né Santa (che ha una madre di Licodìa, e che ha anch’essa dunque il «sangue rissoso») sono toccati dall’esperienza del «pianto», cui Turiddu affidava il senso del suo legame con Lola, cui affiderà il senso del legame con la madre («vi ammazzerò come un cane per non far piangere la mia vecchierella»). Dalla minaccia di vendetta trasversale nel caso che la delatrice abbia mentito, Alfio passa al sincero ringraziamento, dopo che Santa ha aggiunto al primo messaggio («… mentre voi siete via vostra moglie vi adorna la casa») il nome e le circostanze. In quel ringraziamento c’è il riconoscimento di un patto, la conferma di una regola del gioco comune a entrambi. Fra le molle del suo agire, non trova posto né l’amore né, propriamente, la gelosia.17 (La mente corre, pur con debita prudenza, alle recenti interpretazioni che intendono il costituirsi della mafia storica, con i suoi valori di «onore» e di «roba», quale reazione di stampo patriarcale-maschile a un più arcaico e sempre incombente potere matriarcale, di base mediterranea; certo è che, nella novella, Turiddu è il solo personaggio designato in via matrilineare, come «figlio della gnà Nunzia»; e la gnà Nunzia è l’unica madre della novella, dopo che cadde nell’abbozzo la menzione alla «mamma» di Lola). Ma ora, la seconda e decisiva evocazione della madre, fa deragliare il proposito di Turiddu. La sera era disposto a morire. Ora è deciso ad ammazzare Alfio. Rileggiamo il passo, sottolineando altri particolari: - Compare Alfio, - cominciò Turiddu dopo che ebbe fatto un pezzo di strada accanto al suo compagno, il quale stava zitto, e col berretto sugli occhi. - Come è vero Iddio so che ho torto e mi lascerei ammazzare. Ma prima di venir qui ho visto la mia vecchia che si era alzata per vedermi partire, col pretesto di governare il pollaio, quasi il cuore le parlasse, e quant’è vero Iddio vi ammazzerò come un cane per non far piangere la mia vecchierella. Turiddu non invoca la legge della roba; egli non deve battersi per la povertà della vecchierella, che s’è dovuta vendere la mula baia e quel pezzetto di vigna. E a rigore, neppure per non lasciarla sola, come altri ha giudicato.18 Egli ora guarda a un’altra legge, come si è visto, e chiama in causa due volte Iddio, sotto il velo dell’inciso fraseologico. Una legge che, nella tragedia antica, veniva dagli dèi e parlava dentro il cuore dell’uomo («come il cuore le parlasse»); una legge che antepone, al codice della tribù, la forza biologica della vita, l’imperativo universale degli affetti: «per non farla piangere»19. Perciò egli torna a invocare, sia pur per inciso fraseologico, quel Dio che Alfio non nomina mai (se non in una prima stesura opportunamente ritoccata).20 Conviene leggere allora per intiero l’epilogo della novella: … per non far piangere la mia vecchierella. - Così va bene, - rispose compare Alfio, spogliandosi del farsetto - e picchieremo sodo tutt’e due. Entrambi erano bravi tiratori; Turiddu toccò la prima botta, e fu a tempo a prenderla nel braccio; come la rese, la rese buona e tirò all’anguinaia. - Ah! compare Turiddu! avete proprio intenzione di ammazzarmi! - Sì, ve l’ho detto; ora che ho visto la mia vecchia nel pollaio mi pare di averla sempre dinanzi agli occhi. - Apriteli bene, gli occhi! - gli gridò compar Alfio, - che sto per rendervi la buona misura. Come egli stava in guardia tutto raccolto per tenersi la sinistra sulla ferita, che gli doleva, e quasi strisciava per terra col gomito, acchiappò rapidamente una manata di polvere e la gettò negli occhi dell’avversario. - Ah! - urlò Turiddu accecato - son morto. Ei cercava di salvarsi facendo salti disperati all’indietro; ma compar Alfio lo raggiunse con un’altra botta nello stomaco e una terza nella gola. - E tre! questa è per la casa che tu m’hai adornato. Ora tua madre lascierà stare le galline. Turiddu annaspò un pezzo di qua e di là fra i fichidindia e poi cadde come un masso. Il sangue gli gorgogliava spumeggiando nella gola, e non poté profferire nemmeno: - Ah! mamma mia! Turiddu ribadisce la ragione della sua decisione, la giustificazione del suo battersi: egli non obbedisce alla legge dell’onore, ma alla superiore legge delle Madri, non vuol far piangere la sua vecchierella, che ora ha sempre davanti agli occhi come gli è apparsa nel pollaio (cioè nel momento della rivelazione, in un tacito contro-addio che nega quello rassegnato della sera innanzi). E siamo, ripeto, nella sfera più profonda degli affetti, dove la roba non c’entra più. E non è forse casuale che il gesto con cui Alfio neutralizza l’avversario preparandone la morte sia carico di significati mitici, l’accecamento (e Verga ebbe cura di aggiungere, nell’interlinea, l’aggettivo «accecato», con un preciso atto di volontà).21 Egli ha davanti Turiddu con il fantasma della madre impresso nella rètina, e una ripresa da cobla capfinida fa degli occhi una cerniera nella narrazione e nella riflessione: «… Ora che ho visto la mia vecchia nel pollaio mi pare di averla sempre dinanzi agli occhi. - Apriteli bene, gli occhi!».22 Narrazione e riflessione, azione e parola. Il finale epico-tragico prevede, sia pure con la grande sobrietà della dicitura verghiana, che i duellanti si scambino le parole, oltre ai colpi. Se contiamo le coltellate che toccano a compare Turiddu, notiamo che sono tre (un numero canonico). La prima, nel braccio, provoca una ferita lieve che non impedisce a Turiddu di rendere un colpo all’inguine. La seconda, allo stomaco, è più grave, la terza, alla gola, è mortale. Alle tre coltellate corrispondono, da parte di compare Alfio, tre distinti commenti; al crescendo dei colpi, una gradatio delle motivazioni ideali. Il primo colpo è preparato dal motto rituale, realisticamente concentrato sull’imminente duello: «E picchieremo sodo tutti e due» (quasi un “vinca il migliore”). Alfio serba l’ottica realistica di chi sa di essere «vicino» al villaggio per battersi in un duello previsto dal codice d’onore, ed enuncia il fatto nel suo “grado zero”, resistendo volutamente alla motivazione ideale invocata da Turiddu. Ma la seconda e la terza coltellata, ravvicinate, riguardano le leggi, e gli dèi, in nome dei quali i due contendono; «questa è per la casa che tu m’hai adornato», dice Alfio, e sancisce il ristabilimento dell’onore, la punizione della hybris enunciata con lo stesso termine con cui gli era stata rivelata («vostra moglie vi adorna la casa»). Ma Alfio aggiunge sùbito (ed è un acquisto voluto):23 «Ora tua madre lascierà stare le galline». Potrebbe sembrare una zeppa, un inutile incrudelire, se non fosse invece, com’è, l’oltraggio alla Legge delle Madri: Alfio non si limita a uccidere il rivale e a vendicare l’onore: nega e dissacra l’Anti-legge cui Turiddu, senza più tribù, s’era aggrappato e votato. Pietro Gibellini
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LA BIRBA di Carlo Goldoni Intermezzo di due parti per musica rappresentato per la prima volta in Venezia il carnovale dell'anno 1735. Personaggi ORAZIO cavalier romano. CECCHINA sua sorella. LINDORA veneziana, moglie d'Orazio. La Scena è in Venezia. PARTE PRIMA SCENA PRIMA Orazio di casa, cacciato da quattro che poi affiggono su la porta un cartello, e partono. ORAZ. Piano, piano, signori, Abbiate compassione D'un pover galantuomo. In camiscia restar sopra la strada Degg'io con questo freddo? Cotanta crudeltade in voi non credo. Andate alla malora. Ecco dove alla fin m'hanno ridotto Il giuoco rio, la crapula, i bagordi. Ma che dirà mia moglie Quando questo saprà? Pur troppo anch'essa Con le sue tante mode e tante gale Fu in gran parte cagion di questo male. Ma non vorrei al certo Ch'ella mi ritrovasse in questo stato; Vuò batter da Cecchina mia sorella. È ver che fuor di casa Per cagion di mia moglie io la cacciai, E che le consumai Quasi tutta la dote, Ma pur trovarla io spero, Per la forza del sangue, Ancor pietosa ad un fratel che langue. Ehi di casa. Cecchina. SCENA SECONDA Cecchina al balcone e detto. CECC. Siete voi, fratel mio? ORAZ. Sì, sorella, son io. CECC. In camiscia? perché? ORAZ. La mia disgrazia Mi ridusse così. CECC. Come? ORAZ. Di casa Per i debiti miei fui discacciato. CECC. Io non saprei che farvi. ORAZ. In questo stato Non vi muovo a pietà? CECC. Me ne dispiace. ORAZ. Soccorretemi dunque. CECC. Andate in pace. ORAZ. Come? Sorella ingrata, Così meco spietata? Sapete quanto amor che vi portai. CECC. Io veramente il vostro amor provai Quando mi discacciaste Di casa sì vilmente, E la mia dote riduceste in niente. ORAZ. (Ella ha ragion, ma voglio far il bravo). Orsù, non tante ciarle; Datemi da vestire, e se da uomo Abiti non avete, Datemi un qualche andrien, che tanto serve. CECC. Ma da una miserabile Che vorreste voi mai? ORAZ. Orsù, Cecchina, ho pazientato assai. O aprite questa porta, O giù la getterò. CECC. Aspettate, fratel, ch'io l'aprirò. (S'inganna, se m'aspetta; Vuoto la casa e me ne fuggo in fretta). ORAZ. Ma una gondola giunge. Sarà forse mia moglie. Oh questa è bella, Che fuor di casa dovrà stare anch'ella. SCENA TERZA Lindora e detto. LIND. No la se incomoda, Caro lustrissimo; No, no certissimo, Za son a casa, Resti pur là. ORAZ. (Sempre da cavalieri ella è servita, Ma adesso anco per lei sarà finita). LIND. Oe fermè, barcarioli, Dè una siada indrio. Sior marchese, l'aspetto Stamattina a disnar. ORAZ. (Venga, venga, che avrà ben da mangiar). LIND. Sior Orazio in camisa, e su la strada? Che? Seu deventà mato? ORAZ. Io già pazzo non son, ma disperato. LIND. Come sarave a dir? ORAZ. Guardate in alto, Quel cartello leggete. LIND. Qua dise: Casa d'affittar. ORAZ. Ridete? Or sappiate che alfine i creditori M'han cacciato di casa; I mobili s'han preso, Colà entrar non si puole. LIND. Oh povera Lindora, Come songio ridotta? ORAZ. Le vostre pompe e gale... LIND. Quel ziogo maledetto... ORAZ. Il vostro praticar gran cavalieri... LIND. El vostro morosar con questa e quella... ORAZ. Vostro poco cervello... LIND. Vostro poco giudizio... ORAZ. È stata la cagion... LIND. Xe sta el motivo... ORAZ. LIND. } a due Del nostro precipizio. ORAZ. Cosa mai si può far? Vi vuol pazienza. LIND. Inzegneve pur vu, za mi gh'ò in testa Una resoluzion bizzarra e presta. ORAZ. Mia sorella Cecchina, a cui palese Ho fatto il caso mio, Dovria darci soccorso. LIND. Arecordeve Che senza de culìa mi voggio far, Se da fame credesse anca crepar. Scuffia bon zorno, Andrien a spasso, Cerchi, ve lasso, No fe più per mi. ORAZ. Anch'io penso di farne una assai bella, Ma non viene e mi burla la sorella. Or è meglio ch'io parta, Che se qualcun mi vede in questa guisa, Creperà certamente dalle risa. Io sembro di quelli Che a mezzo l'estate Si vedono snelli Giocare al pallon. Ma tremo dal freddo; Ingrata Cecchina, Non v'è compassion. LIND. Alfin son arrivada A cantar canzonette in sulla strada. Vaga pur co la sa andar, Anca cussì se vive e se sbabazza, Che de zente da ben piena è la piazza. Orsù, demo prencipio: Sentì sta canzonetta Niova de sto paese, Che una sol volta l'ha cantada Agnese. Quando vedo in zamberlucco Donna Catte e donna Betta, Me vien squasi el mal mazzucco A pensar che mi nol gh'ò. Ma se posso mel vôi far, Gh'ò un bon terno, el vôi zogar, Trenta soldi rischierò. E chi la vuol la costa un soldo solo. Vago una volta attorno, E a chi me dà un soldetto, Darghe la so resposta anca prometto. ORAZ. Chi chi chi vuo vuo vuol vevevedere A bababallallar i cacacani. LIND. Varè qua un'altra birba. ORAZ. Preprestosto mamangiagia frefredo, Fa fa fa un saltototo per la vecchia. LIND. Oh questo ghe mancava Per levar dal mio bozzolo la zente. Che tartaggia insolente! ORAZ. Tutto il giorno la lavora, lavora, Be benedetto sia il lavorare, Tutto il giorno affafafaticare E la sera papapan e cipolla. LIND. Son za stuffa morbada, Nol vôi più sopportar. Oe galantomo, Questa no xe la forma De vogarme sul remo. ORAZ. Che che dite? LIND. Digo cussì, che con i vostri cani Vu me desfè el mio treppo. ORAZ. La piapiazza è cocomune. LIND. Sior sì, ma el posto è mio. ORAZ. Poposso posteteteggiar anch'io. LIND. E mi digo che vôi che andè lontan, Perché se no dopererò le man. ORAZ. Non fa fate la matta, Peperché adopreprerò anchichich'io Il bababastostone. LIND. Vorave veder questa! SCENA QUARTA Cecchina e detti. CECC. Olà fermev; Disì, che diavol fev? LIND. Sto tartaggia insolente Con i so cani m'ha levà la zente. ORAZ. Ella è una bubugiarda. CECC. E no v'avergugnè In piazza a taccar lit? Più tost che circulant, Me parì du birbant. ORAZ. Didite bene: Cocolei è una che che non sa nulla, Più più ignorante dedella baulla. LIND. E vu, siora, chi seu? CECC. No vediv? Urtadora; E sì a son da Bulogna. LIND. Steme lontan, no me tacchè la rogna. CECC. Se chi son saver volì, Vel dirò, steme ascultar. Basta ben che non ridì Nel sentirm a rasonar. La mi mama fu Menghina, Mi papà Bartolamiè; I vendean la porcelina Alla Tor di Asiniè. ORAZ. (Oh quanto agli occhi miei Va piacendo costei!) LIND. No me despiase Sta vostra profession. CECC. S'av cuntintè Farem, com se sol dir, tra nu de balla. LIND. Come sarave a dir? ORAZ. Che cocalona! CECC. El zergh non intendì? Farem de balla Vul dir che s'unirem tutti trì assiem. Spartirem el vadagn, E goderem el mond ai spal del gonz. Za sem de quella razza, Che per no lavorar batte la piazza. LIND. Per mi son contentissima. (In sta forma Nell'arte del birbar sarò perfetta). ORAZ. Anchichichch'io mi contento. (Già per costei ardere il cor mi sento). CECC. (Così costoro mi faran le spese, Fin che possa tornar al mio paese). LIND. Orsù via scomenzemo, Vôi che tutta la zente a nu tiremo. Cari signori, vi voglio pregare, Questo sarà per vostra cortesia, Tutti d'accordo volerme ascoltare Se avè voggia de star in allegria. ORAZ. Ma l'ora si fa tarda E qui non viene alcuno; Meglio è che ce ne andiamo all'osteria A stabilir la nostra compagnia. LIND. Come? No tartaggiè? ORAZ. Oibò, pensate! È questa una finzione, acciò che il popolo Di me piacer si prenda, E con più gusto il suo danaro ei spenda. LIND. Oh cossa séntio mai? CECC. Se voi credete Che bolognese io sia, V'ingannate, signori, in fede mia; Per celarmi qual sono, In un linguaggio forastier ragiono. LIND. Poderavio saver con verità Chi sè? Za semo tutti d'una lega. ORAZ. Io sono Orazio, cavalier romano. CECC. Io son Cecchina, giovine romana. LIND. E mi che son Lindora veneziana, Ve mando a far squartar. Ti ti xe mio mario, E ti quella pettegola sfazzada Cecchina mia cugnada. CECC. Orazio voi! ORAZ. Cecchina tu? CECC. ORAZ. } a due Che vedo! ORAZ. Ma come in questi panni, E a far questo mestier ti sei ridotta? CECC. Da voi perseguitata, Deliberai fuggir. ORAZ. Or che far pensi? CECC. Eh via ch'io questi conti Non rendo ad un fratello Che ha nella testa sua poco cervello. ORAZ. E voi siete Lindora? LIND. Son quella apponto, cara la mia zogia. ORAZ. Volete star con me? LIND. Va pur al bogia. Sì, furbazzo, son Lindora: No te voggio, va in malora. Basta quel che ti m'ha fatto. ORAZ. No, no, no, non son sì matto. CECC. Io non voglio star con voi. a tre Ognun tenda a' fatti suoi. LIND. Mi viverò cantando. ORAZ. Io pure tartagliando. CECC. Ed io cavando macchie Il mondo goderò. LIND. ORAZ. CECC. } a tre E viva la birba, E chi l'inventò. LIND. Se mai più ti me trovassi, No me star gnanca a vardar. ORAZ. CECC. } a due Se mai più tu mi incontrassi, Guarda bene a non parlar. a tre No sicuro. LIND. Velo zuro. a tre Ognun tenda al suo mestier. LIND. Chi vuol canzon novelle? CECC. Chi vuol terra per le macchie? ORAZ. Chichichi vuol vevedere Babalar i cacacani? LIND. ORAZ. CECC. } a tre Vi protesto Che sempre dirò: E viva la birba E chi l'inventò. PARTE SECONDA SCENA PRIMA Cecchina da orbetta. Via, con l'orbetta Siè generosi, Mostreve pietosi No me abbandonè. Chi me dà un soldo? Chi me dà un bezzo? Qualcossa buttè. O poveretta mi, xe più d'un'ora Che stago a chiappar freddo, E 'l primo soldo non ho visto ancora. (M'affatico a parlar in veneziano, Che un tal mestier non fa perfettamente Chi la favella ed il vestir non mente. L'arte di cavamacchie M'è andata male assai, Onde quest'imparai Nuovo mestier da certa vecchiarella Che con simil finzion vive ancor ella. In fatti mi contento. In pochi giorni M'avanzai tal dinaro, Che alle miserie mie può far riparo. Oh se mi capitasse Un qualche buon partito, Vorrei pigliar marito, e benché fosse Molto inferiore alli natali miei, Senza riguardo alcun lo piglierei). SCENA SECONDA Orazio e detta. ORAZ. Fate la caretate A chisso pover'ommo Ch'è tutto sgangherato Nelle gambe, e le braccia stroppeato. Datemi no carlino, Che canteraggio na canzuna bella Napoletana sopra na citella. Bella figliama, se bolete, Ve daraggio lo mio core; Songo tutto, già lo sapete, Arso strutto pe' vostr' amore. Lo mio core solo desia Che voi siate consorte mia. Anemo, via segnuri, Na lemosena fate. (Oh che bel volto! Da una cieca gentil lo stroppio è colto). CECC. Alla povera orbina Chi fa la carità? ORAZ. (In questo stato Costei rassembra il cieco Dio bendato). CECC. (Questo stroppio mi viene A dimezzar la preda.) ORAZ. Bella figliuola mia, dimme no poco, Sei de chisso paese? CECC. Veneziana, sior sì. ORAZ. (Com'è cortese!) Sei zita, o maretata? CECC. So una povera putta. ORAZ. Perché no te marite? CECC. Perché per mia desgrazia no ghe vedo. ORAZ. Se bè che no ce vide, Se te vuoi maretà te piglieraggio. CECC. Ma vu no seu stroppià? ORAZ. Siente, fegliola, No secreto t'affido, ma sta zitta. Io non songo stroppeato, Ma chissa è na fenziune Pe ingannà le persune. Se no lo cride, aspetta: in un momento Io jetto le stampelle, e san deviento. CECC. Oh cossa séntio mai! ORAZ. E per narrarti il tutto, Non son napolitano, Ma son figliuol d'un galantuom romano. CECC. Vu sè donca una birba? ORAZ. In questo modo Cento scudi avanzati ho nel taschino; Se voi vi contentate, Sarò vostro marito. Ah se voi mi vedeste, So certo che di me vi invogliereste. CECC. Per dirvela, signore, Io già cieca non sono, Ma fingo come voi. ORAZ. Ciel, ti ringrazio! Mi vedete voi dunque? CECC. Io vi vedo benissimo. ORAZ. Volete esser mia sposa? CECC. Io son contenta. Ma... ORAZ. Che ma? CECC. Quel volto Sì sporco, e quel vestito da birbante... ORAZ. Eh, mi vedrete poi bello e galante. CECC. Io non voglio più far vita sì trista. Di già ch'ho la mia vista E voi stroppio non siete, Qualche miglior mestier vuò che facciamo, E che il mondo godiamo. Anch'io tengo una borsa di denari; L'impiegheremo assieme. Voglio che ci vestiam da cortigiani. ORAZ. E poi dopo faremo i ciarlatani. SCENA TERZA Lindora e detti. LIND. (Di dentro) Chi ha drappi vecchi, Chi ha veste vecchie, Chi ha coridoro vecchi Da vender? ORAZ. È questi un strazzaruolo: Uno che compra e vende li vestiti; Comperarne vorrei, s'egli l'avesse, Un per voi, un per me. CECC. Giove il volesse! LIND. Chi ha capei vecchi, Chi ha rami vecchi Da vender? ORAZ. Caro amico... LIND. Andè in pase, Che mi no gh'ò monea. ORAZ. Io già la carità non vi chiedea. Ditemi, avreste niente Che m'andasse alla vita? LIND. Son strazzariol, ma mi no vendo strazze. ORAZ. Ed io straccie non compro. Un abito vogl'io da cavaliere. CECC. Ed io da gentildonna uno ne voglio. LIND. Varè che musi! Dove gh'aveu i bezzi? ORAZ. Questi qui sono scudi. CECC. E questi son zecchini. LIND. Quando la xe cussì, gh'avè rason. Ve mostro un per de cai, ma su la giusta. Vardè sto abito intiero, El xe niovo de pezza, Fatto all'ultima moda, E su la vostra vita el par tagiao; Si lo volè, vel dago a bon marcao. ORAZ. Questo saria a proposito. Quanto costa? Non dite uno sproposito. LIND. A pian, che vôi che femo un sol contratto. Sto andrien per sta patrona Saria giusto una mana, Ela lo pol portar senza sottana. CECC. E questo quanto val? LIND. Poche parole Vôi che femo tra nu: Cento ducati in tutto. CECC. ORAZ. a due Uh uh uh uh! LIND. Via, no ve fe paura, Me remetto alle cosse del dover. ORAZ. Vi do cinquanta scudi. LIND. In ogni forma Voi che restè contento: Tiolè la roba, e deme i bezzi. ORAZ. In questa Borsa sono, contate. LIND. In t'una occhiada Ve so dir se i xe giusti. ORAZ. Andiamo all'osteria Dove alcun'altra bagattella io tengo Adattata al bisogno. Indi alla Piazza Andremo immantinente, E faremo stupir tutta la gente. CECC. Andiamo, che ancor io Mi voglio porre in buona positura, E in Piazza voglio far la mia figura. (partono) SCENA QUARTA Lindora sola. Chi l'averave dito Che do pitochi avesse tanti bezzi? Cussì anca mi, cantando canzonette, Ò fatto quattro soldi, E me son messa a far sto bon mistier, Con el qual delle volte, in un momento, Se ghe pol vadagnar cento per cento. Però sto capital tutto no è mio. Che no gh'ò tanto al mondo; E sti abiti stessi Che in sto ponto ho vendui, In credenza i ò abui, Come saver se puol Da quel mio sior compare strazzariol. Da omo m'ò vestio Perché se mio mario Me cognoscesse, gh'averia paura Che despoggiada resteria a drettura. Benché, quando ghe penso. Me vien da pianzer. Povero mario, El sarà andà de mal; El sarà in sepoltura, o all'ospeal. Questo è el solito fin de chi vol far, Come che se sol dir, d'ogni erba un fasso: Perché chi no mesura El voler col poder, puoco la dura. Quanti quanti paregini Tutti gala e tutti mina, Dopo aver fenio i zecchini, A magnar la polentina Xe redotti ai nostri dì! Se sguazza, se gode, Se osserva le mode, E zo a tombolon Co no se pol pì. Ma cossa védio mai? L'abito che ho venduo, lo vedo adosso De Orazio mio mario. Lu è quel che l'ha comprà, lu xe el pitocco, E Cecchina sarà forsi culìa. Me voggio retirar, E in desparte ascoltar vôi quel che i dise. Orazio xe alla fin le mie raìse. (si ritira) SCENA ULTIMA Orazio, Cecchina e detta ritirata. ORAZ. Cara Cecchina mia, giacché la sorte Ci fa trovare assieme, Stiamoci in buona pace. CECC. Signor fratello mio, quel che vi piace. Di venire con voi non mi ritiro, E vi starò lieta e contenta ognora, Purché assieme con voi non sia Lindora. LIND. (Sentì che petulante!) ORAZ. Eh non temete, Alla moglie scacciata io più non penso: Vadi pur a cantar le canzonette. LIND. (Che razze maledette!) ORAZ. Ce la farem tra noi, cara sorella. LIND. (Adess'adesso ghe la vôi far bella). ORAZ. Orsù, montiamo in banco: Voi col cantar il popolo attraete; Ed io, come sapete, Venderò quel vital contraveleno Ch'io già composi di farina gialla, Miele, vitriolo e galla, Ch'è quel composto che si vende a macca Dai ciarlatani, in nome di teriaca. CECC. Quanto rider io voglio! ORAZ. Andiamo al banco; Se capitasse un qualche fazzoletto Che fosse buono assai, Mettetelo in saccoccia, E a chi ve lo cercasse poi, direte Ch'egli si è perso, ed altro non sapete. Su via, signora Olimpia, a sti signori Diamo divertimento. Oggi non parlo di medicamento. CECC. Che bella vita è quella dei birbanti: Si gode il mondo a spalle dei baggiani. Si mangia e beve senza aver contanti, Ed oggi non si pensa per dimani. (canta) ORAZ. Adess'adesso canteremo il resto. Signori, in questo giorno D'interesse non parlo. Questo è l'arcano mio: chi vuol comprarlo? Costa un ducato al vaso, Ma viva lor signori, Più resister non posso; Vi do per dieci soldi il vaso grosso. A che serve? A che vale? Eccovi la ricetta: Vivifica, purifica, Fa buona pelle, scalda, scaccia e sana Ferite, maccature, Botte, percosse, calci di cavallo. È buon per tutti i mali, E con celerità guarisce i calli. Quelli che son vicin, lunghin la mano; Chi è da lontan, mi getti il fazzoletto. Signori, io vi prometto Che sarete contenti. Oltre l'altre virtudi, io cavo i denti A suon di campanello, Meglio che non faceva il Padoanello. LIND. Siori, no ghe credè, che 'l xe un furbazzo; Credeme a mi, son vostro patrioto, Mi son a tutti noto, Gh'ò posto in Piazza, e gh'ò bottega vecchia, E cavo denti meggio de Scarnecchia. Da tutti i forestieri Ch'el mio valor contrasta, Me defendo col nome, e tanto basta. El mio balsamo è perfetto, El fa sempre bon effetto: Torototò, tirititì, Purrichinella che dise de sì. ORAZ. E chi è quel temerario Che ardisce tanto? LIND. Tasi, che debotto Sbianchisso i petoloni. CECC. Che arrogante! Sfidatelo a pigliar qualche veleno. ORAZ. Briccone, ad un mio pari Si parla in tal maniera? Ho il privilegio del gran Can de' Tartari, E il mio saper profondo Già mi rese famoso a tutto il mondo. LIND. Di' pur quel che ti vuol, mi te cognosso. Siori, saveu chi l'è? L'è un tal Orazio, Che xe vegnuo da Roma Dopo aver consumada ogni sostanza, Dopo aver maltrattada so muggier. Con culìa, che è Cecchina so sorella, Va caminando el mondo, E facendo el mistier del vagabondo. CECC. (Oimè, siamo scoperti!) ORAZ. È un mendace costui, nessun gli creda. LIND. Acciò che tutti veda Che quel che digo xe la verità, Mi son Lindora; mi son to muggier. ORAZ. CECC. }a due Oh oh, che sento mai! LIND. Mi son quella, furbazzo, Che t'ha vendù quei abiti Co ti finzevi d'esser un pitocco, E quella scagazzera... CECC. A me questo? Guidona, Aspettami che vengo. LIND. Vien pur, che za t'aspetto. Te vôi maccar el muso. ORAZ. Presto, presto, fermate. CECC. Eccomi. LIND. Vien avanti. ORAZ. Vi fate svergognar dagli ascoltanti. LIND. Questo qua xe mio mario. CECC. Egli è ancora fratel mio. ORAZ. Tutte due ragione avete. Che volete? LIND. Che ti vegni a star con mi. CECC. Che tu resti voglio qui. ORAZ. LIND. CECC. }a tre La volete La volemio La vogliamo } mai finir? ORAZ. Meglio è dunque, donne care, Che torniamo in compagnia. LIND. CECC. }a due Con culìa no voggio Con colei non voglio } star. ORAZ. Dunque addio. Lasciatemi andar. LIND. Oe fermève. CECC. Non partite. LIND. CECC. }a due Senza vu non voggio Senza voi non voglio } star. ORAZ. O aggiustatela fra voi, O vi lascio tutte due. LIND. Mi vôi esser la patrona. CECC. Ancor io vuò comandar. ORAZ. Faremo così, Un giorno per una. Vi basta? LIND. CECC. }a due Sì, sì. ORAZ. Cara consorte... LIND. Marito bello... CECC. Dolce fratello... LIND. CECC. }a due Mi sento tornare La pace nel sen. ORAZ. Andiamo. CECC. Vi sieguo. LIND. Son vostra muggier. TUTTI Così il mondo camminando, Diremo cantando Che la Birba è un bel mestier. Fine dell'Intermezzo.
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Pietro Metastasio IL RE PASTORE Dramma scritto dall’autore in Vienna d’ordine della maestà dell’imperatrice-regina, e rappresentato la prima volta, con musica del Bonno, da giovani distinte dame e cavalieri nel teatro dell’imperial giardino di Schönbrunn, alla presenza degli augustissimi sovrani, nella primavera dell’anno 175. ARGOMENTO Fra le azioni più luminose d’Alessandro il Macedone fu quella di aver liberato il regno di Sidone dal suo tiranno, e poi, in vece di ritenerne il dominio, l’avere ristabilito su quel trono l’unico rampollo della legittima stirpe reale, che, ignoto a se medesimo, povera e rustica vita traeva nella vicina campagna. (Curzio, lib. IV, cap. III; Giustino, lib. II, cap. X). Come si sia edificato su questo istorico fondamento, si vedrà nel corso ciel dramma. INTERLOCUTORI ALESSANDRO re di Macedonia. AMINTA pastorello, amante d’Elisa, che, ignoto anche a se stesso, si scuopre poi l’unico legittimo erede del regno di Sidone. ELISA nobile ninfa di Fenicia, dell’antica stirpe di Cadmo, amante d’Aminta. TAMIRI principessa fuggitiva, figliuola del tiranno Stratone, in abito di pastorella, amante di Agenore. AGENORE nobile di Sidone, amico di Alessandro, amante di Tamiri. La Scena si finge nella campagna ove è attendato l’esercito macedone, a vista della città di Sidone. ATTO PRIMO SCENA PRIMA Vasta ed amena campagna irrigata dal fiume Bostreno, sparsa di greggi e pastori. Largo, ma rustico ponte sul fiume. Innanzi, tuguri pastorali. Veduta della città di Sidone in lontano. Aminta, assiso sopra un sasso, cantando al suono delle avene pastorali; indi Elisa AMIN. Intendo, amico rio, Quel basso mormorio; Tu chiedi in tua favella: ‘Il nostro ben dov’è?’ Intendo, amico rio... (vedendo Elisa, getta le avene e corre ad incontrarla) Bella Elisa, idol mio, Dove? ELI. A te, caro Aminta. (lieta e frettolosa) AMIN. Oh dèi! non sai Che il campo d’Alessandro Quindi lungi non è? che tutte infesta Queste amene contrade Il Macedone armato? ELI. Il so. AMIN. Ma dunque Perché sola t’esponi all’insolente Licenza militar? ELI. Rischio non teme, Non ode amor consiglio. Il non vederti è il mio maggior periglio. AMIN. E per me... ELI. Deh! m’ascolta. Ho colmo il core Di felici speranze, e non ho pace Fin che con te non le divido. AMIN. Altrove Più sicura potrai... ELI. Ma d’Alessandro Fai torto alla virtù. Son della nostra Sicurezza custodi Quelle schiere che temi. Ei da un tiranno Venne Sidone a liberar; né vuole Che sia vendita il dono: Ne franse il giogo, e ne ricusa il trono. AMIN. Chi sarà dunque il nostro re? ELI. Si crede Che, ignoto anche a se stesso, occulto viva Il legittimo erede. AMIN. E dove... ELI. Ah! lascia Che Alessandro ne cerchi. Odi. La mia Pietosa madre... oh cara madre!... al fine Già l’amor mio seconda; ella de’ nostri Sospirati imenei Va l’assenso a implorar dal genitore, E l’otterrà: me lo predice il core. AMIN. Ah! ELI. Tu sospiri, Aminta? Che vuol dir quel sospiro? AMIN. Contro il destin m’adiro, Che sì poco mi fece Degno, Elisa, di te. Tu vanti il chiaro Sangue di Cadmo; io, pastorello oscuro, Ignoro il mio. Tu abbandonar dovrai Per me gli agi paterni: offrirti in vece Io non potrò, nella mia sorte umìle, Che una povera greggia, un rozzo ovile. ELI. Non lagnarti del Ciel: prodigo assai Ti fu de’ doni suoi. Se l’ostro e l’oro A te negò, quel favellar, quel volto, Quel cor ti diè. Non le ricchezze o gli avi: Cerco Aminta in Aminta, ed amo in lui Fin la sua povertà. Dal dì primiero Che ancor bambina io lo mirai, mi parve Amabile, gentile Quel pastor, quella greggia e quell’ovile; E mi restò nel core Quell’ovil, quella greggia e quel pastore. AMIN. Oh mia sola, oh mia vera Felicità! quei cari detti... ELI. Addio. Corro alla madre e vengo a te. Fra poco Io non dovrò mai più lasciarti: insieme Sempre il sol noi vedrà, parta o ritorni. Oh dolce vita! oh fortunati giorni! Alla selva, al prato, al fonte Io n’andrò col gregge amato; E alla selva, al fonte, al prato L’idol mio con me verrà. In quel rozzo angusto tetto, Che ricetto a noi darà, Con la gioia e col diletto L’innocenza albergherà. (parte) SCENA SECONDA Aminta, poi Alessandro ed Agenore con picciol séguito. AMIN. Perdono, amici dèi: fui troppo ingiusto, Lagnandomi di voi. Non splende in cielo Dell’astro, che mi guida, astro più bello. Se la terra ha un felice, Aminta è quello. AGEN. (Ecco il pastor). (piano ad Alessandro) AMIN. Ma fra’ contenti oblio La mia povera greggia. (da sé, in atto di partire) ALESS. (ad Aminta) Amico, ascolta. AMIN. (Un guerrier!) Che domandi? ALESS. Sol con te ragionar. AMIN. Signor, perdona, Qualunque sei: d’abbeverar la greggia L’ora già passa. ALESS. Andrai, ma un breve istante Donami sol. (Che signoril sembiante!) (piano ad Agenore) AMIN. (Da me che mai vorrà?) ALESS. Come t’appelli? AMIN. Aminta. ALESS. E il padre? AMIN. Alceo. ALESS. Vive? AMIN. No; scorse Un lustro già ch’io lo perdei. ALESS. Che avesti Dal paterno retaggio? AMIN. Un orto angusto Ond’io traggo alimento, Poche agnelle, un tugurio e il cor contento. ALESS. Vivi in povera sorte. AMIN. Assai benigna Sembra a me la mia stella: Non bramo della mia sorte più bella. ALESS. Ma in sì scarsa fortuna... AMIN. Assai più scarse Son le mie voglie. ALESS. Aspro sudor t’appresta Cibo volgar. AMIN. Ma lo condisce. ALESS. Ignori Le grandezze, gli onori. AMIN. E rivali non temo, E rimorsi non ho. ALESS. T’offre un ovile Sonni incommodi e duri. AMIN. Ma tranquilli e sicuri. ALESS. E chi fra queste, Che ti fremono intorno, armate squadre, Chi assicurar ti può? AMIN. Questa, che tanto Io lodo, tu disprezzi, e il Ciel protegge, Povera, oscura sorte. AGEN. (piano ad Alessandro) Hai dubbi ancora? ALESS. (Quel parlar mi sorprende e m’innamora). AMIN. Se altro non brami, addio. ALESS. Senti. I tuoi passi Ad Alessandro io guiderò, se vuoi. AMIN. No. ALESS. Perché? AMIN. Sedurrebbe Ei me dalle mie cure: io qualche istante Al mondo usurperei del suo felice Benefico valor. Ciascun se stesso Deve al suo stato. Altro il dover d’Aminta, Altro è quel d’Alessandro. È troppo angusta Per lui tutta la terra: una capanna Assai vasta è per me. D’agnelle io sono, Ei duce è di guerrieri: Picciol campo io coltivo, ei fonda imperi. ALESS. Ma può il Ciel di tua sorte In un punto cangiar tutto il tenore. AMIN. Sì; ma il Cielo fin or mi vuol pastore. So che pastor son io Né cederei fin or Lo stato d’un pastor Per mille imperi. Se poi lo stato mio Il Ciel cangiar vorrà, Il Ciel mi fornirà D’altri pensieri. (parte) SCENA TERZA Alessandro ed Agenore AGEN. Or che dici, Alessandro? ALESS. Ah! certo asconde Quel pastorel lo sconosciuto erede Del soglio di Sidone. Eran già grandi Le prove tue; ma quel parlar, quel volto Son la maggior. Che nobil cor! che dolce, Che serena virtù! Sieguimi: andiamo La grand’opra a compir. De’ fasti miei Sarà questo il più bello. Abbatter mura, Eserciti fugar, scuoter gl’imperi Fra’ turbini di guerra, È il piacer che gli eroi provano in terra. Ma sollevar gli oppressi, Render felici i regni, Coronar la virtù, togliere a lei Quel che l’adombra ingiurioso velo, È il piacer che gli dèi provano in cielo. Si spande al sole in faccia Nube talor così, E folgora e minaccia Su l’arido terren. Ma, poi che in quella foggia Assai d’umori unì, Tutta si scioglie in pioggia, E gli feconda il sen. (parte col séguito) SCENA QUARTA Tamiri in abito pastorale ed Agenore TAM. Agenore! T’arresta: odi... AGEN. Perdona, Leggiadra pastorella: io d’Alessandro Deggio or su l’orme... (Oh dèi! Tamiri è quella, O m’inganna il desio?) Principessa! TAM. Ah, mio ben! AGEN. Sei tu! TAM. Son io. AGEN. Tu qui? tu in questa spoglia? TAM. Io deggio a questa Il sol ben che mi resta, Ch’è la mia libertà, giacché Alessandro Padre e regno m’ha tolto. AGEN. Oh, quanto mai Ti piansi e ti cercai! Ma dove ascosa Ti celasti fin or? TAM. La bella Elisa Fuggitiva m’accolse. AGEN. E qual disegno... Ah! m’attende Alessandro. Addio: ritornerò. TAM. Senti. Alla fuga Tu d’aprirmi un cammin, ben mio, procura: Altrove almeno io piangerò sicura. AGEN. Vuoi seguir, principessa Un consiglio più saggio? ad Alessandro Meco ne vieni. TAM. All’uccisor del padre! AGEN. Straton se stesso uccise: ei la clemenza Del vincitor prevenne. TAM. Io stessa ai lacci Offrir la destra! Io delle greche spose Andrò gl’insulti a tollerar! AGEN. T’inganni: Non conosci Alessandro; ed io non posso Per or disingannarti. Addio. Fra poco A te verrò. (in atto di partire) TAM. Guarda: di Elisa i tetti Colà... AGEN. Già mi son noti. (come sopra) TAM. Odi. AGEN. Che brami? TAM. Come sto nel tuo core? AGEN. Ah! non lo vedi? A’ tuoi begli occhi, o principessa, il chiedi. Per me rispondete, Begli astri d’amore: Se voi nol sapete, Chi mai lo saprà? Voi tutte apprendeste Le vie del mio core Quel dì che vinceste La mia libertà. (parte) SCENA QUINTA Tamiri sola. TAM. No, voi non siete, o dèi, Quanto fin or credei, Inclementi con me. Cangiaste, è vero, In capanna il mio soglio, in rozzi velli La porpora real: ma fido ancora L’idol mio ritrovai. Pietosi dèi, voi mi lasciaste assai. Di tante sue procelle Già si scordò quest’alma; Già ritrovò la calma Sul volto del mio ben. Tra l’ira delle stelle Se palpitò d’orrore, Or di contento il core Va palpitando in sen. (parte) SCENA SESTA Elisa sommamente allegra e frettolosa, poi Aminta ELI. Oh lieto giorno! oh me felice! oh caro Mio genitor! Ma... Dove andò? Pur dianzi Qui lo lasciai. Sarà là dentro. (accennando uno de’ tuguri pastorali) Aminta? Aminta?... Oh stolta! Or mi sovviene; è l’ora D’abbeverar la greggia. Al fonte io deggio, E non qui ricercarne... E s’ei tornasse Per altra via? Qui dee venir. S’attenda, E si riposi; io n’ho grand’uopo. (siede) Oh, come Mi balza il cor! Non mi credea che tanto Affannasse un piacere... Eccolo... Ha scossi Alcun que’ rami... È il mio Melampo. Ah, questo È un eterno aspettar! (s’alza) No, non poss’io Tranquilla in questa guisa Più rimaner. (in atto di partire) AMIN. Dove t’affretti, Elisa? ELI. Ah, tornasti una volta! Andiamo. AMIN. E dove? ELI. Al genitor. AMIN. Dunque ei consente... ELI. Il core Non m’ingannò: sarai mio sposo, e prima Che il sol tramonti. Impaziente il padre N’è al par di noi. D’un così amabil figlio Superbo, e lieto... Ei tel dirà. Vedrai Dall’accoglienze sue... Vieni. AMIN. Ah! ben mio, Lasciami respirar. Pietà d’un core Che fra le gioie estreme... Deh! non tardiam... respireremo insieme. (in atto di partire) SCENA SETTIMA Agenore, seguìto da guardie reali e nobili di Sidone, che portano sopra bacili d’oro le regie insegne, e detti. AGEN. Dal più fedel vassallo Il primo omaggio, eccelso re, ricevi. ELI. Che dice? (ad Aminta) AMIN. A chi favelli? (ad Agenore) AGEN. A te, signor. AMIN. (con viso sdegnoso) Lasciami in pace e prendi Alcun altro a schernir. Libero io nacqui, Se re non sono; e, se non merto omaggi, (crescendo il risentimento) Ho un core almen, che non sopporta oltraggi. AGEN. Quel generoso sdegno Te scopre e me difende. Odimi e soffri Che ti sveli a te stesso il zelo mio. ELI. Come! Aminta ei non è? (ad Agenore) AGEN. No. AMIN. E chi son io? AGEN. Tu Abdolonimo sei, l’unico erede Del soglio di Sidone. AMIN. Io! AGEN. Sì. Scacciato Dal reo Stratone, il padre tuo bambino Al mio ti consegnò. Questi, morendo, Alla mia fé commise Te, il segreto e le prove. ELI. E il vecchio Alceo... AGEN. L’educò sconosciuto. AMIN. E tu fin ora... AGEN. Ed io, fin or tacendo, alla paterna Legge ubbidii. M’era il parlar vietato, Fin che qualche cammin t’aprisse al trono L’assistenza de’ numi. Io la cercai Nel gran cor d’Alessandro, e la trovai. ELI. Oh giubilo! oh contento! Il mio bene è il mio re. AMIN. (ad Agenore) Dunque Alessandro... AGEN. T’attende, e di sua mano Vuol coronarti il crin. Le regie spoglie Quelle son, ch’ei t’invia. Questi, che vedi, Son tuoi servi e custodi. Ah! vieni ormai; Ah! questo giorno ho sospirato assai. (parte) SCENA OTTAVA Elisa allegra, Aminta attonito. AMIN. Elisa? ELI. Aminta? AMIN. È sogno? ELI. Ah! no. AMIN. Tu credi Dunque... ELI. Sì; non è strano Questo colpo per me, benché improvviso: Un cor di re sempre io ti vidi in viso. AMIN. Sarà. Vadasi intanto Al padre tuo. (s’incammina) ELI. (l’arresta) No; maggior cura i numi Ora esigon da te. Va, regna, e poi... AMIN. Che! m’affretti a lasciarti? ELI. Ah, se vedessi Come sta questo cor! Di gioia esulta; Ma pur... No, no, tacete, Importuni timori. Or non si pensi Se non che Aminta è re. Deh! va: potrebbe Alessandro sdegnarsi. AMIN. Amici dèi, Son grato al vostro dono; Ma troppo è caro a questo prezzo un trono. ELI. Vanne a regnar, ben mio; Ma fido a chi t’adora Serba, se puoi, quel cor. AMIN. Se ho da regnar, ben mio, Sarò sul trono ancora Il fido tuo pastor. ELI. Ah, che il mio re tu sei! AMIN. Ah, che crudel timor! A DUE Voi proteggete, o dèi, Questo innocente amor. ATTO SECONDO SCENA PRIMA Grande e ricco padiglione d’Alessandro da un lato; ruine inselvatichite di antichi edifici dall’altro. Campo de’ Greci in lontano. Guardie del medesimo in vari luoghi. Tamiri in atto di timore, Elisa conducendola per mano. ELI. Seguimi. A che t’arresti? TAM. Amica, oh Dio! Tremo da capo a piè. Torniam, se m’ami, Torniamo al tuo soggiorno. ELI. Io non t’intendo: T’affretti impaziente Pria d’Agenore in traccia; ed or nol curi, Già vicina a trovarlo? TAM. Amor m’ascose Da lungi il rischio: or che vi son, comprendo La mia temerità. ELI. Perché? TAM. La figlia Non son io di Stratone? ELI. E ben? TAM. Le tende Non son quelle de’ Greci? E se di loro Mi scopre alcuno? Ah! per pietà, fuggiamo, Cara Elisa. ELI. È follia. Chi vuoi che possa Scoprirti in queste vesti? E, se potesse Scoprirti ognun, che n’avverrebbe? È forse Un barbaro Alessandro? Abbiam sì poche Prove di sua virtù? Del re de’ Persi E la sposa e la madre Non sai... TAM. Lo so; ma la sventura mia Forse è maggior di sua virtù. Non oso Di metterla a cimento. Andiam. ELI. Perdona; Puoi tornar sola. Io nulla temo, e voglio Cercare Aminta. (incamminandosi verso il padigilione) TAM. Aspetta: il tuo coraggio M’inspira ardir. (risoluta) ELI. Dunque mi segui. (incamminandosi come sopra) TAM. (fa qualche passo e poi s’arresta) Oh Dio! Mille rischi ho presenti. No, non ho cor. ELI. Dunque mi lasci? (le fugge di mano) TAM. Ah! senti. Al mio fedel dirai Ch’io son... ch’io venni... Oh Dio! Tutto il mio cor tu sai: Parlagli col mio cor. Che mai spiegar, che mai Dirti di più poss’io? Tu vedi il caso mio, E tu conosci amor. (parte) SCENA SECONDA Elisa, poi Agenore ELI. Questa del campo greco È la tenda maggior: qui l’idol mio Certo ritroverò. AGEN. Dove t’affretti, Leggiadra ninfa? (arrestandola) ELI. Io vado al re. (vuol passare) AGEN. (la ferma) Perdona: Veder nol puoi. ELI. Per qual cagione? AGEN. Or siede Co’ suoi Greci a consiglio. ELI. Co’ Greci suoi? AGEN. Sì. ELI. Dunque andar poss’io: Non è quello il mio re. (incamminandosi) AGEN. (arrestandola) Ferma: né pure Al tuo re lice andar. ELI. Perché? AGEN. Che attenda Alessandro or convien. ELI. L’attenda. Io bramo Vederlo sol. (come sopra) AGEN. No; d’inoltrarti tanto Non è permesso a te. ELI. Dunque l’avverti: Egli a me venga. AGEN. E questo Non è permesso a lui. ELI. Permesso almeno Mi sarà d’aspettarlo. (siede) AGEN. Amica Elisa, Va, credi a me: per ora Deh! non turbarci. Io col tuo re fra poco Più tosto a te verrò. ELI. No, non mi fido: Tu non pensi a Tamiri, Ed a me penserai? AGEN. T’inganni. Appunto Io voglio ad Alessandro Di lei parlar. Già incominciai, ma fui Nell’opera interrotto. Ah! va. S’ei viene, Gli opportuni momenti Rubar mi puoi. ELI. T’appagherò. (s’alza, sincammina, poi si volge) Frattanto Non celare ad Aminta Le smanie mie. AGEN. No. ELI. (come sopra) Digli Che le sue mi figuro. AGEN. Sì. ELI. Da me lungi, oh quanto Penerà l’infelice! (ad Agenore, ma da lontano) AGEN. Molto. ELI. E parla di me? (da lontano) AGEN. Sempre. ELI. (torna ad Agenore) E che dice? AGEN. Ma tu partir non vuoi. Se tutte io deggio Ridir le sue querele... (con impeto) ELI. Vado: non ti sdegnar. Sei pur crudele! Barbaro, oh Dio! mi vedi Divisa dal mio ben; Barbaro, e non concedi Ch’io ne dimandi almen? Come di tanto affetto Alla pietà non cedi? Hai pure un core in petto, Hai pure un’alma in sen. (parte) SCENA TERZA Agenore ed Aminta AGEN. Nel gran cor d’Alessandro, o dèi clementi, Secondate i miei detti A favor di Tamiri. Ah! n’è ben degna La sua virtù, la sua beltà... Ma dove, Dove corri, mio re? AMIN. La bella Elisa Pur da lungi or mirai: perché s’asconde? Dov’è? AGEN. Partì. AMIN. Senza vedermi? Ingrata! Ah! raggiungerla io voglio. (s’incammina) AGEN. Ferma, signor. (l’arresta) AMIN. Perché? AGEN. Non puoi. AMIN. Non posso? Chi dà legge ad un re? AGEN. La sua grandezza, La giustizia, il decoro, il bene altrui, La ragione, il dover. AMIN. Dunque pastore Io fui men servo? e che mi giova il regno? AGEN. Se il regno a te non giova, Tu giovar devi a lui. Te dona al regno Il Ciel, non quello a te. L’eccelsa mente, L’alma sublime, il regio cor, di cui Largo ei ti fu, la pubblica dovranno Felicità produrre; e solo in questa Tu déi cercar la tua. Se te non reggi, Come altrui reggerai? come... Ah! mi scordo Che Aminta è il re, che un suo vassallo io sono. Errai per troppo zel: signor, perdono. (vuole inginocchiarsi) AMIN. Che fai? Sorgi. (lo solleva) Ah! se m’ami, Parlami ognor così. Mi par sì bella, Che di sé m’innamora, La verità, quando mi sferza ancora. AGEN. Ah! te destina il fato Veramente a regnar. AMIN. Ma dimmi, amico: Non deggio amar chi m’ama? È poco Elisa Degna d’amore? Ho da lasciar, regnante, Chi mi scelse pastore? I suoi timori, Le smanie sue non denno Farmi pietà? Chi condannar potrebbe Fra gli uomini, fra i numi, in terra, in cielo La tenerezza mia? AGEN. Nessuno: è giusta; Ma pria di tutto... AMIN. Ah! pria di tutto andiamo, Amico, a consolarla, e poi... AGEN. T’arresta. Sciolto è il consiglio; escono i duci; a noi Viene Alessandro. AMIN. Ov’è? AGEN. Non riconosci I suoi custodi alla real divisa? AMIN. Dunque... AGEN. Attender convien. AMIN. Povera Elisa! AGEN. Ogni altro affetto ormai Vinca la gloria in te. Parli una volta il re, Taccia l’amante. Sempre un pastor sarai Se l’arte di regnar Pretendi d’imparar Da un bel sembiante. SCENA QUARTA Alessandro e detti. ALESS. Agenore. (ad Agenore, che parte) AGEN. Signor. ALESS. Fermati: io deggio Poi teco favellar. (Agenore si ferma) (ad Aminta) Per qual cagione Resta il re di Sidone Ravvolto ancor fra quelle lane istesse? AMIN. Perché ancor non impresse Su quella man, che lo solleva al regno, Del suo grato rispetto un bacio in pegno. Soffri che prima al piede Del mio benefattor... (vuole inginocchiarsi) ALESS. No; dell’amico Vieni alle braccia, e, di rispetto in vece, Rendigli amore. Esecutor son io Dei decreti del Ciel. Tu del contento, Che in eseguirli io provo, Sol mi sei debitor. Per mia mercede Chiedo la gloria tua. AMIN. Qual gloria, oh dèi! Io saprò meritar, se fino ad ora Una greggia a guidar solo imparai? ALESS. Sarai buon re, se buon pastor sarai. Ama la nuova greggia Come l’antica; e, dell’antica al pari, Te la nuova amerà. Tua dolce cura Il ricercar per quella Ombre liete, erbe verdi, acque sincere Non fu fin or? Tua dolce cura or sia E gli agi ed i riposi Di quest’altra cercar. Vegliar le notti, Il dì sudar per la diletta greggia, Alle fiere rapaci Esporti generoso in sua difesa, Forse è nuovo per te? Forse non sai Le contumaci agnelle Più allettar con la voce Che atterrir con la verga? Ah! porta in trono, Porta il bel cor d’Aminta, e amici i numi, Come avesti fra’ boschi, in trono avrai. Sarai buon re, se buon pastor sarai. AMIN. Sì. Ma in un mar mi veggo Ignoto e procelloso. Or, se tu parti, Chi sarà l’astro mio? da chi consigli Prender dovrò? ALESS. Già questo dubbio solo Mi promette un gran re. Del mar che varchi Tu prevedi, e mi piace, Già lo scoglio peggior. Darne consiglio Spesso non sa chi vuole, Spesso non vuol chi sa. Di fé, di zelo, Di valor, di virtù su gli occhi nostri Fa pompa ognun; ma sempre uguale al volto Ognun l’alma non ha. Sceglier fra tanti Chi sappia e voglia, è gran dottrina; e forse È la sola d’un re. Per mano altrui Ben di Marte e d’Astrea l’opre più belle Può un re compir; ma il penetrar gli oscuri Nascondigli d’un cor, distinguer chiara La verità tra le menzogne oppressa, È la grande al re solo opra commessa. AMIN. Ma donde un sì gran lume Può sperare un pastor? ALESS. Dal Ciel, che illustra Quei che sceglie a regnar. Nebbie d’affetti Se dal tuo cor tu sollevar non lasci A turbarti il seren, tutto vedrai. Sarai buon re, se buon pastor sarai. AMIN. Tanto ardir da quei detti... ALESS. Or va... deponi Quelle rustiche vesti, altre ne prendi, E torna a me. Già di mostrarti è tempo A’ tuoi fidi vassalli. AMIN. Ah! fate, o numi, Fate che Aminta in trono Se stesso onori, il donatore e il dono. Ah! per voi la pianta umìle Prenda, o dèi, miglior sembianza, E risponda alla speranza D’un sì degno agricoltor! Trasportata in colle aprico, Mai non scordi il bosco antico, Né la man che la feconda D’ogni fronda e d’ogni fior. (parte) SCENA QUINTA Alessandro ed Agenore AGEN. (Or per la mia Tamiri È tempo di parlar). ALESS. La gloria mia Me fra lunghi riposi, Agenore, non soffre. Oggi a Sidone Il suo re donerò: col nuovo giorno Partir vogl’io; ma, tel confesso, appieno Soddisfatto non parto. Il vostro giogo Io fransi, è vero; io ritornai lo scettro Nella stirpe real; nel saggio Aminta Un buon re lascio al regno, un vero amico In Agenore al re. Sarebbe forse Onorata memoria il nome mio Lungamente fra voi. Tamiri, oh dèi! Sol Tamiri l’oscura. Ov’ella giunga Fuggitiva, raminga, Di me che si dirà? che un empio io sono, Un barbaro, un crudel. AGEN. Degna è di scusa, Se figlia d’un tiranno, ella temea... ALESS. Questo è il suo fallo: e che temer dovea? Se Alessandro punisce Le colpe altrui, le altrui virtudi onora. AGEN. L’Asia non vide altri Alessandri ancora. ALESS. Quanta gloria m’usurpa! Io lascerei Tutti felici. Ah! per lei sola or questa Riman del mio valore orma funesta. AGEN. (Coraggio!) ALESS. Avrei potuto Altrui mostrar, se non fuggia Tamiri, Ch’io distinguer dal reo so l’innocente. AGEN. Non lagnarti. Il potrai. ALESS. Come! AGEN. È presente. ALESS. Chi? AGEN. Tamiri. ALESS. E mel taci? AGEN. Il seppi appena Che a te venni; e or volea... ALESS. Corri! t’affretta! Guidala a me. AGEN. Vado e ritorno. (in atto di partire) ALESS. Aspetta. (pensa) (Ah! sì: mai più bel nodo (risoluto da sé) Non strinse Amore). Or sì contento appieno Partir potrò. Vola a Tamiri, e dille Ch’oggi al nuovo sovrano Io darò la corona, ella la mano. AGEN. La man! ALESS. Sì, amico. Ah! con un sol diadema Di due bell’alme io la virtù corono. Ei salirà sul trono, Senza ch’ella ne scenda; e a voi la pace, La gloria al nome mio Rendo così: tutto assicuro. AGEN. (Oh Dio!) ALESS. Tu impallidisci e taci! Disapprovi il consiglio? È pur Tamiri... AGEN. Degnissima del trono. ALESS. È un tal pensiero... AGEN. Degnissimo di te. ALESS. Di quale affetto Quel tacer dunque è segno e quel pallore? AGEN. Di piacer, di rispetto e di stupore. ALESS. Se vincendo vi rendo felici, Se partendo non lascio nemici, Che bel giorno fia questo per me! De’ sudori, ch’io spargo pugnando, Non dimando più bella mercé. (parte) SCENA SESTA Agenore solo. AGEN. Oh inaspettato, oh fiero colpo! Ah! troppo, Troppo, o numi inclementi, Trascendeste i miei voti: io non chiedea Tanto da voi. Misero me! ti perdo, Bella Tamiri, e son cagione io stesso Della perdita mia. Folle ch’io fui! Ben preveder dovea... Come! ti penti, Agenore infelice, D’un atto illustre? E tu sei quel che tanta Virtude ostenta? E quel tu sei, che ardisce Di correggere i re? Torna in te stesso, E grato ai numi... Ah! rimirar potrai La tua bella speranza ad altri in braccio Senza morir? No; ma la scusa è indegna, O Agenore, di te. Se ami la vita Men dell’onor, se più Tamiri adori Che il tuo piacer, guidala in trono e mori. SCENA SETTIMA Aminta in abito reale, e detto. AMIN. Eccomi a te di nuovo; ecco deposte Le care spoglie antiche. Avvolto in questi Lucidi impacci, alla mia bella Elisa Mal noto forse io giungerò. Potessi Almeno a lei mostrarmi! AGEN. Ah! d’altre cure, Signore, è tempo. Or che sei re, conviene Che a pensar tu incominci in nuova guisa. AMIN. Come! E che far dovrei? AGEN. Scordarti Elisa. AMIN. Elisa! E chi l’impone? AGEN. Un cenno augusto Di chi può ciò che vuole, e vuole il giusto: L’impone il ben d’un regno, L’onor d’un trono... AMIN. Ah! vadan pria del mondo Tutti i troni sossopra. Elisa è stato, Elisa è il mio pensiero; e, fin che l’alma Non sia da me divisa, Sempre Elisa il sarà. Scordarmi Elisa! Ma sai come io l’adoro? Sai che fece per me? sai come... AGEN. Ah! calma Quegl’impeti, o mio re. AMIN. Scordarmi Elisa! Se lo tentassi, io ne morrei. AGEN. T’inganni: Di tua virtù non ben conosci ancora Tutto il valor. Sentimi solo; e poi... AMIN. Che mai, che dir mi puoi? AGEN. Che, quando al trono Sceglie il Cielo un regnante... (vede Elisa alla destra) Ah! viene Elisa. Fuggiam. AMIN. Non lo sperar. AGEN. Pietà, signore, Di te, di lei. L’ucciderai, se parli Pria di saper... AMIN. Non parlerò, tel giuro. AGEN. No: déi fuggirla. Andiam: soffri un eccesso Dell’ardita mia fé sol questa volta. (lo prende per mano e il trae seco in fretta verso la sinistra) SCENA OTTAVA Tamiri dalla sinistra, Elisa dalla destra, e detti. TAM. Dove, Agenore? AGEN. Oh stelle! ELI. Aminta, ascolta. AGEN. Ah, principessa! AMIN. Ah, mio tesoro! TAM. (ad Agenore) E tanto Attenderti convien? ELI. (ad Aminta) Tanto bisogna Sospirar per vederti? TAM. (ad Agenore) A me pensasti? ELI. Pensasti a me? (ad Aminta) TAM. (ad Agenore) Posso saper qual sia Al fin la sorte mia? ELI. Ritrovo ancora Il mio pastor nel re? (ad Aminta) TAM. (ad Agenore) Ma tu sospiri? ELI. Ma tu non mi rispondi? (ad Aminta) TAM. Parla. (ad Agenore) AGEN. Dovrei... Non posso. ELI. Parla. (ad Aminta) AMIN. Vorrei... Non so. TAM. Come! ELI. Che avvenne? TAM. ed ELI. Ma parlate una volta. AGEN. Ah! che pur troppo Si parlerà. Lasciateci un momento Respirar soli in pace. TAM. Udisti, Elisa? ELI. Oh dèi, scacciarne! E tu che dici, Aminta? AMIN. Ch’io mi sento morire. TAM. Intendo. ELI. Intendo. TAM. T’avvilì la mia sorte. ELI. Han quelle spoglie anche il tuo cor cangiato. TAM. Agenore incostante! ELI. Aminta ingrato! Ah, tu non sei più mio! TAM. Ah, l’amor tuo finì! AMIN. Così non dirmi, oh Dio! AGEN. Non dirmi, oh Dio! così. ELI. Dov’è quel mio pastore? TAM. Quel mio fedel dov’è? AMIN. ed AGEN. Ah, mi si agghiaccia il core! A QUATTRO Ah, che sarà di me! ATTO TERZO SCENA PRIMA Parte interna di grande e deliziosa grotta, formata capricciosamente nel vivo sasso dalla natura, distinta e rivestita in gran parte dal vivace verde delle varie piante, o dall’alto pendenti o serpeggianti all’intorno, e rallegrata da una vena di linmpid’acqua, che, scendendo obliquamente fra’ sassi, or si nasconde, or si mostra, e finalmente si perde. Gli spaziosi trafori, che rendono il sito luminoso, scuoprono l’aspetto di diverse amene ed ineguali colline in lontano, e, in distanza minore, di qualche tenda militare, onde si comprenda essere il luogo nelle vicinanze del campo greco. Aminta solo. AMIN. Aimè! declina il sol: già il tempo è scorso Che a’ miei dubbi penosi Agenore concesse. Ad ogni fronda, Che fan l’aure tremar, parmi ch’ei torni, E a decider mi stringa. Io, da che nacqui, Mai non mi vidi in tanta angustia. (siede) Elisa Il suo vuol ch’io rammenti Tenero, lungo e generoso amore: Con mille idee d’onore Agenore m’opprime. Io, nel periglio Di parer vile o di mostrarmi infido Tremo, ondeggio, m’affanno e non decido. E questo è il regno? e così ben si vive Fra la porpora e l’òr? Misere spoglie! Siete premio o castigo? In questo giorno Non ho più ben, da che mi siete intorno. Fin che in povere lane... Oh me infelice! Agenore già vien. Che dirgli? Oh Dio! (si leva) Secondarlo non posso; Resistergli non so. Troppo ha costui Dominio sul mio cor. Mi sgrida, e l’amo; M’affligge, e lo rispetto. (pensa, e poi risoluto) Ah! non si venga Seco a contesa. SCENA SECONDA Agenore e detto. AGEN. E irresoluto ancora Ti ritrovo, o mio re? AMIN. No. AGEN. Decidesti? AMIN. Sì. AGEN. Come? AMIN. Il dover mio A compir son disposto. AGEN. Ad Alessandro Dunque d’andar più non ricusi? AMIN. A lui Anzi già m’incammino. AGEN. Elisa e trono Vedi che andar non ponno insieme. AMIN. È vero. Né d’un eroe benefico al disegno Oppor si dee chi ne riceve un regno. AGEN. Oh fortunato Aminta! oh qual compagna Ti destinan le stelle! Amala: è degna Degli affetti d’un re. AMIN. Comprendo, amico, Tutta la mia felicità. Non dirmi D’amar la sposa mia. Già l’amo a segno, Che senza lei mi spiacerebbe il regno. L’amerò, sarò costante: Fido sposo e fido amante, Sol per lei sospirerò. In sì caro e dolce oggetto La mia gioia, il mio diletto, La mia pace io troverò. (parte) SCENA TERZA Agenore solo. AGEN. Uscite al fine, uscite, Trattenuti sospiri, Dal carcere del cor; più nol contende Al fin la mia virtù. L’onor, la fede Son soddisfatti appieno: Abbia l’amor qualche momento almeno. Oh Dio, bella Tamiri, oh Dio... SCENA QUARTA Elisa e detto. ELI. Ma senti, Agenore: quai fole S’inventan qui per tormentarmi? È sparso Ch’oggi Aminta a Tamiri Darà la man di sposo, e si pretende Che a tal menzogna io presti fé. Dovrei, Per crederlo capace Di tanta infedeltà, conoscer meno D’Aminta il cor. Ma chi sarà costui Che ha dell’affanno altrui Sì maligno piacer? AGEN. Mia cara Elisa, Esci d’error: nessun t’inganna. ELI. E sei Tu sì credulo ancor? tu ancor faresti Sì gran torto ad Aminta? AGEN. Io non saprei Per qual via dubitarne. ELI. E mi abbandona Dunque Aminta così... No, non è vero: Ti lasciasti ingannar. Donde apprendesti Novella sì gentil? AGEN. Da lui. ELI. Da lui! AGEN. Sì, dall’istesso Aminta. ELI. Dove? AGEN. Qui. ELI. Quando? AGEN. Or ora. ELI. E disse? AGEN. E disse Che al voler d’Alessandro Non dessi oppor chi ne riceve un regno. ELI. Santi numi del ciel! Come! a Tamiri Darà la man? AGEN. La mano e il cor. ELI. Che possa Così tradirmi Aminta! AGEN. Ah! cangia, Elisa, Cangia ancor tu pensiero, Cedi al destin. ELI. (con impeto ma piangendo) No, non sarà mai vero: Non lo speri Alessandro, Nol pretenda Tamiri. Egli è mio sposo; La sua sposa son io: Io l’amai da che nacqui; Aminta è mio. AGEN. È giusto, o bella ninfa, Ma inutile il tuo duol. Se saggia sei, Credimi, ti consola. ELI. Io consolarmi? Ingegnoso consiglio Facile ad eseguir! AGEN. L’eseguirai, Se imitar mi vorrai. Puoi consolarti, E ne déi dall’esempio esser convinta. ELI. Io non voglio imitarti; Consolarmi io non voglio: io voglio Aminta. AGEN. Ma, s’ei più tuo non è, con quei trasporti Che puoi far? ELI. Che far posso? Ad Alessandro, Agli uomini, agli dèi pietà, mercede, Giustizia chiederò. Voglio che Aminta Confessi a tutti in faccia Che del suo cor m’ha fatto dono; e voglio, Se pretende il crudel che ad altri il ceda, Voglio morir d’affanno, e ch’ei lo veda. Io rimaner divisa Dal caro mio pastore! No, non lo vuole Amore; No, non lo soffre Elisa; No, sì tiranno il core Il mio pastor non ha. Ch’altri il mio ben m’involi, E poi ch’io mi consoli! Come non hai rossore Di sì crudel pietà? (parte) SCENA QUINTA Agenore, poi Tamiri AGEN. Povera ninfa! io ti compiango, e intendo Nella mia la tua pena. E pure Elisa Ha di me più valor. Perde il suo bene Ed ha cor di vederlo: a tal cimento La mia virtù non basta. Io da Tamiri Convien che fugga; e ritrovar non spero Alla mia debolezza altro ricorso. (in atto di partire) TAM. Agenore, t’arresta. AGEN. (O dèi, soccorso!) TAM. D’un regno debitrice (con ironia) Ad amator sì degno Dunque è Tamiri? AGEN. Il debitore è il regno. TAM. Perché sì gran novella (con ironia) Non recarmi tu stesso? Io dal tuo labbro Più che da un foglio tuo l’avrei gradita. AGEN. Troppo mi parve ardita Quest’impresa, o regina. TAM. (con risentimento) Era men grande Che il cedermi ad Aminta. AGEN. È ver; ma forse L’idea del dover mio In faccia a te... Bella regina, addio. TAM. Sentimi. Dove corri? AGEN. A ricordarmi Che sei la mia sovrana. TAM. Sol tua mercé. (con ironia) AGEN. Ch’io d’esser teco evìti Chiede il rispetto mio. TAM. (con isdegno) Tanto rispetto È immaturo fin or: sarà più giusto Quando al tuo re la mano Porger m’avrai veduto. AGEN. Io nol vedrò. TAM. (con impeto) Che! nol vedrai? Ti voglio Presente alle mie nozze. AGEN. Ah! no, perdona: Questo è l’ultimo addio. TAM. Senti. Ove vai? AGEN. Ove il Ciel mi destina. TAM. E ubbidisci così la tua regina? (con impeto) AGEN. Già senza me... TAM. No, senza te sarebbe La mia sorte men bella. AGEN. E che pretendi? TAM. Che mi vegga felice (con ironia) Il mio benefattore, e si compiaccia Dell’opra sua. AGEN. (Che tirannia!) Deh! cangia, Tamiri, per pietà... TAM. (con impeto) Prieghi non odo, Né scuse accetto: ubbidienza io voglio Da un suddito fedele. AGEN. (Oh Dio!) TAM. M’udisti? (come sopra) AGEN. Ubbidirò, crudele. TAM. Se tu di me fai dono, Se vuoi che d’altri io sia, Perché la colpa è mia? Perché son io crudel? La mia dolcezza imìta: L’abbandonata io sono, E non t’insulto ardita, Chiamandoti infedel. (parte) SCENA SESTA Agenore solo. AGEN. Misero cor! credevi D’aver tutte sofferte Le tirannie d’amore. Ah! non è vero: Ancor la più funesta, Misero core, a tollerar ti resta. Sol può dir come si trova Un amante in questo stato, Qualche amante sfortunato, Che lo prova al par di me. Un tormento è quel ch’io sento Più crudel d’ogni tormento; È un tormento disperato, Che soffribile non è. (parte) SCENA SETTIMA Parte dello spazio circondato dal gran portico del celebre tempio di Ercole tirio. Fra l’armonia strepitosa de’ militari stromenti esce Alessandro, preceduto da’ capitani greci e seguìto da’ nobili di Sidone; poi Tamiri, indi Agenore AGEN. Voi, che fausti ognor donate Nuovi germi a’ lauri miei, Secondate, amici dèi, Anche i moti del mio cor. Sempre un astro luminoso Sia per voi la gloria mia; Pur che sempre un astro sia Di benefico splendor. Olà! che più si tarda? Il sol tramonta: Perché il re non si vede? Dov’è Tamiri? TAM. È d’Alessandro al piede. ALESS. Sei tu la principessa? TAM. Son io. AGEN. Signor, non dubitarne: è dessa. TAM. Perdonare a’ nemici Sanno gli eroi; ma sollevarli al trono Sanno sol gli Alessandri. Io dirti i moti, Signor, non so, che per te sento in petto. Vincitor ti rispetto, eroe t’onoro, T’amo benefattor, nume t’adoro. ALESS. È gran premio dell’opra Render superbo un trono Di sì amabil regina. TAM. Ancor nol sono. ALESS. Ma sol manca un istante. TAM. Odi. Agenore, amante, La mia grandezza all’amor suo prepone. Se alla grandezza mia posporre io debba Un’anima sì fida, Esamini Alessandro e ne decida. Quel, che nel caso mio Alessandro faria, far voglio anch’io. ALESS. E tu sapesti, amando... (ad Agenore) AGEN. Odila; e vedi Se usurpar dessi al trono Un’anima sì bella. ALESS. (a Tamiri) E tu sì grata Dunque ti senti a lui... TAM. L’ascolta; e dimmi Se merita un castigo Tanta virtù. AGEN. Ma, principessa, or ora Lieta pur mi paresti Del nuziale invito. TAM. No; ma tu mi credesti Più ambiziosa che amante: io t’ho punito. ALESS. Dèi, qual virtù! qual fede! SCENA OTTAVA Elisa e detti. ELI. Ah! giustizia, signor, pietà, mercede! ALESS. Chi sei? che brami? ELI. Io sono Elisa. Imploro D’Alessandro il soccorso A pro d’un core ingiustamente oppresso. ALESS. Contro chi mai? ELI. Contro Alessandro istesso. ALESS. Che ti fece Alessandro? ELI. Egli m’invola Ogni mia pace, ogni mio ben; d’affanno Ei vuol vedermi estinta. D’Aminta io vivo: ei mi rapisce Aminta. ALESS. Aminta? E qual ragione Hai tu sopra di lui? ELI. Qual! Da bambina Ebbi il suo core in dono, e sino ad ora Sempre quel core ho posseduto in pace. È un ingiusto, è un rapace Chi ne dispon, s’io non lo cedo; ed io La vita cederò, non l’idol mio. ALESS. Colui che il cor ti diè, ninfa gentile, Era Aminta il pastore: a te giammai Abdolonimo il re non diede il core. SCENA ULTIMA Aminta in abito pastorale, seguìto da pastorelli, che portano sopra due bacili le vesti reali, e detti. AMIN. Signor, io sono Aminta e son pastore. ALESS. Come! AMIN. Le regie spoglie Ecco al tuo piè. (si depongono i bacili a’ piedi di Alessandro) Con le mie lane intorno, Alla mia greggia, alla mia pace io torno. ALESS. E Tamiri non è... AMIN. Tamiri è degna Del cor d’un re; ma non è degna Elisa Ch’io le manchi di fé. Pastor mi scelse; Re non deggio lasciarla. Elisa e trono Giacché non vanno insieme, abbiasi il regno Chi ha di regnar talento: Purché Elisa mi resti, io son contento; Ché un fido pastorello, Signor, sia con tua pace, Più che un re senza fede, esser mi piace. AGEN. Che ascolto! ALESS. Ove son io! ELI. Agenore, io tel dissi: Aminta è mio. ALESS. Oh dèi! Quando felici Tutti io render pretendo, Miseri, ad onta mia, tutti io vi rendo! Ah! non sia ver. Sì generosi amanti Non divida Alessandro. Eccoti, Aminta, La bella Elisa. Ecco, Tamiri, il tuo Agenore fedel. (ad Aminta ed Elisa) Voi di Sidone Or sarete i regnanti; (ad Agenore e Tamiri) e voi soggetti Non resterete. A fabbricarvi il trono La mia fortuna impegno; Ed a tanta virtù non manca un regno. TAM. ed AGEN. Oh grande! AMIN. ed ELI. Oh giusto! ALESS. Ah! vegga al fin Sidone Coronato il suo re. AMIN. Ma in queste spoglie... ALESS. In queste spoglie a caso Qui non ti guida il Cielo. Il Ciel predice Del tuo regno felice Tutto, per questa via, forse il tenore: Bella sorte d’un regno è il re pastore. CORO Dalla selva e dall’ovile Porti al soglio Aminta il piè; Ma per noi non cangi stile: Sia pastore il nostro re
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Leonardo da Vinci Scritti letterari PENSIERI 1. De Anima. Il moto della terra contro alla terra ricalcando quella, poco si move le parte percosse. L'acqua percossa dall'acqua fa circuli dintorno al loco percosso. Per lunga distanzia la voce infra l'aria. Più lunga infra 'l foco. Più la mente infra l'universo. Ma perché l'è finita non s'astende infra lo 'nfinito. 2. Facciàno nostra vita coll'altrui morte. In nella cosa morta riman vita dissensata, la quale ricongiunta alli stomaci de' vivi ripiglia vita sensitiva e 'ntellettiva. 3. Il moto è causa d'ogni vita. 4. La natura è piena d'infinite ragioni che non furon mai in isperienzia. 5. La scienzia è il capitano e la pratica sono i soldati. 6. Sì come il mangiare sanza voglia fia dannosa alla salute, così lo studio sanza desiderio guasta la memoria e non ritien cosa ch'ella pigli. 7. Sempre le parole che non saddisfanno all'orecchio dello alditore li danno tedio ovver rincrescimento. E 'l segno di ciò vederai spesse volte tali ulditori essere copiosi di sbavigli. Addunque tu che parli dinanti a omini di chi tu cerchi benivolenzia, quando tu vedi tali prodigi di rincrescimento, abbrevia il tuo parlare o tu muta ragionamento, e se tu altrementi farai, allora in loco della desiderata grazia, tu acquisterai odio e nimicizia. E se voi vedere di quel che un si diletta sanza uldirlo parlare, parla a lui mutando diversi ragionamenti e quel dove tu lo vedi stare intento sanza sbavigliamenti o storcimenti di ciglia o altre varie azione, sia certo che quella cosa di che si parla è quella di che lui si diletta, ecc. 8. Delle Scienzie. Nessuna certezza è dove non si pò applicare una delle scienzie matematiche, ovver che non sono unite con esse matematiche. 9. O speculatore delle cose, non ti laldare di conoscere le cose che ordinariamente per se medesima la natura conduce. Ma rallegrati di conoscere il fine di quelle cose che son disegnate dalla mente tua. 10. Dell'error di quelli che usano la pratica sanza scientia. Quelli che s'innamoran di pratica sanza scienzia, son come 'l nocchieri ch'entra in navilio sanza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada. 11. E molti fecen bottega con inganni e miraculi finti, ingannando la stolta moltitudine, e se nessun si scopria cognoscitore de' loro inganni, essi gli puniano. 12. Ogni omo desidera far capitale per dare a' medici, destruttori di vite. Adunque debbono esser ricchi. 13. La sperienzia, interprete in fra l'artifiziosa natura e la umana spezie, ne 'nsegna ciò che essa natura in fra' mortali adopera da necessità constretta, non altrimenti operar si possa che la ragione, suo timone, operare le 'nsegni. 14. Nessun effetto è in natura sanza ragione; intendi la ragione e non ti bisogna sperienza. 14 bis. Chi nega la ragion delle cose, pubblica la sua ignoranza. 15. a) La sperienza non falla mai, ma sol fallano i nostri giudizi, promettendosi di quella effetto tale che in e nostri experimenti causati non sono. Perché dato un principio, ènecessario che ciò che siguita di quello è vera conseguenza di tal principio, se già non fussi impedito; e se pur seguita alcuno impedimento, l'effetto che doveva seguire del predetto principio, partecipa tanto più o meno del detto impedimento, quanto esso impedimento è più o men potente del già detto principio. b) La esperienza non falla mai, ma sol fallano i nostri giudizi, promettendosi di lei cose che non sono in sua potestà. A torto si lamentan li omini della isperienza, la quale con somme rampogne, quella accusano esser fallace. Ma lasciàno stare essa esperienza, e voltate tale lamentazione contro alla vostra ignoranzia, la quale vi fa transcorrere co' vostri vani e istolti desideri a impromettervi, di quella, cose che non sono in sua potenzia, dicendo quella esser fallace. c) A torto si lamentan li omini della innocente esperienzia quella accusando di fallacie e bugiarde dimostrazioni. 16. Chi si promette dalla sperienza ciò che non è 'n lei, si discosta dalla ragione. 17. Come l'occhio e 'l razzo del sole e la mente sono i più veloce moti che sieno. Il sole, immediate che li appare nell'oriente, subito discorre co' li sua radi a l'occidente, i quali sono composti di tre potenzie spirituali: cioè splendore, calore, e la spezie della forma della loro cagione. L'occhio, subito ch'è aperto, vede tutte le stelle del nostro emisperio. La mente salta 'n uno attimo dall'oriente all'occidente, e tutte l'alt[r]e cose spirituali sono di gran lunga dissimile per velocità a queste. 18. Non è da biasimare lo innestare infra l'ordine del processo della scienzia alcuna regola generale nata dall'antidetta conclusione. 19. Col tempo ogni cosa va variando. 20. Data la causa, la natura opera l'effetto nel più breve modo che operar si possa. 21. Ogni azione fatta dalla natura non si pò fare con più brieve modo co' medesimi mezzi. 22. Date le cause, la natura partorisce li effetti per più brievi modi che far si possa. 23. Ciascuno strumento debbe essere operato colla esperienza dond'esso è nato. 24. Si dimanda se li santi stanno ignudi. 25. L'omo ha desiderio d'intendere se la femmina è cedibile alla dimandata lussuria, e intendendo di sì e come ell'ha desiderio dell'omo, elli la richiede e mette in opera il suo desiderio; e intender nol pò se non confessa, e confessando fotte. 26. Domandasi se tutti li infiniti sono equali ovvero maggiori l'un che l'altro. Rispondesi che ogni infinito è eterno e le cose eterne son d'equal premanenzia, ma non di lunghezza d'età, perché quel che in atto fu prima cominciato a dividere, ha passato più età, ma li tempi a venire son equali. 27. Sì come ogni regno, in sé diviso è disfatto, così ogni ingegno diviso in diversi studi si confonde e indebolisce. 28. Muovesi l'amante per la cos'amata come il senso e la sensibile e con seco s'unisce e fassi una cosa medesima. L'opera è la prima cosa che nasce dell'unione. Se la cosa amata è vile, l'amante si fa vile. Quando la cosa unita è conveniente al suo unitore, li seguita dilettazione e piacere e sadisfazione. Quando l'amante è giunto all'amato, lì si riposa. Quando il peso è posato, lì si riposa. La cosa cognusciuta col nostro intelletto. 29. Quattro sono le potenzie: memoria e intelletto, lascibili e concupiscibili. Le due prime son ragionevoli e l'altre sensuali. De' cinque sensi, vedere uldir odorato sono di poca proibizione, tatto e gusto, no. L'odorato mena con seco il gusto nel cane e altri golos'animali. 30. Tutte le potenzie spirituale, quanto più s'allontanan dalla prima o seconda cagione, più occupano di sito e più diminuiscano di lor valitudine. 31. Ogni nostra cognizione prencipia da sentimenti 32. Ogni omo sempre si trova nel mezzo del mondo e sotto il mezzo del suo emisperio e sopra il centro d'esso mondo. 33. Nulla può essere scritto per nuovo ricercare, e quale cosa di te a me stesso prometta. 34. I sensi sono terresti, la ragione sta for di quelli quando contempla. 35. L'acqua che tocchi de' fiumi è l'ultima di quella che andò e la prima di quella che viene. Così il tempo presente. 36. Ogni azione bisogna che s'esercita per moto. Cognoscere e volere son due operazione umane. Discernere giudicare consigliare sono atti umani. Il corpo nostro è sottoposto al cielo e lo cielo è sottoposto allo spirito. 37. Comparazione. Un vaso crudo rotto si pò riformare, ma il cotto no. 38. L'anima mai si può corrompere nella curruzion del corpo, ma fa nel corpo a similitudine del vento ch'è causa del sono de l'organo che guastandosi una canna, non resultava, per quella, del vento buono effetto. 39. L'impedimenti della verità si convertano in penitenzia. 40. La sapienza è figliola della sperienza, la quale sperienza... 41. La natura pare qui in molti o di molti animali stata più presto crudele matrigna che madre e d'alcuni non matrigna ma piatosa madre. 42. Ogni corpo è composto di quelli membri e omori, i quali sono necessari al suo mantenimento, la quale necessità è bene conosciuta e a quello riparato dalla anima che tal forma di corpo a sua abitazione per uno tempo ha eletta. Vedi il pesce che per la continua confregazione che per necessità esso fa coll'acqua, dalla sua anima, figliola della natura, è provveduto partorire per la porosità che si truova infra le commessure delle scaglie, certo vischioso sudore, il quale malagevolmente da esso pesce si divide e fa quello offizio col pesce che fa la pece col navilio. 43. La necessità è maestra e tutrice della natura. La necessità è tema e inventrice della natura, è freno e regola eterna. 44. La memoria de' beni fatti appresso l'ingratitudine è fragile. 45. Reprendi l'amico in segreto e laldalo in paleso. 46. Chi teme i pericoli, non perisce per quegli. 47. Non essere bugiardo del preterito. 48. Nessuna cosa è da temere più che la sozza fama. 49. Fatica fugga colla fama in braccio quasi occultata. 50. Lussuria è causa della generazione. Gola è mantenimento della vita. Paura ovver timore è prolungamento di vita. Dolo[r] è salvamento dello strumento. 51. Nessuna cosa è da temere quanto la sozza fama. Questa sozza fama è nata da vizi. 52. Il voto nasce quando la speranza more. 53. La 'nvidia offende colla fitta infamia, cioè col detrarre, la qual cosa spaventa la virtù. 54. La fama vola e si leva al cielo, perché le cose vertudiose sono amiche a Dio. La infamia sottosopra figurare si debbe, perché tutte sue operazioni sono contrarie a Dio e inverso l'inferi si dirizzano. 55. L'oro in verghe s'affinisce nel foco. 56. Chi scalza il muro, quello gli cade addosso. 57. Chi taglia la pianta, quella si vendica colla sua ruina. 58. Al traditore la morte evita, perché se usa lialtà non gli è creduta. 59. Dimanda consiglio a chi ben si corregge. 60. Giustizia vol potenzia, intelligenzia, volontà e si assomiglia al re delle ave. 61. Chi non punisce il male, comanda che si facci. 62. Chi piglia la biscia per la coda, quella poi lo morde. 63. Chi cava la fossa, questa gli ruina addosso. 64. Chi non raffrena la voluttà, colle bestie s'accompagni. 65. Non si pò avere maggior, né minor signoria che quella di se medesimo. 66. Chi poco pensa, molto erra. 67. Più facilmente si contasta al principio che al fine. 68. Nessuno consiglio è più leale che quello che si dà dalle nave che sono in pericolo. 69. Aspetti danno quel che si regge per giovane in consiglio. 70. Pensa bene al fine. Risguarda prima il fine. 71. Ogni danno lascia dispiacere nella ricordazione salvo che 'l sommo danno, cioè la morte, che uccide essa ricordazione insieme colla vita. 72. Non si dimanda ricchezza quella che si può perdere. La virtù è vero nostro bene ed è vero premio del suo possessore. Lei non si può perdere, lei non ci abbandona, se prima la vita non ci lascia. Le robe e le esterne devizie sempre le tieni con timore, ispesso lasciano con iscorno e sbeffato il loro possessore, perdendo lor possessione. 73. Chi tempo ha e tempo aspetta, perde l'amico e danari non ha mai. 74. Chi asino è e cerbio esser si crede... 75. Non ci manca modi né vie di compartire e misurare questi nostri miseri giorni, i quali ci debba ancor piacere di none ispenderli e trapassagli indarno e sanza alcuna loda e sanza lasciare di sé alcuna memoria nelle menti de' mortali. Acciò che questo nostro misero corso non trapassi indarno. 76. La somma filicità sarà somma cagione della infelicità, e la perfezion della sapienza cagion della stoltizia. 77. Acquista cosa nella tua gioventù che ristori il danno della tua vecchiezza. E se tu intendi la vecchiezza aver per suo cibo la sapienza, adoprati in tal modo in gioventù, che a tal vecchiezza non manchi il nutrimento. 78. Il giudizio nostro non giudica le cose fatte in varie distanzie di tempo nelle debite e propie lor distanzie, perché molte cose passate di molti anni parranno propinque e vicine al presente e molte cose vicine parranno antiche, insieme coll'antichità della nostra gioventù, e così fa l'occhio infra le cose distanti, che per essere alluminate dal sole, paiano vicine all'occhio, e molte cose vicine paiano distanti. 79. O dormiente che cosa è sonno? Il sonno ha similitudine colla morte; o perché non fai adunque tale opera che dopo la morte tu abbi similitudine di perfetto vivo, che vivendo farsi col sonno simile ai tristi morti? 80. L'omo e li animali sono propi[o] transito e condotto di cibo, sepoltura d'animali, albergo de' morti, facendo a sé vita dell'altrui morte, guaina di corruzione. 81. Siccome l'animosità è pericolo di vita, così la paura è sicurtà di quella. 82. Le minacce sol sono arme dello imminacciato. 83. Dov'entra la ventura, la 'nvidia vi pone lo assedio e lo combatte, e dond'ella si diparte, vi lascia il dolore e 'l pentimento. 84. Raro cade chi ben cammina. 85. L'ordinare è opera signorile, l'operare è atto servile. 86. Chi è scempio da natura e sapiente per accidentale, quando parla o opera naturalmente sempre pare scempio, e par savio nell'accidentale. 87. Comparazione della pazienzia. La pazienzia fa contro alle 'ngiurie non altrementi che si faccino i panni contra del freddo; imperocché‚ se ti multiplicherai di panni secondo la multiplicazione del freddo, esso freddo nocere non ti potrà. Similmente alle grande ingiurie cresci la pazienzia; esse ingiurie offendere non ti potranno la tua mente. 88. L'età che vola, discorre nascostamente e inganna altrui e niuna cosa è più veloce che gli anni, e chi semina virtù fama ricoglie. 89. Quando io feci Domene Dio putto, voi mi mettesti in prigione; ora s'io lo fo [g]rande, voi mi farete peggio. 90. Quando io crederò imparare a vivere, e io imparerò a morire. 91. Chi vol vedere come l'anima abita nel suo corpo, guardi come esso corpo usa la sua cotidiana abitazione; cioè se quella è sanza ordine e confusa, disordinato e confuso fia il corpo tenuto dalla su' anima. 92. Gli strumenti de' barattieri sono la semenza delle bestemmie umane contro agli dei. 93. La passione dell'animo caccia via la lussuria. 94. Tutti li animali languiscano, empiendo l'aria di lamentazioni, le selve ruinano, le montagne aperte per rapire li generati metalli; ma che potrò io dire cosa più scellerata di quelli che levano le lalde al cielo di quelli che con più ardore han nociuto alla patria e alla spezie umana? 95. Aristotile nel terzo dell'Etica: l'uomo è degno di lode e di vituperio solo in quelle cose che sono in sua potestà di fare e di non fare. 96. Ti diacciano le parole in bocca e faresti gelatina in Mongibello. 97. Siccome il ferro s'arrugginisce sanza esercizio e l'acqua si putrefà o nel freddo s'addiaccia, così lo 'ngegno sanza esercizio si guasta. 98. Salvatico è quel che si salva. 99. Cornelio Celso. Il sommo bene è la sapienza, il sommo male è il dolore del corpo; imperocché essendo noi composti di due cose, cioè d'anima e di corp[o], delle quali la prima è migliore, la peggiore è il corpo, la sapienza è della miglior parte, il sommo male è della peggior parte e pessima. Ottima cosa è nell'animo la sapienza, così è pessima cosa nel corpo il dolore. Adunque siccome il sommo male è 'l corporal dolore, così la sapienzia è dell'animo il sommo bene, cioè de l'om saggio, e niuna altra cosa è da a questa comparare. 100. Siccome una giornata bene spesa dà lieto dormire così una vita bene usata dà lieto morire. 101. Dov'è più sentimento, lì è più, ne' martiri, gran martire. 102. Demetrio solea dire non essere differenzia dalle parole e voce dell'imperiti ignoranti che sia da soni e strepidi causati dal ventre ripieno di superfluo vento. E questo non senza cagion dicea, imperocché lui non reputava esser differenzia da qual parte costoro mandassino fuora la voce o dalle parte inferiori o dalla bocca, che l'una e l'altra era di pari valimento e sustanzia. 103. La stoltizia è scudo della vergogna come la improntitudine della povertà. 104. Farisei frati santi vol dire. 105. La vita bene spesa lunga è. 106. Tanto è a dire ben d'un tristo, quanto a dire male d'un bono. 107. E questo omo ha una somma pazzia, cioè che sempre stenta per non istentare, e la vita se li fugge sotto speranza di godere i beni con somma fatica acquistati. 108. Io t'ubbidisco, Signore, prima per l'amore che ragionevolmente portare ti debbo, secondariamente ché tu sai abbreviare o prolungare le vite a li omini. 109. Fuggi quello studio del quale la resultante opera more insieme coll'operante d'essa. 110. Tristo è quel discepolo che non avanza il maestro. 111. Ecci alcuni che altro che transito di cibo e aumentatori di sterco - e riempitori di destri - chiamar si debbono, perché per loro - altro nel mondo appare - alcuna virtù in opera si mette; perché di loro altro che pieni e destri non resta. 112. a) Sanza dubbio tal proporzione è dalla verità alla bugia quale dalla luce alle tenebre, ed è essa verità in sé di tanta eccellenzia che ancora ch'ella s'astenda sopra umili e basse materie, sanza comparazione ella [e]ccede le incertezze e bugie estese sopra li magni e altissimi discorsi, perché la mente nostra, ancora ch'ell'abbia la bugia pel quinto elemento, non resta però che la verità delle cose non sia di sommo notrimento delli intelletti fini, ma non di vagabundi ingegni. b) È di tanto vilipendio la bugia che s'ella dicessi ben gran cose di Dio, ella to' di grazia a sua deità; ed è di tanta eccellenzia la verità che s'ella laldassi cose minime, elle si fanno nobili. c) Ma tu che vivi di sogni ti piace più le ragion sofistiche e barerie de' parlari nelle cose grandi e incerte, che delle certe, naturali e non di tanta altura. 113. Il quale spirito ritrova[to] il cerebro, donde partito s'era, con voce cotali parole mosse: «O felice, o avventurato spirito, che donde me partisti! io ho questo omo, a male mio grado, ben conosciuto. Questo è ricetto di villania, questo è propio ammunizione di somma ingratitudine, in compagnia di tutti i vizi. Ma che mi vo i' con parole indarno affaticandomi? La somma de' peccati solo 'n ello trovati sono. E se alcuno infra loro si trova che alcuna bontà possegga, non altrimenti che me dalli altri omini trattati sono; e in effetto io ho questa conclusione, ch'è male se li se' amico e peggio se li se' nemico». (E se alcuno omo v'è ch'abbi discrezione e bontà, non alt[r]ementi che me dalli altri omini tratta[t]i sono. Mal è se tu li se' familiare e peggio se da esso stai remoto.) 114. Chi vuole essere ricco 'n un dì, è 'mpiccato 'n un anno. 115. Orazio: «Iddio ci vende tutti li beni per prezzo di fatica.» 116. La verità sola fu figliola del tempo. 117. Chi altri offende, sé non sicura. 118. La paura nasce più tosto che altra cosa. 119. Chi dona, non dona sua livrea. 120. Se tu avessi il corpo secondo la virtù, tu non caperesti in questo mondo. 121. Tu cresci in reputazione come il pane in mano a' putti. 122. Qui si conserva il nocciolo, nel quale vestì la virtuosa anima del poeta tale. 123. L'obietto move il senso. 124. Non ti promettere cose e non le fare, si tu [v]e' che, non l'avendo, t'abbino a dare passione. 125. Non mi pare che li omini grossi e di tristi costumi e di poco discorso meritino sì bello strumento, né tante varietà di macchinamenti, quanto li omini speculativi e di gran discorsi, ma solo un sacco, dove si riceva il cibo e donde esso esca, ché invero altro che un transito di cibo non son da essere giudicati, perché niente mi pare che essi participino di spezie umana altro che la voce e la figura, e tutto el resto è assai manco che bestia. 126. A torto si lamentan li omini della fuga del tempo, incolpando quello di troppa velocità, non s'accorgendo quello esser di bastevole transito; ma bona memoria di che la natura ci ha dotati, ci fa che ogni cosa lungamente passata ci pare essere presente. 127. Il lino è dedicato a morte e curruzione de' mortali: a morte pe' lacci e reti delli uccelli, animali e pesci; a curruzione per le tele line, dove s'involgano i morti, che si sotterrano, i quali si corrompano in tali tele. E ancora esso lino non si spicca dal suo festuco, se esso non comincia a macerarsi e corrompersi, e questo è quello col quale si debbe incoronare e ornare li uffizi funerali. 128. La luna, densa e gra[ve], densa e grave, come sta, la luna? FAVOLE 1. Favola. Il rovistrice, sendo stimolato nelli sua sottili rami, ripieni di novelli frutti, dai pungenti artigli e becco delle importune merle, si doleva con pietoso rammarichio inverso essa merla, pregando quella che poi che lei li toglieva e sua diletti frutti, ilmeno non la privassi de le foglie, le quali lo difendevano dai cocenti razzi del sole, e che coll'acute unghie non iscorticasse [e] desvestissi della sua tenera pelle. A la quale la merla con villane rampogne rispose: «O taci, salvatico sterpo. Non sai che la natura t'ha fatti produrre questi frutti per mio notrimento? Non vedi che se' al mondo per servirmi di tale cibo? Non sai, villano, che tu sarai innella prossima invernata notrimento e cibo del foco?». Le quali parole ascoltate dall'albero pazientemente non sanza lacrime, infra poco tempo – il merlo preso dalla ragna e colti de' rami per fare gabbia per incarcerare esso merlo, toccò, infra l'altri rami, al sottile rovistrico a fare le vimini della gabbia, le quali vedendo esser causa della persa libertà del merlo, rallegratosi, mosse tale parole: «O merlo, i' son qui non ancora consumato, come dicevi, dal foco; prima vederò te prigione, che tu me brusiato». 2. Favola. Vedendo il lauro e mirto tagliare il pero, con alta voce gridarono: «O pero, ove vai tu? Ov'è la superbia che avevi quando avevi i tua maturi frutti? Ora non ci farai tu ombra colle tue folte chiome». Allora il pero rispose: «Io ne vo coll'agricola che mi taglia, e mi porterà alla bottega d'ottimo scultore, il quale mi farà con su' arte pigliare la forma di Giove iddio, e sarò dedicato nel tempio, e dagli omini adorato invece di Giove, e tu ti metti in punto a rimanere ispesso storpiata e pelata de' tua rami, i quali mi fieno da li omini per onorarmi posti d'intorno». 3. Favola. Vedendo il castagno l'uomo sopra il fico, il quale piegava inverso a sé i sua rami, e di quelli ispiccava i maturi frutti, e quali metteva nell'aperta bocca disfacendoli e disertandoli coi duri denti, crollando i lunghi rami e con temultevole mormorio disse: «O fico, quanto se' tu men di me obrigato alla natura! Vedi come in me ordinò serrati i mia dolci figlioli, prima vestiti di sottile camicia, sopra la quale è posta la dura e foderata pelle, e non contentandosi di tanto benificarmi, ch'ell'ha fatto loro la forte abitazione e sopra quella fondò acute e folte spine, a ciò che le mani dell'omo non mi possino nuocere». Allora il fico cominciò insieme co' sua figlioli a ridere, e ferme le risa, disse: «Conosci l'omo essere di tale ingegno, che lui ti sappi colle pertiche e pietre e sterpi, tratti infra i tua rami, farti povero de' tua frutti, e quelli caduti, peste co' piedi o co' sassi, in modo ch'e frutti tua escino stracciati e storpiati fora dell'armata casa; e io sono con diligenza tocco dalle mani, e non come te da bastoni e da sassi». 4. Favola. Non si contentando il vano e vagabondo parpaglione di potere comodamente volare per l'aria, vinto dalla dilettevole fiamma della candela, diliberò volare in quella; e 'l suo giocondo movimento fu cagione di subita tristizia; imperò che 'n detto lume si consumorono le sottile ali, e 'l parpaglione misero, caduto tutto brusato a piè del candellieri, dopo molto pianto e pentimento, si rasciugò le lagrime dai bagnati occhi, e levato il viso in alto, disse: «O falsa luce, quanti come me debbi tu avere, ne' passati tempi, avere miserabilmente ingannati. O si pure volevo vedere la luce, non dovev'io conoscere il sole dal falso lume dello spurco sevo?». 5. Favola. Trovandosi la noce essere dalla cornacchia portata sopra un alto campanile, e per una fessura, dove cadde, fu liberata dal mortale suo becco, pregò esso muro, per quella grazia che Dio li aveva dato dell'essere tanto eminente e magno e ricco di sì belle campane e di tanto onorevole sono, che la dovessi soccorrere; perché, poi che la non era potuta cadere sotto i verdi rami del suo vecchio padre, e essere nella grassa terra, ricoperta delle sue cadenti foglie, che non la volessi lui abbandonare: imperò ch'ella, trovandosi nel fiero becco della cornacchia, ch'ella si botò, che, scampando da essa, voleva finire la vita sua 'n un picciolo buso. Alle quali parole, il muro, mosso a compassione, fu contento ricettarla nel loco ov'era caduta. E in fra poco tempo, la noce cominciò aprirsi, e mettere le radici infra le fessure delle pietre, e quelle allargare, e gittare i rami fori della sua caverna; e quegli in brieve levati sopra lo edifizio e ingrossate le ritorte radici, cominciò aprire i muri e cacciare le antiche pietre de' loro vecchi lochi. Allora il muro tardi e indarno pianse la cagione del suo danno, e, in brieve aperto, rovinò gran parte delle sua membre. 6. Favola. Trovando la scimia uno nidio di piccioli uccelli, tutta allegra appressatasi a quelli, e quali essendo già da volare, ne poté solo pigliare il minore. Essendo piena d'allegrezza, con esso in mano se n'andò al suo ricetto; e cominciato a considerare questo uccelletto, lo cominciò a baciare; e per lo isvecerato amore, tanto lo baciò e rivolse e strinse ch'ella gli tolse la vita. È detta per quelli che, per non gastigare i figlioli, capitano male. 7. Il misero salice, trovandosi non potere fruire il piacere di vedere i sua sottili rami fare ovver condurre alla desiderata grandezza e dirizzarsi al cielo - per cagione della vite e di qualunche pianta li era visina, sempre elli era storpiato e diramato e guasto - e raccolti in sé tutti li spiriti, e con quelli apre e spalanca le porte alla immaginazione; e stando in continua cogitazione, e ricercando con quella l'universo delle piante, con quale di quelle esso collegare si potessi, che non avessi bisogni dell'aiuto de' sua legami; e stando alquanto in questa notritiva immaginazione, con subito assalimento li corse nel pensiero la zucca; e crollato tutti i rami per grande allegrezza, paren[do]li avere trovato compagnia al suo disiato proposito - imperò che quella è più atta a legare altri che essere legata - e fatta tal diliberazione, rizzò i sua rami inverso il cielo; attendea spettare qualche amichevole uccello, che li fussi a tal disiderio mezzano. In fra' quali, veduta a sé vicina la sgazza, disse inver di quella: «O gentile uccello, io ti priego, per quello soccorso, che a questi giorni, da mattina, in e mia rami trovasti, quando l'affamato falcone crudele e rapace te voleva divorare; e per quelli riposi che sopra me ispesso hai usato, quando l'alie tue a te riposo chiedeano; e per quelli piaceri che, infra detti mia rami, scherzando colle tue compagne ne' tua amori, già hai usato; io ti priego che tu truovi la zucca e impetri da quella alquante delle sue semenze, e di' a quelle che, nate ch'elle fieno, ch'io le tratterò non altrementi che se del mio corpo generate l'avessi; e similmente usa tutte quelle parole che di simile intenzione persuasive sieno, benché a te, maestra de' linguaggi, insegnare non bisogna. E se questo farai, io sono contenta di ricevere il tuo nidio sopra il nascimento de' mia rami, insieme colla tua famiglia, sanza pagamento d'alcun fitto». Allora la sgazza, fatti e fermi alquanti capitoli di novo col salice, e massimo che bisce o faine sopra sé mai non accettassi; alzato la coda e bassato la testa, e gittatasi del ramo, rendé il suo peso all'ali; e quelle battendo sopra la fuggitiva aria, ora qua, ora in là curiosamente col timon della coda dirizzandosi, pervenne a una zucca, e con bel saluto e alquante bone parole, impetrò le dimandate semenze. E condottele al salice fu con lieta cera ricevuta; e raspato alquanto co' piè il terreno vicino al salice, col becco, in cerch[i]o a esso, essi grani piantò. Li quali in brieve tempo crescendo, cominciò collo accrescimento e aprimento de' sua rami, a occupare tutti i rami del salice, e colle sue gran foglie a torle la bellezza del sole e del cielo. E, non bastando tanto male, seguendo le zucche, cominciò, per disconcio peso, a tirare le cime de' teneri rami inver la terra, con istrane torture e disagio di quelli. Allora scotendosi e indarno crollandosi, per fare da sé esse zucche cadere, e indarno vaneggiando alquanti giorni in simile inganno, perché la buona e forte collegazione tal pensieri negava, vedendo passare il vento, a quello raccomandandosi, e quello soffiò forte. Allora s'aperse il vecchio e vòto gambo del salice in due parti, insino alle sue radice, e caduto in due parti, indarno pianse se medesimo, e conobbe che era nato per non aver mai bene. 8. Le fiamme, già uno me[se] durato nella fornace de' bicchieri e veduto a sé avvicinarsi una candela 'n un bello e lustrante candelliere, con gran desiderio si forzavano accostarsi a quella. Infra le quali una, la[s]ciato il suo naturale corso e tiratasi d'entro a uno voto stizzo, dove si pasceva, e uscita da l'opposito, fori d'una piccola fessura, alla candela che vicina l'era, si gittò, e con somma golosità e ingordigia quella divorando, quasi al fine condusse; e volendo riparare al prolungamento della sua vita, indarno tentò tornare alla fornace, donde partita s'era, perché fu costretta morire e mancare insieme colla candela; onde al fine con pianto e pentimento in fastidioso fumo si convertì, lascian[do] tutte le sorelle in isplendevole e lunga vita e bellezza. 9. Trovandosi il vino, il divino licore dell'uva, in una aurea e ricca tazza, e sopra la tavola di Maumetto, e montato in groria di tanto onore, subito fu assaltato da una contraria cogitazione, dicendo a se medesimo: «Che fo io? di che mi rallegro io? Non m'avvedo essere vicino alla mia morte e lasciare l'aurea abitazione della tazza, e entrare innelle brutte e fetide caverne del corpo umano, e lì trasmutarmi di odorifero e suave licore in brutta e trista orina? E non bastando tanto male, ch'io ancora debba sì lungamente diacere in e brutti ricettacoli coll'altra fetida e corrotta materia uscita dalle umane interiora?». Gridò inverso il cielo, chiedendo vendetta di tanto danno, e che si ponessi oramai fine a tanto dispregio; che, poiché quello paese producea le più belle e migliore uve di tutto l'altro mondo, che il meno esse non fussino in vino condotte. Allora Giove fece che il beuto vino da Maumetto elevò l'anima sua inverso il celabro e quello in modo contaminò, che lo fece matto, e partorì tanti errori, che, tornato in sé, fece legge che nessuno asiatico beessi vino. E fu lasciato poi libere le viti co' sua frutti. 10. Favola. Stando il topo assediato, in una piccola sua abitazione, dalla donnola, la quale con continua vigilanzia attendea alla sua disfazione, e per uno piccolo spiraculo ragguardava il suo gran periculo. Infrattanto venne la gatta e subito prese essa donnola, e immediate l'ebbe divorata. Allora il ratto, fatto sagrificio a Giove d'alquante sue nocciole, ringraziò sommamente la sua deità; e uscito fori della sua busa a possedere la già persa libertà, de la quale subito, insieme colla vita, fu dalle feroci unglia e denti della gatta privato. 11. Favola della lingua morsa dai denti. 12. Il cedro, insuperbito della sua bellezza, dubita delle piante che li son d'intorno, e fattolesi torre dinanzi, il vento poi, non essendo interrotto, lo gittò per terra diradicato. 13. Favola. La formica trovato uno grano di miglio, il grano, sentendosi preso da quella, gridò: «Se mi fai tanto piacere di lasciarmi fruire il mio desiderio del nascere, io ti renderò cento me medesimi». E così fu fatto. 14. Trovato il ragno uno grappolo d'uve, il quale per la sua dolcezza era molto visitato da ave e diverse qualità di mosche, li parve avere trovato loco molto comodo al suo inganno. E calatosi giù per lo suo sottile filo, e entrato nella nova abitazione, lì ogni giorno, facendosi alli spiraculi fatti dalli intervalli de' grani dell'uve, assaltava, come ladrone, i miseri animali, che da lui non si guardavano. E passati alquanti giorni, il vendemmiatore còlta essa uva e messa coll'altre, insieme con quelle fu pigiato. E così l'uva fu laccio e 'nganno dello ingannatore ragno, come delle ingannate mosche. 15. La vitalba, non istando contenta nella sua siepe, cominciò a passare co' sua rami la comune strada e appiccarsi all'opposita siepe; onde da' viandanti poi fu rotta. 16. Addormentatosi l'asino sopra il diaccio d'un profondo lago, il suo calore dissolvé esso diaccio, e l'asino sott'acqua, a mal suo danno, si destò, e subito annegò. 17. Trovandosi alquanta poca neve appiccata alla sommità d'un sasso, il quale era collocato sopra la strema altezza d'una altissima montagna, e raccolto in sé la maginazione, cominciò con quella a considerare, e infra sé dire: «Or non son io da essere giudicata altera e superba, avere me, picciola dramma di neve, posto in sì alto loco, e sopportare che tante quantità di neve quanto di qui per me essere veduta pò, stia più bassa di me? Certo la mia poca quantità non merta quest'altezza, ché bene posso, per testimonanza della mia piccola figura, conoscere quello che 'l sole fece ieri alle mia compagne, le quali in poche ore dal sole furono disfatte; e questo intervenne per essersi poste più alto che a loro non si richiedea. Io voglio fuggire l'ira del sole, e abbassarmi, e trovare loco conveniente alla mia parva quantità». E gittatasi in basso, e cominciata a discendere, rotando dell'alte spiagge su per l'altra neve, quanto più cercò loco basso, più crebbe sua quantità, in modo che, terminato il suo corso sopra uno colle, si trovò di non quasi minor grandezza che 'l colle che essa sostenea: e fu l'ultima che in quella state dal sole disfatta fusse. Detta per quelli che s'aumiliano: son esaltati. 18. Il falcone non potendo sopportare con pazienzia il nascondere che fa l'anitra fuggendosele dinanzi e entrando sotto acqua, volle come quella sotto acqua seguitare, e, bagnatosi le penne, rimase in essa acqua, e l'anitra, levatasi in aria, schernia il falcone che annegava. 19. Il ragno, volendo pigliare la mosca con sue false rete, fu sopra quelle dal calabrone crudelmente morto. 20. Volendo l'aquila sche[r]nire il gufo, rimase coll'alie impaniate, e fu dall'omo presa e morta. 21. Avendo il cedro desiderio di fare uno bello e grande frutto in nella sommità di sé, lo mise a seguizione con tutte le forze del suo omore; il quale frutto, cresciuto, fu cagione di fare declinare la elevata e diritta cima. 22. Il persico, avendo invidia alla gran quantità de' frutti visti fare al noce suo vicino, diliberato fare il simile, si caricò de' sua in modo tale, che 'l peso di detti frutti lo tirò diradicato e rotto alla piana terra. 23. Il noce mostrando sopra una strada ai viandanti la ricchezza de' sua frutti, ogni omo lo lapidava. 24. Il fico stando sanza frutti, nessuno lo riguardava; volendo, col fare essi frutti, essere laldato da li omini, fu da quelli piegato e rotto. 25. Stando il fico vicino all'olmo, e riguardando i sua rami essere sanza frutti, e avere ardimento di tenere il sole a' sua acerbi fichi, con rampogne gli disse: «O olmo, non hai tu vergogna a starmi dinanzi? Ma aspetta che i mia figlioli sieno in matura età, e vederai dove ti troverai». I quali figlioli poi maturati, capitandovi una squadra di soldati, fu da quelli, per torre i sua fichi, tutto lacerato e diramato e rotto. Il quale stando così storpiato delle sue membra, l'olmo lo dimandò dicendo: «O fico, quanto era il meglio a stare sanza figlioli, che per quelli venire in sì miserevole stato!». 26. Un poco di foco, che in un piccolo carbone in fra la tiepida cenere remaso era, del poco omore, che in esso restava, carestiosa e poveramente se medesimo notrìa, quando la ministra della cucina, per usare con quello l'ordinario suo cibario offizio, quivi apparve, e, poste le legne nel focolare, e col solfanello, già resucitato d'esso, già quasi morto, una piccola fiammella, e infra le ordinate legne quella appresa, e posta di sopra la caldara, sanz'altro sospetto, di lì sicuramente si parte. Allora, rallegratosi il fo[co] delle sopra sé poste secche legne, comincia a elevarsi: [ca]cciando l'aria delli intervalli d'esse legne, infra quelle con ischerzevole e giocoso transito, se stessi tesseva. Cominciato a spirare fori dell'intervalli delle legne, di quelli a se stessi dilettevoli finestre fatto avea; e cacciato fori di rilucenti e rutilanti fiammelle, subito discaccia le oscure tenebre della serrata cucina; e con galdio le fiamme già cresciute scherzavano coll'aria d'esse circundatrice e con dolce mormorio cantando creava[n] suave sonito. Vedutosi già fortemente essere sopra delle legne cresciuto e fatto assai grande, cominciò a levare il mansueto e tranquillo animo in gonfiata e incomportabile superbia, facendo quasi a sé credere tirare tutto el superiore elemento sopra le poche legne. E cominciato a sbuffare, e empiendo di scoppi e di scentillanti sfavillamenti tutto il circunstante focolare, già le fiamme, fatte grosse, unitamente si dirizzavano inverso l'aria, quando le fiamme più altiere percosse[r] nel fondo della superiore caldara. 27. Favola. I tordi si rallegrorono forte vedendo che l'omo prese la civetta e le tolse la libertà, quella legando con forti legami ai sua piedi. La qual civetta fu poi, mediante il vischio, causa non di far perdere la libertà ai tordi, ma la loro propria vita. Detta per quelle terre, che si rallegran di vedere perdere la libertà ai loro maggiori, mediante i quali poi perdano il soccorso e rimangono legati in potenzia del loro nemico, lasciando la libertà e spesse volte la vita. 28. Dormendo il cane sopra la pelle d'un castrone, una delle sua pulci, sentendo l'odore della unta lana, giudicò quello doversi essere loco di migliore vita e più sicura da denti e unglia del cane che pascersi del cane, e sanza altro pensieri, abbandonò il cane, e, entrata infra la folta lana, cominciò con somma fatica a volere trapassare alle radice de' peli. La quale impresa, dopo molto sudore, trovò esser vana, perché tali peli erano tanto spessi che quasi si toccavano, e non v'era spazio dove la pulce potessi saggiare tal pelle; onde, dopo lungo travaglio e fatica, cominciò a volere ritornare al suo cane, il quale essendo già partito, fu costretta, dopo lungo pentimento, amari pianti, a morirsi di fame. 29. Favola. Uscendo un giorno il rasoro di quel manico col quale si fa guaina a se medesimo, e postosi al sole, vide il sole ispecchiarsi nel suo corpo: della qual cosa prese somma groria, e rivolto col pensiero indirieto, cominciò con seco medesimo a dire: «Or tornerò io più a quella bottega, della quale novamente uscito sono? Certo no; non piaccia alli Dei, che sì splendida bellezza caggia in tanta viltà d'animo! Che pazzia sarebbe quella la qual mi conducessi a radere le insaponate barbe de' rustichi villani e fare sì meccaniche operazione! Or è questo corpo da simili esercizi? Certo no. Io mi vogli[o] nascondere in qualche occulto loco, e lì con tranquillo riposo passare mia vita». E così, nascosto per alquanti mesi, un giorno ritornato all'aria, e uscito fori della sua guaina, vide sé essere fatto a similitudine d'una rugginente sega, e la sua superficie non ispecchiare più lo splendiente sole. Con vano pentimento indarno pianse lo inriparabile danno, con seco dicendo: «O quan[to] meglio era esercitare col barbiere il mi' perduto taglio di tanta sottilità! Dov'è la lustrante superfizie? Certo la fastidiosa e brutta ruggine l'ha consumata!» Questo medesimo accade nelli ingegni, che 'n iscambio dello esercizio, si dànno all'ozio; i quali, a similitudine del sopradetto rasoro, perden la tagliente sua suttilità e la ruggine della ignoranzia guasta la sua forma. 30. Favola. Una pietra novamente per l'acque scoperta, di bella grandezza, si stava sopra un certo loco rilevata, dove terminava un dilettevole boschetto sopra una sassosa strada, in compagnia d'erbette, di vari fiori di diversi colori ornata, e vedea la gran somma delle pietre che nella a sé sottoposta strada collocate erano. Le venne desiderio di là giù lasciarsi cadere, dicendo con seco: «Che fo qui con queste erbe? io voglio con queste mie sorelle in compagnia abitare». E giù lassatosi cadere infra le desiderate compagne, finì suo volubile corso; e stata alquanto, cominciò a essere da le rote de' carri, dai piè de' ferrati cavalli e de' viandanti, a essere in continuo travaglio; chi la volta, quale la pestava, alcuna volta si levava alcuno pezzo, quando stava coperta dal fango o sterco di qualche animale, e invano riguardava il loco donde partita s'era, innel loco della soletaria e tranquilla pace. Così accade a quelli che della vita soletaria e contemplativa vogliano venir a abitare nelle città, infra i popoli pieni d'infini[ti] mali. 31. Andando il dipinto parpaglione vagabundo, e discorrendo per la oscurata aria, li venne visto un lume, al quale subito si dirizzò, e, con vari circuli quello attorniando, forte si maravigliò di tanta splendida bellezza; e non istando contento solamente al vederlo, si mise innanzi per fare di quello come delli odoriferi fiori fare solìa; e, dirizzato suo volo, con ardito animo passò per esso lume, el quale gli consumò li stremi delle alie e gambe e altri ornamenti. E caduto a' piè di quello, con ammirazione considerava esso caso donde intervenuto fussi, non li potendo entrare nell'animo che da sì bella cosa male o danno alcuno intervenire potessi; e, restaurato alquanto le mancate forze, riprese un altro volo, e, passato attraverso del corpo d'esso lume, cadde subito bruciato nell'olio ch'esso lume notrìa, e restogli solamente tanta vita, che poté considerare la cagion del suo danno, dicendo a quello: «O maledetta luce, io mi credevo avere in te trovato la mia felicità; io piango indarno il mio matto desiderio, e con mio danno ho conosciuto la tua consumatrice e dannosa natura». Alla quale il lume rispose: «Così fo io a chi ben non mi sa usare». Detta per quelli i quali, veduti dinanzi a sé questi lascivi e mondani piaceri, a similitudine del parpaglione, a quelli corrano, sanza considerare la natura di quelli; i quali, da essi omini, dopo lunga usanza, con loro vergogna e danno conosciuti sono. 32. La pietra, essendo battuta dall'acciarolo del foco, forte si maravigliò, e con rigida voce disse a quello: «Che prusunzion ti move a darmi fatica? Non mi dare affanno, che tu m'hai colto in iscambio; io non dispiacei mai a nessuno». Al quale l'acciarolo rispose: «Se starai paziente, vederai che maraviglioso frutto uscirà di te». Alle quale parole la pietra, datosi pace, con pazienza stette forte al martire, e vide di sé nascere il maraviglioso foco, il quale colla sua virtù, operava in infinite cose. Detta per quelli i quali spaventano ne' prencipi delli studi e poi che a loro medesimi si dispongano potere comandare, e dare con pazienzia opera continua a essi studi, di quelli si vede resultare cose di maravigliose dimostrazione. 33. Il ragno, credendo trovar requie nella buca della chiave, trova la morte. 34. Favola. Il ligio si pose sopra la ripa di Tesino e la corrente tirò la ripa insieme col lilio. 35. Favola. Sendo l'ostriga insieme colli al[tri] pesci in casa del pescatore scaricata vicino al mare, priega il ratto che al mare la conduca. Il ratto, fatto disegno di mangiarla la fa aprire e, mordendola, questa li serra la testa e si lo ferma. Viene la gatta e l'uccide. 36. Vedendo il villano la utilità che resultava dalla vite, le dette molti sostentaculi da sostenerla in alto; e, preso il frutto, levò le pertiche e quella lasciò cadere, facendo foco de' sua sostentaculi. 37. El granchio stando sotto il sasso per pigliar e pesci che sotto a quello entravano, venne la piena con rovinoso precipitamento di sassi, e collo rotolarsi sfracelloron tal granchio. 38. Quel medesimo: Il ragno, stante infra l'uve, pigliava le mosche che in su tale uve si pasceva[n]. Venne la vendemmia, e fu pesto il ragno insieme coll'uve. 39. La vite, invecchiata sopra l'albero vecchio, cadde insieme colla ruina d'esso albero: e fu, per la triste compagnia, a mancare insieme con quello. 40. Il torrente portò tanto di terra e pietre nel suo letto, che fu po' costretto a mutar sito. 41. La rete, che soleva pigliare li pesci, fu presa e portata via dal furor de' pesci. 42. La palla della neve quanto più rotolando discese delle montagne della neve, tanto più multiplicò la sua magnitudine. 43. Il salice, che per li sua lunghi germinamenti cresce da superare ciascuna altra pianta, per avere fatto compagnia colla vite, che ogni anno si pota, tu ancora lui sempre storpiato. 44. Trovandosi l'acqua nel superbo mare, suo elemento, le venne voglia di montare sopra l'aria, e confortata dal foco elemento, elevatosi in sottile vapore, quasi parea della sittiglieza dell'ari[a]; e montato in alto, giunse infra l'aria più sottile e fredda, dove fu abbandonata dal foco. E piccoli granicoli, sendo restretti, già s'uniscano e fannosi pesanti, ove, cadendo, la sup[erbia] si converte in fuga, e cade del ciel[o]; onde poi fu beuta dalla secca terra, dove lungo tempo incarcerata, fe' penitenzia del suo peccato. 45. Il lume è foco ingordo sopra la candela. Quella consumando sé consuma. 46. Il vino consumato dallo imbriaco. Esso vino col bevitore si vendica. 47. L'inchiostro displezzato per la sua nerezza dalla bianchezza della carta, la quale da quello si vide imbrattare. Vedendosi la carta tutta macchiata dalla oscura negrezza dell'inchiostro, di quello si dole; el quale mostra a essa che per le parole ch'esso sopra lei compone essere cagione della conservazione di quella. 48. Il foco cocendo l'acqua posta nel laveggio, dicendo che l'acqua non merita star sopra il foco, re delli elementi, e così vo' per forza di bollore cacciare l'acqua del laveggio onde quella per farli onore d'ubbidienzia discende in basso e annega il foco. 49. Favole. Il dipintore disputa e gareggia colla natura. 50. Il coltello, accidentale armadura, caccia dall'omo le sua unghie, armadura naturale. 51. Lo specchio si groria forte tenendo dentro a sé specchiata la regina e, partita quella, lo specchio riman vile. 52. Il pesante ferro si reduce in tanta sottilità mediante la lima, che piccolo vento poi lo porta via. 53. La pianta si dole del palo secco e vecchio, che se l'era posto allato, e de' pruni secchi che lo circundano. L'un lo mantiene diritto, l'altro lo guarda dalle triste compagnie. 54. Necessaria compagnia ha la penna col temperatoio e similmente utile compagnia, perché l'un sanza l'altro non vale troppo. BESTIARIO 1. Amore di virtù. Calendrino è uno uccello, il quale si dice, che essendo esso portato dinanzi a uno infermo, che se 'l detto infermo debbe morire, questo uccello li volta la testa per lo contrario e mai lo riguarda; e, se esso infermo debbe iscampare, questo uccello mai l'abbandona di vista, anzi è causa di levarli ogni malattia. Similmente, l'amore di virtù non guarda mai cosa vile, né trista, anzi dimora sempre in cose oneste e virtuose, e ripatria innel cor gentile, a similitudine degli uccelli nelle verdi selve sopra i fioriti rami; e si dimostra più esso amore nelle avversità che nelle prosperità, facendo come lume, che più risplende dove truova più tenebroso sito. 2. Invidia. Del nibbio si legge che, quando esso vede i sua figlioli nel nido esser di troppa grassezza, che per invidia egli gli becca loro le coste e tiengli sanza mangiare. 3. Allegrezza. L'allegrezza è appropiata al gallo, che d'ogni piccola cosa si rallegra e canta con vari e scherzanti movimenti. 4. Tristezza. La tristezza s'assomiglia al corb[o], il quale, quando vede i sua nati figlioli esser bianchi, che per lo grande dolore si parte, con tristo rammarichio gli abbandona, e non gli pasce insino che non gli vede alquante poche penne nere. 5. Pace. Del castoro si legge che, quando è perseguitato, conoscendo essere per la virtù de' sua medicinali testiculi, esso, non potendo più fuggire, si ferma e, per avere pace coi cacciatori, coi sua taglienti denti si spicca i testiculi e li lascia a sua nimici. 6. Ira. Dell'orso si dice che, quando va alle case delle ave per torre loro il mele, esse ave lo cominciano a pungere, onde lui lascia il mele e corre alla vendetta, e volendosi con tutte quelle che lo mordano vendicare, con nessuna si vendica, in modo che la sua ira si converte in rabbia, e gittatosi in terra, colle mani e co' piedi innaspando, indarno da quelle si difende. 7. Gratitudine. La virtù della gratitudine si dice essere più negli uccelli detti upica, i quali, conoscendo il benificio della ricevuta vita e nutrimento dal padre e dalla lor madre, quando li vedano vecchi fanno loro uno nido e li covano e li notriscano e cavan loro col becco le vecchie e triste penne e con certe erbe li rendano la vista in modo che ritornano in prosper[i]tà. 8. Avarizia. Il rospo si pasce di terra, e sempre sta macro perché non si sazia; tanto è 'l timore, che essa terra non li manchi. 9. Ingratitudine. I colombi sono assimigliati alla ingratitudine, imperocché quando sono in età che non abbino più bisogno d'essere cibati, cominciano a combattere col padre, e non finisce essa pugna insino a tanto che caccia il padre e tolli la mogliera facendosela sua. 10. Crudeltà. Il basalischio è di tanta crudeltà che quando colla sua venenosa vista non pò occidere li animali, si volta all'erbe e le piante, e fermando in quelle la sua vista, le fa seccare. 11. Liberalità. Dell'aquila si dice che non ha mai sì gran fame, che non lasci parte della sua preda a quegli uccegli che le son dintorno, i quali non potendosi per sé pascere, è necessario che sieno corteggiatori d'essa aquila, perché in tal modo si cibano. 12. Correzione. Quando il lupo va assentito intorno a qualche stallo di bestiame, e che, per caso, esso ponga il piede in fallo, in modo facci strepido, egli si morde il piè per correggere sé da tale errore. 13. Lusinghe ovver soie. La serena sì dolcemente canta, che addormenta i marinari; e essa monta sopra i navili, e occide li addormentati marinari. 14. Prudenzia. La formica, per naturale consiglio, provvede la state per lo verno, uccidendo le raccolte semenza, perché non rinaschino; e di quelle al tempo si pascono. 15. Pazzia. Il bo salvatico avendo in odio il colore rosso, i cacciatori vestan di rosso il pedal d'una pianta, e esso bo corre a quella, e con gran furia v'inchioda le corna, onde i cacciatori l'occidano. 16. Giustizia. E' si può assimigliare la virtù della iustizia allo re delle ave, il quale ordina e dispone ogni cosa con ragione, imperoché alcune ave sono ordinate andare per fiori, altre ordinate a lavorare, altre a combattere colle vespe altre a levare le spurcizie, altre a compagnare e corteggiare lo re; e quando è vecchio e sanza alie, esse lo portano, e s'evvi una manca di suo uffizio, sanza alcuna remissione è punita. 17. Verità. Benché le pernici rubino l'ova l'una all'altra, non di meno i figlioli, nati d'esse ova, sempre ritornano alla lor vera madre. 18. Fedeltà ovver lialtà. Le gru son tanto fedeli e leali al loro re che la notte, quando lui dorme, alcune vanno dintorno al prato per guardare da lunga, altre ne stanno da presso, e tengano un sasso ciascuna in piè, acciò che se 'l sonno le vincessi, essa pietra caderebbe e farebbe tal romore che si ridesterebbono; e altre vi sono che 'nsieme intorno al re dormano, e ciò fanno ogni notte, scambiandosi acciò che il loro re non vegni a mancare. 19. Falsità. La volpe, quando vede alcuna torma di sgazze o taccole o simili uccelli, subito si gitta in terra in modo, colla bocca aperta, che par morta; e essi occelli le voglian beccare la lingua, e essa gli piglia la testa. 20. Busia. La talpa ha li occhi molto piccoli e sempre sta sotto terra, e tanto vive quanto essa sta occulta, e, come viene alla luce, subito more perché si fa nota. Così la bugia. 21. Fortezza. Il lione mai teme, anzi con forte animo pugna con fiera battaglia contra la moltitudine de' cacciatori, sempre cercando offendere il primo che l'offese. 22. Timore ovver viltà. La lepre sempre teme, e le foglie che caggiano dalle piante per altunno sempre la tengano in timore e 'l più delle volte in fuga. 23. Magnanimità. Il falcone non preda mai se none uccelli grossi, e prima si lascerebbe morire che si cibassi de' piccoli o che mangiasse carne fetida. 24. Vana gloria. In questo vizio, si legge del pagone esserli più che altro animale sottoposto, perché sempre contempra innella bellezza della sua coda, quella allargando in forma di rota, e col suo grido trae a sé la vista de' circunstanti animali. E questo è l'ultimo vizio che si possa vincere. 25. Constantia. Alla costanzia s'assimiglia la finice; la quale, intendendo per natura la sua renovazione, è costante a sostene' le cocenti fiamme, le quali la consumano, e poi di novo rinasce. 26. Inconstantia. Il rondone si mette per la incostanzia; il quale sempre sta in moto per non sopportare alcuno minimo disagio. 27. Temperanza. Il cammello è il più lussurioso animale che sia e and[r]ebbe mille miglia dirieto a una cammella, e se usassi continuo con la madre o sorelle, mai le tocca, tanto si sa ben temperare. 28. Intemperanza. L'alicorno, ovvero unicorno, per la sua intemperanza e non sapersi vincere, per lo diletto che ha delle donzelle, dimentica la sua ferocità e salvatichezza; ponendo da canto ogni sospetto va alla sedente donzella, e se le addormenta in grembo; e i cacciatori in tal modo lo pigliano. 29. Umilità. Dell'umilità si vede somma sperienzia nello agnello il quale si sottomette a ogni animale, e quando per cibo son dati all'incarcerati leoni, a quelli si sottomettano come alla propria madre, in modo che spesse volte s'è visto i lioni non li volere occidere. 30. Superbia. Il fa[l]cone per la sua alterigia e superbia, vole signoreggiare e sopraffare tutti li altri uccelli che son di rapina, e sen desidera essere solo; e spesse volte s'è veduto il falcone assaltare l'aquila, regina delli uccelli. 31. Astinenza. Il salvatico asino quando va alla fonte per bere e truova l'acqua intorbidata, non arà mai sì gran sete che non s'astenga di bere e aspetti ch'essa acqua si rischiari. 32. Gola. L'avoltore è tanto sottoposto alla gola che andrebbe mille miglia per mangiare d'una carogna e per que[sto] seguita li eserciti. 33. Castità. La tortora non fa mai fallo al suo compagno, e se l'uno more, l'altro osserva perpetua castità, e non si posa mai su ramo verde e non beve mai acqua chiara. 34. Lussuria. Il palpistrello per la sua isfrenata lussuria non osserva alcuno universale modo di lussuria, anzi maschio con maschio, femmina con femmina, sì come a caso si trovano insieme, usano il lor coito. 35. Moderanza. L'ermellino, per la sua moderanzia, non mangia se n[on] una sola volta il dì, e prima si lascia pigliare a' cacciatori che volere fuggire nella infangata tana. Per non maculare la sua gentilezza. 35 bis. Moderanza raffrena tutti i vizi. L'ermellino prima vol morire che 'mbrattarsi. 36. Aquila. L'aquila, quando è vecchia, vola tanto in alto che abbrucia le sue penne, e natura consente che si rinnovi in gioventù caden[do] nella poca acqua. E se i sua nati non posso[n] tene' la vista nel sole, non li pasce. Nessuno uccel, che non vole morire, non s'accosti al suo nido. Gli animali forte la temano, ma essa a lor non noce: sempre lascia rimanente della sua preda. 37. Lumerpa: fama. Questa nasce nell'Asia maggiore, e splende sì forte che toglie le sue ombre, e morendo non perde esso lume, e mai li cade più le penne, e la penna che si spicca più non luce. 38. Pellicano. Questo porta grande amore a' sua nati, e trovando quelli nel nido morti dal serpente, si punge a riscontro al core, e col suo piovente sangue bagnandoli li torna in vita. 39. Salamandra. Questa non ha membra passive, e non si cura d'altro cibo che di foco e spesso in quello rinnova la sua scorza. La salamandra nel foco raffina la sua scorza: per la virtù. 40. Camaleon. Questo vive d'aria e in quella sta subietto a tutti li uccelli e per istare più salvo vola sopra le nube, e truova aria tanto sottile che non pò sostenere uccello che lo seguiti. A questa altezza non va se non a chi da cieli è dato; cioè dove vola il cameleonte. 41. Alep pesce. Alep non vive fori dall'acqua. 42. Struzzo. Questo converte il ferro - per l'arme nutrimento de' capitani - in suo nutrimento. Cova l'ova colla vista. 43. Cigno. Cigno è candido sanza alcuna macchia, e dolcemente canta nel morire, il qual canto termina la vita. 44. Cicogna. Questa, bevendo la salsa acqua, caccia da sé il male; se truova la compagn[a] in fallo l'abbandona, e quando è vecchia, i sua figlioli la covano e pascano infin che more. 45. Cicala. Questa col suo canto fa tacere il cucco; more nell'olio e resucita nello aceto; canto per li ardenti caldi. 46. Palpistrello. Questo, dov è più luce, più si fa orbo e come più guarda il sole, più s'acceca. Pel vizio che non pò stare dov'è la virtù. 47. Pernice. Questa si trasmuta di femmina in maschio e dimentica il primo sesso e fura per invidia l'ova a l'altre e le cova, ma i nati seguitano la vera madre. 48. Rondine. Questa colla celidonia allumina i sua ciechi nati. 49. Ostriga: pel tradimento. Questa, quando la luna è piena, s'apre tutta, e quando il granchio la vede, dentro le getta qualche sasso o festuca, e questa non si pò riserrare, onde è cibo d'esso granchio. Così fa chi apre la bocca a dire il suo segreto, che si fa preda dello indiscreto ulditore. 50. Bavalischio: crudeltà. Questo è fuggito da tutti i serpenti. La donnola per lo mezzo della ruta conbatte con essi e sì l'uccide. Ru[t]a per la virtù. 51. L'aspido. Questo porta ne' denti la subita morte e per non sentire l'incanti, colla coda si stoppa li orecchi. 52. Drago. Questo lega le gambe al liofante e quel li cade addosso e l'uno e l'altro more; e morendo fa sua vendetta. 53. Vipera. Questa nel suo co[ito a]pr[e la] bocca e nel fine strigne [i] denti e ammazza il marito; poi i figlioli in corpo cresciuti straccian il ventre e occidano la madre. 54. Scorpione. La sciliva, sputa[ta] a digiuno sopra dello scorpione, l'occide. A similitudine dell'astinenzia della gola che tolle via e occide le malattie che da essa gola dipendano e apr[e] la strada alle virtù. 55. Coccodrillo: ipocrisia. Questo animale piglia l'omo e subito l'uccide. Poi che l'ha morto, con lamentevole voce e molte lacrime lo piange, e finito il lamento, crudelmente lo divora. Cosi fa l'ipocrito che per ogni lieve cosa s'empie il viso di lacrime, mostrando un cor di tigro, e rallegrasi nel core dell'altrui male con piatoso volto. 56. Botta. La botta fugge la luce del sole, e se pure per forza v'è tenuta, sgonfia tanto che s'asconde la testa in basso e privasi d'essi razzi. Così fa chi è nimico della chiara e lucente virtù, che non pò, se non con isgonfiato animo, forzatamente sta[r]le davanti. 57. Bruco: della virtù in generale. Il bruco, che mediante l'esercitato studio di tessere con mirabile artifizio e sottile lavoro intorno a sé la nova abitazione, esce poi fori di quella colle dipinte e belle ali, con quelle levandosi inverso il cielo. 58. Ragno. Il ragno partorisce fori di sé l'artifiziosa e maestrevole tela, la quale gli rende per benifizio la presa preda. 59. Lione. Questo animale col suo tonante grido desta i sua figlioli dopo il terzo giorno nati, aprendo a quelli tutti li addormentati sensi, e tutte le fiere che nella selva sono, fuggano. Puossi assimigliare a' figlioli della virtù, che mediante il grido delle lalde si svegliano e crescan a li studi onorevole, che sempre più gli innalza[n], e tutti i tristi a esso grido fuggano, cessandosi dai vertuosi. Ancora il leone copre le sue pedate perché non s'intenda il suo viaggio per inimici. Questo sta bene ai capitani a celare i segreti del suo animo, acciò che 'l nimico non cognosca i sua tratti. 60. Taranta. Il morso della taranta mantiene l'omo nel suo proponimento, cioè quello che pensava quando fu morso. 61. Duco e civetta. Questi gastigano i loro schernidori privandoli di vita, che così ha ordinato natura perché si cibino. 62. Leofante. Il grande elefante ha per natura quel che raro negli omini si truova, cioè probità, prudenzia e equità e osservanzia in religione, imperoché quando la luna si rinnova, questi vanno ai fiumi, e quivi purgandosi solennemente si lavano, e così salutato il pianeta ritornano alle selve. E quando sono ammalati, stando suppini gittano l'erbe verso il cielo, quasi come se sacrificare volessino. Sotterra li denti quando per vecchiezza gli caggiano. De' sua due denti l'uno adopera a cavare le radici per cibarsi, all'altro conserva la punta per combattere. Quan[do] sono superati da cacciatori e che la stanchezza gli vince, percotan li denti - l'elefante - e quelli trattosi, con essi si ricomprano. Sono clementi e conoscano i pericoli. E se esso trova l'omo solo e smarrito piacevolmente lo rimette nella perduta strada. Se truova le pedate dell'omo prima che veda l'omo, esso teme tradimento, onde si ferma e soffia, mostrandola a li altri elefanti, e fanno schiera e vanno assentitamente. Questi vanno sempre a schiere, e 'l più vecchio va innanzi, el secondo d'età resta l'ultimo, e così chiudano la schiera. Temano vergogna, non usano il coito se non di notte e di nascosto, e non tornano dopo il coito alli armenti se prima non si lavano nel fiume. Non combattono [per] femmine come gli altri animali, ed è tanto clemente che malvolentieri per natura noce ai men possenti di sé, e scontrandosi nella mandria o greggi delle pecore, colla sua mano le pone da parte per non le pestare co' piedi, né mai noce se non sono provocati. Quando son caduti nella fossa, gli altri con rami terra e sassi riempiano la fossa; in mo[do] l'alzano il fondo ch'esso facilmente riman libero. Temano forte lo stridore de' porci; e, fuggen[do] in dirieto, e' non fa manco danno poi co' piedi a' sua che a' nimici. Dilettansi de' fiumi e sempre vanno vagabundi intorno a quegli, e per lo gran peso non possan notare. Divorano le pietre, e tronchi delli alberi son loro gratissimo cibo. Hanno in odio i ratti. Le mosche si dilettano del suo odore, e posandosili addosso, quello arrappa la pelle e ficca ['n] le pieghe strette, l'uccide. Quando passano i fiumi, mandano i figlioli di verso il calar dell'acqua e stando loro in verso l'erta rompono l'unito corso dell'acqua, acciò che 'l corso non li menassi via. Il drago se li gitta sotto il corpo, colla coda l'annoda le gambe e coll'alie e colle branche li cigne le coste e co' denti lo scanna, e 'l liofante li cade addosso e il drago schioppa: e così colla sua morte del nemico si vendica. 63. Il dragone. Questi s'accompagnan insieme e si tessano a uso di [g]raticci, e colla testa levata passano i paduli, e notano dove trovan migliore pastura, e se così non si unissin, annegherebbono. Così fa la unizione. 64. Serpenti. Il serpente, grandissimo animale, quando vede alcuno uccello per l'aria, tira a sé sì forte il fiato che si tira gli uccelli in bocca. Marco Regulo, cunsulo dell'esercito romano, fu col suo esercito da un simile animale assalito e quasi rotto. Il quale animale essendo morto per una macchina murale, fu misurato 125 piedi, cioè 64 braccia e ½. Avanzava colla testa tutte le piante d'una selva. 65. Boie. Questa è gran biscia, la quale con se medesima s'aggluppa alle gambe della vacca in modo non si mova, poi la tetta in modo che quasi la dissezza. Di questa spezie, a tempo di Claudio imperadore, nel monte Vaticano ne fu morta una che aveva uno putto intero in corpo, il quale avea tranghiottito. 66. Macli: pel sonno è giunta. Questa bestia nasce in Iscandinavia isola. Ha forma di gran cavallo, se non che la gran lunghezza dello collo e delli orecchi lo variano. Pasce l'erba allo 'ndirieto, perché ha sì lungo il labbro di sopra che pascendo innanzi cop[r]irebbe l'erba. Ha le gambe d'un pezzo; per questo, quando vol dormire, s'appoggia a uno albero, e i cacciatori, antivedendo il loco usato a dormire, segan quasi tutta la pianta, e quando questo poi vi s'appoggia nel dormire, per lo sonno cade. E cacciatori così lo pigliano, e ogni altro modo di pigliarlo è vano, perché è d'incredibile velocità nel correre. 67. Bonaso: noce colla fuga. Questo nasce in Peonia, ha collo con crini simile al cavallo, in tutte l'altre parti è simile al toro, salvo che le sue corna sono in modo piegate in dentro che non pò cozzare, e per questo non ha altro scampo che la fuga, nella quale gitta sterco per ispazio di 400 braccia del suo corso, il quale dove tocca, abbrucia come foco. 68. Leoni, pardi, pantere, tigri. Questi tengano l'unghie nella guaina e mai le sfoderano, se none addosso alla preda o nemico. 69. Leonessa. Quando la leonessa difende i figlioli dalle man de' cacciatori, per non si spaventare dalli spiedi, abbassa li occhi a terra, acciò che per la sua fuga i figli non sieno prigioni. 70. Leone. Questo sì terribile animale niente teme più che lo strepido delle vote carrette e simile il canto de' galli, e teme assai nel vederli, e con pauroso aspetto riguarda la sua cresta, e forte invilisce quando ha coperto il volto. 71. Pantere in africa. Questa ha forma di leonessa, ma è più alta di gambe e più sottile e lunga. È tutta bianca e pun[t]eggiata di macchie nere a modo di rosette. Di questa si dilettano tutti li animali di vedere, e sempre le starebbon dintorno se non fussi la terribilità del suo viso, onde essa, questo conoscendo, asconde il viso, e li animali circunstanti s'assicurano e fannosi vicini per meglio potere fruire tanta bellezza, onde questa subito piglia il più vicino e subito lo divora. 72. Cammelli. Quegli batriani hanno due gobbi, gli arabi uno; sono veloci in battaglia, e utilissimi a portare le some. Questo animale ha regola e misura osservantissima, perché non si move se ha più carico che l'usato, e se fa più viaggio, fa il simile: subito si ferma, onde li bisogna a' mercatanti alloggiare. 73. Tigro. Questa nasce in Ircania; la quale è simile alquanto alla pantera per le diverse macchie della sua pelle ed è animale di spaventevole velocità. Il cacciatore, quando truova i sua figli, li rapisce subito ponendo specchi nel loco, donde li leva; e subito sopra veloce cavallo si fugge. La tigra tornando truova li specchi fermi in terra, ne' quali vedendo sé, li pare vedere li sua figlioli, e raspando colle zampe, scuopre lo 'nganno; onde mediante l'odore de' figli seguita il cacciatore e quando esso cacciatore vede la tigra, lascia uno de' figlioli, e questa lo piglia e portalo al nido, e subito rigiugn[e] esso cacciatore e fa [il s]imile insino a tanto ch'esso monta in barca. 74. Catoplea. Questa nasce in Etiopia vicina al fonte Nigricapo. È animale non troppo grande, è pigra in tutte le membra e ha 'l capo di tanta grandezza che malagevolmente lo porta in modo che sempre sta chinato inverso la terra, altrementi sarebbe di somma peste alli omini, perché qualunque è veduto da sua occhi, subito more. 75. Basilisco. Questo nasce nella provincia cirenaica, e non è maggiore che dodici dita e ha in capo una macchia bianca a similitudine di diadema. Col fischio caccia ogni serpente; ha similitudine di serpe ma non si move con torture, anzi ma ritto dal mezzo innanzi. Dicesi che uno di questi essendo morto con un'aste da uno che era a cavallo, che 'l suo veneno discorrendo su per l'aste, e nonché l'omo ma il cavallo morì. Guasta le biade, e non solamente quelle che tocca, ma quelle dove soffia. Secca l'erba, spezza i sassi. 76. Donnola ovver bellola. Questa, trovando la tana del basilisco, coll'odore della sua sparsa orina l'uccide; l'odore della quale orina ancora spesse volte essa donnola occide. 77. Ceraste Queste hanno quattro pi[ccoli] corni mobili, onde quando si vogliano cibare nascondano sotto le foglie tutta la persona, salvo esse cornicina, le quali movendo, pare agli uccelli quelli essere piccoli vèrmini che scherzino, onde subito si calano per beccarli, e questa subito s'avviluppa loro in cerchio e sì li divora. 78. Anphesibene. Questa ha due teste, l'una nel suo loco, l'altra nella coda, come se non bastassi che da uno solo loco gittassi il veneno. 79. Iaculo. Questa sta sopra le piante e si lancia e passa attraverso le fiere e l'uccide. 80. Aspido. Il morso di questo animale non ha rimedio se non di subito tagliare le parti morse. Questo sì pestifero animale ha tale affezione nella sua compagna che sempre vanno accompagnati; che se per disgrazia l'uno di loro è morto, l'altro con incredibile velocità seguita l'ucciditore, ed è tanto attento e sollecito alla vendetta che vince ogni difficultà passando ogni esercito, solo il suo nemico cerca offendere, e passa ogni spazio e non si può schifarlo se non col passare l'acque o con velocissima fuga. Ha gli occhi in dentro e grandi orecchi, e più lo move l'aldito che 'l vedere. 81. Ichneumone. Questo animale è mortale nemico all'aspido, nasce in Egitto, e quando vede presso al suo sito alcuno aspido, subito corre alla lita ovver fango del Nilo e con quello tutto s'infanga, e poi risecco dal sole, di novo di fango s'imbratta, e così seccando l'un dopo l'altro, si fa tre o quattro veste a similitudine di corazza, e di poi assalta l'aspido e ben contasta con quello in modo che, tolto il tempo, se li caccia in gola e l'anniega. 82. Crocodillo. Questo nasce nel Nilo, ha quattro piedi, nuoce in terra e in acqua, né altro terreste animale si truova sanza lingua che questo e solo morde movendo la mascella di sopra. Cresce insino in quaranta piedi, è ungliato, armato di corame atto [a] ogni colpo. El dì sta in terra e la notte in acqua. Questo, cibato di pesci, s'addormenta sulla riva del Nilo colla bocca aperta, e l'uccello detto trochilo, piccolissimo uccello, subito li corre alla bocca, e saltatoli fra i denti, dentro e fora li va beccando il rimaso cibo, e così stuzzicandolo con dilettevole voluttà lo 'nvita aprire tutta la bocca e così s'addormenta. Questo veduto dal eumone subito si li lancia in bocca, e foratoli lo stomaco e le budella, finalmente l'uccide. 83. Delfino. La natura ha dato tal cognizione alli animali che oltre al [c]onoscere la lor comodità, cognoscano la incomodità del nimico; onde intende il delfino quanto vaglia il taglio delle sue penne posteli sulla schiena e quanto sia tenera la pancia del coccodrillo, onde nel lor combattere se li caccia sotto e tagliali la pancia e così l'uccide. Il coccodrillo è terribile a chi fugge e vilissimo a chi lo caccia. 84. Hippotamo. Questo, quando si sente aggravato, va cercando le spine o dove sia i rimanenti de' tagliati canneti, e lì tanto frega una vena che la taglia e, cavato il sangue che li bisogna, colla lita s'infanga e risalda la piaga. Ha forma quasi come cavallo, l'unghia fessa, coda torta e denti di cinghiale, collo con crini. La pelle non si pò passare se non si bagna. Pascesi di biade ne' campi; entravi allo 'ndirieto acciò che pare ne sia uscito. 85. Ibis. Questo ha similitudine colla cicogna, e quando si sente ammalato, empie il gozzo d'acqua e col becco si fa un cristero. 86. Cervi. Questo, quando si sente morso dal ragno detto falange, mangia de' granchi e si libera di tale veneno. 87. Lucerte. Questa, quando combatte colle serpi, mangia la cicerbita e son libere. 88. Rondine. Questa rende il vedere all'innorbiti figlioli col sugo della celidonia. 89. Bellola. Questa, quando caccia ai ratti, mangia prima della ruta. 90. Cinghiale. Questo medica i sua mali mangiando della edera. 91. Serpe. Questa, quando si vuol renovare, gitta il vecchio scoglio cominciandosi dalla testa; mutasi 'n un dì e una notte. 92. Pantera. Questa, poi che le sono uscite le interiora, ancora combatte coi cani e cacciatori. 93. Camaleonte. Questo piglia sempre il colore della cosa dove si posa, onde insieme colle frondi, dove si posano, dalli elefanti son divorati. 94. Corbo. Questo, quando ha ucciso el cameleont[e], si purga coll'alloro. 95. Dell'antivedere. Il gallo non canta se prima tre volte non batte l'alie. Il pappagallo nel mutarsi per rami non mette i piè dove non ha prima messo il becco. 96. Il ramarro, fedele all'omo, vedendo quello addormentato, combatte colla biscia, e se vede non la poter vincere corre sopra il volto dell'omo e lo desta acciò che essa biscia non offenda lo addormentato omo. PROFEZIE 1. Vederassi la spezie leonina colle ungliate branche aprire la terra, e nelle fatte spelonche seppellire sé insieme cogli altri animali a sé sottoposti. 2. Uscirà della terra animali vestiti di tenebre, i quali, con maravigliosi assalti, assaliranno l'umana generazione, e quella da feroci morsi fia, con fusion di sangue, da essi divorata. 3. Ancora: scorrerà per l'aria la nefanda spezie volatile, la quale assalirà li omini e li animali, e di quelli si ciberanno con gran gridore: empieranno i loro ventri di vermiglio sang[u]e. 4. Vedrassi il sangue uscire dalle stracciate carni, rigare le superfiziali parte delli omini. 5. Verrà alli omini tal crudele malattia, che colle propie unghie si stracceranno le loro carni. Sarà la rogna. 6. Vedrassi le piante rimanere sanza foglie e i fiumi fermare i loro corsi. 7. L'acqua del mare si leverà sopra l'alte cime de' monti verso il cielo e ricaderà sopra alle abitazione delli omini. Cioè per nugoli. 8. Vederà i maggiori alberi delle selve essere portati dal furor de' venti dall'oriente all'occidente. Cioè per mare. 9. Li omini gitteranno via le propie vettovaglie. Cioè seminando. 10. Verrà a tale la generazione umana che non si intenderà il parlare l'uno dell'altro. Cioè un tedesco con un turco. 11. Vederassi ai padri donare le lor figliole alla lussuria delli omini e premiarli e abbandonare ogni passata guardia. Quando si maritono le putte. 12. Usciranno li omini delle sepulture convertiti in uccelli, e assaliranno li altri omini tollendo loro il cibo delle propie mani e mense. Le mosche. 13. Molti fien quegli che scorticando la madre, li arrovesceranno la sua pelle addosso. I lavoratori della terra. 14. Felici fien quelli che presteranno orecchi [al]le parole de' morti. Leggere le bone opere e osservarle. 15. Le penne leveranno li omini, siccome li uccelli, inverso il cielo. Cioè per le lettere fatte da esse penne. 16. L'umane opere fien cagione di lor morte. Le spade e lance. 17. Li omini perseguiranno quella cosa della qual più temano. Cioè saran miseri per non venire in miseria. 18. Le cose disunite s'uniranno e riceveranno in sé tal virtù che renderanno la persa memoria alli omini. Cioè i palpiri che son fatti di peli disuniti e tengano memoria delle cosse e fatti delli omini. 19. Vederassi l'ossa de' morti, con veloce moto, trattare la fortuna del suo motore. I dadi. 20. I boi colle lor corna difenderanno il foco dalla sua morte. La lanterna. 21. Le selve partoriranno figlioli che fian causa della lor morte. Il manico della scura. 22. Li omini batteranno aspramente chi fia causa di lor vita. Batteranno il grano. 23. Le pelle delli animali removeranno li omini con g[r]an gridori e bestemmie dal lor silenzio. Le balle da giucare. 24 Molte volte la cosa disunita fia causa di grande unizione. Cioè il pettine, fatto della disunita canna, unisce le file nella tela. 25. Il vento passato per le pelli delli animali farà saltare li omini. Cioè la piva che fa ballare. 26. De' noci battuti. Quelli che aranno fatto meglio saranno più battuti e e sua figlioli tolti e scortica[ti] ovvero spogliati, e rotte e fracassate le sue osse. 27. Delle scolture. Omè! che vedo il Salvadore di nuovo crocifisso. 28. De la bocca dell'omo ch'è sepoltura. Uscirà gran romori de le sepolture de quelli che so' finiti di cattiva e violente morte. 29. Delle pelle delli animali che tengano il senso del tatto che v'è sù le scritture. Quanto più si parlerà colle pelle, veste del sentimento, tanto più s'acquisterà sapienzia. 30. De' preti che tengano l'ostia in corpo. Allora tutti quasi i tabernacoli, dove sta il Corpus Domini, si vederanno manifestamente per se stessi andare per diverse strade del mondo. 31. E quelli che pascan l'er[b]e, faran della notte giorno. Sevo. 32. E molti terresti e acquatici animali monteranno fra le stelle. E pianeti. 33. Vedrassi i morti portare i vivi in diverse parti. I carri e navi. 34. A molti fia tolto il cibo di bocca. A' forni. 35. Del forno. E que' che si imboccheranno per l'altrui mani fia lor tolto il cibo di bocca. Il forno. 36. De' crocifissi venduti. I' vedo di novo venduto e crocifisso Cristo e martirizzare i sua santi. 37. I medici che vivan de' malati. Verranno li omini in tanta viltà, che aran di grazia che altri trionfi sopra i lor mali, ovver della perduta lor vera ricchezza. Cioè la sanità. 38. Delle religion de' frati che vivano per li loro santi, morti per assai tempo. Quelli che saranno morti, dopo mille anni, fien quelli che daranno le spese a molti vivi. 39. De' sassi convertiti in calcina, de' quali si mura le prigioni. Molti, che fieno disfatti dal foco, innanzi a questo tempo torranno la libertà a molti omini. 40. De' putti che tettano. Molti Franceschi, Domenichi e Benedetta mangeranno quel che da altri altre volte vicinamente è stato mangiato, che staranno molti mesi avanti che possino parlare. 41. De' nicchi e chiocciole, che son rebuttati dal mare, che marciscano dentro a lor gusci. O quanti fien quelli che, poi che fien morti, marciranno nelle lor propie case, empiendo le circustante parti piene di fetulente puzzo. 42. Tutte le cose, che nel verno fien nascoste e sotto la neve, rimarranno scoperte e palese nella state. Detta per la bugia che non pò stare occulta. 43. Delle taccole e stornelli. Quelli che si fideranno abitare appresso di lui, che saranno gran turbe, quasi tutti moriranno di crudele morte. E si vedrà i padri colle madri d'insieme colle sue famiglie esser da crudeli animali divorati e morti. 44. De' villani in camicia che lavorano. Verrà tenebre di verso l'oriente le quali con tanto di oscurità tigneranno il cielo che copre l'Italia. 45. De' barbieri. Tutti li omini si fuggiranno in Africa. 46. Pronostico. Metti per ordine e mesi e le cirimonie che s'usano, e così fa' del giorno e della notte. 47. De' segatori. Saranno molti, che si moveran l'un contra l'altro, tenendo in mano il tagliente ferro. Questi non si faranno infra loro altro nocimento che di stanchezza, perché quanto l'uno si caccerà inanti, tanto l'altro si ritirerà indirieto. Ma trist'a chi si inframmetterà in mezzo, perché al fine rimarrà tagliato in pezzi. 48. Il filatoio di seta. Sentirassi le dolente grida, le alte strida, le rau[ch]e e infiocate voce di quei che fieno con tormento ispogliati e al fine lasciati ignudi e sanza moto: e questo fia causa del motore che tutto volge. 49. Del mettere e trarre il pan della bocca del forno. Per tutte le città e terre e castelle, ville e case si vedrà per disiderio di mangiare trarre il propio cibo di bocca l'uno all'altro sanza poter fare difesa alcuna. 50. Le terre lavorate. Vedrassi voltare la terra sotto sopra, e risguardare li oppositi emisperii e scoprire le spilonche a ferocissimi animali. 51. Del seminare. Allor in gran parte delli omini, che restaran vivi, gitteran fori de le lor case le serbate vettovaglie in libera preda delli uccelli e animali terresti, sanza curarsi d'esse in parte alcuna. 52. Delle piove, che fan ch'e fiumi intorbidati portan via le terre. Verrà di verso il cielo chi trasmuterà gran parte dell'Africa, che si mostra a esso cielo in verso l'Europa, e quella di Europa in verso l'Africa, e quelle delle provincie si mischieranno insieme con gran revoluzione. 53. Delle fornaci di mattone e calcina. Al fine la terra si farà rossa per lo infocamento di molti giorni, e le pietre si convertiranno in cenere. 54. De' legnami che bruciano. Li alberi e albusti delle gran selve si convertiranno in cenere. 55. E pesci lessi. Li animali d'acqua moriranno nelle bollenti acque. 56. L'ulive che caggian de li ulivi e dannoci l'olio che fa lume. Discenderà con furia di verso il cielo chi ci darà notrimento e luce. 57. Delle civette e gufi con che s'uccella alla pania. Molti periranno di fracassamento di testa, e salterà loro li occhi in gran parte della testa, per causa di animali paurosi usciti delle tenebre. 58. Del lino che fa la carta de' cenci. Sarà reverito e onorato e con reverenzia e amore ascoltato li sua precetti, di chi prima fu splezzato, straziato e martorizzato da molte e diverse battiture. 59. De' libri che 'nsegnan precetti. I corpi sanz'anima ci daranno con lor sentenzie precetti utili al ben morire. 60. De' battuti e scorreggiati. Li omini si nasconderanno sotto le scorze delle iscorticate erbe, e quivi, gridando, si daran martiri, con battimenti di membra a se medesimi. 61. Della lussuria. E s'infurieranno delle cose più belle, a cercare, possedere e operare le parte lor più brutte dove poi, con danno e penitenzia ritornati nel lor sentimento, n'aran grande ammirazion di se stessi. 62. Dell'avaro. Molti fien quelli che con ogni studio e sollecitudine seguiranno con furia quella cosa che sempre li ha spaventati, non conoscendo la sua malignità. 63. Delli omini che quanto più invecchiano più si fanno avari, ché, evendoci a star poco, doverebbon farsi liberali. Vedrassi a quelli che son giudicati di più sperienzia e giudizio, quanto egli hanno men bisogno delle cose, con più avidità cercarle e riservare. 64. Della fossa. Dilla in torma di frenesia o farnetico, d'insania di cervello. Staran molti occupati in esercizio a levar di quella cosa, che tanto cresce, quanto se ne leva. 65. Del peso posto sul piumaccio. E a mo[l]ti corpi nel vedere da lor levar la testa, si vedrà manifestamente crescere, e, rendendo loro la levata testa, immediate diminuiscan lor grandezza. 66. Del pigliare de' pidocchi. E saran molti cacciatori d'animali che quanto più ne piglieranno manco n'aranno; e così, de converso, più n'aran quanto men ne piglieranno. 67. Dell'attigner l'acqua colle due secchie a una sola corda. E rimarranno occupati molti che quanto più tireranno in giù la cosa, essa più se ne fuggirà in contrario moto. 68. La salsiccia ch'entra nelle budella. Molti si faran casa delle [bude]lle e abiteranno nelle lor propie. 69. Le lingue de' porci e vitelle nelle budella. O cosa spurca, che si vedrà l'uno animale aver la lingua in culo all'altro. 70. De crivelli fatti di pelle d'animali. Vedrassi il cibo degli animali passar dentro alle lor pelli per ogni parte salvo che per la bocca e penetrare dall'opposita parte insino alla piana terra. 71. Delle lanterna. Le feroce corna de' possenti tori difenderanno la luce notturna dall'impetuoso furor de' venti. 72. Delle piume ne' letti. Li animali volatili sosterran l'omini colle lor propie penne. 73. Li omini che van sopra li alberi andando in zoccoli. Saran sì rande i fanghi, che li omini andranno sopra li alberi de' lor paesi. 74. Delle sola delle scarpe che son di bue. E si vedrà in gran parte del paese camminare sopra le pelli delli grand'animali. 75. Del navicare. Sarà gran venti per li quali le cose orientali si faranno occ[iden]tali e quelle di mezzo dì, in gran parte miste col corso de' v[en]ti, seguirannolo per lunghi paesi. 76. Delle pitture ne' santi adorati. Parleranno li omini alli omini che non sentiranno; aran gli [occhi] aperti e non vedranno; parleranno a quelli e non fie lor risposto; chiederan grazie a chi arà orecchi e non ode; faran lume a chi è orbo... 77. Del sognare. Andranno li omini e non si moveranno, parleranno con chi non si trova, sentiranno chi non parla. 78. Dell'ombra che si move coll'omo. Vedrassi forme e figure d'omini o d'animali, che seguiranno essi animali e omini, dovunche fuggiranno: e tal fia il moto dell'un quant'è dell'altro, ma parrà cosa mirabile delle varie grandezze in che essi si transmutano. 79. Delle ombre del sole e dello specchiarsi nell'acqua 'n un medesimo tempo. Vedrassi molte volte l'uno omo diventare tre, e tutti lo seguano: e spesso l'uno più certo, l'abbandona. 80. Delle casse che riservano molti tesori. Troverrassi dentro a de' noci e de li alberi e altre piante tesori grandissimi, i quali lì stanno occulti. 81. Dello spegnere el lume a chi va [a] letto. Molti, per mandare fori il fiato con troppa prestezza, perderanno il vedere e in brieve tutti e sentimenti. 82. Delle campanelle de' muli che stan presso a loro orecchi. Sentirassi in molte parte dell'Europa strumenti di varie magnitudine far diverse armonie, con grandissime fatiche di chi più presso l'ode. 83. Delli asini. Le molte fatiche saran remunerate di fame, di sete, di disagio e di mazzate e di punture. 84. De' soldati a cavallo. Molti saran veduti portare da grandi animali con veloce corso alla ruina della sua vita e prestissima morte. Per l'aria e per la terra saran veduti animali di diversi colori portarne con furore li omini alla distruzione di lor vita. 85. Delle stelle delli sproni. Per causa delle stelle si vedrà li omini esser velocissimi al pari di qualunche animal veloce. 86. Il bastone ch'è morto. Il movimento de' morti farà fuggire con dolore e pianto, con grida molti vivi. 87. Dell'esca. Con pietra e con ferro si renderà visibile le cose che prima non si vedeano. 88. De' boi che si mangiano. Mangeranno e padron delle possessioni e lor propi lavoratori. 89. Del battere il letto per rifarlo. Verranno li omini in tanta ingratitudine, che chi darà loro albergo sanza alcun prezzo, sarà carico di bastonate in modo che gran parte delle interiora si spiccheranno del loco loro e s'andranno rivoltando pel suo corpo. 90. Delle cose che si mangiano, che prima s'uccidono. Sarà morto da loro il lor nutritore, e fragellato con dispietata morte. 91. Dello specchiare le mura delle città nell'acqua de' lor fossi. Vederassi l'alte mura delle gran città sottosopra ne' loro fossi. 92. Dell'acqua che corre torbida e mista con terra, e della polvere e nebbia mista coll'aria, e del foco misto col suo caldo con ciascuno. Vedrassi tutti li elementi insieme misti con gran revoluzione, transcorrere ora inverso il centro del mondo, ora inverso il cielo, e quando dalle parte meridianali scorreran con furia inverso il freddo settantrione, a[l]cu[n]a volta dall'oriente inverso l'occidente, e così di questo in quell'altro emisperio. 93. In ogni punto si pò fare divisione de' due emisperi. Li omini tutti scambieranno emisperio immediate. 94. In ogni punto è divisione da oriente a occidente. Moveransi tutti li animali da oriente a occidente, e così da aquilone a meridio. 95. Del moto dell'acque, che portano e legnami che son morti. Corpi sanz'anima per se medesimi si moveranno, e porteran con seco innumerabile generazione di morti, togliendo le ricchezze a' circunstanti viventi. 96. Dell'ova, ch'essendo mangiate, non possan fare e pulcini. O quanti fien quegli ai quali sarà proibito il nascere! 97. De' pesci che si mangiano ovati. Infinita generazione si perderà per la morte delle gravide. 98. Delli animali che si castrano. A gran parte della spezie masculina, pell'esser tolti loro e testiculi, fia proibito el generare. 99. Delle bestie che fanno il cacio. Il latte fia tolto ai piccoli figlioli. 100. Delle sommate fatte delle troie. A gran parte delle femine latine fia tolto e tagliate lor le tette insieme colla vita. 101. Del pianto fatto il venerdì sancto. In tutte le parti d'Europa sarà pianto da gran popoli la morte d'un solo omo. 102. Delle maniche de' coltegli fatte di corna di castrone. Nelle corna delli animali si vedrà taglienti ferri, colli quali si torrà la vita a molti della loro spezie. 103. Della notte, che non si cognosce alcun colore. Verrà a tanto che non si cognoscerà differenzia in fra i colori, anzi si faran tutti di nera qualità. 104. Delle spade e lance, che per sé mai nociano a nessuno. Chi per sé è mansueto e sanza alcuna offensione, si farà spaventevole e feroce mediante le triste compagnie, e torrà la vita crudelissimamente a molte genti, e più n'ucciderebbe, se corpi sanz'anima, usciti delle spilonche, non li difendessino. Cioè le corazze di ferro. 105. De' laccioli e trappole. Molti morti si moveran con furia e piglieranno e legheranno e vivi, e serberangli a lor nemici [a] cercar la lor morte e distruzione. 106. De' metalli. Uscirà delle oscure e tenebrose spelonche chi metterà tutta l'umana spezie in grandi affanni, pericoli e morte; a molti seguaci lor dopo molti affanni darà diletto; e chi non fia suo partigiano morrà con istento e calamità. Questo commetterà infiniti tradimenti, questo aumenterà e persuaderà li omini tristi alli assassinamenti e latrocini e le servitù, questo terrà in sospetto i sua partigiani, questo torrà lo stato alle città libere, questo torrà la vita a molti, questo travaglierà li omini infra lor co' molte flalde, inganni e tradimenti. O animal mostruoso, quanto sare' meglio per li omini che tu ti tornassi nell'inferno! Per costui rimarran diserte le gran selve delle lor piante, per costui infiniti animali perdan la vita. 107. Del fuoco. Nascerà di piccol principio chi si farà con prestezza grande. Questo non istimerà alcuna creata cosa, anzi colla sua potenzia quasi il tutto sarà in potenzia di transformare di suo essere in un altro. 108. De' navili ch'annegano. Vedrassi grandissimi corpi sanza vita portare con furia moltitudine d'omini alla distruzione di lor vita. 109. Dello scriver lettere da un paese a un altro. Parleransi li omini di remotissimi paesi l'uno all'altro e risponderansi. 110. Degli emisperi che sono infiniti e da infinite linie son divisi in modo che sempre ciascuno omo n'ha una d'esse linie infra l'un piede e l'altro. Parleransi e toccheransi e abbracceransi li omini, stanti dall'uno all'altro emisperio, e ['n]tenderansi i loro linguaggi. 111. De' preti che dican messa. Molti fien quelli che, per esercitare la loro arte, si vestiran ricchissimamente: e questo parrà esser fatto secondo l'uso de' grembiuli. 112. De' frati [che] confessano. Le sventurate donne di propia volontà andranno a palesare a li omini tutte le loro lussurie e opere vergognose e segretissime. 113. Delle chiese e abitazioni de' frati. Assai saranno che lasceranno li esercizi e le fatiche e povertà di vita e di roba, e andranno abitare nelle ricchezze e trionfanti edifizi, mostrando questo esser il mezzo di farsi amico a Dio. 114. Del vendere il paradiso. Infinita moltitudine venderanno pubblica e pacificamente cose di grandissimo prezzo, sanza licenza del padrone di quelle, e che mai non furon loro, né in lor potestà, e a questo non provvederà la giustizia umana. 115. De morti che si vanno a sotterrare. O umane sciocchezze, o vive pazzie! I semplici popoli porteran gran quantità di lumi per far lumi ne' viaggi a tutti quelli [ch]e integralmente han perso la virtù visiva. 116. Delle dote delle fanciulle. E dove prima la gioventù femminina non si potea difendere dalla lussuria e rapina de' maschi, né per guardie di parenti, né per fortezze di mura, verrà tempo che bisognerà che padri e parenti d'esse fanciulle paghin di gran prezzi chi voglia dormire con loro, ancora che esse sien ricche, nobili e bellissime. Certo e' par qui che la natura voglia spegnere la umana spezie, come cosa inutile al mondo e guastatrice di tutte le cose create. 117. Della crudeltà dell'omo. Vedrassi animali sopra della terra, i quali sempre combatteranno infra loro e con danni grandissimi e spesso morte di ciascuna delle parte. Questi non aran termine nelle lor malignità; per le fiere membra di questi verranno a terra gran parte delli alberi delle gran selve dell'universo; e poi ch'e' saran pasciuti, il nutrimento de' lor desideri sarà di dar morte e affanno e fatiche e paure e fuga a qualunche cosa animata. E per la loro ismisurata superbia questi si vorranno levare inverso il cielo, ma la superchia gravezza delle lor membra gli terrà in basso. Nulla cosa resterà sopra la terra, o sotto la terra e l'acqua, che non sia perseguitata, remossa o guasta; e quella dell'un paese remossa nell'altro; e 'l corpo di questi si farà sepultura e transito di tutti i già da lor morti corpi animati. O mondo, come non t'apri? e precipita nell'alte fessure de' tua gran balatri e spelonche, e non mostrare più al cielo sì crudele e dispietato monstro. 118. Del navicare. Vedrassi li alberi delle gran selve di Taurus e di Sinai, Apennino e Talas scorrere per l'aria da oriente a occidente, da aquilone a meridie, e portarne per l'aria gran moltitudine d'omini. O quanti voti, o quanti morti, o quanta separazion d'amici e di parenti, o quanti fien quelli che non rivederanno più le lor provincie, né le lor patrie, e che morran sanza sepoltura colle loro ossa sparse in diversi siti del mondo! 119. Dello isgombrare l'Ognisanti. Molti abbandoneranno le propie abitazioni, e porteran con seco tutti e sua valsenti, e andranno abitare in altri paesi. 120. Del dì dei morti. E quanti fien quelli che piangeranno i lor antichi morti, portando lumi a quelli! 121. De' frati che spendendo parole ricevano di gran ricchezze, e danno il Paradiso. Le invisibile monete faran trionfare molti spenditori di quelle. 122. Degli archi fatti colli corni de' boi. Molti fien quelli che per causa delle bovine corna moriranno di dolente morte. 123. De' cristiani. Molti, che tengon la fede del figliolo, e sol fan templi nel nome della madre. 124. Del cibo stato animato. Gran parte de corpi animati passerà pe' corpi degli altri animali; cioè, le case disabitate passeran in pezzi per le case abitate, dando a quelle un [u]tile, e portando con seco i sua danni. Quest'è, cioè: la vita dell'omo si fa delle cose mangiate, le quali portan con seco la parte dell'omo ch'è morta. 125. Delli omini che dorman nell'asse d'albero. Li omini dormiranno e mangeranno e abiteranno infra li alberi, nati nelle selve e campagne. 126. Del sognare. Alli omini parrà vedere nel cielo nove ruine, parrà in quello levarsi a volo e di quello fuggire con paura le fiamme, che di lui discendano, sentiran parlare li animali di qualunche sorte il linguaggio umano, scorreranno immediate colla lor persona in diverse parte del mondo sanza moto, vedranno nelle tenebre grandissimi sprendori. O maraviglia delle umane spezie, qual frenesia t'ha sì condotto? Parlerai cogli animali di qualunche spezie e quelli con teco in linguaggio umano, vedra'ti cadere di grande alture sanza tuo danno, i torrenti t'accompagneranno 127. Delle formiche. Molti popoli fien quelli che nasconderan sè e sua figlioli [e] vettovaglie dentro alle oscure caverne; e lì, nelli lochi tenebrosi, ciberan sé e sua famiglia per molti mesi, sanza altro lume accidentale o naturale. 128. Dell'ape. E a molti altri saran tolte le munizioni e lor cibi, e crudelmente da gente sanza ragione saranno sommerse o annegate. O giustizia di Dio, perché non ti desti a vedere così malmenare e tua creati? 129. Delle pecore, vacche, capre e simili. A innumerabili saran tolti e loro piccoli figlioli, e quelli scannati e crudelissimamente squartati. 130. Delle noci e ulive e ghiande e castagne e simili. Molti figlioli da dispietate bastonate fien tolti delle propie braccia delle lor madri e gittati in terra e poi lacerati. 131. De' fanciulli che stanno legati nelle fasce. O città marine! io veggo in voi i vostri cittadini, così femmine come maschi, essere istrettamente dei forti legami colle braccia e gambe esser legati da gente che non intenderanno i vostri linguaggi, e sol vi potrete isfogare li vostri dolori e perduta libertà mediante i lagrimosi pianti e li sospiri e lamentazione infra voi medesimi, ché chi vi lega non v'intenderà, né voi loro intenderete. 132. Delle gatte che mangiano i topi. A voi, città dell'Africa, si vedrà i vostri nati essere squarciati nelle propie case da crudelissimi e rapaci animali del paese vostro. 133. Delli asini bastonati. O natura instaccurata, perché ti se' fatta parziale, facendoti ai tua figli d'alcuni pietosa e benigna madre, ad altri crudelissima e dispietata matrigna? Io veggo i tua figlioli esser dati in altrui servitù sanza mai benifizio alcuno; e in loco di remunerazione de' fatti benifizi, esser pagati di grandissimi martiri; e spender sempre la lor vita in benifizio del suo malefattore. 134. Divisione della profezia. Prima delle cose degli animali razionali, seconda delli inrazionali, terza delle piante, quarta delle cirimonie, quinta de' costumi, sesta delli casi ovvero editti ovver quistioni, settima de' casi che non possono stare in natura, come dire: «di quella cosa quanto più ne levi, più cresce», e riserva i gran casi inverso il fine e deboli dal principio, e mostra prima e mali e poi le punizioni; ottava delle cose filosofiche. 135. De li uffizi, funerali e procissioni e lumi e campane e compagnia Agli omini sarà fatti grandissimi onori e pompe sanza lor saputa. 136. Del comune. Un meschino sarà soiato, ch'essi soiatori sempre fien sua ingannatori e rubatori e assassini d'esso meschino. 137. La percussione della spera del sole. Apparirà cosa che, chi la crederrà coprire, sarà coperto da lei. 138. De' danari e oro. Uscirà delle cavernose spelonche chi farà con sudore affaticare tutti i popoli del mondo, con grandi affanni, ansietà, sudori, per essere aiutato da lui. 139. Della paura della povertà. La malvagia e spaventevole darà di sé tanto timore appresso a delli omini, che quasi come matti, credendo fuggirla, accorreranno con veloce moto le sua ismisurate forze. 140. Del consiglio. E colui che sarà più necessario a chi arà bisogno di lui, sarà isconosciuto, e cognosciuto, più sprezzato. 141. De profezia. Tutti li strolagi saran castrati. Cioè i galletti. 142. Io dirò una parola o due o dieci o più, come a me piace, e voglio in quel tempo che più di mille persone in quel medesimo tempo dichino quella medesima, cioè che immediate dichino quello che me, e non vedranno me, né sentiranno quello che io mi dica. Queste fieno l'ore da te annumerate, che quando tu dirai una, tutti quelli, che come te annumerano l'ore, dicano il medesimo numero che tu in quel medesimo tempo. 143. Delle bisce portate dalle cicogne. Vedrassi in grandissima altezza dell'aria lunghissimi serpe combattere colli uccelli. 144. Delle bombarde ch'escan della fossa e della forma. Uscirà di sotto terra chi con ispaventevoli grida stordirà i circustanti vicini, e col suo fiato farà morire li omini e ruinare le città e castella. 145. Sarà annegato chi fa lume al culto divino. Le ape che fanno la cera delle candele. 146. I morti usciranno di sotto terra e co' loro fieri movimenti cacceranno del mondo innumerabili creature umane. Il ferro uscito di sotto terra è morto, e se ne fa l'arme che ha morti [t]anti omini. 147. Le grandissime montagne, ancora che sieno remote de' marini liti, scacceranno il mare del suo sito. Questi sono li fiumi che portano le terre da lor levate dalle montagne e le scaricano a' marini liti e, dove entra la terra, si fugge il mare. 148. L'acqua caduta de' nugoli muterà in modo sua natura, che sopra le spiagge de' monti si fermerà per lungo spazio di tempo sanza fare alcun moto. E questo accaderà in molte e diverse provincie. La neve che fiocca, che è acqua. 149. I gran sassi de' monti gitteran foco tale, che bruceranno il legname di molte e grandissime selve e molte fiere salvatiche e dimestiche. La pietra del fucile che fa foco, che consuma tutte le some de le legne, con che si disfa le selve, e cocerassi con esso la carne delle bestie. 150. O quanti grandi edifizi fieno ruinati per causa del foco! Dal foco delle bombarde. 151. I boi fieno in gran parte causa delle ruine delle città e similmente cav[a]gli e bufoli. Tira[n] le bombarde. 152. Molte fien quelle che cresceran nelle lor ruine. La palla della neve rotolando sopra la neve. 153. Molta turba fie quella che, dimenticando loro essere e nome, staran come morti sopra le spoglie de li altri morti. Il dormire sopra le piume dell'uccelli. 154. Vedrassi le parte orientali discorrere nell'occidentale, le meridionale in settantrione, così avviluppandosi per l'universo con gran strepido, furore e tremore. Il vento d'oriente che scorrerà in ponente. 155. I razzi solari accenderanno il foco in terra, colli quale s'infocherà ciò ch'è sotto il cielo, e ripercossi nel suo impedimento ritorneranno in basso. Lo specchio cavo accende il foco, col quale si scalda il forno che ha il fondo che sta sotto il suo cielo. 156. Gran parte del mare si fuggirà inverso il cielo, e per molto tempo non farà r[i]torno. Cioè per nugoli. 157. Del grano e altre semenze. Butteranno li omini fori delle lor propie case quelle vettovaglie, le quali eran dedicate a sostentare la lor vita. 158. Delli alberi che notriscano nesti. Vedrassi i padri e le madri far molto più giovamento ai figliastri che ai lor veri figlioli. 159. Del teribile dell'incenso. Quelli che con vestimente bianche andranno con arrogante movimento minacciando con metallo e foco chi non faceva lor detrimento alcuno. 160. De' capretti. Ritornerà il tempo d'Erode, perché l'innocenti figlioli saranno tolti alle loro balie e da crudeli omini di gran ferite moriranno. 161. Del segare delle erbe. Spegneransi innumerabili vite, e farassi sopra la terra innumerabili busi. 162. Della vita delli omini che ogni dieci anni si mutano di carne. Li omini passeran morti per le sue proprie budelle. 163. Delle baghe. Le capre condurranno il vino alle città. 164. I calzolari. Li omini vederan con piacere disfare e rompere l'opere loro. 165. Dell'ombra che fa l'omo di notte col lume. Appariranno grandissime figure in forma umana, le quali quanto più si ti faran vicino, più diminuiranno la loro immensa magnitudine. 166. De' muli che portano le ricche some dell’argento e oro. Molti tesori e gran ricchezze saranno appresso alli animali di quattro piedi, i quali le porteranno in diversi lochi. 167. Del consiglio e della miseria. Ecci una cosa che, quanto più se n'ha di bisogno, più si refiuta. E questo è il consiglio, mal volentieri ascoltato da chi ha più bisogno, cioè dagl'ignoranti. Ecci una cosa che, quanto più n'hai paura e più la fuggi, più te l'avvicini. E questo è la miseria, che quanto più la fuggi, più ti fai misero e sanza riposo. 168. Qual è quella cosa che dalli omini è molto desiderata e, quando si possiede, non si pò conoscere? È il dormire. 169. Il vino è bono, ma l'acqua avanza. In tavola. 170. El lume d'una candela. Ecci una cosa che levane quanto sai, e mai non ne scemerà di sua grandezza. 171. El fuoco. Eccene un'altra che quanto più è trista e cattiva, più te l'accosti. 172. Delle ape. Vivono a popoli ensieme, sono annegate per torli il mele. Molti e grandissimi popoli saran... gati nelle loro propi... saran po... 173. I' son colui che nacqui inanzi al padre; la terza parte delli omini uccisi; po' tornai nel ventre alla mia madre. 174. O Moro, io moro, se con tua moralità non mi amari; tanto il vivere m'è amaro! FACEZIE 1. Uno vede una grande spada allato a un altro e dice: «O poverello! ell'è gran tempo ch'io t'ho veduto legato a questa arme: perché non ti disleghi, avendo le mani disciolte e possiedi libertà?». Al quale costui rispose: «Questa è cosa non tua, anzi è vecchia». Questo, sentendosi mordere, rispuose: «Io ti conosco sapere sì poche cose in questo mondo, ch'io credevo che ogni divulgata cosa a te fussi per nova». 2. Uno disputandosi e vantandosi di sapere fare molti vari e belli giochi, un altro de' circustanti disse: «Io so fare uno gioco il quale farà trarre le brache a chi a me parirà». Il primo vantatore, trovandosi sanza brache: «Che no», disse, «che a me non le farai trarre! E vadane un paro di calze». Il proponitore d'esso gioco, accettato lo 'nvito, impromutò più para di brache e trassele nel volto al mettitore delle calze. E vinse il pegno. 3. Uno disse a un suo conoscente: «Tu hai tutti li occhi trasmutati in istrano colore». Quello li rispose intervenirli spesso. «Ma tu non ci hai posto cura? E quando t'addivien questo?». Rispose l'altro: «Ogni volta ch'e mia occhi veggono il tuo viso strano, per la violenza ricevuta da sì gran dispiacere, subito e' s'impallidiscano e mutano in istran colore». 4. Uno disse a un altro: «Tu hai tutti li occhi mutati in istran colore». Quello li rispose: «Egli è perché i mia occhi veggono il tuo viso strano». 5. Uno disse che in suo paese nasceva le più strane cose del mondo. L'altro rispose: «Tu che vi se' nato, confermi ciò esser vero, per la stranezza della tua brutta presenza». 6. Facezia. Due camminando di notte per dubbiosa via, quello dinanzi fece grande strepido col culo; e disse l'altro compagno: «Or veggo io ch'i son da te amato». «Come?», disse l'altro. Quel rispose: «Tu mi porgi la correggia perch'io non caggia, né mi perda da te». 7. Facezia. Una lavava i panni e pel freddo aveva i piedi molto rossi, e, passandole appresso, uno prete domandò con ammirazione donde tale rossezza dirivassi; al quale la femmina subito rispuose che tale effetto accadeva, perché ella aveva sotto il foco. Allora il prete mise mano a quello membro, che lo fece essere più prete che monaca, e, a quella accostatosi, con dolce e sommessiva voce pregò quella che 'n cortesia li dovessi un poco accendere quella candela. 8. Facezia. Andando un prete per la sua parrocchia il sabato santo, dando, com'è usanza, l'acqua benedetta per le case, capitò nella stanza d'un pittore, dove spargendo essa acqua sopra alcuna sua pittura, esso pittore, voltosi indirieto alquanto scrucciato, disse, perché facessi tale spargimento sopra le sue pitture. Allora il prete disse essere così usanza, e ch'era suo debito il fare così, e che faceva bene, e chi fa bene debbe aspettare bene e meglio, che così promettea Dio, e che d'ogni bene, che si faceva in terra, se n'arebbe di sopra per ogni un cento. Allora il pittore, aspettato ch'elli uscissi fori, se li fece di sopra alla finestra, e gittò un gran secchione d'acqua addosso a esso prete, dicendo: «Ecco che di sopra ti viene per ogni un cento, come tu dicesti che accaderebbe nel bene, che mi facevi colla tua acqua santa, colla quale m'hai guasto mezze le mie pitture». 9. Usano i frati minori, a certi tempi, alcune loro quaresime, nelle quali essi non mangiano carne ne' lor conventi; ma in viaggio, perché essi vivano di limosine, hanno licenzia di mangiare ciò che è posto loro innanzi. Onde, abbattendosi in detti viaggi una coppia d'essi frati a un'osteria in compagnia d'un certo me[r]cantuolo, il quale, essendo a una medesima mensa, alla quale non fu portato, per la povertà dell'osteri[a], altro che un pollastro cotto, onde esso mercantuolo, vedendo questo essere poco per lui, si volse a essi frati, e disse: «Se io ho ben di ricordo, voi non mangiate in tali dì ne' vostri conventi d'alcuna maniera di carne». Alle quali parole i frati furono costretti, per la lor regola, sanza alt[r]e gavillazioni, a dire ciò essere la verità: onde il mercantetto ebbe il suo desiderio; e così si mangiò essa pollastra, e i frati feciono il meglio poterono. Ora, dopo tale desinare, questi commensari si partirono tutti e tre di compagnia; e dopo alquanto di viaggio, trovati un fiume di bona larghezza e profondità, essendo tutti tre a piedi - i frati per povertà e l'altro per avarizia, - fu necessario, per l'uso della compagnia, che uno de' frati, essendo discalzi passasse sopra i suoi omeri esso mercantuolo: on[de] datoli il frate a serbo i zoccoli, si caricò di tale omo. Onde accadde che, trovandosi esso frate in mezzo del fiume, esso ancora si ricordò de la sua regola; e fermatosi, a uso di San Cristofano, alzò la testa inverso quello che l'aggravava, e disse: «Dimmi un poco, hai tu nessun dinari addosso?». «Ben sai», rispose questo, «come credete voi che mia pari mercatanti andassi[n] altrementi attorno?». «Oimè!», disse il frate, «la nostra regola vieta che noi non possiano portare danari addosso». E subito lo gettò nell'acqua. La qual cosa, conosciuta dal mercatante facetamente la già fatta ingiuria essere vendicata, con piacevole riso, pacificamente, mezzo arrossito per vergogna, la vendetta sopportò. 10. Uno lasciò lo usare con uno suo amico, perché quello spesso li diceva male delli amici sua. Il quale lasciato l'amico, un dì, dolendosi collo amico, e dopo il molto dolersi, pregò che li dicesse quale fusse la cagione che lo avesse fatto dimenticare tanta amicizia. Al quale esso rispose: «Io non voglio più usare con teco per ch'io ti voglio bene e non voglio che, dicendo tu male ad altri di me tuo amico, che altri abbiano a fare, come me a fare trista impressione di te, dicendo tu a quelli male di me tuo amico, onde non usando noi più insieme, parrà che noi siamo fatti nimici e per il dire tu male di me, com'è tua usanza, non sarai tanto da essere biasimato, come se noi usassimo insieme». 11. Facezia. Uno volendo provare colla alturità di Pittagora come altre volte lui era stato al mondo, e uno non li lasciava finire il suo ragionamento, allor costui disse a questo tale: «E per tale segnale che io altre volte ci fussi stato, io mi ricordo che tu eri mulinaro». Allora costui, sentendosi mordere colle parole, gli confermò essere vero, che per questo contrassegno lui si ricordava che questo tale era stato l'asino, che li portava la farina. 12. Facezia. Fu dimandato un pittore, perché facendo lui le figure sì belle, che eran cose morte, per che causa avessi fatto i figlioli sì brutti. Allora il pittore rispose che le pitture le fece di dì e i figlioli di notte. 13. Motto detto da un giovane a un vecchio. Dispregiando uno vecchio pubblicamente un giovane, mostrando aldacemente non temer quello, onde il giovane li rispuose che la sua lunga età li faceva migliore scudo che la lingua o la forza. 14. Facezia. Sendo uno infermo in articulo di morte, esso sentì battere la porta e domandato uno de' sua servi chi era che batteva l'uscio, esso servo rispose essere una che si chiamava Madonna Bona. Allora l'infermo, alzato le braccia al cielo ringraziò Dio con alta voce, poi disse ai servi che lasciassino venire presto questa, acciò che potessi vedere una donna bona innanzi che esso morissi, imperocché in sua vita ma' ne vide nessuna. 15. Facezia. Fu detto a uno che si levasse dal letto, perché già era levato il sole, e lui rispose: «Se io avessi a fare tanto viaggio e faccende quanto lui, ancora io sarei già levato, e però, avendo a fare sì poco cammino, ancora non mi vo' levare». 16. Uno artigiano andando spesso a vicitare uno signore, sanza altro proposito dimandare, al quale il signore domandò quello che andava facendo. Questo disse che veniva lì per avere de' piaceri che lui aver non potea; perocché lui volentieri vedeva omini più potenti di lui, come fanno i popolari, ma che 'l signore non potea vedere se non omini di men possa di lui: e per questo i signori mancavano d'esso piacere. 17. Uno andando a Modana ebbe a pagare cinque soldi di gabella della sua persona. Alla qual cosa, cominciato a fare gran cramore e ammirazione, attrasse a sé molti circunstanti, i quali domandando donde veniva tanta maraviglia, ai quali Maso rispose: «O non mi debbo io maravigliare con ciò sia che tutto un omo non paghi altro che cinque soldi, e a Firenze io, solo a metter dentro el cazzo, ebbi a pagare dieci ducati d'oro, e qui metto el cazzo e coglioni e tutto il resto per sì piccol dazio? Dio salvi e mantenga tal città e chi la governa. 18. Uno, vedendo una femmina parata a tener tavola in giostra, guardò il tavolaccio e gridò vedendo la sua lancia: «Oimè, questo è troppo picciol lavorante a sì gran bottega!». 19. Una putta mostrò il conno d'una capra 'n iscambio del suo a un prete, e prese un grosso, e così lo beffò. 20. La femmina nel passare uno tristo passo e fangoso «Tre verità», ella nell'alzarsi colle mani i panni dirieto e dinanzi si tocca la potta e 'l culo e dice: «Questo è un tristo passo!». 21. Facezia. Perché li Ungheri tengan la croce doppia? 22. Un certo merendon cresciuto all'uggia, come la zucca o 'l melon per superchio omore, o come il bozzacchio per li acquazzoni. No, tu non di' bene; sai tu chi e' par quello? Egli è proprio giucco da Gello, raso a capocchia; ma li manca il cavolo o la foglia della zucca da colare il lattime. Di' su, Sandro, che te ne pare? I' ti dirò il vero, e' non m'è riuscito. 23. Facezia dell'arciprete di Sancta Maria del Monte, che sta a Varese, che fu mandato legato al Duca 'n iscambio d'uno sparviere. 24. Uno rimproverò a uno omo da bene che non era legittimo. Al quale esso rispose esser legittimo nelli ordini della spezie umana e nella legge di natura, ma che lui nell'una era bastardo, perch'egli avea più costumi di bestia che d'omo, e nella legge delli omini non avea certezza d'esser ligittimo. 25. Facezia. Sapiendo un ladro che 'n suo cognoscente merciaio avea assai danari 'n una cassa in sua bottega, fece pensiero di rubarliele, e di mezzanotte, entrato in bottega d'esso merciaio, cominciato a dare ordine alla sua intenzione, fu sopraggiunto, la bottega dischiavata dal gran catenaccio. E con grande spavento, posto li occhi alle fessure donde spirava il lume del ladro, subito serrò di fori il catenaccio; e serrato il ladro in bottega, corse per la famiglia del rettore. Allora il ladro, trovandosi dentro serrato, ricorse a un subito scampo della salute sua, e, accesi due candellieri del merciaio e cavato fori un paio di carte da giucare, parte ne gittò per terra, dov'era tristo giuoco, e altrettante se ne serbò in mano con gioco bono, e così aspettò la famiglia del rettore. La quale subito che giunse col cavalieri, costui ch'era in bottega, sentendo dischiavare l'uscio, gridò: «Alla fede di Dio, tu m'hai serrato qui per non mi pagare li danari che io t'ho vinti. E io ti giuro che tu mi fara' il dovere. E non si vole giuocare, chi non vuol perdere. Tu m'hai fatto mezzo giucar per forza e poi, quando perdi, ti fuggi for di bottega co' tua danari e co' mia, e mi serri dentro, perché io non ti corra dirieto.» E così detto, li cacciò la mano alla scarsella per ispiccarliela dal lato. Allora il cavalieri, parendoli esser stato giuntato, fece che 'l merciaio li diede i danari che colui dimandava ch'eran sua. 26. Facezia. Uno povero omo fece intendere a uno usceri d'un gran signore come e' dovessi dire al suo signore, che quivi era venuto un suo fratello, il quale avea gran bisogno di parlarli. Il quale usceri, avendo referita tale imbasciata, ebbe comessione di dare l'entrata a tale fratello. Il quale, giunto al cospetto del signore, li mostrò come, essendo tutti discesi del gran padre Adam, ch'elli era suo fratello, e che la roba era mal divisa, e che lo pregava che cacciassi da lui tanta povertà, perché a gran pena potea vivere di limosine. Allora il signori rispose ch'elli era ben lecito tal richiesta e domandò il tesorieri e feceli donare un soldo. Allora il povero ebbe grande ammirazione e disse che quel non si richiedea a tal fratelllo. Allora il signore disse ch'egli avea tanti simili fratelli, che a dar tanto per ciascuno, che non li rimanea niente a lui, e che tal soldo era bastante a tal divisione di roba. E così con lecita licenzia lo divise da tal redità. PROEMI 1. Se bene, come loro, non sapessi allegare gli altori, molto maggiore e più degna cosa allegherò, allegando la sperienzia, maestra ai loro maestri. Costoro vanno sgonfiati e pomposi, vestiti e ornati, non delle loro, ma delle altrui fatiche; e le mie a me medesimo non concedano; e se me inventore disprezzeranno, quanto maggiormente loro, non inventori, ma trombetti e recitatori delle altrui opere, potranno essere biasimati. 2. Proemio. È da essere giudicati e non altrementi stimati li omini inventori e 'nterpetri tra la natura e gli omini – a comparazione de' recitatori e trombetti delle altrui opere - quant'è dall'obbietto fori dello specchio alla similitudine d'esso obbietto apparente nello specchio, che l'uno per sé è qualche cosa, e l'altro è niente. Gente poco obbrigate alla natura, perché sono sol d'accidental vestiti, e sanza il quale potrei accompagnarli infra li armenti delle bestie. 3. Molti mi crederanno ragionevolmente potere riprendere allegando le mie prove esser contro all'alturità d'alquanti omini di gran reverenza appresso de' loro inesperti iudizi, non considerando le mie cose essere nate sotto la semplice e mera sperienzia, la quale è maestra vera. 4. Proemio. Vedendo io non potere pigliare materia di grande utilità o diletto, perché li omini innanzi a me nati hanno preso per loro tutte l'uti[li] e necessarie teme, farò come colui il quale per povertà giugne l'ultimo alla fiera, e non potendo d'altro fornirsi, piglia tutte cose già da altri viste e non accettate, ma rifiutate per la loro poca valitudine. Io questa disprezzata e rifiutata mercanzia, rimanente de' molti compratori, metterò sopra la mia debole soma, e con quella, non per le grosse città, ma povere ville andrò distribuendo, pigliando tal premio qual merita la cosa da me data. 5. Proemio. Naturalmente li omini boni disiderano sapere. So che molti diranno questa essere opera inutile, e questi fieno quelli de' quali Deometro disse non faceva conto più del vento, il quale nella lor bocca causava le parole, che del vento ch'usciva dalle parte di sotto; uomini i quali hanno solamente desiderio di corporal ricchezze, diletto, e interamente privati di quello della sapienza, cibo e veramente sicura ricchezza dell'anima; perché quant'è più degna l'anima che 'l corpo, tanto più degni fien le ricchezze dell'anima che del corpo. E spesso quando vedo alcun di questi pigliare essa opera in mano, dubito non sì come la scimmia sel mettino al naso, o che mi domandi[n] se è cosa mangiativa. 6. Proemio. So bene che, per non essere io litterato, che alcuno prosuntuoso gli parrà ragionevolmente potermi biasimare coll'allegare io essere omo sanza lettere. Gente stolta! Non sanno questi tali ch'io potrei, sì come Mario rispose contro a' patrizi romani, io sì rispondere, dicendo: «Quelli che dall'altrui fatiche se medesimi fanno ornati, le mie a me medesimo non vogliano concedere». Diranno che, per non avere io lettere, non potere ben dire quello di che voglio trattare. Or non sanno questi che le mie cose son più da esser tratte dalla sperienzia, che d'altrui parola; la quale fu maestra di chi bene scrisse, e così per maestra la piglio e quella in tutti i casi allegherò. 7. Proemio di prospettiva, cioè dell'uffizio dell'occhio. Or guarda, lettore, quello che noi potremo credere ai nostri antichi, i quali hanno voluto difinire che cosa s[ia a]nima e vita, cose improvabili, q[uando] quelle che con isperienzia ognora si possano chiaramente conoscere e provare, sono per tanti seculi ignorate e falsamente credute. L'occhio, che così chiaramente fa sperienzia del suo offizio, è insino ai mia tempi per infiniti altori stato difinito in un modo, trovo per isperienzia essere 'n un altro. 8. Queste regole son cagione di farti conoscere il vero dal falso; la qual cosa fa che li omini si promettano le cose possibili e con più moderanza, e che tu non ti veli di ignoranza, che farebbe che, non avendo effetto, tu t'abbi con disperazione a darti malinconia. 9. Effetto delle mie regole. Se tu mi dicessi: «Che partoriscano queste tue regole; a che son loro bone?»; io ti rispondo ch'elle tengon le briglia all'ingegneri e investigatori a non si las[c]iare promettere a se medesimo o ad altri cose impossibili e farsi tenere matto o giuntatore. 10. E la difinizione dell'anima lascio nelle menti de' frati, padri de' popoli, li quali per inspirazione san tutti li segreti. Lascia star le lettere incoronate, perché son somma verità. 11. Chi disputa allegando l'alturità non adopera lo 'ngegno, ma più tosto la memoria. 12. Le buone lettere so' nate da un bono naturale, e perché si de' più laldare la cagion che l'effetto, più lalderai un bon naturale sanza lettere, che un bon litterato sanza naturale. 13. Contro alcuni commentatori che biasiman li antichi inventori donde nasceron le grammatiche e le scienzie, e fansi cavalieri contro alli morti inventori. 14. I' ho tanti v[o]cavoli nella mia lingua materna, ch'i' m'ho piuttosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole, colle quali io possa bene espriemere il concetto della mente mia. 15. Intra li studi delle naturali considerazioni la luce diletta più i contemplanti; intra le cose grandi delle matematiche la certezza della dimostrazione innalza più plecaramente l'ingegni dell'investiganti. La prospettiva adunque è da esser preposta a tutte le traduzioni e discipline umane, nel campo della quale la linia radiosa complicata dà e modi delle dimostrazioni, innella quale si truova la groria non tanto de la matematica quanto della fisica, ornata co' fiori dell'una e dell'altra; le sentenzie della quale, distese con gran circuizioni, io le ristrignerò in conclusiva brevità, intessendo, secondo il modo de la materia, naturale e matematiche dimostrazioni, alcuna volta conchiudendo gli effetti per le cagioni, e alcuna volta le cagioni per li effetti, aggiugnendo ancora alle mie conclusioni alcuna che non sono in quelle, non di meno di quelle si traggano, come si degnerà il Signore, luce d'ogni cosa, illustrare me trattatore della luce, el quale partirò la presente opera in tre parti. 16. E tu, che di' esser meglio il vedere fare la notomia che vedere tali disegni, diresti bene, se fussi possibile veder tutte queste cose, che in tal disegni si dimostrano in una sola figura; nella quale, con tutto il tuo ingegno, non vedrai e non arai la notizia se non d'alquante poche vene; delle quali io, per averne vera e piena notizia, ho disfatti più di dieci corpi umani, destruggendo ogni altri membri, consumando con minutissime particule tutta la carne che dintorno a esse vene si trovava, sanza insanguinarle, se non d'insensibile insanguinamento delle vene capillare. E un sol corpo non bastava a tanto tempo, che bisognava procedere di mano in mano in tanti corpi, che si finissi la intera cognizione; la qual ripricai due volte per vedere le differenzie. E se tu arai l'amore a tal cosa, tu sarai forse impedito dallo stomaco; e se questo non ti impedisce, tu sarai forse impedito dalla paura coll'abitare nelli tempi notturni in compagnia di tali morti squartati e scorticati e spaventevoli a vederli; e se questo non t'impedisce, forse ti mancherà il disegno bono, il qual s'appartiene a tal figurazione. E se tu arai il disegno, e' non sarà accompagnato dalla prespettiva; e se sarà accompagnato, e' ti mancherà l'ordine delle dimostrazion geometriche e l'ordine delle calculazion delle forze e valimento de' muscoli; o forse ti mancherà la pazienza, che tu non sarai diligente. Delle quali, se in me tutte queste cose sono state o no, i centoventi libri da me composti ne daran sentenzia del sì o del no, nelli quali non sono stato impedito né d'avarizia o negligenzia, ma sol dal tempo. Vale. 17. O scrittore, con quali lettere scriverrai tu con tal perfezione la intera figurazione qual fa qui il disegno? Il quale tu per non avere notizia, scrivi confuso e lasci poca cognizione delle vere figure delle cose, la quale tu, ingannandoti, ti fai credere poter saddisfare appieno all'ulditore, avendo a parlare di figurazione di qualunche cosa corporea circundata di superfizie. Ma io ti ricordo che tu non t'impacci colle parole se non di parlare con orbi, o se pur tu voi dimostrar con parole alli orecchi e non all'occhi delli omini, parla di cose di sustanzie o di nature, e non t'impacciare di cose appartenenti alli occhi col farle passare per li orecchi, perché sarai superato di gran lungo dall'opera del pittore. Con quali lettere descriverai questo core che tu non empia un libro? e quanto più lungamente scriverrai alla minuta, tanto più confonderai la mente dello ulditore e sempre arai bisogno di sponitori o di ritornare alla sperienzia, la quale in voi è brevissima e dà notizia di poche cose rispetto al tutto del subbietto di che desideri integral notizia. 18. O speculatore di questa nostra macchina, non ti contristare perché coll'altrui morte tu ne dia notizia, ma rallegrati che il nostro Altore abbia fermo lo intelletto a tale eccellenzia di strumento. 19. Io scopro alli omini l'origine prima, o forse seconda, della cagione di loro essere. 20. E tu, omo, che consideri in questa mia fatica l'opere mirabile della natura, se giudicherai esser cosa nefanda il destruggerla, or pensa essere cosa nefandissima il torre la vita all'omo, del quale, se questa sua composizione ti pare di maraviglioso artifizio, pensa questa essere nulla rispetto all'anima, che in tale architettura abita, e veramente, quale essa si sia, ella è cosa divina, [sì] che lasciala abitare nella sua opera a suo beneplacito, e non volere che la tua ira o malignità destrugga una tanta vita - che, veramente, chi non la stima non la merita -, poiché così mal volentieri si parte dal corpo, e ben credo che 'l suo pianto e dolore non sia sanza cagione. E ingegnati di conservare la sanità, la qual cosa tanto più ti riuscirà quanto più da fisici ti guarderai, perché le sue composizione son di spezie d'archimia, della qual non è men numero di libri ch'esista di medicina. 21. Io ho trovato infra l'altre superchie e impossibile credulità degli omini la cerca del moto continuo, la quale per alcuno è detta 'rota perpetua'. Questa ha tenuto moltissimi seculi, con lunga cerca e sperimentazione e grande spesa, occupati quasi tutti quelli omini che si dilettano di machinamenti d'acqua e di guerre e altri sottili ingegni. E sempre nel fine intervenne a loro come alli archimisti, che per una piccola parte si perdea il tutto. Ora io intendo fare questa limosina a questa setta d'investigatori, cioè di dare loro tanto di quiete in tale cerca quanto durerà questa mia piccola opera. E oltre a di questo, ciò che di sé a altri imprometteranno, arà il disiderato lor fine, e none aranno sempre a stare in fughe per le cose impossibile promesse ai principi e reggitori di popoli. Io mi ricordo avere veduti molti e di vari paesi, essere per loro puerile credulità, essersi condotti alla città di Vinegia con grande speranze di provisioni, e fare mulina in acqua morta*, che non potendo dopo molta spesa movere tal machina, eran costretti a movere con gran furia se medesimi di tale aer. *Cioè levare con istrumenti l'acqua quieta, come di padule, pozzo o di mare, e questa acqua, levata, 'n suo discendere ausi a fare come che fa l'altra acqua alle mulina O sempi, o veramente o[mi]ni sanza naturale [che] volete voi? 22. O speculatori del continuo moto, quanti vani disegni in simile cerca ave' creati! Accompagnatevi colli cercator dell'oro! 23. Com'è più difficile a 'ntendere l'opere di natura che un libro d'un poeta! DUE CAPOLAVORI E UNA SCOPERTA 1. Se tu non voi fare di bronzo, perché esse non sieno tolte, sappi che tutte le bone cose di Roma furono spoglie di città e terre vinte da essi romani. E non valse essere di pesi mirabili, come fu l'agucchia e due cavalli. E se tu la farai fare sì goffa, che non n'abbia a essere portata via, e' ne fia fatto muraglie e calcina. Fa come ti piace, che ogni cosa ha la sua morte. E se tu dicessi di non volere fare cosa che dia più o[no]re all'artefice che a chi spende, sappi che le più cose danno più onore al suo fattore che al pagatore. 2. Addì 6 di giugno 1505, in venerdì, al tocco delle tredici ore, cominciai a colorire in Palazzo. Nel qual punto del posare il pennello si guastò il tempo, e sonò a Banco richiedendo li omini a ragione. Il cartone si stracciò, l'acqua si versò e ruppesi il vaso dell'acqua che si portava. E subito si guastò il tempo, e piovve insino a sera acqua grandissima, e stette il tempo come notte. 3. La notte di Sancto Andre[a] trovai il fine della quadratura del cerchio. E in fine del lume e della notte e della carta dove scrivevo, fu concluso. Al fine dell'ora. DISCORSO CONTRO GLI ABBREVIATORI 1. Non abbreviatori ma obbliatori si de' dire a quelli che abbrevian tali opere quali son queste. 2. Fa' un discorso della riprensione che si richiede alli scolari, impeditori delle notomie e abbreviatori di quelle. 3. a) Chi biasima la somma certezza delle matematiche si pasce di confusione, e mai porrà silenzio alle contraddizioni delle sofistiche scienzie, colle quali s'impara uno eterno gridore. b) Li abbreviatori delle opere fanno ingiuria alla cognizione e allo amore, con ciò sia che l'amore di qualunche cosa è figliol d'essa cognizione, e l'amore è tanto più fervente quanto la cognizione è più certa; la qual certezza nasce dalla cognizione integrale di tutte quelle parte, le quali, essendo insieme unite, compongano il tutto di quelle cose che debbono essere amate. Che vale a quel che per abbreviare le parte di quelle cose che lui fa professione di darne integral notizia, che lui lasci indirieto la maggior parte delle cose di che il tutto è composto? Egli è vero che la impazienzia, madre della stoltizia, è quella che lalda la brevità. Come se questi tali non avessino tanto di vita che li servissi a potere avere una intera notizia d'un sol particulare, come è un corpo umano! E poi vogliano abbracciare la mente di Dio, nella quale s'include l'universo, caratando e minuzzando quella in infinite parte, come l'avessino anatomizzate! O stoltizia umana! non t'avvedi tu, che tu se' stato con teco tutta la tua età, e non hai ancora notizia di quella cosa che tu più possiedi, cioè della tua pazzia? e voli poi, colla moltitudine de' sofistichi, ingannare te e altri, splezzando le matematiche scienze, nelle qual si contiene la vera notizia delle cose che in lor si contengano; o vòi poi scorrere ne' miracoli e scrivere e dar notizia di quelle cose di che la mente umana non è capace, e non si posson dimostrare per nessun esemplo naturale; e ti pare avere fatto miraculi quando tu ha' guasto una opera d'alcuno ingegno speculativo; e non t'avvedi che tu cadi nel medesimo errore che fa quello che denuda la pianta dell'ornamento de' sua rami, pieni di fronde miste colli odoriferi fiori e frutti sopra, [e] dimostra in quella pianta esser da fare di ignude tavole! Come fece Giustino, abbreviator delle Storie scritte da Troco Pompeo - il quale scrisse ornatamente tutti li eccellenti fatti delli sua antichi, li quali eran pieni di mirabilissimi ornamenti - e così compose una cosa ignuda, ma sol degna d'ingegni impazienti, li quali pare lor perder tanto di tempo, quant'è quello che è adoperato utilmente, cioè nelli studi delle opere di natura e delle cose umane. Ma stieno questi tali in compagnia delle bestie, e li lor cortigiani sien cani e altri animali pien di rapina e accompagninsi con lor; correndo sempre dirieto a chi fugge, seguitano l'innocenti animali che, con la fame, alli tempi delle gran nevi, ti vengano alle case, dimandandoti limosina, come [a] lor tutore. E se tu se', come tu hai iscritto, il re delli animali - ma meglio dirai dicendo re delle bestie, essendo tu la maggiore - perché non li aiuti a ciò che ti possin poi darti li lor figlioli in benifizio della tua gola, colla quale tu hai tentato farti sepultura di tutti li animali? E più oltre direi, se 'l dire il vero mi fussi integralmente lecito. Ma non ne usciam delle cose umane dicendo una somma iscellerataggine, la qual cosa non accade nelli animali terresti, imperò che in quelli non si trova animali che mangino della loro spezie se non per mancamento di celabro - imperò che infra loro è de' matti, come infra li omini, benché non sieno in tanto numero - e questo non accade se non ne li animali rapaci, come nella spezie leonina e pardi, pantere, cervéri, catte e simili, li quali alcuna volta si mangiano i figlioli; ma tu, oltre alli figlioli, ti mangi il padre, madre, fratelli e amici, e non ti basta questo, che tu vai a caccia per le altrui isole pigliando li altri omini; e quelli, mozzando il membro e li testiculi, fa' ingrassare e te li cacci giù per la gola! Or non produce natura tanti semplici che tu ti possa saziare? e se non ti contenti de' semplici, non poi tu con la mistion di quelli fare infiniti composti, come scrisse il Platina e li altri altori di gola? c) E se alcuno se ne trova vertuoso e bono non lo scacciate da voi, fateli onore, a ciò che non abbia a fuggirsi da voi e ridursi nelli ermi o spelonche o altri lochi soletari per fuggirsi dalle vostre insidie; e se alcun di questi tali si trova, fateli onore, perché questi sono i nostri iddei terresti, questi meritan da noi le statue, simulacri e li onori. Ma ben vi ricordo che li lor simulacri non sien da voi mangiati, come accade in alcuna regione dell'India, che quando li lor simulacri operano alcuno miraculo - secondo loro - li sacerdoti lo tagliano in pezzi, essendo di legno, e ne dànno a tutti quelli del paese, e non sanza premio, e ciascun raspa sottilmente la sua parte e mette sopra la prima vivanda che mangiano, e così tengan per fede aversi mangiato il suo santo, e credan che lui li guardi poi da tutti li pericoli. Che ti pare, omo, qui della tua spezie? se' tu così savio come tu ti tieni? son queste cose da esser fatte da omini? d) E in questo caso i' so che io ne acquisterò pochi nemici, con ciò sia che nessun crederà ch'io possa dire di lui, perché pochi son quelli a chi i sua vizi dispiaccino, anzi sol quelli omini li dispiacciano che son di natura contraria a tali vizi; e molti odiano li padri e guastan le amicizie, reprensori de' sua vizi, e non vale esempli contrari a esse, né nessuno uman consiglio. CONTRO IL NEGROMANTE E L'ALCHIMISTA 1. Non pò essere voce, dove non è movimento e percussione d'aria, non pò essere percussione d'essa aria, dove non è strumento, non pò essere strumento incorporeo. Essendo così, uno spirito non pò avere né voce, né forma, né forza, e, se piglierà corpo, non potrà penetrare, né entrare dove li usci sono serrati. E se alcuno dicessi: «per aria congregata e ristretta insieme lo spirito piglia i corpi di varie forme, e per quello strumento parla e move con forza», a questa parte dico che, dove non è nervi e ossa, non può essere forza operata, in nessuno movimento, fatto dagl'imaginati spiriti. Fuggi e precetti di quelli speculatori che le loro ragioni non son confermate dalla isperienzia. 2. Considera bene come, mediante il moto della lingua, coll'aiuto delli labbri e denti, la pronunziazione di tutti i nomi delle cose ci son note, e li vocaboli semplici e composti d'un linguaggio pervengano alli nostri orecchi, mediante tale istrumento. Li quali, se tutti li effetti di natura avessino nome, s'astenderebbono inverso lo infinito, insieme colle infinite cose che sono in atto e che sono in potenzia di natura; e queste non isplemerrebbe in un solo linguaggio, anzi in moltissimi, li quali ancora lor s'astendano inverso lo infinito, perché al continuo si variano di secolo in seculo e di paese in paese, mediante le mistion de' popoli che per guerre o altri accidenti al continuo si mistano; e li medesimi linguaggi son sottoposti alla obblivione, e son mortali come l'altre cose create; e se noi concedereno il nosto mondo essere etterno, noi diren tali linguaggi essere stati, e ancora dovere essere, d'infinita varietà, mediante l'infiniti secoli, che nello infinito tempo si contengano ecc. E questo non è in alcuno altro senso, perché sol s'astendano nelle cose che al continuo produce la natura, la qual non varia le ordinarie spezie delle cose da lei create, come si variano di tempo in tempo le cose create dall'omo, massimo strumento di natura, perché la natura sol s'astende alla produzion de' semplici. Ma l'omo con tali semplici produce infiniti composti, ma non ha potestà di creare nessun semplice, se non un altro se medesimo, cioè li sua figlioli: e di questo mi saran testimoni li vecchi archimisti, li quali mai, o a caso o con volontaria sperienzia, s'abbattèro a creare la minima cosa che crear si possa da essa natura; e questa tal generazione merita infinite lalde, mediante la utilità delle cose da lor trovate a utilità delli omini, e più ne meriterebbono, se non fussino stati inventori di cose nocive, come veneni e altre simili ruine di vita o di mente, della quale lor non sono esenti, con ciò sia che con grande studio e esercitazione volendo creare, non la men nobile produzion di natura, ma la più eccellente, cioè l'oro, vero figliol del sole, perché più ch'a altra creatura a lui s'assomiglia, e nessuna cosa creata è più etterna d'esso oro. Questo è esente dalla destruzion del foco, la quale s'astende in tutte l'altre cose create, quelle riducendo in cenere o in vetro o in fumo. E se pur la stolta avarizia in tale errore t'invia, perché non vai alle miniere dove la natura genera tale oro e quivi ti fa' suo discepolo, la qual fedelmente ti guarirà della tua stoltizia, mostrandoti come nessuna cosa da te operata nel foco, non sarà nessuna di quelle che natura adoperi al generare esso oro? Quivi non argento vivo, quivi non zolfo di nessuna sorte, quivi non foco, né altro caldo che quel di natura vivificatrice del nostro mondo, la qual ti mosterrà le ramificazione dell'oro sparse per il lapis ovvero azzurro oltramarino, il quale è colore esente dalla potestà del foco. E considera bene tale ramificazione dell'oro, e vederai nelli sua stremi, li quali co' lento moto al continuo crescano, e' convertano in oro quel che tocca essi stremi, e nota che quivi v'è un'anima vigitativa, la qua[l] non è in tua potestà di generare. 3. Ma delli discorsi umani stoltissimo è da essere reputato quello il qual s'astende alla credulità della negromanzia, sorella della archimia, partoritrice delle cose semplice naturali; ma è tanto più degna di reprensione che l'archimia, quanto ella non partorisce alcuna cosa se non simili a sé, cioè bugie, il che non ne interviene nella archimia la quale è ministratrice de' semplici prodotti dalla natura, il quale uffizio fatto esser non può da essa natura, perché in lei non è strumenti organici, colli quali essa possa operare quel che adopera l'omo mediante le mani, che in tale uffizio ha fatti e vetri ecc., ma essa negromanzia, stendardo ovver bandiera volante mossa dal vento, guidatrice della stolta moltitudine, la quale al continuo è testimonia, collo abbaiamento, d'infiniti effetti di tale arte, e n'hanno empiuti i libri, affermando che l'incanti e spiriti adoperino e sanza lingua parlino, e sanza strumenti organici, sanza i quali parlar non si pò, parlino e portino gravissimi pesi, faccino tempestare e piovere, e che li omini si convertino in gatte, lupi e altre bestie, benché in bestia prima entran quelli che tal cosa affermano. E certo se tale negromanzia fussi in essere, come dalli bassi ingegni è creduto, nessuna cosa è sopra la terra che al danno e servizio dell'omo fussi di tanta valitudine: perché se fussi vero che in tale arte si avessi potenzia di far turbare la tranquilla serenità dell'aria, convertendo quella in notturn'aspetto, e far le corruscazioni e venti con ispaventevoli toni e folgori, scorrenti in fra le tenebre, e con impetuosi venti ruinare li alti edifizi, e diradicare le selve, e con quelle percotere li eserciti, e quelli rompendo e atterrando, e oltra di questo le dannose tempeste, privando li cultori del premio delle lor fatiche, o! qual modo di guerra pò essere che con tanto danno possa offendere il suo nemico, aver potestà di privarlo delle sue ricolte? qual battaglia marittima pò essere che si assomigli a quella di colui che comanda alli venti, e fa le fortune ruvinose e sommergitrici di qualunche armata? Certo quel che comanda a tali impetuose potenzie sarà signore delli popoli, e nessuno umano ingegno potrà resistere alle sue dannose forze: li occulti tesori e gemme riposte nel corpo della terra, fieno a costu[i] tutti manifesti, nessun serrame o fortezze inespugnabili saran quelle che salvar possino alcuno, sanza la voglia di tal negromante. Questo si farà portare per l'aria dall'oriente all'occidente, e per tutti li oppositi aspetti dell'universo. Ma perché mi vo io più oltre astendendo? quale è quella cosa che, per [t]ale artefice, far non si possa? quasi nessuna, eccetto il levarsi la morte. Addunque è concluso, in parte, il danno e la utilità che in tale arte si contiene, essendo vera. E s'ella è vera, perché non è restata infra li omini che tan[to la] desiderano, non avendo riguardo a nessuna deità? E sol che infiniti ce n'è che per saddisfare a un suo appetito ruinerebbono Iddio con tutto l'universo. E s'ella non è rimasta infra li omini, essendo a lui tanto necessaria, essa non fu mai, né mai è per dovere essere, per la difinizion dello spirito, il quale è invisibile, incorporeo, e dentro alli elementi non è cose incorporee, perché, dove non è corpo, è vacuo, e il vacuo non si dà dentro alli elementi, perché subito sarebbe dall'elemento riempiuto. 4. Delli spiriti. Abbiamo insin qui, dirieto a questa faccia, detto come la difinizion dello spirito è «una potenzia congiunta al corpo, perché per se medesimo reggere non si può, né pigliare alcuna sorte di moto locale». E se tu dirai che per sé si regga, questo essere non pò dentro alli elementi, perché se lo spirito è quantità incorporea, questa tal quantità è detta vacuo, e il vacuo non si dà in natura, e, dato che si dessi, subito sarebbe riempiuto dalla ruina di quello elemento, nel qual tal vacuo si generassi. Adunque, per la difinizion del peso, che dice: «la gravità è una potenzia accidentale, creata dall'uno elemento tirato o sospinto nell'altro», seguita che nessuno elemento non pesando nel medesimo elemen[to], e' pesa nell'elemento superiore, ch'è più lieve di lui; come si vede la parte dell'acqua non ha gravità o levità nell'altra acqua, ma se tu la tirerai nell'aria, allora ella acquisterà gravezza, e se tu tirerai l'aria sotto l'acqua, allora l'acqua che si trova sopra tale aria acquista gravezza, la qual gravezza per sé sostener non si pò; onde l'è necessario la ruina, e così cade infra l'acqua, in quel loco ch'è vacuo d'essa acqua. Tale accaderebbe nello spirito, stando infra li elementi, che al continuo genererebbe vacuo in quel tale elemento dove lui si trovassi, per la qual cosa li sarebbe necessario la continua fuga inverso il cielo, insin che uscito fussi di tali elementi. 5. Se lo spirito tiene corpo infra li elementi. Abbiam provato, come lo spirito non può per sé stare infra li elementi sanza corpo, né per sé si pò movere per moto volontario, se none allo in su, ma al presente direno, come, pigliando corpo d'aria, che tale spirito è necessario che s'infonda infra essa aria, perché, s'elli stessi unito, e' sarebbe separato, e cadrebbe alla generazion del vacuo, come di sopra è detto. Addunque è necessario che, a volere restare infra l'aria, che esso s'infonda 'n una quantità d'aria, e, se si mista coll'aria, elli seguita due inconvenienti, cioè, che elli levifica quella quantità dell'aria dove esso si mista, per la qual cosa l'aria levificata per sé vola in alto, e non resta infra l'aria più grossa di lei; e oltre a di questo, tal virtù spirituale sparsa si disunisce e altera sua natura, per la qual cosa essa manca della prima virtù. Aggiugnecisi un terzo inconveniente, e questo è, che tal corpo d'aria preso dallo spirito, è sottoposto alla penetrazion de' venti, li quali al continuo disuniscano e stracciano le parti unite dell'aria, quelle rivolgendo e raggirando infra l'altra aria. Adunque lo spirito in tale aria infuso, sarebbe ismembrato, ovvero sbranato e rotto, insieme collo sbranamento dell'aria, nella qual s'infuse. 6. Se lo spirito, avendo preso corpo d'aria, si pò per sé movere o no. Impossibile è che lo spirito infuso 'n una quantità d'aria, possa movere essa aria, e questo si manifesta per la passata dove dice: «lo spirito levifica quella quantità dell'aria, nella quale esso s'infonde». Adunque tale aria si leverà in alto sopra l'altra aria, e sarà moto fatto dall'aria per la sua levità, e non per moto volontario dello spirito: e, se tale aria si scontra nel vento, per la terza di questo essa aria sarà mossa dal vento e non dallo spirito, in lei infuso. 7. Se lo spirito pò parlare o no. Volendo mostrare se lo spirito può parlare o no, è necessario in prima definire che cosa è voce, e come si genera. E direno in questo modo: «la voce è movimento d'aria confregata in corpo denso, o 'l corpo denso confregato nell'aria, che è il medesimo; la qual confregazion di denso con raro condensa il raro, e fassi resistente; e ancora il veloce raro nel tardo raro si condensano l'uno e l'altro ne' contatti, e fanno sono o grandissimo strepito. È il sono, ovver mormorio, fatto dal raro che si move nel raro con mediocre movimento, come la gran fiamma, generatrice di sono infra l'aria; e 'l grandissimo strepito fatto di raro con raro è quando il veloce raro penetra lo immobile raro, come la fiamma del foco uscita della bombarda e percossa infra l'aria, e ancora la fiamma uscita del nugolo, e percote l'aria nella generazion delle saette». Addunque direno, che lo spirito non possa generar voce sanza movimento d'aria, e aria in lui non è, né la può cacciare da sé se elli non l'ha; e se vol movere quella nella quale lui è infuso, egli è necessario che lo spirito multiplichi, e multiplicar non può, se lui non ha quantità, e per la quarta che dice: «nessuno raro si move se non ha loco stabile donde lui pigli il movimento», e massimamente avendosi a movere lo elemento nello elemento, il qual non si move da sé, se non per vaporazione uniforme al centro della cosa vaporata, come accade nella spugna ristretta in nella mano, che sta sotto l'acqua, della qual l'acqua fugge per qualunche verso con equal movimento per le fessure interposte infra le dita della man che dentro a sé la strigne. 8. Se lo spirito ha voce articulata, e se lo spirito pò essere uldito, e che cosa è uldire e vedere, e come l'onda de la voce va per l'aria e come le spezie delli obbietti vanno all'occhio. 9. O matematici, fate lume a tale errore! Lo spirito non ha voce, perché dov'è voce è corpo, e do' è corpo, è occupazion di loco, il quale impedisce all'occhio il vedere delle cose poste dopo tale loco: adunque tal corpo empie di sé tutta la circustante aria, cioè colle sua spezie. 10. Le cose mentali che non son passate per il senso, son vane e nulla verità partoriscano se non dannosa, e perché tal discorsi nascan da povertà d'ingegno, poveri son sempre tali discorsori, e se saran nati ricchi, e' moriran poveri nella lor vecchiezza, perché pare che la natura si vendichi con quelli che voglian far miraculi, abbin men che li altri omini più quieti, e quelli che vo[g]liano arricchire 'n un dì, vivino lungo tempo in gran povertà, come interviene e interverrà in eterno alli archimisti, cercatori di creare oro e argento, e all'ingegneri che voglian che l'acqua morta dia vita motiva a se medesima con continuo moto, e al sommo stolto, negromante e incantatore. 11. I bugiardi interpriti di natura affermano lo argento vivo essere comune semenza a tutti i metalli non si ricordando che la natura varia le semenze secondo la diversità delle cose che essa vole produrre al mondo. DISPUTA «PRO» E «CONTRA» LA LEGGE DI NATURA Contra. Perché la natura non ordinò che l'uno animale non vivessi della morte dell'altro? Pro. La natura essendo vaga e pigliando piacere del creare e fare continue vite e forme, perché cognosce che sono accrescimento della sua terreste materia, è volonterosa e più presta col suo creare che 'l tempo col suo consumare, e però ha ordinato che molti animali sieno cibo l'uno de l'altro, e non sodisfacendo questo a simile desidero, ispesso manda fuora certi avvelenati e pestilenti vapori e continua peste sopra le gran moltiplicazioni e congregazioni d'animali, e massime sopra gli omini che fanno grande accrescimento, perché altri animali non si cibano di loro, e tolto via le cagioni, mancheranno gli effetti. Contra. Adunque questa terra cerca di mancare di sua vita, desiderando la continua moltiplicazione, per la tua assegnata e mostra ragione. Spesso gli effetti somigliano le loro cagioni. Gli animali sono esemplio de la vita mondiale. Pro. Or vedi, la speranza e 'l desidero del ripatriarsi e ritornare nel primo caos fa a similitudine della farfalla al lume, dell'uomo, che con continui desideri sempre con festa aspetta la nuova primavera, sempre la nuova state, sempre e nuovi mesi, e nuovi anni, parendogli che le desiderate cose, venendo, sieno troppo tarde, e non s'avvede che desidera la sua disfazione. Ma questo desidero ene in quella quintessenza, spirito degli elementi, che trovandosi rinchiusa per anima dello umano corpo, desidera sempre ritornare al suo mandatario. E vo' che sappi che questo desiderio è 'n quella quinta essenza compagna della natura, e l'omo è modello dello mondo. ABBOZZO PER UNA DIMOSTRAZIONE 1. Dico la virtù visivale astendersi per li razzi visuali in sino alla superfizie de' corpi non transparenti, e la virtù d'essi corpi astendersi insino alla virtù visivale, e ogni simile corpo empiere tutta la antiposta aria della sua similitudine. Ogni corpo per sé, e tutti insieme fanno il simile, e non solamente l'empiano della similitudine della forma, ma eziandio della similitudine della potenzia. Esemplo. Tu vedi il sole, quando si trova nel mezzo del nostro emisperio, e essere le spezie della sua forma per tutte le parte dove si dimostra, vedi essere le spezie del suo splendore in tutti quelli medesimi lochi; e ancora vi s'aggiugne la similitudine della potenza del calore; e tutte queste potenzie discendano dalla sua causa per linie radiose, nate nel suo corpo e finite ne li obbietti oppachi, sanza diminuzione di sé. La tramontana sta continuamente colla similitudine della sua potenzia astesa e incorporata, non che ne' corpi rari, ma ne' densi, trasparenti e oppachi, e non diminuisce però di sua figura. Confutare. Adunque questi matematici che dicano l'occhio non avere virtù spirituale che s'astenda fori di lui, imperò che se così fussi non sarebbe sanza gran sua diminuizione ne l'usare la virtù visiva, e che se l'occhio fussi grande quanto è 'l corpo della terra, converrebbe nel risguardare alle stelle che si consummassi, e per questa ragione assegnano l'occhio ricevere e non mandare niente di sé. Esemplo. O che diranno costoro del moscado il quale sempre tiene gran quantità d'aria ingombrata del suo odore, e se chi lo portassi addosso mille miglia, mille miglia di quella grossezza d'aria occuperà, sanza diminuizione di sé? Che diranno questi che 'l rom[b]o della campana, fatto col contatto del battaglio, empiendo di sé onni dì del suo sono un paese, abbi a consumare detta campana? Certo e' mi pare questi tali omini essere, e basta. Esempli. Non si ved'elli tutto il giorno pe' villani quella biscia, chiamata lamia, attrarre a sé il lusignolo come calamita il ferro, per lo fisso sguardo, il quale con lamentevole canto corre alla sua morte? Ancora si dice il lupo avere potenzia, col suo sguardo, di fare alli omini le voce rauche Del bavalischio si dice avere potenza di privare di vita ogni cosa vitale col suo vedere. Lo struzzo, il ragno si dice covare l'ova colla vista. Le pulzelle, si dice avere potenza nelli occhi d'attrarre a sé l'amore delli omini. Il pescio detto linno, alcuni lo dicano di Santo Ermo, il quale nasce ne' liti di Sardigna, non è elli visto da li pescatori, la notte, alluminare co' li occhi, a modo di due candele, gran quantità d'acqua, e tutti quelli pesci che si trovano in detto splendore, subito vengon sopra l'acqua rovesci e morti? 2. Come le linie radiose portano con sé la virtù visiva insino alla loro repercussione. Questa nostra anima ovvero senso comune, il quale i filosafi affermano fare sua risedenza nel mezzo del capo, tiene le sua membra spirituali per lunga distanzia lontane da sé e chiaro si vede nelle linie de' razzi visuali, i quali, terminati nell'obbietto, immediate dànno alla loro cagione la qualità della forma del lor rompimento. Ancora nel senso del tatto, il quale diriva da esso senso comune, non si ved' elli istendersi colla sua potenzia insino alle punte delle dita, le quali dita subito che hanno tocco l'obbietto, immediate il senso ha giudicato, se è caldo o freddo, se è duro o molle, se è acuto o piano? Come i corpi mandano fori di sé la forma loro e 'l colore e la virtù. Quando il sole per lo eclipsi rimane in forma lunare, piglia una sitile piastra di ferro e a quella farai uno piccolo foro e volgi la faccia d'essa piastra verso il sole, tenendo dirieto a quella una carta lontana mezzo braccio, e vedrai in detta carta venire la similitudine del sole in corpo lunare simile alla sua cagione di forma e di colore. Secondo Esemplo. Ancora farà detta piastra quel medesimo di notte col corpo della lun[a] e ancora colle stelle; ma dalla piastra alla carta non vole essere per nessuno verso altro spiracol che 'l picciolo buso a similitudine d'una cassetta quadra, della quale la faccia di sotto e di sopr[a] e le due traverse da canto siano di saldo legno, quella dinanzi abbi la piastra e quella dirieto una sottile e bianca carta, ovver palpiro impastato a li orli del legno. Terzo Esemplo. Ancora, tolta una candela di sevo che facci lungo lume e posta dinanti a detto buso apparirà ne la opposita carta detto lume in forma lunga e simile alla forma della sua cagione, ma sotto sopra. Qualità del sole. Il sole ha corpo, figura, moto, sprendore, calore e virtù generativa, le quali cose parte tutte da sé sanza sua diminuizione. IL PRIMO VOLO Piglierà il primo volo il grande uccello sopra del dosso del suo magno Cecero, empiendo l'universo di stupore, empiendo di sua fama tutte le scritture, e groria eterna al nido dove nacque. IL DILUVIO 1. Descrizione del diluvio. a) Sia in prima figurato la cima d'un aspro monte con alquanta valle circustante alla sua basa, e ne' lati di questo si veda la scorza del terreno levarsi insieme colle minute radici di piccoli sterpi, e spogliar di sé gran parte delli scogli circunstanti; ruvinosa discenda di tal deruppamento; con turbolente corso vada percotendo e scalzando le ritorte e gluppolente radici delle gran piante, e quelle ruinando sotto sopra. E le montagne, denudandosi, scoprino le profonde fessure fatte in quelle dalli antichi terremoti; e li piedi delle montagne sieno in gran parte rincalzati e vestiti delle ruine delli albusti precipitati da' lati delle alte cime de' prede[tti] monti, e quali sien misti con fango, radici, rami d'alberi, con diverse foglie, infusi infra esso fango e terra e sassi. E le ruine d'alcuni monti sien discese nella profondità d'alcuna valle, e faccisi argine della ringorgata acqua del suo fiume, la quale argine già rotta, scorra con grandissime onde, delle quali le massime percotino e ru[i]nino le mura delle città e ville di tal valle. E le ruine degli alti edifizi delle predette città levino gran polvere; l'acqua si levi in alto in forma di fumo, ed i ravviluppati nuvoli si movino contro alla discendente pioggia. Ma la ringorgata acqua si vada raggirando pel pelago, che dentro a sé la rinchiude, e con retrosi revertiginosi in diversi obbietti percotendo e risaltando in aria colla fangosa schiuma, poi ricadendo e facendo refrettere in aria l'acqua percossa. E le onde circulari, che si fuggano del loco della percussione, camminando col suo impeto in traverso, sopra del moto dell'altre onde circulari, che contra di loro si movano, e, dopo la fatta percussione, risaltano in ar[i]a, sanza spiccarsi dalle lor base. E [a]ll'uscita che l'acqua fa di tal pelago, si vede le disfatte onde distendersi inverso la loro uscita; dopo la quale, cadendo ovver discendendo infra l'aria, acquista peso e moto impetuoso; dopo il quale, penetrando la percossa acqua, quella apre e penetra con furore alla percussion del fondo, dal quale poi refrettendo risalta inverso la superfizie del pelago, accompagnata dall'aria che con lei si sommerse; e questa resta nella viscicosa schiuma mista con legnami e altre cose più lieve che l'acqua; intorno alle quali si dà principio all'onde, che tanto più crescano in circuito, quanto più acquistano di moto; el qual moto le fa tanto più basse, quanto ell'acquistano più larga basa, e per questo son poco evidenti nel lor consumamento. Ma se l'onde ripercotano in vari obbietti, allora elle risaltano indirieto sopra l'avvenimento dell'altre onde, osservando l'accrescimento della medesima curvità ch'ell'arebbe[r] acquistato nell'osservazione del già principiato moto. Ma la pioggia nel discendere de' sua nuvoli è del medesimo color d'essi nuvoli, cioè della sua parte ombrosa, se già li razzi solari non li penetrassi; il che se così fussi, la pioggia si dimosterrebbe di minore oscurità che esso nuvolo. E se li gran pesi delle massime ruine delli gran monti o d'altri magni edifizi ne' lor ruine percoteranno li gran pelaghi dell'acque, allora risalterà gran quantità d'acqua infra l'aria, el moto della quale sarà fatto per contrario aspetto a quello che fece il moto del percussore dell'acque, cioè l'angolo della refressione fia simile all'angolo della incidenzia. Delle cose portate dal corso delle acque quella si discosterà più delle opposite rive, che fia più grave, ovver di maggior quantità. Li retrosi delle acque han le sue parte tanto più veloce, quanto elle son più vicine al suo centro. La cima delle onde del mare discende dinanzi alle lor base battendosi e confregandosi sopra le globbulenzie della sua faccia, e tal confregazione trita in minute particule la discen[den]te acqua; la qual, convertendosi in grossa nebbia, si mischia nelli corsi de' venti a modo di ravviluppato fumo o revoluzion di nuvoli, e la leva alfine infra l'aria e si converte in nuvoli. Ma la pioggia, che discende infra l'aria, nell'essere combattuta e percossa dal corso de' venti si fa rara o densa secondo la raretà o densità d'essi venti, e per questo si genera infra l'aria una innondazione di trasparenti nuvoli, la quale è fatta dalla predetta pioggia, e in questa si fa manifesta mediante i liniamenti fatti dal discenso della pioggia, che è vicina all'occhio che la vede. L'onde del mare, che percote l'obliquità de' monti che con lui confinano, scorrano schiumose con velocità contro al dosso de' detti colli, e nel tornare indirieto si scon[trano] nell'avvenimento della seconda onda, e dopo il gran loro strepito tornan con grande inondazione al mare, donde si partirono. Gran quantità di popoli, d'uomini e d'anima[li] diversi si vedea scacciare dell'accrescimento del diluvio inverso le cime de' monti, vicini alle predette acque. b) Onde del mare di Piombino, tutte d'acqua schiumosa c) Dell'acqua che risalta; de' venti di Piombino. Ritrosi di venti e di pioggia con rami e alberi misti coll'aria. Votamenti dell'acqua che piove nelle barche. 2. Diluvio e sua dimostrazione in pittura. a) Vedeasi la oscura e nubolosa aria essere combattuta dal corso di diversi e avviluppati venti, misti colla grav[e]zza della continua pioggia, li quali or qua ora là portavano infinita ramificazione delle stracciate piante, miste con infinite foglie dell'altonno. Vedeasi le antiche piante diradicate e stracinate dal furor de' venti. Vedevasi le ruine de' monti, già scalzati dal corso de' lor fiumi, ruinare sopra e medesimi fiumi e chiudere le loro valli; li quali fiumi ringorgati allagavano e sommergevano le moltissime terre colli lor popoli. Ancora aresti potuto vedere, nelle sommità di molti monti, essere insieme ridotte molte varie spezie d'animali, spaventati e ridotti al fin dimesticamente in compagnia de' fuggiti omini e donne colli lor figlioli. E le campagne coperte d'acqua mostravan le sue onde in gran parte coperte di tavole, lettiere, barche e altri vari strumenti fatti dalla necessità e paura della morte, sopra li quali era donne, omini colli lor figliuo[li] misti, con diverse lamentazioni e pianti, spaventati dal furor de' venti, li quali con grandissima fortuna rivolgevan l'acque sottosopra e insieme colli morti da quella annegati. E nessuna cosa più lieve che l'acqua era, che non fussi coperta di diversi animali, e quali, fatta tregua, stavano insieme con paurosa collegazione, infra' quali era lupi, volpe, serpe e d'ogni sorte, fuggitori della morte. E tutte l'onde percuotitrice [de'] lor liti combattevon quelli, colle varie percussioni di div[e]rsi corpi annegati, la percussion de' quali uccidevano quelli alli quali era restato vita. Alcune congregazione d'uomini aresti potuto vedere, li quali con ar[m]ata mano difende[va]no li piccoli siti, che loro eran rimasi, con armata mano da lioni e lupi e animali rapaci, che quivi cercavan lor salute. O quanti romori spaventevoli si sentiva per l[a] scura aria, percossa dal furore de' tuoni e delle fùlgore da quelli scacciate, che per quella ruinosamente scorrevano, percotendo ciò che s'oppone[a] al su' corso! O quanti aresti veduti colle propie mani chiudersi li orecchi per ischifare l'immensi romori, fatti per la tenebrosa aria dal furore de' venti misti con pioggia, tuoni celesti e furore di saette! Altri, non bastando loro il chiuder li occhi, ma colle propie mani ponen[do] quelle l'una sopra dell'altra, più se li coprivano, per non vedere il crudele strazio fatto della umana spezie dall'ira di Dio. O quanti lamenti, o quanti spaventati si gittavon dalli scogli! Vedeasi le grandi ramificazioni delle gran querce, cariche d'uomini, esser portate per l'aria dal furore delli impetuosi venti. Quante eran le barche volte sottosopra, e quale intera e quale in pezze esservi sopra gente, travagliandosi per loro scampo, con atti e movimenti dolorosi, pronosticanti di spaventevole morte. Altri con movimenti disperati si toglievon la vita, disperandosi di non potere sopportare tal dolore; de' quali alcuni si gittavano delli alti scogli, altri si stringeva la gola colle propie mani, alcuni pigliavan li propi figlioli e con grande impeto li sbatteva in terra, alcuno colle propie sue armi si feria, e uccidea se medesimi, altri gittandosi ginocchioni si raccomandava a Dio. O quante madri piangevano i sua annegati figlioli, quelli tenenti sopra le ginocchia, alzando le braccia aperte in verso il cielo, e con voce composte di d[iv]ersi urlamenti riprendeva[n] l'ira delli Dei; altra, colle man giunte colle dita insieme tessute, morde e con sanguinosi morsi quel divorava, piegando sé col petto alle ginocchia per lo immenso e insopportabile dolore. Vedeasi li armenti delli animali, come cavalli, buoi, capre, pecore, esser già attorniato dalle acque e essere restati in isola nell'alte cime de' monti, già restrignersi insieme, e quelli del mezzo elevarsi in alto, e camminare sopra delli altri, e fare infra loro gran zuffe, de' quali assai ne moriva per carestia di cib[o]. E già li uccelli si posavan sopra li omini e altri animali, non trovando più terra scoperta che non fussi occupata da' viventi. Già la fame avea, ministra della morte, avea tolto la vita a gran parte delli animali, quando li corpi morti già levificati si levavano dal fondo delle profonde acque e surgevano in alto e infra le combattente onde, sopra le quali si sbattevan l'un nell'altro, e, come palle piene di vento, risaltava[n] indirieto da[l] sito della lor percussione. Questi si facevan basa de' predetti morti. E sopra queste maladizioni si vedea l'aria coperta di oscuri nuvoli, divisi dalli serpeggianti moti delle infuriate saette del cielo, alluminando or qua or là infra la oscurità delle tenebre. b) Divisioni. Tenebre, vento, fortuna di mare, diluvio d'acqua, selve infocate, pioggia, saette del cielo, terremoti e ruina di monti, spianamenti di città. Venti revertiginosi che portano acqua, rami di piante e omini infra l'aria. Rami stracciati da' venti, misti col corso de' venti, con gente di sopra. Piante rotte, cariche di gente. Nave rotte in pezzi, battute in iscogli. Grandine, saette, venti revertiginosi. Delli armenti. Gente che sien sopra piante che non si posson so[s]tenere. Alberi e scogli, torri, colli pien di gente, barche, tavole, madie e altri strumenti da notare. Colli coperti d'uomini e donne e animali, e saette da' nuvoli che allumini[n]o le cose. 3. Figurazion del Diluvio. L'aria era oscura per la spessa pioggia, la qual, con obbliquo discenso piegata dal traversal corso de' venti, faceva onde di sé per l'aria, non altrementi che far si vegga alla polvere; ma sol si variava perché tale inondazione era traversata delli liniamenti che fanno le gocciole dell'acqua che discende. Ma il colore suo era tinto del foco generato dalle saette fenditrici e squarciatrici delli nuvoli, el vampo delle quali percoteano e aprivano li gran pelaghi delle riempiute valli, li quali aprimenti mostravano nelli lor ventri le piegate cime delle piante. E Nettunno si vedea in mezzo all'acque col tridente, e vedeasi Eulo colli sua venti ravviluppare le notanti piante diradicate, miste colle immense onde. L'orizzonte, con tutto lo emisperio, era turbo e focoso per li ricevuti vampi delle continue saette. Vedeasi li omini e uccelli che riempievan di sé li grandi alberi, scoperti dalle dilatate onde, componitrici delli colli, circundatori delli gran balatri. 4. Vedeasi per li revertiginosi corsi de' venti venir di lontan paesi gran quantità di torme d'uccelli, e questi si mostravan con quasi insensibile cognizioni, perché, ne' lor raggiramenti, alcuna volta l'una torma si vedean tutti li uccelli per taglio, cioè per la lor minor grossezza, e alcuna volta per la loro maggiore larghezza, cioè in propia faccia; e 'l principio della loro apparizione erano in forma d'insensibile nuvola, e le seconde e le terze squad[r]e si faceva[n] tanto più note, quan[t]'elle più si avvicinavano all'occhio di chi le riguardava. E le più propinque delle predette torme declinavano in basso per moto obliquo, e si posavano sopra li morti corpi portati dall'onde di tal diluvio, e di quelli si cibavano; e questo feciono insin che la levità delli infiati corpi morti venne mancando, dove con tardo discenso andaro declinando al fondo delle acque. 5. Vedevasi gente, che con gran sollecitudine apparecchiavan vettovaglia sopra diverse sorte di navili, fatti brevissimi per la necessità. Li lustri dell'onde non si dimostravano in que' luoghi, dove le tenebrose piogge colli lor nuvoli refrettevano. Ma dove li vampi generati dalle celeste saette refrettevano, si vedeva tanti lustri fatti da' simulacri de' lor vampi, quante eran l'onde che a li occhi de' circustanti potean refrettere. Tanto crescevano il numero de' simulacri fatti da vampi delle saette sopra l'onde dell'acqua, quanto cresceva la distanzia delli occhi lor risguardatori. E così diminuiva tal nume[ro] di simulacri quanto più s'avvicinavano agli occhi che li vedeano, com'è provato nella difinizione dello splendore della luna e del nostro orizzonte marittimo, quando il sole vi refrette co' sua razzi e che l'occhio, che riceve tal refressione, si allontana dal predetto mare. 6. Dubitazione. Movesi qui un dubbio, e questo è se 'l diluvio venuto al tempo di Noè fu universale o no; e qui parrà di no per le ragioni che si assegneranno. Noi nella Bibbia abbiàn che il predetto diluvio fu composto di quaranta dì e quaranta notte di continua e universa pioggia, e che tal pioggia alzò dieci gomiti sopra al più alto monte dell'universo; e se così fu che la pioggia fussi universale, ella vestì di sé la nostra terra di figura sperica, e la superfizie sperica ha ogni sua parte equalmente distante al centro della sua spera; onde la spera dell'acqua trovandosi nel modo della detta condizione, elli è impossivile che l'acqua sopra di lei si mova, perché l'acqua in sé non si move, s'ella non discende. Addunque l'acqua di tanto diluvio come si partì, se qui è provato non aver moto? E s'ella si partì, come si mosse, se ella non andava allo insù? E qui mancano le ragion naturali, onde bisogna per soccorso di tal dobitazione chiamare il miracolo per aiuto, o dire che tale acqua fu vaporata dal calor del sole. CAVERNA a) A similitudine d'un arritrosito vento che scorra 'n una renosa e cavata valle, che pel suo veloce corso scaccia al centro tutte quelle cose che s'oppongono al suo furioso corso... b) Non altrementi il settantrionale aquilone ripercuote colla sua tempesta... c) Non fa sì gran muglia il tempestoso mare, quando il settantrionale aquilone lo ripercuote, colle schiumose onde fra Silla e Cariddi; né Stromboli o Mongibello quando le zolfure[e] fiamme, essendo rinchiuse, per forza rompendo e aprendo il gran monte, fu[l]minando per l'aria pietra, terra, insieme coll'uscita e vomitata fiamma; né quando le 'nfocate caverne di Mongibello renda[n i]l mal tenuto elemento, rivomitandolo e spingendolo alla sua regione con furia, cacciando innanzi qualunche ostacolo s'interpone alla sua impetuosa furia. d) E tirato dalla mia bramosa voglia, vago di vedere la gran copia delle varie e strane forme fatte dalla artifiziosa natura, raggiratomi alquanto infra gli ombrosi scogli, pervenni all'entrata d'una gran caverna; dinanzi alla quale, restato alquanto stupefatto e ignorante di tal cosa, piegato le mie reni in arco, e ferma la stanca mano sopra il ginocchio e colla destra mi feci ten[ebre] alle abbassate e chiuse ciglia e spesso piegandomi in qua e in là per [ve]dere se dentro vi discernessi alcuna cosa; e questo vietatomi [per] la grande oscuri[t]à che là entro era. E stato alquanto, subito sa[l]se in me due cose, paura e desidero: paura per la minac[cian]te e scura spilonca, desidero per vedere se là entro fusse alcu[na] miracolosa cosa. IL MOSTRO MARINO 1. (O potente e già animato strumento dell'arteficiosa natura, a te non valendo le tue gran forze, ti convenne abbandonare la tranquilla vita, obbidire alla legge che Dio e 'l tempo diè alla genitrice natura). A te non valse le ramute e gagliarde ischiene colle quali tu, seguitando la tua pleda, solcavi, col petto aprendo con tempesta, le salse onde. O quante volte furono vedute le impaurite schiere de' delfini e de' gran tonni fuggire da l'impia tua furia! E tu colle veloci e ramute ali e colla forcelluta coda fu[l]minando generavi nel mare subita tempesta con gran busso e sommersione di navili, con grande ondamento empievi gli scoperti liti degli impauriti e sbigottiti pesci. Togliendosi a te, per lasciato mare rimasi in secco, divenivano superchia e abbondante pleda de' vicini popoli. O tempo, consumatore delle cose, in te rivolgendole dài alle tratte vite nuove e varie abitazioni. O tempo, veloce pledatore delle cleate cose, quanti re, quanti popoli hai tu disfatti, e quante mutazioni di stati e vari casi sono seguiti, po' che la maravigliosa forma di questo pesce qui morì! Per le cavernose e ritorte interiora... Ora disfatto dal tempo, paz[i]ente diaci in questo chiuso loco. Colle ispogliate, spolpate e ignude ossa hai fatto armadura e sostegno al sopraposto monte. 2. a) O quante volte fusti tu veduto in fra l'onde del gonfiato e grande oceano, col setoluto e nero dosso, a guisa di montagna e con grave e superbo andamento! b) E spesse volte eri veduto in fra l'onde del gonfiato e grande oceano, e col superbo e grave moto gir volteggiando in fra le marine acque. E con setoluto e nero dosso, a guisa di montagna, quelle vincere e sopraffare! c) O quante volte fusti tu veduto in fra l'onde del gonfiato e grande oceano, a guisa di montagna quelle vincere e sopraffare, e col setoluto e nero dosso solcare le marine acque, e con superbo e grave andamento! IL SITO DI VENERE 1. a) Pel sito di Venere. Farai le scale da quattro facce, per le quali si perven[g]a a un prato fatto dalla natura sopra un sasso; il quale sia fatto voto e sostenuto dinanzi con pilastri, e sotto traforato con magno portico; nelli quali vada[n] l'acque in diversi vasi di graniti, porfidi e serpentini dentro a emicicli, e spanda[n] l'acqua in se medesimi e dintorno a tal portico. Inverso tramontana sia 'l lago con una isoletta in mezzo, nella quale sia un folto e ombroso bosco. L'acque in testa a' pilastri sien versate in vasi ai piè de' sua imbasamenti collocati, de' quali si sparga piccoli rivetti. b) Partendosi dalla riviera di Cilizia inver meridio si [scopre] la bellezza dell'isola di Cipri, la qua[le]... 2. Dalli meridianali lidi di Cilizia si vede per australe la bell'isola di Cipri, la qual fu regno della dea Venere, e molti, incitati dalla sua bellezza, hanno rotte lor navili e sarte infra li scogli, circundati dalle r[e]verti[gi]nali onde. Quivi la bellezza del dolce colle invita i vagabundi navicanti a recrearsi infra le sue fiorite verdure, fra le quali i venti raggirandosi empiano l'isola e 'l circunstante mare di suavi odori. O quante navi quivi già son sommerse! o quanti navili rotti negli scogli! Quivi si potrebbe vedere innumerabili navili: chi è rotto e mezzo coperto dalla rena, chi si mosta da poppa e chi da prua, chi da carena e chi da costa. E parrà a similitudine d'un Giudizi[o], che voglia risucitare navili morti, tant'è la somma di quelli, che copre tutto il lito settantrionale. Quivi e venti d'aquilone, resonando, fan vari e pauro[si] soniti. IL GIGANTE 1. a) Caro Benedetto De[i], per darti nuove de le cose qua di Levante, sappi come del mese di giugno è apparito un gigante che vien di la diserta Libia. b) Questo gigante era nato nel mont'Atalante, ed era nero, ed ebbe contro A[r]taserse cogli Egizi e gli Arabi, Medi e Persi; viveva in mare delle balene, gran capidogli e de' navili. c) Caduto il fier gigante per la cagione de la insanguinata e fangosa terra, parve che cadessi una montagna, onde la campagna a guisa di terremoto con ispavento a Plutone infernale. E per la gran percossa ristette sulla piana terra al quanto stordito. Onde subito il popolo credendo fussi morto di qualche saetta, tornando la gran turba, a guisa di formiche che scorrano furiando per lo corpo del caduto rogero così questi scorrendo per l'ampie membra e le traversando con ispesse ferite. Onde risentito il gigante e sentendosi quasi coperto da la moltitudine, subito sen[ten]dosi cuocere per le punture, mise un muglio che parve fussi uno spaventoso tono; e, posto le mani in terra e levato il pauroso volto, e postosi una de le mani in capo, t[r]ovosselo pieno d'uomini appiccati a' capegli, a similitudine de' minuti animali che t[r]a quegli sogliono nascere: onde, scotendo il capo, gli omini faceano non altrementi per l'aria che si faccia la grandine, quando va con furor di venti. E trovossi molti di questi uomini esser morti da quegli che gli tempestavan addosso, po' ritto co' piedi calpestando. d) E attenendosi a' capegli e 'ngegnandosi nascondere tra quegli, facevano a similitudine de' marinai, quand'han fortuna, che corrono su per le corde per abbassar la vela a poco vento. e) Marte temendo de la vita s'era fuggito sotto 'l letto di Giove. f) A similitudine de le formiche che furiando or qua or là su pel rogero abbattuto da la scura del rigido villano. g) E per la caduta parve che la provincia tutta tremassi. 2. a) La nera faccia sul primo oggetto è molto orribile e spaventosa a riguardare, e massime l'ingrottati e rossi occhi, posti sotto le paurose e scure ciglia, da fare rannuolare il tempo e tremare la terra. E credimi che non è sì fiero omo che dove voltava li infocati occhi, che volontieri non mettesse alie per fuggire, ché Lucifero 'nfernale parìa volto angelico a comparazion di quello. Il naso arricciato con l'ampie anari, de' quali usciva molte e grandi setole, sotto i quali era l'arricciata bocca, colle grosse labbra, da l'estremità de' quali era peli a uso de le gatte e denti gialli. Avanza sopra i capi de li omini a cavallo, dal dosso de' piedi in sù. b) E rincrescendole il molto chinare e per esser vinto dalla importunità del..., volta l'ira in furore, cominciò co' piè, dimenati da la furia delle possenti gambe, a entrare fra la turba, e co' calci gittava li omini per l'aria, i quali cadeano non altrimenti sopra gli altri u[o]mini, come se stata fussi una spessa grandine. E molti furon quelli che, morendo, dètto[r] morte; e questa crudeltà durò finché la polvere mossa da' gran piedi, levata ne l'aria, costrinse questa furia infernale a ritirarsi indirieto. E noi seguitammo la fuga. c) O quanti vani assalimenti furono usati contro a questa indiavolata, a la quale ogni offesa era niente! O misere genti, a voi non vale le inispugnabili fortezze, a voi non l'alte mura de le città, a voi non l'essere in moltitudine, non le case o palazzi! Non v'è restato se non le piccole buche e cave sotterrane; a modo di granchi o grilli o simili animali trovate salute e vostro scampo! O quante infilici madri e padri furo private de' figlioli! O quante misere femmine private de la lor compagnia! Certo certo, caro mio Benedetto, io non credo che, poi che 'l mondo fu creato, fussi mai visto un lamento, un pianto pubblico esser fatto con tanto terrore! d) Certo in questo caso la spezie umana ha da 'nvidiare ogni altra generazione d'animali: imperocché, se l'aquila vince per [p]otenza li altri uccelli, il meno non son vinti per velocità di volo, onde le rondine colla lo[r] prestezza scampano da la rapina de lo smerlo; i dalfini con lo[r] veloce fuga scampano da la rapina de le balene e de' gran capidogli; ma noi, miseri! non ci vale alcuna fuga, imperocché questa, con lento passo, vince di gran lunga il corso d'ogni veloce corsiero. Non so che mi dire o che mi fare, e mi pare tuttavia trovarmi a notare a capo chino per la gran g[o]la, e rimane[r] con cunfusa morte sepolto nel gran ventre. 3. Era più nero ch'un calabrone, gli occhi avea rossi, com'un foco ardente e cavalcava sopra un gran ronzone largo se' spanne e lungo più di 20, con se' giganti attaccati all'arcione, e uno in mano che lo rodea col dente e dirieto li venìa porci con zanne fori della bocca forse dieci spanne. AL DIODARIO DI SORIA 1. a) Divisione del libro. La predica e persuasione di fede. La subita innondazione insino al fine suo. La ruina della città. La morte del popolo e disperazione. La caccia del predicatore e la sua liberazione e benivolenzia. Descrizione della causa di tal ruina del monte. Il danno ch'ella fece. Ruine di neve. Trovata del profeta. La profezia sua. Allagamento delle parte basse di Erminia occidentale, li scolamenti delle quali erano per la tagliata di monte Tauro. Come il novo profeta (mostra dire) questa ruina è fatta al suo proposito. Descrizione del monte Tauro e del fiume Eufrates. b) Perché il monte risplende nella sua cima la metà o 'l terzo della notte, e pare una cometa a quelli di ponente dopo la sera, e innanzi dì a quelli di levante. Perché essa cometa par di variabile figura, in modo che ora è tondo, or lungo, e or diviso in due o in tre parti, e ora unita, e quando si perde, e quando si rivede. c) Al Diodario di Soria, locotenente del sacro Soldano di Babilonia. Il nuovo accidente accaduto in queste nostre parti settantrionali, il quale son certo che non solamente a te, ma a tutto l'universo da[rà] terrore, il quale successivamente ti sarà detto per ordine, mostrando prima l'effetto e poi la causa. Ritrovandomi io in queste parti d'Erminia a dare con amore e sollecitudine opera a quello uffizio pel quale tu mi mandasti, e nel dare principio in quelle parte che a me pareano essere più al proposito nostro, entrai nel[la] città di Calindra, vicina ai nostri confini. Questa città è posta nelle ispiagge di quella parte del monte Tauro che è divisa dall'Eufrates, e riguarda i corni del gran monte Tauro per ponente. Questi corni son di tanta altura, che par che tocchino il cielo, ché nell'universo non è parte terreste più al[ta] della sua cima, e sempre quattro ore innanzi dì è percossa dai razzi del sole in oriente; e per l'essere lei di petra bianchissima, essa forte risplende e fa l'uffizio a questi Ermini come farebbe un bel lume di luna nel mezzo delle tenebre; e per la sua grande altura essa passa le somme altezze de' nugoli per ispazio di quattro miglia a linia retta. Questa cima è veduta di gran parte dell'occidente alluminata dal sole dopo il suo tramontare insino alla terza parte della notte, ed è quella che appresso di voi ne' tempi sereni abbiam già giudicato essere una cumeta, e pare a noi nelle tenebre della notte mutarsi['n] varie figure, e quando dividersi in due o in tre parti, e quando lunga e quando corta; e questo nasce per li nuoli che ne l'orizzonte del cielo s'interpongano infra parte d'esso monte e 'l sole, e, per tagliare loro essi razzi solari, el lume del monte è interrotto con vari spazi di nugoli, e però è di figura variabile nel suo splendore. 2. a) Figura del monte Tauro. Non sono, o Diodaro, da essere da te imputato di piegrizia, come le tue rampogne par che accennino, ma lo isfrenato amore, il quale ha creato il benifizio ch'io posseggo da te, è quello che m'ha constretto con somma sollecitudine a cercare e con diligenzia a 'nvestigare la causa di sì grande e stupente effetto; la qual cosa non sanza tempo ha potuto avere effetto. Ora, per farti ben sodisfatto della causa di sì grande effetto, è necessario ch'io ti mostri la forma del sito, e poi verrò allo effetto, col quale, credo, rimarrai sadisfatto. b) Non ti dolere, o Diodario, del mio tardare a dar risposta alla tua desiderosa richiesta, perché queste cose, di che tu mi richiedesti, son di natura, che non sanza processo di tempo si possano bene espriemere, e massime perché a voler mostrare la causa di sì grande effetto, bisogna discrivere con bona forma la natura del sito, e mediante quella tu potrai poi con facilità sadisfarti della predetta richiesta. Io lascerò indirieto la descriptione della forma dell'Asia Minore, e che mari o terre sien quelle che terminino la figura della sua quantità, perché so che la diligenzia e solliecitudine de' tua studi non t'hanno di tal notizia privato e verrò a denotare la vera figura di Taurus monte, il qual è quello ch'è causatore di sì stupenda e dannosa maraviglia, la quale serve alla espedizione del nostro proposito. Questo monte Tauro è quello che appresso di molti è detto essere il giogo del monte Caucasso. Ma aven[d]o voluto ben chiarirmi, ho voluto parlare con alquanti di quelli che abitano sopra del mar Caspio, i quali mostrano che, benché i monti loro abbino il medesimo nome questi son di maggiore altura, e però confermano quello sia il vero monte Caucasso, perché Caucasso in lingua iscitica vol dire somma altezza. E invero non ci è notizia che l'oriente né l'occidente abbia monte di sì grande altura, e la pruova che così sia è che li abitatori de' paesi, che li stanno per ponente, veggano i razzi del sole, che allumina, insino alla quarta parte delle maggior notte, parte della sua cima, e 'l simile fa a quelli paesi che li stanno per oriente. 3. Qualità e quantità del monte Tauro. L'ombra di questo giogo del Tauro è di tanta altura, che quando di mezzo giugno il sole è a mezzogiorno, la sua ombra s'astende insino al principio della Sarmazia che son giornate dodici, e a mezzo dicembre s'astende insino a' monti Iperborei, che è viaggio d'un mese inverso tramontana; e sempre la sua parte opposita al vento che soffia è piena di nuvoli e nebbie, perché il vento, che s'apre nella percussione del sasso, dopo esso sasso si viene a richiudere, e in tal modo porta con seco i nuvoli da ogni parte, e lasciali nella lor percussione, e sempre è piena di percussione di saette per la gran moltitudine di nugoli, che li son ricettati, onde il sasso è tutto fracassato e pien di gran ruine. Questa nelle sua radici è abitata da ricchissimi popoli, ed è piena di bellissimi fonti e fiumi, e fertile e abbondante d'ogni bene, e massime nelle parti che riguardano a mezzogiorno. Ma quando se n'è montata circa a tre miglia, si comincia a trovare le selve de' grandi abeti, pini e faggi e altri simili alberi; dopo questo per ispazio di tre altre miglia, si truova praterie e grandissime pasture; e tutto il resto, insino al nascimento del monte Tauro, sono neve eterne che mai per alcun tempo si partano, che s'astendano all'altezza di circa quattordici miglia in tutto. Da questo nascimento del Tauro insino all'altezza d'un miglio, non passano mai e nuvoli, ché qui abbiàno quindici miglia, che sono circa a cinque miglia d'altezza per linia retta, e altrettanto, o circa, troviàno essere la cima delli corni del Tauro, ne' quali, dal mezzo in su, si comincia a trovare aria che riscalda e non vi si sente soffiamenti di venti, ma nessuna cosa ci pò troppo vivere. Quivi non nasce cosa alcuna, salvo alcuni uccelli rapaci, che covano nell'alte fessure del Tauro, e discendano poi sotto i nugoli a fare le lor prede sopra i monti erbosi. Questo è tutto sasso semplice, cioè da' nugoli in su, ed è sasso candidissimo, e in sulla alta cima non si pò andare per l'aspra e pericolosa sua salita. 4. a) Essendomi io più volte con lettere rallegrato teco della tua prospera fortuna, al presente so che, come amico, ti contristerai con meco del misero stato nel quale i' mi trovo. E questo è che ne' giorni passati sono stato in tanti affanni, paure, pericoli e danni, insieme con questi miseri paesani, che avàm d'avere invidia ai morti. E certo i' non credo, che, poiché gli elementi con lor separazione disfeciono il gran caos, ch'elli riunissino lor forza, anzi rabie, a fare tanto nocimento alli omini, quanto al presente da noi s'è veduto e provato, in modo ch'io non posso immaginare che cosa si possin più accrescere a tanto male. In prima fummo assaliti e combattuti dall'impeto e furore de' venti; a questo s'aggiunse le ruine delli gran monti di neve, i quali hanno ripieno tutte queste valli e conquassato gran parte della nostra città. E non si contentando di questo, la fortuna con subiti dilu[v]i d'acque ebbe a sommergere tutta la parte bassa di questa città. Oltre a di questo s'aggiunse una subita pioggia, anzi ruinosa tempesta piena d'acqua, sabbia, fango e pietre, insieme avviluppati con radici, sterpi e zocchi di varie piante, e ogni cosa, scorrendo per l'aria, discendea sopra di noi; e in ultimo uno incendio di foco, il qual parea condotto non che da' venti ma da trentamilia diavoli che 'l portassin, ha abbruciato e disfatto tutto questo paese, e ancora non è cessato. E que' pochi che siàno restati, siàno rimasti con tanto isbigottimento e tanta paura, che appena, come balordi, abbiamo ardire di parlare l'uno coll'altro. Avendo abbandonato ogni nostra cura, ci stiamo insieme uniti in certe ruine di chiese, insieme misti maschi e femmine, piccoli e grandi a modo di torme di capre, e se non fussi certi popoli che ci hanno soccorso di vettovaglia tutti saremmo morti di fame. Ora vedi come ci troviàno; e [tu]tti questi mali son niente a comparazione di quelli che 'n brieve tempo ci è promesso. b) So che, come amico ti contristerai del mio male, come già, con lettere, ti mostrai con effetto rallegrarmi del tuo bene. c) I vicini per pietà ci hanno soccorso di vettovaglie, i quali eran prima nostri nimici. LETTERE 1((). Avendo, Signor mio Illustrissimo, visto & considerato oramai ad sufficienzia le prove di tutti quelli che si reputono maestri & compositori de instrumenti bellici, et che le invenzione e operazione di dicti instrumenti non sono niente alieni dal comune uso, mi exforzerò, non derogando a nessuno altro, farmi intender da V. Excellentia, aprendo a quella li secreti mei, & appresso offerendoli ad omni suo piacimento in tempi opportuni, operare cum effecto circa tutte quelle cose che sub brevità in parte saranno qui di sotto notate: 1. Ho modi de ponti leggerissimi & forti, & atti ad portare facilissimamente, et cum quelli seguire, & alcuna volta fuggire li inimici, & altri securi & inoffensibili da foco & battaglia, facili & commodi da levare & ponere. Et modi de arder & disfare quelli de l'inimico 2. So in la obsidione de una terra toglier via l'acqua de' fossi, et fare infiniti ponti, gatti & scale & altri instrumenti pertinenti ad dicta expedizione. 3. Item, se per altezza de argine, o per fortezza di loco & di sito, non si potesse in la obsidione de una terra usare l'officio de le bombarde, ho modi di ruinare omni rocca o altra fortezza, se già non fusse fondata in su el saxo 4. Ho ancora modi de bombarde commodissime & facile ad portare, et cum quelle buttare minuti (saxi a similitudine) di tempesta; & cum el fumo di quella dando grande spavento all'inimico, cum grave suo danno & confusione. 9. Et quando accadesse essere in mare, ho modi de molti instrumenti actissimi da offender & defender, et navili che faranno resistenzia al trarre de omni g[r]ossissima bombarda & polver & fumi. 5. Item, ho modi, per cave & vie secrete & distorte, facte senza alcuno strepito, per venire (ad uno certo) & disegnato [loco]), ancora che bisognasse passare sotto fossi o alcuno fiume. 6. Item, farò carri coperti, securi & inoffensibili, e quali intrando intra li inimica cum sue artiglierie, non è sì grande multitudine di gente d'arme che non rompessino. Et dietro a questi poteranno seg[ui]re fanterie assai, illesi e senza alcuno impedimento. 7. Item, occurrendo di bisogno, farò bombarde, mortari et passavolanti di bellissime & utile forme, fora del comune uso. 8. Dove mancassi la operazione de le bombarde, componerò briccole, mangani, trabucchi & altri instrumenti di mirabile efficacia, & fora del usato; et insomma, secondo la varietà de' casi, componerò varie & infinite cose da offender & di[fendere]. 10. In tempo di pace credo satisfare benissimo ad paragone de omni altro in architectura, in composizione di edificii & pubblici & privati, & in conducer acqua da uno loco ad uno altro. Item, conducerò in sculptura di marmore, di bronzo & di terra, similiter in pictura, ciò che si possa fare ad paragone de onni altro, & sia chi vole. Ancora si poterà dare opera al cavallo di bronzo, che sarà gloria immortale & eterno onore de la felice memoria del Signor vostro patre & de la inclita casa Sforzesca. Et se alcuna de le sopra dicte cose a alcuno paressino impossibile e infactibile, me offero paratissimo ad farne experimento in el parco vostro, o in qual loco piacerà a Vostr'Excellenzia, ad la quale humilmente quanto più posso me recomando. 2((). Assai m'incresce che l'avere a guadagnare el vitto m'abbi a interrompere il seguitare l'opera che già Vostra S.a mi commisse; ma spero in breve avere guadagnato tanto, che potrò sadisfare ad animo riposato a Vostra Eccellenza, alla quale mi raccomando. E se Vostra S.a si credessi ch'io [ave]ssi dinari, quella s'ingannerebbe, perché ho tenuto sei bocche trentasei mesi e ho auto cinquanta ducati! Forse che vostra Eccellenzia non commise altro (al) messer Gualtieri, credendo che io avessi dinari. 3((). a) E se mi date più alcuna commessione d'alcuna... del premio del mio servizio, perché non son da essere da... cose assegnazioni, perché loro hanno intrate di p... tie che bene possano assettare più di me... non la mia arte la quale voglio mutare e d... dato qualche vestimento. b) Signore, conoscendo io la mente di vostra Eccellenzia essere occupa... il ricordare a vostra Signoria le mie piccole e l'arei messe in silenzio... che 'l mio tacere fussi causa di fare isdegnare Vostra Signoria... la mia vita ai vostri servizi mi tien continuamente parato a ubbidir... del cavallo non dirò niente perché cognosco i tempi... a Vostra Signoria com'io restai avere el salario di due anni del... con due maestri i quali continovo stettono a mio salario e spe... che al fine mi trovai avanzato di ta[l] opera circa a 15 lire m... opere di fama per le quali io potessi mostrare a quelli che verranno ch'io sono sta... fa per tutto ma io non so dove io potessi spendere le mia opere a per... c) l'avere io atteso a guadagnarmi la vita... d) Per non essere informata (in che essere io mi trovo come e mi)... si ricorda della commessione del dipignere i camerini... portavo a Vostra Signoria solo richiedendo a quella... 4((). a) Illustrissimi Signori mia, avendo io veduto come e Turchi non possano che prima venire in Italia per alcuna parte di terra ferma, che non passino il fiume l'Isonzio, e benché io cognosca non potersi fare alcuno riparo di lunga premanenzia, non resterò però di ricordare che i pochi omini coll'aiuto di tale fiumi non vaglino per molti, imperocché dove tali fiumi... b) Ho giudicato non si potere fare riparo in alcun altro sito che sia di tanta universale valitudine, quanto quello che si fa sopra detto fiume. c) Quanto l'acqua è più torbida, più pesa, e quanto più pesa, più si fa veloce nel suo discenso e quella cosa ch'è più veloce, più offende il suo obbietto. O la cosa nota sopra l'acqua o ella... d) L'acqua non ruina s'ella non si move e movendosi ciò che si trova sotto alla sua superfizie che non si ferma col suo fondo, si move tanto più tarda che l'acqua, quanto ella è più grave, e s'ella... e) Pel portare delle cose col corso, cioe legnami e sassi. t) Non vo' fare sostegno che passi le più basse rive, cioè quattro braccia e ci... g) Di quel che fia detto contro alla premanenzia. E legnami che son portati dai fiumi romperanno... h) A questa parte rispondo che tutti i sostegni fieno nella loro altezza equali alla minor bassezza delle argini e venendo il fiume a crescere insino a tale altezza, esso non entra ne' boschi vicini all'argine e non v'entrando, non si concede che possa levarne alcun legname e così il fiume corre sol colla sua acqua di semplice turbolenzia. i) E s'ella s'inalza sopra essa argine, come s'è visto questo anno aver superato le minore argine circa quattro braccia, e s'essa porta con seco legnami grandissimi, quelli levandoli a noto, a compagnia col suo corso, e gli lascia appoggiati e fermi a quelli maggiori alberi, che li sono atti a resistere e rimangano perch'hanno rami. l) E se pure entrano nel fiume, essi v'entrano per avere pochi o nessun ramo e notano di sopra e non toccano il mio sostegno dentato. m) (Passeran di notte se aran pau... sospe...). La gente dell'arme non vale contra di questi, s'ella non è unita, e s'ella è unita, essa non pò essere se non in un sol loco, o s'ella è unita in un sol loco, o ell'è più debole o più potente ch'e nimici; s'ell'è più debole, come da nimici per le spie... inteso, essi passeran con tradi[mento]. n) Quando e' vengano e grande impeti, che portano e legnami e alberi grandissimi, esso passerà quattro o cinque braccia sopra le sommità di tali ripari come dimostrasi e segni infra le cose rimaste appiccate alli rami delli alberi donde già s'alzò. o) Dove l'acqua non ha corso, quivi fia con facilità e prestezza riempiuto di fascine. Sempre quelli che hanno gittato tornano indirieto da de... p) (Avendo io) Illustrissimi Signori mia (bene esaminato el fiume di l'Isonzio fiume e oltre a di questo inteso) da paesani (ho inteso) come da qualunque parte (i paesani) e nimici (in v...) si pervenghino... q) Illustrissimi Signori mia, avendo io bene esaminato la qualità del fiume l'Isonzio e da paesani inteso come per qualunche parte di terra fermare si possino i Turchi alle parte di la Italia, alfine conviene capitino al detto fiume, onde per questo ho giudicato che, ancora che sopra esso fiume ripari far non si possino che abbino che alfine non sieno ruinati e disfatti dalle sue inondazioni... r) Illustrissimi Signori mia, avendo io conosciuto che per qualunque parte di terra ferma e Turchi pervenire si possino alle nostre parte italiche, alfine convien a quelli capitare al fiume l'Isonzio... 5((). Ill.me ac R.me D.ne D.ne mi Hn. Comen. etc. Pochi giorni sono ch'io venni da Milano, & trovando che uno mio fratello maggiore non mi vuol servare uno [te]stamento facto da tre anni in qua che è morto nostro padre, ancor che la ragione sia per me, nondimeno per non mancare a me medesmo in una cosa che io stimo assai, non ho voluto ommettere di richiedere la R.ma S. V. di una lettera commendatizia & di favore qui a el Signor Raphaello Iheronymo, che è al presente uno de' nostri excelsi Signori, ne' quali questa mia causa si agita, & particularmente è suta dal Ex.tia del Gonfaloniere rimessa nel prenominato Signor Raphaello, & sua Signoria la ha a decidere & terminare prima venga la festa di tutti e Santi. Et però, Monsignor mio, io prego quanto più so & posso V. R. S. che scriva una lettera qui al decto Signor Raphaello, in quel dextro & affectuoso modo che lei saprà, raccomandandoli Leonardo Vincio svisceratissimo servitore suo, come mi appello, & sempre voglio essere, ricercandolo & gravandolo mi voglia fare non solo ragione, ma expedizione favorevole, & io non dubito puncto per molte relazioni mi son facte che, sendo el signor Raphaello a V. S. affectionatissimo, la cosa mi succederà ad votum. Il che attribuirò a la lettera di V. R. S. a la quale iterum mi raccomando. Et bene valeat. Florentie XVIII 7bris 1507. E. V. R. D. S.tor Humil. Leonardus Vincius pictor. 6((). a) Voi volevi sommo male a Francesco e lasciavili godere il vostro in vita; a me ne volete malissimo a... b) A chi volevi meglio, o a Francesco o a me? A te. Costui vole e mia danari dopo me, ch'io non ne possa fare la volontà mia e sa ch'io non posso alienare l'erede mio. Vol poi domandare a mia eredi e non come f. ma come alienissimo; e io come alienissimo riceverò lui e sua. Avete voi dati tali danari a Lionardo? No, o perché potrà elli dire che voi l'abbiate tirato in questa trappola, o finta o vera ch'ella si sia, se non per torli e sua danari o io non dirò nulla a lui in mentre che vive. Adunque non volete voi poi rendere e danari prestati sul vostro a sua eredi, ma volete che paghi l'entrate che esso ha di tal possessione. c) O non lasciavi voi godere a lui in vita, purché poi essi tornassino a vostri fi.? Or non poteva esso ancora vivere molti anni? Sì. Or fate conto che io sia quello. Voi volesti che io fussi erede perch'io non vi potessi a voi, come erede, dimandare e danari che io ho avere da Francesco. 7((). Amatissimo mio fratello. Solo questa per avvisarti come ne' dì passati io ricevetti una tua, per la quale io intesi tu avere avuto erede, della quale cosa intendo come hai fatto strema allegrezza: il che, stimando io tu essere prudente, al tutto son chiaro come i' sono tanto alieno da l'avere bono giudizio, quanto tu dalla prudenza; con ciò sia che tu ti se' rallegrato d'averti creato un sollecito nemico, il quale con tutti li sua sudori disidererà libertà, la quale non sarà sanza tua morte. 8. Padre carissimo, a l'ultimo del passato ebbi la lettera mi scrivesti, la quale in brieve spazio mi dette piacere e tristizia. Piacere, in quanto che per quella io intesi voi essere sano, di che ne rendo grazia a Dio; ebbi dispiacere intendendo il disagio vostro. 9. a) (Ill.mo mio Signore aven) (Assai mi rallegro illustrissimo mio Signore del vostro). Tanto mi son rallegrato, illustrissimo mio Signore, del desiderato acquisto di vostra sanità che quasi el mal mio da me s'è fuggito – della quasi rintegrata sanità di vostra Eccellenza -. Ma assai mi rincresce il non avere io potuto integralmente saddisfare alli desideri di vostra Eccellenzia mediante la malignità di cotesto ingannatore, al quale non ho lasciato indirieto cosa alcuna colle quale io li abbia potuto giovare - che per me non il sia stata fatta - e prima la sua provvisione innanzi al tempo immediate li era pagata, la quale io credo che volentieri negherebbe - negata - se io non avessi la scritta e testata di man dello interpetre, e, vedendo io che per me non si lavorava se non quando i lavori d'altri li mancavano, de' quali lui era sollecito investigatore, io lo pregai che dovessi mangiare con meco e lavorare di lime appresso di me perché oltre al conto... ben l'opere, elli acquisterebbe il linguaggio taliano. Lui sempre (lo promise e mai lo volle fare). E questo facevo ancora perché quel Giovàn tedesco, che fa li specchi, ogni dì li era in bottega e voleva vedere e intendere ciò che si faceva, e pubblicava per la terra biasimando... quel che lui non ne intendea. E questo facevo perché lui mangiava (colli tedeschi che so) con quel della guardia del Papa e poi se n'andava in compagnia, colli scoppietti ammazzando uccelli per queste anticaglie, e così seguitava da dopo desinare a sera. E se io mandavo Lorenzo a sollecitarli il lavoro lui si scrucciava e diceva che non voleva tanti maestri sopra ['l] capo e che il lavorar suo era per il guarderoba di vostra Eccellenzia, e passò dua mesi, e così seguitavo, e un dì trovando Giannicolò della guardaroba domanda'lo se 'l tedesco avea finito l'opere del Magnifico, (e lui) mi disse non esser vero, ma che solamente li avea dato a nettar dua scoppiette. Di poi facendolo io sollecitare, lui lasciò la bottega e cominciò a lavorare in camera e perde[r] assai tempo nel fare un'altra morsa e lime e altri strumenti a vite, e quivi lavorava mulenelli da torcere seta e o[ro], i quali nascondeva, quando nessun de' mia v'entrava, e con mille bestemmie e rimbrotti in modo che nessun de' mia voleva più entrare. b) Tanto mi son rallegrato, illustrissimo mio Signore, del desiderato acquisto di vostra sanità, che quasi il male mio da me s'è fuggito. Ma assai mi rincresce il non avere io potuto integralmente saddisfare alli desideri di Vostra Eccellenza, mediante la malignità di cotesto ingannatore tedesco; per il quale non ho lasciato indirieto cosa alcuna, colle quale io abbia creduto farli piacere. E prima invitarlo ad abitare e vivere con meco, per la qual cosa io vedrei al continuo l'opera che lui facessi, e con facilità ricorreggere' li errori, e oltre a di questo imparerebbe la lingua taliana, mediante la quale lui con facilità potrebbe parlare sanza interprete. E prima li sua dinari li furon sempre dati innanzi al tempo al tutto. Di poi, la richiesta di costui fu di avere li modelli finiti di legname, com'elli aveano a essere di ferro, e quali volea portare nel suo paese; la qual cosa io li negai, dicendoli ch'io li darei in disegno la larghezza, lun[gh]ezza e grossezza e figura di ciò ch'elli avesse a fare; e così restammo mal volentieri. c) La seconda cosa fu che si fece un'altra bottega, con nove morse e strumenti nella camera dove dormiva, e quivi lavorava per altri; dipoi andava a desinare co' Svizzeri della guardia, dove sta gente sfaccendata, della qual cosa lui tutti li vinceva. Di lì se ne usciva e 'l più delle volte se n'andavan dua o tre di loro, colli scoppietti, ammazzando uccelli per le anticaglie, e questo durava insino a sera. d) Alfine ho trovato come questo maestro Giovanni delli specchi è quello che ha fatto il tutto per due cagioni. E la prima è perché lui ha uto a dire che la venuta mia qui li ha tolto la conversazione e 'l favore di Vostra Signoria, che sempre ve..., l'altra è che la stanzia di questo ferreri dice convenirsi a lui per lavorare li specchi e di questo n'è fatto dimostrazione che, oltre al farmi costui nimico, li ha fatto vendere ogni sua... e lasciare a lui la sua bottega, nella qual lavora con molti lavoranti assai specchi per mandare alle fiere. 10. Io ho uno che, per aversi di me promesse cose assai men che debite, essendo rimaso ingannato del suo prosuntuoso desiderio, ha tentato di tormi tutti li amici, e perché li ha trovati savi e non leggeri al suo volere, m'ha minacciato che troverà tale [inven]zione che mi torrà e benifattori; onde io ho di questo informato Vostra Signoria, acciò (che, volendo questo seminare li usati scandoli, non trovi terreno atto a ricevere i pensieri e li atti della sua mala natura). ([A ciò] che, tentando lui fare di Vostra Eccellenzia strumenti della sua iniqua e malvagia natura, rimanga ingannato di suo desiderio). 11. a) Lo volli tenere a mangiar meco, stando a... b) Andava a mangiare colla guardia, dove, oltre allo star due o tre ore a tavola, ispessi[ssi]me volte il rimanente del giorno era consumato coll'andare in collo scoppietto ammazzando uccelli per queste anticaglie. E se nessun de' mia li entrava in bottega, e' faceva lor rabbuffi, e, se alcun lo riprendeva, elli diceva che lavorava per il guarderoba, e nettare armadure e scoppietti. Alli danari subito il principio del mese sollecitissimo a riscoterli. E per non essere sollecitato lasciò la bottega, e se ne fece una in camera, e lavorava per altri e se in ultimo li feci dire... Vedendo io costui rare volte stare a bottega, e che consumava assai, io li feci dire che, se li piaccia, che i' farei co' lui mercato di ciascuna cosa che lui facessi, e a stima, e tanto li darei quanto noi fussimo d'accordo; elli si consigliò col vicino e lasciolli la stanza, vendendo ogni cosa e venne a trovare... Quest'altro m'ha impedito l'anatomia col Papa biasimandola, e cosi allo spedale, e empiè di botteghe da specchi tutto questo Belvedere o lavoranti, e così ha fatto nella stanza di maestro Giorzo. c) Questo non fece opera nessuna, che ogni giorno non conferissi con Giovanni, el quale le bandiva e bandiva per la terra, dicendo lui esser maestro di tale arte, e quel che lui non intendeva diceva io non sapere quello che far mi volessi, accusando me della sua ignoranza. d) Non posso per via di costui far cosa segreta, perché quell'altro li è sempre alle spalli, perché l'una stanza riesce nell'altra. e) Ma tutto il suo intento era insignorirsi di quelle due stanze per far lavorar di specchi. E s'io li mettevo a fare la mia centina, ella si pubricava, etc. f) Disse che otto ducati li fu promesso ogni mese, cominciando il primo dì che si misse in via, o, il più tardo, quando e' vi parlò, e che voi l'accettasti, e... 12. Sommi accertificato che esso lavora a tutti e che fa bottega per il popolo; per la qual cosa io non voglio che lavori per me a provvisione, ma che e' si paghi de' lavori che fa per me; e perch'elli ha bottega e casa del Magnifico, che sia tenuto a mandare i lavori del Magnifico innanzi a tutti. 13. Tutti i mali che sono e che furono essendo messi in opera da costui, non saddisferebbono al desiderio del suo iniquo animo. I' non potrei con lunghezza di tem[po] desc[r]ivervi la natura di costui, ma ben conchiudo che... 14. Magnifico Presidente, essendomi io più volte ricordato delle profferte fattomi da Vostra Eccellenzia, più volte ho preso sicurtà di scrivere, e di ricordare a quella la promessa fattomi a l'ultima partita, cioè la possessione di quelle dodici once d'acqua donatomi dal Cristianissimo Re. Vostra Signoria sa che io non entrai in essa possessione, perché in quel tempo ch'ella mi fu donata, era carestia d'acqua nel Navilio, sì pel gran secco, come pel non essere ancora moderato li sua bocchelli, ma mi fu promesso da Vostra Eccellenzia che, fatta tal moderazione, io avrei l'attento mio. Di poi, intendendo essere acconcio il Navilio, io scrissi più volte a Vostra Signoria e a Messer Girolamo da Cusano, che ha appresso di sé la carta di tal donagione, e così scrissi al Corigero, e mai ebbi risposta. Ora io mando costì Salai, mio discepolo, apportatore di questa, al quale V. S. potrà dire a bocca tutto quel ch'è seguito, della qual cosa i' priego Vostra Eccellenzia. 15. M.o Signore mio, l'amore che V. Eccellenzia m'ha sempre dimostro, e benifizi ch'io ho ricevuti da quella al continuo mi son dinanzi. Io ho sospetto che la poca remunerazion de' gran benifizi ch'i' ho ricevuta da Vostra Eccellenzia, non v'abbino fatto alquanto turbare con meco; e questo è che di più lettere che io ho scritte a Vostra Eccellenzia i' non ho mai auta risposta. Ora io mando costì Salai per fare intendere a V. Signoria come io son quasi al fine del mio letigio co' mia fratelli, e come io credo essere costì in questa Pasqua, e portare con meco due quadri, dov'è sù due Nostre Donne di varie grandezze, le quale io ho cominciate pel Cristianissimo Re o per chi a voi piacerà. Arei ben caro di sapere, alla mia tornata di costà, dove io ho a stare per istanzia, perché non vorrei dare più noia a Vostra Signoria; e ancora, avendo io lavorato pel Cristianissimo Re, se la mia provvisione è per correre o no. Io scrivo al Presidente di quell'acqua che mi donò il Re, della quale non fui messo in possessione, per esserne carestia nel Navilio, per causa de' gran secchi, e perché i sua bocchegli non eran moderati; ma ben mi promisse che fatta tal moderazione, e ne sarei messo in possessione; sì che io vi priego che scontrandosi in esso Presidente, non vi incresca che, ora che tali bocchelli son moderati, di ricordare a detto Presidente di farmi dare la possessione d'essa acqua, che mi parve intendere che in gran parte stava a lui. Altro non mi accade. I' sono sempre a' vostri comandi. 16. Buon dì, messer Francesco, puollo fare Iddio che, di tante lettere ch'io v'ho scritto, che mai voi non m'abbiate risposto? Or aspettate ch'io venga costà, per Dio, ch'io vi farò tanto scrivere, che forse vi rincrescerà. Caro mio messer Francesco, io mando costì Salai, per intendere della Magnificenzia del Presidente che fine ha 'uta quella moderazione dell'acqua, che alla mia partita fu ordinata per li bocchelli del Navilio: perché el Magnifico Presidente mi promise che subito fatta tal moderazione, io sarei spedito. Ora egli è più tempo che io intesi che ['l] Navilio s'acconciava e similmente i sua bocchelli, e immediate scrissi al Presidente e a Voi, e poi ripricai, e mai ebbi risposta. Adunque voi degnerete di rispondermi quel ch'è seguito, e, non essendo per ispedirsi, non v'incresca per mio amore, di sollecitarne un poco il Presidente e così Messer Girolamo da Cusano, al quale voi mi raccomanderete, e offereretemi a Sua Magnificenzia. 17((). a) Piacenzia è terra di passo, come Fiorenza. b) Magnifici Fabbriceri, intendendo io vostre magnificenze avere preso partito di fare certe magne opere di bronzo, delle quali io vi darò alcuno ricordo, prima che voi non siate tanto veloci e tanto presti a fare essa allocazione, che, per essa celerità, sia tolto qualche omo che per la sua insoffizienzia abbia appresso a' vostri successori a vituperare sé e la vostra età... iudicando che questa età fussi mal fornita [sia] d'omini di bon giudizio, che di boni maestri, vedendo nell'altre città, e massime nelle città de' fiorentini, quasi ne' medesimi tempi essere dotata di sì belle e magne opere di bronzo, infra le quali le porte del loro battisterio; la qual Fiorenzia, sì come Piacenzia, è terra di passo, dove concorre assai forestieri, i quali vedendo le opere belle o bone, d'elle fanno a sé medesimi impressione quella città essere fornita di degni abitatori, vedendo l'opere testimonie d'essa openione e per lo contradio vedendo tanta spesa di metallo operata sì tristamente, che men vergogna alla città sarebbe che esse porte fussino di semplice legname, perché la poca spesa della materia non parrebbe meritevole di grande spesa di magisterio, ond'é che... c) Le principali parti che per le città si ricerca si sono i domi di quelle, delli quali appressatosi le prime cose che all'occhio appariscano sono le porte donde in esse chiese passare si possa. d) Guardate, Signori Fabbriceri, che la troppa celerità del volere voi con tanta prestezza dare ispedizione alla locazione di tanta magna opera quanto io sento che per voi s'è ordinata, non sia cagione che quello che per onore di Dio e delli omini si fa, non torni in gran disonore de' vostri iudizi e della vostra città, dove, per essere terra degna e di passo, è concorso d'innumerabili forestieri. E questo disonore accaderebbe quando per le vostre indiligenzie voi prestassi fede a qualche vantato[re] che per le sue frappe o per favore che di qua dato li fussi, da voi avessi a impetrare simile opera, per la quale a sé e a voi avessi a partorire lunga e grandissima infamia; che non posso fare che io non mi iscrucci a ripensare quali omini sieno quelli che con me abbino conferito volere in simile impresa entrare, sanza pensare alla loro soffizienzia, [sanza] dirne altro: chi è maestro da boccali, chi di corazze, chi campanaro, alcuno sonaglieri, e insino a bombardiere, fra i quali uno del Signore s'è vantato che tra l'essere lui compare de Messere Ambrosio Ferrere che à qualche commessione, dal quale lui à buone promessioni, e se quello non basterà, che monterà a cavallo, e andrà dal Signore e impet[r]erà tale lettere che per voi mai simile opera non gli sa[rà] dinegata. Mo' guardate dove i miseri studiosi, atti a simile opere sono ridotti, quando con simili omini hanno a gareggiare! con che speranza e' possano aspettare premio di lor virtù! aprite li occhi, e vogliate ben vedere che i vostri dinari non si spendino in comperare le vostre vergogne. Io vi so annunziare che di questa terra voi non trarrete se none opere di sorte e di vile e grossi magisteri; non ci è omo che vaglia e credetelo a me, salvo Lonar Fiorentino che fa il cavallo del duca Francesco di bronzo, che non ne bisogna fare stima, perché ha che fare il tempo di sua vita, e dubito che, per l'essere sì grande opera, che non la finirà mai. 18((). a) Signori padri diputati, sì come ai medici, tutori, curatori de li ammalati, bisogna intendere che cosa è omo, che cosa è vita, che cosa è sanità, e in che modo una parità, una concordanza d'elementi la mantiene, e così una discordanza di quelli la ruina e disfà, e conosciuto ben le sopra dette nature, potrà meglio riparare che chi n'è privato. b) Voi sapete le medicine, essendo bene adoperate, rendon sanità ai malati. Questo bene adoperate sarà, quando il medico con lo intendere la lor natura intenderà che cosa è omo, che cosa è vita, che cosa è complessione e così sanità. Conosciute ben queste, ben conoscerà il suo contrario. Essendo così, ben vi saperà riparare. c) Voi sapete le medicine, essendo bene adoperate, rendon sanità ai malati, e quello che bene le conosce, ben l'adopererà, quando ancora lui conoscerà che cosa è omo, che cosa è vita e complessione, che cosa è sanità; conoscendo queste, bene conoscerà i sua contrari; essendo così, più visino sarà al riparo ch'alcun altro. Questo medesimo bisogna al malato domo, cioè uno medico architetto, che 'ntenda bene che cosa è edifizio, e da che regole il retto edificare diriva, e donde dette regole sono tratte, e 'n quante parte sieno divise, e quale sieno le cagione che tengano lo edifizio insieme, e che lo fanno premanente, e che natura sia quella del peso, e quale sia il disiderio de la forza, e in che modo si debbono contessere e collegare insieme, e congiunte che effetto partorischino. Chi di queste sopra dette cose arà vera cognizione, vi lascerà di sua rason e opera sadisfatto. d) Onde per questo io m'ingegnerò, non ditraendo, non infamando alcuno, di saddisfare in parte con ragioni e in parte coll'opere, alcuna volta dimostrando li effetti per le cagioni, alcuna vol[t]a affermando le ragioni colle sperienze, (e 'nsieme con) queste accomodando alcuna alturità de li architetti antichi, le pruove de li edifizi fatti, e quali sieno le cagioni di lor ruina e di lor premanenzia ecc. e) E con quelle dimostrare qual è prima del carico, e quale e quante sieno le cagioni che danno ruina a li edifizi, e quale è il modo della loro stabilità e premanenza. f) Ma per non essere plorisso a Vostr'Eccellenze, dirò prima la invenzione del primo architetto del domo, e chiaramente vi dimosterò qual fussi sua intenzione, affermando quella collo principiato edifizio; e facendovi questo intendere, chiaramente potrete conoscere il modello da me fatto avere in sé quella simetria, quella corrispondenzia, quella conformità, quale s'appartiene al principiato edifizio. g) Che cosa è edifizio e donde le regole del retto edificare hanno dirivazione, e quante e quali sieno le parte appartenente a quelle. h) O io, o altri che lo dimostri me' di me, pigliatelo, mettete da canto ogni passione. TRADUZIONI E TRASCRIZIONI 1. O Greci, io non penso che miei fatti vi sieno d[a raccon]tare, però che voi li avete veduti. Dica U[lisse] gli suoi, ch'egli fa senza testimoni de qua[li] è sola consapevole la oscura notte. 2. O tempo, consumatore delle cose, e o invidiosa antichità, tu distruggi tutte le co[se] e consummate tutte le cose da' duri denti della vecchiezza a poco a poco con lenta morte. Elena, quando si specchiava, vedendo le v[i]zze grinze del suo viso fatte per la vecchiezza, piagne e pensa seco perché fu rapita du' volte. 3. De' non m'avere a vil ch'i non son povero; povero è quel che assai cose desidera. Dove mi poserò? Dove, di qui a poco tempo tu 'l saprai, risposi, per te stessi, di qui a poco tempo. 4. Mal fai se lodi e peggio istu riprendi la cosa, quando bene tu non la 'ntendi. 5. Quando Fortuna vien, prendil' a man salva; dinanti dico, perché direto è calva. 6. Se voi star sano osserva questa norma non mangiar sanza voglia, e cena leve, mastica bene, e quel che in te riceve sia ben cotto e di semplice forma. Chi medicina piglia mal s'informa. Guarti dall'ira e fuggi l'aria grieve; su diritto sta, quando da mensa leve; di mezzogiorno fa che tu non do[r]ma. El vin sia temperato, poco e spesso, non for di pasto né a stomaco voto; non aspectar né indugiare il cesso; se fai esercizio sia di picciol moto. Col ventre resuppino e col capo depresso non star, e sta coperto ben di notte; el capo ti posa e tien la mente lieta. Fuggi lussuria e attienti alla dieta. 7. Chi perde il tempo e virtù non acquista quanto più pens' e l'animo più s'attrista. 8. Virtù non ha ni poterebbe avere, chi lassa onore per acquistare avere. 9. Non vale fortuna a chi non s'affatica; perfetto don non s'ha senza gran pena; colui si fa felice che vertù investiga. 10. Passano nostri triunfi, nostre pompe. 11. La gola e 'l sonno e l'oziose piume hanno del mondo ogni virtù sbandita, tal che dal corso suo quasi ismarrita, nostra natura è vinta dal costume. 12. Ormai convien così che tu ti spoltri, disse il maestro, che seggendo in piuma, in fama non si vien né sotto coltri; sanza la qual chi sua vita consuma, tal vestigia in terra di sé lascia, qual fumo in aria o nell'acqua la schiuma. 13. Terzetto fatto per li corpi regolari e loro derivativi. El dolce fructo vago e sì diletto constrinse già filosafi cercare causa di noi per pascere lo 'ntelletto. 14. Se 'l Petrarca amò sì forte il lauro fu perché gli è bon fra la salsiccia e tor[do]; i' non posso di lor giance far tesauro. 15. O se d'un mezzo circol far si pote triangol sì ch'un recto non avessi e che gli altri due un retto non facessi. INDICE Pensieri Favole Bestiario Profezie Facezie Proemi Due capolavori e una scoperta Discorso contro gli abbreviatori Contro il negromante e l’alchimista Disputa «pro» e «contra» la legge di natura Abbozzo per una dimostrazione Il primo volo Il Diluvio Caverna Il Mostro marino Il Sito di Venere Il Gigante Al Diodario di Soria Lettere Traduzioni e trascrizioni
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EMILIO PRAGA FIABE E LEGGENDE OLIMPIO A GIOVANNI CAMERANA Un giorno che piovea dirottamente, (era il pallido ottobre), e i valligiani del mondo si perdean dentro la mota, un giovinetto, amico mio, bizzarro gobbo, dagli occhi stranamente neri, questi versi cantò sotto l'ombrello: - O padre eterno, se hai tempo da perdere e se non dormi nei placidi cieli, tu che ogni giorno alla turba ti sveli, padre, una volta, una sola, a me svèlati! Deh mi esaudisci e mi dona, o Signore, un po' di lusso, di calma e di amore! Voglio un giardino ove i cedri coi salici fingan le valli dell'Etna, e del Rosa; dove il colibrì, tra i fior di mimosa, canti in famiglia col gufo e la rondine; dove, coperto di un'ellera eterna, mi sembri un chiosco la casa materna. Voglio una donna cui tutte somiglino le cento donne a vent'anni sognate; voglio una donna di tempre infocate, che sia la santa, che sia la Proserpina, e vinca in arte di teneri ludi quante hai lassù schiere d'angioli nudi! Dammi la calma, la calma degli angeli quando han cenato e che in cerchio fumando, dentro le piume dell'ali soffiando globi di ambrosia da pipe di zucchero, dicon fra lor : " Siamo un capolavoro!". Deh fa' che tale io mi creda con loro! Oh schiudi, schiudi il celeste deposito dei puri olezzi, dei raggi serbati ai fiori e agli astri che ancor non son nati! Sol io non valgo una viola, una lucciola? Via! mi esaudisci e mi dona, o Signore, un po' di lusso, di calma e di amore! - Così cantava Olimpio, il gobbo strano. E la pioggia cadea, colla beata quiete degli immortali, in un monotono metro rimando sulle fronde e i ciottoli l'Iliade delle gocciole. L'ombrello di Olimpio segna sulle bianche nubi un semicerchio che sembra la porta di una lontana galleria nel cielo, buia come un mister. Sono allagate le vecchie casse dei poveri morti, sono allagati i giovinetti nidi degli usignuoli; un passeggier non scorgi, per quanto è vasta la pianura. I carri dei contadini sotto i porticati se ne stan colle braccia in su rivolte come turchi preganti; i focolari prestano un lume intermittente e pallido alle finestre, e il genia campagnuolo sembra da quelle osservar tristemente la rovina dei fiori. E Olimpio canta: - I miei giorni in un sogno dileguano; son già lungi, ben lungi i più belli! Come un volo - di uccelli - che emigrano e che solo - precipita in mar. Li ricorda? sa forse l'Oceano se le piume avean d'oro lucenti, se eran belli - i concenti - di lagrime degli uccelli - che ha visti annegar? I miei giorni in un sogno dileguano!.. Presto un gobbo di meno avrà il mondo; e in un buco - profondo - ma piccolo qualche bruco - la terra di più! O natura, se nascono i salici dalle salme dei gobbi, ah perdio! così torci - tu il mio - che mi veggano rane e sorci - guardando all'insù... Mi ameranno: il tranquillo rigagnolo spargerò d'ombre tremule e fresche; degli amici - alle tresche - di foglie cantatrici - un idillio farò. Chi sa! forse l'amore oltre il tumulo ai mutati viventi non falla: qualche errante - farfalla - può nascere qualche amante - che il gobbo sognò! - Così cantava Olimpio il gobbo strano: E intanto i ceruli monti lontani scotean la nebbia dai dorsi immani, e un rezzo tiepido giunto - in quel punto sapendo niente - dall'Orïente, dalle piramidi, dai templi eccelsi, scotea fra i gelsi, modestamente, l'ultime gocciole che, lente lente, cadean sui prati, simili a lagrime d'occhi - malati. Fiocchi - di lana parean le nuvole, e una campana lontana - al dubbio del viatore dicea: tre ore . " Veh, un gobbetto! Oh il bel gobbetto Dal più folto di un boschetto questo grido a un tratto uscì. E il gobbetto, il bel gobbetto, cessò il canto e impallidì. " Oh per Bacco! dentro il sacco porti un putto, porti un pacco, o una tromba da suonar? Oh per Bacco! giù quel sacco, lo vogliamo esaminar ". Ed ecco dal folto compare un bel volto, e un altro lo segue, da un'iride avvolto di lunghi capelli che sembrano d'or: son due giovinette che usciron dal folto, soffuse le guance di vago rossor. Han fior sulla vesta, han fior sulla testa, li han forse cosparsi per irne a una festa? Van forse a un altare per farsi adorar? Han fior sulla testa, han fior sulla vesta, e il povero Olimpio sta muto a guardar. " Belle dame - dice poi - i tesor del sacco mio se volete esaminar, le padrone siete voi; ma lasciate ch'io v'osservi che son ossa e che son nervi che vi occorre di slacciar. Con quegli occhi celestiali, con quel labbro, con quel crine, con quel seno ammaliator, so che molti e molti mali si pon fare, e esperte siete, ché già punto entrambe avete questo povero mio cor. Ma però se occulte piaghe, se dolorò senza lamenti non vi basta di crear; né il pensier vi rende paghe che ridendo assassinate, e che sempre, ove passate, resta un'anima a pregar; che, di notte, a voi pensando, chi vi ha viste alla mattina ha l'inferno al capezzal; e, alla coltrice parlando, può giocarsi il posto in cielo, e infelice e bieco e anelo, come l'angelo del mal, risvegliarsi il giorno dopo pien di affanno e di memorie qual chi riede da lontan; se non bastano allo scopo per cui Dio vi ha poste in terra queste vittime di guerra già cadute o che cadran; se il piacer già in voi ne langue, e vi punge il desiderio di più pratici martir; ecco il cuore ed ecco il sangue di un gobbetto innamorato... Il mio sacco è preparato, non vi resta che a ferir! ". Le giovinette risero, e dissero fra lor: "Questo gobbetto è lepido in parola d'onor! ". E volte a lui: " Sei piccolo, però ne sai di belle; a raccontar storielle dinne, chi t'insegnò? ". " Nessun, mie donne amabili: ho imparato da me; oh il sacco delle bubbole por ve lo posso ai piè ". " Deh, se ne sai, raccontane! ". " come vi garberà ". " Vieni in giardin: la vecchia addormentata è già ". Splendea la luna e al raggio umido di rugiada, per la fiorita strada la comitiva entrò. Ombrìe bizzarre Olimpio spargea col suo gobbetto, e le due donne stretto se lo tenean fra lor. Al vago lume un timido gnomo il poeta par. . . " Delle storielle il titolo prima di caminciar? ". E il gobbetto inchinandosi: " Corbellerie stupende! Saran Fiabe e Leggende di spiriti e d'amor! ". I DUE POETI Per un sentiero a margini di gigli e di roveti, un lungo stuol precedono due giovani poeti; non hanno al crin l'olimpico raggio del greco Apollo, non l'arpa ad armacollo, perché lo stuoli li seguita fra i gigli e fra i roveti? Lo stuol lo ignora e mormora: quei due, son due poeti! E meste donne, e vergini dagli occhi innamorati, e giovinetti pallidi di larve innebriati, e vecchi malinconici pieni di antiche storie, belli di antiche glorie, risa mescendo e lagrime, fra i gigli e fra i roveti, col plauso e la bestemmia seguono i due poeti. L'un canta: - I dì declinano, la creazione è stanca; un immenso sbadiglio il vecchio Adamo abbranca; la vetustà dei secoli piange nell'universo, e, in alta noia immerso, fra i dormienti arcangeli, Dio nell'azzurro io scerno che raccapriccia all'orrida idea d'essere eterno. Desolazione e tenebra, ecco il nuovo retaggio! Si fan di gelo i crateri, muor sulle fronti il raggio; onta all'amplesso, o vergini! Maledetti i neonati! Perano i fior sui prati, e, coperta di cenere, l'umanità languente si dissolva nei torbidi vapor dell'occidente! - E l'altro canta: - Vivere è uno scoppio di riso; il mondo è un manicomio che inneggia al paradiso! Vedete i fior? Oh lagrime della occulta allegrezza, e la terra si spezza perché ci dican gli alberi che giù nel tenebrore non si cessa di ridere, e si fa ancor l'amore! Vecchi pensosi, e vecchie dimesse, usciamo al sole; scordiamo i dì che furono per intrecciar carole; e intorno a voi si accoppiino le giovinette razze; proli beate e pazze escan dai fianchi indomiti dei forti e delle belle; e presto andrem nell'aria a dischiodar le stelle! - E il primo ancora: - Oh l'Ellade, la Venere di Milo! Splendor, melodi, effluvii dall'Ellesponto al Nilo!... O Memfi, o Babilonia! Gioite ancor dal nulla; giganti della culla, ecco i pigmei del feretro! Questa che si dissolve ripiomberà, caligine, sopra la vostra polve! - E l'altro ancora: - Un brindisi, fanciulli, all'avvenire! E prepariamo un tumulo ai dubbi, ai pianti, all'ire! Siam gli eredi dei secoli che ha fatto economia; a noi la legge pia, la libertà dell'anima, il lavoro ferace, a noi l’amore, il genio, l'innocenza e la pace! - Tal pel sentiero a margini di gigli e di roveti un lungo stuol precedono i giovani poeti. Però la folla attonita va ripetendo intorno: se l'un sorride al giorno, se l'altro è nelle tenebre, fra i gigli e fra i roveti, perché la terra viaggiano insieme i due poeti? E meste donne, e vergini dagli occhi innamorati, e giovinetti pallidi di larve inebriati, e vecchi malinconici pieni di antiche storie, belli di antiche glorie, dicon: son risa o lagrime, son gigli o son roveti che cogliean sul mistico sentier dei due poeti? Allora un vecchio incognito apparve d'improvviso : pareva un dell'Iliade, tanto era grande in viso; certo avea visto l'epoche dei palesati arcani. Stette, ed alzò le mani; i due si inginocchiarono, e quell'immenso stuolo fu tutto muto e immobile in un momento solo. - Dalle regioni eteree, dai sempiterni campi dove i Ver sono oceani, dove le Idee son lampi, piova su te, miserrima, cieca turba, la luce: è Amor che ti conduce! É il divino carnefice che han questi due nel core! - Amor che guida al tumulo, sia gioia o sia dolore! - Disse: e, il manto sciogliendone, scoperse a lor due piaghe, che nell'ombra grondavano su quelle forme vaghe; lo stuol seguìta avevala, la bella coppia esangue, fra due rivi di sangue; e quei due rivi uscivano a flutti, e niun li vide, uno dal cor che lagrima, l'altro dal cor che ride. I TRE AMANTI DI BELLA I La stanzuccia di Steno stava accosciata in alto di un palazzo affittato da un ebreo di Rialto; palazzo in cui da secoli i topi son signori, e che allora un patrizio, roso dai creditori, avea, dopo molto esitare, esitato, dicendo: va la casa, ma mi resta il casato. Però il dì della vendita l'aule antiche degli avi cigolando gemettero dalle tarlate travi: gemettero d'angoscia, giacché una legge arcana affratella le cose alla famiglia umana. Si ricordano, e serbano l'orror della mitraglia, nel desolato aspetto, i campi di battaglia; certi monti han profili beffardi e minaccianti perché memori ancora del passo dei giganti; sospira al re lontano il velluto dei troni, e alle nonne defunte pensano i seggioloni; sicché il vecchio palazzo di cui vi parlo adesso sul torbido canale pianse il passato anch'esso. E le quattro cariatidi curve sotto il balcone, e i putti che coll'ali sostengono il blasone, bassorilievi e fregi lombardi e bisantini, d'antiche gesta memori e di antichi quattrini, presero l'aria cupa di un popolo di sasso che più non sappia illudersi su questo mondo basso; e il Dio delle leggende, nella facciata nera, profeta malinconico, piantò la sua bandiera. Oh le feste di un tempo! Conviti e serenate e variopinte gondole alla soglia affollate! Quando dame e patrizi, fanciulle e cavalieri, giungevano al palazzo con paggi e trombettieri, a esilararsi l'animo dalle cure di Stato tra mantellini serici e gonne di broccato; a sfoggiar la ginnastica delle battaglie mute, degli sguardi fatali, delle parole argute; ad affrettar l'arrivo della gioconda bara, tra una botte di Cipro e una sembianza cara! Dove, più di una volta, il vecchio senatore, per il giurato premio di una notte d'amore, vendette alla bellezza il suo voto in Consiglio; dove il capro e la volpe, la tigre ed il coniglio, piume al cappello e spada al fianco, in giubba o in manto, in toga o in armatura, riso celando o pianto, le labbra tormentavansi e si rompean le mani in proteste di affetto svanito all'indomani; dove, bersaglio agli occhi, ai motti ed agli inchini, era passato, bello di gloria, il Morosini; dove intorno al damasco dei tavoli seduti delle nuove d'allora cianciavano i canuti: narravano Cromvello pensoso e turbolento, e il papa Rospigliosi pacifico e contento; come, amando una patria, cadeva il re Sobieschi, e amando una regina, periva il Monaldeschi; questo ed altro narravano, mentre in crocchi geniali le matrone alla moda leggean le Provinciali. II Era il buon tempo. Il Fauno, guardia del porticato, fu la più mesta vittima dello splendor passato; egli che nel marmoreo malinconico cuore una notte ricorda di gioia e di dolore, in cui, fra il lieto stuolo per la soglia accorrente, una vaga fanciulla, pallida, sorridente, dal padre inosservata staccossi, che volgea parlando a un Mocenigo, su per l'ampia scalea, e accanto al piedestallo fermossi, curïosa e tranquilla, a osservare la sua faccia rugosa. I begli occhi profondi, le nudità seguendo, di uno scultor di Rodi artifizio stupendo, avean finito a spingere una mano affilata a palpargli le vertebre della schiena curvata... Mai, dopo i colpi arcani del divino scalpello, gli avea concesso il mondo un istante più bello... L'angelo sparve. All'alba ripassò, ma un piumato cinquantenne patrizio le camminava al lato, e, assorta nel colloquio, dimenticò la schiena tutta per lei di elettriche scintille ancor ripiena. Povero Fauno! e in estasi, già da due lustri, aspetta che ripassi per l'atrio la bella giovinetta; ed ogni notte, quando batte a San Marco l'ora che la conobbe, ei freme sull'ampia base ancora, dalle piante caprine fino all'irsuto mento, come uno stel di mammola che si dimena al vento; e intanto donna Bella, la fanciulla curiosa, di messer Diego Alvaro già da due lustri è sposa. III Quando entrò nel palazzo l'Ebreo conquistatore tutto mutò sembianza, tutto mutò colore, e all'amante di sasso crebber le noie e il danno. Tra le colonne, intorno al piedestallo, or stanno casse di sego, mucchi di corde e chiodi usati, arazzi e vecchi mobili ghermiti o sequestrati, bottiglie senza tappo, vecchi stocchi sguarniti, pelli e corna di buffalo e ermellini ammuffiti, libri venduti all'alba da un notaio balzano, e la sera mutati in vetri di Murano; qui, ammonticchiati al prezzo di un bacio o di un ducato, la gonna della vedova, l'assisa del soldato; qui un po' di tutto e un tutto di niente, a sbalzi, a caso arraffato dall'ugna della miseria, e al naso della beffarda Usura, fior della fame, offerto! Quanto agli appartamenti per molti giorni incerto fu il novello padrone circa modum tenendi: eran tappezzerie, candelabri stupendi, tele piene del genio di seppelliti artisti, dei poveri antenati ambizïosi acquisti... Rividero il sereno venduti al forastiero; e quel giorno gli scheletri piansero in cimitero, gli scheletri obliati dei divini pittori, cui certo un dì non s'erano pagati che i colori, mentre l'ebreo, felice dell'oro conquistato, d'esserne debitore ai morti avea scordato, né un pensier, né una lagrima, né un fiorellin soltanto avea, passando a caso, gettato in camposanto. Fatto il vuoto, divise l'aule immense e i saloni, come se li allestisse per nidi di piccioni, in camerette anguste, in stanzuccie pigmee; lamentandosi molto che Bacchi e Citeree e Silfidi ed Amori, sulle volte dipinti, non si potesser vendere perché alla calce avvinti. Si vendicò tagliandoli coi muri a centellini, e dandone una parte a tutti gli inquilini. E qui vedi una Venere che ha la bella sembianza, le braccia e il seno eburneo nella vicina stanza; qui il piè di una baccante e là sbuca una cetra, poi del fanciul terribile un piede e la faretra, poi Giunone che al laccio della parete appresa ha l'ala azzurra e piangere ti sembra dell'offesa. Un tal del primo piano cui toccò in sorte parte di un'imagine nuda che non vo' porre in carte, lagnossi al proprietario e voleva andar via; l'ebreo gli rispondeva: " Questa è un'allegoria, l'ha pinta il Tintoretto, è un egregio disegno " e l'altro a replicargli: " Fu un pittoraccio indegno! ". Più di una vecchia cabale astruse avea cavate numerando le membra sul capo suo librate, e quando un mendicante che stava al quinto piano vi fu trovato morto col suo rosario in mano, " Io bene, io ben sapevalo - ronzava una donnetta - quella nicchia portava la cifra maledetta, tra braccia e gambe e piedi e dita bianche e scure, le ho ben contate un giorno, son tredici pitture! ". E più il povero Ebreo non l'avrebbe affittata, se Steno, il giovinetto dall'aria sventurata, dal crin lungo le spalle cadente in brune anella, non l'avesse, bizzarro caso, trovata bella, quando seppe che dentro v'era stato il becchino. Steno vi prese alloggio quello stesso mattino. IV Puri amor che crescete nell'ombra e nel silenzio, terrene ambrosie fatte di cicuta e di assenzio, genuflessioni d'anime dall'idolo ignorate, voti, carezze, amplessi, lagrime prodigate all'idea d'una donna, amor senza speranze eppure amor capaci di profonde esultanze; che non chiedete l'obolo a Lei pur di un sorriso, di uno sguardo che certo sarebbe il paradiso, e taciti, rodendo il cor che vi contiene, valicate con esso alle spiaggie serene; puri amor che in silenzio e nell'ombra vivete, oh non cosa mondana, amor d'angeli siete! E certo in ciel si compie una giustizia: Iddio premia le spente vittime del lutto e dell'oblio, e ripara e punisce le cecità mortali, e i rossor non veduti e i disprezzi fatali, accoppiando le belle ignare ispiratrici agli amanti che in terra fur timidi e infelici! I castighi, là in cielo, son castighi d'amore. V Bella dama che uscite dal tempio del Signore, cui sta ancor forse un'ave sulle labbra vagante, bella dama, col viso pallido e l'occhio errante, senza saperlo, adesso l'elemosina fate: quell'occhio vagabondo due pupille ha scontrate, quel pallor senza nome le innondava di cielo. Oh non troppo correte, non abbassate il velo! L'uomo ignoto che segue, come un povero cane, i passi onde intrecciate le vostre corse strane, che per baciar la terra dove l'orme ponete salirebbe una croce e vi morrìa di sete, che toglierebbe il serto di fronte alla doghessa per deporvelo ai piedi quando siete alla messa, è un timido poeta, né vuol né chiede nulla. La Musa e la Sventura che l'han raccolto in culla gli fur madri operose : giovane ancor, vent'anni! Gli eran compagni i dubbii, le noie e i disinganni... Oh i suoi canti! caligini cosparse di faville, raggi erranti nel buio come fatue scintille... Se voi li conosceste!... Bella, pura, felice gli appariste una sera, inconscia amaliatrice, e rinnegò dolori e disinganni e noie, e la vita gli apparve tutta piena di gioie! Oh come attese il sole quella notte, vegliando! Come accolse il suo primo raggio soave e blando! O sol! punta spietata fitta alle nostre reni, se chi è stanco di passi a risospinger vieni, a gridargli: sei vivo, su la croce, cammina!.. Quando porti a un felice la candida mattina apparenza di Dio verissima! Da un anno, bella dama, i pensieri del giovinetto stanno intorno a voi, dì e notte : la sua delizia è questa : possedervi sarebbe, lo so, più allegra festa; a lui basta vedervi qualche poco: la sposa siete di un vecchio illustre e l'amica pietosa, tale vi crede il mondo, e tal, nell'ombra, ei v'ama. Ma lontana dal tempio è già la bella dama. VI - Di chi è quella casa? Dimmelo, vecchio. - Quella ? - Dove è entrata una donna. . . - Affé, la è una storiella che mi chiedete, o Steno, pericolosa alquanto; ma se voi mi giurate. . . - Parla per il tuo santo! - Vi si è allogato un ricco cavalier di Ferrara, e vi tien da più giorni gran tripudio e bambara, fuorché nell'ore in cui quella dama... - O Signore! - Lo viene a visitare... è una storia d'amore.- VII Lettor, che bella notte! La luna è argento fino, le nuvolette invece son zaffiro e rubino; come tiepida è l'aura, come tutto riposa! Oh l'antica repubblica come dorme! La sposa dell'Oceano stanotte si rifiuta all'amplesso, e il mar, senza rampogne, s'è addormentato anch'esso. Però veglian gli amanti ; odi la serenata ? Già sospirato ha il fiauto, la ghitarra è intonata, e la gondola, nido d'affetto e di armonia, lungo il buio canale lentamente s'avvia. Senti il dolce motivo e le dolci parole: " Io son come la zànzera intorno al candelabro: mi struggo a un vago raggio di neve e di cinabro! ". " Sporgi al veron la candida faccia che m'innamora, quelle due labbra rosee fa' ch'io le vegga ancora! ". " Io son come la nuvola che assorbe il sol d'estate: dileguerò guardandoti, e morirò di occhiate..." Luna, vedi due lagrime cader silenti e sole? Tu le illumini in cima di quel palazzo tetro, e forse le supponi il scintillar di un vetro... " Sporgi al veron le piccole mani, una sola almeno, e sembrerà un miracolo di più nel ciel sereno". " E vincerà, bell'idolo, le stelle del Signore se mi farai, schiudendola, la carità di un fiore! " " Io son come il famelico che muor sotto la reggia... ". L'una, mentre la musica, sull'acqua che nereggia, lenta lenta svanisce, il tuo raggio balzano ha illuminato un fauno di sasso in modo strano; forse è il vento che move dall'azzurro ove siedi... si dirìa che la statua trema dal capo ai piedi. VIII - Chi scelse a battezzarti questo nome divìno, mia piccola Contessa, fu un vate o un indovino? - Il mio nome di Bella!... furon due tristi cose, il tempo e l'abitudine... - O viole, o gigli, o rose, o piume di colibrì, raggi di sole e note che i serafini cantano sul carro di Boote, voi che, il dì delle Palme o il dì della Madonna, vi congiungeste in cielo per crear questa donna, perché stillar lasciaste sulle sue guancie altere tanto pianto di notti, tanto rossor di sere ?. . . Oh sorridimi... e serba questo volto allibito per le ineresciose veglie del tuo vecchio marito: ridi, canta, folleggia, perdio! l'amante io sono, e voglio il lieto amore, la celia e l'abbandono! - L'abbandono!... dicesti un'orrenda parola! - Orrenda ? - Dopo i nostri deliri, quando sola resto, o Lionello, e ancora t'ho col pensiero accanto, né ancor giunto è il rimorso, né ho ancor pregato e pianto, lo sai tu che mi avvenga?... A lungo in queste braccia bacio e ribacio e ammiro la tua superba faccia... - Angeli del Signore! - Ma è breve il dolce inganno: le tue forme sciogliendo lentamente si vanno... Pensa, questo palazzo è così buio e tetro!... Tu Lionello allora, tu diventi uno spetro, uno spetro che fugge, che mi fugge lontano, ed io tento seguirti e ti richiamo...invano; lo spetro è innamorato di un'altra donna! - Effetto di queste cupe stanze: da spetro a cataletto il passo è breve! Il conte che qui ti ha seppellita di questi vani incolpa terror della tua vita; oh foss'egli uno spetro davver! - Taci! - Sul mare conosco un'isoletta,e te la vo' narrare: è un giardino,vi cresce il banano e la palma, la vita vi è delizia, lusso, sorriso e calma, e non vi son mariti né consiglio dei Dieci; L'amor libero e santo, e Iddio ne fan le veci... Spira vento propizio, fidato ho il gondoliere, qui le notti son buie, ed io son cavaliere... Bella! - E tacque. La dama guardava il giovinetto, fissamente, e dai fregi del serico corsetto la sua candida mano da un tremito agitata, traeva una medaglia di gemme tempestata. V'era pinta una veneta faccia, seria, canuta che due grandi occhi apriva fra una carne sparuta, e, in quel piccolo avello fatto d'oro e d'argento, pareva dir: son morta, ma veggo ancora e sento. - É mia madre...- E la voce somigliava un sospiro, e una lacrima cadde. Oh anch'io piango,e vi ammiro, povere creature, olocausti d'amore! O lotte del pensiero, e vittorie del cuore! Misterïosi lutti nell'anima celati, mentre carezze e baci son dati e ricambiati, mentre il delirio canta le magiche canzoni, mentre il corpo tripudia nelle immense oblivioni! Donna Bella a che pensa ?... Oh le forme divine! E la è degna cornice quel suo profondo crine! L'occhio è azzurro di cielo, il labbro è rosa viva... Oh come in un baleno tutto il volto si avviva!... - Lionello, Lionello! E allor fu un'epopea. Come se fosse d'angeli quella coppia splendea; e Dio certo, vedendola dall'alto, perdonava... Ma in terra era caduto il ritratto dell'ava. IX L'uscio tarlato e nero chiuse a doppia chiave, e al chiodo che pendeva da una sconnessa trave sorrise come al volto di una donna amorosa, o alle socchiuse foglie di un bottoncin di rosa. Poi da un angolo trasse una corda sottile, milionesima parte d'una che in campanile dimagrò stiracchiata da un monaco scortese, ora saran tre secoli morto di mal francese. L'attortigliò, la strinse, montò, l'avvinse al chiodo, e poi la smunta faccia, muto, cacciò nel nodo... Ma in quellistante il sole ruppe una nube in alto, e un raggio immenso il mondo scese a baciar d'un salto. Fu il cader di una maschera, cieca, stonata, abbietta, che discopra una pura faccia di giovinetta; tale il mondo sorrise e le faccie mortali, chine ai libri o alla mota, confitte ai capezzali, dal pianto affaticate, o róse dalla noia, guardaron tutte in cielo e risero di gioia. L'uomo che si appiccava gettò la corda e, come chi, mentre altrove è assorto, sente chiamarsi a nome, alla finestra corse, cacciò la testa fuori, tra due piccoli vasi di sitibondi fiori, e immobile restovvi. Di nubi accavallate scorrean cime e voragini, a trotto, a volo, a ondate, e un passero, tranquillo sotto l'orrenda scena, lieto osservava i piccoli figli seduti a cena nel niduccio ravvolto alla vicina gronda; e, se avesse cantato il caso di Ildegonda, di più soavi trilli non avrebbe guaito, tra i fumanti comignoli, la molle eco del sito. X Il ciel rasserenavasi: bella, superba e sola la faccia del pianeta splendea da Chioggia a Pola; una striscia d'argento che dal canale uscìa e dritta, aguzza, immobile,in alto mar svanìa, pareva una gran spada brandita da Cagliostro contro l’ascoso ventre di qualche immenso mostro; San Marco circondavano i voli dei colombi, qualche gufo, fiutando, roteava sui Piombi, e in aria si incontravano comandi di nocchieri, urli di ciurme e strofe di allegri gondolieri, canzoni della pesca e nenie del bucato: tuttociò, lungamente rifuso e trasformato a furia di sbadigli e di malinconie dai poveri impiegati delle Procuratie, arrivava sull'alta finestra al giovinetto da quel sole improvviso rapito al cataletto. Egli era sempre immobile fra i due vasi languenti, non so se contemplando l'aspetto dei viventi, come re Carlo Quinto dalla socchiusa bara, o bevendo il viatico di una memoria cara. Certo aveva la febbre, ché non udì la porta cader sotto un gran calcio, e la sembianza smorta non rivolse che all'urto di un cavalier piumato che, chiamandolo a nome, gli sorrideva allato. XI - Tu, Lionello ? - Steno! - A Venezia, Lionello? - Abbracciami, collega... - Dammi un bacio, fratello! - Ma chi ti disse... - Il tetto dove attaccasti il nido? Me l'ha insegnato un vecchio che tien bottega al lido; fu caso: fra i suoi libri presi un Catullo in mano, tu sai quant'io l’adoro quel peccator romano! Lo tengo sempre meco; ma un ultimo esemplare che avea comprato a Siena, lo diedi al mio compare; or contrattando questo, perché oltremodo usato, (Il libro è come il fiasco, mi piace impolverato) v’è che vi leggo un nome... - Il mio... - Siam sempre al verde ? - La vita... - É un giocherello! - Chi guadagna e chi perde! - Via, ma vendere un libro che non costa un ducato... - Erano quattro giorni ch'io non avea pranzato! - Eppur Catullo in ghetto per desinar non vale; o che gli hai dato a braccio Virgilio o Giovenale? - Erano usciti prima,usciti in processione, un dopo l'altro, tutti... - Il tuo bel Cicerone ?... - Eccolo - E si toccava la giubba di velluto. - Davver non lo ravviso, gli nego il saluto. E le sante Pandette? - Eccole - E gli mostrava due guanti in un cantuccio.E l'altro sghignazzava: - Così calzano meglio... - E quel tuo Quintiliano legato a ghirigori ? - É adesso il mio pastrano... - Tu hai tutta quanta l'aurea latinità sul dosso!... Ma, dimmi,è anch'esso un classico questo bel nastro rosso ? - Ah! l’avevo scordato!... E, toltolo dal collo, dall'aperta finestra mestamente lanciollo. - Povero mio, m'accorgo che tu sei sempre quello!.. - Ti mutasti tu forse? - XII Era un gaio cervello già di togate zucche nella dotta Bologna, e di dottori in fieri la gioia e la vergogna; gran rompitor di ciotole, gran maestro d'imbrogli, Satana dei mariti e Messia delle mogli, gettando nell'azzurro degli inconsci trent'anni la fortuna di Rolla e il cor di Don Giovanni, vivea la vita come può viverla un uccello, in aria, a caso, a voli dal fiore all'arboscello, immemore del prima, del dopo indifferente, pigro, annoiato, strano, volubile e innocente. Solea dir d'esser nato alla vita mondana dall'abbraccio di un diavolo con una Dea pagana; però a far certo il prossimo d'essere un grande infame, lo credereste? a volte patito avea la fame per dar l'ultimo scudo a un cieco o a un saltimbanco... Vivaddio! colle piume in testa e il ferro al fianco, in quel tempo di balde e facili avventure, di follie malinconiche e di allegre paure, vi giuro, o mie fanciulle, che, con vostro permesso, diverso come or sono, stato sarei lo stesso! Ora tutto è svanito! e ( perché nol direi? ) i nostri dì son tetri senz'essere men rei; nel lenzuolo del Solito sepolta è l'avventura; il bardo e il cavaliero davanti alla Questura in ginocchio han deposto il brando e il colascione; il motto erra sul lastrico del popolo padrone; tolto è all'oro il tripudio delle superbe offese, tolta al vulgo la gloria delle balzane imprese; della Corte d'Assise Baiardo è un latitante, e Fanfulla è un evaso dal medico curante; si è sicuri e difesi, si è posati e dabbene, parliam di colti allori e d'infrante catene, ma interrogate il cuore di tutti, ad uno ad uno, e troverete un viscere d'aria e d'amor digiuno! XIII I due colleghi a braccio camminavano; Steno come un uom strascinato, l'altro franco e sereno. - Dunque c'entra un rivale?- diceva il Ferrarese,- firmagli il passaporto per un altro paese, ammazzalo! la bella s'anco diggià non t'ama, ti adorerà pel colpo della tua nota lama. Le son fatte così; vesti un abito strano, accoppa un galantuomo e, se sei bello e sano, gli è più che basta, tutte ti apriran cuore e alcova! Credi a me... - Il tuo consiglio al caso mio non giova. Fosse domani sola, libera e innamorata, più non saprei svelarle la mia fiamma ignorata. - Ti conoscea poeta, non ti credevo un pazzo... - Io la donna sognai non creta e non sollazzo! quella, il cui nome al labbro non mi verrà giammai, era il simbolo puro dell'idea che sognai; tu dubiti che m'ami?... forse ch'io mai le dissi uno solo dei cieli, uno sol degli abissi in cui per lei travota è la mia vita? - E come se di te non conosce che la faccia ed il nome... - Veder la sua da lungi e lei nomar da solo, perché i santi entusiasmi desse a' miei versi e il volo, ciò mi bastava! adesso... i miei versi morranno! - No, perdio! finché io vivo vivranno e ben vivranno! Senti, Steno, ho molto oro, noi siam vecchi all'usanza di mettere in comune penuria ed abbondanza; ci rifarem la cara gioventù di Bologna... Tu ti sei rovinato, non averne vergogna, sì, rovinato fino all'inedia, o poeta, per seguir di cotesta tua fatua cometa il corso fra le stelle che le girano intorno; la cometa si è scelto un astro in Capricorno... Disperarci per questo? Eh son tante le stelle, che per una è da ciuco il perderci la pelle... Ma, a proposito, diavolo! una or io ne scordava...- Steno senza far motto l'amico seguitava. - Volgiamo a manca. - Dove mi conduci? - A un negozio cui ti potrai rivolgere ne' tuoi momenti d'ozio- XIV L'occidente era in fiamme e Venezia imbruniva. Qua e là per le finestre qualche face appariva, errante, come in mezzo a una carta abbruciata, dai pargoli ridenti sul focolar gettata, quelle ultime, vaghe, fantastiche scintille che sembrano una ridda di monachine brille. L'acque oscure parevano assetate di foco, e fiaccole e lanterne, accese a poco a poco, vi prendevan la forma delle cose succhiate. Le galere di Cipro e di Morea, poggiate sull'ancore, dormivano sonno cupo e solenne; e pei fitti cordami delle vetuste antenne, qual per entro ai capelli di sognanti titani, certo correan fantasmi di naufraghi ottomani, col petto ancor squarciato dalla punta dei rostri. Era l'ora che i bimbi han paura dei mostri, e, a non vederli, il capo caccian sotto le coltri. XV - Che orrendo androne è questo per cui vuoi che m'inoltri? - Seguimi.- Proseguirono per l'aer pesante e buio. Steno sentia qualcosa d'arcano intorno; il buio gli impedìa di vedere. Ma cogli occhi dell'alma vedeva. In quella tragica, misteriosa calma, giacean creature umane al suolo; o addormentate o speranti nel sonno; certo stanche e affamate. si udivano respiri affannosi; talvolta lo scoccare di un bacio ( qualche donna travolta dalla miseria in mezzo a quello stuol di oppressi, per mercarne le brame, o per morir con essi ); E forse tra le immonde capigliature, oh cosa triste! stavano avvolte pur le guancie di rosa di qualche bambinello, nato a far dolce il nido della povera madre, e che doman sul lido stenderà le manine alla folla ciarliera, e comporrà le labbra alla prima preghiera per cercar l'elemosina! - È ben cotesto l'uscio; ma, a quel che sembra, l'ostrica s'è già chiusa nel guscio. Berenice! eh, la vecchia! È il cavalier Lionello che vi chiede l'onore di entrar nel vostro ostello! Vedrai, Steno, una reggia... ehi la grama vecchiaccia! Non son uso ad attendere per veder la tua faccia; apri o getto la porta! - Pur nessuna risposta Come al vento d'autunno una tarlata imposta, sbadatamente chiusa da un mandriano in viaggio, tal quella porta offerse a un urto sol passaggio. Entrar, ma tosto colti da ribrezzo improvviso, retrocessero. E Steno: - Santi del paradiso! È una tomba cotesta che scoperchiasti!.. - Taci; questa lanterna cieca val candelabri e faci, ma non qui fuor. Rientriamo e chiudi ben la porta . ‑ Impossibile.. questo è odor di cosa morta... - Avanti, avanti... - L'altro lo seguì nello scuro. ‑ Una mano alle nari, tienti coll'altra al muro, e non temere; è rnorto certo il gatto di casa.­ XVI Ed apre la lanterna. La luce che n'è evasa saltellando si posa su quattro basse mura, dove leggonsi cifre di magica scrittura, e pendon croci e teschi e cappelli di preti; pur nessun che respiri fra le strane pareti. Ma Lionello ha nell'angolo scoperto un seggiolone: - È là che dorme; andiamola a svegliar colle buone; tien tu il lume. - E accostatisi, la man del cavaliere piano piano la testa scosse che, in bende nere stretta, e china su un mazzo sparpagliato di carte, parea sognar. Toccata, cadde dall'altra parte, lugubramente. E un soffio esalò dalla salma. La carogna turbata par che riacquisti un'alma; il fetore che l'abita vuol la quiete profonda: se lo tocchi, s'ingrossa, come il verme, e t'innonda. ‑ Deponi la lanterna e aiutami; la vesta mi convien perquisirle... - Ma chi è dessa? ‑ Cotesta tu già un'allegra e vaga cortigiana spagnuola esperta all'Ars amandi più di Ovidio; ora, sola e vecchia, gironzava per le strade e le piazze e stendeva la mano alle belle ragazze. Queste per elemosina vi lasciavan cadere un foglietto di carta... pel damo o il cavaliere, e talor pel sicario. Questa vecchia, mio caro, rinchiude più segreti che messer Diego Alvaro Consigliere dei Dieci, te lo dice Lionello, e fe' più matrimoni che il Patriarca, quello che li fa là in San Marco. Tienle un po' il braccio alzato... Ecco già un bigliettino... senti s'è profumato! ­- Un mite odor di viola si diffuse. ‑ Leggiamo. ­- " Se tu o vedi gli dirai che l'amo, che l'amo ancora come ai primi dì; che nei languidi sogni ancor lo chiamo, lo chiamo ancor come se fosse qui. " E gli dirai che colla fé tradita tutto il gaudio d'allor non mi rapì; e gli dirai che basta alla mia vita l'ultimo bacio che l'addio finì! " Nessun lo toglie dalla bocca mia l'ultimo bacio che l'addio finì!... Ma se vuoi dargli un altro in compagnia digli che l'amo e che l'aspetto qui ". - ‑ Questa donna ti giuro che per me non farebbe: la dev'essere un ninnolo di miele e di giulebbe; amo le forti, e tu? Ecco un altro messaggio: " Doman, Lenuccia mia, gli è dì di festa, e il mio padrone è ammalato a palazzo." Nella sua gondola vuoi che usciam bellamente in Canalazzo? " Mi adatterò la sua parrucca in testa, ne porterò la spada e il giustacuore, le piume, i ciondoli, e l'amante parrai di un senatore! " L'anima ho piena di versi rimati, e porterò con me la mia mandòla: parole e musica ti alletteran come una cosa sola! . . . . . . . ". Leggiam quest'altro ‑ " Il bimbo viaggia in fondo al mare e l'alma sua nel limbo... ". ‑ Infamia! ‑ Oh Lionello, usciam da questo orrore! Ho la testa che bolle, e mi si spezza il cuore; certo un malor ci aspetta... ‑ Un malore! t'inganni. Qui un biglietto mi attende per cui darei vent'anni di sonno e di bagordi... eccolo!... affediddio, viva la Berenice! è ben cotesto il mio! Grazie, povera morta; che il ciel vi ricompensi, né ai vostri peccatucci il buon Iddio ripensi. . ‑ Bada, un'ombra è passata sul muro... alcun ci spia. ‑ Oh fosse un sì che scrive la contessina mia! ‑ Bada, l'ombra si appressa. ­ E la lanterna cieca drizzò alla porta. Videro corne una forma bieca di cui gli occhi soltanto apparivan. Lionello ha sguainata la spada. ‑ Spegni il lume, fratello - Ma la strana figura s'era già dileguata. Allor dall'atra stanza, di fogli seminata, chetamente sortirono; ripassar per l'androne in cui parea vagasse come un'alta visione di mister, di delitti, di stanchezza e d'amore, e rividero il cielo tutto calma e splendore. XVII Genti pie che pregate prima di porvi a letto, non pregate pei morti che stan nel cataletto non pregate per gli ospiti del tenebrore eterno, che dal mondo partendo sono usciti d'inferno. Stesi placidamente e colle braccia in croce, della sacra Natura ascoltano la voce: senton la vita immensa che si prepara al sole, han nei capegli l'umide radici delle viole, han nei pugni gli steli che diverranno abeti; i morti nella terra son tranquilli e lieti. Genti pie che pregate quando la notte cade, non pregate pei morti che bevon le rugiade, che si mutano in foglie, che si mutano in fiori; non pregate pei giunti, pregate pei viatori, per i vivi pregate quando cade la notte. E allor che i Mali intorno scaraventansi a frotte, e par che Iddio dimentichi le misere creature, come s'Ei pur dormisse nelle sue regge oscure. Pregate per le madri che aspettano; pregate per le livide teste nel gioco ottenebrate; per la donna che stende le braccia all'uomo ignoto, pel povero poeta, altro prigion del loto, che assalta il ciel coll'anima che lagrima e fa sangue; pregate per la turba negli ospitali esangue, sovra cui, col crepuscolo, peggior dell'agonia, la memoria s'abbatte e la malinconia; per gli amanti pregate, scongiurate il Signore, che creò la Sventura quando creò l'Amore! XVIII Benché adorna di pelo molto canuto e raro era bella la testa di messer Diego Alvaro; quando uscia dal Consiglio nell'ampia toga bruna, pareva in lui vivente la veneta fortuna. Camminava securo, parlava ad alta voce, era come il leone benevolo e feroce; l'amor della repubblica, l'amor della sua Bella, non aveva altre gioie, non aveva altra stella. Or s'è mutato : attoniti se ne accorsero i servi ; un tremito convulso, cupo, gli agita i nervi; non parla più, ma sembra interrogar cogli occhi chi gli sta intorno; a volte, come se un serpe il tocchi, balza repente, e corre per le stanze, e si affaccia agli specchi, e si scruta nella pallida faccia. Ier prendendo commiato dalla sposa, la mano così torvo le strinse, e un mormorìo sì strano lasciò uscir dalle labbra che donna Bella pianse. Staman, quasi ruggendo, l'anel di nozze infranse. XIX - É un sì! - gridò Lionello, e fu un grido sì forte che rintronò per tutte le taciturne porte del palazzo affittato dall'ebreo di Rialto. Certo il Fauno guardava il cavalier dall'alto: l'eco di quella voce, fra le sue forme desto, errò nel peristilio, a lungo, oscuro e mesto. Ma il cavalier, beato come un chierco in vacanza, gli saltava d'intorno in forsennata danza. - Stanotte! Ella acconsente... mi seguirà stanotte! Ah messer Diego Alvaro! le Fondamenta Rotte vedran sciogliere un legno a insaputa dei Dieci! Ben n'era certo! e tutto a predispor ben feci: a quest'ora Consalvo già appresta; donna Bella finge di coricarsi e rimanda l’ancella... Grazie! cortese lampada che a legger m'aiutasti. Scriveremo un poema per narrare i tuoi fasti! Insiem lo scriveremo, mio dolce Steno, insieme! Perché a te pur l'amore, perché a te pur la speme dee ricantar la bella canzon dei dì passati: va', raccogli i tuoi versi, saluta i tuoi penati, e qui mi attendi; un fischio ti avviserà; d'un salto nella gondola sei, e domattina in alto mar, sulla mia galera che fugge in Orïente, al suon della mandola, in faccia al dì nascente, alla più vaga donna ti inchinerai del mondo! Solo il vederne gli occhi ti rifarà giocondo; e poi, giunti al paese là delle eterne rose, ti sceglierai fra quelle giovanette amorose, per viaggiar nei piaceri, qualche pietosa stella... La mia, sappilo, è il sole... é la contessa Bella!- Tutto ciò in un minuto fu detto, e senza pure guardar l'altro nel viso, via per le strade oscure Il cavalier disparve. XX Tutti abbiam nella vita L'ora fatal che resta, come un negro stilita, sul nostro capo, immobile, finché andiam sottoterra; l'ora in cui l’uom s'accorge che la pugnata guerra, le lagrime versate, le sciagure sofferte, l'ostie fatte coi lembi del cuor, sull'are offerte del suo triste cammino per questa scabra valle, eran peso leggero alle sue scarne spalle, eran foglie di rosa. Da quell’ora (deh! amici di me non vi burlate perché siete felici! Essa vi attende al varco, è il fato universale, il lotto irrevocabile del sempiterno Male) da quell'ora il suo sguardo è confitto alla mota, e la tomba è vicina. Dimmi, pupilla immota, qual fu per te?... Fu l’ora che conoscesti l'Eva, e ti impietrì una vipera che un angelo pareva. E qual per te, fanciulla languente come un'ava? Fu l'ora in cui la povera tua madre agoninava. Qual per te, vecchio curvo come un tronco abbattuto? L'ora che solo, attonito, coi mendichi caduto, come in sogno fra i passi dei cittadini errante, il primo obol sentisti nella mano tremante. E per te, è questa, o Steno! XXI Egli è là steso al suolo. il manto ha già le pieghe del funebre lenzuolo, la faccia ha già composta, quasi, alla pace eterna; e negli occhi che immobili affisan la lucerna, palpitante di fievoli raggi e morente anch'essa, sembra la arcana calma dell'infinito impressa. Oh quel raggio di sole, perché giunse in quel punto ? A quest'ora ei sarebbe un pallido defunto, obliante e obliato; sarebbe all'ombre sceso da men feroce strale in meno all'alma offeso! Veder l'astro cadere dal suo cielo pudico, perder l'idolo, e perderlo per la man di un amico che lo strappa all'altare per gettarlo all'alcova! Oh fu ignobile il gioco, fu d'inferno la prova, raggio dal ciel caduto quand'ei forse presago, già avea l'impronte al collo dell'imprecato spago! E or l'orribile morte pur gli è presso, e nol vuole. Come ad ebro sospinto in rapide carole, tutto che ingombra il sordido peristilio traballa intorno a Steno, orribile famíglia macra e gialla. Son gli stocchi che guizzano come in mano a ribelli, son gli arazzi che sembrano ali di pipistrelli; son le gonne vendute dalle Circi del ghetto che gli danzano in giro e gli sfiorano il petto; son le coltri, lasciate dalle tremule vecchie, che passano, gettandogli vaghe preci all'orecchie; e in la cupa vertigine, fra le larve e il fetore delle casse di sego, allo scoccar dell'ore, oh meraviglia! è il marmo che si muove, è il macigno da cui sembra svanito il cinico sogghigno, è il Fauno che si abbassa sulla testa di Steno, e par dica : - Per piangere, ora ho un compagno almeno! XXII Dio che misura il vento all'agnello tosato perché all'uom non misura, quando il verno è arrivato de' suoi dì tempestosi, le bufere del cuore? Perché, se su lo sterpo inaridisce il fiore, l'amor non appassisce sotto i capelli bianchi? Ah, piuttosto una serpe mi si configga ai fianchi che alloggiarvi il bell'angelo dei celestiali affanni, quando dal mio battesimo conterò sessant'anni! Cavalier di ventura cerca castel fatato; ed è triste ospitare in tugurio gelato chi fu avvezzo alle fiamme dell'ampio focolare. Sei vecchio, e chiedi amore, e ti ostini ad amare? Sei vecchio, e dentro il pugno pur stringi il frutto sacro? Vuoi che il prete ti trovi, all'ultimo lavacro, dell'odor della donna tutto olezzante ancora: Più misero del gufo quando spunta l'aurora! É il crin biondo del giovane che te al buio rincaccia, è la sua balda gioia che ti offusca la faccia. Tu spronalo, dimentica, chiudi gli occhi, ti abbranca alla maga illusione!... vestal sommessa e stanca, vegli una figlia d'Eva l'imbiancata ara tua... E doman, dietro quella, tu scoprirai la sua! XXIII Povero conte Alvaro!... ecco ci pensa la sera (era già ben lontana da lui la primavera e la volubil ridda delle ore serene) in cui scoprì la blanda fanciulla, e nelle vene gli rifluì l'antico nobil sangue, e gli parve rivedersi d'intorno dell'infanzia le larve, E che fosse il baleno di un attimo passato dai lontani, beati dì che già aveva amato... Ei passò fra i garzoni della fanciulla al fianco, poscia sentì il profumo del suo bel seno bianco, poscia baciò la cara paradisiaca faccia, poi l'ideal creatura si sentì nelle braccia; ma sempre, e nelle feste quando un altro venia a invitarla alla danza e insieme a lei sparia; o alla messa, se alzava dal sacro libro il volto, e nell'aurata alcova quando, tra il crin disciolto, vedea nel sonno immergersi la sua pupilla brana, al chiaror di una lampada mite come la luna; sempre, ovunque, all'orgoglio, alla dolcezza vaga del possesso invidiato e della voglia paga, nell'anima del vecchio mescevansi i pensieri surti come fantasmi, il primo dì, fra i ceri della chiesa auspicante alle sue nozze, quando, dopo i motti latini, il prete venerando avea detto al bell'angelo : " Voi beata tre volte, o fanciulla, cui Dio, in un sol uomo accolte le virtù riserbava di un padre e di uno sposo!..." Padre!... Padre!... il più augusto dei nomi al vanitoso vecchio suonò bestemmia e vituperio, e in cori gli accoppiò, nodo orribile, lo spavento all'amore!... Or quel prete è sepolto sotto le zolle mute, e il conte Alvaro, a prezzo dell'eterna salute, vede, ancor più beffarda, la sua disciolta creta, e vorrebbe coll'ossa dell'infausto profeta farsi una clava e correre per il mondo con quella, inzuppata nel sangue della contessa Bella. XXIV Dimmi, santa memoria del mio più dolce amore, dimmi come a Lionello battea frattanto il core! Solo colla sua gondola, tacito, palpitante, attendeva nell'ombra la sospirata amante... O minuti divini di speranza e dubbiezza, non vi valgono quelli della secura ebbrezza, come non vince il sole del meriggio possente il mite oro onde l'alba inghirlanda l'oriente! Attendeva nell'ombra, presso la riva, a pochi passi dal gran palazzo di Don Dïego. I fochi n'erano spenti; solo da una rossa cortina un barlume che andava e venìa, peregrina facella, certamente in mano alla contessa. S'apre una porticina... alcun ne scende, è dessa. Un baleno, ed ei l'ebbe nelle braccia. - Se t'amo! - Angiol mio!... come fredda... - Non è nulla, fuggiamo! - Perché tremi ?... - Scoperti... ah! è già tardi!- E svenuta rotolò dentro il felze. Or Lionello, t'aiuta! Tre gondolier stemmati guidano alla vendetta l'uom tradito... t'ingolfa dove l'acqua è più stretta, vola, devia, ti perdi nei laberinti oscuri, cerca aiuto alle mille convessità dei muri, alle volte dei ponti, ai trabaccoli vuoti; che il nemico non senta ove il remo percoti, e, ora a destra, ora a manca, come guizzo di lampo, lo abbarbaglia!... Sventura!... non più speme di scampo! XXV Un grido acuto, lungo, angoscioso, la oscura squarciò calma notturna. Di livida paura ansimante, l'Ebreo, signor di quel palazzo da cui la mia leggenda prese il suo folle andazzo, si gettò dalle coltri e lanciossi al verone. In quel punto una gondola costeggiava il portone. E il grido non finiva : - Steno! Steno!... fratello!- Ritti in fronte i capegli, allor l'Ebreo, zimbello spesso dei sogni, vide uscir sulla scalea uno spetro. La luna sul suo viso splendea e splendea sulla gondola. Il remator gli porse la man; la sua lo spetro atterrito ritorse. (- Se lo spetro ha paura, gli è che l'altro è Satàno- pensò l'Ebreo). Quand'ecco sull'acqua e non lontano una face, e un sommesso vociar di gondolieri. I due sotto il verone, fantasmi cupi e neri, s'eran stretti a colloquio. A un tratto, quello uscito dal palazzo, come abbia terribil cosa udito, si slancia nella immobile gondola, afferra il remo e, col ringhio di un veltro cui tocchi il colpo estremo, la sospinge... È sparita. XXVI Lionello è solo. Il conte l'ode, rivolta all'atrio del palazzo la fronte, dir con voce secura e gentil: - Donna Bella, volger piacciavi a manca; salite, e la mia cella troverete dischiusa. Io vi raggiungo tosto. Non finì : che Don Diego, con uno sbalzo, accosto gli si era piantato. L'altro ha snudato il ferro, e sta innanzi alla porta come un tronco di cerro. Orribile minuto! Quel vecchio dalle braccia conserte al petto, immobile e taciturno, in faccia non ha pinta la rabbia, non ha pinto il terrore, ma un alto, inenarrabile, sterminato dolore. Non trema, ma i suoi labri dalla febbre riarsi somigliano a due belve che anelino a sbranarsi. Ha stretti i pugni e stillano sangue. Oh pietà! Gli spunta dalle ciglia una lagrima, e sul giovin le appunta. - Dio del ciel! Come bello, come è giovane e bello!- Ciò non disse, pensò ; poi proruppe : - Lionello, per la tua madre morta, per l'orror dell'inferno, per l'angelo custode che ti amica l'Eterno, giurami che fu un filtro che te la diè in balìa, che un maleficio ha vinto la creatura mia, ch'ella è innocente... - Conte, rispose il giovinetto, non conobbi mia madre, l'inferno ho in gran dispetto, né posseggo, ch'io sappia, amici in paradiso. Da onesto cavaliere la contessa ho conquiso, e or vi prego osservare che m'ho un ferro snudato, che il mio custode è questo, e che al rezzo gelato potrebbe irruginire. Ciò mi dorrìa da senno.- I gondolier stemmati partono a un muto cenno, e già nell'aria tacita sfavilla un altro brando. XXVII Or tutto da quei petti, fuorché il furore, è in bando. - Ferro e inferno! cotesta, e quest'altra ripara! - Dalla man di un vegliardo tu a darle meglio impara!- E non son più due spade, son due lampi che guizzano; or volano, or s'abbassano, or rotano, or si drizzano, or si arrestan di un tratto... Allor potevi udire i fiati ansanti, e credere che a sceglier chi colpire l'invisibile Fato fosse in mezzo, indeciso. - Tu fai sangue... - Tu menti! - Già la morte hai sul viso! - Vecchio, son gioia e amore, e a te sembran la morte ? - Non avesse proferta l'ingiuria! Come sorte il boato che annuncia la rabbia del vulcano, dalle fauci del conte, un urlo uscì... Di mano sfugge il ferro a Lionello che china il capo e cade. Pur, mentre il sonno eterno freddamente lo invade, non lo lascia la balda fierezza indifferente. - Fu un bellissimo colpo, messer - dice il morente -, se non fossi obbligato a partir, giuro a Dio! che darei mille scudi per impararlo anch'io.- Poi con voce più fioca, riprese: - Alla malora! Facciamo un po' di bene, almen nell'ultima ora... Don Diego... non cercate madonna in questa casa... quando mi raggiungeste... ella era già evasa... Buona notte... alcun soffia davver sull'alma mia... Non temete per Bella... è in buona compagnia. - Così morì Lionello, cavalier ferrarese. XXVIII Quelle estreme parole non le ha don Diego intese? O credere non vuole che Dio possa far tanto per strappar dalle viscere di un uom l'ultimo pianto? Perché nell'atrio oscuro s'inòltra, e brancicando per l'ingombro cammino colla punta del brando, al livido barlume dell'imminente aurora, attonito, atterrito, l'aula squallida esplora? Un'arcana potenza lo strascina; il suo passo l'eco fievole sembra invitar: fra l'ammasso lutulento s'innalzano, come in sogno, figure che gli fan cenno, e sfumano. Egli vacilla, eppure retroceder non vuole : non può, forse! Repente gli appare il Fauno. Orrore! Gli si schiara la mente, riconosce il palazzo dove Bella ha incontrato e chiesta al padre. È questo il portico incantato per cui passò, premendo il suo braccio di neve, braccio di fata, ahi lasso! di una piuma men greve... Scorser due lustri appena, ed era l'ora istessa! Come splendean le faci! Con che fronte dimessa qual per pudore inconscio, accanto alla sfacciata nudità di quel Fauno era colei passata!... Quel Fauno!. . Ah! fuggi, fuggi, misero conte Alvaro! A sollevar le nubi del tuo passato amaro non sei solo qui dentro... fuggi... un mister qui regna... di tremuli vapori l'aria fosca si impregna... par profumi l'ambrosia! Miracolo! Che avvenne? . . . . . . . La leggenda s'arresta a un segreto solenne: come cadder dall'alto di San Marco sei ore, il palazzo fu scosso da un immenso fragore. XXIX La marina rifulge simile a terso argento; non un fiocco di nube, non un filo di vento; l'alcïon che coll'ali sferza l'acque tranquille le increspa e, alzando il volo, vi fa cader scintille. Libellule e farfalle i fiori hanno lasciati e, attratte dalla calma, i deboli meati cimentan per vedere negli azzurri cammini rotear gaiamente la danza dei delfini... Empie un alto riposo l'Universo ferace, tutto il ciel dice : Amore! tutto il mar dice : Pace! XXX Poiché il lido è scomparso, poiché nulla ne appare Steno lascia alla forcola il remo. Il cielo e il mare e il fatale amor suo! Tutto il resto è caduto. Bella è là dentro, ignara dello scambio avvenuto; tanto terror la prese che ancor non mosse accento. Il giovinetto trema come una foglia al vento, e, offrendo in olocausto l'anima al suo buon santo, rattenendo il respiro e rattenendo il pianto, quasi aprisse la porta di una chiesa, la porta del felze schiude. Immobile, bianca come una morta, Bella a lungo lo fisa, poi guarda intorno... sola! Indietreggia, fa un cenno, ma al labro la parola le si gela, e qual vinta da un affanno deliro, si copre il viso e cade. Non han pure un sospiro i malor sterminati. In ginocchio, con voce che sembra uscir da un tumulo, e colle mani in croce, così favella il misero: - Madonna... non temete se a voi davanti un povero sconosciuto vedete... Fu Lionel, per salvarvi, che mi affidò quel remo... O, forse, Iddio! - La dama, con uno sforzo estremo, solleva il capo e volge gli occhi sullo straniero che segue: - Perdonatemi... fui troppo ardito, è vero, ma era grande il pericolo... e poi... benché la morte già mi fosse vicina, sentìa che il braccio forte abbastanza per trarvi in salvamento avrei... I più felici istanti vissi dei giorni miei; or Lïonello certo non tarderà a venire col legno... e partirete... ora posso morire... No, non è inganno: a Steno già già sfugge la vita, e la contessa Bella, trepida, impietosita, come attratta da un fascino dolce e misterïoso gli solleva il bel crine che quasi ha il volto ascoso, e, - Vi conosco! - esclama - giovinetto, quel nastro ch'io perdetti alla messa, l'anno scorso...- Se un astro fosse disceso sotto le pupille di Steno dippiù non brillerebbero; ma l'ansia del suo seno or si è fatta terribile. - Fu raccolto da voi, e da lontano sempre mi seguiste dippoi... Perché ? - Due grosse lagrime fur la risposta. XXXI Ignoro ciò che farebbe quella ch'io senza speme adoro, ove per l'amor suo me trapassar vedesse. Non avrei meraviglia s'ella fra sé ridesse! Molte ridere ho viste, mentre, in fondo all'oblio, v'eran anime umane maledicenti Iddio, e pugni che cercavano la pistola o il pugnale... Ma digredisco ancora, e in questo punto è male. XXXII Che vide allor l'ascoso occhio dell'Infinito? Piansero i cherubini, su in ciel, mostrando a dito quella barca perduta sul lontano emisfero, picciola tanto eppure contenente un mistero più di una culla dolce, più buio di un avello ?... Solo forse nell'aria qualche migrante augello tentò un trillo di gioia, quando quelle due teste, in così immensa calma gravide di tempeste, mirò l'una ver l'altra chinarsi, e l'occhio ardente cercar l'occhio di affanno e di languor fulgente; e già stese le braccia, ed avida una bocca del contatto supremo da cui l'amor trabocca, pender da un'altra attratta dallo stesso desio!... Miserere!... al poeta non concesso è l'oblio... Come offusca lo specchio di un bambolo il respiro, come sfoglia la rosa un placido zeffìro, così l'ora, il minuto, l'attimo sciagurato può nel cor che pel Bello e per il Giusto è nato avvelenar la santa semenza del futuro!... Quanti corron baleni dalla luce allo scuro? Povero Steno!... è dessa, la blanda incantatrice, quella che segui estatico da un anno, ed è infelice come lo fosti, e è tua!... Vedi se la Sventura, questa provvida Erinne che per il ciel ci appura, non affratella; vedi se non è premio il fine di chi lieto sul cranio si conficcò le spine; vedi, sol due parole, sol due lagrime, e tutto che di smanie ti pesa sull'anima e di lutto si svelò nel fatidico animo femminile!... É ben dessa, la donna sopra tutte gentile, è ben dessa, o poeta... Ma quel vecchio ti disse come occulta ai convegni di uno stranier venisse; è la contessa Alvaro, ma sotto al suo balcone, hai sentito alitare la tenera canzone; è l'idol tuo, ma ruggono ancor nel tuo cervello le sonore risate del povero Lionello!... XXXIII Oh sì beati i morti che bevon le rugiade... Chi saprà dir se in mare ei si getta o vi cade? XXXIV Il mare è generoso come ogni cosa grande: ama tanto la terra che gonfio in lei si espande; della rondin che porta dall'uno all'altro lido le querule speranze e la pietà del nido l'ali cogli infallibili aliti suoi distende; ciò che cade disprezza il mar che all'alto tende: quando l'albero è infranto e sommersa è la stiva, li rifiuta e, sdegnoso, li rimanda alla riva; e vi getta le perle e le conchiglie, e, chino come sul formidabile specchio del suo destino, l'uom su quel glauco abisso, non sa, triste ed anelo, s'esso mai non racchiuda più misteri che il cielo. E il mar conosce l'uomo più che l'uom nol conosca; ond'è che dal profondo della sua valle fosca è risospinto il naufrago alla luce del sole. XXXV - Troppo tardi! - Di Steno fur l'ultime parole. E sparì. Mie signore dalla cera stravolta perché, mai non avendo che un amante alla volta, già m'aspettate al varco per gridar: " L'eroina fino a qui perdonabile or del tutto rovina, ché fra Steno e Lionello si appiglia all'uno e all'altro ". V'ingannate, signore: la Dio mercé son scaltro, né saprete che avvenne nel cor di Bella Alvaro. Sol vi dirò che quando il freddo corpo ignaro a fior d'acqua riapparve, sulla faccia spetrale del morente poeta cadde un bacio... XXXVI Fatale notte! notte di incanti e meraviglie! Un grido sommesso, dai canali più spopolati al lido, corre di bocca in bocca nella folla atterrita. Fu trovato Don Diego disteso e senza vita sotto un Fauno di marmo dalla base travolto! I pescator di Chioggia, collo stupor sul volto, han portato un cadavere che gettò la marea, e mirabile a dirsi! quel morto sorridea! E sulla spiaggia è un premersi di mozzi e di nocchieri, dai berretti turchini e dai capucci neri, che non san per qual strana avventura di mare una gondola errante sull'orizzonte appare. E così ben si aggruppano le sussurranti tornie e v'è tanta dovizia di colori e di forme, da innebriar di gioia l'anima di un artista. A mezzodì la gondola si perdette di vista. PAESAGGI A CARLO MANCINI I Era un parco antico e squallido da molt'anni abbandonato; desolato come un campo di battaglia, pien di nidi, e rami e zolle, come un colle - orïental. Querce ed olmi e abeti e frassini, in ferace abbracciamento, sotto il vento, si movean come un sol albero; e alle nubi, augusta e folta, l'ampia volta - era guancial. E, disotto, eran rigagnoli zampillanti in vaghi suoni pei burroni ; e, con gesti da cadaveri, tronchi fracidi riversi, e cospersi - d'alghe e fior. Eran templi d'erba e d'ellera, gallerie di clematidi, foschi siti ; trasparenze glauche ed umide, d'ombre tremule rabeschi, toni freschi - e toni d'or. Compagnie di strani Fauni, su marmorei piedistalli, scabri e gialli, i sentier ne sorvegliavano, e specchiavansi agli stagni; mentre i ragni - erranti ordir, fra quei menti aguzzi e lepidi, si vedean le argentee reti; e, faceti, gli augelletti si posavano su quei pugni irsuti ed alti, a far salti - ed a garrir. Ai meriggi, alto silenzio incumbea sulla riviera; se non era il cader di un frutto fracido che facea, nell'acqua immota, una nota - e nulla più. I tramonti vi eran tragici; ombre orrende, incendii immani! Draghi o nani somigliavano gli arbuscoli, e i grandi alberi giganti inneggianti - a Belzebù. Il viator che, a notte, rapido presso il parco transitava, palpitava ; si sentìa sul viso battere come scosse l'aure dense da ali immense - di sparvier. Né fanciul di nidi in caccia, né pastor, né mendicante, né brigante, né giammai di amanti coppia (tanti spetri vi eran corsi!) osò porsi - in quei sentier. II L'uom se ne va senza indagar l'arcano: giunto alla meta, al teunine abborrito, al dì che tutto strugge, si accorge di aver stretto nella mano un po' d'aria che sfugge. Egli, o s'illuda alle apparenze incerte, o preghi, ignaro del Nume, o allibito sghignazzi in faccia al cielo, o del Real dorma sul seno inerte, vive e muore in un velo. I suoi piacer sanno di tosco, i mali gli aizzan l'alma ai giubili vietati che presente e non trova: è dalla culla all'avel (due guanciali!) ciò che sempre s'innova. Carlo, ne san più assai gli immensi boschi sovra cui sono i secoli passati; dove, immobile e chino, al suon dei rami palpitanti e foschi, meditava il bramino. Di certezze più ricca è la brughiera che, a dispetto dei geli, eterna il fiore del luppolo e del timo; sa dove porta la regal riviera le sue pietre e il suo limo. Pane immortale, fra le biade, irride, coi suoi cori di Fauni, al mietitore; lo stagno, a cento a cento, cader dal fiero campanil rivide le crocette d'argento. E la montagna che si specchia al lago vince in gloria la Vénere di Milo: prima che il greco artista sfidasse il sol colla divina imago, di quel masso alla vista, che stendea lungo il limpido orizzonte, sotto il raggio lunar, l'ermo profilo, qualche pastor poeta fermò la greggia e, colla gioia in fronte, disse : "È costì la meta!". Sì, ciò che l'uom calpesta e per cui passa senza tender l'orecchio e alzar le ciglia, ciò con cui io favello pel tramite dei versi, e in te trapassa pel veggente pennello, Carlo, è un tesoro che ci ha dato Iddìo come ci diè gli amici e la famiglia!... Oh! dimmi, quante volte ha le tue fedi un blando nuvolìo nelle sue spire avvolte! Dimmi che cosa sa narrar la terra dissepellita dall'aratro appena, quanti avvisi divini la primavera dal suo sen disserra... Dimmi i cenni marini! Spesso io mi curvo al tripode profondo, atomo qual mi sono: e l'alma scena m'agita e mi sublima; e mi inabisso nei mister del mondo per risalirne in cima! Un dì (lontano come i dì felici) per una landa erravo ove tu avresti una tela eternata; e pensavo a mia madre ed agli amici, e alla patria lasciata. Trovai quel parco. In mezzo era un castello: di fulgori splendean biechi e funesti, pel tramonto, i suoi vetri. Là stetti e appresi ciò che fosse quello ch'altri chiamava: spetri. III Lungo il viale, per i viottoli, nelle sale, in mezzo ai portici, dalla freccia delle aguglie fino all'ultima corteccia, dove intreccia la sua feccia il ramingo scarafaggio, perché un raggio dell'albor vi dipinga perle ed or; nelle ogive che si abbracciano più lascive delle Naiadi ; nelle grotte che somigliano, quando è squallida la notte, a una botte dove, a frotte, istrioni con megere vanno a bere; sul manier, nel vallone torvo e ner; per le vaghe latitudini, per le plaghe che si incurvano, trasparenti, sulle cerule zone roride fuggenti, dove i venti, caldi e lenti, van dicendo alla rugiada (ché non cada pria del dì), la leggenda delle Urì ; dappertutto, in terra e in aria, l'alto lutto ed il silenzio, le movenze spaventevoli e le magiche apparenze, son parvenze, son coscienze, son memorie palpitanti, favellanti in amistà della storia d'altre età! IV Vedi la selva delle quercie estatiche drizzar nel buio le braccia ritorte, funebre asilo di civette e d'upupe in vago sonno assorte? Le diresti Titani, a cui l'olimpica ira inchiodava i piè possenti al suolo, da mill'anni seguenti delle nuvole e invidianti il volo. Sai perché sì lontano i rami allungano dal poderoso tronco?... Un dì, la plebe che le giovani piante errar vedevano per le feraci glebe, intenta ai riti della bionda Cerere, balzò alla picca, alla corazza, al brando, e si accalcò dinnanzi a un frate pallido che proclamava un bando. Poi, fu un urlo terribile: e partirono. Le alte cime mirâr nel polverìo quei mille e mille all'oriente perdersi, cantando preci a Dio. Non più brillar di falci in mezzo all'alighe né vociar di bifolchi, e comitive tornanti a sera con a spalle i pargoli; non più donne giulive, inghirlandate di spiche e di mammole!... Sol qualche vecchio errante, all'imbrunire, sovra cui la tristezza, colle tenebre, lenta, parea salire. Muto il castello, deserto il tugurio! Si sentìa che la vita in altra terra battea, che tutte avea rapite l'anime quella lontana guerra. E fu allor che alle quercie malinconica si fe' la balda gioventù ferace: però pensâr che, dopo qualche secolo, dovea tornar la pace; che popolata rivedrian di mandrie la valle, e che il meriggio alla frescura ricondurrebbe delle ombrìe balsamiche una gente futura. Ed assorte in pensier di spaventevoli colpi di scimitarre e catapulte, in mezzo all'alta noia ed al misterio delle camgagne inculte, intrecciarono i rami, e avvilupparono fronde a fronde, in feroci atteggiamenti; e, contesti di vòlte e d'archi, eressero mistici monumenti ; onde il venturo mandrian, destandosi là sotto: " Ecco - dicesse alle sue donne - che fér le quercie mentre i miei bisavoli pugnavann a Sïonne ". V I salici piangenti hanno attitudini di prefiche commosse: sembran sudarii per raccoglier lagrime le sottoposte fosse. E, come vive, le cime si cullano sotto il molle zeffìro; né sai se il suono che nell'aria espandono sia rantolo o sospiro. Ondeggiamenti di blande Nereidi, gesti da cortigiane, incliini di Elfi, o di chi al suol prosternasi per un tozzo di pane. Neghi a quei rami un sentimento, un'anima, chi non nacque poeta! Quegli non oda il sovrumano eloquio , della natura queta; sia sordo alla eloquenza inenarrabile del grande Essere ignoto; non scorga il filo arcano, incomprensibile, che lega l'aria al loto! Quegli, al tramonto, quando il cielo è incendio, e van le avemarie, da campanile a campanil, dicendosi: " Siam dell'alme le spie! " quando la valle si ingombra di nebbia e di vaghi colori ed una mesta voluttà ineffabile assalta i nostri cuori; e ti senti immortal, pensando al celere riapparire del sole; e, se pur fosti coll'amica, inutili ti sarian le parole; quando dall'Universo assorto è l'atomo, quegli sbadigli, o vada davanti a sé, segugio inconsapevole, per una ignota strada! Oh! pel ciel che splendea colle miriadi delle vaganti stelle; pei campi a cui davan bagliori e screzii lucciole e coccinelle; giuro che a me quei cesolati salici dipinsero l'istoria!... Così putessi la vision terribile cassar dalla memoria! Erano, in mezzo al tenebror diafano, spalle in catene attorte, e lunghe braccia che parean difendersi fra la vita e la morte. Contorcimenti di dannati, impavide pose da gladiatore... Quei tozzi tronchi di rabbia fremevano, e fremevan d'amore. Nodosità, curve, punte, sembravano cercar vendetta a Dio; mentre, al raggio lunar, le bianche foglie bisbigliavano : oblìo!... La Musa mi fe' mago. Allor dai salici uscì questa parola, ch'era lamento e che parea bestemmia: " Ci ha piantati Loyola! ". VI Più in su della nebbia, più in su della torre, nei campi che l'aquila superba trascorre, ergeva il fantastico suo ciuffo un abete, possibile pania di incerte comete. Immobile, olimpico, nell'aria gelata, diceva agli arbuscoli dell'ima vallata, specchiando il pinocchio nel placido stagno: " Per questi viottoli passò Carlo Magno ". VII Il castello, immobil macchia, cosa informe e minacciosa, trafiggea co' suoi pinacoli l'ampia bruma nebulosa; dalle gotiche - compagini piante esotiche - a cui garba por sui muri un po' di barba, scomponean lo stil corretto di un pregievole architetto. E lontan, lontano, all'ultimo fil di cielo, un guizzo strano segnalava, incerto e rapido, qualche nomade uragano. Le finestre illuminavansi, argentavansi - le mura; poi, nell'aria opaca e oscura, riappariva ancor più tetro il castel, come uno spetro. Da sospir, da supplichevoli gridi invasi erano i campi; forse arcane metamorfosi accadean sotto quei lampi... Larve pallide - sfuggevoli per le squallide - vallée parean Strigi, o parean Dee; al mio piè, filando bava, una biscia strisciava. Le ninfe si arrovesciavano come vergini tentate; un ronzìo d'ali invisibili le avea certo ridestate. Di languore, di bisbiglio, di scompiglio - ebro, pagano, si coprìa l'immenso piano... Era un coro a voci uguali, e cantavano " Sponsali ". VIII I fior che nascon tardi e a cui par che la luna l'acre olezzo regali, già per l'aiuola bruna cominciano a brillare, come un altro corteggio di stelle. E, in mezzo ad essi, venirsene a passeggio ecco la castellana col suo vago paggetto. Tutto è d'oro lo strascico, è d'argento il corsetto; è neve il dolce viso che il fanciul signoreggia. Certo è un sogno d'amore ch'ella fra sé vagheggia, carezzando, lasciva, que' suoi capelli biondi! Egli, con un ceruleo sguardo, par che la innondi di dolcezza infinita... Così, mentre il barone russa, pensando ai fasti di qualche vecchio arcione, l'ideal coppia passa. L'allodola la mira, e, dal ramo ospitale, di voluttà sospira. IX L'aurora! E già i frassini, comari verbose, l'albor commentavano con stridule chiose; poi, punto d'invidia, scrosciava il querciuolo... già tutta, in un solo superbo monologo, la selva stormì! Gli augelli si destano cantando alleluia, le vette si indorano, la valle è men buia, lontani comignoli la nebbia disvela, comincia a far vela, nel tremulo spazio, la nave del dì! X Carlo, e mentre si aprian tarlate imposte di cascinali, ed apparian d'un tratto camicie bianche alle finestre nere, e, nella brina, per sentieri ignoti, già cigolava qualche vigil carro da cui, forse dicendo una preghiera, guardava il parco leggendario un pio beneditor di solchi, uscì da un cespo di tuberosi, interprete io suppongo di quel verde mister che mi invaghiva, questo motto gentil: " Tu ci hai compresi! ". - FINE -
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Indice generale Liber Liber 4 Antico Testamento 9 Il Pentateuco 9 Genesi 9 Esodo 152 Levitico 270 Numeri 354 Deuteronomio 472 Antico Testamento 576 I libri storici 576 Giosuè 576 Giudici 643 Rut 711 Primo libro di Samuele 720 Secondo libro di Samuele 808 Primo libro dei Re 882 Secondo libro dei Re 965 Primo libro delle Cronache 1044 Secondo libro delle Cronache 1119 Esdra 1212 Neemia 1241 Tobia 1280 Giuditta 1314 Ester 1356 Primo libro dei Maccabei 1387 Secondo libro dei Maccabei 1471 Antico Testamento 1535 I libri poetici e Sapienziali 1535 Giobbe 1535 Salmi 1628 Proverbi 1893 Qoèlet 1970 Cantico dei Cantici 1994 Sapienza 2011 Siracide 2062 Antico Testamento 2197 I libri profetici 2197 Isaia 2197 Geremia 2384 Lamentazioni 2570 Baruc 2589 Ezechiele 2609 Daniele 2753 Osea 2812 Gioele 2841 Amos 2852 Abdia 2874 Giona 2878 Michea 2883 Naum 2901 Abacuc 2908 Sofonia 2916 Aggeo 2925 Zaccaria 2929 Malachia 2954 Nuovo Testamento 2964 I Vangeli 2964 Vangelo secondo Matteo 2964 Vangelo secondo Marco 3058 Vangelo secondo Luca 3115 Vangelo secondo Giovanni 3213 Atti degli Apostoli 3286 Nuovo Testamento 3384 Lettere di san Paolo 3384 Lettera ai Romani 3384 Prima lettera ai Corinzi 3426 Seconda lettera ai Corinzi 3465 Lettera ai Galati 3491 Lettera agli Efesini 3504 Lettera ai Filippesi 3518 Lettera ai Colossesi 3527 Prima lettera ai Tessalonicesi 3537 Seconda lettera ai Tessalonicesi 3545 Prima lettera a Timoteo 3549 Seconda lettera a Timoteo 3560 Lettera a Tito 3568 Lettera a Filemone 3572 Lettera agli Ebrei 3574 Nuovo Testamento 3609 Lettere cattoliche 3609 Lettera di Giacomo 3609 Prima lettera di Pietro 3619 Seconda lettera di Pietro 3630 Prima lettera di Giovanni 3637 Seconda lettera di Giovanni 3647 Terza lettera di Giovanni 3649 Lettera di Giuda 3650 Apocalisse di Giovanni 3654 La Bibbia di Gerusalemme Antico Testamento Il Pentateuco Genesi 1 1In principio Dio creò il cielo e la terra. 2Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. 3Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu. 4Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre 5e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. 6Dio disse: "Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque". 7Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. 8Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. 9Dio disse: "Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto". E così avvenne. 10Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona. 11E Dio disse: "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie". E così avvenne: 12la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. 13E fu sera e fu mattina: terzo giorno. 14Dio disse: "Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni 15e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra". E così avvenne: 16Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. 17Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra 18e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona. 19E fu sera e fu mattina: quarto giorno. 20Dio disse: "Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo". 21Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. 22Dio li benedisse: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra". 23E fu sera e fu mattina: quinto giorno. 24Dio disse: "La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie". E così avvenne: 25Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. 26E Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra". 27Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. 28Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra". 29Poi Dio disse: "Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. 30A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde". E così avvenne. 31Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno. 2 1Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. 2Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. 3Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto. 4a Queste le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. 4bQuando il Signore Dio fece la terra e il cielo, 5nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata – perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo 6e faceva salire dalla terra l'acqua dei canali per irrigare tutto il suolo – 7allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. 8Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. 9Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. 10Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. 11Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre intorno a tutto il paese di Avìla, dove c'è l'oro 12e l'oro di quella terra è fine; qui c'è anche la resina odorosa e la pietra d'ònice. 13Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre intorno a tutto il paese d'Etiopia. 14Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre ad oriente di Assur. Il quarto fiume è l'Eufrate. 15Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. 16Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, 17ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti". 18Poi il Signore Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile". 19Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. 20Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. 21Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. 22Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. 23Allora l'uomo disse: "Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta". 24Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. 25Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna. 3 1Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: "È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?". 2Rispose la donna al serpente: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete". 4Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto! 5Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male". 6Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. 7Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. 8Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. 9Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?". 10Rispose: "Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto". 11Riprese: "Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?". 12Rispose l'uomo: "La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato". 13Il Signore Dio disse alla donna: "Che hai fatto?". Rispose la donna: "Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato". 14Allora il Signore Dio disse al serpente: "Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. 15Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno". 16Alla donna disse: "Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà". 17All'uomo disse: "Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. 18Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre. 19Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!". 20L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi. 21Il Signore Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e le vestì. 22Il Signore Dio disse allora: "Ecco l'uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!". 23Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. 24Scacciò l'uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita. 4 1Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: "Ho acquistato un uomo dal Signore". 2Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo. 3Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; 4anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, 5ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. 6Il Signore disse allora a Caino: "Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? 7Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo". 8Caino disse al fratello Abele: "Andiamo in campagna!". Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. 9Allora il Signore disse a Caino: "Dov'è Abele, tuo fratello?". Egli rispose: "Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?". 10Riprese: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! 11Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. 12Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra". 13Disse Caino al Signore: "Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono? 14Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere". 15Ma il Signore gli disse: "Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!". Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato. 16Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden. 17Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio. 18A Enoch nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl e Mecuiaèl generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamech. 19Lamech si prese due mogli: una chiamata Ada e l'altra chiamata Zilla. 20Ada partorì Iabal: egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame. 21Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto. 22Zilla a sua volta partorì Tubalkàin, il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro. La sorella di Tubalkàin fu Naama. 23Lamech disse alle mogli: "Ada e Zilla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamech, porgete l'orecchio al mio dire: Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. 24 Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette". 25Adamo si unì di nuovo alla moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set. "Perché – disse – Dio mi ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha ucciso". 26Anche a Set nacque un figlio, che egli chiamò Enos. Allora si cominciò ad invocare il nome del Signore. 5 1Questo è il libro della genealogia di Adamo. Quando Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; 2maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini quando furono creati. 3Adamo aveva centotrenta anni quando generò a sua immagine, a sua somiglianza, un figlio e lo chiamò Set. 4Dopo aver generato Set, Adamo visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. 5L'intera vita di Adamo fu di novecentotrenta anni; poi morì. 6Set aveva centocinque anni quando generò Enos; 7dopo aver generato Enos, Set visse ancora ottocentosette anni e generò figli e figlie. 8L'intera vita di Set fu di novecentododici anni; poi morì. 9Enos aveva novanta anni quando generò Kenan; 10Enos, dopo aver generato Kenan, visse ancora ottocentoquindici anni e generò figli e figlie. 11L'intera vita di Enos fu di novecentocinque anni; poi morì. 12Kenan aveva settanta anni quando generò Maalaleèl; 13Kenan dopo aver generato Maalaleèl visse ancora ottocentoquaranta anni e generò figli e figlie. 14L'intera vita di Kenan fu di novecentodieci anni; poi morì. 15Maalaleèl aveva sessantacinque anni quando generò Iared; 16Maalaleèl dopo aver generato Iared, visse ancora ottocentotrenta anni e generò figli e figlie. 17L'intera vita di Maalaleèl fu di ottocentonovantacinque anni; poi morì. 18Iared aveva centosessantadue anni quando generò Enoch; 19Iared, dopo aver generato Enoch, visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. 20L'intera vita di Iared fu di novecentosessantadue anni; poi morì. 21Enoch aveva sessantacinque anni quando generò Matusalemme. 22Enoch camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per trecento anni e generò figli e figlie. 23L'intera vita di Enoch fu di trecentosessantacinque anni. 24Poi Enoch camminò con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso. 25Matusalemme aveva centottantasette anni quando generò Lamech; 26Matusalemme, dopo aver generato Lamech, visse ancora settecentottantadue anni e generò figli e figlie. 27L'intera vita di Matusalemme fu di novecentosessantanove anni; poi morì. 28Lamech aveva centottantadue anni quando generò un figlio 29e lo chiamò Noè, dicendo: "Costui ci consolerà del nostro lavoro e della fatica delle nostre mani, a causa del suolo che il Signore ha maledetto". 30Lamech, dopo aver generato Noè, visse ancora cinquecentonovantacinque anni e generò figli e figlie. 31L'intera vita di Lamech fu di settecentosettantasette anni; poi morì. 32Noè aveva cinquecento anni quando generò Sem, Cam e Iafet. 6 1Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. 3Allora il Signore disse: "Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni". 4C'erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi. 5Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. 6E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7Il Signore disse: "Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti". 8Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore. 9Questa è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. 10Noè generò tre figli: Sem, Cam, e Iafet. 11Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. 12Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. 13Allora Dio disse a Noè: "È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. 14Fatti un'arca di legno di cipresso; dividerai l'arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. 15Ecco come devi farla: l'arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. 16Farai nell'arca un tetto e a un cubito più sopra la terminerai; da un lato metterai la porta dell'arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore. 17Ecco io manderò il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita; quanto è sulla terra perirà. 18Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell'arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. 19Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell'arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina. 20Degli uccelli secondo la loro specie, del bestiame secondo la propria specie e di tutti i rettili della terra secondo la loro specie, due d'ognuna verranno con te, per essere conservati in vita. 21Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e raccoglilo presso di te: sarà di nutrimento per te e per loro". 22Noè eseguì tutto; come Dio gli aveva comandato, così egli fece. 7 1Il Signore disse a Noè: "Entra nell'arca tu con tutta la tua famiglia, perché ti ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione. 2D'ogni animale mondo prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina; degli animali che non sono mondi un paio, il maschio e la sua femmina. 3Anche degli uccelli mondi del cielo, sette paia, maschio e femmina, per conservarne in vita la razza su tutta la terra. 4Perché tra sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti; sterminerò dalla terra ogni essere che ho fatto". 5Noè fece quanto il Signore gli aveva comandato. 6Noè aveva seicento anni, quando venne il diluvio, cioè le acque sulla terra. 7Noè entrò nell'arca e con lui i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli, per sottrarsi alle acque del diluvio. 8Degli animali mondi e di quelli immondi, degli uccelli e di tutti gli esseri che strisciano sul suolo 9entrarono a due a due con Noè nell'arca, maschio e femmina, come Dio aveva comandato a Noè. 10Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra; 11nell'anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese, proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. 12Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti. 13In quello stesso giorno entrò nell'arca Noè con i figli Sem, Cam e Iafet, la moglie di Noè, le tre mogli dei suoi tre figli: 14essi e tutti i viventi secondo la loro specie e tutto il bestiame secondo la sua specie e tutti i rettili che strisciano sulla terra secondo la loro specie, tutti i volatili secondo la loro specie, tutti gli uccelli, tutti gli esseri alati. 15Vennero dunque a Noè nell'arca, a due a due, di ogni carne in cui è il soffio di vita. 16Quelli che venivano, maschio e femmina d'ogni carne, entrarono come gli aveva comandato Dio: il Signore chiuse la porta dietro di lui. 17Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra. 18Le acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava sulle acque. 19Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo. 20Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto. 21Perì ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini. 22Ogni essere che ha un alito di vita nelle narici, cioè quanto era sulla terra asciutta morì. 23Così fu sterminato ogni essere che era sulla terra: con gli uomini, gli animali domestici, i rettili e gli uccelli del cielo; essi furono sterminati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell'arca. 24Le acque restarono alte sopra la terra centocinquanta giorni. 8 1Dio si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che erano con lui nell'arca. Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si abbassarono. 2Le fonti dell'abisso e le cateratte del cielo furono chiuse e fu trattenuta la pioggia dal cielo; 3le acque andarono via via ritirandosi dalla terra e calarono dopo centocinquanta giorni. 4Nel settimo mese, il diciassette del mese, l'arca si posò sui monti dell'Ararat. 5Le acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti. 6Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatta nell'arca e fece uscire un corvo per vedere se le acque si fossero ritirate. 7Esso uscì andando e tornando finché si prosciugarono le acque sulla terra. 8Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; 9ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell'arca, perché c'era ancora l'acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell'arca. 10Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall'arca 11e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. 12Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui. 13L'anno seicentouno della vita di Noè, il primo mese, il primo giorno del mese, le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la copertura dell'arca ed ecco la superficie del suolo era asciutta. 14Nel secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra fu asciutta. 15Dio ordinò a Noè: 16"Esci dall'arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te. 17Tutti gli animali d'ogni specie che hai con te, uccelli, bestiame e tutti i rettili che strisciano sulla terra, falli uscire con te, perché possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino su di essa". 18Noè uscì con i figli, la moglie e le mogli dei figli. 19Tutti i viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo la loro specie, uscirono dall'arca. 20Allora Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali mondi e di uccelli mondi e offrì olocausti sull'altare. 21Il Signore ne odorò la soave fragranza e pensò: "Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto. 22 Finché durerà la terra, seme e messe, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno". 9 1Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. 2Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere. 3Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi dò tutto questo, come già le verdi erbe. 4Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue. 5Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto ad ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello. 6 Chi sparge il sangue dell'uomo dall'uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio Egli ha fatto l'uomo. 7 E voi, siate fecondi e moltiplicatevi, siate numerosi sulla terra e dominatela". 8Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: 9"Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con i vostri discendenti dopo di voi; 10con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca. 11Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra". 12Dio disse: "Questo è il segno dell'alleanza, che io pongo tra me e voi e tra ogni essere vivente che è con voi per le generazioni eterne. 13 Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell'alleanza tra me e la terra. 14 Quando radunerò le nubi sulla terra e apparirà l'arco sulle nubi 15 ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne. 16 L'arco sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra". 17Disse Dio a Noè: "Questo è il segno dell'alleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra". 18I figli di Noè che uscirono dall'arca furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il padre di Canaan. 19Questi tre sono i figli di Noè e da questi fu popolata tutta la terra. 20Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. 21Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all'interno della sua tenda. 22Cam, padre di Canaan, vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori. 23Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, non videro il padre scoperto. 24Quando Noè si fu risvegliato dall'ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore; 25allora disse: "Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!". 26Disse poi: "Benedetto il Signore, Dio di Sem, Canaan sia suo schiavo! 27 Dio dilati Iafet e questi dimori nelle tende di Sem, Canaan sia suo schiavo!". 28Noè visse, dopo il diluvio, trecentocinquanta anni. L'intera vita di Noè fu di novecentocinquanta anni, poi morì. 10 1Questa è la discendenza dei figli di Noè: Sem, Cam e Iafet, ai quali nacquero figli dopo il diluvio. 2I figli di Iafet: Gomer, Magog, Madai, Iavan, Tubal, Mesech e Tiras. 3I figli di Gomer: Àskenaz, Rifat e Togarma. 4I figli di Iavan: Elisa, Tarsis, quelli di Cipro e quelli di Rodi. 5Da costoro derivarono le nazioni disperse per le isole nei loro territori, ciascuno secondo la propria lingua e secondo le loro famiglie, nelle loro nazioni. 6I figli di Cam: Etiopia, Egitto, Put e Canaan. 7I figli di Etiopia: Seba, Avìla, Sabta, Raama e Sàbteca. I figli di Raama: Saba e Dedan. 8Ora Etiopia generò Nimrod: costui cominciò a essere potente sulla terra. 9Egli era valente nella caccia davanti al Signore, perciò si dice: "Come Nimrod, valente cacciatore davanti al Signore". 10L'inizio del suo regno fu Babele, Uruch, Accad e Calne, nel paese di Sennaar. 11Da quella terra si portò ad Assur e costruì Ninive, Recobot-Ir e Càlach 12e Resen tra Ninive e Càlach; quella è la grande città. 13Egitto generò quelli di Lud, Anam, Laab, Naftuch, 14Patros, Casluch e Caftor, da dove uscirono i Filistei. 15Canaan generò Sidone, suo primogenito, e Chet 16e il Gebuseo, l'Amorreo, il Gergeseo, 17l'Eveo, l'Archita e il Sineo, 18l'Arvadita, il Semarita e l'Amatita. In seguito si dispersero le famiglie dei Cananei. 19Il confine dei Cananei andava da Sidone in direzione di Gerar fino a Gaza, poi in direzione di Sòdoma, Gomorra, Adma e Zeboim, fino a Lesa. 20Questi furono i figli di Cam secondo le loro famiglie e le loro lingue, nei loro territori e nei loro popoli. 21Anche a Sem, padre di tutti i figli di Eber, fratello maggiore di Jafet, nacque una discendenza. 22I figli di Sem: Elam, Assur, Arpacsad, Lud e Aram. 23I figli di Aram: Uz, Cul, Gheter e Mas. 24Arpacsad generò Selach e Selach generò Eber. 25A Eber nacquero due figli: uno si chiamò Peleg, perché ai suoi tempi fu divisa la terra, e il fratello si chiamò Joktan. 26Joktan generò Almodad, Selef, Ascarmavet, Jerach, 27Adòcam, Uzal, Dikla, 28Obal, Abimaèl, Saba, 29Ofir, Avìla e Ibab. Tutti questi furono i figli di Joktan; 30la loro sede era sulle montagne dell'oriente, da Mesa in direzione di Sefar. 31Questi furono i figli di Sem secondo le loro famiglie e le loro lingue, nei loro territori, secondo i loro popoli. 32Queste furono le famiglie dei figli di Noè secondo le loro generazioni, nei loro popoli. Da costoro si dispersero le nazioni sulla terra dopo il diluvio. 11 1Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. 2Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. 3Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. 4Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra". 5Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. 6Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. 7Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". 8Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. 9Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra. 10Questa è la discendenza di Sem: Sem aveva cento anni quando generò Arpacsad, due anni dopo il diluvio; 11Sem, dopo aver generato Arpacsad, visse cinquecento anni e generò figli e figlie. 12Arpacsad aveva trentacinque anni quando generò Selach; 13Arpacsad, dopo aver generato Selach, visse quattrocentotrenta anni e generò figli e figlie. 14Selach aveva trent'anni quando generò Eber; 15Selach, dopo aver generato Eber, visse quattrocentotré anni e generò figli e figlie. 16Eber aveva trentaquattro anni quando generò Peleg; 17Eber, dopo aver generato Peleg, visse quattrocentotrenta anni e generò figli e figlie. 18Peleg aveva trent'anni quando generò Reu; 19Peleg, dopo aver generato Reu, visse duecentonove anni e generò figli e figlie. 20Reu aveva trentadue anni quando generò Serug; 21Reu, dopo aver generato Serug, visse duecentosette anni e generò figli e figlie. 22Serug aveva trent'anni quando generò Nacor; 23Serug, dopo aver generato Nacor, visse duecento anni e generò figli e figlie. 24Nacor aveva ventinove anni quando generò Terach; 25Nacor, dopo aver generato Terach, visse centodiciannove anni e generò figli e figlie. 26Terach aveva settant'anni quando generò Abram, Nacor e Aran. 27Questa è la posterità di Terach: Terach generò Abram, Nacor e Aran: Aran generò Lot. 28Aran poi morì alla presenza di suo padre Terach nella sua terra natale, in Ur dei Caldei. 29Abram e Nacor si presero delle mogli; la moglie di Abram si chiamava Sarai e la moglie di Nacor Milca, ch'era figlia di Aran, padre di Milca e padre di Isca. 30Sarai era sterile e non aveva figli. 31Poi Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran, figlio cioè del suo figlio, e Sarai sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e uscì con loro da Ur dei Caldei per andare nel paese di Canaan. Arrivarono fino a Carran e vi si stabilirono. 32L'età della vita di Terach fu di duecentocinque anni; Terach morì in Carran. 12 1Il Signore disse ad Abram: "Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. 2 Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. 3 Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra". 4Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. 5Abram dunque prese la moglie Sarai, e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso il paese di Canaan. Arrivarono al paese di Canaan 6e Abram attraversò il paese fino alla località di Sichem, presso la Quercia di More. Nel paese si trovavano allora i Cananei. 7Il Signore apparve ad Abram e gli disse: "Alla tua discendenza io darò questo paese". Allora Abram costruì in quel posto un altare al Signore che gli era apparso. 8Di là passò sulle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore. 9Poi Abram levò la tenda per accamparsi nel Negheb. 10Venne una carestia nel paese e Abram scese in Egitto per soggiornarvi, perché la carestia gravava sul paese. 11Ma, quando fu sul punto di entrare in Egitto, disse alla moglie Sarai: "Vedi, io so che tu sei donna di aspetto avvenente. 12Quando gli Egiziani ti vedranno, penseranno: Costei è sua moglie, e mi uccideranno, mentre lasceranno te in vita. 13Di' dunque che tu sei mia sorella, perché io sia trattato bene per causa tua e io viva per riguardo a te". 14Appunto quando Abram arrivò in Egitto, gli Egiziani videro che la donna era molto avvenente. 15La osservarono gli ufficiali del faraone e ne fecero le lodi al faraone; così la donna fu presa e condotta nella casa del faraone. 16Per riguardo a lei, egli trattò bene Abram, che ricevette greggi e armenti e asini, schiavi e schiave, asine e cammelli. 17Ma il Signore colpì il faraone e la sua casa con grandi piaghe, per il fatto di Sarai, moglie di Abram. 18Allora il faraone convocò Abram e gli disse: "Che mi hai fatto? Perché non mi hai dichiarato che era tua moglie? 19Perché hai detto: È mia sorella, così che io me la sono presa in moglie? E ora eccoti tua moglie: prendila e vàttene!". 20Poi il faraone lo affidò ad alcuni uomini che lo accompagnarono fuori della frontiera insieme con la moglie e tutti i suoi averi. 13 1Dall'Egitto Abram ritornò nel Negheb con la moglie e tutti i suoi averi; Lot era con lui. 2Abram era molto ricco in bestiame, argento e oro. 3Poi di accampamento in accampamento egli dal Negheb si portò fino a Betel, fino al luogo dove era stata già prima la sua tenda, tra Betel e Ai, 4al luogo dell'altare, che aveva là costruito prima: lì Abram invocò il nome del Signore. 5Ma anche Lot, che andava con Abram, aveva greggi e armenti e tende. 6Il territorio non consentiva che abitassero insieme, perché avevano beni troppo grandi e non potevano abitare insieme. 7Per questo sorse una lite tra i mandriani di Abram e i mandriani di Lot, mentre i Cananei e i Perizziti abitavano allora nel paese. 8Abram disse a Lot: "Non vi sia discordia tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli. 9Non sta forse davanti a te tutto il paese? Sepàrati da me. Se tu vai a sinistra, io andrò a destra; se tu vai a destra, io andrò a sinistra". 10Allora Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo irrigato da ogni parte – prima che il Signore distruggesse Sòdoma e Gomorra –; era come il giardino del Signore, come il paese d'Egitto, fino ai pressi di Zoar. 11Lot scelse per sé tutta la valle del Giordano e trasportò le tende verso oriente. Così si separarono l'uno dall'altro: 12Abram si stabilì nel paese di Canaan e Lot si stabilì nelle città della valle e piantò le tende vicino a Sòdoma. 13Ora gli uomini di Sòdoma erano perversi e peccavano molto contro il Signore. 14Allora il Signore disse ad Abram, dopo che Lot si era separato da lui: "Alza gli occhi e dal luogo dove tu stai spingi lo sguardo verso il settentrione e il mezzogiorno, verso l'oriente e l'occidente. 15Tutto il paese che tu vedi, io lo darò a te e alla tua discendenza per sempre. 16Renderò la tua discendenza come la polvere della terra: se uno può contare la polvere della terra, potrà contare anche i tuoi discendenti. 17Alzati, percorri il paese in lungo e in largo, perché io lo darò a te". 18Poi Abram si spostò con le sue tende e andò a stabilirsi alle Querce di Mamre, che sono ad Ebron, e vi costruì un altare al Signore. 14 1Al tempo di Amrafel re di Sennaar, di Arioch re di Ellasar, di Chedorlaomer re dell'Elam e di Tideal re di Goim, 2costoro mossero guerra contro Bera re di Sòdoma, Birsa re di Gomorra, Sinab re di Adma, Semeber re di Zeboim, e contro il re di Bela, cioè Zoar. 3Tutti questi si concentrarono nella valle di Siddim, cioè il Mar Morto. 4Per dodici anni essi erano stati sottomessi a Chedorlaomer, ma il tredicesimo anno si erano ribellati. 5Nell'anno quattordicesimo arrivarono Chedorlaomer e i re che erano con lui e sconfissero i Refaim ad Astarot-Karnaim, gli Zuzim ad Am, gli Emim a Save-Kiriataim 6e gli Hurriti sulle montagne di Seir fino a El-Paran, che è presso il deserto. 7Poi mutarono direzione e vennero a En-Mispat, cioè Kades, e devastarono tutto il territorio degli Amaleciti e anche degli Amorrei che abitavano in Azazon-Tamar. 8Allora il re di Sòdoma, il re di Gomorra, il re di Adma, il re di Zeboim e il re di Bela, cioè Zoar, uscirono e si schierarono a battaglia nella valle di Siddim contro di esso, 9e cioè contro Chedorlaomer re dell'Elam, Tideal re di Goim, Amrafel re di Sennaar e Arioch re di Ellasar: quattro re contro cinque. 10Ora la valle di Siddim era piena di pozzi di bitume; mentre il re di Sòdoma e il re di Gomorra si davano alla fuga, alcuni caddero nei pozzi e gli altri fuggirono sulle montagne. 11Gli invasori presero tutti i beni di Sòdoma e Gomorra e tutti i loro viveri e se ne andarono. 12Andandosene catturarono anche Lot, figlio del fratello di Abram, e i suoi beni: egli risiedeva appunto in Sòdoma. 13Ma un fuggiasco venne ad avvertire Abram l'Ebreo che si trovava alle Querce di Mamre l'Amorreo, fratello di Escol e fratello di Aner i quali erano alleati di Abram. 14Quando Abram seppe che il suo parente era stato preso prigioniero, organizzò i suoi uomini esperti nelle armi, schiavi nati nella sua casa, in numero di trecentodiciotto, e si diede all'inseguimento fino a Dan. 15Piombò sopra di essi di notte, lui con i suoi servi, li sconfisse e proseguì l'inseguimento fino a Coba, a settentrione di Damasco. 16Ricuperò così tutta la roba e anche Lot suo parente, i suoi beni, con le donne e il popolo. 17Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sòdoma gli uscì incontro nella Valle di Save, cioè la Valle del re. 18Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo 19e benedisse Abram con queste parole: "Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, 20 e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici". Abram gli diede la decima di tutto. 21Poi il re di Sòdoma disse ad Abram: "Dammi le persone; i beni prendili per te". 22Ma Abram disse al re di Sòdoma: "Alzo la mano davanti al Signore, il Dio altissimo, creatore del cielo e della terra: 23nè un filo, né un legaccio di sandalo, niente io prenderò di ciò che è tuo; non potrai dire: io ho arricchito Abram. 24Per me niente, se non quello che i servi hanno mangiato; quanto a ciò che spetta agli uomini che sono venuti con me, Escol, Aner e Mamre, essi stessi si prendano la loro parte". 15 1Dopo tali fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione: "Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande". 2Rispose Abram: "Mio Signore Dio, che mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco". 3Soggiunse Abram: "Ecco a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede". 4Ed ecco gli fu rivolta questa parola dal Signore: "Non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede". 5Poi lo condusse fuori e gli disse: "Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle" e soggiunse: "Tale sarà la tua discendenza". 6Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. 7E gli disse: "Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese". 8Rispose: "Signore mio Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?". 9Gli disse: "Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un piccione". 10Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all'altra; non divise però gli uccelli. 11Gli uccelli rapaci calavano su quei cadaveri, ma Abram li scacciava. 12Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco un oscuro terrore lo assalì. 13Allora il Signore disse ad Abram: "Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in un paese non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni. 14Ma la nazione che essi avranno servito, la giudicherò io: dopo, essi usciranno con grandi ricchezze. 15Quanto a te, andrai in pace presso i tuoi padri; sarai sepolto dopo una vecchiaia felice. 16Alla quarta generazione torneranno qui, perché l'iniquità degli Amorrei non ha ancora raggiunto il colmo". 17Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un forno fumante e una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi. 18In quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abram: "Alla tua discendenza io do questo paese dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate; 19il paese dove abitano i Keniti, i Kenizziti, i Kadmoniti, 20gli Hittiti, i Perizziti, i Refaim, 21gli Amorrei, i Cananei, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei". 16 1Sarai, moglie di Abram, non gli aveva dato figli. Avendo però una schiava egiziana chiamata Agar, 2Sarai disse ad Abram: "Ecco, il Signore mi ha impedito di aver prole; unisciti alla mia schiava: forse da lei potrò avere figli". Abram ascoltò la voce di Sarai. 3Così, al termine di dieci anni da quando Abram abitava nel paese di Canaan, Sarai, moglie di Abram, prese Agar l'egiziana, sua schiava e la diede in moglie ad Abram, suo marito. 4Egli si unì ad Agar, che restò incinta. Ma, quando essa si accorse di essere incinta, la sua padrona non contò più nulla per lei. 5Allora Sarai disse ad Abram: "L'offesa a me fatta ricada su di te! Io ti ho dato in braccio la mia schiava, ma da quando si è accorta d'essere incinta, io non conto più niente per lei. Il Signore sia giudice tra me e te!". 6Abram disse a Sarai: "Ecco, la tua schiava è in tuo potere: falle ciò che ti pare". Sarai allora la maltrattò tanto che quella si allontanò. 7La trovò l'angelo del Signore presso una sorgente d'acqua nel deserto, la sorgente sulla strada di Sur, 8e le disse: "Agar, schiava di Sarai, da dove vieni e dove vai?". Rispose: "Vado lontano dalla mia padrona Sarai". 9Le disse l'angelo del Signore: "Ritorna dalla tua padrona e restale sottomessa". 10Le disse ancora l'angelo del Signore: "Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla per la sua moltitudine". 11Soggiunse poi l'angelo del Signore: "Ecco, sei incinta: partorirai un figlio e lo chiamerai Ismaele, perché il Signore ha ascoltato la tua afflizione. 12 Egli sarà come un ònagro; la sua mano sarà contro tutti e la mano di tutti contro di lui e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli". 13Agar chiamò il Signore, che le aveva parlato: "Tu sei il Dio della visione", perché diceva: "Qui dunque sono riuscita ancora a vedere, dopo la mia visione?". 14Per questo il pozzo si chiamò Pozzo di Lacai-Roi; è appunto quello che si trova tra Kades e Bered. 15Agar partorì ad Abram un figlio e Abram chiamò Ismaele il figlio che Agar gli aveva partorito. 16Abram aveva ottantasei anni quando Agar gli partorì Ismaele. 17 1Quando Abram ebbe novantanove anni, il Signore gli apparve e gli disse: "Io sono Dio onnipotente: cammina davanti a me e sii integro. 2 Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò numeroso molto, molto". 3Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: 4 "Eccomi: la mia alleanza è con te e sarai padre di una moltitudine di popoli. 5 Non ti chiamerai più Abram ma ti chiamerai Abraham perché padre di una moltitudine di popoli ti renderò. 6E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te nasceranno dei re. 7Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. 8Darò a te e alla tua discendenza dopo di te il paese dove sei straniero, tutto il paese di Canaan in possesso perenne; sarò il vostro Dio". 9Disse Dio ad Abramo: "Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione. 10Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra di voi ogni maschio. 11Vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi. 12Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra di voi ogni maschio di generazione in generazione, tanto quello nato in casa come quello comperato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua stirpe. 13Deve essere circonciso chi è nato in casa e chi viene comperato con denaro; così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne. 14Il maschio non circonciso, di cui cioè non sarà stata circoncisa la carne del membro, sia eliminato dal suo popolo: ha violato la mia alleanza". 15Dio aggiunse ad Abramo: "Quanto a Sarai tua moglie, non la chiamerai più Sarai, ma Sara. 16Io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio; la benedirò e diventerà nazioni e re di popoli nasceranno da lei". 17Allora Abramo si prostrò con la faccia a terra e rise e pensò: "Ad uno di cento anni può nascere un figlio? E Sara all'età di novanta anni potrà partorire?". 18Abramo disse a Dio: "Se almeno Ismaele potesse vivere davanti a te!". 19E Dio disse: "No, Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e lo chiamerai Isacco. Io stabilirò la mia alleanza con lui come alleanza perenne, per essere il Dio suo e della sua discendenza dopo di lui. 20Anche riguardo a Ismaele io ti ho esaudito: ecco, io lo benedico e lo renderò fecondo e molto, molto numeroso: dodici principi egli genererà e di lui farò una grande nazione. 21Ma stabilirò la mia alleanza con Isacco, che Sara ti partorirà a questa data l'anno venturo". 22Dio terminò così di parlare con lui e, salendo in alto, lasciò Abramo. 23Allora Abramo prese Ismaele suo figlio e tutti i nati nella sua casa e tutti quelli comperati con il suo denaro, tutti i maschi appartenenti al personale della casa di Abramo, e circoncise la carne del loro membro in quello stesso giorno, come Dio gli aveva detto. 24Ora Abramo aveva novantanove anni, quando si fece circoncidere la carne del membro. 25Ismaele suo figlio aveva tredici anni quando gli fu circoncisa la carne del membro. 26In quello stesso giorno furono circoncisi Abramo e Ismaele suo figlio. 27E tutti gli uomini della sua casa, i nati in casa e i comperati con denaro dagli stranieri, furono circoncisi con lui. 18 1Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. 2Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, 3dicendo: "Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. 4Si vada a prendere un po' di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. 5Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo". Quelli dissero: "Fa' pure come hai detto". 6Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: "Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce". 7All'armento corse lui stesso, Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. 8Prese latte acido e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro. Così, mentr'egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono. 9Poi gli dissero: "Dov'è Sara, tua moglie?". Rispose: "È là nella tenda". 10Il Signore riprese: "Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio". Intanto Sara stava ad ascoltare all'ingresso della tenda ed era dietro di lui. 11Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. 12Allora Sara rise dentro di sé e disse: "Avvizzita come sono dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!". 13Ma il Signore disse ad Abramo: "Perché Sara ha riso dicendo: Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia? 14C'è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un figlio". 15Allora Sara negò: "Non ho riso!", perché aveva paura; ma quegli disse: "Sì, hai proprio riso". 16Quegli uomini si alzarono e andarono a contemplare Sòdoma dall'alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli. 17Il Signore diceva: "Devo io tener nascosto ad Abramo quello che sto per fare, 18mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? 19Infatti io l'ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui ad osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore realizzi per Abramo quanto gli ha promesso". 20Disse allora il Signore: "Il grido contro Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. 21Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!". 22Quegli uomini partirono di lì e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora davanti al Signore. 23Allora Abramo gli si avvicinò e gli disse: "Davvero sterminerai il giusto con l'empio? 24Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? 25Lungi da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?". 26Rispose il Signore: "Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutta la città". 27Abramo riprese e disse: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere… 28Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?". Rispose: "Non la distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque". 29Abramo riprese ancora a parlargli e disse: "Forse là se ne troveranno quaranta". Rispose: "Non lo farò, per riguardo a quei quaranta". 30Riprese: "Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta". Rispose: "Non lo farò, se ve ne troverò trenta". 31Riprese: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti". Rispose: "Non la distruggerò per riguardo a quei venti". 32Riprese: "Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola; forse là se ne troveranno dieci". Rispose: "Non la distruggerò per riguardo a quei dieci". 33Poi il Signore, come ebbe finito di parlare con Abramo, se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione. 19 1I due angeli arrivarono a Sòdoma sul far della sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sòdoma. Non appena li ebbe visti, Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra. 2E disse: "Miei signori, venite in casa del vostro servo: vi passerete la notte, vi laverete i piedi e poi, domattina, per tempo, ve ne andrete per la vostra strada". Quelli risposero: "No, passeremo la notte sulla piazza". 3Ma egli insistette tanto che vennero da lui ed entrarono nella sua casa. Egli preparò per loro un banchetto, fece cuocere gli azzimi e così mangiarono. 4Non si erano ancora coricati, quand'ecco gli uomini della città, cioè gli abitanti di Sòdoma, si affollarono intorno alla casa, giovani e vecchi, tutto il popolo al completo. 5Chiamarono Lot e gli dissero: "Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!". 6Lot uscì verso di loro sulla porta e, dopo aver chiuso il battente dietro di sé, 7disse: "No, fratelli miei, non fate del male! 8Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all'ombra del mio tetto". 9Ma quelli risposero: "Tirati via! Quest'individuo è venuto qui come straniero e vuol fare il giudice! Ora faremo a te peggio che a loro!". E spingendosi violentemente contro quell'uomo, cioè contro Lot, si avvicinarono per sfondare la porta. 10Allora dall'interno quegli uomini sporsero le mani, si trassero in casa Lot e chiusero il battente; 11quanto agli uomini che erano alla porta della casa, essi li colpirono con un abbaglio accecante dal più piccolo al più grande, così che non riuscirono a trovare la porta. 12Quegli uomini dissero allora a Lot: "Chi hai ancora qui? Il genero, i tuoi figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli uscire da questo luogo. 13Perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il grido innalzato contro di loro davanti al Signore è grande e il Signore ci ha mandati a distruggerli". 14Lot uscì a parlare ai suoi generi, che dovevano sposare le sue figlie, e disse: "Alzatevi, uscite da questo luogo, perché il Signore sta per distruggere la città!". Ma parve ai suoi generi che egli volesse scherzare. 15Quando apparve l'alba, gli angeli fecero premura a Lot, dicendo: "Su, prendi tua moglie e le tue figlie che hai qui ed esci per non essere travolto nel castigo della città". 16Lot indugiava, ma quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le sue due figlie, per un grande atto di misericordia del Signore verso di lui; lo fecero uscire e lo condussero fuori della città. 17Dopo averli condotti fuori, uno di loro disse: "Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!". 18Ma Lot gli disse: "No, mio Signore! 19Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e tu hai usato una grande misericordia verso di me salvandomi la vita, ma io non riuscirò a fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io muoia. 20Vedi questa città: è abbastanza vicina perché mi possa rifugiare là ed è piccola cosa! Lascia che io fugga lassù – non è una piccola cosa? – e così la mia vita sarà salva". 21Gli rispose: "Ecco, ti ho favorito anche in questo, di non distruggere la città di cui hai parlato. 22Presto, fuggi là perché io non posso far nulla, finché tu non vi sia arrivato". Perciò quella città si chiamò Zoar. 23Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Zoar, 24quand'ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. 25Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. 26Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale. 27Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato davanti al Signore; 28contemplò dall'alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace. 29Così, quando Dio distrusse le città della valle, Dio si ricordò di Abramo e fece sfuggire Lot alla catastrofe, mentre distruggeva le città nelle quali Lot aveva abitato. 30Poi Lot partì da Zoar e andò ad abitare sulla montagna, insieme con le due figlie, perché temeva di restare in Zoar, e si stabilì in una caverna con le sue due figlie. 31Ora la maggiore disse alla più piccola: "Il nostro padre è vecchio e non c'è nessuno in questo territorio per unirsi a noi, secondo l'uso di tutta la terra. 32Vieni, facciamo bere del vino a nostro padre e poi corichiamoci con lui, così faremo sussistere una discendenza da nostro padre". 33Quella notte fecero bere del vino al loro padre e la maggiore andò a coricarsi con il padre; ma egli non se ne accorse, né quando essa si coricò, né quando essa si alzò. 34All'indomani la maggiore disse alla più piccola: "Ecco, ieri io mi sono coricata con nostro padre: facciamogli bere del vino anche questa notte e va' tu a coricarti con lui; così faremo sussistere una discendenza da nostro padre". 35Anche quella notte fecero bere del vino al loro padre e la più piccola andò a coricarsi con lui; ma egli non se ne accorse, né quando essa si coricò, né quando essa si alzò. 36Così le due figlie di Lot concepirono dal loro padre. 37La maggiore partorì un figlio e lo chiamò Moab. Costui è il padre dei Moabiti che esistono fino ad oggi. 38Anche la più piccola partorì un figlio e lo chiamò "Figlio del mio popolo". Costui è il padre degli Ammoniti che esistono fino ad oggi. 20 1Abramo levò le tende di là, dirigendosi nel Negheb, e si stabilì tra Kades e Sur; poi soggiornò come straniero a Gerar. 2Siccome Abramo aveva detto della moglie Sara: "È mia sorella", Abimèlech, re di Gerar, mandò a prendere Sara. 3Ma Dio venne da Abimèlech di notte, in sogno, e gli disse: "Ecco stai per morire a causa della donna che tu hai presa; essa appartiene a suo marito". 4Abimèlech, che non si era ancora accostato a lei, disse: "Mio Signore, vuoi far morire anche la gente innocente? 5Non mi ha forse detto: È mia sorella? E anche lei ha detto: È mio fratello. Con retta coscienza e mani innocenti ho fatto questo". 6Gli rispose Dio nel sogno: "Anch'io so che con retta coscienza hai fatto questo e ti ho anche impedito di peccare contro di me: perciò non ho permesso che tu la toccassi. 7Ora restituisci la donna di quest'uomo: egli è un profeta: preghi egli per te e tu vivrai. Ma se tu non la restituisci, sappi che sarai degno di morte con tutti i tuoi". 8Allora Abimèlech si alzò di mattina presto e chiamò tutti i suoi servi, ai quali riferì tutte queste cose, e quegli uomini si impaurirono molto. 9Poi Abimèlech chiamò Abramo e gli disse: "Che ci hai fatto? E che colpa ho commesso contro di te, perché tu abbia esposto me e il mio regno ad un peccato tanto grande? Tu hai fatto a mio riguardo azioni che non si fanno". 10Poi Abimèlech disse ad Abramo: "A che miravi agendo in tal modo?". 11Rispose Abramo: "Io mi sono detto: certo non vi sarà timor di Dio in questo luogo e mi uccideranno a causa di mia moglie. 12Inoltre essa è veramente mia sorella, figlia di mio padre, ma non figlia di mia madre, ed è divenuta mia moglie. 13Allora, quando Dio mi ha fatto errare lungi dalla casa di mio padre, io le dissi: Questo è il favore che tu mi farai: in ogni luogo dove noi arriveremo dirai di me: è mio fratello". 14Allora Abimèlech prese greggi e armenti, schiavi e schiave, li diede ad Abramo e gli restituì la moglie Sara. 15Inoltre Abimèlech disse: "Ecco davanti a te il mio territorio: va' ad abitare dove ti piace!". 16A Sara disse: "Ecco, ho dato mille pezzi d'argento a tuo fratello: sarà per te come un risarcimento di fronte a quanti sono con te. Così tu sei in tutto riabilitata". 17Abramo pregò Dio e Dio guarì Abimèlech, sua moglie e le sue serve, sì che poterono ancora partorire. 18Perché il Signore aveva reso sterili tutte le donne della casa di Abimèlech, per il fatto di Sara, moglie di Abramo. 21 1Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. 2Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. 3Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito. 4Abramo circoncise suo figlio Isacco, quando questi ebbe otto giorni, come Dio gli aveva comandato. 5Abramo aveva cento anni, quando gli nacque il figlio Isacco. 6Allora Sara disse: "Motivo di lieto riso mi ha dato Dio: chiunque lo saprà sorriderà di me!". 7Poi disse: "Chi avrebbe mai detto ad Abramo: Sara deve allattare figli! Eppure gli ho partorito un figlio nella sua vecchiaia!". 8Il bambino crebbe e fu svezzato e Abramo fece un grande banchetto quando Isacco fu svezzato. 9Ma Sara vide che il figlio di Agar l'Egiziana, quello che essa aveva partorito ad Abramo, scherzava con il figlio Isacco. 10Disse allora ad Abramo: "Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco". 11La cosa dispiacque molto ad Abramo per riguardo a suo figlio. 12Ma Dio disse ad Abramo: "Non ti dispiaccia questo, per il fanciullo e la tua schiava: ascolta la parola di Sara in quanto ti dice, ascolta la sua voce, perché attraverso Isacco da te prenderà nome una stirpe. 13Ma io farò diventare una grande nazione anche il figlio della schiava, perché è tua prole". 14Abramo si alzò di buon mattino, prese il pane e un otre di acqua e li diede ad Agar, caricandoli sulle sue spalle; le consegnò il fanciullo e la mandò via. Essa se ne andò e si smarrì per il deserto di Bersabea. 15Tutta l'acqua dell'otre era venuta a mancare. Allora essa depose il fanciullo sotto un cespuglio 16e andò a sedersi di fronte, alla distanza di un tiro d'arco, perché diceva: "Non voglio veder morire il fanciullo!". Quando gli si fu seduta di fronte, egli alzò la voce e pianse. 17Ma Dio udì la voce del fanciullo e un angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: "Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo là dove si trova. 18Alzati, prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione". 19Dio le aprì gli occhi ed essa vide un pozzo d'acqua. Allora andò a riempire l'otre e fece bere il fanciullo. 20E Dio fu con il fanciullo, che crebbe e abitò nel deserto e divenne un tiratore d'arco. 21Egli abitò nel deserto di Paran e sua madre gli prese una moglie del paese d'Egitto. 22In quel tempo Abimèlech con Picol, capo del suo esercito, disse ad Abramo: "Dio è con te in quanto fai. 23Ebbene, giurami qui per Dio che tu non ingannerai né me né i miei figli né i miei discendenti: come io ho agito amichevolmente con te, così tu agirai con me e con il paese nel quale sei forestiero". 24Rispose Abramo: "Io lo giuro". 25Ma Abramo rimproverò Abimèlech a causa di un pozzo d'acqua, che i servi di Abimèlech avevano usurpato. 26Abimèlech disse: "Io non so chi abbia fatto questa cosa: né tu me ne hai informato, né io ne ho sentito parlare se non oggi". 27Allora Abramo prese alcuni capi del gregge e dell'armento, li diede ad Abimèlech: tra loro due conclusero un'alleanza. 28Poi Abramo mise in disparte sette agnelle del gregge. 29Abimèlech disse ad Abramo: "Che significano quelle sette agnelle che hai messe in disparte?". 30Rispose: "Tu accetterai queste sette agnelle dalla mia mano, perché ciò mi valga di testimonianza che io ho scavato questo pozzo". 31Per questo quel luogo si chiamò Bersabea, perché là fecero giuramento tutti e due. 32E dopo che ebbero concluso l'alleanza a Bersabea, Abimèlech si alzò con Picol, capo del suo esercito, e ritornarono nel paese dei Filistei. 33Abramo piantò un tamerice in Bersabea, e lì invocò il nome del Signore, Dio dell'eternità. 34E fu forestiero nel paese dei Filistei per molto tempo. 22 1Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: "Abramo, Abramo!". Rispose: "Eccomi!". 2Riprese: "Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò". 3Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. 4Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. 5Allora Abramo disse ai suoi servi: "Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi". 6Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt'e due insieme. 7Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: "Padre mio!". Rispose: "Eccomi, figlio mio". Riprese: "Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?". 8Abramo rispose: "Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!". Proseguirono tutt'e due insieme; 9così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna. 10Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. 11Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: "Abramo, Abramo!". Rispose: "Eccomi!". 12L'angelo disse: "Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio". 13Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. 14Abramo chiamò quel luogo: "Il Signore provvede", perciò oggi si dice: "Sul monte il Signore provvede". 15Poi l'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta 16e disse: "Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, 17io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. 18Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce". 19Poi Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea. 20Dopo queste cose, ad Abramo fu portata questa notizia: "Ecco, Milca ha partorito figli a Nacor tuo fratello": 21Uz, il primogenito, e suo fratello Buz e Kamuèl il padre di Aram 22e Chesed, Azo, Pildas, Idlaf e Betuèl; 23Betuèl generò Rebecca: questi otto figli partorì Milca a Nacor, fratello di Abramo. 24Anche la sua concubina, chiamata Reuma, partorì figli: Tebach, Gacam, Tacas e Maaca. 23 1Gli anni della vita di Sara furono centoventisette: questi furono gli anni della vita di Sara. 2Sara morì a Kiriat-Arba, cioè Ebron, nel paese di Canaan, e Abramo venne a fare il lamento per Sara e a piangerla. 3Poi Abramo si staccò dal cadavere di lei e parlò agli Hittiti: 4"Io sono forestiero e di passaggio in mezzo a voi. Datemi la proprietà di un sepolcro in mezzo a voi, perché io possa portar via la salma e seppellirla". 5Allora gli Hittiti risposero: 6"Ascolta noi, piuttosto, signore: tu sei un principe di Dio in mezzo a noi: seppellisci il tuo morto nel migliore dei nostri sepolcri. Nessuno di noi ti proibirà di seppellire la tua defunta nel suo sepolcro". 7Abramo si alzò, si prostrò davanti alla gente del paese, davanti agli Hittiti e parlò loro: 8"Se è secondo il vostro desiderio che io porti via il mio morto e lo seppellisca, ascoltatemi e insistete per me presso Efron, figlio di Zocar, 9perché mi dia la sua caverna di Macpela, che è all'estremità del suo campo. Me la ceda per il suo prezzo intero come proprietà sepolcrale in mezzo a voi". 10Ora Efron stava seduto in mezzo agli Hittiti. Efron l'Hittita rispose ad Abramo, mentre lo ascoltavano gli Hittiti, quanti entravano per la porta della sua città, e disse: 11"Ascolta me, piuttosto, mio signore: ti cedo il campo con la caverna che vi si trova, in presenza dei figli del mio popolo te la cedo: seppellisci il tuo morto". 12Allora Abramo si prostrò a lui alla presenza della gente del paese. 13Parlò ad Efron, mentre lo ascoltava la gente del paese, e disse: "Se solo mi volessi ascoltare: io ti do il prezzo del campo. Accettalo da me, così io seppellirò là il mio morto". 14Efron rispose ad Abramo: 15"Ascolta me piuttosto, mio signore: un terreno del valore di quattrocento sicli d'argento che cosa è mai tra me e te? Seppellisci dunque il tuo morto". 16Abramo accettò le richieste di Efron e Abramo pesò ad Efron il prezzo che questi aveva detto, mentre lo ascoltavano gli Hittiti, cioè quattrocento sicli d'argento, nella moneta corrente sul mercato. 17Così il campo di Efron che si trovava in Macpela, di fronte a Mamre, il campo e la caverna che vi si trovava e tutti gli alberi che erano dentro il campo e intorno al suo limite, 18passarono in proprietà ad Abramo, alla presenza degli Hittiti, di quanti entravano nella porta della città. 19Dopo, Abramo seppellì Sara, sua moglie, nella caverna del campo di Macpela di fronte a Mamre, cioè Ebron, nel paese di Canaan. 20Il campo e la caverna che vi si trovava passarono dagli Hittiti ad Abramo in proprietà sepolcrale. 24 1Abramo era ormai vecchio, avanti negli anni, e il Signore lo aveva benedetto in ogni cosa. 2Allora Abramo disse al suo servo, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti i suoi beni: "Metti la mano sotto la mia coscia 3e ti farò giurare per il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che non prenderai per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito, 4ma che andrai al mio paese, nella mia patria, a scegliere una moglie per mio figlio Isacco". 5Gli disse il servo: "Se la donna non mi vuol seguire in questo paese, dovrò forse ricondurre tuo figlio al paese da cui tu sei uscito?". 6Gli rispose Abramo: "Guardati dal ricondurre là mio figlio! 7Il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha tolto dalla casa di mio padre e dal mio paese natio, che mi ha parlato e mi ha giurato: Alla tua discendenza darò questo paese, egli stesso manderà il suo angelo davanti a te, perché tu possa prendere di là una moglie per il mio figlio. 8Se la donna non vorrà seguirti, allora sarai libero dal giuramento a me fatto; ma non devi ricondurre là il mio figlio". 9Allora il servo mise la mano sotto la coscia di Abramo, suo padrone, e gli prestò giuramento riguardo a questa cosa. 10Il servo prese dieci cammelli del suo padrone e, portando ogni sorta di cose preziose del suo padrone, si mise in viaggio e andò nel Paese dei due fiumi, alla città di Nacor. 11Fece inginocchiare i cammelli fuori della città, presso il pozzo d'acqua, nell'ora della sera, quando le donne escono ad attingere. 12E disse: "Signore, Dio del mio padrone Abramo, concedimi un felice incontro quest'oggi e usa benevolenza verso il mio padrone Abramo! 13Ecco, io sto presso la fonte dell'acqua, mentre le fanciulle della città escono per attingere acqua. 14Ebbene, la ragazza alla quale dirò: Abbassa l'anfora e lasciami bere, e che risponderà: Bevi, anche ai tuoi cammelli darò da bere, sia quella che tu hai destinata al tuo servo Isacco; da questo riconoscerò che tu hai usato benevolenza al mio padrone". 15Non aveva ancora finito di parlare, quand'ecco Rebecca, che era nata a Betuèl figlio di Milca, moglie di Nacor, fratello di Abramo, usciva con l'anfora sulla spalla. 16La giovinetta era molto bella d'aspetto, era vergine, nessun uomo le si era unito. Essa scese alla sorgente, riempì l'anfora e risalì. 17Il servo allora le corse incontro e disse: "Fammi bere un po' d'acqua dalla tua anfora". 18Rispose: "Bevi, mio signore". In fretta calò l'anfora sul braccio e lo fece bere. 19Come ebbe finito di dargli da bere, disse: "Anche per i tuoi cammelli ne attingerò, finché finiranno di bere". 20In fretta vuotò l'anfora nell'abbeveratoio, corse di nuovo ad attingere al pozzo e attinse per tutti i cammelli di lui. 21Intanto quell'uomo la contemplava in silenzio, in attesa di sapere se il Signore avesse o no concesso buon esito al suo viaggio. 22Quando i cammelli ebbero finito di bere, quell'uomo prese un pendente d'oro del peso di mezzo siclo e glielo pose alle narici e le pose sulle braccia due braccialetti del peso di dieci sicli d'oro. 23E disse: "Di chi sei figlia? Dimmelo. C'è posto per noi in casa di tuo padre, per passarvi la notte?". 24Gli rispose: "Io sono figlia di Betuèl, il figlio che Milca partorì a Nacor". 25E soggiunse: "C'è paglia e foraggio in quantità da noi e anche posto per passare la notte". 26Quell'uomo si inginocchiò e si prostrò al Signore 27e disse: "Sia benedetto il Signore, Dio del mio padrone Abramo, che non ha cessato di usare benevolenza e fedeltà verso il mio padrone. Quanto a me, il Signore mi ha guidato sulla via fino alla casa dei fratelli del mio padrone". 28La giovinetta corse ad annunziare alla casa di sua madre tutte queste cose. 29Ora Rebecca aveva un fratello chiamato Làbano e Làbano corse fuori da quell'uomo al pozzo. 30Egli infatti, visti il pendente e i braccialetti alle braccia della sorella e udite queste parole di Rebecca, sua sorella: "Così mi ha parlato quell'uomo", venne da costui che ancora stava presso i cammelli vicino al pozzo. 31Gli disse: "Vieni, benedetto dal Signore! Perché te ne stai fuori, mentre io ho preparato la casa e un posto per i cammelli?". 32Allora l'uomo entrò in casa e quegli tolse il basto ai cammelli, fornì paglia e foraggio ai cammelli e acqua per lavare i piedi a lui e ai suoi uomini. 33Quindi gli fu posto davanti da mangiare, ma egli disse; "Non mangerò, finché non avrò detto quello che devo dire". Gli risposero: "Di' pure". 34E disse: "Io sono un servo di Abramo. 35Il Signore ha benedetto molto il mio padrone, che è diventato potente: gli ha concesso greggi e armenti, argento e oro, schiavi e schiave, cammelli e asini. 36Sara, la moglie del mio padrone, gli ha partorito un figlio, quando ormai era vecchio, al quale egli ha dato tutti i suoi beni. 37E il mio padrone mi ha fatto giurare: Non devi prendere per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito, 38ma andrai alla casa di mio padre, alla mia famiglia, a prendere una moglie per mio figlio. 39Io dissi al mio padrone: Forse la donna non mi seguirà. 40Mi rispose: Il Signore, alla cui presenza io cammino, manderà con te il suo angelo e darà felice esito al tuo viaggio, così che tu possa prendere una moglie per il mio figlio dalla mia famiglia e dalla casa di mio padre. 41Solo quando sarai andato alla mia famiglia, sarai esente dalla mia maledizione; se non volessero cedertela, sarai esente dalla mia maledizione. 42Così oggi sono arrivato alla fonte e ho detto: Signore, Dio del mio padrone Abramo, se stai per dar buon esito al viaggio che sto compiendo, 43ecco, io sto presso la fonte d'acqua; ebbene, la giovane che uscirà ad attingere, alla quale io dirò: Fammi bere un po' d'acqua dalla tua anfora, 44e mi risponderà: Bevi tu; anche per i tuoi cammelli attingerò, quella sarà la moglie che il Signore ha destinata al figlio del mio padrone. 45Io non avevo ancora finito di pensare, quand'ecco Rebecca uscire con l'anfora sulla spalla; scese alla fonte, attinse; io allora le dissi: Fammi bere. 46Subito essa calò l'anfora e disse: Bevi; anche ai tuoi cammelli darò da bere. Così io bevvi ed essa diede da bere anche ai cammelli. 47E io la interrogai: Di chi sei figlia? Rispose: Sono figlia di Betuèl, il figlio che Milca ha partorito a Nacor. Allora le posi il pendente alle narici e i braccialetti alle braccia. 48Poi mi inginocchiai e mi prostrai al Signore e benedissi il Signore, Dio del mio padrone Abramo, il quale mi aveva guidato per la via giusta a prendere per suo figlio la figlia del fratello del mio padrone. 49Ora, se intendete usare benevolenza e lealtà verso il mio padrone, fatemelo sapere; se no, fatemelo sapere ugualmente, perché io mi rivolga altrove". 50Allora Làbano e Betuèl risposero: "Dal Signore la cosa procede, non possiamo dirti nulla. 51Ecco Rebecca davanti a te: prendila e va' e sia la moglie del figlio del tuo padrone, come ha parlato il Signore". 52Quando il servo di Abramo udì le loro parole, si prostrò a terra davanti al Signore. 53Poi il servo tirò fuori oggetti d'argento e oggetti d'oro e vesti e li diede a Rebecca; doni preziosi diede anche al fratello e alla madre di lei. 54Poi mangiarono e bevvero lui e i suoi uomini e passarono la notte. Quando si alzarono alla mattina, egli disse: "Lasciatemi andare dal mio padrone". 55Ma il fratello e la madre di lei dissero: "Rimanga la giovinetta con noi qualche tempo, una decina di giorni; dopo, te ne andrai". 56Rispose loro: "Non trattenetemi, mentre il Signore ha concesso buon esito al mio viaggio. Lasciatemi partire per andare dal mio padrone!". 57Dissero allora: "Chiamiamo la giovinetta e domandiamo a lei stessa". 58Chiamarono dunque Rebecca e le dissero: "Vuoi partire con quest'uomo?". Essa rispose: "Andrò". 59Allora essi lasciarono partire Rebecca con la nutrice, insieme con il servo di Abramo e i suoi uomini. 60Benedissero Rebecca e le dissero: "Tu, sorella nostra, diventa migliaia di miriadi e la tua stirpe conquisti la porta dei suoi nemici!". 61Così Rebecca e le sue ancelle si alzarono, montarono sui cammelli e seguirono quell'uomo. Il servo prese con sé Rebecca e partì. 62Intanto Isacco rientrava dal pozzo di Lacai-Roi; abitava infatti nel territorio del Negheb. 63Isacco uscì sul fare della sera per svagarsi in campagna e, alzando gli occhi, vide venire i cammelli. 64Alzò gli occhi anche Rebecca, vide Isacco e scese subito dal cammello. 65E disse al servo: "Chi è quell'uomo che viene attraverso la campagna incontro a noi?". Il servo rispose: "È il mio padrone". Allora essa prese il velo e si coprì. 66Il servo raccontò ad Isacco tutte le cose che aveva fatte. 67Isacco introdusse Rebecca nella tenda che era stata di sua madre Sara; si prese in moglie Rebecca e l'amò. Isacco trovò conforto dopo la morte della madre. 25 1Abramo prese un'altra moglie: essa aveva nome Chetura. 2Essa gli partorì Zimran, Ioksan, Medan, Madian, Isbak e Suach. 3Ioksan generò Saba e Dedan e i figli di Dedan furono gli Asurim, i Letusim e i Leummim. 4I figli di Madian furono Efa, Efer, Enoch, Abida ed Eldaa. Tutti questi sono i figli di Chetura. 5Abramo diede tutti i suoi beni a Isacco. 6Quanto invece ai figli delle concubine, che Abramo aveva avute, diede loro doni e, mentre era ancora in vita, li licenziò, mandandoli lontano da Isacco suo figlio, verso il levante, nella regione orientale. 7La durata della vita di Abramo fu di centosettantacinque anni. 8Poi Abramo spirò e morì in felice canizie, vecchio e sazio di giorni, e si riunì ai suoi antenati. 9Lo seppellirono i suoi figli, Isacco e Ismaele, nella caverna di Macpela, nel campo di Efron, figlio di Zocar, l'Hittita, di fronte a Mamre. 10È appunto il campo che Abramo aveva comperato dagli Hittiti: ivi furono sepolti Abramo e sua moglie Sara. 11Dopo la morte di Abramo, Dio benedisse il figlio di lui Isacco e Isacco abitò presso il pozzo di Lacai-Roi. 12Questa è la discendenza di Ismaele, figlio di Abramo, che gli aveva partorito Agar l'Egiziana, schiava di Sara. 13Questi sono i nomi dei figli d'Ismaele, con il loro elenco in ordine di generazione: il primogenito di Ismaele è Nebaiòt, poi Kedar, Adbeèl, Mibsam, 14Misma, Duma, Massa, 15Adad, Tema, Ietur, Nafis e Kedma. 16Questi sono gli Ismaeliti e questi sono i loro nomi secondo i loro recinti e accampamenti. Sono i dodici principi delle rispettive tribù. 17La durata della vita di Ismaele fu di centotrentasette anni; poi morì e si riunì ai suoi antenati. 18Egli abitò da Avìla fino a Sur, che è lungo il confine dell'Egitto in direzione di Assur; egli si era stabilito di fronte a tutti i suoi fratelli. 19Questa è la discendenza di Isacco, figlio di Abramo. Abramo aveva generato Isacco. 20Isacco aveva quarant'anni quando si prese in moglie Rebecca, figlia di Betuèl l'Arameo, da Paddan-Aram, e sorella di Làbano l'Arameo. 21Isacco supplicò il Signore per sua moglie, perché essa era sterile e il Signore lo esaudì, così che sua moglie Rebecca divenne incinta. 22Ora i figli si urtavano nel suo seno ed essa esclamò: "Se è così, perché questo?". Andò a consultare il Signore. 23Il Signore le rispose: "Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell'altro e il maggiore servirà il più piccolo". 24Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco due gemelli erano nel suo grembo. 25Uscì il primo, rossiccio e tutto come un mantello di pelo, e fu chiamato Esaù. 26Subito dopo, uscì il fratello e teneva in mano il calcagno di Esaù; fu chiamato Giacobbe. Isacco aveva sessant'anni quando essi nacquero. 27I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende. 28Isacco prediligeva Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto, mentre Rebecca prediligeva Giacobbe. 29Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra di lenticchie; Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito. 30Disse a Giacobbe: "Lasciami mangiare un po' di questa minestra rossa, perché io sono sfinito" – Per questo fu chiamato Edom –. 31Giacobbe disse: "Vendimi subito la tua primogenitura". 32Rispose Esaù: "Ecco sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura?". 33Giacobbe allora disse: "Giuramelo subito". Quegli lo giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe. 34Giacobbe diede ad Esaù il pane e la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e se ne andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura. 26 1Venne una carestia nel paese oltre la prima che era avvenuta ai tempi di Abramo, e Isacco andò a Gerar presso Abimèlech, re dei Filistei. 2Gli apparve il Signore e gli disse: "Non scendere in Egitto, abita nel paese che io ti indicherò. 3Rimani in questo paese e io sarò con te e ti benedirò, perché a te e alla tua discendenza io concederò tutti questi territori, e manterrò il giuramento che ho fatto ad Abramo tuo padre. 4Renderò la tua discendenza numerosa come le stelle del cielo e concederò alla tua discendenza tutti questi territori: tutte le nazioni della terra saranno benedette per la tua discendenza; 5per il fatto che Abramo ha obbedito alla mia voce e ha osservato ciò che io gli avevo prescritto: i miei comandamenti, le mie istituzioni e le mie leggi". 6Così Isacco dimorò in Gerar. 7Gli uomini del luogo lo interrogarono intorno alla moglie ed egli disse: "È mia sorella"; infatti aveva timore di dire: "È mia moglie", pensando che gli uomini del luogo lo uccidessero per causa di Rebecca, che era di bell'aspetto. 8Era là da molto tempo, quando Abimèlech, re dei Filistei, si affacciò alla finestra e vide Isacco scherzare con la propria moglie Rebecca. 9Abimèlech chiamò Isacco e disse: "Sicuramente essa è tua moglie. E perché tu hai detto: È mia sorella?". Gli rispose Isacco: "Perché mi son detto: io non muoia per causa di lei!". 10Riprese Abimèlech: "Che ci hai fatto? Poco ci mancava che qualcuno del popolo si unisse a tua moglie e tu attirassi su di noi una colpa". 11Abimèlech diede quest'ordine a tutto il popolo: "Chi tocca questo uomo o la sua moglie sarà messo a morte!". 12Poi Isacco fece una semina in quel paese e raccolse quell'anno il centuplo. Il Signore infatti lo aveva benedetto. 13E l'uomo divenne ricco e crebbe tanto in ricchezze fino a divenire ricchissimo: 14possedeva greggi di piccolo e di grosso bestiame e numerosi schiavi e i Filistei cominciarono ad invidiarlo. 15Tutti i pozzi che avevano scavati i servi di suo padre ai tempi del padre Abramo, i Filistei li avevano turati riempiendoli di terra. 16Abimèlech disse ad Isacco: "Vàttene via da noi, perché tu sei molto più potente di noi". 17Isacco andò via di là, si accampò sul torrente di Gerar e vi si stabilì. 18Isacco tornò a scavare i pozzi d'acqua, che avevano scavati i servi di suo padre, Abramo, e che i Filistei avevano turati dopo la morte di Abramo, e li chiamò come li aveva chiamati suo padre. 19I servi di Isacco scavarono poi nella valle e vi trovarono un pozzo di acqua viva. 20Ma i pastori di Gerar litigarono con i pastori di Isacco, dicendo: "L'acqua è nostra!". Allora egli chiamò Esech il pozzo, perché quelli avevano litigato con lui. 21Scavarono un altro pozzo, ma quelli litigarono anche per questo ed egli lo chiamò Sitna. 22Allora si mosse di là e scavò un altro pozzo, per il quale non litigarono; allora egli lo chiamò Recobòt e disse: "Ora il Signore ci ha dato spazio libero perché noi prosperiamo nel paese". 23Di là andò a Bersabea. 24E in quella notte gli apparve il Signore e disse: "Io sono il Dio di Abramo, tuo padre; non temere perché io sono con te. Ti benedirò e moltiplicherò la tua discendenza per amore di Abramo, mio servo". 25Allora egli costruì in quel luogo un altare e invocò il nome del Signore; lì piantò la tenda. E i servi di Isacco scavarono un pozzo. 26Intanto Abimèlech da Gerar era andato da lui, insieme con Acuzzat, suo amico, e Picol, capo del suo esercito. 27Isacco disse loro: "Perché siete venuti da me, mentre voi mi odiate e mi avete scacciato da voi?". 28Gli risposero: "Abbiamo visto che il Signore è con te e abbiamo detto: vi sia un giuramento tra di noi, tra noi e te, e concludiamo un'alleanza con te: 29tu non ci farai alcun male, come noi non ti abbiamo toccato e non ti abbiamo fatto se non il bene e ti abbiamo lasciato andare in pace. Tu sei ora un uomo benedetto dal Signore". 30Allora imbandì loro un convito e mangiarono e bevvero. 31Alzatisi di buon mattino, si prestarono giuramento l'un l'altro, poi Isacco li congedò e partirono da lui in pace. 32Proprio in quel giorno arrivarono i servi di Isacco e lo informarono a proposito del pozzo che avevano scavato e gli dissero: "Abbiamo trovato l'acqua". 33Allora egli lo chiamò Sibea: per questo la città si chiama Bersabea fino ad oggi. 34Quando Esaù ebbe quarant'anni, prese in moglie Giudit, figlia di Beeri l'Hittita, e Basemat, figlia di Elon l'Hittita. 35Esse furono causa d'intima amarezza per Isacco e per Rebecca. 27 1Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva più. Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e gli disse: "Figlio mio". Gli rispose: "Eccomi". 2Riprese: "Vedi, io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte. 3Ebbene, prendi le tue armi, la tua farètra e il tuo arco, esci in campagna e prendi per me della selvaggina. 4Poi preparami un piatto di mio gusto e portami da mangiare, perché io ti benedica prima di morire". 5Ora Rebecca ascoltava, mentre Isacco parlava al figlio Esaù. Andò dunque Esaù in campagna a caccia di selvaggina da portare a casa. 6Rebecca disse al figlio Giacobbe: "Ecco, ho sentito tuo padre dire a tuo fratello Esaù: 7Portami la selvaggina e preparami un piatto, così mangerò e poi ti benedirò davanti al Signore prima della morte. 8Ora, figlio mio, obbedisci al mio ordine: 9Va' subito al gregge e prendimi di là due bei capretti; io ne farò un piatto per tuo padre, secondo il suo gusto. 10Così tu lo porterai a tuo padre che ne mangerà, perché ti benedica prima della sua morte". 11Rispose Giacobbe a Rebecca sua madre: "Sai che mio fratello Esaù è peloso, mentre io ho la pelle liscia. 12Forse mio padre mi palperà e si accorgerà che mi prendo gioco di lui e attirerò sopra di me una maledizione invece di una benedizione". 13Ma sua madre gli disse: "Ricada su di me la tua maledizione, figlio mio! Tu obbedisci soltanto e vammi a prendere i capretti". 14Allora egli andò a prenderli e li portò alla madre, così la madre ne fece un piatto secondo il gusto di suo padre. 15Rebecca prese i vestiti migliori del suo figlio maggiore, Esaù, che erano in casa presso di lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe; 16con le pelli dei capretti rivestì le sue braccia e la parte liscia del collo. 17Poi mise in mano al suo figlio Giacobbe il piatto e il pane che aveva preparato. 18Così egli venne dal padre e disse: "Padre mio". Rispose: "Eccomi; chi sei tu, figlio mio?". 19Giacobbe rispose al padre: "Io sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come tu mi hai ordinato. Alzati dunque, siediti e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica". 20Isacco disse al figlio: "Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio!". Rispose: "Il Signore me l'ha fatta capitare davanti". 21Ma Isacco gli disse: "Avvicinati e lascia che ti palpi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio il mio figlio Esaù o no". 22Giacobbe si avvicinò ad Isacco suo padre, il quale lo tastò e disse: "La voce è la voce di Giacobbe, ma le braccia sono le braccia di Esaù". 23Così non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di suo fratello Esaù, e perciò lo benedisse. 24Gli disse ancora: "Tu sei proprio il mio figlio Esaù?". Rispose: "Lo sono". 25Allora disse: "Porgimi da mangiare della selvaggina del mio figlio, perché io ti benedica". Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli bevve. 26Poi suo padre Isacco gli disse: "Avvicinati e baciami, figlio mio!". 27Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco aspirò l'odore degli abiti di lui e lo benedisse: "Ecco l'odore del mio figlio come l'odore di un campo che il Signore ha benedetto. 28 Dio ti conceda rugiada del cielo e terre grasse e abbondanza di frumento e di mosto. 29 Ti servano i popoli e si prostrino davanti a te le genti. Sii il signore dei tuoi fratelli e si prostrino davanti a te i figli di tua madre. Chi ti maledice sia maledetto e chi ti benedice sia benedetto!". 30Isacco aveva appena finito di benedire Giacobbe e Giacobbe si era allontanato dal padre Isacco, quando arrivò dalla caccia Esaù suo fratello. 31Anch'egli aveva preparato un piatto, poi lo aveva portato al padre e gli aveva detto: "Si alzi mio padre e mangi la selvaggina di suo figlio, perché tu mi benedica". 32Gli disse suo padre Isacco: "Chi sei tu?". Rispose: "Io sono il tuo figlio primogenito Esaù". 33Allora Isacco fu colto da un fortissimo tremito e disse: "Chi era dunque colui che ha preso la selvaggina e me l'ha portata? Io ho mangiato di tutto prima che tu venissi, poi l'ho benedetto e benedetto resterà". 34Quando Esaù sentì le parole di suo padre, scoppiò in alte, amarissime grida. Egli disse a suo padre: "Benedici anche me, padre mio!". 35Rispose: "È venuto tuo fratello con inganno e ha carpito la tua benedizione". 36Riprese: "Forse perché si chiama Giacobbe mi ha soppiantato già due volte? Già ha carpito la mia primogenitura ed ecco ora ha carpito la mia benedizione!". Poi soggiunse: "Non hai forse riservato qualche benedizione per me?". 37Isacco rispose e disse a Esaù: "Ecco, io l'ho costituito tuo signore e gli ho dato come servi tutti i suoi fratelli; l'ho provveduto di frumento e di mosto; per te che cosa mai potrò fare, figlio mio?". 38Esaù disse al padre: "Hai una sola benedizione padre mio? Benedici anche me, padre mio!". Ma Isacco taceva ed Esaù alzò la voce e pianse. 39Allora suo padre Isacco prese la parola e gli disse: "Ecco, lungi dalle terre grasse sarà la tua sede e lungi dalla rugiada del cielo dall'alto. 40 Vivrai della tua spada e servirai tuo fratello; ma poi, quando ti riscuoterai, spezzerai il suo giogo dal tuo collo". 41Esaù perseguitò Giacobbe per la benedizione che suo padre gli aveva dato. Pensò Esaù: "Si avvicinano i giorni del lutto per mio padre; allora ucciderò mio fratello Giacobbe". 42Ma furono riferite a Rebecca le parole di Esaù, suo figlio maggiore, ed essa mandò a chiamare il figlio minore Giacobbe e gli disse: "Esaù tuo fratello vuol vendicarsi di te uccidendoti. 43Ebbene, figlio mio, obbedisci alla mia voce: su, fuggi a Carran da mio fratello Làbano. 44Rimarrai con lui qualche tempo, finché l'ira di tuo fratello si sarà placata; 45finché si sarà placata contro di te la collera di tuo fratello e si sarà dimenticato di quello che gli hai fatto. Allora io manderò a prenderti di là. Perché dovrei venir privata di voi due in un sol giorno?". 46Poi Rebecca disse a Isacco: "Ho disgusto della mia vita a causa di queste donne hittite: se Giacobbe prende moglie tra le hittite come queste, tra le figlie del paese, a che mi giova la vita?". 28 1Allora Isacco chiamò Giacobbe, lo benedisse e gli diede questo comando: "Tu non devi prender moglie tra le figlie di Canaan. 2Su, va' in Paddan-Aram, nella casa di Betuèl, padre di tua madre, e prenditi di là la moglie tra le figlie di Làbano, fratello di tua madre. 3Ti benedica Dio onnipotente, ti renda fecondo e ti moltiplichi, sì che tu divenga una assemblea di popoli. 4Conceda la benedizione di Abramo a te e alla tua discendenza con te, perché tu possieda il paese dove sei stato forestiero, che Dio ha dato ad Abramo". 5Così Isacco fece partire Giacobbe, che andò in Paddan-Aram presso Làbano, figlio di Betuèl, l'Arameo, fratello di Rebecca, madre di Giacobbe e di Esaù. 6Esaù vide che Isacco aveva benedetto Giacobbe e l'aveva mandato in Paddan-Aram per prendersi una moglie di là e che, mentre lo benediceva, gli aveva dato questo comando: "Non devi prender moglie tra le Cananee". 7Giacobbe aveva obbedito al padre e alla madre ed era partito per Paddan-Aram. 8Esaù comprese che le figlie di Canaan non erano gradite a suo padre Isacco. 9Allora si recò da Ismaele e, oltre le mogli che aveva, si prese in moglie Macalat, figlia di Ismaele, figlio di Abramo, sorella di Nebaiòt. 10Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. 11Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. 12Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. 13Ecco il Signore gli stava davanti e disse: "Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. 14La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra. 15Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t'ho detto". 16Allora Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: "Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo". 17Ebbe timore e disse: "Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo". 18Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità. 19E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di allora la città si chiamava Luz. 20Giacobbe fece questo voto: "Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, 21se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio. 22Questa pietra, che io ho eretta come stele, sarà una casa di Dio; di quanto mi darai io ti offrirò la decima". 29 1Poi Giacobbe si mise in cammino e andò nel paese degli orientali. 2Vide nella campagna un pozzo e tre greggi di piccolo bestiame, accovacciati vicino, perché a quel pozzo si abbeveravano i greggi, ma la pietra sulla bocca del pozzo era grande. 3Quando tutti i greggi si erano radunati là, i pastori rotolavano la pietra dalla bocca del pozzo e abbeveravano il bestiame; poi rimettevano la pietra al posto sulla bocca del pozzo. 4Giacobbe disse loro: "Fratelli miei, di dove siete?". Risposero: "Siamo di Carran". 5Disse loro: "Conoscete Làbano, figlio di Nacor?". Risposero: "Lo conosciamo". 6Disse loro: "Sta bene?". Risposero: "Sì; ecco la figlia Rachele che viene con il gregge". 7Riprese: "Eccoci ancora in pieno giorno: non è tempo di radunare il bestiame. Date da bere al bestiame e andate a pascolare!". 8Risposero: "Non possiamo, finché non siano radunati tutti i greggi e si rotoli la pietra dalla bocca del pozzo; allora faremo bere il gregge". 9Egli stava ancora parlando con loro, quando arrivò Rachele con il bestiame del padre, perché era una pastorella. 10Quando Giacobbe vide Rachele, figlia di Làbano, fratello di sua madre, insieme con il bestiame di Làbano, fratello di sua madre, Giacobbe, fattosi avanti, rotolò la pietra dalla bocca del pozzo e fece bere le pecore di Làbano, fratello di sua madre. 11Poi Giacobbe baciò Rachele e pianse ad alta voce. 12Giacobbe rivelò a Rachele che egli era parente del padre di lei, perché figlio di Rebecca. Allora essa corse a riferirlo al padre. 13Quando Làbano seppe che era Giacobbe, il figlio di sua sorella, gli corse incontro, lo abbracciò, lo baciò e lo condusse nella sua casa. Ed egli raccontò a Làbano tutte le sue vicende. 14Allora Làbano gli disse: "Davvero tu sei mio osso e mia carne!". Così dimorò presso di lui per un mese. 15Poi Làbano disse a Giacobbe: "Poiché sei mio parente, mi dovrai forse servire gratuitamente? Indicami quale deve essere il tuo salario". 16Ora Làbano aveva due figlie; la maggiore si chiamava Lia e la più piccola si chiamava Rachele. 17Lia aveva gli occhi smorti, mentre Rachele era bella di forme e avvenente di aspetto, 18perciò Giacobbe amava Rachele. Disse dunque: "Io ti servirò sette anni per Rachele, tua figlia minore". 19Rispose Làbano: "Preferisco darla a te piuttosto che a un estraneo. Rimani con me". 20Così Giacobbe servì sette anni per Rachele: gli sembrarono pochi giorni tanto era il suo amore per lei. 21Poi Giacobbe disse a Làbano: "Dammi la mia sposa, perché il mio tempo è compiuto e voglio unirmi a lei". 22Allora Làbano radunò tutti gli uomini del luogo e diede un banchetto. 23Ma quando fu sera, egli prese la figlia Lia e la condusse da lui ed egli si unì a lei. 24Làbano diede la propria schiava Zilpa alla figlia Lia, come schiava. 25Quando fu mattina… ecco era Lia! Allora Giacobbe disse a Làbano: "Che mi hai fatto? Non è forse per Rachele che sono stato al tuo servizio? Perché mi hai ingannato?". 26Rispose Làbano: "Non si usa far così nel nostro paese, dare, cioè, la più piccola prima della maggiore. 27Finisci questa settimana nuziale, poi ti darò anche quest'altra per il servizio che tu presterai presso di me per altri sette anni". 28Giacobbe fece così: terminò la settimana nuziale e allora Làbano gli diede in moglie la figlia Rachele. 29Làbano diede alla figlia Rachele la propria schiava Bila, come schiava. 30Egli si unì anche a Rachele e amò Rachele più di Lia. Fu ancora al servizio di lui per altri sette anni. 31Ora il Signore, vedendo che Lia veniva trascurata, la rese feconda, mentre Rachele rimaneva sterile. 32Così Lia concepì e partorì un figlio e lo chiamò Ruben, perché disse: "Il Signore ha visto la mia umiliazione; certo, ora mio marito mi amerà". 33Poi concepì ancora un figlio e disse: "Il Signore ha udito che io ero trascurata e mi ha dato anche questo". E lo chiamò Simeone. 34Poi concepì ancora e partorì un figlio e disse: "Questa volta mio marito mi si affezionerà, perché gli ho partorito tre figli". Per questo lo chiamò Levi. 35Concepì ancora e partorì un figlio e disse: "Questa volta loderò il Signore". Per questo lo chiamò Giuda. Poi cessò di avere figli. 30 1Rachele, vedendo che non le era concesso di procreare figli a Giacobbe, divenne gelosa della sorella e disse a Giacobbe: "Dammi dei figli, se no io muoio!". 2Giacobbe s'irritò contro Rachele e disse: "Tengo forse io il posto di Dio, il quale ti ha negato il frutto del grembo?". 3Allora essa rispose: "Ecco la mia serva Bila: unisciti a lei, così che partorisca sulle mie ginocchia e abbia anch'io una mia prole per mezzo di lei". 4Così essa gli diede in moglie la propria schiava Bila e Giacobbe si unì a lei. 5Bila concepì e partorì a Giacobbe un figlio. 6Rachele disse: "Dio mi ha fatto giustizia e ha anche ascoltato la mia voce, dandomi un figlio". Per questo essa lo chiamò Dan. 7Poi Bila, la schiava di Rachele, concepì ancora e partorì a Giacobbe un secondo figlio. 8Rachele disse: "Ho sostenuto contro mia sorella lotte difficili e ho vinto!". Perciò lo chiamò Nèftali. 9Allora Lia, vedendo che aveva cessato di aver figli, prese la propria schiava Zilpa e la diede in moglie e Giacobbe. 10Zilpa, la schiava di Lia, partorì a Giacobbe un figlio. 11Lia disse: "Per fortuna!" e lo chiamò Gad. 12Poi Zilpa, la schiava di Lia, partorì un secondo figlio a Giacobbe. 13Lia disse: "Per mia felicità! Perché le donne mi diranno felice". Perciò lo chiamò Aser. 14Al tempo della mietitura del grano, Ruben uscì e trovò mandragore, che portò alla madre Lia. Rachele disse a Lia: "Dammi un po' delle mandragore di tuo figlio". 15Ma Lia rispose: "È forse poco che tu mi abbia portato via il marito perché voglia portar via anche le mandragore di mio figlio?". Riprese Rachele: "Ebbene, si corichi pure con te questa notte, in cambio delle mandragore di tuo figlio". 16Alla sera, quando Giacobbe arrivò dalla campagna, Lia gli uscì incontro e gli disse: "Da me devi venire, perché io ho pagato il diritto di averti con le mandragore di mio figlio". Così egli si coricò con lei quella notte. 17Il Signore esaudì Lia, la quale concepì e partorì a Giacobbe un quinto figlio. 18Lia disse: "Dio mi ha dato il mio salario, per avere io dato la mia schiava a mio marito". Perciò lo chiamò Ìssacar. 19Poi Lia concepì e partorì ancora un sesto figlio a Giacobbe. 20Lia disse: "Dio mi ha fatto un bel regalo: questa volta mio marito mi preferirà, perché gli ho partorito sei figli". Perciò lo chiamò Zàbulon. 21In seguito partorì una figlia e la chiamò Dina. 22Poi Dio si ricordò anche di Rachele; Dio la esaudì e la rese feconda. 23Essa concepì e partorì un figlio e disse: "Dio ha tolto il mio disonore". 24E lo chiamò Giuseppe dicendo: "Il Signore mi aggiunga un altro figlio!". 25Dopo che Rachele ebbe partorito Giuseppe, Giacobbe disse a Làbano: "Lasciami andare e tornare a casa mia, nel mio paese. 26Dammi le mogli, per le quali ti ho servito, e i miei bambini perché possa partire: tu conosci il servizio che ti ho prestato". 27Gli disse Làbano: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi… Per divinazione ho saputo che il Signore mi ha benedetto per causa tua". 28E aggiunse: "Fissami il tuo salario e te lo darò". 29Gli rispose: "Tu stesso sai come ti ho servito e quanti sono diventati i tuoi averi per opera mia. 30Perché il poco che avevi prima della mia venuta è cresciuto oltre misura e il Signore ti ha benedetto sui miei passi. Ma ora, quando lavorerò anch'io per la mia casa?". 31Riprese Làbano: "Che ti devo dare?". Giacobbe rispose: "Non mi devi nulla; se tu farai per me quanto ti dico, ritornerò a pascolare il tuo gregge e a custodirlo. 32Oggi passerò fra tutto il tuo bestiame; metti da parte ogni capo di colore scuro tra le pecore e ogni capo chiazzato e punteggiato tra le capre: sarà il mio salario. 33In futuro la mia stessa onestà risponderà per me; quando verrai a verificare il mio salario, ogni capo che non sarà punteggiato o chiazzato tra le capre e di colore scuro tra le pecore, se si troverà presso di me, sarà come rubato". 34Làbano disse: "Bene, sia come tu hai detto!". 35In quel giorno mise da parte i capri striati e chiazzati e tutte le capre punteggiate e chiazzate, ogni capo che aveva del bianco e ogni capo di colore scuro tra le pecore. Li affidò ai suoi figli 36e stabilì una distanza di tre giorni di cammino tra sé e Giacobbe, mentre Giacobbe pascolava l'altro bestiame di Làbano. 37Ma Giacobbe prese rami freschi di pioppo, di mandorlo e di platano, ne intagliò la corteccia a strisce bianche, mettendo a nudo il bianco dei rami. 38Poi egli mise i rami così scortecciati nei truogoli agli abbeveratoi dell'acqua, dove veniva a bere il bestiame, proprio in vista delle bestie, le quali si accoppiavano quando venivano a bere. 39Così le bestie si accoppiarono di fronte ai rami e le capre figliarono capretti striati, punteggiati e chiazzati. 40Quanto alle pecore, Giacobbe le separò e fece sì che le bestie avessero davanti a sé gli animali striati e tutti quelli di colore scuro del gregge di Làbano. E i branchi che si era così costituiti per conto suo, non li mise insieme al gregge di Làbano. 41Ogni qualvolta si accoppiavano bestie robuste, Giacobbe metteva i rami nei truogoli in vista delle bestie, per farle concepire davanti ai rami. 42Quando invece le bestie erano deboli, non li metteva. Così i capi di bestiame deboli erano per Làbano e quelli robusti per Giacobbe. 43Egli si arricchì oltre misura e possedette greggi in grande quantità, schiave e schiavi, cammelli e asini. 31 1Ma Giacobbe venne a sapere che i figli di Làbano dicevano: "Giacobbe si è preso quanto era di nostro padre e con quanto era di nostro padre si è fatta tutta questa fortuna". 2Giacobbe osservò anche la faccia di Làbano e si accorse che non era più verso di lui come prima. 3Il Signore disse a Giacobbe: "Torna al paese dei tuoi padri, nella tua patria e io sarò con te". 4Allora Giacobbe mandò a chiamare Rachele e Lia, in campagna presso il suo gregge 5e disse loro: "Io mi accorgo dal volto di vostro padre che egli verso di me non è più come prima; eppure il Dio di mio padre è stato con me. 6Voi stesse sapete che io ho servito vostro padre con tutte le forze, 7mentre vostro padre si è beffato di me e ha cambiato dieci volte il mio salario; ma Dio non gli ha permesso di farmi del male. 8Se egli diceva: Le bestie punteggiate saranno il tuo salario, tutto il gregge figliava bestie punteggiate; se diceva: Le bestie striate saranno il tuo salario, allora tutto il gregge figliava bestie striate. 9Così Dio ha sottratto il bestiame a vostro padre e l'ha dato a me. 10Una volta, quando il piccolo bestiame va in calore, io in sogno alzai gli occhi e vidi che i capri in procinto di montare le bestie erano striati, punteggiati e chiazzati. 11L'angelo di Dio mi disse in sogno: Giacobbe! Risposi: Eccomi. 12Riprese: Alza gli occhi e guarda: tutti i capri che montano le bestie sono striati, punteggiati e chiazzati, perché ho visto quanto Làbano ti fa. 13Io sono il Dio di Betel, dove tu hai unto una stele e dove mi hai fatto un voto. Ora alzati, parti da questo paese e torna nella tua patria!". 14Rachele e Lia gli risposero: "Abbiamo forse ancora una parte o una eredità nella casa di nostro padre? 15Non siamo forse tenute in conto di straniere da parte sua, dal momento che ci ha vendute e si è anche mangiato il nostro danaro? 16Tutta la ricchezza che Dio ha sottratto a nostro padre è nostra e dei nostri figli. Ora fa' pure quanto Dio ti ha detto". 17Allora Giacobbe si alzò, caricò i figli e le mogli sui cammelli 18e condusse via tutto il bestiame e tutti gli averi che si era acquistati, il bestiame che si era acquistato in Paddan-Aram, per ritornare da Isacco, suo padre, nel paese di Canaan. 19Làbano era andato a tosare il gregge e Rachele rubò gli idoli che appartenevano al padre. 20Giacobbe eluse l'attenzione di Làbano l'Arameo, non avvertendolo che stava per fuggire; 21così poté andarsene con tutti i suoi averi. Si alzò dunque, passò il fiume e si diresse verso le montagne di Gàlaad. 22Al terzo giorno fu riferito a Làbano che Giacobbe era fuggito. 23Allora egli prese con sé i suoi parenti, lo inseguì per sette giorni di cammino e lo raggiunse sulle montagne di Gàlaad. 24Ma Dio venne da Làbano l'Arameo in un sogno notturno e gli disse: "Bada di non dir niente a Giacobbe, proprio nulla!". 25Làbano andò dunque a raggiungere Giacobbe; ora Giacobbe aveva piantato la tenda sulle montagne e Làbano si era accampato con i parenti sulle montagne di Gàlaad. 26Disse allora Làbano a Giacobbe: "Che hai fatto? Hai eluso la mia attenzione e hai condotto via le mie figlie come prigioniere di guerra! 27Perché sei fuggito di nascosto, mi hai ingannato e non mi hai avvertito? Io ti avrei congedato con festa e con canti, a suon di timpani e di cetre! 28E non mi hai permesso di baciare i miei figli e le mie figlie! Certo hai agito in modo insensato. 29Sarebbe in mio potere di farti del male, ma il Dio di tuo padre mi ha parlato la notte scorsa: Bada di non dir niente a Giacobbe, né in bene né in male! 30Certo, sei partito perché soffrivi di nostalgia per la casa di tuo padre; ma perché mi hai rubato i miei dèi?". 31Giacobbe rispose a Làbano e disse: "Perché avevo paura e pensavo che mi avresti tolto con la forza le tue figlie. 32Ma quanto a colui presso il quale tu troverai i tuoi dèi, non resterà in vita! Alla presenza dei nostri parenti riscontra quanto vi può essere di tuo presso di me e prendilo". Giacobbe non sapeva che li aveva rubati Rachele. 33Allora Làbano entrò nella tenda di Giacobbe e poi nella tenda di Lia e nella tenda delle due schiave, ma non trovò nulla. Poi uscì dalla tenda di Lia ed entrò nella tenda di Rachele. 34Rachele aveva preso gli idoli e li aveva messi nella sella del cammello, poi vi si era seduta sopra, così Làbano frugò in tutta la tenda, ma non li trovò. 35Essa parlò al padre: "Non si offenda il mio signore se io non posso alzarmi davanti a te, perché ho quello che avviene di regola alle donne". Làbano cercò dunque il tutta la tenda e non trovò gli idoli. 36Giacobbe allora si adirò e apostrofò Làbano, al quale disse: "Qual è il mio delitto, qual è il mio peccato, perché ti sia messo a inseguirmi? 37Ora che hai frugato tra tutti i miei oggetti, che hai trovato di tutte le robe di casa tua? Mettilo qui davanti ai miei e tuoi parenti e siano essi giudici tra noi due. 38Vent'anni ho passato con te: le tue pecore e le tue capre non hanno abortito e i montoni del tuo gregge non ho mai mangiato. 39Nessuna bestia sbranata ti ho portato: io ne compensavo il danno e tu reclamavi da me ciò che veniva rubato di giorno e ciò che veniva rubato di notte. 40Di giorno mi divorava il caldo e di notte il gelo e il sonno fuggiva dai miei occhi. 41Vent'anni sono stato in casa tua: ho servito quattordici anni per le tue due figlie e sei anni per il tuo gregge e tu hai cambiato il mio salario dieci volte. 42Se non fosse stato con me il Dio di mio padre, il Dio di Abramo e il Terrore di Isacco, tu ora mi avresti licenziato a mani vuote; ma Dio ha visto la mia afflizione e la fatica delle mie mani e la scorsa notte egli ha fatto da arbitro". 43Làbano allora rispose e disse a Giacobbe: "Queste figlie sono mie figlie e questi figli sono miei figli; questo bestiame è il mio bestiame e quanto tu vedi è mio. E che potrei fare oggi a queste mie figlie o ai figli che esse hanno messi al mondo? 44Ebbene, vieni, concludiamo un'alleanza io e te e ci sia un testimonio tra me e te". 45Giacobbe prese una pietra e la eresse come una stele. 46Poi disse ai suoi parenti: "Raccogliete pietre", e quelli presero pietre e ne fecero un mucchio. Poi mangiarono là su quel mucchio. 47Làbano lo chiamò Iegar-Saaduta, mentre Giacobbe lo chiamò Gal-Ed. 48Làbano disse: "Questo mucchio sia oggi un testimonio tra me e te"; per questo lo chiamò Gal-Ed 49e anche Mizpa, perché disse: "Il Signore starà di vedetta tra me e te, quando noi non ci vedremo più l'un l'altro. 50Se tu maltratterai le mie figlie e se prenderai altre mogli oltre le mie figlie, non un uomo sarà con noi, ma bada, Dio sarà testimonio tra me e te". 51Soggiunse Làbano a Giacobbe: "Ecco questo mucchio ed ecco questa stele, che io ho eretta tra me e te. 52Questo mucchio è testimonio e questa stele è testimonio che io giuro di non oltrepassare questo mucchio dalla tua parte e che tu giuri di non oltrepassare questo mucchio e questa stele dalla mia parte per fare il male. 53Il Dio di Abramo e il Dio di Nacor siano giudici tra di noi". Giacobbe giurò per il Terrore di suo padre Isacco. 54Poi offrì un sacrificio sulle montagne e invitò i suoi parenti a prender cibo. Essi mangiarono e passarono la notte sulle montagne. 32 1Alla mattina per tempo Làbano si alzò, baciò i figli e le figlie e li benedisse. Poi partì e ritornò a casa. 2Mentre Giacobbe continuava il viaggio, gli si fecero incontro gli angeli di Dio. 3Giacobbe al vederli disse: "Questo è l'accampamento di Dio" e chiamò quel luogo Macanaim. 4Poi Giacobbe mandò avanti a sé alcuni messaggeri al fratello Esaù, nel paese di Seir, la campagna di Edom. 5Diede loro questo comando: "Direte al mio signore Esaù: Dice il tuo servo Giacobbe: Sono stato forestiero presso Làbano e vi sono restato fino ad ora. 6Sono venuto in possesso di buoi, asini e greggi, di schiavi e schiave. Ho mandato ad informarne il mio signore, per trovare grazia ai suoi occhi". 7I messaggeri tornarono da Giacobbe, dicendo: "Siamo stati da tuo fratello Esaù; ora egli stesso sta venendoti incontro e ha con sé quattrocento uomini". 8Giacobbe si spaventò molto e si sentì angosciato; allora divise in due accampamenti la gente che era con lui, il gregge, gli armenti e i cammelli. 9Pensò infatti: "Se Esaù raggiunge un accampamento e lo batte, l'altro accampamento si salverà". 10Poi Giacobbe disse: "Dio del mio padre Abramo e Dio del mio padre Isacco, Signore, che mi hai detto: Ritorna al tuo paese, nella tua patria e io ti farò del bene, 11io sono indegno di tutta la benevolenza e di tutta la fedeltà che hai usato verso il tuo servo. Con il mio bastone soltanto avevo passato questo Giordano e ora sono divenuto tale da formare due accampamenti. 12Salvami dalla mano del mio fratello Esaù, perché io ho paura di lui: egli non arrivi e colpisca me e tutti, madre e bambini! 13Eppure tu hai detto: Ti farò del bene e renderò la tua discendenza come la sabbia del mare, tanto numerosa che non si può contare". 14Giacobbe rimase in quel luogo a passare la notte. Poi prese, di ciò che gli capitava tra mano, di che fare un dono al fratello Esaù: 15duecento capre e venti capri, duecento pecore e venti montoni, 16trenta cammelle allattanti con i loro piccoli, quaranta giovenche e dieci torelli, venti asine e dieci asinelli. 17Egli affidò ai suoi servi i singoli branchi separatamente e disse loro: "Passate davanti a me e lasciate un certo spazio tra un branco e l'altro". 18Diede questo ordine al primo: "Quando ti incontrerà Esaù, mio fratello, e ti domanderà: Di chi sei tu? Dove vai? Di chi sono questi animali che ti camminano davanti?, 19tu risponderai: Del tuo fratello Giacobbe: è un dono inviato al mio signore Esaù; ecco egli stesso ci segue". 20Lo stesso ordine diede anche al secondo e anche al terzo e a quanti seguivano i branchi: "Queste parole voi rivolgerete ad Esaù quando lo troverete; 21gli direte: Anche il tuo servo Giacobbe ci segue". Pensava infatti: "Lo placherò con il dono che mi precede e in seguito mi presenterò a lui; forse mi accoglierà con benevolenza". 22Così il dono passò prima di lui, mentr'egli trascorse quella notte nell'accampamento. 23Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici figli e passò il guado dello Iabbok. 24Li prese, fece loro passare il torrente e fece passare anche tutti i suoi averi. 25Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora. 26Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. 27Quegli disse: "Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora". Giacobbe rispose: "Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!". 28Gli domandò: "Come ti chiami?". Rispose: "Giacobbe". 29Riprese: "Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!". 30Giacobbe allora gli chiese: "Dimmi il tuo nome". Gli rispose: "Perché mi chiedi il nome?". E qui lo benedisse. 31Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel "Perché – disse – ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva". 32Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuel e zoppicava all'anca. 33Per questo gli Israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo sciatico, che è sopra l'articolazione del femore, perché quegli aveva colpito l'articolazione del femore di Giacobbe nel nervo sciatico. 33 1Poi Giacobbe alzò gli occhi e vide arrivare Esaù che aveva con sé quattrocento uomini. Allora distribuì i figli tra Lia, Rachele e le due schiave; 2mise in testa le schiave con i loro figli, più indietro Lia con i suoi figli e più indietro Rachele e Giuseppe. 3Egli passò davanti a loro e si prostrò sette volte fino a terra, mentre andava avvicinandosi al fratello. 4Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero. 5Poi alzò gli occhi e vide le donne e i fanciulli e disse: "Chi sono questi con te?". Rispose: "Sono i figli di cui Dio ha favorito il tuo servo". 6Allora si fecero avanti le schiave con i loro figli e si prostrarono. 7Poi si fecero avanti anche Lia e i suoi figli e si prostrarono e infine si fecero avanti Rachele e Giuseppe e si prostrarono. 8Domandò ancora: "Che è tutta questa carovana che ho incontrata?". Rispose: "È per trovar grazia agli occhi del mio signore". 9Esaù disse: "Ne ho abbastanza del mio, fratello, resti per te quello che è tuo!". 10Ma Giacobbe disse: "No, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, accetta dalla mia mano il mio dono, perché appunto per questo io sono venuto alla tua presenza, come si viene alla presenza di Dio, e tu mi hai gradito. 11Accetta il mio dono augurale che ti è stato presentato, perché Dio mi ha favorito e sono provvisto di tutto!". Così egli insistette e quegli accettò. 12Poi Esaù disse: "Leviamo l'accampamento e mettiamoci in viaggio: io camminerò davanti a te". 13Gli rispose: "Il mio signore sa che i fanciulli sono delicati e che ho a mio carico i greggi e gli armenti che allattano: se si affaticano anche un giorno solo, tutte le bestie moriranno. 14Il mio signore passi prima del suo servo, mentre io mi sposterò a tutto mio agio, al passo di questo bestiame che mi precede e al passo dei fanciulli, finché arriverò presso il mio signore a Seir". 15Disse allora Esaù: "Almeno possa lasciare con te una parte della gente che ho con me!". Rispose: "Ma perché? Possa io solo trovare grazia agli occhi del mio signore!". 16Così in quel giorno stesso Esaù ritornò sul suo cammino verso Seir. 17Giacobbe invece si trasportò a Succot, dove costruì una casa per sé e fece capanne per il gregge. Per questo chiamò quel luogo Succot. 18Giacobbe arrivò sano e salvo alla città di Sichem, che è nel paese di Canaan, quando tornò da Paddan-Aram e si accampò di fronte alla città. 19Poi acquistò dai figli di Camor, padre di Sichem, per cento pezzi d'argento, quella porzione di campagna dove aveva piantato la tenda. 20Ivi eresse un altare e lo chiamò "El, Dio d'Israele". 34 1Dina, la figlia che Lia aveva partorita a Giacobbe, uscì a vedere le ragazze del paese. 2Ma la vide Sichem, figlio di Camor l'Eveo, principe di quel paese, e la rapì, si unì a lei e le fece violenza. 3Egli rimase legato a Dina, figlia di Giacobbe; amò la fanciulla e le rivolse parole di conforto. 4Poi disse a Camor suo padre: "Prendimi in moglie questa ragazza". 5Intanto Giacobbe aveva saputo che quegli aveva disonorato Dina, sua figlia, ma i suoi figli erano in campagna con il suo bestiame. Giacobbe tacque fino al loro arrivo. 6Venne dunque Camor, padre di Sichem, da Giacobbe per parlare con lui. 7Quando i figli di Giacobbe tornarono dalla campagna, sentito l'accaduto, ne furono addolorati e s'indignarono molto, perché quelli aveva commesso un'infamia in Israele, unendosi alla figlia di Giacobbe: così non si doveva fare! 8Camor disse loro: "Sichem, mio figlio, è innamorato della vostra figlia; dategliela in moglie! 9Anzi, alleatevi con noi: voi darete a noi le vostre figlie e vi prenderete per voi le nostre figlie. 10Abiterete con noi e il paese sarà a vostra disposizione; risiedetevi, percorretelo in lungo e in largo e acquistate proprietà in esso". 11Poi Sichem disse al padre e ai fratelli di lei: "Possa io trovare grazia agli occhi vostri; vi darò quel che mi direte. 12Alzate pure molto a mio carico il prezzo nuziale e il valore del dono; vi darò quanto mi chiederete, ma datemi la giovane in moglie!". 13Allora i figli di Giacobbe risposero a Sichem e a suo padre Camor e parlarono con astuzia, perché quegli aveva disonorato la loro sorella Dina. 14Dissero loro: "Non possiamo fare questo, dare cioè la nostra sorella ad un uomo non circonciso, perché ciò sarebbe un disonore per noi. 15Solo a questa condizione acconsentiremo alla vostra richiesta, se cioè voi diventerete come noi, circoncidendo ogni vostro maschio. 16Allora noi vi daremo le nostre figlie e ci prenderemo le vostre, abiteremo con voi e diventeremo un solo popolo. 17Ma se voi non ci ascoltate a proposito della nostra circoncisione, allora prenderemo la nostra figlia e ce ne andremo". 18Le loro parole piacquero a Camor e a Sichem, figlio di Camor. 19Il giovane non indugiò ad eseguire la cosa, perché amava la figlia di Giacobbe; d'altra parte era il più onorato di tutto il casato di suo padre. 20Vennero dunque Camor e il figlio Sichem alla porta della loro città e parlarono agli uomini della città: 21"Questi uomini sono gente pacifica: abitino pure con noi nel paese e lo percorrano in lungo e in largo; esso è molto ampio per loro in ogni direzione. Noi potremo prendere per mogli le loro figlie e potremo dare a loro le nostre. 22Ma solo ad una condizione questi uomini acconsentiranno ad abitare con noi, a diventare un sol popolo: se cioè noi circoncidiamo ogni nostro maschio come loro stessi sono circoncisi. 23I loro armenti, la loro ricchezza e tutto il loro bestiame non saranno forse nostri? Accontentiamoli dunque e possano abitare con noi!". 24Allora quanti avevano accesso alla porta della sua città ascoltarono Camor e il figlio Sichem: tutti i maschi, quanti avevano accesso alla porta della città, si fecero circoncidere. 25Ma il terzo giorno, quand'essi erano sofferenti, i due figli di Giacobbe, Simeone e Levi, i fratelli di Dina, presero ciascuno una spada, entrarono nella città con sicurezza e uccisero tutti i maschi. 26Passarono così a fil di spada Camor e suo figlio Sichem, portarono via Dina dalla casa di Sichem e si allontanarono. 27I figli di Giacobbe si buttarono sui cadaveri e saccheggiarono la città, perché quelli avevano disonorato la loro sorella. 28Presero così i loro greggi e i loro armenti, i loro asini e quanto era nella città e nella campagna. 29Portarono via come bottino tutte le loro ricchezze, tutti i loro bambini e le loro donne e saccheggiarono quanto era nelle case. 30Allora Giacobbe disse a Simeone e a Levi: "Voi mi avete messo in difficoltà, rendendomi odioso agli abitanti del paese, ai Cananei e ai Perizziti, mentre io ho pochi uomini; essi si raduneranno contro di me, mi vinceranno e io sarò annientato con la mia casa". 31Risposero: "Si tratta forse la nostra sorella come una prostituta?". 35 1Dio disse a Giacobbe: "Alzati, va' a Betel e abita là; costruisci in quel luogo un altare al Dio che ti è apparso quando fuggivi Esaù, tuo fratello". 2Allora Giacobbe disse alla sua famiglia e a quanti erano con lui: "Eliminate gli dèi stranieri che avete con voi, purificatevi e cambiate gli abiti. 3Poi alziamoci e andiamo a Betel, dove io costruirò un altare al Dio che mi ha esaudito al tempo della mia angoscia e che è stato con me nel cammino che ho percorso". 4Essi consegnarono a Giacobbe tutti gli dèi stranieri che possedevano e i pendenti che avevano agli orecchi; Giacobbe li sotterrò sotto la quercia presso Sichem. 5Poi levarono l'accampamento e un terrore molto forte assalì i popoli che stavano attorno a loro, così che non inseguirono i figli di Giacobbe. 6Giacobbe e tutta la gente ch'era con lui arrivarono a Luz, cioè Betel, che è nel paese di Canaan. 7Qui egli costruì un altare e chiamò quel luogo "El-Betel", perché là Dio gli si era rivelato, quando sfuggiva al fratello. 8Allora morì Dèbora, la nutrice di Rebecca, e fu sepolta al disotto di Betel, ai piedi della quercia, che perciò si chiamò Quercia del Pianto. 9Dio apparve un'altra volta a Giacobbe, quando tornava da Paddan-Aram, e lo benedisse. 10Dio gli disse: "Il tuo nome è Giacobbe. Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele sarà il tuo nome". Così lo si chiamò Israele. 11Dio gli disse: "Io sono Dio onnipotente. Sii fecondo e diventa numeroso, popolo e assemblea di popoli verranno da te, re usciranno dai tuoi fianchi. 12 Il paese che ho concesso ad Abramo e a Isacco darò a te e alla tua stirpe dopo di te darò il paese". 13Dio scomparve da lui, nel luogo dove gli aveva parlato. 14Allora Giacobbe eresse una stele, dove gli aveva parlato, una stele di pietra, e su di essa fece una libazione e versò olio. 15Giacobbe chiamò Betel il luogo dove Dio gli aveva parlato. 16Poi levarono l'accampamento da Betel. Mancava ancora un tratto di cammino per arrivare ad Èfrata, quando Rachele partorì ed ebbe un parto difficile. 17Mentre penava a partorire, la levatrice le disse: "Non temere: anche questo è un figlio!". 18Mentre esalava l'ultimo respiro, perché stava morendo, essa lo chiamò Ben-Oni, ma suo padre lo chiamò Beniamino. 19Così Rachele morì e fu sepolta lungo la strada verso Èfrata, cioè Betlemme. 20Giacobbe eresse sulla sua tomba una stele. Questa stele della tomba di Rachele esiste fino ad oggi. 21Poi Israele levò l'accampamento e piantò la tenda al di là di Migdal-Eder. 22Mentre Israele abitava in quel paese, Ruben andò a unirsi con Bila, concubina del padre, e Israele lo venne a sapere. I figli di Giacobbe furono dodici. 23I figli di Lia: il primogenito di Giacobbe, Ruben, poi Simeone, Levi, Giuda, Ìssacar e Zàbulon. 24I figli di Rachele: Giuseppe e Beniamino. 25I figli di Bila, schiava di Rachele: Dan e Nèftali. 26I figli di Zilpa, schiava di Lia: Gad e Aser. Questi sono i figli di Giacobbe che gli nacquero in Paddan-Aram. 27Poi Giacobbe venne da suo padre Isacco a Mamre, a Kiriat-Arba, cioè Ebron, dove Abramo e Isacco avevano soggiornato come forestieri. 28Isacco raggiunse l'età di centottat'anni. 29Poi Isacco spirò, morì e si riunì al suo parentado, vecchio e sazio di giorni. Lo seppellirono i suoi figli Esaù e Giacobbe. 36 1Questa è la discendenza di Esaù, cioè Edom. 2Esaù prese le mogli tra le figlie dei Cananei: Ada, figlia di Elon, l'Hittita; Oolibama, figlia di Ana, figlio di Zibeon, l'Hurrita; 3Basemat, figlia di Ismaele, sorella di Nebaiòt. 4Ada partorì ad Esaù Elifaz, Basemat partorì Reuel, 5Oolibama partorì Ieus, Iaalam e Core. Questi sono i figli di Esaù, che gli nacquero nel paese di Canaan. 6Poi Esaù prese le mogli e i figli e le figlie e tutte le persone della sua casa, il suo gregge e tutto il suo bestiame e tutti i suoi beni che aveva acquistati nel paese di Canaan e andò nel paese di Seir, lontano dal fratello Giacobbe. 7Infatti i loro possedimenti erano troppo grandi perché essi potessero abitare insieme e il territorio, dove essi soggiornavano, non poteva sostenerli per causa del loro bestiame. 8Così Esaù si stabilì sulle montagne di Seir. Ora Esaù è Edom. 9Questa è la discendenza di Esaù, padre degli Idumei, nelle montagne di Seir. 10Questi sono i nomi dei figli di Esaù: Elifaz, figlio di Ada, moglie di Esaù; Reuel, figlio di Basemat, moglie di Esaù. 11I figli di Elifaz furono: Teman, Omar, Zefo, Gatam, Kenaz. 12Elifaz, figlio di Esaù, aveva per concubina Timna, la quale ad Elifaz partorì Amalek. Questi sono i figli di Ada, moglie di Esaù. 13Questi sono i figli di Reuel: Naat e Zerach, Samma e Mizza. Questi furono i figli di Basemat, moglie di Esaù. 14Questi furono i figli di Oolibama, moglie di Esaù, figlia di Ana, figlio di Zibeon; essa partorì a Esaù Ieus, Iaalam e Core. 15Questi sono i capi dei figli di Esaù: i figli di Elifaz primogenito di Esaù: il capo di Teman, il capo di Omar, il capo di Zefo, il capo di Kenaz, 16il capo di Core, il capo di Gatam, il capo di Amalek. Questi sono i capi di Elifaz nel paese di Edom: questi sono i figli di Ada. 17Questi i figli di Reuel, figlio di Esaù: il capo di Naat, il capo di Zerach, il capo di Samma, il capo di Mizza. Questi sono i capi di Reuel nel paese di Edom; questi sono i figli di Basemat, moglie di Esaù. 18Questi sono i figli di Oolibama, moglie di Esaù: il capo di Ieus, il capo di Iaalam, il capo di Core. Questi sono i capi di Oolibama, figlia di Ana, moglie di Esaù. 19Questi sono i figli di Esaù e questi i loro capi. Egli è Edom. 20Questi sono i figli di Seir l'Hurrita, che abitano il paese: Lotan, Sobal, Zibeon, Ana, 21Dison, Eser e Disan. Questi sono i capi degli Hurriti, figli di Seir, nel paese di Edom. 22I figli di Lotan furono Ori e Emam e la sorella di Lotan era Timna. 23I figli di Sobal sono Alvan, Manacat, Ebal, Sefo e Onam. 24I figli di Zibeon sono Aia e Ana; questo è l'Ana che trovò le sorgenti calde nel deserto, mentre pascolava gli asini del padre Zibeon. 25I figli di Ana sono Dison e Oolibama, figlia di Ana. 26I figli di Dison sono Emdam, Esban, Itran e Cheran. 27I figli di Eser sono Bilan, Zaavan e Akan. 28I figli di Disan sono Uz e Aran. 29Questi sono i capi degli Hurriti: il capo di Lotan, il capo di Sobal, il capo di Zibeon, il capo di Ana, 30il capo di Dison, il capo di Eser, il capo di Disan. Questi sono i capi degli Hurriti, secondo le loro tribù nel paese di Seir. 31Questi sono i re che regnarono nel paese di Edom, prima che regnasse un re degli Israeliti. 32Regnò dunque in Edom Bela, figlio di Beor, e la sua città si chiama Dinaba. 33Poi morì Bela e regnò al suo posto Iobab, figlio di Zerach, da Bosra. 34Poi morì Iobab e regnò al suo posto Usam, del territorio dei Temaniti. 35Poi morì Usam e regnò al suo posto Adad, figlio di Bedad, colui che vinse i Madianiti nelle steppe di Moab; la sua città si chiama Avit. 36Poi morì Adad e regnò al suo posto Samla da Masreka. 37Poi morì Samla e regnò al suo posto Saul da Recobot-Naar. 38Poi morì Saul e regnò al suo posto Baal-Canan, figlio di Acbor. 39Poi morì Baal-Canan, figlio di Acbor, e regnò al suo posto Adar: la sua città si chiama Pau e la moglie si chiamava Meetabel, figlia di Matred, da Me-Zaab. 40Questi sono i nomi dei capi di Esaù, secondo le loro famiglie, le loro località, con i loro nomi: il capo di Timna, il capo di Alva, il capo di Ietet, 41il capo di Oolibama, il capo di Ela, il capo di Pinon, 42il capo di Kenan, il capo di Teman, il capo di Mibsar, 43il capo di Magdiel, il capo di Iram. Questi sono i capi di Edom secondo le loro sedi nel territorio di loro proprietà. È appunto questo Esaù il padre degli Idumei. 37 1Giacobbe si stabilì nel paese dove suo padre era stato forestiero, nel paese di Canaan. 2Questa è la storia della discendenza di Giacobbe. Giuseppe all'età di diciassette anni pascolava il gregge con i fratelli. Egli era giovane e stava con i figli di Bila e i figli di Zilpa, mogli di suo padre. Ora Giuseppe riferì al loro padre i pettegolezzi sul loro conto. 3Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica dalle lunghe maniche. 4I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente. 5Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancor di più. 6Disse dunque loro: "Ascoltate questo sogno che ho fatto. 7Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand'ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al mio". 8Gli dissero i suoi fratelli: "Vorrai forse regnare su di noi o ci vorrai dominare?". Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole. 9Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò al padre e ai fratelli e disse: "Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me". 10Lo narrò dunque al padre e ai fratelli e il padre lo rimproverò e gli disse: "Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire io e tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?". 11I suoi fratelli perciò erano invidiosi di lui, ma suo padre tenne in mente la cosa. 12I suoi fratelli andarono a pascolare il gregge del loro padre a Sichem. 13Israele disse a Giuseppe: "Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio mandare da loro". Gli rispose: "Eccomi!". 14Gli disse: "Va' a vedere come stanno i tuoi fratelli e come sta il bestiame, poi torna a riferirmi". Lo fece dunque partire dalla valle di Ebron ed egli arrivò a Sichem. 15Mentr'egli andava errando per la campagna, lo trovò un uomo, che gli domandò: "Che cerchi?". 16Rispose: "Cerco i miei fratelli. Indicami dove si trovano a pascolare". 17Quell'uomo disse: "Hanno tolto le tende di qui, infatti li ho sentiti dire: Andiamo a Dotan". Allora Giuseppe andò in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan. 18Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono di farlo morire. 19Si dissero l'un l'altro: "Ecco, il sognatore arriva! 20Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in qualche cisterna! Poi diremo: Una bestia feroce l'ha divorato! Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni!". 21Ma Ruben sentì e volle salvarlo dalle loro mani, dicendo: "Non togliamogli la vita". 22Poi disse loro: "Non versate il sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano"; egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre. 23Quando Giuseppe fu arrivato presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica dalle lunghe maniche ch'egli indossava, 24poi lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota, senz'acqua. 25Poi sedettero per prendere cibo. Quando ecco, alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di Ismaeliti provenienti da Galaad, con i cammelli carichi di resina, di balsamo e di laudano, che andavano a portare in Egitto. 26Allora Giuda disse ai fratelli: "Che guadagno c'è ad uccidere il nostro fratello e a nasconderne il sangue? 27Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne". I suoi fratelli lo ascoltarono. 28Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli d'argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così Giuseppe fu condotto in Egitto. 29Quando Ruben ritornò alla cisterna, ecco Giuseppe non c'era più. Allora si stracciò le vesti, 30tornò dai suoi fratelli e disse: "Il ragazzo non c'è più, dove andrò io?". 31Presero allora la tunica di Giuseppe, scannarono un capro e intinsero la tunica nel sangue. 32Poi mandarono al padre la tunica dalle lunghe maniche e gliela fecero pervenire con queste parole: "L'abbiamo trovata; riscontra se è o no la tunica di tuo figlio". 33Egli la riconobbe e disse: "È la tunica di mio figlio! Una bestia feroce l'ha divorato. Giuseppe è stato sbranato". 34Giacobbe si stracciò le vesti, si pose un cilicio attorno ai fianchi e fece lutto sul figlio per molti giorni. 35Tutti i suoi figli e le sue figlie vennero a consolarlo, ma egli non volle essere consolato dicendo: "No, io voglio scendere in lutto dal figlio mio nella tomba". E il padre suo lo pianse. 36Intanto i Madianiti lo vendettero in Egitto a Potifar, consigliere del faraone e comandante delle guardie. 38 1In quel tempo Giuda si separò dai suoi fratelli e si stabilì presso un uomo di Adullam, di nome Chira. 2Qui Giuda vide la figlia di un Cananeo chiamato Sua, la prese in moglie e si unì a lei. 3Essa concepì e partorì un figlio e lo chiamò Er. 4Poi concepì ancora e partorì un figlio e lo chiamò Onan. 5Ancora un'altra volta partorì un figlio e lo chiamò Sela. Essa si trovava in Chezib, quando lo partorì. 6Giuda prese una moglie per il suo primogenito Er, la quale si chiamava Tamar. 7Ma Er, primogenito di Giuda, si rese odioso al Signore e il Signore lo fece morire. 8Allora Giuda disse a Onan: "Unisciti alla moglie del fratello, compi verso di lei il dovere di cognato e assicura così una posterità per il fratello". 9Ma Onan sapeva che la prole non sarebbe stata considerata come sua; ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva per terra, per non dare una posterità al fratello. 10Ciò che egli faceva non fu gradito al Signore, il quale fece morire anche lui. 11Allora Giuda disse alla nuora Tamar: "Ritorna a casa da tuo padre come vedova fin quando il mio figlio Sela sarà cresciuto". Perché pensava: "Che non muoia anche questo come i suoi fratelli!". Così Tamar se ne andò e ritornò alla casa del padre. 12Passarono molti giorni e morì la figlia di Sua, moglie di Giuda. Quando Giuda ebbe finito il lutto, andò a Timna da quelli che tosavano il suo gregge e con lui vi era Chira, il suo amico di Adullam. 13Fu portata a Tamar questa notizia: "Ecco, tuo suocero va a Timna per la tosatura del suo gregge". 14Allora Tamar si tolse gli abiti vedovili, si coprì con il velo e se lo avvolse intorno, poi si pose a sedere all'ingresso di Enaim, che è sulla strada verso Timna. Aveva visto infatti che Sela era ormai cresciuto, ma che lei non gli era stata data in moglie. 15Giuda la vide e la credette una prostituta, perché essa si era coperta la faccia. 16Egli si diresse su quella strada verso di lei e disse: "Lascia che io venga con te!". Non sapeva infatti che quella fosse la sua nuora. Essa disse: "Che mi darai per venire con me?". 17Rispose: "Io ti manderò un capretto del gregge". Essa riprese: "Mi dai un pegno fin quando me lo avrai mandato?". 18Egli disse: "Qual è il pegno che ti devo dare?". Rispose: "Il tuo sigillo, il tuo cordone e il bastone che hai in mano". Allora glieli diede e le si unì. Essa concepì da lui. 19Poi si alzò e se ne andò; si tolse il velo e rivestì gli abiti vedovili. 20Giuda mandò il capretto per mezzo del suo amico di Adullam, per riprendere il pegno dalle mani di quella donna, ma quegli non la trovò. 21Domandò agli uomini di quel luogo: "Dov'è quella prostituta che stava in Enaim sulla strada?". Ma risposero: "Non c'è stata qui nessuna prostituta". 22Così tornò da Giuda e disse: "Non l'ho trovata; anche gli uomini di quel luogo dicevano: Non c'è stata qui nessuna prostituta". 23Allora Giuda disse: "Se li tenga! Altrimenti ci esponiamo agli scherni. Vedi che le ho mandato questo capretto, ma tu non l'hai trovata". 24Circa tre mesi dopo, fu portata a Giuda questa notizia: "Tamar, la tua nuora, si è prostituita e anzi è incinta a causa della prostituzione". Giuda disse: "Conducetela fuori e sia bruciata!". 25Essa veniva già condotta fuori, quando mandò a dire al suocero: "Dell'uomo a cui appartengono questi oggetti io sono incinta". E aggiunse: "Riscontra, dunque, di chi siano questo sigillo, questi cordoni e questo bastone". 26Giuda li riconobbe e disse: "Essa è più giusta di me, perché io non l'ho data a mio figlio Sela". E non ebbe più rapporti con lei. 27Quand'essa fu giunta al momento di partorire, ecco aveva nel grembo due gemelli. 28Durante il parto, uno di essi mise fuori una mano e la levatrice prese un filo scarlatto e lo legò attorno a quella mano, dicendo: "Questi è uscito per primo". 29Ma, quando questi ritirò la mano, ecco uscì suo fratello. Allora essa disse: "Come ti sei aperta una breccia?" e lo si chiamò Perez. 30Poi uscì suo fratello, che aveva il filo scarlatto alla mano, e lo si chiamò Zerach. 39 1Giuseppe era stato condotto in Egitto e Potifar, consigliere del faraone e comandante delle guardie, un Egiziano, lo acquistò da quegli Ismaeliti che l'avevano condotto laggiù. 2Allora il Signore fu con Giuseppe: a lui tutto riusciva bene e rimase nella casa dell'Egiziano, suo padrone. 3Il suo padrone si accorse che il Signore era con lui e che quanto egli intraprendeva il Signore faceva riuscire nelle sue mani. 4Così Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e divenne suo servitore personale; anzi quegli lo nominò suo maggiordomo e gli diede in mano tutti i suoi averi. 5Da quando egli lo aveva fatto suo maggiordomo e incaricato di tutti i suoi averi, il Signore benedisse la casa dell'Egiziano per causa di Giuseppe e la benedizione del Signore fu su quanto aveva, in casa e nella campagna. 6Così egli lasciò tutti i suoi averi nelle mani di Giuseppe e non gli domandava conto di nulla, se non del cibo che mangiava. Ora Giuseppe era bello di forma e avvenente di aspetto. 7Dopo questi fatti, la moglie del padrone gettò gli occhi su Giuseppe e gli disse: "Unisciti a me!". 8Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: "Vedi, il mio signore non mi domanda conto di quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i suoi averi. 9Lui stesso non conta più di me in questa casa; non mi ha proibito nulla, se non te, perché sei sua moglie. E come potrei fare questo grande male e peccare contro Dio?". 10E, benché ogni giorno essa ne parlasse a Giuseppe, egli non acconsentì di unirsi, di darsi a lei. 11Ora un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre non c'era nessuno dei domestici. 12Essa lo afferrò per la veste, dicendo: "Unisciti a me!". Ma egli le lasciò tra le mani la veste, fuggì e uscì. 13Allora essa, vedendo ch'egli le aveva lasciato tra le mani la veste ed era fuggito fuori, 14chiamò i suoi domestici e disse loro: "Guardate, ci ha condotto in casa un Ebreo per scherzare con noi! Mi si è accostato per unirsi a me, ma io ho gridato a gran voce. 15Egli, appena ha sentito che alzavo la voce e chiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è fuggito ed è uscito". 16Ed essa pose accanto a sé la veste di lui finché il padrone venne a casa. 17Allora gli disse le stesse cose: "Quel servo ebreo, che tu ci hai condotto in casa, mi si è accostato per scherzare con me. 18Ma appena io ho gridato e ho chiamato, ha abbandonato la veste presso di me ed è fuggito fuori". 19Quando il padrone udì le parole di sua moglie che gli parlava: "Proprio così mi ha fatto il tuo servo!", si accese d'ira. 20Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, dove erano detenuti i carcerati del re. 22Così il comandante della prigione affidò a Giuseppe tutti i carcerati che erano nella prigione e quanto c'era da fare là dentro, lo faceva lui. 23Il comandante della prigione non si prendeva cura più di nulla di quanto gli era affidato, perché il Signore era con lui e quello che egli faceva il Signore faceva riuscire. 40 1Dopo queste cose il coppiere del re d'Egitto e il panettiere offesero il loro padrone, il re d'Egitto. 2Il faraone si adirò contro i suoi due eunuchi, contro il capo dei coppieri e contro il capo dei panettieri, 3e li fece mettere in carcere nella casa del comandante delle guardie, nella prigione dove Giuseppe era detenuto. 4Il comandante delle guardie assegnò loro Giuseppe, perché li servisse. Così essi restarono nel carcere per un certo tempo. 5Ora, in una medesima notte, il coppiere e il panettiere del re d'Egitto, che erano detenuti nella prigione, ebbero tutti e due un sogno, ciascuno il suo sogno, che aveva un significato particolare. 6Alla mattina Giuseppe venne da loro e vide che erano afflitti. 7Allora interrogò gli eunuchi del faraone che erano con lui in carcere nella casa del suo padrone e disse: "Perché quest'oggi avete la faccia così triste?". 8Gli dissero: "Abbiamo fatto un sogno e non c'è chi lo interpreti". Giuseppe disse loro: "Non è forse Dio che ha in suo potere le interpretazioni? Raccontatemi dunque". 9Allora il capo dei coppieri raccontò il suo sogno a Giuseppe e gli disse: "Nel mio sogno, ecco mi stava davanti una vite, 10sulla quale erano tre tralci; non appena essa cominciò a germogliare, apparvero i fiori e i suoi grappoli maturarono gli acini. 11Io avevo in mano il calice del faraone; presi gli acini, li spremetti nella coppa del faraone e diedi la coppa in mano al faraone". 12Giuseppe gli disse: "Eccone la spiegazione: i tre tralci sono tre giorni. 13Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti restituirà nella tua carica e tu porgerai il calice al faraone, secondo la consuetudine di prima, quando eri suo coppiere. 14Ma se, quando sarai felice, ti vorrai ricordare che io sono stato con te, fammi questo favore: parla di me al faraone e fammi uscire da questa casa. 15Perché io sono stato portato via ingiustamente dal paese degli Ebrei e anche qui non ho fatto nulla perché mi mettessero in questo sotterraneo". 16Allora il capo dei panettieri, vedendo che aveva dato un'interpretazione favorevole, disse a Giuseppe: "Quanto a me, nel mio sogno mi stavano sulla testa tre canestri di pane bianco 17e nel canestro che stava di sopra era ogni sorta di cibi per il faraone, quali si preparano dai panettieri. Ma gli uccelli li mangiavano dal canestro che avevo sulla testa". 18Giuseppe rispose e disse: "Questa è la spiegazione: i tre canestri sono tre giorni. 19Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti impiccherà ad un palo e gli uccelli ti mangeranno la carne addosso". 20Appunto al terzo giorno – era il giorno natalizio del faraone – egli fece un banchetto a tutti i suoi ministri e allora sollevò la testa del capo dei coppieri e la testa del capo dei panettieri in mezzo ai suoi ministri. 21Restituì il capo dei coppieri al suo ufficio di coppiere, perché porgesse la coppa al faraone, 22e invece impiccò il capo dei panettieri, secondo l'interpretazione che Giuseppe aveva loro data. 23Ma il capo dei coppieri non si ricordò di Giuseppe e lo dimenticò. 41 1Al termine di due anni, il faraone sognò di trovarsi presso il Nilo. 2Ed ecco salirono dal Nilo sette vacche, belle di aspetto e grasse e si misero a pascolare tra i giunchi. 3Ed ecco, dopo quelle, sette altre vacche salirono dal Nilo, brutte di aspetto e magre, e si fermarono accanto alle prime vacche sulla riva del Nilo. 4Ma le vacche brutte di aspetto e magre divorarono le sette vacche belle di aspetto e grasse. E il faraone si svegliò. 5Poi si addormentò e sognò una seconda volta: ecco sette spighe spuntavano da un unico stelo, grosse e belle. 6Ma ecco sette spighe vuote e arse dal vento d'oriente spuntavano dopo quelle. 7Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe grosse e piene. Poi il faraone si svegliò: era stato un sogno. 8Alla mattina il suo spirito ne era turbato, perciò convocò tutti gli indovini e tutti i saggi dell'Egitto. Il faraone raccontò loro il sogno, ma nessuno lo sapeva interpretare al faraone. 9Allora il capo dei coppieri parlò al faraone: "Io devo ricordare oggi le mie colpe. 10Il faraone si era adirato contro i suoi servi e li aveva messi in carcere nella casa del capo delle guardie, me e il capo dei panettieri. 11Noi facemmo un sogno nella stessa notte, io e lui; ma avemmo ciascuno un sogno con un significato particolare. 12Ora era là con noi un giovane ebreo, schiavo del capo delle guardie; noi gli raccontammo i nostri sogni ed egli ce li interpretò, dando a ciascuno spiegazione del suo sogno. 13Proprio come ci aveva interpretato, così avvenne: io fui restituito alla mia carica e l'altro fu impiccato". 14Allora il faraone convocò Giuseppe. Lo fecero uscire in fretta dal sotterraneo ed egli si rase, si cambiò gli abiti e si presentò al faraone. 15Il faraone disse a Giuseppe: "Ho fatto un sogno e nessuno lo sa interpretare; ora io ho sentito dire di te che ti basta ascoltare un sogno per interpretarlo subito". 16Giuseppe rispose al faraone: "Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del faraone!". 17Allora il faraone disse a Giuseppe: "Nel mio sogno io mi trovavo sulla riva del Nilo. 18Quand'ecco salirono dal Nilo sette vacche grasse e belle di forma e si misero a pascolare tra i giunchi. 19Ed ecco sette altre vacche salirono dopo quelle, deboli, brutte di forma e magre: non ne vidi mai di così brutte in tutto il paese d'Egitto. 20Le vacche magre e brutte divorarono le prime sette vacche, quelle grasse. 21Queste entrarono nel loro corpo, ma non si capiva che vi fossero entrate, perché il loro aspetto era brutto come prima. E mi svegliai. 22Poi vidi nel sogno che sette spighe spuntavano da un solo stelo, piene e belle. 23Ma ecco sette spighe secche, vuote e arse dal vento d'oriente, spuntavano dopo quelle. 24Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe belle. Ora io l'ho detto agli indovini, ma nessuno mi da' la spiegazione". 25Allora Giuseppe disse al faraone: "Il sogno del faraone è uno solo: quello che Dio sta per fare, lo ha indicato al faraone. 26Le sette vacche belle sono sette anni e le sette spighe belle sono sette anni: è un solo sogno. 27E le sette vacche magre e brutte, che salgono dopo quelle, sono sette anni e le sette spighe vuote, arse dal vento d'oriente, sono sette anni: vi saranno sette anni di carestia. 28È appunto ciò che ho detto al faraone: quanto Dio sta per fare, l'ha manifestato al faraone. 29Ecco stanno per venire sette anni, in cui sarà grande abbondanza in tutto il paese d'Egitto. 30Poi a questi succederanno sette anni di carestia; si dimenticherà tutta quella abbondanza nel paese d'Egitto e la carestia consumerà il paese. 31Si dimenticherà che vi era stata l'abbondanza nel paese a causa della carestia venuta in seguito, perché sarà molto dura. 32Quanto al fatto che il sogno del faraone si è ripetuto due volte, significa che la cosa è decisa da Dio e che Dio si affretta ad eseguirla. 33Ora il faraone pensi a trovare un uomo intelligente e saggio e lo metta a capo del paese d'Egitto. 34Il faraone inoltre proceda ad istituire funzionari sul paese, per prelevare un quinto sui prodotti del paese d'Egitto durante i sette anni di abbondanza. 35Essi raccoglieranno tutti i viveri di queste annate buone che stanno per venire, ammasseranno il grano sotto l'autorità del faraone e lo terranno in deposito nelle città. 36Questi viveri serviranno al paese di riserva per i sette anni di carestia che verranno nel paese d'Egitto; così il paese non sarà distrutto dalla carestia". 37La cosa piacque al faraone e a tutti i suoi ministri. 38Il faraone disse ai ministri: "Potremo trovare un uomo come questo, in cui sia lo spirito di Dio?". 39Poi il faraone disse a Giuseppe: "Dal momento che Dio ti ha manifestato tutto questo, nessuno è intelligente e saggio come te. 40Tu stesso sarai il mio maggiordomo e ai tuoi ordini si schiererà tutto il mio popolo: solo per il trono io sarò più grande di te". 41Il faraone disse a Giuseppe: "Ecco, io ti metto a capo di tutto il paese d'Egitto". 42Il faraone si tolse di mano l'anello e lo pose sulla mano di Giuseppe; lo rivestì di abiti di lino finissimo e gli pose al collo un monile d'oro. 43Poi lo fece montare sul suo secondo carro e davanti a lui si gridava: "Abrech". E così lo si stabilì su tutto il paese d'Egitto. 44Poi il faraone disse a Giuseppe: "Sono il faraone, ma senza il tuo permesso nessuno potrà alzare la mano o il piede in tutto il paese d'Egitto". 45E il faraone chiamò Giuseppe Zafnat-Paneach e gli diede in moglie Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di On. Giuseppe uscì per tutto il paese d'Egitto. 46Giuseppe aveva trent'anni quando si presentò al faraone re d'Egitto. Poi Giuseppe si allontanò dal faraone e percorse tutto il paese d'Egitto. 47Durante i sette anni di abbondanza la terra produsse a profusione. 48Egli raccolse tutti i viveri dei sette anni, nei quali vi era stata l'abbondanza nel paese d'Egitto, e ripose i viveri nelle città, cioè in ogni città ripose i viveri della campagna circostante. 49Giuseppe ammassò il grano come la sabbia del mare, in grandissima quantità, così che non se ne fece più il computo, perché era incalcolabile. 50Intanto nacquero a Giuseppe due figli, prima che venisse l'anno della carestia; glieli partorì Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di On. 51Giuseppe chiamò il primogenito Manasse, "perché – disse – Dio mi ha fatto dimenticare ogni affanno e tutta la casa di mio padre". 52E il secondo lo chiamò Efraim, "perché – disse – Dio mi ha reso fecondo nel paese della mia afflizione". 53Poi finirono i sette anni di abbondanza nel paese d'Egitto 54e cominciarono i sette anni di carestia, come aveva detto Giuseppe. Ci fu carestia in tutti i paesi, ma in tutto l'Egitto c'era il pane. 55Poi tutto il paese d'Egitto cominciò a sentire la fame e il popolo gridò al faraone per avere il pane. Allora il faraone disse a tutti gli Egiziani: "Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà". 56La carestia dominava su tutta la terra. Allora Giuseppe aprì tutti i depositi in cui vi era grano e vendette il grano agli Egiziani, mentre la carestia si aggravava in Egitto. 57E da tutti i paesi venivano in Egitto per acquistare grano da Giuseppe, perché la carestia infieriva su tutta la terra. 42 1Ora Giacobbe seppe che in Egitto c'era il grano; perciò disse ai figli: "Perché state a guardarvi l'un l'altro?". 2E continuò: "Ecco, ho sentito dire che vi è il grano in Egitto. Andate laggiù e compratene per noi, perché possiamo conservarci in vita e non morire". 3Allora i dieci fratelli di Giuseppe scesero per acquistare il frumento in Egitto. 4Ma quanto a Beniamino, fratello di Giuseppe, Giacobbe non lo mandò con i fratelli perché diceva: "Non gli succeda qualche disgrazia!". 5Arrivarono dunque i figli d'Israele per acquistare il grano, in mezzo ad altri che pure erano venuti, perché nel paese di Canaan c'era la carestia. 6Ora Giuseppe aveva autorità sul paese e vendeva il grano a tutto il popolo del paese. Perciò i fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si prostrarono davanti con la faccia a terra. 7Giuseppe vide i suoi fratelli e li riconobbe, ma fece l'estraneo verso di loro, parlò duramente e disse: "Di dove siete venuti?". Risposero: "Dal paese di Canaan per comperare viveri". 8Giuseppe riconobbe dunque i fratelli, mentre essi non lo riconobbero. 9Si ricordò allora Giuseppe dei sogni che aveva avuti a loro riguardo e disse loro: "Voi siete spie! Voi siete venuti a vedere i punti scoperti del paese". 10Gli risposero: "No, signore mio; i tuoi servi sono venuti per acquistare viveri. 11Noi siamo tutti figli di un solo uomo. Noi siamo sinceri. I tuoi servi non sono spie!". 12Ma egli disse loro: "No, voi siete venuti a vedere i punti scoperti del paese!". 13Allora essi dissero: "Dodici sono i tuoi servi, siamo fratelli, figli di un solo uomo, nel paese di Canaan; ecco il più giovane è ora presso nostro padre e uno non c'è più". 14Giuseppe disse loro: "Le cose stanno come vi ho detto: voi siete spie. 15In questo modo sarete messi alla prova: per la vita del faraone, non uscirete di qui se non quando vi avrà raggiunto il vostro fratello più giovane. 16Mandate uno di voi a prendere il vostro fratello; voi rimarrete prigionieri. Siano così messe alla prova le vostre parole, per sapere se la verità è dalla vostra parte. Se no, per la vita del faraone, voi siete spie!". 17E li tenne in carcere per tre giorni. 18Al terzo giorno Giuseppe disse loro: "Fate questo e avrete salva la vita; io temo Dio! 19Se voi siete sinceri, uno dei vostri fratelli resti prigioniero nel vostro carcere e voi andate a portare il grano per la fame delle vostre case. 20Poi mi condurrete qui il vostro fratello più giovane. Allora le vostre parole si dimostreranno vere e non morirete". Essi annuirono. 21Allora si dissero l'un l'altro: "Certo su di noi grava la colpa nei riguardi di nostro fratello, perché abbiamo visto la sua angoscia quando ci supplicava e non lo abbiamo ascoltato. Per questo ci è venuta addosso quest'angoscia". 22Ruben prese a dir loro: "Non ve lo avevo detto io: Non peccate contro il ragazzo? Ma non mi avete dato ascolto. Ecco ora ci si domanda conto del suo sangue". 23Non sapevano che Giuseppe li capiva, perché tra lui e loro vi era l'interprete. 24Allora egli si allontanò da loro e pianse. Poi tornò e parlò con essi. Scelse tra di loro Simeone e lo fece incatenare sotto i loro occhi. 25Quindi Giuseppe diede ordine che si riempissero di grano i loro sacchi e si rimettesse il denaro di ciascuno nel suo sacco e si dessero loro provviste per il viaggio. E così venne loro fatto. 26Essi caricarono il grano sugli asini e partirono di là. 27Ora in un luogo dove passavano la notte uno di essi aprì il sacco per dare il foraggio all'asino e vide il proprio denaro alla bocca del sacco. 28Disse ai fratelli: "Mi è stato restituito il denaro: eccolo qui nel mio sacco!". Allora si sentirono mancare il cuore e tremarono, dicendosi l'un l'altro: "Che è mai questo che Dio ci ha fatto?". 29Arrivati da Giacobbe loro padre, nel paese di Canaan, gli riferirono tutte le cose che erano loro capitate: 30"Quell'uomo che è il signore del paese ci ha parlato duramente e ci ha messi in carcere come spie del paese. 31Allora gli abbiamo detto: Noi siamo sinceri; non siamo spie! 32Noi siamo dodici fratelli, figli di nostro padre: uno non c'è più e il più giovane è ora presso nostro padre nel paese di Canaan. 33Ma l'uomo, signore del paese, ci ha risposto: In questo modo io saprò se voi siete sinceri: lasciate qui con me uno dei vostri fratelli, prendete il grano necessario alle vostre case e andate. 34Poi conducetemi il vostro fratello più giovane; così saprò che non siete spie, ma che siete sinceri; io vi renderò vostro fratello e voi potrete percorrere il paese in lungo e in largo". 35Mentre vuotavano i sacchi, ciascuno si accorse di avere la sua borsa di denaro nel proprio sacco. Quando essi e il loro padre videro le borse di denaro, furono presi dal timore. 36E il padre loro Giacobbe disse: "Voi mi avete privato dei figli! Giuseppe non c'è più, Simeone non c'è più e Beniamino me lo volete prendere. Su di me tutto questo ricade!". 37Allora Ruben disse al padre: "Farai morire i miei due figli, se non te lo ricondurrò. Affidalo a me e io te lo restituirò". 38Ma egli rispose: "Il mio figlio non verrà laggiù con voi, perché suo fratello è morto ed egli è rimasto solo. Se gli capitasse una disgrazia durante il viaggio che volete fare, voi fareste scendere con dolore la mia canizie negli inferi". 43 1La carestia continuava a gravare sul paese. 2Quando ebbero finito di consumare il grano che avevano portato dall'Egitto, il padre disse loro: "Tornate là e acquistate per noi un po' di viveri". 3Ma Giuda gli disse: "Quell'uomo ci ha dichiarato severamente: Non verrete alla mia presenza, se non avrete con voi il vostro fratello! 4Se tu sei disposto a lasciar partire con noi nostro fratello, andremo laggiù e ti compreremo il grano. 5Ma se tu non lo lasci partire, noi non ci andremo, perché quell'uomo ci ha detto: Non verrete alla mia presenza, se non avrete con voi il vostro fratello!". 6Israele disse: "Perché mi avete fatto questo male, cioè far sapere a quell'uomo che avevate ancora un fratello?". 7Risposero: "Quell'uomo ci ha interrogati con insistenza intorno a noi e alla nostra parentela: È ancora vivo vostro padre? Avete qualche fratello? e noi abbiamo risposto secondo queste domande. Potevamo sapere ch'egli avrebbe detto: Conducete qui vostro fratello?". 8Giuda disse a Israele suo padre: "Lascia venire il giovane con me; partiremo subito per vivere e non morire, noi, tu e i nostri bambini. 9Io mi rendo garante di lui: dalle mie mani lo reclamerai. Se non te lo ricondurrò, se non te lo riporterò, io sarò colpevole contro di te per tutta la vita. 10Se non avessimo indugiato, ora saremmo già di ritorno per la seconda volta". 11Israele loro padre rispose: "Se è così, fate pure: mettete nei vostri bagagli i prodotti più scelti del paese e portateli in dono a quell'uomo: un po' di balsamo, un po' di miele, resina e laudano, pistacchi e mandorle. 12Prendete con voi doppio denaro, il denaro cioè che è stato rimesso nella bocca dei vostri sacchi lo porterete indietro: forse si tratta di un errore. 13Prendete anche vostro fratello, partite e tornate da quell'uomo. 14Dio onnipotente vi faccia trovare misericordia presso quell'uomo, così che vi rilasci l'altro fratello e Beniamino. Quanto a me, una volta che non avrò più i miei figli, non li avrò più…!". 15Presero dunque i nostri uomini questo dono e il doppio del denaro e anche Beniamino, partirono, scesero in Egitto e si presentarono a Giuseppe. 16Quando Giuseppe ebbe visto Beniamino con loro, disse al suo maggiordomo: "Conduci questi uomini in casa, macella quello che occorre e prepara, perché questi uomini mangeranno con me a mezzogiorno". 17Il maggiordomo fece come Giuseppe aveva ordinato e introdusse quegli uomini nella casa di Giuseppe. 18Ma quegli uomini si spaventarono, perché venivano condotti in casa di Giuseppe, e dissero: "A causa del denaro, rimesso nei nostri sacchi l'altra volta, ci si vuol condurre là: per assalirci, piombarci addosso e prenderci come schiavi con i nostri asini". 19Allora si avvicinarono al maggiordomo della casa di Giuseppe e parlarono con lui all'ingresso della casa; 20dissero: "Mio signore, noi siamo venuti già un'altra volta per comperare viveri. 21Quando fummo arrivati ad un luogo per passarvi la notte, aprimmo i sacchi ed ecco il denaro di ciascuno si trovava alla bocca del suo sacco: proprio il nostro denaro con il suo peso esatto. Allora noi l'abbiamo portato indietro 22e, per acquistare i viveri, abbiamo portato con noi altro denaro. Non sappiamo chi abbia messo nei sacchi il nostro denaro!". 23Ma quegli disse: "State in pace, non temete! Il vostro Dio e il Dio dei padri vostri vi ha messo un tesoro nei sacchi; il vostro denaro è pervenuto a me". E portò loro Simeone. 24Quell'uomo fece entrare gli uomini nella casa di Giuseppe, diede loro acqua, perché si lavassero i piedi e diede il foraggio ai loro asini. 25Essi prepararono il dono nell'attesa che Giuseppe arrivasse a mezzogiorno, perché avevano saputo che avrebbero preso cibo in quel luogo. 26Quando Giuseppe arrivò a casa, gli presentarono il dono, che avevano con sé, e si prostrarono davanti a lui con la faccia a terra. 27Egli domandò loro come stavano e disse: "Sta bene il vostro vecchio padre, di cui mi avete parlato? Vive ancora?". 28Risposero: "Il tuo servo, nostro padre, sta bene, è ancora vivo" e si inginocchiarono prostrandosi. 29Egli alzò gli occhi e guardò Beniamino, suo fratello, il figlio di sua madre, e disse: "È questo il vostro fratello più giovane, di cui mi avete parlato?" e aggiunse: "Dio ti conceda grazia, figlio mio!". 30Giuseppe uscì in fretta, perché si era commosso nell'intimo alla presenza di suo fratello e sentiva il bisogno di piangere; entrò nella sua camera e pianse. 31Poi si lavò la faccia, uscì e, facendosi forza, ordinò: "Servite il pasto". 32Fu servito per lui a parte, per loro a parte e per i commensali egiziani a parte, perché gli Egiziani non possono prender cibo con gli Ebrei: ciò sarebbe per loro un abominio. 33Presero posto davanti a lui dal primogenito al più giovane, ciascuno in ordine di età ed essi si guardavano con meraviglia l'un l'altro. 34Egli fece portare loro porzioni prese dalla propria mensa, ma la porzione di Beniamino era cinque volte più abbondante di quella di tutti gli altri. E con lui bevvero fino all'allegria. 44 1Diede poi questo ordine al maggiordomo della sua casa: "Riempi i sacchi di quegli uomini di tanti viveri quanti ne possono contenere e metti il denaro di ciascuno alla bocca del suo sacco. 2Insieme metterai la mia coppa, la coppa d'argento, alla bocca del sacco del più giovane, con il denaro del suo grano". Quegli fece secondo l'ordine di Giuseppe. 3Al mattino, fattosi chiaro, quegli uomini furono fatti partire con i loro asini. 4Erano appena usciti dalla città e ancora non si erano allontanati, quando Giuseppe disse al maggiordomo della sua casa: "Su, insegui quegli uomini, raggiungili e di' loro: Perché avete reso male per bene? 5Non è forse questa la coppa in cui beve il mio signore e per mezzo della quale egli suole trarre i presagi? Avete fatto male a fare così". 6Egli li raggiunse e ripeté loro queste parole. 7Quelli gli dissero: "Perché il mio signore dice queste cose? Lungi dai tuoi servi il fare una tale cosa! 8Ecco, il denaro che abbiamo trovato alla bocca dei nostri sacchi te lo abbiamo riportato dal paese di Canaan e come potremmo rubare argento od oro dalla casa del tuo padrone? 9Quello dei tuoi servi, presso il quale si troverà, sarà messo a morte e anche noi diventeremo schiavi del mio signore". 10Rispose: "Ebbene, come avete detto, così sarà: colui, presso il quale si troverà, sarà mio schiavo e voi sarete innocenti". 11Ciascuno si affrettò a scaricare a terra il suo sacco e lo aprì. 12Quegli li frugò dal maggiore al più piccolo, e la coppa fu trovata nel sacco di Beniamino. 13Allora essi si stracciarono le vesti, ricaricarono ciascuno il proprio asino e tornarono in città. 14Giuda e i suoi fratelli vennero nella casa di Giuseppe, che si trovava ancora là, e si gettarono a terra davanti a lui. 15Giuseppe disse loro: "Che azione avete commessa? Non sapete che un uomo come me è capace di indovinare?". 16Giuda disse: "Che diremo al mio signore? Come parlare? Come giustificarci? Dio ha scoperto la colpa dei tuoi servi… Eccoci schiavi del mio signore, noi e colui che è stato trovato in possesso della coppa". 17Ma egli rispose: "Lungi da me il far questo! L'uomo trovato in possesso della coppa, lui sarà mio schiavo: quanto a voi, tornate in pace da vostro padre". 18Allora Giuda gli si fece innanzi e disse: "Mio signore, sia permesso al tuo servo di far sentire una parola agli orecchi del mio signore; non si accenda la tua ira contro il tuo servo, perché il faraone è come te! 19Il mio signore aveva interrogato i suoi servi: Avete un padre o un fratello? 20E noi avevamo risposto al mio signore: Abbiamo un padre vecchio e un figlio ancor giovane natogli in vecchiaia, suo fratello è morto ed egli è rimasto il solo dei figli di sua madre e suo padre lo ama. 21Tu avevi detto ai tuoi servi: Conducetelo qui da me, perché lo possa vedere con i miei occhi. 22Noi avevamo risposto al mio signore: Il giovinetto non può abbandonare suo padre: se lascerà suo padre, questi morirà. 23Ma tu avevi soggiunto ai tuoi servi: Se il vostro fratello minore non verrà qui con voi, non potrete più venire alla mia presenza. 24Quando dunque eravamo ritornati dal tuo servo, mio padre, gli riferimmo le parole del mio signore. 25E nostro padre disse: Tornate ad acquistare per noi un po' di viveri. 26E noi rispondemmo: Non possiamo ritornare laggiù: se c'è con noi il nostro fratello minore, andremo; altrimenti, non possiamo essere ammessi alla presenza di quell'uomo senza avere con noi il nostro fratello minore. 27Allora il tuo servo, mio padre, ci disse: Voi sapete che due figli mi aveva procreato mia moglie. 28Uno partì da me e dissi: certo è stato sbranato! Da allora non l'ho più visto. 29Se ora mi porterete via anche questo e gli capitasse una disgrazia, voi fareste scendere con dolore la mia canizie nella tomba. 30Ora, quando io arriverò dal tuo servo, mio padre, e il giovinetto non sarà con noi, mentre la vita dell'uno è legata alla vita dell'altro, 31appena egli avrà visto che il giovinetto non è con noi, morirà e i tuoi servi avranno fatto scendere con dolore negli inferi la canizie del tuo servo, nostro padre. 32Ma il tuo servo si è reso garante del giovinetto presso mio padre: Se non te lo ricondurrò, sarò colpevole verso mio padre per tutta la vita. 33Ora, lascia che il tuo servo rimanga invece del giovinetto come schiavo del mio signore e il giovinetto torni lassù con i suoi fratelli! 34Perché, come potrei tornare da mio padre senz'avere con me il giovinetto? Ch'io non veda il male che colpirebbe mio padre!". 45 1Allora Giuseppe non poté più contenersi dinanzi ai circostanti e gridò: "Fate uscire tutti dalla mia presenza!". Così non restò nessuno presso di lui, mentre Giuseppe si faceva conoscere ai suoi fratelli. 2Ma diede in un grido di pianto e tutti gli Egiziani lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa del faraone. 3Giuseppe disse ai fratelli: "Io sono Giuseppe! Vive ancora mio padre?". Ma i suoi fratelli non potevano rispondergli, perché atterriti dalla sua presenza. 4Allora Giuseppe disse ai fratelli: "Avvicinatevi a me!". Si avvicinarono e disse loro: "Io sono Giuseppe, il vostro fratello, che voi avete venduto per l'Egitto. 5Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. 6Perché già da due anni vi è la carestia nel paese e ancora per cinque anni non vi sarà né aratura né mietitura. 7Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nel paese e per salvare in voi la vita di molta gente. 8Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio ed Egli mi ha stabilito padre per il faraone, signore su tutta la sua casa e governatore di tutto il paese d'Egitto. 9Affrettatevi a salire da mio padre e ditegli: Dice il tuo figlio Giuseppe: Dio mi ha stabilito signore di tutto l'Egitto. Vieni quaggiù presso di me e non tardare. 10Abiterai nel paese di Gosen e starai vicino a me tu, i tuoi figli e i figli dei tuoi figli, i tuoi greggi e i tuoi armenti e tutti i tuoi averi. 11Là io ti darò sostentamento, poiché la carestia durerà ancora cinque anni, e non cadrai nell'indigenza tu, la tua famiglia e quanto possiedi. 12Ed ecco, i vostri occhi lo vedono e lo vedono gli occhi di mio fratello Beniamino: è la mia bocca che vi parla! 13Riferite a mio padre tutta la gloria che io ho in Egitto e quanto avete visto; affrettatevi a condurre quaggiù mio padre". 14Allora egli si gettò al collo di Beniamino e pianse. Anche Beniamino piangeva stretto al suo collo. 15Poi baciò tutti i fratelli e pianse stringendoli a sé. Dopo, i suoi fratelli si misero a conversare con lui. 16Intanto nella casa del faraone si era diffusa la voce: "Sono venuti i fratelli di Giuseppe!" e questo fece piacere al faraone e ai suoi ministri. 17Allora il faraone disse a Giuseppe: "Di' ai tuoi fratelli: Fate questo: caricate le cavalcature, partite e andate nel paese di Canaan. 18Poi prendete vostro padre e le vostre famiglie e venite da me e io vi darò il meglio del paese d'Egitto e mangerete i migliori prodotti della terra. 19Quanto a te, da' loro questo comando: Fate questo: prendete con voi dal paese d'Egitto carri per i vostri bambini e le vostre donne, prendete vostro padre e venite. 20Non abbiate rincrescimento per la vostra roba, perché il meglio di tutto il paese sarà vostro". 21Così fecero i figli di Israele. Giuseppe diede loro carri secondo l'ordine del faraone e diede loro una provvista per il viaggio. 22Diede a tutti una muta di abiti per ciascuno, ma a Beniamino diede trecento sicli d'argento e cinque mute di abiti. 23Allo stesso modo mandò al padre dieci asini carichi dei migliori prodotti dell'Egitto e dieci asine cariche di grano, pane e viveri per il viaggio del padre. 24Poi congedò i fratelli e, mentre partivano, disse loro: "Non litigate durante il viaggio!". 25Così essi ritornarono dall'Egitto e arrivarono nel paese di Canaan, dal loro padre Giacobbe 26e subito gli riferirono: "Giuseppe è ancora vivo, anzi governa tutto il paese d'Egitto!". Ma il suo cuore rimase freddo, perché non poteva credere loro. 27Quando però essi gli riferirono tutte le parole che Giuseppe aveva detto loro ed egli vide i carri che Giuseppe gli aveva mandati per trasportarlo, allora lo spirito del loro padre Giacobbe si rianimò. 28Israele disse: "Basta! Giuseppe, mio figlio, è vivo. Andrò a vederlo prima di morire!". 46 1Israele dunque levò le tende con quanto possedeva e arrivò a Bersabea, dove offrì sacrifici al Dio di suo padre Isacco. 2Dio disse a Israele in una visione notturna: "Giacobbe, Giacobbe!". Rispose: "Eccomi!". 3Riprese: "Io sono Dio, il Dio di tuo padre. Non temere di scendere in Egitto, perché laggiù io farò di te un grande popolo. 4Io scenderò con te in Egitto e io certo ti farò tornare. Giuseppe ti chiuderà gli occhi". 5Giacobbe si alzò da Bersabea e i figli di Israele fecero salire il loro padre Giacobbe, i loro bambini e le loro donne sui carri che il faraone aveva mandati per trasportarlo. 6Essi presero il loro bestiame e tutti i beni che avevano acquistati nel paese di Canaan e vennero in Egitto; Giacobbe cioè e con lui tutti i suoi discendenti; 7i suoi figli e i nipoti, le sue figlie e le nipoti, tutti i suoi discendenti egli condusse con sé in Egitto. 8Questi sono i nomi dei figli d'Israele che entrarono in Egitto: Giacobbe e i suoi figli, il primogenito di Giacobbe, Ruben. 9I figli di Ruben: Enoch, Pallu, Chezron e Carmi. 10I figli di Simeone: Iemuel, Iamin, Oad, Iachin, Socar e Saul, figlio della Cananea. 11I figli di Levi: Gherson, Keat e Merari. 12I figli di Giuda: Er, Onan, Sela, Perez e Zerach; ma Er e Onan morirono nel paese di Canaan. Furono figli di Perez: Chezron e Amul. 13I figli di Ìssacar: Tola, Puva, Giobbe e Simron. 14I figli di Zàbulon: Sered, Elon e Iacleel. 15Questi sono i figli che Lia partorì a Giacobbe in Paddan-Aram insieme con la figlia Dina; tutti i suoi figli e le sue figlie erano trentatré persone. 16I figli di Gad: Zifion, Agghi, Suni, Esbon, Eri, Arodi e Areli. 17I figli di Aser: Imma, Isva, Isvi, Beria e la loro sorella Serach. I figli di Beria: Eber e Malchiel. 18Questi sono i figli di Zilpa, che Làbano aveva dato alla figlia Lia; essa li partorì a Giacobbe: sono sedici persone. 19I figli di Rachele, moglie di Giacobbe: Giuseppe e Beniamino. 20A Giuseppe nacquero in Egitto Efraim e Manasse, che gli partorì Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di On. 21I figli di Beniamino: Bela, Becher e Asbel, Ghera, Naaman, Echi, Ros, Muppim, Uppim e Arde. 22Questi sono i figli che Rachele partorì a Giacobbe; in tutto sono quattordici persone. 23I figli di Dan: Usim. 24I figli di Nèftali: Iacseel, Guni, Ieser e Sillem. 25Questi sono i figli di Bila, che Làbano diede alla figlia Rachele, ed essa li partorì a Giacobbe; in tutto sette persone. 26Tutte le persone che entrarono con Giacobbe in Egitto, uscite dai suoi fianchi, senza le mogli dei figli di Giacobbe, sono sessantasei. 27I figli che nacquero a Giuseppe in Egitto sono due persone. Tutte le persone della famiglia di Giacobbe, che entrarono in Egitto, sono settanta. 28Ora egli aveva mandato Giuda avanti a sé da Giuseppe, perché questi desse istruzioni in Gosen prima del suo arrivo. Poi arrivarono al paese di Gosen. 29Allora Giuseppe fece attaccare il suo carro e salì in Gosen incontro a Israele, suo padre. Appena se lo vide davanti, gli si gettò al collo e pianse a lungo stretto al suo collo. 30Israele disse a Giuseppe: "Posso anche morire, questa volta, dopo aver visto la tua faccia, perché sei ancora vivo". 31Allora Giuseppe disse ai fratelli e alla famiglia del padre: "Vado ad informare il faraone e a dirgli: I miei fratelli e la famiglia di mio padre, che erano nel paese di Canaan, sono venuti da me. 32Ora questi uomini sono pastori di greggi, si occupano di bestiame, e hanno condotto i loro greggi, i loro armenti e tutti i loro averi. 33Quando dunque il faraone vi chiamerà e vi domanderà: Qual è il vostro mestiere?, 34voi risponderete: Gente dedita al bestiame sono stati i tuoi servi, dalla nostra fanciullezza fino ad ora, noi e i nostri padri. Questo perché possiate risiedere nel paese di Gosen". Perché tutti i pastori di greggi sono un abominio per gli Egiziani. 47 1Giuseppe andò ad informare il faraone dicendogli: "Mio padre e i miei fratelli con i loro greggi e armenti e con tutti i loro averi sono venuti dal paese di Canaan; eccoli nel paese di Gosen". 2Intanto prese cinque uomini dal gruppo dei suoi fratelli e li presentò al faraone. 3Il faraone disse ai suoi fratelli: "Qual è il vostro mestiere?". Essi risposero al faraone: "Pastori di greggi sono i tuoi servi, noi e i nostri padri". 4Poi dissero al faraone: "Siamo venuti per soggiornare come forestieri nel paese perché non c'è più pascolo per il gregge dei tuoi servi; infatti è grave la carestia nel paese di Canaan. E ora lascia che i tuoi servi risiedano nel paese di Gosen!". 5Allora il faraone disse a Giuseppe: "Tuo padre e i tuoi fratelli sono dunque venuti da te. 6Ebbene, il paese d'Egitto è a tua disposizione: fa' risiedere tuo padre e i tuoi fratelli nella parte migliore del paese. Risiedano pure nel paese di Gosen. Se tu sai che vi sono tra di loro uomini capaci, costituiscili sopra i miei averi in qualità di sovrintendenti al bestiame". 7Poi Giuseppe introdusse Giacobbe, suo padre, e lo presentò al faraone e Giacobbe benedisse il faraone. 8Il faraone domandò a Giacobbe: "Quanti anni hai?". 9Giacobbe rispose al faraone: "Centotrenta di vita errabonda, pochi e tristi sono stati gli anni della mia vita e non hanno raggiunto il numero degli anni dei miei padri, al tempo della loro vita nomade". 10Poi Giacobbe benedisse il faraone e si allontanò dal faraone. 11Giuseppe fece risiedere suo padre e i suoi fratelli e diede loro una proprietà nel paese d'Egitto, nella parte migliore del paese, nel territorio di Ramses, come aveva comandato il faraone. 12Giuseppe diede il sostentamento al padre, ai fratelli e a tutta la famiglia di suo padre, fornendo pane secondo il numero dei bambini. 13Ora non c'era pane in tutto il paese, perché la carestia era molto grave: il paese d'Egitto e il paese di Canaan languivano per la carestia. 14Giuseppe raccolse tutto il denaro che si trovava nel paese d'Egitto e nel paese di Canaan in cambio del grano che essi acquistavano; Giuseppe consegnò questo denaro alla casa del faraone. 15Quando fu esaurito il denaro del paese di Egitto e del paese di Canaan, tutti gli Egiziani vennero da Giuseppe a dire: "Dacci il pane! Perché dovremmo morire sotto i tuoi occhi? Infatti non c'è più denaro". 16Rispose Giuseppe: "Cedetemi il vostro bestiame e io vi darò pane in cambio del vostro bestiame, se non c'è più denaro". 17Allora condussero a Giuseppe il loro bestiame e Giuseppe diede loro il pane in cambio dei cavalli e delle pecore, dei buoi e degli asini; così in quell'anno li nutrì di pane in cambio di tutto il loro bestiame. 18Passato quell'anno, vennero a lui l'anno dopo e gli dissero: "Non nascondiamo al mio signore che si è esaurito il denaro e anche il possesso del bestiame è passato al mio signore, non rimane più a disposizione del mio signore se non il nostro corpo e il nostro terreno. 19Perché dovremmo perire sotto i tuoi occhi, noi e la nostra terra? Acquista noi e la nostra terra in cambio di pane e diventeremo servi del faraone noi con la nostra terra; ma dacci di che seminare, così che possiamo vivere e non morire e il suolo non diventi un deserto!". 20Allora Giuseppe acquistò per il faraone tutto il terreno dell'Egitto, perché gli Egiziani vendettero ciascuno il proprio campo, tanto infieriva su di loro la carestia. Così la terra divenne proprietà del faraone. 21Quanto al popolo, egli lo fece passare nelle città da un capo all'altro della frontiera egiziana. 22Soltanto il terreno dei sacerdoti egli non acquistò, perché i sacerdoti avevano un'assegnazione fissa da parte del faraone e si nutrivano dell'assegnazione che il faraone passava loro; per questo non vendettero il loro terreno. 23Poi Giuseppe disse al popolo: "Vedete, io ho acquistato oggi per il faraone voi e il vostro terreno. Eccovi il seme: seminate il terreno. 24Ma quando vi sarà il raccolto, voi ne darete un quinto al faraone e quattro parti saranno vostre, per la semina dei campi, per il nutrimento vostro e di quelli di casa vostra e per il nutrimento dei vostri bambini". 25Gli risposero: "Ci hai salvato la vita! Ci sia solo concesso di trovar grazia agli occhi del mio signore e saremo servi del faraone!". 26Così Giuseppe fece di questo una legge che vige fino ad oggi sui terreni d'Egitto, per la quale si deve dare la quinta parte al faraone. Soltanto i terreni dei sacerdoti non divennero del faraone. 27Gli Israeliti intanto si stabilirono nel paese d'Egitto, nel territorio di Gosen, ebbero proprietà e furono fecondi e divennero molto numerosi. 28Giacobbe visse nel paese d'Egitto diciassette anni e gli anni della sua vita furono centoquarantasette. 29Quando fu vicino il tempo della sua morte, Israele chiamò il figlio Giuseppe e gli disse: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, metti la mano sotto la mia coscia e usa con me bontà e fedeltà: non seppellirmi in Egitto! 30Quando io mi sarò coricato con i miei padri, portami via dall'Egitto e seppelliscimi nel loro sepolcro". Rispose: "Io agirò come hai detto". 31Riprese: "Giuramelo!". E glielo giurò; allora Israele si prostrò sul capezzale del letto. 48 1Dopo queste cose, fu riferito a Giuseppe: "Ecco, tuo padre è malato!". Allora egli condusse con sé i due figli Manasse ed Efraim. 2Fu riferita la cosa a Giacobbe: "Ecco, tuo figlio Giuseppe è venuto da te". Allora Israele raccolse le forze e si mise a sedere sul letto. 3Giacobbe disse a Giuseppe: "Dio onnipotente mi apparve a Luz, nel paese di Canaan, e mi benedisse 4dicendomi: Ecco, io ti rendo fecondo: ti moltiplicherò e ti farò diventare un insieme di popoli e darò questo paese alla tua discendenza dopo di te in possesso perenne. 5Ora i due figli che ti sono nati nel paese d'Egitto prima del mio arrivo presso di te in Egitto, sono miei: Efraim e Manasse saranno miei come Ruben e Simeone. 6Invece i figli che tu avrai generati dopo di essi, saranno tuoi: saranno chiamati con il nome dei loro fratelli nella loro eredità. 7Quanto a me, mentre giungevo da Paddan, Rachele, tua madre, mi morì nel paese di Canaan durante il viaggio, quando mancava un tratto di cammino per arrivare a Efrata, e l'ho sepolta là lungo la strada di Efrata, cioè Betlemme". 8Poi Israele vide i figli di Giuseppe e disse: "Chi sono questi?". 9Giuseppe disse al padre: "Sono i figli che Dio mi ha dati qui". Riprese: "Portameli perché io li benedica!". 10Ora gli occhi di Israele erano offuscati dalla vecchiaia: non poteva più distinguere. Giuseppe li avvicinò a lui, che li baciò e li abbracciò. 11Israele disse a Giuseppe: "Io non pensavo più di vedere la tua faccia ed ecco, Dio mi ha concesso di vedere anche la tua prole!". 12Allora Giuseppe li ritirò dalle sue ginocchia e si prostrò con la faccia a terra. 13Poi li prese tutti e due, Efraim con la sua destra, alla sinistra di Israele, e Manasse con la sua sinistra, alla destra di Israele, e li avvicinò a lui. 14Ma Israele stese la mano destra e la pose sul capo di Efraim, che pure era il più giovane, e la sua sinistra sul capo di Manasse, incrociando le braccia, benché Manasse fosse il primogenito. 15E così benedisse Giuseppe: "Il Dio, davanti al quale hanno camminato i miei padri Abramo e Isacco, il Dio che è stato il mio pastore da quando esisto fino ad oggi, 16l'angelo che mi ha liberato da ogni male, benedica questi giovinetti! Sia ricordato in essi il mio nome e il nome dei miei padri Abramo e Isacco e si moltiplichino in gran numero in mezzo alla terra!". 17Giuseppe notò che il padre aveva posato la destra sul capo di Efraim e ciò gli spiacque. Prese dunque la mano del padre per toglierla dal capo di Efraim e porla sul capo di Manasse. 18Disse al padre: "Non così, padre mio: è questo il primogenito, posa la destra sul suo capo!". 19Ma il padre ricusò e disse: "Lo so, figlio mio, lo so: anch'egli diventerà un popolo, anch'egli sarà grande, ma il suo fratello minore sarà più grande di lui e la sua discendenza diventerà una moltitudine di nazioni". 20E li benedisse in quel giorno: "Di voi si servirà Israele per benedire, dicendo: Dio ti renda come Efraim e come Manasse!". Così pose Efraim prima di Manasse. 21Poi Israele disse a Giuseppe: "Ecco, io sto per morire, ma Dio sarà con voi e vi farà tornare al paese dei vostri padri. 22Quanto a me, io do a te, più che ai tuoi fratelli, un dorso di monte, che io ho conquistato dalle mani degli Amorrei con la spada e l'arco". 49 1Quindi Giacobbe chiamò i figli e disse: "Radunatevi, perché io vi annunzi quello che vi accadrà nei tempi futuri. 2Radunatevi e ascoltate, figli di Giacobbe, ascoltate Israele, vostro padre! 3Ruben, tu sei il mio primogenito, il mio vigore e la primizia della mia virilità, esuberante in fierezza ed esuberante in forza! 4Bollente come l'acqua, tu non avrai preminenza, perché hai invaso il talamo di tuo padre e hai violato il mio giaciglio su cui eri salito. 5Simeone e Levi sono fratelli, strumenti di violenza sono i loro coltelli. 6Nel loro conciliabolo non entri l'anima mia, al loro convegno non si unisca il mio cuore. Perché con ira hanno ucciso gli uomini e con passione hanno storpiato i tori. 7Maledetta la loro ira, perché violenta, e la loro collera, perché crudele! Io li dividerò in Giacobbe e li disperderò in Israele. 8Giuda, te loderanno i tuoi fratelli; la tua mano sarà sulla nuca dei tuoi nemici; davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre. 9Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi oserà farlo alzare? 10Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli. 11Egli lega alla vite il suo asinello e a scelta vite il figlio della sua asina, lava nel vino la veste e nel sangue dell'uva il manto; 12lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte. 13Zàbulon abiterà lungo il lido del mare e sarà l'approdo delle navi, con il fianco rivolto a Sidòne. 14Issacar è un asino robusto, accovacciato tra un doppio recinto. 15Ha visto che il luogo di riposo era bello, che il paese era ameno; ha piegato il dorso a portar la soma ed è stato ridotto ai lavori forzati. 16Dan giudicherà il suo popolo come ogni altra tribù d'Israele. 17Sia Dan un serpente sulla strada, una vipera cornuta sul sentiero, che morde i garretti del cavallo e il cavaliere cade all'indietro. 18Io spero nella tua salvezza, Signore! 19Gad, assalito da un'orda, ne attacca la retroguardia. 20Aser, il suo pane è pingue: egli fornisce delizie da re. 21Nèftali è una cerva slanciata che da' bei cerbiatti. 22Germoglio di ceppo fecondo è Giuseppe; germoglio di ceppo fecondo presso una fonte, i cui rami si stendono sul muro. 23Lo hanno esasperato e colpito, lo hanno perseguitato i tiratori di frecce. 24Ma è rimasto intatto il suo arco e le sue braccia si muovon veloci per le mani del Potente di Giacobbe, per il nome del Pastore, Pietra d'Israele. 25Per il Dio di tuo padre – egli ti aiuti! e per il Dio onnipotente – egli ti benedica! Con benedizioni del cielo dall'alto, benedizioni dell'abisso nel profondo, benedizioni delle mammelle e del grembo. 26Le benedizioni di tuo padre sono superiori alle benedizioni dei monti antichi, alle attrattive dei colli eterni. Vengano sul capo di Giuseppe e sulla testa del principe tra i suoi fratelli! 27Beniamino è un lupo che sbrana: al mattino divora la preda e alla sera spartisce il bottino. 28Tutti questi formano le dodici tribù d'Israele, questo è ciò che disse loro il loro padre, quando li ha benedetti; ognuno egli benedisse con una benedizione particolare. 29Poi diede loro quest'ordine: "Io sto per essere riunito ai miei antenati: seppellitemi presso i miei padri nella caverna che è nel campo di Efron l'Hittita, 30nella caverna che si trova nel campo di Macpela di fronte a Mamre, nel paese di Canaan, quella che Abramo acquistò con il campo di Efron l'Hittita come proprietà sepolcrale. 31Là seppellirono Abramo e Sara sua moglie, là seppellirono Isacco e Rebecca sua moglie e là seppellii Lia. 32La proprietà del campo e della caverna che si trova in esso proveniva dagli Hittiti". 33Quando Giacobbe ebbe finito di dare questo ordine ai figli, ritrasse i piedi nel letto e spirò e fu riunito ai suoi antenati. 50 1Allora Giuseppe si gettò sulla faccia di suo padre, pianse su di lui e lo baciò. 2Poi Giuseppe ordinò ai suoi medici di imbalsamare suo padre. I medici imbalsamarono Israele 3e vi impiegarono quaranta giorni, perché tanti ne occorrono per l'imbalsamazione. Gli Egiziani lo piansero settanta giorni. 4Passati i giorni del lutto, Giuseppe parlò alla casa del faraone: "Se ho trovato grazia ai vostri occhi, vogliate riferire agli orecchi del faraone queste parole: 5Mio padre mi ha fatto giurare: Ecco, io sto per morire: tu devi seppellirmi nel sepolcro che mi sono scavato nel paese di Canaan. Ora, possa io andare a seppellire mio padre e tornare". 6Il faraone rispose: "Va' e seppellisci tuo padre com'egli ti ha fatto giurare". 7Allora Giuseppe andò a seppellire suo padre e con lui andarono tutti i ministri del faraone, gli anziani della sua casa, tutti gli anziani del paese d'Egitto, 8tutta la casa di Giuseppe e i suoi fratelli e la casa di suo padre. Soltanto i loro bambini e i loro greggi e i loro armenti essi lasciarono nel paese di Gosen. 9Andarono con lui anche i carri da guerra e la cavalleria, così da formare una carovana imponente. 10Quando arrivarono all'Aia di Atad, che è al di là del Giordano, fecero un lamento molto grande e solenne ed egli celebrò per suo padre un lutto di sette giorni. 11I Cananei che abitavano il paese videro il lutto alla Aia di Atad e dissero: "È un lutto grave questo per gli Egiziani". Per questo la si chiamò Abel-Mizraim, che si trova al di là del Giordano. 12Poi i suoi figli fecero per lui così come aveva loro comandato. 13I suoi figli lo portarono nel paese di Canaan e lo seppellirono nella caverna del campo di Macpela, quel campo che Abramo aveva acquistato, come proprietà sepolcrale, da Efron l'Hittita, e che si trova di fronte a Mamre. 14Dopo aver sepolto suo padre, Giuseppe tornò in Egitto insieme con i suoi fratelli e con quanti erano andati con lui a seppellire suo padre. 15Ma i fratelli di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato che il loro padre era morto, e dissero: "Chissà se Giuseppe non ci tratterà da nemici e non ci renderà tutto il male che noi gli abbiamo fatto?". 16Allora mandarono a dire a Giuseppe: "Tuo padre prima di morire ha dato quest'ordine: 17Direte a Giuseppe: Perdona il delitto dei tuoi fratelli e il loro peccato, perché ti hanno fatto del male! Perdona dunque il delitto dei servi del Dio di tuo padre!". Giuseppe pianse quando gli si parlò così. 18E i suoi fratelli andarono e si gettarono a terra davanti a lui e dissero: "Eccoci tuoi schiavi!". 19Ma Giuseppe disse loro: "Non temete. Sono io forse al posto di Dio? 20Se voi avevate pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso. 21Dunque non temete, io provvederò al sostentamento per voi e per i vostri bambini". Così li consolò e fece loro coraggio. 22Ora Giuseppe con la famiglia di suo padre abitò in Egitto; Giuseppe visse centodieci anni. 23Così Giuseppe vide i figli di Efraim fino alla terza generazione e anche i figli di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle ginocchia di Giuseppe. 24Poi Giuseppe disse ai fratelli: "Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questo paese verso il paese ch'egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe". 25Giuseppe fece giurare ai figli di Israele così: "Dio verrà certo a visitarvi e allora voi porterete via di qui le mie ossa". 26Poi Giuseppe morì all'età di centodieci anni; lo imbalsamarono e fu posto in un sarcofago in Egitto. Esodo 1 1Questi sono i nomi dei figli d'Israele entrati in Egitto con Giacobbe e arrivati ognuno con la sua famiglia: 2Ruben, Simeone, Levi e Giuda, 3Issacar, Zàbulon e Beniamino, 4Dan e Nèftali, Gad e Aser. 5Tutte le persone nate da Giacobbe erano settanta, Giuseppe si trovava già in Egitto. 6Giuseppe poi morì e così tutti i suoi fratelli e tutta quella generazione. 7I figli d'Israele prolificarono e crebbero, divennero numerosi e molto potenti e il paese ne fu ripieno. 8Allora sorse sull'Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe. 9E disse al suo popolo: "Ecco che il popolo dei figli d'Israele è più numeroso e più forte di noi. 10Prendiamo provvedimenti nei suoi riguardi per impedire che aumenti, altrimenti, in caso di guerra, si unirà ai nostri avversari, combatterà contro di noi e poi partirà dal paese". 11Allora vennero imposti loro dei sovrintendenti ai lavori forzati per opprimerli con i loro gravami, e così costruirono per il faraone le città-deposito, cioè Pitom e Ramses. 12Ma quanto più opprimevano il popolo, tanto più si moltiplicava e cresceva oltre misura; si cominciò a sentire come un incubo la presenza dei figli d'Israele. 13Per questo gli Egiziani fecero lavorare i figli d'Israele trattandoli duramente. 14Resero loro amara la vita costringendoli a fabbricare mattoni di argilla e con ogni sorta di lavoro nei campi: e a tutti questi lavori li obbligarono con durezza. 15 Poi il re d'Egitto disse alle levatrici degli Ebrei, delle quali una si chiamava Sifra e l'altra Pua: 16"Quando assistete al parto delle donne ebree, osservate quando il neonato è ancora tra le due sponde del sedile per il parto: se è un maschio, lo farete morire; se è una femmina, potrà vivere". 17Ma le levatrici temettero Dio: non fecero come aveva loro ordinato il re d'Egitto e lasciarono vivere i bambini. 18Il re d'Egitto chiamò le levatrici e disse loro: "Perché avete fatto questo e avete lasciato vivere i bambini?". 19Le levatrici risposero al faraone: "Le donne ebree non sono come le egiziane: sono piene di vitalità: prima che arrivi presso di loro la levatrice, hanno già partorito!". 20Dio beneficò le levatrici. Il popolo aumentò e divenne molto forte. 21E poiché le levatrici avevano temuto Dio, egli diede loro una numerosa famiglia. 22Allora il faraone diede quest'ordine a tutto il suo popolo: "Ogni figlio maschio che nascerà agli Ebrei, lo getterete nel Nilo, ma lascerete vivere ogni figlia". 2 1Un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una figlia di Levi. 2La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. 3Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi mise dentro il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. 4La sorella del bambino si pose ad osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto. 5Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Essa vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo. 6L'aprì e vide il bambino: ecco, era un fanciullino che piangeva. Ne ebbe compassione e disse: "È un bambino degli Ebrei". 7La sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: "Devo andarti a chiamare una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il bambino?". 8"Va'", le disse la figlia del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. 9La figlia del faraone le disse: "Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario". La donna prese il bambino e lo allattò. 10Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli divenne un figlio per lei ed ella lo chiamò Mosè, dicendo: "Io l'ho salvato dalle acque!". 11In quei giorni, Mosè, cresciuto in età, si recò dai suoi fratelli e notò i lavori pesanti da cui erano oppressi. Vide un Egiziano che colpiva un Ebreo, uno dei suoi fratelli. 12Voltatosi attorno e visto che non c'era nessuno, colpì a morte l'Egiziano e lo seppellì nella sabbia. 13Il giorno dopo, uscì di nuovo e, vedendo due Ebrei che stavano rissando, disse a quello che aveva torto: "Perché percuoti il tuo fratello?". 14Quegli rispose: "Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi? Pensi forse di uccidermi, come hai ucciso l'Egiziano?". Allora Mosè ebbe paura e pensò: "Certamente la cosa si è risaputa". 15Poi il faraone sentì parlare di questo fatto e cercò di mettere a morte Mosè. Allora Mosè si allontanò dal faraone e si stabilì nel paese di Madian e sedette presso un pozzo. 16Ora il sacerdote di Madian aveva sette figlie. Esse vennero ad attingere acqua per riempire gli abbeveratoi e far bere il gregge del padre. 17Ma arrivarono alcuni pastori e le scacciarono. Allora Mosè si levò a difenderle e fece bere il loro bestiame. 18Tornate dal loro padre Reuel, questi disse loro: "Perché oggi avete fatto ritorno così in fretta?". 19Risposero: "Un Egiziano ci ha liberate dalle mani dei pastori; è stato lui che ha attinto per noi e ha dato da bere al gregge". 20Quegli disse alle figlie: "Dov'è? Perché avete lasciato là quell'uomo? Chiamatelo a mangiare il nostro cibo!". 21Così Mosè accettò di abitare con quell'uomo, che gli diede in moglie la propria figlia Zippora. 22Ella gli partorì un figlio ed egli lo chiamò Gherson, perché diceva: "Sono un emigrato in terra straniera!". 23Nel lungo corso di quegli anni, il re d'Egitto morì. Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù, alzarono grida di lamento e il loro grido dalla schiavitù salì a Dio. 24Allora Dio ascoltò il loro lamento, si ricordò della sua alleanza con Abramo e Giacobbe. 25Dio guardò la condizione degli Israeliti e se ne prese pensiero. 3 1Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. 2L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. 3Mosè pensò: "Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?". 4Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: "Mosè, Mosè!". Rispose: "Eccomi!". 5Riprese: "Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!". 6E disse: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio. 7Il Signore disse: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. 8Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l'Hittita, l'Amorreo, il Perizzita, l'Eveo, il Gebuseo. 9Ora dunque il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto l'oppressione con cui gli Egiziani li tormentano. 10Ora va'! Io ti mando dal faraone. Fa' uscire dall'Egitto il mio popolo, gli Israeliti!". 11Mosè disse a Dio: "Chi sono io per andare dal faraone e per far uscire dall'Egitto gli Israeliti?". 12Rispose: "Io sarò con te. Eccoti il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall'Egitto, servirete Dio su questo monte". 13Mosè disse a Dio: "Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?". 14Dio disse a Mosè: "Io sono colui che sono!". Poi disse: "Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi". 15Dio aggiunse a Mosè: "Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione. 16Va'! Riunisci gli anziani d'Israele e di' loro: Il Signore, Dio dei vostri padri, mi è apparso, il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, dicendo: Sono venuto a vedere voi e ciò che vien fatto a voi in Egitto. 17E ho detto: Vi farò uscire dalla umiliazione dell'Egitto verso il paese del Cananeo, dell'Hittita, dell'Amorreo, del Perizzita, dell'Eveo e del Gebuseo, verso un paese dove scorre latte e miele. 18Essi ascolteranno la tua voce e tu e gli anziani d'Israele andrete dal re di Egitto e gli riferirete: Il Signore, Dio degli Ebrei, si è presentato a noi. Ci sia permesso di andare nel deserto a tre giorni di cammino, per fare un sacrificio al Signore, nostro Dio. 19Io so che il re d'Egitto non vi permetterà di partire, se non con l'intervento di una mano forte. 20Stenderò dunque la mano e colpirò l'Egitto con tutti i prodigi che opererò in mezzo ad esso, dopo egli vi lascerà andare. 21Farò sì che questo popolo trovi grazia agli occhi degli Egiziani: quando partirete, non ve ne andrete a mani vuote. 22Ogni donna domanderà alla sua vicina e all'inquilina della sua casa oggetti di argento e oggetti d'oro e vesti; ne caricherete i vostri figli e le vostre figlie e spoglierete l'Egitto". 4 1Mosè rispose: "Ecco, non mi crederanno, non ascolteranno la mia voce, ma diranno: Non ti è apparso il Signore!". 2Il Signore gli disse: "Che hai in mano?". Rispose: "Un bastone". 3Riprese: "Gettalo a terra!". Lo gettò a terra e il bastone diventò un serpente, davanti al quale Mosè si mise a fuggire. 4Il Signore disse a Mosè: "Stendi la mano e prendilo per la coda!". Stese la mano, lo prese e diventò di nuovo un bastone nella sua mano. 5"Questo perché credano che ti è apparso il Signore, il Dio dei loro padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". 6Il Signore gli disse ancora: "Introduci la mano nel seno!". Egli si mise in seno la mano e poi la ritirò: ecco la sua mano era diventata lebbrosa, bianca come la neve. 7Egli disse: "Rimetti la mano nel seno!". Rimise in seno la mano e la tirò fuori: ecco era tornata come il resto della sua carne. 8"Dunque se non ti credono e non ascoltano la voce del primo segno, crederanno alla voce del secondo! 9Se non credono neppure a questi due segni e non ascolteranno la tua voce, allora prenderai acqua del Nilo e la verserai sulla terra asciutta: l'acqua che avrai presa dal Nilo diventerà sangue sulla terra asciutta". 10Mosè disse al Signore: "Mio Signore, io non sono un buon parlatore; non lo sono mai stato prima e neppure da quando tu hai cominciato a parlare al tuo servo, ma sono impacciato di bocca e di lingua". 11Il Signore gli disse: "Chi ha dato una bocca all'uomo o chi lo rende muto o sordo, veggente o cieco? Non sono forse io, il Signore? 12Ora va'! Io sarò con la tua bocca e ti insegnerò quello che dovrai dire". 13Mosè disse: "Perdonami, Signore mio, manda chi vuoi mandare!". 14Allora la collera del Signore si accese contro Mosè e gli disse: "Non vi è forse il tuo fratello Aronne, il levita? Io so che lui sa parlar bene. Anzi sta venendoti incontro. Ti vedrà e gioirà in cuor suo. 15Tu gli parlerai e metterai sulla sua bocca le parole da dire e io sarò con te e con lui mentre parlate e vi suggerirò quello che dovrete fare. 16Parlerà lui al popolo per te: allora egli sarà per te come bocca e tu farai per lui le veci di Dio. 17Terrai in mano questo bastone, con il quale tu compirai i prodigi". 18Mosè partì, tornò da Ietro suo suocero e gli disse: "Lascia che io parta e torni dai miei fratelli che sono in Egitto, per vedere se sono ancora vivi!". Ietro disse a Mosè: "Va' pure in pace!". 19Il Signore disse a Mosè in Madian: "Va', torna in Egitto, perché sono morti quanti insidiavano la tua vita!". 20Mosè prese la moglie e i figli, li fece salire sull'asino e tornò nel paese di Egitto. Mosè prese in mano anche il bastone di Dio. 21Il Signore disse a Mosè: "Mentre tu parti per tornare in Egitto, sappi che tu compirai alla presenza del faraone tutti i prodigi che ti ho messi in mano; ma io indurirò il suo cuore ed egli non lascerà partire il mio popolo. 22Allora tu dirai al faraone: Dice il Signore: Israele è il mio figlio primogenito. 23Io ti avevo detto: lascia partire il mio figlio perché mi serva! Ma tu hai rifiutato di lasciarlo partire. Ecco io faccio morire il tuo figlio primogenito!". 24Mentre si trovava in viaggio, nel luogo dove pernottava, il Signore gli venne contro e cercò di farlo morire. 25Allora Zippora prese una selce tagliente, recise il prepuzio del figlio e con quello gli toccò i piedi e disse: "Tu sei per me uno sposo di sangue". 26Allora si ritirò da lui. Essa aveva detto sposo di sangue a causa della circoncisione. 27Il Signore disse ad Aronne: "Va' incontro a Mosè nel deserto!". Andò e lo incontrò al monte di Dio e lo baciò. 28Mosè riferì ad Aronne tutte le parole con le quali il Signore lo aveva inviato e tutti i segni con i quali l'aveva accreditato. 29Mosè e Aronne andarono e adunarono tutti gli anziani degli Israeliti. 30Aronne parlò al popolo, riferendo tutte le parole che il Signore aveva dette a Mosè, e compì i segni davanti agli occhi del popolo. 31Allora il popolo credette. Essi intesero che il Signore aveva visitato gli Israeliti e che aveva visto la loro afflizione; si inginocchiarono e si prostrarono. 5 1Dopo, Mosè e Aronne vennero dal Faraone e gli annunziarono: "Dice il Signore, il Dio d'Israele: Lascia partire il mio popolo perché mi celebri una festa nel deserto!". 2Il faraone rispose: "Chi è il Signore, perché io debba ascoltare la sua voce per lasciar partire Israele? Non conosco il Signore e neppure lascerò partire Israele!". 3Ripresero: "Il Dio degli Ebrei si è presentato a noi. Ci sia dunque concesso di partire per un viaggio di tre giorni nel deserto e celebrare un sacrificio al Signore, nostro Dio, perché non ci colpisca di peste o di spada!". 4Il re di Egitto disse loro: "Perché, Mosè e Aronne, distogliete il popolo dai suoi lavori? Tornate ai vostri lavori!". 5Il faraone aggiunse: "Ecco, ora sono numerosi più del popolo del paese, voi li vorreste far cessare dai lavori forzati!". 6In quel giorno il faraone diede questi ordini ai sorveglianti del popolo e ai suoi scribi: "7Non darete più la paglia al popolo per fabbricare i mattoni come facevate prima. Si procureranno da sé la paglia. 8Però voi dovete esigere il numero di mattoni che facevano prima, senza ridurlo. Perché sono fannulloni; per questo protestano: Vogliamo partire, dobbiamo sacrificare al nostro Dio! 9Pesi dunque il lavoro su questi uomini e vi si trovino impegnati; non diano retta a parole false!". 10I sorveglianti del popolo e gli scribi uscirono e parlarono al popolo: "Ha ordinato il faraone: Io non vi dò più paglia. 11Voi stessi andate a procurarvela dove ne troverete, ma non diminuisca il vostro lavoro". 12Il popolo si disperse in tutto il paese d'Egitto a raccattare stoppie da usare come paglia. 13Ma i sorveglianti li sollecitavano dicendo: "Porterete a termine il vostro lavoro; ogni giorno il quantitativo giornaliero, come quando vi era la paglia". 14Bastonarono gli scribi degli Israeliti, quelli che i sorveglianti del faraone avevano costituiti loro capi, dicendo: "Perché non avete portato a termine anche ieri e oggi, come prima, il vostro numero di mattoni?". 15Allora gli scribi degli Israeliti vennero dal faraone a reclamare, dicendo: "Perché tratti così i tuoi servi? 16Paglia non vien data ai tuoi servi, ma i mattoni – ci si dice – fateli! Ed ecco i tuoi servi sono bastonati e la colpa è del tuo popolo!". 17Rispose: "Fannulloni siete, fannulloni! Per questo dite: Vogliamo partire, dobbiamo sacrificare al Signore. 18Ora andate, lavorate! Non vi sarà data paglia, ma voi darete lo stesso numero di mattoni". 19Gli scribi degli Israeliti si videro ridotti a mal partito, quando fu loro detto: "Non diminuirete affatto il numero giornaliero dei mattoni". 20Quando, uscendo dalla presenza del faraone, incontrarono Mosè e Aronne che stavano ad aspettarli, 21dissero loro: "Il Signore proceda contro di voi e giudichi; perché ci avete resi odiosi agli occhi del faraone e agli occhi dei suoi ministri, mettendo loro in mano la spada per ucciderci!". 22Allora Mosè si rivolse al Signore e disse: "Mio Signore, perché hai maltrattato questo popolo? Perché dunque mi hai inviato? 23Da quando sono venuto dal faraone per parlargli in tuo nome, egli ha fatto del male a questo popolo e tu non hai per nulla liberato il tuo popolo!". 6 1Il Signore disse a Mosè: "Ora vedrai quello che sto per fare al faraone con mano potente, li lascerà andare, anzi con mano potente li caccerà dal suo paese!". 2Dio parlò a Mosè e gli disse: "Io sono il Signore! 3Sono apparso ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe come Dio onnipotente, ma con il mio nome di Signore non mi son manifestato a loro. 4Ho anche stabilito la mia alleanza con loro, per dar loro il paese di Canaan, quel paese dov'essi soggiornarono come forestieri. 5Sono ancora io che ho udito il lamento degli Israeliti asserviti dagli Egiziani e mi sono ricordato della mia alleanza. 6Per questo di' agli Israeliti: Io sono il Signore! Vi sottrarrò ai gravami degli Egiziani, vi libererò dalla loro schiavitù e vi libererò con braccio teso e con grandi castighi. 7Io vi prenderò come mio popolo e diventerò il vostro Dio. Voi saprete che io sono il Signore, il vostro Dio, che vi sottrarrà ai gravami degli Egiziani. 8Vi farò entrare nel paese che ho giurato a mano alzata di dare ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe, e ve lo darò in possesso: io sono il Signore!". 9Mosè parlò così agli Israeliti, ma essi non ascoltarono Mosè, perché erano all'estremo della sopportazione per la dura schiavitù. 10Il Signore parlò a Mosè: 11"Va' e parla al faraone re d'Egitto, perché lasci partire dal suo paese gli Israeliti!". 12Mosè disse alla presenza del Signore: "Ecco gli Israeliti non mi hanno ascoltato: come vorrà ascoltarmi il faraone, mentre io ho la parola impacciata?". 13Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e diede loro un incarico presso gli Israeliti e presso il faraone re d'Egitto, per far uscire gli Israeliti dal paese d'Egitto. 14Questi sono i capi delle loro famiglie. Figli di Ruben, primogenito d'Israele: Enoch, Pallu, Chezron e Carmi; queste sono le famiglie di Ruben. 15Figli di Simeone: Iemuel, Iamin, Oad, Iachin, Socar e Saul, figlio della Cananea; queste sono le famiglie di Simeone. 16Questi sono i nomi dei figli di Levi secondo le loro generazioni: Gherson, Keat, Merari. Ora gli anni della vita di Levi furono centotrentasette. 17Figli di Gherson: Libni e Simei secondo le loro famiglie. 18Figli di Keat: Amran, Isear, Ebron e Uzziel. Ora gli anni della vita di Keat furono centotrentatré. 19Figli di Merari: Macli e Musi; queste sono le famiglie di Levi secondo le loro generazioni. 20Amram prese in moglie Iochebed, sua zia, la quale gli partorì Aronne e Mosè. Ora gli anni della vita di Amram furono centotrentasette. 21Figli di Isear: Core, Nefeg e Zicri. 22Figli di Uzziel: Misael, Elsafan, Sitri. 23Aronne prese in moglie Elisabetta, figlia di Amminadab, sorella di Nacason, dalla quale ebbe i figli Nadab, Abiu, Eleazaro e Itamar. 24Figli di Core: Assir, Elkana e Abiasaf; queste sono le famiglie dei Coreiti. 25Eleazaro, figlio di Aronne, prese in moglie una figlia di Putiel, la quale gli partorì Pincas. Questi sono i capi delle casate dei leviti, ordinati con le loro famiglie. 26Sono questi quell'Aronne e quel Mosè ai quali il Signore disse: "Fate uscire dal paese d'Egitto gli Israeliti, secondo le loro schiere!". 27Questi dissero al faraone re d'Egitto di lasciar uscire dall'Egitto gli Israeliti: Sono Mosè e Aronne. 28Questo avvenne quando il Signore parlò a Mosè nel paese di Egitto: 29il Signore disse a Mosè: "Io sono il Signore! Riferisci al faraone, re d'Egitto, quanto io ti dico". 30Mosè disse alla presenza del Signore: "Ecco ho la parola impacciata e come il faraone vorrà ascoltarmi?". 7 1Il Signore disse a Mosè: "Vedi, io ti ho posto a far le veci di Dio per il faraone: Aronne, tuo fratello, sarà il tuo profeta. 2Tu gli dirai quanto io ti ordinerò: Aronne, tuo fratello, parlerà al faraone perché lasci partire gli Israeliti dal suo paese. 3Ma io indurirò il cuore del faraone e moltiplicherò i miei segni e i miei prodigi nel paese d'Egitto. 4Il faraone non vi ascolterà e io porrò la mano contro l'Egitto e farò così uscire dal paese d'Egitto le mie schiere, il mio popolo degli Israeliti, con l'intervento di grandi castighi. 5Allora gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando stenderò la mano contro l'Egitto e farò uscire di mezzo a loro gli Israeliti!". 6Mosè e Aronne eseguirono quanto il Signore aveva loro comandato; operarono esattamente così. 7Mosè aveva ottant'anni e Aronne ottantatré, quando parlarono al faraone. 8Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: 9"Quando il faraone vi chiederà: Fate un prodigio a vostro sostegno! tu dirai ad Aronne: Prendi il bastone e gettalo davanti al faraone e diventerà un serpente!". 10Mosè e Aronne vennero dunque dal faraone ed eseguirono quanto il Signore aveva loro comandato: Aronne gettò il bastone davanti al faraone e davanti ai suoi servi ed esso divenne un serpente. 11Allora il faraone convocò i sapienti e gli incantatori, e anche i maghi dell'Egitto, con le loro magie, operarono la stessa cosa. 12Gettarono ciascuno il suo bastone e i bastoni divennero serpenti. Ma il bastone di Aronne inghiottì i loro bastoni. 13Però il cuore del faraone si ostinò e non diede loro ascolto, secondo quanto aveva predetto il Signore. 14Poi il Signore disse a Mosè: "Il cuore del faraone è irremovibile: si è rifiutato di lasciar partire il popolo. 15Va' dal faraone al mattino quando uscirà verso le acque. Tu starai davanti a lui sulla riva del Nilo, tenendo in mano il bastone che si è cambiato in serpente. 16Gli riferirai: Il Signore, il Dio degli Ebrei, mi ha inviato a dirti: Lascia partire il mio popolo, perché possa servirmi nel deserto; ma tu finora non hai obbedito. 17Dice il Signore: Da questo fatto saprai che io sono il Signore; ecco, con il bastone che ho in mano io batto un colpo sulle acque che sono nel Nilo: esse si muteranno in sangue. 18I pesci che sono nel Nilo moriranno e il Nilo ne diventerà fetido, così che gli Egiziani non potranno più bere le acque del Nilo!". 19Il Signore disse a Mosè: "Comanda ad Aronne: Prendi il tuo bastone e stendi la mano sulle acque degli Egiziani, sui loro fiumi, canali, stagni, e su tutte le loro raccolte di acqua; diventino sangue, e ci sia sangue in tutto il paese d'Egitto, perfino nei recipienti di legno e di pietra!". 20Mosè e Aronne eseguirono quanto aveva ordinato il Signore: Aronne alzò il bastone e percosse le acque che erano nel Nilo sotto gli occhi del faraone e dei suoi servi. Tutte le acque che erano nel Nilo si mutarono in sangue. 21I pesci che erano nel Nilo morirono e il Nilo ne divenne fetido, così che gli Egiziani non poterono più berne le acque. Vi fu sangue in tutto il paese d'Egitto. 22Ma i maghi dell'Egitto, con le loro magie, operarono la stessa cosa. Il cuore del faraone si ostinò e non diede loro ascolto, secondo quanto aveva predetto il Signore. 23Il faraone voltò le spalle e rientrò nella sua casa e non tenne conto neppure di questo fatto. 24Tutti gli Egiziani scavarono allora nei dintorni del Nilo per attingervi acqua da bere, perché non potevano bere le acque del Nilo. 25Sette giorni trascorsero dopo che il Signore aveva colpito il Nilo. 26Poi il Signore disse a Mosè: "Va' a riferire al faraone: Dice il Signore: Lascia andare il mio popolo perché mi possa servire! 27Se tu rifiuti di lasciarlo andare, ecco, io colpirò tutto il tuo territorio con le rane: 28il Nilo comincerà a pullulare di rane; esse usciranno, ti entreranno in casa, nella camera dove dormi e sul tuo letto, nella casa dei tuoi ministri e tra il tuo popolo, nei tuoi forni e nelle tue madie. 29Contro di te e contro tutti i tuoi ministri usciranno le rane". 8 1Il Signore disse a Mosè: "Comanda ad Aronne: Stendi la mano con il tuo bastone sui fiumi, sui canali e sugli stagni e fa' uscire le rane sul paese d'Egitto!". 2Aronne stese la mano sulle acque d'Egitto e le rane uscirono e coprirono il paese d'Egitto. 3Ma i maghi, con le loro magie, operarono la stessa cosa e fecero uscire le rane sul paese d'Egitto. 4Il faraone fece chiamare Mosè e Aronne e disse: "Pregate il Signore, perché allontani le rane da me e dal mio popolo; io lascerò andare il popolo, perché possa sacrificare al Signore!". 5Mosè disse al faraone: "Fammi l'onore di comandarmi per quando io devo pregare in favore tuo e dei tuoi ministri e del tuo popolo, per liberare dalle rane te e le tue case, in modo che ne rimangano soltanto nel Nilo". 6Rispose: "Per domani". Riprese: "Secondo la tua parola! Perché tu sappia che non esiste nessuno pari al Signore, nostro Dio, 7le rane si ritireranno da te e dalle tue case, dai tuoi servitori e dal tuo popolo: ne rimarranno soltanto nel Nilo". 8Mosè e Aronne si allontanarono dal faraone e Mosè supplicò il Signore riguardo alle rane, che aveva mandate contro il faraone. 9Il Signore operò secondo la parola di Mosè e le rane morirono nelle case, nei cortili e nei campi. 10Le raccolsero in tanti mucchi e il paese ne fu ammorbato. 11Ma il faraone vide ch'era intervenuto il sollievo, si ostinò e non diede loro ascolto, secondo quanto aveva predetto il Signore. 12Quindi il Signore disse a Mosè: "Comanda ad Aronne: Stendi il tuo bastone, percuoti la polvere della terra: essa si muterà in zanzare in tutto il paese d'Egitto". 13Così fecero: Aronne stese la mano con il suo bastone, colpì la polvere della terra e infierirono le zanzare sugli uomini e sulle bestie; tutta la polvere del paese si era mutata in zanzare in tutto l'Egitto. 14I maghi fecero la stessa cosa con le loro magie, per produrre zanzare, ma non riuscirono e le zanzare infierivano sugli uomini e sulle bestie. 15Allora i maghi dissero al faraone: "È il dito di Dio!". Ma il cuore del faraone si ostinò e non diede ascolto, secondo quanto aveva predetto il Signore. 16Poi il Signore disse a Mosè: "Alzati di buon mattino e presentati al faraone quando andrà alle acque; gli riferirai: Dice il Signore: Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire! 17Se tu non lasci partire il mio popolo, ecco manderò su di te, sui tuoi ministri, sul tuo popolo e sulle tue case i mosconi: le case degli Egiziani saranno piene di mosconi e anche il suolo sul quale essi si trovano. 18Ma in quel giorno io eccettuerò il paese di Gosen, dove dimora il mio popolo, in modo che là non vi siano mosconi, perché tu sappia che io, il Signore, sono in mezzo al paese! 19Così farò distinzione tra il mio popolo e il tuo popolo. Domani avverrà questo segno". 20Così fece il Signore: una massa imponente di mosconi entrò nella casa del faraone, nella casa dei suoi ministri e in tutto il paese d'Egitto; la regione era devastata a causa dei mosconi. 21Il faraone fece chiamare Mosè e Aronne e disse: "Andate a sacrificare al vostro Dio nel paese!". 22Ma rispose Mosè: "Non è opportuno far così perché quello che noi sacrifichiamo al Signore, nostro Dio, è abominio per gli Egiziani. Se noi facciamo un sacrificio abominevole agli Egiziani sotto i loro occhi, forse non ci lapideranno? 23Andremo nel deserto, a tre giorni di cammino, e sacrificheremo al Signore, nostro Dio, secondo quanto egli ci ordinerà!". 24Allora il faraone replicò: "Vi lascerò partire e potrete sacrificare al Signore nel deserto. Ma non andate troppo lontano e pregate per me". 25Rispose Mosè: "Ecco, uscirò dalla tua presenza e pregherò il Signore; domani i mosconi si ritireranno dal faraone, dai suoi ministri e dal suo popolo. Però il faraone cessi di burlarsi di noi, non lasciando partire il popolo, perché possa sacrificare al Signore!". 26Mosè si allontanò dal faraone e pregò il Signore. 27Il Signore agì secondo la parola di Mosè e allontanò i mosconi dal faraone, dai suoi ministri e dal suo popolo: non ne restò neppure uno. 28Ma il faraone si ostinò anche questa volta e non lasciò partire il popolo. 9 1Allora il Signore si rivolse a Mosè: "Va' a riferire al faraone: Dice il Signore, il Dio degli Ebrei: Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire! 2Se tu rifiuti di lasciarlo partire e lo trattieni ancora, 3ecco la mano del Signore viene sopra il tuo bestiame che è nella campagna, sopra i cavalli, gli asini, i cammelli, sopra gli armenti e le greggi, con una peste assai grave! 4Ma il Signore farà distinzione tra il bestiame di Israele e quello degli Egiziani, così che niente muoia di quanto appartiene agli Israeliti". 5Il Signore fissò la data, dicendo: "Domani il Signore compirà questa cosa nel paese!". 6Appunto il giorno dopo, il Signore compì questa cosa: morì tutto il bestiame degli Egiziani, ma del bestiame degli Israeliti non morì neppure un capo. 7Il faraone mandò a vedere ed ecco neppur un capo era morto del bestiame d'Israele. Ma il cuore del faraone rimase ostinato e non lasciò partire il popolo. 8Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: "Procuratevi una manciata di fuliggine di fornace: Mosè la getterà in aria sotto gli occhi del faraone. 9Essa diventerà un pulviscolo diffuso su tutto il paese d'Egitto e produrrà, sugli uomini e sulle bestie, un'ulcera con pustole, in tutto il paese d'Egitto". 10Presero dunque fuliggine di fornace, si posero alla presenza del faraone, Mosè la gettò in aria ed essa produsse ulcere pustolose, con eruzioni su uomini e bestie. 11I maghi non poterono stare alla presenza di Mosè a causa delle ulcere che li avevano colpiti come tutti gli Egiziani. 12Ma il Signore rese ostinato il cuore del faraone, il quale non diede loro ascolto, come il Signore aveva predetto a Mosè. 13Poi il Signore disse a Mosè: "Alzati di buon mattino, presentati al faraone e annunziagli: Dice il Signore, il Dio degli Ebrei: Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire! 14Perché questa volta io mando tutti i miei flagelli contro di te, contro i tuoi ministri e contro il tuo popolo, perché tu sappia che nessuno è come me su tutta la terra. 15Se fin da principio io avessi steso la mano per colpire te e il tuo popolo con la peste, tu saresti ormai cancellato dalla terra; 16invece ti ho lasciato vivere, per dimostrarti la mia potenza e per manifestare il mio nome in tutta la terra. 17Ancora ti opponi al mio popolo e non lo lasci partire! 18Ecco, io faccio cadere domani a questa stessa ora una grandine violentissima come non c'era mai stata in Egitto dal giorno della sua fondazione fino ad oggi. 19Manda dunque fin d'ora a mettere al riparo il tuo bestiame e quanto hai in campagna. Su tutti gli uomini e su tutti gli animali che si trovano in campagna e che non saranno ricondotti in casa, scenderà la grandine ed essi moriranno". 20Chi tra i ministri del faraone temeva il Signore fece ricoverare nella casa i suoi schiavi e il suo bestiame; 21chi invece non diede retta alla parola del Signore lasciò schiavi e bestiame in campagna. 22Il Signore disse a Mosè: "Stendi la mano verso il cielo: vi sia grandine in tutto il paese di Egitto, sugli uomini, sulle bestie e su tutte le erbe dei campi nel paese di Egitto!". 23Mosè stese il bastone verso il cielo e il Signore mandò tuoni e grandine; un fuoco guizzò sul paese e il Signore fece piovere grandine su tutto il paese d'Egitto. 24Ci furono grandine e folgori in mezzo alla grandine: grandinata così violenta non vi era mai stata in tutto il paese d'Egitto, dal tempo in cui era diventato nazione! 25La grandine colpì, in tutto il paese d'Egitto, quanto era nella campagna: uomini e bestie; la grandine colpì anche tutta l'erba della campagna e schiantò tutti gli alberi della campagna. 26Soltanto nel paese di Gosen, dove stavano gli Israeliti, non vi fu grandine. 27Allora il faraone mandò a chiamare Mosè e Aronne e disse loro: "Questa volta ho peccato: il Signore ha ragione; io e il mio popolo siamo colpevoli. 28Pregate il Signore: basta con i tuoni e la grandine! Vi lascerò partire e non resterete qui più oltre". 29Mosè gli rispose: "Quando sarò uscito dalla città, stenderò le mani verso il Signore: i tuoni cesseranno e non vi sarà più grandine, perché tu sappia che la terra è del Signore. 30Ma quanto a te e ai tuoi ministri, io so che ancora non temerete il Signore Dio". 31Ora il lino e l'orzo erano stati colpiti, perché l'orzo era in spiga e il lino in fiore; 32ma il grano e la spelta non erano stati colpiti, perché tardivi. 33Mosè si allontanò dal faraone e dalla città; stese allora le mani verso il Signore: i tuoni e la grandine cessarono e la pioggia non si rovesciò più sulla terra. 34Il faraone vide che la pioggia era cessata, come anche la grandine e i tuoni, e allora continuò a peccare e si ostinò, insieme con i suoi ministri. 35Il cuore del faraone si ostinò ed egli non lasciò partire gli Israeliti, come aveva predetto il Signore per mezzo di Mosè. 10 1Allora il Signore disse a Mosè: "Va' dal faraone, perché io ho reso irremovibile il suo cuore e il cuore dei suoi ministri, per operare questi miei prodigi in mezzo a loro 2e perché tu possa raccontare e fissare nella memoria di tuo figlio e di tuo nipote come io ho trattato gli Egiziani e i segni che ho compiuti in mezzo a loro e così saprete che io sono il Signore!". 3Mosè e Aronne entrarono dal faraone e gli dissero: "Dice il Signore, il Dio degli Ebrei: Fino a quando rifiuterai di piegarti davanti a me? Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire. 4Se tu rifiuti di lasciar partire il mio popolo, ecco io manderò da domani le cavallette sul tuo territorio. 5Esse copriranno il paese, così da non potersi più vedere il suolo: divoreranno ciò che è rimasto, che vi è stato lasciato dalla grandine, e divoreranno ogni albero che germoglia nella vostra campagna. 6Riempiranno le tue case, le case di tutti i tuoi ministri e le case di tutti gli Egiziani, cosa che non videro i tuoi padri, né i padri dei tuoi padri, da quando furono su questo suolo fino ad oggi!". Poi voltarono le spalle e uscirono dalla presenza del faraone. 7I ministri del faraone gli dissero: "Fino a quando costui resterà tra noi come una trappola? Lascia partire questa gente perché serva il Signore suo Dio! Non sai ancora che l'Egitto va in rovina?". 8Mosè e Aronne furono richiamati presso il faraone, che disse loro: "Andate, servite il Signore, vostro Dio! Ma chi sono quelli che devono partire?". 9Mosè disse: "Andremo con i nostri giovani e i nostri vecchi, con i figli e le figlie, con il nostro bestiame e le nostre greggi perché per noi è una festa del Signore". 10Rispose: "Il Signore sia con voi, come io intendo lasciar partire voi e i vostri bambini! Ma badate che voi avete di mira un progetto malvagio. 11Così non va! Partite voi uomini e servite il Signore, se davvero voi cercate questo!". Li allontanarono dal faraone. 12Allora il Signore disse a Mosè: "Stendi la mano sul paese d'Egitto per mandare le cavallette: assalgano il paese d'Egitto e mangino ogni erba di quanto la grandine ha risparmiato!". 13Mosè stese il bastone sul paese di Egitto e il Signore diresse sul paese un vento d'oriente per tutto quel giorno e tutta la notte. Quando fu mattina, il vento di oriente aveva portato le cavallette. 14Le cavallette assalirono tutto il paese d'Egitto e vennero a posarsi in tutto il territorio d'Egitto. Fu una cosa molto grave: tante non ve n'erano mai state prima, né vi furono in seguito. 15Esse coprirono tutto il paese, così che il paese ne fu oscurato; divorarono ogni erba della terra e ogni frutto d'albero che la grandine aveva risparmiato: nulla di verde rimase sugli alberi e delle erbe dei campi in tutto il paese di Egitto. 16Il faraone allora convocò in fretta Mosè e Aronne e disse: "Ho peccato contro il Signore, vostro Dio, e contro di voi. 17Ma ora perdonate il mio peccato anche questa volta e pregate il Signore vostro Dio perché almeno allontani da me questa morte!". 18Egli si allontanò dal faraone e pregò il Signore. 19Il Signore cambiò la direzione del vento e lo fece soffiare dal mare con grande forza: esso portò via le cavallette e le abbatté nel Mare Rosso; neppure una cavalletta rimase in tutto il territorio di Egitto. 20Ma il Signore rese ostinato il cuore del faraone, il quale non lasciò partire gli Israeliti. 21Poi il Signore disse a Mosè: "Stendi la mano verso il cielo: verranno tenebre sul paese di Egitto, tali che si potranno palpare!". 22Mosè stese la mano verso il cielo: vennero dense tenebre su tutto il paese d'Egitto, per tre giorni. 23Non si vedevano più l'un l'altro e per tre giorni nessuno si poté muovere dal suo posto. Ma per tutti gli Israeliti vi era luce là dove abitavano. 24Allora il faraone convocò Mosè e disse: "Partite, servite il Signore! Solo rimanga il vostro bestiame minuto e grosso! Anche i vostri bambini potranno partire con voi". 25Rispose Mosè: "Anche tu metterai a nostra disposizione sacrifici e olocausti e noi li offriremo al Signore nostro Dio. 26Anche il nostro bestiame partirà con noi: neppure un'unghia ne resterà qui. Perché da esso noi dobbiamo prelevare le vittime per servire il Signore, nostro Dio, e noi non sapremo come servire il Signore finché non saremo arrivati in quel luogo". 27Ma il Signore rese ostinato il cuore del faraone, il quale non volle lasciarli partire. 28Gli rispose dunque il faraone: "Vattene da me! Guardati dal ricomparire davanti a me, perché quando tu rivedrai la mia faccia morirai". 29Mosè disse: "Hai parlato bene: non vedrò più la tua faccia!". 11 1Il Signore disse a Mosè: "Ancora una piaga manderò contro il faraone e l'Egitto; dopo, egli vi lascerà partire di qui. Vi lascerà partire senza restrizione, anzi vi caccerà via di qui. 2Di' dunque al popolo, che ciascuno dal suo vicino e ciascuna dalla sua vicina si facciano dare oggetti d'argento e oggetti d'oro". 3Ora il Signore fece sì che il popolo trovasse favore agli occhi degli Egiziani. Inoltre Mosè era un uomo assai considerato nel paese d'Egitto, agli occhi dei ministri del faraone e del popolo. 4Mosè riferì: "Dice il Signore: Verso la metà della notte io uscirò attraverso l'Egitto: 5morirà ogni primogenito nel paese di Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito della schiava che sta dietro la mola, e ogni primogenito del bestiame. 6Un grande grido si alzerà in tutto il paese di Egitto, quale non vi fu mai e quale non si ripeterà mai più. 7Ma contro tutti gli Israeliti neppure un cane punterà la lingua, né contro uomini, né contro bestie, perché sappiate che il Signore fa distinzione tra l'Egitto e Israele. 8Tutti questi tuoi servi scenderanno a me e si prostreranno davanti a me, dicendo: Esci tu e tutto il popolo che ti segue! Dopo, io uscirò!". Mosè acceso di collera, si allontanò dal faraone. 9Il Signore aveva appunto detto a Mosè: "Il faraone non vi ascolterà, perché si moltiplichino i miei prodigi nel paese d'Egitto". 10Mosè e Aronne avevano fatto tutti questi prodigi davanti al faraone; ma il Signore aveva reso ostinato il cuore del faraone, il quale non lasciò partire gli Israeliti dal suo paese. 12 1Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d'Egitto: 2"Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno. 3Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. 4Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne. 5Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre 6e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto. 7Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare. 8In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. 9Non lo mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere. 10Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco. 11Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore! 12In quella notte io passerò per il paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore! 13Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d'Egitto. 14Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne. 15Per sette giorni voi mangerete azzimi. Già dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato dal giorno primo al giorno settimo, quella persona sarà eliminata da Israele. 16Nel primo giorno avrete una convocazione sacra; nel settimo giorno una convocazione sacra: durante questi giorni non si farà alcun lavoro; potrà esser preparato solo ciò che deve essere mangiato da ogni persona. 17Osservate gli azzimi, perché in questo stesso giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dal paese d'Egitto; osserverete questo giorno di generazione in generazione come rito perenne. 18Nel primo mese, il giorno quattordici del mese, alla sera, voi mangerete azzimi fino al ventuno del mese, alla sera. 19Per sette giorni non si troverà lievito nelle vostre case, perché chiunque mangerà del lievito, sarà eliminato dalla comunità di Israele, forestiero o nativo del paese. 20Non mangerete nulla di lievitato; in tutte le vostre dimore mangerete azzimi". 21Mosè convocò tutti gli anziani d'Israele e disse loro: "Andate a procurarvi un capo di bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la pasqua. 22Prenderete un fascio di issòpo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spruzzerete l'architrave e gli stipiti con il sangue del catino. Nessuno di voi uscirà dalla porta della sua casa fino al mattino. 23Il Signore passerà per colpire l'Egitto, vedrà il sangue sull'architrave e sugli stipiti: allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire. 24Voi osserverete questo comando come un rito fissato per te e per i tuoi figli per sempre. 25Quando poi sarete entrati nel paese che il Signore vi darà, come ha promesso, osserverete questo rito. 26Allora i vostri figli vi chiederanno: Che significa questo atto di culto? 27Voi direte loro: È il sacrificio della pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l'Egitto e salvò le nostre case". Il popolo si inginocchiò e si prostrò. 28Poi gli Israeliti se ne andarono ed eseguirono ciò che il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne; in tal modo essi fecero. 29A mezzanotte il Signore percosse ogni primogenito nel paese d'Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito del prigioniero nel carcere sotterraneo, e tutti i primogeniti del bestiame. 30Si alzò il faraone nella notte e con lui i suoi ministri e tutti gli Egiziani; un grande grido scoppiò in Egitto, perché non c'era casa dove non ci fosse un morto! 31Il faraone convocò Mosè e Aronne nella notte e disse: "Alzatevi e abbandonate il mio popolo, voi e gli Israeliti! Andate a servire il Signore come avete detto. 32Prendete anche il vostro bestiame e le vostre greggi, come avete detto, e partite! Benedite anche me!". 33Gli Egiziani fecero pressione sul popolo, affrettandosi a mandarli via dal paese, perché dicevano: "Stiamo per morire tutti!". 34Il popolo portò con sé la pasta prima che fosse lievitata, recando sulle spalle le madie avvolte nei mantelli. 35Gli Israeliti eseguirono l'ordine di Mosè e si fecero dare dagli Egiziani oggetti d'argento e d'oro e vesti. 36Il Signore fece sì che il popolo trovasse favore agli occhi degli Egiziani, i quali annuirono alle loro richieste. Così essi spogliarono gli Egiziani. 37Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di seicentomila uomini capaci di camminare, senza contare i bambini. 38Inoltre una grande massa di gente promiscua partì con loro e insieme greggi e armenti in gran numero. 39Fecero cuocere la pasta che avevano portata dall'Egitto in forma di focacce azzime, perché non era lievitata: erano infatti stati scacciati dall'Egitto e non avevano potuto indugiare; neppure si erano procurati provviste per il viaggio. 40Il tempo durante il quale gli Israeliti abitarono in Egitto fu di quattrocentotrent'anni. 41Al termine dei quattrocentotrent'anni, proprio in quel giorno, tutte le schiere del Signore uscirono dal paese d'Egitto. 42Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dal paese d'Egitto. Questa sarà una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli Israeliti, di generazione in generazione. 43Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: "Questo è il rito della pasqua: nessun straniero ne deve mangiare. 44Quanto a ogni schiavo acquistato con denaro, lo circonciderai e allora ne potrà mangiare. 45L'avventizio e il mercenario non ne mangeranno. 46In una sola casa si mangerà: non ne porterai la carne fuori di casa; non ne spezzerete alcun osso. 47Tutta la comunità d'Israele la celebrerà. 48Se un forestiero è domiciliato presso di te e vuol celebrare la pasqua del Signore, sia circonciso ogni suo maschio: allora si accosterà per celebrarla e sarà come un nativo del paese. Ma nessun non circonciso ne deve mangiare. 49Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero, che è domiciliato in mezzo a voi". 50Tutti gli Israeliti fecero così; come il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne, in tal modo operarono. 51Proprio in quel giorno il Signore fece uscire gli Israeliti dal paese d'Egitto, ordinati secondo le loro schiere. 13 1Il Signore disse a Mosè: 2"Consacrami ogni primogenito, il primo parto di ogni madre tra gli Israeliti – di uomini o di animali –: esso appartiene a me". 3Mosè disse al popolo: "Ricordati di questo giorno, nel quale siete usciti dall'Egitto, dalla condizione servile, perché con mano potente il Signore vi ha fatti uscire di là: non si mangi ciò che è lievitato. 4Oggi voi uscite nel mese di Abib. 5Quando il Signore ti avrà fatto entrare nel paese del Cananeo, dell'Hittita, dell'Amorreo, dell'Eveo e del Gebuseo, che ha giurato ai tuoi padri di dare a te, terra dove scorre latte e miele, allora tu compirai questo rito in questo mese. 6Per sette giorni mangerai azzimi. Nel settimo vi sarà una festa in onore del Signore. 7Nei sette giorni si mangeranno azzimi e non ci sarà presso di te ciò che è lievitato; non ci sarà presso di te il lievito, entro tutti i tuoi confini. 8In quel giorno tu istruirai tuo figlio: È a causa di quanto ha fatto il Signore per me, quando sono uscito dall'Egitto. 9Sarà per te segno sulla tua mano e ricordo fra i tuoi occhi, perché la legge del Signore sia sulla tua bocca. Con mano potente infatti il Signore ti ha fatto uscire dall'Egitto. 10Osserverai questo rito alla sua ricorrenza ogni anno. 11Quando il Signore ti avrà fatto entrare nel paese del Cananeo, come ha giurato a te e ai tuoi padri, e te lo avrà dato in possesso, 12tu riserverai per il Signore ogni primogenito del seno materno; ogni primo parto del bestiame, se di sesso maschile, appartiene al Signore. 13Riscatterai ogni primo parto dell'asino mediante un capo di bestiame minuto; se non lo riscatti, gli spaccherai la nuca. Riscatterai ogni primogenito dell'uomo tra i tuoi figli. 14Quando tuo figlio domani ti chiederà: Che significa ciò?, tu gli risponderai: Con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall'Egitto, dalla condizione servile. 15Poiché il faraone si ostinava a non lasciarci partire, il Signore ha ucciso ogni primogenito nel paese d'Egitto, i primogeniti degli uomini e i primogeniti del bestiame. Per questo io sacrifico al Signore ogni primo frutto del seno materno, se di sesso maschile, e riscatto ogni primogenito dei miei figli. 16Questo sarà un segno sulla tua mano, sarà un ornamento fra i tuoi occhi, per ricordare che con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall'Egitto". 17Quando il faraone lasciò partire il popolo, Dio non lo condusse per la strada del paese dei Filistei, benché fosse più corta, perché Dio pensava: "Altrimenti il popolo, vedendo imminente la guerra, potrebbe pentirsi e tornare in Egitto". 18Dio guidò il popolo per la strada del deserto verso il Mare Rosso. Gli Israeliti, ben armati uscivano dal paese d'Egitto. 19Mosè prese con sé le ossa di Giuseppe, perché questi aveva fatto giurare solennemente gli Israeliti: "Dio, certo, verrà a visitarvi; voi allora vi porterete via le mie ossa". 20Partirono da Succot e si accamparono a Etam, sul limite del deserto. 21Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte. 22Di giorno la colonna di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la colonna di fuoco durante la notte. 14 1Il Signore disse a Mosè: 2"Comanda agli Israeliti che tornino indietro e si accampino davanti a Pi-Achirot, tra Migdol e il mare, davanti a Baal-Zefon; di fronte ad esso vi accamperete presso il mare. 3Il faraone penserà degli Israeliti: Vanno errando per il paese; il deserto li ha bloccati! 4Io renderò ostinato il cuore del faraone ed egli li inseguirà; io dimostrerò la mia gloria contro il faraone e tutto il suo esercito, così gli Egiziani sapranno che io sono il Signore!". Essi fecero in tal modo. 5Quando fu riferito al re d'Egitto che il popolo era fuggito, il cuore del faraone e dei suoi ministri si rivolse contro il popolo. Dissero: "Che abbiamo fatto, lasciando partire Israele, così che più non ci serva!". 6Attaccò allora il cocchio e prese con sé i suoi soldati. 7Prese poi seicento carri scelti e tutti i carri di Egitto con i combattenti sopra ciascuno di essi. 8Il Signore rese ostinato il cuore del faraone, re di Egitto, il quale inseguì gli Israeliti mentre gli Israeliti uscivano a mano alzata. 9Gli Egiziani li inseguirono e li raggiunsero, mentre essi stavano accampati presso il mare: tutti i cavalli e i carri del faraone, i suoi cavalieri e il suo esercito si trovarono presso Pi-Achirot, davanti a Baal-Zefon. 10Quando il faraone fu vicino, gli Israeliti alzarono gli occhi: ecco, gli Egiziani muovevano il campo dietro di loro! Allora gli Israeliti ebbero grande paura e gridarono al Signore. 11Poi dissero a Mosè: "Forse perché non c'erano sepolcri in Egitto ci hai portati a morire nel deserto? Che hai fatto, portandoci fuori dall'Egitto? 12Non ti dicevamo in Egitto: Lasciaci stare e serviremo gli Egiziani, perché è meglio per noi servire l'Egitto che morire nel deserto?". 13Mosè rispose: "Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera per voi; perché gli Egiziani che voi oggi vedete, non li rivedrete mai più! 14Il Signore combatterà per voi, e voi starete tranquilli". 15Il Signore disse a Mosè: "Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. 16Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all'asciutto. 17Ecco io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. 18Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri". 19L'angelo di Dio, che precedeva l'accampamento d'Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro. 20Venne così a trovarsi tra l'accampamento degli Egiziani e quello d'Israele. Ora la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte. 21Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento d'oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. 22Gli Israeliti entrarono nel mare asciutto, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. 23Gli Egiziani li inseguirono con tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri, entrando dietro di loro in mezzo al mare. 24Ma alla veglia del mattino il Signore dalla colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. 25Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: "Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!". 26Il Signore disse a Mosè: "Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri". 27Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. 28Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l'esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. 29Invece gli Israeliti avevano camminato sull'asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. 30In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; 31Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l'Egitto e il popolo temette il Signore e credette in lui e nel suo servo Mosè. 15 1Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero: "Voglio cantare in onore del Signore: perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere. 2Mia forza e mio canto è il Signore, egli mi ha salvato. È il mio Dio e lo voglio lodare, è il Dio di mio padre e lo voglio esaltare! 3Il Signore è prode in guerra, si chiama Signore. 4I carri del faraone e il suo esercito ha gettato nel mare e i suoi combattenti scelti furono sommersi nel Mare Rosso. 5Gli abissi li ricoprirono, sprofondarono come pietra. 6La tua destra, Signore, terribile per la potenza, la tua destra, Signore, annienta il nemico; 7con sublime grandezza abbatti i tuoi avversari, scateni il tuo furore che li divora come paglia. 8Al soffio della tua ira si accumularono le acque, si alzarono le onde come un argine, si rappresero gli abissi in fondo al mare. 9Il nemico aveva detto: Inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino, se ne sazierà la mia brama; sfodererò la spada, li conquisterà la mia mano! 10Soffiasti con il tuo alito: il mare li coprì, sprofondarono come piombo in acque profonde. 11Chi è come te fra gli dèi, Signore? Chi è come te, maestoso in santità, tremendo nelle imprese, operatore di prodigi? 12Stendesti la destra: la terra li inghiottì. 13Guidasti con il tuo favore questo popolo che hai riscattato, lo conducesti con forza alla tua santa dimora. 14Hanno udito i popoli e tremano; dolore incolse gli abitanti della Filistea. 15Già si spaventano i capi di Edom, i potenti di Moab li prende il timore; tremano tutti gli abitanti di Canaan. 16Piombano sopra di loro la paura e il terrore; per la potenza del tuo braccio restano immobili come pietra, finché sia passato il tuo popolo, Signore, finché sia passato questo tuo popolo che ti sei acquistato. 17Lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità, luogo che per tua sede, Signore, hai preparato, santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato. 18Il Signore regna in eterno e per sempre!". 19Quando infatti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri furono entrati nel mare, il Signore fece tornare sopra di essi le acque del mare, mentre gli Israeliti avevano camminato sull'asciutto in mezzo al mare. 20Allora Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un timpano: dietro a lei uscirono le donne con i timpani, formando cori di danze. 21Maria fece loro cantare il ritornello: "Cantate al Signore perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare cavallo e cavaliere!". 22Mosè fece levare l'accampamento di Israele dal Mare Rosso ed essi avanzarono verso il deserto di Sur. Camminarono tre giorni nel deserto e non trovarono acqua. 23Arrivarono a Mara, ma non potevano bere le acque di Mara, perché erano amare. Per questo erano state chiamate Mara. 24Allora il popolo mormorò contro Mosè: "Che berremo?". 25Egli invocò il Signore, il quale gli indicò un legno. Lo gettò nell'acqua e l'acqua divenne dolce. In quel luogo il Signore impose al popolo una legge e un diritto; in quel luogo lo mise alla prova. 26Disse: "Se tu ascolterai la voce del Signore tuo Dio e farai ciò che è retto ai suoi occhi, se tu presterai orecchio ai suoi ordini e osserverai tutte le sue leggi, io non t'infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitte agli Egiziani, perché io sono il Signore, colui che ti guarisce!". 27Poi arrivarono a Elim, dove sono dodici sorgenti di acqua e settanta palme. Qui si accamparono presso l'acqua. 16 1Levarono l'accampamento da Elim e tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin, che si trova tra Elim e il Sinai, il quindici del secondo mese dopo la loro uscita dal paese d'Egitto. 2Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. 3Gli Israeliti dissero loro: "Fossimo morti per mano del Signore nel paese d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine". 4Allora il Signore disse a Mosè: "Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina secondo la mia legge o no. 5Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che raccoglieranno ogni altro giorno". 6Mosè e Aronne dissero a tutti gli Israeliti: "Questa sera saprete che il Signore vi ha fatti uscire dal paese d'Egitto; 7domani mattina vedrete la Gloria del Signore; poiché egli ha inteso le vostre mormorazioni contro di lui. Noi infatti che cosa siamo, perché mormoriate contro di noi?". 8Mosè disse: "Quando il Signore vi darà alla sera la carne da mangiare e alla mattina il pane a sazietà, sarà perché il Signore ha inteso le mormorazioni, con le quali mormorate contro di lui. Noi infatti che cosa siamo? Non contro di noi vanno le vostre mormorazioni, ma contro il Signore". 9Mosè disse ad Aronne: "Dà questo comando a tutta la comunità degli Israeliti: Avvicinatevi alla presenza del Signore, perché egli ha inteso le vostre mormorazioni!". 10Ora mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco la Gloria del Signore apparve nella nube. 11Il Signore disse a Mosè: 12"Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore vostro Dio". 13Ora alla sera le quaglie salirono e coprirono l'accampamento; al mattino vi era uno strato di rugiada intorno all'accampamento. 14Poi lo strato di rugiada svanì ed ecco sulla superficie del deserto vi era una cosa minuta e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. 15Gli Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: "Man hu: che cos'è?", perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: "È il pane che il Signore vi ha dato in cibo. 16Ecco che cosa comanda il Signore: Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa, secondo il numero delle persone con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda". 17Così fecero gli Israeliti. Ne raccolsero chi molto chi poco. 18Si misurò con l'omer: colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo, colui che ne aveva preso di meno non ne mancava: avevano raccolto secondo quanto ciascuno poteva mangiarne. 19Poi Mosè disse loro: "Nessuno ne faccia avanzare fino al mattino". 20Essi non obbedirono a Mosè e alcuni ne conservarono fino al mattino; ma vi si generarono vermi e imputridì. Mosè si irritò contro di loro. 21Essi dunque ne raccoglievano ogni mattina secondo quanto ciascuno mangiava; quando il sole cominciava a scaldare, si scioglieva. 22Nel sesto giorno essi raccolsero il doppio di quel pane, due omer a testa. Allora tutti i principi della comunità vennero ad informare Mosè. 23E disse loro: "È appunto ciò che ha detto il Signore: Domani è sabato, riposo assoluto consacrato al Signore. Ciò che avete da cuocere, cuocetelo; ciò che avete da bollire, bollitelo; quanto avanza, tenetelo in serbo fino a domani mattina". 24Essi lo misero in serbo fino al mattino, come aveva ordinato Mosè, e non imputridì, né vi si trovarono vermi. 25Disse Mosè: "Mangiatelo oggi, perché è sabato in onore del Signore: oggi non lo troverete nella campagna. 26Sei giorni lo raccoglierete, ma il settimo giorno è sabato: non ve ne sarà". 27Nel settimo giorno alcuni del popolo uscirono per raccoglierne, ma non ne trovarono. 28Disse allora il Signore a Mosè: "Fino a quando rifiuterete di osservare i miei ordini e le mie leggi? 29Vedete che il Signore vi ha dato il sabato! Per questo egli vi dà al sesto giorno il pane per due giorni. Restate ciascuno al proprio posto! Nel settimo giorno nessuno esca dal luogo dove si trova". 30Il popolo dunque riposò nel settimo giorno. 31La casa d'Israele la chiamò manna. Era simile al seme del coriandolo e bianca; aveva il sapore di una focaccia con miele. 32Mosè disse: "Questo ha ordinato il Signore: Riempitene un omer e conservatelo per i vostri discendenti, perché vedano il pane che vi ho dato da mangiare nel deserto, quando vi ho fatti uscire dal paese d'Egitto". 33Mosè disse quindi ad Aronne: "Prendi un'urna e mettici un omer completo di manna; deponila davanti al Signore e conservala per i vostri discendenti". 34Secondo quanto il Signore aveva ordinato a Mosè, Aronne la depose per conservarla davanti alla Testimonianza. 35Gli Israeliti mangiarono la manna per quarant'anni, fino al loro arrivo in una terra abitata, mangiarono cioè la manna finché furono arrivati ai confini del paese di Canaan. 36L'omer è la decima parte di un efa. 17 1Tutta la comunità degli Israeliti levò l'accampamento dal deserto di Sin, secondo l'ordine che il Signore dava di tappa in tappa, e si accampò a Refidim. Ma non c'era acqua da bere per il popolo. 2Il popolo protestò contro Mosè: "Dateci acqua da bere!". Mosè disse loro: "Perché protestate con me? Perché mettete alla prova il Signore?". 3In quel luogo dunque il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: "Perché ci hai fatti uscire dall'Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?". 4Allora Mosè invocò l'aiuto del Signore, dicendo: "Che farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!". 5Il Signore disse a Mosè: "Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani di Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va'! 6Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà". Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d'Israele. 7Si chiamò quel luogo Massa e Meriba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: "Il Signore è in mezzo a noi sì o no?". 8Allora Amalek venne a combattere contro Israele a Refidim. 9Mosè disse a Giosuè: "Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalek. Domani io starò ritto sulla cima del colle con in mano il bastone di Dio". 10Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalek, mentre Mosè, Aronne, e Cur salirono sulla cima del colle. 11Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte Amalek. 12Poiché Mosè sentiva pesare le mani dalla stanchezza, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l'altro dall'altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. 13Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo passandoli poi a fil di spada. 14Allora il Signore disse a Mosè: "Scrivi questo per ricordo nel libro e mettilo negli orecchi di Giosuè: io cancellerò del tutto la memoria di Amalek sotto il cielo!". 15Allora Mosè costruì un altare, lo chiamò "Il Signore è il mio vessillo" 16e disse: "Una mano s'è levata sul trono del Signore: vi sarà guerra del Signore contro Amalek di generazione in generazione!". 18 1Ietro, sacerdote di Madian, suocero di Mosè, venne a sapere quanto Dio aveva operato per Mosè e per Israele, suo popolo, come il Signore aveva fatto uscire Israele dall'Egitto. 2Allora Ietro prese con sé Zippora, moglie di Mosè, che prima egli aveva rimandata, 3e insieme i due figli di lei, uno dei quali si chiamava Gherson, perché egli aveva detto: "Sono un emigrato in terra straniera", 4e l'altro si chiamava Eliezer, perché "Il Dio di mio padre è venuto in mio aiuto e mi ha liberato dalla spada del faraone". 5Ietro dunque, suocero di Mosè, con i figli e la moglie di lui venne da Mosè nel deserto, dove era accampato, presso la montagna di Dio. 6Egli fece dire a Mosè: "Sono io, Ietro, tuo suocero, che vengo da te con tua moglie e i suoi due figli!". 7Mosè andò incontro al suocero, si prostrò davanti a lui e lo baciò; poi si informarono l'uno della salute dell'altro ed entrarono sotto la tenda. 8Mosè raccontò al suocero quanto il Signore aveva fatto al faraone e agli Egiziani per Israele, tutte le difficoltà loro capitate durante il viaggio, dalle quali il Signore li aveva liberati. 9Ietro gioì di tutti i benefici che il Signore aveva fatti a Israele, quando lo aveva liberato dalla mano degli Egiziani. 10Disse Ietro: "Benedetto sia il Signore, che vi ha liberati dalla mano degli Egiziani e dalla mano del faraone: egli ha strappato questo popolo dalla mano dell'Egitto! 11Ora io so che il Signore è più grande di tutti gli dèi, poiché egli ha operato contro gli Egiziani con quelle stesse cose di cui essi si vantavano". 12Poi Ietro, suocero di Mosè, offrì un olocausto e sacrifici a Dio. Vennero Aronne e tutti gli anziani d'Israele e fecero un banchetto con il suocero di Mosè davanti a Dio. 13Il giorno dopo Mosè sedette a render giustizia al popolo e il popolo si trattenne presso Mosè dalla mattina fino alla sera. 14Allora Ietro, visto quanto faceva per il popolo, gli disse: "Che cos'è questo che fai per il popolo? Perché siedi tu solo, mentre il popolo sta presso di te dalla mattina alla sera?". 15Mosè rispose al suocero: "Perché il popolo viene da me per consultare Dio. 16Quando hanno qualche questione, vengono da me e io giudico le vertenze tra l'uno e l'altro e faccio conoscere i decreti di Dio e le sue leggi". 17Il suocero di Mosè gli disse: "Non va bene quello che fai! 18Finirai per soccombere, tu e il popolo che è con te, perché il compito è troppo pesante per te; tu non puoi attendervi da solo. 19Ora ascoltami: ti voglio dare un consiglio e Dio sia con te! Tu sta' davanti a Dio in nome del popolo e presenta le questioni a Dio. 20A loro spiegherai i decreti e le leggi; indicherai loro la via per la quale devono camminare e le opere che devono compiere. 21Invece sceglierai tra tutto il popolo uomini integri che temono Dio, uomini retti che odiano la venalità e li costituirai sopra di loro come capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine e capi di decine. 22Essi dovranno giudicare il popolo in ogni circostanza; quando vi sarà una questione importante, la sottoporranno a te, mentre essi giudicheranno ogni affare minore. Così ti alleggerirai il peso ed essi lo porteranno con te. 23Se tu fai questa cosa e se Dio te la comanda, potrai resistere e anche questo popolo arriverà in pace alla sua mèta". 24Mosè ascoltò la voce del suocero e fece quanto gli aveva suggerito. 25Mosè dunque scelse uomini capaci in tutto Israele e li costituì alla testa del popolo come capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine e capi di decine. 26Essi giudicavano il popolo in ogni circostanza: quando avevano affari difficili li sottoponevano a Mosè, ma giudicavano essi stessi tutti gli affari minori. 27Poi Mosè congedò il suocero, il quale tornò al suo paese. 19 1Al terzo mese dall'uscita degli Israeliti dal paese di Egitto, proprio in quel giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. 2Levato l'accampamento da Refidim, arrivarono al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte. 3Mosè salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: "Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: 4Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. 5Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! 6Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste parole dirai agli Israeliti". 7Mosè andò, convocò gli anziani del popolo e riferì loro tutte queste parole, come gli aveva ordinato il Signore. 8Tutto il popolo rispose insieme e disse: "Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!". Mosè tornò dal Signore e riferì le parole del popolo. 9Il Signore disse a Mosè: "Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube, perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano sempre anche a te". Mosè riferì al Signore le parole del popolo. 10Il Signore disse a Mosè: "Va' dal popolo e purificalo oggi e domani: lavino le loro vesti 11e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai alla vista di tutto il popolo. 12Fisserai per il popolo un limite tutto attorno, dicendo: Guardatevi dal salire sul monte e dal toccare le falde. Chiunque toccherà il monte sarà messo a morte. 13Nessuna mano però dovrà toccare costui: dovrà essere lapidato o colpito con tiro di arco. Animale o uomo non dovrà sopravvivere. Quando suonerà il corno, allora soltanto essi potranno salire sul monte". 14Mosè scese dal monte verso il popolo; egli fece purificare il popolo ed essi lavarono le loro vesti. 15Poi disse al popolo: "Siate pronti in questi tre giorni: non unitevi a donna". 16Appunto al terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di tromba: tutto il popolo che era nell'accampamento fu scosso da tremore. 17Allora Mosè fece uscire il popolo dall'accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte. 18Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. 19Il suono della tromba diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono. 20Il Signore scese dunque sul monte Sinai, sulla vetta del monte, e il Signore chiamò Mosè sulla vetta del monte. Mosè salì. 21Poi il Signore disse a Mosè: "Scendi, scongiura il popolo di non irrompere verso il Signore per vedere, altrimenti ne cadrà una moltitudine! 22Anche i sacerdoti, che si avvicinano al Signore, si tengano in stato di purità, altrimenti il Signore si avventerà contro di loro!". 23Mosè disse al Signore: "Il popolo non può salire al monte Sinai, perché tu stesso ci hai avvertiti dicendo: Fissa un limite verso il monte e dichiaralo sacro". 24Il Signore gli disse: "Va', scendi, poi salirai tu e Aronne con te. Ma i sacerdoti e il popolo non si precipitino per salire verso il Signore, altrimenti egli si avventerà contro di loro!". 25Mosè scese verso il popolo e parlò. 20 1Dio allora pronunciò tutte queste parole: 2"Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: 3non avrai altri dèi di fronte a me. 4Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. 5Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, 6ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi. 7Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano. 8Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: 9sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; 10ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. 11Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro. 12Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio. 13Non uccidere. 14Non commettere adulterio. 15Non rubare. 16Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. 17Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo". 18Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano. 19Allora dissero a Mosè: "Parla tu a noi e noi ascolteremo, ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!". 20Mosè disse al popolo: "Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore vi sia sempre presente e non pecchiate". 21Il popolo si tenne dunque lontano, mentre Mosè avanzò verso la nube oscura, nella quale era Dio. 22Il Signore disse a Mosè: "Dirai agli Israeliti: Avete visto che vi ho parlato dal cielo! 23Non fate dèi d'argento e dèi d'oro accanto a me: non fatene per voi! 24Farai per me un altare di terra e, sopra, offrirai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni luogo dove io vorrò ricordare il mio nome, verrò a te e ti benedirò. 25Se tu mi fai un altare di pietra, non lo costruirai con pietra tagliata, perché alzando la tua lama su di essa, tu la renderesti profana. 26Non salirai sul mio altare per mezzo di gradini, perché là non si scopra la tua nudità. 21 1Queste sono le norme che tu esporrai loro. 2Quando tu avrai acquistato uno schiavo ebreo, egli ti servirà per sei anni e nel settimo potrà andarsene libero, senza riscatto. 3Se è entrato solo, uscirà solo; se era coniugato, sua moglie se ne andrà con lui. 4Se il suo padrone gli ha dato moglie e questa gli ha partorito figli o figlie, la donna e i suoi figli saranno proprietà del padrone ed egli se ne andrà solo. 5Ma se lo schiavo dice: Io sono affezionato al mio padrone, a mia moglie, ai miei figli; non voglio andarmene in libertà, 6allora il suo padrone lo condurrà davanti a Dio, lo farà accostare al battente o allo stipite della porta e gli forerà l'orecchio con la lesina; quegli sarà suo schiavo per sempre. 7Quando un uomo venderà la figlia come schiava, essa non se ne andrà come se ne vanno gli schiavi. 8Se essa non piace al padrone, che così non se la prende come concubina, la farà riscattare. Comunque egli non può venderla a gente straniera, agendo con frode verso di lei. 9Se egli la vuol dare come concubina al proprio figlio, si comporterà nei suoi riguardi secondo il diritto delle figlie. 10Se egli ne prende un'altra per sé, non diminuirà alla prima il nutrimento, il vestiario, la coabitazione. 11Se egli non fornisce a lei queste cose, essa potrà andarsene, senza che sia pagato il prezzo del riscatto. 12Colui che colpisce un uomo causandone la morte, sarà messo a morte. 13Però per colui che non ha teso insidia, ma che Dio gli ha fatto incontrare, io ti fisserò un luogo dove potrà rifugiarsi. 14Ma, quando un uomo attenta al suo prossimo per ucciderlo con inganno, allora lo strapperai anche dal mio altare, perché sia messo a morte. 15Colui che percuote suo padre o sua madre sarà messo a morte. 16Colui che rapisce un uomo e lo vende, se lo si trova ancora in mano a lui, sarà messo a morte. 17Colui che maledice suo padre o sua madre sarà messo a morte. 18Quando alcuni uomini rissano e uno colpisce il suo prossimo con una pietra o con il pugno e questi non è morto, ma debba mettersi a letto, 19se poi si alza ed esce con il bastone, chi lo ha colpito sarà ritenuto innocente, ma dovrà pagare il riposo forzato e procurargli le cure. 20Quando un uomo colpisce con il bastone il suo schiavo o la sua schiava e gli muore sotto le sue mani, si deve fare vendetta. 21Ma se sopravvive un giorno o due, non sarà vendicato, perché è acquisto del suo denaro. 22Quando alcuni uomini rissano e urtano una donna incinta, così da farla abortire, se non vi è altra disgrazia, si esigerà un'ammenda, secondo quanto imporrà il marito della donna, e il colpevole pagherà attraverso un arbitrato. 23Ma se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita: 24occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, 25bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido. 26Quando un uomo colpisce l'occhio del suo schiavo o della sua schiava e lo acceca, gli darà la libertà in compenso dell'occhio. 27Se fa cadere il dente del suo schiavo o della sua schiava, gli darà la libertà in compenso del dente. 28Quando un bue cozza con le corna contro un uomo o una donna e ne segue la morte, il bue sarà lapidato e non se ne mangerà la carne. Però il proprietario del bue è innocente. 29Ma se il bue era solito cozzare con le corna già prima e il padrone era stato avvisato e non lo aveva custodito, se ha causato la morte di un uomo o di una donna, il bue sarà lapidato e anche il suo padrone dev'essere messo a morte. 30Se invece gli viene imposta una compensazione, egli pagherà il riscatto della propria vita, secondo quanto gli verrà imposto. 31Se cozza con le corna contro un figlio o se cozza contro una figlia, si procederà nella stessa maniera. 32Se il bue colpisce con le corna uno schiavo o una schiava, si pagheranno al padrone trenta sicli d'argento e il bue sarà lapidato. 33Quando un uomo lascia una cisterna aperta oppure quando un uomo scava una cisterna e non la copre, se vi cade un bue o un asino, 34il proprietario della cisterna deve dare l'indennizzo: verserà il denaro al padrone della bestia e l'animale morto gli apparterrà. 35Quando il bue di un uomo cozza contro il bue del suo prossimo e ne causa la morte, essi venderanno il bue vivo e se ne divideranno il prezzo; si divideranno anche la bestia morta. 36Ma se è notorio che il bue cozzava già prima e il suo padrone non lo ha custodito, egli dovrà dare come indennizzo bue per bue e la bestia morta gli apparterrà. 37Quando un uomo ruba un bue o un montone e poi lo scanna o lo vende, darà come indennizzo cinque capi di grosso bestiame per il bue e quattro capi di bestiame per il montone. 22 1Se un ladro viene sorpreso mentre sta facendo una breccia in un muro e viene colpito e muore, non vi è vendetta di sangue. 2Ma se il sole si era già alzato su di lui, a suo riguardo vi è vendetta di sangue. Il ladro dovrà dare l'indennizzo: se non avrà di che pagare, sarà venduto in compenso dell'oggetto rubato. 3Se si trova ancora in vita e in suo possesso ciò che è stato rubato, si tratti di bue, di asino o di montone, restituirà il doppio. 4Quando un uomo usa come pascolo un campo o una vigna e lascia che il suo bestiame vada a pascolare nel campo altrui, deve dare l'indennizzo con il meglio del suo campo e con il meglio della sua vigna. 5Quando un fuoco si propaga e si attacca ai cespugli spinosi, se viene bruciato un mucchio di covoni o il grano in spiga o il grano in erba, colui che ha provocato l'incendio darà l'indennizzo. 6Quando un uomo dà in custodia al suo prossimo argento od oggetti e poi nella casa di questo uomo viene commesso un furto, se si trova il ladro, restituirà il doppio. 7Se il ladro non si trova, il padrone della casa si accosterà a Dio per giurare che non ha allungato la mano sulla proprietà del suo prossimo. 8Qualunque sia l'oggetto di una frode, si tratti di un bue, di un asino, di un montone, di una veste, di qualunque oggetto perduto, di cui uno dice: "È questo!", la causa delle due parti andrà fino a Dio: colui che Dio dichiarerà colpevole restituirà il doppio al suo prossimo. 9Quando un uomo dà in custodia al suo prossimo un asino o un bue o un capo di bestiame minuto o qualsiasi bestia, se la bestia è morta o si è prodotta una frattura o è stata rapita senza testimone, 10tra le due parti interverrà un giuramento per il Signore, per dichiarare che il depositario non ha allungato la mano sulla proprietà del suo prossimo. Il padrone della bestia accetterà e l'altro non dovrà restituire. 11Ma se la bestia è stata rubata quando si trovava presso di lui, pagherà l'indennizzo al padrone di essa. 12Se invece è stata sbranata, la porterà in testimonianza e non dovrà dare l'indennizzo per la bestia sbranata. 13Quando un uomo prende in prestito dal suo prossimo una bestia e questa si è prodotta una frattura o è morta in assenza del padrone, dovrà pagare l'indennizzo. 14Ma se il padrone si trova presente, non deve restituire; se si tratta di una bestia presa a nolo, la sua perdita è compensata dal prezzo del noleggio. 15Quando un uomo seduce una vergine non ancora fidanzata e pecca con lei, ne pagherà la dote nuziale ed essa diverrà sua moglie. 16Se il padre di lei si rifiuta di dargliela, egli dovrà versare una somma di denaro pari alla dote nuziale delle vergini. 17Non lascerai vivere colei che pratica la magìa. 18Chiunque si abbrutisce con una bestia sia messo a morte. 19Colui che offre un sacrificio agli dèi, oltre al solo Signore, sarà votato allo sterminio. 20Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto. 21Non maltratterai la vedova o l'orfano. 22Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l'aiuto, io ascolterò il suo grido, 23la mia collera si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani. 24Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all'indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse. 25Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai al tramonto del sole, 26perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando invocherà da me l'aiuto, io ascolterò il suo grido, perché io sono pietoso. 27Non bestemmierai Dio e non maledirai il principe del tuo popolo. 28Non ritarderai l'offerta di ciò che riempie il tuo granaio e di ciò che stilla dal tuo frantoio. Il primogenito dei tuoi figli lo darai a me. 29Così farai per il tuo bue e per il tuo bestiame minuto: sette giorni resterà con sua madre, l'ottavo giorno me lo darai. 30Voi sarete per me uomini santi: non mangerete la carne di una bestia sbranata nella campagna, la getterete ai cani. 23 1Non spargerai false dicerie; non presterai mano al colpevole per essere testimone in favore di un'ingiustizia. 2Non seguirai la maggioranza per agire male e non deporrai in processo per deviare verso la maggioranza, per falsare la giustizia. 3Non favorirai nemmeno il debole nel suo processo. 4Quando incontrerai il bue del tuo nemico o il suo asino dispersi, glieli dovrai ricondurre. 5Quando vedrai l'asino del tuo nemico accasciarsi sotto il carico, non abbandonarlo a se stesso: mettiti con lui ad aiutarlo. 6Non farai deviare il giudizio del povero, che si rivolge a te nel suo processo. 7Ti terrai lontano da parola menzognera. Non far morire l'innocente e il giusto, perché io non assolvo il colpevole. 8Non accetterai doni, perché il dono acceca chi ha gli occhi aperti e perverte anche le parole dei giusti. 9Non opprimerai il forestiero: anche voi conoscete la vita del forestiero, perché siete stati forestieri nel paese d'Egitto. 10Per sei anni seminerai la tua terra e ne raccoglierai il prodotto, 11ma nel settimo anno non la sfrutterai e la lascerai incolta: ne mangeranno gli indigenti del tuo popolo e ciò che lasceranno sarà divorato dalle bestie della campagna. Così farai per la tua vigna e per il tuo oliveto. 12Per sei giorni farai i tuoi lavori, ma nel settimo giorno farai riposo, perché possano goder quiete il tuo bue e il tuo asino e possano respirare i figli della tua schiava e il forestiero. 13Farete attenzione a quanto vi ho detto: non pronunciate il nome di altri dèi; non si senta sulla tua bocca! 14Tre volte all'anno farai festa in mio onore: 15Osserverai la festa degli azzimi: mangerai azzimi durante sette giorni, come ti ho ordinato, nella ricorrenza del mese di Abib, perché in esso sei uscito dall'Egitto. Non si dovrà comparire davanti a me a mani vuote. 16Osserverai la festa della mietitura, delle primizie dei tuoi lavori, di ciò che semini nel campo; la festa del raccolto, al termine dell'anno, quando raccoglierai il frutto dei tuoi lavori nei campi. 17Tre volte all'anno ogni tuo maschio comparirà alla presenza del Signore Dio. 18Non offrirai con pane lievitato il sangue del sacrificio in mio onore e il grasso della vittima per la mia festa non starà fino al mattino. 19Il meglio delle primizie del tuo suolo lo porterai alla casa del Signore, tuo Dio. Non farai cuocere un capretto nel latte di sua madre. 20Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. 21Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui. 22Se tu ascolti la sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l'avversario dei tuoi avversari. 23Quando il mio angelo camminerà alla tua testa e ti farà entrare presso l'Amorreo, l'Hittita, il Perizzita, il Cananeo, l'Eveo e il Gebuseo e io li distruggerò, 24tu non ti prostrerai davanti ai loro dèi e non li servirai; tu non ti comporterai secondo le loro opere, ma dovrai demolire e dovrai frantumare le loro stele. 25Voi servirete al Signore, vostro Dio. Egli benedirà il tuo pane e la tua acqua. Terrò lontana da te la malattia. 26Non vi sarà nel tuo paese donna che abortisca o che sia sterile. Ti farò giungere al numero completo dei tuoi giorni. 27Manderò il mio terrore davanti a te e metterò in rotta ogni popolo in mezzo al quale entrerai; farò voltar le spalle a tutti i tuoi nemici davanti a te. 28Manderò i calabroni davanti a te ed essi scacceranno dalla tua presenza l'Eveo, il Cananeo e l'Hittita. 29Non li scaccerò dalla tua presenza in un solo anno, perché il paese non resti deserto e le bestie selvatiche si moltiplichino contro di te. 30A poco a poco li scaccerò dalla tua presenza, finché avrai tanti figli da occupare il paese. 31Stabilirò il tuo confine dal Mare Rosso fino al mare dei Filistei e dal deserto fino al fiume, perché ti consegnerò in mano gli abitanti del paese e li scaccerò dalla tua presenza. 32Ma tu non farai alleanza con loro e con i loro dèi; 33essi non abiteranno più nel tuo paese, altrimenti ti farebbero peccare contro di me, perché tu serviresti i loro dèi e ciò diventerebbe una trappola per te". 24 1Aveva detto a Mosè: "Sali verso il Signore tu e Aronne, Nadab e Abiu e insieme settanta anziani d'Israele; voi vi prostrerete da lontano, 2poi Mosè avanzerà solo verso il Signore, ma gli altri non si avvicineranno e il popolo non salirà con lui". 3Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose insieme e disse: "Tutti i comandi che ha dati il Signore, noi li eseguiremo!". 4Mosè scrisse tutte le parole del Signore, poi si alzò di buon mattino e costruì un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d'Israele. 5Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. 6Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare. 7Quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: "Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!". 8Allora Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: "Ecco il sangue dell'alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!". 9Poi Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani di Israele. 10Essi videro il Dio d'Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffiro, simile in purezza al cielo stesso. 11Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio e tuttavia mangiarono e bevvero. 12Il Signore disse a Mosè: "Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli". 13Mosè si alzò con Giosuè, suo aiutante, e Mosè salì sul monte di Dio. 14Agli anziani aveva detto: "Restate qui ad aspettarci, fin quando torneremo da voi; ecco avete con voi Aronne e Cur: chiunque avrà una questione si rivolgerà a loro". 15Mosè salì dunque sul monte e la nube coprì il monte. 16La Gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube. 17La Gloria del Signore appariva agli occhi degli Israeliti come fuoco divorante sulla cima della montagna. 18Mosè entrò dunque in mezzo alla nube e salì sul monte. Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti. 25 1Il Signore disse a Mosè: 2"Ordina agli Israeliti che raccolgano per me un'offerta. La raccoglierete da chiunque sia generoso di cuore. 3Ed ecco che cosa raccoglierete da loro come contributo: oro, argento e rame, 4tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso e di pelo di capra, 5pelle di montone tinta di rosso, pelle di tasso e legno di acacia, 6olio per il candelabro, balsami per unguenti e per l'incenso aromatico, 7pietre di ònice e pietre da incastonare nell'efod e nel pettorale. 8Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro. 9Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi. 10Faranno dunque un'arca di legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. 11La rivestirai d'oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d'oro. 12Fonderai per essa quattro anelli d'oro e li fisserai ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull'altro. 13Farai stanghe di legno di acacia e le rivestirai d'oro. 14Introdurrai le stanghe negli anelli sui due lati dell'arca per trasportare l'arca con esse. 15Le stanghe dovranno rimanere negli anelli dell'arca: non verranno tolte di lì. 16Nell'arca collocherai la Testimonianza che io ti darò. 17Farai il coperchio, o propiziatorio, d'oro puro; avrà due cubiti e mezzo di lunghezza e un cubito e mezzo di larghezza. 18Farai due cherubini d'oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del coperchio. 19Fa' un cherubino ad una estremità e un cherubino all'altra estremità. Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio alle sue due estremità. 20I cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; saranno rivolti l'uno verso l'altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il coperchio. 21Porrai il coperchio sulla parte superiore dell'arca e collocherai nell'arca la Testimonianza che io ti darò. 22Io ti darò convegno appunto in quel luogo: parlerò con te da sopra il propiziatorio, in mezzo ai due cherubini che saranno sull'arca della Testimonianza, ti darò i miei ordini riguardo agli Israeliti. 23Farai una tavola di legno di acacia: avrà due cubiti di lunghezza, un cubito di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. 24La rivestirai d'oro puro e le farai intorno un bordo d'oro. 25Le farai attorno una cornice di un palmo e farai un bordo d'oro per la cornice. 26Le farai quattro anelli d'oro e li fisserai ai quattro angoli che costituiranno i suoi quattro piedi. 27Gli anelli saranno contigui alla cornice e serviranno a inserire le stanghe destinate a trasportare la tavola. 28Farai le stanghe di legno di acacia e le rivestirai d'oro; con esse si trasporterà la tavola. 29Farai anche i suoi accessori, piatti, coppe, anfore e tazze per le libazioni: li farai d'oro puro. 30Sulla tavola collocherai i pani dell'offerta: saranno sempre alla mia presenza. 31Farai anche un candelabro d'oro puro. Il candelabro sarà lavorato a martello, il suo fusto e i suoi bracci; i suoi calici, i suoi bulbi e le sue corolle saranno tutti di un pezzo. 32Sei bracci usciranno dai suoi lati: tre bracci del candelabro da un lato e tre bracci del candelabro dall'altro lato. 33Vi saranno su di un braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla e così anche sull'altro braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla. Così sarà per i sei bracci che usciranno dal candelabro. 34Il fusto del candelabro avrà quattro calici in forma di fiore di mandorlo, con i loro bulbi e le loro corolle: 35un bulbo sotto i due bracci che si dipartano da esso e un bulbo sotto gli altri due bracci e un bulbo sotto i due altri bracci che si dipartano da esso; così per tutti i sei bracci che escono dal candelabro. 36I bulbi e i relativi bracci saranno tutti di un pezzo: il tutto sarà formato da una sola massa d'oro puro lavorata a martello. 37Farai le sue sette lampade: vi si collocheranno sopra in modo da illuminare lo spazio davanti ad esso. 38I suoi smoccolatoi e i suoi portacenere saranno d'oro puro. 39Lo si farà con un talento di oro puro, esso con tutti i suoi accessori. 40Guarda ed eseguisci secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte. 26 1Quanto alla Dimora, la farai con dieci teli di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto. Vi farai figure di cherubini, lavoro d'artista. 2Lunghezza di un telo: ventotto cubiti; larghezza: quattro cubiti per un telo; la stessa dimensione per tutti i teli. 3Cinque teli saranno uniti l'uno all'altro e anche gli altri cinque saranno uniti l'uno all'altro. 4Farai cordoni di porpora viola sull'orlo del primo telo all'estremità della sutura; così farai sull'orlo del telo estremo nella seconda sutura. 5Farai cinquanta cordoni al primo telo e farai cinquanta cordoni all'estremità della seconda sutura: i cordoni corrisponderanno l'uno all'altro. 6Farai cinquanta fibbie d'oro e unirai i teli l'uno all'altro mediante le fibbie, così il tutto formerà una sola Dimora. 7Farai poi teli di pelo di capra per costituire la tenda al di sopra della Dimora. Ne farai undici teli. 8Lunghezza di un telo: trenta cubiti; larghezza: quattro cubiti per un telo. La stessa dimensione per gli undici teli. 9Unirai insieme cinque teli a parte e sei teli a parte. Piegherai indietro il sesto telo raddoppiandolo sulla parte anteriore della tenda. 10Farai cinquanta cordoni sull'orlo del primo telo, che è all'estremità della sutura, e cinquanta cordoni sull'orlo del telo della seconda sutura. 11Farai cinquanta fibbie di rame, introdurrai le fibbie nei cordoni e unirai insieme la tenda; così essa formerà un tutto unico. 12La parte che pende in eccedenza nei teli della tenda, la metà cioè di un telo che sopravanza, penderà sulla parte posteriore della Dimora. 13Il cubito in eccedenza da una parte, come il cubito in eccedenza dall'altra parte, nel senso della lunghezza dei teli della tenda, ricadranno sui due lati della Dimora per coprirla da una parte e dall'altra. 14Farai poi per la tenda una copertura di pelli di montone tinte di rosso e al di sopra una copertura di pelli di tasso. 15Poi farai per la Dimora le assi di legno di acacia, da porsi verticali. 16Dieci cubiti la lunghezza di un'asse e un cubito e mezzo la larghezza. 17Ogni asse avrà due sostegni, congiunti l'uno all'altro da un rinforzo. Così farai per tutte le assi della Dimora. 18Farai dunque le assi per la Dimora: venti assi sul lato verso il mezzogiorno, a sud. 19Farai anche quaranta basi d'argento sotto le venti assi, due basi sotto un'asse, per i suoi due sostegni e due basi sotto l'altra asse per i suoi sostegni. 20Per il secondo lato della Dimora, verso il settentrione, venti assi, 21come anche le loro quaranta basi d'argento, due basi sotto un'asse e due basi sotto l'altra asse. 22Per la parte posteriore della Dimora, verso occidente, farai sei assi. 23Farai inoltre due assi per gli angoli della Dimora sulla parte posteriore. 24Esse saranno formate ciascuna da due pezzi uguali abbinati e perfettamente congiunti dal basso fino alla cima, all'altezza del primo anello. Così sarà per ambedue: esse formeranno i due angoli. 25Vi saranno dunque otto assi con le loro basi d'argento: sedici basi, due basi sotto un'asse e due basi sotto l'altra asse. 26Farai inoltre traverse di legno di acacia: cinque per le assi di un lato della Dimora 27e cinque traverse per le assi dell'altro lato della Dimora e cinque traverse per le assi della parte posteriore, verso occidente. 28La traversa mediana, a mezza altezza delle assi, le attraverserà da una estremità all'altra. 29Rivestirai d'oro le assi, farai in oro i loro anelli, che serviranno per inserire le traverse, e rivestirai d'oro anche le traverse. 30Costruirai la Dimora nel modo che ti è stato mostrato sul monte. 31Farai il velo di porpora viola, di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. Lo si farà con figure di cherubini, lavoro di disegnatore. 32Lo appenderai a quattro colonne di acacia, rivestite d'oro, con uncini d'oro e poggiate su quattro basi d'argento. 33Collocherai il velo sotto le fibbie e là, nell'interno oltre il velo, introdurrai l'arca della Testimonianza. Il velo sarà per voi la separazione tra il Santo e il Santo dei santi. 34Porrai il coperchio sull'arca della Testimonianza nel Santo dei santi. 35Collocherai la tavola fuori del velo e il candelabro di fronte alla tavola sul lato meridionale della Dimora; collocherai la tavola sul lato settentrionale. 36Poi farai una cortina all'ingresso della tenda, di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto, lavoro di ricamatore. 37Farai per la cortina cinque colonne di acacia e le rivestirai d'oro. I loro uncini saranno d'oro e fonderai per esse cinque basi di rame. 27 1Farai l'altare di legno di acacia: avrà cinque cubiti di lunghezza e cinque cubiti di larghezza. L'altare sarà quadrato e avrà l'altezza di tre cubiti. 2Farai ai suoi quattro angoli quattro corni e saranno tutti di un pezzo. Lo rivestirai di rame. 3Farai i suoi recipienti per raccogliere le ceneri, le sue pale, i suoi vasi per la aspersione, le sue forchette e i suoi bracieri. Farai di rame tutti questi accessori. 4Farai per esso una graticola di rame alle sue quattro estremità. 5La porrai sotto la cornice dell'altare, in basso: la rete arriverà a metà dell'altezza dell'altare. 6Farai anche stanghe per l'altare: saranno stanghe di legno di acacia e le rivestirai di rame. 7Si introdurranno queste stanghe negli anelli e le stanghe saranno sui due lati dell'altare quando lo si trasporta. 8Lo farai di tavole, vuoto nell'interno: lo si farà come ti fu mostrato sul monte. 9Farai poi il recinto della Dimora. Sul lato meridionale, verso sud, il recinto avrà tendaggi di bisso ritorto, per la lunghezza di cento cubiti sullo stesso lato. 10Vi saranno venti colonne con venti basi di rame. Gli uncini delle colonne e le loro aste trasversali saranno d'argento. 11Allo stesso modo sul lato rivolto a settentrione: tendaggi per cento cubiti di lunghezza, le relative venti colonne con le venti basi di rame, gli uncini delle colonne e le aste trasversali d'argento. 12La larghezza del recinto verso occidente avrà cinquanta cubiti di tendaggi, con le relative dieci colonne e le dieci basi. 13La larghezza del recinto sul lato orientale verso levante sarà di cinquanta cubiti: 14quindici cubiti di tendaggi con le relative tre colonne e le tre basi alla prima ala; 15all'altra ala quindici cubiti di tendaggi, con le tre colonne e le tre basi. 16Alla porta del recinto vi sarà una cortina di venti cubiti, lavoro di ricamatore, di porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto, con le relative quattro colonne e le quattro basi. 17Tutte le colonne intorno al recinto saranno fornite di aste trasversali d'argento: i loro uncini saranno d'argento e le loro basi di rame. 18La lunghezza del recinto sarà di cento cubiti, la larghezza di cinquanta, l'altezza di cinque cubiti; di bisso ritorto, con le basi di rame. 19Tutti gli arredi della Dimora per tutti i suoi servizi e tutti i picchetti come anche i picchetti del recinto saranno di rame. 20Tu ordinerai agli Israeliti che ti procurino olio puro di olive schiacciate per il candelabro, per tener sempre accesa una lampada. 21Nella tenda del convegno, al di fuori del velo che sta davanti alla Testimonianza, Aronne e i suoi figli la prepareranno, perché dalla sera alla mattina essa sia davanti al Signore: rito perenne presso gli Israeliti di generazione in generazione. 28 1Tu fa' avvicinare a te tra gli Israeliti, Aronne tuo fratello e i suoi figli con lui, perché siano miei sacerdoti; Aronne e Nadab, Abiu, Eleazaro, Itamar, figli di Aronne. 2Farai per Aronne, tuo fratello, abiti sacri, che esprimano gloria e maestà. 3Tu parlerai a tutti gli artigiani più esperti, ai quali io ho dato uno spirito di saggezza, ed essi faranno gli abiti di Aronne per la sua consacrazione e per l'esercizio del sacerdozio in mio onore. 4Ed ecco gli abiti che faranno: il pettorale e l'efod, il manto, la tunica damascata, il turbante e la cintura. Faranno vesti sacre per Aronne tuo fratello e per i suoi figli, perché esercitino il sacerdozio in mio onore. 5Essi dovranno usare oro, porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso. 6Faranno l'efod con oro, porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto, artisticamente lavorati. 7Avrà due spalline attaccate alle due estremità e in tal modo formerà un pezzo ben unito. 8La cintura per fissarlo e che sta sopra di esso sarà della stessa fattura e sarà d'un sol pezzo: sarà intessuta d'oro, di porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto. 9Prenderai due pietre di ònice e inciderai su di esse i nomi degli Israeliti: 10sei dei loro nomi sulla prima pietra e gli altri sei nomi sulla seconda pietra, in ordine di nascita. 11Inciderai le due pietre con i nomi degli Israeliti, seguendo l'arte dell'intagliatore di pietre per l'incisione di un sigillo; le inserirai in castoni d'oro. 12Fisserai le due pietre sulle spalline dell'efod, come pietre che ricordino presso di me gli Israeliti; così Aronne porterà i loro nomi sulle sue spalle davanti al Signore, come un memoriale. 13Farai anche i castoni d'oro 14e due catene d'oro in forma di cordoni, con un lavoro d'intreccio; poi fisserai le catene a intreccio sui castoni. 15Farai il pettorale del giudizio, artisticamente lavorato, di fattura uguale a quella dell'efod: con oro, porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto. 16Sarà quadrato, doppio; avrà una spanna di lunghezza e una spanna di larghezza. 17Lo coprirai con una incastonatura di pietre preziose, disposte in quattro file. Una fila: una cornalina, un topazio e uno smeraldo: così la prima fila. 18La seconda fila: un turchese, uno zaffìro e un berillo. 19La terza fila: un giacinto, un'àgata e un'ametista. 20La quarta fila: un crisòlito, un ònice e un diaspro. Saranno inserite nell'oro mediante i loro castoni. 21Le pietre corrisponderanno ai nomi degli Israeliti: dodici, secondo i loro nomi, e saranno incise come sigilli, ciascuna con il nome corrispondente, secondo le dodici tribù. 22Poi farai sul pettorale catene in forma di cordoni, lavoro d'intreccio d'oro puro. 23Farai sul pettorale due anelli d'oro e metterai i due anelli alle estremità del pettorale. 24Metterai le due catene d'oro sui due anelli alle estremità del pettorale. 25Quanto alle due altre estremità delle catene, le fisserai sui due castoni e le farai passare sulle due spalline dell'efod nella parte anteriore. 26Farai due anelli d'oro e li metterai sulle due estremità del pettorale sul suo bordo che è dalla parte dell'efod, verso l'interno. 27Farai due altri anelli d'oro e li metterai sulle due spalline dell'efod in basso, sul suo lato anteriore, in vicinanza del punto di attacco, al di sopra della cintura dell'efod. 28Si legherà il pettorale con i suoi anelli agli anelli dell'efod mediante un cordone di porpora viola, perché stia al di sopra della cintura dell'efod e perché il pettorale non si distacchi dall'efod. 29Così Aronne porterà i nomi degli Israeliti sul pettorale del giudizio, sopra il suo cuore, quando entrerà nel Santo, come memoriale davanti al Signore per sempre. 30Unirai al pettorale del giudizio gli urim e i tummim. Saranno così sopra il cuore di Aronne quando entrerà alla presenza del Signore: Aronne porterà il giudizio degli Israeliti sopra il suo cuore alla presenza del Signore per sempre. 31Farai il manto dell'efod, tutto di porpora viola 32con in mezzo una scollatura per la testa; il bordo attorno alla scollatura sarà un lavoro di tessitore come la scollatura di una corazza, che non si lacera. 33Farai sul suo lembo melagrane di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto, intorno al suo lembo, e in mezzo porrai sonagli d'oro: 34un sonaglio d'oro e una melagrana, un sonaglio d'oro e una melagrana intorno all'orlo del manto. 35Esso rivestirà Aronne nelle funzioni sacerdotali e se ne sentirà il suono quando egli entrerà nel Santo alla presenza del Signore e quando ne uscirà; così non morirà. 36Farai una lamina d'oro puro e vi inciderai, come su di un sigillo: "Sacro al Signore". 37L'attaccherai con un cordone di porpora viola al turbante, sulla parte anteriore. 38Starà sulla fronte di Aronne; Aronne porterà il carico delle colpe che potranno commettere gli Israeliti, in occasione delle offerte sacre da loro presentate. Aronne la porterà sempre sulla sua fronte, per attirare su di essi il favore del Signore. 39Tesserai la tunica di bisso. Farai un turbante di bisso e una cintura, lavoro di ricamo. 40Per i figli di Aronne farai tuniche e cinture. Per essi farai anche berretti a gloria e decoro. 41Farai indossare queste vesti ad Aronne, tuo fratello, e ai suoi figli. Poi li ungerai, darai loro l'investitura e li consacrerai, perché esercitino il sacerdozio in mio onore. 42Farai loro inoltre calzoni di lino, per coprire la loro nudità; dovranno arrivare dai fianchi fino alle cosce. 43Aronne e i suoi figli li indosseranno quando entreranno nella tenda del convegno o quando si avvicineranno all'altare per officiare nel santuario, perché non incorrano in una colpa che li farebbe morire. È una prescrizione rituale perenne per lui e per i suoi discendenti. 29 1Osserverai questo rito per consacrarli al mio sacerdozio. Prendi un giovenco e due arieti senza difetto; 2poi pani azzimi, focacce azzime impastate con olio e schiacciate azzime cosparse di olio: di fior di farina di frumento. 3Le disporrai in un solo canestro e le offrirai nel canestro insieme con il giovenco e i due arieti. 4Farai avvicinare Aronne e i suoi figli all'ingresso della tenda del convegno e li farai lavare con acqua. 5Prenderai le vesti e rivestirai Aronne della tunica, del manto dell'efod, dell'efod e del pettorale; lo cingerai con la cintura dell'efod; 6gli porrai sul capo il turbante e fisserai il diadema sacro sopra il turbante. 7Poi prenderai l'olio dell'unzione, lo verserai sul suo capo e lo ungerai. 8Quanto ai suoi figli, li farai avvicinare, li rivestirai di tuniche; 9li cingerai con la cintura e legherai loro i berretti. Il sacerdozio apparterrà loro per decreto perenne. Così darai l'investitura ad Aronne e ai suoi figli. 10Farai poi avvicinare il giovenco davanti alla tenda del convegno. Aronne e i suoi figli poseranno le mani sulla sua testa. 11Immolerai il giovenco davanti al Signore, all'ingresso della tenda del convegno. 12Prenderai parte del suo sangue e con il dito lo spalmerai sui corni dell'altare. Il resto del sangue lo verserai alla base dell'altare. 13Prenderai tutto il grasso che avvolge le viscere, il lobo del fegato, i reni con il grasso che vi è sopra, e li farai ardere in sacrificio sull'altare. 14Ma la carne del giovenco, la sua pelle e i suoi escrementi, li brucerai fuori del campo, perché si tratta di un sacrificio per il peccato. 15Prenderai poi uno degli arieti; Aronne e i suoi figli poseranno le mani sulla sua testa. 16Immolerai l'ariete, ne raccoglierai il sangue e lo spargerai intorno all'altare. 17Poi farai a pezzi l'ariete, ne laverai le viscere e le zampe e le disporrai sui quarti e sulla testa. 18Allora brucerai in soave odore sull'altare tutto l'ariete. È un olocausto in onore del Signore, un profumo gradito, una offerta consumata dal fuoco per il Signore. 19Poi prenderai il secondo ariete; Aronne e i suoi figli poseranno le mani sulla sua testa. 20Lo immolerai, prenderai parte del suo sangue e ne porrai sul lobo dell'orecchio destro di Aronne, sul lobo dell'orecchio destro dei suoi figli, sul pollice della loro mano destra e sull'alluce del loro piede destro; poi spargerai il sangue intorno all'altare. 21Prenderai di questo sangue dall'altare e insieme un po' d'olio dell'unzione e ne spruzzerai Aronne e le sue vesti, i figli di Aronne e le loro vesti: così sarà consacrato lui con le sue vesti e insieme con lui i suoi figli con le loro vesti. 22Poi prenderai il grasso dell'ariete: la coda, il grasso che copre le viscere, il lobo del fegato, i due reni con il grasso che vi è sopra, e la coscia destra, perché è l'ariete dell'investitura. 23Prenderai anche un pane rotondo, una focaccia all'olio e una schiacciata dal canestro di azzimi deposto davanti al Signore. 24Metterai il tutto sulle palme di Aronne e sulle palme dei suoi figli e farai compiere il gesto di presentazione proprio dell'offerta agitata davanti al Signore. 25Poi riprenderai ogni cosa dalle loro mani e la brucerai in odore soave sull'altare, sopra l'olocausto, come profumo gradito davanti al Signore: è un'offerta consumata dal fuoco in onore del Signore. 26Prenderai il petto dell'ariete dell'investitura di Aronne e compirai il gesto di presentazione dell'offerta, agitandola davanti al Signore: sarà la tua porzione. 27Consacrerai il petto, presentato con il gesto dell'offerta, e la coscia del contributo, prelevati dall'ariete dell'investitura: queste cose saranno di Aronne e dei suoi figli. 28Dovranno appartenere ad Aronne e ai suoi figli come porzione loro riservata dagli Israeliti in forza di legge perenne. Perché è un contributo, un prelevamento cioè che gli Israeliti dovranno operare in tutti i loro sacrifici di comunione, un prelevamento dovuto al Signore. 29Le vesti sacre di Aronne passeranno, dopo di lui, ai suoi figli, che se ne rivestiranno per ricevere l'unzione e l'investitura. 30Quello dei figli di Aronne, che gli succederà nel sacerdozio ed entrerà nella tenda del convegno per officiare nel santuario, porterà queste vesti per sette giorni. 31Poi prenderai l'ariete dell'investitura e ne cuocerai le carni in luogo santo. 32Aronne e i suoi figli mangeranno la carne dell'ariete e il pane contenuto nel canestro all'ingresso della tenda del convegno. 33Mangeranno così ciò che sarà servito per fare la espiazione, nel corso della loro investitura e consacrazione. Nessun estraneo ne deve mangiare, perché sono cose sante. 34Nel caso che al mattino ancora restasse carne del sacrificio d'investitura e del pane, brucerai questo avanzo nel fuoco. Non lo si mangerà: è cosa santa. 35Farai dunque ad Aronne e ai suoi figli secondo quanto ti ho comandato. Per sette giorni ne farai l'investitura. 36In ciascun giorno offrirai un giovenco in sacrificio per il peccato, in espiazione; toglierai il peccato dall'altare facendo per esso il sacrificio espiatorio e in seguito lo ungerai per consacrarlo. 37Per sette giorni farai il sacrificio espiatorio per l'altare e lo consacrerai. Diverrà allora una cosa santissima e quanto toccherà l'altare sarà santo. 38Ecco ciò che tu offrirai sull'altare: due agnelli di un anno ogni giorno, per sempre. 39Offrirai uno di questi agnelli al mattino, il secondo al tramonto. 40Con il primo agnello offrirai un decimo di efa di fior di farina impastata con un quarto di hin di olio vergine e una libazione di un quarto di hin di vino. 41Offrirai il secondo agnello al tramonto con un'oblazione e una libazione come quelle del mattino: profumo soave, offerta consumata dal fuoco in onore del Signore. 42Questo è l'olocausto perenne per le vostre generazioni, all'ingresso della tenda del convegno, alla presenza del Signore, dove io vi darò convegno per parlare con te. 43Io darò convegno agli Israeliti in questo luogo, che sarà consacrato dalla mia Gloria. 44Consacrerò la tenda del convegno e l'altare. Consacrerò anche Aronne e i suoi figli, perché siano miei sacerdoti. 45Abiterò in mezzo agli Israeliti e sarò il loro Dio. 46Sapranno che io sono il Signore, il loro Dio, che li ho fatti uscire dal paese d'Egitto, per abitare in mezzo a loro, io il Signore, loro Dio. 30 1Farai poi un altare sul quale bruciare l'incenso: lo farai di legno di acacia. 2Avrà un cubito di lunghezza e un cubito di larghezza, sarà cioè quadrato; avrà due cubiti di altezza e i suoi corni saranno tutti di un pezzo. 3Rivestirai d'oro puro il suo piano, i suoi lati, i suoi corni e gli farai intorno un bordo d'oro. 4Farai anche due anelli d'oro al di sotto del bordo, sui due fianchi, ponendoli cioè sui due lati opposti: serviranno per inserire le stanghe destinate a trasportarlo. 5Farai le stanghe di legno di acacia e le rivestirai d'oro. 6Porrai l'altare davanti al velo che nasconde l'arca della Testimonianza, di fronte al coperchio che è sopra la Testimonianza, dove io ti darò convegno. 7Aronne brucerà su di esso l'incenso aromatico: lo brucerà ogni mattina quando riordinerà le lampade 8e lo brucerà anche al tramonto, quando Aronne riempirà le lampade: incenso perenne davanti al Signore per le vostre generazioni. 9Non vi offrirete sopra incenso estraneo, né olocausto, né oblazione; né vi verserete libazione. 10Una volta all'anno Aronne farà il rito espiatorio sui corni di esso: con il sangue del sacrificio per il peccato vi farà sopra una volta all'anno il rito espiatorio per le vostre generazioni. È cosa santissima per il Signore". 11Il Signore parlò a Mosè e gli disse: 12"Quando per il censimento farai la rassegna degli Israeliti, ciascuno di essi pagherà al Signore il riscatto della sua vita all'atto del censimento, perché non li colpisca un flagello in occasione del loro censimento. 13Chiunque verrà sottoposto al censimento, pagherà un mezzo siclo, computato secondo il siclo del santuario, il siclo di venti ghera. Questo mezzo siclo sarà un'offerta prelevata in onore del Signore. 14Ogni persona sottoposta al censimento, dai venti anni in su, paghi l'offerta prelevata per il Signore. 15Il ricco non darà di più e il povero non darà di meno di mezzo siclo, per soddisfare all'offerta prelevata per il Signore, a riscatto delle vostre vite. 16Prenderai il denaro di questo riscatto ricevuto dagli Israeliti e lo impiegherai per il servizio della tenda del convegno. Esso sarà per gli Israeliti come un memoriale davanti al Signore per il riscatto delle vostre vite". 17Il Signore parlò a Mosè: 18"Farai una conca di rame con il piedestallo di rame, per le abluzioni; la collocherai tra la tenda del convegno e l'altare e vi metterai acqua. 19Aronne e i suoi figli vi attingeranno per lavarsi le mani e i piedi. 20Quando entreranno nella tenda del convegno, faranno una abluzione con l'acqua, perché non muoiano; così quando si avvicineranno all'altare per officiare, per bruciare un'offerta da consumare con il fuoco in onore del Signore, 21si laveranno le mani e i piedi e non moriranno. È una prescrizione rituale perenne per lui e per i suoi discendenti, in tutte le loro generazioni". 22Il Signore parlò a Mosè: 23"Procùrati balsami pregiati: mirra vergine per il peso di cinquecento sicli, cinnamòmo odorifero, la metà, cioè duecentocinquanta sicli, canna odorifera, duecentocinquanta, 24cassia, cinquecento sicli, secondo il siclo del santuario, e un hin d'olio d'oliva. 25Ne farai l'olio per l'unzione sacra, un unguento composto secondo l'arte del profumiere: sarà l'olio per l'unzione sacra. 26Con esso ungerai la tenda del convegno, l'arca della Testimonianza, 27la tavola e tutti i suoi accessori, il candelabro con i suoi accessori, l'altare del profumo, 28l'altare degli olocausti e tutti i suoi accessori; la conca e il suo piedestallo. 29Consacrerai queste cose, le quali diventeranno santissime: quanto le toccherà sarà santo. 30Ungerai anche Aronne e i suoi figli e li consacrerai perché esercitino il mio sacerdozio. 31Agli Israeliti dirai: Questo sarà per voi l'olio dell'unzione sacra per le vostre generazioni. 32Non si dovrà versare sul corpo di nessun uomo e di simile a questo non ne dovrete fare: è una cosa santa e santa la dovrete ritenere. 33Chi ne farà di simile a questo o ne porrà sopra un uomo estraneo sarà eliminato dal suo popolo". 34Il Signore disse a Mosè: "Procùrati balsami: storàce, ònice, galbano come balsami e incenso puro: il tutto in parti uguali. 35Farai con essi un profumo da bruciare, una composizione aromatica secondo l'arte del profumiere, salata, pura e santa. 36Ne pesterai un poco riducendola in polvere minuta e ne metterai davanti alla Testimonianza, nella tenda del convegno, dove io ti darò convegno. Cosa santissima sarà da voi ritenuta. 37Non farete per vostro uso alcun profumo di composizione simile a quello che devi fare: lo riterrai una cosa santa in onore del Signore. 38Chi ne farà di simile per sentirne il profumo sarà eliminato dal suo popolo". 31 1Il Signore parlò a Mosè e gli disse: 2"Vedi, ho chiamato per nome Bezaleel, figlio di Uri, figlio di Cur, della tribù di Giuda. 3L'ho riempito dello spirito di Dio, perché abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro, 4per concepire progetti e realizzarli in oro, argento e rame, 5per intagliare le pietre da incastonare, per scolpire il legno e compiere ogni sorta di lavoro. 6Ed ecco gli ho dato per compagno Ooliab, figlio di Achisamach, della tribù di Dan. Inoltre nel cuore di ogni artista ho infuso saggezza, perché possano eseguire quanto ti ho comandato: 7la tenda del convegno, l'arca della Testimonianza, il coperchio sopra di essa e tutti gli accessori della tenda; 8la tavola con i suoi accessori, il candelabro puro con i suoi accessori, l'altare dei profumi 9e l'altare degli olocausti con tutti i suoi accessori, la conca con il suo piedestallo, 10le vesti ornamentali, le vesti sacre del sacerdote Aronne e le vesti dei suoi figli per esercitare il sacerdozio; 11l'olio dell'unzione e il profumo degli aromi per il santuario. Essi eseguiranno ogni cosa secondo quanto ti ho ordinato". 12Il Signore disse a Mosè: 13"Quanto a te, parla agli Israeliti e riferisci loro: In tutto dovrete osservare i miei sabati, perché il sabato è un segno tra me e voi, per le vostre generazioni, perché si sappia che io sono il Signore che vi santifica. 14Osserverete dunque il sabato, perché lo dovete ritenere santo. Chi lo profanerà sarà messo a morte; chiunque in quel giorno farà qualche lavoro, sarà eliminato dal suo popolo. 15Durante sei giorni si lavori, ma il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore. Chiunque farà un lavoro di sabato sarà messo a morte. 16Gli Israeliti osserveranno il sabato, festeggiando il sabato nelle loro generazioni come un'alleanza perenne. 17Esso è un segno perenne fra me e gli Israeliti, perché il Signore in sei giorni ha fatto il cielo e la terra, ma nel settimo ha cessato e si è riposato". 18Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio. 32 1Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna, si affollò intorno ad Aronne e gli disse: "Facci un dio che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto". 2Aronne rispose loro: "Togliete i pendenti d'oro che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e portateli a me". 3Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. 4Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso. Allora dissero: "Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto!". 5Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: "Domani sarà festa in onore del Signore". 6Il giorno dopo si alzarono presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento. 7Allora il Signore disse a Mosè: "Va', scendi, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è pervertito. 8Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Si son fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: Ecco il tuo Dio, Israele; colui che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto". 9Il Signore disse inoltre a Mosè: "Ho osservato questo popolo e ho visto che è un popolo dalla dura cervice. 10Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione". 11Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: "Perché, Signore, divamperà la tua ira contro il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto con grande forza e con mano potente? 12Perché dovranno dire gli Egiziani: Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra? Desisti dall'ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. 13Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo e tutto questo paese, di cui ho parlato, lo darò ai tuoi discendenti, che lo possederanno per sempre". 14Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo. 15Mosè ritornò e scese dalla montagna con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall'altra. 16Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole. 17Giosuè sentì il rumore del popolo che urlava e disse a Mosè: "C'è rumore di battaglia nell'accampamento". 18Ma rispose Mosè: "Non è il grido di chi canta: Vittoria! Non è il grido di chi canta: Disfatta! Il grido di chi canta a due cori io sento". 19Quando si fu avvicinato all'accampamento, vide il vitello e le danze. Allora si accese l'ira di Mosè: egli scagliò dalle mani le tavole e le spezzò ai piedi della montagna. 20Poi afferrò il vitello che quelli avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell'acqua e la fece trangugiare agli Israeliti. 21Mosè disse ad Aronne: "Che ti ha fatto questo popolo, perché tu l'abbia gravato di un peccato così grande?". 22Aronne rispose: "Non si accenda l'ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è inclinato al male. 23Mi dissero: Facci un dio, che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa sia capitato. 24Allora io dissi: Chi ha dell'oro? Essi se lo sono tolto, me lo hanno dato; io l'ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello". 25Mosè vide che il popolo non aveva più freno, perché Aronne gli aveva tolto ogni freno, così da farne il ludibrio dei loro avversari. 26Mosè si pose alla porta dell'accampamento e disse: "Chi sta con il Signore, venga da me!". Gli si raccolsero intorno tutti i figli di Levi. 27Gridò loro: "Dice il Signore, il Dio d'Israele: Ciascuno di voi tenga la spada al fianco. Passate e ripassate nell'accampamento da una porta all'altra: uccida ognuno il proprio fratello, ognuno il proprio amico, ognuno il proprio parente". 28I figli di Levi agirono secondo il comando di Mosè e in quel giorno perirono circa tremila uomini del popolo. 29Allora Mosè disse: "Ricevete oggi l'investitura dal Signore; ciascuno di voi è stato contro suo figlio e contro suo fratello, perché oggi Egli vi accordasse una benedizione". 30Il giorno dopo Mosè disse al popolo: "Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa". 31Mosè ritornò dal Signore e disse: "Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d'oro. 32Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato… E se no, cancellami dal tuo libro che hai scritto!". 33Il Signore disse a Mosè: "Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me. 34Ora va', conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco il mio angelo ti precederà; ma nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato". 35Il Signore percosse il popolo, perché aveva fatto il vitello fabbricato da Aronne. 33 1Il Signore parlò a Mosè: "Su, esci di qui tu e il popolo che hai fatto uscire dal paese d'Egitto, verso la terra che ho promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe, dicendo: Alla tua discendenza la darò. 2Manderò davanti a te un angelo e scaccerò il Cananeo, l'Amorreo, l'Hittita, il Perizzita, l'Eveo e il Gebuseo. 3Va' pure verso la terra dove scorre latte e miele… Ma io non verrò in mezzo a te, per non doverti sterminare lungo il cammino, perché tu sei un popolo di dura cervice". 4Il popolo udì questa triste notizia e tutti fecero lutto: nessuno più indossò i suoi ornamenti. 5Il Signore disse a Mosè: "Riferisci agli Israeliti: Voi siete un popolo di dura cervice; se per un momento io venissi in mezzo a te, io ti sterminerei. Ora togliti i tuoi ornamenti e poi saprò che cosa dovrò farti". 6Gli Israeliti si spogliarono dei loro ornamenti dal monte Oreb in poi. 7Mosè a ogni tappa prendeva la tenda e la piantava fuori dell'accampamento, ad una certa distanza dall'accampamento, e l'aveva chiamata tenda del convegno; appunto a questa tenda del convegno, posta fuori dell'accampamento, si recava chiunque volesse consultare il Signore. 8Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava in piedi, stando ciascuno all'ingresso della sua tenda: guardavano passare Mosè, finché fosse entrato nella tenda. 9Quando Mosè entrava nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all'ingresso della tenda. Allora il Signore parlava con Mosè. 10Tutto il popolo vedeva la colonna di nube, che stava all'ingresso della tenda e tutti si alzavano e si prostravano ciascuno all'ingresso della propria tenda. 11Così il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con un altro. Poi questi tornava nell'accampamento, mentre il suo inserviente, il giovane Giosuè figlio di Nun, non si allontanava dall'interno della tenda. 12Mosè disse al Signore: "Vedi, tu mi ordini: Fa' salire questo popolo, ma non mi hai indicato chi manderai con me; eppure hai detto: Ti ho conosciuto per nome, anzi hai trovato grazia ai miei occhi. 13Ora, se davvero ho trovato grazia ai tuoi occhi, indicami la tua via, così che io ti conosca, e trovi grazia ai tuoi occhi; considera che questa gente è il tuo popolo". 14Rispose: "Io camminerò con voi e ti darò riposo". 15Riprese: "Se tu non camminerai con noi, non farci salire di qui. 16Come si saprà dunque che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo, se non nel fatto che tu cammini con noi? Così saremo distinti, io e il tuo popolo, da tutti i popoli che sono sulla terra". 17Disse il Signore a Mosè: "Anche quanto hai detto io farò, perché hai trovato grazia ai miei occhi e ti ho conosciuto per nome". 18Gli disse: "Mostrami la tua Gloria!". 19Rispose: "Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia". 20Soggiunse: "Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo". 21Aggiunse il Signore: "Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: 22quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. 23Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere". 34 1Poi il Signore disse a Mosè: "Taglia due tavole di pietra come le prime. Io scriverò su queste tavole le parole che erano sulle tavole di prima, che hai spezzate. 2Tieniti pronto per domani mattina: domani mattina salirai sul monte Sinai e rimarrai lassù per me in cima al monte. 3Nessuno salga con te, nessuno si trovi sulla cima del monte e lungo tutto il monte; neppure armenti o greggi vengano a pascolare davanti a questo monte". 4Mosè tagliò due tavole di pietra come le prime; si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano. 5Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. 6Il Signore passò davanti a lui proclamando: "Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà, 7che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione". 8Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. 9Disse: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa' di noi la tua eredità". 10Il Signore disse: "Ecco io stabilisco un'alleanza: in presenza di tutto il tuo popolo io farò meraviglie, quali non furono mai compiute in nessun paese e in nessuna nazione: tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l'opera del Signore, perché terribile è quanto io sto per fare con te. 11Osserva dunque ciò che io oggi ti comando. Ecco io scaccerò davanti a te l'Amorreo, il Cananeo, l'Hittita, il Perizzita, l'Eveo e il Gebuseo. 12Guardati bene dal far alleanza con gli abitanti del paese nel quale stai per entrare, perché ciò non diventi una trappola in mezzo a te. 13Anzi distruggerete i loro altari, spezzerete le loro stele e taglierete i loro pali sacri. 14Tu non devi prostrarti ad altro Dio, perché il Signore si chiama Geloso: egli è un Dio geloso. 15Non fare alleanza con gli abitanti di quel paese, altrimenti, quando si prostituiranno ai loro dèi e faranno sacrifici ai loro dèi, inviteranno anche te: tu allora mangeresti le loro vittime sacrificali. 16Non prendere per mogli dei tuoi figli le loro figlie, altrimenti, quando esse si prostituiranno ai loro dèi, indurrebbero anche i tuoi figli a prostituirsi ai loro dèi. 17Non ti farai un dio di metallo fuso. 18Osserverai la festa degli azzimi. Per sette giorni mangerai pane azzimo, come ti ho comandato, nel tempo stabilito del mese di Abib; perché nel mese di Abib sei uscito dall'Egitto. 19Ogni essere che nasce per primo dal seno materno è mio: ogni tuo capo di bestiame maschio, primogenito del bestiame grosso e minuto. 20Il primogenito dell'asino riscatterai con un altro capo di bestiame e, se non lo vorrai riscattare, gli spaccherai la nuca. Ogni primogenito dei tuoi figli lo dovrai riscattare. Nessuno venga davanti a me a mani vuote. 21Per sei giorni lavorerai, ma nel settimo riposerai; dovrai riposare anche nel tempo dell'aratura e della mietitura. 22Celebrerai anche la festa della settimana, la festa cioè delle primizie della mietitura del frumento e la festa del raccolto al volgere dell'anno. 23Tre volte all'anno ogni tuo maschio compaia alla presenza del Signore Dio, Dio d'Israele. 24Perché io scaccerò le nazioni davanti a te e allargherò i tuoi confini; così quando tu, tre volte all'anno, salirai per comparire alla presenza del Signore tuo Dio, nessuno potrà desiderare di invadere il tuo paese. 25Non sacrificherai con pane lievitato il sangue della mia vittima sacrificale; la vittima sacrificale della festa di pasqua non dovrà rimanere fino alla mattina. 26Porterai alla casa del Signore, tuo Dio, la primizia dei primi prodotti della tua terra. Non cuocerai un capretto nel latte di sua madre". 27Il Signore disse a Mosè: "Scrivi queste parole, perché sulla base di queste parole io ho stabilito un'alleanza con te e con Israele". 28Mosè rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti senza mangiar pane e senza bere acqua. Il Signore scrisse sulle tavole le parole dell'alleanza, le dieci parole. 29Quando Mosè scese dal monte Sinai – le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte – non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui. 30Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui. 31Mosè allora li chiamò e Aronne, con tutti i capi della comunità, andò da lui. Mosè parlò a loro. 32Si avvicinarono dopo di loro tutti gli Israeliti ed egli ingiunse loro ciò che il Signore gli aveva ordinato sul monte Sinai. 33Quando Mosè ebbe finito di parlare a loro, si pose un velo sul viso. 34Quando entrava davanti al Signore per parlare con lui, Mosè si toglieva il velo, fin quando fosse uscito. Una volta uscito, riferiva agli Israeliti ciò che gli era stato ordinato. 35Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando fosse di nuovo entrato a parlare con lui. 35 1Mosè radunò tutta la comunità degli Israeliti e disse loro: "Queste sono le cose che il Signore ha comandato di fare: 2Per sei giorni si lavorerà, ma il settimo sarà per voi un giorno santo, un giorno di riposo assoluto, sacro al Signore. Chiunque in quel giorno farà qualche lavoro sarà messo a morte. 3Non accenderete il fuoco in giorno di sabato, in nessuna delle vostre dimore". 4Mosè disse a tutta la comunità degli Israeliti: "Questo il Signore ha comandato: 5Prelevate su quanto possedete un contributo per il Signore. Quanti hanno cuore generoso, portino questo contributo volontario per il Signore: oro, argento e rame, 6tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso e di pelo di capra, 7pelli di montone tinte di rosso, pelli di tasso e legno di acacia, 8olio per l'illuminazione, balsami per unguenti e per l'incenso aromatico, 9pietre di ònice e pietre da incastonare nell'efod e nel pettorale. 10Tutti gli artisti che sono tra di voi vengano ed eseguiscano quanto il Signore ha comandato: 11la Dimora, la sua tenda, la sua copertura, le sue fibbie, le sue assi, le sue traverse, le sue colonne e le sue basi, 12l'arca e le sue stanghe, il coperchio e il velo che lo nasconde, 13la tavola con le sue stanghe e tutti i suoi accessori e i pani dell'offerta, 14il candelabro per illuminare con i suoi accessori, le sue lampade e l'olio per l'illuminazione, 15l'altare dei profumi con le sue stanghe, l'olio dell'unzione e il profumo aromatico, la cortina d'ingresso alla porta della Dimora, 16l'altare degli olocausti con la sua graticola, le sue sbarre e tutti i suoi accessori, la conca con il suo piedestallo, 17i tendaggi del recinto, le sue colonne e le sue basi e la cortina alla porta del recinto, 18i picchetti della Dimora, i picchetti del recinto e le loro corde, 19le vesti liturgiche per officiare nel santuario, le vesti sacre per il sacerdote Aronne e le vesti dei suoi figli per esercitare il sacerdozio". 20Allora tutta la comunità degli Israeliti si ritirò dalla presenza di Mosè. 21Poi quanti erano di cuore generoso ed erano mossi dal loro spirito, vennero a portare l'offerta per il Signore, per la costruzione della tenda del convegno, per tutti i suoi oggetti di culto e per le vesti sacre. 22Vennero uomini e donne, quanti erano di cuore generoso, e portarono fermagli, pendenti, anelli, collane, ogni sorta di gioielli d'oro: quanti volevano presentare un'offerta di oro al Signore la portarono. 23Quanti si trovavano in possesso di tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso, di pelo di capra, di pelli di montone tinte di rosso e di pelli di tasso ne portarono. 24Quanti potevano offrire un'offerta in argento o rame ne offrirono per il Signore. Così anche quanti si trovavano in possesso di legno di acacia per qualche opera della costruzione, ne portarono. 25Inoltre tutte le donne esperte filarono con le mani e portarono filati di porpora viola e rossa, di scarlatto e di bisso. 26Tutte le donne che erano di cuore generoso, secondo la loro abilità, filarono il pelo di capra. 27I capi portarono le pietre di ònice e le pietre preziose da incastonare nell'efod e nel pettorale, 28balsami e olio per l'illuminazione, per l'olio dell'unzione e per l'incenso aromatico. 29Così tutti, uomini e donne, che erano di cuore generoso a portare qualche cosa per la costruzione che il Signore per mezzo di Mosè aveva comandato di fare, la portarono: gli Israeliti portarono la loro offerta volontaria al Signore. 30Mosè disse agli Israeliti: "Vedete, il Signore ha chiamato per nome Bezaleel, figlio di Uri, figlio di Cur, della tribù di Giuda. 31L'ha riempito dello spirito di Dio, perché egli abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro, 32per concepire progetti e realizzarli in oro, argento, rame, 33per intagliare le pietre da incastonare, per scolpire il legno e compiere ogni sorta di lavoro ingegnoso. 34Gli ha anche messo nel cuore il dono di insegnare e così anche ha fatto con Ooliab, figlio di Achisamach, della tribù di Dan. 35Li ha riempiti di saggezza per compiere ogni genere di lavoro d'intagliatore, di disegnatore, di ricamatore in porpora viola, in porpora rossa, in scarlatto e in bisso, e di tessitore: capaci di realizzare ogni sorta di lavoro e ideatori di progetti". 36 1Bezaleel, Ooliab e tutti gli artisti che il Signore aveva dotati di saggezza e d'intelligenza, perché fossero in grado di eseguire i lavori della costruzione del santuario, fecero ogni cosa secondo ciò che il Signore aveva ordinato. 2Mosè chiamò Bezaleel, Ooliab e tutti gli artisti, nel cuore dei quali il Signore aveva messo saggezza, quanti erano portati a prestarsi per l'esecuzione dei lavori. 3Essi ricevettero da Mosè ogni contributo portato dagli Israeliti per il lavoro della costruzione del santuario. Ma gli Israeliti continuavano a portare ogni mattina offerte volontarie. 4Allora tutti gli artisti, che eseguivano i lavori per il santuario, lasciarono il lavoro che stavano facendo 5e vennero a dire a Mosè: "Il popolo porta più di quanto è necessario per il lavoro che il Signore ha ordinato". 6Mosè allora fece proclamare nel campo: "Nessuno, uomo o donna, offra più alcuna cosa come contributo per il santuario". Così si impedì al popolo di portare altre offerte; 7perché quanto il popolo aveva già offerto era sufficiente, anzi sovrabbondante, per l'esecuzione di tutti i lavori. 8Tutti gli artisti addetti ai lavori fecero la Dimora. Bezaleel la fece con dieci teli di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto. La fece con figure di cherubini artisticamente lavorati. 9Lunghezza di ciascun telo ventotto cubiti; larghezza quattro cubiti per ciascun telo; la stessa dimensione per tutti i teli. 10Unì cinque teli l'uno all'altro e anche i cinque altri teli unì l'uno all'altro. 11Fece cordoni di porpora viola sull'orlo del primo telo all'estremità della sutura e fece la stessa cosa sull'orlo del primo telo all'estremità della sutura e fece la stessa cosa sull'orlo del telo estremo nella seconda sutura. 12Fece cinquanta cordoni al primo telo e fece anche cinquanta cordoni all'estremità del telo della seconda sutura: i cordoni corrispondevano l'uno all'altro. 13Fece cinquanta fibbie d'oro e unì i teli l'uno all'altro mediante le fibbie; così il tutto venne a formare una sola Dimora. 14Fece poi teli di peli di capra per costituire la tenda al di sopra della Dimora. Ne fece undici teli. 15Lunghezza di un telo trenta cubiti; larghezza quattro cubiti per un telo; la stessa dimensione per gli undici teli. 16Unì insieme cinque teli a parte e sei teli a parte. 17Fece cinquanta cordoni sull'orlo del telo della seconda sutura. 18Fece cinquanta fibbie di rame, per unire insieme la tenda, così da formare un tutto unico. 19Fece poi per la tenda una copertura di pelli di montone tinte di rosso e al di sopra una copertura di pelli di tasso. 20Poi fece per la Dimora assi di legno di acacia, verticali. 21Dieci cubiti la lunghezza di un asse e un cubito e mezzo la larghezza. 22Ogni asse aveva due sostegni, congiunti l'uno all'altro da un rinforzo. Così fece per tutte le assi della Dimora. 23Fece dunque le assi per la Dimora: venti assi sul lato verso il mezzogiorno, a sud. 24Fece anche quaranta basi d'argento sotto le venti assi, due basi sotto un'asse per i suoi due sostegni e due basi sotto l'altra asse per i suoi due sostegni. 25Per il secondo lato della Dimora, verso il settentrione, venti assi, 26come le loro quaranta basi d'argento, due basi sotto un'asse e due basi sotto l'altra asse. 27Per la parte posteriore della Dimora, verso occidente, fece sei assi. 28Fece inoltre due assi per gli angoli della Dimora nella parte posteriore. 29Esse erano formate ciascuna da due pezzi uguali, abbinati e perfettamente congiunti dal basso fino alla cima, all'altezza del primo anello. Così fece per ambedue: esse vennero a formare i due angoli. 30Vi erano dunque otto assi con le loro basi d'argento: sedici basi, due basi sotto un'asse e due basi sotto l'altra asse. 31Fece inoltre traverse di legno di acacia: cinque per le assi di un lato della Dimora, 32cinque traverse per le assi dell'altro lato della Dimora e cinque traverse per le assi della parte posteriore, verso occidente. 33Fece la traversa mediana che, a mezza altezza delle assi, le attraversava da una estremità all'altra. 34Rivestì d'oro le assi, fece in oro i loro anelli, che servivano per inserire le traverse, e rivestì d'oro anche le traverse. 35Fece il velo di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. Lo fece con figure di cherubini, lavoro di disegnatore. 36Fece per esso quattro colonne di acacia, le rivestì d'oro; anche i loro uncini erano d'oro e fuse per esse quattro basi d'argento. 37Fecero poi una cortina per l'ingresso della tenda, di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto, lavoro di ricamatore; 38le sue cinque colonne con i loro uncini. Rivestì d'oro i loro capitelli e le loro aste trasversali e fece le loro cinque basi di rame. 37 1Bezaleel fece l'arca di legno di acacia: aveva due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. 2La rivestì d'oro puro, dentro e fuori. Le fece intorno un bordo d'oro. 3Fuse per essa quattro anelli d'oro e li fissò ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull'altro. 4Fece stanghe di legno di acacia e le rivestì d'oro. 5Introdusse le stanghe negli anelli sui due lati dell'arca per trasportare l'arca. 6Fece il coperchio d'oro puro: aveva due cubiti e mezzo di lunghezza e un cubito e mezzo di larghezza. 7Fece due cherubini d'oro: li fece lavorati a martello sulle due estremità del coperchio: 8un cherubino ad una estremità e un cherubino all'altra estremità. Fece i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio, alle sue due estremità. 9I cherubini avevano le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; erano rivolti l'uno verso l'altro e le facce dei cherubini erano rivolte verso il coperchio. 10Fece la tavola di legno di acacia: aveva due cubiti di lunghezza, un cubito di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. 11La rivestì d'oro puro e le fece intorno un bordo d'oro. 12Le fece attorno una cornice di un palmo e un bordo d'oro per la cornice. 13Fuse per essa quattro anelli d'oro e li fissò ai quattro angoli che costituivano i suoi quattro piedi. 14Gli anelli erano fissati alla cornice e servivano per inserire le stanghe destinate a trasportare la tavola. 15Fece le stanghe di legno di acacia e le rivestì d'oro. 16Fece anche gli accessori della tavola: piatti, coppe, anfore e tazze per le libazioni; li fece di oro puro. 17Fece il candelabro d'oro puro; lo fece lavorato a martello, il suo fusto e i suoi bracci; i suoi calici, i suoi bulbi e le sue corolle facevano corpo con esso. 18Sei bracci uscivano dai suoi lati: tre bracci del candelabro da un lato e tre bracci del candelabro dall'altro. 19Vi erano su un braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla; anche sull'altro braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla. Così era per i sei bracci che uscivano dal candelabro. 20Il fusto del candelabro aveva quattro calici in forma di fiore di mandorlo, con i loro bulbi e le loro corolle: 21un bulbo sotto due bracci che si dipartivano da esso, e un bulbo sotto i due altri bracci che si dipartivano da esso, e un bulbo sotto i due altri bracci che si dipartivano da esso; così per tutti i sei bracci che uscivano dal candelabro. 22I bulbi e i relativi bracci facevano corpo con esso: il tutto era formato da una sola massa d'oro puro lavorata a martello. 23Fece le sue sette lampade, i suoi smoccolatoi e i suoi portacenere d'oro puro. 24Impiegò un talento d'oro puro per esso e per tutti i suoi accessori. 25Fece l'altare per bruciare l'incenso, di legno di acacia; aveva un cubito di lunghezza e un cubito di larghezza, era cioè quadrato; aveva due cubiti di altezza e i suoi corni erano di un sol pezzo. 26Rivestì d'oro puro il suo piano, i suoi lati, i suoi corni e gli fece intorno un orlo d'oro. 27Fece anche due anelli d'oro sotto l'orlo, sui due fianchi, cioè sui due lati opposti; servivano per inserire le stanghe destinate a trasportarlo. 28Fece le stanghe di legno di acacia e le rivestì d'oro. 29Preparò l'olio dell'unzione sacra e il profumo aromatico da bruciare, puro, secondo l'arte del profumiere. 38 1Fece l'altare di legno di acacia: aveva cinque cubiti di lunghezza e cinque cubiti di larghezza, era cioè quadrato, e aveva l'altezza di tre cubiti. 2Fece i suoi corni ai suoi quattro angoli: i suoi corni erano tutti di un pezzo; lo rivestì di rame. 3Fece anche tutti gli accessori dell'altare: i recipienti per raccogliere le ceneri, le sue pale, i suoi vasi per aspersione, le sue forchette e i bracieri: fece di rame tutti i suoi accessori. 4Fece per l'altare una graticola, lavorata a forma di rete, di rame, e la pose sotto la cornice dell'altare in basso: la rete arrivava a metà altezza dell'altare. 5Fuse quattro anelli e li pose alle quattro estremità della graticola di rame, per inserirvi le stanghe. 6Fece anche le stanghe di legno di acacia e le rivestì di rame. 7Introdusse le stanghe negli anelli sui lati dell'altare: servivano a trasportarlo. Fece l'altare di tavole, vuoto all'interno. 8Fece la conca di rame e il suo piedestallo di rame, impiegandovi gli specchi delle donne, che nei tempi stabiliti venivano a prestar servizio all'ingresso della tenda del convegno. 9Fece il recinto: sul lato meridionale, verso sud, il recinto aveva tendaggi di bisso ritorto, per la lunghezza di cento cubiti sullo stesso lato. 10Vi erano le loro venti colonne con le venti basi di rame. Gli uncini delle colonne e le loro aste trasversali erano d'argento. 11Anche sul lato rivolto a settentrione vi erano tendaggi per cento cubiti di lunghezza, le relative venti colonne con le venti basi di rame, gli uncini delle colonne e le aste trasversali d'argento. 12Sul lato verso occidente vi erano cinquanta cubiti di tendaggi, con le relative dieci colonne e le dieci basi, 13i capitelli delle colonne e i loro uncini d'argento. Sul lato orientale, verso levante, vi erano cinquanta cubiti: 14quindici cubiti di tendaggi, con le relative tre colonne e le tre basi alla prima ala; 15all'altra ala quindici cubiti di tendaggi, con le tre colonne e le tre basi. 16Tutti i tendaggi che delimitavano il recinto erano di bisso ritorto. 17Le basi delle colonne erano di rame, gli uncini delle colonne e le aste trasversali erano d'argento; il rivestimento dei loro capitelli era d'argento e tutte le colonne del recinto avevano aste trasversali d'argento. 18Alla porta del recinto vi era una cortina, lavoro di ricamatore, di porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto: la sua lunghezza era di venti cubiti, la sua altezza, nel senso della larghezza, era di cinque cubiti, come i tendaggi del recinto. 19Le colonne relative erano quattro, con le quattro basi di rame, i loro uncini d'argento, il rivestimento dei loro capitelli e le loro aste trasversali d'argento. 20Tutti i picchetti della Dimora e del recinto circostante erano di rame. 21Questo è il computo dei metalli impiegati per la Dimora, la Dimora della Testimonianza, redatto per ordine di Mosè e per opera dei leviti, sotto la direzione d'Itamar, figlio del sacerdote Aronne. 22Bezaleel, figlio di Uri, figlio di Cur, della tribù di Giuda, eseguì quanto il Signore aveva ordinato a Mosè; 23insieme con lui Ooliab, figlio di Achisamach della tribù di Dan, intagliatore, decoratore e ricamatore di porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso. 24Totale dell'oro impiegato per il lavoro, cioè per tutto il lavoro del santuario – era l'oro presentato in offerta –: ventinove talenti e settecentotrenta sicli, in sicli del santuario. 25L'argento raccolto, in occasione del censimento della comunità, pesava cento talenti e millesettecentosettantacinque sicli, in sicli del santuario, 26cioè un beka a testa, vale a dire mezzo siclo, secondo il siclo del santuario, per ciascuno di coloro che furono sottoposti al censimento, dai vent'anni in su. Erano seicentotremilacinquecentocinquanta. 27Cento talenti di argento servirono a fondere le basi del santuario e le basi del velo: cento basi per cento talenti, cioè un talento per ogni base. 28Con i millesettecentosettantacinque sicli fece gli uncini delle colonne, rivestì i loro capitelli e le riunì con le aste trasversali. 29Il rame presentato in offerta assommava a settanta talenti e duemilaquattrocento sicli. 30Con esso fece le basi per l'ingresso della tenda del convegno, l'altare di rame con la sua graticola di rame e tutti gli accessori dell'altare, 31le basi del recinto, le basi della porta del recinto, tutti i picchetti della Dimora e tutti i picchetti del recinto. 39 1Con porpora viola e porpora rossa, con scarlatto e bisso fece le vesti liturgiche per officiare nel santuario. Fecero le vesti sacre di Aronne, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 2Fecero l'efod con oro, porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto. 3Fecero placche d'oro battuto e le tagliarono in striscie sottili, per intrecciarle con la porpora viola, la porpora rossa, lo scarlatto e il bisso, lavoro d'artista. 4Fecero all'efod due spalline, che vennero attaccate alle sue due estremità; così ne risultò un pezzo tutto unito. 5La cintura, che lo teneva legato e che stava sopra di esso, era della stessa fattura ed era di un sol pezzo: era intessuta d'oro, di porpora viola e porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 6Lavorarono le pietre di ònice, inserite in castoni d'oro, incise con i nomi degli Israeliti, secondo l'arte d'incidere i sigilli. 7Fissarono le due pietre sulle spalline dell'efod, come pietre a ricordo degli Israeliti, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 8Fecero il pettorale, lavoro d'artista, come l'efod: con oro, porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto. 9Era quadrato e lo fecero doppio; aveva una spanna di lunghezza e una spanna di larghezza. 10Lo coprirono con una incastonatura di pietre preziose, disposte in quattro file di pietre. Una fila: una cornalina, un topazio e uno smeraldo, così la prima fila. 11La seconda fila: un turchese, uno zaffìro e un berillo. 12La terza fila: un giacinto, un'àgata e una ametista. 13La quarta fila: un crisòlito, un ònice e un diaspro. Erano inserite nell'oro mediante i loro castoni. 14Le pietre corrispondevano ai nomi degli Israeliti: dodici, secondo i loro nomi ed erano incise come i sigilli, ciascuna con il nome corrispondente, secondo le dodici tribù. 15Fecero sul pettorale catene in forma di cordoni, lavoro d'intreccio d'oro puro. 16Fecero due castoni d'oro e due anelli d'oro e misero i due anelli alle due estremità del pettorale. 17Misero le due catene d'oro sui due anelli alle due estremità del pettorale. 18Quanto alle due altre estremità delle catene, le fissarono sui due castoni e le fecero passare sulle spalline dell'efod, nella parte anteriore. 19Fecero due altri anelli d'oro e li collocarono alle due estremità del pettorale sull'orlo che era dalla parte dell'efod, verso l'interno. 20Fecero due altri anelli d'oro e li posero sulle due spalline dell'efod in basso, sul suo lato anteriore, in vicinanza del punto di attacco, al di sopra della cintura dell'efod. 21Poi legarono il pettorale con i suoi anelli agli anelli dell'efod mediante un cordone di porpora viola, perché stesse al di sopra della cintura dell'efod e perché il pettorale non si distaccasse dall'efod, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 22Fece il manto dell'efod, lavoro di tessitore, tutto di porpora viola; 23la scollatura del manto, in mezzo, era come la scollatura di una corazza: intorno aveva un bordo, perché non si lacerasse. 24Fecero sul lembo del manto melagrane di porpora viola, di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. 25Fecero sonagli d'oro puro e collocarono i sonagli in mezzo alle melagrane, intorno all'orlo del manto: 26un sonaglio e una melagrana, un sonaglio e una melagrana lungo tutto il giro del lembo del manto, per l'esercizio del ministero, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 27Fecero le tuniche di bisso, lavoro di tessitore, per Aronne e per i suoi figli; 28il turbante di bisso, gli ornamenti dei berretti di bisso e i calzoni di lino di bisso ritorto; 29la cintura di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto, lavoro di ricamatore, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 30Fecero la lamina, il diadema sacro d'oro puro, e vi scrissero sopra a caratteri incisi come un sigillo: "Sacro al Signore". 31Vi fissarono un cordone di porpora viola per porre il diadema sopra il turbante, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 32Così fu finito tutto il lavoro della Dimora, della tenda del convegno. Gli Israeliti eseguirono ogni cosa come il Signore aveva ordinato a Mosè: così essi fecero. 33Portarono dunque a Mosè la Dimora, la tenda e tutti i suoi accessori: le sue fibbie, le sue assi, le sue traverse, le sue colonne e le sue basi, 34la copertura di pelli di montone tinte di rosso, la copertura di pelli di tasso e il velo per far da cortina, 35l'arca della Testimonianza con le sue stanghe e il coperchio, 36la tavola con tutti i suoi accessori e i pani dell'offerta, 37il candelabro d'oro puro con le sue lampade, le lampade cioè che dovevano essere collocate sopra di esso, con tutti i suoi accessori, e l'olio per l'illuminazione, 38l'altare d'oro, l'olio dell'unzione, il profumo aromatico da bruciare e la cortina per l'ingresso della tenda. 39L'altare di rame con la sua graticola di rame, le sue stanghe e tutti i suoi accessori, la conca e il suo piedestallo, 40i tendaggi del recinto, le sue colonne, le sue basi e la cortina per la porta del recinto, le sue corde, i suoi picchetti e tutti gli arredi del servizio della Dimora, per la tenda del convegno, 41le vesti liturgiche per officiare nel santuario, le vesti sacre del sacerdote Aronne e le vesti dei suoi figli per l'esercizio del sacerdozio. 42Secondo quanto il Signore aveva ordinato a Mosè, gli Israeliti avevano eseguito ogni lavoro. 43Mosè vide tutta l'opera e riscontrò che l'avevano eseguita come il Signore aveva ordinato. Allora Mosè li benedisse. 40 1Il Signore parlò a Mosè e gli disse: 2"Il primo giorno del primo mese erigerai la Dimora, la tenda del convegno. 3Dentro vi collocherai l'arca della Testimonianza, davanti all'arca tenderai il velo. 4Vi introdurrai la tavola e disporrai su di essa ciò che vi deve essere disposto; introdurrai anche il candelabro e vi preparerai sopra le sue lampade. 5Metterai l'altare d'oro per i profumi davanti all'arca della Testimonianza e metterai infine la cortina all'ingresso della tenda. 6Poi metterai l'altare degli olocausti di fronte all'ingresso della Dimora, della tenda del convegno. 7Metterai la conca fra la tenda del convegno e l'altare e vi porrai l'acqua. 8Disporrai il recinto tutt'attorno e metterai la cortina alla porta del recinto. 9Poi prenderai l'olio dell'unzione e ungerai con esso la Dimora e quanto vi sarà dentro e la consacrerai con tutti i suoi arredi; così diventerà cosa santa. 10Ungerai anche l'altare degli olocausti e tutti i suoi arredi; consacrerai l'altare e l'altare diventerà cosa santissima. 11Ungerai anche la conca con il suo piedestallo e la consacrerai. 12Poi farai avvicinare Aronne e i suoi figli all'ingresso della tenda del convegno e li laverai con acqua. 13Farai indossare ad Aronne le vesti sacre, lo ungerai, lo consacrerai e così egli eserciterà il mio sacerdozio. 14Farai avvicinare anche i suoi figli e farai loro indossare le tuniche. 15Li ungerai, come il loro padre, e così eserciteranno il mio sacerdozio; in tal modo la loro unzione conferirà loro un sacerdozio perenne, per le loro generazioni". 16Mosè fece in tutto secondo quanto il Signore gli aveva ordinato. Così fece: 17nel secondo anno, nel primo giorno del primo mese fu eretta la Dimora. 18Mosè eresse la Dimora: pose le sue basi, dispose le assi, vi fissò le traverse e rizzò le colonne; 19poi stese la tenda sopra la Dimora e sopra ancora mise la copertura della tenda, come il Signore gli aveva ordinato. 20Prese la Testimonianza, la pose dentro l'arca; mise le stanghe all'arca e pose il coperchio sull'arca; 21poi introdusse l'arca nella Dimora, collocò il velo che doveva far da cortina e lo tese davanti all'arca della Testimonianza, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 22Nella tenda del convegno collocò la tavola, sul lato settentrionale della Dimora, al di fuori del velo. 23Dispose su di essa il pane in focacce sovrapposte alla presenza del Signore, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 24Collocò inoltre il candelabro nella tenda del convegno, di fronte alla tavola sul lato meridionale della Dimora, 25e vi preparò sopra le lampade davanti al Signore, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 26Collocò poi l'altare d'oro nella tenda del convegno, davanti al velo, 27e bruciò su di esso il profumo aromatico, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 28Mise infine la cortina all'ingresso della Dimora. 29Poi collocò l'altare degli olocausti all'ingresso della Dimora, della tenda del convegno, e offrì su di esso l'olocausto e l'offerta, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 30Collocò la conca fra la tenda del convegno e l'altare e vi mise dentro l'acqua per le abluzioni. 31Mosè, Aronne e i suoi figli si lavavano con essa le mani e i piedi: 32quando entravano nella tenda del convegno e quando si accostavano all'altare, essi si lavavano, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 33Infine eresse il recinto intorno alla Dimora e all'altare e mise la cortina alla porta del recinto. Così Mosè terminò l'opera. 34Allora la nube coprì la tenda del convegno e la Gloria del Signore riempì la Dimora. 35Mosè non poté entrare nella tenda del convegno, perché la nube dimorava su di essa e la Gloria del Signore riempiva la Dimora. 36Ad ogni tappa, quando la nube s'innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano l'accampamento. 37Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. 38Perché la nube del Signore durante il giorno rimaneva sulla Dimora e durante la notte vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d'Israele, per tutto il tempo del loro viaggio. Levitico 1 1Il Signore chiamò Mosè e dalla tenda del convegno gli disse: 2"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando uno di voi vorrà fare un'offerta al Signore, offrirete bestiame grosso o minuto. 3Se l'offerta è un olocausto di grosso bestiame, egli offrirà un maschio senza difetto; l'offrirà all'ingresso della tenda del convegno, per ottenere il favore del Signore. 4Poserà la mano sulla testa della vittima, che sarà accettata in suo favore per fare il rito espiatorio per lui. 5Poi immolerà il capo di grosso bestiame davanti al Signore, e i sacerdoti, figli di Aronne, offriranno il sangue e lo spargeranno intorno all'altare, che è all'ingresso della tenda del convegno. 6Scorticherà la vittima e la taglierà a pezzi. 7I figli del sacerdote Aronne porranno il fuoco sull'altare e metteranno la legna sul fuoco, 8poi sulla legna e sul fuoco che è sull'altare disporranno i pezzi, la testa e il grasso. 9Laverà con acqua le interiora e le zampe; poi il sacerdote brucerà il tutto sull'altare come olocausto, sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per il Signore. 10Se la sua offerta è un olocausto di bestiame minuto, pecora o capra, egli offrirà un maschio senza difetto. 11Lo immolerà dal lato settentrionale dell'altare davanti al Signore e i sacerdoti, figli di Aronne, spargeranno il sangue attorno all'altare. 12Lo taglierà a pezzi, con la testa e il grasso, e il sacerdote li disporrà sulla legna, collocata sul fuoco dell'altare. 13Laverà con acqua le interiora e le zampe; poi il sacerdote offrirà il tutto e lo brucerà sull'altare: olocausto, sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per il Signore. 14Se la sua offerta al Signore è un olocausto di uccelli, offrirà tortore o colombi. 15Il sacerdote li offrirà all'altare, ne staccherà la testa, che farà bruciare sull'altare, e il sangue sarà spruzzato sulla parete dell'altare. 16Poi toglierà il gozzo con le sue immondezze e lo getterà al lato orientale dell'altare, dov'è il luogo delle ceneri. 17Dividerà l'uccello in due metà prendendolo per le ali, ma senza separarlo, e il sacerdote lo brucerà sull'altare, sulla legna che è sul fuoco, come olocausto, sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per il Signore. 2 1Se qualcuno presenterà al Signore un'oblazione, la sua offerta sarà di fior di farina, sulla quale verserà olio e porrà incenso. 2La porterà ai figli di Aronne, i sacerdoti; il sacerdote prenderà da essa una manciata di fior di farina e d'olio, con tutto l'incenso, e lo brucerà sull'altare come memoriale: è un sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per il Signore. 3Il resto dell'offerta di oblazione sarà per Aronne e per i suoi figli, cosa santissima, proveniente dai sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore. 4Quando offrirai una oblazione cotta nel forno, essa consisterà in focacce azzime di fior di farina impastata con olio e anche di schiacciate azzime spalmate di olio. 5Se la tua offerta sarà un'oblazione cotta sulla teglia, sarà di fior di farina, azzima e impastata con olio; 6la farai a pezzi e sopra vi verserai olio: è un'oblazione. 7Se la tua offerta sarà una oblazione cotta nella pentola, sarà fatta con fior di farina nell'olio: 8porterai al Signore l'oblazione così preparata e la presenterai al sacerdote, che la offrirà sull'altare. 9Il sacerdote preleverà dall'oblazione il memoriale e lo brucerà sull'altare: sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per il Signore. 10Il resto dell'oblazione sarà per Aronne e per i suoi figli, cosa santissima, proveniente dai sacrifici consumati dal fuoco per il Signore. 11Nessuna delle oblazioni che offrirete al Signore sarà lievitata: non brucerete né lievito, né miele come sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore; 12potrete offrire queste cose al Signore come offerta di primizie, ma non saliranno sull'altare a titolo di profumo soave. 13Dovrai salare ogni tua offerta di oblazione: nella tua oblazione non lascerai mancare il sale dell'alleanza del tuo Dio; sopra ogni tua offerta offrirai del sale. 14Se offrirai al Signore una oblazione di primizie, offrirai come tua oblazione di primizie spighe di grano fresche abbrustolite sul fuoco e chicchi pestati di grano nuovo. 15Verserai olio sopra di essa, vi metterai incenso: è una oblazione. 16Il sacerdote brucerà come memoriale una parte dei chicchi e dell'olio insieme con tutto l'incenso: è un sacrificio consumato dal fuoco per il Signore. 3 1Nel caso che la sua offerta sia un sacrificio di comunione e se offre un capo di bestiame grosso, sarà un maschio o una femmina, senza difetto; l'offrirà davanti al Signore, 2poserà la mano sulla testa della vittima e la immolerà all'ingresso della tenda del convegno e i figli di Aronne, i sacerdoti, spargeranno il sangue attorno all'altare. 3Di questo sacrificio di comunione offrirà come sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore il grasso che avvolge le viscere e tutto quello che vi è sopra, 4i due reni con il loro grasso e il grasso attorno ai lombi e al lobo del fegato, che distaccherà al di sopra dei reni; 5i figli di Aronne lo bruceranno sull'altare, sopra l'olocausto, posto sulla legna che è sul fuoco: è un sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per il Signore. 6Se la sua offerta di sacrificio di comunione per il Signore è di bestiame minuto sarà un maschio o una femmina, senza difetto. 7Se presenta una pecora in offerta, la offrirà davanti al Signore; 8poserà la mano sulla testa della vittima e la immolerà davanti alla tenda del convegno; i figli di Aronne ne spargeranno il sangue attorno all'altare; 9di questo sacrificio di comunione offrirà quale sacrificio consumato dal fuoco per il Signore il grasso e cioè l'intiera coda presso l'estremità della spina dorsale, il grasso che avvolge le viscere e tutto quello che vi è sopra, 10i due reni con il loro grasso e il grasso attorno ai lombi e al lobo del fegato, che distaccherà al di sopra dei reni; 11il sacerdote li brucerà sull'altare: è un alimento consumato dal fuoco per il Signore. 12Se la sua offerta è una capra, la offrirà davanti al Signore; 13poserà la mano sulla sua testa e la immolerà davanti alla tenda del convegno; i figli di Aronne ne spargeranno il sangue attorno all'altare. 14Di essa preleverà, come offerta consumata dal fuoco in onore del Signore, il grasso che avvolge le viscere, tutto quello che vi è sopra, 15i due reni con il loro grasso e il grasso attorno ai lombi e al lobo del fegato, che distaccherà al di sopra dei reni; 16il sacerdote li brucerà sull'altare: è un cibo consumato dal fuoco per il Signore. Ogni parte grassa appartiene al Signore. 17È una prescrizione rituale perenne per le vostre generazioni in ogni vostra dimora: non dovrete mangiare né grasso né sangue". 4 1Il Signore disse a Mosè: "Riferisci agli Israeliti: 2Quando un uomo inavvertitamente trasgredisce un qualsiasi divieto della legge del Signore, facendo una cosa proibita: 3se chi ha peccato è il sacerdote che ha ricevuto l'unzione e così ha reso colpevole il popolo, offrirà al Signore per il peccato da lui commesso un giovenco senza difetto come sacrificio di espiazione. 4Condurrà il giovenco davanti al Signore all'ingresso della tenda del convegno; poserà la mano sulla testa del giovenco e l'immolerà davanti al Signore. 5Il sacerdote che ha ricevuto l'unzione prenderà il sangue del giovenco e lo porterà nell'interno della tenda del convegno; 6intingerà il dito nel sangue e farà sette aspersioni davanti al Signore di fronte al velo del santuario. 7Bagnerà con il sangue i corni dell'altare dei profumi che bruciano davanti al Signore nella tenda del convegno; verserà il resto del sangue alla base dell'altare degli olocausti, che si trova all'ingresso della tenda del convegno. 8Poi dal giovenco del sacrificio toglierà tutto il grasso: il grasso che avvolge le viscere, tutto quello che vi è sopra, 9i due reni con il loro grasso e il grasso attorno ai lombi e al lobo del fegato, che distaccherà al di sopra dei reni. 10Farà come si fa per il giovenco del sacrificio di comunione e brucerà il tutto sull'altare degli olocausti. 11Ma la pelle del giovenco, la carne con la testa, le viscere, le zampe e gli escrementi, 12cioè tutto il giovenco, egli lo porterà fuori dell'accampamento in luogo puro, dove si gettano le ceneri, e lo brucerà sulla legna: dovrà essere bruciato sul mucchio delle ceneri. 13Se tutta la comunità d'Israele ha commesso una inavvertenza, senza che tutta l'assemblea la conosca, violando così un divieto della legge del Signore e rendendosi colpevole, 14quando il peccato commesso sarà conosciuto, l'assemblea offrirà come sacrificio espiatorio un giovenco, un capo di grosso bestiame senza difetto e lo condurrà davanti alla tenda del convegno. 15Gli anziani della comunità poseranno le mani sulla testa del giovenco e lo si immolerà davanti al Signore. 16Il sacerdote che ha ricevuto l'unzione porterà il sangue del giovenco nell'interno della tenda del convegno; 17intingerà il dito nel sangue, e farà sette aspersioni davanti al Signore di fronte al velo. 18Bagnerà con il sangue i corni dell'altare che è davanti al Signore nella tenda del convegno e verserà il resto del sangue alla base dell'altare degli olocausti, all'ingresso della tenda del convegno. 19Toglierà al giovenco tutte le parti grasse, per bruciarle sull'altare. 20Farà di questo giovenco come di quello offerto in sacrificio di espiazione: tutto allo stesso modo. Il sacerdote farà per loro il rito espiatorio e sarà loro perdonato. 21Poi porterà il giovenco fuori del campo e lo brucerà come ha bruciato il primo: è il sacrificio di espiazione per l'assemblea. 22Se è un capo chi ha peccato, violando per inavvertenza un divieto del Signore suo Dio e così si è reso colpevole, 23quando conosca il peccato commesso, porterà come offerta un capro maschio senza difetto. 24Poserà la mano sulla testa del capro e lo immolerà nel luogo dove si immolano gli olocausti davanti al Signore: è un sacrificio espiatorio. 25Il sacerdote prenderà con il dito il sangue del sacrificio espiatorio e bagnerà i corni dell'altare degli olocausti; verserà il resto del sangue alla base dell'altare degli olocausti. 26Poi brucerà sull'altare ogni parte grassa, come il grasso del sacrificio di comunione. Il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per il suo peccato e gli sarà perdonato. 27Se chi ha peccato è stato qualcuno del popolo, violando per inavvertenza un divieto del Signore, e così si è reso colpevole, 28quando conosca il peccato commesso, porti come offerta una capra femmina, senza difetto, in espiazione del suo peccato. 29Poserà la mano sulla testa della vittima di espiazione e la immolerà nel luogo dove si immolano gli olocausti. 30Il sacerdote prenderà con il dito un po' di sangue di essa e bagnerà i corni dell'altare degli olocausti; poi verserà il resto del sangue alla base dell'altare. 31Preleverà tutte le parti grasse, come si preleva il grasso del sacrificio di comunione, e il sacerdote le brucerà sull'altare, profumo soave in onore del Signore. Il sacerdote farà per lui il rito espiatorio e gli sarà perdonato. 32Se porta una pecora come offerta per il peccato, porterà una femmina senza difetto. 33Poserà la mano sulla testa della vittima espiatoria e la immolerà in espiazione nel luogo dove si immolano gli olocausti. 34Il sacerdote prenderà con il dito un po' di sangue della vittima espiatoria e bagnerà i corni dell'altare degli olocausti; poi verserà il resto del sangue alla base dell'altare. 35Preleverà tutte le parti grasse, come si preleva il grasso della pecora del sacrificio di comunione e il sacerdote le brucerà sull'altare sopra le vittime consumate dal fuoco in onore del Signore. Il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per il peccato commesso e gli sarà perdonato. 5 1Se una persona pecca perché nulla dichiara, benché abbia udito la formula di scongiuro e sia essa stessa testimone o abbia visto o sappia, sconterà la sua iniquità. 2Oppure quando qualcuno, senza avvedersene, tocca una cosa immonda, come il cadavere d'una bestia o il cadavere d'un animale domestico o quello d'un rettile, rimarrà egli stesso immondo e colpevole. 3Oppure quando, senza avvedersene, tocca una immondezza umana – una qualunque delle cose per le quali l'uomo diviene immondo – quando verrà a saperlo, sarà colpevole. 4Oppure quando uno, senza badarvi, parlando con leggerezza, avrà giurato, con uno di quei giuramenti che gli uomini proferiscono alla leggera, di fare qualche cosa di male o di bene, se lo saprà, ne sarà colpevole. 5Quando uno dunque si sarà reso colpevole d'una di queste cose, confesserà il peccato commesso; 6porterà al Signore, come riparazione della sua colpa per il peccato commesso, una femmina del bestiame minuto, pecora o capra, come sacrificio espiatorio; il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per il suo peccato. 7Se non ha mezzi per procurarsi una pecora o una capra, porterà al Signore, come riparazione della sua colpa per il suo peccato, due tortore o due colombi: uno come sacrificio espiatorio, l'altro come olocausto. 8Li porterà al sacerdote, il quale offrirà prima quello per l'espiazione: gli spaccherà la testa vicino alla nuca, ma senza staccarla; 9poi spargerà il sangue del sacrificio per il peccato sopra la parete dell'altare e ne spremerà il resto alla base dell'altare. Questo è un sacrificio espiatorio. 10Dell'altro uccello offrirà un olocausto, secondo le norme stabilite. Così il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per il peccato che ha commesso e gli sarà perdonato. 11Ma se non ha mezzi per procurarsi due tortore o due colombi, porterà, come offerta per il peccato commesso, un decimo di efa di fior di farina, come sacrificio espiatorio; non vi metterà né olio né incenso, perché è un sacrificio per il peccato. 12Porterà la farina al sacerdote, che ne prenderà una manciata come memoriale, facendola bruciare sull'altare sopra le vittime consumate dal fuoco in onore del Signore. È un sacrificio espiatorio. 13Così il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per il peccato commesso in uno dei casi suddetti e gli sarà perdonato. Il resto sarà per il sacerdote, come nell'oblazione". 14Il Signore aggiunse a Mosè: 15"Se qualcuno commetterà una mancanza e peccherà per errore riguardo a cose consacrate al Signore, porterà al Signore, in sacrificio di riparazione, un ariete senza difetto, preso dal gregge, che valuterai in sicli d'argento in base al siclo del santuario; 16risarcirà il danno fatto al santuario, aggiungendovi un quinto, e lo darà al sacerdote, il quale farà per lui il rito espiatorio con l'ariete offerto come sacrificio di riparazione e gli sarà perdonato. 17Quando uno peccherà facendo, senza saperlo, una cosa vietata dal Signore, sarà colpevole e dovrà scontare la mancanza. 18Presenterà al sacerdote, come sacrificio di riparazione, un ariete senza difetto, preso dal bestiame minuto, secondo la tua stima; il sacerdote farà per lui il rito espiatorio per l'errore commesso per ignoranza e gli sarà perdonato. 19È un sacrificio di riparazione; quell'individuo si era certo reso colpevole verso il Signore". 20Il Signore disse a Mosè: 21"Quando uno peccherà e commetterà una mancanza verso il Signore, rifiutando al suo prossimo un deposito da lui ricevuto o un pegno consegnatogli o una cosa rubata o estorta con frode 22o troverà una cosa smarrita, mentendo a questo proposito e giurando il falso circa qualcuna delle cose per cui un uomo può peccare, 23se avrà così peccato e si sarà reso colpevole, restituirà la cosa rubata o estorta con frode o il deposito che gli era stato affidato o l'oggetto smarrito che aveva trovato 24o qualunque cosa per cui abbia giurato il falso. Farà la restituzione per intero, aggiungendovi un quinto e renderà ciò al proprietario il giorno stesso in cui offrirà il sacrificio di riparazione. 25Porterà al sacerdote, come sacrificio di riparazione in onore del Signore, un ariete senza difetto, preso dal bestiame minuto secondo la tua stima. 26Il sacerdote farà il rito espiatorio per lui davanti al Signore e gli sarà perdonato, qualunque sia la mancanza di cui si è reso colpevole". 6 1Il Signore disse ancora a Mosè: 2"Da' quest'ordine ad Aronne e ai suoi figli: Questa è la legge per l'olocausto. L'olocausto rimarrà acceso sul braciere sopra l'altare tutta la notte, fino al mattino; il fuoco dell'altare sarà tenuto acceso. 3Il sacerdote, indossata la tunica di lino e vestiti i calzoni di lino, toglierà la cenere, in cui il fuoco avrà ridotto l'olocausto sull'altare, e la deporrà al fianco dell'altare. 4Poi, spogliatosi delle vesti e indossatene altre, porterà la cenere fuori del campo, in un luogo mondo. 5Il fuoco sarà tenuto acceso sull'altare e non si lascerà spegnere; il sacerdote vi brucerà legna ogni mattina, vi disporrà sopra l'olocausto e vi brucerà sopra il grasso dei sacrifici. 6Il fuoco dev'esser sempre tenuto acceso sull'altare, senza lasciarlo spegnere. 7Questa è la legge dell'oblazione. I figli di Aronne la offriranno al Signore, dinanzi all'altare. 8Il sacerdote preleverà una manciata di fior di farina con il suo olio e con tutto l'incenso che è sopra l'offerta e brucerà ogni cosa sull'altare con soave profumo in ricordo del Signore. 9Aronne e i suoi figli mangeranno quel che rimarrà dell'oblazione; lo si mangerà senza lievito, in luogo santo, nel recinto della tenda del convegno. 10Non si cuocerà con lievito; è la parte che ho loro assegnata delle offerte a me bruciate con il fuoco. È cosa santissima come il sacrificio espiatorio. 11Ogni maschio tra i figli di Aronne potrà mangiarne. È un diritto perenne delle vostre generazioni sui sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore. Tutto ciò che verrà a contatto con queste cose sarà sacro". 12Il Signore aggiunse a Mosè: 13"L'offerta che Aronne e i suoi figli faranno al Signore il giorno in cui riceveranno l'unzione è questa: un decimo di efa di fior di farina, come oblazione perpetua, metà la mattina e metà la sera. 14Essa sarà preparata con olio, nella teglia: la presenterai in una misura stemperata; l'offrirai in pezzi, come profumo soave per il Signore. 15Anche il sacerdote che, tra i figli di Aronne, sarà unto per succedergli, farà questa offerta; è una prescrizione perenne: sarà bruciata tutta in onore del Signore. 16Ogni oblazione del sacerdote sarà bruciata tutta; non se ne potrà mangiare". 17Il Signore disse ancora a Mosè: 18"Parla ad Aronne e ai suoi figli e di' loro: Questa è la legge del sacrificio espiatorio. Nel luogo dove si immola l'olocausto sarà immolata davanti al Signore la vittima per il peccato. È cosa santissima. 19La mangerà il sacerdote che l'offrirà per il peccato; dovrà mangiarla in luogo santo, nel recinto della tenda del convegno. 20Qualunque cosa ne toccherà le carni sarà sacra; se parte del suo sangue schizza sopra una veste, il posto dove sarà schizzato il sangue lo laverai in luogo santo. 21Ma il vaso di terra, che sarà servito a cuocerla, sarà spezzato; che se è stata cotta in un vaso di rame, questo sarà strofinato bene e sciacquato con acqua. 22Ogni maschio di famiglia sacerdotale ne potrà mangiare; è cosa santissima. 23Ma non si potrà mangiare alcuna vittima espiatoria, il cui sangue va portato nella tenda del convegno, per il rito espiatorio nel santuario. Essa sarà bruciata nel fuoco. 7 1Questa è la legge del sacrificio di riparazione; è cosa santissima. 2Nel luogo, dove si immola l'olocausto, si immolerà la vittima di riparazione; se ne spargerà il sangue attorno all'altare 3e se ne offrirà tutto il grasso: la coda, il grasso che copre le viscere, 4i due reni con il loro grasso e il grasso attorno ai lombi e al lobo del fegato che si distaccherà sopra i reni. 5Il sacerdote brucerà tutto questo sull'altare come sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore. Questo è un sacrificio di riparazione. 6Ogni maschio di famiglia sacerdotale ne potrà mangiare; lo si mangerà in luogo santo; è cosa santissima. 7Il sacrificio di riparazione è come il sacrificio espiatorio; la stessa legge vale per ambedue; la vittima sarà del sacerdote che avrà compiuta l'espiazione. 8Il sacerdote, che avrà fatto l'olocausto per qualcuno, avrà per sé la pelle dell'olocausto da lui offerto. 9Così anche ogni oblazione, cotta nel forno o preparata nella pentola o nella teglia, sarà del sacerdote che l'ha offerta. 10Ogni oblazione impastata con olio o asciutta sarà per tutti i figli di Aronne in misura uguale. 11Questa è la legge del sacrificio di comunione, che si offrirà al Signore. 12Se uno l'offre in ringraziamento, offrirà, con il sacrificio di comunione, focacce senza lievito intrise con olio, schiacciate senza lievito unte con olio e fior di farina cotta, in forma di focacce intrise con olio. 13Presenterà anche, come offerta, oltre le dette focacce, focacce di pan lievitato, insieme con il sacrificio di ringraziamento. 14Di ognuna di queste offerte una parte si presenterà come oblazione prelevata in onore del Signore; essa sarà del sacerdote che ha sparso il sangue della vittima del sacrificio di comunione. 15La carne del sacrificio di ringraziamento dovrà mangiarsi il giorno stesso in cui esso viene offerto; non se ne lascerà nulla fino alla mattina. 16Ma se il sacrificio che uno offre è votivo o volontario, la vittima si mangerà il giorno in cui verrà offerta, il resto dovrà esser mangiato il giorno dopo; 17ma quel che sarà rimasto della carne del sacrificio fino al terzo giorno, dovrà bruciarsi nel fuoco. 18Se uno mangia la carne del sacrificio di comunione il terzo giorno, l'offerente non sarà gradito; dell'offerta non gli sarà tenuto conto; sarà un abominio; chi ne avrà mangiato subirà la pena della sua iniquità. 19La carne che sarà stata in contatto con qualche cosa di immondo, non si potrà mangiare; sarà bruciata nel fuoco. 20Chiunque sarà mondo potrà mangiare la carne del sacrificio di comunione; ma la persona che, immonda, mangerà la carne del sacrificio di comunione offerto al Signore sarà eliminata dal suo popolo. 21Se uno toccherà qualsiasi cosa immonda: un'immondezza umana, un animale immondo o qualsiasi cosa abominevole, immonda, e mangerà la carne d'un sacrificio di comunione offerto al Signore, quel tale sarà eliminato dal suo popolo". 22Il Signore disse ancora a Mosè: 23"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Non mangerete alcun grasso, né di bue, né di pecora, né di capra. 24Il grasso di una bestia che è morta naturalmente o il grasso d'una bestia sbranata potrà servire per qualunque altro uso; ma non ne mangerete affatto; 25perché chiunque mangerà il grasso di animali che si possono offrire in sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore, sarà eliminato dal suo popolo. 26E non mangerete affatto sangue, né di uccelli né di animali domestici, dovunque abitiate. 27Chiunque mangerà sangue di qualunque specie sarà eliminato dal suo popolo". 28Il Signore aggiunse a Mosè: 29"Parla agli Israeliti e di' loro: Chi offrirà al Signore il sacrificio di comunione porterà una offerta al Signore, prelevandola dal sacrificio di comunione. 30Porterà con le proprie mani ciò che deve essere offerto al Signore con il fuoco: porterà il grasso insieme con il petto, il petto per presentarlo con il rito d'agitazione davanti al Signore. 31Il sacerdote brucerà il grasso sopra l'altare; il petto sarà di Aronne e dei suoi figli. 32Darete anche in tributo al sacerdote la coscia destra dei vostri sacrifici di comunione. 33Essa spetterà, come sua parte, al figlio di Aronne che avrà offerto il sangue e il grasso dei sacrifici di comunione. 34Poiché, dai sacrifici di comunione offerti dagli Israeliti, io mi riservo il petto della vittima offerta con l'agitazione di rito e la coscia della vittima offerta con l'elevazione di rito e li dò al sacerdote Aronne e ai suoi figli per legge perenne, che gli Israeliti osserveranno. 35Questa è la parte dovuta ad Aronne e ai suoi figli, dei sacrifici bruciati in onore del Signore, dal giorno in cui eserciteranno il sacerdozio del Signore. 36Agli Israeliti il Signore ha ordinato di dar loro questo, dal giorno della loro unzione. È una parte che è loro dovuta per sempre, di generazione in generazione. 37Questa è la legge per l'olocausto, l'oblazione, il sacrificio espiatorio, il sacrificio di riparazione, l'investitura e il sacrificio di comunione: legge che il Signore ha dato a Mosè sul monte Sinai, quando ordinò agli Israeliti di presentare le offerte al Signore nel deserto del Sinai". 8 1Il Signore disse ancora a Mosè: 2"Prendi Aronne insieme ai suoi figli, le vesti, l'olio dell'unzione, il giovenco del sacrificio espiatorio, i due arieti e il cesto dei pani azzimi; 3convoca tutta la comunità all'ingresso della tenda del convegno". 4Mosè fece come il Signore gli aveva ordinato e la comunità fu convocata all'ingresso della tenda del convegno. 5Mosè disse alla comunità: "Questo il Signore ha ordinato di fare". 6Mosè fece accostare Aronne e i suoi figli e li lavò con acqua. 7Poi rivestì Aronne della tunica, lo cinse della cintura, gli pose addosso il manto, gli mise l'efod e lo cinse con la cintura dell'efod, nel quale avvolse l'efod. 8Gli mise anche il pettorale, e nel pettorale pose gli Urim e i Tummim. 9Poi gli mise in capo il turbante e sul davanti del turbante pose la lamina d'oro, il sacro diadema, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 10Poi Mosè prese l'olio dell'unzione, unse la Dimora e tutte le cose che vi si trovavano e così le consacrò. 11Fece sette volte l'aspersione sull'altare, unse l'altare con tutti i suoi accessori, la conca e la sua base, per consacrarli. 12Versò l'olio della unzione sul capo d'Aronne e unse Aronne, per consacrarlo. 13Poi Mosè fece avvicinare i figli d'Aronne, li vestì di tuniche, li cinse con le cinture e legò sul loro capo i turbanti, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 14Fece quindi accostare il giovenco del sacrificio espiatorio e Aronne e i suoi figli stesero le mani sulla testa del giovenco del sacrificio espiatorio. 15Mosè lo immolò, ne prese del sangue, bagnò con il dito i corni attorno all'altare e purificò l'altare; poi sparse il resto del sangue alla base dell'altare e lo consacrò per fare su di esso l'espiazione. 16Poi prese tutto il grasso aderente alle viscere, il lobo del fegato, i due reni con il loro grasso e Mosè bruciò tutto sull'altare. 17Ma il giovenco, la sua pelle, la sua carne e le feci, bruciò nel fuoco fuori dell'accampamento, come il Signore gli aveva ordinato. 18Fece quindi avvicinare l'ariete dell'olocausto e Aronne e i suoi figli stesero le mani sulla testa dell'ariete. 19Mosè lo immolò e ne sparse il sangue attorno all'altare. 20Poi fece a pezzi l'ariete e ne bruciò testa, pezzi e grasso. 21Dopo averne lavato le viscere e le zampe con acqua, bruciò tutto l'ariete sull'altare: olocausto di soave odore, un sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore, come il Signore gli aveva ordinato. 22Poi fece accostare il secondo ariete, l'ariete della investitura, e Aronne e i suoi figli stesero le mani sulla testa dell'ariete. 23Mosè lo immolò, ne prese del sangue e bagnò il lobo dell'orecchio destro di Aronne e il pollice della mano destra e l'alluce del piede destro. 24Poi Mosè fece avvicinare i figli di Aronne e bagnò con quel sangue il lobo del loro orecchio destro, il pollice della mano destra e l'alluce del piede destro; sparse il resto del sangue attorno all'altare. 25Poi prese il grasso, la coda, tutto il grasso aderente alle viscere, il lobo del fegato, i reni con il loro grasso e la coscia destra; 26dal canestro dei pani azzimi, che era davanti al Signore, prese una focaccia senza lievito, una focaccia di pasta intrisa nell'olio e una schiacciata e le pose sulle parti grasse e sulla coscia destra. 27Poi mise tutte queste cose sulle mani di Aronne e sulle mani dei suoi figli e le agitò con l'agitazione rituale davanti al Signore. 28Mosè quindi le prese dalle loro mani e le bruciò sull'altare sopra l'olocausto: sacrificio di investitura, di soave odore, sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore. 29Poi Mosè prese il petto dell'ariete e lo agitò come offerta da agitare ritualmente davanti al Signore; questa fu la parte dell'ariete dell'investitura toccata a Mosè, come il Signore gli aveva ordinato. 30Mosè prese quindi l'olio dell'unzione e il sangue che era sopra l'altare; ne asperse Aronne e le sue vesti, i figli di lui e le loro vesti; così consacrò Aronne e le sue vesti e similmente i suoi figli e le loro vesti. 31Poi Mosè disse ad Aronne e ai suoi figli: "Fate cuocere la carne all'ingresso della tenda del convegno e là mangiatela con il pane che è nel canestro dell'investitura, come mi è stato ordinato. La mangeranno Aronne e i suoi figli. 32Quel che avanza della carne e del pane, bruciatelo nel fuoco. 33Per sette giorni non uscirete dall'ingresso della tenda del convegno, finché cioè non siano compiuti i giorni della vostra investitura, perché la vostra investitura durerà sette giorni. 34Come si è fatto oggi così il Signore ha ordinato che si faccia per compiere il rito espiatorio su di voi. 35Rimarrete sette giorni all'ingresso della tenda del convegno, giorno e notte, osservando il comandamento del Signore, perché non moriate, poiché così mi è stato ordinato". 36Aronne e i suoi figli fecero quanto era stato ordinato dal Signore per mezzo di Mosè. 9 1L'ottavo giorno, Mosè chiamò Aronne, i suoi figli e gli anziani d'Israele 2e disse ad Aronne: "Prendi un vitello per il sacrificio espiatorio e un ariete per l'olocausto, tutti e due senza difetto, e offrili al Signore. 3Agli Israeliti dirai: Prendete un capro per il sacrificio espiatorio, un vitello e un agnello, tutti e due di un anno, senza difetto, per l'olocausto, 4un toro e un ariete per il sacrificio di comunione, per immolarli davanti al Signore, un'oblazione intrisa nell'olio, perché oggi il Signore si manifesterà a voi". 5Essi dunque condussero davanti alla tenda del convegno quanto Mosè aveva ordinato; tutta la comunità si avvicinò e stette davanti al Signore. 6Mosè disse: "Ecco ciò che il Signore vi ha ordinato; fatelo e la gloria del Signore vi apparirà". 7Mosè disse ad Aronne: "Avvicinati all'altare: offri il tuo sacrificio espiatorio e il tuo olocausto e compi il rito espiatorio per te e per il tuo casato; presenta anche l'offerta del popolo e fa' l'espiazione per esso, come il Signore ha ordinato". 8Aronne dunque si avvicinò all'altare e immolò il vitello del sacrificio espiatorio, che era per sé. 9I suoi figli gli porsero il sangue ed egli vi intinse il dito, ne bagnò i corni dell'altare e sparse il resto del sangue alla base dell'altare; 10ma il grasso, i reni e il lobo del fegato della vittima espiatoria li bruciò sopra l'altare come il Signore aveva ordinato a Mosè. 11La carne e la pelle le bruciò nel fuoco fuori dell'accampamento. 12Poi immolò l'olocausto; i figli di Aronne gli porsero il sangue ed egli lo sparse attorno all'altare. 13Gli porsero anche la vittima dell'olocausto fatta a pezzi e la testa e li bruciò sull'altare. 14Lavò le interiora e le gambe e le bruciò sull'olocausto sopra l'altare. 15Poi presentò l'offerta del popolo. Prese il capro destinato al sacrificio espiatorio per il popolo, lo immolò e ne fece un sacrificio espiatorio, come il precedente. 16Poi offrì l'olocausto secondo il rito. 17Presentò quindi l'oblazione, ne prese una manciata piena e la bruciò sull'altare, oltre l'olocausto della mattina. 18Immolò il toro e l'ariete in sacrificio di comunione per il popolo. I figli di Aronne gli porgevano il sangue ed egli lo spargeva attorno all'altare. 19Gli porgevano le parti grasse del toro e dell'ariete, la coda, il grasso aderente alle viscere, i reni e il lobo del fegato: 20mettevano i grassi sui petti ed egli li bruciava sull'altare. 21I petti e la coscia destra, Aronne li agitava davanti al Signore come offerta da agitare secondo il rito, nel modo che Mosè aveva ordinato. 22Poi Aronne, alzate le mani verso il popolo, lo benedisse e, dopo aver fatto il sacrificio espiatorio, l'olocausto e i sacrifici di comunione, scese dall'altare. 23Mosè e Aronne entrarono nella tenda del convegno; poi uscirono e benedissero il popolo e la gloria del Signore si manifestò a tutto il popolo. 24Un fuoco uscì dalla presenza del Signore e consumò sull'altare l'olocausto e i grassi; tutto il popolo vide, mandò grida d'esultanza e si prostrò con la faccia a terra. 10 1Ora Nadab e Abiu, figli di Aronne, presero ciascuno un braciere, vi misero dentro il fuoco e il profumo e offrirono davanti al Signore un fuoco illegittimo, che il Signore non aveva loro ordinato. 2Ma un fuoco si staccò dal Signore e li divorò e morirono così davanti al Signore. 3Allora Mosè disse ad Aronne: "Di questo il Signore ha parlato quando ha detto: A chi si avvicina a me mi mostrerò santo e davanti a tutto il popolo sarò onorato". Aronne tacque. 4Mosè chiamò Misael ed Elsafan, figli di Uziel, zio di Aronne, e disse loro: "Avvicinatevi, portate via questi vostri congiunti dal santuario, fuori dell'accampamento". 5Essi si avvicinarono e li portarono via con le loro tuniche, fuori dell'accampamento, come Mosè aveva detto. 6Ad Aronne, a Eleazaro e a Itamar, suoi figli, Mosè disse: "Non vi scarmigliate i capelli del capo e non vi stracciate le vesti, perché non moriate e il Signore non si adiri contro tutta la comunità; ma i vostri fratelli, tutta la casa d'Israele, facciano pure lutto a causa della morte fulminea inflitta dal Signore. 7Non vi allontanate dall'ingresso della tenda del convegno, così che non moriate; perché l'olio dell'unzione del Signore è su di voi". Essi fecero come Mosè aveva detto. 8Il Signore parlò ad Aronne: 9"Non bevete vino o bevanda inebriante né tu né i tuoi figli, quando dovete entrare nella tenda del convegno, perché non moriate; sarà una legge perenne, di generazione in generazione; 10questo perché possiate distinguere ciò che è santo da ciò che è profano e ciò che è immondo da ciò che è mondo 11e possiate insegnare agli Israeliti tutte le leggi che il Signore ha date loro per mezzo di Mosè". 12Poi Mosè disse ad Aronne, a Eleazaro e a Itamar, figli superstiti di Aronne: "Prendete quel che è avanzato dell'oblazione dei sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore e mangiatelo senza lievito, presso l'altare; perché è cosa sacrosanta. 13Dovete mangiarlo in luogo santo, perché è la parte che spetta a te e ai tuoi figli, tra i sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore: così mi è stato ordinato. 14Il petto della vittima offerta da agitare secondo il rito e la coscia da elevare secondo il rito, li mangerete tu, i tuoi figli e le tue figlie con te in luogo mondo; perché vi sono stati dati come parte tua e dei tuoi figli, tra i sacrifici di comunione degli Israeliti. 15Essi presenteranno, insieme con le parti grasse da bruciare, la coscia della vittima da elevare secondo il rito e il petto da agitare secondo il rito, perché siano agitati davanti al Signore; questo spetterà a te e ai tuoi figli con te, per diritto perenne, come il Signore ha ordinato". 16Mosè poi si informò accuratamente circa il capro del sacrificio espiatorio e seppe che era stato bruciato; allora si sdegnò contro Eleazaro e contro Itamar, figli superstiti di Aronne, dicendo: 17"Perché non avete mangiato la vittima espiatrice nel luogo santo, trattandosi di cosa sacrosanta? Il Signore ve l'ha data, perché porti l'iniquità della comunità, perché su di essa compiate l'espiazione davanti al Signore. 18Ecco, il sangue della vittima non è stato portato dentro il santuario; voi avreste dovuto mangiarla nel santuario, come io avevo ordinato". 19Aronne allora disse a Mosè: "Ecco, oggi essi hanno offerto il loro sacrificio espiatorio e l'olocausto davanti al Signore; dopo le cose che mi sono capitate, se oggi avessi mangiato la vittima del sacrificio espiatorio, sarebbe piaciuto al Signore?". 20Quando Mosè udì questo, rimase soddisfatto. 11 1Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: 2"Riferite agli Israeliti: Questi sono gli animali che potrete mangiare fra tutte le bestie che sono sulla terra. 3Potrete mangiare d'ogni quadrupede che ha l'unghia bipartita, divisa da una fessura, e che rumina. 4Ma fra i ruminanti e gli animali che hanno l'unghia divisa, non mangerete i seguenti: il cammello, perché rumina, ma non ha l'unghia divisa, lo considererete immondo; 5l'ìrace, perché rumina, ma non ha l'unghia divisa, lo considererete immondo; 6la lepre, perché rumina, ma non ha l'unghia divisa, la considererete immonda; 7il porco, perché ha l'unghia bipartita da una fessura, ma non rumina, lo considererete immondo. 8Non mangerete la loro carne e non toccherete i loro cadaveri; li considererete immondi. 9Questi sono gli animali che potrete mangiare fra tutti quelli acquatici. Potrete mangiare quanti hanno pinne e squame, sia nei mari, sia nei fiumi. 10Ma di tutti gli animali, che si muovono o vivono nelle acque, nei mari e nei fiumi, quanti non hanno né pinne né squame, li terrete in abominio. 11Essi saranno per voi in abominio; non mangerete la loro carne e terrete in abominio i loro cadaveri. 12Tutto ciò che non ha né pinne né squame nelle acque sarà per voi in abominio. 13Fra i volatili terrete in abominio questi, che non dovrete mangiare, perché ripugnanti: l'aquila, l'ossìfraga e l'aquila di mare, 14il nibbio e ogni specie di falco, 15ogni specie di corvo, 16lo struzzo, la civetta, il gabbiano e ogni specie di sparviere, 17il gufo, l'alcione, l'ibis, 18il cigno, il pellicano, la fòlaga, 19la cicogna, ogni specie di airone, l'ùpupa e il pipistrello. 20Sarà per voi in abominio anche ogni insetto alato, che cammina su quattro piedi. 21Però fra tutti gli insetti alati che camminano su quattro piedi, potrete mangiare quelli che hanno due zampe sopra i piedi, per saltare sulla terra. 22Perciò potrete mangiare i seguenti: ogni specie di cavalletta, ogni specie di locusta, ogni specie di acrìdi e ogni specie di grillo. 23Ogni altro insetto alato che ha quattro piedi lo terrete in abominio! 24Per i seguenti animali diventerete immondi: chiunque toccherà il loro cadavere sarà immondo fino alla sera 25e chiunque trasporterà i loro cadaveri si dovrà lavare le vesti e sarà immondo fino alla sera. 26Riterrete immondo ogni animale che ha l'unghia, ma non divisa da fessura, e non rumina: chiunque li toccherà sarà immondo. 27Considererete immondi tutti i quadrupedi che camminano sulla pianta dei piedi; chiunque ne toccherà il cadavere sarà immondo fino alla sera. 28E chiunque trasporterà i loro cadaveri si dovrà lavare le vesti e sarà immondo fino alla sera. Tali animali riterrete immondi. 29Fra gli animali che strisciano per terra riterrete immondi: la talpa, il topo e ogni specie di sauri, 30il toporagno, la lucertola, il geco, il ramarro, il camaleonte. 31Questi animali, fra quanti strisciano, saranno immondi per voi; chiunque li toccherà morti, sarà immondo fino alla sera. 32Ogni oggetto sul quale cadrà morto qualcuno di essi, sarà immondo: si tratti di utensili di legno o di veste o pelle o sacco o qualunque altro oggetto di cui si faccia uso; si immergerà nell'acqua e sarà immondo fino alla sera; poi sarà mondo. 33Se ne cade qualcuno in un vaso di terra, quanto vi si troverà dentro sarà immondo e spezzerete il vaso. 34Ogni cibo che serve di nutrimento, sul quale cada quell'acqua, sarà immondo; ogni bevanda di cui si fa uso, qualunque sia il vaso che la contiene, sarà immonda. 35Ogni oggetto sul quale cadrà qualche parte del loro cadavere, sarà immondo; il forno o il fornello sarà spezzato: sono immondi e li dovete ritenere tali. 36Però, una fonte o una cisterna, cioè una raccolta di acqua, sarà monda; ma chi toccherà i loro cadaveri sarà immondo. 37Se qualcosa dei loro cadaveri cade su qualche seme che deve essere seminato, questo sarà mondo; 38ma se è stata versata acqua sul seme e vi cade qualche cosa dei loro cadaveri, lo riterrai immondo. 39Se muore un animale, di cui vi potete cibare, colui che ne toccherà il cadavere sarà immondo fino alla sera. 40Colui che mangerà di quel cadavere si laverà le vesti e sarà immondo fino alla sera; anche colui che trasporterà quel cadavere si laverà le vesti e sarà immondo fino alla sera. 41Ogni essere che striscia sulla terra è un abominio; non se ne mangerà. 42Di tutti gli animali che strisciano sulla terra non ne mangerete alcuno che cammini sul ventre o cammini con quattro piedi o con molti piedi, poiché sono un abominio. 43Non rendete le vostre persone abominevoli con alcuno di questi animali che strisciano; non vi rendete immondi per causa loro, in modo da rimaner così contaminati. 44Poiché io sono il Signore, il Dio vostro. Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono santo; non contaminate le vostre persone con alcuno di questi animali che strisciano per terra. 45Poiché io sono il Signore, che vi ho fatti uscire dal paese d'Egitto, per essere il vostro Dio; siate dunque santi, perché io sono santo. 46Questa è la legge che riguarda i quadrupedi, gli uccelli, ogni essere vivente che si muove nelle acque e ogni essere che striscia per terra, 47perché sappiate distinguere ciò che è immondo da ciò che è mondo, l'animale che si può mangiare da quello che non si deve mangiare". 12 1Il Signore aggiunse a Mosè: "Riferisci agli Israeliti: 2Quando una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà immonda per sette giorni; sarà immonda come nel tempo delle sue regole. 3L'ottavo giorno si circonciderà il bambino. 4Poi essa resterà ancora trentatré giorni a purificarsi dal suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario, finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione. 5Ma, se partorisce una femmina sarà immonda due settimane come al tempo delle sue regole; resterà sessantasei giorni a purificarsi del suo sangue. 6Quando i giorni della sua purificazione per un figlio o per una figlia saranno compiuti, porterà al sacerdote all'ingresso della tenda del convegno un agnello di un anno come olocausto e un colombo o una tortora in sacrificio di espiazione. 7Il sacerdote li offrirà davanti al Signore e farà il rito espiatorio per lei; essa sarà purificata dal flusso del suo sangue. Questa è la legge relativa alla donna, che partorisce un maschio o una femmina. 8Se non ha mezzi da offrire un agnello, prenderà due tortore o due colombi: uno per l'olocausto e l'altro per il sacrificio espiatorio. Il sacerdote farà il rito espiatorio per lei ed essa sarà monda". 13 1Il Signore aggiunse a Mosè e ad Aronne: 2"Quando uno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli. 3Il sacerdote esaminerà la piaga sulla pelle del corpo; se il pelo della piaga è diventato bianco e la piaga appare depressa rispetto alla pelle del corpo, è piaga di lebbra; il sacerdote, dopo averlo esaminato, dichiarerà quell'uomo immondo. 4Ma se la macchia sulla pelle del corpo è bianca e non appare depressa rispetto alla pelle e il suo pelo non è diventato bianco, il sacerdote isolerà per sette giorni colui che ha la piaga. 5Al settimo giorno il sacerdote l'esaminerà ancora; se gli parrà che la piaga si sia fermata senza allargarsi sulla pelle, il sacerdote lo isolerà per altri sette giorni. 6Il sacerdote, il settimo giorno, lo esaminerà di nuovo; se vedrà che la piaga non è più bianca e non si è allargata sulla pelle, dichiarerà quell'uomo mondo: è una pustola. Quegli si laverà le vesti e sarà mondo. 7Ma se la pustola si è allargata sulla pelle, dopo che egli si è mostrato al sacerdote per essere dichiarato mondo, si farà esaminare di nuovo dal sacerdote; 8il sacerdote l'esaminerà e se vedrà che la pustola si è allargata sulla pelle, il sacerdote lo dichiarerà immondo: è lebbra. 9Quando uno avrà addosso una piaga di lebbra, sarà condotto al sacerdote, 10ed egli lo esaminerà; se vedrà che sulla pelle c'è un tumore bianco, che questo tumore ha fatto imbiancare il pelo e che nel tumore si trova carne viva, 11è lebbra inveterata nella pelle del corpo e il sacerdote lo dichiarerà immondo; non lo terrà isolato, perché certo è immondo. 12Se la lebbra si propaga sulla pelle in modo da coprire tutta la pelle di colui che ha la piaga, dal capo ai piedi, dovunque il sacerdote guardi, 13questi lo esaminerà; se vedrà che la lebbra copre tutto il corpo, dichiarerà mondo colui che ha la piaga: essendo tutto bianco, è mondo. 14Ma quando apparirà in lui carne viva, sarà chiamato immondo. 15Il sacerdote, vista la carne viva, lo dichiarerà immondo; la carne viva è immonda: è lebbra. 16Ma se la carne viva ridiventa bianca, egli vada dal sacerdote e il sacerdote lo esaminerà; 17se vedrà che la piaga è ridiventata bianca, il sacerdote dichiarerà mondo colui che ha la piaga: è mondo. 18Quando uno ha avuto sulla pelle della carne un'ulcera che sia guarita 19e poi, sul luogo dell'ulcera, appaia un tumore bianco o una macchia bianca, rosseggiante, quel tale si mostrerà al sacerdote, 20il quale l'esaminerà e se vedrà che la macchia è depressa rispetto alla pelle e che il pelo è diventato bianco, il sacerdote lo dichiarerà immondo; è una piaga di lebbra che è scoppiata nell'ulcera. 21Ma se il sacerdote, esaminandola, vede che nella macchia non ci sono peli bianchi, che non è depressa rispetto alla pelle e che si è attenuata, il sacerdote lo isolerà per sette giorni. 22Se la macchia si allarga sulla pelle, il sacerdote lo dichiarerà immondo: è una piaga di lebbra. 23Ma se la macchia è rimasta allo stesso punto, senza allargarsi, è una cicatrice di ulcera e il sacerdote lo dichiarerà mondo. 24Quando uno ha sulla pelle del corpo una scottatura prodotta da fuoco e su questa appaia una macchia lucida, bianca, rossastra o soltanto bianca, 25il sacerdote l'esaminerà; se vedrà che il pelo della macchia è diventato bianco e la macchia appare depressa rispetto alla pelle, è lebbra scoppiata nella scottatura. Il sacerdote lo dichiarerà immondo: è una piaga di lebbra. 26Ma se il sacerdote, esaminandola, vede che non c'è pelo bianco nella macchia e che essa non è depressa rispetto alla pelle e si è attenuata, il sacerdote lo isolerà per sette giorni. 27Al settimo giorno il sacerdote lo esaminerà e se la macchia si è diffusa sulla pelle, il sacerdote lo dichiarerà immondo: è una piaga di lebbra. 28Ma se la macchia è rimasta ferma nella stessa zona e non si è diffusa sulla pelle, ma si è attenuata, è un tumore di bruciatura; il sacerdote dichiarerà quel tale mondo, perché si tratta di una cicatrice della bruciatura. 29Quando un uomo o una donna ha una piaga sul capo o nella barba, 30il sacerdote esaminerà la piaga; se riscontra che essa è depressa rispetto alla pelle e che v'è del pelo gialliccio e sottile, il sacerdote lo dichiarerà immondo: è tigna, lebbra del capo o della barba. 31Ma se il sacerdote, esaminando la piaga della tigna, riscontra che non è depressa rispetto alla pelle e che non vi è pelo scuro, il sacerdote isolerà per sette giorni colui che ha la piaga della tigna. 32Se il sacerdote, esaminando al settimo giorno la piaga, vedrà che la tigna non si è allargata e che non v'è pelo gialliccio e che la tigna non appare depressa rispetto alla pelle, 33quel tale si raderà, ma non raderà il luogo dove è la tigna; il sacerdote lo terrà isolato per altri sette giorni. 34Al settimo giorno, il sacerdote esaminerà la tigna; se riscontra che la tigna non si è allargata sulla pelle e non appare depressa rispetto alla pelle, il sacerdote lo dichiarerà mondo; egli si laverà le vesti e sarà mondo. 35Ma se, dichiarato mondo, la tigna si è allargata sulla pelle, 36il sacerdote l'esaminerà; se nota che la tigna si è allargata sulla pelle, non cercherà se vi è il pelo giallo; quel tale è immondo. 37Ma se vedrà che la tigna si è fermata e vi è cresciuto il pelo scuro, la tigna è guarita; quel tale è mondo e il sacerdote lo dichiarerà tale. 38Quando un uomo o una donna ha sulla pelle del corpo macchie lucide, bianche, 39il sacerdote le esaminerà; se vedrà che le macchie sulla pelle del loro corpo sono di un bianco pallido, è un'eruzione cutanea; quel tale è mondo. 40Chi perde i capelli del capo è calvo, ma è mondo. 41Se i capelli gli sono caduti dal lato della fronte, è calvo davanti, ma è mondo. 42Ma se sulla calvizie del cranio o della fronte appare una piaga bianca tendente al rosso, è lebbra scoppiata sulla calvizie del cranio o della fronte; 43il sacerdote lo esaminerà: se riscontra che il tumore della piaga nella parte calva del cranio o della fronte è bianco tendente al rosso, simile alla lebbra della pelle del corpo, 44quel tale è un lebbroso; è immondo e lo dovrà dichiarare immondo; la piaga è sul suo capo. 45Il lebbroso colpito dalla lebbra porterà vesti strappate e il capo scoperto, si coprirà la barba e andrà gridando: Immondo! Immondo! 46Sarà immondo finché avrà la piaga; è immondo, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento. 47Quando apparirà una macchia di lebbra su una veste, di lana o di lino, 48nel tessuto o nel manufatto di lino o di lana, su una pelliccia o qualunque altra cosa di cuoio, 49se la macchia sarà verdastra o rossastra, sulla veste o sulla pelliccia, sul tessuto o sul manufatto o su qualunque cosa di cuoio, è macchia di lebbra e sarà mostrata al sacerdote. 50Il sacerdote esaminerà la macchia e rinchiuderà per sette giorni l'oggetto che ha la macchia. 51Al settimo giorno esaminerà la macchia; se la macchia si sarà allargata sulla veste o sul tessuto o sul manufatto o sulla pelliccia o sull'oggetto di cuoio per qualunque uso, è una macchia di lebbra maligna, è cosa immonda. 52Egli brucerà quella veste o il tessuto o il manufatto di lana o di lino o qualunque oggetto fatto di pelle, sul quale è la macchia; perché è lebbra maligna, saranno bruciati nel fuoco. 53Ma se il sacerdote, esaminandola, vedrà che la macchia non si è allargata sulle vesti o sul tessuto o sul manufatto o su qualunque oggetto di cuoio, 54il sacerdote ordinerà che si lavi l'oggetto su cui è la macchia e lo rinchiuderà per altri sette giorni. 55Il sacerdote esaminerà la macchia, dopo che sarà stata lavata; se vedrà che la macchia non ha mutato colore, benché non si sia allargata, è un oggetto immondo; lo brucerai nel fuoco; vi è corrosione, sia che la parte corrosa si trovi sul diritto o sul rovescio dell'oggetto. 56Se il sacerdote, esaminandola, vede che la macchia, dopo essere stata lavata, è diventata pallida, la strapperà dalla veste o dalla pelle o dal tessuto o dal manufatto. 57Se appare ancora sulla veste o sul tessuto o sul manufatto o sull'oggetto di cuoio, è una eruzione in atto; brucerai nel fuoco l'oggetto su cui è la macchia. 58La veste o il tessuto o il manufatto o qualunque oggetto di cuoio che avrai lavato e dal quale la macchia sarà scomparsa, si laverà una seconda volta e sarà mondo. 59Questa è la legge relativa alla macchia di lebbra sopra una veste di lana o di lino, sul tessuto o sul manufatto o su qualunque oggetto di pelle, per dichiararli mondi o immondi". 14 1Il Signore aggiunse a Mosè: 2"Questa è la legge da applicare per il lebbroso per il giorno della sua purificazione. Egli sarà condotto al sacerdote. 3Il sacerdote uscirà dall'accampamento e lo esaminerà; se riscontrerà che la piaga della lebbra è guarita nel lebbroso, 4ordinerà che si prendano, per la persona da purificare, due uccelli vivi, mondi, legno di cedro, panno scarlatto e issòpo. 5Il sacerdote ordinerà di immolare uno degli uccelli in un vaso di terracotta con acqua viva. 6Poi prenderà l'uccello vivo, il legno di cedro, il panno scarlatto e l'issòpo e li immergerà, con l'uccello vivo, nel sangue dell'uccello sgozzato sopra l'acqua viva. 7Ne aspergerà sette volte colui che deve essere purificato dalla lebbra; lo dichiarerà mondo e lascerà andare libero per i campi l'uccello vivo. 8Colui che è purificato, si laverà le vesti, si raderà tutti i peli, si laverà nell'acqua e sarà mondo. Dopo questo potrà entrare nell'accampamento, ma resterà per sette giorni fuori della sua tenda. 9Il settimo giorno si raderà tutti i peli, il capo, la barba, le ciglia, insomma tutti i peli; si laverà le vesti e si bagnerà il corpo nell'acqua e sarà mondo. 10L'ottavo giorno prenderà due agnelli senza difetto, un'agnella di un anno senza difetto, tre decimi di efa di fior di farina, intrisa nell'olio, come oblazione, e un log di olio; 11il sacerdote che fa la purificazione, presenterà l'uomo che si purifica e le cose suddette davanti al Signore, all'ingresso della tenda del convegno. 12Il sacerdote prenderà uno degli agnelli e l'offrirà come sacrificio di riparazione, con il log d'olio, e li agiterà come offerta da agitare secondo il rito davanti al Signore. 13Poi immolerà l'agnello nel luogo dove si immolano le vittime espiatorie e gli olocausti, cioè nel luogo sacro poiché il sacrificio di riparazione è per il sacerdote, come quello espiatorio: è cosa sacrosanta. 14Il sacerdote prenderà sangue del sacrificio di riparazione e bagnerà il lobo dell'orecchio destro di colui che si purifica, il pollice della mano destra e l'alluce del piede destro. 15Poi, preso l'olio dal log, lo verserà sulla palma della sua mano sinistra; 16intingerà il dito della destra nell'olio che ha nella sinistra; con il dito spruzzerà sette volte quell'olio davanti al Signore. 17E del rimanente olio che tiene nella palma della mano, il sacerdote bagnerà il lobo dell'orecchio destro di colui che si purifica, il pollice della destra e l'alluce del piede destro, sopra il sangue del sacrificio di riparazione. 18Il resto dell'olio che ha nella palma, il sacerdote lo verserà sul capo di colui che si purifica; così farà per lui il rito espiatorio davanti al Signore. 19Poi il sacerdote offrirà il sacrificio espiatorio e compirà l'espiazione per colui che si purifica della sua immondezza; quindi immolerà l'olocausto. 20Offerto l'olocausto e l'oblazione sull'altare, il sacerdote eseguirà per lui il rito espiatorio e sarà mondo. 21Se quel tale è povero e non ha mezzi sufficienti, prenderà un agnello come sacrificio di riparazione da offrire con il rito dell'agitazione e compiere l'espiazione per lui e un decimo di efa di fior di farina intrisa con olio, come oblazione, e un log di olio. 22Prenderà anche due tortore o due colombi, secondo i suoi mezzi; uno sarà per il sacrificio espiatorio e l'altro per l'olocausto. 23L'ottavo giorno porterà per la sua purificazione queste cose al sacerdote, all'ingresso della tenda del convegno, davanti al Signore. 24Il sacerdote prenderà l'agnello del sacrificio di riparazione e il log d'olio e li agiterà come offerta da agitare ritualmente davanti al Signore. 25Poi immolerà l'agnello del sacrificio di riparazione, prenderà sangue della vittima di riparazione e bagnerà il lobo dell'orecchio destro di colui che si purifica, il pollice della mano destra e l'alluce del piede destro. 26Il sacerdote si verserà di quell'olio sulla palma della mano sinistra. 27Con il dito della sua destra spruzzerà sette volte quell'olio che tiene nella palma sinistra davanti al Signore. 28Poi bagnerà con l'olio che tiene nella palma, il lobo dell'orecchio destro di colui che si purifica, il pollice della mano destra e l'alluce del piede destro, sul luogo dove ha messo il sangue del sacrificio di riparazione. 29Il resto dell'olio che ha nella palma della mano, il sacerdote lo verserà sul capo di colui che si purifica, per fare espiazione per lui davanti al Signore. 30Poi sacrificherà una delle tortore o uno dei due colombi, che ha potuto procurarsi; 31delle vittime che ha in mano, una l'offrirà come sacrificio espiatorio e l'altra come olocausto, insieme con l'oblazione; il sacerdote farà il rito espiatorio davanti al Signore per lui. 32Questa è la legge relativa a colui che è affetto da piaga di lebbra e non ha mezzi per procurarsi ciò che è richiesto per la sua purificazione". 33Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne: 34"Quando sarete entrati nel paese di Canaan, che io sto per darvi in possesso, qualora io mandi un'infezione di lebbra in una casa del paese di vostra proprietà, 35il padrone della casa andrà a dichiararlo al sacerdote, dicendo: Mi pare che in casa mia ci sia come della lebbra. 36Allora il sacerdote ordinerà di sgomberare la casa prima che egli vi entri per esaminare la macchia sospetta perché quanto è nella casa non diventi immondo. Dopo questo, il sacerdote entrerà per esaminare la casa. 37Esaminerà dunque la macchia; se vedrà che l'infezione sui muri della casa consiste in cavità verdastre o rossastre, che appaiono più profonde della superficie della parete, 38il sacerdote uscirà dalla casa, alla porta, e farà chiudere la casa per sette giorni. 39Il settimo giorno il sacerdote vi tornerà e se, esaminandola, riscontrerà che la macchia si è allargata sulle pareti della casa, 40il sacerdote ordinerà che si rimuovano le pietre intaccate e si gettino in luogo immondo, fuori di città. 41Farà raschiare tutto l'interno della casa e butteranno i calcinacci raschiati fuor di città, in luogo immondo. 42Poi si prenderanno altre pietre e si metteranno al posto delle prime e si intonacherà la casa con altra calce. 43Se l'infezione spunta di nuovo nella casa dopo che le pietre ne sono state rimosse e la casa è stata raschiata e intonacata, 44il sacerdote entrerà ad esaminare la casa; trovato che la macchia vi si è allargata, nella casa vi è lebbra maligna; la casa è immonda. 45Perciò si demolirà la casa; pietre, legname e calcinacci si porteranno fuori della città, in luogo immondo. 46Inoltre chiunque sarà entrato in quella casa mentre era chiusa, sarà immondo fino alla sera. 47Chi avrà dormito in quella casa o chi vi avrà mangiato, si laverà le vesti. 48Se invece il sacerdote che è entrato nella casa e l'ha esaminata, riscontra che la macchia non si è allargata nella casa, dopo che la casa è stata intonacata, dichiarerà la casa monda, perché la macchia è risanata. 49Poi, per purificare la casa, prenderà due uccelli, legno di cedro, panno scarlatto e issòpo; 50immolerà uno degli uccelli in un vaso di terra con dentro acqua viva. 51Prenderà il legno di cedro, l'issòpo, il panno scarlatto e l'uccello vivo e li immergerà nel sangue dell'uccello immolato e nell'acqua viva e ne aspergerà sette volte la casa. 52Purificata la casa con il sangue dell'uccello, con l'acqua viva, con l'uccello vivo, con il legno di cedro, con l'issòpo e con lo scarlatto, 53lascerà andare libero l'uccello vivo, fuori città, per i campi; così farà il rito espiatorio per la casa ed essa sarà monda. 54Questa è la legge per ogni sorta di infezione di lebbra o di tigna, 55la lebbra delle vesti e della casa, 56i tumori, le pustole e le macchie, 57per insegnare quando una cosa è immonda e quando è monda. Questa è la legge per la lebbra". 15 1Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne: 2"Parlate agli Israeliti e riferite loro: Se un uomo soffre di gonorrea nella sua carne, la sua gonorrea è immonda. 3Questa è la condizione d'immondezza per la gonorrea: sia che la carne lasci uscire il liquido, sia che lo trattenga, si tratta d'immondezza. 4Ogni giaciglio sul quale si coricherà chi è affetto da gonorrea, sarà immondo; ogni oggetto sul quale si siederà sarà immondo. 5Chi toccherà il giaciglio di costui, dovrà lavarsi le vesti e bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. 6Chi si siederà sopra un oggetto qualunque, sul quale si sia seduto colui che soffre di gonorrea, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. 7Chi toccherà il corpo di colui che è affetto da gonorrea si laverà le vesti, si bagnerà nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. 8Se colui che ha la gonorrea sputerà sopra uno che è mondo, questi dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. 9Ogni sella su cui monterà chi ha la gonorrea sarà immonda. 10Chiunque toccherà cosa, che sia stata sotto quel tale, sarà immondo fino alla sera. Chi porterà tali oggetti dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. 11Chiunque sarà toccato da colui che ha la gonorrea, se questi non si era lavato le mani, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. 12Il vaso di terracotta toccato da colui che soffre di gonorrea sarà spezzato; ogni vaso di legno sarà lavato nell'acqua. 13Quando chi è affetto da gonorrea sarà guarito dal male, conterà sette giorni dalla sua guarigione; poi si laverà le vesti, bagnerà il suo corpo nell'acqua viva e sarà mondo. 14L'ottavo giorno, prenderà due tortore o due colombi, verrà davanti al Signore, all'ingresso della tenda del convegno, e li darà al sacerdote, 15il quale ne offrirà uno come sacrificio espiatorio, l'altro come olocausto; il sacerdote compirà per lui il rito espiatorio davanti al Signore per la sua gonorrea. 16L'uomo che avrà avuto un'emissione seminale, si laverà tutto il corpo nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. 17Ogni veste o pelle, su cui vi sarà un'emissione seminale, dovrà essere lavata nell'acqua e sarà immonda fino alla sera. 18La donna e l'uomo che abbiano avuto un rapporto con emissione seminale si laveranno nell'acqua e saranno immondi fino alla sera. 19Quando una donna abbia flusso di sangue, cioè il flusso nel suo corpo, la sua immondezza durerà sette giorni; chiunque la toccherà sarà immondo fino alla sera. 20Ogni giaciglio sul quale si sarà messa a dormire durante la sua immondezza sarà immondo; ogni mobile sul quale si sarà seduta sarà immondo. 21Chiunque toccherà il suo giaciglio, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. 22Chi toccherà qualunque mobile sul quale essa si sarà seduta, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. 23Se l'uomo si trova sul giaciglio o sul mobile mentre essa vi siede, per tale contatto sarà immondo fino alla sera. 24Se un uomo ha rapporto intimo con essa, l'immondezza di lei lo contamina: egli sarà immondo per sette giorni e ogni giaciglio sul quale si coricherà sarà immondo. 25La donna che ha un flusso di sangue per molti giorni, fuori del tempo delle regole, o che lo abbia più del normale sarà immonda per tutto il tempo del flusso, secondo le norme dell'immondezza mestruale. 26Ogni giaciglio sul quale si coricherà durante tutto il tempo del flusso sarà per lei come il giaciglio sul quale si corica quando ha le regole; ogni mobile sul quale siederà sarà immondo, come lo è quando essa ha le regole. 27Chiunque toccherà quelle cose sarà immondo; dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. 28Quando essa sia guarita dal flusso, conterà sette giorni e poi sarà monda. 29L'ottavo giorno prenderà due tortore o due colombi e li porterà al sacerdote all'ingresso della tenda del convegno. 30Il sacerdote ne offrirà uno come sacrificio espiatorio e l'altro come olocausto e farà per lei il rito espiatorio, davanti al Signore, per il flusso che la rendeva immonda. 31Avvertite gli Israeliti di ciò che potrebbe renderli immondi, perché non muoiano per la loro immondezza, quando contaminassero la mia Dimora che è in mezzo a loro. 32Questa è la legge per colui che ha la gonorrea o un'emissione seminale che lo rende immondo 33e la legge per colei che è indisposta a causa delle regole, cioè per l'uomo o per la donna che abbia il flusso e per l'uomo che abbia rapporti intimi con una donna in stato d'immondezza". 16 1Il Signore parlò a Mosè dopo che i due figli di Aronne erano morti mentre presentavano un'offerta davanti al Signore. 2Il Signore disse a Mosè: "Parla ad Aronne, tuo fratello, e digli di non entrare in qualunque tempo nel santuario, oltre il velo, davanti al coperchio che è sull'arca; altrimenti potrebbe morire, quando io apparirò nella nuvola sul coperchio. 3Aronne entrerà nel santuario in questo modo: prenderà un giovenco per il sacrificio espiatorio e un ariete per l'olocausto. 4Si metterà la tunica sacra di lino, indosserà sul corpo i calzoni di lino, si cingerà della cintura di lino e si metterà in capo il turbante di lino. Sono queste le vesti sacre che indosserà dopo essersi lavato la persona con l'acqua. 5Dalla comunità degli Israeliti prenderà due capri per un sacrificio espiatorio e un ariete per un olocausto. 6Aronne offrirà il proprio giovenco in sacrificio espiatorio e compirà l'espiazione per sé e per la sua casa. 7Poi prenderà i due capri e li farà stare davanti al Signore all'ingresso della tenda del convegno 8e getterà le sorti per vedere quale dei due debba essere del Signore e quale di Azazel. 9Farà quindi avvicinare il capro che è toccato in sorte al Signore e l'offrirà in sacrificio espiatorio; 10invece il capro che è toccato in sorte ad Azazel sarà posto vivo davanti al Signore, perché si compia il rito espiatorio su di lui e sia mandato poi ad Azazel nel deserto. 11Aronne offrirà dunque il proprio giovenco in sacrificio espiatorio per sé e, fatta l'espiazione per sé e per la sua casa, immolerà il giovenco del sacrificio espiatorio per sé. 12Poi prenderà l'incensiere pieno di brace tolta dall'altare davanti al Signore e due manciate di incenso odoroso polverizzato; porterà ogni cosa oltre il velo. 13Metterà l'incenso sul fuoco davanti al Signore, perché la nube dell'incenso copra il coperchio che è sull'arca e così non muoia. 14Poi prenderà un po' di sangue del giovenco e ne aspergerà con il dito il coperchio dal lato d'oriente e farà sette volte l'aspersione del sangue con il dito, davanti al coperchio. 15Poi immolerà il capro del sacrificio espiatorio, quello per il popolo, e ne porterà il sangue oltre il velo; farà con questo sangue quello che ha fatto con il sangue del giovenco: lo aspergerà sul coperchio e davanti al coperchio. 16Così farà l'espiazione sul santuario per l'impurità degli Israeliti, per le loro trasgressioni e per tutti i loro peccati. Lo stesso farà per la tenda del convegno che si trova fra di loro, in mezzo alle loro impurità. 17Nella tenda del convegno non dovrà esserci alcuno, da quando egli entrerà nel santuario per farvi il rito espiatorio, finché egli non sia uscito e non abbia compiuto il rito espiatorio per sé, per la sua casa e per tutta la comunità d'Israele. 18Uscito dunque verso l'altare, che è davanti al Signore, compirà il rito espiatorio per esso, prendendo il sangue del giovenco e il sangue del capro e bagnandone intorno i corni dell'altare. 19Farà per sette volte l'aspersione del sangue con il dito sopra l'altare; così lo purificherà e lo santificherà dalle impurità degli Israeliti. 20Quando avrà finito l'aspersione per il santuario, per la tenda del convegno e per l'altare, farà accostare il capro vivo. 21Aronne poserà le mani sul capo del capro vivo, confesserà sopra di esso tutte le iniquità degli Israeliti, tutte le loro trasgressioni, tutti i loro peccati e li riverserà sulla testa del capro; poi, per mano di un uomo incaricato di ciò, lo manderà via nel deserto. 22Quel capro, portandosi addosso tutte le loro iniquità in una regione solitaria, sarà lasciato andare nel deserto. 23Poi Aronne entrerà nella tenda del convegno, si toglierà le vesti di lino che aveva indossate per entrare nel santuario e le deporrà in quel luogo. 24Laverà la sua persona nell'acqua in luogo santo, indosserà le sue vesti e uscirà ad offrire il suo olocausto e l'olocausto del popolo e a compiere il rito espiatorio per sé e per il popolo. 25E farà ardere sull'altare le parti grasse del sacrificio espiatorio. 26Colui che avrà lasciato andare il capro destinato ad Azazel si laverà le vesti, laverà il suo corpo nell'acqua; dopo, rientrerà nel campo. 27Si porterà fuori del campo il giovenco del sacrificio espiatorio e il capro del sacrificio, il cui sangue è stato introdotto nel santuario per compiere il rito espiatorio, se ne bruceranno nel fuoco la pelle, la carne e gli escrementi. 28Poi colui che li avrà bruciati dovrà lavarsi le vesti e bagnarsi il corpo nell'acqua; dopo, rientrerà nel campo. 29Questa sarà per voi una legge perenne: nel settimo mese, nel decimo giorno del mese, vi umilierete, vi asterrete da qualsiasi lavoro, sia colui che è nativo del paese, sia il forestiero che soggiorna in mezzo a voi. 30Poiché in quel giorno si compirà il rito espiatorio per voi, al fine di purificarvi; voi sarete purificati da tutti i vostri peccati, davanti al Signore. 31Sarà per voi un sabato di riposo assoluto e voi vi umilierete; è una legge perenne. 32Il sacerdote che ha ricevuto l'unzione ed è rivestito del sacerdozio al posto di suo padre, compirà il rito espiatorio; si vestirà delle vesti di lino, delle vesti sacre. 33Farà l'espiazione per il santuario, per la tenda del convegno e per l'altare; farà l'espiazione per i sacerdoti e per tutto il popolo della comunità. 34Questa sarà per voi legge perenne: una volta all'anno, per gli Israeliti, si farà l'espiazione di tutti i loro peccati". E si fece come il Signore aveva ordinato a Mosè. 17 1Il Signore disse ancora a Mosè: 2"Parla ad Aronne, ai suoi figli e a tutti gli Israeliti e riferisci loro: Questo il Signore ha ordinato: 3Qualunque Israelita scanna un bue o un agnello o una capra entro il campo o fuori del campo 4e non lo conduce all'ingresso della tenda del convegno per presentarlo come offerta al Signore davanti alla Dimora del Signore, sarà considerato colpevole di delitto di sangue: ha sparso il sangue e questo uomo sarà eliminato dal suo popolo. 5Perciò gli Israeliti, invece d'immolare, come fanno, le loro vittime nei campi, li portino al Signore, presentandoli al sacerdote all'ingresso della tenda del convegno, e li offrano al Signore come sacrifici di comunione. 6Il sacerdote ne spanderà il sangue sull'altare del Signore, all'ingresso della tenda del convegno, e brucerà il grasso in profumo soave per il Signore. 7Essi non offriranno più i loro sacrifici ai satiri, ai quali sogliono prostituirsi. Questa sarà per loro una legge perenne, di generazione in generazione. 8Dirai loro ancora: Ogni uomo, Israelita o straniero dimorante in mezzo a loro che offrirà un olocausto o un sacrificio, 9senza portarlo all'ingresso della tenda del convegno per immolarlo al Signore, quest'uomo sarà eliminato dal suo popolo. 10Ogni uomo, Israelita o straniero dimorante in mezzo a loro, che mangi di qualsiasi specie di sangue, contro di lui, che ha mangiato il sangue, io volgerò la faccia e lo eliminerò dal suo popolo. 11Poiché la vita della carne è nel sangue. Perciò vi ho concesso di porlo sull'altare in espiazione per le vostre vite; perché il sangue espia, in quanto è la vita. 12Perciò ho detto agli Israeliti: Nessuno tra voi mangerà il sangue, neppure lo straniero che soggiorna fra voi mangerà sangue. 13Se uno qualunque degli Israeliti o degli stranieri che soggiornano fra di loro prende alla caccia un animale o un uccello che si può mangiare, ne deve spargere il sangue e coprirlo di terra; 14perché la vita di ogni essere vivente è il suo sangue, in quanto sua vita; perciò ho ordinato agli Israeliti: Non mangerete sangue di alcuna specie di essere vivente, perché il sangue è la vita d'ogni carne; chiunque ne mangerà sarà eliminato. 15Qualunque persona, nativa del paese o straniera, che mangerà carne di bestia morta naturalmente o sbranata, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immonda fino alla sera; allora sarà monda. 16Ma se non si lava le vesti e il corpo, porterà la pena della sua iniquità". 18 1Il Signore disse ancora a Mosè: 2"Parla agli Israeliti e riferisci loro. Io sono il Signore, vostro Dio. 3Non farete come si fa nel paese d'Egitto dove avete abitato, né farete come si fa nel paese di Canaan dove io vi conduco, né imiterete i loro costumi. 4Metterete in pratica le mie prescrizioni e osserverete le mie leggi, seguendole. Io sono il Signore, vostro Dio. 5Osserverete dunque le mie leggi e le mie prescrizioni, mediante le quali, chiunque le metterà in pratica, vivrà. Io sono il Signore. 6Nessuno si accosterà a una sua consanguinea, per avere rapporti con lei. Io sono il Signore. 7Non recherai oltraggio a tuo padre avendo rapporti con tua madre: è tua madre; non scoprirai la sua nudità. 8Non scoprirai la nudità della tua matrigna; è la nudità di tuo padre. 9Non scoprirai la nudità di tua sorella, figlia di tuo padre o figlia di tua madre, sia nata in casa o fuori. 10Non scoprirai la nudità della figlia di tuo figlio o della figlia di tua figlia, perché è la tua propria nudità. 11Non scoprirai la nudità della figlia della tua matrigna, generata nella tua casa: è tua sorella. 12Non scoprirai la nudità della sorella di tuo padre; è carne di tuo padre. 13Non scoprirai la nudità della sorella di tua madre, perché è carne di tua madre. 14Non scoprirai la nudità del fratello di tuo padre, cioè non ti accosterai alla sua moglie: è tua zia. 15Non scoprirai la nudità di tua nuora: è la moglie di tuo figlio; non scoprirai la sua nudità. 16Non scoprirai la nudità di tua cognata: è la nudità di tuo fratello. 17Non scoprirai la nudità di una donna e di sua figlia; né prenderai la figlia di suo figlio, né la figlia di sua figlia per scoprirne la nudità: sono parenti carnali: è un'infamia. 18E quanto alla moglie, non prenderai inoltre la sorella di lei, per farne una rivale, mentre tua moglie è in vita. 19Non ti accosterai a donna per scoprire la sua nudità durante l'immondezza mestruale. 20Non peccherai con la moglie del tuo prossimo per contaminarti con lei. 21Non lascerai passare alcuno dei tuoi figli a Moloch e non profanerai il nome del tuo Dio. Io sono il Signore. 22Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è abominio. 23Non ti abbrutirai con alcuna bestia per contaminarti con essa; la donna non si abbrutirà con una bestia; è una perversione. 24Non vi contaminate con nessuna di tali nefandezze; poiché con tutte queste cose si sono contaminate le nazioni che io sto per scacciare davanti a voi. 25Il paese ne è stato contaminato; per questo ho punito la sua iniquità e il paese ha vomitato i suoi abitanti. 26Voi dunque osserverete le mie leggi e le mie prescrizioni e non commetterete nessuna di queste pratiche abominevoli: né colui che è nativo del paese, né il forestiero in mezzo a voi. 27Poiché tutte queste cose abominevoli le ha commesse la gente che vi era prima di voi e il paese ne è stato contaminato. 28Badate che, contaminandolo, il paese non vomiti anche voi, come ha vomitato la gente che vi abitava prima di voi. 29Perché quanti commetteranno qualcuna di queste pratiche abominevoli saranno eliminati dal loro popolo. 30Osserverete dunque i miei ordini e non imiterete nessuno di quei costumi abominevoli che sono stati praticati prima di voi, né vi contaminerete con essi. Io sono il Signore, il Dio vostro". 19 1Il Signore disse ancora a Mosè: 2"Parla a tutta la comunità degli Israeliti e ordina loro: Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo. 3Ognuno rispetti sua madre e suo padre e osservi i miei sabati. Io sono il Signore, vostro Dio. 4Non rivolgetevi agli idoli, e non fatevi divinità di metallo fuso. Io sono il Signore, vostro Dio. 5Quando offrirete al Signore una vittima in sacrificio di comunione, offritela in modo da essergli graditi. 6La si mangerà il giorno stesso che l'avrete immolata o il giorno dopo; ciò che avanzerà fino al terzo giorno, lo brucerete nel fuoco. 7Se invece si mangiasse il terzo giorno, sarebbe cosa abominevole; il sacrificio non sarebbe gradito. 8Chiunque ne mangiasse, porterebbe la pena della sua iniquità, perché profanerebbe ciò che è sacro al Signore; quel tale sarebbe eliminato dal suo popolo. 9Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; 10quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti; li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio. 11Non ruberete né userete inganno o menzogna gli uni a danno degli altri. 12Non giurerete il falso servendovi del mio nome; perché profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore. 13Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; il salario del bracciante al tuo servizio non resti la notte presso di te fino al mattino dopo. 14Non disprezzerai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore. 15Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia. 16Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore. 17Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d'un peccato per lui. 18Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore. 19Osserverete le mie leggi. Non accoppierai bestie di specie differenti; non seminerai il tuo campo con due sorta di seme, né porterai veste tessuta di due diverse materie. 20Se un uomo ha rapporti con donna che sia una schiava sposata ad altro uomo, ma non riscattata o affrancata, saranno tutti e due puniti; ma non messi a morte, perché essa non è libera. 21L'uomo condurrà al Signore, all'ingresso della tenda del convegno, in sacrificio di riparazione, un ariete; 22con questo ariete il sacerdote farà per lui il rito espiatorio davanti al Signore per il peccato da lui commesso; il peccato commesso gli sarà perdonato. 23Quando sarete entrati nel paese e vi avrete piantato ogni sorta d'alberi da frutto, ne considererete i frutti come non circoncisi; per tre anni saranno per voi come non circoncisi; non se ne dovrà mangiare. 24Ma nel quarto anno tutti i loro frutti saranno consacrati al Signore, come dono festivo. 25Nel quinto anno mangerete il frutto di quegli alberi; così essi continueranno a fruttare per voi. Io sono il Signore, vostro Dio. 26Non mangerete carne con il sangue. Non praticherete alcuna sorta di divinazione o di magia. 27Non vi taglierete in tondo i capelli ai lati del capo, né deturperai ai lati la tua barba. 28Non vi farete incisioni sul corpo per un defunto, né vi farete segni di tatuaggio. Io sono il Signore. 29Non profanare tua figlia, prostituendola, perché il paese non si dia alla prostituzione e non si riempia di infamie. 30Osserverete i miei sabati e porterete rispetto al mio santuario. Io sono il Signore. 31Non vi rivolgete ai negromanti né agli indovini; non li consultate per non contaminarvi per mezzo loro. Io sono il Signore, vostro Dio. 32Alzati davanti a chi ha i capelli bianchi, onora la persona del vecchio e temi il tuo Dio. Io sono il Signore. 33Quando un forestiero dimorerà presso di voi nel vostro paese, non gli farete torto. 34Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l'amerai come tu stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio. 35Non commetterete ingiustizie nei giudizi, nelle misure di lunghezza, nei pesi o nelle misure di capacità. 36Avrete bilance giuste, pesi giusti, efa giusto, hin giusto. Io sono il Signore, vostro Dio, che vi ho fatti uscire dal paese d'Egitto. 37Osserverete dunque tutte le mie leggi e tutte le mie prescrizioni e le metterete in pratica. Io sono il Signore". 20 1Il Signore disse ancora a Mosè: 2"Dirai agli Israeliti: Chiunque tra gli Israeliti o tra i forestieri che soggiornano in Israele darà qualcuno dei suoi figli a Moloch, dovrà essere messo a morte; il popolo del paese lo lapiderà. 3Anch'io volgerò la faccia contro quell'uomo e lo eliminerò dal suo popolo, perché ha dato qualcuno dei suoi figli a Moloch con l'intenzione di contaminare il mio santuario e profanare il mio santo nome. 4Se il popolo del paese chiude gli occhi quando quell'uomo dà qualcuno dei suoi figli a Moloch e non lo mette a morte, 5io volgerò la faccia contro quell'uomo e contro la sua famiglia ed eliminerò dal suo popolo lui con quanti si danno all'idolatria come lui, abbassandosi a venerare Moloch. 6Se un uomo si rivolge ai negromanti e agli indovini per darsi alle superstizioni dietro a loro, io volgerò la faccia contro quella persona e la eliminerò dal suo popolo. 7Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono il Signore, vostro Dio. 8Osservate le mie leggi e mettetele in pratica. Io sono il Signore che vi vuole fare santi. 9Chiunque maltratta suo padre o sua madre dovrà essere messo a morte; ha maltrattato suo padre o sua madre: il suo sangue ricadrà su di lui. 10Se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l'adùltero e l'adùltera dovranno esser messi a morte. 11Se uno ha rapporti con la matrigna, egli scopre la nudità del padre; tutti e due dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di essi. 12Se uno ha rapporti con la nuora, tutti e due dovranno essere messi a morte; hanno commesso un abominio; il loro sangue ricadrà su di essi. 13Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro. 14Se uno prende in moglie la figlia e la madre, è un delitto; si bruceranno con il fuoco lui ed esse, perché non ci sia fra di voi tale delitto. 15L'uomo che si abbrutisce con una bestia dovrà essere messo a morte; dovrete uccidere anche la bestia. 16Se una donna si accosta a una bestia per lordarsi con essa, ucciderai la donna e la bestia; tutte e due dovranno essere messe a morte; il loro sangue ricadrà su di loro. 17Se uno prende la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre, e vede la nudità di lei ed essa vede la nudità di lui, è un'infamia; tutti e due saranno eliminati alla presenza dei figli del loro popolo; quel tale ha scoperto la nudità della propria sorella; dovrà portare la pena della sua iniquità. 18Se uno ha un rapporto con una donna durante le sue regole e ne scopre la nudità, quel tale ha scoperto la sorgente di lei ed essa ha scoperto la sorgente del proprio sangue; perciò tutti e due saranno eliminati dal loro popolo. 19Non scoprirai la nudità della sorella di tua madre o della sorella di tuo padre; chi lo fa scopre la sua stessa carne; tutti e due porteranno la pena della loro iniquità. 20Se uno ha rapporti con la moglie di suo zio, scopre la nudità di suo zio; tutti e due porteranno la pena del loro peccato; dovranno morire senza figli. 21Se uno prende la moglie del fratello, è una impurità, egli ha scoperto la nudità del fratello; non avranno figli. 22Osserverete dunque tutte le mie leggi e tutte le mie prescrizioni e le metterete in pratica, perché il paese dove io vi conduco ad abitare non vi rigetti. 23Non seguirete le usanze delle nazioni che io sto per scacciare dinanzi a voi; esse hanno fatto tutte quelle cose, perciò le ho in abominio 24e vi ho detto: Voi possiederete il loro paese; ve lo darò in proprietà; è un paese dove scorre il latte e il miele. Io il Signore vostro Dio vi ho separati dagli altri popoli. 25Farete dunque distinzione tra animali mondi e immondi, fra uccelli immondi e mondi e non vi renderete abominevoli, mangiando animali, uccelli o esseri che strisciano sulla terra e che io vi ho fatto distinguere come immondi. 26Sarete santi per me, poiché io, il Signore, sono santo e vi ho separati dagli altri popoli, perché siate miei. 27Se uomo o donna, in mezzo a voi, eserciteranno la negromanzia o la divinazione, dovranno essere messi a morte; saranno lapidati e il loro sangue ricadrà su di essi". 21 1Il Signore disse a Mosè: "Parla ai sacerdoti, figli di Aronne, e riferisci loro: Un sacerdote non dovrà rendersi immondo per il contatto con un morto della sua parentela, 2se non per un suo parente stretto, cioè per sua madre, suo padre, suo figlio, sua figlia, suo fratello 3e sua sorella ancora vergine, che viva con lui e non sia ancora maritata; per questa può esporsi alla immondezza. 4Signore tra i suoi parenti, non si dovrà contaminare, profanando se stesso. 5I sacerdoti non si faranno tonsure sul capo, né si raderanno ai lati la barba né si faranno incisioni nella carne. 6Saranno santi per il loro Dio e non profaneranno il nome del loro Dio, perché offrono al Signore sacrifici consumati dal fuoco, pane del loro Dio; perciò saranno santi. 7Non prenderanno in moglie una prostituta o già disonorata; né una donna ripudiata dal marito, perché sono santi per il loro Dio. 8Tu considererai dunque il sacerdote come santo, perché egli offre il pane del tuo Dio: sarà per te santo, perché io, il Signore, che vi santifico, sono santo. 9Se la figlia di un sacerdote si disonora prostituendosi, disonora suo padre; sarà arsa con il fuoco. 10Il sacerdote, quello che è il sommo tra i suoi fratelli, sul capo del quale è stato sparso l'olio dell'unzione e ha ricevuto l'investitura, indossando le vesti sacre, non dovrà scarmigliarsi i capelli né stracciarsi le vesti. 11Non si avvicinerà ad alcun cadavere; non si renderà immondo neppure per suo padre e per sua madre. 12Non uscirà dal santuario e non profanerà il santuario del suo Dio, perché la consacrazione è su di lui mediante l'olio dell'unzione del suo Dio. Io sono il Signore. 13Sposerà una vergine. 14Non potrà sposare né una vedova, né una divorziata, né una disonorata, né una prostituta; ma prenderà in moglie una vergine della sua gente. 15Così non disonorerà la sua discendenza in mezzo al suo popolo; poiché io sono il Signore che lo santifico". 16Il Signore disse ancora a Mosè: 17"Parla ad Aronne e digli: Nelle generazioni future nessun uomo della tua stirpe, che abbia qualche deformità, potrà accostarsi ad offrire il pane del suo Dio; 18perché nessun uomo che abbia qualche deformità potrà accostarsi: né il cieco, né lo zoppo, né chi abbia il viso deforme per difetto o per eccesso, 19nè chi abbia una frattura al piede o alla mano, 20nè un gobbo, né un nano, né chi abbia una macchia nell'occhio o la scabbia o piaghe purulente o sia eunuco. 21Nessun uomo della stirpe del sacerdote Aronne, con qualche deformità, si accosterà ad offrire i sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore. Ha un difetto: non si accosti quindi per offrire il pane del suo Dio. 22Potrà mangiare il pane del suo Dio, le cose sacrosante e le cose sante; 23ma non potrà avvicinarsi al velo, né accostarsi all'altare, perché ha una deformità. Non dovrà profanare i miei luoghi santi, perché io sono il Signore che li santifico". 24Così parlò ad Aronne, ai suoi figli e a tutti gli Israeliti. 22 1Il Signore disse ancora a Mosè: 2"Ordina ad Aronne e ai suoi figli che si astengano dalle cose sante a me consacrate dagli Israeliti e non profanino il mio santo nome. Io sono il Signore. 3Ordina loro: Qualunque uomo della vostra discendenza che nelle generazioni future si accosterà, in stato d'immondezza, alle cose sante consacrate dagli Israeliti al Signore, sarà eliminato davanti a me. Io sono il Signore. 4Nessun uomo della stirpe di Aronne, affetto da lebbra o da gonorrea, potrà mangiare le cose sante, finché non sia mondo. Così sarà di chi abbia toccato qualunque persona immonda per contatto con un cadavere o abbia avuto una emissione seminale 5o di chi abbia toccato qualsiasi rettile da cui abbia contratto immondezza oppure un uomo che gli abbia comunicato un'immondezza di qualunque specie. 6La persona che abbia avuto tali contatti sarà immonda fino alla sera e non mangerà le cose sante prima di essersi lavato il corpo nell'acqua; 7dopo il tramonto del sole sarà monda e allora potrà mangiare le cose sante, perché esse sono il suo vitto. 8Il sacerdote non mangerà carne di bestia morta naturalmente o sbranata, per non rendersi immondo. Io sono il Signore. 9Osserveranno dunque ciò che ho comandato, altrimenti porteranno la pena del loro peccato e moriranno per aver profanato le cose sante. Io sono il Signore che li santifico. 10Nessun estraneo mangerà le cose sante: né l'ospite di un sacerdote o il salariato potrà mangiare le cose sante. 11Ma una persona, che il sacerdote avrà comprata con il denaro, ne potrà mangiare: così anche quelli che gli sono nati in casa: questi potranno mangiare il suo pane. 12La figlia di un sacerdote, sposata con un estraneo, non potrà mangiare le cose sante offerte mediante il rito dell'elevazione. 13Se invece la figlia del sacerdote è rimasta vedova o è stata ripudiata e non ha figli, se torna a stare da suo padre come quando era giovane, potrà mangiare il pane del padre; mentre nessun estraneo al sacerdozio potrà mangiarne. 14Se uno mangia per errore una cosa santa, darà al sacerdote il valore della cosa santa, aggiungendovi un quinto. 15I sacerdoti non profaneranno dunque le cose sante degli Israeliti, che essi offrono al Signore con la rituale elevazione, 16e non faranno portare loro la pena del peccato di cui si renderebbero colpevoli, mangiando le loro cose sante; poiché io sono il Signore che le santifico". 17Il Signore disse a Mosè: 18"Parla ad Aronne, ai suoi figli, a tutti gli Israeliti e ordina loro: Chiunque della casa d'Israele o dei forestieri dimoranti in Israele presenta in olocausto al Signore un'offerta per qualsiasi voto o dono volontario, 19per essere gradito, dovrà offrire un maschio, senza difetto, di buoi, di pecore o di capre. 20Non offrirete nulla con qualche difetto, perché non sarebbe gradito. 21Se uno offre al Signore, in sacrificio di comunione, un bovino o un ovino, sia per sciogliere un voto, sia come offerta volontaria, la vittima, perché sia gradita, dovrà essere perfetta: senza difetti. 22Non offrirete al Signore nessuna vittima cieca o storpia o mutilata o con ulceri o con la scabbia o con piaghe purulente; non ne farete sull'altare un sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore. 23Come offerta volontaria potrai presentare un bue o una pecora che abbia un membro troppo lungo o troppo corto; ma come offerta per qualche voto non sarebbe gradita. 24Non offrirete al Signore un animale con i testicoli ammaccati o schiacciati o strappati o tagliati. Tali cose non farete nel vostro paese, 25nè accetterete dallo straniero alcuna di queste vittime per offrirla come pane in onore del vostro Dio; essendo mutilate, difettose, non sarebbero gradite per il vostro bene". 26Il Signore aggiunse a Mosè: 27"Quando nascerà un vitello o un agnello o un capretto, starà sette giorni sotto la madre; dall'ottavo giorno in poi, sarà gradito come vittima da consumare con il fuoco per il Signore. 28Non scannerete vacca o pecora lo stesso giorno con il suo piccolo. 29Quando offrirete al Signore un sacrificio di ringraziamento, offritelo in modo che sia gradito. 30La vittima sarà mangiata il giorno stesso; non ne lascerete nulla fino al mattino. Io sono il Signore. 31Osserverete dunque i miei comandi e li metterete in pratica. Io sono il Signore. 32Non profanerete il mio santo nome, perché io mi manifesti santo in mezzo agli Israeliti. Io sono il Signore che vi santifico, 33che vi ho fatto uscire dal paese d'Egitto per essere vostro Dio. Io sono il Signore". 23 1Il Signore disse ancora a Mosè: 2"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Ecco le solennità del Signore, che voi proclamerete come sante convocazioni. Queste sono le mie solennità. 3Durante sei giorni si attenderà al lavoro; ma il settimo giorno è sabato, giorno di assoluto riposo e di santa convocazione. Non farete in esso lavoro alcuno; è un riposo in onore del Signore in tutti i luoghi dove abiterete. 4Queste sono le solennità del Signore, le sante convocazioni che proclamerete nei tempi stabiliti. 5Il primo mese, al decimoquarto giorno, al tramonto del sole sarà la pasqua del Signore; 6il quindici dello stesso mese sarà la festa degli azzimi in onore del Signore; per sette giorni mangerete pane senza lievito. 7Il primo giorno sarà per voi santa convocazione; non farete in esso alcun lavoro servile; 8per sette giorni offrirete al Signore sacrifici consumati dal fuoco. Il settimo giorno vi sarà la santa convocazione: non farete alcun lavoro servile". 9Il Signore aggiunse a Mosè: 10"Parla agli Israeliti e ordina loro: Quando sarete entrati nel paese che io vi dò e ne mieterete la messe, porterete al sacerdote un covone, come primizia del vostro raccolto; 11il sacerdote agiterà con gesto rituale il covone davanti al Signore, perché sia gradito per il vostro bene; il sacerdote l'agiterà il giorno dopo il sabato. 12Quando farete il rito di agitazione del covone, offrirete un agnello di un anno, senza difetto, in olocausto al Signore. 13L'oblazione che l'accompagna sarà di due decimi di efa di fior di farina intrisa nell'olio, come sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave in onore del Signore; la libazione sarà di un quarto di hin di vino. 14Non mangerete pane, né grano abbrustolito, né spighe fresche, prima di quel giorno, prima di aver portato l'offerta al vostro Dio. È una legge perenne di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete. 15Dal giorno dopo il sabato, cioè dal giorno che avrete portato il covone da offrire con il rito di agitazione, conterete sette settimane complete. 16Conterete cinquanta giorni fino all'indomani del settimo sabato e offrirete al Signore una nuova oblazione. 17Porterete dai luoghi dove abiterete due pani per offerta con rito di agitazione, i quali saranno di due decimi di efa di fior di farina e li farete cuocere lievitati; sono le primizie in onore del Signore. 18Oltre quei pani offrirete sette agnelli dell'anno, senza difetto, un torello e due arieti: saranno un olocausto per il Signore insieme con la loro oblazione e le loro libazioni; sarà un sacrificio di soave profumo, consumato dal fuoco in onore del Signore. 19Offrirete un capro come sacrificio espiatorio e due agnelli dell'anno come sacrificio di comunione. 20Il sacerdote agiterà ritualmente gli agnelli insieme con il pane delle primizie come offerta da agitare davanti al Signore; tanto i pani, quanto i due agnelli consacrati al Signore saranno riservati al sacerdote. 21In quel medesimo giorno dovrete indire una festa e avrete la santa convocazione. Non farete alcun lavoro servile. È una legge perenne, di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete. 22Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino al margine del campo e non raccoglierai ciò che resta da spigolare del tuo raccolto; lo lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, il vostro Dio". 23Il Signore disse a Mosè: 24"Parla agli Israeliti e ordina loro: Nel settimo mese, il primo giorno del mese sarà per voi riposo assoluto, una proclamazione fatta a suon di tromba, una santa convocazione. 25Non farete alcun lavoro servile e offrirete sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore". 26Il Signore disse ancora a Mosè: 27"Il decimo giorno di questo settimo mese sarà il giorno dell'espiazione; terrete una santa convocazione, vi mortificherete e offrirete sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore. 28In quel giorno non farete alcun lavoro; poiché è il giorno dell'espiazione, per espiare per voi davanti al Signore, vostro Dio. 29Ogni persona che non si mortificherà in quel giorno, sarà eliminata dal suo popolo. 30Ogni persona che farà in quel giorno un qualunque lavoro, io la eliminerò dal suo popolo. 31Non farete alcun lavoro. È una legge perenne di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete. 32Sarà per voi un sabato di assoluto riposo e dovrete mortificarvi: il nono giorno del mese, dalla sera alla sera dopo, celebrerete il vostro sabato". 33Il Signore aggiunse a Mosè: 34"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Il quindici di questo settimo mese sarà la festa delle capanne per sette giorni, in onore del Signore. 35Il primo giorno vi sarà una santa convocazione; non farete alcun lavoro servile. 36Per sette giorni offrirete vittime consumate dal fuoco in onore del Signore. L'ottavo giorno terrete la santa convocazione e offrirete al Signore sacrifici consumati con il fuoco. È giorno di riunione; non farete alcun lavoro servile. 37Queste sono le solennità del Signore nelle quali proclamerete sante convocazioni, perché si offrano al Signore sacrifici consumati dal fuoco, olocausti e oblazioni, vittime e libazioni, ogni cosa nel giorno stabilito, oltre i sabati del Signore, 38oltre i vostri doni, oltre tutti i vostri voti e tutte le offerte volontarie che presenterete al Signore. 39Ora il quindici del settimo mese, quando avrete raccolto i frutti della terra, celebrerete una festa al Signore per sette giorni; il primo giorno sarà di assoluto riposo e così l'ottavo giorno. 40Il primo giorno prenderete frutti degli alberi migliori: rami di palma, rami con dense foglie e salici di torrente e gioirete davanti al Signore vostro Dio per sette giorni. 41Celebrerete questa festa in onore del Signore, per sette giorni, ogni anno. È una legge perenne di generazione in generazione. La celebrerete il settimo mese. 42Dimorerete in capanne per sette giorni; tutti i cittadini d'Israele dimoreranno in capanne, 43perché i vostri discendenti sappiano che io ho fatto dimorare in capanne gli Israeliti, quando li ho condotti fuori dal paese d'Egitto. Io sono il Signore vostro Dio". 44E Mosè diede così agli Israeliti le istruzioni relative alle solennità del Signore. 24 1Il Signore disse ancora a Mosè: 2"Ordina agli Israeliti che ti portino olio puro di olive schiacciate per il candelabro, per tenere le lampade sempre accese. 3Aronne lo preparerà nella tenda del convegno, fuori del velo che sta davanti alla testimonianza, perché le lampade ardano sempre, da sera a mattina, davanti al Signore. È una legge perenne, di generazione in generazione. 4Egli le disporrà sul candelabro d'oro puro, perché ardano sempre davanti al Signore. 5Prenderai anche fior di farina e ne farai cuocere dodici focacce; ogni focaccia sarà di due decimi di efa. 6Le disporrai su due pile, sei per pila, sulla tavola d'oro puro davanti al Signore. 7Porrai incenso puro sopra ogni pila e sarà sul pane come memoriale, come sacrificio espiatorio consumato dal fuoco in onore del Signore. 8Ogni giorno di sabato si disporranno i pani davanti al Signore sempre; saranno forniti dagli Israeliti; è alleanza. 9I pani saranno riservati ad Aronne e ai suoi figli: essi li mangeranno in luogo santo; perché saranno per loro cosa santissima tra i sacrifici in onore del Signore. È una legge perenne". 10Ora il figlio di una donna israelita e di un egiziano uscì in mezzo agli Israeliti; nell'accampamento, fra questo figlio della donna israelita e un israelita, scoppiò una lite. 11Il figlio della Israelita bestemmiò il nome del Signore, imprecando; perciò fu condotto da Mosè. La madre di quel tale si chiamava Selòmit, figlia di Dibri, della tribù di Dan. 12Lo misero sotto sorveglianza, finché fosse deciso che cosa fare per ordine del Signore. 13Il Signore parlò a Mosè: 14"Conduci quel bestemmiatore fuori dell'accampamento; quanti lo hanno udito posino le mani sul suo capo e tutta la comunità lo lapiderà. 15Parla agli Israeliti e di' loro: Chiunque maledirà il suo Dio, porterà la pena del suo peccato. 16Chi bestemmia il nome del Signore dovrà essere messo a morte: tutta la comunità lo dovrà lapidare. Straniero o nativo del paese, se ha bestemmiato il nome del Signore, sarà messo a morte. 17Chi percuote a morte un uomo dovrà essere messo a morte. 18Chi percuote a morte un capo di bestiame lo pagherà: vita per vita. 19Se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all'altro: 20frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatta all'altro. 21Chi uccide un capo di bestiame lo pagherà; ma chi uccide un uomo sarà messo a morte. 22Ci sarà per voi una sola legge per il forestiero e per il cittadino del paese; poiché io sono il Signore vostro Dio". 23Mosè ne riferì agli Israeliti ed essi condussero quel bestemmiatore fuori dell'accampamento e lo lapidarono. Così gli Israeliti eseguirono quello che il Signore aveva ordinato a Mosè. 25 1Il Signore disse ancora a Mosè sul monte Sinai: 2"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando entrerete nel paese che io vi dò, la terra dovrà avere il suo sabato consacrato al Signore. 3Per sei anni seminerai il tuo campo e poterai la tua vigna e ne raccoglierai i frutti; 4ma il settimo anno sarà come sabato, un riposo assoluto per la terra, un sabato in onore del Signore; non seminerai il tuo campo e non poterai la tua vigna. 5Non mieterai quello che nascerà spontaneamente dal seme caduto nella tua mietitura precedente e non vendemmierai l'uva della vigna che non avrai potata; sarà un anno di completo riposo per la terra. 6Ciò che la terra produrrà durante il suo riposo servirà di nutrimento a te, al tuo schiavo, alla tua schiava, al tuo bracciante e al forestiero che è presso di te; 7anche al tuo bestiame e agli animali che sono nel tuo paese servirà di nutrimento quanto essa produrrà. 8Conterai anche sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. 9Al decimo giorno del settimo mese, farai squillare la tromba dell'acclamazione; nel giorno dell'espiazione farete squillare la tromba per tutto il paese. 10Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. 11Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. 12Poiché è il giubileo; esso vi sarà sacro; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi. 13In quest'anno del giubileo, ciascuno tornerà in possesso del suo. 14Quando vendete qualche cosa al vostro prossimo o quando acquistate qualche cosa dal vostro prossimo, nessuno faccia torto al fratello. 15Regolerai l'acquisto che farai dal tuo prossimo in base al numero degli anni trascorsi dopo l'ultimo giubileo: egli venderà a te in base agli anni di rendita. 16Quanti più anni resteranno, tanto più aumenterai il prezzo; quanto minore sarà il tempo, tanto più ribasserai il prezzo; perché egli ti vende la somma dei raccolti. 17Nessuno di voi danneggi il fratello, ma temete il vostro Dio, poiché io sono il Signore vostro Dio. 18Metterete in pratica le mie leggi e osserverete le mie prescrizioni, le adempirete e abiterete il paese tranquilli. 19La terra produrrà frutti, voi ne mangerete a sazietà e vi abiterete tranquilli. 20Se dite: Che mangeremo il settimo anno, se non semineremo e non raccoglieremo i nostri prodotti?, 21io disporrò in vostro favore un raccolto abbondante per il sesto anno ed esso vi darà frutti per tre anni. 22L'ottavo anno seminerete e consumerete il vecchio raccolto fino al nono anno; mangerete il raccolto vecchio finché venga il nuovo. 23Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e inquilini. 24Perciò, in tutto il paese che avrete in possesso, concederete il diritto di riscatto per quanto riguarda il suolo. 25Se il tuo fratello, divenuto povero, vende una parte della sua proprietà, colui che ha il diritto di riscatto, cioè il suo parente più stretto, verrà e riscatterà ciò che il fratello ha venduto. 26Se uno non ha chi possa fare il riscatto, ma giunge a procurarsi da sé la somma necessaria al riscatto, 27conterà le annate passate dopo la vendita, restituirà al compratore il valore degli anni che ancora rimangono e rientrerà così in possesso del suo patrimonio. 28Ma se non trova da sé la somma sufficiente a rimborsarlo, ciò che ha venduto rimarrà in mano al compratore fino all'anno del giubileo; al giubileo il compratore uscirà e l'altro rientrerà in possesso del suo patrimonio. 29Se uno vende una casa abitabile in una città recinta di mura, ha diritto al riscatto fino allo scadere dell'anno dalla vendita; il suo diritto di riscatto durerà un anno intero. 30Ma se quella casa, posta in una città recinta di mura, non è riscattata prima dello scadere di un intero anno, rimarrà sempre proprietà del compratore e dei suoi discendenti; il compratore non sarà tenuto a uscire al giubileo. 31Però le case dei villaggi non attorniati da mura vanno considerate come parte dei fondi campestri; potranno essere riscattate e al giubileo il compratore dovrà uscire. 32Quanto alle città dei leviti e alle case che essi vi possederanno, i leviti avranno il diritto perenne di riscatto. 33Se chi riscatta è un levita, in occasione del giubileo il compratore uscirà dalla casa comprata nella città levitica, perché le case delle città levitiche sono loro proprietà, in mezzo agli Israeliti. 34Neppure campi situati nei dintorni delle città levitiche si potranno vendere, perché sono loro proprietà perenne. 35Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria ed è privo di mezzi, aiutalo, come un forestiero e inquilino, perché possa vivere presso di te. 36Non prendere da lui interessi, né utili; ma temi il tuo Dio e fa' vivere il tuo fratello presso di te. 37Non gli presterai il denaro a interesse, né gli darai il vitto a usura. 38Io sono il Signore vostro Dio, che vi ho fatto uscire dal paese d'Egitto, per darvi il paese di Canaan, per essere il vostro Dio. 39Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria e si vende a te, non farlo lavorare come schiavo; 40sia presso di te come un bracciante, come un inquilino. Ti servirà fino all'anno del giubileo; 41allora se ne andrà da te insieme con i suoi figli, tornerà nella sua famiglia e rientrerà nella proprietà dei suoi padri. 42Poiché essi sono miei servi, che io ho fatto uscire dal paese d'Egitto; non debbono essere venduti come si vendono gli schiavi. 43Non lo tratterai con asprezza, ma temerai il tuo Dio. 44Quanto allo schiavo e alla schiava, che avrai in proprietà, potrete prenderli dalle nazioni che vi circondano; da queste potrete comprare lo schiavo e la schiava. 45Potrete anche comprarne tra i figli degli stranieri, stabiliti presso di voi e tra le loro famiglie che sono presso di voi, tra i loro figli nati nel vostro paese; saranno vostra proprietà. 46Li potrete lasciare in eredità ai vostri figli dopo di voi, come loro proprietà; vi potrete servire sempre di loro come di schiavi; ma quanto ai vostri fratelli, gli Israeliti, ognuno nei riguardi dell'altro, non lo tratterai con asprezza. 47Se un forestiero stabilito presso di te diventa ricco e il tuo fratello si grava di debiti con lui e si vende al forestiero stabilito presso di te o a qualcuno della sua famiglia, 48dopo che si è venduto, ha il diritto di riscatto; lo potrà riscattare uno dei suoi fratelli 49o suo zio o il figlio di suo zio; lo potrà riscattare uno dei parenti dello stesso suo sangue o, se ha i mezzi di farlo, potrà riscattarsi da sé. 50Farà il calcolo con il suo compratore, dall'anno che gli si è venduto all'anno del giubileo; il prezzo da pagare sarà in proporzione del numero degli anni, valutando le sue giornate come quelle di un bracciante. 51Se vi sono ancora molti anni per arrivare al giubileo, pagherà il riscatto in ragione di questi anni e in proporzione del prezzo per il quale fu comprato; 52se rimangono pochi anni per arrivare al giubileo, farà il calcolo con il suo compratore e pagherà il prezzo del suo riscatto in ragione di quegli anni. 53Resterà presso di lui come un bracciante preso a servizio anno per anno; il padrone non dovrà trattarlo con asprezza sotto i suoi occhi. 54Se non è riscattato in alcuno di quei modi, se ne andrà libero l'anno del giubileo: lui con i suoi figli. 55Poiché gli Israeliti sono miei servi; miei servi, che ho fatto uscire dal paese d'Egitto. Io sono il Signore vostro Dio". 26 1"Non vi farete idoli, né vi erigerete immagini scolpite o stele, né permetterete che nel vostro paese vi sia pietra ornata di figure, per prostrarvi davanti ad essa; poiché io sono il Signore vostro Dio. 2Osserverete i miei sabati e porterete rispetto al mio santuario. Io sono il Signore. 3Se seguirete le mie leggi, se osserverete i miei comandi e li metterete in pratica, 4io vi darò le piogge alla loro stagione, la terra darà prodotti e gli alberi della campagna daranno frutti. 5La trebbiatura durerà per voi fino alla vendemmia e la vendemmia durerà fino alla semina; avrete cibo a sazietà e abiterete tranquilli il vostro paese. 6Io stabilirò la pace nel paese; nessuno vi incuterà terrore; vi coricherete e farò sparire dal paese le bestie nocive e la spada non passerà per il vostro paese. 7Voi inseguirete i vostri nemici ed essi cadranno dinanzi a voi colpiti di spada. 8Cinque di voi ne inseguiranno cento, cento di voi ne inseguiranno diecimila e i vostri nemici cadranno dinanzi a voi colpiti di spada. 9Io mi volgerò a voi, vi renderò fecondi e vi moltiplicherò e confermerò la mia alleanza con voi. 10Voi mangerete del vecchio raccolto, serbato a lungo, e dovrete metter via il raccolto vecchio per far posto al nuovo. 11Stabilirò la mia dimora in mezzo a voi e io non vi respingerò. 12Camminerò in mezzo a voi, sarò vostro Dio e voi sarete il mio popolo. 13Io sono il Signore vostro Dio, che vi ho fatto uscire dal paese d'Egitto; ho spezzato il vostro giogo e vi ho fatto camminare a testa alta. 14Ma se non mi ascolterete e se non metterete in pratica tutti questi comandi, 15se disprezzerete le mie leggi e rigetterete le mie prescrizioni, non mettendo in pratica tutti i miei comandi e infrangendo la mia alleanza, 16ecco che cosa farò a voi a mia volta: manderò contro di voi il terrore, la consunzione e la febbre, che vi faranno languire gli occhi e vi consumeranno la vita. Seminerete invano il vostro seme: se lo mangeranno i vostri nemici. 17Volgerò la faccia contro di voi e voi sarete sconfitti dai nemici; quelli che vi odiano vi opprimeranno e vi darete alla fuga, senza che alcuno vi insegua. 18Se nemmeno dopo questo mi ascolterete, io vi castigherò sette volte di più per i vostri peccati. 19Spezzerò la vostra forza superba, renderò il vostro cielo come ferro e la vostra terra come rame. 20Le vostre energie si consumeranno invano, poiché la vostra terra non darà prodotti e gli alberi della campagna non daranno frutti. 21Se vi opporrete a me e non mi ascolterete, io vi colpirò sette volte di più, secondo i vostri peccati. 22Manderò contro di voi le bestie selvatiche, che vi rapiranno i figli, stermineranno il vostro bestiame, vi ridurranno a un piccolo numero e le vostre strade diventeranno deserte. 23Se nonostante questi castighi, non vorrete correggervi per tornare a me, ma vi opporrete a me, anch'io mi opporrò a voi 24e vi colpirò sette volte di più per i vostri peccati. 25Manderò contro di voi la spada, vindice della mia alleanza; voi vi raccoglierete nelle vostre città, ma io manderò in mezzo a voi la peste e sarete dati in mano al nemico. 26Quando io avrò spezzato le riserve del pane, dieci donne faranno cuocere il vostro pane in uno stesso forno, ve lo riporteranno a peso e mangerete, ma non vi sazierete. 27Se, nonostante tutto questo, non vorrete darmi ascolto, ma vi opporrete a me, 28anch'io mi opporrò a voi con furore e vi castigherò sette volte di più per i vostri peccati. 29Mangerete perfino la carne dei vostri figli e mangerete la carne delle vostre figlie. 30Devasterò le vostre alture di culto, distruggerò i vostri altari per l'incenso, butterò i vostri cadaveri sui cadaveri dei vostri idoli e io vi avrò in abominio. 31Ridurrò le vostre città a deserti, devasterò i vostri santuari e non aspirerò più il profumo dei vostri incensi. 32Devasterò io stesso il vostro paese e i vostri nemici, che vi prenderanno dimora, ne saranno stupefatti. 33Quanto a voi, vi disperderò fra le nazioni e vi inseguirò con la spada sguainata; il vostro paese sarà desolato e le vostre città saranno deserte. 34Allora la terra godrà i suoi sabati per tutto il tempo in cui rimarrà desolata e voi sarete nel paese dei vostri nemici; allora la terra si riposerà e si compenserà dei suoi sabati. 35Finché rimarrà desolata, avrà il riposo che non le fu concesso da voi con i sabati, quando l'abitavate. 36A quelli che fra di voi saranno superstiti infonderò nel cuore costernazione, nel paese dei loro nemici: il fruscìo di una foglia agitata li metterà in fuga; fuggiranno come si fugge di fronte alla spada e cadranno senza che alcuno li insegua. 37Precipiteranno uno sopra l'altro come di fronte alla spada, senza che alcuno li insegua. Non potrete resistere dinanzi ai vostri nemici. 38Perirete fra le nazioni: il paese dei vostri nemici vi divorerà. 39Quelli che tra di voi saranno superstiti nei paesi dei loro nemici, si consumeranno a causa delle proprie iniquità; anche a causa delle iniquità dei loro padri periranno. 40Dovranno confessare la loro iniquità e l'iniquità dei loro padri: per essere stati infedeli nei miei riguardi ed essersi opposti a me; 41peccati per i quali anche io mi sono opposto a loro e li ho deportati nel paese dei loro nemici. Allora il loro cuore non circonciso si umilierà e allora sconteranno la loro colpa. 42Io mi ricorderò della mia alleanza con Giacobbe, dell'alleanza con Isacco e dell'alleanza con Abramo e mi ricorderò del paese. 43Quando dunque il paese sarà abbandonato da loro e godrà i suoi sabati, mentre rimarrà deserto, senza di loro, essi sconteranno la loro colpa, per avere disprezzato le mie prescrizioni ed essersi stancati delle mie leggi. 44Nonostante tutto questo, quando saranno nel paese dei loro nemici, io non li rigetterò e non mi stancherò di essi fino al punto d'annientarli del tutto e di rompere la mia alleanza con loro; poiché io sono il Signore loro Dio; 45ma per loro amore mi ricorderò dell'alleanza con i loro antenati, che ho fatto uscire dal paese d'Egitto davanti alle nazioni, per essere il loro Dio. Io sono il Signore". 46Questi sono gli statuti, le prescrizioni e le leggi che il Signore stabilì fra sé e gli Israeliti, sul monte Sinai, per mezzo di Mosè. 27 1Il Signore disse ancora a Mosè: 2"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando uno deve soddisfare un voto, per la stima che dovrai fare delle persone votate al Signore, 3la tua stima sarà: per un maschio dai venti ai sessant'anni, cinquanta sicli d'argento, secondo il siclo del santuario; 4invece per una donna, la tua stima sarà di trenta sicli. 5Dai cinque ai venti anni, la tua stima sarà di venti sicli per un maschio e di dieci sicli per una femmina. 6Da un mese a cinque anni, la tua stima sarà di cinque sicli d'argento per un maschio e di tre sicli d'argento per una femmina. 7Dai sessant'anni in su, la tua stima sarà di quindici sicli per un maschio e di dieci sicli per una femmina. 8Se colui che ha fatto il voto è troppo povero per pagare la somma fissata da te, sarà presentato al sacerdote e il sacerdote ne farà la stima. Il sacerdote farà la stima in proporzione dei mezzi di colui che ha fatto il voto. 9Se si tratta di animali che possono essere presentati in offerta al Signore, ogni animale ceduto al Signore sarà cosa santa. 10Non lo si potrà commutare; né si potrà sostituire uno buono con uno cattivo né uno cattivo con uno buono; se anche uno vuole sostituire un animale all'altro, i due animali saranno cosa sacra. 11Se invece si tratta di qualunque animale immondo di cui non si può fare offerta al Signore, l'animale sarà presentato davanti al sacerdote; 12egli ne farà la stima, secondo che l'animale sarà buono o cattivo e si starà alla stima stabilita dal sacerdote. 13Ma se uno lo vuole riscattare, aggiungerà un quinto alla stima. 14Se uno consacra la sua casa come cosa sacra al Signore, il sacerdote ne farà la stima secondo che essa sarà buona o cattiva; si starà alla stima stabilita dal sacerdote. 15Se colui che ha consacrato la sua casa la vuole riscattare, aggiungerà un quinto al pezzo della stima e sarà sua. 16Se uno consacra al Signore un pezzo di terra di sua proprietà ereditaria, ne farai la stima in ragione della semente: cinquanta sicli d'argento per un homer di seme d'orzo. 17Se consacra la sua terra dall'anno del giubileo, il prezzo resterà intero secondo la stima; 18ma se la consacra dopo il giubileo, il sacerdote ne valuterà il prezzo in ragione degli anni che rimangono fino al giubileo e si farà una detrazione dalla stima. 19Se colui che ha consacrato il pezzo di terra lo vuole riscattare, aggiungerà un quinto al prezzo della stima e resterà suo. 20Se non riscatta il pezzo di terra e lo vende ad un altro, non lo si potrà più riscattare; 21ma quel pezzo di terra, quando al giubileo il compratore ne uscirà, sarà sacro al Signore, come un campo votato allo sterminio, e diventerà proprietà del sacerdote. 22Se uno consacra al Signore un pezzo di terra comprato, che non fa parte della sua proprietà ereditaria, 23il sacerdote valuterà la misura del prezzo fino all'anno del giubileo; quel tale pagherà il giorno stesso il prezzo fissato, come cosa consacrata al Signore. 24Nell'anno del giubileo la terra tornerà a colui da cui fu comprata e del cui patrimonio faceva parte. 25Tutte le tue stime si faranno in sicli del santuario; il siclo è di venti ghera. 26Tuttavia nessuno potrà consacrare i primogeniti del bestiame, i quali appartengono già al Signore, perché primogeniti: sia esso di grosso bestiame o di bestiame minuto, appartiene al Signore. 27Se si tratta di un animale immondo, lo si riscatterà al prezzo di stima, aggiungendovi un quinto; se non è riscattato, sarà venduto al prezzo di stima. 28Nondimeno quanto uno avrà consacrato al Signore con voto di sterminio, fra le cose che gli appartengono: persona, animale o pezzo di terra del suo patrimonio, non potrà essere né venduto né riscattato; ogni cosa votata allo sterminio è cosa santissima, riservata al Signore. 29Nessuna persona votata allo sterminio potrà essere riscattata; dovrà essere messa a morte. 30Ogni decima della terra, cioè delle granaglie del suolo, dei frutti degli alberi, appartiene al Signore; è cosa consacrata al Signore. 31Se uno vuole riscattare una parte della sua decima, vi aggiungerà il quinto. 32Ogni decima del bestiame grosso o minuto, e cioè il decimo capo di quanto passa sotto la verga del pastore, sarà consacrata al Signore. 33Non si farà cernita fra animale buono e cattivo, né si faranno sostituzioni; né si sostituisce un animale all'altro, tutti e due saranno cosa sacra; non si potranno riscattare". 34Questi sono i comandi che il Signore diede a Mosè per gli Israeliti, sul monte Sinai. Numeri 1 1Il Signore parlò a Mosè, nel deserto del Sinai, nella tenda del convegno, il primo giorno del secondo mese, il secondo anno dell'uscita dal paese d'Egitto, e disse: 2"Fate il censimento di tutta la comunità degli Israeliti, secondo le loro famiglie, secondo il casato dei loro padri, contando i nomi di tutti i maschi, testa per testa, 3dall'età di venti anni in su, quanti in Israele possono andare in guerra; tu e Aronne ne farete il censimento, schiera per schiera. 4A voi si associerà un uomo per ciascuna tribù, un uomo che sia capo del casato dei suoi padri. 5Questi sono i nomi degli uomini che vi assisteranno. Di Ruben: Elisur, figlio di Sedeur; 6di Simeone: Selumiel, figlio di Surisaddai; 7di Giuda: Nacason, figlio di Amminadab; 8di Issacar: Netanaeel, figlio di Suar; 9di Zàbulon: Eliab, figlio di Chelon; 10dei figli di Giuseppe, per Efraim: Elisama, figlio di Ammiud; per Manasse: Gamliel, figlio di Pedasur; 11di Beniamino: Abidan, figlio di Ghideoni; 12di Dan: Achiezer, figlio di Ammisaddai; 13di Aser: Paghiel, figlio di Ocran; 14di Gad: Eliasaf, figlio di Deuel; 15di Nèftali: Achira, figlio di Enan". 16Questi furono i prescelti della comunità, erano i capi delle loro tribù paterne, i capi delle migliaia d'Israele. 17Mosè e Aronne presero questi uomini che erano stati designati per nome 18e convocarono tutta la comunità, il primo giorno del secondo mese; furono registrati secondo le famiglie, secondo i loro casati paterni, contando il numero delle persone dai venti anni in su, uno per uno. 19Come il Signore gli aveva ordinato, Mosè ne fece il censimento nel deserto del Sinai. 20Figli di Ruben, primogenito d'Israele, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di tutti i maschi, uno per uno, dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra: 21i registrati della tribù di Ruben risultarono quarantaseimilacinquecento. 22Figli di Simeone, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di tutti i maschi, uno per uno, dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra: 23i registrati della tribù di Simeone risultarono cinquantanovemilatrecento. 24Figli di Gad, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra: 25i registrati della tribù di Gad risultarono quarantacinquemilaseicentocinquanta. 26Figli di Giuda, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra: 27i registrati della tribù di Giuda risultarono settantaquattromilaseicento. 28Figli di Issacar, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra: 29i registrati della tribù di Issacar risultarono cinquantaquattromilaquattrocento. 30Figli di Zàbulon, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra: 31i registrati della tribù di Zàbulon risultarono cinquantasettemilaquattrocento. 32Figli di Giuseppe: figli di Efraim, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra: 33i registrati della tribù di Efraim risultarono quarantamilacinquecento. 34Figli di Manasse, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra: 35della tribù di Manasse i registrati risultarono trentaduemiladuecento. 36Figli di Beniamino, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra: 37i registrati della tribù di Beniamino risultarono trentacinquemilaquattrocento. 38Figli di Dan, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra: 39i registrati della tribù di Dan risultarono sessantaduemilasettecento. 40Figli di Aser, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra: 41i registrati della tribù di Aser risultarono quarantunmilacinquecento. 42Figli di Nèftali, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra: 43i registrati della tribù di Nèftali risultarono cinquantatremilaquattrocento. 44Di quelli Mosè e Aronne fecero il censimento, con i dodici uomini capi d'Israele: ce n'era uno per ciascuno dei loro casati paterni. 45Tutti gli Israeliti dei quali fu fatto il censimento secondo i loro casati paterni, dall'età di vent'anni in su, cioè tutti gli uomini che in Israele potevano andare in guerra, 46quanti furono registrati risultarono seicentotremilacinquecentocinquanta. 47Ma quanti erano leviti, secondo la loro tribù paterna, non furono registrati insieme con gli altri. 48Il Signore disse a Mosè: 49"Della tribù di Levi non farai il censimento e non unirai la somma a quella degli Israeliti; 50ma incarica tu stesso i leviti del servizio della Dimora della testimonianza, di tutti i suoi accessori e di quanto le appartiene. Essi porteranno la Dimora e tutti i suoi accessori, vi presteranno servizio e staranno accampati attorno alla Dimora. 51Quando la Dimora dovrà partire, i leviti la smonteranno; quando la Dimora dovrà accamparsi in qualche luogo, i leviti la erigeranno; ogni estraneo che si avvicinerà sarà messo a morte. 52Gli Israeliti pianteranno le tende ognuno nel suo campo, ognuno vicino alla sua insegna, secondo le loro schiere. 53Ma i leviti pianteranno le tende attorno alla Dimora della testimonianza; così la mia ira non si accenderà contro la comunità degli Israeliti. I leviti avranno la cura della Dimora". 54Gli Israeliti si conformarono in tutto agli ordini che il Signore aveva dato a Mosè e così fecero. 2 1Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne: 2"Gli Israeliti si accamperanno ciascuno vicino alla sua insegna con i simboli dei casati paterni; si accamperanno di fronte a tutti intorno alla tenda del convegno. 3A est, verso oriente, si accamperà l'insegna del campo di Giuda con le sue schiere; 4il capo dei figli di Giuda è Nacason, figlio di Amminadab, e la sua formazione è di sessantaquattromilaseicento registrati. 5Accanto a lui si accamperà la tribù di Issacar; il capo dei figli di Issacar è Netaneel, figlio di Suar, 6e la sua formazione è di cinquantaquattromilaquattrocento registrati. 7Poi la tribù di Zàbulon; il capo dei figli di Zàbulon è Eliab, figlio di Chelon, 8e la sua formazione è di cinquantasettemilaquattrocento registrati. 9Il totale dei registrati del campo di Giuda è di centottantaseimilaquattrocento uomini, secondo le loro schiere. Si metteranno in marcia per primi. 10A mezzogiorno starà l'insegna del campo di Ruben con le sue schiere; il capo dei figli di Ruben è Elisur, figlio di Sedeur, 11e la sua formazione è di quarantaseimilacinquecento registrati. 12Accanto a lui si accamperà la tribù di Simeone; il capo dei figli di Simeone è Selumiel, figlio di Surisaddai, 13e la sua formazione è di cinquantanovemilatrecento registrati. 14Poi la tribù di Gad: il capo dei figli di Gad è Eliasaf, figlio di Deuel, 15e la sua formazione è di quarantacinquemilaseicentocinquanta registrati. 16Il totale del campo di Ruben è di centocinquantamilaquattrocentocinquanta uomini, registrati secondo le loro schiere. Si metteranno in marcia in seconda linea. 17Poi si metterà in marcia la tenda del convegno con il campo dei leviti in mezzo agli altri campi. Seguiranno nella marcia l'ordine nel quale erano accampati, ciascuno al suo posto, con la sua insegna. 18Ad occidente starà l'insegna del campo di Efraim con le sue schiere; il capo dei figli di Efraim è Elisama, figlio di Ammiud, 19la sua formazione è di quarantamilacinquecento registrati. 20Accanto a lui si accamperà la tribù di Manasse; il capo dei figli di Manasse è Gamliel, figlio di Pedasur, 21e la sua formazione è di trentaduemiladuecento registrati. 22Poi la tribù di Beniamino; il capo dei figli di Beniamino è Abidan, figlio di Ghideoni, 23e la sua formazione è di trentacinquemilaquattrocento registrati. 24Il totale dei registrati del campo di Efraim è di centottomilacento uomini, secondo le loro schiere. Si metteranno in marcia in terza linea. 25A settentrione starà l'insegna del campo di Dan con le sue schiere; il capo dei figli di Dan è Achiezer, figlio di Ammisaddai, 26e la sua formazione è di sessantaduemilasettecento registrati. 27Accanto a lui si accamperà la tribù di Aser; il capo dei figli di Aser è Paghiel, figlio di Ocran, 28e la sua formazione è di quarantunmilacinquecento registrati. 29Poi la tribù di Nèftali; il capo dei figli di Nèftali è Achira, figlio di Enan, 30e la sua formazione è di cinquantatremilaquattrocento registrati. 31Il totale dei registrati del campo di Dan è dunque centocinquantasettemilaseicento. Si metteranno in marcia per ultimi, secondo le loro insegne". 32Questi sono gli Israeliti registrati secondo i loro casati paterni. Tutti gli uomini dei quali si fece il censimento e che formarono i campi secondo le loro formazioni, furono seicentotremilacinquecentocinquanta. 33Ma i leviti, secondo l'ordine che il Signore aveva dato a Mosè, non furono registrati nel censimento, insieme con gli Israeliti. 34Gli Israeliti agirono secondo gli ordini che il Signore aveva dato a Mosè; così si accampavano secondo le loro insegne e così si mettevano in marcia, ciascuno secondo la sua famiglia e secondo il casato dei suoi padri. 3 1Questi sono i discendenti di Aronne e di Mosè quando il Signore parlò a Mosè sul monte Sinai. 2Questi sono i nomi dei figli di Aronne: Nadab il primogenito, Abiu, Eleazaro e Itamar. 3Tali i nomi dei figli di Aronne che ricevettero l'unzione come sacerdoti e furono consacrati per esercitare il sacerdozio. 4Nadab e Abiu morirono davanti al Signore, quando offrirono fuoco profano davanti al Signore, nel deserto del Sinai. Essi non avevano figli ed Eleazaro e Itamar esercitarono il sacerdozio in presenza di Aronne, loro padre. 5Il Signore disse a Mosè: 6"Fa' avvicinare la tribù dei leviti e presentala al sacerdote Aronne, perché sia al suo servizio. 7Essi custodiranno quanto è affidato a lui e a tutta la comunità davanti alla tenda del convegno e presteranno servizio alla Dimora. 8Avranno in custodia tutti gli arredi della tenda del convegno e di quanto è affidato agli Israeliti e presteranno servizio alla Dimora. 9Assegnerai i leviti ad Aronne e ai suoi figli; essi gli sono dati tutti tra gli Israeliti. 10Tu stabilirai Aronne e i suoi figli, perché custodiscano le funzioni del loro sacerdozio; l'estraneo che vi si accosterà sarà messo a morte". 11Il Signore disse a Mosè: 12"Ecco, io ho scelto i leviti tra gli Israeliti al posto di ogni primogenito che nasce per primo dal seno materno tra gli Israeliti; i leviti saranno miei, 13perché ogni primogenito è mio. Quando io colpii tutti i primogeniti nel paese d'Egitto, io mi riservai in Israele tutti i primogeniti degli uomini e degli animali; essi saranno miei. Io sono il Signore". 14Il Signore disse a Mosè nel deserto del Sinai: 15"Fa' il censimento dei figli di Levi, secondo i casati dei loro padri e le loro famiglie; farai il censimento di tutti i maschi dall'età di un mese in su". 16Mosè ne fece il censimento secondo l'ordine del Signore, come gli era stato comandato di fare. 17Questi sono i figli di Levi secondo i loro nomi: Gherson, Keat e Merari. 18Questi i nomi dei figli di Gherson, secondo le loro famiglie: Libni e Simei. 19I figli di Keat secondo le loro famiglie: Amram, Isear, Ebron e Uzziel. 20I figli di Merari secondo le loro famiglie: Macli e Musi. Queste sono le famiglie dei leviti secondo i loro casati paterni. 21Da Gherson discendono la famiglia dei Libniti e la famiglia dei Simeiti, che formano le famiglie dei Ghersoniti. 22Coloro che furono registrati, contando tutti i maschi dall'età di un mese in su, erano settemilacinquecento. 23Le famiglie dei Ghersoniti avevano il campo dietro la Dimora, a occidente. 24Il capo del casato paterno per i Ghersoniti era Eliasaf, figlio di Lael. 25Per quello che riguarda la tenda del convegno i figli di Gherson avevano la custodia della Dimora e della tenda, della sua coperta, della cortina all'ingresso della tenda del convegno, 26dei tendaggi del recinto e della cortina alla porta del recinto intorno alla Dimora e all'altare e delle corde per tutto il suo impianto. 27Da Keat discendono la famiglia degli Amramiti, la famiglia degli Iseariti, la famiglia degli Ebroniti e la famiglia degli Uzzieliti, che formano le famiglie dei Keatiti. 28Contando tutti i maschi dall'età di un mese in su, erano ottomilaseicento, che avevano la custodia del santuario. 29Le famiglie dei figli di Keat avevano il campo al lato meridionale della Dimora. 30Il capo del casato paterno per i Keatiti era Elisafan, figlio di Uzziel. 31Alla loro custodia erano affidati l'arca, la tavola, il candelabro, gli altari e gli arredi del santuario con cui si esercita il ministero, il velo e quanto si riferisce al suo impianto. 32Il capo supremo dei leviti era Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne; egli aveva la sorveglianza di quelli che attendevano alla custodia del santuario. 33Da Merari discendono la famiglia dei Macliti e la famiglia dei Musiti che formano le famiglie di Merari. 34Coloro che furono registrati, contando tutti i maschi dall'età di un mese in su, erano seimiladuecento. 35Il capo del casato paterno per le famiglie di Merari era Suriel, figlio di Abicail. Essi avevano il campo dal lato settentrionale della Dimora. 36Alla custodia dei figli di Merari furono affidati le tavole della Dimora, le sue stanghe, le sue colonne e le loro basi, tutti i suoi arredi e quanto si riferisce al suo impianto, 37le colonne del recinto tutto intorno, le loro basi, i loro picchetti e le loro corde. 38Sul davanti della Dimora a oriente, di fronte alla tenda del convegno, verso levante, avevano il campo Mosè, Aronne e i suoi figli; essi avevano la custodia del santuario invece degli Israeliti; l'estraneo che vi si avvicinava sarebbe stato messo a morte. 39Tutti i leviti di cui Mosè e Aronne fecero il censimento secondo le loro famiglie per ordine del Signore, tutti i maschi dall'età di un mese in su, erano ventiduemila. 40Il Signore disse a Mosè: "Fa' il censimento di tutti i primogeniti maschi tra gli Israeliti dall'età di un mese in su e fa' il censimento dei loro nomi. 41Prenderai i leviti per me – Io sono il Signore – invece di tutti i primogeniti degli Israeliti e il bestiame dei leviti invece dei primi parti del bestiame degli Israeliti". 42Mosè fece il censimento di tutti i primogeniti tra gli Israeliti, secondo l'ordine che il Signore gli aveva dato. 43Tutti i primogeniti maschi che furono registrati, contando i nomi dall'età di un mese in su, furono ventiduemiladuecentosettantatré. 44Il Signore parlò a Mosè: 45"Prendi i leviti invece di tutti i primogeniti degli Israeliti e il bestiame dei leviti invece del loro bestiame; i leviti saranno miei. Io sono il Signore. 46Per il riscatto dei duecentosettantatré primogeniti degli Israeliti che oltrepassano il numero dei leviti, 47prenderai cinque sicli a testa; li prenderai secondo il siclo del santuario, che è di venti ghera. 48Darai il denaro ad Aronne e ai suoi figli per il riscatto di quelli che oltrepassano il numero dei leviti". 49Mosè prese il denaro per il riscatto di quelli che oltrepassavano il numero dei primogeniti riscattati dai leviti; 50prese il denaro dai primogeniti degli Israeliti: milletrecentosessantacinque sicli, secondo il siclo del santuario. 51Mosè diede il denaro del riscatto ad Aronne e ai suoi figli, secondo l'ordine del Signore, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 4 1Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne: 2"Fate il censimento dei figli di Keat, tra i figli di Levi, secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni, 3dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, di quanti fanno parte di una schiera e prestano la loro opera nella tenda del convegno. 4Questo è il servizio che i figli di Keat dovranno fare nella tenda del convegno e che riguarda le cose santissime. 5Quando il campo si dovrà muovere, Aronne e i suoi figli verranno a smontare il velo della cortina e copriranno con esso l'arca della testimonianza; 6poi porranno sull'arca una coperta di pelli di tasso, vi stenderanno sopra un drappo tutto di porpora viola e metteranno a posto le stanghe. 7Poi stenderanno un drappo di porpora viola sulla tavola dell'offerta e vi metteranno sopra i piatti, le coppe, le anfore, le tazze per le libazioni; vi sarà sopra anche il pane perenne; 8su queste cose stenderanno un drappo scarlatto e sopra questo una coperta di pelli di tasso e metteranno le stanghe alla tavola. 9Poi prenderanno un drappo di porpora viola, con cui copriranno il candelabro della luce, le sue lampade, i suoi smoccolatoi, i suoi portacenere e tutti i vasi per l'olio destinati al suo servizio; 10metteranno il candelabro con tutti i suoi accessori in una coperta di pelli di tasso e lo metteranno sopra la portantina. 11Poi stenderanno sull'altare d'oro un drappo di porpora viola e sopra questo una coperta di pelli di tasso e metteranno le stanghe all'altare. 12Prenderanno tutti gli arredi che si usano per il servizio nel santuario, li metteranno in un drappo di porpora viola, li avvolgeranno in una coperta di pelli di tasso e li metteranno sopra la portantina. 13Poi toglieranno le ceneri dall'altare e stenderanno sull'altare un drappo scarlatto; 14vi metteranno sopra tutti gli arredi che si usano nel suo servizio, i bracieri, le forchette, le pale, i vasi per l'aspersione, tutti gli accessori dell'altare e vi stenderanno sopra una coperta di pelli di tasso, poi porranno le stanghe all'altare. 15Quando Aronne e i suoi figli avranno finito di coprire il santuario e tutti gli arredi del santuario, al momento di muovere il campo, i figli di Keat verranno per trasportare quelle cose; ma non toccheranno le cose sante, perché non muoiano. Questo è l'incarico dei figli di Keat nella tenda del convegno. 16Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, avrà la sorveglianza dell'olio per il candelabro, del profumo aromatico dell'offerta perenne e dell'olio dell'unzione e la sorveglianza di tutta la Dimora e di quanto contiene, del santuario e dei suoi arredi". 17Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne: 18"Badate che la tribù delle famiglie dei Keatiti non venga eliminata dai leviti; 19ma fate questo per loro, perché vivano e non muoiano quando si accostano al luogo santissimo: Aronne e i suoi figli vengano e assegnino a ciascuno di essi il proprio servizio e il proprio incarico. 20Non entrino essi a guardare neanche per un istante le cose sante, perché morirebbero". 21Il Signore disse a Mosè: 22"Fa' il censimento anche dei figli di Gherson, secondo i loro casati paterni e secondo le loro famiglie. 23Farai il censimento dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni di quanti fanno parte di una schiera e prestano servizio nella tenda del convegno. 24Questo è il servizio delle famiglie dei Ghersoniti, quel che dovranno fare e quello che dovranno portare. 25Essi porteranno i teli della Dimora e la tenda del convegno, la sua copertura, la copertura di pelli di tasso che vi è sopra e la cortina all'ingresso della tenda del convegno; 26i tendaggi del recinto con la cortina all'ingresso del recinto, i tendaggi che stanno intorno alla Dimora e all'altare; le loro corde e tutti gli arredi necessari al loro impianto; faranno tutto il servizio che si riferisce a queste cose. 27Tutto il servizio dei figli dei Ghersoniti sarà sotto gli ordini di Aronne e dei suoi figli per quanto dovranno portare e per quanto dovranno fare; voi affiderete alla loro custodia quanto dovranno portare. 28Tale è il servizio delle famiglie dei figli dei Ghersoniti nella tenda del convegno; la loro sorveglianza sarà affidata a Itamar, figlio del sacerdote Aronne. 29Farai il censimento dei figli di Merari secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni; 30farai il censimento, dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, di quanti fanno parte di una schiera e prestano servizio nella tenda del convegno. 31Ciò è quanto è affidato alla loro custodia e quello che dovranno portare come loro servizio nella tenda del convegno: le assi della Dimora, le sue stanghe, le sue colonne, le sue basi, 32le colonne che sono intorno al recinto, le loro basi, i loro picchetti, le loro corde, tutti i loro arredi e tutto il loro impianto. Elencherete per nome gli oggetti affidati alla loro custodia e che essi dovranno portare. 33Tale è il servizio delle famiglie dei figli di Merari, tutto il loro servizio nella tenda del convegno, sotto gli ordini di Itamar, figlio del sacerdote Aronne". 34Mosè, Aronne e i capi della comunità fecero dunque il censimento dei figli dei Keatiti secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni, 35di quanti dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni potevano far parte di una schiera e prestar servizio nella tenda del convegno. 36Quelli di cui si fece il censimento secondo le loro famiglie furono duemilasettecentocinquanta. 37Questi appartengono alle famiglie dei Keatiti dei quali si fece il censimento: quanti prestavano servizio nella tenda del convegno; Mosè e Aronne ne fecero il censimento secondo l'ordine che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè. 38I figli di Gherson, di cui si fece il censimento secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni, 39dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, quanti potevano far parte di una schiera e prestar servizio nella tenda del convegno, 40quelli di cui si fece il censimento secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni, furono duemilaseicentotrenta. 41Questi appartengono alle famiglie dei figli di Gherson, di cui si fece il censimento: quanti prestavano servizio nella tenda del convegno; Mosè e Aronne ne fecero il censimento secondo l'ordine del Signore. 42Quelli delle famiglie dei figli di Merari dei quali si fece il censimento secondo le loro famiglie e i loro casati paterni, 43dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, quanti potevano far parte di una schiera e prestar servizio nella tenda del convegno, 44quelli di cui si fece il censimento, secondo le loro famiglie, furono tremiladuecento. 45Questi appartengono alle famiglie dei figli di Merari, di cui si fece il censimento; Mosè e Aronne ne fecero il censimento secondo l'ordine che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè. 46Tutti i leviti dei quali Mosè, Aronne e i capi d'Israele fecero il censimento secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni, 47dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, quanti potevano far parte di una schiera e prestar servizio e portare pesi nella tenda del convegno, 48tutti quelli di cui si fece il censimento, furono ottomilacinquecentottanta. 49Ne fu fatto il censimento secondo l'ordine che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè, assegnando a ciascuno il servizio che doveva fare e ciò che doveva portare. Così ne fu fatto il censimento come il Signore aveva ordinato a Mosè. 5 1Il Signore disse a Mosè: 2"Ordina agli Israeliti che allontanino dall'accampamento ogni lebbroso, chiunque soffre di gonorrea o è impuro per il contatto con un cadavere. 3Allontanerete sia i maschi sia le femmine; li allontanerete dall'accampamento perché non contaminino il loro accampamento in mezzo al quale io abito". 4Gli Israeliti fecero così e li allontanarono dall'accampamento. Come il Signore aveva ordinato a Mosè, così fecero gli Israeliti. 5Il Signore aggiunse a Mosè: 6"Ordina agli Israeliti: Quando un uomo o una donna avrà fatto un torto a qualcuno, peccando contro il Signore, questa persona si sarà resa colpevole. 7Dovrà confessare il peccato commesso e restituirà: il reo rifonderà per intero il danno commesso, aggiungendovi un quinto e lo darà a colui verso il quale è responsabile. 8Ma se costui non ha stretto parente a cui si possa rifondere il danno commesso, questo spetterà al Signore, cioè al sacerdote, oltre l'ariete dell'espiazione, mediante il quale si farà l'espiazione per il colpevole. 9Ogni tributo su tutte le cose consacrate che gli Israeliti offriranno, è del sacerdote, apparterrà a lui; 10le cose che uno consacrerà saranno sue e ciò che uno darà al sacerdote apparterrà a lui". 11Il Signore aggiunse a Mosè: 12"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Se una donna si sarà traviata e avrà commesso una infedeltà verso il marito 13e un uomo avrà avuto rapporti con lei, ma la cosa è rimasta nascosta agli occhi del marito; se essa si è contaminata in segreto e non vi siano testimoni contro di lei perché non è stata colta sul fatto, 14qualora lo spirito di gelosia si impadronisca del marito e questi diventi geloso della moglie che si è contaminata oppure lo spirito di gelosia si impadronisca di lui e questi diventi geloso della moglie che non si è contaminata, 15quell'uomo condurrà la moglie al sacerdote e porterà una offerta per lei: un decimo di efa di farina d'orzo; non vi spanderà sopra olio, né vi metterà sopra incenso, perché è un'oblazione di gelosia, un'offerta commemorativa per ricordare una iniquità. 16Il sacerdote farà avvicinare la donna e la farà stare davanti al Signore. 17Poi il sacerdote prenderà acqua santa in un vaso di terra; prenderà anche polvere che è sul pavimento della Dimora e la metterà nell'acqua. 18Il sacerdote farà quindi stare la donna davanti al Signore, le scoprirà il capo e porrà nelle mani di lei l'oblazione commemorativa, che è l'oblazione di gelosia, mentre il sacerdote avrà in mano l'acqua amara che porta maledizione. 19Il sacerdote farà giurare quella donna e le dirà: Se nessun uomo ha avuto rapporti disonesti con te e se non ti sei traviata per contaminarti ricevendo un altro invece di tuo marito, quest'acqua amara, che porta maledizione, non ti faccia danno! 20Ma se ti sei traviata ricevendo un altro invece di tuo marito e ti sei contaminata e un uomo che non è tuo marito ha avuto rapporti disonesti con te… 21Allora il sacerdote farà giurare alla donna con un'imprecazione; poi dirà alla donna: Il Signore faccia di te un oggetto di maledizione e di imprecazione in mezzo al tuo popolo, facendoti avvizzire i fianchi e gonfiare il ventre; 22quest'acqua che porta maledizione ti entri nelle viscere per farti gonfiare il ventre e avvizzire i fianchi! E la donna dirà: Amen, Amen! 23Poi il sacerdote scriverà queste imprecazioni su un rotolo e le cancellerà con l'acqua amara. 24Farà bere alla donna quell'acqua amara che porta maledizione e l'acqua che porta maledizione entrerà in lei per produrle amarezza; 25il sacerdote prenderà dalle mani della donna l'oblazione di gelosia, agiterà l'oblazione davanti al Signore e l'offrirà sull'altare; 26il sacerdote prenderà una manciata di quell'oblazione come memoriale di lei e la brucerà sull'altare; poi farà bere l'acqua alla donna. 27Quando le avrà fatto bere l'acqua, se essa si è contaminata e ha commesso un'infedeltà contro il marito, l'acqua che porta maledizione entrerà in lei per produrre amarezza; il ventre le si gonfierà e i suoi fianchi avvizziranno e quella donna diventerà un oggetto di maledizione in mezzo al suo popolo. 28Ma se la donna non si è contaminata ed è pura, sarà riconosciuta innocente e avrà figli. 29Questa è la legge della gelosia, nel caso in cui la moglie di uno si sia traviata ricevendo un altro invece del marito e si contamini 30e per il caso in cui lo spirito di gelosia si impadronisca del marito e questi diventi geloso della moglie; egli farà comparire sua moglie davanti al Signore e il sacerdote le applicherà questa legge integralmente. 31Il marito sarà immune da colpa, ma la donna porterà la pena della sua iniquità". 6 1Il Signore disse ancora a Mosè: 2"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando un uomo o una donna farà un voto speciale, il voto di nazireato, per consacrarsi al Signore, 3si asterrà dal vino e dalle bevande inebrianti; non berrà aceto fatto di vino né aceto fatto di bevanda inebriante; non berrà liquori tratti dall'uva e non mangerà uva, né fresca né secca. 4Per tutto il tempo del suo nazireato non mangerà alcun prodotto della vigna, dai chicchi acerbi alle vinacce. 5Per tutto il tempo del suo voto di nazireato il rasoio non passerà sul suo capo; finché non siano compiuti i giorni per i quali si è consacrato al Signore, sarà santo; si lascerà crescere la capigliatura. 6Per tutto il tempo in cui rimane consacrato al Signore, non si avvicinerà a un cadavere; 7si trattasse anche di suo padre, di sua madre, di suo fratello e di sua sorella, non si contaminerà per loro alla loro morte, perché porta sul capo il segno della sua consacrazione a Dio. 8Per tutto il tempo del suo nazireato egli è consacrato al Signore. 9Se uno gli muore accanto improvvisamente e il suo capo consacrato rimane così contaminato, si raderà il capo nel giorno della sua purificazione; se lo raderà il settimo giorno; 10l'ottavo giorno porterà due tortore o due colombi al sacerdote, all'ingresso della tenda del convegno. 11Il sacerdote ne offrirà uno in sacrificio espiatorio e l'altro in olocausto e farà per lui il rito espiatorio del peccato in cui è incorso a causa di quel morto; in quel giorno stesso, il nazireo consacrerà così il suo capo. 12Consacrerà di nuovo al Signore i giorni del suo nazireato e offrirà un agnello dell'anno come sacrificio di riparazione; i giorni precedenti non saranno contati, perché il suo nazireato è stato contaminato. 13Questa è la legge del nazireato; quando i giorni del suo nazireato saranno compiuti, lo si farà venire all'ingresso della tenda del convegno; 14egli presenterà l'offerta al Signore: un agnello dell'anno, senza difetto, per l'olocausto; una pecora dell'anno, senza difetto, per il sacrificio espiatorio, un ariete senza difetto, come sacrificio di comunione; 15un canestro di pani azzimi fatti con fior di farina, di focacce intrise in olio, di schiacciate senza lievito unte d'olio, insieme con l'oblazione e le libazioni relative. 16Il sacerdote presenterà quelle cose davanti al Signore e offrirà il suo sacrificio espiatorio e il suo olocausto; 17offrirà l'ariete come sacrificio di comunione al Signore, con il canestro dei pani azzimi; il sacerdote offrirà anche l'oblazione e la libazione. 18Il nazireo raderà, all'ingresso della tenda del convegno, il suo capo consacrato; prenderà i capelli del suo capo consacrato e li metterà sul fuoco che è sotto il sacrificio di comunione. 19Il sacerdote prenderà la spalla dell'ariete, quando sarà cotta, una focaccia non lievitata dal canestro e una schiacciata senza lievito e le porrà nelle mani del nazireo, dopo che questi si sarà raso il capo consacrato. 20Il sacerdote le agiterà, come offerta da farsi secondo il rito dell'agitazione, davanti al Signore; è cosa santa che appartiene al sacerdote, insieme con il petto dell'offerta da agitare ritualmente e con la spalla dell'offerta da elevare ritualmente. Dopo, il nazireo potrà bere il vino. 21Questa è la legge per chi ha fatto voto di nazireato, tale è la sua offerta al Signore per il suo nazireato, oltre quello che i suoi mezzi gli permetteranno di fare. Egli si comporterà secondo il voto che avrà fatto in base alla legge del suo nazireato". 22Il Signore aggiunse a Mosè: 23"Parla ad Aronne e ai suoi figli e riferisci loro: Voi benedirete così gli Israeliti; direte loro: 24Ti benedica il Signore e ti protegga. 25Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. 26Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace. 27Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò". 7 1Quando Mosè ebbe finito di erigere la Dimora e l'ebbe unta e consacrata con tutti i suoi arredi, quando ebbe eretto l'altare con tutti i suoi arredi e li ebbe unti e consacrati, 2i capi di Israele, capi dei loro casati paterni, che erano capitribù e avevano presieduto al censimento, presentarono una offerta 3e la portarono davanti al Signore: sei carri e dodici buoi, cioè un carro per due capi e un bue per ogni capo e li offrirono davanti alla Dimora. 4Il Signore disse a Mosè: 5"Prendili da loro per impiegarli al servizio della tenda del convegno e assegnali ai leviti; a ciascuno secondo il suo servizio". 6Mosè prese dunque i carri e i buoi e li diede ai leviti. 7Diede due carri e quattro buoi ai figli di Gherson, secondo il loro servizio; 8diede quattro carri e otto buoi ai figli di Merari, secondo il loro servizio, sotto la sorveglianza di Itamar, figlio del sacerdote Aronne; 9ma ai figli di Keat non ne diede, perché avevano il servizio degli oggetti sacri e dovevano portarli sulle spalle. 10I capi presentarono l'offerta per la dedicazione dell'altare, il giorno in cui esso fu unto; 11i capi presentarono l'offerta uno per giorno, per la dedicazione dell'altare. 12Colui che presentò l'offerta il primo giorno fu Nacason, figlio di Amminadab, della tribù di Giuda; 13la sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione, 14una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo, 15un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto, 16un capro per il sacrificio espiatorio 17e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Nacason, figlio di Amminadab. 18Il secondo giorno, Netaneel, figlio di Suar, capo di Issacar, presentò l'offerta. 19Offrì un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione, 20una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo, 21un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto, 22un capro per il sacrificio espiatorio 23e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Netaneel, figlio di Suar. 24Il terzo giorno fu Eliab, figlio di Chelon, capo dei figli di Zàbulon. 25La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione, 26una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo, 27un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto, 28un capro per il sacrificio espiatorio 29e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Eliab, figlio di Chelon. 30Il quarto giorno fu Elisur, figlio di Sedeur, capo dei figli di Ruben. 31La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione, 32una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo, 33un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto, 34un capro per il sacrificio espiatorio 35e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Elisur, figlio di Sedeur. 36Il quinto giorno fu Selumiel, figlio di Surisaddai, capo dei figli di Simeone. 37La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione, 38una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo, 39un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto, 40un capro per il sacrificio espiatorio 41e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Selumiel, figlio di Surisaddai. 42Il sesto giorno fu Eliasaf, figlio di Deuel, capo dei figli di Gad. 43La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione, 44una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo, 45un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto, 46un capro per il sacrificio espiatorio 47e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Eliasaf, figlio di Deuel. 48Il settimo giorno fu Elesama, figlio di Ammiud, capo dei figli di Efraim. 49La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento del peso di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione, 50una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo, 51un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto, 52un capro per il sacrificio espiatorio 53e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Elesama, figlio di Ammiud. 54L'ottavo giorno fu Gamliel, figlio di Pedasur, capo dei figli di Manasse. 55La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione, 56una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo, 57un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto, 58un capro per il sacrificio espiatorio 59e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Gamliel, figlio di Pedasur. 60Il nono giorno fu Abidan, figlio di Ghideoni, capo dei figli di Beniamino. 61La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione, 62una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo, 63un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto, 64un capro per il sacrificio espiatorio 65e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Abidan, figlio di Ghideoni. 66Il decimo giorno fu Achiezer, figlio di Ammisaddai, capo dei figli di Dan. 67La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione, 68una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo, 69un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto, 70un capro per il sacrificio espiatorio 71e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Achiezer, figlio di Ammisaddai. 72L'undicesimo giorno fu Paghiel, figlio di Ocran, capo dei figli di Aser. 73La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione, 74una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo, 75un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto, 76un capro per il sacrificio espiatorio 77e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Paghiel, figlio di Ocran. 78Il decimosecondo giorno fu Achira, figlio di Enan, capo dei figli di Nèftali. 79La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione, 80una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo, 81un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto, 82un capro per il sacrificio espiatorio 83e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Achira, figlio di Enan. 84Questi furono i doni per la dedicazione dell'altare da parte dei capi d'Israele, il giorno in cui esso fu unto: dodici piatti d'argento, dodici vassoi d'argento, dodici coppe d'oro; 85ogni piatto d'argento pesava centotrenta sicli e ogni vassoio d'argento settanta; il totale dell'argento dei vasi fu duemilaquattrocento sicli, secondo il siclo del santuario; 86dodici coppe d'oro piene di profumo, le quali, a dieci sicli per coppa, secondo il siclo del santuario, diedero per l'oro delle coppe un totale di centoventi sicli. 87Totale del bestiame per l'olocausto: dodici giovenchi, dodici arieti, dodici agnelli dell'anno, con le oblazioni consuete, e dodici capri per il sacrificio espiatorio. 88Totale del bestiame per il sacrificio di comunione: ventiquattro giovenchi, sessanta arieti, sessanta capri, sessanta agnelli dell'anno. Questi furono i doni per la dedicazione dell'altare, dopo che esso fu unto. 89Quando Mosè entrava nella tenda del convegno per parlare con il Signore, udiva la voce che gli parlava dall'alto del coperchio che è sull'arca della testimonianza fra i due cherubini; il Signore gli parlava. 8 1Il Signore disse ancora a Mosè: 2"Parla ad Aronne e riferisci: Quando collocherai le lampade, le sette lampade dovranno proiettare la luce davanti al candelabro". 3Aronne fece così: collocò le lampade in modo che facessero luce davanti al candelabro, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 4Ora il candelabro aveva questa fattura: era d'oro lavorato a martello, dal suo fusto alle sue corolle era un solo lavoro a martello. Mosè aveva fatto il candelabro secondo la figura che il Signore gli aveva mostrato. 5Il Signore parlò a Mosè: 6"Prendi i leviti tra gli Israeliti e purificali. 7Per purificarli farai così: li aspergerai con l'acqua dell'espiazione; faranno passare il rasoio su tutto il loro corpo, laveranno le loro vesti e si purificheranno. 8Poi prenderanno un giovenco con l'oblazione consueta di fior di farina intrisa in olio e tu prenderai un altro giovenco per il sacrificio espiatorio. 9Farai avvicinare i leviti dinanzi alla tenda del convegno e convocherai tutta la comunità degli Israeliti. 10Farai avvicinare i leviti davanti al Signore e gli Israeliti porranno le mani sui leviti; 11Aronne presenterà i leviti come offerta da farsi con il rito di agitazione davanti al Signore da parte degli Israeliti ed essi faranno il servizio del Signore. 12Poi i leviti porranno le mani sulla testa dei giovenchi e tu ne offrirai uno in sacrificio espiatorio per i leviti. 13Farai stare i leviti davanti ad Aronne e davanti ai suoi figli e li presenterai come un'offerta da farsi con il rito di agitazione in onore del Signore. 14Così separerai i leviti dagli Israeliti e i leviti saranno miei. 15Dopo, i leviti verranno a fare il servizio nella tenda del convegno; tu li purificherai e li presenterai come un'offerta fatta con la rituale agitazione; 16poiché mi sono tutti dediti tra gli Israeliti, io li ho presi con me, invece di quanti nascono per primi dalla madre, invece dei primogeniti di tutti gli Israeliti. 17Poiché tutti i primogeniti degli Israeliti, tanto degli uomini quanto del bestiame, sono miei; io me li sono consacrati il giorno in cui percossi tutti i primogeniti nel paese d'Egitto. 18Ho preso i leviti invece di tutti i primogeniti degli Israeliti. 19Ho dato in dono ad Aronne e ai suoi figli i leviti tra gli Israeliti, perché facciano il servizio degli Israeliti nella tenda del convegno e perché compiano il rito espiatorio per gli Israeliti, perché nessun flagello colpisca gli Israeliti, qualora gli Israeliti si accostino al santuario". 20Così fecero Mosè, Aronne e tutta la comunità degli Israeliti per i leviti; gli Israeliti fecero per i leviti quanto il Signore aveva ordinato a Mosè a loro riguardo. 21I leviti si purificarono e lavarono le loro vesti; Aronne li presentò come un'offerta da agitare secondo il rito davanti al Signore e fece l'espiazione per essi, per purificarli. 22Dopo, i leviti vennero a fare il servizio nella tenda del convegno alla presenza di Aronne e dei suoi figli. Come il Signore aveva ordinato a Mosè per i leviti, così si fece per loro. 23Il Signore parlò a Mosè: 24"Questo riguarda i leviti: da venticinque anni in su il levita entrerà a formare la squadra per il servizio nella tenda del convegno. 25Dall'età di cinquant'anni si ritirerà dalla squadra del servizio e non servirà più. 26Aiuterà i suoi fratelli nella tenda del convegno sorvegliando ciò che è affidato alla loro custodia; ma non farà più servizio. Così farai per i leviti, per quel che riguarda i loro uffici". 9 1Il Signore parlò ancora a Mosè nel deserto del Sinai, il primo mese del secondo anno, da quando uscirono dal paese d'Egitto, dicendo: 2"Gli Israeliti celebreranno la pasqua nel tempo stabilito. 3La celebrerete nel tempo stabilito, il quattordici di questo mese tra le due sere; la celebrerete secondo tutte le leggi e secondo tutte le prescrizioni e le usanze". 4Mosè parlò agli Israeliti perché celebrassero la pasqua. 5Essi celebrarono la pasqua il quattordici del mese al tramonto, nel deserto del Sinai; gli Israeliti agirono secondo tutti gli ordini che il Signore aveva dato a Mosè. 6Ora vi erano alcuni uomini che essendo immondi per aver toccato un morto, non potevano celebrare la pasqua in quel giorno. Si presentarono in quello stesso giorno davanti a Mosè e davanti ad Aronne; 7quegli uomini dissero a Mosè: "Noi siamo immondi per aver toccato un cadavere; perché dovremo essere impediti di presentare l'offerta del Signore, al tempo stabilito, in mezzo agli Israeliti?". 8Mosè rispose loro: "Aspettate e sentirò quello che il Signore ordinerà a vostro riguardo". 9Il Signore disse a Mosè: 10"Parla agli Israeliti e ordina loro: Se uno di voi o dei vostri discendenti sarà immondo per il contatto con un cadavere o sarà lontano in viaggio, potrà ugualmente celebrare la pasqua in onore del Signore. 11La celebreranno il quattordici del secondo mese al tramonto; mangeranno la vittima pasquale con pane azzimo e con erbe amare; 12non ne serberanno alcun resto fino al mattino e non ne spezzeranno alcun osso. La celebreranno secondo tutte le leggi della pasqua. 13Ma chi è mondo e non è in viaggio, se si astiene dal celebrare la pasqua, sarà eliminato dal suo popolo; perché non ha presentato l'offerta al Signore nel tempo stabilito, quell'uomo porterà la pena del suo peccato. 14Se uno straniero che soggiorna in mezzo a voi celebra la pasqua del Signore, si conformerà alle leggi e alle prescrizioni della pasqua. Avrete un'unica legge per lo straniero e per il nativo del paese". 15Nel giorno in cui la Dimora fu eretta, la nube coprì la Dimora, ossia la tenda della testimonianza; alla sera essa aveva sulla Dimora l'aspetto di un fuoco che durava fino alla mattina. 16Così avveniva sempre: la nube copriva la Dimora e di notte aveva l'aspetto del fuoco. 17Tutte le volte che la nube si alzava sopra la tenda, gli Israeliti si mettevano in cammino; dove la nuvola si fermava, in quel luogo gli Israeliti si accampavano. 18Gli Israeliti si mettevano in cammino per ordine del Signore e per ordine del Signore si accampavano; rimanevano accampati finché la nube restava sulla Dimora. 19Quando la nube rimaneva per molti giorni sulla Dimora, gli Israeliti osservavano la prescrizione del Signore e non partivano. 20Se la nube rimaneva pochi giorni sulla Dimora, per ordine del Signore rimanevano accampati e per ordine del Signore levavano il campo. 21Se la nube si fermava dalla sera alla mattina e si alzava la mattina, subito riprendevano il cammino; o se dopo un giorno e una notte la nube si alzava, allora riprendevano il cammino. 22Se la nube rimaneva ferma sulla Dimora due giorni o un mese o un anno, gli Israeliti rimanevano accampati e non partivano: ma quando si alzava, levavano il campo. 23Per ordine del Signore si accampavano e per ordine del Signore levavano il campo; osservavano le prescrizioni del Signore, secondo l'ordine dato dal Signore per mezzo di Mosè. 10 1Il Signore disse ancora a Mosè: 2"Fatti due trombe d'argento; le farai lavorate a martello e ti serviranno per convocare la comunità e per levare l'accampamento. 3Al suono di esse tutta la comunità si radunerà presso di te all'ingresso della tenda del convegno. 4Al suono di una tromba sola, i principi, i capi delle migliaia d'Israele, converranno presso di te. 5Quando suonerete uno squillo di acclamazione, gli accampamenti che sono a levante si metteranno in cammino. 6Quando suonerete una seconda volta lo squillo di acclamazione, gli accampamenti che si trovano a mezzogiorno si metteranno in cammino; si suoneranno squilli di acclamazione quando dovranno mettersi in cammino. 7Quando deve essere convocata la comunità, suonerete, ma non uno squillo di acclamazione. 8I sacerdoti figli di Aronne suoneranno le trombe; sarà una legge perenne per voi e per i vostri discendenti. 9Quando nel vostro paese andrete in guerra contro il nemico che vi attaccherà, suonerete le trombe con squilli di acclamazione e sarete ricordati davanti al Signore vostro Dio e sarete liberati dai vostri nemici. 10Così anche nei vostri giorni di gioia, nelle vostre solennità e al principio dei vostri mesi, suonerete le trombe quando offrirete olocausti e sacrifici di comunione; esse vi ricorderanno davanti al vostro Dio. Io sono il Signore vostro Dio". 11Il secondo anno, il secondo mese, il venti del mese, la nube si alzò sopra la Dimora della testimonianza. 12Gli Israeliti partirono dal deserto del Sinai secondo il loro ordine di marcia; la nube si fermò nel deserto di Paran. 13Così si misero in cammino la prima volta, secondo l'ordine del Signore, dato per mezzo di Mosè. 14Per prima si mosse l'insegna dell'accampamento dei figli di Giuda, diviso secondo le loro schiere. Nacason, figlio di Amminadab, comandava la schiera di Giuda. 15Netaneel, figlio di Suar, comandava la schiera della tribù dei figli di Issacar; 16Eliab, figlio di Chelon, comandava la schiera della tribù dei figli di Zàbulon. 17La Dimora fu smontata e i figli di Gherson e i figli di Merari si misero in cammino portando la Dimora. 18Poi si mosse l'insegna dell'accampamento di Ruben, diviso secondo le sue schiere. Elisur, figlio di Sedeur, comandava la schiera di Ruben. 19Selumiel, figlio di Surisaddai, comandava la schiera della tribù dei figli di Simeone. 20Eliasaf, figlio di Deuel, comandava la schiera della tribù dei figli di Gad. 21Poi si mossero i Keatiti, portando gli oggetti sacri; gli altri dovevano erigere la Dimora, prima che questi arrivassero. 22Poi si mosse l'insegna dell'accampamento dei figli di Efraim, diviso secondo le sue schiere. Elisama, figlio di Ammiud, comandava la schiera di Efraim. 23Gamliel, figlio di Pedasur, comandava la schiera della tribù dei figli di Manàsse. 24Abidau, figlio di Ghideoni, comandava la schiera della tribù dei figli di Beniamino. 25Poi si mosse l'insegna dell'accampamento dei figli di Dan, diviso secondo le sue schiere, formando la retroguardia di tutti gli accampamenti. Achiezer, figlio di Ammisaddai, comandava la schiera di Dan. 26Paghiel, figlio di Ocran, comandava la schiera della tribù dei figli di Aser, 27e Achira, figlio di Enan, comandava la schiera della tribù dei figli di Nèftali. 28Questo era l'ordine con cui gli Israeliti si misero in cammino, secondo le loro schiere. Così levarono l'accampamento. 29Mosè disse a Obab, figlio di Reuel, Madianita, suocero di Mosè: "Noi stiamo per partire, verso il luogo del quale il Signore ha detto: Io ve lo darò in possesso. Vieni con noi e ti faremo del bene, perché il Signore ha promesso di fare il bene a Israele". 30Gli rispose: "Io non verrò ma tornerò al mio paese e dai miei parenti". Mosè disse: 31"Non ci lasciare poiché tu conosci i luoghi dove ci accamperemo nel deserto e sarai per noi come gli occhi. 32Se vieni con noi, qualunque bene il Signore farà a noi, noi lo faremo a te". 33Così partirono dal monte del Signore e fecero tre giornate di cammino; l'arca dell'alleanza del Signore li precedeva durante le tre giornate di cammino, per cercare loro un luogo di sosta. 34La nube del Signore era sopra di loro durante il giorno da quando erano partiti. 35Quando l'arca partiva, Mosè diceva: "Sorgi, Signore, e siano dispersi i tuoi nemici e fuggano da te coloro che ti odiano". 36Quando si posava, diceva: "Torna, Signore, alle miriadi di migliaia di Israele". 11 1Ora il popolo cominciò a lamentarsi malamente agli orecchi del Signore. Li udì il Signore e il suo sdegno si accese e il fuoco del Signore divampò in mezzo a loro e divorò l'estremità dell'accampamento. 2Il popolo gridò a Mosè; Mosè pregò il Signore e il fuoco si spense. 3Quel luogo fu chiamato Tabera, perché il fuoco del Signore era divampato in mezzo a loro. 4La gente raccogliticcia, che era tra il popolo, fu presa da bramosia; anche gli Israeliti ripresero a lamentarsi e a dire: "Chi ci potrà dare carne da mangiare? 5Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cocomeri, dei meloni, dei porri, delle cipolle e dell'aglio. 6Ora la nostra vita inaridisce; non c'è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna". 7Ora la manna era simile al seme del coriandolo e aveva l'aspetto della resina odorosa. 8Il popolo andava attorno a raccoglierla; poi la riduceva in farina con la macina o la pestava nel mortaio, la faceva cuocere nelle pentole o ne faceva focacce; aveva il sapore di pasta all'olio. 9Quando di notte cadeva la rugiada sul campo, cadeva anche la manna. 10Mosè udì il popolo che si lamentava in tutte le famiglie, ognuno all'ingresso della propria tenda; lo sdegno del Signore divampò e la cosa dispiacque anche a Mosè. 11Mosè disse al Signore: "Perché hai trattato così male il tuo servo? Perché non ho trovato grazia ai tuoi occhi, tanto che tu mi hai messo addosso il carico di tutto questo popolo? 12L'ho forse concepito io tutto questo popolo? O l'ho forse messo al mondo io perché tu mi dica: Pòrtatelo in grembo, come la balia porta il bambino lattante, fino al paese che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri? 13Da dove prenderei la carne da dare a tutto questo popolo? Perché si lamenta dietro a me, dicendo: Dacci da mangiare carne! 14Io non posso da solo portare il peso di tutto questo popolo; è un peso troppo grave per me. 15Se mi devi trattare così, fammi morire piuttosto, fammi morire, se ho trovato grazia ai tuoi occhi; io non veda più la mia sventura!". 16Il Signore disse a Mosè: "Radunami settanta uomini tra gli anziani d'Israele, conosciuti da te come anziani del popolo e come loro scribi; conducili alla tenda del convegno; vi si presentino con te. 17Io scenderò e parlerò in quel luogo con te; prenderò lo spirito che è su di te per metterlo su di loro, perché portino con te il carico del popolo e tu non lo porti più da solo. 18Dirai al popolo: Santificatevi per domani e mangerete carne, perché avete pianto agli orecchi del Signore, dicendo: Chi ci farà mangiare carne? Stavamo così bene in Egitto! Ebbene il Signore vi darà carne e voi ne mangerete. 19Ne mangerete non per un giorno, non per due giorni, non per cinque giorni, non per dieci giorni, non per venti giorni, 20ma per un mese intero, finché vi esca dalle narici e vi venga a noia, perché avete respinto il Signore che è in mezzo a voi e avete pianto davanti a lui, dicendo: Perché siamo usciti dall'Egitto?". 21Mosè disse: "Questo popolo, in mezzo al quale mi trovo, conta seicentomila adulti e tu dici: Io darò loro la carne e ne mangeranno per un mese intero! 22Si possono uccidere per loro greggi e armenti in modo che ne abbiano abbastanza? O si radunerà per loro tutto il pesce del mare in modo che ne abbiano abbastanza?". 23Il Signore rispose a Mosè: "Il braccio del Signore è forse raccorciato? Ora vedrai se la parola che ti ho detta si realizzerà o no". 24Mosè dunque uscì e riferì al popolo le parole del Signore; radunò settanta uomini tra gli anziani del popolo e li pose intorno alla tenda del convegno. 25Allora il Signore scese nella nube e gli parlò: prese lo spirito che era su di lui e lo infuse sui settanta anziani: quando lo spirito si fu posato su di essi, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. 26Intanto, due uomini, uno chiamato Eldad e l'altro Medad, erano rimasti nell'accampamento e lo spirito si posò su di essi; erano fra gli iscritti ma non erano usciti per andare alla tenda; si misero a profetizzare nell'accampamento. 27Un giovane corse a riferire la cosa a Mosè e disse: "Eldad e Medad profetizzano nell'accampamento". 28Allora Giosuè, figlio di Nun, che dalla sua giovinezza era al servizio di Mosè, disse: "Mosè, signor mio, impediscili!". 29Ma Mosè gli rispose: "Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo spirito!". 30Mosè si ritirò nell'accampamento, insieme con gli anziani d'Israele. 31Intanto si era alzato un vento, per ordine del Signore, e portò quaglie dalla parte del mare e le fece cadere presso l'accampamento sulla distesa di circa una giornata di cammino da un lato e una giornata di cammino dall'altro, intorno all'accampamento e a un'altezza di circa due cubiti sulla superficie del suolo. 32Il popolo si alzò e tutto quel giorno e tutta la notte e tutto il giorno dopo raccolse le quaglie. Chi ne raccolse meno ne ebbe dieci homer; le distesero intorno all'accampamento. 33Avevano ancora la carne fra i denti e non l'avevano ancora masticata, quando lo sdegno del Signore si accese contro il popolo e il Signore percosse il popolo con una gravissima piaga. 34Quel luogo fu chiamato Kibrot-Taava, perché qui fu sepolta la gente che si era lasciata dominare dalla ingordigia. 35Da Kibrot-Taava il popolo partì per Caserot e a Caserot fece sosta. 12 1Maria e Aronne parlarono contro Mosè a causa della donna etiope che aveva sposata; infatti aveva sposato una Etiope. 2Dissero: "Il Signore ha forse parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato anche per mezzo nostro?". Il Signore udì. 3Ora Mosè era molto più mansueto di ogni uomo che è sulla terra. 4Il Signore disse subito a Mosè, ad Aronne e a Maria: "Uscite tutti e tre e andate alla tenda del convegno". Uscirono tutti e tre. 5Il Signore allora scese in una colonna di nube, si fermò all'ingresso della tenda e chiamò Aronne e Maria. I due si fecero avanti. 6Il Signore disse: "Ascoltate le mie parole! Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò, in sogno parlerò con lui. 7Non così per il mio servo Mosè: egli è l'uomo di fiducia in tutta la mia casa. 8Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non con enigmi ed egli guarda l'immagine del Signore. Perché non avete temuto di parlare contro il mio servo Mosè?". 9L'ira del Signore si accese contro di loro ed Egli se ne andò; 10la nuvola si ritirò di sopra alla tenda ed ecco Maria era lebbrosa, bianca come neve; Aronne guardò Maria ed ecco era lebbrosa. 11Aronne disse a Mosè: "Signor mio, non addossarci la pena del peccato che abbiamo stoltamente commesso, 12essa non sia come il bambino nato morto, la cui carne è già mezzo consumata quando esce dal seno della madre". 13Mosè gridò al Signore: "Guariscila, Dio!". 14Il Signore rispose a Mosè: "Se suo padre le avesse sputato in viso, non ne porterebbe essa vergogna per sette giorni? Stia dunque isolata fuori dell'accampamento sette giorni; poi vi sarà di nuovo ammessa". 15Maria dunque rimase isolata, fuori dell'accampamento sette giorni; il popolo non riprese il cammino, finché Maria non fu riammessa nell'accampamento. 16Poi il popolo partì da Caserot e si accampò nel deserto di Paran. 13 1Il Signore disse a Mosè: 2"Manda uomini a esplorare il paese di Canaan che sto per dare agli Israeliti. Mandate un uomo per ogni tribù dei loro padri; siano tutti dei loro capi". 3Mosè li mandò dal deserto di Paran, secondo il comando del Signore; quegli uomini erano tutti capi degli Israeliti. 4Questi erano i loro nomi: per la tribù di Ruben, Sammua figlio di Zaccur; 5per la tribù di Simeone, Safat figlio di Cori; 6per la tribù di Giuda, Caleb figlio di Iefunne; 7per la tribù di Issacar, Igheal figlio di Giuseppe; per la tribù di Efraim, 8Osea figlio di Nun; 9per la tribù di Beniamino, Palti figlio di Rafu; 10per la tribù di Zàbulon, Gaddiel figlio di Sodi; 11per la tribù di Giuseppe, cioè per la tribù di Manàsse, Gaddi figlio di Susi; 12per la tribù di Dan, Ammiel figlio di Ghemalli; 13per la tribù di Aser, Setur figlio di Michele; 14per la tribù di Nèftali, Nacbi figlio di Vofsi; 15per la tribù di Gad, Gheuel figlio di Machi. 16Questi sono i nomi degli uomini che Mosè mandò a esplorare il paese. Mosè diede ad Osea, figlio di Nun, il nome di Giosuè. 17Mosè dunque li mandò a esplorare il paese di Canaan e disse loro: "Salite attraverso il Negheb; poi salirete alla regione montana 18e osserverete che paese sia, che popolo l'abiti, se forte o debole, se poco o molto numeroso; 19come sia la regione che esso abita, se buona o cattiva, e come siano le città dove abita, se siano accampamenti o luoghi fortificati; 20come sia il terreno, se fertile o sterile, se vi siano alberi o no. Siate coraggiosi e portate frutti del paese". Era il tempo in cui cominciava a maturare l'uva. 21Quelli dunque salirono ed esplorarono il paese dal deserto di Sin, fino a Recob, in direzione di Amat. 22Salirono attraverso il Negheb e andarono fino a Ebron, dove erano Achiman, Sesai e Talmai, figli di Anak. Ora Ebron era stata edificata sette anni prima di Tanis in Egitto. 23Giunsero fino alla valle di Escol, dove tagliarono un tralcio con un grappolo d'uva, che portarono in due con una stanga, e presero anche melagrane e fichi. 24Quel luogo fu chiamato valle di Escol a causa del grappolo d'uva che gli Israeliti vi tagliarono. 25Alla fine di quaranta giorni tornarono dall'esplorazione del paese 26e andarono a trovare Mosè e Aronne e tutta la comunità degli Israeliti nel deserto di Paran, a Kades; riferirono ogni cosa a loro e a tutta la comunità e mostrarono loro i frutti del paese. 27Raccontarono: "Noi siamo arrivati nel paese dove tu ci avevi mandato ed è davvero un paese dove scorre latte e miele; ecco i suoi frutti. 28Ma il popolo che abita il paese è potente, le città sono fortificate e immense e vi abbiamo anche visto i figli di Anak. 29Gli Amaleciti abitano la regione del Negheb; gli Hittiti, i Gebusei e gli Amorrei le montagne; i Cananei abitano presso il mare e lungo la riva del Giordano". 30Caleb calmò il popolo che mormorava contro Mosè e disse: "Andiamo presto e conquistiamo il paese, perché certo possiamo riuscirvi". 31Ma gli uomini che vi erano andati con lui dissero: "Noi non saremo capaci di andare contro questo popolo, perché è più forte di noi". 32Screditarono presso gli Israeliti il paese che avevano esplorato, dicendo: "Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo notata è gente di alta statura; 33vi abbiamo visto i giganti, figli di Anak, della razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava di essere come locuste e così dovevamo sembrare a loro". 14 1Allora tutta la comunità alzò la voce e diede in alte grida; il popolo pianse tutta quella notte. 2Tutti gli Israeliti mormoravano contro Mosè e contro Aronne e tutta la comunità disse loro: "Oh! fossimo morti nel paese d'Egitto o fossimo morti in questo deserto! 3E perché il Signore ci conduce in quel paese per cadere di spada? Le nostre mogli e i nostri bambini saranno preda. Non sarebbe meglio per noi tornare in Egitto?". 4Si dissero l'un l'altro: "Diamoci un capo e torniamo in Egitto". 5Allora Mosè e Aronne si prostrarono a terra dinanzi a tutta la comunità riunita degli Israeliti. 6Giosuè figlio di Nun e Caleb figlio di Iefunne, che erano fra coloro che avevano esplorato il paese, si stracciarono le vesti 7e parlarono così a tutta la comunità degli Israeliti: "Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese molto buono. 8Se il Signore ci è favorevole, ci introdurrà in quel paese e ce lo darà: è un paese dove scorre latte e miele. 9Soltanto, non vi ribellate al Signore e non abbiate paura del popolo del paese; è pane per noi e la loro difesa li ha abbandonati mentre il Signore è con noi; non ne abbiate paura". 10Allora tutta la comunità parlò di lapidarli; ma la Gloria del Signore apparve sulla tenda del convegno a tutti gli Israeliti. 11Il Signore disse a Mosè: "Fino a quando mi disprezzerà questo popolo? E fino a quando non avranno fede in me, dopo tutti i miracoli che ho fatti in mezzo a loro? 12Io lo colpirò con la peste e lo distruggerò, ma farò di te una nazione più grande e più potente di esso". 13Mosè disse al Signore: "Ma gli Egiziani hanno saputo che tu hai fatto uscire questo popolo con la tua potenza 14e lo hanno detto agli abitanti di questo paese. Essi hanno udito che tu, Signore, sei in mezzo a questo popolo, e ti mostri loro faccia a faccia, che la tua nube si ferma sopra di loro e che cammini davanti a loro di giorno in una colonna di nube e di notte in una colonna di fuoco. 15Ora se fai perire questo popolo come un solo uomo, le nazioni che hanno udito la tua fama, diranno: 16Siccome il Signore non è stato in grado di far entrare questo popolo nel paese che aveva giurato di dargli, li ha ammazzati nel deserto. 17Ora si mostri grande la potenza del mio Signore, perché tu hai detto: 18Il Signore è lento all'ira e grande in bontà, perdona la colpa e la ribellione, ma non lascia senza punizione; castiga la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione. 19Perdona l'iniquità di questo popolo, secondo la grandezza della tua bontà, così come hai perdonato a questo popolo dall'Egitto fin qui". 20Il Signore disse: "Io perdono come tu hai chiesto; 21ma, per la mia vita, com'è vero che tutta la terra sarà piena della gloria del Signore, 22tutti quegli uomini che hanno visto la mia gloria e i prodigi compiuti da me in Egitto e nel deserto e tuttavia mi hanno messo alla prova già dieci volte e non hanno obbedito alla mia voce, 23certo non vedranno il paese che ho giurato di dare ai loro padri. Nessuno di quelli che mi hanno disprezzato lo vedrà; 24ma il mio servo Caleb che è stato animato da un altro spirito e mi ha seguito fedelmente io lo introdurrò nel paese dove è andato; la sua stirpe lo possiederà. 25Gli Amaleciti e i Cananei abitano nella valle; domani tornate indietro, incamminatevi verso il deserto, per la via del Mare Rosso". 26Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne: 27"Fino a quando sopporterò io questa comunità malvagia che mormora contro di me? Io ho udito le lamentele degli Israeliti contro di me. 28Riferisci loro: Per la mia vita, dice il Signore, io vi farò quello che ho sentito dire da voi. 29I vostri cadaveri cadranno in questo deserto. Nessuno di voi, di quanti siete stati registrati dall'età di venti anni in su e avete mormorato contro di me, 30potrà entrare nel paese nel quale ho giurato di farvi abitare, se non Caleb, figlio di Iefunne, e Giosuè figlio di Nun. 31I vostri bambini, dei quali avete detto che sarebbero diventati una preda di guerra, quelli ve li farò entrare; essi conosceranno il paese che voi avete disprezzato. 32Ma i vostri cadaveri cadranno in questo deserto. 33I vostri figli saranno nòmadi nel deserto per quarant'anni e porteranno il peso delle vostre infedeltà, finché i vostri cadaveri siano tutti quanti nel deserto. 34Secondo il numero dei giorni che avete impiegato per esplorare il paese, quaranta giorni, sconterete le vostre iniquità per quarant'anni, un anno per ogni giorno e conoscerete la mia ostilità. 35Io, il Signore, ho parlato. Così agirò con tutta questa comunità malvagia che si è riunita contro di me: in questo deserto saranno annientati e qui moriranno". 36Gli uomini che Mosè aveva mandati a esplorare il paese e che, tornati, avevano fatto mormorare tutta la comunità contro di lui diffondendo il discredito sul paese, 37quegli uomini che avevano propagato cattive voci su quel paese, morirono colpiti da un flagello, davanti al Signore. 38Ma di quelli che erano andati a esplorare il paese rimasero vivi Giosuè, figlio di Nun, e Caleb, figlio di Iefunne. 39Mosè riferì quelle parole a tutti gli Israeliti; il popolo ne fu molto turbato. 40La mattina si alzarono presto per salire verso la cima del monte, dicendo: "Eccoci qua; noi saliremo al luogo del quale il Signore ha detto che noi abbiamo peccato". 41Ma Mosè disse: "Perché trasgredite l'ordine del Signore? La cosa non vi riuscirà. 42Poiché il Signore non è in mezzo a voi, non salite perché non siate sconfitti dai vostri nemici! 43Perché di fronte a voi stanno gli Amaleciti e i Cananei e voi cadrete di spada; perché avete abbandonato il Signore, il Signore non sarà con voi". 44Si ostinarono a salire verso la cima del monte, ma l'arca dell'alleanza del Signore e Mosè non si mossero dall'accampamento. 45Allora gli Amaleciti e i Cananei che abitavano su quel monte scesero, li batterono e ne fecero strage fino a Corma. 15 1Il Signore disse a Mosè: 2"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando sarete entrati nel paese che dovrete abitare e che io vi dò 3e offrirete al Signore un sacrificio consumato dal fuoco, olocausto o sacrificio per soddisfare un voto, o per un'offerta volontaria, o nelle vostre solennità, per fare un profumo soave per il Signore con il vostro bestiame grosso o minuto, 4colui che presenterà l'offerta al Signore, offrirà in oblazione un decimo di efa di fior di farina intrisa in un quarto di hin di olio. 5Farai una libazione di un quarto di hin di vino oltre l'olocausto o sacrificio per ogni agnello. 6Se è per un ariete, offrirai in oblazione due decimi di efa di fior di farina con un terzo di hin di olio 7e farai una libazione di un terzo di hin di vino come offerta di odore soave in onore del Signore. 8Se offri un giovenco in olocausto o in sacrificio per soddisfare un voto o in sacrificio di comunione al Signore, 9oltre il giovenco si offrirà, in oblazione, tre decimi di efa di fior di farina intrisa in mezzo hin di olio 10e farai una libazione di un mezzo hin di vino; è un sacrificio consumato dal fuoco, soave profumo per il Signore. 11Così si farà per ogni bue, per ogni ariete, per ogni agnello o capretto. 12Qualunque sia il numero degli animali che immolerete, farete così per ciascuna vittima. 13Quanti sono nativi del paese faranno così, quando offriranno un sacrificio consumato dal fuoco, soave profumo per il Signore. 14Se uno straniero che soggiorna da voi o chiunque dimorerà in mezzo a voi in futuro, offrirà un sacrificio con il fuoco, soave profumo per il Signore, farà come fate voi. 15Vi sarà una sola legge per tutta la comunità, per voi e per lo straniero che soggiorna in mezzo a voi; sarà una legge perenne, di generazione in generazione; come siete voi, così sarà lo straniero davanti al Signore. 16Ci sarà una stessa legge e uno stesso rito per voi e per lo straniero che soggiorna presso di voi". 17Il Signore disse ancora a Mosè: 18"Parla agli Israeliti e riferisci loro. Quando sarete arrivati nel paese dove io vi conduco 19e mangerete il pane di quel paese, ne preleverete un'offerta da presentare al Signore. 20Delle primizie della vostra madia, metterete da parte una focaccia come offerta da elevare secondo il rito, la preleverete come si preleva dall'aia l'offerta che si fa con il rito di elevazione. 21Delle primizie della vostra madia darete al Signore una parte come offerta che si fa elevandola, di generazione in generazione. 22Se avrete mancato per inavvertenza e non avrete osservato tutti questi comandi che il Signore ha dati a Mosè, 23quanto il Signore vi ha comandato per mezzo di Mosè, dal giorno in cui il Signore vi ha dato comandi e in seguito, nelle vostre successive generazioni, 24se il peccato è stato commesso per inavvertenza da parte della comunità, senza che la comunità se ne sia accorta, tutta la comunità offrirà un giovenco come olocausto di soave profumo per il Signore, con la sua oblazione e la sua libazione secondo il rito, e un capro come sacrificio espiatorio. 25Il sacerdote farà il rito espiatorio per tutta la comunità degli Israeliti e sarà loro perdonato; infatti si tratta di un peccato commesso per inavvertenza ed essi hanno portato l'offerta, il sacrificio fatto in onore del Signore mediante il fuoco e il loro sacrificio espiatorio davanti al Signore, a causa della loro inavvertenza. 26Sarà perdonato a tutta la comunità degli Israeliti e allo straniero che soggiorna in mezzo a loro, perché tutto il popolo ha peccato per inavvertenza. 27Se è una persona sola che ha peccato per inavvertenza, offra una capra di un anno come sacrificio espiatorio. 28Il sacerdote farà il rito espiatorio davanti al Signore per la persona che avrà mancato commettendo un peccato per inavvertenza; quando avrà fatto l'espiazione per essa, le sarà perdonato. 29Si tratti di un nativo del paese tra gli Israeliti o di uno straniero che soggiorna in mezzo a voi, avrete un'unica legge per colui che pecca per inavvertenza. 30Ma la persona che agisce con deliberazione, nativo del paese o straniero, insulta il Signore; essa sarà eliminata dal suo popolo. 31Poiché ha disprezzato la parola del Signore e ha violato il suo comando, quella persona dovrà essere eliminata; porterà il peso della sua colpa". 32Mentre gli Israeliti erano nel deserto, trovarono un uomo che raccoglieva legna in giorno di sabato. 33Quelli che l'avevano trovato a raccogliere legna, lo condussero a Mosè, ad Aronne e a tutta la comunità. 34Lo misero sotto sorveglianza, perché non era stato ancora stabilito che cosa gli si dovesse fare. 35Il Signore disse a Mosè: "Quell'uomo deve essere messo a morte; tutta la comunità lo lapiderà fuori dell'accampamento". 36Tutta la comunità lo condusse fuori dell'accampamento e lo lapidò; quegli morì secondo il comando che il Signore aveva dato a Mosè. 37Il Signore aggiunse a Mosè: 38"Parla agli Israeliti e ordina loro che si facciano, di generazione in generazione, fiocchi agli angoli delle loro vesti e che mettano al fiocco di ogni angolo un cordone di porpora viola. 39Avrete tali fiocchi e, quando li guarderete, vi ricorderete di tutti i comandi del Signore per metterli in pratica; non andrete vagando dietro il vostro cuore e i vostri occhi, seguendo i quali vi prostituite. 40Così vi ricorderete di tutti i miei comandi, li metterete in pratica e sarete santi per il vostro Dio. 41Io sono il Signore vostro Dio, che vi ho fatti uscire dal paese di Egitto per essere il vostro Dio. Io sono il Signore vostro Dio". 16 1Ora Core figlio di Izear, figlio di Keat, figlio di Levi, e Datan e Abiram, figli di Eliab, figlio di Pallu, figlio di Ruben, 2presero altra gente e insorsero contro Mosè, con duecentocinquanta uomini tra gli Israeliti, capi della comunità, membri del consiglio, uomini stimati; 3radunatisi contro Mosè e contro Aronne, dissero loro: "Basta! Tutta la comunità, tutti sono santi e il Signore è in mezzo a loro; perché dunque vi innalzate sopra l'assemblea del Signore?". 4Quando Mosè ebbe udito questo, si prostrò con la faccia a terra; 5poi disse a Core e a tutta la gente che era con lui: "Domani mattina il Signore farà conoscere chi è suo e chi è santo e se lo farà avvicinare: farà avvicinare a sé colui che egli avrà scelto. 6Fate questo: prendete gli incensieri tu e tutta la gente che è con te; 7domani vi metterete il fuoco e porrete profumo aromatico davanti al Signore; colui che il Signore avrà scelto sarà santo. Basta, figli di Levi!". 8Mosè disse poi a Core: "Ora ascoltate, figli di Levi! 9È forse poco per voi che il Dio d'Israele vi abbia segregati dalla comunità d'Israele e vi abbia fatti avvicinare a sé per prestare servizio nella Dimora del Signore e per tenervi davanti alla comunità, esercitando per essa il vostro ministero? 10Egli vi ha fatti avvicinare a sé, te e tutti i tuoi fratelli figli di Levi con te e ora pretendete anche il sacerdozio? 11Per questo tu e tutta la gente che è con te siete convenuti contro il Signore! E chi è Aronne perché vi mettiate a mormorare contro di lui?". 12Poi Mosè mandò a chiamare Datan e Abiram, figli di Eliab; ma essi dissero: "Noi non verremo. 13È forse poco per te l'averci fatti partire da un paese dove scorre latte e miele per farci morire nel deserto, perché tu voglia fare il nostro capo e dominare su di noi? 14Non ci hai davvero condotti in un paese dove scorre latte e miele, né ci hai dato il possesso di campi e di vigne! Credi tu di poter privare degli occhi questa gente? Noi non verremo". 15Allora Mosè si adirò molto e disse al Signore: "Non gradire la loro oblazione; io non ho preso da costoro neppure un asino e non ho fatto torto ad alcuno di loro". 16Mosè disse a Core: "Tu e tutta la tua gente trovatevi domani davanti al Signore: tu e loro con Aronne; 17ciascuno di voi prenda l'incensiere, vi metta il profumo aromatico e porti ciascuno il suo incensiere davanti al Signore: duecentocinquanta incensieri. Anche tu e Aronne; ciascuno prenda un incensiere". 18Essi dunque presero ciascuno un incensiere, vi misero il fuoco, vi posero profumo aromatico e si fermarono all'ingresso della tenda del convegno; lo stesso fecero Mosè e Aronne. 19Core convocò tutta la comunità presso Mosè e Aronne all'ingresso della tenda del convegno; la gloria del Signore apparve a tutta la comunità. 20Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: 21"Allontanatevi da questa comunità e io li consumerò in un istante". 22Ma essi, prostratisi con la faccia a terra, dissero: "Dio, Dio degli spiriti di ogni essere vivente! Un uomo solo ha peccato e ti vorresti adirare contro tutta la comunità?". 23Il Signore disse a Mosè: 24"Parla alla comunità e ordinale: Ritiratevi dalle vicinanze della dimora di Core, Datan e Abiram". 25Mosè si alzò e andò da Datan e da Abiram; gli anziani di Israele lo seguirono. 26Egli disse alla comunità: "Allontanatevi dalle tende di questi uomini empi e non toccate nulla di ciò che è loro, perché non periate a causa di tutti i loro peccati". 27Così quelli si ritirarono dal luogo dove stavano Core, Datan e Abiram. Datan e Abiram uscirono e si fermarono all'ingresso delle loro tende con le mogli, i figli e i bambini. 28Mosè disse: "Da questo saprete che il Signore mi ha mandato per fare tutte queste opere e che io non ho agito di mia iniziativa. 29Se questa gente muore come muoiono tutti gli uomini, se la loro sorte è la sorte comune a tutti gli uomini, il Signore non mi ha mandato; 30ma se il Signore fa una cosa meravigliosa, se la terra spalanca la bocca e li ingoia con quanto appartiene loro e se essi scendono vivi agli inferi, allora saprete che questi uomini hanno disprezzato il Signore". 31Come egli ebbe finito di pronunciare tutte queste parole, il suolo si profondò sotto i loro piedi, 32la terra spalancò la bocca e li inghiottì: essi e le loro famiglie, con tutta la gente che apparteneva a Core e tutta la loro roba. 33Scesero vivi agli inferi essi e quanto loro apparteneva; la terra li ricoprì ed essi scomparvero dall'assemblea. 34Tutto Israele che era attorno ad essi fuggì alle loro grida; perché dicevano: "La terra non inghiottisca anche noi!". 35Un fuoco uscì dalla presenza del Signore e divorò i duecentocinquanta uomini, che offrivano l'incenso. 17 1Poi il Signore disse a Mosè: 2"Di' a Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, di tirar fuori gli incensieri dall'incendio e di disperdere qua e là il fuoco, perché quelli sono sacri; 3degli incensieri di quegli uomini, che hanno peccato al prezzo della loro vita, si facciano tante lamine battute per rivestirne l'altare, poiché sono stati presentati davanti al Signore e quindi sono sacri; saranno un monito per gli Israeliti". 4Il sacerdote Eleazaro prese gli incensieri di rame presentati dagli uomini che erano stati arsi; furono ridotti in lamine per rivestirne l'altare, 5perché servano da memoriale agli Israeliti: nessun estraneo che non sia della discendenza di Aronne si accosti a bruciare incenso davanti al Signore e abbia la sorte di Core e di quelli che erano con lui. Eleazaro fece come il Signore gli aveva ordinato per mezzo di Mosè. 6Il giorno dopo tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e Aronne dicendo: "Voi avete fatto morire il popolo del Signore". 7Come la comunità si radunava contro Mosè e contro Aronne, gli Israeliti si volsero verso la tenda del convegno; ed ecco la nube la ricoprì e apparve la gloria del Signore. 8Mosè e Aronne vennero davanti alla tenda del convegno. 9Il Signore disse a Mosè: 10"Allontanatevi da questa comunità e io li consumerò in un istante". Ma essi si prostrarono con la faccia a terra. 11Mosè disse ad Aronne: "Prendi l'incensiere, mettici il fuoco preso dall'altare, ponici sopra l'incenso; portalo presto in mezzo alla comunità e fa' il rito espiatorio per essi; poiché l'ira del Signore è divampata, il flagello è già cominciato". 12Aronne prese l'incensiere, come Mosè aveva detto, corse in mezzo all'assemblea; ecco il flagello era già cominciato in mezzo al popolo; mise l'incenso nel braciere e fece il rito espiatorio per il popolo. 13Si fermò tra i morti e i vivi e il flagello fu arrestato. 14Ora quelli che morirono di quel flagello furono quattordicimilasettecento, oltre quelli che morirono per il fatto di Core. 15Aronne tornò da Mosè all'ingresso della tenda del convegno: il flagello era stato fermato. 16Poi il Signore disse a Mosè: 17"Parla agli Israeliti e fatti dare da loro dei bastoni, uno per ogni loro casato paterno: cioè dodici bastoni da parte di tutti i loro capi secondo i loro casati paterni; scriverai il nome di ognuno sul suo bastone, 18scriverai il nome di Aronne sul bastone di Levi, poiché ci sarà un bastone per ogni capo dei loro casati paterni. 19Riporrai quei bastoni nella tenda del convegno, davanti alla testimonianza, dove io sono solito darvi convegno. 20L'uomo che io avrò scelto sarà quello il cui bastone fiorirà e così farò cessare davanti a me le mormorazioni che gli Israeliti fanno contro di voi". 21Mosè parlò agli Israeliti e tutti i loro capi gli diedero un bastone ciascuno, secondo i loro casati paterni, cioè dodici bastoni; il bastone di Aronne era in mezzo ai loro bastoni. 22Mosè ripose quei bastoni davanti al Signore nella tenda della testimonianza. 23Il giorno dopo, Mosè entrò nella tenda della testimonianza ed ecco il bastone di Aronne per il casato di Levi era fiorito: aveva prodotto germogli, aveva fatto sbocciare fiori e maturato mandorle. 24Allora Mosè tolse tutti i bastoni dalla presenza del Signore e li portò a tutti gli Israeliti; essi li videro e presero ciascuno il suo bastone. 25Il Signore disse a Mosè: "Riporta il bastone di Aronne davanti alla Testimonianza, perché sia conservato come un monito per i ribelli e si ponga fine alle loro mormorazioni contro di me ed essi non ne muoiano". 26Mosè fece come il Signore gli aveva comandato. 27Gli Israeliti dissero a Mosè: "Ecco, moriamo, siamo perduti, siamo tutti perduti! 28Chiunque si accosta alla Dimora del Signore muore; dovremo morire tutti?". 18 1Il Signore disse ad Aronne: "Tu, i tuoi figli e la casa di tuo padre con te porterete il peso delle iniquità commesse nel santuario; tu e i tuoi figli porterete il peso delle iniquità commesse nell'esercizio del vostro sacerdozio. 2Anche i tuoi fratelli, la tribù di Levi, la tribù di tuo padre, farai accostare a te, perché ti siano accanto e ti servano quando tu e i tuoi figli con te sarete davanti alla tenda della testimonianza. 3Essi staranno al tuo servizio e al servizio di tutta la tenda; soltanto non si accosteranno agli arredi del santuario né all'altare, perché non moriate gli uni e gli altri. 4Essi saranno accanto a te e saranno addetti alla custodia della tenda del convegno per tutto il servizio della tenda e nessun estraneo si accosterà a voi. 5Voi sarete addetti alla custodia del santuario e dell'altare, perché non vi sia più ira contro gli Israeliti. 6Quanto a me, ecco, io ho preso i vostri fratelli, i leviti, tra gli Israeliti; dati al Signore, essi sono rimessi in dono a voi per prestare servizio nella tenda del convegno. 7Tu e i tuoi figli con te eserciterete il vostro sacerdozio per quanto riguarda l'altare ciò che è oltre il velo; compirete il vostro ministero. Io vi dò l'esercizio del sacerdozio come un dono; l'estraneo che si accosterà sarà messo a morte". 8Il Signore disse ancora ad Aronne: "Ecco, io ti dò il diritto a tutte le cose consacrate dagli Israeliti, cioè a quelle che mi sono offerte per elevazione: io le dò a te e ai tuoi figli, come diritto della tua unzione, per legge perenne. 9Questo ti apparterrà fra le cose santissime, fra le loro offerte consumate dal fuoco: ogni oblazione, ogni sacrificio espiatorio e ogni sacrificio di riparazione che mi presenteranno; sono tutte cose santissime che apparterranno a te e ai tuoi figli. 10Le mangerai in luogo santissimo; ne mangerà ogni maschio; le tratterai come cose sante. 11Questo ancora ti apparterrà: i doni che gli Israeliti presenteranno con l'elevazione e tutte le loro offerte fatte con il rito di agitazione; io le dò a te, ai tuoi figli e alle tue figlie con te per legge perenne. Chiunque sarà mondo in casa tua ne potrà mangiare. 12Ti dò anche tutte le primizie che al Signore offriranno: il meglio dell'olio, il meglio del mosto e del grano. 13Le primizie di quanto produrrà la loro terra che essi presenteranno al Signore saranno tue. Chiunque sarà mondo in casa tua ne potrà mangiare. 14Quanto sarà consacrato per voto di sterminio in Israele sarà tuo. 15Ogni essere che nasce per primo da ogni essere vivente, offerto al Signore, così degli uomini come degli animali, sarà tuo; però farai riscattare il primogenito dell'uomo e farai anche riscattare il primo nato di un animale immondo. 16Quanto al riscatto, li farai riscattare dall'età di un mese, secondo la stima di cinque sicli d'argento, in base al siclo del santuario, che è di venti ghera. 17Ma non farai riscattare il primo nato della vacca, né il primo nato della pecora, né il primo nato della capra; sono cosa sacra; verserai il loro sangue sull'altare e brucerai le loro parti grasse come sacrificio consumato dal fuoco, soave profumo per il Signore. 18La loro carne sarà tua; sarà tua come il petto dell'offerta che si fa con la agitazione rituale e come la coscia destra. 19Io dò a te, ai tuoi figli e alle tue figlie con te, per legge perenne, tutte le offerte di cose sante che gli Israeliti presenteranno al Signore con il rito dell'elevazione. È un'alleanza inviolabile, perenne, davanti al Signore, per te e per la tua discendenza con te". 20Il Signore disse ad Aronne: "Tu non avrai alcun possesso nel loro paese e non ci sarà parte per te in mezzo a loro; io sono la tua parte e il tuo possesso in mezzo agli Israeliti. 21Ai figli di Levi io dò in possesso tutte le decime in Israele per il servizio che fanno, il servizio della tenda del convegno. 22Gli Israeliti non si accosteranno più alla tenda del convegno per non caricarsi di un peccato che li farebbe morire. 23Ma il servizio nella tenda del convegno lo faranno soltanto i leviti; essi porteranno il peso della loro responsabilità; sarà una legge perenne, di generazione in generazione; non possiederanno nulla tra gli Israeliti; 24poiché io dò in possesso ai leviti le decime che gli Israeliti presenteranno al Signore come offerta fatta con il rito di elevazione; per questo dico di loro: Non possiederanno nulla tra gli Israeliti". 25Il Signore disse a Mosè: 26"Parlerai inoltre ai leviti e dirai loro: Quando riceverete dagli Israeliti le decime che io vi dò per conto loro in vostro possesso, ne preleverete un'offerta secondo la rituale elevazione da fare al Signore: una decima della decima; 27l'offerta che avrete prelevata vi sarà calcolata come il grano che viene dall'aia e come il mosto che esce dal torchio. 28Così anche voi preleverete un'offerta per il Signore da tutte le decime che riceverete dagli Israeliti e darete al sacerdote Aronne l'offerta che avrete prelevato per il Signore. 29Da tutte le cose che vi saranno concesse preleverete tutte le offerte per il Signore; di tutto ciò che vi sarà di meglio preleverete quel tanto che è da consacrare. 30Dirai loro: Quando ne avrete prelevato il meglio, quel che rimane sarà calcolato come il provento dell'aia e come il provento del torchio. 31Lo potrete mangiare in qualunque luogo, voi e le vostre famiglie, perché è il vostro salario in cambio del vostro servizio nella tenda del convegno. 32Così non sarete rei di alcun peccato, perché ne avrete messa da parte la parte migliore; non profanerete le cose sante degli Israeliti; così non morirete". 19 1Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne: 2"Questa è una disposizione della legge che il Signore ha prescritta: Ordina agli Israeliti che ti portino una giovenca rossa, senza macchia, senza difetti, e che non abbia mai portato il giogo. 3La darete al sacerdote Eleazaro, che la condurrà fuori del campo e la farà immolare in sua presenza. 4Il sacerdote Eleazaro prenderà con il dito il sangue della giovenca e ne farà sette volte l'aspersione davanti alla tenda del convegno; 5poi si brucerà la giovenca sotto i suoi occhi; se ne brucerà la pelle, la carne e il sangue con gli escrementi. 6Il sacerdote prenderà legno di cedro, issòpo, colore scarlatto e getterà tutto nel fuoco che consuma la giovenca. 7Poi il sacerdote laverà le sue vesti e farà un bagno al suo corpo nell'acqua; quindi rientrerà nel campo e il sacerdote rimarrà in stato d'immondezza fino alla sera. 8Colui che avrà bruciato la giovenca si laverà le vesti nell'acqua, farà un bagno al suo corpo nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. 9Un uomo mondo raccoglierà le ceneri della giovenca e le depositerà fuori del campo in luogo mondo, dove saranno conservate per la comunità degli Israeliti per l'acqua di purificazione: è un rito espiatorio. 10Colui che avrà raccolto le ceneri della giovenca si laverà le vesti e sarà immondo fino alla sera. Questa sarà una legge perenne per gli Israeliti e per lo straniero che soggiornerà presso di loro. 11Chi avrà toccato un cadavere umano sarà immondo per sette giorni. 12Quando uno si sarà purificato con quell'acqua il terzo e il settimo giorno, sarà mondo; ma se non si purifica il terzo e il settimo giorno, non sarà mondo. 13Chiunque avrà toccato un cadavere, cioè il corpo di una persona umana morta, e non si sarà purificato, avrà profanato la Dimora del Signore e sarà sterminato da Israele. Siccome l'acqua di purificazione non è stata spruzzata su di lui, egli è in stato di immondezza; ha ancora addosso l'immondezza. 14Questa è la legge per quando un uomo muore in una tenda: chiunque entrerà nella tenda e chiunque sarà nella tenda sarà immondo per sette giorni. 15Ogni vaso scoperto, sul quale non sia un coperchio o una legatura, sarà immondo. 16Chiunque per i campi avrà toccato un uomo ucciso di spada o morto di morte naturale o un osso d'uomo o un sepolcro sarà immondo per sette giorni. 17Per colui che sarà divenuto immondo si prenderà la cenere della vittima bruciata per l'espiazione e vi si verserà sopra l'acqua viva, in un vaso; 18poi un uomo mondo prenderà issòpo, lo intingerà nell'acqua e ne spruzzerà la tenda, tutti gli arredi e tutte le persone che vi stanno e colui che ha toccato l'osso o l'ucciso o chi è morto di morte naturale o il sepolcro. 19L'uomo mondo spruzzerà l'immondo il terzo giorno e il settimo giorno e lo purificherà il settimo giorno; poi colui che è stato immondo si sciacquerà le vesti, si laverà con l'acqua e diventerà mondo alla sera. 20Ma colui che, divenuto immondo, non si purificherà, sarà eliminato dalla comunità, perché ha contaminato il santuario del Signore e l'acqua della purificazione non è stata spruzzata su di lui; è immondo. 21Sarà per loro una legge perenne. Colui che avrà spruzzato l'acqua di purificazione si laverà le vesti; chi avrà toccato l'acqua di purificazione sarà immondo fino alla sera. 22Quanto l'immondo avrà toccato sarà immondo; chi lo avrà toccato sarà immondo fino alla sera". 20 1Ora tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin il primo mese e il popolo si fermò a Kades. Qui morì e fu sepolta Maria. 2Mancava l'acqua per la comunità: ci fu un assembramento contro Mosè e contro Aronne. 3Il popolo ebbe una lite con Mosè, dicendo: "Magari fossimo morti quando morirono i nostri fratelli davanti al Signore! 4Perché avete condotto la comunità del Signore in questo deserto per far morire noi e il nostro bestiame? 5E perché ci avete fatti uscire dall'Egitto per condurci in questo luogo inospitale? Non è un luogo dove si possa seminare, non ci sono fichi, non vigne, non melograni e non c'è acqua da bere". 6Allora Mosè e Aronne si allontanarono dalla comunità per recarsi all'ingresso della tenda del convegno; si prostrarono con la faccia a terra e la gloria del Signore apparve loro. 7Il Signore disse a Mosè: 8"Prendi il bastone e tu e tuo fratello Aronne convocate la comunità e alla loro presenza parlate a quella roccia, ed essa farà uscire l'acqua; tu farai sgorgare per loro l'acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al suo bestiame". 9Mosè dunque prese il bastone che era davanti al Signore, come il Signore gli aveva ordinato. 10Mosè e Aronne convocarono la comunità davanti alla roccia e Mosè disse loro: "Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia?". 11Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua in abbondanza; ne bevvero la comunità e tutto il bestiame. 12Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: "Poiché non avete avuto fiducia in me per dar gloria al mio santo nome agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete questa comunità nel paese che io le dò". 13Queste sono le acque di Mèriba, dove gli Israeliti contesero con il Signore e dove Egli si dimostrò santo in mezzo a loro. 14Mosè mandò da Kades messaggeri al re di Edom per dirgli: "Dice Israele tuo fratello: Tu sai tutte le tribolazioni che ci sono avvenute: 15come i nostri padri scesero in Egitto e noi in Egitto dimorammo per lungo tempo e gli Egiziani maltrattarono noi e i nostri padri. 16Noi gridammo al Signore ed egli udì la nostra voce e mandò un angelo e ci fece uscire dall'Egitto; eccoci ora in Kades, che è città ai tuoi estremi confini. 17Permettici di passare per il tuo paese; non passeremo né per campi, né per vigne e non berremo l'acqua dei pozzi; seguiremo la via Regia, senza deviare né a destra né a sinistra, finché avremo oltrepassati i tuoi confini". 18Ma Edom gli rispose: "Tu non passerai sul mio territorio; altrimenti uscirò contro di te con la spada". 19Gli Israeliti gli dissero: "Passeremo per la strada maestra; se noi e il nostro bestiame berremo la tua acqua, te la pagheremo; lasciaci soltanto transitare a piedi". 20Ma quegli rispose: "Non passerai!". Edom mosse contro Israele con molta gente e con mano potente. 21Così Edom rifiutò a Israele il transito per i suoi confini e Israele si allontanò da lui. 22Tutta la comunità degli Israeliti levò l'accampamento da Kades e arrivò al monte Cor. 23Il Signore disse a Mosè e ad Aronne al monte Cor, sui confini del paese di Edom: 24"Aronne sta per essere riunito ai suoi antenati e non entrerà nel paese che ho dato agli Israeliti, perché siete stati ribelli al mio comandamento alle acque di Mèriba. 25Prendi Aronne e suo figlio Eleazaro e falli salire sul monte Cor. 26Spoglia Aronne delle sue vesti e falle indossare a suo figlio Eleazaro; in quel luogo Aronne sarà riunito ai suoi antenati e morirà". 27Mosè fece come il Signore aveva ordinato ed essi salirono sul monte Cor, in vista di tutta la comunità. 28Mosè spogliò Aronne delle sue vesti e le fece indossare a Eleazaro suo figlio; Aronne morì in quel luogo sulla cima del monte. Poi Mosè ed Eleazaro scesero dal monte. 29Quando tutta la comunità vide che Aronne era morto, tutta la casa d'Israele lo pianse per trenta giorni. 21 1Il re cananeo di Arad, che abitava il Negheb, appena seppe che Israele veniva per la via di Atarim, attaccò battaglia contro Israele e fece alcuni prigionieri. 2Allora Israele fece un voto al Signore e disse: "Se tu mi metti nelle mani questo popolo, le loro città saranno da me votate allo sterminio". 3Il Signore ascoltò la voce di Israele e gli mise nelle mani i Cananei; Israele votò allo sterminio i Cananei e le loro città e quel luogo fu chiamato Corma. 4Poi gli Israeliti partirono dal monte Cor, dirigendosi verso il Mare Rosso per aggirare il paese di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. 5Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: "Perché ci avete fatti uscire dall'Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c'è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero". 6Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d'Israeliti morì. 7Allora il popolo venne a Mosè e disse: "Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti". Mosè pregò per il popolo. 8Il Signore disse a Mosè: "Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita". 9Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita. 10Poi gli Israeliti partirono e si accamparono a Obot; 11partiti da Obot si accamparono a Iie-Abarim nel deserto che sta di fronte a Moab dal lato dove sorge il sole. 12Di là partirono e si accamparono nella valle di Zered. 13Poi di lì si mossero e si accamparono sull'altra riva dell'Arnon, che scorre nel deserto e proviene dai confini degli Amorrei; l'Arnon infatti è il confine di Moab fra Moab e gli Amorrei. 14Per questo si dice nel libro delle Guerre del Signore: "Vaeb in Sufa e i torrenti, l'Arnon 15e il pendio dei torrenti, che declina verso la sede di Ar e si appoggia alla frontiera di Moab". 16Di là andarono a Beer. Questo è il pozzo di cui il Signore disse a Mosè: "Raduna il popolo e io gli darò l'acqua". 17Allora Israele cantò questo canto: "Sgorga, o pozzo: cantatelo! 18Pozzo che i principi hanno scavato, che i nobili del popolo hanno perforato con lo scettro, con i loro bastoni". Poi dal deserto andarono a Mattana, 19da Mattana a Nacaliel, da Nacaliel a Bamot 20e da Bamot alla valle che si trova nelle steppe di Moab presso la cima del Pisga, che è di fronte al deserto. 21Israele mandò ambasciatori a Sicon, re degli Amorrei, per dirgli: 22"Lasciami passare per il tuo paese; noi non devieremo per i campi, né per le vigne, non berremo l'acqua dei pozzi; seguiremo la via Regia finché abbiamo oltrepassato i tuoi confini". 23Ma Sicon non permise a Israele di passare per i suoi confini; anzi radunò tutta la sua gente e uscì contro Israele nel deserto; giunse a Iaaz e diede battaglia a Israele. 24Israele lo sconfisse, passandolo a fil di spada, e conquistò il suo paese dall'Arnon fino allo Iabbok, estendendosi fino alla regione degli Ammoniti, perché la frontiera degli Ammoniti era forte. 25Israele prese tutte quelle città e abitò in tutte le città degli Amorrei, cioè in Chesbon e in tutte le città del suo territorio; 26Chesbon infatti era la città di Sicon, re degli Amorrei, il quale aveva mosso guerra al precedente re di Moab e gli aveva tolto tutto il suo paese fino all'Arnon. 27Per questo dicono i poeti: "Entrate in Chesbon! Ben costruita e fondata è la città di Sicon! 28Perché un fuoco uscì da Chesbon, una fiamma dalla città di Sicon divorò Ar-Moab, inghiottì le alture dell'Arnon. 29Guai a te, Moab, sei perduto, popolo di Camos! Egli ha reso fuggiaschi i suoi figli e le sue figlie ha dato in schiavitù al re degli Amorrei Sicon. 30Ma noi li abbiamo trafitti! È rovinata Chesbon fino a Dibon. Abbiamo devastato fino a Nofach che è presso Madaba". 31Israele si stabilì dunque nel paese degli Amorrei. 32Poi Mosè mandò a esplorare Iazer e gli Israeliti presero le città del suo territorio e ne cacciarono gli Amorrei che vi si trovavano. 33Poi mutarono direzione e salirono lungo la strada verso Basan. Og, re di Basan, uscì contro di loro con tutta la sua gente per dar loro battaglia a Edrei. 34Ma il Signore disse a Mosè: "Non lo temere, perché io te lo dò in potere, lui, tutta la sua gente e il suo paese; trattalo come hai trattato Sicon, re degli Amorrei, che abitava a Chesbon". 35Gli Israeliti batterono lui, con i suoi figli e con tutto il suo popolo, così che non gli rimase più superstite alcuno, e si impadronirono del suo paese. 22 1Poi gli Israeliti partirono e si accamparono nelle steppe di Moab, oltre il Giordano verso Gèrico. 2Or Balak, figlio di Zippor, vide quanto Israele aveva fatto agli Amorrei 3e Moab ebbe grande paura di questo popolo, che era così numeroso; Moab fu preso da spavento di fronte agli Israeliti. 4Quindi Moab disse agli anziani di Madian: "Ora questa moltitudine divorerà quanto è intorno a noi, come il bue divora l'erba dei campi". Balak, figlio di Zippor, era in quel tempo re di Moab. 5Egli mandò messaggeri a Balaam, figlio di Beor, a Petor che sta sul fiume, nel paese dei figli di Amau, per chiamarlo e dirgli: "Ecco un popolo è uscito dall'Egitto; ricopre la terra e si è stabilito di fronte a me; 6ora dunque, vieni e maledicimi questo popolo; poiché è troppo potente per me; forse così riusciremo a sconfiggerlo e potrò scacciarlo dal paese; so infatti che chi tu benedici è benedetto e chi tu maledici è maledetto". 7Gli anziani di Moab e gli anziani di Madian partirono portando in mano il salario dell'indovino; arrivati da Balaam, gli riferirono le parole di Balak. 8Balaam disse loro: "Alloggiate qui stanotte e vi darò la risposta secondo quanto mi dirà il Signore". I capi di Moab si fermarono da Balaam. 9Ora Dio venne a Balaam e gli disse: "Chi sono questi uomini che stanno da te?". 10Balaam rispose a Dio: "Balak, figlio di Zippor, re di Moab, mi ha mandato a dire: 11Ecco, il popolo che è uscito dall'Egitto, ricopre la terra; ora vieni a maledirmelo; forse riuscirò così a batterlo e potrò scacciarlo". 12Dio disse a Balaam: "Tu non andrai con loro, non maledirai quel popolo, perché esso è benedetto". 13Balaam si alzò la mattina e disse ai capi di Balak: "Andatevene al vostro paese, perché il Signore si è rifiutato di lasciarmi venire con voi". 14I capi di Moab si alzarono, tornarono da Balak e dissero: "Balaam si è rifiutato di venire con noi". 15Allora Balak mandò di nuovo i capi, in maggior numero e più influenti di quelli di prima. 16Vennero da Balaam e gli dissero: "Così dice Balak, figlio di Zippor: Nulla ti trattenga dal venire da me; 17perché io ti colmerò di onori e farò quanto mi dirai; vieni dunque e maledicimi questo popolo". 18Ma Balaam rispose e disse ai ministri di Balak: "Quand'anche Balak mi desse la sua casa piena d'argento e oro, non potrei trasgredire l'ordine del Signore, mio Dio, per fare cosa piccola o grande. 19Nondimeno, trattenetevi qui anche voi stanotte, perché io sappia ciò che il Signore mi dirà ancora". 20Dio venne la notte a Balaam e gli disse: "Se quegli uomini sono venuti a chiamarti, alzati e va' con loro; ma farai ciò che io ti dirò". 21Balaam quindi si alzò la mattina, sellò l'asina e se ne andò con i capi di Moab. 22Ma l'ira di Dio si accese perché egli era andato; l'angelo del Signore si pose sulla strada per ostacolarlo. Egli cavalcava l'asina e aveva con sé due servitori. 23L'asina, vedendo l'angelo del Signore che stava sulla strada con la spada sguainata in mano, deviò dalla strada e cominciò ad andare per i campi. Balaam percosse l'asina per rimetterla sulla strada. 24Allora l'angelo del Signore si fermò in un sentiero infossato tra le vigne, che aveva un muro di qua e un muro di là. 25L'asina vide l'angelo del Signore, si serrò al muro e strinse il piede di Balaam contro il muro e Balaam la percosse di nuovo. 26L'angelo del Signore passò di nuovo più avanti e si fermò in un luogo stretto, tanto stretto che non vi era modo di ritirarsi né a destra, né a sinistra. 27L'asina vide l'angelo del Signore e si accovacciò sotto Balaam; l'ira di Balaam si accese ed egli percosse l'asina con il bastone. 28Allora il Signore aprì la bocca all'asina ed essa disse a Balaam: "Che ti ho fatto perché tu mi percuota già per la terza volta?". 29Balaam rispose all'asina: "Perché ti sei beffata di me! Se avessi una spada in mano, ti ammazzerei subito". 30L'asina disse a Balaam: "Non sono io la tua asina sulla quale hai sempre cavalcato fino ad oggi? Sono forse abituata ad agire così?". Ed egli rispose: "No". 31Allora il Signore aprì gli occhi a Balaam ed egli vide l'angelo del Signore, che stava sulla strada con la spada sguainata. Balaam si inginocchiò e si prostrò con la faccia a terra. 32L'angelo del Signore gli disse: "Perché hai percosso la tua asina già tre volte? Ecco io sono uscito a ostacolarti il cammino, perché il cammino davanti a me va in precipizio. 33Tre volte l'asina mi ha visto ed è uscita di strada davanti a me; se non fosse uscita di strada davanti a me, certo io avrei già ucciso te e lasciato in vita lei". 34Allora Balaam disse all'angelo del Signore: "Io ho peccato, perché non sapevo che tu ti fossi posto contro di me sul cammino; ora se questo ti dispiace, io tornerò indietro". 35L'angelo del Signore disse a Balaam: "Va' pure con quegli uomini; ma dirai soltanto quello che io ti dirò". Balaam andò con i capi di Balak. 36Quando Balak udì che Balaam arrivava, gli andò incontro a Ir-Moab che è sul confine dell'Arnon, all'estremità del confine. 37Balak disse a Balaam: "Non ti avevo forse mandato a chiamare con insistenza? Perché non sei venuto da me? Non sono forse in grado di farti onore?". 38Balaam rispose a Balak: "Ecco, sono venuto da te; ma ora posso forse dire qualsiasi cosa? La parola che Dio mi metterà in bocca, quella dirò". 39Balaam andò con Balak e giunsero a Kiriat-Cusot. 40Balak immolò bestiame grosso e minuto e mandò parte della carne a Balaam e ai capi che erano con lui. 41La mattina Balak prese Balaam e lo fece salire a Bamot-Baal, da dove si vedeva un'estremità dell'accampamento del popolo. 23 1Balaam disse a Balak: "Costruiscimi qui sette altari e preparami qui sette giovenchi e sette arieti". 2Balak fece come Balaam aveva detto; Balak e Balaam offrirono un giovenco e un ariete su ciascun altare. 3Balaam disse a Balak: "Fermati presso il tuo olocausto e io andrò; forse il Signore mi verrà incontro; quel che mi mostrerà io te lo riferirò". Andò su di una altura brulla. 4Dio andò incontro a Balaam e Balaam gli disse: "Ho preparato i sette altari e ho offerto un giovenco e un ariete su ciascun altare". 5Allora il Signore mise le parole in bocca a Balaam e gli disse: "Torna da Balak e parla così". 6Balaam tornò da Balak che stava presso il suo olocausto: egli e tutti i capi di Moab. 7Allora Balaam pronunziò il suo poema e disse: "Dall'Aram mi ha fatto venire Balak, il re di Moab dalle montagne di oriente: Vieni, maledici per me Giacobbe; vieni, inveisci contro Israele! 8Come imprecherò, se Dio non impreca? Come inveirò, se il Signore non inveisce? 9Anzi, dalla cima delle rupi io lo vedo e dalle alture lo contemplo: ecco un popolo che dimora solo e tra le nazioni non si annovera. 10Chi può contare la polvere di Giacobbe? Chi può numerare l'accampamento d'Israele? Possa io morire della morte dei giusti e sia la mia fine come la loro". 11Allora Balak disse a Balaam: "Che mi hai fatto? Io t'ho fatto venire per maledire i miei nemici e tu invece li hai benedetti". 12Rispose: "Non devo forse aver cura di dire solo quello che il Signore mi mette sulla bocca?". 13Balak gli disse: "Vieni con me in altro luogo da dove tu possa vederlo: qui ne vedi solo un'estremità, non lo vedi tutto intero; di là me lo devi maledire". 14Lo condusse al campo di Zofim, sulla cima del Pisga; costruì sette altari e offrì un giovenco e un ariete su ogni altare. 15Allora Balaam disse a Balak: "Fermati presso il tuo olocausto e io andrò incontro al Signore". 16Il Signore andò incontro a Balaam, gli mise le parole sulla bocca e gli disse: "Torna da Balak e parla così". 17Balaam tornò da Balak che stava presso il suo olocausto insieme con i capi di Moab. Balak gli disse: "Che cosa ha detto il Signore?". 18Allora Balaam pronunziò il suo poema e disse: "Sorgi, Balak, e ascolta; porgimi orecchio, figlio di Zippor! 19Dio non è un uomo da potersi smentire, non è un figlio dell'uomo da potersi pentire. Forse Egli dice e poi non fa? Promette una cosa che poi non adempie? 20Ecco, di benedire ho ricevuto il comando e la benedizione io non potrò revocare. 21Non si scorge iniquità in Giacobbe, non si vede affanno in Israele. Il Signore suo Dio è con lui e in lui risuona l'acclamazione per il re. 22Dio, che lo ha fatto uscire dall'Egitto, è per lui come le corna del bufalo. 23Perché non vi è sortilegio contro Giacobbe e non vi è magìa contro Israele: a suo tempo vien detto a Giacobbe e a Israele che cosa opera Dio. 24Ecco un popolo che si leva come leonessa e si erge come un leone; non si accovaccia, finché non abbia divorato la preda e bevuto il sangue degli uccisi". 25Allora Balak disse a Balaam: "Se proprio non lo maledici, almeno non benedirlo!". 26Rispose Balaam e disse a Balak: "Non ti ho già detto, che quanto il Signore dirà io dovrò eseguirlo?". 27Balak disse a Balaam: "Vieni, ti condurrò in altro luogo: forse piacerà a Dio che tu me li maledica di là". 28Così Balak condusse Balaam in cima al Peor, che è di fronte al deserto. 29Balaam disse a Balak: "Costruiscimi qui sette altari e preparami sette giovenchi e sette arieti". 30Balak fece come Balaam aveva detto e offrì un giovenco e un ariete su ogni altare. 24 1Balaam vide che al Signore piaceva di benedire Israele e non volle rivolgersi come le altre volte alla magìa, ma voltò la faccia verso il deserto. 2Balaam alzò gli occhi e vide Israele accampato, tribù per tribù. Allora lo spirito di Dio fu sopra di lui. 3Egli pronunziò il suo poema e disse: "Oracolo di Balaam, figlio di Beor, e oracolo dell'uomo dall'occhio penetrante; 4oracolo di chi ode le parole di Dio e conosce la scienza dell'Altissimo, di chi vede la visione dell'Onnipotente, e cade ed è tolto il velo dai suoi occhi. 5Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele! 6Sono come torrenti che si diramano, come giardini lungo un fiume, come àloe, che il Signore ha piantati, come cedri lungo le acque. 7Fluirà l'acqua dalle sue secchie e il suo seme come acqua copiosa. Il suo re sarà più grande di Agag e il suo regno sarà celebrato. 8Dio, che lo ha fatto uscire dall'Egitto, è per lui come le corna del bùfalo. Egli divora le genti che lo avversano, addenta le loro ossa e spezza le saette scagliate contro di lui. 9Si è rannicchiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa, chi oserà farlo alzare? Chi ti benedice sia benedetto e chi ti maledice sia maledetto!". 10Allora l'ira di Balak si accese contro Balaam; Balak batté le mani e disse a Balaam: "Ti ho chiamato per maledire i miei nemici e tu invece per tre volte li hai benedetti! 11Ora vattene al tuo paese! Avevo detto che ti avrei colmato di onori, ma ecco, il Signore ti ha impedito di averli". 12Balaam disse a Balak: "Non avevo forse detto ai messaggeri che mi avevi mandato: 13Quando anche Balak mi desse la sua casa piena d'argento e d'oro, non potrei trasgredire l'ordine del Signore per fare cosa buona o cattiva di mia iniziativa: ciò che il Signore dirà, quello soltanto dirò? 14Ora sto per tornare al mio popolo; ebbene vieni: ti predirò ciò che questo popolo farà al tuo popolo negli ultimi giorni". 15Egli pronunciò il suo poema e disse: "Oracolo di Balaam, figlio di Beor, oracolo dell'uomo dall'occhio penetrante, 16oracolo di chi ode le parole di Dio e conosce la scienza dell'Altissimo, di chi vede la visione dell'Onnipotente, e cade ed è tolto il velo dai suoi occhi. 17Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele, spezza le tempie di Moab e il cranio dei figli di Set, 18Edom diverrà sua conquista e diverrà sua conquista Seir, suo nemico, mentre Israele compirà prodezze. 19Uno di Giacobbe dominerà i suoi nemici e farà perire gli scampati da Ar". 20Poi vide Amalek, pronunziò il suo poema e disse: "Amalek è la prima delle nazioni, ma il suo avvenire sarà eterna rovina". 21Poi vide i Keniti, pronunziò il suo poema e disse: "Sicura è la tua dimora, o Caino, e il tuo nido è aggrappato alla roccia. 22Eppure sarà dato alla distruzione, finché Assur ti deporterà in prigionia". 23Pronunziò ancora il suo poema e disse: "Ahimè! chi potrà sopravvivere, dopo che il Signore avrà compiuto tal cosa? 24Verranno navi dalla parte di Cipro e opprimeranno Assur e opprimeranno Eber, ma anch'egli andrà in perdizione". 25Poi Balaam si alzò e tornò al suo paese, mentre Balak se ne andò per la sua strada. 25 1Israele si stabilì a Sittim e il popolo cominciò a trescare con le figlie di Moab. 2Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dei; il popolo mangiò e si prostrò davanti ai loro dei. 3Israele aderì al culto di Baal-Peor e l'ira del Signore si accese contro Israele. 4Il Signore disse a Mosè: "Prendi tutti i capi del popolo e fa' appendere al palo i colpevoli, davanti al Signore, al sole, perché l'ira ardente del Signore si allontani da Israele". 5Mosè disse ai giudici d'Israele: "Ognuno di voi uccida dei suoi uomini coloro che hanno aderito al culto di Baal-Peor". 6Ed ecco uno degli Israeliti venne e condusse ai suoi fratelli una donna madianita, sotto gli occhi di Mosè e di tutta la comunità degli Israeliti, mentre essi stavano piangendo all'ingresso della tenda del convegno. 7Vedendo ciò, Pincas figlio di Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, si alzò in mezzo alla comunità, prese in mano una lancia, 8seguì quell'uomo di Israele nella tenda e li trafisse tutti e due, l'uomo di Israele e la donna, nel basso ventre. E il flagello cessò tra gli Israeliti. 9Di quel flagello morirono ventiquattromila persone. 10Il Signore disse a Mosè: 11"Pincas, figlio di Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, ha allontanato la mia ira dagli Israeliti, perché egli è stato animato dal mio zelo fra di loro, e io nella mia gelosia non ho sterminato gli Israeliti. 12Perciò digli che io stabilisco con lui un'alleanza di pace, 13che sarà per lui e per la sua stirpe dopo di lui un'alleanza di un sacerdozio perenne, perché egli ha avuto zelo per il suo Dio e ha fatto il rito espiatorio per gli Israeliti". 14Ora l'uomo d'Israele, che è stato ucciso con la donna madianita, si chiamava Zimri, figlio di Salu, capo di un casato paterno dei Simeoniti. 15La donna che è stata uccisa, la Madianita, si chiamava Cozbi, figlia di Zur, capo della gente di un casato in Madian. 16Poi il Signore disse a Mosè: 17"Trattate i Madianiti da nemici e uccideteli, 18poiché essi vi hanno trattati da nemici con le astuzie mediante le quali vi hanno sedotti nella faccenda di Peor e nella faccenda di Cozbi, figlia di un principe di Madian, loro sorella, che è stata uccisa il giorno del flagello causato per la faccenda di Peor". 26 1Il Signore disse a Mosè e ad Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne: 2"Fate il censimento di tutta la comunità degli Israeliti, dall'età di vent'anni in su, secondo i loro casati paterni, di quanti in Israele possono andare in guerra". 3Mosè e il sacerdote Eleazaro dissero loro nelle steppe di Moab presso il Giordano di fronte a Gèrico: 4"Si faccia il censimento dall'età di vent'anni in su, come il Signore aveva ordinato a Mosè e agli Israeliti, quando uscirono dal paese d'Egitto". 5Ruben primogenito d'Israele. Figli di Ruben: Enoch, da cui discende la famiglia degli Enochiti; Pallu, da cui discende la famiglia dei Palluiti; 6Chezron, da cui discende la famiglia degli Chezroniti; Carmi, da cui discende la famiglia dei Carmiti. 7Tali sono le famiglie dei Rubeniti: quelli che furono registrati erano quarantatremilasettecentotrenta. 8Figli di Pallu: Eliab. 9Figli di Eliab: Nemuel, Datan e Abiram. Questi sono quel Datan e quell'Abiram, membri del consiglio, che si ribellarono contro Mosè e contro Aronne con la gente di Core, quando questa si era ribellata contro il Signore; 10la terra spalancò la bocca e li inghiottì insieme con Core, quando quella gente perì e il fuoco divorò duecentocinquanta uomini, che servirono d'esempio. 11Ma i figli di Core non perirono. 12Figli di Simeone secondo le loro famiglie. Da Nemuel discende la famiglia dei Nemueliti; da Iamin la famiglia degli Iaminiti; da Iachin la famiglia degli Iachiniti; da Zocar la famiglia dei Zocariti; 13da Saul la famiglia dei Sauliti. 14Tali sono le famiglie dei Simeoniti. Ne furono registrati ventiduemiladuecento. 15Figli di Gad secondo le loro famiglie. Da Sefon discende la famiglia dei Sefoniti; da Agghi la famiglia degli Agghiti; da Suni la famiglia dei Suniti; 16da Ozni la famiglia degli Ozniti; da Eri la famiglia degli Eriti; 17da Arod la famiglia degli Aroditi; da Areli la famiglia degli Areliti. 18Tali sono le famiglie dei figli di Gad. Ne furono registrati quarantamilacinquecento. 19Figli di Giuda: Er e Onan; ma Er e Onan morirono nel paese di Canaan. 20Ecco i figli di Giuda secondo le loro famiglie: da Sela discende la famiglia degli Selaniti; da Perez la famiglia dei Pereziti; da Zerach la famiglia degli Zerachiti. 21I figli di Perez furono: Chezron da cui discende la famiglia dei Chezroniti; Amul da cui discende la famiglia degli Amuliti. 22Tali sono le famiglie di Giuda. Ne furono registrati settantaseimilacinquecento. 23Figli di Issacar secondo le loro famiglie: da Tola discende la famiglia dei Tolaiti; da Puva la famiglia dei Puviti; 24da Iasub la famiglia degli Iasubiti; da Simron la famiglia dei Simroniti. 25Tali sono le famiglie di Issacar. Ne furono registrati sessantaquattromilatrecento. 26Figli di Zàbulon secondo le loro famiglie: da Sered discende la famiglia dei Serediti; da Elon la famiglia degli Eloniti; da Iacleel la famiglia degli Iacleeliti. 27Tali sono le famiglie degli Zabuloniti. Ne furono registrati sessantamilacinquecento. 28Figli di Giuseppe secondo le loro famiglie: Manàsse ed Efraim. 29Figli di Manàsse: da Machir discende la famiglia dei Machiriti. Machir generò Gàlaad. Da Gàlaad discende la famiglia dei Galaaditi. 30Questi sono i figli di Gàlaad: Iezer da cui discende la famiglia degli Iezeriti; Elek da cui discende la famiglia degli Eleciti; 31Asriel da cui discende la famiglia degli Asrieliti; Sichem da cui discende la famiglia dei Sichemiti; 32Semida da cui discende la famiglia dei Semiditi; Efer da cui discende la famiglia degli Eferiti. 33Ora Zelofcad, figlio di Efer, non ebbe maschi ma soltanto figlie e le figlie di Zelofcad si chiamarono Macla, Noa, Ogla, Milca e Tirza. 34Tali sono le famiglie di Manàsse: gli uomini registrati furono cinquantaduemilasettecento. 35Questi sono i figli di Efraim secondo le loro famiglie: da Sutelach discende la famiglia dei Sutelachiti; da Beker la famiglia dei Bekeriti; da Tacan la famiglia dei Tacaniti. 36Questi sono i figli di Sutelach: da Erano è discesa la famiglia degli Eraniti. 37Tali sono le famiglie dei figli di Efraim. Ne furono registrati trentaduemilacinquecento. Questi sono i figli di Giuseppe secondo le loro famiglie. 38Figli di Beniamino secondo le loro famiglie: da Bela discende la famiglia dei Belaiti; da Asbel la famiglia degli Asbeliti; da Airam la famiglia degli Airamiti; 39da Sufam la famiglia degli Sufamiti; 40da Ufam la famiglia degli Ufamiti. I figli di Bela furono Ard e Naaman; da Ard discende la famiglia degli Arditi; da Naaman discende la famiglia dei Naamiti. 41Tali sono i figli di Beniamino secondo le loro famiglie. Gli uomini registrati furono quarantacinquemilaseicento. 42Questi sono i figli di Dan secondo le loro famiglie: da Suam discende la famiglia dei Suamiti. Sono queste le famiglie di Dan secondo le loro famiglie. 43Totale per le famiglie dei Suamiti: ne furono registrati sessantaquattromilaquattrocento. 44Figli di Aser secondo le loro famiglie: da Imna discende la famiglia degli Imniti; da Isvi la famiglia degli Isviti; da Beria la famiglia dei Beriiti. 45Dai figli di Beria discendono: da Eber la famiglia degli Eberiti; da Malchiel la famiglia dei Malchieliti. 46La figlia di Aser si chiamava Sera. 47Tali sono le famiglie dei figli di Aser. Ne furono registrati cinquantatremilaquattrocento. 48Figli di Nèftali secondo le loro famiglie: da Iacseel discende la famiglia degli Iacseeliti; da Guni la famiglia dei Guniti; 49da Ieser la famiglia degli Ieseriti; da Sillem la famiglia dei Sillemiti. 50Tali sono le famiglie di Nèftali secondo le loro famiglie. Gli uomini registrati furono quarantacinquemilaquattrocento. 51Questi sono gli Israeliti che furono registrati: seicentounmilasettecentotrenta. 52Il Signore disse a Mosè: 53"Il paese sarà diviso tra di essi, per essere la loro proprietà, secondo il numero delle persone. 54A quelli che sono in maggior numero darai in possesso una porzione maggiore; a quelli che sono in minor numero darai una porzione minore; si darà a ciascuno la sua porzione secondo il censimento. 55Ma la ripartizione del paese sarà gettata a sorte; essi riceveranno la rispettiva proprietà secondo i nomi delle loro tribù paterne. 56La ripartizione delle proprietà sarà gettata a sorte per tutte le tribù grandi o piccole". 57Questi sono i leviti dei quali si fece il censimento secondo le loro famiglie: da Gherson discende la famiglia dei Ghersoniti; da Keat la famiglia dei Keatiti; da Merari la famiglia dei Merariti. 58Queste sono le famiglie di Levi: la famiglia dei Libniti, la famiglia degli Ebroniti, la famiglia dei Macliti, la famiglia dei Musiti, la famiglia dei Coriti. Keat generò Amram. 59La moglie di Amram si chiamava Iochebed, figlia di Levi, che nacque a Levi in Egitto; essa partorì ad Amram Aronne, Mosè e Maria loro sorella. 60Ad Aronne nacquero Nadab e Abiu, Eleazaro e Itamar. 61Ora Nadab e Abiu morirono quando presentarono al Signore un fuoco profano. 62Gli uomini registrati furono ventitremila: tutti maschi, dall'età di un mese in su. Non furono compresi nel censimento degli Israeliti perché non fu data loro alcuna proprietà tra gli Israeliti. 63Questi sono i registrati da Mosè e dal sacerdote Eleazaro, i quali fecero il censimento degli Israeliti nelle steppe di Moab presso il Giordano di Gèrico. 64Fra questi non vi era alcuno di quegli Israeliti dei quali Mosè e il sacerdote Aronne avevano fatto il censimento nel deserto del Sinai, 65perché il Signore aveva detto di loro: "Dovranno morire nel deserto!". E non ne rimase neppure uno, eccetto Caleb figlio di Iefunne, e Giosuè figlio di Nun. 27 1Le figlie di Zelofcad, figlio di Efer, figlio di Gàlaad, figlio di Machir, figlio di Manàsse, delle famiglie di Manàsse, figlio di Giuseppe, che si chiamavano Macla, Noa, Ogla, Milca e Tirza, 2si accostarono e si presentarono davanti a Mosè, davanti al sacerdote Eleazaro, davanti ai capi e a tutta la comunità all'ingresso della tenda del convegno, e dissero: 3"Nostro padre è morto nel deserto. Egli non era nella compagnia di coloro che si adunarono contro il Signore, non era della gente di Core, ma è morto a causa del suo peccato, senza figli maschi. 4Perché dovrebbe il nome del padre nostro scomparire dalla sua famiglia, per il fatto che non ha avuto figli maschi? Dacci un possedimento in mezzo ai fratelli di nostro padre". 5Mosè portò la loro causa davanti al Signore. 6Il Signore disse a Mosè: 7"Le figlie di Zelofcad dicono bene. Darai loro in eredità un possedimento tra i fratelli del loro padre e farai passare ad esse l'eredità del loro padre. 8Parlerai inoltre agli Israeliti e dirai: Quando uno sarà morto senza lasciare un figlio maschio, farete passare la sua eredità alla figlia. 9Se non ha neppure una figlia, darete la sua eredità ai suoi fratelli. 10Se non ha fratelli, darete la sua eredità ai fratelli del padre. 11Se non ci sono fratelli del padre, darete la sua eredità al parente più stretto nella sua famiglia e quegli la possiederà. Questa sarà per i figli di Israele una norma di diritto, come il Signore ha ordinato a Mosè". 12Il Signore disse a Mosè: "Sali su questo monte degli Abarim e contempla il paese che io dò agli Israeliti. 13Quando l'avrai visto, anche tu sarai riunito ai tuoi antenati, come fu riunito Aronne tuo fratello, 14perché trasgrediste l'ordine che vi avevo dato nel deserto di Sin, quando la comunità si ribellò e voi non dimostraste la mia santità agli occhi loro, a proposito di quelle acque". Sono le acque di Mèriba di Kades, nel deserto di Sin. 15Mosè disse al Signore: 16"Il Signore, il Dio della vita in ogni essere vivente, metta a capo di questa comunità un uomo 17che li preceda nell'uscire e nel tornare, li faccia uscire e li faccia tornare, perché la comunità del Signore non sia un gregge senza pastore". 18Il Signore disse a Mosè: "Prenditi Giosuè, figlio di Nun, uomo in cui è lo spirito; porrai la mano su di lui, 19lo farai comparire davanti al sacerdote Eleazaro e davanti a tutta la comunità, gli darai i tuoi ordini in loro presenza 20e lo farai partecipe della tua autorità, perché tutta la comunità degli Israeliti gli obbedisca. 21Egli si presenterà davanti al sacerdote Eleazaro, che consulterà per lui il giudizio degli Urim davanti al Signore; egli e tutti gli Israeliti con lui e tutta la comunità usciranno all'ordine di Eleazaro ed entreranno all'ordine suo". 22Mosè fece come il Signore gli aveva ordinato; prese Giosuè e lo fece comparire davanti al sacerdote Eleazaro e davanti a tutta la comunità; 23pose su di lui le mani e gli diede i suoi ordini come il Signore aveva comandato per mezzo di Mosè. 28 1Il Signore disse a Mosè: 2"Da' quest'ordine agli Israeliti e di' loro: Avrete cura di presentarmi al tempo stabilito l'offerta, l'alimento dei miei sacrifici da consumare con il fuoco, soave profumo per me. 3Dirai loro: Questo è il sacrificio consumato dal fuoco che offrirete al Signore; agnelli dell'anno, senza difetti, due al giorno, come olocausto perenne. 4Uno degli agnelli lo offrirai la mattina e l'altro agnello lo offrirai al tramonto; 5come oblazione un decimo di efa di fior di farina, intrisa in un quarto di hin di olio di olive schiacciate. 6Tale è l'olocausto perenne, offerto presso il monte Sinai: sacrificio consumato dal fuoco, soave profumo per il Signore. 7La libazione sarà di un quarto di hin per il primo agnello; farai nel santuario la libazione, bevanda inebriante per il Signore. 8L'altro agnello l'offrirai al tramonto, con una oblazione e una libazione simili a quelle della mattina: è un sacrificio fatto con il fuoco, soave profumo per il Signore. 9Nel giorno di sabato offrirete due agnelli dell'anno, senza difetti; come oblazione due decimi di fior di farina intrisa in olio, con la sua libazione. 10È l'olocausto del sabato, per ogni sabato, oltre l'olocausto perenne e la sua libazione. 11Al principio dei vostri mesi offrirete come olocausto al Signore due giovenchi, un ariete, sette agnelli dell'anno, senza difetti 12e tre decimi di fior di farina intrisa in olio, come oblazione per ciascun giovenco; due decimi di fior di farina intrisa in olio, come oblazione per l'ariete, 13e un decimo di fior di farina intrisa in olio, come oblazione per ogni agnello. È un olocausto di soave profumo, un sacrificio consumato dal fuoco per il Signore. 14Le libazioni saranno di un mezzo hin di vino per giovenco, di un terzo di hin per l'ariete e di un quarto di hin per agnello. Tale è l'olocausto del mese, per tutti i mesi dell'anno. 15Si offrirà al Signore un capro in sacrificio espiatorio oltre l'olocausto perenne e la sua libazione. 16Il primo mese, il quattordici del mese sarà la pasqua del Signore. 17Il quindici di quel mese sarà giorno di festa. Per sette giorni si mangerà pane azzimo. 18Il primo giorno si terrà una sacra adunanza; non farete alcun lavoro servile; 19offrirete in sacrificio con il fuoco un olocausto al Signore: due giovenchi, un ariete e sette agnelli dell'anno senza difetti; 20come oblazione, fior di farina intrisa in olio; ne offrirete tre decimi per giovenco e due per l'ariete; 21ne offrirai un decimo per ciascuno dei sette agnelli 22e offrirai un capro come sacrificio espiatorio per fare il rito espiatorio per voi. 23Offrirete questi sacrifici oltre l'olocausto della mattina, che è un olocausto perenne. 24Li offrirete ogni giorno, per sette giorni; è un alimento sacrificale consumato dal fuoco, soave profumo per il Signore. Lo si offrirà oltre l'olocausto perenne con la sua libazione. 25Il settimo giorno terrete una sacra adunanza; non farete alcun lavoro servile. 26Il giorno delle primizie, quando presenterete al Signore una oblazione nuova, alla vostra festa delle settimane, terrete una sacra adunanza; non farete alcun lavoro servile. 27Offrirete, in olocausto di soave profumo al Signore, due giovenchi, un ariete e sette agnelli dell'anno; 28in oblazione, fior di farina intrisa in olio: tre decimi per ogni giovenco, due decimi per l'ariete 29e un decimo per ciascuno dei sette agnelli; 30offrirete un capro per il rito espiatorio per voi. 31Offrirete questi sacrifici, oltre l'olocausto perpetuo e la sua oblazione. Sceglierete animali senza difetti e vi aggiungerete le loro libazioni. 29 1Il settimo mese, il primo giorno del mese terrete una sacra adunanza; non farete alcun lavoro servile; sarà per voi il giorno dell'acclamazione con le trombe. 2Offrirete in olocausto di soave odore al Signore un giovenco, un ariete, sette agnelli dell'anno senza difetti; 3in oblazione, fior di farina intrisa in olio: tre decimi per il giovenco, due decimi per l'ariete, 4un decimo per ciascuno dei sette agnelli 5e un capro, in sacrificio espiatorio, per il rito espiatorio per voi; 6oltre l'olocausto del mese con la sua oblazione e l'olocausto perenne con la sua oblazione e le loro libazioni, secondo il loro rito. Sarà un sacrificio consumato dal fuoco, soave profumo per il Signore. 7Il decimo giorno di questo settimo mese terrete una sacra adunanza e vi mortificherete; non farete alcun lavoro 8e offrirete in olocausto di soave profumo al Signore un giovenco, un ariete, sette agnelli dell'anno senza difetti; 9come oblazione, fior di farina intrisa in olio: tre decimi per il giovenco, due decimi per l'ariete, 10un decimo per ciascuno dei sette agnelli 11e un capro in sacrificio espiatorio, oltre il sacrificio espiatorio proprio del rito dell'espiazione e oltre l'olocausto perenne con la sua oblazione e le loro libazioni. 12Il quindici del settimo mese terrete una sacra adunanza; non farete alcun lavoro servile e celebrerete una festa per il Signore per sette giorni. 13Offrirete in olocausto, come sacrificio consumato dal fuoco, soave profumo per il Signore, tredici giovenchi, due arieti, quattordici agnelli dell'anno senza difetti; 14come oblazione, fior di farina intrisa in olio: tre decimi per ciascuno dei tredici giovenchi, due decimi per ciascuno dei due arieti, 15un decimo per ciascuno dei quattordici agnelli 16e un capro in sacrificio espiatorio, oltre l'olocausto perenne, con la sua oblazione e la sua libazione. 17Il secondo giorno offrirete dodici giovenchi, due arieti, quattordici agnelli dell'anno senza difetti, 18con le loro oblazioni e le libazioni per i giovenchi, gli arieti e gli agnelli secondo il numero e il rito 19e un capro in sacrificio espiatorio, oltre l'olocausto perenne, la sua oblazione e le loro libazioni. 20Il terzo giorno offrirete undici giovenchi, due arieti, quattordici agnelli dell'anno senza difetti, 21con le loro oblazioni e le loro libazioni per i giovenchi, gli arieti e gli agnelli secondo il loro numero e il rito 22e un capro in sacrificio espiatorio, oltre l'olocausto perenne, la sua oblazione e la sua libazione. 23Il quarto giorno offrirete dieci giovenchi, due arieti, quattordici agnelli dell'anno senza difetti, 24con le loro offerte e le loro libazioni per i giovenchi, gli arieti e gli agnelli secondo il loro numero e il rito 25e un capro in sacrificio espiatorio, oltre l'olocausto perenne, la sua oblazione e la sua libazione. 26Il quinto giorno offrirete nove giovenchi, due arieti, quattordici agnelli dell'anno senza difetti, 27con le loro oblazioni e le loro libazioni per i giovenchi, gli arieti, e gli agnelli secondo il loro numero e il rito 28e un capro, in sacrificio espiatorio, oltre l'olocausto perenne, la sua oblazione e la sua libazione. 29Il sesto giorno offrirete otto giovenchi, due arieti, quattordici agnelli dell'anno senza difetti, 30con le loro oblazioni e le loro libazioni per i giovenchi, gli arieti e gli agnelli secondo il loro numero e il rito 31e un capro in sacrificio espiatorio, oltre l'olocausto perenne, la sua oblazione e la sua libazione. 32Il settimo giorno offrirete sette giovenchi, due arieti, quattordici agnelli dell'anno senza difetti, 33con le loro oblazioni e le loro libazioni per i giovenchi, gli arieti e gli agnelli secondo il loro numero e il rito 34e un capro, in sacrificio espiatorio, oltre l'olocausto perenne, la sua oblazione e la sua libazione. 35L'ottavo giorno terrete una solenne adunanza; non farete alcun lavoro servile; 36offrirete in olocausto, come sacrificio consumato dal fuoco, soave profumo per il Signore, un giovenco, un ariete, sette agnelli dell'anno senza difetti, 37con le loro oblazioni e le loro libazioni, per il giovenco, l'ariete e gli agnelli secondo il loro numero e il rito 38e un capro in sacrificio espiatorio oltre l'olocausto perenne, la sua oblazione e la sua libazione. 39Questi sono i sacrifici che offrirete al Signore nelle vostre solennità, oltre i vostri voti e le vostre offerte volontarie, si tratti dei vostri olocausti o delle vostre oblazioni o delle vostre libazioni o dei vostri sacrifici di comunione". 30 1Mosè riferì agli Israeliti quanto il Signore gli aveva ordinato. 2Mosè disse ai capi delle tribù degli Israeliti: "Questo il Signore ha ordinato: 3Quando uno avrà fatto un voto al Signore o si sarà obbligato con giuramento ad una astensione, non violi la sua parola, ma dia esecuzione a quanto ha promesso con la bocca. 4Quando una donna avrà fatto un voto al Signore e si sarà obbligata ad una astensione, mentre è ancora in casa del padre, durante la sua giovinezza, 5se il padre, avuta conoscenza del voto di lei e dell'astensione alla quale si è obbligata, non dice nulla, tutti i voti di lei saranno validi e saranno valide tutte le astensioni alle quali si sarà obbligata. 6Ma se il padre, quando ne viene a conoscenza, le fa opposizione, tutti i voti di lei e tutte le astensioni alle quali si sarà obbligata, non saranno validi; il Signore la perdonerà, perché il padre le ha fatto opposizione. 7Se si marita quando è legata da voti o da un obbligo di astensione assunto alla leggera con le labbra, 8se il marito ne ha conoscenza e quando viene a conoscenza non dice nulla, i voti di lei saranno validi e saranno validi gli obblighi di astensione da lei assunti. 9Ma se il marito, quando ne viene a conoscenza, le fa opposizione, egli annullerà il voto che essa ha fatto e l'obbligo di astensione che essa si è assunta alla leggera; il Signore la perdonerà. 10Ma il voto di una vedova o di una donna ripudiata, qualunque sia l'obbligo che si è assunto, rimarrà valido. 11Se una donna nella casa del marito farà voti o si obbligherà con giuramento ad una astensione 12e il marito ne avrà conoscenza, se il marito non dice nulla e non le fa opposizione, tutti i voti di lei saranno validi e saranno validi tutti gli obblighi di astensione da lei assunti. 13Ma se il marito, quando ne viene a conoscenza, li annulla, quanto le sarà uscito dalle labbra, voti od obblighi di astensione, non sarà valido; il marito lo ha annullato; il Signore la perdonerà. 14Il marito può ratificare e il marito può annullare qualunque voto e qualunque giuramento, per il quale essa sia obbligata a mortificarsi. 15Ma se il marito, da un giorno all'altro, non dice nulla in proposito, egli ratifica così tutti i voti di lei e tutti gli obblighi di astensione da lei assunti; li ratifica perché non ha detto nulla a questo proposito quando ne ha avuto conoscenza. 16Ma se li annulla qualche tempo dopo averne avuto conoscenza, porterà il peso della colpa della moglie". 17Queste sono le leggi che il Signore prescrisse a Mosè riguardo al marito e alla moglie, al padre e alla figlia, quando questa è ancora fanciulla, in casa del padre. 31 1Il Signore disse a Mosè: 2"Compi la vendetta degli Israeliti contro i Madianiti, poi sarai riunito ai tuoi antenati". 3Mosè disse al popolo: "Mobilitate fra di voi uomini per la guerra e marcino contro Madian per eseguire la vendetta del Signore su Madian. 4Manderete in guerra mille uomini per tribù di tutte le tribù d'Israele". 5Così furono forniti, dalle migliaia d'Israele, mille uomini per tribù, cioè dodicimila uomini armati per la guerra. 6Mosè mandò in guerra quei mille uomini per tribù e con loro Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro, il quale portava gli oggetti sacri e aveva in mano le trombe dell'acclamazione. 7Marciarono dunque contro Madian come il Signore aveva ordinato a Mosè, e uccisero tutti i maschi. 8Uccisero anche, oltre i loro caduti, i re di Madian Evi, Rekem, Sur, Ur e Reba cioè cinque re di Madian; uccisero anche di spada Balaam figlio di Beor. 9Gli Israeliti fecero prigioniere le donne di Madian e i loro fanciulli e depredarono tutto il loro bestiame, tutti i loro greggi e ogni loro bene; 10appiccarono il fuoco a tutte le città che quelli abitavano e a tutti i loro attendamenti 11e presero tutto il bottino e tutta la preda, gente e bestiame. 12Poi condussero i prigionieri, la preda e il bottino a Mosè, al sacerdote Eleazaro e alla comunità degli Israeliti, accampati nelle steppe di Moab, presso il Giordano di fronte a Gèrico. 13Mosè, il sacerdote Eleazaro e tutti i principi della comunità uscirono loro incontro fuori dell'accampamento. 14Mosè si adirò contro i comandanti dell'esercito, capi di migliaia e capi di centinaia, che tornavano da quella spedizione di guerra. 15Mosè disse loro: "Avete lasciato in vita tutte le femmine? 16Proprio loro, per suggerimento di Balaam, hanno insegnato agli Israeliti l'infedeltà verso il Signore, nella faccenda di Peor, per cui venne il flagello nella comunità del Signore. 17Ora uccidete ogni maschio tra i fanciulli e uccidete ogni donna che si è unita con un uomo; 18ma tutte le fanciulle che non si sono unite con uomini, conservatele in vita per voi. 19Voi poi accampatevi per sette giorni fuori del campo; chiunque ha ucciso qualcuno e chiunque ha toccato un cadavere si purifichi il terzo e il settimo giorno; questo per voi e per i vostri prigionieri. 20Purificherete anche ogni veste, ogni oggetto di pelle, ogni lavoro di pelo di capra e ogni oggetto di legno". 21Il sacerdote Eleazaro disse ai soldati che erano andati in guerra: "Questo è l'ordine della legge che il Signore ha prescritto a Mosè: 22L'oro, l'argento, il rame, il ferro, lo stagno e il piombo, 23quanto può sopportare il fuoco, lo farete passare per il fuoco e sarà reso puro; ma sarà purificato anche con l'acqua della purificazione; quanto non può sopportare il fuoco, lo farete passare per l'acqua. 24Vi laverete le vesti il settimo giorno e sarete puri; poi potrete entrare nell'accampamento". 25Il Signore disse a Mosè: 26"Tu, con il sacerdote Eleazaro e con i capi dei casati della comunità, fa' il censimento di tutta la preda che è stata fatta: della gente e del bestiame; 27dividi la preda fra i combattenti che sono andati in guerra e tutta la comunità. 28Dalla parte spettante ai soldati che sono andati in guerra preleverai un contributo per il Signore: cioè l'uno per cinquecento delle persone e del grosso bestiame, degli asini e del bestiame minuto. 29Lo prenderete sulla metà di loro spettanza e lo darai al sacerdote Eleazaro come offerta da fare con il rito di elevazione in onore del Signore. 30Della metà che spetta agli Israeliti prenderai l'uno per cinquanta delle persone del grosso bestiame, degli asini e del bestiame minuto; lo darai ai leviti, che hanno la custodia della Dimora del Signore". 31Mosè e il sacerdote Eleazaro fecero come il Signore aveva ordinato a Mosè. 32Ora il bottino, cioè tutto ciò che rimaneva della preda fatta da coloro che erano stati in guerra, consisteva in seicentosettantacinquemila capi di bestiame minuto, 33settantaduemila capi di grosso bestiame, 34sessantunmila asini 35e trentaduemila persone, ossia donne che non si erano unite con uomini. 36La metà, cioè la parte di quelli che erano andati in guerra, fu di trecentotrentasettemilacinquecento capi di bestiame minuto, 37dei quali seicentosettantacinque per il tributo al Signore; 38trentaseimila capi di grosso bestiame, dei quali settantadue per l'offerta al Signore; 39trentamilacinquecento asini, dei quali sessantuno per l'offerta al Signore, 40e sedicimila persone, delle quali trentadue per l'offerta al Signore. 41Mosè diede al sacerdote Eleazaro il contributo dell'offerta prelevata per il Signore, come il Signore gli aveva ordinato. 42La metà che spettava agli Israeliti, dopo che Mosè ebbe fatto la spartizione con gli uomini andati in guerra, 43la metà spettante alla comunità fu di trecentotrentasettemilacinquecento capi di bestiame minuto, 44trentaseimila capi di grosso bestiame, 45trentamilacinquecento asini 46e sedicimila persone. 47Da questa metà che spettava agli Israeliti, Mosè prese l'uno per cinquanta degli uomini e degli animali e li diede ai leviti che hanno la custodia della Dimora del Signore, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 48I comandanti delle migliaia dell'esercito, capi di migliaia e capi di centinaia, si avvicinarono a Mosè e gli dissero: 49"I tuoi servi hanno fatto il computo dei soldati che erano sotto i nostri ordini e non ne manca neppure uno. 50Per questo portiamo, in offerta al Signore, ognuno quello che ha trovato di oggetti d'oro: bracciali, braccialetti, anelli, pendenti, collane, per il rito espiatorio per le nostre persone davanti al Signore". 51Mosè e il sacerdote Eleazaro presero dalle loro mani quell'oro, tutti gli oggetti lavorati. 52Tutto l'oro dell'offerta, che essi consacrarono al Signore con il rito dell'elevazione, da parte dei capi di migliaia e dei capi di centinaia, pesava sedicimilasettecentocinquanta sicli. 53Gli uomini dell'esercito si tennero il bottino che ognuno aveva fatto per conto suo. 54Mosè e il sacerdote Eleazaro presero l'oro dei capi di migliaia e di centinaia e lo portarono nella tenda del convegno come memoriale per gli Israeliti davanti al Signore. 32 1I figli di Ruben e i figli di Gad avevano bestiame in numero molto grande; quando videro che il paese di Iazer e il paese di Gàlaad erano luoghi da bestiame, 2i figli di Gad e i figli di Ruben vennero a parlare a Mosè, al sacerdote Eleazaro e ai principi della comunità e dissero: 3"Atarot, Dibon, Iazer, Nimra, Chesbon, Eleale, Sebam, Nebo e Beon, 4terre che il Signore ha sconfitte alla presenza della comunità d'Israele, sono terre da bestiame e i tuoi servi hanno appunto il bestiame". 5Aggiunsero: "Se abbiamo trovato grazia ai tuoi occhi, sia concesso ai tuoi servi il possesso di questo paese: non ci far passare il Giordano". 6Ma Mosè rispose ai figli di Gad e ai figli di Ruben: "Andrebbero dunque i vostri fratelli in guerra e voi ve ne stareste qui? 7Perché volete scoraggiare gli Israeliti dal passare nel paese che il Signore ha dato loro? 8Così fecero i vostri padri, quando li mandai da Kades-Barnea per esplorare il paese. 9Salirono fino alla valle di Escol e, dopo aver esplorato il paese, scoraggiarono gli Israeliti dall'entrare nel paese che il Signore aveva loro dato. 10Così l'ira del Signore si accese in quel giorno ed egli giurò: 11Gli uomini che sono usciti dall'Egitto, dall'età di vent'anni in su, non vedranno mai il paese che ho promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe, perché non mi hanno seguito fedelmente, 12se non Caleb, figlio di Iefunne, il Kenizzita, e Giosuè figlio di Nun, che hanno seguito il Signore fedelmente. 13L'ira del Signore si accese dunque contro Israele; lo fece errare nel deserto per quarant'anni, finché fosse finita tutta la generazione che aveva agito male agli occhi del Signore. 14Ed ecco voi sorgerete al posto dei vostri padri, razza di uomini peccatori, per aumentare ancora l'ira del Signore contro Israele. 15Perché se voi non volete più seguirlo, il Signore continuerà a lasciarlo nel deserto e voi farete perire tutto questo popolo". 16Ma quelli si avvicinarono a lui e gli dissero: "Costruiremo qui ovili per il nostro bestiame e città per i nostri fanciulli; 17ma, quanto a noi, ci terremo pronti in armi, per marciare davanti agli Israeliti, finché li avremo condotti al luogo destinato loro; intanto, i nostri fanciulli dimoreranno nelle fortezze per timore degli abitanti del paese. 18Non torneremo alle nostre case finché ogni Israelita non abbia preso possesso della sua eredità; 19non possiederemo nulla con loro al di là del Giordano e più oltre, perché la nostra eredità ci è toccata da questa parte del Giordano, a oriente". 20Allora Mosè disse loro: "Se fate questo, se vi armate per andare a combattere davanti al Signore, 21se tutti quelli di voi che si armeranno passeranno il Giordano davanti al Signore finché egli abbia scacciato i suoi nemici dalla sua presenza, 22se non tornerete fin quando il paese vi sarà sottomesso davanti al Signore, voi sarete innocenti di fronte al Signore e di fronte a Israele e questo paese sarà vostra proprietà alla presenza del Signore. 23Ma, se non fate così, voi peccherete contro il Signore; sappiate che il vostro peccato vi raggiungerà. 24Costruitevi pure città per i vostri fanciulli e ovili per i vostri greggi, ma fate quello che la vostra bocca ha promesso". 25I figli di Gad e i figli di Ruben dissero a Mosè: "I tuoi servi faranno quello che il mio signore comanda. 26I nostri fanciulli, le nostre mogli, i nostri greggi e tutto il nostro bestiame rimarranno qui nelle città di Gàlaad; 27ma i tuoi servi, tutti armati per la guerra, andranno a combattere davanti al Signore, come dice il mio signore". 28Allora Mosè diede per loro ordini al sacerdote Eleazaro, a Giosuè figlio di Nun e ai capifamiglia delle tribù degli Israeliti. 29Mosè disse loro: "Se i figli di Gad e i figli di Ruben passeranno con voi il Giordano tutti armati per combattere davanti al Signore e se il paese sarà sottomesso davanti a voi, darete loro in proprietà il paese di Gàlaad. 30Ma se non passano armati con voi, avranno la loro proprietà in mezzo a voi nel paese di Canaan". 31I figli di Gad e i figli di Ruben risposero: "Faremo come il Signore ha ordinato ai tuoi servi. 32Passeremo in armi davanti al Signore nel paese di Canaan, ma il possesso della nostra eredità resti per noi di qua dal Giordano". 33Mosè dunque diede ai figli di Gad e ai figli di Ruben e a metà della tribù di Manàsse, figlio di Giuseppe, il regno di Sicon, re degli Amorrei, e il regno di Og, re di Basan: il paese con le sue città comprese entro i confini, le città del paese che si stendeva intorno. 34I figli di Gad ricostruirono Dibon, Atarot, Aroer, 35Aterot-Sofan, Iazer, Iogbea, 36Bet-Nimra e Bet-Aran, fortezze, e fecero ovili per i greggi. 37I figli di Ruben ricostruirono Chesbon, Eleale, Kiriataim, 38Nebo e Baal-Meon, i cui nomi furono mutati, e Sibma e diedero nomi alle città che avevano ricostruite. 39I figli di Machir, figlio di Manàsse, andarono nel paese di Gàlaad, lo presero e ne cacciarono gli Amorrei che vi abitavano. 40Mosè allora diede Gàlaad a Machir, figlio di Manàsse, che vi si stabilì. 41Anche Iair, figlio di Manàsse, andò e prese i loro villaggi e li chiamò villaggi di Iair. 42Nobach andò e prese Kenat con le dipendenze e la chiamò Nobach. 33 1Queste sono le tappe degli Israeliti che uscirono dal paese d'Egitto, ordinati secondo le loro schiere, sotto la guida di Mosè e di Aronne. 2Mosè scrisse i loro punti di partenza, tappa per tappa, per ordine del Signore; queste sono le loro tappe nell'ordine dei loro punti di partenza. 3Partirono da Ramses il primo mese, il quindici del primo mese. Il giorno dopo la pasqua, gli Israeliti uscirono a mano alzata, alla vista di tutti gli Egiziani, 4mentre gli Egiziani seppellivano quelli che il Signore aveva colpiti fra di loro, cioè tutti i primogeniti, quando il Signore aveva fatto giustizia anche dei loro dèi. 5Gli Israeliti partirono dunque da Ramses e si accamparono a Succot. 6Partirono da Succot e si accamparono a Etam che è sull'estremità del deserto. 7Partirono da Etam e piegarono verso Pi-Achirot, che è di fronte a Baal-Zefon, e si accamparono davanti a Migdol. 8Partirono da Pi-Achirot, attraversarono il mare in direzione del deserto, fecero tre giornate di marcia nel deserto di Etam e si accamparono a Mara. 9Partirono da Mara e giunsero ad Elim; ad Elim c'erano dodici sorgenti di acqua e settanta palme; qui si accamparono. 10Partirono da Elim e si accamparono presso il Mare Rosso. 11Partirono dal Mare Rosso e si accamparono nel deserto di Sin. 12Partirono dal deserto di Sin e si accamparono a Dofka. 13Partirono da Dofka e si accamparono ad Alus. 14Partirono da Alus e si accamparono a Refidim dove non c'era acqua da bere per il popolo. 15Partirono da Refidim e si accamparono nel deserto del Sinai. 16Partirono dal deserto del Sinai e si accamparono a Kibrot-Taava. 17Partirono da Kibrot-Taava e si accamparono a Cazerot. 18Partirono da Cazerot e si accamparono a Ritma. 19Partirono da Ritma e si accamparono a Rimmon-Perez. 20Partirono da Rimmon-Perez e si accamparono a Libna. 21Partirono da Libna e si accamparono a Rissa. 22Partirono da Rissa e si accamparono a Keelata. 23Partirono da Keelata e si accamparono al monte Sefer. 24Partirono dal monte Sefer e si accamparono ad Arada. 25Partirono da Arada e si accamparono a Makelot. 26Partirono da Makelot e si accamparono a Tacat. 27Partirono da Tacat e si accamparono a Terach. 28Partirono da Terach e si accamparono a Mitka. 29Partirono da Mitka e si accamparono ad Asmona. 30Partirono da Asmona e si accamparono a Moserot. 31Partirono da Moserot e si accamparono a Bene-Iaakan. 32Partirono da Bene-Iaakan e si accamparono a Or-Ghidgad. 33Partirono da Or-Ghidgad e si accamparono a Iotbata. 34Partirono da Iotbata e si accamparono ad Abrona. 35Partirono da Abrona e si accamparono a Ezion-Gheber. 36Partirono da Ezion-Gheber e si accamparono nel deserto di Sin, cioè a Kades. 37Poi partirono da Kades e si accamparono al monte Or all'estremità del paese di Edom. 38Il sacerdote Aronne salì sul monte Or per ordine del Signore e in quel luogo morì il quarantesimo anno dopo l'uscita degli Israeliti dal paese d'Egitto, il quinto mese, il primo giorno del mese. 39Aronne era in età di centoventitré anni quando morì sul monte Or. 40Il cananeo re di Arad, che abitava nel Negheb, nel paese di Canaan, venne a sapere che gli Israeliti arrivavano. 41Partirono dal monte Or e si accamparono a Salmona. 42Partirono da Salmona e si accamparono a Punon. 43Partirono da Punon e si accamparono a Obot. 44Partirono da Obot e si accamparono a Iie-Abarim sui confini di Moab. 45Partirono da Iie-Abarim e si accamparono a Dibon-Gad. 46Partirono da Dibon-Gad e si accamparono ad Almon-Diblataim. 47Partirono da Almon-Diblataim e si accamparono ai monti Abarim di fronte a Nebo. 48Partirono dai monti Abarim e si accamparono nelle steppe di Moab, presso il Giordano di Gèrico. 49Si accamparono presso il Giordano, da Bet-Iesimot fino ad Abel-Sittim nelle steppe di Moab. 50Il Signore disse a Mosè nelle steppe di Moab presso il Giordano di Gèrico: 51"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando avrete passato il Giordano e sarete entrati nel paese di Canaan, 52caccerete dinanzi a voi tutti gli abitanti del paese, distruggerete tutte le loro immagini, distruggerete tutte le loro statue di metallo fuso e distruggerete tutte le loro alture. 53Prenderete possesso del paese e in esso vi stabilirete, perché io vi ho dato il paese in proprietà. 54Dividerete il paese a sorte secondo le vostre famiglie. A quelle che sono più numerose darete una porzione maggiore e a quelle che sono meno numerose darete una porzione minore. Ognuno avrà quello che gli sarà toccato in sorte; farete la divisione secondo le tribù dei vostri padri. 55Ma se non cacciate dinanzi a voi gli abitanti del paese, quelli di loro che vi avrete lasciati saranno per voi come spine negli occhi e pungoli nei fianchi e vi faranno tribolare nel paese che abiterete. 56Allora io tratterò voi come mi ero proposto di trattare loro". 34 1Il Signore disse a Mosè: 2"Da' questo ordine agli Israeliti e riferisci loro: Quando entrerete nel paese di Canaan, questa sarà la terra che vi toccherà in eredità: il paese di Canaan. 3Il vostro confine meridionale comincerà al deserto di Sin, vicino a Edom; così la vostra frontiera meridionale partirà dall'estremità del Mar Morto, a oriente; 4questa frontiera volgerà al sud della salita di Akrabbim, passerà per Sin e si estenderà a mezzogiorno di Kades-Barnea; poi continuerà verso Cazar-Addar e passerà per Asmon. 5Da Asmon la frontiera girerà fino al torrente d'Egitto e finirà al mare. 6La vostra frontiera a occidente sarà il Mar Mediterraneo: quella sarà la vostra frontiera occidentale. 7Questa sarà la vostra frontiera settentrionale: partendo dal Mar Mediterraneo, traccerete una linea fino al monte Or; 8dal monte Or, la traccerete in direzione di Amat e l'estremità della frontiera sarà a Zedad; 9la frontiera continuerà fino a Zifron e finirà a Cazar-Enan: questa sarà la vostra frontiera settentrionale. 10Traccerete la vostra frontiera orientale da Cazar-Enan a Sefam; 11la frontiera scenderà da Sefam verso Ribla, a oriente di Ain; poi la frontiera scenderà e si estenderà lungo il mare di Genèsaret, a oriente; 12poi la frontiera scenderà lungo il Giordano e finirà al Mar Morto. Questo sarà il vostro paese con le sue frontiere tutt'intorno". 13Mosè comunicò quest'ordine agli Israeliti e disse loro: "Questo è il paese che vi distribuirete a sorte e che il Signore ha ordinato di dare a nove tribù e mezza; 14poiché la tribù dei figli di Ruben, secondo i loro casati paterni, e la tribù dei figli di Gad, secondo i loro casati paterni, e metà della tribù di Manàsse hanno ricevuto la loro porzione. 15Queste due tribù e mezza hanno ricevuto la loro porzione oltre il Giordano di Gèrico, dal lato orientale". 16Il Signore disse a Mosè: 17"Questi sono i nomi degli uomini che spartiranno il paese fra di voi: il sacerdote Eleazaro e Giosuè, figlio di Nun. 18Prenderete anche un capo di ogni tribù per fare la spartizione del paese. 19Ecco i nomi di questi uomini. Per la tribù di Giuda, Caleb figlio di Iefunne. 20Per la tribù dei figli di Simeone, Samuele figlio di Ammiud. 21Per la tribù di Beniamino, Elidad figlio di Chislon. 22Per la tribù dei figli di Dan, il capo Bukki figlio di Iogli. 23Per i figli di Giuseppe, per la tribù dei figli di Manàsse, il capo Anniel figlio di Efod; 24per la tribù dei figli di Efraim, il capo Kemuel figlio di Siptan. 25Per la tribù dei figli di Zàbulon, il capo Elisafan figlio di Parnach. 26Per la tribù dei figli di Issacar, il capo Paltiel figlio di Azzan. 27Per la tribù dei figli di Aser, il capo Achiud, figlio di Selomi. 28Per la tribù dei figli di Nèftali, il capo Pedael figlio di Ammiud". 29Questi sono coloro ai quali il Signore ordinò di spartire il possesso del paese di Canaan tra gli Israeliti. 35 1Il Signore disse ancora a Mosè nelle steppe di Moab presso il Giordano di Gèrico: 2"Ordina agli Israeliti che dell'eredità che possiederanno riservino ai leviti città da abitare; darete anche ai leviti il contado che è intorno alla città. 3Essi avranno le città per abitarvi e il contado servirà per il loro bestiame, per i loro beni e per tutti i loro animali. 4Il contado delle città che darete ai leviti si estenderà per lo spazio di mille cubiti fuori dalle mura della città tutt'intorno. 5Misurerete dunque, fuori della città, duemila cubiti dal lato orientale, duemila cubiti dal lato meridionale, duemila cubiti dal lato occidentale e duemila cubiti dal lato settentrionale; la città sarà in mezzo. Tale sarà il contado di ciascuna delle loro città. 6Fra le città che darete ai leviti, sei saranno città di asilo, che voi designerete perché vi si rifugi l'omicida: a queste aggiungerete altre quarantadue città. 7Tutte le città che darete ai leviti saranno dunque quarantotto con il relativo contado. 8Di queste città che darete ai leviti, prendendole dalla proprietà degli Israeliti, ne prenderete di più da quelli che ne hanno di più e di meno da quelli che ne hanno di meno; ognuno ai leviti darà delle sue città in proporzione della eredità che gli sarà toccata". 9Il Signore disse a Mosè: 10"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando avrete passato il Giordano e sarete entrati nel paese di Canaan, 11designerete città che siano per voi città di asilo, dove possa rifugiarsi l'omicida che avrà ucciso qualcuno involontariamente. 12Queste città vi serviranno di asilo contro il vendicatore del sangue, perché l'omicida non sia messo a morte prima di comparire in giudizio dinanzi alla comunità. 13Delle città che darete, sei saranno dunque per voi città di asilo. 14Darete tre città di qua dal Giordano e darete tre altre città nel paese di Canaan; saranno città di rifugio. 15Queste sei città serviranno di rifugio agli Israeliti, al forestiero e all'ospite che soggiornerà in mezzo a voi, perché vi si rifugi chiunque abbia ucciso qualcuno involontariamente. 16Ma se uno colpisce un altro con uno strumento di ferro e quegli muore, quel tale è omicida; l'omicida dovrà essere messo a morte. 17Se lo colpisce con una pietra che aveva in mano, atta a causare la morte, e il colpito muore, quel tale è un omicida; l'omicida dovrà essere messo a morte. 18O se lo colpisce con uno strumento di legno che aveva in mano, atto a causare la morte, e il colpito muore, quel tale è un omicida; l'omicida dovrà essere messo a morte. 19Sarà il vendicatore del sangue quegli che metterà a morte l'omicida; quando lo incontrerà, lo ucciderà. 20Se uno da' a un altro una spinta per odio o gli getta contro qualcosa con premeditazione, e quegli muore, 21o lo colpisce per inimicizia con la mano, e quegli muore, chi ha colpito dovrà essere messo a morte; egli è un omicida e il vendicatore del sangue ucciderà l'omicida quando lo incontrerà. 22Ma se gli da' una spinta per caso e non per inimicizia o gli getta contro qualcosa senza premeditazione 23o se, senza volerlo, gli fa cadere addosso una pietra che possa causare la morte e quegli ne muore, senza che l'altro che fosse nemico o gli volesse fare del male, 24allora ecco le regole secondo le quali la comunità giudicherà fra colui che ha colpito e il vendicatore del sangue. 25La comunità libererà l'omicida dalle mani del vendicatore del sangue e lo farà tornare alla città di asilo dove era fuggito. Lì dovrà abitare fino alla morte del sommo sacerdote che fu unto con l'olio santo. 26Ma se l'omicida esce dai confini della città di asilo dove si era rifugiato 27e se il vendicatore del sangue trova l'omicida fuori dei confini della sua città di asilo e l'uccide, il vendicatore del sangue non sarà reo del sangue versato. 28Perché l'omicida deve stare nella sua città di asilo fino alla morte del sommo sacerdote; dopo la morte del sommo sacerdote, l'omicida potrà tornare nella terra di sua proprietà. 29Queste vi servano come norme di diritto, di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete. 30Se uno uccide un altro, l'omicida sarà messo a morte in seguito a deposizione di testimoni, ma un unico testimone non basterà per condannare a morte una persona. 31Non accetterete prezzo di riscatto per la vita di un omicida, reo di morte, perché dovrà essere messo a morte. 32Non accetterete prezzo di riscatto che permetta all'omicida di fuggire dalla sua città di rifugio e di tornare ad abitare nel suo paese fino alla morte del sacerdote. 33Non contaminerete il paese dove sarete, perché il sangue contamina il paese; non si potrà fare per il paese alcuna espiazione del sangue che vi sarà stato sparso, se non mediante il sangue di chi l'avrà sparso. 34Non contaminerete dunque il paese che andate ad abitare e in mezzo al quale io dimorerò; perché io sono il Signore che dimoro in mezzo agli Israeliti". 36 1I capifamiglia dei figli di Gàlaad, figlio di Machir, figlio di Manàsse, tra le famiglie dei figli di Giuseppe, si fecero avanti a parlare in presenza di Mosè e dei principi capifamiglia degli Israeliti 2e dissero: "Il Signore ha ordinato al mio signore di dare il paese in eredità agli Israeliti in base alla sorte; il mio signore ha anche ricevuto l'ordine da Dio di dare l'eredità di Zelofcad, nostro fratello, alle figlie di lui. 3Se queste si maritano a qualche figlio delle altre tribù degli Israeliti, la loro eredità sarà detratta dalla eredità dei nostri padri e aggiunta all'eredità della tribù nella quale esse saranno entrate; così sarà detratta dall'eredità che ci è toccata in sorte. 4Quando verrà il giubileo per gli Israeliti, la loro eredità sarà aggiunta a quella della tribù nella quale saranno entrate e l'eredità loro sarà detratta dalla eredità della tribù dei nostri padri". 5Allora Mosè comunicò agli Israeliti quest'ordine ricevuto dal Signore: "La tribù dei figli di Giuseppe dice bene. 6Questo il Signore ha ordinato riguardo alle figlie di Zelofcad: si mariteranno a chi vorranno, purché si maritino in una famiglia della tribù dei loro padri. 7Nessuna eredità tra gli Israeliti potrà passare da una tribù all'altra, ma ciascuno degli Israeliti si terrà vincolato all'eredità della tribù dei suoi padri. 8Ogni fanciulla che possiede una eredità in una tribù degli Israeliti, si mariterà ad uno che appartenga ad una famiglia della tribù di suo padre, perché ognuno degli Israeliti rimanga nel possesso dell'eredità dei suoi padri 9e nessuna eredità passi da una tribù all'altra; ognuna delle tribù degli Israeliti si terrà vincolata alla propria eredità". 10Le figlie di Zelofcad fecero secondo l'ordine che il Signore aveva dato a Mosè. 11Macla, Tirza, Ogla, Milca e Noa, le figlie di Zelofcad, sposarono i figli dei loro zii paterni; 12si maritarono nelle famiglie dei figli di Manàsse, figlio di Giuseppe, e la loro eredità rimase nella tribù della famiglia del padre loro. 13Questi sono i comandi e le leggi che il Signore diede agli Israeliti per mezzo di Mosè, nelle steppe di Moab, presso il Giordano di Gèrico. Deuteronomio 1 1Queste sono le parole che Mosè rivolse a tutto Israele oltre il Giordano, nel deserto, nella valle dell'Araba, di fronte a Suf, tra Paran, Tofel, Laban, Cazerot e Di-Zaab. 2Vi sono undici giornate dall'Oreb, per la via del monte Seir, fino a Kades-Barnea. 3Nel quarantesimo anno, l'undicesimo mese, il primo giorno del mese, Mosè parlò agli Israeliti, secondo quanto il Signore gli aveva ordinato di dir loro. 4Dopo aver sconfitto Sicon, re degli Amorrei, che abitava in Chesbon, e Og, re di Basan, che abitava in Astarot e in Edrei, 5oltre il Giordano, nel paese di Moab, Mosè cominciò a spiegare questa legge: 6"Il Signore nostro Dio ci ha parlato sull'Oreb e ci ha detto: Avete dimorato abbastanza su questa montagna; 7voltatevi, levate l'accampamento e andate verso le montagne degli Amorrei e in tutte le regioni vicine: la valle dell'Araba, le montagne, la Sefela, il Negheb, la costa del mare, nel paese dei Cananei e nel Libano, fino al grande fiume, il fiume Eufrate. 8Ecco, io vi ho posto il paese dinanzi; entrate, prendete in possesso il paese che il Signore ha giurato di dare ai vostri padri, Abramo, Isacco e Giacobbe, e alla loro stirpe dopo di essi. 9In quel tempo io vi ho parlato e vi ho detto: Io non posso da solo sostenere il carico del popolo. 10Il Signore vostro Dio vi ha moltiplicati ed ecco oggi siete numerosi come le stelle del cielo. 11Il Signore, Dio dei vostri padri, vi aumenti anche mille volte di più e vi benedica come vi ha promesso di fare. 12Ma come posso io da solo portare il vostro peso, il vostro carico e le vostre liti? 13Sceglietevi nelle vostre tribù uomini saggi, intelligenti e stimati, e io li costituirò vostri capi. 14Voi mi rispondeste: Va bene ciò che proponi di fare. 15Allora presi i capi delle vostre tribù, uomini saggi e stimati, e li stabilii sopra di voi come capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine, capi di decine, e come scribi nelle vostre tribù. 16In quel tempo diedi quest'ordine ai vostri giudici: Ascoltate le cause dei vostri fratelli e giudicate con giustizia le questioni che uno può avere con il fratello o con lo straniero che sta presso di lui. 17Nei vostri giudizi non avrete riguardi personali, darete ascolto al piccolo come al grande; non temerete alcun uomo, poiché il giudizio appartiene a Dio; le cause troppo difficili per voi le presenterete a me e io le ascolterò. 18In quel tempo io vi ordinai tutte le cose che dovevate fare. 19Poi partimmo dall'Oreb e attraversammo tutto quel deserto grande e spaventoso che avete visto, dirigendoci verso le montagne degli Amorrei, come il Signore nostro Dio ci aveva ordinato di fare, e giungemmo a Kades-Barnea. 20Allora vi dissi: Siete arrivati presso la montagna degli Amorrei, che il Signore nostro Dio sta per darci. 21Ecco il Signore tuo Dio ti ha posto il paese dinanzi; entra, prendine possesso, come il Signore Dio dei tuoi padri ti ha detto; non temere e non ti scoraggiare! 22Voi vi accostaste a me tutti e diceste: Mandiamo uomini innanzi a noi, che esplorino il paese e ci riferiscano sul cammino per il quale noi dovremo salire e sulle città nelle quali dovremo entrare. 23La proposta mi piacque e scelsi dodici uomini tra di voi, uno per tribù. 24Quelli si incamminarono, salirono verso i monti, giunsero alla valle di Escol ed esplorarono il paese. 25Presero con le mani i frutti del paese, ce li portarono e ci fecero questa relazione: È buono il paese che il Signore nostro Dio sta per darci. 26Ma voi non voleste entrarvi e vi ribellaste all'ordine del Signore vostro Dio; 27mormoraste nelle vostre tende e diceste: Il Signore ci odia, per questo ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto per darci in mano agli Amorrei e per distruggerci. 28Dove possiamo andare noi? I nostri fratelli ci hanno scoraggiati dicendo: Quella gente è più grande e più alta di noi; le città sono grandi e fortificate fino al cielo; abbiamo visto là perfino dei figli degli Anakiti. 29Allora dissi a voi: Non spaventatevi e non abbiate paura di loro. 30Il Signore stesso vostro Dio, che vi precede, combatterà per voi, come ha fatto tante volte sotto gli occhi vostri in Egitto 31e come ha fatto nel deserto, dove hai visto come il Signore tuo Dio ti ha portato, come un uomo porta il proprio figlio, per tutto il cammino che avete fatto, finché siete arrivati qui. 32Nonostante questo, non aveste fiducia nel Signore vostro Dio 33che andava innanzi a voi nel cammino per cercarvi un luogo dove porre l'accampamento: di notte nel fuoco, per mostrarvi la via dove andare, e di giorno nella nube. 34Il Signore udì le vostre parole, si adirò e giurò: 35Nessuno degli uomini di questa malvagia generazione vedrà il buon paese che ho giurato di dare ai vostri padri, 36se non Caleb, figlio di Iefunne. Egli lo vedrà e a lui e ai suoi figli darò la terra che ha calcato, perché ha pienamente seguito il Signore. 37Anche contro di me si adirò il Signore, per causa vostra, e disse: Neanche tu vi entrerai, 38ma vi entrerà Giosuè, figlio di Nun, che sta al tuo servizio; incoraggialo, perché egli metterà Israele in possesso di questo paese. 39E i vostri bambini, dei quali avete detto: Diventeranno oggetto di preda! e i vostri figli, che oggi non conoscono né il bene né il male, essi vi entreranno; a loro lo darò ed essi lo possiederanno. 40Ma voi volgetevi indietro e incamminatevi verso il deserto, in direzione del Mare Rosso. 41Allora voi mi rispondeste: Abbiamo peccato contro il Signore! Entreremo e combatteremo in tutto come il Signore nostro Dio ci ha ordinato. Ognuno di voi cinse le armi e presumeste di salire verso la montagna. 42Il Signore mi disse: Ordina loro: Non salite e non combattete, perché io non sono in mezzo a voi; voi sarete sconfitti davanti ai vostri nemici. 43Io ve lo dissi, ma voi non mi ascoltaste; anzi vi ribellaste all'ordine del Signore, foste presuntuosi e osaste salire verso i monti. 44Allora gli Amorrei, che abitano quella montagna, uscirono contro di voi, vi inseguirono come fanno le api e vi batterono in Seir fino a Corma. 45Voi tornaste e piangeste davanti al Signore; ma il Signore non diede ascolto alla vostra voce e non vi porse l'orecchio. 46Così rimaneste in Kades molti giorni, per tutto il tempo in cui vi siete rimasti. 2 1Allora cambiammo direzione e partimmo per il deserto verso il Mare Rosso, come il Signore mi aveva detto, e girammo intorno al monte Seir per lungo tempo. 2Il Signore mi disse: 3Avete girato abbastanza intorno a questa montagna; volgetevi verso settentrione. 4Da' quest'ordine al popolo: Voi state per passare i confini dei figli di Esaù, vostri fratelli, che dimorano in Seir; essi avranno paura di voi; state bene in guardia: 5non muovete loro guerra, perché del loro paese io non vi darò neppure quanto ne può calcare la pianta di un piede; infatti ho dato il monte di Seir in proprietà a Esaù. 6Comprerete da loro con denaro le vettovaglie che mangerete e comprerete da loro con denaro anche l'acqua da bere. 7Perché il Signore tuo Dio ti ha benedetto in ogni lavoro delle tue mani, ti ha seguito nel tuo viaggio attraverso questo grande deserto; il Signore tuo Dio è stato con te in questi quaranta anni e non ti è mancato nulla. 8Allora passammo oltre i nostri fratelli, i figli di Esaù, che abitano in Seir, lungo la via dell'Araba, per Elat ed Ezion-Gheber. Poi ci voltammo e avanzammo in direzione del deserto di Moab. 9Il Signore mi disse: Non attaccare Moab e non gli muovere guerra, perché io non ti darò nulla da possedere nel suo paese; infatti ho dato Ar ai figli di Lot, come loro proprietà. 10Prima vi abitavano gli Emim: popolo grande, numeroso, alto di statura come gli Anakiti. 11Erano anch'essi considerati Refaim come gli Anakiti; ma i Moabiti li chiamavano Emim. 12Anche Seir era prima abitata dagli Hurriti, ma i figli di Esaù li scacciarono, li distrussero e si stabilirono al posto loro, come ha fatto Israele nel paese che possiede e che il Signore gli ha dato. 13Ora alzatevi e passate il torrente Zered! E attraversammo il torrente Zered. 14La durata del nostro cammino, da Kades-Barnea al passaggio del torrente Zered, fu di trentotto anni, finché tutta quella generazione di uomini atti alla guerra scomparve dall'accampamento, come il Signore aveva loro giurato. 15Anche la mano del Signore era stata contro di loro, per sterminarli dall'accampamento finché fossero annientati. 16Quando tutti quegli uomini atti alla guerra furono passati nel numero dei morti, 17il Signore mi disse: 18Oggi tu stai per passare i confini di Moab, ad Ar, e ti avvicinerai agli Ammoniti. 19Non li attaccare e non muover loro guerra, perché io non ti darò nessun possesso nel paese degli Ammoniti; infatti l'ho dato in proprietà ai figli di Lot. 20Anche questo paese era reputato paese di Refaim: prima vi abitavano i Refaim e gli Ammoniti li chiamavano Zanzummim: 21popolo grande, numeroso, alto di statura come gli Anakiti; ma il Signore li aveva distrutti davanti agli Ammoniti, che li avevano scacciati e si erano stabiliti al loro posto. 22Così il Signore aveva fatto per i figli di Esaù che abitano in Seir, quando distrusse gli Hurriti davanti a loro; essi li scacciarono e si stabilirono al loro posto e vi sono rimasti fino ad oggi. 23Anche gli Avviti, che dimoravano in villaggi fino a Gaza, furono distrutti dai Kaftoriti, usciti da Kaftor, i quali si stabilirono al loro posto. 24Suvvia, levate l'accampamento e passate la valle dell'Arnon; ecco io metto in tuo potere Sicon, l'Amorreo, re di Chesbon, e il suo paese; comincia a prenderne possesso e muovigli guerra. 25Oggi comincerò a incutere paura e terrore di te ai popoli che sono sotto tutto il cielo, così che, all'udire la tua fama, tremeranno e saranno presi da spavento dinanzi a te. 26Allora mandai messaggeri dal deserto di Kedemot a Sicon, re di Chesbon, con parole di pace, e gli feci dire: 27Lasciami passare nel tuo paese; io camminerò per la strada maestra, senza volgermi né a destra né a sinistra. 28Tu mi venderai per denaro contante le vettovaglie che mangerò e mi darai per denaro contante l'acqua che berrò; permettimi solo il transito, 29come mi hanno permesso i figli di Esaù, che abitano in Seir, e i Moabiti che abitano in Ar, finché io abbia passato il Giordano per entrare nel paese che il Signore nostro Dio sta per darci. 30Ma Sicon, re di Chesbon, non ci volle lasciar passare nel suo paese, perché il Signore tuo Dio gli aveva reso inflessibile lo spirito e ostinato il cuore, per mettertelo nelle mani, come appunto è oggi. 31Il Signore mi disse: Vedi, ho cominciato a mettere in tuo potere Sicon e il suo paese; da' inizio alla conquista impadronendoti del suo paese. 32Allora Sicon uscì contro di noi con tutta la sua gente per darci battaglia a Iaaz. 33Il Signore nostro Dio ce lo mise nelle mani e noi abbiamo sconfitto lui, i suoi figli e tutta la sua gente. 34In quel tempo prendemmo tutte le sue città e votammo allo sterminio ogni città, uomini, donne, bambini; non vi lasciammo alcun superstite. 35Soltanto asportammo per noi come preda il bestiame e le spoglie delle città che avevamo prese. 36Da Aroer, che è sull'orlo della valle dell'Arnon, e dalla città che è sul torrente stesso, fino a Gàlaad, non ci fu città che fosse inaccessibile per noi: il Signore nostro Dio le mise tutte in nostro potere. 37Ma non ti avvicinasti al paese degli Ammoniti, a tutta la riva dal torrente Iabbok, alle città delle montagne, a tutti i luoghi che il Signore nostro Dio ci aveva proibito di attaccare. 3 1Poi ci voltammo e salimmo per la via di Basan. Og re di Basan, con tutta la sua gente, ci venne incontro per darci battaglia a Edrei. 2Il Signore mi disse: Non lo temere, perché io darò in tuo potere lui, tutta la sua gente e il suo paese; tu farai a lui quel che hai fatto a Sicon, re degli Amorrei, che abitava a Chesbon. 3Così il Signore nostro Dio mise in nostro potere anche Og, re di Basan, con tutta la sua gente; noi lo abbiamo sconfitto, senza lasciargli alcun superstite. 4Gli prendemmo in quel tempo tutte le sue città; non ci fu città che noi non prendessimo loro: sessanta città, tutta la regione di Argob, il regno di Og in Basan. 5Tutte queste città erano fortificate, con alte mura, porte e sbarre, senza contare le città aperte, che erano molto numerose. 6Noi le votammo allo sterminio, come avevamo fatto di Sicon, re di Chesbon: votammo allo sterminio ogni città, uomini, donne, bambini. 7Ma il bestiame e le spoglie delle città asportammo per noi come preda. 8In quel tempo, abbiamo preso ai due re degli Amorrei il paese che è oltre il Giordano, dal torrente Arnon al monte Ermon 9– quelli di Sidone chiamano Sirion l'Ermon, gli Amorrei lo chiamano Senir –, 10tutte le città della pianura, tutto Gàlaad, tutto Basan fino a Salca e a Edrei, città del regno di Og in Basan. 11Perché Og, re di Basan, era rimasto l'unico superstite dei Refaim. Ecco, il suo letto, un letto di ferro, non è forse a Rabba degli Ammoniti? È lungo nove cubiti secondo il cubito di un uomo. 12In quel tempo abbiamo preso in possesso questo paese: ai Rubeniti e ai Gaditi diedi il territorio di Aroer, sul torrente Arnon, fino a metà della montagna di Gàlaad con le sue città. 13Alla metà della tribù di Manàsse diedi il resto di Gàlaad e tutto il regno di Og in Basan; tutta la regione di Argob con tutto Basan, che si chiamava il paese dei Refaim. 14Iair, figlio di Manàsse, prese tutta la regione di Argob, sino ai confini dei Ghesuriti e dei Maacatiti, e chiamò con il suo nome i villaggi di Basan, che anche oggi si chiamano Villaggi di Iair. 15Diedi Gàlaad a Machir. 16Ai Rubeniti e ai Gaditi diedi da Gàlaad fino al torrente Arnon, fino alla metà del torrente che serve di confine e fino al torrente Iabbok, frontiera degli Ammoniti, 17e l'Araba il cui confine è costituito dal Giordano, da Genèsaret fino al mare dell'Araba, cioè il Mar Morto, sotto le pendici del Pisga, verso l'oriente. 18Ora in quel tempo io vi diedi quest'ordine: Il Signore vostro Dio vi ha dato questo paese in proprietà. Voi tutti, uomini vigorosi, passerete armati alla testa degli Israeliti vostri fratelli. 19Soltanto le vostre mogli, i vostri fanciulli e il vostro bestiame (so che di bestiame ne avete molto) rimarranno nelle città che vi ho date, 20finché il Signore abbia dato una dimora tranquilla ai vostri fratelli come ha fatto per voi, e prendano anch'essi possesso del paese che il Signore vostro Dio sta per dare a loro oltre il Giordano. Poi ciascuno tornerà nel possesso che io vi ho dato. 21In quel tempo diedi anche a Giosuè quest'ordine: I tuoi occhi hanno visto quanto il Signore vostro Dio ha fatto a questi due re; lo stesso farà il Signore a tutti i regni nei quali tu stai per entrare. 22Non li temete, perché lo stesso Signore vostro Dio combatte per voi. 23In quel medesimo tempo, io supplicai il Signore: 24Signore Dio, tu hai cominciato a mostrare al tuo servo la tua grandezza e la tua mano potente; quale altro Dio, infatti, in cielo o sulla terra, può fare opere e prodigi come i tuoi? 25Permetti che io passi al di là e veda il bel paese che è oltre il Giordano e questi bei monti e il Libano. 26Ma il Signore si adirò contro di me, per causa vostra, e non mi esaudì. Il Signore mi disse: Basta, non parlarmi più di questa cosa. 27Sali sulla cima del Pisga, volgi lo sguardo a occidente, a settentrione, a mezzogiorno e a oriente e contempla il paese con gli occhi; perché tu non passerai questo Giordano. 28Trasmetti i tuoi ordini a Giosuè, rendilo intrepido e incoraggialo, perché lui lo passerà alla testa di questo popolo e metterà Israele in possesso del paese che vedrai. 29Così ci fermammo nella valle di fronte a Bet-Peor. 4 1Ora dunque, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, perché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. 2Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore Dio vostro che io vi prescrivo. 3I vostri occhi videro ciò che il Signore ha fatto a Baal-Peor: come il Signore tuo Dio abbia distrutto in mezzo a te quanti avevano seguito Baal-Peor; 4ma voi che vi manteneste fedeli al Signore vostro Dio siete oggi tutti in vita. 5Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme come il Signore mio Dio mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso. 6Le osserverete dunque e le metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente. 7Infatti qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? 8E qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi espongo? 9Ma guardati e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste: non ti sfuggano dal cuore, per tutto il tempo della tua vita. Le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli. 10Ricordati del giorno in cui sei comparso davanti al Signore tuo Dio sull'Oreb, quando il Signore mi disse: Radunami il popolo e io farò loro udire le mie parole, perché imparino a temermi finché vivranno sulla terra, e le insegnino ai loro figli. 11Voi vi avvicinaste e vi fermaste ai piedi del monte; il monte ardeva nelle fiamme che si innalzavano in mezzo al cielo; vi erano tenebre, nuvole e oscurità. 12Il Signore vi parlò dal fuoco; voi udivate il suono delle parole ma non vedevate alcuna figura; vi era soltanto una voce. 13Egli vi annunciò la sua alleanza, che vi comandò di osservare, cioè i dieci comandamenti, e li scrisse su due tavole di pietra. 14A me in quel tempo il Signore ordinò di insegnarvi leggi e norme, perché voi le metteste in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso. 15Poiché dunque non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull'Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita, 16perché non vi corrompiate e non vi facciate l'immagine scolpita di qualche idolo, la figura di maschio o femmina, 17la figura di qualunque animale, la figura di un uccello che vola nei cieli, 18la figura di una bestia che striscia sul suolo, la figura di un pesce che vive nelle acque sotto la terra; 19perché, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le stelle, tutto l'esercito del cielo, tu non sia trascinato a prostrarti davanti a quelle cose e a servirle; cose che il Signore tuo Dio ha abbandonato in sorte a tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli. 20Voi invece, il Signore vi ha presi, vi ha fatti uscire dal crogiuolo di ferro, dall'Egitto, perché foste un popolo che gli appartenesse, come oggi difatti siete. 21Il Signore si adirò contro di me per causa vostra e giurò che io non avrei passato il Giordano e non sarei entrato nella fertile terra che il Signore Dio tuo ti dà in eredità. 22Perché io devo morire in questo paese, senza passare il Giordano; ma voi lo dovete passare e possiederete quella fertile terra. 23Guardatevi dal dimenticare l'alleanza che il Signore vostro Dio ha stabilita con voi e dal farvi alcuna immagine scolpita di qualunque cosa, riguardo alla quale il Signore tuo Dio ti ha dato un comando. 24Poiché il Signore tuo Dio è fuoco divoratore, un Dio geloso. 25Quando avrete generato figli e nipoti e sarete invecchiati nel paese, se vi corromperete, se vi farete immagini scolpite di qualunque cosa, se farete ciò che è male agli occhi del Signore vostro Dio per irritarlo, 26io chiamo oggi in testimonio contro di voi il cielo e la terra: voi certo perirete, scomparendo dal paese di cui state per prendere possesso oltre il Giordano. Voi non vi rimarrete lunghi giorni, ma sarete tutti sterminati. 27Il Signore vi disperderà fra i popoli e non resterete più di un piccolo numero fra le nazioni dove il Signore vi condurrà. 28Là servirete a dèi fatti da mano d'uomo, dèi di legno e di pietra, i quali non vedono, non mangiano, non odorano. 29Ma di là cercherai il Signore tuo Dio e lo troverai, se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l'anima. 30Con angoscia, quando tutte queste cose ti saranno avvenute, negli ultimi giorni, tornerai al Signore tuo Dio e ascolterai la sua voce, 31poiché il Signore Dio tuo è un Dio misericordioso; non ti abbandonerà e non ti distruggerà, non dimenticherà l'alleanza che ha giurata ai tuoi padri. 32Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità dei cieli all'altra, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? 33Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo? 34O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore vostro Dio in Egitto, sotto i vostri occhi? 35Tu sei diventato spettatore di queste cose, perché tu sappia che il Signore è Dio e che non ve n'è altri fuori di lui. 36Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti; sulla terra ti ha mostrato il suo grande fuoco e tu hai udito le sue parole di mezzo al fuoco. 37Perché ha amato i tuoi padri, ha scelto la loro posterità e ti ha fatto uscire dall'Egitto con la sua stessa presenza e con grande potenza, 38per scacciare dinanzi a te nazioni più grandi e più potenti di te, per farti entrare nel loro paese e dartene il possesso, come appunto è oggi. 39Sappi dunque oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n'è altro. 40Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti dò, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore tuo Dio ti dà per sempre". 41In quel tempo Mosè scelse tre città oltre il Giordano verso oriente, 42perché servissero di asilo all'omicida che avesse ucciso il suo prossimo involontariamente, senza averlo odiato prima, perché potesse aver salva la vita fuggendo in una di quelle città. 43Esse furono Beser, nel deserto, sull'altipiano, per i Rubeniti; Ramot, in Gàlaad, per i Gaditi, e Golan, in Basan, per i Manassiti. 44Questa è la legge che Mosè espose agli Israeliti. 45Queste sono le istruzioni, le leggi e le norme che Mosè diede agli Israeliti quando furono usciti dall'Egitto, 46oltre il Giordano, nella valle di fronte a Bet-Peor, nel paese di Sicon re degli Amorrei che abitava in Chesbon, e che Mosè e gli Israeliti sconfissero quando furono usciti dall'Egitto. 47Essi avevano preso possesso del paese di lui e del paese di Og re di Basan – due re Amorrei che stavano oltre il Giordano, verso oriente –, 48da Aroer, che è sull'orlo della valle dell'Arnon, fino al monte Sirion, cioè l'Ermon, 49con tutta l'Araba oltre il Giordano, verso oriente, fino al mare dell'Araba sotto le pendici del Pisga. 5 1Mosè convocò tutto Israele e disse loro: "Ascolta, Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo dinanzi a voi: imparatele e custoditele e mettetele in pratica. 2Il Signore nostro Dio ha stabilito con noi un'alleanza sull'Oreb. 3Il Signore non ha stabilito questa alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti in vita. 4Il Signore vi ha parlato faccia a faccia sul monte dal fuoco, 5mentre io stavo tra il Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore, perché voi avevate paura di quel fuoco e non eravate saliti sul monte. Egli disse: 6Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile. 7Non avere altri dèi di fronte a me. 8Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. 9Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano, 10ma usa misericordia fino a mille generazioni verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti. 11Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio perché il Signore non ritiene innocente chi pronuncia il suo nome invano. 12Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato. 13Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro, 14ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero, che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. 15Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato. 16Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà. 17Non uccidere. 18Non commettere adulterio. 19Non rubare. 20Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. 21Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo. 22Queste parole pronunciò il Signore, parlando a tutta la vostra assemblea, sul monte, dal fuoco, dalla nube e dall'oscurità, con voce poderosa, e non aggiunse altro. Le scrisse su due tavole di pietra e me le diede. 23All'udire la voce in mezzo alle tenebre, mentre il monte era tutto in fiamme, i vostri capitribù e i vostri anziani si avvicinarono tutti a me 24e dissero: Ecco il Signore nostro Dio ci ha mostrato la sua gloria e la sua grandezza e noi abbiamo udito la sua voce dal fuoco; oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l'uomo e l'uomo restare vivo. 25Ma ora, perché dovremmo morire? Questo grande fuoco infatti ci consumerà; se continuiamo a udire ancora la voce del Signore nostro Dio moriremo. 26Poiché chi tra tutti i mortali ha udito come noi la voce del Dio vivente parlare dal fuoco ed è rimasto vivo? 27Avvicinati tu e ascolta quanto il Signore nostro Dio dirà; ci riferirai quanto il Signore nostro Dio ti avrà detto e noi lo ascolteremo e lo faremo. 28Il Signore udì le vostre parole, mentre mi parlavate, e mi disse: Ho udito le parole che questo popolo ti ha rivolte; quanto hanno detto va bene. 29Oh, se avessero sempre un tal cuore, da temermi e da osservare tutti i miei comandi, per essere felici loro e i loro figli per sempre! 30Va' e di' loro: Tornate alle vostre tende; ma tu resta qui con me 31e io ti detterò tutti i comandi, tutte le leggi e le norme che dovrai insegnare loro, perché le mettano in pratica nel paese che io sto per dare in loro possesso. 32Badate dunque di fare come il Signore vostro Dio vi ha comandato; non ve ne discostate né a destra né a sinistra; 33camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore vostro Dio vi ha prescritta, perché viviate e siate felici e rimaniate a lungo nel paese di cui avrete il possesso. 6 1Questi sono i comandi, le leggi e le norme che il Signore vostro Dio ha ordinato di insegnarvi, perché li mettiate in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso; 2perché tu tema il Signore tuo Dio osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti dò e così sia lunga la tua vita. 3Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica; perché tu sia felice e cresciate molto di numero nel paese dove scorre il latte e il miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto. 4Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. 5Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. 6Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; 7li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. 8Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi 9e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte. 10Quando il Signore tuo Dio ti avrà fatto entrare nel paese che ai tuoi padri Abramo, Isacco e Giacobbe aveva giurato di darti; quando ti avrà condotto alle città grandi e belle che tu non hai edificate, 11alle case piene di ogni bene che tu non hai riempite, alle cisterne scavate ma non da te, alle vigne e agli oliveti che tu non hai piantati, quando avrai mangiato e ti sarai saziato, 12guardati dal dimenticare il Signore, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione servile. 13Temerai il Signore Dio tuo, lo servirai e giurerai per il suo nome. 14Non seguirete altri dèi, divinità dei popoli che vi staranno attorno, 15perché il Signore tuo Dio che sta in mezzo a te, è un Dio geloso; l'ira del Signore tuo Dio si accenderebbe contro di te e ti distruggerebbe dalla terra. 16Non tenterete il Signore vostro Dio come lo tentaste a Massa. 17Osserverete diligentemente i comandi del Signore vostro Dio, le istruzioni e le leggi che vi ha date. 18Farai ciò che è giusto e buono agli occhi del Signore, perché tu sia felice ed entri in possesso della fertile terra che il Signore giurò ai tuoi padri di darti, 19dopo che egli avrà scacciati tutti i tuoi nemici davanti a te, come il Signore ha promesso. 20Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: Che significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che il Signore nostro Dio vi ha date? 21tu risponderai a tuo figlio: Eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente. 22Il Signore operò sotto i nostri occhi segni e prodigi grandi e terribili contro l'Egitto, contro il faraone e contro tutta la sua casa. 23Ci fece uscire di là per condurci nel paese che aveva giurato ai nostri padri di darci. 24Allora il Signore ci ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi, temendo il Signore nostro Dio così da essere sempre felici ed essere conservati in vita, come appunto siamo oggi. 25La giustizia consisterà per noi nel mettere in pratica tutti questi comandi, davanti al Signore Dio nostro, come ci ha ordinato. 7 1Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso e ne avrà scacciate davanti a te molte nazioni: gli Hittiti, i Gergesei, gli Amorrei, i Perizziti, gli Evei, i Cananei e i Gebusei, sette nazioni più grandi e più potenti di te, 2quando il Signore tuo Dio le avrà messe in tuo potere e tu le avrai sconfitte, tu le voterai allo sterminio; non farai con esse alleanza né farai loro grazia. 3Non ti imparenterai con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli, 4perché allontanerebbero i tuoi figli dal seguire me, per farli servire a dèi stranieri, e l'ira del Signore si accenderebbe contro di voi e ben presto vi distruggerebbe. 5Ma voi vi comporterete con loro così: demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco i loro idoli. 6Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il suo popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra. 7Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli –, 8ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri, il Signore vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile, dalla mano del faraone, re di Egitto. 9Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele, che mantiene la sua alleanza e benevolenza per mille generazioni, con coloro che l'amano e osservano i suoi comandamenti; 10ma ripaga nella loro persona coloro che lo odiano, facendoli perire; non concede una dilazione a chi lo odia, ma nella sua stessa persona lo ripaga. 11Osserverai dunque i comandi, le leggi e le norme che oggi ti dò, mettendole in pratica. 12Per aver voi dato ascolto a queste norme e per averle osservate e messe in pratica, il Signore tuo Dio conserverà per te l'alleanza e la benevolenza che ha giurato ai tuoi padri. 13Egli ti amerà, ti benedirà, ti moltiplicherà; benedirà il frutto del tuo seno e il frutto del tuo suolo: il tuo frumento, il tuo mosto e il tuo olio, i parti delle tue vacche e i nati del tuo gregge, nel paese che ha giurato ai tuoi padri di darti. 14Tu sarai benedetto più di tutti i popoli e non ci sarà in mezzo a te né maschio né femmina sterile e neppure fra il tuo bestiame. 15Il Signore allontanerà da te ogni infermità e non manderà su di te alcuna di quelle funeste malattie d'Egitto, che bene conoscesti, ma le manderà a quanti ti odiano. 16Sterminerai dunque tutti i popoli che il Signore Dio tuo sta per consegnare a te; il tuo occhio non li compianga; non servire i loro dèi, perché ciò è una trappola per te. 17Forse penserai: Queste nazioni sono più numerose di me; come potrò scacciarle? 18Non temerle! Ricordati di quello che il Signore tuo Dio fece al faraone e a tutti gli Egiziani; 19ricordati delle grandi prove che hai viste con gli occhi, dei segni, dei prodigi, della mano potente e del braccio teso, con cui il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire; così farà il Signore tuo Dio a tutti i popoli, dei quali hai timore. 20Anche i calabroni manderà contro di loro il Signore tuo Dio finché non siano periti quelli che saranno rimasti illesi o nascosti al tuo passaggio. 21Non tremare davanti ad essi, perché il Signore tuo Dio è in mezzo a te Dio grande e terribile. 22Il Signore tuo Dio scaccerà a poco a poco queste nazioni dinanzi a te; tu non le potrai distruggere in fretta, altrimenti le bestie selvatiche si moltiplicherebbero a tuo danno; 23ma il Signore tuo Dio le metterà in tuo potere e le getterà in grande spavento, finché siano distrutte. 24Ti metterà nelle mani i loro re e tu farai perire i loro nomi sotto il cielo; nessuno potrà resisterti, finché tu le abbia distrutte. 25Darai alle fiamme le sculture dei loro dèi; non bramerai e non prenderai per te il loro argento e oro che è su di quelle, altrimenti ne resteresti come preso in trappola, perché sono un abominio per il Signore tuo Dio; 26non introdurrai quest'abominio in casa tua, perché sarai come esso votato allo sterminio; lo detesterai e lo avrai in abominio, perché è votato allo sterminio. 8 1Baderete di mettere in pratica tutti i comandi che oggi vi dò, perché viviate, diveniate numerosi ed entriate in possesso del paese che il Signore ha giurato di dare ai vostri padri. 2Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi. 3Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. 4Il tuo vestito non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato durante questi quarant'anni. 5Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il figlio, così il Signore tuo Dio corregge te. 6Osserva i comandi del Signore tuo Dio camminando nelle sue vie e temendolo; 7perché il Signore tuo Dio sta per farti entrare in un paese fertile: paese di torrenti, di fonti e di acque sotterranee che scaturiscono nella pianura e sulla montagna; 8paese di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni; paese di ulivi, di olio e di miele; 9paese dove non mangerai con scarsità il pane, dove non ti mancherà nulla; paese dove le pietre sono ferro e dai cui monti scaverai il rame. 10Mangerai dunque a sazietà e benedirai il Signore Dio tuo a causa del paese fertile che ti avrà dato. 11Guardati bene dal dimenticare il Signore tuo Dio così da non osservare i suoi comandi, le sue norme e le sue leggi che oggi ti dò. 12Quando avrai mangiato e ti sarai saziato, quando avrai costruito belle case e vi avrai abitato, 13quando avrai visto il tuo bestiame grosso e minuto moltiplicarsi, accrescersi il tuo argento e il tuo oro e abbondare ogni tua cosa, 14il tuo cuore non si inorgoglisca in modo da dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione servile; 15che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz'acqua; che ha fatto sgorgare per te l'acqua dalla roccia durissima; 16che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri, per umiliarti e per provarti, per farti felice nel tuo avvenire. 17Guardati dunque dal pensare: La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno acquistato queste ricchezze. 18Ricordati invece del Signore tuo Dio perché Egli ti dà la forza per acquistare ricchezze, al fine di mantenere, come fa oggi, l'alleanza che ha giurata ai tuoi padri. 19Ma se tu dimenticherai il Signore tuo Dio e seguirai altri dèi e li servirai e ti prostrerai davanti a loro, io attesto oggi contro di voi che certo perirete! 20Perirete come le nazioni che il Signore fa perire davanti a voi, perché non avrete dato ascolto alla voce del Signore vostro Dio. 9 1Ascolta, Israele! Oggi tu attraverserai il Giordano per andare a impadronirti di nazioni più grandi e più potenti di te, di città grandi e fortificate fino al cielo, 2di un popolo grande e alto di statura, dei figli degli Anakiti che tu conosci e dei quali hai sentito dire: Chi mai può resistere ai figli di Anak? 3Sappi dunque oggi che il Signore tuo Dio passerà davanti a te come fuoco divoratore, li distruggerà e li abbatterà davanti a te; tu li scaccerai e li farai perire in fretta, come il Signore ti ha detto. 4Quando il Signore tuo Dio li avrà scacciati dinanzi a te, non pensare: A causa della mia giustizia, il Signore mi ha fatto entrare in possesso di questo paese; mentre per la malvagità di queste nazioni il Signore le scaccia dinanzi a te. 5No, tu non entri in possesso del loro paese a causa della tua giustizia, né a causa della rettitudine del tuo cuore; ma il Signore tuo Dio scaccia quelle nazioni dinanzi a te per la loro malvagità e per mantenere la parola che il Signore ha giurato ai tuoi padri, ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe. 6Sappi dunque che non a causa della tua giustizia il Signore tuo Dio ti dà il possesso di questo fertile paese; anzi tu sei un popolo di dura cervice. 7Ricordati, non dimenticare, come hai provocato all'ira il Signore tuo Dio nel deserto. Da quando usciste dal paese d'Egitto fino al vostro arrivo in questo luogo, siete stati ribelli al Signore. 8Anche sull'Oreb provocaste all'ira il Signore; il Signore si adirò contro di voi fino a volere la vostra distruzione. 9Quando io salii sul monte a prendere le tavole di pietra, le tavole dell'alleanza che il Signore aveva stabilita con voi, rimasi sul monte quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiare pane né bere acqua; 10il Signore mi diede le due tavole di pietra, scritte dal dito di Dio, sulle quali stavano tutte le parole che il Signore vi aveva dette sul monte, in mezzo al fuoco, il giorno dell'assemblea. 11Alla fine dei quaranta giorni e delle quaranta notti, il Signore mi diede le due tavole di pietra, le tavole dell'alleanza. 12Poi il Signore mi disse: Scendi in fretta di qui, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dall'Egitto, si è traviato; presto si sono allontanati dalla via che io avevo loro indicata: si sono fatti un idolo di metallo fuso. 13Il Signore mi aggiunse: Io ho visto questo popolo; ecco, è un popolo di dura cervice; 14lasciami fare; io li distruggerò e cancellerò il loro nome sotto i cieli e farò di te una nazione più potente e più grande di loro. 15Così io mi volsi e scesi dal monte, dal monte tutto in fiamme, tenendo nelle mani le due tavole dell'alleanza. 16Guardai ed ecco, avevate peccato contro il Signore vostro Dio; vi eravate fatto un vitello di metallo fuso; avevate ben presto lasciato la via che il Signore vi aveva imposta. 17Allora afferrai le due tavole, le gettai con le mie mani e le spezzai sotto i vostri occhi. 18Poi mi prostrai davanti al Signore, come avevo fatto la prima volta, per quaranta giorni e per quaranta notti; non mangiai pane né bevvi acqua, a causa del gran peccato che avevate commesso, facendo ciò che è male agli occhi del Signore per provocarlo. 19Io avevo paura di fronte all'ira e al furore di cui il Signore era acceso contro di voi, al punto di volervi distruggere. Ma il Signore mi esaudì anche quella volta. 20Anche contro Aronne il Signore si era fortemente adirato, al punto di volerlo far perire; io pregai in quell'occasione anche per Aronne. 21Poi presi l'oggetto del vostro peccato, il vitello che avevate fatto, lo bruciai nel fuoco, lo feci a pezzi, frantumandolo finché fosse ridotto in polvere, e buttai quella polvere nel torrente che scende dal monte. 22Anche a Tabera, a Massa e a Kibrot-Taava, voi provocaste il Signore. 23Quando il Signore volle farvi partire da Kades-Barnea dicendo: Entrate e prendete in possesso il paese che vi dò, voi vi ribellaste all'ordine del Signore vostro Dio, non aveste fede in lui e non obbediste alla sua voce. 24Siete stati ribelli al Signore da quando vi ho conosciuto. 25Io stetti prostrato davanti al Signore, quei quaranta giorni e quelle quaranta notti, perché il Signore aveva minacciato di distruggervi. 26Pregai il Signore e dissi: Signore Dio, non distruggere il tuo popolo, la tua eredità, che hai riscattato nella tua grandezza, che hai fatto uscire dall'Egitto con mano potente. 27Ricordati dei tuoi servi Abramo, Isacco e Giacobbe; non guardare alla caparbietà di questo popolo e alla sua malvagità e al suo peccato, 28perché il paese da dove ci hai fatti uscire non dica: Poiché il Signore non era in grado di introdurli nella terra che aveva loro promessa e poiché li odiava, li ha fatti uscire di qui per farli morire nel deserto. 29Al contrario essi sono il tuo popolo, la tua eredità, che tu hai fatto uscire dall'Egitto con grande potenza e con braccio teso. 10 1In quel tempo il Signore mi disse: Tàgliati due tavole di pietra simili alle prime e sali da me sul monte e costruisci anche un'arca di legno; 2io scriverò su quelle tavole le parole che erano sulle prime che tu hai spezzato e tu le metterai nell'arca. 3Io feci dunque un'arca di legno d'acacia e tagliai due tavole di pietra simili alle prime; poi salii sul monte, con le due tavole in mano. 4Il Signore scrisse su quelle tavole la stessa iscrizione di prima, cioè i dieci comandamenti che il Signore aveva promulgati per voi sul monte, in mezzo al fuoco, il giorno dell'assemblea. Il Signore me li consegnò. 5Allora mi volsi e scesi dal monte; collocai le tavole nell'arca che avevo fatta e là restarono, come il Signore mi aveva ordinato. 6Poi gli Israeliti partirono dai pozzi dei figli Iaakan per Mosera. Là morì Aronne e vi fu sepolto; Eleazaro suo figlio divenne sacerdote al posto di lui. 7Di là partirono alla volta di Gudgoda e da Gudgoda alla volta di Iotbata, paese ricco di torrenti d'acqua. 8In quel tempo il Signore prescelse la tribù di Levi per portare l'arca dell'alleanza del Signore, per stare davanti al Signore al suo servizio e per benedire nel nome di lui, come ha fatto fino ad oggi. 9Perciò Levi non ha parte né eredità con i suoi fratelli: il Signore è la sua eredità, come il Signore tuo Dio gli aveva detto. 10Io ero rimasto sul monte, come la prima volta, quaranta giorni e quaranta notti; il Signore mi esaudì anche questa volta: il Signore non ha voluto distruggerti. 11Poi il Signore mi disse: Alzati, mettiti in cammino alla testa del tuo popolo: entrino nel paese che giurai ai loro padri di dar loro e ne prendano possesso. 12Ora, Israele, che cosa ti chiede il Signore tuo Dio, se non che tu tema il Signore tuo Dio, che tu cammini per tutte le sue vie, che tu l'ami e serva il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima, 13che tu osservi i comandi del Signore e le sue leggi, che oggi ti dò per il tuo bene? 14Ecco, al Signore tuo Dio appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e quanto essa contiene. 15Ma il Signore predilesse soltanto i tuoi padri, li amò e, dopo loro, ha scelto fra tutti i popoli la loro discendenza, cioè voi, come oggi. 16Circoncidete dunque il vostro cuore ostinato e non indurite più la vostra nuca; 17perché il Signore vostro Dio è il Dio degli dèi, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile, che non usa parzialità e non accetta regali, 18rende giustizia all'orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito. 19Amate dunque il forestiero, poiché anche voi foste forestieri nel paese d'Egitto. 20Temi il Signore tuo Dio, a lui servi, restagli fedele e giura nel suo nome: 21Egli è l'oggetto della tua lode, Egli è il tuo Dio; ha fatto per te quelle cose grandi e tremende che i tuoi occhi hanno visto. 22I tuoi padri scesero in Egitto in numero di settanta persone; ora il Signore tuo Dio ti ha reso numeroso come le stelle dei cieli. 11 1Ama dunque il Signore tuo Dio e osserva le sue prescrizioni: le sue leggi, le sue norme e i suoi comandi. 2Voi riconoscete oggi – poiché non parlo ai vostri figli che non hanno conosciuto né hanno visto le lezioni del Signore vostro Dio – voi riconoscete la sua grandezza, la sua mano potente, il suo braccio teso, 3i suoi portenti, le opere che ha fatte in mezzo all'Egitto, contro il faraone, re d'Egitto, e contro il suo paese; 4e ciò che ha fatto all'esercito d'Egitto, ai suoi cavalli e ai suoi carri, come ha fatto rifluire su di loro le acque del Mare Rosso, quando essi vi inseguivano e come li ha distrutti per sempre; 5ciò che ha fatto per voi nel deserto, fino al vostro arrivo in questo luogo; 6ciò che ha fatto a Datan e ad Abiram, figli di Eliab, figlio di Ruben; come la terra ha spalancato la bocca e li ha inghiottiti con le loro famiglie, le loro tende e quanto a loro apparteneva, in mezzo a tutto Israele. 7Perché i vostri occhi hanno visto le grandi cose che il Signore ha operate. 8Osserverete dunque tutti i comandi che oggi vi dò, perché siate forti e possiate conquistare il paese che state per entrare a prendere in possesso 9e perché restiate a lungo sul suolo che il Signore ha giurato di dare ai vostri padri e alla loro discendenza: terra dove scorre latte e miele. 10Perché il paese di cui stai per entrare in possesso non è come il paese d'Egitto da cui siete usciti e dove gettavi il tuo seme e poi lo irrigavi con il piede, come fosse un orto di erbaggi; 11ma il paese che andate a prendere in possesso è un paese di monti e di valli, beve l'acqua della pioggia che viene dal cielo: 12paese del quale il Signore tuo Dio ha cura e sul quale si posano sempre gli occhi del Signore tuo Dio dal principio dell'anno sino alla fine. 13Ora, se obbedirete diligentemente ai comandi che oggi vi dò, amando il Signore vostro Dio e servendolo con tutto il cuore e con tutta l'anima, 14io darò al vostro paese la pioggia al suo tempo: la pioggia d'autunno e la pioggia di primavera, perché tu possa raccogliere il tuo frumento, il tuo vino e il tuo olio; 15farò anche crescere nella tua campagna l'erba per il tuo bestiame; tu mangerai e sarai saziato. 16State in guardia perché il vostro cuore non si lasci sedurre e voi vi allontaniate, servendo dèi stranieri o prostrandovi davanti a loro. 17Allora si accenderebbe contro di voi l'ira del Signore ed egli chiuderebbe i cieli e non vi sarebbe più pioggia e la terra non darebbe più i prodotti e voi perireste ben presto, scomparendo dalla fertile terra che il Signore sta per darvi. 18Porrete dunque nel cuore e nell'anima queste mie parole; ve le legherete alla mano come un segno e le terrete come un pendaglio tra gli occhi; 19le insegnerete ai vostri figli, parlandone quando sarai seduto in casa tua e quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai; 20le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte, 21perché i vostri giorni e i giorni dei vostri figli, nel paese che il Signore ha giurato ai vostri padri di dare loro, siano numerosi come i giorni dei cieli sopra la terra. 22Poiché se osserverete diligentemente tutti questi comandi che vi dò e li metterete in pratica, amando il Signore vostro Dio, camminando in tutte le sue vie e tenendovi uniti a lui, 23il Signore scaccerà dinanzi a voi tutte quelle nazioni e voi v'impadronirete di nazioni più grandi e più potenti di voi. 24Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà sarà vostro; i vostri confini si estenderanno dal deserto al Libano, dal fiume, il fiume Eufrate, al Mar Mediterraneo. 25Nessuno potrà resistere a voi; il Signore vostro Dio, come vi ha detto, diffonderà la paura e il terrore di voi su tutta la terra che voi calpesterete. 26Vedete, io pongo oggi davanti a voi una benedizione e una maledizione: 27la benedizione, se obbedite ai comandi del Signore vostro Dio, che oggi vi dò; 28la maledizione, se non obbedite ai comandi del Signore vostro Dio e se vi allontanate dalla via che oggi vi prescrivo, per seguire dèi stranieri, che voi non avete conosciuti. 29Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso, tu porrai la benedizione sul monte Garizim e la maledizione sul monte Ebal. 30Questi monti si trovano appunto oltre il Giordano, dietro la via verso occidente, nel paese dei Cananei che abitano l'Araba di fronte a Gàlgala presso le Querce di More. 31Voi infatti state per passare il Giordano per prendere in possesso il paese, che il Signore vostro Dio vi dà; voi lo possiederete e lo abiterete. 32Avrete cura di mettere in pratica tutte le leggi e le norme che oggi io pongo dinanzi a voi. 12 1Queste sono le leggi e le norme, che avrete cura di mettere in pratica nel paese che il Signore, Dio dei tuoi padri, ti dà perché tu lo possegga finché vivrete sulla terra. 2Distruggerete completamente tutti i luoghi, dove le nazioni che state per scacciare servono i loro dèi: sugli alti monti, sui colli e sotto ogni albero verde. 3Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco le statue dei loro dèi e cancellerete il loro nome da quei luoghi. 4Non così farete rispetto al Signore vostro Dio, 5ma lo cercherete nella sua dimora, nel luogo che il Signore vostro Dio avrà scelto fra tutte le vostre tribù, per stabilirvi il suo nome; là andrete. 6Là presenterete i vostri olocausti e i vostri sacrifici, le vostre decime, quello che le vostre mani avranno prelevato, le vostre offerte votive e le vostre offerte volontarie e i primogeniti del vostro bestiame grosso e minuto; 7mangerete davanti al Signore vostro Dio e gioirete voi e le vostre famiglie di tutto ciò a cui avrete posto mano e in cui il Signore vostro Dio vi avrà benedetti. 8Non farete come facciamo oggi qui, dove ognuno fa quanto gli sembra bene, 9perché ancora non siete giunti al luogo del riposo e nel possesso che il Signore vostro Dio sta per darvi. 10Ma quando avrete passato il Giordano e abiterete nel paese che il Signore vostro Dio vi dà in eredità ed egli vi avrà messo al sicuro da tutti i vostri nemici che vi circondano e abiterete tranquilli, 11allora, presenterete al luogo che il Signore vostro Dio avrà scelto per fissarvi la sede del suo nome, quanto vi comando: i vostri olocausti e i vostri sacrifici, le vostre decime, quello che le vostre mani avranno prelevato e tutte le offerte scelte che avrete votate al Signore. 12Gioirete davanti al Signore vostro Dio voi, i vostri figli, le vostre figlie, i vostri schiavi, le vostre schiave e il levita che abiterà le vostre città, perché non ha né parte, né eredità in mezzo a voi. 13Allora ti guarderai bene dall'offrire i tuoi olocausti in qualunque luogo avrai visto; 14ma offrirai i tuoi olocausti nel luogo che il Signore avrà scelto in una delle tue tribù; là farai quanto ti comando. 15Ma, ogni volta che ne sentirai desiderio, potrai uccidere animali e mangiarne la carne in tutte le tue città, secondo la benedizione che il Signore ti avrà elargito; chi sarà immondo e chi sarà mondo ne potranno mangiare, come si fa della carne di gazzella e di cervo; 16ma non ne mangerete il sangue; lo spargerai per terra come acqua. 17Non potrai mangiare entro le tue città le decime del tuo frumento, del tuo mosto, del tuo olio, né i primogeniti del tuo bestiame grosso e minuto, né ciò che avrai consacrato per voto, né le tue offerte volontarie, né quello che le tue mani avranno prelevato: 18tali cose mangerai davanti al Signore tuo Dio nel luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto: tu, il tuo figlio, la tua figlia, il tuo schiavo, la tua schiava e il levita che sarà entro le tue città; gioirai davanti al Signore tuo Dio di ogni cosa a cui avrai messo mano. 19Guardati bene, finché vivrai nel tuo paese, dall'abbandonare il levita. 20Quando il Signore, tuo Dio, avrà allargato i tuoi confini, come ti ha promesso, e tu, desiderando di mangiare la carne, dirai: Vorrei mangiare la carne, potrai mangiare carne a tuo piacere. 21Se il luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto per stabilirvi il suo nome sarà lontano da te, potrai ammazzare bestiame grosso e minuto che il Signore ti avrà dato, come ti ho prescritto; potrai mangiare entro le tue città a tuo piacere. 22Soltanto ne mangerete come si mangia la carne di gazzella e di cervo; ne potrà mangiare chi sarà immondo e chi sarà mondo; 23tuttavia astieniti dal mangiare il sangue, perché il sangue è la vita; tu non devi mangiare la vita insieme con la carne. 24Non lo mangerai, lo spargerai per terra come acqua. 25Non lo mangerai perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te: facendo ciò che è retto agli occhi del Signore. 26Ma quanto alle cose che avrai consacrate o promesse in voto, le prenderai e andrai al luogo che il Signore avrà scelto e offrirai i tuoi olocausti, 27la carne e il sangue, sull'altare del Signore tuo Dio; il sangue delle altre tue vittime dovrà essere sparso sull'altare del Signore tuo Dio e tu ne mangerai la carne. 28Osserva e ascolta tutte queste cose che ti comando, perché tu sia sempre felice tu e i tuoi figli dopo di te, quando avrai fatto ciò che è bene e retto agli occhi del Signore tuo Dio. 29Quando il Signore tuo Dio avrà distrutto davanti a te le nazioni che tu stai per prendere in possesso, quando le avrai conquistate e ti sarai stanziato nel loro paese, 30guardati bene dal lasciarti ingannare seguendo il loro esempio, dopo che saranno state distrutte davanti a te, e dal cercare i loro dèi, dicendo: Queste nazioni come servivano i loro dèi? Voglio fare così anch'io. 31Non ti comporterai in tal modo riguardo al Signore tuo Dio; perché esse facevano per i loro dèi quanto è abominevole per il Signore e che Egli detesta; bruciavano nel fuoco perfino i loro figli e le loro figlie, in onore dei loro dèi. 13 1Vi preoccuperete di mettere in pratica tutto ciò che vi comando; non vi aggiungerai nulla e nulla ne toglierai. 2Qualora si alzi in mezzo a te un profeta o un sognatore che ti proponga un segno o un prodigio 3e il segno e il prodigio annunciato succeda ed egli ti dica: Seguiamo dèi stranieri, che tu non hai mai conosciuti, e rendiamo loro un culto, 4tu non dovrai ascoltare le parole di quel profeta o di quel sognatore; perché il Signore vostro Dio vi mette alla prova per sapere se amate il Signore vostro Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima. 5Seguirete il Signore vostro Dio, temerete lui, osserverete i suoi comandi, obbedirete alla sua voce, lo servirete e gli resterete fedeli. 6Quanto a quel profeta o a quel sognatore, egli dovrà essere messo a morte, perché ha proposto l'apostasia dal Signore, dal vostro Dio, che vi ha fatti uscire dal paese di Egitto e vi ha riscattati dalla condizione servile, per trascinarti fuori della via per la quale il Signore tuo Dio ti ha ordinato di camminare. Così estirperai il male da te. 7Qualora il tuo fratello, figlio di tuo padre o figlio di tua madre, o il figlio o la figlia o la moglie che riposa sul tuo petto o l'amico che è come te stesso, t'istighi in segreto, dicendo: Andiamo, serviamo altri dèi, dèi che né tu né i tuoi padri avete conosciuti, 8divinità dei popoli che vi circondano, vicini a te o da te lontani da una estremità all'altra della terra, 9tu non dargli retta, non ascoltarlo; il tuo occhio non lo compianga; non risparmiarlo, non coprire la sua colpa. 10Anzi devi ucciderlo: la tua mano sia la prima contro di lui per metterlo a morte; poi la mano di tutto il popolo; 11lapidalo e muoia, perché ha cercato di trascinarti lontano dal Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile. 12Tutto Israele lo verrà a sapere, ne avrà timore e non commetterà in mezzo a te una tale azione malvagia. 13Qualora tu senta dire di una delle tue città che il Signore tuo Dio ti dà per abitare, 14che uomini iniqui sono usciti in mezzo a te e hanno sedotto gli abitanti della loro città dicendo: Andiamo, serviamo altri dèi, che voi non avete mai conosciuti, 15tu farai le indagini, investigherai, interrogherai con cura; se troverai che la cosa è vera, che il fatto sussiste e che un tale abominio è stato realmente commesso in mezzo a te, 16allora dovrai passare a fil di spada gli abitanti di quella città, la voterai allo sterminio, con quanto contiene e passerai a fil di spada anche il suo bestiame. 17Poi radunerai tutto il bottino in mezzo alla piazza e brucerai nel fuoco la città e l'intero suo bottino, sacrificio per il Signore tuo Dio; diventerà una rovina per sempre e non sarà più ricostruita. 18Nulla di ciò che sarà votato allo sterminio si attaccherà alle tue mani, perché il Signore desista dalla sua ira ardente, ti conceda misericordia, abbia pietà di te e ti moltiplichi come ha giurato ai tuoi padri, 19qualora tu ascolti la voce del Signore tuo Dio, osservando tutti i suoi comandi che oggi ti dò e facendo ciò che è retto agli occhi del Signore tuo Dio. 14 1Voi siete figli per il Signore Dio vostro; non vi farete incisioni e non vi raderete tra gli occhi per un morto. 2Tu sei infatti un popolo consacrato al Signore tuo Dio e il Signore ti ha scelto, perché tu fossi il suo popolo privilegiato, fra tutti i popoli che sono sulla terra. 3Non mangerai alcuna cosa abominevole. 4Questi sono gli animali che potrete mangiare: il bue, la pecora e la capra; 5il cervo, la gazzella, il daino, lo stambecco, l'antilope, il bufalo e il camoscio. 6Potrete mangiare di ogni quadrupede che ha l'unghia bipartita, divisa in due da una fessura, e che rumina. 7Ma non mangerete quelli che rùminano soltanto o che hanno soltanto l'unghia bipartita, divisa da una fessura e cioè il cammello, la lepre, l'ìrace, che rùminano ma non hanno l'unghia bipartita; considerateli immondi; 8anche il porco, che ha l'unghia bipartita ma non rumina, lo considererete immondo. Non mangerete la loro carne e non toccherete i loro cadaveri. 9Fra tutti gli animali che vivono nelle acque potrete mangiare quelli che hanno pinne e squame; 10ma non mangerete nessuno di quelli che non hanno pinne e squame; considerateli immondi. 11Potrete mangiare qualunque uccello mondo; 12ecco quelli che non dovete mangiare: 13l'aquila, l'ossìfraga e l'aquila di mare, il nibbio e ogni specie di falco, 14ogni specie di corvo, 15lo struzzo, la civetta, il gabbiano e ogni specie di sparviero, 16il gufo, l'ibis, il cigno, 17il pellicano, la fòlaga, l'alcione, 18la cicogna, ogni specie di airone, l'ùpupa e il pipistrello. 19Considererete come immondo ogni insetto alato; non ne mangiate. 20Potrete mangiare ogni uccello mondo. 21Non mangerete alcuna bestia che sia morta di morte naturale; la darai al forestiero che risiede nelle tue città, perché la mangi, o la venderai a qualche straniero, perché tu sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio. Non farai cuocere un capretto nel latte di sua madre. 22Dovrai prelevare la decima da tutto il frutto della tua sementa, che il campo produce ogni anno. 23Mangerai davanti al Signore tuo Dio, nel luogo dove avrà scelto di stabilire il suo nome, la decima del tuo frumento, del tuo mosto, del tuo olio e i primi parti del tuo bestiame grosso e minuto, perché tu impari a temere sempre il Signore tuo Dio. 24Ma se il cammino è troppo lungo per te e tu non puoi trasportare quelle decime, perché è troppo lontano da te il luogo dove il Signore tuo Dio avrà scelto di stabilire il suo nome – perché il Signore tuo Dio ti avrà benedetto –, 25allora le convertirai in denaro e tenendolo in mano andrai al luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto, 26e lo impiegherai per comprarti quanto tu desideri: bestiame grosso o minuto, vino, bevande inebrianti o qualunque cosa di tuo gusto e mangerai davanti al Signore tuo Dio e gioirai tu e la tua famiglia. 27Il levita che abita entro le tue città, non lo abbandonerai, perché non ha parte né eredità con te. 28Alla fine di ogni triennio metterai da parte tutte le decime del tuo provento del terzo anno e le deporrai entro le tue città; 29il levita, che non ha parte né eredità con te, l'orfano e la vedova che saranno entro le tue città, verranno, mangeranno e si sazieranno, perché il Signore tuo Dio ti benedica in ogni lavoro a cui avrai messo mano. 15 1Alla fine di ogni sette anni celebrerete l'anno di remissione. 2Ecco la norma di questa remissione: ogni creditore che abbia diritto a una prestazione personale in pegno per un prestito fatto al suo prossimo, lascerà cadere il suo diritto: non lo esigerà dal suo prossimo, dal suo fratello, quando si sarà proclamato l'anno di remissione per il Signore. 3Potrai esigerlo dallo straniero; ma quanto al tuo diritto nei confronti di tuo fratello, lo lascerai cadere. 4Del resto, non vi sarà alcun bisognoso in mezzo a voi; perché il Signore certo ti benedirà nel paese che il Signore tuo Dio ti dà in possesso ereditario, 5purché tu obbedisca fedelmente alla voce del Signore tuo Dio, avendo cura di eseguire tutti questi comandi, che oggi ti dò. 6Il Signore tuo Dio ti benedirà come ti ha promesso e tu farai prestiti a molte nazioni e non prenderai nulla in prestito; dominerai molte nazioni mentre esse non ti domineranno. 7Se vi sarà in mezzo a te qualche tuo fratello che sia bisognoso in una delle tue città del paese che il Signore tuo Dio ti dà, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso; 8anzi gli aprirai la mano e gli presterai quanto occorre alla necessità in cui si trova. 9Bada bene che non ti entri in cuore questo pensiero iniquo: È vicino il settimo anno, l'anno della remissione; e il tuo occhio sia cattivo verso il tuo fratello bisognoso e tu non gli dia nulla; egli griderebbe al Signore contro di te e un peccato sarebbe su di te. 10Dagli generosamente e, quando gli darai, il tuo cuore non si rattristi; perché proprio per questo il Signore Dio tuo ti benedirà in ogni lavoro e in ogni cosa a cui avrai messo mano. 11Poiché i bisognosi non mancheranno mai nel paese; perciò io ti dò questo comando e ti dico: Apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nel tuo paese. 12Se un tuo fratello ebreo o una ebrea si vende a te, ti servirà per sei anni, ma il settimo lo manderai via da te libero. 13Quando lo lascerai andare via libero, non lo rimanderai a mani vuote; 14gli farai doni dal tuo gregge, dalla tua aia e dal tuo torchio; gli darai ciò con cui il Signore tuo Dio ti avrà benedetto; 15ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese di Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha riscattato; perciò io ti dò oggi questo comando. 16Ma se egli ti dice: Non voglio andarmene da te, perché ama te e la tua casa e sta bene presso di te, 17allora prenderai una lesina, gli forerai l'orecchio contro la porta ed egli ti sarà schiavo per sempre. Lo stesso farai per la tua schiava. 18Non ti sia grave lasciarlo andare libero, perché ti ha servito sei anni e un mercenario ti sarebbe costato il doppio; così il Signore tuo Dio ti benedirà in quanto farai. 19Consacrerai al Signore tuo Dio ogni primogenito maschio che ti nascerà nel tuo bestiame grosso e minuto. Non metterai al lavoro il primo parto della tua vacca e non toserai il primo parto della tua pecora. 20Li mangerai ogni anno con la tua famiglia, davanti al Signore tuo Dio nel luogo che il Signore avrà scelto. 21Se l'animale ha qualche difetto, se è zoppo o cieco o ha qualunque altro grave difetto, non lo sacrificherai al Signore tuo Dio; 22lo mangerai entro le tue città; chi sarà immondo e chi sarà mondo ne mangeranno senza distinzione, come si mangia la gazzella e il cervo. 23Solo non ne mangerai il sangue; lo spargerai per terra come acqua. 16 1Osserva il mese di Abib e celebra la pasqua in onore del Signore tuo Dio perché nel mese di Abib il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire dall'Egitto, durante la notte. 2Immolerai la pasqua al Signore tuo Dio: un sacrificio di bestiame grosso e minuto, nel luogo che il Signore avrà scelto per stabilirvi il suo nome. 3Non mangerai con essa pane lievitato; per sette giorni mangerai con essa gli azzimi, pane di afflizione perché sei uscito in fretta dal paese d'Egitto; e così per tutto il tempo della tua vita tu ti ricorderai il giorno in cui sei uscito dal paese d'Egitto. 4Non si veda lievito presso di te, entro tutti i tuoi confini, per sette giorni; della carne, che avrai immolata la sera del primo giorno, non resti nulla fino al mattino. 5Non potrai immolare la pasqua in una qualsiasi città che il Signore tuo Dio sta per darti, 6ma immolerai la pasqua soltanto nel luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto per fissarvi il suo nome; la immolerai alla sera, al tramonto del sole, nell'ora in cui sei uscito dall'Egitto. 7Farai cuocere la vittima e la mangerai nel luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto; la mattina te ne potrai tornare e andartene alle tue tende. 8Per sei giorni mangerai azzimi e il settimo giorno vi sarà una solenne assemblea per il Signore tuo Dio; non farai alcun lavoro. 9Conterai sette settimane; da quando si metterà la falce nella messe comincerai a contare sette settimane; 10poi celebrerai la festa delle settimane per il Signore tuo Dio, offrendo nella misura della tua generosità e in ragione di ciò in cui il Signore tuo Dio ti avrà benedetto. 11Gioirai davanti al Signore tuo Dio tu, tuo figlio, tua figlia, il tuo schiavo e la tua schiava, il levita che sarà nelle tue città e l'orfano e la vedova che saranno in mezzo a te, nel luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto per stabilirvi il suo nome. 12Ti ricorderai che sei stato schiavo in Egitto e osserverai e metterai in pratica queste leggi. 13Celebrerai la festa delle capanne per sette giorni, quando raccoglierai il prodotto della tua aia e del tuo torchio; 14gioirai in questa tua festa, tu, tuo figlio e tua figlia, il tuo schiavo e la tua schiava e il levita, il forestiero, l'orfano e la vedova che saranno entro le tue città. 15Celebrerai la festa per sette giorni per il Signore tuo Dio, nel luogo che avrà scelto il Signore, perché il Signore tuo Dio ti benedirà in tutto il tuo raccolto e in tutto il lavoro delle tue mani e tu sarai contento. 16Tre volte all'anno ogni tuo maschio si presenterà davanti al Signore tuo Dio, nel luogo che Egli avrà scelto: nella festa degli azzimi, nella festa delle settimane e nella festa delle capanne; nessuno si presenterà davanti al Signore a mani vuote. 17Ma il dono di ciascuno sarà in misura della benedizione che il Signore tuo Dio ti avrà data. 18Ti costituirai giudici e scribi in tutte le città che il Signore tuo Dio ti dà, tribù per tribù; essi giudicheranno il popolo con giuste sentenze. 19Non farai violenza al diritto, non avrai riguardi personali e non accetterai regali, perché il regalo acceca gli occhi dei saggi e corrompe le parole dei giusti. 20La giustizia e solo la giustizia seguirai, per poter vivere e possedere il paese che il Signore tuo Dio sta per darti. 21Non pianterai alcun palo sacro di qualunque specie di legno, accanto all'altare del Signore tuo Dio, che tu hai costruito; non erigerai alcuna stele che il Signore tuo Dio ha in odio. 17 1Non immolerai al Signore tuo Dio bue o pecora che abbia qualche difetto o qualche deformità, perché sarebbe abominio per il Signore tuo Dio. 2Qualora si trovi in mezzo a te, in una delle città che il Signore tuo Dio sta per darti, un uomo o una donna che faccia ciò che è male agli occhi del Signore tuo Dio, trasgredendo la sua alleanza, 3e che vada e serva altri dèi e si prostri davanti a loro, davanti al sole o alla luna o a tutto l'esercito del cielo, contro il mio comando, 4quando ciò ti sia riferito o tu ne abbia sentito parlare, informatene diligentemente; se la cosa è vera, se il fatto sussiste, se un tale abominio è stato commesso in Israele, 5farai condurre alle porte della tua città quell'uomo o quella donna che avrà commesso quell'azione cattiva e lapiderai quell'uomo o quella donna, così che muoia. 6Colui che dovrà morire sarà messo a morte sulla deposizione di due o di tre testimoni; non potrà essere messo a morte sulla deposizione di un solo testimonio. 7La mano dei testimoni sarà la prima contro di lui per farlo morire; poi la mano di tutto il popolo; così estirperai il male in mezzo a te. 8Quando in una causa ti sarà troppo difficile decidere tra assassinio e assassinio, tra diritto e diritto, tra percossa e percossa, in cose su cui si litiga nelle tue città, ti alzerai e salirai al luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto; 9andrai dai sacerdoti e dal giudice in carica a quel tempo; li consulterai ed essi ti indicheranno la sentenza da pronunciare; 10tu agirai in base a quello che essi ti indicheranno nel luogo che il Signore avrà scelto e avrai cura di fare quanto ti avranno insegnato. 11Agirai in base alla legge che essi ti avranno insegnato e alla sentenza che ti avranno indicato; non devierai da quello che ti avranno esposto, né a destra, né a sinistra. 12L'uomo che si comporterà con presunzione e non obbedirà al sacerdote che sta là per servire il Signore tuo Dio o al giudice, quell'uomo dovrà morire; così toglierai il male da Israele; 13tutto il popolo lo verrà a sapere, ne avrà timore e non agirà più con presunzione. 14Quando sarai entrato nel paese che il Signore tuo Dio sta per darti e ne avrai preso possesso e l'abiterai, se dirai: Voglio costituire sopra di me un re come tutte le nazioni che mi stanno intorno, 15dovrai costituire sopra di te come re colui che il Signore tuo Dio avrà scelto. Costituirai sopra di te come re uno dei tuoi fratelli; non potrai costituire su di te uno straniero che non sia tuo fratello. 16Ma egli non dovrà procurarsi un gran numero di cavalli né far tornare il popolo in Egitto per procurarsi gran numero di cavalli, perché il Signore vi ha detto: Non tornerete più indietro per quella via! 17Non dovrà avere un gran numero di mogli, perché il suo cuore non si smarrisca; neppure abbia grande quantità di argento e d'oro. 18Quando si insedierà sul trono regale, scriverà per suo uso in un libro una copia di questa legge secondo l'esemplare dei sacerdoti leviti. 19La terrà presso di sé e la leggerà tutti i giorni della sua vita, per imparare a temere il Signore suo Dio, a osservare tutte le parole di questa legge e tutti questi statuti, 20perché il suo cuore non si insuperbisca verso i suoi fratelli ed egli non si allontani da questi comandi, né a destra, né a sinistra, e prolunghi così i giorni del suo regno, lui e i suoi figli, in mezzo a Israele. 18 1I sacerdoti leviti, tutta la tribù di Levi, non avranno parte né eredità insieme con Israele; vivranno dei sacrifici consumati dal fuoco per il Signore, e della sua eredità. 2Non avranno alcuna eredità tra i loro fratelli; il Signore è la loro eredità, come ha loro promesso. 3Questo sarà il diritto dei sacerdoti sul popolo, su quelli che offriranno come sacrificio un capo di bestiame grosso o minuto: essi daranno al sacerdote la spalla, le due mascelle e lo stomaco. 4Gli darai le primizie del tuo frumento, del tuo mosto e del tuo olio e le primizie della tosatura delle tue pecore; 5perché il Signore tuo Dio l'ha scelto fra tutte le tue tribù, affinché attenda al servizio del nome del Signore, lui e i suoi figli sempre. 6Se un levita, abbandonando qualunque città dove soggiorna in Israele, verrà, seguendo il suo desiderio, al luogo che il Signore avrà scelto 7e farà il servizio nel nome del Signore tuo Dio, come tutti i suoi fratelli leviti che stanno là davanti al Signore, 8egli riceverà per il suo mantenimento una parte uguale a quella degli altri, senza contare il ricavo dalla vendita della sua casa paterna. 9Quando sarai entrato nel paese che il Signore tuo Dio sta per darti, non imparerai a commettere gli abomini delle nazioni che vi abitano. 10Non si trovi in mezzo a te chi immola, facendoli passare per il fuoco, il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o l'augurio o la magia; 11nè chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, 12perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore; a causa di questi abomini, il Signore tuo Dio sta per scacciare quelle nazioni davanti a te. 13Tu sarai irreprensibile verso il Signore tuo Dio, 14perché le nazioni, di cui tu vai ad occupare il paese, ascoltano gli indovini e gli incantatori, ma quanto a te, non così ti ha permesso il Signore tuo Dio. 15Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto. 16Avrai così quanto hai chiesto al Signore tuo Dio, sull'Oreb, il giorno dell'assemblea, dicendo: Che io non oda più la voce del Signore mio Dio e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia. 17Il Signore mi rispose: Quello che hanno detto, va bene; 18io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. 19Se qualcuno non ascolterà le parole, che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. 20Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire. 21Se tu pensi: Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detta? 22Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l'ha detta il Signore; l'ha detta il profeta per presunzione; di lui non devi aver paura. 19 1Quando il Signore tuo Dio avrà distrutto le nazioni delle quali egli ti dà il paese e tu prenderai il loro posto e abiterai nelle loro città e nelle loro case, 2ti sceglierai tre città, nella terra della quale il Signore tuo Dio ti dà il possesso. 3Preparerai strade e dividerai in tre parti il territorio del paese che il Signore tuo Dio ti dà in eredità, perché ogni omicida si possa rifugiare in quella città. 4Ecco in qual caso l'omicida che vi si rifugerà avrà salva la vita: chiunque avrà ucciso il suo prossimo involontariamente, senza che l'abbia odiato prima, 5come quando uno va al bosco con il suo compagno a tagliare la legna e, mentre la mano afferra la scure per abbattere l'albero, il ferro gli sfugge dal manico e colpisce il compagno così che ne muoia, colui si rifugerà in una di queste città e avrà salva la vita; 6altrimenti il vendicatore del sangue, mentre l'ira gli arde in cuore, potrebbe inseguire l'omicida e, qualora sia lungo il cammino, potrebbe raggiungerlo e colpirlo a morte, mentre quegli non meritava, perché prima non aveva odiato il compagno. 7Ti dò dunque questo ordine: Scegliti tre città. 8Se il Signore tuo Dio allargherà i tuoi confini, come ha giurato ai tuoi padri, e ti darà tutto il paese che ha promesso di dare ai tuoi padri, 9se osserverai tutti questi comandi che oggi ti dò, amando il Signore tuo Dio e camminando sempre secondo le sue vie, allora aggiungerai tre altre città alle prime tre, 10perché non si sparga sangue innocente nel paese che il Signore tuo Dio ti dà in eredità e tu non ti renda colpevole del sangue versato. 11Ma se un uomo odia il suo prossimo, gli tende insidie, l'assale, lo percuote in modo da farlo morire e poi si rifugia in una di quelle città, 12gli anziani della sua città lo manderanno a prendere di là e lo consegneranno nelle mani del vendicatore del sangue perché sia messo a morte. 13L'occhio tuo non lo compianga; toglierai da Israele il sangue innocente e così sarai felice. 14Non sposterai i confini del tuo vicino, posti dai tuoi antenati, nell'eredità che ti sarà toccata nel paese che il Signore tuo Dio ti dà in possesso. 15Un solo testimonio non avrà valore contro alcuno, per qualsiasi colpa e per qualsiasi peccato; qualunque peccato questi abbia commesso, il fatto dovrà essere stabilito sulla parola di due o di tre testimoni. 16Qualora un testimonio iniquo si alzi contro qualcuno per accusarlo di ribellione, 17i due uomini fra i quali ha luogo la causa compariranno davanti al Signore, davanti ai sacerdoti e ai giudici in carica in quei giorni. 18I giudici indagheranno con diligenza e, se quel testimonio risulta falso perché ha deposto il falso contro il suo fratello, 19farete a lui quello che egli aveva pensato di fare al suo fratello. Così estirperai il male di mezzo a te. 20Gli altri lo verranno a sapere e ne avranno paura e non commetteranno più in mezzo a te una tale azione malvagia. 21Il tuo occhio non avrà compassione: vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede. 20 1Quando andrai in guerra contro i tuoi nemici e vedrai cavalli e carri e forze superiori a te, non li temere, perché è con te il Signore tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto. 2Quando sarete vicini alla battaglia, il sacerdote si farà avanti, parlerà al popolo 3e gli dirà: Ascolta, Israele! Voi oggi siete prossimi a dar battaglia ai vostri nemici; il vostro cuore non venga meno; non temete, non vi smarrite e non vi spaventate dinanzi a loro, 4perché il Signore vostro Dio cammina con voi per combattere per voi contro i vostri nemici e per salvarvi. 5I capi diranno al popolo: C'è qualcuno che abbia costruito una casa nuova e non l'abbia ancora inaugurata? Vada, torni a casa, perché non muoia in battaglia e altri inauguri la casa. 6C'è qualcuno che abbia piantato una vigna e non ne abbia ancora goduto il frutto? Vada, torni a casa, perché non muoia in battaglia e altri ne goda il frutto. 7C'è qualcuno che si sia fidanzato con una donna e non l'abbia ancora sposata? Vada, torni a casa, perché non muoia in battaglia e altri la sposi. 8I capi aggiungeranno al popolo: C'è qualcuno che abbia paura e cui venga meno il coraggio? Vada, torni a casa, perché il coraggio dei suoi fratelli non venga a mancare come il suo. 9Quando i capi avranno finito di parlare al popolo, costituiranno i comandanti delle schiere alla testa del popolo. 10Quando ti avvicinerai a una città per attaccarla, le offrirai prima la pace. 11Se accetta la pace e ti apre le sue porte, tutto il popolo che vi si troverà ti sarà tributario e ti servirà. 12Ma se non vuol far pace con te e vorrà la guerra, allora l'assedierai. 13Quando il Signore tuo Dio l'avrà data nelle tue mani, ne colpirai a fil di spada tutti i maschi; 14ma le donne, i bambini, il bestiame e quanto sarà nella città, tutto il suo bottino, li prenderai come tua preda; mangerai il bottino dei tuoi nemici, che il Signore tuo Dio ti avrà dato. 15Così farai per tutte le città che sono molto lontane da te e che non sono città di queste nazioni. 16Soltanto nelle città di questi popoli che il Signore tuo Dio ti dà in eredità, non lascerai in vita alcun essere che respiri; 17ma li voterai allo sterminio: cioè gli Hittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei e i Gebusei, come il Signore tuo Dio ti ha comandato di fare, 18perché essi non v'insegnino a commettere tutti gli abomini che fanno per i loro dèi e voi non pecchiate contro il Signore vostro Dio. 19Quando cingerai d'assedio una città per lungo tempo, per espugnarla e conquistarla, non ne distruggerai gli alberi colpendoli con la scure; ne mangerai il frutto, ma non li taglierai, perché l'albero della campagna è forse un uomo, per essere coinvolto nell'assedio? 20Soltanto potrai distruggere e recidere gli alberi che saprai non essere alberi da frutto, per costruire opere d'assedio contro la città che è in guerra con te, finché non sia caduta. 21 1Se nel paese di cui il Signore tuo Dio sta per darti il possesso, si troverà un uomo ucciso, disteso nella campagna, senza che si sappia chi l'abbia ucciso, 2i tuoi anziani e i tuoi giudici usciranno e misureranno la distanza fra l'ucciso e le città dei dintorni. 3Allora gli anziani della città più vicina all'ucciso prenderanno una giovenca che non abbia ancora lavorato né portato il giogo; 4gli anziani di quella città faranno scendere la giovenca presso un corso di acqua corrente, in luogo dove non si lavora e non si semina e là spezzeranno la nuca alla giovenca. 5Si avvicineranno poi i sacerdoti, figli di Levi, poiché il Signore tuo Dio li ha scelti per servirlo e per dare la benedizione nel nome del Signore e la loro parola dovrà decidere ogni controversia e ogni caso di lesione. 6Allora tutti gli anziani di quella città che sono più vicini al cadavere, si laveranno le mani sulla giovenca a cui sarà stata spezzata la nuca nel torrente; 7prendendo la parola diranno: Le nostre mani non hanno sparso questo sangue e i nostri occhi non l'hanno visto spargere. 8Signore, perdona al tuo popolo Israele, che tu hai redento, e non lasciar sussistere un sangue innocente in mezzo al tuo popolo Israele! Quel sangue sparso resterà per essi espiato. 9Così tu toglierai da te il sangue innocente, perché avrai fatto ciò che è retto agli occhi del Signore. 10Se andrai in guerra contro i tuoi nemici e il Signore tuo Dio te li avrà messi nelle mani e tu avrai fatto prigionieri, 11se vedrai tra i prigionieri una donna bella d'aspetto e ti sentirai legato a lei tanto da volerla prendere in moglie, te la condurrai a casa. 12Essa si raderà il capo, si taglierà le unghie, 13si leverà la veste che portava quando fu presa, dimorerà in casa tua e piangerà suo padre e sua madre per un mese intero; dopo, potrai accostarti a lei e comportarti da marito verso di lei e sarà tua moglie. 14Se in seguito non ti sentissi più di amarla, la lascerai andare a suo piacere, ma non potrai assolutamente venderla per denaro né trattarla come una schiava, per il fatto che tu l'hai disonorata. 15Se un uomo avrà due mogli, l'una amata e l'altra odiosa, e tanto l'amata quanto l'odiosa gli avranno procreato figli, se il primogenito è il figlio dell'odiosa, 16quando dividerà tra i suoi figli i beni che possiede, non potrà dare il diritto di primogenito al figlio dell'amata, preferendolo al figlio dell'odiosa, che è il primogenito; 17ma riconoscerà come primogenito il figlio dell'odiosa, dandogli il doppio di quello che possiede; poiché egli è la primizia del suo vigore e a lui appartiene il diritto di primogenitura. 18Se un uomo avrà un figlio testardo e ribelle che non obbedisce alla voce né di suo padre né di sua madre e, benché l'abbiano castigato, non dà loro retta, 19suo padre e sua madre lo prenderanno e lo condurranno dagli anziani della città, alla porta del luogo dove abita, 20e diranno agli anziani della città: Questo nostro figlio è testardo e ribelle; non vuole obbedire alla nostra voce, è uno sfrenato e un bevitore. 21Allora tutti gli uomini della sua città lo lapideranno ed egli morirà; così estirperai da te il male e tutto Israele lo saprà e avrà timore. 22Se un uomo avrà commesso un delitto degno di morte e tu l'avrai messo a morte e appeso a un albero, 23il suo cadavere non dovrà rimanere tutta la notte sull'albero, ma lo seppellirai lo stesso giorno, perché l'appeso è una maledizione di Dio e tu non contaminerai il paese che il Signore tuo Dio ti dà in eredità. 22 1Se vedi smarriti un bue o una pecora di tuo fratello, tu non devi fingere di non averli scorti, ma avrai cura di ricondurli a tuo fratello. 2Se tuo fratello non abita vicino a te e non lo conosci, accoglierai l'animale in casa tua: rimarrà da te finché tuo fratello non ne faccia ricerca e allora glielo renderai. 3Lo stesso farai del suo asino, lo stesso della sua veste, lo stesso di qualunque altro oggetto che tuo fratello abbia perduto e che tu trovi; tu non fingerai di non averli scorti. 4Se vedi l'asino del tuo fratello o il suo bue caduto nella strada, tu non fingerai di non averli scorti, ma insieme con lui li farai rialzare. 5La donna non si metterà un indumento da uomo né l'uomo indosserà una veste da donna; perché chiunque fa tali cose è in abominio al Signore tuo Dio. 6Quando, cammin facendo, troverai sopra un albero o per terra un nido d'uccelli con uccellini o uova e la madre che sta per covare gli uccellini o le uova, non prenderai la madre sui figli; 7ma scacciandola, lascia andar la madre e prendi per te i figli, perché tu sia felice e goda lunga vita. 8Quando costruirai una casa nuova, farai un parapetto intorno alla tua terrazza, per non attirare sulla tua casa la vendetta del sangue, qualora uno cada di là. 9Non seminerai nella tua vigna semi di due specie diverse, perché altrimenti tutto il prodotto di ciò che avrai seminato e la rendita della vigna diventerà cosa consacrata. 10Non devi arare con un bue e un asino aggiogati assieme. 11Non ti vestirai con un tessuto misto, fatto di lana e di lino insieme. 12Metterai fiocchi alle quattro estremità del mantello con cui ti copri. 13Se un uomo sposa una donna e, dopo aver coabitato con lei, la prende in odio, 14le attribuisce azioni scandalose e diffonde sul suo conto una fama cattiva, dicendo: Ho preso questa donna, ma quando mi sono accostato a lei non l'ho trovata in stato di verginità, 15il padre e la madre della giovane prenderanno i segni della verginità della giovane e li presenteranno agli anziani della città, alla porta. 16Il padre della giovane dirà agli anziani: Ho dato mia figlia in moglie a quest'uomo; egli l'ha presa in odio 17ed ecco le attribuisce azioni scandalose, dicendo: Non ho trovato tua figlia in stato di verginità; ebbene, questi sono i segni della verginità di mia figlia, e spiegheranno il panno davanti agli anziani della città. 18Allora gli anziani di quella città prenderanno il marito e lo castigheranno 19e gli imporranno un'ammenda di cento sicli d'argento, che daranno al padre della giovane, per il fatto che ha diffuso una cattiva fama contro una vergine d'Israele. Ella rimarrà sua moglie ed egli non potrà ripudiarla per tutto il tempo della sua vita. 20Ma se la cosa è vera, se la giovane non è stata trovata in stato di verginità, 21allora la faranno uscire all'ingresso della casa del padre e la gente della sua città la lapiderà, così che muoia, perché ha commesso un'infamia in Israele, disonorandosi in casa del padre. Così toglierai il male di mezzo a te. 22Quando un uomo verrà colto in fallo con una donna maritata, tutti e due dovranno morire: l'uomo che ha peccato con la donna e la donna. Così toglierai il male da Israele. 23Quando una fanciulla vergine è fidanzata e un uomo, trovandola in città, pecca con lei, 24condurrete tutti e due alla porta di quella città e li lapiderete così che muoiano: la fanciulla, perché essendo in città non ha gridato, e l'uomo perché ha disonorato la donna del suo prossimo. Così toglierai il male da te. 25Ma se l'uomo trova per i campi la fanciulla fidanzata e facendole violenza pecca con lei, allora dovrà morire soltanto l'uomo che ha peccato con lei; 26ma non farai nulla alla fanciulla. Nella fanciulla non c'è colpa degna di morte: come quando un uomo assale il suo prossimo e l'uccide, così è in questo caso, 27perché egli l'ha incontrata per i campi: la fanciulla fidanzata ha potuto gridare, ma non c'era nessuno per venirle in aiuto. 28Se un uomo trova una fanciulla vergine che non sia fidanzata, l'afferra e pecca con lei e sono colti in flagrante, 29l'uomo che ha peccato con lei darà al padre della fanciulla cinquanta sicli d'argento; essa sarà sua moglie, per il fatto che egli l'ha disonorata, e non potrà ripudiarla per tutto il tempo della sua vita. 23 1Nessuno sposerà una moglie del padre, né solleverà il lembo del mantello paterno. 2Non entrerà nella comunità del Signore chi ha il membro contuso o mutilato. 3Il bastardo non entrerà nella comunità del Signore; nessuno dei suoi, neppure alla decima generazione, entrerà nella comunità del Signore. 4L'Ammonita e il Moabita non entreranno nella comunità del Signore; nessuno dei loro discendenti, neppure alla decima generazione, entrerà nella comunità del Signore; 5non vi entreranno mai perché non vi vennero incontro con il pane e con l'acqua nel vostro cammino quando uscivate dall'Egitto e perché hanno prezzolato contro di te Balaam, figlio di Beor, da Petor nel paese dei due fiumi, perché ti maledicesse. 6Ma il Signore tuo Dio non volle ascoltare Balaam e il Signore tuo Dio mutò per te la maledizione in benedizione, perché il Signore tuo Dio ti ama. 7Non cercherai né la loro pace, né la loro prosperità, finché tu viva, mai. 8Non avrai in abominio l'Idumeo, perché è tuo fratello; non avrai in abominio l'Egiziano, perché sei stato forestiero nel suo paese; 9i figli che nasceranno da loro alla terza generazione potranno entrare nella comunità del Signore. 10Quando uscirai e ti accamperai contro i tuoi nemici, guardati da ogni cosa cattiva. 11Se si trova qualcuno in mezzo a te che sia immondo a causa d'un accidente notturno, uscirà dall'accampamento e non vi entrerà; 12verso sera si laverà con acqua e dopo il tramonto del sole potrà rientrare nell'accampamento. 13Avrai anche un posto fuori dell'accampamento e là andrai per i tuoi bisogni. 14Nel tuo equipaggiamento avrai un piuolo, con il quale, nel ritirarti fuori, scaverai una buca e poi ricoprirai i tuoi escrementi. 15Perché il Signore tuo Dio passa in mezzo al tuo accampamento per salvarti e per mettere i nemici in tuo potere; l'accampamento deve essere dunque santo, perché Egli non veda in mezzo a te qualche indecenza e ti abbandoni. 16Non consegnerai al suo padrone uno schiavo che, dopo essergli fuggito, si sarà rifugiato presso di te. 17Rimarrà da te nel tuo paese, nel luogo che avrà scelto, in quella città che gli parrà meglio; non lo molesterai. 18Non vi sarà alcuna donna dedita alla prostituzione sacra tra le figlie d'Israele, né vi sarà alcun uomo dedito alla prostituzione sacra tra i figli d'Israele. 19Non porterai nella casa del Signore tuo Dio il dono di una prostituta né il salario di un cane, qualunque voto tu abbia fatto, poiché tutti e due sono abominio per il Signore tuo Dio. 20Non farai al tuo fratello prestiti a interesse, né di denaro, né di viveri, né di qualunque cosa che si presta a interesse. 21Allo straniero potrai prestare a interesse, ma non al tuo fratello, perché il Signore tuo Dio ti benedica in tutto ciò a cui metterai mano, nel paese di cui stai per andare a prender possesso. 22Quando avrai fatto un voto al Signore tuo Dio, non tarderai a soddisfarlo, perché il Signore tuo Dio te ne domanderebbe certo conto e in te vi sarebbe un peccato. 23Ma se ti astieni dal far voti non vi sarà in te peccato. 24Manterrai la parola uscita dalle tue labbra ed eseguirai il voto che avrai fatto volontariamente al Signore tuo Dio, ciò che la tua bocca avrà promesso. 25Se entri nella vigna del tuo prossimo, potrai mangiare uva, secondo il tuo appetito, a sazietà, ma non potrai metterne in alcun tuo recipiente. 26Se passi tra la messe del tuo prossimo, potrai coglierne spighe con la mano, ma non mettere la falce nella messe del tuo prossimo. 24 1Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che essa non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa. 2Se essa, uscita dalla casa di lui, va e diventa moglie di un altro marito 3e questi la prende in odio, scrive per lei un libello di ripudio, glielo consegna in mano e la manda via dalla casa o se quest'altro marito, che l'aveva presa per moglie, muore, 4il primo marito, che l'aveva rinviata, non potrà riprenderla per moglie, dopo che essa è stata contaminata, perché sarebbe abominio agli occhi del Signore; tu non renderai colpevole di peccato il paese che il Signore tuo Dio sta per darti in eredità. 5Quando un uomo si sarà sposato da poco, non andrà in guerra e non gli sarà imposto alcun incarico; sarà libero per un anno di badare alla sua casa e farà lieta la moglie che ha sposata. 6Nessuno prenderà in pegno né le due pietre della macina domestica né la pietra superiore della macina, perché sarebbe come prendere in pegno la vita. 7Quando si troverà un uomo che abbia rapito qualcuno dei suoi fratelli tra gli Israeliti, l'abbia sfruttato come schiavo o l'abbia venduto, quel ladro sarà messo a morte; così estirperai il male da te. 8In caso di lebbra bada bene di osservare diligentemente e fare quanto i sacerdoti leviti vi insegneranno; avrete cura di fare come io ho loro ordinato. 9Ricòrdati di quello che il Signore tuo Dio fece a Maria durante il viaggio, quando uscivate dall'Egitto. 10Quando presterai qualsiasi cosa al tuo prossimo, non entrerai in casa sua per prendere il suo pegno; 11te ne starai fuori e l'uomo a cui avrai fatto il prestito ti porterà fuori il pegno. 12Se quell'uomo è povero, non andrai a dormire con il suo pegno. 13Dovrai assolutamente restituirgli il pegno al tramonto del sole, perché egli possa dormire con il suo mantello e benedirti; questo ti sarà contato come una cosa giusta agli occhi del Signore tuo Dio. 14Non defrauderai il salariato povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno dei forestieri che stanno nel tuo paese, nelle tue città; 15gli darai il suo salario il giorno stesso, prima che tramonti il sole, perché egli è povero e vi volge il desiderio; così egli non griderà contro di te al Signore e tu non sarai in peccato. 16Non si metteranno a morte i padri per una colpa dei figli, né si metteranno a morte i figli per una colpa dei padri; ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato. 17Non lederai il diritto dello straniero e dell'orfano e non prenderai in pegno la veste della vedova, 18ma ti ricorderai che sei stato schiavo in Egitto e che di là ti ha liberato il Signore tuo Dio; perciò ti comando di fare questa cosa. 19Quando, facendo la mietitura nel tuo campo, vi avrai dimenticato qualche mannello, non tornerai indietro a prenderlo; sarà per il forestiero, per l'orfano e per la vedova, perché il Signore tuo Dio ti benedica in ogni lavoro delle tue mani. 20Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornerai indietro a ripassare i rami: saranno per il forestiero, per l'orfano e per la vedova. 21Quando vendemmierai la tua vigna, non tornerai indietro a racimolare: sarà per il forestiero, per l'orfano e per la vedova. 22Ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese d'Egitto; perciò ti comando di fare questa cosa. 25 1Quando sorgerà una lite fra alcuni uomini e verranno in giudizio, i giudici che sentenzieranno, assolveranno l'innocente e condanneranno il colpevole. 2Se il colpevole avrà meritato di essere fustigato, il giudice lo farà stendere per terra e fustigare in sua presenza, con un numero di colpi proporzionati alla gravità della sua colpa. 3Gli farà dare non più di quaranta colpi, perché, aggiungendo altre battiture a queste, la punizione non risulti troppo grave e il tuo fratello resti infamato ai tuoi occhi. 4Non metterai la museruola al bue, mentre sta trebbiando. 5Quando i fratelli abiteranno insieme e uno di loro morirà senza lasciare figli, la moglie del defunto non si mariterà fuori, con un forestiero; il suo cognato verrà da lei e se la prenderà in moglie, compiendo così verso di lei il dovere del cognato; 6il primogenito che essa metterà al mondo, andrà sotto il nome del fratello morto perché il nome di questo non si estingua in Israele. 7Ma se quell'uomo non ha piacere di prendere la cognata, essa salirà alla porta degli anziani e dirà: Mio cognato rifiuta di assicurare in Israele il nome del fratello; non acconsente a compiere verso di me il dovere del cognato. 8Allora gli anziani della sua città lo chiameranno e gli parleranno; se egli persiste e dice: Non ho piacere di prenderla, 9allora sua cognata gli si avvicinerà in presenza degli anziani, gli toglierà il sandalo dal piede, gli sputerà in faccia e prendendo la parola dirà: Così sarà fatto all'uomo che non vuole ricostruire la famiglia del fratello. 10La famiglia di lui sarà chiamata in Israele la famiglia dello scalzato. 11Se alcuni verranno a contesa fra di loro e la moglie dell'uno si avvicinerà per liberare il marito dalle mani di chi lo percuote e stenderà la mano per afferrare costui nelle parti vergognose, 12tu le taglierai la mano e l'occhio tuo non dovrà averne compassione. 13Non avrai nel tuo sacco due pesi diversi, uno grande e uno piccolo. 14Non avrai in casa due tipi di efa, una grande e una piccola. 15Terrai un peso completo e giusto, terrai un'efa completa e giusta, perché tu possa aver lunga vita nel paese che il Signore tuo Dio sta per darti. 16Poiché chiunque compie tali cose, chiunque commette ingiustizia è in abominio al Signore tuo Dio. 17Ricordati di ciò che ti ha fatto Amalek lungo il cammino quando uscivate dall'Egitto: 18come ti assalì lungo il cammino e aggredì nella tua carovana tutti i più deboli della retroguardia, mentre tu eri stanco e sfinito, e non ebbe alcun timor di Dio. 19Quando dunque il Signore tuo Dio ti avrà assicurato tranquillità, liberandoti da tutti i tuoi nemici all'intorno nel paese che il Signore tuo Dio sta per darti in eredità, cancellerai la memoria di Amalek sotto al cielo: non dimenticare! 26 1Quando sarai entrato nel paese che il Signore tuo Dio ti darà in eredità e lo possiederai e là ti sarai stabilito, 2prenderai le primizie di tutti i frutti del suolo da te raccolti nel paese che il Signore tuo Dio ti darà, le metterai in una cesta e andrai al luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto per stabilirvi il suo nome. 3Ti presenterai al sacerdote in carica in quei giorni e gli dirai: Io dichiaro oggi al Signore tuo Dio che sono entrato nel paese che il Signore ha giurato ai nostri padri di darci. 4Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all'altare del Signore tuo Dio 5e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore tuo Dio: Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. 6Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. 7Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; 8il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi, 9e ci condusse in questo luogo e ci diede questo paese, dove scorre latte e miele. 10Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato. Le deporrai davanti al Signore tuo Dio e ti prostrerai davanti al Signore tuo Dio; 11gioirai, con il levita e con il forestiero che sarà in mezzo a te, di tutto il bene che il Signore tuo Dio avrà dato a te e alla tua famiglia. 12Quando avrai finito di prelevare tutte le decime delle tue entrate, il terzo anno, l'anno delle decime, e le avrai date al levita, al forestiero, all'orfano e alla vedova perché ne mangino nelle tue città e ne siano sazi, 13dirai dinanzi al Signore tuo Dio: Ho tolto dalla mia casa ciò che era consacrato e l'ho dato al levita, al forestiero, all'orfano e alla vedova secondo quanto mi hai ordinato; non ho trasgredito, né dimenticato alcuno dei tuoi comandi. 14Non ne ho mangiato durante il mio lutto; non ne ho tolto nulla quando ero immondo e non ne ho dato nulla per un cadavere; ho obbedito alla voce del Signore mio Dio; ho agito secondo quanto mi hai ordinato. 15Volgi lo sguardo dalla dimora della tua santità, dal cielo, e benedici il tuo popolo d'Israele e il suolo che ci hai dato come hai giurato ai nostri padri, il paese dove scorre latte e miele! 16Oggi il Signore tuo Dio ti comanda di mettere in pratica queste leggi e queste norme; osservale dunque, mettile in pratica, con tutto il cuore, con tutta l'anima. 17Tu hai sentito oggi il Signore dichiarare che Egli sarà il tuo Dio, ma solo se tu camminerai per le sue vie e osserverai le sue leggi, i suoi comandi, le sue norme e obbedirai alla sua voce. 18Il Signore ti ha fatto oggi dichiarare che tu sarai per lui un popolo particolare, come egli ti ha detto, ma solo se osserverai tutti i suoi comandi; 19Egli ti metterà per gloria, rinomanza e splendore, sopra tutte le nazioni che ha fatte e tu sarai un popolo consacrato al Signore tuo Dio com'egli ha promesso". 27 1Mosè e gli anziani d'Israele diedero quest'ordine al popolo: "Osservate tutti i comandi che oggi vi dò. 2Quando avrete passato il Giordano per entrare nel paese che il Signore vostro Dio sta per darvi, erigerai grandi pietre e le intonacherai di calce. 3Scriverai su di esse tutte le parole di questa legge, quando avrai passato il Giordano per entrare nel paese che il Signore tuo Dio sta per darti, paese dove scorre latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto. 4Quando dunque avrete passato il Giordano, erigerete sul monte Ebal queste pietre, che oggi vi comando, e le intonacherete di calce. 5Là costruirai anche un altare al Signore tuo Dio, un altare di pietre non toccate da strumento di ferro. 6Costruirai l'altare del Signore tuo Dio con pietre intatte e sopra vi offrirai olocausti al Signore tuo Dio, 7offrirai sacrifici di comunione e là mangerai e ti gioirai davanti al Signore tuo Dio. 8Scriverai su quelle pietre tutte le parole di questa legge con scrittura ben chiara". 9Mosè e i sacerdoti leviti dissero a tutto Israele: "Fa' silenzio e ascolta, Israele! Oggi sei divenuto il popolo del Signore tuo Dio. 10Obbedirai quindi alla voce del Signore tuo Dio e metterai in pratica i suoi comandi e le sue leggi che oggi ti do". 11In quello stesso giorno Mosè diede quest'ordine al popolo: 12"Quando avrete passato il Giordano, ecco quelli che staranno sul monte Garizim per benedire il popolo: Simeone, Levi, Giuda, Ìssacar, Giuseppe e Beniamino; 13ecco quelli che staranno sul monte Ebal, per pronunciare la maledizione: Ruben, Gad, Aser, Zàbulon, Dan e Nèftali. 14I leviti prenderanno la parola e diranno ad alta voce a tutti gli Israeliti: 15Maledetto l'uomo che fa un'immagine scolpita o di metallo fuso, abominio per il Signore, lavoro di mano d'artefice, e la pone in luogo occulto! Tutto il popolo risponderà e dirà: Amen. 16Maledetto chi maltratta il padre e la madre! Tutto il popolo dirà: Amen. 17Maledetto chi sposta i confini del suo prossimo! Tutto il popolo dirà: Amen. 18Maledetto chi fa smarrire il cammino al cieco! Tutto il popolo dirà: Amen. 19Maledetto chi lede il diritto del forestiero, dell'orfano e della vedova! Tutto il popolo dirà: Amen. 20Maledetto chi si unisce con la moglie del padre, perché solleva il lembo del mantello del padre! Tutto il popolo dirà: Amen. 21Maledetto chi si unisce con qualsiasi bestia! Tutto il popolo dirà: Amen. 22Maledetto chi si unisce con la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre! Tutto il popolo dirà: Amen. 23Maledetto chi si unisce con la suocera! Tutto il popolo dirà: Amen. 24Maledetto chi uccide il suo prossimo in segreto! Tutto il popolo dirà: Amen. 25Maledetto chi accetta un regalo per condannare a morte un innocente! Tutto il popolo dirà: Amen. 26Maledetto chi non mantiene in vigore le parole di questa legge, per metterla in pratica! Tutto il popolo dirà: Amen. 28 1Se tu obbedirai fedelmente alla voce del Signore tuo Dio, preoccupandoti di mettere in pratica tutti i suoi comandi che io ti prescrivo, il Signore tuo Dio ti metterà sopra tutte le nazioni della terra; 2perché tu avrai ascoltato la voce del Signore tuo Dio, verranno su di te e ti raggiungeranno tutte queste benedizioni: 3Sarai benedetto nella città e benedetto nella campagna. 4Benedetto sarà il frutto del tuo seno, il frutto del tuo suolo e il frutto del tuo bestiame; benedetti i parti delle tue vacche e i nati delle tue pecore. 5Benedette saranno la tua cesta e la tua madia. 6Sarai benedetto quando entri e benedetto quando esci. 7Il Signore lascerà sconfiggere davanti a te i tuoi nemici, che insorgeranno contro di te: per una sola via verranno contro di te e per sette vie fuggiranno davanti a te. 8Il Signore ordinerà alla benedizione di essere con te nei tuoi granai e in tutto ciò a cui metterai mano; ti benedirà nel paese che il Signore tuo Dio sta per darti. 9Il Signore ti renderà popolo a lui consacrato, come ti ha giurato, se osserverai i comandi del Signore tuo Dio e se camminerai per le sue vie; 10tutti i popoli della terra vedranno che porti il nome del Signore e ti temeranno. 11Il Signore tuo Dio ti concederà abbondanza di beni, quanto al frutto del tuo grembo, al frutto del tuo bestiame e al frutto del tuo suolo, nel paese che il Signore ha giurato ai tuoi padri di darti. 12Il Signore aprirà per te il suo benefico tesoro, il cielo, per dare alla tua terra la pioggia a suo tempo e per benedire tutto il lavoro delle tue mani; così presterai a molte nazioni, mentre tu non domanderai prestiti. 13Il Signore ti metterà in testa e non in coda e sarai sempre in alto e mai in basso, se obbedirai ai comandi del Signore tuo Dio, che oggi io ti prescrivo, perché tu li osservi e li metta in pratica, 14e se non devierai né a destra né a sinistra da alcuna delle cose che oggi vi comando, per seguire altri dèi e servirli. 15Ma se non obbedirai alla voce del Signore tuo Dio, se non cercherai di eseguire tutti i suoi comandi e tutte le sue leggi che oggi io ti prescrivo, verranno su di te e ti raggiungeranno tutte queste maledizioni: 16sarai maledetto nella città e maledetto nella campagna. 17Maledette saranno la tua cesta e la tua madia. 18Maledetto sarà il frutto del tuo seno e il frutto del tuo suolo; maledetti i parti delle tue vacche e i nati delle tue pecore. 19Maledetto sarai quando entri e maledetto quando esci. 20Il Signore lancerà contro di te la maledizione, la costernazione e la minaccia in ogni lavoro a cui metterai mano, finché tu sia distrutto e perisca rapidamente a causa delle tue azioni malvage per avermi abbandonato. 21Il Signore ti farà attaccare la peste, finché essa non ti abbia eliminato dal paese, di cui stai per entrare a prender possesso. 22Il Signore ti colpirà con la consunzione, con la febbre, con l'infiammazione, con l'arsura, con la siccità, il carbonchio e la ruggine, che ti perseguiteranno finché tu non sia perito. 23Il cielo sarà di rame sopra il tuo capo e la terra sotto di te sarà di ferro. 24Il Signore darà come pioggia al tuo paese sabbia e polvere, che scenderanno dal cielo su di te finché tu sia distrutto. 25Il Signore ti farà sconfiggere dai tuoi nemici: per una sola via andrai contro di loro e per sette vie fuggirai davanti a loro; diventerai oggetto di orrore per tutti i regni della terra. 26Il tuo cadavere diventerà pasto di tutti gli uccelli del cielo e delle bestie selvatiche e nessuno li scaccerà. 27Il Signore ti colpirà con le ulcere d'Egitto, con bubboni, scabbia e prurigine, da cui non potrai guarire. 28Il Signore ti colpirà di delirio, di cecità e di pazzia, 29così che andrai brancolando in pieno giorno come il cieco brancola nel buio. Non riuscirai nelle tue imprese, sarai ogni giorno oppresso e spogliato e nessuno ti aiuterà. 30Ti fidanzerai con una donna, un altro la praticherà; costruirai una casa, ma non vi abiterai; pianterai una vigna e non ne potrai cogliere i primi frutti. 31Il tuo bue sarà ammazzato sotto i tuoi occhi e tu non ne mangerai; il tuo asino ti sarà portato via in tua presenza e non tornerà più a te; il tuo gregge sarà dato ai tuoi nemici e nessuno ti aiuterà. 32I tuoi figli e le tue figlie saranno consegnati a un popolo straniero, mentre i tuoi occhi vedranno e languiranno di pianto per loro ogni giorno, ma niente potrà fare la tua mano. 33Un popolo, che tu non conosci, mangerà il frutto della tua terra e di tutta la tua fatica; sarai oppresso e schiacciato ogni giorno; 34diventerai pazzo per ciò che i tuoi occhi dovranno vedere. 35Il Signore ti colpirà alle ginocchia e alle cosce con una ulcera maligna, della quale non potrai guarire; ti colpirà dalla pianta dei piedi alla sommità del capo. 36Il Signore deporterà te e il re, che ti sarai costituito, in una nazione che né tu né i padri tuoi avete conosciuto; là servirai dèi stranieri, dèi di legno e di pietra; 37diventerai oggetto di stupore, di motteggio e di scherno per tutti i popoli fra i quali il Signore ti avrà condotto. 38Porterai molta semente al campo e raccoglierai poco, perché la locusta la divorerà. 39Pianterai vigne e le coltiverai, ma non berrai vino né coglierai uva, perché il verme le roderà. 40Avrai oliveti in tutto il tuo territorio, ma non ti ungerai di olio, perché le tue olive cadranno immature. 41Genererai figli e figlie, ma non saranno tuoi, perché andranno in prigionia. 42Tutti i tuoi alberi e il frutto del tuo suolo saranno preda di un esercito d'insetti. 43Il forestiero che sarà in mezzo a te si innalzerà sempre più sopra di te e tu scenderai sempre più in basso. 44Egli presterà a te e tu non presterai a lui; egli sarà in testa e tu in coda. 45Tutte queste maledizioni verranno su di te, ti perseguiteranno e ti raggiungeranno, finché tu sia distrutto, perché non avrai obbedito alla voce del Signore tuo Dio, osservando i comandi e le leggi che egli ti ha dato. 46Esse per te e per la tua discendenza saranno sempre un segno e un prodigio. 47Poiché non avrai servito il Signore tuo Dio con gioia e di buon cuore in mezzo all'abbondanza di ogni cosa, 48servirai i tuoi nemici, che il Signore manderà contro di te, in mezzo alla fame, alla sete, alla nudità e alla mancanza di ogni cosa; essi ti metteranno un giogo di ferro sul collo, finché ti abbiano distrutto. 49Il Signore solleverà contro di te da lontano, dalle estremità della terra, una nazione che si slancia a volo come aquila: una nazione della quale non capirai la lingua, 50una nazione dall'aspetto feroce, che non avrà riguardo al vecchio né avrà compassione del fanciullo; 51che mangerà il frutto del tuo bestiame e il frutto del tuo suolo, finché tu sia distrutto, e non ti lascerà alcun residuo di frumento, di mosto, di olio, dei parti delle tue vacche e dei nati delle tue pecore, finché ti avrà fatto perire. 52Ti assedierà in tutte le tue città, finché in tutto il tuo paese cadano le mura alte e forti, nelle quali avrai riposto la fiducia. Ti assedierà in tutte le tue città, in tutto il paese che il Signore tuo Dio ti avrà dato. 53Durante l'assedio e l'angoscia alla quale ti ridurrà il tuo nemico, mangerai il frutto delle tue viscere, le carni dei tuoi figli e delle tue figlie, che il Signore tuo Dio ti avrà dato. 54L'uomo più raffinato tra di voi e più delicato guarderà di malocchio il suo fratello e la sua stessa sposa e il resto dei suoi figli che ancora sopravvivono, 55per non dare ad alcuno di loro le carni dei suoi figli delle quali si ciberà; perché non gli sarà rimasto più nulla durante l'assedio e l'angoscia alla quale i nemici ti avranno ridotto entro tutte le tue città. 56La donna più raffinata e delicata tra di voi, che per delicatezza e raffinatezza non si sarebbe provata a posare in terra la pianta del piede, guarderà di malocchio il proprio marito, il figlio e la figlia 57e si ciberà di nascosto di quanto esce dai suoi fianchi e dei bambini che deve ancora partorire, mancando di tutto durante l'assedio e l'angoscia alla quale i nemici ti avranno ridotto entro tutte le tue città. 58Se non cercherai di eseguire tutte le parole di questa legge, scritte in questo libro, avendo timore di questo nome glorioso e terribile del Signore tuo Dio, 59allora il Signore colpirà te e i tuoi discendenti con flagelli prodigiosi: flagelli grandi e duraturi, malattie maligne e ostinate. 60Farà tornare su di te le infermità dell'Egitto, delle quali tu avevi paura, e si attaccheranno a te. 61Anche ogni altra malattia e ogni flagello, che non sta scritto nel libro di questa legge, il Signore manderà contro di te, finché tu non sia distrutto. 62Voi rimarrete in pochi uomini, dopo essere stati numerosi come le stelle del cielo, perché non avrai obbedito alla voce del Signore tuo Dio. 63Come il Signore gioiva a vostro riguardo nel beneficarvi e moltiplicarvi, così il Signore gioirà a vostro riguardo nel farvi perire e distruggervi; sarete strappati dal suolo, che vai a prendere in possesso. 64Il Signore ti disperderà fra tutti i popoli, da un'estremità fino all'altra; là servirai altri dèi, che né tu, né i tuoi padri avete conosciuti, dèi di legno e di pietra. 65Fra quelle nazioni non troverai sollievo e non vi sarà luogo di riposo per la pianta dei tuoi piedi; là il Signore ti darà un cuore trepidante, languore di occhi e angoscia di anima. 66La tua vita ti sarà dinanzi come sospesa a un filo; temerai notte e giorno e non sarai sicuro della tua vita. 67Alla mattina dirai: Se fosse sera! e alla sera dirai: Se fosse mattina!, a causa del timore che ti agiterà il cuore e delle cose che i tuoi occhi vedranno. 68Il Signore ti farà tornare in Egitto, per mezzo di navi, per una via della quale ti ho detto: Non dovrete più rivederla! e là vi metterete in vendita ai vostri nemici come schiavi e schiave, ma nessuno vi acquisterà". 69Queste sono le parole dell'alleanza che il Signore ordinò a Mosè di stabilire con gli Israeliti nel paese di Moab, oltre l'alleanza che aveva stabilito con loro sull'Oreb. 29 1Mosè convocò tutto Israele e disse loro: "Voi avete visto quanto il Signore ha fatto sotto i vostri occhi, nel paese d'Egitto, al faraone, a tutti i suoi ministri e a tutto il suo paese; 2le prove grandiose che i tuoi occhi hanno visto, i segni e i grandi prodigi. 3Ma fino ad oggi il Signore non vi ha dato una mente per comprendere, né occhi per vedere, né orecchi per udire. 4Io vi ho condotti per quarant'anni nel deserto; i vostri mantelli non vi si sono logorati addosso e i vostri sandali non vi si sono logorati ai piedi. 5Non avete mangiato pane, non avete bevuto vino, né bevanda inebriante, perché sapevate che io sono il Signore vostro Dio. 6Quando foste arrivati in questo luogo e Sicon re di Chesbon e Og re di Basan uscirono contro di noi per combattere, noi li abbiamo sconfitti, 7abbiamo preso il loro paese e l'abbiamo dato in possesso ai Rubeniti, ai Gaditi e a metà della tribù di Manàsse. 8Osservate dunque le parole di questa alleanza e mettetela in pratica, perché abbiate successo in quanto farete. 9Oggi voi state tutti davanti al Signore vostro Dio, i vostri capi, le vostre tribù, i vostri anziani, i vostri scribi, tutti gli Israeliti, 10i vostri bambini, le vostre mogli, il forestiero che sta in mezzo al tuo accampamento, da chi ti spacca la legna a chi ti attinge l'acqua, 11per entrare nell'alleanza del Signore tuo Dio e nell'imprecazione che il Signore tuo Dio sancisce oggi con te, 12per costituirti oggi suo popolo e per essere Egli il tuo Dio, come ti ha detto e come ha giurato ai tuoi padri, ad Abramo, ad Isacco e a Giacobbe. 13Non soltanto con voi io sancisco questa alleanza e pronunzio questa imprecazione, 14ma con chi oggi sta qui con noi davanti al Signore nostro Dio e con chi non è oggi qui con noi. 15Poiché voi sapete come abbiamo abitato nel paese d'Egitto e come siamo passati in mezzo alle nazioni, che avete attraversate; 16avete visto i loro abomini e gli idoli di legno, di pietra, d'argento e d'oro, che sono presso di loro. 17Non vi sia tra voi uomo o donna o famiglia o tribù che volga oggi il cuore lungi dal Signore nostro Dio, per andare a servire gli dèi di quelle nazioni. Non vi sia tra di voi radice alcuna che produca veleno e assenzio. 18Se qualcuno, udendo le parole di questa imprecazione, si lusinga in cuor suo dicendo: Avrò benessere, anche se mi regolerò secondo l'ostinazione del mio cuore, con il pensiero che il terreno irrigato faccia sparire quello arido, 19il Signore non consentirà a perdonarlo; anzi in tal caso la collera del Signore e la sua gelosia si accenderanno contro quell'uomo e si poserà sopra di lui ogni imprecazione scritta in questo libro e il Signore cancellerà il suo nome sotto il cielo. 20Il Signore lo segregherà, per sua sventura, da tutte le tribù d'Israele, secondo tutte le imprecazioni dell'alleanza scritta in questo libro della legge. 21Allora la generazione futura, i vostri figli che sorgeranno dopo di voi e lo straniero che verrà da una terra lontana, quando vedranno i flagelli di quel paese e le malattie che il Signore gli avrà inflitte: 22tutto il suo suolo sarà zolfo, sale, arsura, non sarà seminato e non germoglierà, né erba di sorta vi crescerà, come dopo lo sconvolgimento di Sòdoma, di Gomorra, di Adma e di Zeboim, distrutte dalla sua collera e dal suo furore, 23diranno, dunque, tutte le nazioni: Perché il Signore ha trattato così questo paese? Perché l'ardore di questa grande collera? 24E si risponderà: Perché hanno abbandonato l'alleanza del Signore, Dio dei loro padri: l'alleanza che egli aveva stabilita con loro, quando li ha fatti uscire dal paese d'Egitto; 25perché sono andati a servire altri dèi e si sono prostrati dinanzi a loro: dèi che essi non avevano conosciuti e che egli non aveva dato loro in sorte. 26Per questo si è accesa la collera del Signore contro questo paese, mandandovi contro tutte le imprecazioni scritte in questo libro; 27il Signore li ha strappati dal loro suolo con ira, con furore e con grande sdegno e li ha gettati in un altro paese, come oggi. 28Le cose occulte appartengono al Signore nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli, sempre, perché pratichiamo tutte le parole di questa legge. 30 1Quando tutte queste cose che io ti ho poste dinanzi, la benedizione e la maledizione, si saranno realizzate su di te e tu le richiamerai alla tua mente in mezzo a tutte le nazioni, dove il Signore tuo Dio ti avrà scacciato, 2se ti convertirai al Signore tuo Dio e obbedirai alla sua voce, tu e i tuoi figli, con tutto il cuore e con tutta l'anima, secondo quanto oggi ti comando, 3allora il Signore tuo Dio farà tornare i tuoi deportati, avrà pietà di te e ti raccoglierà di nuovo da tutti i popoli, in mezzo ai quali il Signore tuo Dio ti aveva disperso. 4Quand'anche i tuoi esuli fossero all'estremità dei cieli, di là il Signore tuo Dio ti raccoglierà e di là ti riprenderà. 5Il Signore tuo Dio ti ricondurrà nel paese che i tuoi padri avevano posseduto e tu lo possiederai; Egli ti farà felice e ti moltiplicherà più dei tuoi padri. 6Il Signore tuo Dio circonciderà il tuo cuore e il cuore della tua discendenza, perché tu ami il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima e viva. 7Il Signore tuo Dio farà cadere tutte queste imprecazioni sui tuoi nemici e su quanti ti odieranno e perseguiteranno. 8Tu ti convertirai, obbedirai alla voce del Signore e metterai in pratica tutti questi comandi che oggi ti dò. 9Il Signore tuo Dio ti farà sovrabbondare di beni in ogni lavoro delle tue mani, nel frutto delle tue viscere, nel frutto del tuo bestiame e nel frutto del tuo suolo; perché il Signore gioirà di nuovo per te facendoti felice, come gioiva per i tuoi padri, 10quando obbedirai alla voce del Signore tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge; quando ti sarai convertito al Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima. 11Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. 12Non è nel cielo, perché tu dica: Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? 13Non è di là dal mare, perché tu dica: Chi attraverserà per noi il mare per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? 14Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica. 15Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; 16poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore tuo Dio ti benedica nel paese che tu stai per entrare a prendere in possesso. 17Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dèi e a servirli, 18io vi dichiaro oggi che certo perirete, che non avrete vita lunga nel paese di cui state per entrare in possesso passando il Giordano. 19Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, 20amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità, per poter così abitare sulla terra che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe". 31 1Mosè andò e rivolse ancora queste parole a tutto Israele. Disse loro: 2"Io oggi ho centovent'anni; non posso più andare e venire; inoltre il Signore mi ha detto: Tu non passerai questo Giordano. 3Il Signore tuo Dio passerà davanti a te, distruggerà davanti a te quelle nazioni e tu prenderai il loro posto; quanto a Giosuè, egli passerà alla tua testa, come il Signore ha detto. 4Il Signore tratterà quelle nazioni come ha trattato Sicon e Og, re degli Amorrei, e come ha trattato il loro paese, che egli ha distrutto. 5Il Signore le metterà in vostro potere e voi le tratterete secondo tutti gli ordini che vi ho dati. 6Siate forti, fatevi animo, non temete e non vi spaventate di loro, perché il Signore tuo Dio cammina con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà". 7Poi Mosè chiamò Giosuè e gli disse alla presenza di tutto Israele: "Sii forte e fatti animo, perché tu entrerai con questo popolo nel paese, che il Signore ai loro padri giurò di darvi: tu gliene darai il possesso. 8Il Signore stesso cammina davanti a te; egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà; non temere e non ti perdere d'animo!". 9Mosè scrisse questa legge e la diede ai sacerdoti figli di Levi, che portavano l'arca dell'alleanza del Signore e a tutti gli anziani d'Israele. 10Mosè diede loro quest'ordine: "Alla fine di ogni sette anni, al tempo dell'anno del condono, alla festa delle capanne, 11quando tutto Israele verrà a presentarsi davanti al Signore tuo Dio, nel luogo che avrà scelto, leggerai questa legge davanti a tutto Israele, agli orecchi di tutti. 12Radunerai il popolo, uomini, donne, bambini e il forestiero che sarà nelle tue città, perché ascoltino, imparino a temere il Signore vostro Dio e si preoccupino di mettere in pratica tutte le parole di questa legge. 13I loro figli, che ancora non la conoscono, la udranno e impareranno a temere il Signore vostro Dio, finché vivrete nel paese di cui voi andate a prendere possesso passando il Giordano". 14Il Signore disse a Mosè: "Ecco, il giorno della tua morte è vicino; chiama Giosuè e presentatevi nella tenda del convegno, perché io gli comunichi i miei ordini". Mosè e Giosuè dunque andarono a presentarsi nella tenda del convegno. 15Il Signore apparve nella tenda in una colonna di nube e la colonna di nube stette all'ingresso della tenda. 16Il Signore disse a Mosè: "Ecco, tu stai per addormentarti con i tuoi padri; questo popolo si alzerà e si prostituirà con gli dèi stranieri del paese nel quale sta per entrare; mi abbandonerà e spezzerà l'alleanza che io ho stabilita con lui. 17In quel giorno, la mia ira si accenderà contro di lui; io li abbandonerò, nasconderò loro il volto e saranno divorati. Lo colpiranno malanni numerosi e angosciosi e in quel giorno dirà: Questi mali non mi hanno forse colpito per il fatto che il mio Dio non è più in mezzo a me? 18Io, in quel giorno, nasconderò il volto a causa di tutto il male che avranno fatto rivolgendosi ad altri dèi. 19Ora scrivete per voi questo cantico e insegnatelo agli Israeliti; mettetelo loro in bocca, perché questo cantico mi sia di testimonio contro gli Israeliti. 20Quando lo avrò introdotto nel paese che ho promesso ai suoi padri con giuramento, paese dove scorre latte e miele, ed egli avrà mangiato, si sarà saziato e ingrassato e poi si sarà rivolto ad altri dèi per servirli e mi avrà disprezzato e avrà spezzato la mia alleanza, 21e quando lo avranno colpito malanni numerosi e angosciosi, allora questo canto sarà testimonio davanti a lui; poiché non sarà dimenticato dalla sua discendenza. Sì, conosco i pensieri da lui concepiti già oggi, prima ancora che io lo abbia introdotto nel paese, che ho promesso con giuramento". 22Mosè scrisse quel giorno questo canto e lo insegnò agli Israeliti. 23Poi il Signore comunicò i suoi ordini a Giosuè, figlio di Nun, e gli disse: "Sii forte e fatti animo, poiché tu introdurrai gli Israeliti nel paese, che ho giurato di dar loro, e io sarò con te". 24Quando Mosè ebbe finito di scrivere su un libro tutte le parole di questa legge, 25ordinò ai leviti che portavano l'arca dell'alleanza del Signore: 26"Prendete questo libro della legge e mettetelo a fianco dell'arca dell'alleanza del Signore vostro Dio; vi rimanga come testimonio contro di te; 27perché io conosco la tua ribellione e la durezza della tua cervice. Se fino ad oggi, mentre vivo ancora in mezzo a voi, siete stati ribelli contro il Signore, quanto più lo sarete dopo la mia morte! 28Radunate presso di me tutti gli anziani delle vostre tribù e i vostri scribi; io farò udire loro queste parole e prenderò a testimoni contro di loro il cielo e la terra. 29So infatti che, dopo la mia morte, voi certo vi corromperete e vi allontanerete dalla via che vi ho detto di seguire; la sventura vi colpirà negli ultimi giorni, perché avrete fatto ciò che è male agli occhi del Signore, provocandolo a sdegno con l'opera delle vostre mani". 30Poi Mosè pronunziò innanzi a tutta l'assemblea d'Israele le parole di questo canto, fino al loro termine. 32 1"Ascoltate, o cieli: io voglio parlare: oda la terra le parole della mia bocca! 2Stilli come pioggia la mia dottrina, scenda come rugiada il mio dire; come scroscio sull'erba del prato, come spruzzo sugli steli di grano. 3Voglio proclamare il nome del Signore: date gloria al nostro Dio! 4Egli è la Roccia; perfetta è l'opera sua; tutte le sue vie sono giustizia; è un Dio verace e senza malizia; Egli è giusto e retto. 5Peccarono contro di lui i figli degeneri, generazione tortuosa e perversa. 6Così ripaghi il Signore, o popolo stolto e insipiente? Non è lui il padre che ti ha creato, che ti ha fatto e ti ha costituito? 7Ricorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani. Interroga tuo padre e te lo farà sapere, i tuoi vecchi e te lo diranno. 8Quando l'Altissimo divideva i popoli, quando disperdeva i figli dell'uomo, egli stabilì i confini delle genti secondo il numero degli Israeliti. 9Perché porzione del Signore è il suo popolo, Giacobbe è sua eredità. 10Egli lo trovò in terra deserta, in una landa di ululati solitari. Lo circondò, lo allevò, lo custodì come pupilla del suo occhio. 11Come un'aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali, 12Il Signore lo guidò da solo, non c'era con lui alcun dio straniero. 13Lo fece montare sulle alture della terra e lo nutrì con i prodotti della campagna; gli fece succhiare miele dalla rupe e olio dai ciottoli della roccia; 14crema di mucca e latte di pecora insieme con grasso di agnelli, arieti di Basan e capri, fior di farina di frumento e sangue di uva, che bevevi spumeggiante. 15Giacobbe ha mangiato e si è saziato, – sì, ti sei ingrassato, impinguato, rimpinzato – e ha respinto il Dio che lo aveva fatto, ha disprezzato la Roccia, sua salvezza. 16Lo hanno fatto ingelosire con dèi stranieri e provocato con abomini all'ira. 17Hanno sacrificato a demoni che non sono Dio, a divinità che non conoscevano, novità, venute da poco, che i vostri padri non avevano temuto. 18La Roccia, che ti ha generato, tu hai trascurato; hai dimenticato il Dio che ti ha procreato! 19Ma il Signore ha visto e ha disdegnato con ira i suoi figli e le sue figlie. 20Ha detto: Io nasconderò loro il mio volto: vedrò quale sarà la loro fine. Sono una generazione perfida, sono figli infedeli. 21Mi resero geloso con ciò che non è Dio, mi irritarono con i loro idoli vani; io li renderò gelosi con uno che non è popolo, li irriterò con una nazione stolta. 22Un fuoco si è acceso nella mia collera e brucerà fino nella profondità degl'inferi; divorerà la terra e il suo prodotto e incendierà le radici dei monti. 23Accumulerò sopra di loro i malanni; le mie frecce esaurirò contro di loro. 24Saranno estenuati dalla fame, divorati dalla febbre e da peste dolorosa. Il dente delle belve manderò contro di essi, con il veleno dei rettili che strisciano nella polvere. 25Di fuori la spada li priverà dei figli, dentro le case li ucciderà lo spavento. Periranno insieme il giovane e la vergine, il lattante e l'uomo canuto. 26Io ho detto: Li voglio disperdere, cancellarne tra gli uomini il ricordo! 27se non temessi l'arroganza del nemico, l'abbaglio dei loro avversari; non dicano: La nostra mano ha vinto, non è il Signore che ha operato tutto questo! 28Sono un popolo insensato e in essi non c'è intelligenza: 29se fossero saggi, capirebbero, rifletterebbero sulla loro fine: 30Come può un uomo solo inseguirne mille o due soli metterne in fuga diecimila? Non è forse perché la loro Roccia li ha venduti, il Signore li ha consegnati? 31Perché la loro roccia non è come la nostra e i nostri nemici ne sono testimoni. 32La loro vite è dal ceppo di Sòdoma, dalle piantagioni di Gomorra. La loro uva è velenosa, ha grappoli amari. 33Tossico di serpenti è il loro vino, micidiale veleno di vipere. 34Non è questo nascosto presso di me, sigillato nei miei forzieri? 35Mia sarà la vendetta e il castigo, quando vacillerà il loro piede! Sì, vicino è il giorno della loro rovina e il loro destino si affretta a venire. 36Perché il Signore farà giustizia al suo popolo e dei suoi servi avrà compassione; quando vedrà che ogni forza è svanita e non è rimasto né schiavo, né libero. 37Allora dirà: Dove sono i loro dèi, la roccia in cui cercavano rifugio; 38quelli che mangiavano il grasso dei loro sacrifici, che bevevano il vino delle loro libazioni? Sorgano ora e vi soccorrano, siano il riparo per voi! 39Ora vedete che io, io lo sono e nessun altro è dio accanto a me. Sono io che dò la morte e faccio vivere; io percuoto e io guarisco e nessuno può liberare dalla mia mano. 40Alzo la mano verso il cielo e dico: Per la mia vita, per sempre: 41quando avrò affilato la folgore della mia spada e la mia mano inizierà il giudizio, farò vendetta dei miei avversari, ripagherò i miei nemici. 42Inebrierò di sangue le mie frecce, si pascerà di carne la mia spada, del sangue dei cadaveri e dei prigionieri, delle teste dei condottieri nemici! 43Esultate, o nazioni, per il suo popolo, perché Egli vendicherà il sangue dei suoi servi; volgerà la vendetta contro i suoi avversari e purificherà la sua terra e il suo popolo". 44Mosè venne con Giosuè, figlio di Nun, e pronunziò agli orecchi del popolo tutte le parole di questo canto. 45Quando Mosè ebbe finito di pronunziare tutte queste parole davanti a tutto Israele, disse loro: 46"Ponete nella vostra mente tutte le parole che io oggi uso come testimonianza contro di voi. Le prescriverete ai vostri figli, perché cerchino di eseguire tutte le parole di questa legge. 47Essa infatti non è una parola senza valore per voi; anzi è la vostra vita; per questa parola passerete lunghi giorni sulla terra di cui state per prendere possesso, passando il Giordano". 48In quello stesso giorno il Signore disse a Mosè: 49"Sali su questo monte degli Abarim, sul monte Nebo, che è nel paese di Moab, di fronte a Gèrico, e mira il paese di Canaan, che io dò in possesso agli Israeliti. 50Tu morirai sul monte sul quale stai per salire e sarai riunito ai tuoi antenati, come Aronne tuo fratello è morto sul monte Or ed è stato riunito ai suoi antenati, 51perché siete stati infedeli verso di me in mezzo agli Israeliti alle acque di Mèriba di Kades nel deserto di Sin, perché non avete manifestato la mia santità. 52Tu vedrai il paese davanti a te, ma là, nel paese che io sto per dare agli Israeliti, tu non entrerai!". 33 1Ed ecco la benedizione con la quale Mosè, uomo di Dio, benedisse gli Israeliti prima di morire. 2Egli disse: "Il Signore è venuto dal Sinai, è spuntato per loro dal Seir; è apparso dal monte Paran, è arrivato a Mèriba di Kades, dal suo meridione fino alle pendici. 3Certo egli ama i popoli; tutti i suoi santi sono nelle tue mani, mentre essi, accampati ai tuoi piedi, ricevono le tue parole. 4Una legge ci ha ordinato Mosè; un'eredità è l'assemblea di Giacobbe. 5Vi fu un re in Iesurun, quando si radunarono i capi del popolo, tutte insieme le tribù d'Israele. 6Viva Ruben e non muoia, benché siano pochi i suoi uomini". 7Questo disse per Giuda: "Ascolta, Signore, la voce di Giuda e riconducilo verso il suo popolo; la sua mano difenderà la sua causa e tu sarai l'aiuto contro i suoi avversari". 8Per Levi disse: "Da' a Levi i tuoi Tummim e i tuoi Urim all'uomo a te fedele, che hai messo alla prova a Massa, per cui hai litigato presso le acque di Mèriba; 9a lui che dice del padre e della madre: Io non li ho visti; che non riconosce i suoi fratelli e ignora i suoi figli. Essi osservarono la tua parola e custodiscono la tua alleanza; 10insegnano i tuoi decreti a Giacobbe e la tua legge a Israele; pongono l'incenso sotto le tue narici e un sacrificio sul tuo altare. 11Benedici, Signore, il suo valore e gradisci il lavoro delle sue mani; colpisci al fianco i suoi aggressori e i suoi nemici più non si rialzino". 12Per Beniamino disse: "Prediletto del Signore, Beniamino, abita tranquillo presso di Lui; Egli lo protegge sempre e tra le sue braccia dimora". 13Per Giuseppe disse: "Benedetta dal Signore la sua terra! Dalla rugiada abbia il meglio dei cieli, e dall'abisso disteso al di sotto; 14il meglio dei prodotti del sole e il meglio di ciò che germoglia ogni luna; 15la primizia dei monti antichi, il meglio dei colli eterni 16e il meglio della terra e di ciò che contiene. Il favore di Colui che abitava nel roveto venga sul capo di Giuseppe, sulla testa del principe tra i suoi fratelli! 17Come primogenito di toro, egli è d'aspetto maestoso e le sue corna sono di bùfalo; con esse cozzerà contro i popoli, tutti insieme, sino ai confini della terra. Tali sono le miriadi di Èfraim e tali le migliaia di Manàsse". 18Per Zàbulon disse: "Gioisci, Zàbulon, ogni volta che parti, e tu, Ìssacar, nelle tue tende! 19Chiamano i popoli sulla montagna, dove offrono sacrifici legittimi, perché succhiano le ricchezze dei mari e i tesori nascosti nella sabbia". 20Per Gad disse: "Benedetto chi stabilisce Gad al largo! Come una leonessa ha la sede; sbranò un braccio e anche un cranio; 21poi si scelse le primizie, perché là era la parte riservata a un capo. Venne alla testa del popolo eseguì la giustizia del Signore e i suoi decreti riguardo a Israele". 22Per Dan disse: "Dan è un giovane leone che balza da Basan". 23Per Nèftali disse: "Nèftali è sazio di favori e colmo delle benedizioni del Signore: il mare e il meridione sono sua proprietà". 24Per Aser disse: "Benedetto tra i figli è Aser! Sia il favorito tra i suoi fratelli e tuffi il suo piede nell'olio. 25Di ferro e di rame siano i tuoi catenacci e quanto i tuoi giorni duri il tuo vigore. 26Nessuno è pari al Dio di Iesurun, che cavalca sui cieli per venirti in aiuto e sulle nubi nella sua maestà. 27Rifugio è il Dio dei tempi antichi e quaggiù lo sono le sue braccia eterne. Ha scacciato davanti a te il nemico e ha intimato: Distruggi! 28Israele abita tranquillo, la fonte di Giacobbe in luogo appartato, in terra di frumento e di mosto, dove il cielo stilla rugiada. 29Te beato, Israele! Chi è come te, popolo salvato dal Signore? Egli è lo scudo della tua difesa e la spada del tuo trionfo. I tuoi nemici vorranno adularti, ma tu calcherai il loro dorso". 34 1Poi Mosè salì dalle steppe di Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gèrico. Il Signore gli mostrò tutto il paese: Gàlaad fino a Dan, 2tutto Nèftali, il paese di Efraim e di Manàsse, tutto il paese di Giuda fino al Mar Mediterraneo 3e il Negheb, il distretto della valle di Gèrico, città delle palme, fino a Zoar. 4Il Signore gli disse: "Questo è il paese per il quale io ho giurato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: Io lo darò alla tua discendenza. Te l'ho fatto vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!". 5Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo, nel paese di Moab, secondo l'ordine del Signore. 6Fu sepolto nella valle, nel paese di Moab, di fronte a Bet-Peor; nessuno fino ad oggi ha saputo dove sia la sua tomba. 7Mosè aveva centoventi anni quando morì; gli occhi non gli si erano spenti e il vigore non gli era venuto meno. 8Gli Israeliti lo piansero nelle steppe di Moab per trenta giorni; dopo, furono compiuti i giorni di pianto per il lutto di Mosè. 9Giosuè, figlio di Nun, era pieno dello spirito di saggezza, perché Mosè aveva imposto le mani su di lui; gli Israeliti gli obbedirono e fecero quello che il Signore aveva comandato a Mosè. 10Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè – lui con il quale il Signore parlava faccia a faccia – 11per tutti i segni e prodigi che il Signore lo aveva mandato a compiere nel paese di Egitto, contro il faraone, contro i suoi ministri e contro tutto il suo paese, 12e per la mano potente e il terrore grande con cui Mosè aveva operato davanti agli occhi di tutto Israele. La Bibbia di Gerusalemme Antico Testamento I libri storici Giosuè 1 1Dopo la morte di Mosè, servo del Signore, il Signore disse a Giosuè, figlio di Nun, servo di Mosè: 2"Mosè mio servo è morto; orsù, attraversa questo Giordano tu e tutto questo popolo, verso il paese che io do loro, agli Israeliti. 3Ogni luogo che calcherà la pianta dei vostri piedi, ve l'ho assegnato, come ho promesso a Mosè. 4Dal deserto e dal Libano fino al fiume grande, il fiume Eufrate, tutto il paese degli Hittiti, fino al Mar Mediterraneo, dove tramonta il sole: tali saranno i vostri confini. 5Nessuno potrà resistere a te per tutti i giorni della tua vita; come sono stato con Mosè, così sarò con te; non ti lascerò né ti abbandonerò. 6Sii coraggioso e forte, poiché tu dovrai mettere questo popolo in possesso della terra che ho giurato ai loro padri di dare loro. 7Solo sii forte e molto coraggioso, cercando di agire secondo tutta la legge che ti ha prescritta Mosè, mio servo. Non deviare da essa né a destra né a sinistra, perché tu abbia successo in qualunque tua impresa. 8Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge, ma mèditalo giorno e notte, perché tu cerchi di agire secondo quanto vi è scritto; poiché allora tu porterai a buon fine le tue imprese e avrai successo. 9Non ti ho io comandato: Sii forte e coraggioso? Non temere dunque e non spaventarti, perché è con te il Signore tuo Dio, dovunque tu vada". 10Allora Giosuè comandò agli scribi del popolo: 11"Passate in mezzo all'accampamento e comandate al popolo: Fatevi provviste di viveri, poiché fra tre giorni voi passerete questo Giordano, per andare ad occupare il paese che il Signore vostro Dio vi da' in possesso". 12Poi Giosuè disse ai Rubeniti, ai Gaditi e alla metà della tribù di Manàsse: 13"Ricordatevi di ciò che vi ha ordinato Mosè, servo del Signore: Il Signore Dio vostro vi concede riposo e vi dà questo paese; 14le vostre mogli, i vostri bambini e il vostro bestiame rimarranno nella terra che vi ha assegnata Mosè oltre il Giordano; voi tutti invece, prodi guerrieri, passerete ben armati davanti ai vostri fratelli, e li aiuterete, 15finché il Signore conceda riposo ai vostri fratelli, come a voi, e anch'essi siano entrati in possesso del paese che il Signore Dio vostro assegna loro. Allora ritornerete e possederete la terra della vostra eredità, che Mosè, servo del Signore, diede a voi oltre il Giordano, ad oriente". 16Essi risposero a Giosuè: "Faremo quanto ci hai ordinato e noi andremo dovunque ci manderai. 17Come abbiamo obbedito in tutto a Mosè, così obbediremo a te; ma il Signore tuo Dio sia con te come è stato con Mosè. 18Chiunque disprezzerà i tuoi ordini e non obbedirà alle tue parole in quanto ci comanderai, sarà messo a morte. Solo, sii forte e coraggioso". 2 1In seguito Giosuè, figlio di Nun, di nascosto inviò da Sittim due spie, ingiungendo: "Andate, osservate il territorio e Gèrico". Essi andarono ed entrarono in casa di una donna, una prostituta chiamata Raab, dove passarono la notte. 2Ma fu riferito al re di Gèrico: "Ecco alcuni degli Israeliti sono venuti qui questa notte per esplorare il paese". 3Allora il re di Gèrico mandò a dire a Raab: "Fa' uscire gli uomini che sono venuti da te e sono entrati in casa tua, perché sono venuti per esplorare tutto il paese". 4Allora la donna prese i due uomini e, dopo averli nascosti, rispose: "Sì, sono venuti da me quegli uomini, ma non sapevo di dove fossero. 5Ma quando stava per chiudersi la porta della città al cader della notte, essi uscirono e non so dove siano andati. Inseguiteli subito e li raggiungerete". 6Essa invece li aveva fatti salire sulla terrazza e li aveva nascosti fra gli steli di lino che vi aveva accatastato. 7Gli uomini li inseguirono sulla strada del Giordano verso i guadi e si chiuse la porta, dopo che furono usciti gli inseguitori. 8Quelli non si erano ancora coricati quando la donna salì da loro sulla terrazza 9e disse loro: "So che il Signore vi ha assegnato il paese, che il terrore da voi gettato si è abbattuto su di noi e che tutti gli abitanti della regione sono sopraffatti dallo spavento davanti a voi, 10perché abbiamo sentito come il Signore ha prosciugato le acque del Mare Rosso davanti a voi, alla vostra uscita dall'Egitto e come avete trattato i due re Amorrei, che erano oltre il Giordano, Sicon ed Og, da voi votati allo sterminio. 11Lo si è saputo e il nostro cuore è venuto meno e nessuno ardisce di fiatare dinanzi a voi, perché il Signore vostro Dio è Dio lassù in cielo e quaggiù sulla terra. 12Ora giuratemi per il Signore che, come io ho usato benevolenza, anche voi userete benevolenza alla casa di mio padre; datemi dunque un segno certo 13che lascerete vivi mio padre, mia madre, i miei fratelli, le mie sorelle e quanto loro appartiene e risparmierete le nostre vite dalla morte". 14Gli uomini le dissero: "A morte le nostre vite al posto vostro, purché non riveliate questo nostro affare; quando poi il Signore ci darà il paese, ti tratteremo con benevolenza e lealtà". 15Allora essa li fece scendere con una corda dalla finestra, perché la sua casa era addossata al muro di cinta; infatti sulle mura aveva l'abitazione. 16Disse loro: "Andate verso la montagna, perché non si imbattano in voi i vostri inseguitori e là rimarrete nascosti tre giorni fino al loro ritorno; poi andrete per la vostra strada". 17Le risposero allora gli uomini: "Saremo sciolti da questo giuramento, che ci hai fatto fare, a queste condizioni: 18quando noi entreremo nel paese, legherai questa cordicella di filo scarlatto alla finestra, per la quale ci hai fatto scendere e radunerai presso di te in casa tuo padre, tua madre, i tuoi fratelli e tutta la famiglia di tuo padre. 19Chiunque allora uscirà dalla porta di casa tua, il suo sangue ricadrà sulla sua testa e noi non ne avremo colpa; chiunque invece sarà con te in casa, il suo sangue ricada sulla nostra testa, se gli si metterà addosso una mano. 20Ma se tu rivelerai questo nostro affare, noi saremo liberi da ciò che ci hai fatto giurare". 21Essa allora rispose: "Sia così secondo le vostre parole". Poi li congedò e quelli se ne andarono. Essa legò la cordicella scarlatta alla finestra. 22Se ne andarono dunque e giunsero alla montagna dove rimasero tre giorni, finché non furono tornati gli inseguitori. Gli inseguitori li avevano cercati in ogni direzione senza trovarli. 23I due uomini allora tornarono sui loro passi, scesero dalla montagna, passarono il Giordano e vennero da Giosuè, figlio di Nun, e gli raccontarono quanto era loro accaduto. 24Dissero a Giosuè: "Dio ha messo nelle nostre mani tutto il paese e tutti gli abitanti del paese sono già disfatti dinanzi a noi". 3 1Giosuè si mise all'opera di buon mattino; partirono da Sittim e giunsero al Giordano, lui e tutti gli Israeliti. Lì si accamparono prima di attraversare. 2Trascorsi tre giorni, gli scribi passarono in mezzo all'accampamento 3e diedero al popolo questo ordine: "Quando vedrete l'arca dell'alleanza del Signore Dio vostro e i sacerdoti leviti che la portano, voi vi muoverete dal vostro posto e la seguirete; 4ma tra voi ed essa vi sarà la distanza di circa duemila cùbiti: non avvicinatevi. Così potrete conoscere la strada dove andare, perché prima d'oggi non siete passati per questa strada". 5Poi Giosuè disse al popolo: "Santificatevi, poiché domani il Signore compirà meraviglie in mezzo a voi". 6Giosuè disse ai sacerdoti: "Portate l'arca dell'alleanza e passate davanti al popolo". Essi portarono l'arca dell'alleanza e camminarono davanti al popolo. 7Disse allora il Signore a Giosuè: "Oggi stesso comincerò a glorificarti agli occhi di tutto Israele, perché sappiano che come sono stato con Mosè, così sarò con te. 8Tu ordinerai ai sacerdoti che portano l'arca dell'alleanza: Quando sarete giunti alla riva delle acque del Giordano, voi vi fermerete". 9Disse allora Giosuè agli Israeliti: "Avvicinatevi e ascoltate gli ordini del Signore Dio vostro". 10Continuò Giosuè: "Da ciò saprete che il Dio vivente è in mezzo a voi e che, certo, scaccerà dinanzi a voi il Cananeo, l'Hittita, l'Eveo, il Perizzita, il Gergeseo, l'Amorreo e il Gebuseo. 11Ecco, l'arca dell'alleanza del Signore di tutta la terra passa dinanzi a voi nel Giordano. 12Ora sceglietevi dodici uomini dalle tribù di Israele, un uomo per ogni tribù. 13Quando le piante dei piedi dei sacerdoti che portano l'arca di Dio, Signore di tutta la terra, si poseranno sulle acque del Giordano, le acque del Giordano si divideranno; le acque che scendono dalla parte superiore si fermeranno come un solo argine". 14Quando il popolo si mosse dalle sue tende per attraversare il Giordano, i sacerdoti che portavano l'arca dell'alleanza camminavano davanti al popolo. 15Appena i portatori dell'arca furono arrivati al Giordano e i piedi dei sacerdoti che portavano l'arca si immersero al limite delle acque – il Giordano infatti durante tutti i giorni della mietitura è gonfio fin sopra tutte le sponde – 16si fermarono le acque che fluivano dall'alto e stettero come un solo argine a grande distanza, in Adama, la città che è presso Zartan, mentre quelle che scorrevano verso il mare dell'Araba, il Mar Morto, se ne staccarono completamente e il popolo passò di fronte a Gèrico. 17I sacerdoti che portavano l'arca dell'alleanza del Signore si fermarono immobili all'asciutto in mezzo al Giordano, mentre tutto Israele passava all'asciutto, finché tutta la gente non ebbe finito di attraversare il Giordano. 4 1Quando tutta la gente ebbe finito di attraversare il Giordano, il Signore disse a Giosuè: 2"Sceglietevi dal popolo dodici uomini, un uomo per ogni tribù, 3e comandate loro: Prendetevi dodici pietre da qui, in mezzo al Giordano, dal luogo dove stanno immobili i piedi dei sacerdoti; trasportatele con voi e deponetele nel luogo, dove vi accamperete questa notte". 4Allora Giosuè convocò i dodici uomini, che aveva designati tra gli Israeliti, un uomo per ogni tribù, 5e disse loro: "Passate davanti all'arca del Signore vostro Dio in mezzo al Giordano e caricatevi sulle spalle ciascuno una pietra, secondo il numero delle tribù degli Israeliti, 6perché diventino un segno in mezzo a voi. Quando domani i vostri figli vi chiederanno: Che significano per voi queste pietre? 7risponderete loro: Perché si divisero le acque del Giordano dinanzi all'arca dell'alleanza del Signore; mentre essa attraversava il Giordano, le acque del Giordano si divisero e queste pietre dovranno essere un memoriale per gli Israeliti, per sempre". 8Fecero dunque gli Israeliti come aveva comandato Giosuè, presero dodici pietre in mezzo al Giordano, secondo quanto aveva comandato il Signore a Giosuè, in base al numero delle tribù degli Israeliti, le trasportarono con sé verso l'accampamento e le deposero in quel luogo. 9Giosuè fece collocare altre dodici pietre in mezzo al Giordano, nel luogo dove poggiavano i piedi dei sacerdoti che portavano l'arca dell'alleanza: esse si trovano là fino ad oggi. 10I sacerdoti che portavano l'arca si erano fermati in mezzo al Giordano, finché fosse eseguito ogni ordine che il Signore aveva comandato a Giosuè di comunicare al popolo, e secondo tutte le prescrizioni di Mosè a Giosuè. Il popolo dunque si affrettò a passare. 11Quando poi tutto il popolo ebbe terminato la traversata, passò l'arca del Signore e i sacerdoti, dinanzi al popolo. 12Passarono i figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse, ben armati, davanti agli Israeliti, secondo quanto aveva comandato loro Mosè; 13circa quarantamila, armati per la guerra, passarono davanti al Signore per il combattimento verso le steppe di Gèrico. 14In quel giorno il Signore glorificò Giosuè agli occhi di tutto Israele e lo temettero, come avevano temuto Mosè in tutti i giorni della sua vita. 15Disse allora il Signore a Giosuè: 16"Comanda ai sacerdoti che portano l'arca della testimonianza che salgano dal Giordano". 17Giosuè comandò ai sacerdoti: "Salite dal Giordano". 18Non appena i sacerdoti, che portavano l'arca dell'alleanza del Signore, furono saliti dal Giordano, mentre le piante dei piedi dei sacerdoti raggiungevano l'asciutto, le acque del Giordano tornarono al loro posto e rifluirono come prima su tutta l'ampiezza delle loro sponde. 19Il popolo salì dal Giordano il dieci del primo mese e si accampò in Gàlgala, dalla parte orientale di Gèrico. 20Quelle dodici pietre che avevano portate dal Giordano, Giosuè le eresse in Gàlgala. 21Si rivolse poi agli Israeliti: "Quando domani i vostri figli interrogheranno i loro padri: Che cosa sono queste pietre?, 22farete sapere ai vostri figli: All'asciutto Israele ha attraversato questo Giordano, 23poiché il Signore Dio vostro prosciugò le acque del Giordano dinanzi a voi, finché foste passati, come fece il Signore Dio vostro al Mare Rosso, che prosciugò davanti a noi finché non fummo passati; 24perché tutti i popoli della terra sappiano quanto è forte la mano del Signore e temiate il Signore Dio vostro, per sempre". 5 1Quando tutti i re degli Amorrei, che sono oltre il Giordano ad occidente, e tutti i re dei Cananei, che erano presso il mare, seppero che il Signore aveva prosciugato le acque del Giordano davanti agli Israeliti, finché furono passati, si sentirono venir meno il cuore e non ebbero più fiato davanti agli Israeliti. 2In quel tempo il Signore disse a Giosuè: "Fatti coltelli di selce e circoncidi di nuovo gli Israeliti". 3Giosuè si fece coltelli di selce e circoncise gli Israeliti alla collina Aralot. 4La ragione per cui Giosuè fece praticare la circoncisione è la seguente: tutto il popolo uscito dall'Egitto, i maschi, tutti gli uomini atti alla guerra, morirono nel deserto dopo l'uscita dall'Egitto; 5mentre tutto quel popolo che ne era uscito era circonciso, tutto il popolo nato nel deserto, dopo l'uscita dall'Egitto, non era circonciso. 6Quarant'anni infatti camminarono gli Israeliti nel deserto, finché fu estinta tutta la nazione, cioè gli uomini atti alla guerra usciti dall'Egitto, i quali non avevano ascoltato la voce del Signore e ai quali il Signore aveva giurato di non mostrare loro quella terra, dove scorre latte e miele, che il Signore aveva giurato ai padri di darci, 7ma al loro posto fece sorgere i loro figli e questi circoncise Giosuè; non erano infatti circoncisi perché non era stata fatta la circoncisione durante il viaggio. 8Quando si terminò di circoncidere tutta la nazione, rimasero al loro posto nell'accampamento finché furono guariti. 9Allora il Signore disse a Giosuè: "Oggi ho allontanato da voi l'infamia d'Egitto". Quel luogo si chiamò Gàlgala fino ad oggi. 10Si accamparono dunque in Gàlgala gli Israeliti e celebrarono la pasqua al quattordici del mese, alla sera, nella steppa di Gèrico. 11Il giorno dopo la pasqua mangiarono i prodotti della regione, azzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno. 12La manna cessò il giorno dopo, come essi ebbero mangiato i prodotti della terra e non ci fu più manna per gli Israeliti; in quell'anno mangiarono i frutti della terra di Canaan. 13Mentre Giosuè era presso Gèrico, alzò gli occhi ed ecco, vide un uomo in piedi davanti a sé che aveva in mano una spada sguainata. Giosuè si diresse verso di lui e gli chiese: "Tu sei per noi o per i nostri avversari?". 14Rispose: "No, io sono il capo dell'esercito del Signore. Giungo proprio ora". Allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si prostrò e gli disse: "Che dice il mio signore al suo servo?". 15Rispose il capo dell'esercito del Signore a Giosuè: "Togliti i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale tu stai è santo". Giosuè così fece. 6 1Ora Gèrico era saldamente sbarrata dinanzi agli Israeliti; nessuno usciva e nessuno entrava. 2Disse il Signore a Giosuè: "Vedi, io ti metto in mano Gèrico e il suo re. Voi tutti prodi guerrieri, 3tutti atti alla guerra, girerete intorno alla città, facendo il circuito della città una volta. Così farete per sei giorni. 4Sette sacerdoti porteranno sette trombe di corno d'ariete davanti all'arca; il settimo giorno poi girerete intorno alla città per sette volte e i sacerdoti suoneranno le trombe. 5Quando si suonerà il corno dell'ariete, appena voi sentirete il suono della tromba, tutto il popolo proromperà in un grande grido di guerra, allora le mura della città crolleranno e il popolo entrerà, ciascuno diritto davanti a sé". 6Giosuè, figlio di Nun, convocò i sacerdoti e disse loro: "Portate l'arca dell'alleanza; sette sacerdoti portino sette trombe di corno d'ariete davanti all'arca del Signore". 7Disse al popolo: "Mettetevi in marcia e girate intorno alla città e il gruppo armato passi davanti all'arca del Signore". 8Come Giosuè ebbe parlato al popolo, i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe d'ariete davanti al Signore, si mossero e suonarono le trombe, mentre l'arca dell'alleanza del Signore li seguiva; 9l'avanguardia precedeva i sacerdoti che suonavano le trombe e la retroguardia seguiva l'arca; si procedeva a suon di tromba. 10Al popolo Giosuè aveva ordinato: "Non urlate, non fate neppur sentire la voce e non una parola esca dalla vostra bocca finché vi dirò: Lanciate il grido di guerra, allora griderete". 11L'arca del Signore girò intorno alla città facendo il circuito una volta, poi tornarono nell'accampamento e passarono la notte nell'accampamento. 12Di buon mattino Giosuè si alzò e i sacerdoti portarono l'arca del Signore; 13i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe di ariete davanti all'arca del Signore, avanzavano suonando le trombe; l'avanguardia li precedeva e la retroguardia seguiva l'arca del Signore; si marciava a suon di tromba. 14Girarono intorno alla città, il secondo giorno, una volta e tornarono poi all'accampamento. Così fecero per sei giorni. 15Al settimo giorno essi si alzarono al sorgere dell'aurora e girarono intorno alla città in questo modo per sette volte; soltanto in quel giorno fecero sette volte il giro intorno alla città. 16Alla settima volta i sacerdoti diedero fiato alle trombe e Giosuè disse al popolo: "Lanciate il grido di guerra perché il Signore mette in vostro potere la città. 17La città con quanto vi è in essa sarà votata allo sterminio per il Signore; soltanto Raab, la prostituta, vivrà e chiunque è con lei nella casa, perché ha nascosto i messaggeri che noi avevamo inviati. 18Solo guardatevi da ciò che è votato allo sterminio, perché, mentre eseguite la distruzione, non prendiate qualche cosa di ciò che è votato allo sterminio e rendiate così votato allo sterminio l'accampamento di Israele e gli portiate disgrazia. 19Tutto l'argento, l'oro e gli oggetti di rame e di ferro sono cosa sacra per il Signore, devono entrare nel tesoro del Signore". 20Allora il popolo lanciò il grido di guerra e si suonarono le trombe. Come il popolo udì il suono della tromba ed ebbe lanciato un grande grido di guerra, le mura della città crollarono; il popolo allora salì verso la città, ciascuno diritto davanti a sé, e occuparono la città. 21Votarono poi allo sterminio, passando a fil di spada, ogni essere che era nella città, dall'uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino il bue, l'ariete e l'asino. 22Ai due uomini che avevano esplorato il paese, Giosuè disse: "Entrate nella casa della prostituta, conducete fuori lei e quanto le appartiene, come le avete giurato". 23Entrarono i giovani esploratori e condussero fuori Raab, suo padre, sua madre, i suoi fratelli e tutto quanto le apparteneva; fecero uscire tutta la sua famiglia e li stabilirono fuori dell'accampamento di Israele. 24Incendiarono poi la città e quanto vi era, soltanto l'argento, l'oro e gli oggetti di rame e di ferro deposero nel tesoro della casa del Signore. 25Giosuè però lasciò in vita Raab, la prostituta, la casa di suo padre e quanto le apparteneva, ed essa abita in mezzo ad Israele fino ad oggi, perché aveva nascosto gli esploratori che Giosuè aveva inviato a Gèrico. 26In quella circostanza Giosuè fece giurare: "Maledetto davanti al Signore l'uomo che si alzerà e ricostruirà questa città di Gèrico! Sul suo primogenito ne getterà le fondamenta e sul figlio minore ne erigerà le porte!". 27Il Signore fu con Giosuè, la cui fama si sparse in tutto il paese. 7 1Gli Israeliti si resero colpevoli di violazione quanto allo sterminio: Acan, figlio di Carmi, figlio di Zabdi, figlio di Zerach, della tribù di Giuda, si impadronì di quanto era votato allo sterminio e allora la collera del Signore si accese contro gli Israeliti. 2Giosuè inviò uomini di Gèrico ad Ai, che è presso Bet-Aven, ad oriente di Betel. Disse loro: "Andate a esplorare la regione". Gli uomini andarono a esplorare Ai. 3Poi ritornarono da Giosuè e gli dissero: "Non vada tutto il popolo; vadano all'assalto due o tremila uomini per espugnare Ai; non impegnateci tutto il popolo, perché sono pochi". 4Vi andarono allora del popolo circa tremila uomini, ma si diedero alla fuga dinanzi agli uomini di Ai. 5Gli uomini di Ai ne uccisero circa trentasei, li inseguirono davanti alla porta fino a Sebarim e li colpirono nella discesa. Allora al popolo venne meno il cuore e si sciolse come acqua. 6Giosuè si stracciò le vesti, si prostrò con la faccia a terra davanti all'arca del Signore fino alla sera e con lui gli anziani di Israele e sparsero polvere sul loro capo. 7Giosuè esclamò: "Signore Dio, perché hai fatto passare il Giordano a questo popolo, per metterci poi nelle mani dell'Amorreo e distruggerci? Se avessimo deciso di stabilirci oltre il Giordano! 8Perdonami, Signore: che posso dire, dopo che Israele ha voltato le spalle ai suoi nemici? 9Lo sapranno i Cananei e tutti gli abitanti della regione, ci accerchieranno e cancelleranno il nostro nome dal paese. E che farai tu per il tuo grande nome?". 10Rispose il Signore a Giosuè: "Alzati, perché stai prostrato sulla faccia? 11Israele ha peccato. Essi hanno trasgredito l'alleanza che avevo loro prescritto e hanno preso ciò che era votato allo sterminio: hanno rubato, hanno dissimulato e messo nei loro sacchi! 12Gli Israeliti non potranno resistere ai loro nemici, volteranno le spalle ai loro nemici, perché sono incorsi nello sterminio. Non sarò più con voi, se non eliminerete da voi chi è incorso nello sterminio. 13Orsù, santifica il popolo. Dirai: Santificatevi per domani, perché dice il Signore, Dio di Israele: Uno votato allo sterminio è in mezzo a te, Israele; tu non potrai resistere ai tuoi nemici, finché non eliminerete da voi chi è votato allo sterminio. 14Vi accosterete dunque domattina secondo le vostre tribù; la tribù che il Signore avrà designato con la sorte si accosterà per famiglie e la famiglia che il Signore avrà designata si accosterà per case; la casa che il Signore avrà designata si accosterà per individui; 15colui che risulterà votato allo sterminio sarà bruciato dal fuoco con quanto è suo, perché ha trasgredito l'alleanza del Signore e ha commesso un'infamia in Israele". 16Giosuè si alzò di buon mattino e fece accostare Israele secondo le sue tribù e fu designata dalla sorte la tribù di Giuda. 17Fece accostare le famiglie di Giuda e fu designata la famiglia degli Zerachiti; fece accostare la famiglia degli Zerachiti per case e fu designato Zabdi; 18fece accostare la sua casa per individui e fu designato dalla sorte Acan, figlio di Carmi, figlio di Zabdi, figlio di Zerach, della tribù di Giuda. 19Disse allora Giosuè ad Acan: "Figlio mio, da' gloria al Signore, Dio di Israele, e rendigli omaggio e raccontami ciò che hai fatto, non me lo nascondere". 20Rispose Acan a Giosuè: "In verità, proprio io ho peccato contro il Signore, Dio di Israele, e ho fatto questo e quest'altro. 21Avevo visto nel bottino un bel mantello di Sennaar, duecento sicli d'argento e un lingotto d'oro del peso di cinquanta sicli; ne sentii bramosia e li presi ed eccoli nascosti in terra in mezzo alla mia tenda e l'argento è sotto". 22Giosuè mandò allora messaggeri che corsero alla tenda, ed ecco tutto era nascosto nella tenda e l'argento era sotto. 23Li presero dalla tenda, li portarono a Giosuè e a tutti gli Israeliti e li deposero davanti al Signore. 24Giosuè allora prese Acan di Zerach e l'argento, il mantello, il lingotto d'oro, i suoi figli, le sue figlie, il suo bue, il suo asino, le sue pecore, la sua tenda e quanto gli apparteneva. Tutto Israele lo seguiva ed egli li condusse alla valle di Acor. 25Giosuè disse: "Come tu hai portato sventura a noi, così il Signore oggi la porti a te!". Tutto Israele lo lapidò, li bruciarono tutti e li uccisero tutti a sassate. 26Eressero poi sul posto un gran mucchio di pietre, che esiste fino ad oggi. Il Signore allora desistette dal suo tremendo sdegno. Per questo quel luogo si chiama fino ad oggi Valle di Acor. 8 1Il Signore disse a Giosuè: "Non temere e non abbatterti. Prendi con te tutti i guerrieri. Su, va' contro Ai. Vedi, io ti metto in mano il re di Ai, il suo popolo, la sua città e il suo territorio. 2Farai ad Ai e al suo re come hai fatto a Gèrico e al suo re; tuttavia prenderete per voi il suo bottino e il suo bestiame. Tendi un agguato contro Ai, dietro ad essa". 3Giosuè dunque e tutti quelli del popolo atti alla guerra si accinsero ad assalire Ai; Giosuè scelse trentamila uomini, guerrieri valenti, li inviò di notte 4e comandò loro: "State attenti: voi tenderete un agguato contro la città, dietro ad essa. Non allontanatevi troppo dalla città e state tutti pronti. 5Io, con tutta la gente, mi avvicinerò alla città. Ora, quando essi usciranno contro di noi come l'altra volta, noi fuggiremo davanti a loro. 6Essi usciranno ad inseguirci finché noi li avremo tirati lontani dalla città, perché diranno: Fuggono davanti a noi come l'altra volta! Mentre noi fuggiremo davanti a loro, 7voi balzerete dall'agguato e occuperete la città e il Signore vostro Dio la metterà in vostro potere. 8Come l'avrete in potere, appiccherete il fuoco alla città: farete secondo il comando del Signore. Fate attenzione! Questo è il mio comando". 9Giosuè allora li inviò ed essi andarono al luogo dell'agguato e si posero fra Betel e Ai, ad occidente di Ai; Giosuè passò quella notte in mezzo al popolo. 10Si alzò di buon mattino, passò in rassegna il popolo e andò con gli anziani di Israele alla testa del popolo verso Ai. 11Tutti quelli del popolo atti alla guerra, che erano con lui, salendo avanzarono e arrivarono di fronte alla città e si accamparono a nord di Ai. Tra Giosuè e Ai c'era di mezzo la valle. 12Prese circa cinquemila uomini e li pose in agguato tra Betel e Ai, ad occidente della città. 13Il popolo pose l'accampamento a nord di Ai mentre l'agguato era ad occidente della città; Giosuè andò quella notte in mezzo alla valle. 14Non appena il re di Ai si accorse di ciò, gli uomini della città si alzarono in fretta e uscirono per il combattimento incontro ad Israele, il re con tutto il popolo, verso il pendio di fronte all'Araba. Egli non s'accorse che era teso un agguato contro di lui dietro la città. 15Giosuè e tutto Israele si diedero per vinti dinanzi a loro e fuggirono per la via del deserto. 16Tutta la gente che era dentro la città corse ad inseguirli; inseguirono Giosuè e furono attirati lontano dalla città. 17Non ci rimase in Ai nessuno che non inseguisse Israele e così lasciarono aperta la città per inseguire Israele. 18Disse allora il Signore a Giosuè: "Tendi verso la città il giavellotto che tieni in mano, perché io te la metto nelle mani". Giosuè tese il giavellotto, che teneva in mano, verso la città. 19Come ebbe stesa la mano, quelli che erano in agguato balzarono subito dal loro nascondiglio, entrarono di corsa nella città, la occuparono e s'affrettarono ad appiccarvi il fuoco. 20Gli uomini di Ai si voltarono indietro ed ecco videro che il fumo della città si alzava verso il cielo. Allora non ci fu più possibilità per loro di fuggire in alcuna direzione, mentre il popolo che fuggiva verso il deserto si rivolgeva contro quelli che lo inseguivano. 21Infatti Giosuè e tutto Israele s'erano accorti che il gruppo in agguato aveva occupata la città e che il fumo della città si era levato; si voltarono dunque indietro e colpirono gli uomini di Ai. 22Anche gli altri uscirono dalla città contro di loro, e così i combattenti di Ai si trovarono in mezzo agli Israeliti, avendoli da una parte e dall'altra. Li colpirono finché non rimase nessun superstite e fuggiasco. 23Il re di Ai lo presero vivo e lo condussero da Giosuè. 24Quando Israele ebbe finito di uccidere tutti i combattenti di Ai nella campagna, nel deserto, dove quelli li avevano inseguiti, e tutti fino all'ultimo furono caduti sotto i colpi della spada, gli Israeliti si riversarono in massa in Ai e la colpirono a fil di spada. 25Tutti i caduti in quel giorno, uomini e donne, furono dodicimila, tutti di Ai. 26Giosuè non ritirò la mano, che brandiva il giavellotto, finché non ebbero votato allo sterminio tutti gli abitanti di Ai. 27Gli Israeliti, secondo l'ordine che il Signore aveva dato a Giosuè, trattennero per sé soltanto il bestiame e il bottino della città. 28Poi Giosuè incendiò Ai e ne fece una rovina per sempre, una desolazione fino ad oggi. 29Fece appendere il re di Ai ad un albero fino alla sera. Al calar del sole Giosuè comandò che il suo cadavere fosse calato dall'albero; lo gettarono all'ingresso della porta della città e vi eressero sopra un gran mucchio di pietre, che dura fino ad oggi. 30In quell'occasione Giosuè costruì un altare al Signore, Dio di Israele, sul monte Ebal, 31secondo quanto aveva ordinato Mosè, servo del Signore, agli Israeliti, come è scritto nel libro della legge di Mosè, un altare di pietre intatte, non toccate dal ferro; vi si sacrificarono sopra olocausti e si offrirono sacrifici di comunione. 32In quel luogo scrisse sulle pietre una copia della legge di Mosè, che questi aveva scritto per gli Israeliti. 33Tutto Israele, i suoi anziani, i suoi scribi, tutti i suoi giudici, forestieri e cittadini stavano in piedi da una parte e dall'altra dell'arca, di fronte ai sacerdoti leviti, che portavano l'arca dell'alleanza del Signore, una metà verso il monte Garizim e l'altra metà verso il monte Ebal, come aveva prima prescritto Mosè, servo del Signore, per benedire il popolo di Israele. 34Giosuè lesse tutte le parole della legge, la benedizione e la maledizione, secondo quanto è scritto nel libro della legge. 35Non ci fu parola, di quante Mosè aveva comandate, che Giosuè non leggesse davanti a tutta l'assemblea di Israele, comprese le donne, i fanciulli e i forestieri che soggiornavano in mezzo a loro. 9 1Non appena ebbero udito questi fatti, tutti i re che si trovavano oltre il Giordano, nella zona montuosa, nel bassopiano collinoso e lungo tutto il litorale del Mar Mediterraneo verso il Libano, gli Hittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei, i Gebusei, 2si allearono per far guerra di comune accordo contro Giosuè e Israele. 3Invece gli abitanti di Gàbaon, quando ebbero sentito ciò che Giosuè aveva fatto a Gèrico e ad Ai, 4ricorsero da parte loro ad un'astuzia: andarono a rifornirsi di vettovaglie, presero sacchi sdrusciti per i loro asini, otri di vino consunti, rotti e rappezzati, 5si misero ai piedi sandali strappati e ricuciti, addosso vestiti logori. Tutto il pane della loro provvigione era secco e sbriciolato. 6Andarono poi da Giosuè all'accampamento di Gàlgala e dissero a lui e agli Israeliti: "Veniamo da un paese lontano; stringete con noi un'alleanza". 7La gente di Israele rispose loro: "Forse abitate in mezzo a noi e come possiamo stringere alleanza con voi?". 8Risposero a Giosuè: "Noi siamo tuoi servi!" e Giosuè chiese loro: "Chi siete e da dove venite?". 9Gli risposero: "I tuoi servi vengono da un paese molto lontano, a causa del nome del Signore Dio tuo, poiché abbiamo udito della sua fama, di quanto ha fatto in Egitto, 10di quanto ha fatto ai due re degli Amorrei, che erano oltre il Giordano, a Sicon, re di Chesbon, e ad Og, re di Basan, che era ad Astarot. 11Ci dissero allora i nostri vecchi e tutti gli abitanti del nostro paese: Rifornitevi di provviste per la strada, andate loro incontro e dite loro: Noi siamo servi vostri, stringete dunque un'alleanza con noi. 12Questo è il nostro pane: caldo noi lo prendemmo come provvista nelle nostre case quando uscimmo per venire da voi e ora eccolo secco e ridotto in briciole; 13questi otri di vino, che noi riempimmo nuovi, eccoli rotti e questi nostri vestiti e i nostri sandali sono consunti per il cammino molto lungo". 14La gente allora prese le loro provviste senza consultare l'oracolo del Signore. 15Giosuè fece pace con loro e stipulò l'alleanza di lasciarli vivere; i capi della comunità s'impegnarono verso di loro con giuramento. 16Tre giorni dopo avere stipulato con essi il patto, gli Israeliti vennero a sapere che quelli erano loro vicini e abitavano in mezzo a loro. 17Allora gli Israeliti partirono e il terzo giorno entrarono nelle loro città: le loro città erano Gàbaon, Chefira, Beerot e Kiriat-Iarim. 18Ma gli Israeliti non li uccisero, perché i capi della comunità avevano loro giurato per il Signore, Dio di Israele, e tutta la comunità si lamentò dei capi. 19Dissero allora tutti i capi dell'intera comunità: "Noi abbiamo loro giurato per il Signore, Dio di Israele, e ora non possiamo colpirli. 20Faremo loro questo: li lasceremo vivere e così non ci sarà su di noi lo sdegno, a causa del giuramento che abbiamo loro prestato". 21Ma aggiunsero i capi: "Vivano pure, siano però tagliatori di legna e portatori d'acqua per tutta la comunità". Come i capi ebbero loro parlato, 22Giosuè chiamò i Gabaoniti e disse loro: "Perché ci avete ingannati, dicendo: Noi abitiamo molto lontano da voi, mentre abitate in mezzo a noi? 23Orbene voi siete maledetti e nessuno di voi cesserà di essere schiavo e di tagliar legna e di portare acqua per la casa del mio Dio". 24Risposero a Giosuè e dissero: "Era stato riferito ai tuoi servi quanto il Signore Dio tuo aveva ordinato a Mosè suo servo, di dare cioè a voi tutto il paese e di sterminare dinanzi a voi tutti gli abitanti del paese; allora abbiamo avuto molto timore per le nostre vite a causa vostra e perciò facemmo tal cosa. 25Ora eccoci nelle tue mani, trattaci pure secondo quanto è buono e giusto ai tuoi occhi". 26Li trattò allora in questo modo: li salvò dalla mano degli Israeliti, che non li uccisero; 27e in quel giorno, Giosuè li costituì tagliatori di legna e portatori di acqua per la comunità e per l'altare del Signore, nel luogo che Egli avrebbe scelto, fino ad oggi. 10 1Quando Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, venne a sapere che Giosuè aveva preso Ai e l'aveva votata allo sterminio, e che, come aveva fatto a Gèrico e al suo re, aveva fatto ad Ai e al suo re e che gli abitanti di Gàbaon avevano fatto pace con gli Israeliti e si trovavano ormai in mezzo a loro, 2ebbe grande paura, perché Gàbaon, una delle città regali, era più grande di Ai e tutti i suoi uomini erano valorosi. 3Allora Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, mandò a dire a Oam, re di Ebron, a Piream, re di Iarmut, a Iafia, re di Lachis e a Debir, re di Eglon: 4"Venite da me, aiutatemi e assaltiamo Gàbaon, perché ha fatto pace con Giosuè e con gli Israeliti". 5Quelli si unirono e i cinque re amorrei, il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis ed il re di Eglon, vennero con tutte le loro truppe, si accamparono contro Gàbaon e le diedero battaglia. 6Allora gli uomini di Gàbaon mandarono a dire a Giosuè, all'accampamento di Gàlgala: "Non privare del tuo aiuto i tuoi servi. Vieni presto da noi; salvaci e aiutaci, perché si sono alleati contro di noi tutti i re degli Amorrei, che abitano sulle montagne". 7Giosuè partì da Gàlgala con tutta la gente di guerra e tutti i prodi guerrieri. 8Allora il Signore disse a Giosuè: "Non aver paura di loro, perché li metto in tuo potere; nessuno di loro resisterà davanti a te". 9Giosuè piombò su di loro d'improvviso: tutta la notte aveva marciato, partendo da Gàlgala. 10Il Signore mise lo scompiglio in mezzo a loro dinanzi ad Israele, che inflisse loro in Gàbaon una grande disfatta, li inseguì verso la salita di Bet-Coron e li batté fino ad Azeka e fino a Makkeda. 11Mentre essi fuggivano dinanzi ad Israele ed erano alla discesa di Bet-Coron, il Signore lanciò dal cielo su di essi come grosse pietre fino ad Azeka e molti morirono. Coloro che morirono per le pietre della grandine furono più di quanti ne uccidessero gli Israeliti con la spada. 12Allora, quando il Signore mise gli Amorrei nelle mani degli Israeliti, Giosuè disse al Signore sotto gli occhi di Israele: "Sole, fèrmati in Gàbaon e tu, luna, sulla valle di Aialon". 13Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici. Non è forse scritto nel libro del Giusto: "Stette fermo il sole in mezzo al cielo e non si affrettò a calare quasi un giorno intero. 14Non ci fu giorno come quello, né prima né dopo, perché aveva ascoltato il Signore la voce d'un uomo, perché il Signore combatteva per Israele"? 15Poi Giosuè con tutto Israele ritornò all'accampamento di Gàlgala. 16Quei cinque re erano fuggiti e si erano nascosti nella grotta in Makkeda. 17Fu portata a Giosuè la notizia: "Sono stati trovati i cinque re, nascosti nella grotta in Makkeda". 18Disse loro Giosuè: "Rotolate grosse pietre contro l'entrata della grotta e fate restare presso di essa uomini per sorvegliarli. 19Voi però non fermatevi, inseguite i vostri nemici, attaccateli nella retroguardia e non permettete loro di entrare nelle loro città, perché il Signore Dio vostro li mette nelle vostre mani". 20Quando Giosuè e gli Israeliti ebbero terminato di infliggere loro una strage enorme così da finirli, e i superstiti furono loro sfuggiti ed entrati nelle fortezze, 21ritornò tutto il popolo all'accampamento presso Giosuè, in Makkeda, in pace. Nessuno mosse più la lingua contro gli Israeliti. 22Disse allora Giosuè: "Aprite l'ingresso della grotta e fatemi uscire dalla grotta quei cinque re". 23Così fecero e condussero a lui fuori dalla grotta quei cinque re, il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis e il re di Eglon. 24Quando quei cinque re furono fatti uscire dinanzi a Giosuè, egli convocò tutti gli Israeliti e disse ai capi dei guerrieri che avevano marciato con lui: "Accostatevi e ponete i vostri piedi sul collo di questi re!". Quelli s'accostarono e posero i piedi sul loro collo. 25Disse loro Giosuè: "Non temete e non spaventatevi! Siate forti e coraggiosi, perché così farà il Signore a tutti i nemici, contro cui dovrete combattere". 26Dopo di ciò, Giosuè li colpì e li uccise e li fece impiccare a cinque alberi, ai quali rimasero appesi fino alla sera. 27All'ora del tramonto, per ordine di Giosuè, li calarono dagli alberi, li gettarono nella grotta dove si erano nascosti e posero grosse pietre all'ingresso della grotta: vi sono fino ad oggi. 28Giosuè in quel giorno si impadronì di Makkeda, la passò a fil di spada con il suo re, votò allo sterminio loro e ogni essere vivente che era in essa, non lasciò un superstite e trattò il re di Makkeda come aveva trattato il re di Gèrico. 29Giosuè poi, e con lui Israele, passò da Makkeda a Libna e mosse guerra contro Libna. 30Il Signore mise anch'essa e il suo re in potere di Israele, che la passò a fil di spada con ogni essere vivente che era in essa; non vi lasciò alcun superstite e trattò il suo re come aveva trattato il re di Gèrico. 31Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, passò da Libna a Lachis e si accampò contro di essa e le mosse guerra. 32Il Signore mise Lachis in potere di Israele, che la prese il secondo giorno e la passò a fil di spada con ogni essere vivente che era in essa, come aveva fatto a Libna. 33Allora, per venire in aiuto a Lachis, era partito Oam, re di Ghezer, e Giosuè batté lui e il suo popolo, fino a non lasciargli alcun superstite. 34Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, passò da Lachis ad Eglon, si accamparono contro di essa e le mossero guerra. 35In quel giorno la presero e la passarono a fil di spada e votarono allo sterminio, in quel giorno, ogni essere vivente che era in essa, come aveva fatto a Lachis. 36Giosuè poi, e con lui tutto Israele, salì da Eglon ad Ebron e le mossero guerra. 37La presero e la passarono a fil di spada con il suo re, tutti i suoi villaggi e ogni essere vivente che era in essa; non lasciò alcun superstite; come aveva fatto ad Eglon, la votò allo sterminio con ogni essere vivente che era in essa. 38Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, si rivolse a Debir e le mosse guerra. 39La prese con il suo re e tutti i suoi villaggi; li passarono a fil di spada e votarono allo sterminio ogni essere vivente che era in essa; non lasciò alcun superstite. Trattò Debir e il suo re come aveva trattato Ebron e come aveva trattato Libna e il suo re. 40Così Giosuè batté tutto il paese: le montagne, il Negheb, il bassopiano, le pendici e tutti i loro re. Non lasciò alcun superstite e votò allo sterminio ogni essere che respira, come aveva comandato il Signore, Dio di Israele. 41Giosuè li colpì da Kades-Barnea fino a Gaza e tutto il paese di Gosen fino a Gàbaon. 42Giosuè prese tutti questi re e il loro paese in una sola volta, perché il Signore, Dio di Israele, combatteva per Israele. 43Poi Giosuè con tutto Israele tornò all'accampamento di Gàlgala. 11 1Quando Iabin, re di Cazor, seppe queste cose, ne informò Iobab, il re di Madon, il re di Simron, il re di Acsaf 2e i re che erano al nord, sulle montagne, nell'Araba a sud di Chinarot, nel bassopiano e sulle colline di Dor dalla parte del mare. 3I Cananei erano a oriente e a occidente, gli Amorrei, gli Hittiti, i Perizziti, i Gebusei erano sulle montagne e gli Evei erano al di sotto dell'Ermon nel paese di Mizpa. 4Allora essi uscirono con tutti i loro eserciti: un popolo numeroso, come la sabbia sulla riva del mare, con cavalli e carri in gran quantità. 5Si unirono tutti questi re e vennero ad accamparsi insieme presso le acque di Merom, per combattere contro Israele. 6Allora il Signore disse a Giosuè: "Non temerli, perché domani a quest'ora io li mostrerò tutti trafitti davanti ad Israele. Taglierai i garretti ai loro cavalli e appiccherai il fuoco ai loro carri". 7Giosuè con tutti i suoi guerrieri li raggiunse presso le acque di Merom d'improvviso e piombò su di loro. 8Il Signore li mise in potere di Israele, che li batté e li inseguì fino a Sidone la Grande, fino a Misrefot-Maim e fino alla valle di Mizpa ad oriente. Li batterono fino a non lasciar loro neppure un superstite. 9Giosuè fece loro come gli aveva detto il Signore: tagliò i garretti ai loro cavalli e appiccò il fuoco ai loro carri. 10In quel tempo Giosuè ritornò e prese Cazor e passò a fil di spada il suo re, perché prima Cazor era stata la capitale di tutti quei regni. 11Passò a fil di spada ogni essere vivente che era in essa, votandolo allo sterminio; non lasciò nessuno vivo e appiccò il fuoco a Cazor. 12Giosuè prese tutti quei re e le oro città, passandoli a fil di spada; li votò allo sterminio, come aveva comandato Mosè, servo del Signore. 13Tuttavia Israele non incendiò nessuna delle città erette sui colli, fatta eccezione per la sola Cazor, che Giosuè incendiò. 14Gli Israeliti presero tutto il bottino di queste città e il bestiame; solo passarono a fil di spada tutti gli uomini fino a sterminarli; non lasciarono nessuno vivo. 15Come aveva comandato il Signore a Mosè suo servo, Mosè ordinò a Giosuè e Giosuè così fece: non trascurò nulla di quanto aveva comandato il Signore a Mosè. 16Giosuè si impadronì di tutto questo paese: le montagne, tutto il Negheb, tutto il paese di Gosen, il bassopiano, l'Araba e le montagne di Israele con il loro bassopiano. 17Dal monte Calak, che sale verso Seir, a Baal-Gad nella valle del Libano sotto il monte Ermon, prese tutti i loro re, li colpì e li mise a morte. 18Per molti giorni Giosuè mosse guerra a tutti questi re. 19Non ci fu città che avesse fatto pace con gli Israeliti, eccetto gli Evei che abitavano Gàbaon: si impadronirono di tutti con le armi. 20Infatti era per disegno del Signore che il loro cuore si ostinasse nella guerra contro Israele, per votarli allo sterminio, senza che trovassero grazia, e per annientarli, come aveva comandato il Signore a Mosè. 21In quel tempo Giosuè si mosse per eliminare gli Anakiti dalle montagne, da Ebron, da Debir, da Anab, da tutte le montagne di Giuda e da tutte le montagne di Israele. Giosuè li votò allo sterminio con le loro città. 22Non rimase un Anakita nel paese degli Israeliti; solo ne rimasero a Gaza, a Gat e ad Asdod. 23Giosuè si impadronì di tutta la regione, come aveva detto il Signore a Mosè, e Giosuè la diede in possesso ad Israele, secondo le loro divisioni per tribù. Poi il paese non ebbe più la guerra. 12 1Questi sono i re del paese, che gli Israeliti sconfissero e del cui territorio entrarono in possesso, oltre il Giordano, ad oriente, dal fiume Arnon al monte Ermon, con tutta l'Araba orientale. 2Sicon, re degli Amorrei che abitavano in Chesbon; il suo dominio cominciava da Aroer, situata sul margine della valle del torrente Arnon, incluso il centro del torrente, e comprendeva la metà di Gàlaad fino al torrente Iabbok, lungo il confine dei figli di Ammon 3e inoltre l'Araba fino alla riva orientale del mare di Kinarot e fino alla riva orientale dell'Araba, cioè il Mar Morto, in direzione di Bet-Iesimot e più a sud, fin sotto le pendici del Pisga. 4Inoltre Og, re di Basan, proveniente da un residuo di Refaim, che abitava in Astarot e in Edrei, 5dominava le montagne dell'Ermon e Salca e tutto Basan sino al confine dei Ghesuriti e dei Maacatiti, inoltre metà di Gàlaad sino al confine di Sicon re di Chesbon. 6Mosè, servo del Signore, e gli Israeliti li avevano sconfitti e Mosè, servo del Signore, ne diede il possesso ai Rubeniti, ai Gaditi e a metà della tribù di Manàsse. 7Questi sono i re del paese che Giosuè e gli Israeliti sconfissero, al di qua del Giordano ad occidente, da Baal-Gad nella valle del Libano fino al monte Calak, che sale verso Seir, e di cui Giosuè diede il possesso alle tribù di Israele secondo le loro divisioni, 8sulle montagne, nel bassopiano, nell'Araba, sulle pendici, nel deserto e nel Negheb: gli Hittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei e i Gebusei: 9il re di Gèrico, uno; il re di Ai, che è presso Betel, uno; 10il re di Gerusalemme, uno; il re di Ebron, uno; 11il re di Iarmut, uno; il re di Lachis, uno; 12il re di Eglon, uno; il re di Ghezer, uno; 13il re di Debir, uno; il re di Gheder, uno; 14il re di Corma, uno; il re di Arad, uno; 15il re di Libna, uno; il re di Adullam, uno; 16il re di Makkeda, uno; il re di Betel, uno; 17il re di Tappuach, uno; il re di Efer, uno; 18il re di Afek, uno; il re di Sarom, uno; 19il re di Madon, uno; il re di Cazor, uno; 20il re di Simron-Meroon, uno; il re di Acsaf, uno; 21il re di Taanach, uno; il re di Meghiddo, uno; 22il re di Kades, uno; il re di Iokneam del Carmelo, uno; 23il re di Dor, sulla collina di Dor, uno; il re delle genti di Gàlgala, uno; 24il re di Tirza, uno. In tutto trentun re. 13 1Quando Giosuè fu vecchio e avanti negli anni, il Signore gli disse: "Tu sei diventato vecchio, avanti negli anni e rimane molto territorio da occupare. 2Questo è il paese rimasto: tutti i distretti dei Filistei e tutto il territorio dei Ghesuriti, 3dal Sicor, che è sulla frontiera dell'Egitto, fino al territorio di Ekron, al nord, che è ritenuto cananeo, i cinque principati dei Filistei: quello di Gaza, di Asdod, di Ascalon, di Gat e di Ekron; gli Avviti 4al mezzogiorno; tutto il paese dei Cananei, da Ara che è di quelli di Sidòne, fino ad Afek, sino al confine degli Amorrei; 5il paese di quelli di Biblos e tutto il Libano ad oriente, da Baal-Gad sotto il monte Ermon fino all'ingresso di Amat. 6Tutti gli abitanti delle montagne dal Libano a Misrefot-Maim, tutti quelli di Sidòne, io li scaccerò davanti agli Israeliti. Però tu assegna questo paese in possesso agli Israeliti, come ti ho comandato. 7Ora dividi questo paese a sorte alle nove tribù e a metà della tribù di Manàsse". 8Insieme con l'altra metà di Manàsse, i Rubeniti e i Gaditi avevano ricevuto la loro parte di eredità, che Mosè aveva data loro oltre il Giordano, ad oriente, come aveva concesso loro Mosè, servo del Signore. 9Da Aroer, che è sulla riva del fiume Arnon, e dalla città, che è in mezzo alla valle, tutta la pianura di Madaba fino a Dibon; 10tutte le città di Sicon, re degli Amorrei, che regnava in Chesbon, sino al confine degli Ammoniti. 11Inoltre Gàlaad, il territorio dei Ghesuriti e dei Maacatiti, tutte le montagne dell'Ermon e tutto Basan fino a Salca; 12tutto il regno di Og, in Basan, il quale aveva regnato in Astarot e in Edrei ed era l'ultimo superstite dei Refaim, Mosè li aveva debellati e spodestati. 13Però gli Israeliti non avevano scacciato i Ghesuriti e i Maacatiti; così Ghesur e Maaca abitano in mezzo ad Israele fino ad oggi. 14Soltanto alla tribù di Levi non aveva assegnato eredità: i sacrifici consumati dal fuoco per il Signore, Dio di Israele, sono la sua eredità, secondo quanto gli aveva detto il Signore. 15Mosè aveva dato alla tribù dei figli di Ruben una parte secondo le loro famiglie 16ed essi ebbero il territorio da Aroer, che è sulla riva del fiume Arnon, e la città che è a metà della valle e tutta la pianura presso Madaba; 17Chesbon e tutte le sue città che sono nella pianura, Dibon, Bamot-Baal, Bet-Baal-Meon, 18Iaaz, Kedemot, Mefaat, 19Kiriataim, Sibma e Zeret-Sacar sulle montagne che dominano la valle; 20Bet-Peor, i declivi del Pisga, Bet-Iesimot, 21tutte le città della pianura, tutto il regno di Sicon, re degli Amorrei, che aveva regnato in Chesbon e che Mosè aveva sconfitto insieme con i capi dei Madianiti, Evi, Rekem, Zur, Cur e Reba, vassalli di Sicon, che abitavano nella regione. 22Quanto a Balaam, figlio di Beor, l'indovino, gli Israeliti lo uccisero di spada insieme a quelli che avevano trafitto. 23Il confine per i figli di Ruben fu dunque il Giordano e il territorio limitrofo. Questa fu l'eredità dei figli di Ruben secondo le loro famiglie: le città con i loro villaggi. 24Mosè poi aveva dato una parte alla tribù di Gad, ai figli di Gad secondo le loro famiglie 25ed essi ebbero il territorio di Iazer e tutte le città di Gàlaad e metà del paese degli Ammoniti fino ad Aroer, che è di fronte a Rabba, 26e da Chesbon fino a Ramat-Mizpe e Betonim e da Macanaim fino al territorio di Lodebar; 27nella valle: Bet-Aram e Bet-Nimra, Succot e Zafon, il resto del regno di Sicon, re di Chesbon. Il Giordano era il confine sino all'estremità del mare di Genèsaret oltre il Giordano, ad oriente. 28Questa è l'eredità dei figli di Gad secondo le loro famiglie: le città con i loro villaggi. 29Mosè aveva dato una parte a metà della tribù dei figli di Manàsse, secondo le loro famiglie 30ed essi ebbero il territorio da Macanaim, tutto il Basan, tutto il regno di Og, re di Basan, e tutti gli attendamenti di Iair, che sono in Basan: sessanta città. 31La metà di Gàlaad, Astarot e Edrei, città del regno di Og in Basan furono dati ai figli di Machir, figlio di Manàsse, anzi alla metà dei figli di Machir, secondo le loro famiglie. 32Questo distribuì Mosè nelle steppe di Moab, oltre il Giordano di Gèrico, ad oriente. 33Alla tribù di Levi però Mosè non aveva assegnato alcuna eredità: il Signore, Dio di Israele, è la loro eredità, come aveva loro detto. 14 1Questo invece ebbero in eredità gli Israeliti nel paese di Canaan: lo assegnarono loro in eredità il sacerdote Eleazaro e Giosuè, figlio di Nun, e i capi dei casati delle tribù degli Israeliti. 2La loro eredità fu stabilita per sorte, come aveva comandato il Signore per mezzo di Mosè, per le nove tribù e per la mezza tribù; 3infatti Mosè aveva assegnato l'eredità di due tribù e della mezza tribù oltre il Giordano; ai leviti non aveva dato alcuna eredità in mezzo a loro; 4però i figli di Giuseppe formano due tribù, Manàsse ed Efraim, mentre non si diede parte alcuna ai leviti del paese, tranne le città dove abitare e i loro contadi per i loro greggi e gli armenti. 5Come aveva comandato il Signore a Mosè, così fecero gli Israeliti e si divisero il paese. 6Si presentarono allora i figli di Giuda da Giosuè a Gàlgala e Caleb, figlio di Iefunne, il Kenizzita gli disse: "Tu conosci la parola che ha detto il Signore a Mosè, l'uomo di Dio, riguardo a me e a te a Kades-Barnea. 7Avevo quarant'anni quando Mosè, servo del Signore, mi inviò da Kades-Barnea a esplorare il paese e io gliene riferii come pensavo. 8I compagni che vennero con me scoraggiarono il popolo, io invece fui pienamente fedele al Signore Dio mio. 9Mosè in quel giorno giurò: Certo la terra, che ha calcato il tuo piede, sarà in eredità a te e ai tuoi figli, per sempre, perché sei stato pienamente fedele al Signore Dio mio. 10Ora, ecco il Signore mi ha fatto vivere, come aveva detto, sono cioè quarantacinque anni da quando disse questa parola a Mosè, mentre Israele camminava nel deserto, e oggi, ecco ho ottantacinque anni; 11io sono ancora oggi come quando Mosè mi inviò: come il mio vigore allora, così il mio vigore ora, sia per la battaglia, sia per ogni altro servizio; 12ora concedimi questi monti, di cui il Signore ha parlato in quel giorno, poiché tu hai allora saputo che vi sono gli Anakiti e città grandi e fortificate; spero che il Signore sia con me e io le conquisterò secondo quanto ha detto il Signore!". 13Giosuè lo benedisse e diede Ebron in eredità a Caleb, figlio di Iefunne. 14Per questo Caleb, figlio di Iefunne, il Kenizzita, ebbe in eredità Ebron fino ad oggi, perché pienamente fedele al Signore, Dio di Israele. Ebron si chiamava prima Kiriat-Arba: Arba era stato l'uomo più grande tra gli Anakiti. Poi il paese non ebbe più la guerra. 15 1La porzione che toccò in sorte alla tribù dei figli di Giuda, secondo le loro famiglie, si trova ai confini di Edom, dal deserto di Sin verso il Negheb, all'estremo sud. 2Il loro confine a mezzogiorno cominciava alla parte estrema del Mar Morto, dalla punta rivolta verso mezzodì, 3poi procedeva a sud della salita di Akrabbim, passava per Sin e risaliva a sud di Kades-Barnea; passava poi da Chezron, saliva ad Addar e girava verso Karkaa; 4passava poi da Azmon e raggiungeva il torrente d'Egitto e faceva capo al mare. Questo sarà il vostro confine meridionale. 5A oriente il confine era costituito dal Mar Morto fino alla foce del Giordano. Dal lato settentrionale il confine partiva dalla lingua di mare presso la foce del Giordano, 6saliva a Bet-Ogla e passava a nord di Bet-Araba e saliva alla Pietra di Bocan, figlio di Ruben. 7Poi il confine saliva a Debir, per la valle di Acor e, a nord, girava verso le curve, che sono di fronte alla salita di Adummin, a mezzogiorno del torrente; passava poi alle acque di En-Semes e faceva capo a En-Roghel. 8Saliva poi la valle di Ben-Innom a sud del fianco dei Gebusei, cioè di Gerusalemme; poi il confine saliva sulla vetta della montagna che domina la valle di Innom ad ovest ed è alla estremità della pianura dei Refaim, al nord. 9Poi il confine piegava dalla vetta della montagna verso la fonte delle Acque di Neftoach e usciva al monte Efron; piegava poi verso Baala, che è Kiriat-Iearim. 10Indi il confine girava da Baala, ad occidente, verso il monte Seir, passava sul pendio settentrionale del monte Iearim, cioè Chesalon, scendeva a Bet-Semes e passava a Timna. 11Poi il confine raggiungeva il pendio settentrionale di Ekron, quindi piegava verso Siccaron, passava per il monte Baala, raggiungeva Iabneel e terminava al mare. 12La frontiera occidentale era il Mar Mediterraneo. Questo era da tutti i lati il confine dei figli di Giuda, secondo le loro famiglie. 13A Caleb figlio di Iefunne fu data una parte in mezzo ai figli di Giuda, secondo l'ordine del Signore a Giosuè: fu data Kiriat-Arba, padre di Anak, cioè Ebron. 14Caleb scacciò di là i tre figli di Anak, Sesai, Achiman e Talmai, discendenti di Anak. 15Di là passò ad assalire gli abitanti di Debir. Si chiamava Debir Kiriat-Sefer. 16Disse allora Caleb: "A chi colpirà Kiriat-Sefer e se ne impadronirà, io darò in moglie Acsa, mia figlia". 17Se ne impadronì Otniel, figlio di Kenaz, fratello di Caleb; a lui diede in moglie sua figlia Acsa. 18Quand'essa arrivò presso il marito, questi la persuase a chiedere un campo al padre. Allora essa smontò dall'asino e Caleb le disse: "Che fai?". 19Gli disse: "Concedimi un favore. Poiché tu mi hai dato il paese del Negheb, dammi anche alcune sorgenti d'acqua". Le diede allora la sorgente superiore e la sorgente inferiore. 20Questa fu l'eredità della tribù dei figli di Giuda, secondo le loro famiglie. 21Le città poste all'estremità della tribù dei figli di Giuda, verso il confine di Edom, nel Negheb, erano Kabseel, Eder, Iagur, 22Kina, Dimona, Arara, 23Kedes, Cazor-Itnan, 24Zif, Telem, Bealot, 25Caroz-Adatta, Keriot-Chezron, cioè Cazor, 26Amam, Sema, Molada, 27Cazar-Gadda, Esmon, Bet-Pelet, 28Cazar-Sual, Bersabea e le sue dipendenze, 29Baala, Iim, Ezem, 30Eltolad, Chesil, Corma, 31Ziklag, Madmanna, Sansanna, 32Lebaot, Silchim, En-Rimmon: in tutto ventinove città e i loro villaggi. 33Nella Sefela: Estaol, Sorea, Asna, 34Zanoach, En-Gannim, Tappuach, Enam, 35Iarmut, Adullam, Soco, Azeka, 36Saaraim, Aditaim, Ghedera e Ghederotaim: quattordici città e i loro villaggi; 37Senan, Cadasa, Migdal-Gad, 38Dilean, Mizpe, Iokteel, 39Lachis, Boskat, Eglon, 40Cabbon, Lacmas, Chitlis, 41Ghederot, Bet-Dagon, Naama e Makkeda: sedici città e i loro villaggi; 42Libna, Eter, Asan, 43Iftach, Asna, Nesib, 44Keila, Aczib e Maresa: nove città e i loro villaggi; 45Ekron, le città del suo territorio e i suoi villaggi; 46da Ekron fino al mare, tutte le città vicine a Asdod e i loro villaggi; 47Asdod, le città del suo territorio e i suoi villaggi; Gaza, le città del suo territorio e i suoi villaggi fino al torrente d'Egitto e al Mar Mediterraneo, che serve di confine. 48Sulle montagne: Samir, Iattir, Soco, 49Danna, Kiriat-Sanna, cioè Debir, 50Anab, Estemoa, Anim, 51Gosen, Olon e Ghilo: undici città e i loro villaggi. 52Arab, Duma, Esean, 53Ianum, Bet-Tappuach, Afeka, 54Umta, Kiriat-Arba, cioè Ebron e Sior: nove città e i loro villaggi. 55Maon, Carmelo, Zif, Iutta, 56Izreel, Iokdeam, Zanoach, 57Kain, Ghibea e Timna: dieci città e i loro villaggi. 58Calcul, Bet-Sur, Ghedor, 59Maarat, Bet-Anot e Eltekon: sei città e i loro villaggi. Tekoa, Efrata, cioè Betlemme, Peor, Etam, Culon, Tatam, Sores, Carem, Gallim, Beter, Manak: undici città e i loro villaggi. 60Kiriat-Baal, cioè Kiriat-Iearim, e Rabba: due città e i loro villaggi. 61Nel deserto: Bet-Araba, Middin, Secaca, 62Nibsan, la città del sale e Engaddi: sei città e i loro villaggi. 63Quanto ai Gebusei che abitavano in Gerusalemme, i figli di Giuda non riuscirono a scacciarli; così i Gebusei abitano a Gerusalemme insieme con i figli di Giuda fino ad oggi. 16 1La parte toccata in sorte ai figli di Giuseppe si estendeva dal Giordano presso Gèrico verso le acque di Gèrico a oriente, seguendo il deserto che per la montagna sale da Gèrico a Betel. 2Il confine continuava poi da Betel-Luza e passava per la frontiera degli Architi ad Atarot; 3scendeva a occidente verso il confine degli Iafletiti fino al confine di Bet-Coron inferiore e fino a Ghezer e faceva capo al mare. 4I figli di Giuseppe, Manàsse ed Efraim ebbero ciascuno la loro eredità. 5Questi furono i confini dei figli di Efraim, secondo le loro famiglie. Il confine della loro eredità era a oriente Atarot-Addar, fino a Bet-Coron superiore; 6continuava fino al mare, dal lato di occidente, verso Micmetat al nord, girava a oriente verso Taanat-Silo e le passava davanti a oriente di Ianoach. 7Poi da Ianoach scendeva ad Atarot e a Naara, toccava Gèrico, e faceva capo al Giordano. 8Da Tappuach il confine andava verso occidente fino al torrente di Kana e le sue foci erano al mare. Tale era l'eredità della tribù dei figli d'Efraim, secondo le loro famiglie; 9incluse le città, tutte le città con i loro villaggi, riservate ai figli di Efraim in mezzo all'eredità dei figli di Manàsse. 10Essi non scacciarono i Cananei che abitavano a Ghezer; i Cananei hanno abitato in mezzo ad Efraim fino ad oggi, ma sono costretti ai lavori forzati. 17 1Questa era la parte toccata in sorte alla tribù di Manàsse, perché egli era il primogenito di Giuseppe. Quanto a Machir, primogenito di Manàsse e padre di Gàlaad, poiché era guerriero, aveva ottenuto Gàlaad e Basan. 2Fu dunque assegnata una parte agli altri figli di Manàsse secondo le loro famiglie: ai figli di Abiezer, ai figli di Elek, ai figli d'Asriel, ai figli di Sichem, ai figli di Efer, ai figli di Semida. Questi erano i figli maschi di Manàsse, figlio di Giuseppe, secondo le loro famiglie. 3Ma Zelofcad, figlio di Efer, figlio di Gàlaad, figlio di Machir, figlio di Manàsse, non ebbe figli maschi; ma ebbe figlie, delle quali ecco i nomi: Macla, Noa, Ogla, Milca e Tirza. 4Queste si presentarono al sacerdote Eleazaro, a Giosuè figlio di Nun e ai capi dicendo: "Il Signore ha comandato a Mosè di darci una eredità in mezzo ai nostri fratelli". Giosuè diede loro un'eredità in mezzo ai fratelli del padre loro, secondo l'ordine del Signore. 5Toccarono così dieci parti a Manàsse, oltre il paese di Gàlaad e di Basan che è oltre il Giordano, 6poiché le figlie di Manàsse ebbero un'eredità in mezzo ai figli di lui. Il paese di Gàlaad fu per gli altri figli di Manàsse. 7Il confine di Manàsse era dal lato di Aser, Micmetat, situata di fronte a Sichem, poi il confine girava a destra verso Iasib alla fonte di Tappuach. A Manàsse apparteneva il territorio di Tappuach, mentre Tappuach, al confine di Manàsse, era dei figli di Efraim. 9Quindi la frontiera scendeva al torrente Kana. A sud del torrente vi erano le città di Efraim, oltre quelle che Efraim possedeva in mezzo alle città di Manàsse. Il territorio di Manàsse era a nord del torrente e faceva capo al mare. 10Il territorio a sud era di Efraim, a nord era di Manàsse e suo confine era il mare. Con Aser erano contigui a nord e con Issacar ad est. 11Inoltre in Issacar e in Aser appartenevano a Manàsse: Beisan e i suoi villaggi, Ibleam e i suoi villaggi, gli abitanti di Dor e i suoi villaggi, gli abitanti di En-Dor e i suoi villaggi, gli abitanti di Taanach e i suoi villaggi, gli abitanti di Meghiddo e i suoi villaggi, un terzo della regione collinosa. 12Non poterono però i figli di Manàsse impadronirsi di queste città e il Cananeo continuò ad abitare in questa regione. 13Poi, quando gli Israeliti divennero forti, costrinsero il Cananeo ai lavori forzati, ma non lo spodestarono del tutto. 14I figli di Giuseppe dissero a Giosuè: "Perché mi hai dato in possesso una sola parte, una sola porzione misurata, mentre io sono un popolo numeroso, tanto mi ha benedetto il Signore?". 15Rispose loro Giosuè: "Se sei un popolo numeroso, sali alla foresta e disbosca a tuo piacere lassù nel territorio dei Perizziti e dei Refaim, dato che le montagne di Efraim sono troppo anguste per te". 16Dissero allora i figli di Giuseppe: "Le montagne non ci bastano; inoltre tutti i Cananei che abitano nel paese della valle hanno carri di ferro, tanto in Beisan e nelle sue dipendenze, quanto nella pianura di Izreel". 17Allora Giosuè disse alla casa di Giuseppe, a Efraim e a Manàsse: "Tu sei un popolo numeroso e possiedi una grande forza; la tua non sarà una porzione soltanto, 18perché le montagne saranno tue. È una foresta, ma tu la disboscherai e sarà tua da un estremo all'altro; spodesterai infatti il Cananeo, benché abbia carri di ferro e sia forte". 18 1Allora tutta la comunità degli Israeliti si radunò in Silo, e qui eresse la tenda del convegno. Il paese era stato sottomesso a loro. 2Rimanevano tra gli Israeliti sette tribù che non avevano avuto la loro parte. 3Disse allora Giosuè ai figli di Israele: "Fino a quando trascurerete di andare ad occupare il paese, che vi ha dato il Signore, Dio dei padri vostri? 4Sceglietevi tre uomini per tribù e io li invierò. Essi si alzeranno, gireranno nella regione, la descriveranno secondo la loro eredità e torneranno da me. 5Essi se la divideranno in sette parti: Giuda rimarrà sul suo territorio nel meridione e quelli della casa di Giuseppe rimarranno sul loro territorio al settentrione. 6Voi poi farete una descrizione del paese in sette parti e me la porterete qui e io getterò per voi la sorte qui dinanzi al Signore Dio nostro. 7Infatti non vi è parte per i leviti in mezzo a voi, perché il sacerdozio del Signore è la loro eredità, e Gad, Ruben e metà della tribù di Manàsse hanno già ricevuta la loro eredità oltre il Giordano, ad oriente, come ha concesso loro Mosè, servo del Signore". 8Si alzarono dunque gli uomini e si misero in cammino; Giosuè a coloro che andavano a descrivere il paese ordinò: "Andate, girate nella regione, descrivetela e tornate da me e qui io getterò per voi la sorte davanti al Signore, in Silo". 9Gli uomini andarono, passarono per la regione, la descrissero secondo le città in sette parti su di un libro e vennero da Giosuè all'accampamento, in Silo. 10Allora Giosuè gettò per loro la sorte in Silo, dinanzi al Signore, e lì Giosuè spartì il paese tra gli Israeliti, secondo le loro divisioni. 11Fu tirata a sorte la parte della tribù dei figli di Beniamino, secondo le loro famiglie; la parte che toccò loro aveva i confini tra i figli di Giuda e i figli di Giuseppe. 12Dal lato di settentrione, il loro confine partiva dal Giordano, saliva il pendio settentrionale di Gèrico, saliva per la montagna verso occidente e faceva capo al deserto di Bet-Aven. 13Di là passava per Luza, sul versante meridionale di Luza, cioè Betel, e scendeva ad Atarot-Addar, presso il monte che è a mezzogiorno di Bet-Coron inferiore. 14Poi il confine si piegava e, al lato occidentale, girava a mezzogiorno dal monte posto di fronte a Bet-Coron, a mezzogiorno, e faceva capo a Kiriat-Baal, cioè Kiriat-Iearim, città dei figli di Giuda. Questo era il lato occidentale. 15Il lato meridionale cominciava all'estremità di Kiriat-Iearim. Il confine piegava verso occidente fino alla fonte delle acque di Neftoach; 16poi scendeva all'estremità del monte di fronte alla valle di Ben-Innom, nella valle dei Refaim, al nord, e scendeva per la valle di Innom, sul pendio meridionale dei Gebusei, fino a En-Roghel. 17Si estendeva quindi verso il nord e giungeva a En-Semes; di là si dirigeva verso le Curve di fronte alla salita di Adummim e scendeva al sasso di Bocan, figlio di Ruben; 18poi passava per il pendio settentrionale di fronte all'Araba e scendeva all'Araba. 19Il confine passava quindi per il pendio settentrionale di Bet-Ogla e faceva capo al golfo settentrionale del Mar Morto, alla foce meridionale del Giordano. Questo era il confine meridionale. 20Il Giordano serviva di confine dal lato orientale. Questo il possedimento dei figli di Beniamino, secondo le loro famiglie, con i suoi confini da tutti i lati. 21Le città della tribù dei figli di Beniamino, secondo le loro famiglie erano: Gèrico, Bet-Ogla, Emek-Kesis, 22Bet-Araba, Semaraim, Betel, 23Avvim, Para, Ofra, 24Chefar-Ammonai, Ofni e Gheba; dodici città e i loro villaggi; 25Gàbaon, Rama, Beerot, 26Mizpe, Chefira, Mosa, 27Rekem, Irpeel, Tareala, 28Sela-Elef, Iebus, cioè Gerusalemme, Gabaa, Kiriat-Iearim: quattordici città e i loro villaggi. Questo fu il possesso dei figli di Beniamino, secondo le loro famiglie. 19 1La seconda parte sorteggiata toccò a Simeone, alla tribù dei figli di Simeone secondo le loro famiglie. Il loro possesso era in mezzo a quello dei figli di Giuda. 2Ebbero nel loro territorio: Bersabea, Seba, Molada, 3Cazar-Susa, Bala, Asem, 4Eltolad, Betul, Corma, 5Ziklag, Bet-Marcabot, Cazar-Susa, 6Bet-Lebaot e Saruchen: tredici città e i loro villaggi; 7En, Rimmon, Eter e Asan: quattro città e i loro villaggi; 8tutti i villaggi che stavano intorno a queste città, fino a Baalat-Beer, Ramat-Negheb. Questo fu il possesso della tribù dei figli di Simeone, secondo le loro famiglie. 9Il possesso dei figli di Simeone fu preso dalla parte dei figli di Giuda, perché la parte dei figli di Giuda era troppo grande per loro; perciò i figli di Simeone ebbero il loro possesso in mezzo al possesso di quelli. 10La terza parte sorteggiata toccò ai figli di Zàbulon, secondo le loro famiglie. Il confine del loro territorio si estendeva fino a Sarid. 11Questo confine saliva a occidente verso Mareala e giungeva a Dabbeset e poi toccava il torrente che è di fronte a Iokneam. 12Da Sarid girava ad oriente, dove sorge il sole, sino al confine di Chislot-Tabor; poi continuava verso Daberat e saliva a Iafia. 13Di là passava verso oriente, dove sorge il sole, per Gat-Efer, per Et-Kazin, usciva verso Rimmon, girando fino a Nea. 14Poi il confine piegava dal lato di settentrione verso Annaton e faceva capo alla valle d'Iftach-El. 15Esso includeva inoltre: Kattat, Naalal, Simron, Ideala e Betlemme: dodici città e i loro villaggi. 16Questo fu il possesso dei figli di Zàbulon, secondo le loro famiglie: queste città e i loro villaggi. 17La quarta parte sorteggiata toccò a Issacar, ai figli di Issacar, secondo le loro famiglie. 18Il loro territorio comprendeva: Izreel, Chesullot, Sunem, 19Afaraim, Sion, Anacarat, 20Rabbit, Kision, Abes, 21Remet, En-Gannim, En-Chadda e Bet-Passes. 22Poi il confine giungeva a Tabor, Sacasim, Bet-Semes e faceva capo al Giordano: sedici città e i loro villaggi. 23Questo fu il possesso della tribù dei figli d'Issacar, secondo le loro famiglie: queste città e i loro villaggi. 24La quinta parte sorteggiata toccò ai figli di Aser secondo le loro famiglie. 25Il loro territorio comprendeva: Elkat, Ali, Beten, Acsaf, 26Alammelech, Amead, Miseal. Il loro confine giungeva, verso occidente, al Carmelo e a Sicor-Libnat. 27Poi piegava dal lato dove sorge il sole verso Bet-Dagon, toccava Zàbulon e la valle di Iftach-El al nord, Bet-Emek e Neiel, e si prolungava verso Cabul a sinistra 28e verso Ebron, Recob, Ammon e Cana fino a Sidòne la Grande. 29Poi il confine piegava verso Rama fino alla fortezza di Tiro, girava verso Osa e faceva capo al mare; incluse Macleb, Aczib, 30Acco, Afek e Recob: ventidue città e i loro villaggi. 31Questo il possesso della tribù dei figli di Aser, secondo le loro famiglie: queste città e i loro villaggi. 32La sesta parte sorteggiata toccò ai figli di Nèftali, secondo le loro famiglie. 33Il loro confine si estendeva da Elef e dalla quercia di Besaannim ad Adami-Nekeb e Iabneel fino a Lakkum e faceva capo al Giordano, 34poi il confine piegava a occidente verso Aznot-Tabor e di là continuava verso Ukkok; giungeva a Zàbulon dal lato di mezzogiorno, ad Aser dal lato d'occidente e a Giuda del Giordano dal lato di levante. 35Le fortezze erano Siddim, Ser, Ammat, Rakkat, Genèsaret, 36Adama, Rama, Cazor, 37Kedes, Edrei, En-Cazor, 38Ireon, Migdal-El, Orem, Bet-Anat e Bet-Semes: diciannove città e i loro villaggi. 39Questo fu il possesso della tribù dei figli di Nèftali, secondo le loro famiglie: queste città e i loro villaggi. 40La settima parte sorteggiata toccò alla tribù dei figli di Dan, secondo le loro famiglie. 41Il confine del loro possesso comprendeva Sorea, Estaol, Ir-Semes, 42Saalabbin, Aialon, Itla, 43Elon, Timna, Ekron, 44Elteke, Ghibbeton, Baalat, 45Ieud, Bene-Berak, Gat-Rimmon, 46Me-Iarkon e Rakkon con il territorio di fronte a Giaffa. 47Ma il territorio dei figli di Dan si estese più lontano, perché i figli di Dan andarono a combattere contro Lesem; la presero e la passarono a fil di spada; ne presero possesso, vi si stabilirono e la chiamarono Dan, dal nome di Dan loro padre. 48Questo fu il possesso della tribù dei figli di Dan, secondo le loro famiglie: queste città e i loro villaggi. 49Quando gli Israeliti ebbero finito di ripartire il paese secondo i suoi confini, diedero a Giosuè, figlio di Nun, una proprietà in mezzo a loro. 50Secondo l'ordine del Signore, gli diedero la città che egli chiese: Timnat-Serach, sulle montagne di Efraim. Egli costruì la città e vi stabilì la dimora. 51Tali sono le eredità che il sacerdote Eleazaro, Giosuè, figlio di Nun, e i capifamiglia delle tribù degli Israeliti distribuirono a sorte in Silo, davanti al Signore all'ingresso della tenda del convegno. Così compirono la divisione del paese. 20 1Poi il Signore disse a Giosuè: 2"Parla agli Israeliti e di' loro: Stabilitevi le città di rifugio, delle quali vi ho parlato per mezzo di Mosè, 3perché l'omicida che avrà ucciso qualcuno per errore o per inavvertenza, vi si possa rifugiare; vi serviranno di rifugio contro il vendicatore del sangue. 4L'omicida fuggirà in una di quelle città e, fermatosi all'ingresso della porta della città, esporrà il suo caso agli anziani di quella città; questi lo accoglieranno presso di loro dentro la città, gli assegneranno una dimora ed egli si stabilirà in mezzo a loro. 5Se il vendicatore del sangue lo inseguirà, essi non gli daranno nelle mani l'omicida, perché ha ucciso il prossimo senza averne l'intenzione, senza averlo prima odiato. 6L'omicida rimarrà in quella città finché, alla morte del sommo sacerdote, che sarà in funzione in quei giorni, comparirà in giudizio davanti all'assemblea. Allora l'omicida potrà tornarsene e rientrare nella sua città e nella sua casa, nella città da dove era fuggito". 7Consacrarono dunque Kades in Galilea sulle montagne di Nèftali, Sichem sulle montagne di Efraim e Kiriat-Arba, cioè Ebron sulle montagne di Giuda. 8Oltre il Giordano, a oriente di Gèrico, stabilirono Bezer della tribù di Ruben, nel deserto, sull'altipiano; Ramot in Gàlaad nella tribù di Gad e Golan in Basan, nella tribù di Manàsse. 9Queste furono le città stabilite per tutti gli Israeliti e per lo straniero che abita in mezzo a loro, perché chiunque avesse ucciso qualcuno per inavvertenza, potesse rifugiarvisi e non morisse per mano del vendicatore del sangue, prima d'essere comparso davanti all'assemblea. 21 1I capifamiglia dei leviti si presentarono al sacerdote Eleazaro, a Giosuè figlio di Nun e ai capifamiglia delle tribù degli Israeliti 2e dissero loro a Silo, nel paese di Canaan: "Il Signore ha comandato, per mezzo di Mosè, che ci fossero date città da abitare con i loro pascoli per il nostro bestiame". 3Gli Israeliti diedero ai leviti, sorteggiandole dal loro possesso, le seguenti città con i loro pascoli, secondo il comando del Signore. 4Si tirò a sorte per le famiglie dei Keatiti; fra i leviti, i figli del sacerdote Aronne ebbero in sorte tredici città della tribù di Giuda, della tribù di Simeone e della tribù di Beniamino. 5Al resto dei Keatiti toccarono in sorte dieci città delle famiglie della tribù di Efraim, della tribù di Dan e di metà della tribù di Manàsse. 6Ai figli di Gherson toccarono in sorte tredici città delle famiglie della tribù d'Issacar, della tribù di Aser, della tribù di Nèftali e di metà della tribù di Manàsse in Basan. 7Ai figli di Merari, secondo le loro famiglie, toccarono dodici città della tribù di Ruben, della tribù di Gad e della tribù di Zàbulon. 8Gli Israeliti diedero dunque a sorte queste città con i loro pascoli ai leviti, come il Signore aveva comandato per mezzo di Mosè. 9Diedero, cioè, della tribù dei figli di Giuda e della tribù dei figli di Simeone le città qui nominate. 10Esse toccarono ai figli d'Aronne tra le famiglie dei Keatiti, figli di Levi, perché il primo sorteggio fu per loro. 11Furono dunque date loro Kiriat-Arba, padre di Anak, cioè Ebron, sulle montagne di Giuda, con i suoi pascoli tutt'intorno; 12ma diedero i campi di questa città e i suoi villaggi come possesso a Caleb, figlio di Iefunne. 13Diedero ai figli del sacerdote Aronne Ebron, città di rifugio per l'omicida, con i suoi pascoli; poi Libna e i suoi pascoli, 14Iattir e i suoi pascoli, Estemoa e i suoi pascoli, 15Debir e i suoi pascoli, Colon e i suoi pascoli, 16Ain e i suoi pascoli, Iutta e i suoi pascoli, Bet-Semes e i suoi pascoli: nove città di queste tribù. 17Della tribù di Beniamino, Gàbaon e i suoi pascoli, Ghega e i suoi pascoli, 18Anatot e i suoi pascoli, Almon e i suoi pascoli: quattro città. 19Totale delle città dei sacerdoti figli d'Aronne: tredici città e i loro pascoli. 20Alle famiglie dei Keatiti, cioè al resto dei leviti, figli di Keat, toccarono città della tribù di Efraim. 21Fu loro data, come città di rifugio per l'omicida, Sichem e i suoi pascoli sulle montagne di Efraim; poi Ghezer e i suoi pascoli, 22Chibsaim e i suoi pascoli, Bet-Coron e i suoi pascoli: quattro città. 23Della tribù di Dan: Elteke e i suoi pascoli, Ghibbeton e i suoi pascoli, 24Aialon e i suoi pascoli, Gat-Rimmon e i suoi pascoli: quattro città. 25Di metà della tribù di Manàsse: Taanach e i suoi pascoli, Ibleam e i suoi pascoli: due città. 26Totale: dieci città con i loro pascoli, che toccarono alle famiglie degli altri figli di Keat. 27Ai figli di Gherson, che erano tra le famiglie dei leviti, furono date: di metà della tribù di Manàsse, come città di rifugio per l'omicida, Golan in Basan e i suoi pascoli, Astarot con i suoi pascoli: due città; 28della tribù d'Issacar, Kision e i suoi pascoli, Daberat e i suoi pascoli, 29Iarmut e i suoi pascoli, En-Gannim e i suoi pascoli: quattro città; 30della tribù di Aser, Miseal e i suoi pascoli, Abdon e i suoi pascoli; 31Elkat e i suoi pascoli, Recob e i suoi pascoli: quattro città; 32della tribù di Nèftali, come città di rifugio per l'omicida, Kades in Galilea e i suoi pascoli, Ammot-Dor e i suoi pascoli, Kartan con i suoi pascoli: tre città. 33Totale delle città dei Ghersoniti, secondo le loro famiglie: tredici città e i loro pascoli. 34Alle famiglie dei figli di Merari, cioè al resto dei leviti, furono date: della tribù di Zàbulon, Iokneam e i suoi pascoli, Karta e i suoi pascoli, 35Dimna e i suoi pascoli, Naalal e i suoi pascoli: quattro città; 36della tribù di Ruben, come città di rifugio per l'omicida, Bezer e i suoi pascoli, Iaas e i suoi pascoli, 37Kedemot e i suoi pascoli, Mefaat e i suoi pascoli: quattro città; 38della tribù di Gad, come città di rifugio per l'omicida, Ramot in Gàlaad e i suoi pascoli, Macanaim e i suoi pascoli, 39Chesbon e i suoi pascoli, Iazer e i suoi pascoli: in tutto quattro città. 40Totale delle città date in sorte ai figli di Merari, secondo le loro famiglie, cioè il resto delle famiglie dei leviti: dodici città. 41Totale delle città dei leviti in mezzo ai possessi degli Israeliti: quarantotto città e i loro pascoli. 42Ciascuna di queste città aveva intorno il pascolo; così era di tutte queste città. 43Il Signore diede dunque a Israele tutto il paese che aveva giurato ai padri di dar loro e gli Israeliti ne presero possesso e vi si stabilirono. 44Il Signore diede loro tranquillità intorno, come aveva giurato ai loro padri; nessuno di tutti i loro nemici poté resistere loro; il Signore mise in loro potere tutti quei nemici. 45Di tutte le belle promesse che il Signore aveva fatte alla casa d'Israele, non una andò a vuoto: tutto giunse a compimento. 22 1Allora Giosuè convocò i Rubeniti, i Gaditi e metà della tribù di Manàsse 2e disse loro: "Voi avete osservato quanto Mosè, servo del Signore, vi aveva ordinato e avete obbedito alla mia voce, in tutto quello che io vi ho comandato. 3Non avete abbandonato i vostri fratelli durante questo lungo tempo fino ad oggi e avete osservato il comando del Signore vostro Dio. 4Ora che il Signore vostro Dio ha dato tranquillità ai vostri fratelli, come aveva loro promesso, tornate e andate alle vostre tende, nel paese che vi appartiene, e che Mosè, servo del Signore, vi ha assegnato oltre il Giordano. 5Soltanto abbiate gran cura di eseguire i comandi e la legge che Mosè, servo del Signore, vi ha dato, amando il Signore vostro Dio, camminando in tutte le sue vie, osservando i suoi comandi, restando fedeli a lui e servendolo con tutto il cuore e con tutta l'anima". 6Poi Giosuè li benedisse e li congedò ed essi tornarono alle loro tende. 7Mosè aveva dato a metà della tribù di Manàsse un possesso in Basan e Giosuè diede all'altra metà un possesso tra i loro fratelli, di qua del Giordano, a occidente. Quando Giosuè li rimandò alle loro tende e li benedisse, 8aggiunse: "Voi tornate alle vostre tende con grandi ricchezze, con bestiame molto numeroso, con argento, oro, rame, ferro e con grande quantità di vesti; dividete con i vostri fratelli il bottino, tolto ai vostri nemici". 9I figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse dunque tornarono, dopo aver lasciato gli Israeliti a Silo, nel paese di Canaan, per andare nel paese di Gàlaad, il paese di loro proprietà, che avevano ricevuto in possesso, in forza del comando del Signore, per mezzo di Mosè. 10Quando furono giunti alle Curve del Giordano, che sono nel paese di Canaan, i figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse vi costruirono un altare, presso il Giordano: un altare di forma grandiosa. 11Gli Israeliti udirono che si diceva: "Ecco i figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse hanno costruito un altare di fronte al paese di Canaan, alle Curve del Giordano, dalla parte degli Israeliti". 12Quando gli Israeliti seppero questo, tutta la loro comunità si riunì a Silo per muover loro guerra. 13Gli Israeliti mandarono ai figli di Ruben, ai figli di Gad e metà della tribù di Manàsse nel paese di Gàlaad, Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro, 14e con lui dieci capi, un capo per ciascun casato paterno di tutte le tribù d'Israele: 15tutti erano capi di un casato paterno fra i gruppi di migliaia d'Israele; essi andarono dai figli di Ruben, dai figli di Gad e da metà della tribù di Manàsse nel paese di Gàlaad e dissero loro: 16"Dice tutta la comunità del Signore: Che è questa infedeltà, che avete commessa contro il Dio d'Israele, desistendo oggi dal seguire il Signore, costruendovi un altare per ribellarvi oggi al Signore? 17Non ci basta l'iniquità di Peor, della quale non ci siamo ancora purificati oggi e che attirò quel flagello sulla comunità del Signore? 18Voi oggi desistete dal seguire il Signore! Poiché oggi vi siete ribellati al Signore, domani egli si adirerà contro tutta la comunità d'Israele. 19Se ritenete immondo il paese che possedete, ebbene, passate nel paese che è possesso del Signore, dove è stabilita la Dimora del Signore, e stabilitevi in mezzo a noi; ma non ribellatevi al Signore e non fate di noi dei ribelli, costruendovi un altare oltre l'altare del Signore nostro Dio. 20Quando Acan figlio di Zerach commise un'infedeltà riguardo allo sterminio, non venne forse l'ira del Signore su tutta la comunità d'Israele sebbene fosse un individuo solo? Non dovette egli morire per la sua colpa?". 21Allora i figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse risposero e dissero ai capi dei gruppi di migliaia d'Israele: 22"Dio, Dio, Signore! Dio, Dio, Signore! Lui lo sa, ma anche Israele lo sappia. Se abbiamo agito per ribellione o per infedeltà verso il Signore, che Egli non ci salvi oggi! 23Se abbiamo costruito un altare per desistere dal seguire il Signore; se è stato per offrire su di esso olocausti od oblazioni e per fare su di esso sacrifici di comunione, il Signore stesso ce ne chieda conto! 24In verità l'abbiamo fatto preoccupati di questo: pensando cioè che in avvenire i vostri figli potessero dire ai nostri figli: Che avete in comune voi con il Signore Dio d'Israele? 25Il Signore ha posto il Giordano come confine tra noi e voi, figli di Ruben e figli di Gad; voi non avete parte alcuna con il Signore! Così i vostri figli farebbero desistere i nostri figli dal temere il Signore. 26Perciò abbiamo detto: Costruiamo un altare, non per olocausti, né per sacrifici, 27ma perché sia testimonio fra noi e voi e fra i nostri discendenti dopo di noi, dimostrando che vogliamo servire al Signore dinanzi a lui, con i nostri olocausti, con le nostre vittime e con i nostri sacrifici di comunione. Così i vostri figli non potranno un giorno dire ai nostri figli: Voi non avete parte alcuna con il Signore. 28Abbiamo detto: Se in avvenire essi diranno questo a noi o ai nostri discendenti, noi risponderemo: Guardate la forma dell'altare del Signore, che i nostri padri fecero, non per olocausti, né per sacrifici, ma perché fosse di testimonio fra noi e voi. 29Lungi da noi l'idea di ribellarci al Signore e di desistere dal seguire il Signore, costruendo un altare per olocausti, per oblazioni o per sacrifici, oltre l'altare del Signore nostro Dio, che è davanti alla sua Dimora!". 30Quando Pincas e i capi della comunità, i capi dei gruppi di migliaia d'Israele che erano con lui, udirono le parole dette dai figli di Ruben, dai figli di Gad e dai figli di Manàsse, ne rimasero soddisfatti. 31Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro, disse ai figli di Ruben, ai figli di Gad e ai figli di Manàsse: "Oggi riconosciamo che il Signore è in mezzo a noi, poiché non avete commesso questa infedeltà verso il Signore; così avete preservato gli Israeliti dal castigo del Signore". 32Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro, e i capi lasciarono i figli di Ruben e i figli di Gad e tornarono dal paese di Gàlaad al paese di Canaan presso gli Israeliti, ai quali riferirono l'accaduto. 33La cosa piacque agli Israeliti, i quali benedissero Dio e non parlarono più di muover guerra ai figli di Ruben e di Gad, per devastare il paese che essi abitavano. 34I figli di Ruben e i figli di Gad chiamarono quell'altare Testimonio perché dissero: "Esso è testimonio fra di noi che il Signore è Dio". 23 1Molto tempo dopo che il Signore aveva dato riposo a Israele, liberandolo da tutti i nemici che lo circondavano, Giosuè, ormai vecchio e molto avanti negli anni, 2convocò tutto Israele, gli anziani, i capi, i giudici e gli scribi del popolo e disse loro: "Io sono vecchio, molto avanti negli anni. 3Voi avete visto quanto il Signore vostro Dio ha fatto a tutte queste nazioni, scacciandole dinanzi a voi; poiché il Signore vostro Dio ha combattuto per voi. 4Ecco io ho diviso tra voi a sorte, come possesso per le vostre tribù, il paese delle nazioni che restano e di tutte quelle che ho sterminate, dal Giordano fino al Mar Mediterraneo, ad occidente. 5Il Signore vostro Dio le disperderà egli stesso dinanzi a voi e le scaccerà dinanzi a voi e voi prenderete possesso del loro paese, come il Signore vostro Dio vi ha detto. 6Siate forti nell'osservare ed eseguire quanto è scritto nel libro della legge di Mosè, senza deviare né a destra, né a sinistra, 7senza mischiarvi con queste nazioni che rimangono fra di voi; non pronunciate neppure il nome dei loro dèi, non ne fate uso nei giuramenti; non li servite e non vi prostrate davanti a loro: 8ma restate fedeli al Signore vostro Dio, come avete fatto fino ad oggi. 9Il Signore ha scacciato dinanzi a voi nazioni grandi e potenti; nessuno ha potuto resistere a voi fino ad oggi. 10Uno solo di voi ne inseguiva mille, perché il Signore vostro Dio combatteva per voi come aveva promesso. 11Abbiate gran cura, per la vostra vita, di amare il Signore vostro Dio. 12Perché, se fate apostasia e vi unite al resto di queste nazioni che sono rimaste fra di voi e vi imparentate con loro e vi mescolate con esse ed esse con voi, 13allora sappiate che il Signore vostro Dio non scaccerà più queste genti dinanzi a voi, ma esse diventeranno per voi una rete, una trappola, un flagello ai vostri fianchi; diventeranno spine nei vostri occhi, finché non siate periti e scomparsi da questo buon paese che il Signore vostro Dio vi ha dato. 14Ecco io oggi me ne vado per la via di ogni abitante della terra; riconoscete con tutto il cuore e con tutta l'anima che neppur una di tutte le buone promesse, che il Signore vostro Dio aveva fatto per voi, è caduta a vuoto; tutte sono giunte a compimento per voi: neppure una è andata a vuoto. 15Ma, come ogni buona parola che il Signore vostro Dio vi aveva detta è giunta a compimento per voi, così il Signore farà giungere a vostro danno tutte le sue parole di minaccia, finché vi abbia sterminati da questo buon paese che il vostro Dio, il Signore, vi ha dato. 16Se trasgredite l'alleanza che il Signore vostro Dio vi ha imposta, e andate a servire altri dèi e vi prostrate davanti a loro, l'ira del Signore si accenderà contro di voi e voi perirete presto, scomparendo dal buon paese che egli vi ha dato". 24 1Giosuè radunò tutte le tribù d'Israele in Sichem e convocò gli anziani d'Israele, i capi, i giudici e gli scribi del popolo, che si presentarono davanti a Dio. 2Giosuè disse a tutto il popolo: "Dice il Signore, Dio d'Israele: I vostri padri, come Terach padre di Abramo e padre di Nacor, abitarono dai tempi antichi oltre il fiume e servirono altri dèi. 3Io presi il padre vostro Abramo da oltre il fiume e gli feci percorrere tutto il paese di Canaan; moltiplicai la sua discendenza e gli diedi Isacco. 4Ad Isacco diedi Giacobbe ed Esaù e assegnai ad Esaù il possesso delle montagne di Seir; Giacobbe e i suoi figli scesero in Egitto. 5Poi mandai Mosè e Aronne e colpii l'Egitto con i prodigi che feci in mezzo ad esso; dopo vi feci uscire. 6Feci dunque uscire dall'Egitto i vostri padri e voi arrivaste al mare. Gli Egiziani inseguirono i vostri padri con carri e cavalieri fino al Mare Rosso. 7Quelli gridarono al Signore ed egli pose fitte tenebre fra voi e gli Egiziani; poi spinsi sopra loro il mare, che li sommerse; i vostri occhi videro ciò che io avevo fatto agli Egiziani. Dimoraste lungo tempo nel deserto. 8Io vi condussi poi nel paese degli Amorrei, che abitavano oltre il Giordano; essi combatterono contro di voi e io li misi in vostro potere; voi prendeste possesso del loro paese e io li distrussi dinanzi a voi. 9Poi sorse Balak, figlio di Zippor, re di Moab, per muover guerra a Israele; mandò a chiamare Balaam, figlio di Beor, perché vi maledicesse; 10ma io non volli ascoltare Balaam; egli dovette benedirvi e vi liberai dalle mani di Balak. 11Passaste il Giordano e arrivaste a Gèrico. Gli abitanti di Gèrico, gli Amorrei, i Perizziti, i Cananei, gli Hittiti, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei combatterono contro di voi e io li misi in vostro potere. 12Mandai avanti a voi i calabroni, che li scacciarono dinanzi a voi, com'era avvenuto dei due re amorrei: ma ciò non avvenne per la vostra spada, né per il vostro arco. 13Vi diedi una terra, che voi non avevate lavorata, e abitate in città, che voi non avete costruite, e mangiate i frutti delle vigne e degli oliveti, che non avete piantati. 14Temete dunque il Signore e servitelo con integrità e fedeltà; eliminate gli dèi che i vostri padri servirono oltre il fiume e in Egitto e servite il Signore. 15Se vi dispiace di servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire: se gli dèi che i vostri padri servirono oltre il fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel paese dei quali abitate. Quanto a me e alla mia casa, vogliamo servire il Signore". 16Allora il popolo rispose e disse: "Lungi da noi l'abbandonare il Signore per servire altri dèi! 17Poiché il Signore nostro Dio ha fatto uscire noi e i padri nostri dal paese d'Egitto, dalla condizione servile, ha compiuto quei grandi miracoli dinanzi agli occhi nostri e ci ha protetti per tutto il viaggio che abbiamo fatto e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. 18Il Signore ha scacciato dinanzi a noi tutti questi popoli e gli Amorrei che abitavano il paese. Perciò anche noi vogliamo servire il Signore, perché Egli è il nostro Dio". 19Giosuè disse al popolo: "Voi non potrete servire il Signore, perché è un Dio santo, è un Dio geloso; Egli non perdonerà le vostre trasgressioni e i vostri peccati. 20Se abbandonerete il Signore e servirete dèi stranieri, Egli vi si volterà contro e, dopo avervi fatto tanto bene, vi farà del male e vi consumerà". 21Il popolo disse a Giosuè: "No! Noi serviremo il Signore". 22Allora Giosuè disse al popolo: "Voi siete testimoni contro voi stessi, che vi siete scelto il Signore per servirlo!". Risposero: "Siamo testimoni!". 23Giosuè disse: "Eliminate gli dèi dello straniero, che sono in mezzo a voi, e rivolgete il cuore verso il Signore, Dio d'Israele!". 24Il popolo rispose a Giosuè: "Noi serviremo il Signore nostro Dio e obbediremo alla sua voce!". 25Giosuè in quel giorno concluse un'alleanza con il popolo e gli diede uno statuto e una legge a Sichem. 26Poi Giosuè scrisse queste cose nel libro della legge di Dio; prese una grande pietra e la rizzò là, sotto il terebinto, che è nel santuario del Signore. 27Giosuè disse a tutto il popolo: "Ecco questa pietra sarà una testimonianza per noi; perché essa ha udito tutte le parole che il Signore ci ha dette; essa servirà quindi da testimonio contro di voi, perché non rinneghiate il vostro Dio". 28Poi Giosuè rimandò il popolo, ognuno al proprio territorio. 29Dopo queste cose, Giosuè figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni 30e lo seppellirono nel territorio di sua proprietà a Timnat-Serach, che è sulle montagne di Efraim, a settentrione del monte Gaas. 31Israele servì il Signore per tutta la vita di Giosuè e tutta la vita degli anziani che sopravvissero a Giosuè e che conoscevano tutte le opere che il Signore aveva compiute per Israele. 32Le ossa di Giuseppe, che gli Israeliti avevano portate dall'Egitto, le seppellirono a Sichem, nella parte della montagna che Giacobbe aveva acquistata dai figli di Camor, padre di Sichem, per cento pezzi d'argento e che i figli di Giuseppe avevano ricevuta in eredità. 33Poi morì anche Eleazaro, figlio di Aronne, e lo seppellirono a Gàbaa di Pincas, che era stata data a suo figlio Pincas, sulle montagne di Efraim. Giudici 1 1Dopo la morte di Giosuè, gli Israeliti consultarono il Signore dicendo: "Chi di noi andrà per primo a combattere contro i Cananei?". 2Il Signore rispose: "Andrà Giuda: ecco, ho messo il paese nelle sue mani". 3Allora Giuda disse a Simeone suo fratello: "Vieni con me nel paese, che mi è toccato in sorte, e combattiamo contro i Cananei; poi anch'io verrò con te in quello che ti è toccato in sorte". Simeone andò con lui. 4Giuda dunque si mosse e il Signore mise nelle loro mani i Cananei e i Perizziti; sconfissero a Bezek diecimila uomini. 5Incontrato Adoni-Bezek a Bezek, l'attaccarono e sconfissero i Cananei e i Perizziti. 6Adoni-Bezek fuggì, ma essi lo inseguirono, lo catturarono e gli amputarono i pollici delle mani e dei piedi. 7Adoni-Bezek disse: "Settanta re con i pollici delle mani e dei piedi amputati, raccattavano gli avanzi sotto la mia tavola. Quello che ho fatto io, Dio me lo ripaga". Lo condussero poi a Gerusalemme dove morì. 8I figli di Giuda attaccarono Gerusalemme e la presero; la passarono a fil di spada e l'abbandonarono alle fiamme. 9Poi andarono a combattere contro i Cananei che abitavano le montagne, il Negheb e la Sefela. 10Giuda marciò contro i Cananei che abitavano a Ebron, che prima si chiamava Kiriat-Arba, e sconfisse Sesai, Achiman e Talmai. 11Di là andò contro gli abitanti di Debir, che prima si chiamava Kiriat-Sefer. 12Allora Caleb disse: "A chi batterà Kiriat-Sefer e la prenderà io darò in moglie Acsa mia figlia". 13La prese Otniel, figlio di Kenaz, fratello minore di Caleb, e questi gli diede in moglie sua figlia Acsa. 14Ora, mentre andava dal marito, egli la indusse a chiedere un campo a suo padre. Essa scese dall'asino e Caleb le disse: "Che hai?". 15Essa rispose: "Fammi un dono; poiché tu mi hai dato una terra arida, dammi anche qualche fonte d'acqua". Egli le donò la sorgente superiore e la sorgente inferiore. 16I figli del suocero di Mosè, il Kenita, salirono dalla città delle Palme con i figli di Giuda nel deserto di Giuda, a mezzogiorno di Arad; andarono dunque e si stabilirono in mezzo al popolo. 17Poi Giuda marciò con Simeone suo fratello: sconfissero i Cananei che abitavano in Sefat, votarono allo sterminio la città, che fu chiamata Corma. 18Giuda prese anche Gaza con il suo territorio, Ascalon con il suo territorio ed Ekron con il suo territorio. 19Il Signore fu con Giuda, che scacciò gli abitanti delle montagne, ma non poté espellere gli abitanti della pianura, perché muniti di carri di ferro. 20Come Mosè aveva ordinato, Ebron fu data a Caleb, che da essa scacciò i tre figli di Anak. 21I figli di Beniamino non scacciarono i Gebusei che abitavano Gerusalemme, perciò i Gebusei abitano con i figli di Beniamino in Gerusalemme fino ad oggi. 22Anche la casa di Giuseppe marciò contro Betel e il Signore fu con loro. 23La casa di Giuseppe mandò a esplorare Betel, città che prima si chiamava Luz. 24Gli esploratori videro un uomo che usciva dalla città e gli dissero: "Insegnaci una via di accesso alla città e noi ti faremo grazia". 25Egli insegnò loro la via di accesso alla città ed essi passarono la città a fil di spada, ma risparmiarono quell'uomo con tutta la sua famiglia. 26Quell'uomo andò nel paese degli Hittiti e vi edificò una città che chiamò Luz: questo è il suo nome fino ad oggi. 27Manàsse non scacciò gli abitanti di Beisan e delle sue dipendenze, né quelli di Taanach e delle sue dipendenze, né quelli di Dor e delle sue dipendenze, né quelli d'Ibleam e delle sue dipendenze, né quelli di Meghiddo e delle sue dipendenze; i Cananei continuarono ad abitare in quel paese. 28Quando Israele divenne più forte, costrinse ai lavori forzati i Cananei, ma non li scacciò del tutto. 29Nemmeno Efraim scacciò i Cananei, che abitavano a Ghezer, perciò i Cananei abitarono in Ghezer in mezzo ad Efraim. 30Zàbulon non scacciò gli abitanti di Kitron, né gli abitanti di Naalol; i Cananei abitarono in mezzo a Zàbulon e furono ridotti in schiavitù. 31Aser non scacciò gli abitanti di Acco, né gli abitanti di Sidòne, né quelli di Aclab, di Aczib, di Elba, di Afik, di Recob; 32i figli di Aser si stabilirono in mezzo ai Cananei che abitavano il paese, perché non li avevano scacciati. 33Nèftali non scacciò gli abitanti di Bet-Semes, né gli abitanti di Bet-Anat e si stabilì in mezzo ai Cananei che abitavano il paese; ma gli abitanti di Bet-Semes e di Bet-Anat furono da loro costretti ai lavori forzati. 34Gli Amorrei respinsero i figli di Dan sulle montagne e non li lasciarono scendere nella pianura. 35Gli Amorrei continuarono ad abitare Ar-Cheres, Aialon e Saalbim; ma la mano della casa di Giuseppe si aggravò su di loro e furono costretti ai lavori forzati. 36Il confine degli Amorrei si estendeva dalla salita di Akrabbim, da Sela in su. 2 1Ora l'angelo del Signore salì da Gàlgala a Bochim e disse: "Io vi ho fatti uscire dall'Egitto e vi ho condotti nel paese, che avevo giurato ai vostri padri di darvi. Avevo anche detto: Non romperò mai la mia alleanza con voi; 2voi non farete alleanza con gli abitanti di questo paese; distruggerete i loro altari. Ma voi non avete obbedito alla mia voce. Perché avete fatto questo? 3Perciò anch'io dico: non li scaccerò dinanzi a voi; ma essi vi staranno ai fianchi e i loro dèi saranno per voi un inciampo". 4Appena l'angelo del Signore disse queste parole a tutti gli Israeliti, il popolo alzò la voce e pianse. 5Chiamarono quel luogo Bochim e vi offrirono sacrifici al Signore. 6Quando Giosuè ebbe congedato il popolo, gli Israeliti se ne andarono, ciascuno nel suo territorio, a prendere in possesso il paese. 7Il popolo servì il Signore durante tutta la vita degli anziani che sopravvissero a Giosuè e che avevano visto tutte le grandi opere, che il Signore aveva fatte in favore d'Israele. 8Poi Giosuè, figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni 9e fu sepolto nel territorio, che gli era toccato a Timnat-Cheres sulle montagne di Efraim, a settentrione del monte Gaas. 10Anche tutta quella generazione fu riunita ai suoi padri; dopo di essa ne sorse un'altra, che non conosceva il Signore, né le opere che aveva compiute in favore d'Israele. 11Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e servirono i Baal; 12abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, e seguirono altri dèi di quei popoli che avevano intorno: si prostrarono davanti a loro e provocarono il Signore, 13abbandonarono il Signore e servirono Baal e Astarte. 14Allora si accese l'ira del Signore contro Israele e li mise in mano a razziatori, che li depredarono; li vendette ai nemici che stavano loro intorno ed essi non potevano più tener testa ai nemici. 15Dovunque uscivano in campo, la mano del Signore era contro di loro, come il Signore aveva detto, come il Signore aveva loro giurato: furono ridotti all'estremo. 16Allora il Signore fece sorgere dei giudici, che li liberavano dalle mani di quelli che li spogliavano. 17Ma neppure ai loro giudici davano ascolto, anzi si prostituivano ad altri dèi e si prostravano davanti a loro. Abbandonarono ben presto la via battuta dai loro padri, i quali avevano obbedito ai comandi del Signore: essi non fecero così. 18Quando il Signore suscitava loro dei giudici, il Signore era con il giudice e li liberava dalla mano dei loro nemici durante tutta la vita del giudice; perché il Signore si lasciava commuovere dai loro gemiti sotto il giogo dei loro oppressori. 19Ma quando il giudice moriva, tornavano a corrompersi più dei loro padri, seguendo altri dèi per servirli e prostrarsi davanti a loro, non desistendo dalle loro pratiche e dalla loro condotta ostinata. 20Perciò l'ira del Signore si accese contro Israele e disse: "Poiché questa nazione ha violato l'alleanza che avevo stabilita con i loro padri e non hanno obbedito alla mia voce, 21nemmeno io scaccerò più dinanzi a loro nessuno dei popoli, che Giosuè lasciò quando morì. 22Così, per mezzo loro, metterò alla prova Israele, per vedere se cammineranno o no sulla via del Signore, come fecero i loro padri". 23Il Signore lasciò quelle nazioni senza affrettarsi a scacciarle e non le mise nelle mani di Giosuè. 3 1Queste sono le nazioni che il Signore risparmiò allo scopo di mettere alla prova Israele per mezzo loro, cioè quanti non avevano visto le guerre di Canaan. 2Ciò avvenne soltanto per l'istruzione delle nuove generazioni degli Israeliti, perché imparassero la guerra, quelli, per lo meno, che prima non l'avevano mai vista: 3i cinque capi dei Filistei, tutti i Cananei, quei di Sidòne e gli Evei, che abitavano le montagne del Libano, dal monte Baal-Ermon fino all'ingresso di Amat. 4Queste nazioni servirono a mettere Israele alla prova per vedere se Israele avrebbe obbedito ai comandi, che il Signore aveva dati ai loro padri per mezzo di Mosè. 5Così gli Israeliti abitarono in mezzo ai Cananei, agli Hittiti, agli Amorrei, ai Perizziti, agli Evei e ai Gebusei; 6presero in mogli le figlie di essi, maritarono le proprie figlie con i loro figli e servirono i loro dèi. 7Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore; dimenticarono il Signore loro Dio e servirono i Baal e le Asere. 8Perciò l'ira del Signore si accese contro Israele e li mise nelle mani di Cusan-Risataim, re del Paese dei due fiumi; gli Israeliti furono servi di Cusan-Risataim per otto anni. 9Poi gli Israeliti gridarono al Signore, e il Signore suscitò loro un liberatore, Otniel, figlio di Kenaz, fratello minore di Caleb, ed egli li liberò. 10Lo spirito del Signore fu su di lui ed egli fu giudice d'Israele; uscì a combattere e il Signore gli diede nelle mani Cusan-Risataim, re di Aram; la sua mano fu potente contro Cusan-Risataim. 11Il paese rimase in pace per quarant'anni, poi Otniel, figlio di Kenaz, morì. 12Gli Israeliti ripresero a fare ciò che è male agli occhi del Signore; il Signore rese forte Eglon, re di Moab, contro Israele, perché facevano ciò che è male agli occhi del Signore. 13Eglon radunò intorno a sé gli Ammoniti e gli Amaleciti, fece una spedizione contro Israele, lo batté e si impadronì della città delle Palme. 14Gli Israeliti furono schiavi di Eglon, re di Moab, per diciotto anni. 15Poi gridarono al Signore ed egli suscitò loro un liberatore, Eud, figlio di Ghera, Beniaminita, che era mancino. Gli Israeliti mandarono per mezzo di lui un tributo a Eglon re di Moab. 16Eud si fece una spada a due tagli, lunga un gomed, e se la cinse sotto la veste, al fianco destro. 17Poi presentò il tributo a Eglon, re di Moab, che era uomo molto grasso. 18Finita la presentazione del tributo, ripartì con la gente che l'aveva portato. 19Ma egli, dal luogo detto Idoli, che è presso Gàlgala, tornò indietro e disse: "O re, ho una cosa da dirti in segreto". Il re disse: "Silenzio!" e quanti stavano con lui uscirono. 20Allora Eud si accostò al re che stava seduto nel piano di sopra, riservato a lui solo, per la frescura, e gli disse: "Ho una parola da dirti da parte di Dio". Quegli si alzò dal suo seggio. 21Allora Eud, allungata la mano sinistra, trasse la spada dal suo fianco e gliela piantò nel ventre. 22Anche l'elsa entrò con la lama; il grasso si rinchiuse intorno alla lama, perciò egli uscì subito dalla finestra, senza estrargli la spada dal ventre. 23Eud uscì nel portico, dopo aver chiuso i battenti del piano di sopra e aver tirato il chiavistello. 24Quando fu uscito, vennero i servi, i quali guardarono e videro che i battenti del piano di sopra erano sprangati; dissero: "Certo attende ai suoi bisogni nel camerino della stanza fresca". 25Aspettarono fino ad essere inquieti, ma quegli non apriva i battenti del piano di sopra. Allora presero la chiave, aprirono ed ecco il loro signore era steso per terra, morto. 26Mentre essi indugiavano, Eud era fuggito e, dopo aver oltrepassato gli Idoli, si era messo in salvo nella Seira. 27Appena arrivato là, suonò la tromba sulle montagne di Efraim e gli Israeliti scesero con lui dalle montagne ed egli si mise alla loro testa. 28Disse loro: "Seguitemi, perché il Signore vi ha messo nelle mani i Moabiti, vostri nemici". Quelli scesero dopo di lui, si impadronirono dei guadi del Giordano, per impedirne il passo ai Moabiti, e non lasciarono passare nessuno. 29In quella circostanza sconfissero circa diecimila Moabiti, tutti robusti e valorosi; non ne scampò neppure uno. 30Così in quel giorno Moab fu umiliato sotto la mano d'Israele e il paese rimase tranquillo per ottant'anni. 31Dopo di lui ci fu Samgar figlio di Anat. Egli sconfisse seicento Filistei con un pungolo da buoi; anch'egli salvò Israele. 4 1Eud era morto e gli Israeliti tornarono a fare ciò che è male agli occhi del Signore. 2Il Signore li mise nelle mani di Iabin re di Canaan, che regnava in Cazor. Il capo del suo esercito era Sisara che abitava a Aroset-Goim. 3Gli Israeliti gridarono al Signore, perché Iabin aveva novecento carri di ferro e già da venti anni opprimeva duramente gli Israeliti. 4In quel tempo era giudice d'Israele una profetessa, Debora, moglie di Lappidot. 5Essa sedeva sotto la palma di Debora, tra Rama e Betel, sulle montagne di Efraim, e gli Israeliti venivano a lei per le vertenze giudiziarie. 6Essa mandò a chiamare Barak, figlio di Abinoam, da Kades di Nèftali, e gli disse: "Il Signore, Dio d'Israele, ti dà quest'ordine: Va', marcia sul monte Tabor e prendi con te diecimila figli di Nèftali e figli di Zàbulon. 7Io attirerò verso di te al torrente Kison Sisara, capo dell'esercito di Iabin, con i suoi carri e la sua numerosa gente, e lo metterò nelle tue mani". 8Barak le rispose: "Se vieni anche tu con me, andrò; ma se non vieni, non andrò". 9Rispose: "Bene, verrò con te; però non sarà tua la gloria sulla via per cui cammini; ma il Signore metterà Sisara nelle mani di una donna". Debora si alzò e andò con Barak a Kades. 10Barak convocò Zàbulon e Nèftali a Kades; diecimila uomini si misero al suo seguito e Debora andò con lui. 11Ora Eber, il Kenita, si era separato dai Keniti, discendenti di Obab, suocero di Mosè, e aveva piantato le tende alla Quercia di Saannaim che è presso Kades. 12Fu riferito a Sisara che Barak, figlio di Abinoam, era salito sul monte Tabor. 13Allora Sisara radunò tutti i suoi carri, novecento carri di ferro, e tutta la gente che era con lui da Aroset-Goim fino al torrente Kison. 14Debora disse a Barak: "Alzati, perché questo è il giorno in cui il Signore ha messo Sisara nelle tue mani. Il Signore non esce forse in campo davanti a te?". Allora Barak scese dal monte Tabor, seguito da diecimila uomini. 15Il Signore sconfisse, davanti a Barak, Sisara con tutti i suoi carri e con tutto il suo esercito; Sisara scese dal carro e fuggì a piedi. 16Barak inseguì i carri e l'esercito fino ad Aroset-Goim; tutto l'esercito di Sisara cadde a fil di spada e non ne scampò neppure uno. 17Intanto Sisara era fuggito a piedi verso la tenda di Giaele, moglie di Eber il Kenita, perché vi era pace fra Iabin, re di Cazor, e la casa di Eber il Kenita. 18Giaele uscì incontro a Sisara e gli disse: "Fermati, mio signore, fermati da me: non temere". Egli entrò da lei nella sua tenda ed essa lo nascose con una coperta. 19Egli le disse: "Dammi un po' d'acqua da bere perché ho sete". Essa aprì l'otre del latte, gli diede da bere e poi lo ricoprì. 20Egli le disse: "Sta' all'ingresso della tenda; se viene qualcuno a interrogarti dicendo: C'è qui un uomo?, dirai: Nessuno". 21Ma Giaele, moglie di Eber, prese un picchetto della tenda, prese in mano il martello, venne pian piano a lui e gli conficcò il picchetto nella tempia, fino a farlo penetrare in terra. Egli era profondamente addormentato e sfinito; così morì. 22Ed ecco Barak inseguiva Sisara; Giaele gli uscì incontro e gli disse: "Vieni e ti mostrerò l'uomo che cerchi". Egli entrò da lei ed ecco Sisara era steso morto con il picchetto nella tempia. 23Così Dio umiliò quel giorno Iabin, re di Canaan, davanti agli Israeliti. 24La mano degli Israeliti si fece sempre più pesante su Iabin, re di Canaan, finché ebbero sterminato Iabin re di Canaan. 5 1In quel giorno Debora, con Barak, figlio di Abinoam, pronunciò questo canto: 2"Ci furono capi in Israele per assumere il comando; ci furono volontari per arruolarsi in massa: Benedite il Signore! 3Ascoltate, re, porgete gli orecchi, o principi; io voglio cantare al Signore, voglio cantare al Signore, voglio cantare inni al Signore, Dio d'Israele! 4Signore, quando uscivi dal Seir, quando avanzavi dalla steppa di Edom, la terra tremò, i cieli si scossero, le nubi si sciolsero in acqua. 5Si stemperarono i monti davanti al Signore, Signore del Sinai, davanti al Signore, Dio d'Israele. 6Ai giorni di Samgar, figlio di Anat, ai giorni di Giaele, erano deserte le strade e i viandanti deviavano su sentieri tortuosi. 7Era cessata ogni autorità di governo, era cessata in Israele, fin quando sorsi io, Debora, fin quando sorsi come madre in Israele. 8Si preferivano divinità straniere e allora la guerra fu alle porte, ma scudo non si vedeva né lancia né quarantamila in Israele. 9Il mio cuore si volge ai comandanti d'Israele, ai volontari tra il popolo; benedite il Signore! 10Voi, che cavalcate asine bianche, seduti su gualdrappe, voi che procedete sulla via, raccontate; 11unitevi al grido degli uomini schierati fra gli abbeveratoi: là essi proclamano le vittorie del Signore, le vittorie del suo governo in Israele, quando scese alle porte il popolo del Signore. 12Dèstati, dèstati, o Debora, dèstati, dèstati, intona un canto! Sorgi, Barak, e cattura i tuoi prigionieri, o figlio di Abinoam! 13Allora scesero i fuggiaschi per unirsi ai principi; il popolo del Signore scese a sua difesa tra gli eroi. 14Quelli della stirpe di Efraim scesero nella pianura, ti seguì Beniamino fra le tue genti. Dalla stirpe di Machir scesero i comandanti e da Zàbulon chi impugna lo scettro del comando. 15I principi di Issacar mossero con Debora; Barak si lanciò sui suoi passi nella pianura. Presso i ruscelli di Ruben grandi erano le esitazioni. 16Perché sei rimasto seduto tra gli ovili, ad ascoltare le zampogne dei pastori? Presso i ruscelli di Ruben erano ben grandi le dispute… 17Gàlaad dimora oltre il Giordano e Dan perché vive straniero sulle navi? Aser si è stabilito lungo la riva del grande mare e presso le sue insenature dimora. 18Zàbulon invece è un popolo che si è esposto alla morte, come Nèftali, sui poggi della campagna! 19Vennero i re, diedero battaglia, combatterono i re di Canaan, a Taanach sulle acque di Meghiddo, ma non riportarono bottino d'argento. 20Dal cielo le stelle diedero battaglia, dalle loro orbite combatterono contro Sisara. 21Il torrente Kison li travolse; torrente impetuoso fu il torrente Kison… Anima mia, calpesta con forza! 22Allora martellarono gli zoccoli dei cavalli al galoppo, al galoppo dei corsieri. 23Maledite Meroz – dice l'angelo del Signore – maledite, maledite i suoi abitanti, perché non vennero in aiuto al Signore, in aiuto al Signore tra gli eroi. 24Sia benedetta fra le donne Giaele, la moglie di Eber il Kenita, benedetta fra le donne della tenda! 25Acqua egli chiese, latte essa diede, in una coppa da principi offrì latte acido. 26Una mano essa stese al picchetto e la destra a un martello da fabbri, e colpì Sisara, lo percosse alla testa, ne fracassò, ne trapassò la tempia. 27Ai piedi di lei si contorse, ricadde, giacque; ai piedi di lei si contorse, ricadde, dove si contorse, là ricadde finito. 28Dietro la finestra si affaccia e si lamenta la madre di Sisara, dietro la persiana: Perché il suo carro tarda ad arrivare? Perché così a rilento procedono i suoi carri? 29Le più sagge sue principesse rispondono e anche lei torna a dire a se stessa: 30Certo han trovato bottino, stan facendo le parti: una fanciulla, due fanciulle per ogni uomo; un bottino di vesti variopinte per Sisara, un bottino di vesti variopinte a ricamo; una veste variopinta a due ricami è il bottino per il mio collo… 31Così periscano tutti i tuoi nemici, Signore! Ma coloro che ti amano siano come il sole, quando sorge con tutto lo splendore". Poi il paese ebbe pace per quarant'anni. 6 1Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e il Signore li mise nelle mani di Madian per sette anni. 2La mano di Madian si fece pesante contro Israele; per la paura dei Madianiti gli Israeliti adattarono per sé gli antri dei monti, le caverne e le cime scoscese. 3Quando Israele aveva seminato, i Madianiti con i figli di Amalek e i figli dell'oriente venivano contro di lui, 4si accampavano sul territorio degli Israeliti, distruggevano tutti i prodotti del paese fino all'ingresso di Gaza e non lasciavano in Israele mezzi di sussistenza: né pecore, né buoi, né asini. 5Poiché venivano con i loro armenti e con le loro tende e arrivavano numerosi come le cavallette – essi e i loro cammelli erano senza numero – e venivano nel paese per devastarlo. 6Israele fu ridotto in grande miseria a causa di Madian e gli Israeliti gridarono al Signore. 7Quando gli Israeliti ebbero gridato a causa di Madian, 8il Signore mandò loro un profeta che disse: "Dice il Signore, Dio d'Israele: Io vi ho fatti uscire dall'Egitto e vi ho fatti uscire dalla condizione servile; 9vi ho liberati dalla mano degli Egiziani e dalla mano di quanti vi opprimevano; li ho scacciati davanti a voi, vi ho dato il loro paese 10e vi ho detto: Io sono il Signore vostro Dio; non venerate gli dèi degli Amorrei, nel paese dei quali abitate. Ma voi non avete ascoltato la mia voce". 11Ora l'angelo del Signore venne a sedere sotto il terebinto di Ofra, che apparteneva a Ioas, Abiezerita; Gedeone, figlio di Ioas, batteva il grano nel tino per sottrarlo ai Madianiti. 12L'angelo del Signore gli apparve e gli disse: "Il Signore è con te, uomo forte e valoroso!". 13Gedeone gli rispose: "Signor mio, se il Signore è con noi, perché ci è capitato tutto questo? Dove sono tutti i suoi prodigi che i nostri padri ci hanno narrato, dicendo: Il Signore non ci ha fatto forse uscire dall'Egitto? Ma ora il Signore ci ha abbandonati e ci ha messi nelle mani di Madian". 14Allora il Signore si volse a lui e gli disse: "Va' con questa forza e salva Israele dalla mano di Madian; non ti mando forse io?". 15Gli rispose: "Signor mio, come salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manàsse e io sono il più piccolo nella casa di mio padre". 16Il Signore gli disse: "Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero un uomo solo". 17Gli disse allora: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, dammi un segno che proprio tu mi parli. 18Intanto, non te ne andare di qui prima che io torni da te e porti la mia offerta da presentarti". Rispose: "Resterò finché tu torni". 19Allora Gedeone entrò in casa, preparò un capretto e con un'efa di farina preparò focacce azzime; mise la carne in un canestro, il brodo in una pentola, gli portò tutto sotto il terebinto e glielo offrì. 20L'angelo di Dio gli disse: "Prendi la carne e le focacce azzime, mettile su questa pietra e versavi il brodo". Egli fece così. 21Allora l'angelo del Signore stese l'estremità del bastone che aveva in mano e toccò la carne e le focacce azzime; salì dalla roccia un fuoco che consumò la carne e le focacce azzime e l'angelo del Signore scomparve dai suoi occhi. 22Gedeone vide che era l'angelo del Signore e disse: "Signore, ho dunque visto l'angelo del Signore faccia a faccia!". 23Il Signore gli disse: "La pace sia con te, non temere, non morirai!". 24Allora Gedeone costruì in quel luogo un altare al Signore e lo chiamò Signore-Pace. Esso esiste fino ad oggi a Ofra degli Abiezeriti. 25In quella stessa notte il Signore gli disse: "Prendi il giovenco di tuo padre e un secondo giovenco di sette anni, demolisci l'altare di Baal fatto da tuo padre e taglia il palo sacro che gli sta accanto. 26Costruisci un altare al Signore tuo Dio sulla cima di questa roccia, disponendo ogni cosa con ordine; poi prendi il secondo giovenco e offrilo in olocausto sulla legna del palo sacro che avrai tagliato". 27Allora Gedeone prese dieci uomini fra i suoi servitori e fece come il Signore gli aveva ordinato; ma temendo di farlo di giorno, per paura dei suoi parenti e della gente della città, lo fece di notte. 28Quando il mattino dopo la gente della città si alzò, vide che l'altare di Baal era stato demolito, che il palo sacro accanto era stato tagliato e che il secondo giovenco era offerto in olocausto sull'altare che era stato costruito. 29Si dissero l'un altro: "Chi ha fatto questo?". Investigarono, si informarono e dissero: "Gedeone, figlio di Ioas, ha fatto questo". 30Allora la gente della città disse a Ioas: "Conduci fuori tuo figlio e sia messo a morte, perché ha demolito l'altare di Baal e ha tagliato il palo sacro che gli stava accanto". 31Ioas rispose a quanti insorgevano contro di lui: "Volete difendere voi la causa di Baal e venirgli in aiuto? Chi vorrà difendere la sua causa sarà messo a morte prima di domattina; se è Dio, difenda da sé la sua causa, per il fatto che hanno demolito il suo altare". 32Perciò in quel giorno Gedeone fu chiamato Ierub-Baal, perché si disse: "Baal difenda la sua causa contro di lui, perché egli ha demolito il suo altare". 33Ora tutti i Madianiti, Amalek e i figli dell'oriente si radunarono, passarono il Giordano e si accamparono nella pianura di Izreel. 34Ma lo spirito del Signore investì Gedeone; egli suonò la tromba e gli Abiezeriti furono convocati per seguirlo. 35Egli mandò anche messaggeri in tutto Manàsse, che fu pure chiamato a seguirlo; mandò anche messaggeri nelle tribù di Aser, di Zàbulon e di Nèftali, le quali vennero ad unirsi agli altri. 36Gedeone disse a Dio: "Se tu stai per salvare Israele per mia mano, come hai detto, 37ecco, io metterò un vello di lana sull'aia: se c'è rugiada soltanto sul vello e tutto il terreno resta asciutto, io saprò che tu salverai Israele per mia mano, come hai detto". 38Così avvenne. La mattina dopo, Gedeone si alzò per tempo, strizzò il vello e ne spremette la rugiada: una coppa piena d'acqua. 39Gedeone disse a Dio: "Non adirarti contro di me; io parlerò ancora una volta. Lasciami fare la prova con il vello, solo ancora una volta: resti asciutto soltanto il vello e ci sia la rugiada su tutto il terreno". 40Dio fece così quella notte: il vello soltanto restò asciutto e ci fu rugiada su tutto il terreno. 7 1Ierub-Baal dunque, cioè Gedeone, con tutta la gente che era con lui, alzatosi di buon mattino, si accampò alla fonte di Carod. Il campo di Madian era al nord, verso la collina di More, nella pianura. 2Il Signore disse a Gedeone: "La gente che è con te è troppo numerosa, perché io metta Madian nelle sue mani; Israele potrebbe vantarsi dinanzi a me e dire: La mia mano mi ha salvato. 3Ora annunzia davanti a tutto il popolo: Chiunque ha paura e trema, torni indietro". Gedeone li mise così alla prova. Tornarono indietro ventiduemila uomini del popolo e ne rimasero diecimila. 4Il Signore disse a Gedeone: "La gente è ancora troppo numerosa; falli scendere all'acqua e te li metterò alla prova. Quegli del quale ti dirò: Questi venga con te, verrà; e quegli del quale ti dirò: Questi non venga con te, non verrà". 5Gedeone fece dunque scendere la gente all'acqua e il Signore gli disse: "Quanti lambiranno l'acqua con la lingua, come la lambisce il cane, li porrai da una parte; porrai da un'altra quanti, per bere, si metteranno in ginocchio". 6Il numero di quelli che lambirono l'acqua portandosela alla bocca con la mano, fu di trecento uomini; tutto il resto della gente si mise in ginocchio per bere l'acqua. 7Allora il Signore disse a Gedeone: "Con questi trecento uomini che hanno lambito l'acqua, io vi salverò e metterò i Madianiti nelle tue mani. Tutto il resto della gente se ne vada, ognuno a casa sua". 8Egli prese dalle mani del popolo le brocche e le trombe; rimandò tutti gli altri Israeliti ciascuno alla sua tenda e tenne con sé i trecento uomini. L'accampamento di Madian gli stava al di sotto, nella pianura. 9In quella stessa notte il Signore disse a Gedeone: "Alzati e piomba sul campo, perché io te l'ho messo nelle mani. 10Ma se hai paura di farlo, scendivi con Pura tuo servo 11e udrai quello che dicono; dopo, prenderai vigore per piombare sul campo". Egli scese con Pura suo servo fino agli avamposti dell'accampamento. 12I Madianiti, gli Amaleciti e tutti i figli dell'oriente erano sparsi nella pianura e i loro cammelli erano senza numero come la sabbia che è sul lido del mare. 13Quando Gedeone vi giunse, ecco un uomo raccontava un sogno al suo compagno e gli diceva: "Ho fatto un sogno. Mi pareva di vedere una pagnotta di orzo rotolare nell'accampamento di Madian: giunse alla tenda, la urtò e la rovesciò e la tenda cadde a terra". 14Il suo compagno gli rispose: "Questo non è altro che la spada di Gedeone, figlio di Ioas, uomo di Israele; Dio ha messo nelle sue mani Madian e tutto l'accampamento". 15Quando Gedeone ebbe udito il racconto del sogno e la sua interpretazione, si prostrò; poi tornò al campo di Israele e disse: "Alzatevi, perché il Signore ha messo nelle vostre mani l'accampamento di Madian". 16Divise i trecento uomini in tre schiere, consegnò a tutti trombe e brocche vuote con dentro fiaccole; 17disse loro: "Guardate me e fate come farò io; quando sarò giunto ai limiti dell'accampamento, come farò io, così farete voi. 18 Quando io, con quanti sono con me, suonerò la tromba, anche voi suonerete le trombe intorno a tutto l'accampamento e griderete: Per il Signore e per Gedeone!". 19Gedeone e i cento uomini che erano con lui giunsero all'estremità dell'accampamento, all'inizio della veglia di mezzanotte, quando appena avevano cambiato le sentinelle. Egli suonò la tromba spezzando la brocca che aveva in mano. 20Allora le tre schiere suonarono le trombe e spezzarono le brocche, tenendo le fiaccole con la sinistra e con la destra le trombe per suonare e gridarono: "La spada per il Signore e per Gedeone!". 21Ognuno di essi rimase al suo posto, intorno all'accampamento; tutto il campo si mise a correre, a gridare, a fuggire. 22Mentre quelli suonavano le trecento trombe, il Signore fece volgere la spada di ciascuno contro il compagno, per tutto l'accampamento. L'esercito fuggì fino a Bet-Sitta a Zerera fino alla riva di Abel-Mecola, sopra Tabbat. 23Gli Israeliti di Nèftali, di Aser e di tutto Manàsse si radunarono e inseguirono i Madianiti. 24Intanto Gedeone aveva mandato messaggeri per tutte le montagne di Efraim a dire: "Scendete contro i Madianiti e tagliate loro i guadi sul Giordano fino a Bet-Bara". Così tutti gli uomini di Efraim si radunarono e si impadronirono dei guadi sul Giordano fino a Bet-Bara. 25Presero due capi di Madian, Oreb e Zeeb; uccisero Oreb alla roccia di Oreb e Zeeb al Torchio di Zeeb. Inseguirono i Madianiti e portarono le teste di Oreb e di Zeeb a Gedeone, oltre il Giordano. 8 1Ma gli uomini di Efraim gli dissero: "Che azione ci hai fatto, non chiamandoci quando sei andato a combattere contro Madian?". Litigarono con lui violentemente. 2Egli rispose loro: "Che ho fatto io in confronto a voi? La racimolatura di Efraim non vale più della vendemmia di Abiezer? 3Dio vi ha messo nelle mani i capi di Madian, Oreb e Zeeb; che dunque ho potuto fare io in confronto a voi?". A tali parole, la loro ira contro di lui si calmò. 4Gedeone arrivò al Giordano e lo attraversò. Ma egli e i suoi trecento uomini erano stanchi e affamati. 5Disse a quelli di Succot: "Date focacce di pane alla gente che mi segue, perché è stanca e io sto inseguendo Zebach e Zalmunna, re di Madian". 6Ma i capi di Succot risposero: "Tieni forse già nelle tue mani i polsi di Zebach e di Zalmunna, perché dobbiamo dare il pane al tuo esercito?". 7Gedeone disse: "Ebbene, quando il Signore mi avrà messo nelle mani Zebach e Zalmunna, vi strazierò le carni con le spine del deserto e con i cardi". 8Di là salì a Penuel e parlò agli uomini di Penuel nello stesso modo; essi gli risposero come avevano fatto quelli di Succot. 9Egli disse anche agli uomini di Penuel: "Quando tornerò in pace, abbatterò questa torre". 10Zebach e Zalmunna erano a Karkor con il loro accampamento di circa quindicimila uomini, quanti erano rimasti dell'intero esercito dei figli dell'oriente; centoventimila uomini armati di spada erano caduti. 11Gedeone salì per la via dei nomadi a oriente di Nobach e di Iogbea e mise in rotta l'esercito che si credeva sicuro. 12Zebach e Zalmunna si diedero alla fuga, ma egli li inseguì, prese i due re di Madian, Zebach e Zalmunna, e sbaragliò tutto l'esercito. 13Poi Gedeone, figlio di Ioas, tornò dalla battaglia per la salita di Cheres. 14Catturò un giovane della gente di Succot e lo interrogò; quegli gli mise per iscritto i nomi dei capi e degli anziani di Succot: settantasette uomini. 15Poi venne alla gente di Succot e disse: "Ecco Zebach e Zalmunna, a proposito dei quali mi avete insultato dicendo: Hai tu forse già nelle mani i polsi di Zebach e Zalmunna perché dobbiamo dare il pane alla tua gente stanca?". 16Prese gli anziani della città e con le spine del deserto e con i cardi castigò gli uomini di Succot. 17Demolì la torre di Penuel e uccise gli uomini della città. 18Poi disse a Zebach e a Zalmunna: "Come erano gli uomini che avete uccisi al Tabor?". Quelli risposero: "Erano come te; ognuno di loro aveva l'aspetto di un figlio di re". 19Egli riprese: "Erano miei fratelli, figli di mia madre; per la vita del Signore, se aveste risparmiato loro la vita, io non vi ucciderei!". 20Poi disse a Ieter, suo primogenito: "Su, uccidili!". Ma il giovane non estrasse la spada, perché aveva paura, poiché era ancora giovane. 21Zebach e Zalmunna dissero: "Suvvia, colpisci tu stesso, poiché qual è l'uomo, tale è la sua forza". Gedeone si alzò e uccise Zebach e Zalmunna e prese le lunette che i loro cammelli portavano al collo. 22Allora gli Israeliti dissero a Gedeone: "Regna su di noi tu e i tuoi discendenti, poiché ci hai liberati dalla mano di Madian". 23Ma Gedeone rispose loro: "Io non regnerò su di voi né mio figlio regnerà; il Signore regnerà su di voi". 24Poi Gedeone disse loro: "Una cosa voglio chiedervi: ognuno di voi mi dia un pendente del suo bottino". I nemici avevano pendenti d'oro, perché erano Ismaeliti. 25Risposero: "Li daremo volentieri". Egli stese allora il mantello e ognuno vi gettò un pendente del suo bottino". 26Il peso dei pendenti d'oro, che egli aveva chiesti, fu di millesettecento sicli d'oro, oltre le lunette, le catenelle e le vesti di porpora, che i re di Madian avevano addosso, e oltre le collane che i loro cammelli avevano al collo. 27Gedeone ne fece un efod che pose in Ofra sua città; tutto Israele vi si prostrò davanti in quel luogo e ciò divenne una causa di rovina per Gedeone e per la sua casa. 28Così Madian fu umiliato davanti agli Israeliti e non alzò più il capo; il paese rimase in pace per quarant'anni, durante la vita di Gedeone. 29Ierub-Baal, figlio di Ioas, tornò a dimorare a casa sua. 30Gedeone ebbe settanta figli che gli erano nati dalle molte mogli. 31Anche la sua concubina che stava a Sichem gli partorì un figlio, che chiamò Abimèlech. 32Poi Gedeone, figlio di Ioas, morì in buona vecchiaia e fu sepolto nella tomba di Ioas suo padre a Ofra degli Abiezeriti. 33Dopo la morte di Gedeone gli Israeliti tornarono a prostituirsi a Baal e presero Baal-Berit come loro dio. 34Gli Israeliti non si ricordarono del Signore loro Dio che li aveva liberati dalle mani di tutti i loro nemici all'intorno 35e non dimostrarono gratitudine alla casa di Ierub-Baal, cioè di Gedeone, per tutto il bene che egli aveva fatto a Israele. 9 1Ora Abimèlech, figlio di Ierub-Baal, andò a Sichem dai fratelli di sua madre e disse loro e a tutta la parentela di sua madre: 2"Dite agli orecchi di tutti i signori di Sichem: È meglio per voi che vi governino settanta uomini, tutti i figli di Ierub-Baal, o che vi governi un solo uomo? Ricordatevi che io sono del vostro sangue". 3I fratelli di sua madre parlarono di lui, ripetendo a tutti i signori di Sichem quelle parole e il cuor loro si piegò a favore di Abimèlech, perché dicevano: "È nostro fratello". 4Gli diedero settanta sicli d'argento che tolsero dal tempio di Baal-Berit; con essi Abimèlech assoldò uomini sfaccendati e audaci che lo seguirono. 5Venne alla casa di suo padre, a Ofra, e uccise sopra una stessa pietra i suoi fratelli, figli di Ierub-Baal, settanta uomini. Ma Iotam, figlio minore di Ierub-Baal, scampò, perché si era nascosto. 6Tutti i signori di Sichem e tutta Bet-Millo si radunarono e andarono a proclamare re Abimèlech presso la Quercia della Stele che si trova a Sichem. 7Ma Iotam, informato della cosa, andò a porsi sulla sommità del monte Garizim e, alzando la voce, gridò: "Ascoltatemi, signori di Sichem, e Dio ascolterà voi! 8Si misero in cammino gli alberi per ungere un re su di essi. Dissero all'ulivo: Regna su di noi. 9Rispose loro l'ulivo: Rinuncerò al mio olio, grazie al quale si onorano dèi e uomini, e andrò ad agitarmi sugli alberi? 10Dissero gli alberi al fico: Vieni tu, regna su di noi. 11Rispose loro il fico: Rinuncerò alla mia dolcezza e al mio frutto squisito, e andrò ad agitarmi sugli alberi? 12Dissero gli alberi alla vite: Vieni tu, regna su di noi. 13Rispose loro la vite: Rinuncerò al mio mosto che allieta dèi e uomini, e andrò ad agitarmi sugli alberi? 14Dissero tutti gli alberi al rovo: Vieni tu, regna su di noi. 15Rispose il rovo agli alberi: Se in verità ungete me re su di voi, venite, rifugiatevi alla mia ombra; se no, esca un fuoco dal rovo e divori i cedri del Libano. 16Ora voi non avete agito con lealtà e onestà proclamando re Abimèlech, non avete operato bene verso Ierub-Baal e la sua casa, non lo avete trattato secondo il merito delle sue azioni… 17Perché mio padre ha combattuto per voi, ha esposto al pericolo la vita e vi ha liberati dalle mani di Madian. 18Voi invece oggi siete insorti contro la casa di mio padre, avete ucciso i suoi figli, settanta uomini, sopra una stessa pietra e avete proclamato re dei signori di Sichem Abimèlech, figlio della sua schiava, perché è vostro fratello. 19Se dunque avete operato oggi con sincerità e con integrità verso Ierub-Baal e la sua casa, godetevi Abimèlech ed egli si goda voi! 20Ma se non è così, esca da Abimèlech un fuoco che divori i signori di Sichem e Bet-Millo; esca dai signori di Sichem e da Bet-Millo un fuoco che divori Abimèlech!". 21Iotam corse via, si mise in salvo e andò a stabilirsi a Beer, lontano da Abimèlech suo fratello. 22Abimèlech dominò su Israele tre anni. 23Poi Dio mandò un cattivo spirito fra Abimèlech e i signori di Sichem e i signori di Sichem si ribellarono ad Abimèlech. 24Questo avvenne perché la violenza fatta ai settanta figli di Ierub-Baal ricevesse il castigo e il loro sangue ricadesse su Abimèlech loro fratello, che li aveva uccisi, e sui signori di Sichem, che gli avevano dato mano per uccidere i suoi fratelli. 25I signori di Sichem posero agguati contro di lui sulla cima dei monti, rapinando chiunque passasse vicino alla strada. Abimèlech fu informato della cosa. 26Poi Gaal, figlio di Ebed, e i suoi fratelli vennero e si stabilirono a Sichem e i signori di Sichem riposero la fiducia in lui. 27Usciti nella campagna, vendemmiarono le loro vigne, pigiarono l'uva e fecero festa. Poi entrarono nella casa del loro Dio, mangiarono, bevvero e maledissero Abimèlech. 28Gaal, figlio di Ebed, disse: "Chi è Abimèlech e che è Sichem, perché dobbiamo servirlo? Non dovrebbero piuttosto il figlio di Ierub-Baal e Zebul, suo luogotenente, servire gli uomini di Camor, capostipite di Sichem? Perché dovremmo servirlo noi? 29Se avessi in mano questo popolo, io scaccerei Abimèlech e direi: Accresci pure il tuo esercito ed esci in campo". 30Ora Zebul, governatore della città, udite le parole di Gaal, figlio di Ebed, si accese d'ira 31e mandò messaggeri ad Abimèlech in Aruma per dirgli: "Ecco Gaal, figlio di Ebed, e i suoi fratelli sono venuti a Sichem e sollevano la città contro di te. 32Alzati dunque di notte con la gente che hai con te e tendi un agguato nella campagna. 33Domattina, non appena spunterà il sole, ti alzerai e piomberai sulla città mentre lui con la sua gente ti uscirà contro: tu gli farai quel che troverai opportuno". 34Abimèlech e tutta la gente che era con lui si alzarono di notte e tesero un agguato contro Sichem, divisi in quattro schiere. 35Gaal, figlio di Ebed, uscì e si fermò all'ingresso della porta della città; allora Abimèlech uscì dall'agguato con la gente che aveva. 36Gaal, vista quella gente, disse a Zebul: "Ecco gente che scende dalle cime dei monti". Zebul gli rispose: "Tu vedi l'ombra dei monti e la prendi per uomini". 37Gaal riprese a parlare e disse: "Ecco gente che scende dall'Ombelico della terra e una schiera che giunge per la via della Quercia dei Maghi". 38Allora Zebul gli disse: "Dov'è ora la spavalderia di quando dicevi: Chi è Abimèlech, perché dobbiamo servirlo? Non è questo il popolo che disprezzavi? Ora esci in campo e combatti contro di lui!". 39Allora Gaal uscì alla testa dei signori di Sichem e diede battaglia ad Abimèlech. 40Ma Abimèlech lo inseguì ed egli fuggì dinanzi a lui e molti uomini caddero morti fino all'ingresso della porta. 41Abimèlech ritornò ad Aruma e Zebul cacciò Gaal e i suoi fratelli, che non poterono più rimanere a Sichem. 42Il giorno dopo il popolo di Sichem uscì alla campagna e Abimèlech ne fu informato. 43Egli prese la sua gente, la divise in tre schiere e tese un agguato nella campagna: quando vide che il popolo usciva dalla città, si mosse contro di essi e li batté. 44Abimèlech e la sua gente fecero irruzione e si fermarono all'ingresso della porta della città, mentre le altre due schiere si gettarono su quelli che erano nella campagna e li colpirono. 45Abimèlech combatté contro la città tutto quel giorno, la prese e uccise il popolo che vi si trovava; poi distrusse la città e la cosparse di sale. 46Tutti i signori della torre di Sichem, all'udir questo, entrarono nel sotterraneo del tempio di El-Berit. 47Fu riferito ad Abimèlech che tutti i signori della torre di Sichem si erano adunati. 48Allora Abimèlech salì sul monte Zalmon con tutta la gente che aveva con sé; prese in mano la scure, tagliò un ramo d'albero, lo sollevò e se lo mise in spalla; poi disse alla sua gente: "Quello che mi avete visto fare, fatelo presto anche voi!". 49Tutti tagliarono ciascuno un ramo e seguirono Abimèlech; posero i rami contro il sotterraneo e bruciarono tra le fiamme la sala con quelli che vi erano dentro. Così perì tutta la gente della torre di Sichem, circa mille persone, fra uomini e donne. 50Poi Abimèlech andò a Tebes, la cinse d'assedio e la prese. 51In mezzo alla città c'era una torre fortificata, dove si rifugiarono tutti i signori della città, uomini e donne; vi si rinchiusero dentro e salirono sul terrazzo della torre. 52Abimèlech, giunto alla torre, l'attaccò e si accostò alla porta della torre per appiccarvi il fuoco. 53Ma una donna gettò giù il pezzo superiore di una macina sulla testa di Abimèlech e gli spaccò il cranio. 54Egli chiamò in fretta il giovane che gli portava le armi e gli disse: "Tira fuori la spada e uccidimi, perché non si dica di me: L'ha ucciso una donna!". Il giovane lo trafisse ed egli morì. 55Quando gli Israeliti videro che Abimèlech era morto, se ne andarono ciascuno a casa sua. 56Così Dio fece ricadere sopra Abimèlech il male che egli aveva fatto contro suo padre, uccidendo settanta suoi fratelli. 57Dio fece anche ricadere sul capo della gente di Sichem tutto il male che essa aveva fatto; così si avverò su di loro la maledizione di Iotam, figlio di Ierub-Baal. 10 1Dopo Abimèlech, sorse a salvare Israele Tola, figlio di Pua, figlio di Dodo, uomo di Issacar. Dimorava a Samir sulle montagne di Efraim; 2fu giudice d'Israele per ventitré anni, poi morì e fu sepolto a Samir. 3Dopo di lui sorse Iair, il Galaadita, che fu giudice d'Israele per ventidue anni; 4ebbe trenta figli che cavalcavano trenta asinelli e avevano trenta città, che si chiamano anche oggi i Villaggi di Iair e sono nel paese di Gàlaad. 5Poi Iair morì e fu sepolto a Kamon. 6Gli Israeliti continuarono a fare ciò che è male agli occhi del Signore e servirono i Baal, le Astarti, gli dèi di Aram, gli dèi di Sidòne, gli dèi di Moab, gli dèi degli Ammoniti e gli dèi dei Filistei; abbandonarono il Signore e non lo servirono più. 7L'ira del Signore si accese contro Israele e li mise nelle mani dei Filistei e nelle mani degli Ammoniti. 8Questi afflissero e oppressero per diciotto anni gli Israeliti, tutti i figli d'Israele che erano oltre il Giordano, nel paese degli Amorrei in Gàlaad. 9Poi gli Ammoniti passarono il Giordano per combattere anche contro Giuda, contro Beniamino e contro la casa d'Efraim e Israele fu in grande angoscia. 10Allora gli Israeliti gridarono al Signore: "Abbiamo peccato contro di te, perché abbiamo abbandonato il nostro Dio e abbiamo servito i Baal". 11Il Signore disse agli Israeliti: "Non vi ho io liberati dagli Egiziani, dagli Amorrei, dagli Ammoniti e dai Filistei? 12Quando quelli di Sidòne, gli Amaleciti e i Madianiti vi opprimevano e voi gridavate a me, non vi ho forse liberati dalle loro mani? 13Eppure, mi avete abbandonato e avete servito altri dèi; perciò io non vi salverò più. 14Andate a gridare agli dèi che avete scelto; vi salvino essi nel tempo della vostra angoscia!". 15Gli Israeliti dissero al Signore: "Abbiamo peccato; fa' di noi ciò che ti piace; soltanto, liberaci in questo giorno". 16Eliminarono gli dèi stranieri e servirono il Signore, il quale non tollerò più a lungo la tribolazione di Israele. 17Gli Ammoniti si radunarono e si accamparono in Gàlaad e anche gli Israeliti si adunarono e si accamparono a Mizpa. 18Il popolo, i principi di Gàlaad, si dissero l'un l'altro: "Chi sarà l'uomo che comincerà a combattere contro gli Ammoniti? Egli sarà il capo di tutti gli abitanti di Gàlaad". 11 1Ora Iefte, il Galaadita, era uomo forte e valoroso, figlio di una prostituta; lo aveva generato Gàlaad. 2Poi la moglie di Gàlaad gli partorì figli e, quando i figli della moglie furono adulti, cacciarono Iefte e gli dissero: "Tu non avrai eredità nella casa di nostro padre, perché sei figlio di un'altra donna". 3Iefte fuggì lontano dai suoi fratelli e si stabilì nel paese di Tob. Attorno a Iefte si raccolsero alcuni sfaccendati e facevano scorrerie con lui. 4Qualche tempo dopo gli Ammoniti mossero guerra a Israele. 5Quando gli Ammoniti iniziarono la guerra contro Israele, gli anziani di Gàlaad andarono a prendere Iefte nel paese di Tob. 6Dissero a Iefte: "Vieni, sii nostro condottiero e combatteremo contro gli Ammoniti". 7Ma Iefte rispose agli anziani di Gàlaad: "Non siete forse voi quelli che mi avete odiato e scacciato dalla casa di mio padre? Perché venite da me ora che siete in difficoltà?". 8Gli anziani di Gàlaad dissero a Iefte: "Proprio per questo ora ci rivolgiamo a te: verrai con noi, combatterai contro gli Ammoniti e sarai il capo di noi tutti abitanti di Gàlaad". 9Iefte rispose agli anziani di Gàlaad: "Se mi riconducete per combattere contro gli Ammoniti e il Signore li mette in mio potere, io sarò vostro capo". 10Gli anziani di Gàlaad dissero a Iefte: "Il Signore sia testimone tra di noi, se non faremo come hai detto". 11Iefte dunque andò con gli anziani di Gàlaad; il popolo lo costituì suo capo e condottiero e Iefte ripeté le sue parole davanti al Signore in Mizpa. 12Poi Iefte inviò messaggeri al re degli Ammoniti per dirgli: "Che c'è tra me e te, perché tu venga contro di me a muover guerra al mio paese?". 13Il re degli Ammoniti rispose ai messaggeri di Iefte: "Perché, quando Israele uscì dall'Egitto, si impadronì del mio territorio, dall'Arnon fino allo Iabbok e al Giordano; restituiscilo spontaneamente". 14Iefte inviò di nuovo messaggeri al re degli Ammoniti per dirgli: 15"Dice Iefte: Israele non si impadronì del paese di Moab, né del paese degli Ammoniti; 16ma, quando Israele uscì dall'Egitto e attraversò il deserto fino al Mare Rosso e giunse a Kades, 17mandò messaggeri al re di Edom per dirgli: Lasciami passare per il tuo paese, ma il re di Edom non acconsentì. Mandò anche al re di Moab, nemmeno lui volle e Israele rimase a Kades. 18Poi camminò per il deserto, fece il giro del paese di Edom e del paese di Moab, giunse a oriente del paese di Moab e si accampò oltre l'Arnon senza entrare nei territori di Moab; perché l'Arnon segna il confine di Moab. 19Allora Israele mandò messaggeri a Sicon, re degli Amorrei, re di Chesbon, e gli disse: Lasciaci passare dal tuo paese, per arrivare al nostro. 20Ma Sicon non si fidò che Israele passasse per i suoi confini; anzi radunò tutta la sua gente, si accampò a Iaaz e combatté contro Israele. 21Il Signore, Dio d'Israele, mise Sicon e tutta la sua gente nelle mani d'Israele, che li sconfisse; così Israele conquistò tutto il paese degli Amorrei che abitavano quel territorio; 22conquistò tutti i territori degli Amorrei, dall'Arnon allo Iabbok e dal deserto al Giordano. 23Ora il Signore, Dio d'Israele, ha scacciato gli Amorrei davanti a Israele suo popolo e tu vorresti possedere il loro paese? 24Non possiedi tu quello che Camos tuo dio ti ha fatto possedere? Così anche noi possiederemo il paese di quelli che il Signore ha scacciati davanti a noi. 25Sei tu forse più di Balak, figlio di Zippor, re di Moab? Mosse forse querela ad Israele o gli fece guerra? 26Da trecento anni Israele abita a Chesbon e nelle sue dipendenze, ad Aroer e nelle sue dipendenze e in tutte le città lungo l'Arnon; perché non gliele avete tolte durante questo tempo? 27Io non ti ho fatto torto e tu agisci male verso di me, muovendomi guerra; il Signore giudice giudichi oggi tra gli Israeliti e gli Ammoniti!". 28Ma il re degli Ammoniti non ascoltò le parole che Iefte gli aveva mandato a dire. 29Allora lo spirito del Signore venne su Iefte ed egli attraversò Gàlaad e Manàsse, passò a Mizpa di Gàlaad e da Mizpa di Gàlaad raggiunse gli Ammoniti. 30Iefte fece voto al Signore e disse: "Se tu mi metti nelle mani gli Ammoniti, 31la persona che uscirà per prima dalle porte di casa mia per venirmi incontro, quando tornerò vittorioso dagli Ammoniti, sarà per il Signore e io l'offrirò in olocausto". 32Quindi Iefte raggiunse gli Ammoniti per combatterli e il Signore glieli mise nelle mani. 33Egli li sconfisse da Aroer fin verso Minnit, prendendo loro venti città, e fino ad Abel-Cheramin. Così gli Ammoniti furono umiliati davanti agli Israeliti. 34Poi Iefte tornò a Mizpa, verso casa sua; ed ecco uscirgli incontro la figlia, con timpani e danze. Era l'unica figlia: non aveva altri figli, né altre figlie. 35Appena la vide, si stracciò le vesti e disse: "Figlia mia, tu mi hai rovinato! Anche tu sei con quelli che mi hanno reso infelice! Io ho dato la mia parola al Signore e non posso ritirarmi". 36Essa gli disse: "Padre mio, se hai dato parola al Signore, fa' di me secondo quanto è uscito dalla tua bocca, perché il Signore ti ha concesso vendetta sugli Ammoniti, tuoi nemici". 37Poi disse al padre: "Mi sia concesso questo: lasciami libera per due mesi, perché io vada errando per i monti a piangere la mia verginità con le mie compagne". 38Egli le rispose: "Va'!", e la lasciò andare per due mesi. Essa se ne andò con le compagne e pianse sui monti la sua verginità. 39Alla fine dei due mesi tornò dal padre ed egli fece di lei quello che aveva promesso con voto. Essa non aveva conosciuto uomo; di qui venne in Israele questa usanza: 40ogni anno le fanciulle d'Israele vanno a piangere la figlia di Iefte il Galaadita, per quattro giorni. 12 1Ora gli uomini di Efraim si radunarono, passarono il fiume verso Zafon e dissero a Iefte: "Perché sei andato a combattere contro gli Ammoniti e non ci hai chiamati con te? Noi bruceremo te e la tua casa". 2Iefte rispose loro: "Io e il mio popolo abbiamo avuto grandi lotte con gli Ammoniti; quando vi ho chiamati in aiuto, non siete venuti a liberarmi dalle loro mani. 3Vedendo che voi non venivate in mio aiuto, ho esposto al pericolo la vita, ho marciato contro gli Ammoniti e il Signore me li ha messi nelle mani. Perché dunque siete venuti oggi contro di me a muovermi guerra?". 4Iefte, radunati tutti gli uomini di Gàlaad, diede battaglia ad Efraim; gli uomini di Gàlaad sconfissero gli Efraimiti, perché questi dicevano: "Voi siete fuggiaschi di Efraim; Gàlaad sta in mezzo a Efraim e in mezzo a Manàsse". 5I Galaaditi intercettarono agli Efraimiti i guadi del Giordano; quando uno dei fuggiaschi di Efraim diceva: "Lasciatemi passare", gli uomini di Gàlaad gli chiedevano: "Sei un Efraimita?". Se quegli rispondeva: "No", 6i Galaaditi gli dicevano: "Ebbene, di' Scibbolet", e quegli diceva Sibbolet, non sapendo pronunciare bene. Allora lo afferravano e lo uccidevano presso i guadi del Giordano. In quella occasione perirono quarantaduemila uomini di Efraim. 7Iefte fu giudice d'Israele per sei anni. Poi Iefte, il Galaadita, morì e fu sepolto nella sua città in Gàlaad. 8Dopo di lui fu giudice d'Israele Ibsan di Betlemme. 9Egli ebbe trenta figli, maritò trenta figlie e fece venire da fuori trenta fanciulle per i suoi figli. Fu giudice d'Israele per sette anni. 10Poi Ibsan morì e fu sepolto a Betlemme. 11Dopo di lui fu giudice d'Israele Elon, lo Zabulonita; fu giudice d'Israele per dieci anni. 12Poi Elon, lo Zabulonita, morì e fu sepolto ad Aialon, nel paese di Zàbulon. 13Dopo di lui fu giudice d'Israele Abdon, figlio di Illel, di Piraton. 14Ebbe quaranta figli e trenta nipoti, i quali cavalcavano settanta asinelli. Fu giudice d'Israele per otto anni. 15Poi Abdon, figlio di Illel, il Piratonita, morì e fu sepolto a Piraton, nel paese di Efraim, sul monte Amalek. 13 1Gli Israeliti tornarono a fare quello che è male agli occhi del Signore e il Signore li mise nelle mani dei Filistei per quarant'anni. 2C'era allora un uomo di Zorea di una famiglia dei Daniti, chiamato Manoach; sua moglie era sterile e non aveva mai partorito. 3L'angelo del Signore apparve a questa donna e le disse: "Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio. 4Ora guardati dal bere vino o bevanda inebriante e dal mangiare nulla d'immondo. 5Poiché ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo consacrato a Dio fin dal seno materno; egli comincerà a liberare Israele dalle mani dei Filistei". 6La donna andò a dire al marito: "Un uomo di Dio è venuto da me; aveva l'aspetto di un angelo di Dio, un aspetto terribile. Io non gli ho domandato da dove veniva ed egli non mi ha rivelato il suo nome, 7ma mi ha detto: Ecco tu concepirai e partorirai un figlio; ora non bere vino né bevanda inebriante e non mangiare nulla d'immondo, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio dal seno materno fino al giorno della sua morte". 8Allora Manoach pregò il Signore e disse: "Signore, l'uomo di Dio mandato da te venga di nuovo da noi e c'insegni quello che dobbiamo fare per il nascituro". 9Dio ascoltò la preghiera di Manoach e l'angelo di Dio tornò ancora dalla donna, mentre stava nel campo; ma Manoach suo marito non era con lei. 10La donna corse in fretta ad informare il marito e gli disse: "Ecco, mi è apparso quell'uomo che venne da me l'altro giorno". 11Manoach si alzò, seguì la moglie e giunto a quell'uomo gli disse: "Sei tu l'uomo che hai parlato a questa donna?". Quegli rispose: "Sono io". 12Manoach gli disse: "Quando la tua parola si sarà avverata, quale sarà la norma da seguire per il bambino e che si dovrà fare per lui?". 13L'angelo del Signore rispose a Manoach: "Si astenga la donna da quanto le ho detto. 14Non mangi nessun prodotto della vigna, né beva vino o bevanda inebriante e non mangi nulla d'immondo; osservi quanto le ho comandato". 15Manoach disse all'angelo del Signore: "Permettici di trattenerti e di prepararti un capretto!". 16L'angelo del Signore rispose a Manoach: "Anche se tu mi trattenessi, non mangerei il tuo cibo; ma se vuoi fare un olocausto, offrilo al Signore". Manoach non sapeva che quello fosse l'angelo del Signore. 17Poi Manoach disse all'angelo del Signore: "Come ti chiami, perché quando si saranno avverate le tue parole, noi ti rendiamo onore?". 18L'angelo del Signore gli rispose: "Perché mi chiedi il nome? Esso è misterioso". 19Manoach prese il capretto e l'offerta e li bruciò sulla pietra al Signore, che opera cose misteriose. Mentre Manoach e la moglie stavano guardando, 20mentre la fiamma saliva dall'altare al cielo, l'angelo del Signore salì con la fiamma dell'altare. Manoach e la moglie, che stavano guardando, si gettarono allora con la faccia a terra 21e l'angelo del Signore non apparve più né a Manoach né alla moglie. Allora Manoach comprese che quello era l'angelo del Signore. 22Manoach disse alla moglie: "Noi moriremo certamente, perché abbiamo visto Dio". 23Ma sua moglie gli disse: "Se il Signore avesse voluto farci morire, non avrebbe accettato dalle nostre mani l'olocausto e l'offerta; non ci avrebbe mostrato tutte queste cose né ci avrebbe fatto udire proprio ora cose come queste". 24Poi la donna partorì un figlio che chiamò Sansone. Il bambino crebbe e il Signore lo benedisse. 25Lo spirito del Signore cominciò a investirlo quando era a Macane-Dan, fra Zorea ed Estaol. 14 1Sansone scese poi a Timna e a Timna vide una donna tra le figlie dei Filistei. 2Tornato a casa, disse al padre e alla madre: "Ho visto a Timna una donna, una figlia dei Filistei; ora prendetemela in moglie". 3Suo padre e sua madre gli dissero: "Non c'è una donna tra le figlie dei tuoi fratelli e in tutto il nostro popolo, perché tu vada a prenderti una moglie tra i Filistei non circoncisi?". Ma Sansone rispose al padre: "Prendimi quella, perché mi piace". 4Suo padre e sua madre non sapevano che questo veniva dal Signore, il quale cercava pretesto di lite dai Filistei. In quel tempo i Filistei dominavano Israele. 5Sansone scese con il padre e con la madre a Timna; quando furono giunti alle vigne di Timna, ecco un leone venirgli incontro ruggendo. 6Lo spirito del Signore lo investì e, senza niente in mano, squarciò il leone come si squarcia un capretto. Ma di ciò che aveva fatto non disse nulla al padre né alla madre. 7Scese dunque, parlò alla donna e questa gli piacque. 8Dopo qualche tempo tornò per prenderla e uscì dalla strada per vedere la carcassa del leone: ecco nel corpo del leone c'era uno sciame d'api e il miele. 9Egli prese di quel miele nel cavo delle mani e si mise a mangiarlo camminando; quand'ebbe raggiunto il padre e la madre, ne diede loro ed essi ne mangiarono; ma non disse loro che aveva preso il miele dal corpo del leone. 10Suo padre scese dunque da quella donna e Sansone fece ivi un banchetto, perché così usavano fare i giovani. 11Quando lo ebbero visto, presero trenta compagni perché stessero con lui. 12Sansone disse loro: "Voglio proporvi un indovinello; se voi me lo spiegate entro i sette giorni del banchetto e se l'indovinate, vi darò trenta tuniche e trenta mute di vesti; 13ma se non sarete capaci di spiegarmelo, darete trenta tuniche e trenta mute di vesti a me". 14Quelli gli risposero: "Proponi l'indovinello e noi lo ascolteremo". Egli disse loro: "Dal divoratore è uscito il cibo e dal forte è uscito il dolce". Per tre giorni quelli non riuscirono a spiegare l'indovinello. 15Al quarto giorno dissero alla moglie di Sansone: "Induci tuo marito a spiegarti l'indovinello; se no daremo fuoco a te e alla casa di tuo padre. Ci avete invitati qui per spogliarci?". 16La moglie di Sansone si mise a piangergli attorno e a dirgli: "Tu hai per me solo odio e non mi ami; hai proposto un indovinello ai figli del mio popolo e non me l'hai spiegato!". Le disse: "Ecco, non l'ho spiegato a mio padre né a mia madre e dovrei spiegarlo a te?". 17Essa gli pianse attorno, durante i sette giorni del banchetto; il settimo giorno Sansone glielo spiegò, perché lo tormentava, ed essa spiegò l'indovinello ai figli del suo popolo. 18Gli uomini della città, il settimo giorno, prima che tramontasse il sole, dissero a Sansone: "Che c'è di più dolce del miele? Che c'è di più forte del leone?". Rispose loro: "Se non aveste arato con la mia giovenca, non avreste sciolto il mio indovinello". 19Allora lo spirito del Signore lo investì ed egli scese ad Ascalon; vi uccise trenta uomini, prese le loro spoglie e diede le mute di vesti a quelli che avevano spiegato l'indovinello. Poi acceso d'ira, risalì a casa di suo padre 20e la moglie di Sansone fu data al compagno che gli aveva fatto da amico di nozze. 15 1Dopo qualche tempo, nei giorni della mietitura del grano, Sansone andò a visitare sua moglie, le portò un capretto e disse: "Voglio entrare da mia moglie nella camera". Ma il padre di lei non gli permise di entrare 2e gli disse: "Credevo proprio che tu l'avessi ripudiata e perciò l'ho data al tuo compagno; la sua sorella minore non è più bella di lei? Prendila dunque al suo posto". 3Ma Sansone rispose loro: "Questa volta non sarò colpevole verso i Filistei, se farò loro del male". 4Sansone se ne andò e catturò trecento volpi; prese delle fiaccole, legò coda e coda e mise una fiaccola fra le due code. 5Poi accese le fiaccole, lasciò andare le volpi per i campi di grano dei Filistei e bruciò i covoni ammassati, il grano tuttora in piedi e perfino le vigne e gli oliveti. 6I Filistei chiesero: "Chi ha fatto questo?". Fu risposto: "Sansone, il genero dell'uomo di Timna, perché costui gli ha ripreso la moglie e l'ha data al compagno di lui". I Filistei salirono e bruciarono tra le fiamme lei e suo padre. 7Sansone disse loro: "Poiché agite in questo modo, io non la smetterò finché non mi sia vendicato di voi". 8Li batté l'uno sull'altro, facendone una grande strage. Poi scese e si ritirò nella caverna della rupe di Etam. 9Allora i Filistei vennero, si accamparono in Giuda e fecero una scorreria fino a Lechi. 10Gli uomini di Giuda dissero loro: "Perché siete venuti contro di noi?". Quelli risposero: "Siamo venuti per legare Sansone; per fare a lui quello che ha fatto a noi". 11Tremila uomini di Giuda scesero alla caverna della rupe di Etam e dissero a Sansone: "Non sai che i Filistei ci dominano? Che cosa ci hai fatto?". Egli rispose loro: "Quello che hanno fatto a me, io l'ho fatto a loro". 12Gli dissero: "Siamo scesi per legarti e metterti nelle mani dei Filistei". Sansone replicò loro: "Giuratemi che voi non mi colpirete". 13Quelli risposero: "No, ti legheremo soltanto e ti metteremo nelle loro mani; ma certo non ti uccideremo". Lo legarono con due funi nuove e lo fecero salire dalla rupe. 14Mentre giungeva a Lechi e i Filistei gli venivano incontro con grida di gioia, lo spirito del Signore lo investì; le funi che aveva alle braccia divennero come fili di lino bruciacchiati dal fuoco e i legami gli caddero disfatti dalle mani. 15Trovò allora una mascella d'asino ancora fresca, stese la mano, l'afferrò e uccise con essa mille uomini. 16Sansone disse: "Con la mascella dell'asino, li ho ben macellati! Con la mascella dell'asino, ho colpito mille uomini!". 17Quand'ebbe finito di parlare, gettò via la mascella; per questo, quel luogo fu chiamato Ramat-Lechi. 18Poi ebbe gran sete e invocò il Signore dicendo: "Tu hai concesso questa grande vittoria mediante il tuo servo; ora dovrò morir di sete e cader nelle mani dei non circoncisi?". 19Allora Dio spaccò la roccia concava che è a Lechi e ne scaturì acqua. Sansone bevve, il suo spirito si rianimò ed egli riprese vita. Perciò quella fonte fu chiamata En-Korè: essa esiste a Lechi fino ad oggi. 20Sansone fu giudice d'Israele, al tempo dei Filistei, per venti anni. 16 1Sansone andò a Gaza, vide una prostituta e andò da lei. 2Fu detto a quelli di Gaza: "È venuto Sansone". Essi lo circondarono, stettero in agguato tutta la notte presso la porta della città e tutta quella notte rimasero quieti, dicendo: "Attendiamo lo spuntar del giorno e allora lo uccideremo". 3Sansone riposò fino a mezzanotte; a mezzanotte si alzò, afferrò i battenti della porta della città e i due stipiti, li divelse insieme con la sbarra, se li mise sulle spalle e li portò in cima al monte che guarda in direzione di Ebron. 4In seguito si innamorò di una donna della valle di Sorek, che si chiamava Dalila. 5Allora i capi dei Filistei andarono da lei e le dissero: "Seducilo e vedi da dove proviene la sua forza così grande e come potremmo prevalere su di lui per legarlo e domarlo; ti daremo ciascuno mille e cento sicli d'argento". 6Dalila dunque disse a Sansone: "Spiegami: da dove proviene la tua forza così grande e in che modo ti si potrebbe legare per domarti?". 7Sansone le rispose: "Se mi si legasse con sette corde d'arco fresche, non ancora secche, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque". 8Allora i capi dei Filistei le portarono sette corde d'arco fresche, non ancora secche, ed essa lo legò con esse. 9L'agguato era teso in una camera interna. Essa gli gridò: "Sansone, i Filistei ti sono addosso!". Ma egli spezzò le corde come si spezza un fil di stoppa, quando sente il fuoco. Così il segreto della sua forza non fu conosciuto. 10Poi Dalila disse a Sansone: "Ecco tu ti sei burlato di me e mi hai detto menzogne; ora spiegami come ti si potrebbe legare". 11Le rispose: "Se mi si legasse con funi nuove non ancora adoperate, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque". 12Dalila prese dunque funi nuove, lo legò e gli gridò: "Sansone, i Filistei ti sono addosso!". L'agguato era teso nella camera interna. Egli ruppe come un filo le funi che aveva alle braccia. 13Poi Dalila disse a Sansone: "Ancora ti sei burlato di me e mi hai detto menzogne; spiegami come ti si potrebbe legare". Le rispose: "Se tu tessessi le sette trecce della mia testa nell'ordito e le fissassi con il pettine del telaio, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque". 14Essa dunque lo fece addormentare, tessé le sette trecce della sua testa nell'ordito e le fissò con il pettine, poi gli gridò: "Sansone, i Filistei ti sono addosso!". Ma egli si svegliò dal sonno e strappò il pettine del telaio e l'ordito. 15Allora essa gli disse: "Come puoi dirmi: Ti amo, mentre il tuo cuore non è con me? Già tre volte ti sei burlato di me e non mi hai spiegato da dove proviene la tua forza così grande". 16Ora poiché essa lo importunava ogni giorno con le sue parole e lo tormentava, egli ne fu annoiato fino alla morte 17e le aprì tutto il cuore e le disse: "Non è mai passato rasoio sulla mia testa, perché sono un nazireo di Dio dal seno di mia madre; se fossi rasato, la mia forza si ritirerebbe da me, diventerei debole e sarei come un uomo qualunque". 18Allora Dalila vide che egli le aveva aperto tutto il cuore, mandò a chiamare i capi dei Filistei e fece dir loro: "Venite su questa volta, perché egli mi ha aperto tutto il cuore". Allora i capi dei Filistei vennero da lei e portarono con sé il denaro. 19Essa lo addormentò sulle sue ginocchia, chiamò un uomo adatto e gli fece radere le sette trecce del capo. Egli cominciò a infiacchirsi e la sua forza si ritirò da lui. 20Allora essa gli gridò: "Sansone, i Filistei ti sono addosso!". Egli, svegliatosi dal sonno, pensò: "Io ne uscirò come ogni altra volta e mi svincolerò". Ma non sapeva che il Signore si era ritirato da lui. 21I Filistei lo presero e gli cavarono gli occhi; lo fecero scendere a Gaza e lo legarono con catene di rame. Egli dovette girare la macina nella prigione. 22Intanto la capigliatura che gli avevano rasata, cominciava a ricrescergli. 23Ora i capi dei Filistei si radunarono per offrire un gran sacrificio a Dagon loro dio e per far festa. Dicevano: "Il nostro dio ci ha messo nelle mani Sansone nostro nemico". 24Quando il popolo lo vide, cominciò a lodare il suo dio e a dire: "Il nostro dio ci ha messo nelle mani Sansone nostro nemico, che ci devastava il paese e che ha ucciso tanti dei nostri". 25Nella gioia del loro cuore dissero: "Chiamate Sansone perché ci faccia divertire!". Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione ed egli si mise a far giochi alla loro presenza. Poi lo fecero stare fra le colonne. 26Sansone disse al fanciullo che lo teneva per la mano: "Lasciami pure; fammi solo toccare le colonne sulle quali posa la casa, così che possa appoggiarmi ad esse". 27Ora la casa era piena di uomini e di donne; vi erano tutti i capi dei Filistei e sul terrazzo circa tremila persone fra uomini e donne, che stavano a guardare, mentre Sansone faceva giochi. 28Allora Sansone invocò il Signore e disse: "Signore, ricordati di me! Dammi forza per questa volta soltanto, Dio, e in un colpo solo mi vendicherò dei Filistei per i miei due occhi!". 29Sansone palpò le due colonne di mezzo, sulle quali posava la casa; si appoggiò ad esse, all'una con la destra, all'altra con la sinistra. 30Sansone disse: "Che io muoia insieme con i Filistei!". Si curvò con tutta la forza e la casa rovinò addosso ai capi e a tutto il popolo che vi era dentro. Furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti aveva uccisi in vita. 31Poi i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre scesero e lo portarono via; risalirono e lo seppellirono fra Zorea ed Estaol nel sepolcro di Manoach suo padre. Egli era stato giudice d'Israele per venti anni. 17 1C'era un uomo sulle montagne di Efraim, che si chiamava Mica. 2Egli disse alla madre: "Quei millecento sicli di argento che ti hanno rubato e per i quali hai pronunziato una maledizione e l'hai pronunziata alla mia presenza, ecco, li ho io; quel denaro l'avevo preso io. Ora te lo restituisco". La madre disse: "Benedetto sia mio figlio dal Signore!". 3Egli restituì alla madre i millecento sicli d'argento e la madre disse: "Io consacro con la mia mano questo denaro al Signore, in favore di mio figlio, per farne una statua scolpita e una statua di getto". 4Quando egli ebbe restituito il denaro alla madre, questa prese duecento sicli e li diede al fonditore, il quale ne fece una statua scolpita e una statua di getto, che furono collocate nella casa di Mica. 5Quest'uomo, Mica, ebbe un santuario; fece un efod e i terafim e diede l'investitura a uno dei figli, che gli fece da sacerdote. 6In quel tempo non c'era un re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio. 7Ora c'era un giovane di Betlemme di Giuda, della tribù di Giuda, il quale era un levita e abitava in quel luogo come forestiero. 8Questo uomo era partito dalla città di Betlemme di Giuda, per cercare una dimora dovunque la trovasse. Cammin facendo era giunto sulle montagne di Efraim, alla casa di Mica. 9Mica gli domandò: "Da dove vieni?". Gli rispose: "Sono un levita di Betlemme di Giuda e vado a cercare una dimora dove la troverò". 10Mica gli disse: "Rimani con me e sii per me padre e sacerdote; ti darò dieci sicli d'argento all'anno, un corredo e vitto". Il levita entrò. 11Il levita dunque acconsentì a stare con quell'uomo, che trattò il giovane come un figlio. 12Mica diede l'investitura al levita; il giovane gli fece da sacerdote e si stabilì in casa di lui. 13Mica disse: "Ora so che il Signore mi farà del bene, perché ho ottenuto questo levita come mio sacerdote". 18 1In quel tempo non c'era un re in Israele e la tribù dei Daniti cercava un territorio per stabilirvisi, perché fino a quei giorni non le era toccata nessuna eredità fra le tribù d'Israele. 2I figli di Dan mandarono dunque da Zorea e da Estaol cinque uomini della loro tribù, uomini di valore, per visitare ed esplorare il paese; dissero loro: "Andate ad esplorare il Paese!". Quelli giunsero sulle montagne di Efraim fino alla casa di Mica e passarono la notte in quel luogo. 3Mentre erano presso la casa di Mica, riconobbero la voce del giovane levita; avvicinatisi, gli chiesero: "Chi ti ha condotto qua? Che fai in questo luogo? Che hai tu qui?". 4Rispose loro: "Mica mi ha fatto così e così, mi dà un salario e io gli faccio da sacerdote". 5Gli dissero: "Consulta Dio, perché possiamo sapere se il viaggio che abbiamo intrapreso avrà buon esito". 6Il sacerdote rispose loro: "Andate in pace, il viaggio che fate è sotto lo sguardo del Signore". 7I cinque uomini continuarono il viaggio e arrivarono a Lais e videro che il popolo, che vi abitava, viveva in sicurezza secondo i costumi di quelli di Sidòne, tranquillo e fidente; non c'era nel paese chi, usurpando il potere, facesse qualcosa di offensivo; erano lontani da quelli di Sidòne e non avevano relazione con nessuno. 8Poi tornarono ai loro fratelli a Zorea e a Estaol e i fratelli chiesero loro: "Che notizie portate?". 9Quelli risposero: "Alziamoci e andiamo contro quella gente, poiché abbiamo visto il paese ed è ottimo. E voi rimanete inattivi? Non indugiate a partire per andare a prendere in possesso il paese. 10Quando arriverete là, troverete un popolo che non sospetta di nulla. Il paese è vasto e Dio ve lo ha messo nelle mani; è un luogo dove non manca nulla di ciò che è sulla terra". 11Allora seicento uomini della tribù dei Daniti partirono da Zorea e da Estaol, ben armati. 12Andarono e si accamparono a Kiriat-Iearim, in Giuda; perciò il luogo, che è a occidente di Kiriat-Iearim, fu chiamato e si chiama fino ad oggi l'accampamento di Dan. 13Di là passarono sulle montagne di Efraim e giunsero alla casa di Mica. 14I cinque uomini che erano andati a esplorare il paese di Lais dissero ai loro fratelli: "Sapete che in queste case c'è un efod, ci sono i terafim, una statua scolpita e una statua di getto? Sappiate ora quello che dovete fare". 15Quelli si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane levita, cioè alla casa di Mica, e lo salutarono. 16Mentre i seicento uomini dei Daniti, muniti delle loro armi, stavano davanti alla porta, 17e i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese vennero, entrarono in casa, presero la statua scolpita, l'efod, i terafim e la statua di getto. Intanto il sacerdote stava davanti alla porta con i seicento uomini armati. 18Quando, entrati in casa di Mica, ebbero preso la statua scolpita, l'efod, i terafim e la statua di getto, il sacerdote disse loro: "Che fate?". 19Quelli gli risposero: "Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi e sarai per noi padre e sacerdote. Che cosa è meglio per te, essere sacerdote della casa di un uomo solo oppure essere sacerdote di una tribù e di una famiglia in Israele?". 20Il sacerdote gioì in cuor suo; prese l'efod, i terafim e la statua scolpita e si unì a quella gente. 21Allora si rimisero in cammino, mettendo innanzi a loro i bambini, il bestiame e le masserizie. 22Quando erano già lontani dalla casa di Mica, i suoi vicini si misero in armi e raggiunsero i Daniti. 23Allora gridarono ai Daniti. Questi si voltarono e dissero a Mica: "Perché ti sei messo in armi?". 24Egli rispose: "Avete portato via gli dèi che mi ero fatti e il sacerdote e ve ne siete andati. Ora che mi resta? Come potete dunque dirmi: Che hai?". 25I Daniti gli dissero: "Non si senta la tua voce dietro a noi, perché uomini irritati potrebbero scagliarsi su di voi e tu ci perderesti la vita e la vita di quelli della tua casa!". 26I Daniti continuarono il viaggio; Mica, vedendo che essi erano più forti di lui, si voltò indietro e tornò a casa. 27Quelli dunque, presi con sé gli oggetti che Mica aveva fatti e il sacerdote che aveva al suo servizio, giunsero a Lais, a un popolo che se ne stava tranquillo e sicuro; lo passarono a fil di spada e diedero la città alle fiamme. 28Nessuno le prestò aiuto, perché era lontana da Sidòne e i suoi abitanti non avevano relazioni con altra gente. Essa era nella valle che si estende verso Bet-Recob. 29Poi i Daniti ricostruirono la città e l'abitarono. La chiamarono Dan dal nome di Dan loro padre, che era nato da Israele; ma prima la città si chiamava Lais. 30E i Daniti eressero per loro uso la statua scolpita; Gionata, figlio di Ghersom, figlio di Manàsse, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti finché gli abitanti del paese furono deportati. 31Essi misero in onore per proprio uso la statua scolpita, che Mica aveva fatta, finché la casa di Dio rimase a Silo. 19 1In quel tempo, quando non c'era un re in Israele, un levita, il quale dimorava all'interno delle montagne di Efraim, si prese per concubina una donna di Betlemme di Giuda. 2Ma la concubina in un momento di collera lo abbandonò, tornando a casa del padre a Betlemme di Giuda e vi rimase per quattro mesi. 3Suo marito si mosse e andò da lei per convincerla a tornare. Aveva preso con sé il suo servo e due asini. Ella lo condusse in casa di suo padre; quando il padre della giovane lo vide, gli andò incontro con gioia. 4Suo suocero, il padre della giovane, lo trattenne ed egli rimase con lui tre giorni; mangiarono e bevvero e passarono la notte in quel luogo. 5Il quarto giorno si alzarono di buon'ora e il levita si disponeva a partire. Il padre della giovane disse: "Prendi un boccone di pane per ristorarti; poi, ve ne andrete". 6Così sedettero tutti e due insieme e mangiarono e bevvero. Poi il padre della giovane disse al marito: "Accetta di passare qui la notte e il tuo cuore gioisca". 7Quell'uomo si alzò per andarsene; ma il suocero fece tanta insistenza che accettò di passare la notte in quel luogo. 8Il quinto giorno egli si alzò di buon'ora per andarsene e il padre della giovane gli disse: "Rinfràncati prima". Così indugiarono fino al declinare del giorno e mangiarono insieme. 9Quando quell'uomo si alzò per andarsene con la sua concubina e con il suo servo, il suocero, il padre della giovane, gli disse: "Ecco, il giorno volge ora a sera; state qui questa notte; ormai il giorno sta per finire; passa la notte qui e il tuo cuore gioisca; domani vi metterete in viaggio di buon'ora e andrai alla tua tenda". 10Ma quell'uomo non volle passare la notte in quel luogo; si alzò, partì e giunse di fronte a Iebus, cioè Gerusalemme, con i suoi due asini sellati, con la sua concubina e il servo. 11Quando furono vicino a Iebus, il giorno era di molto calato e il servo disse al suo padrone: "Vieni, deviamo il cammino verso questa città dei Gebusei e passiamovi la notte". 12Il padrone gli rispose: "Non entreremo in una città di stranieri, i cui abitanti non sono Israeliti, ma andremo oltre, fino a Gàbaa". 13Aggiunse al suo servo: "Vieni, raggiungiamo uno di quei luoghi e passeremo la notte a Gàbaa o a Rama". 14Così passarono oltre e continuarono il viaggio; il sole tramontava, quando si trovarono di fianco a Gàbaa, che appartiene a Beniamino. Deviarono in quella direzione per passare la notte a Gàbaa. 15Il levita entrò e si fermò sulla piazza della città; ma nessuno li accolse in casa per passare la notte. 16Quand'ecco un vecchio che tornava la sera dal lavoro nei campi; era un uomo delle montagne di Efraim, che abitava come forestiero in Gàbaa, mentre invece la gente del luogo era beniaminita. 17Alzati gli occhi, vide quel viandante sulla piazza della città. Il vecchio gli disse: "Dove vai e da dove vieni?". 18Quegli rispose: "Andiamo da Betlemme di Giuda fino all'estremità delle montagne di Efraim. Io sono di là ed ero andato a Betlemme di Giuda; ora mi reco alla casa del Signore, ma nessuno mi accoglie sotto il suo tetto. 19Eppure abbiamo paglia e foraggio per i nostri asini e anche pane e vino per me, per la tua serva e per il giovane che è con i tuoi servi; non ci manca nulla". 20Il vecchio gli disse: "La pace sia con te! Prendo a mio carico quanto ti occorre; non devi passare la notte sulla piazza". 21Così lo condusse in casa sua e diede foraggio agli asini; i viandanti si lavarono i piedi, poi mangiarono e bevvero. 22Mentre aprivano il cuore alla gioia ecco gli uomini della città, gente iniqua, circondarono la casa, bussando alla porta, e dissero al vecchio padrone di casa: "Fa' uscire quell'uomo che è entrato in casa tua, perché vogliamo abusare di lui". 23Il padrone di casa uscì e disse loro: "No, fratelli miei, non fate una cattiva azione; dal momento che quest'uomo è venuto in casa mia, non dovete commettere questa infamia! 24Ecco mia figlia che è vergine, io ve la condurrò fuori, abusatene e fatele quello che vi pare; ma non commettete contro quell'uomo una simile infamia". 25Ma quegli uomini non vollero ascoltarlo. Allora il levita afferrò la sua concubina e la portò fuori da loro. Essi la presero e abusarono di lei tutta la notte fino al mattino; la lasciarono andare allo spuntar dell'alba. 26Quella donna sul far del mattino venne a cadere all'ingresso della casa dell'uomo, presso il quale stava il suo padrone e là restò finché fu giorno chiaro. 27Il suo padrone si alzò alla mattina, aprì la porta della casa e uscì per continuare il suo viaggio; ecco la donna, la sua concubina, giaceva distesa all'ingresso della casa, con le mani sulla soglia. 28Le disse: "Alzati, dobbiamo partire!". Ma non ebbe risposta. Allora il marito la caricò sull'asino e partì per tornare alla sua abitazione. 29Come giunse a casa, si munì di un coltello, afferrò la sua concubina e la tagliò, membro per membro, in dodici pezzi; poi li spedì per tutto il territorio d'Israele. 30Agli uomini che inviava ordinò: "Così direte ad ogni uomo d'Israele: È forse mai accaduta una cosa simile da quando gli Israeliti sono usciti dal paese di Egitto fino ad oggi? Pensateci, consultatevi e decidete!". Quanti vedevano, dicevano: "Non è mai accaduta e non si è mai vista una cosa simile, da quando gli Israeliti sono usciti dal paese d'Egitto fino ad oggi!". 20 1Allora tutti gli Israeliti uscirono, da Dan fino a Bersabea e al paese di Gàlaad, e il popolo si radunò come un sol uomo dinanzi al Signore, a Mizpa. 2I capi di tutto il popolo e tutte le tribù d'Israele si presentarono all'assemblea del popolo di Dio, in numero di quattrocentomila fanti, che maneggiavano la spada. 3I figli di Beniamino vennero a sapere che gli Israeliti erano venuti a Mizpa. Gli Israeliti dissero: "Parlate! Com'è avvenuta questa scelleratezza?". 4Allora il levita, il marito della donna che era stata uccisa, rispose: "Io ero giunto con la mia concubina a Gàbaa di Beniamino per passarvi la notte. 5Ma gli abitanti di Gàbaa insorsero contro di me e circondarono di notte la casa dove stavo; volevano uccidere me; quanto alla mia concubina le usarono violenza fino al punto che ne morì. 6Io presi la mia concubina, la feci a pezzi e li mandai per tutto il territorio della nazione d'Israele, perché costoro hanno commesso un delitto e un'infamia in Israele. 7Eccovi qui tutti, Israeliti; consultatevi e decidete qui stesso". 8Tutto il popolo si alzò insieme gridando: "Nessuno di noi tornerà alla tenda, nessuno di noi rientrerà a casa. 9Ora ecco quanto faremo a Gàbaa: tireremo a sorte 10e prenderemo in tutte le tribù d'Israele dieci uomini su cento, cento su mille e mille su diecimila, i quali andranno a cercare viveri per il popolo, per quelli che andranno a punire Gàbaa di Beniamino, come merita l'infamia che ha commessa in Israele". 11Così tutti gli Israeliti si radunarono contro quella città, uniti come un sol uomo. 12Le tribù d'Israele mandarono uomini in tutta la tribù di Beniamino a dire: "Quale delitto è stato commesso in mezzo a voi? 13Dunque consegnateci quegli uomini iniqui di Gàbaa, perché li uccidiamo e cancelliamo il male da Israele". Ma i figli di Beniamino non vollero ascoltare la voce dei loro fratelli, gli Israeliti. 14I figli di Beniamino uscirono dalle loro città e si radunarono a Gàbaa per combattere contro gli Israeliti. 15Si passarono in rassegna i figli di Beniamino usciti dalle città: formavano un totale di ventiseimila uomini che maneggiavano la spada, senza contare gli abitanti di Gàbaa. 16Fra tutta questa gente c'erano settecento uomini scelti, che erano ambidestri. Tutti costoro erano capaci di colpire con la fionda un capello, senza fallire il colpo. 17Si fece pure la rassegna degli Israeliti, non compresi quelli di Beniamino, ed erano quattrocentomila uomini in grado di maneggiare la spada, tutti guerrieri. 18Gli Israeliti si mossero, vennero a Betel e consultarono Dio, dicendo: "Chi di noi andrà per primo a combattere contro i figli di Beniamino?". Il Signore rispose: "Giuda andrà per primo". 19Il mattino dopo, gli Israeliti si mossero e si accamparono presso Gàbaa. 20Gli Israeliti uscirono per combattere contro Beniamino e si disposero in ordine di battaglia contro di loro, presso Gàbaa. 21Allora i figli di Beniamino uscirono e in quel giorno sterminarono ventiduemila Israeliti, 22ma il popolo, gli Israeliti, si rinfrancarono e tornarono a schierarsi in battaglia dove si erano schierati il primo giorno. 23Gli Israeliti andarono a piangere davanti al Signore fino alla sera e consultarono il Signore, dicendo: "Devo continuare a combattere contro Beniamino mio fratello?". Il Signore rispose: "Andate contro di loro". 24Gli Israeliti vennero a battaglia con i figli di Beniamino una seconda volta. 25I Beniaminiti una seconda volta uscirono da Gàbaa contro di loro e sterminarono altri diciottomila uomini degli Israeliti, tutti atti a maneggiar la spada. 26Allora tutti gli Israeliti e tutto il popolo andarono a Betel, piansero e rimasero davanti al Signore e digiunarono quel giorno fino alla sera e offrirono olocausti e sacrifici di comunione davanti al Signore. 27Gli Israeliti consultarono il Signore – l'arca dell'alleanza di Dio in quel tempo era là 28e Pincas, figlio di Eleazaro, figlio di Aronne, prestava servizio davanti a essa in quel tempo – e dissero: "Devo continuare ancora a uscire in battaglia contro Beniamino mio fratello o devo cessare?". Il Signore rispose: "Andate, perché domani ve li metterò nelle mani". 29Israele tese quindi un agguato intorno a Gàbaa. 30Gli Israeliti andarono il terzo giorno contro i figli di Beniamino e si disposero a battaglia presso Gàbaa come le altre volte. 31I figli di Beniamino fecero una sortita contro il popolo, si lasciarono attirare lontano dalla città e cominciarono a colpire e ad uccidere, come le altre volte, alcuni del popolo d'Israele, lungo le strade che portano a Betel e a Gàbaon, in aperta campagna: ne uccisero circa trenta. 32Già i figli di Beniamino pensavano: "Eccoli sconfitti davanti a noi come la prima volta". Ma gli Israeliti dissero: "Fuggiamo e attiriamoli dalla città sulle strade!". 33Tutti gli Israeliti abbandonarono la loro posizione e si disposero a battaglia a Baal-Tamar, mentre quelli di Israele che erano in agguato sbucavano dal luogo dove si trovavano, a occidente di Gàbaa. 34Diecimila uomini scelti in tutto Israele giunsero davanti a Gàbaa. Il combattimento fu aspro: quelli non si accorgevano del disastro che stava per colpirli. 35Il Signore sconfisse Beniamino davanti ad Israele; gli Israeliti uccisero in quel giorno venticinquemila e cento uomini di Beniamino, tutti atti a maneggiare la spada. 36I figli di Beniamino si accorsero d'essere sconfitti. Gli Israeliti avevano ceduto terreno a Beniamino, perché confidavano nell'agguato che avevano teso presso Gàbaa. 37Quelli che stavano in agguato infatti si gettarono d'improvviso contro Gàbaa e, fattavi irruzione, passarono a fil di spada l'intera città. 38C'era un segnale convenuto fra gli Israeliti e quelli dell'imboscata: questi dovevano fare salire dalla città una colonna di fumo. 39Gli Israeliti avevano dunque voltato le spalle nel combattimento e gli uomini di Beniamino avevano cominciato a colpire e uccidere circa trenta uomini d'Israele. Essi dicevano: "Ormai essi sono sconfitti davanti a noi, come nella prima battaglia!". 40Ma quando il segnale, la colonna di fumo, cominciò ad alzarsi dalla città, quelli di Beniamino si voltarono indietro ed ecco tutta la città saliva in fiamme verso il cielo. 41Allora gli Israeliti tornarono indietro e gli uomini di Beniamino furono presi dal terrore, vedendo il disastro piombare loro addosso. 42Voltarono le spalle davanti agli Israeliti e presero la via del deserto; ma i combattenti li incalzavano e quelli che venivano dalla città piombavano in mezzo a loro massacrandoli. 43Circondarono i Beniaminiti, li inseguirono senza tregua, li incalzarono fino di fronte a Gàbaa dal lato di oriente. 44Caddero dei Beniaminiti diciottomila uomini, tutti valorosi. 45I superstiti voltarono le spalle e fuggirono verso il deserto, in direzione della roccia di Rimmon e gli Israeliti ne rastrellarono per le strade cinquemila, li incalzarono fino a Ghideom e ne colpirono altri duemila. 46Così il numero totale dei Beniaminiti, che caddero quel giorno, fu di venticinquemila, atti a maneggiare la spada, tutta gente di valore. 47Seicento uomini, che avevano voltato le spalle ed erano fuggiti verso il deserto, raggiunsero la roccia di Rimmon, rimasero alla roccia di Rimmon quattro mesi. 48Intanto gli Israeliti tornarono contro i figli di Beniamino, passarono a fil di spada nella città uomini e bestiame e quanto trovarono, e diedero alle fiamme anche tutte le città che incontrarono. 21 1Gli Israeliti avevano giurato a Mizpa: "Nessuno di noi darà in moglie la figlia a un Beniaminita". 2Il popolo venne a Betel, dove rimase fino alla sera davanti a Dio, alzò la voce prorompendo in pianto 3e disse: "Signore, Dio d'Israele, perché è avvenuto questo in Israele, che oggi in Israele sia venuta meno una delle sue tribù?". 4Il giorno dopo il popolo si alzò di buon mattino, costruì in quel luogo un altare e offrì olocausti e sacrifici di comunione. 5Poi gli Israeliti dissero: "Chi è fra tutte le tribù d'Israele, che non sia venuto all'assemblea davanti al Signore?". Perché c'era stato questo grande giuramento contro chi non fosse venuto alla presenza del Signore a Mizpa: "Sarà messo a morte". 6Gli Israeliti si pentivano di quello che avevano fatto a Beniamino loro fratello e dicevano: "Oggi è stata soppressa una tribù d'Israele. 7Come faremo per le donne dei superstiti, perché abbiamo giurato per il Signore di non dar loro in moglie nessuna delle nostre figlie?". 8Dissero dunque: "Qual è fra le tribù d'Israele quella che non è venuta davanti al Signore a Mizpa?". Risultò che nessuno di Iabes di Gàlaad era venuto all'accampamento dove era l'assemblea; 9fatta la rassegna del popolo si era trovato che là non vi era nessuno degli abitanti di Iabes di Gàlaad. 10Allora la comunità vi mandò dodicimila uomini dei più valorosi e ordinò: "Andate e passate a fil di spada gli abitanti di Iabes di Gàlaad, comprese le donne e i bambini. 11Farete così: ucciderete ogni maschio e ogni donna che abbia avuto rapporti con un uomo; invece risparmierete le vergini". 12Trovarono fra gli abitanti di Iabes di Gàlaad quattrocento fanciulle vergini, che non avevano avuto rapporti con alcuno, e le condussero all'accampamento, a Silo, che è nel paese di Canaan. 13Allora tutta la comunità mandò messaggeri per parlare ai figli di Beniamino che erano alla roccia di Rimmon e per proclamar loro la pace. 14Così i Beniaminiti tornarono e furono loro date le donne a cui era stata risparmiata la vita fra le donne di Iabes di Gàlaad; ma non erano sufficienti per tutti. 15Il popolo dunque si era pentito di quello che aveva fatto a Beniamino, perché il Signore aveva aperto una breccia fra le tribù d'Israele. 16Gli anziani della comunità dissero: "Come procureremo donne ai superstiti, poiché le donne beniaminite sono state distrutte?". 17Soggiunsero: "Le proprietà dei superstiti devono appartenere a Beniamino perché non sia soppressa una tribù in Israele. 18Ma noi non possiamo dar loro in moglie le nostre figlie, perché gli Israeliti hanno giurato: Maledetto chi darà una moglie a Beniamino!". 19Aggiunsero: "Ecco ogni anno si fa una festa per il Signore a Silo", che è a nord di Betel, a oriente della strada che va da Betel a Sichem e a mezzogiorno di Lebona. 20Diedero quest'ordine ai figli di Beniamino: "Andate, appostatevi nelle vigne 21e state a vedere: quando le fanciulle di Silo usciranno per danzare in coro, uscite dalle vigne, rapite ciascuno una donna tra le fanciulle di Silo e ve ne andrete nel paese di Beniamino. 22Quando i loro padri o i loro fratelli verranno a discutere con voi, direte loro: Concedetele a noi: abbiamo preso ciascuno una donna come in battaglia… ma se ce le aveste date voi stessi, allora avreste peccato". 23I figli di Beniamino fecero a quel modo: si presero mogli, secondo il loro numero, fra le danzatrici; le rapirono, poi partirono e tornarono nel loro territorio, riedificarono le città e vi stabilirono la dimora. 24In quel medesimo tempo, gli Israeliti se ne andarono ciascuno nella sua tribù e nella sua famiglia e da quel luogo ciascuno si diresse verso la sua eredità. 25In quel tempo non c'era un re in Israele; ognuno faceva quel che gli pareva meglio. Rut 1 1Al tempo in cui governavano i giudici, ci fu nel paese una carestia e un uomo di Betlemme di Giuda emigrò nella campagna di Moab, con la moglie e i suoi due figli. 2Quest'uomo si chiamava Elimèlech, sua moglie Noemi e i suoi due figli Maclon e Chilion; erano Efratei di Betlemme di Giuda. Giunti nella campagna di Moab, vi si stabilirono. 3Poi Elimèlech, marito di Noemi, morì ed essa rimase con i due figli. 4Questi sposarono donne di Moab, delle quali una si chiamava Orpa e l'altra Rut. Abitavano in quel luogo da circa dieci anni, 5quando anche Maclon e Chilion morirono tutti e due e la donna rimase priva dei suoi due figli e del marito. 6Allora si alzò con le sue nuore per andarsene dalla campagna di Moab, perché aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli pane. 7Partì dunque con le due nuore da quel luogo e mentre era in cammino per tornare nel paese di Giuda 8Noemi disse alle due nuore: "Andate, tornate ciascuna a casa di vostra madre; il Signore usi bontà con voi, come voi avete fatto con quelli che sono morti e con me! 9Il Signore conceda a ciascuna di voi di trovare riposo in casa di un marito". Essa le baciò, ma quelle piansero ad alta voce 10e le dissero: "No, noi verremo con te al tuo popolo". 11Noemi rispose: "Tornate indietro, figlie mie! Perché verreste con me? Ho io ancora figli in seno, che possano diventare vostri mariti? 12Tornate indietro, figlie mie, andate! Io sono troppo vecchia per avere un marito. Se dicessi: Ne ho speranza, e se anche avessi un marito questa notte e anche partorissi figli, 13vorreste voi aspettare che diventino grandi e vi asterreste per questo dal maritarvi? No, figlie mie; io sono troppo infelice per potervi giovare, perché la mano del Signore è stesa contro di me". 14Allora esse alzarono la voce e piansero di nuovo; Orpa baciò la suocera e partì, ma Rut non si staccò da lei. 15Allora Noemi le disse: "Ecco, tua cognata è tornata al suo popolo e ai suoi dèi; torna indietro anche tu, come tua cognata". 16Ma Rut rispose: "Non insistere con me perché ti abbandoni e torni indietro senza di te; perché dove andrai tu andrò anch'io; dove ti fermerai mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio; 17dove morirai tu, morirò anch'io e vi sarò sepolta. Il Signore mi punisca come vuole, se altra cosa che la morte mi separerà da te". 18Quando Noemi la vide così decisa ad accompagnarla, cessò di insistere. 19Così fecero il viaggio insieme fino a Betlemme. Quando giunsero a Betlemme, tutta la città s'interessò di loro. Le donne dicevano: "È proprio Noemi!". 20Essa rispondeva: "Non mi chiamate Noemi, chiamatemi Mara, perché l'Onnipotente mi ha tanto amareggiata! 21Io ero partita piena e il Signore mi fa tornare vuota. Perché chiamarmi Noemi, quando il Signore si è dichiarato contro di me e l'Onnipotente mi ha resa infelice?". 22Così Noemi tornò con Rut, la Moabita, sua nuora, venuta dalle campagne di Moab. Esse arrivarono a Betlemme quando si cominciava a mietere l'orzo. 2 1Noemi aveva un parente del marito, uomo potente e ricco della famiglia di Elimèlech, che si chiamava Booz. 2Rut, la Moabita, disse a Noemi: "Lasciami andare per la campagna a spigolare dietro a qualcuno agli occhi del quale avrò trovato grazia". Le rispose: "Va', figlia mia". 3Rut andò e si mise a spigolare nella campagna dietro ai mietitori; per caso si trovò nella parte della campagna appartenente a Booz, che era della famiglia di Elimèlech. 4Ed ecco Booz arrivò da Betlemme e disse ai mietitori: "Il Signore sia con voi!". Quelli gli risposero: "Il Signore ti benedica!". 5Booz disse al suo servo, incaricato di sorvegliare i mietitori: "Di chi è questa giovane?". 6Il servo incaricato di sorvegliare i mietitori rispose: "È una giovane moabita, quella che è tornata con Noemi dalla campagna di Moab. 7Ha detto: Vorrei spigolare e raccogliere dietro ai mietitori. È venuta ed è rimasta in piedi da stamattina fino ad ora; solo in questo momento si è un poco seduta nella casa". 8Allora Booz disse a Rut: "Ascolta, figlia mia, non andare a spigolare in un altro campo; non allontanarti di qui, ma rimani con le mie giovani; 9tieni d'occhio il campo dove si miete e cammina dietro a loro. Non ho forse ordinato ai miei giovani di non molestarti? Quando avrai sete, va' a bere dagli orci ciò che i giovani avranno attinto". 10Allora Rut si prostrò con la faccia a terra e gli disse: "Per qual motivo ho trovato grazia ai tuoi occhi, così che tu ti interessi di me che sono una straniera?". 11Booz le rispose: "Mi è stato riferito quanto hai fatto per tua suocera dopo la morte di tuo marito e come hai abbandonato tuo padre, tua madre e la tua patria per venire presso un popolo, che prima non conoscevi. 12Il Signore ti ripaghi quanto hai fatto e il tuo salario sia pieno da parte del Signore, Dio d'Israele, sotto le cui ali sei venuta a rifugiarti". 13Essa gli disse: "Possa io trovar grazia ai tuoi occhi, o mio signore! Poiché tu mi hai consolata e hai parlato al cuore della tua serva, benché io non sia neppure come una delle tue schiave". 14Poi, al momento del pasto, Booz le disse: "Vieni, mangia il pane e intingi il boccone nell'aceto". Essa si pose a sedere accanto ai mietitori. Booz le pose davanti grano abbrustolito; essa ne mangiò a sazietà e ne mise da parte gli avanzi. 15Poi si alzò per tornare a spigolare e Booz diede quest'ordine ai suoi servi: "Lasciatela spigolare anche fra i covoni e non le fate affronto; 16anzi lasciate cadere apposta per lei spighe dai mannelli; abbandonatele, perché essa le raccolga, e non sgridatela". 17Così essa spigolò nel campo fino alla sera; batté quello che aveva raccolto e ne venne circa una quarantina di chili di orzo. 18Se lo caricò addosso, entrò in città e sua suocera vide ciò che essa aveva spigolato. Poi Rut tirò fuori quello che era rimasto del cibo e glielo diede. 19La suocera le chiese: "Dove hai spigolato oggi? Dove hai lavorato? Benedetto colui che si è interessato di te!". Rut riferì alla suocera presso chi aveva lavorato e disse: "L'uomo presso il quale ho lavorato oggi si chiama Booz". 20Noemi disse alla nuora: "Sia benedetto dal Signore, che non ha rinunciato alla sua bontà verso i vivi e verso i morti!". Aggiunse: "Questo uomo è nostro parente stretto; è di quelli che hanno su di noi il diritto di riscatto". 21Rut, la Moabita, disse: "Mi ha anche detto: Rimani insieme ai miei servi, finché abbiano finito tutta la mia mietitura". 22Noemi disse a Rut, sua nuora: "È bene, figlia mia, che tu vada con le sue schiave e non ti esponga a sgarberie in un altro campo". 23Essa rimase dunque con le schiave di Booz, a spigolare, sino alla fine della mietitura dell'orzo e del frumento. Poi abitò con la suocera. 3 1Noemi, sua suocera, le disse: "Figlia mia, non devo io cercarti una sistemazione, così che tu sia felice? 2Ora, Booz, con le cui giovani tu sei stata, non è nostro parente? Ecco, questa sera deve ventilare l'orzo sull'aia. 3Su dunque, profumati, avvolgiti nel tuo manto e scendi all'aia; ma non ti far riconoscere da lui, prima che egli abbia finito di mangiare e di bere. 4Quando andrà a dormire, osserva il luogo dove egli dorme; poi va', alzagli la coperta dalla parte dei piedi e mettiti lì a giacere; ti dirà lui ciò che dovrai fare". 5Rut le rispose: "Farò quanto dici". 6Scese all'aia e fece quanto la suocera le aveva ordinato. 7Booz mangiò, bevve e aprì il cuore alla gioia; poi andò a dormire accanto al mucchio d'orzo. Allora essa venne pian piano, gli alzò la coperta dalla parte dei piedi e si coricò. 8Verso mezzanotte quell'uomo si svegliò, con un brivido, si guardò attorno ed ecco una donna gli giaceva ai piedi. 9Le disse: "Chi sei?". Rispose: "Sono Rut, tua serva; stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai il diritto di riscatto". 10Le disse: "Sii benedetta dal Signore, figlia mia! Questo tuo secondo atto di bontà è migliore anche del primo, perché non sei andata in cerca di uomini giovani, poveri o ricchi. 11Ora non temere, figlia mia; io farò per te quanto dici, perché tutti i miei concittadini sanno che sei una donna virtuosa. 12Ora io sono tuo parente, ma ce n'è un altro che è parente più stretto di me. 13Passa qui la notte e domani mattina se quegli vorrà sposarti, va bene, ti prenda; ma se non gli piacerà, ti prenderò io, per la vita del Signore! Sta' tranquilla fino al mattino". 14Rimase coricata ai suoi piedi fino alla mattina. Poi Booz si alzò prima che un uomo possa distinguere un altro, perché diceva: "Nessuno sappia che questa donna è venuta sull'aia!". 15Poi aggiunse: "Apri il mantello che hai addosso e tienilo con le due mani". Essa lo tenne ed egli vi versò dentro sei misure d'orzo e glielo pose sulle spalle. Rut rientrò in città 16e venne dalla suocera, che le disse: "Come è andata, figlia mia?". Essa le raccontò quanto quell'uomo aveva fatto per lei. 17Aggiunse: "Mi ha anche dato sei misure di orzo; perché mi ha detto: Non devi tornare da tua suocera a mani vuote". 18Noemi disse: "Sta' quieta, figlia mia, finché tu sappia come la cosa si concluderà; certo quest'uomo non si darà pace finché non abbia concluso oggi stesso questa faccenda". 4 1Intanto Booz venne alla porta della città e vi sedette. Ed ecco passare colui che aveva il diritto di riscatto e del quale Booz aveva parlato. Booz gli disse: "Tu, quel tale, vieni e siediti qui!". Quello si avvicinò e sedette. 2Poi Booz scelse dieci uomini fra gli anziani della città e disse loro: "Sedete qui". Quelli sedettero. 3Allora Booz disse a colui che aveva il diritto di riscatto: "Il campo che apparteneva al nostro fratello Elimèlech, lo mette in vendita Noemi, che è tornata dalla campagna di Moab. 4Ho pensato bene di informartene e dirti: Fanne acquisto alla presenza delle persone qui sedute e alla presenza degli anziani del mio popolo. Se vuoi acquistarlo con il diritto di riscatto, acquistalo, ma se non vuoi acquistarlo, dichiaramelo, che io lo sappia; perché nessuno fuori di te ha il diritto di riscatto e dopo di te vengo io". Quegli rispose: "Io intendo acquistarlo". 5Allora Booz disse: "Quando acquisterai il campo dalla mano di Noemi, nell'atto stesso tu acquisterai anche Rut, la Moabita, moglie del defunto, per assicurare il nome del defunto sulla sua eredità". 6Colui che aveva il diritto di riscatto rispose: "Io non posso acquistare con il diritto di riscatto, altrimenti danneggerei la mia propria eredità; subentra tu nel mio diritto, perché io non posso valermene". 7Una volta in Israele esisteva questa usanza relativa al diritto del riscatto o della permuta, per convalidare ogni atto: uno si toglieva il sandalo e lo dava all'altro; era questo il modo di attestare in Israele. 8Così chi aveva il diritto di riscatto disse a Booz: "Acquista tu il mio diritto di riscatto"; si tolse il sandalo e glielo diede. 9Allora Booz disse agli anziani e a tutto il popolo: "Voi siete oggi testimoni che io ho acquistato dalle mani di Noemi quanto apparteneva a Elimèlech, a Chilion e a Maclon, 10e che ho anche preso in moglie Rut, la Moabita, già moglie di Maclon, per assicurare il nome del defunto sulla sua eredità e perché il nome del defunto non scompaia tra i suoi fratelli e alla porta della sua città. Voi ne siete oggi testimoni". 11Tutto il popolo che si trovava alla porta rispose: "Ne siamo testimoni". Gli anziani aggiunsero: "Il Signore renda la donna, che entra in casa tua, come Rachele e Lia, le due donne che fondarono la casa d'Israele. Procurati ricchezze in Efrata, fatti un nome in Betlemme! 12La tua casa sia come la casa di Perez, che Tamar partorì a Giuda, grazie alla posterità che il Signore ti darà da questa giovane!". 13Così Booz prese Rut, che divenne sua moglie. Egli si unì a lei e il Signore le accordò di concepire: essa partorì un figlio. 14E le donne dicevano a Noemi: "Benedetto il Signore, il quale oggi non ti ha fatto mancare un riscattatore perché il nome del defunto si perpetuasse in Israele! 15Egli sarà il tuo consolatore e il sostegno della tua vecchiaia; perché lo ha partorito tua nuora che ti ama e che vale per te più di sette figli". 16Noemi prese il bambino e se lo pose in grembo e gli fu nutrice. 17E le vicine dissero: "È nato un figlio a Noemi!". Essa lo chiamò Obed: egli fu il padre di Iesse, padre di Davide. 18Questa è la discendenza di Perez: Perez generò Chezron; Chezron generò Ram; 19Ram generò Amminadab; 20Amminadab generò Nacson; Nacson generò Salmon; 21Salmon generò Booz; Booz generò Obed; 22Obed generò Iesse e Iesse generò Davide. Primo libro di Samuele 1 1C'era un uomo di Ramatàim, uno Zufita delle montagne di Efraim, chiamato Elkana, figlio di Ierocàm, figlio di Eliàu, figlio di Tòcu, figlio di Zuf, l'Efraimita. 2Aveva due mogli, l'una chiamata Anna, l'altra Peninna. Peninna aveva figli mentre Anna non ne aveva. 3Quest'uomo andava ogni anno dalla sua città per prostrarsi e sacrificare al Signore degli eserciti in Silo, dove stavano i due figli di Eli, Cofni e Pìncas, sacerdoti del Signore. 4Un giorno Elkana offrì il sacrificio. Ora egli aveva l'abitudine di dare alla moglie Peninna e a tutti i figli e le figlie di lei le loro parti. 5Ad Anna invece dava una parte sola; ma egli amava Anna, sebbene il Signore ne avesse reso sterile il grembo. 6La sua rivale per giunta l'affliggeva con durezza a causa della sua umiliazione, perché il Signore aveva reso sterile il suo grembo. 7Così succedeva ogni anno: tutte le volte che salivano alla casa del Signore, quella la mortificava. Anna dunque si mise a piangere e non voleva prendere cibo. 8Elkana suo marito le disse: "Anna, perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il tuo cuore? Non sono forse io per te meglio di dieci figli?". 9Anna, dopo aver mangiato in Silo e bevuto, si alzò e andò a presentarsi al Signore. In quel momento il sacerdote Eli stava sul sedile davanti a uno stipite del tempio del Signore. 10Essa era afflitta e innalzò la preghiera al Signore, piangendo amaramente. 11Poi fece questo voto: "Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me, se non dimenticherai la tua schiava e darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sul suo capo". 12Mentre essa prolungava la preghiera davanti al Signore, Eli stava osservando la sua bocca. 13Anna pregava in cuor suo e si muovevano soltanto le labbra, ma la voce non si udiva; perciò Eli la ritenne ubriaca. 14Le disse Eli: "Fino a quando rimarrai ubriaca? Lìberati dal vino che hai bevuto!". 15Anna rispose: "No, mio signore, io sono una donna affranta e non ho bevuto né vino né altra bevanda inebriante, ma sto solo sfogandomi davanti al Signore. 16Non considerare la tua serva una donna iniqua, poiché finora mi ha fatto parlare l'eccesso del mio dolore e della mia amarezza". 17Allora Eli le rispose: "Va' in pace e il Dio d'Israele ascolti la domanda che gli hai fatto". 18Essa replicò: "Possa la tua serva trovare grazia ai tuoi occhi". Poi la donna se ne andò per la sua via e il suo volto non fu più come prima. 19Il mattino dopo si alzarono e dopo essersi prostrati davanti al Signore tornarono a casa in Rama. Elkana si unì a sua moglie e il Signore si ricordò di lei. 20Così al finir dell'anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuele. "Perché – diceva – dal Signore l'ho impetrato". 21Quando poi Elkana andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il voto, 22Anna non andò, perché diceva al marito: "Non verrò, finché il bambino non sia divezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre". 23Le rispose Elkana suo marito: "Fa' pure quanto ti sembra meglio; rimani finché tu l'abbia divezzato; soltanto adempia il Signore la tua parola". La donna rimase e allattò il figlio, finché l'ebbe divezzato. 24Dopo averlo divezzato, andò con lui, portando un giovenco di tre anni, un'efa di farina e un otre di vino e venne alla casa del Signore a Silo e il fanciullo era con loro. 25Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli 26e Anna disse: "Ti prego, mio signore. Per la tua vita, signor mio, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. 27Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho chiesto. 28Perciò anch'io lo dò in cambio al Signore: per tutti i giorni della sua vita egli è ceduto al Signore". E si prostrarono là davanti al Signore. 2 1Allora Anna pregò: "Il mio cuore esulta nel Signore, la mia fronte s'innalza grazie al mio Dio. Si apre la mia bocca contro i miei nemici, perché io godo del beneficio che mi hai concesso. 2Non c'è santo come il Signore, non c'è rocca come il nostro Dio. 3Non moltiplicate i discorsi superbi, dalla vostra bocca non esca arroganza; perché il Signore è il Dio che sa tutto e le sue opere sono rette. 4L'arco dei forti s'è spezzato, ma i deboli sono rivestiti di vigore. 5I sazi sono andati a giornata per un pane, mentre gli affamati han cessato di faticare. La sterile ha partorito sette volte e la ricca di figli è sfiorita. 6Il Signore fa morire e fa vivere, scendere agli inferi e risalire. 7Il Signore rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta. 8Solleva dalla polvere il misero, innalza il povero dalle immondizie, per farli sedere insieme con i capi del popolo e assegnar loro un seggio di gloria. Perché al Signore appartengono i cardini della terra e su di essi fa poggiare il mondo. 9Sui passi dei giusti Egli veglia, ma gli empi svaniscono nelle tenebre. Certo non prevarrà l'uomo malgrado la sua forza. 10Il Signore… saranno abbattuti i suoi avversari! L'Altissimo tuonerà dal cielo. Il Signore giudicherà gli estremi confini della terra; darà forza al suo re ed eleverà la potenza del suo Messia". 11Poi Elkana tornò a Rama, a casa sua, e il fanciullo rimase a servire il Signore alla presenza del sacerdote Eli. 12Ora i figli di Eli erano uomini depravati; non tenevano in alcun conto il Signore, 13nè la retta condotta dei sacerdoti verso il popolo. Quando uno si presentava a offrire il sacrificio, veniva il servo del sacerdote mentre la carne cuoceva, con in mano un forchettone a tre denti, 14e lo introduceva nella pentola o nella marmitta o nel tegame o nella caldaia e tutto ciò che il forchettone tirava su il sacerdote lo teneva per sé. Così facevano con tutti gli Israeliti che venivano là a Silo. 15Prima che fosse bruciato il grasso, veniva ancora il servo del sacerdote e diceva a chi offriva il sacrificio: "Dammi la carne da arrostire per il sacerdote, perché non vuole avere da te carne cotta, ma cruda". 16Se quegli rispondeva: "Si bruci prima il grasso, poi prenderai quanto vorrai!", replicava: "No, me la devi dare ora, altrimenti la prenderò con la forza". 17Così il peccato di quei giovani era molto grande davanti al Signore perché disonoravano l'offerta del Signore. 18Samuele prestava servizio davanti al Signore per quanto lo poteva un fanciullo e andava cinto di efod di lino. 19Sua madre gli preparava una piccola veste e gliela portava ogni anno, quando andava con il marito a offrire il sacrificio annuale. 20Eli allora benediceva Elkana e sua moglie ed esclamava: "Ti conceda il Signore altra prole da questa donna per il prestito che essa ha fatto al Signore". Essi tornarono a casa 21e il Signore visitò Anna, che partorì ancora tre figli e due figlie. Frattanto il fanciullo Samuele cresceva presso il Signore. 22Eli era molto vecchio e gli veniva all'orecchio quanto i suoi figli facevano a tutto Israele e come essi si univano alle donne che prestavano servizio all'ingresso della tenda del convegno. 23Perciò disse loro: "Perché dunque fate tali cose? Io sento infatti da parte di tutto il popolo le vostre azioni empie! 24No, figli, non è bene ciò che io odo di voi, che cioè sviate il popolo del Signore. 25Se un uomo pecca contro un altro uomo, Dio potrà intervenire in suo favore, ma se l'uomo pecca contro il Signore, chi potrà intercedere per lui?". Ma non ascoltarono la voce del padre, perché il Signore aveva deciso di farli morire. 26Invece il giovane Samuele andava crescendo in statura e in bontà davanti al Signore e agli uomini. 27Un giorno venne un uomo di Dio da Eli e gli disse: "Così dice il Signore: Non mi sono forse rivelato alla casa di tuo padre, mentre erano in Egitto, in casa del faraone? 28Non l'ho scelto da tutte le tribù d'Israele come mio sacerdote, perché salga l'altare, bruci l'incenso e porti l'efod davanti a me? Alla casa di tuo padre ho anche assegnato tutti i sacrifici consumati dal fuoco, offerti dagli Israeliti. 29Perché dunque avete calpestato i miei sacrifici e le mie offerte che io ho ordinato per sempre e tu hai avuto maggior riguardo ai tuoi figli che a me e vi siete pasciuti in tal modo con le primizie di ogni offerta di Israele mio popolo? 30Ecco dunque l'oracolo del Signore, Dio d'Israele: Avevo promesso alla tua casa e alla casa di tuo padre che avrebbero sempre camminato alla mia presenza. Ma ora – oracolo del Signore – non sia mai! Perché chi mi onorerà anch'io l'onorerò, chi mi disprezzerà sarà oggetto di disprezzo. 31Ecco verranno giorni in cui io taglierò via il tuo braccio e il braccio della casa di tuo padre, sì che non vi sia più un anziano nella tua casa. 32Guarderai sempre angustiato tutto il bene che farò a Israele, mentre non si troverà mai più un anziano nella tua casa. 33Qualcuno dei tuoi tuttavia non lo strapperò dal mio altare, perché ti si consumino gli occhi e si strazi il tuo animo: ma chiunque sarà nato dalla tua famiglia morirà per la spada degli uomini. 34Sarà per te un segno quello che avverrà ai tuoi due figli, a Cofni e Pìncas: nello stesso giorno moriranno tutti e due. 35Dopo, farò sorgere al mio servizio un sacerdote fedele che agirà secondo il mio cuore e il mio desiderio. Io gli darò una casa stabile e camminerà alla mia presenza, come mio consacrato per sempre. 36Chiunque sarà superstite nella tua casa, andrà a prostrarsi davanti a lui per una monetina d'argento e per un pezzo di pane e dirà: Ammettimi a qualunque ufficio sacerdotale, perché possa mangiare un tozzo di pane". 3 1Il giovane Samuele continuava a servire il Signore sotto la guida di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti. 2In quel tempo Eli stava riposando in casa, perché i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. 3La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele era coricato nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio. 4Allora il Signore chiamò: "Samuele!" e quegli rispose: "Eccomi", 5poi corse da Eli e gli disse: "Mi hai chiamato, eccomi!". Egli rispose: "Non ti ho chiamato, torna a dormire!". Tornò e si mise a dormire. 6Ma il Signore chiamò di nuovo: "Samuele!" e Samuele, alzatosi, corse da Eli dicendo: "Mi hai chiamato, eccomi!". Ma quegli rispose di nuovo: "Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!". 7In realtà Samuele fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. 8Il Signore tornò a chiamare: "Samuele!" per la terza volta; questi si alzò ancora e corse da Eli dicendo: "Mi hai chiamato, eccomi!". Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovinetto. 9Eli disse a Samuele: "Vattene a dormire e, se ti si chiamerà ancora, dirai: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta". Samuele andò a coricarsi al suo posto. 10Venne il Signore, stette di nuovo accanto a lui e lo chiamò ancora come le altre volte: "Samuele, Samuele!". Samuele rispose subito: "Parla, perché il tuo servo ti ascolta". 11Allora il Signore disse a Samuele: "Ecco io sto per fare in Israele una cosa tale che chiunque udirà ne avrà storditi gli orecchi. 12In quel giorno attuerò contro Eli quanto ho pronunziato riguardo alla sua casa, da cima a fondo. 13Gli ho annunziato che io avrei fatto vendetta della casa di lui per sempre, perché sapeva che i suoi figli disonoravano Dio e non li ha puniti. 14Per questo io giuro contro la casa di Eli: non sarà mai espiata l'iniquità della casa di Eli né con i sacrifici né con le offerte!". 15Samuele si coricò fino al mattino, poi aprì i battenti della casa del Signore. Samuele però non osava manifestare la visione a Eli. 16Eli chiamò Samuele e gli disse: "Samuele, figlio mio". Rispose: "Eccomi". 17Proseguì: "Che discorso ti ha fatto? Non tenermi nascosto nulla. Così Dio agisca con te e anche peggio, se mi nasconderai una sola parola di quanto ti ha detto". 18Allora Samuele gli svelò tutto e non tenne nascosto nulla. Eli disse: "Egli è il Signore! Faccia ciò che a lui pare bene". 19Samuele acquistò autorità poiché il Signore era con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole. 20Perciò tutto Israele, da Dan fino a Bersabea, seppe che Samuele era stato costituito profeta del Signore. 21aIn seguito il Signore si mostrò altre volte a Samuele, dopo che si era rivelato a Samuele in Silo, c. 4 1ae la parola di Samuele giunse a tutto Israele c. 3 21bcome parola del Signore. 4 1bLa parola di Samuele si rivolse a tutto Israele. In quei giorni i Filistei si radunarono per combattere contro Israele. Allora Israele scese in campo a dar battaglia ai Filistei. Essi si accamparono presso Eben-Ezer mentre i Filistei s'erano accampati in Afèk. 2I Filistei si schierarono per attaccare Israele e la battaglia divampò, ma Israele ebbe la peggio di fronte ai Filistei e caddero sul campo, delle loro schiere, circa quattromila uomini. 3Quando il popolo fu rientrato nell'accampamento, gli anziani d'Israele si chiesero: "Perché ci ha percossi oggi il Signore di fronte ai Filistei? Andiamo a prenderci l'arca del Signore a Silo, perché venga in mezzo a noi e ci liberi dalle mani dei nostri nemici". 4Il popolo mandò subito a Silo a prelevare l'arca del Dio degli eserciti che siede sui cherubini: c'erano con l'arca di Dio i due figli di Eli, Cofni e Pìncas. 5Non appena l'arca del Signore giunse all'accampamento, gli Israeliti elevarono un urlo così forte che ne tremò la terra. 6Anche i Filistei udirono l'eco di quell'urlo e dissero: "Che significa il risuonare di quest'urlo così forte nell'accampamento degli Ebrei?". Poi vennero a sapere che era arrivata nel loro campo l'arca del Signore. 7I Filistei ne ebbero timore e si dicevano: "È venuto il loro Dio nel loro campo!", ed esclamavano: "Guai a noi, perché non è stato così né ieri né prima. 8Guai a noi! Chi ci libererà dalle mani di queste divinità così potenti? Queste divinità hanno colpito con ogni piaga l'Egitto nel deserto. 9Risvegliate il coraggio e siate uomini, o Filistei, altrimenti sarete schiavi degli Ebrei, come essi sono stati vostri schiavi. Siate uomini dunque e combattete!". 10Quindi i Filistei attaccarono battaglia, Israele fu sconfitto e ciascuno fu costretto a fuggire nella sua tenda. La strage fu molto grande: dalla parte d'Israele caddero tremila fanti. 11In più l'arca di Dio fu presa e i due figli di Eli, Cofni e Pìncas, morirono. 12Uno della tribù di Beniamino fuggì dalle file e venne a Silo il giorno stesso, con le vesti stracciate e polvere sul capo. 13Mentre giungeva, ecco Eli stava sul sedile presso la porta e scrutava la strada di Mizpa, perché aveva il cuore in ansia per l'arca di Dio. Venne dunque l'uomo e diede l'annuncio in città e tutta la città alzò lamenti. 14Eli, sentendo il rumore delle grida, si chiese: "Che sarà questo grido di tumulto?". Intanto l'uomo si avanzò in gran fretta e narrò a Eli ogni cosa. 15Eli era vecchio di novantotto anni, aveva gli occhi rigidi e non poteva più vedere. 16Disse dunque quell'uomo a Eli: "Sono giunto dal campo. Sono fuggito oggi dalle schiere dei combattenti". Eli domandò: "Che è dunque accaduto, figlio mio?". 17Rispose il messaggero: "Israele è fuggito davanti ai Filistei e nel popolo v'è stata grande strage; inoltre i tuoi due figli Cofni e Pìncas sono morti e l'arca di Dio è stata presa!". 18Appena ebbe accennato all'arca di Dio, Eli cadde all'indietro dal sedile sul lato della porta, batté la nuca e morì, perché era vecchio e pesante. Egli aveva giudicato Israele per quarant'anni. 19La nuora di lui, moglie di Pìncas, incinta e prossima al parto, quando sentì la notizia che era stata presa l'arca di Dio e che erano morti il suocero e il marito, s'accosciò e partorì, colta dalle doglie. 20Mentre era sul punto di morire, le dicevano quelle che le stavano attorno: "Non temere, hai partorito un figlio". Ma essa non rispose e non ne fece caso. 21Ma chiamò il bambino Icabod, cioè: "Se n'è andata lungi da Israele la gloria!" riferendosi alla cattura dell'arca di Dio e al suocero e al marito. 22La donna disse: "Se n'è andata lungi da Israele la gloria", perché era stata presa l'arca di Dio. 5 1I Filistei, catturata l'arca di Dio, la portarono da Eben-Ezer ad Asdod. 2I Filistei poi presero l'arca di Dio e la introdussero nel tempio di Dagon. 3Il giorno dopo i cittadini di Asdod si alzarono ed ecco Dagon giaceva con la faccia a terra davanti all'arca del Signore; essi presero Dagon e lo rimisero al suo posto. 4Si alzarono il giorno dopo di buon mattino ed ecco Dagon con la faccia a terra davanti all'arca del Signore, mentre il capo di Dagon e le palme delle mani giacevano staccate sulla soglia; solo il tronco era rimasto a Dagon. 5A ricordo di ciò i sacerdoti di Dagon e quanti entrano nel tempio di Dagon in Asdod non calpestano la soglia fino ad oggi. 6Allora incominciò a pesare la mano del Signore sugli abitanti di Asdod, li devastò e li colpì con bubboni, Asdod e il suo territorio. 7I cittadini di Asdod, vedendo che le cose si mettevano in tal modo, dissero: "Non rimanga con noi l'arca del Dio d'Israele, perché la sua mano è troppo dura contro Dagon nostro dio!". 8Allora, fatti radunare presso di loro tutti i principi dei Filistei, dissero: "Che cosa si deve fare dell'arca del Dio d'Israele?". Dissero: "Si porti a Gat l'arca del Dio d'Israele". E portarono a Gat l'arca del Dio d'Israele. 9Ma ecco, dopo che l'ebbero trasportata, la mano del Signore si fece sentire sulla città con terrore molto grande, colpendo gli abitanti della città dal più piccolo al più grande e provocando loro bubboni. 10Allora mandarono l'arca di Dio ad Ekron; ma all'arrivo dell'arca di Dio ad Ekron, i cittadini protestarono: "Mi hanno portato qui l'arca del Dio d'Israele, per far morire me e il mio popolo!". 11Fatti perciò radunare tutti i capi dei Filistei, dissero: "Mandate via l'arca del Dio d'Israele!". Infatti si era diffuso un terrore mortale in tutta la città, perché la mano di Dio era molto pesante. 12Quelli che non morivano erano colpiti da bubboni e i lamenti della città salivano al cielo. 6 1Rimase l'arca del Signore nel territorio dei Filistei sette mesi. 2Poi i Filistei convocarono i sacerdoti e gli indovini e dissero: "Che dobbiamo fare dell'arca del Signore? Indicateci il modo di rimandarla alla sua sede". 3Risposero: "Se intendete rimandare l'arca del Dio d'Israele, non rimandatela vuota, ma pagate un tributo in ammenda della vostra colpa. Allora guarirete e vi sarà noto perché non si è ritirata da voi la sua mano". 4Chiesero: "Quale riparazione dobbiamo pagarle?". Risposero: "Secondo il numero dei capi dei Filistei, cinque bubboni d'oro e cinque topi d'oro, perché unico è stato il flagello per tutto il popolo e per i vostri capi. 5Fate dunque immagini dei vostri bubboni e immagini dei vostri topi che infestano la terra e datele in omaggio al Dio d'Israele, sperando che sia tolto il peso della sua mano da voi, dal vostro dio e dal vostro paese. 6Perché ostinarvi come si sono ostinati gli Egiziani e il faraone? Dopo essere stati colpiti dai flagelli, non li lasciarono forse andare, cosicché essi partirono? 7Dunque fate un carro nuovo, poi prendete due vacche allattanti sulle quali non sia mai stato posto il giogo e attaccate queste vacche al carro, togliendo loro i vitelli e riconducendoli alla stalla. 8Quindi prendete l'arca del Signore, collocatela sul carro e ponete gli oggetti d'oro che dovete pagarle in riparazione in una cesta appesa di fianco. Poi fatela partire e lasciate che se ne vada. 9E state a vedere: se salirà a Bet-Sèmes per la via che porta al suo territorio, essa ci ha provocato tutti questi mali così grandi; se no, sapremo che non ci ha colpiti la sua mano, ma per puro caso abbiamo avuto questo incidente". 10Quegli uomini fecero in tal modo. Presero due vacche allattanti, le attaccarono al carro e chiusero nella stalla i loro vitelli. 11Quindi collocarono l'arca del Signore sul carro con la cesta e i topi d'oro e le immagini dei bubboni. 12Le vacche andarono diritte per la strada di Bet-Sèmes percorrendo sicure una sola via e muggendo continuamente, ma non piegando né a destra né a sinistra. I capi dei Filistei le seguirono sino al confine con Bet-Sèmes. 13Gli abitanti di Bet-Sèmes stavano facendo la mietitura del grano nella pianura. Alzando gli occhi, scorsero l'arca ed esultarono a quella vista. 14Il carro giunse al campo di Giosuè di Bet-Sèmes e si fermò là dove era una grossa pietra. Allora fecero a pezzi i legni del carro e offrirono le vacche in olocausto al Signore. 15I leviti avevano tolto l'arca del Signore e la cesta che vi era appesa, nella quale stavano gli oggetti d'oro, e l'avevano posta sulla grossa pietra. In quel giorno gli uomini di Bet-Sèmes offrirono olocausti e immolarono vittime al Signore. 16I cinque capi dei Filistei stettero ad osservare, poi tornarono il giorno stesso ad Ekron. 17Sono questi i bubboni d'oro che i Filistei pagarono in ammenda al Signore: uno per Asdod, uno per Gaza, uno per Ascalon, uno per Gat, uno per Ekron. 18Invece i topi d'oro erano pari al numero delle città filistee appartenenti ai cinque capi, dalle fortezze sino ai villaggi di campagna. A testimonianza di tutto ciò rimane oggi nel campo di Giosuè a Bet-Sèmes la grossa pietra, sulla quale avevano deposto l'arca del Signore. 19Ma il Signore percosse gli uomini di Bet-Sèmes, perché avevano guardato l'arca del Signore; colpì nel popolo settanta persone su cinquantamila e il popolo fu in lutto perché il Signore aveva inflitto alla loro gente questo grave castigo. 20Gli uomini di Bet-Sèmes allora esclamarono: "Chi mai potrà stare alla presenza del Signore, questo Dio così santo? La manderemo via da noi; ma da chi?". 21Perciò inviarono messaggeri agli abitanti di Kiriat-Iearìm con questa ambasciata: "I Filistei hanno ricondotto l'arca del Signore. Scendete e portatela presso di voi". 7 1Gli abitanti di Kiriat-Iearìm scesero a prendere l'arca del Signore e la introdussero nella casa di Abinadàb, sulla collina; consacrarono suo figlio Eleazaro perché custodisse l'arca del Signore. 2Erano trascorsi molti giorni da quando era stata collocata l'arca a Kiriat-Iearìm, erano passati venti anni, quando tutta la casa d'Israele alzò grida di lamento verso il Signore. 3Allora Samuele si rivolse a tutta la casa d'Israele dicendo: "Se è proprio di tutto cuore che voi tornate al Signore, eliminate da voi tutti gli dèi stranieri e le Astàrti; fate in modo che il vostro cuore sia indirizzato al Signore e servite lui, lui solo, ed egli vi libererà dalla mano dei Filistei". 4Subito gli Israeliti eliminarono i Baal e le Astàrti e servirono solo il Signore. 5Disse poi Samuele: "Radunate tutto Israele a Mizpa, perché voglio pregare il Signore per voi". 6Si radunarono pertanto in Mizpa, attinsero acqua, la sparsero davanti al Signore e digiunarono in quel giorno, dicendo: "Abbiamo peccato contro il Signore!". A Mizpa Samuele fu giudice degli Israeliti. 7Udirono anche i Filistei che gli Israeliti si erano radunati a Mizpa e i capi filistei mossero contro Israele. Quando gli Israeliti lo seppero, ebbero paura dei Filistei. 8Dissero allora gli Israeliti a Samuele: "Non cessar di supplicare per noi il Signore Dio nostro perché ci liberi dalle mani dei Filistei". 9Samuele prese un agnello da latte e lo offrì tutto intero in olocausto al Signore; lo stesso Samuele alzò grida al Signore per Israele e il Signore lo esaudì. 10Mentre Samuele offriva l'olocausto, i Filistei si accostarono in ordine di battaglia a Israele; ma in quel giorno il Signore tuonò con voce potente contro i Filistei, li disperse ed essi furono sconfitti davanti a Israele. 11Gli Israeliti uscirono da Mizpa per inseguire i Filistei e li batterono fin sotto Bet-Car. 12Samuele prese allora una pietra e la pose tra Mizpa e Iesana e la chiamò Eben-Ezer, dicendo: "Fin qui ci ha soccorso il Signore". 13Così i Filistei furono umiliati e non invasero più il territorio d'Israele: la mano del Signore fu contro i Filistei per tutto il periodo di Samuele. 14Tornarono anche in possesso d'Israele le città che i Filistei avevano sottratto agli Israeliti, da Ekron a Gat: Israele liberò il loro territorio dal dominio dei Filistei. Ci fu anche pace tra Israele e l'Amorreo. 15Samuele fu giudice d'Israele per tutto il tempo della sua vita. 16Ogni anno egli compiva il giro di Bètel, Gàlgala e Mizpa, esercitando l'ufficio di giudice d'Israele in tutte queste località. 17Poi ritornava a Rama, perché là era la sua casa e anche là giudicava Israele. In quel luogo costruì anche un altare al Signore. 8 1Quando Samuele fu vecchio, stabilì giudici di Israele i suoi figli. 2Il primogenito si chiamava Ioèl, il secondogenito Abià; esercitavano l'ufficio di giudici a Bersabea. 3I figli di lui però non camminavano sulle sue orme, perché deviavano dietro il lucro, accettavano regali e sovvertivano il giudizio. 4Si radunarono allora tutti gli anziani d'Israele e andarono da Samuele a Rama. 5Gli dissero: "Tu ormai sei vecchio e i tuoi figli non ricalcano le tue orme. Ora stabilisci per noi un re che ci governi, come avviene per tutti i popoli". 6Agli occhi di Samuele era cattiva la proposta perché avevano detto: "Dacci un re che ci governi". Perciò Samuele pregò il Signore. 7Il Signore rispose a Samuele: "Ascolta la voce del popolo per quanto ti ha detto, perché costoro non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni più su di essi. 8Come si sono comportati dal giorno in cui li ho fatti uscire dall'Egitto fino ad oggi, abbandonando me per seguire altri dèi, così intendono fare a te. 9Ascolta pure la loro richiesta, però annunzia loro chiaramente le pretese del re che regnerà su di loro". 10Samuele riferì tutte le parole del Signore al popolo che gli aveva chiesto un re. 11Disse loro: "Queste saranno le pretese del re che regnerà su di voi: prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio, 12li farà capi di migliaia e capi di cinquantine; li costringerà ad arare i suoi campi, a mietere le sue messi, ad apprestargli armi per le sue battaglie e attrezzature per i suoi carri. 13Prenderà anche le vostre figlie per farle sue profumiere e cuoche e fornaie. 14Si farà consegnare ancora i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li regalerà ai suoi ministri. 15Sulle vostre sementi e sulle vostre vigne prenderà le decime e le darà ai suoi consiglieri e ai suoi ministri. 16Vi sequestrerà gli schiavi e le schiave, i vostri armenti migliori e i vostri asini e li adopererà nei suoi lavori. 17Metterà la decima sui vostri greggi e voi stessi diventerete suoi schiavi. 18Allora griderete a causa del re che avrete voluto eleggere, ma il Signore non vi ascolterà". 19Il popolo non diede retta a Samuele e rifiutò di ascoltare la sua voce, ma gridò: "No, ci sia un re su di noi. 20Saremo anche noi come tutti i popoli; il nostro re ci farà da giudice, uscirà alla nostra testa e combatterà le nostre battaglie". 21Samuele ascoltò tutti i discorsi del popolo e li riferì all'orecchio del Signore. 22Rispose il Signore a Samuele: "Ascoltali; regni pure un re su di loro". Samuele disse agli Israeliti: "Ciascuno torni alla sua città!". 9 1C'era un uomo di Beniamino, chiamato Kis – figlio di Abièl, figlio di Zeròr, figlio di Becoràt, figlio di Afìach, figlio di un Beniaminita –, un prode. 2Costui aveva un figlio chiamato Saul, alto e bello: non c'era nessuno più bello di lui tra gli Israeliti; superava dalla spalla in su chiunque altro del popolo. 3Ora le asine di Kis, padre di Saul, si smarrirono e Kis disse al figlio Saul: "Su, prendi con te uno dei servi e parti subito in cerca delle asine". 4I due attraversarono le montagne di Efraim, passarono al paese di Salisa, ma non le trovarono. Si recarono allora nel paese di Saàlim, ma non c'erano; poi percorsero il territorio di Beniamino e anche qui non le trovarono. 5Quando arrivarono nel paese di Zuf, Saul disse al compagno che era con lui: "Su, torniamo indietro, perché non vorrei che mio padre avesse smesso di pensare alle asine e ora fosse preoccupato di noi". 6Gli rispose: "Ecco in questa città c'è un uomo di Dio, tenuto in molta considerazione: quanto egli dice, di certo si avvera. Ebbene, andiamoci! Forse ci indicherà la via che dobbiamo battere". 7Rispose Saul: "Sì, andiamo! Ma che daremo a quell'uomo? Il pane nelle nostre sporte è finito e non abbiamo alcun dono da portare all'uomo di Dio; infatti che abbiamo?". 8Ma il servo rispondendo a Saul soggiunse: "Guarda: mi son trovato in mano un quarto di siclo d'argento. Dallo all'uomo di Dio e ci indicherà la nostra via". 9In passato in Israele, quando uno andava a consultare Dio, diceva: "Su, andiamo dal veggente", perché quello che oggi si dice profeta allora si diceva veggente. 10Disse dunque Saul al servo: "Hai detto bene; su, andiamo" e si diressero alla città dove era l'uomo di Dio. 11Mentre essi salivano il pendio della città, trovarono ragazze che uscivano ad attingere acqua e chiesero loro: "È qui il veggente?". 12Quelle risposero dicendo: "Sì, c'è; ecco, vi ha preceduto di poco: ora, proprio ora è rientrato in città, perché oggi il popolo celebra un sacrificio sull'altura. 13Entrando in città lo troverete subito, prima che salga all'altura per il banchetto, perché il popolo non si mette a mangiare, finché egli non sia arrivato; egli infatti deve benedire la vittima, e dopo gli invitati mangiano. Presto, salite e lo troverete subito". 14Salirono dunque alla città. Mentre essi giungevano in mezzo alla porta, ecco, Samuele usciva in direzione opposta per salire all'altura. 15Il Signore aveva detto all'orecchio di Samuele, un giorno prima che giungesse Saul: 16"Domani a quest'ora ti manderò un uomo della terra di Beniamino e tu lo ungerai come capo del mio popolo Israele. Egli libererà il mio popolo dalle mani dei Filistei, perché io ho guardato il mio popolo, essendo giunto fino a me il suo grido". 17Quando Samuele vide Saul, il Signore gli rivelò: "Ecco l'uomo di cui ti ho parlato; costui avrà potere sul mio popolo". 18Saul si accostò a Samuele in mezzo alla porta e gli chiese: "Vuoi indicarmi la casa del veggente?". 19Samuele rispose a Saul: "Sono io il veggente. Precedimi su all'altura. Oggi voi due mangerete con me. Ti congederò domani mattina e ti manifesterò quanto pensi; 20riguardo poi alle tue asine smarrite tre giorni fa, non stare in pensiero, perché sono state ritrovate. A chi del resto appartiene il meglio d'Israele, se non a te e a tutta la casa di tuo padre?". 21Rispose Saul: "Non sono io forse un Beniaminita, della più piccola tribù d'Israele? E la mia famiglia non è forse la più piccola fra tutte le famiglie della tribù di Beniamino? Perché hai voluto farmi questo discorso?". 22Ma Samuele prese Saul e il suo servo e li fece entrare nella sala e assegnò loro il posto a capo degli invitati che erano una trentina. 23Quindi Samuele disse al cuoco: "Portami la porzione che ti avevo dato dicendoti: Conservala presso di te". 24Il cuoco portò la coscia e la coda e le pose davanti a Saul, mentre Saul diceva: "Ecco, ciò che è avanzato ti è posto davanti, mangia, perché proprio per te è stato serbato, perché lo mangiassi con gli invitati". Così quel giorno Saul mangiò con Samuele. 25Scesero poi dall'altura in città; fu allestito un giaciglio per Saul sulla terrazza 26ed egli vi si coricò. Al sorgere dell'aurora Samuele chiamò Saul che era sulla terrazza, dicendo: "Alzati, perché devo congedarti". Saul si alzò e i due, cioè lui e Samuele, uscirono. 27Quando furono scesi alla periferia della città, Samuele disse a Saul: "Ordina al servo che ci oltrepassi e vada avanti" e il servo passò oltre. "Tu fermati un momento, perché io ti faccia intendere la parola di Dio". 10 1Samuele prese allora l'ampolla dell'olio e gliela versò sulla testa, poi lo baciò dicendo: "Ecco: il Signore ti ha unto capo sopra Israele suo popolo. Tu avrai potere sul popolo del Signore e tu lo libererai dalle mani dei nemici che gli stanno intorno. Questo ti sarà il segno che proprio il Signore ti ha unto capo sulla sua casa: 2oggi, quando sarai partito da me, troverai due uomini presso il sepolcro di Rachele sul confine con Beniamino in Zelzach. Essi ti diranno: Sono state ritrovate le asine che sei andato a cercare. Ecco tuo padre non bada più alla faccenda delle asine, ma è preoccupato di voi e va dicendo: Che devo fare per mio figlio? 3Passerai in fretta di là e andrai oltre; quando arriverai alla quercia del Tabor, vi troverete tre uomini in viaggio per salire a Dio in Betel: uno porterà tre capretti, l'altro porterà tre pani rotondi, il terzo porterà un otre di vino. 4Ti domanderanno se stai bene e ti daranno due pani, che tu prenderai dalle loro mani. 5Giungerai poi a Gàbaa di Dio, dove c'è una guarnigione di Filistei e mentre entrerai in città, incontrerai un gruppo di profeti che scenderanno dall'altura preceduti da arpe, timpani, flauti e cetre, in atto di fare i profeti. 6Lo spirito del Signore investirà anche te e ti metterai a fare il profeta insieme con loro e sarai trasformato in un altro uomo. 7Quando questi segni che ti riguardano saranno accaduti, farai come vorrai, perché Dio sarà con te. 8Tu poi scenderai a Gàlgala precedendomi. Io scenderò in seguito presso di te per offrire olocausti e immolare sacrifici di comunione. Sette giorni aspetterai, finché io verrò a te e ti indicherò quello che dovrai fare". 9Ed ecco, quando quegli ebbe voltato le spalle per partire da Samuele, Dio gli mutò il cuore e tutti questi segni si verificarono il giorno stesso. 10I due arrivarono là a Gàbaa ed ecco, mentre una schiera di profeti avanzava di fronte a loro, lo spirito di Dio lo investì e si mise a fare il profeta in mezzo a loro. 11Allora quanti lo avevano conosciuto prima, vedendolo d'un tratto fare il profeta con i profeti, si dissero l'un l'altro fra la gente: "Che è accaduto al figlio di Kis? È dunque anche Saul tra i profeti?". 12Uno del luogo disse: "E chi è il loro padre?". Per questo passò in proverbio l'espressione: "È dunque anche Saul tra i profeti?". 13Quando ebbe terminato di profetare andò sull'altura. 14Lo zio di Saul chiese poi a lui e al suo servo: "Dove siete andati?". Rispose: "A cercare le asine e, vedendo che non c'erano, ci siamo recati da Samuele". 15Lo zio di Saul soggiunse: "Suvvia, raccontami quello che vi ha detto Samuele". 16Saul rispose allo zio: "Ci ha assicurato che le asine erano state ritrovate". Ma non gli riferì il discorso del regno, che gli aveva tenuto Samuele. 17Samuele radunò il popolo davanti a Dio in Mizpa 18e disse a tutti gli Israeliti: "Dice il Signore Dio d'Israele: Io ho fatto uscire Israele dall'Egitto e l'ho liberato dalla mano degli Egiziani e dalla mano di tutti i regni che vi opprimevano. 19Ma voi oggi avete ripudiato il vostro Dio, il quale solo vi salva da tutti i vostri mali e da tutte le angosce. E avete detto: No, costituisci un re sopra di noi! Ora presentatevi a Dio distinti per tribù e per famiglie". 20Samuele fece accostare ogni tribù d'Israele e fu sorteggiata la tribù di Beniamino. 21Fece poi accostare la tribù di Beniamino distinta per famiglie e fu sorteggiata la famiglia di Matri. Fece allora venire la famiglia di Matri per singoli individui e fu sorteggiato Saul figlio di Kis. Si misero a cercarlo ma non si riuscì a trovarlo. 22Allora consultarono di nuovo il Signore: "È venuto qui l'uomo o no?". Rispose il Signore: "Eccolo nascosto in mezzo ai bagagli". 23Corsero a prenderlo di là e fu presentato al popolo: egli sopravanzava dalla spalla in su tutto il popolo. 24Samuele disse a tutta la folla: "Vedete dunque che l'ha proprio eletto il Signore, perché non c'è nessuno in tutto il popolo come lui". Tutto il popolo proruppe in un grido: "Viva il re!". 25Samuele espose a tutto il popolo i diritti del regno e li scrisse in un libro che depositò davanti al Signore. Poi Samuele congedò tutto il popolo perché andasse ognuno a casa sua. 26Anche Saul tornò a casa in Gàbaa e con lui si accompagnarono uomini valenti ai quali Dio aveva toccato il cuore. 27Ma altri, individui spregevoli, dissero: "Potrà forse salvarci costui?". Così lo disprezzarono e non vollero portargli alcun dono. 11 1Circa un mese dopo, Nacas l'Ammonita si mosse e pose il campo contro Iabes di Gàlaad. Tutti i cittadini di Iabes di Gàlaad dissero allora a Nacas: "Vieni a patti con noi e ti saremo sudditi". 2Rispose loro Nacas l'Ammonita: "A queste condizioni mi alleerò con voi: possa io cavare a tutti voi l'occhio destro e porre tale gesto a sfregio di tutto Israele". 3Di nuovo chiesero gli anziani di Iabes: "Lasciaci sette giorni per inviare messaggeri in tutto il territorio d'Israele. Se nessuno verrà a salvarci, usciremo incontro a te". 4I messaggeri arrivarono a Gàbaa di Saul e riferirono quelle parole davanti al popolo e tutto il popolo levò la voce e pianse. 5Or ecco Saul veniva dalla campagna dietro l'armento. Chiese dunque Saul: "Che ha il popolo da piangere?". Riferirono a lui le parole degli uomini di Iabes. 6Lo spirito di Dio investì allora Saul ed egli, appena udite quelle parole, si irritò molto. 7Poi prese un paio di buoi, li fece a pezzi e ne inviò in tutto il territorio d'Israele mediante messaggeri con questo proclama: "Se qualcuno non uscirà dietro Saul e dietro Samuele, la stessa cosa avverrà dei suoi buoi". Si sparse lo spavento del Signore nel popolo e si mossero come un sol uomo. 8Saul li passò in rassegna a Bèzek e risultarono trecentomila Israeliti e trentamila di Giuda. 9Dissero allora ai messaggeri che erano giunti: "Direte ai cittadini di Iabes di Gàlaad: Domani, quando il sole comincerà a scaldare, avverrà la vostra salvezza". I messaggeri partirono e riferirono agli uomini di Iabes, che ne ebbero grande gioia. 10Allora gli uomini di Iabes diedero risposta a Nacas: "Domani usciremo incontro a voi e ci farete quanto sembrerà bene ai vostri occhi". 11Il giorno dopo Saul divise il grosso in tre schiere e irruppe in mezzo al campo nemico sul far del mattino; batterono gli Ammoniti finché il giorno si fece caldo. Quelli che scamparono furono dispersi talmente che non ne rimasero due insieme. 12Il popolo allora disse a Samuele: "Chi ha detto: Dovrà forse regnare Saul su di noi? Consegnaci costoro e li faremo morire". 13Ma Saul disse: "Oggi non si deve far morire nessuno, perché in questo giorno il Signore ha operato una liberazione in Israele". 14Samuele ordinò al popolo: "Su, andiamo a Gàlgala: là inaugureremo il regno". 15Tutto il popolo si portò a Gàlgala e là davanti al Signore in Gàlgala riconobbero Saul come re; qui ancora offrirono sacrifici di comunione davanti al Signore e qui fecero grande festa Saul e tutti gli Israeliti. 12 1Allora Samuele disse a tutto Israele: "Ecco ho ascoltato la vostra voce in tutto quello che mi avete chiesto e ho costituito su di voi un re. 2Da questo momento ecco il re procede davanti a voi. Quanto a me sono diventato vecchio e canuto e i miei figli eccoli tra di voi. Io ho vissuto dalla mia giovinezza fino ad oggi sotto i vostri occhi. 3Eccomi, pronunciatevi a mio riguardo alla presenza del Signore e del suo consacrato. A chi ho portato via il bue? A chi ho portato via l'asino? Chi ho trattato con prepotenza? A chi ho fatto offesa? Da chi ho accettato un regalo per chiudere gli occhi a suo riguardo? Sono qui a restituire!". 4Risposero: "Non ci hai trattato con prepotenza, né ci hai fatto offesa, né hai preso nulla da nessuno". 5Egli soggiunse loro: "È testimonio il Signore contro di voi ed è testimonio oggi il suo consacrato, che non trovate niente in mano mia?". Risposero: "Sì, è testimonio". 6Allora Samuele disse al popolo: "È testimonio il Signore che ha stabilito Mosè e Aronne e che ha fatto uscire i vostri padri dal paese d'Egitto. 7Ora state qui raccolti e io voglio discutere con voi davanti al Signore a causa di tutti i benefici che il Signore ha operato con voi e con i vostri padri. 8Quando Giacobbe andò in Egitto e gli Egiziani li oppressero e i vostri padri gridarono al Signore, il Signore mandò loro Mosè e Aronne che li fecero uscire dall'Egitto e li ricondussero in questo luogo. 9Ma poiché avevano dimenticato il Signore loro Dio, li abbandonò in potere di Sisara, capo dell'esercito di Cazor e in potere dei Filistei e in potere del re di Moab, che mossero loro guerra. 10Essi gridarono al Signore: Abbiamo peccato, perché abbiamo abbandonato il Signore e abbiamo servito i Baal e le Astàrti! Ma ora liberaci dalle mani dei nostri nemici e serviremo te. 11Allora il Signore vi mandò Ierub-Baal e Barak e Iefte e Samuele e vi liberò dalle mani dei nemici che vi circondavano e siete tornati a vita tranquilla. 12Eppure quando avete visto che Nacas re degli Ammoniti muoveva contro di voi, mi avete detto: No, vogliamo che un re regni sopra di noi, mentre il Signore vostro Dio è vostro re. 13Ora eccovi il re che avete scelto e che avevate chiesto. Vedete che il Signore ha costituito un re sopra di voi. 14Dunque se temerete il Signore, se lo servirete e ascolterete la sua voce e non sarete ribelli alla parola del Signore, voi e il re che regna su di voi vivrete con il Signore vostro Dio. 15Se invece non ascolterete la voce del Signore e sarete ribelli alla sua parola, la mano del Signore peserà su di voi, come pesò sui vostri padri. 16Ora, state attenti e osservate questa grande cosa che il Signore vuole operare sotto i vostri occhi. 17Non è forse questo il tempo della mietitura del grano? Ma io griderò al Signore ed Egli manderà tuoni e pioggia. Così vi persuaderete e constaterete che grande è il peccato che avete fatto davanti al Signore chiedendo un re per voi". 18Samuele allora invocò il Signore e il Signore mandò subito tuoni e pioggia in quel giorno. Tutto il popolo fu preso da grande timore del Signore e di Samuele. 19Tutto il popolo perciò disse a Samuele: "Prega il Signore tuo Dio per noi tuoi servi che non abbiamo a morire, poiché abbiamo aggiunto a tutti i nostri errori il peccato di aver chiesto per noi un re". 20Samuele rispose al popolo: "Non temete: voi avete fatto tutto questo male, ma almeno in seguito non allontanatevi dal Signore, anzi servite lui, il Signore, con tutto il cuore. 21Non allontanatevi per seguire vanità che non possono giovare né salvare, perché appunto sono vanità. 22Certo il Signore non abbandonerà il suo popolo, per riguardo al suo nome che è grande, perché il Signore ha cominciato a fare di voi il suo popolo. 23Quanto a me, non sia mai che io pecchi contro il Signore, tralasciando di supplicare per voi e di indicarvi la via buona e retta. 24Vogliate soltanto temere il Signore e servirlo fedelmente con tutto il cuore, perché dovete ben riconoscere le grandi cose che ha operato con voi. 25Se invece vorrete fare il male, voi e il vostro re sarete spazzati via". 13 1Saul aveva trent'anni quando cominciò a regnare e regnò vent'anni su Israele… 2Egli si scelse tremila uomini da Israele: duemila stavano con Saul in Micmas e sul monte di Betel e mille stavano con Giònata a Gàbaa di Beniamino; rimandò invece il resto del popolo ciascuno alla sua tenda. 3Allora Giònata sconfisse la guarigione dei Filistei che era in Gàbaa e i Filistei lo seppero subito. Ma Saul suonò la tromba in tutta la regione gridando: "Ascoltino gli Ebrei!". 4Tutto Israele udì e corse la voce: "Saul ha battuto la guarnigione dei Filistei e ormai Israele s'è urtato con i Filistei". Il popolo si radunò dietro Saul a Gàlgala. 5Anche i Filistei si radunarono per combattere Israele, con tremila carri e seimila cavalieri e una moltitudine numerosa come la sabbia che è sulla spiaggia del mare. Così si mossero e posero il campo a Micmas a oriente di Bet-Aven. 6Quando gli Israeliti si accorsero di essere in difficoltà, perché erano stretti dal nemico, cominciarono a nascondersi in massa nelle grotte, nelle macchie, fra le rocce, nelle fosse e nelle cisterne. 7Alcuni Ebrei passarono oltre il Giordano nella terra di Gad e Gàlaad. Saul restava in Gàlgala e tutto il popolo che stava con lui era impaurito. 8Aspettò tuttavia sette giorni secondo il tempo fissato da Samuele. Ma Samuele non arrivava a Gàlgala e il popolo si disperdeva lontano da lui. 9Allora Saul diede ordine: "Preparatemi l'olocausto e i sacrifici di comunione". Quindi offrì l'olocausto. 10Ed ecco, appena ebbe finito di offrire l'olocausto, giunse Samuele e Saul gli uscì incontro per salutarlo. 11Samuele disse subito: "Che hai fatto?". Saul rispose: "Vedendo che il popolo si disperdeva lontano da me e tu non venivi al termine dei giorni fissati, mentre i Filistei si addensavano in Micmas, 12ho detto: ora scenderanno i Filistei contro di me in Gàlgala mentre io non ho ancora placato il Signore. Perciò mi sono fatto ardito e ho offerto l'olocausto". 13Rispose Samuele a Saul: "Hai agito da stolto, non osservando il comando che il Signore Dio tuo ti aveva imposto, perché in questa occasione il Signore avrebbe reso stabile il tuo regno su Israele per sempre. 14Ora invece il tuo regno non durerà. Il Signore si è già scelto un uomo secondo il suo cuore e lo costituirà capo del suo popolo, perché tu non hai osservato quanto ti aveva comandato il Signore". 15Samuele poi si alzò e salì da Gàlgala per andarsene per la sua strada. Il resto del popolo salì dietro a Saul incontro ai guerrieri e vennero da Gàlgala a Gàbaa di Beniamino; Saul contò la gente che era rimasta con lui: erano seicento uomini. 16Saul e Giònata e la gente rimasta con loro stavano a Gàbaa di Beniamino e i Filistei erano accampati in Micmas. 17Dall'accampamento filisteo uscì una pattuglia d'assalto divisa in tre schiere: una si diresse sulla via di Ofra verso il paese di Suàl; 18un'altra si diresse sulla via di Bet-Coron; la terza schiera si diresse sulla via del confine che sovrasta la valle di Zeboìm verso il deserto. 19Allora non si trovava un fabbro in tutto il paese d'Israele: "Perché – dicevano i Filistei – gli Ebrei non fabbrichino spade o lance". 20Così gli Israeliti dovevano sempre scendere dai Filistei per affilare chi il vomere, chi la zappa, chi la scure o la falce. 21L'affilatura costava due terzi di siclo per i vomeri e le zappe e un terzo l'affilatura delle scuri e dei pungoli. 22Nel giorno della battaglia, in tutta la gente che stava con Saul e Giònata, non si trovò in mano ad alcuno né spada né lancia. Si poté averne solo per Saul e suo figlio Giònata. 23Intanto una guarnigione di Filistei era uscita verso il passo di Micmas. 14 1Un giorno Giònata, figlio di Saul, disse al suo scudiero: "Su vieni, portiamoci fino all'appostamento dei Filistei che sta qui di fronte". Ma non disse nulla a suo padre. 2Saul se ne stava al limitare di Gàbaa sotto il melograno che si trova in Migròn; la sua gente era di circa seicento uomini. 3Achià figlio di Achitùb, fratello di Icabòd, figlio di Pìncas, figlio di Eli, sacerdote del Signore in Silo, portava l'efod e il popolo non sapeva che Giònata era andato. 4Tra i varchi per i quali Giònata cercava di passare, puntando sull'appostamento dei Filistei, vi era una sporgenza rocciosa da una parte e una sporgenza rocciosa dall'altra parte: una si chiamava Bòzez, l'altra Sène. 5Una delle rocce sporgenti era di fronte a Micmas a settentrione, l'altra era di fronte a Gàbaa a meridione. 6Giònata disse allo scudiero: "Su, vieni, passiamo all'appostamento di questi non circoncisi; forse il Signore ci aiuterà, perché non è difficile per il Signore salvare con molti o con pochi". 7Lo scudiero gli rispose: "Fa' quanto hai in animo. Avvìati e va'! Eccomi con te: come il tuo cuore, così è il mio". 8Allora Giònata disse: "Ecco, noi passeremo verso questi uomini e ci mostreremo loro. 9Se ci diranno: Fermatevi finché veniamo a raggiungervi, restiamo in basso e non saliamo da loro. 10Se invece ci diranno: Venite su da noi!, saliamo, perché il Signore ce li ha messi nelle mani e questo sarà per noi il segno". 11Quindi i due si lasciarono scorgere dall'appostamento filisteo e i Filistei dissero: "Ecco gli Ebrei che escono dalle caverne dove si erano nascosti". 12Poi gli uomini della guarnigione dissero a Giònata e al suo scudiero: "Salite da noi, che abbiamo qualche cosa da dirvi!". Giònata allora disse al suo scudiero: "Sali dopo di me, perché il Signore li ha messi nelle mani di Israele". 13Giònata saliva aiutandosi con le mani e con i piedi e lo scudiero lo seguiva; quelli cadevano davanti a Giònata e, dietro, lo scudiero li finiva. 14Questa fu la prima strage nella quale Giònata e il suo scudiero colpirono una ventina di uomini, entro quasi metà di un campo arabile. 15Si sparse così il terrore nell'accampamento, nella regione e in tutto il popolo. Anche la guarnigione e i suoi uomini d'assalto furono atterriti e la terra tremò e ci fu un terrore divino. 16Le vedette di Saul che stavano in Gàbaa di Beniamino guardarono e videro la moltitudine che fuggiva qua e là. 17Allora Saul ordinò alla gente che era con lui: "Su, cercate e indagate chi sia partito da noi". Cercarono ed ecco non c'erano né Giònata né il suo scudiero. 18Saul disse ad Achia: "Avvicina l'efod!" – egli infatti allora portava l'efod davanti agli Israeliti –. 19Mentre Saul parlava al sacerdote, il tumulto che era sorto nel campo filisteo andava propagandosi e crescendo. Saul disse al sacerdote: "Ritira la mano". 20A loro volta Saul e la gente che era con lui alzarono grida e mossero all'attacco, ma ecco trovarono che la spada dell'uno si rivolgeva contro l'altro in una confusione molto grande. 21Anche quegli Ebrei che erano con i Filistei da qualche tempo e che erano saliti con loro all'accampamento, si voltarono, per mettersi con Israele che era là con Saul e Giònata. 22Inoltre anche tutti gli Israeliti che si erano nascosti sulle montagne di Efraim, quando seppero che i Filistei erano in fuga, si unirono a inseguirli e batterli. 23Così il Signore in quel giorno salvò Israele e la battaglia si estese fino a Bet-Aven. 24Gli Israeliti erano sfiniti in quel giorno e Saul impose questo giuramento a tutto il popolo: "Maledetto chiunque gusterà cibo prima di sera, prima che io mi sia vendicato dei miei nemici". E nessuno del popolo gustò cibo. 25Tutta la gente passò per una selva dove c'erano favi di miele sul suolo. 26Il popolo passò per la selva ed ecco si vedeva colare il miele, ma nessuno stese la mano e la portò alla bocca, perché il popolo temeva il giuramento. 27Ma Giònata non aveva saputo che suo padre aveva fatto giurare il popolo, quindi allungò la punta del bastone che teneva in mano e la intinse nel favo di miele, poi riportò la mano alla bocca e i suoi occhi si rischiararono. 28Uno del gruppo s'affrettò a dire: "Tuo padre ha fatto fare questo solenne giuramento al popolo: Maledetto chiunque toccherà cibo quest'oggi!, sebbene il popolo fosse sfinito". 29Rispose Giònata: "Mio padre vuol rovinare il paese! Guardate come si sono rischiarati i miei occhi, perché ho gustato un poco di questo miele. 30Dunque se il popolo avesse mangiato oggi qualche cosa dei viveri presi ai nemici, quanto maggiore sarebbe stata ora la rotta dei Filistei!". 31In quel giorno percossero i Filistei da Micmas fino ad Aialon e il popolo era sfinito. 32Quelli del popolo si gettarono sulla preda e presero pecore, buoi e vitelli e li macellarono e li mangiarono con il sangue. 33La cosa fu annunziata a Saul: "Ecco il popolo pecca contro il Signore, mangiando con il sangue". Rispose: "Avete prevaricato! Rotolate subito qui una grande pietra". 34Allora Saul soggiunse: "Passate tra il popolo e dite a tutti: Ognuno conduca qua il suo bue e il suo montone e li macelli su questa pietra, poi mangiatene; così non peccherete contro il Signore, mangiando le carni con il sangue". In quella notte ogni uomo del popolo condusse a mano ciò che aveva e là lo macellò. 35Saul innalzò un altare al Signore. Fu questo il primo altare che egli edificò al Signore. 36Quindi Saul disse: "Scendiamo dietro i Filistei questa notte stessa e deprediamoli fino al mattino e non lasciamo scampare uno solo di loro". Gli risposero: "Fa' quanto ti sembra bene". Ma il sacerdote disse: "Accostiamoci qui a Dio". 37Saul dunque interrogò Dio: "Devo scendere dietro i Filistei? Li consegnerai in mano di Israele?". Ma quel giorno non gli rispose. 38Allora Saul disse: "Accostatevi qui voi tutti capi del popolo. Cercate ed esaminate da chi sia stato commesso oggi il peccato, 39perché per la vita del Signore salvatore d'Israele certamente costui morirà, anche se si tratta di Giònata mio figlio". Ma nessuno del popolo gli rispose. 40Perciò disse a tutto Israele: "Voi state da una parte: io e mio figlio Giònata staremo dall'altra". Il popolo rispose a Saul: "Fa' quanto ti sembra bene". 41Saul parlò al Signore: "Dio d'Israele, fa' conoscere l'innocente". Furono designati Giònata e Saul e il popolo restò libero. 42Saul soggiunse: "Tirate a sorte tra me e mio figlio Giònata". Fu sorteggiato Giònata. 43Saul disse a Giònata: "Narrami quello che hai fatto". Giònata raccontò: "Realmente ho assaggiato un po' di miele con la punta del bastone che avevo in mano. Ecco, morirò". 44Saul disse: "Faccia Dio a me questo e anche di peggio, se non andrai a morte, Giònata!". 45Ma il popolo disse a Saul: "Dovrà forse morire Giònata che ha ottenuto questa grande vittoria in Israele? Non sia mai! Per la vita del Signore, non cadrà a terra un capello del suo capo, perché in questo giorno egli ha agito con Dio". Così il popolo salvò Giònata che non fu messo a morte. 46Saul cessò dall'inseguire i Filistei e questi raggiunsero il loro paese. 47Saul si assicurò il regno su Israele e mosse contro tutti i nemici all'intorno: contro Moab e gli Ammoniti, contro Edom e i re di Zoba e i Filistei e dovunque si volgeva aveva successo. 48Compì imprese brillanti, batté gli Amaleciti e liberò Israele dalle mani degli oppressori. 49Figli di Saul furono Giònata, Isbàal e Malkisùa; le sue due figlie si chiamavano Merab la maggiore e Mikal la più piccola. 50La moglie di Saul si chiamava Achinòam, figlia di Achimàaz. Il capo delle sue milizie si chiamava Abner figlio di Ner, zio di Saul. 51Kis padre di Saul e Ner padre di Abner erano figli di Abièl. 52Durante tutto il tempo di Saul vi fu guerra aperta con i Filistei; se Saul scorgeva un uomo valente o un giovane coraggioso, lo prendeva al suo seguito. 15 1Samuele disse a Saul: "Il Signore ha inviato me per consacrarti re sopra Israele suo popolo. Ora ascolta la voce del Signore. 2Così dice il Signore degli eserciti: Ho considerato ciò che ha fatto Amalek a Israele, ciò che gli ha fatto per via, quando usciva dall'Egitto. 3Va' dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini". 4Saul convocò il popolo e passò in rassegna le truppe in Telaìm: erano duecentomila fanti e diecimila uomini di Giuda. 5Saul venne alla città di Amalek e tese un'imboscata nella valle. 6Disse inoltre Saul ai Keniti: "Andate via, ritiratevi dagli Amaleciti prima che vi travolga insieme con loro, poiché avete usato benevolenza con tutti gli Israeliti, quando uscivano dall'Egitto". I Keniti si ritirarono da Amalek. 7Saul colpì Amalek da Avila procedendo verso Sur, che è di fronte all'Egitto. 8Egli prese vivo Agag, re di Amalek, e passò a fil di spada tutto il popolo. 9Ma Saul e il popolo risparmiarono Agag e il meglio del bestiame minuto e grosso, gli animali grassi e gli agnelli, cioè tutto il meglio, e non vollero sterminarli; invece votarono allo sterminio tutto il bestiame scadente e patito. 10Allora fu rivolta a Samuele questa parola del Signore: 11"Mi pento di aver costituito Saul re, perché si è allontanato da me e non ha messo in pratica la mia parola". Samuele rimase turbato e alzò grida al Signore tutta la notte. 12Al mattino presto Samuele si alzò per andare incontro a Saul, ma fu annunziato a Samuele: "Saul è andato a Carmel, ed ecco si è fatto costruire un trofeo, poi è tornato passando altrove ed è sceso a Gàlgala". 13Samuele raggiunse Saul e Saul gli disse: "Benedetto tu davanti al Signore; ho eseguito gli ordini del Signore". 14Rispose Samuele: "Ma che è questo belar di pecore, che mi giunge all'orecchio, e questi muggiti d'armento che odo?". 15Disse Saul: "Li hanno condotti qui dagli Amaleciti, come il meglio del bestiame grosso e minuto, che il popolo ha risparmiato per sacrificarli al Signore, tuo Dio. Il resto l'abbiamo votato allo sterminio". 16Rispose Samuele a Saul: "Basta! Lascia che ti annunzi ciò che il Signore mi ha rivelato questa notte". E Saul gli disse: "Parla!". 17Samuele cominciò: "Non sei tu capo delle tribù d'Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Non ti ha forse il Signore consacrato re d'Israele? 18Il Signore ti aveva mandato per una spedizione e aveva detto: Va', vota allo sterminio quei peccatori di Amaleciti, combattili finché non li avrai distrutti. 19Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore?". 20Saul insisté con Samuele: "Ma io ho obbedito alla parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho condotto Agag re di Amalek e ho sterminato gli Amaleciti. 21Il popolo poi ha preso dal bottino pecore e armenti, primizie di ciò che è votato allo sterminio per sacrificare al Signore tuo Dio in Gàlgala". 22Samuele esclamò: "Il Signore forse gradisce gli olocausti e i sacrifici come obbedire alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è più del grasso degli arieti. 23Poiché peccato di divinazione è la ribellione, e iniquità e terafim l'insubordinazione. Perché hai rigettato la parola del Signore, Egli ti ha rigettato come re". 24Saul disse allora a Samuele: "Ho peccato per avere trasgredito il comando del Signore e i tuoi ordini, mentre ho temuto il popolo e ho ascoltato la sua voce. 25Ma ora, perdona il mio peccato e ritorna con me, perché mi prostri al Signore". 26Ma Samuele rispose a Saul: "Non posso ritornare con te, perché tu stesso hai rigettato la parola del Signore e il Signore ti ha rigettato perché tu non sia più re sopra Israele". 27Samuele si voltò per andarsene ma Saul gli afferrò un lembo del mantello, che si strappò. 28Samuele gli disse: "Il Signore ha strappato da te il regno d'Israele e l'ha dato ad un altro migliore di te. 29D'altra parte la Gloria di Israele non mentisce né può ricredersi, perché Egli non è uomo per ricredersi". 30Saul disse: "Ho peccato sì, ma onorami davanti agli anziani del mio popolo e davanti a Israele; ritorna con me perché mi prostri al Signore tuo Dio". 31Samuele ritornò con Saul e questi si prostrò al Signore. 32Poi Samuele disse: "Conducetemi Agag, re di Amalek". Agag avanzò verso di lui tutto tremante, dicendo: "Certo è passata l'amarezza della morte!". 33Samuele l'apostrofò: "Come la tua spada ha privato di figli le donne, così sarà privata di figli tra le donne tua madre". Poi Samuele trafisse Agag davanti al Signore in Gàlgala. 34Samuele andò quindi a Rama e Saul salì a casa sua a Gàbaa di Saul. 35Né Samuele tornò a rivedere Saul fino al giorno della sua morte, ma Samuele piangeva per Saul, perché il Signore si era pentito di aver fatto regnare Saul su Israele. 16 1E il Signore disse a Samuele: "Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l'ho rigettato perché non regni su Israele? Riempi di olio il tuo corno e parti. Ti ordino di andare da Iesse il Betlemmita, perché tra i suoi figli mi sono scelto un re". 2Samuele rispose: "Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà". Il Signore soggiunse: "Prenderai con te una giovenca e dirai: Sono venuto per sacrificare al Signore. 3Inviterai quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti indicherò quello che dovrai fare e tu ungerai colui che io ti dirò". 4Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: "È di buon augurio la tua venuta?". 5Rispose: "È di buon augurio. Sono venuto per sacrificare al Signore. Provvedete a purificarvi, poi venite con me al sacrificio". Fece purificare anche Iesse e i suoi figli e li invitò al sacrificio. 6Quando furono entrati, egli osservò Eliab e chiese: "È forse davanti al Signore il suo consacrato?". 7Il Signore rispose a Samuele: "Non guardare al suo aspetto né all'imponenza della sua statura. Io l'ho scartato, perché io non guardo ciò che guarda l'uomo. L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore". 8Iesse fece allora venire Abìnadab e lo presentò a Samuele, ma questi disse: "Nemmeno su costui cade la scelta del Signore". 9Iesse fece passare Samma e quegli disse: "Nemmeno su costui cade la scelta del Signore". 10Iesse presentò a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: "Il Signore non ha scelto nessuno di questi". 11Samuele chiese a Iesse: "Sono qui tutti i giovani?". Rispose Iesse: "Rimane ancora il più piccolo che ora sta a pascolare il gregge". Samuele ordinò a Iesse: "Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui". 12Quegli mandò a chiamarlo e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e gentile di aspetto. Disse il Signore: "Alzati e ungilo: è lui!". 13Samuele prese il corno dell'olio e lo consacrò con l'unzione in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore si posò su Davide da quel giorno in poi. Samuele poi si alzò e tornò a Rama. 14Lo spirito del Signore si era ritirato da Saul ed egli veniva atterrito da uno spirito cattivo, da parte del Signore. 15Allora i servi di Saul gli dissero: "Vedi, un cattivo spirito sovrumano ti turba. 16Comandi il signor nostro ai ministri che gli stanno intorno e noi cercheremo un uomo abile a suonare la cetra. Quando il sovrumano spirito cattivo ti investirà, quegli metterà mano alla cetra e ti sentirai meglio". 17Saul rispose ai ministri: "Ebbene cercatemi un uomo che suoni bene e fatelo venire da me". 18Rispose uno dei giovani: "Ecco, ho visto il figlio di Iesse il Betlemmita: egli sa suonare ed è forte e coraggioso, abile nelle armi, saggio di parole, di bell'aspetto e il Signore è con lui". 19Saul mandò messaggeri a Iesse con quest'invito: "Mandami Davide tuo figlio, quello che sta con il gregge". 20Iesse preparò un asino e provvide pane e un otre di vino e un capretto, affidò tutto a Davide suo figlio e lo inviò a Saul. 21Davide giunse da Saul e cominciò a stare alla sua presenza. Saul gli si affezionò molto e Davide divenne suo scudiero. 22E Saul mandò a dire a Iesse: "Rimanga Davide con me, perché ha trovato grazia ai miei occhi". 23Quando dunque lo spirito sovrumano investiva Saul, Davide prendeva in mano la cetra e suonava: Saul si calmava e si sentiva meglio e lo spirito cattivo si ritirava da lui. 17 1I Filistei radunarono di nuovo l'esercito per la guerra e si ammassarono a Soco di Giuda e si accamparono tra Soco e Azeka, a Efes-Dammìm. 2Anche Saul e gli Israeliti si radunarono e si accamparono nella valle del Terebinto e si schierarono a battaglia di fronte ai Filistei. 3I Filistei stavano sul monte da una parte e Israele sul monte dall'altra parte e in mezzo c'era la valle. 4Dall'accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia, di Gat; era alto sei cubiti e un palmo. 5Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo. 6Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle. 7L'asta della sua lancia era come un subbio di tessitori e la lama dell'asta pesava seicento sicli di ferro; davanti a lui avanzava il suo scudiero. 8Egli si fermò davanti alle schiere d'Israele e gridò loro: "Perché siete usciti e vi siete schierati a battaglia? Non sono io Filisteo e voi servi di Saul? Scegliete un uomo tra di voi che scenda contro di me. 9Se sarà capace di combattere con me e mi abbatterà, noi saremo vostri schiavi. Se invece prevarrò io su di lui e lo abbatterò, sarete voi nostri schiavi e sarete soggetti a noi". 10Il Filisteo aggiungeva: "Io ho lanciato oggi una sfida alle schiere d'Israele. Datemi un uomo e combatteremo insieme". 11Saul e tutto Israele udirono le parole del Filisteo; ne rimasero colpiti ed ebbero grande paura. 12Davide era figlio di un Efratita da Betlemme di Giuda chiamato Iesse, che aveva otto figli. Al tempo di Saul, quest'uomo era anziano e avanti negli anni. 13I tre figli maggiori di Iesse erano andati con Saul in guerra. Di questi tre figli, che erano andati in guerra, il maggiore si chiamava Eliab, il secondo Abìnadab, il terzo Samma. 14Davide era ancor giovane quando i tre maggiori erano partiti dietro Saul. 15Egli andava e veniva dal seguito di Saul e badava al gregge di suo padre in Betlemme. 16Il Filisteo avanzava mattina e sera; continuò per quaranta giorni a presentarsi. 17Ora Iesse disse a Davide suo figlio: "Prendi su per i tuoi fratelli questa misura di grano tostato e questi dieci pani e portali in fretta ai tuoi fratelli nell'accampamento. 18Al capo di migliaia porterai invece queste dieci forme di cacio. Informati della salute dei tuoi fratelli e prendi la loro paga. 19Saul con essi e tutto l'esercito di Israele sono nella valle del Terebinto a combattere contro i Filistei". 20Davide si alzò di buon mattino: lasciò il gregge alla cura di un guardiano, prese la roba e partì come gli aveva ordinato Iesse. Arrivò all'accampamento quando le truppe uscivano per schierarsi e lanciavano il grido di guerra. 21Si disposero in ordine Israele e i Filistei: schiera contro schiera. 22Davide si tolse il fardello e l'affidò al custode dei bagagli, poi corse tra le file e domandò ai suoi fratelli se stavano bene. 23Mentre egli parlava con loro, ecco il campione, chiamato Golia, il Filisteo di Gat, uscì dalle schiere filistee e tornò a dire le sue solite parole e Davide le intese. 24Tutti gli Israeliti, quando lo videro, fuggirono davanti a lui ed ebbero grande paura. 25Ora un Israelita disse: "Vedete quest'uomo che avanza? Viene a sfidare Israele. Chiunque lo abbatterà, il re lo colmerà di ricchezze, gli darà in moglie sua figlia ed esenterà la casa di suo padre da ogni gravame in Israele". 26Davide domandava agli uomini che stavano attorno a lui: "Che faranno dunque all'uomo che eliminerà questo Filisteo e farà cessare la vergogna da Israele? E chi è mai questo Filisteo non circonciso per insultare le schiere del Dio vivente?". 27Tutti gli rispondevano la stessa cosa: "Così e così si farà all'uomo che lo eliminerà". 28Lo sentì Eliab, suo fratello maggiore, mentre parlava con gli uomini, ed Eliab si irritò con Davide e gli disse: "Ma perché sei venuto giù e a chi hai lasciato quelle poche pecore nel deserto? Io conosco la tua boria e la malizia del tuo cuore: tu sei venuto per vedere la battaglia". 29Davide rispose: "Che ho dunque fatto? Non si può fare una domanda?". 30Si allontanò da lui, si rivolse a un altro e fece la stessa domanda e tutti gli diedero la stessa risposta. 31Sentendo le domande che faceva Davide, pensarono di riferirle a Saul e questi lo fece venire a sé. 32Davide disse a Saul: "Nessuno si perda d'animo a causa di costui. Il tuo servo andrà a combattere con questo Filisteo". 33Saul rispose a Davide: "Tu non puoi andare contro questo Filisteo a batterti con lui: tu sei un ragazzo e costui è uomo d'armi fin dalla sua giovinezza". 34Ma Davide disse a Saul: "Il tuo servo custodiva il gregge di suo padre e veniva talvolta un leone o un orso a portar via una pecora dal gregge. 35Allora lo inseguivo, lo abbattevo e strappavo la preda dalla sua bocca. Se si rivoltava contro di me, l'afferravo per le mascelle, l'abbattevo e lo uccidevo. 36Il tuo servo ha abbattuto il leone e l'orso. Codesto Filisteo non circonciso farà la stessa fine di quelli, perché ha insultato le schiere del Dio vivente". 37Davide aggiunse: "Il Signore che mi ha liberato dalle unghie del leone e dalle unghie dell'orso, mi libererà anche dalle mani di questo Filisteo". Saul rispose a Davide: "Ebbene va' e il Signore sia con te". 38Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e gli fece indossare la corazza. 39Poi Davide cinse la spada di lui sopra l'armatura, ma cercò invano di camminare, perché non aveva mai provato. Allora Davide disse a Saul: "Non posso camminare con tutto questo, perché non sono abituato". E Davide se ne liberò. 40Poi prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci dal torrente e li pose nel suo sacco da pastore che gli serviva da bisaccia; prese ancora in mano la fionda e mosse verso il Filisteo. 41Il Filisteo avanzava passo passo, avvicinandosi a Davide, mentre il suo scudiero lo precedeva. 42Il Filisteo scrutava Davide e, quando lo vide bene, ne ebbe disprezzo, perché era un ragazzo, fulvo di capelli e di bell'aspetto. 43Il Filisteo gridò verso Davide: "Sono io forse un cane, perché tu venga a me con un bastone?". E quel Filisteo maledisse Davide in nome dei suoi dèi. 44Poi il Filisteo gridò a Davide: "Fatti avanti e darò le tue carni agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche". 45Davide rispose al Filisteo: "Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l'asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere d'Israele, che tu hai insultato. 46In questo stesso giorno, il Signore ti farà cadere nelle mie mani. Io ti abbatterò e staccherò la testa dal tuo corpo e getterò i cadaveri dell'esercito filisteo agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche; tutta la terra saprà che vi è un Dio in Israele. 47Tutta questa moltitudine saprà che il Signore non salva per mezzo della spada o della lancia, perché il Signore è arbitro della lotta e vi metterà certo nelle nostre mani". 48Appena il Filisteo si mosse avvicinandosi incontro a Davide, questi corse prontamente al luogo del combattimento incontro al Filisteo. 49Davide cacciò la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte. La pietra s'infisse nella fronte di lui che cadde con la faccia a terra. 50Così Davide ebbe il sopravvento sul Filisteo con la fionda e con la pietra e lo colpì e uccise, benché Davide non avesse spada. 51Davide fece un salto e fu sopra il Filisteo, prese la sua spada, la sguainò e lo uccise, poi con quella gli tagliò la testa. I Filistei videro che il loro eroe era morto e si diedero alla fuga. 52Si levarono allora gli uomini d'Israele e di Giuda alzando il grido di guerra e inseguirono i Filistei fin presso Gat e fino alle porte di Ekron. I Filistei caddero e lasciarono i loro cadaveri lungo la via fino a Saaràim, fino a Gat e fino ad Ekron. 53Quando gli Israeliti furono di ritorno dall'inseguimento dei Filistei, saccheggiarono il loro campo. 54Davide prese la testa del Filisteo e la portò a Gerusalemme. Le armi di lui invece le pose nella sua tenda. 55Saul, mentre guardava Davide uscire incontro al Filisteo, aveva chiesto ad Abner capo delle milizie: "Abner, di chi è figlio questo giovane?". Rispose Abner: "Per la tua vita, o re, non lo so". 56Il re soggiunse: "Chiedi tu di chi sia figlio quel giovinetto". 57Quando Davide tornò dall'uccisione del Filisteo, Abner lo prese e lo condusse davanti a Saul mentre aveva ancora in mano la testa del Filisteo. 58Saul gli chiese: "Di chi sei figlio, giovane?". Rispose Davide: "Di Iesse il Betlemmita, tuo servo". 18 1Quando Davide ebbe finito di parlare con Saul, l'anima di Giònata s'era già talmente legata all'anima di Davide, che Giònata lo amò come se stesso. 2Saul in quel giorno lo prese con sé e non lo lasciò tornare a casa di suo padre. 3Giònata strinse con Davide un patto, perché lo amava come se stesso. 4Giònata si tolse il mantello che indossava e lo diede a Davide e vi aggiunse i suoi abiti, la sua spada, il suo arco e la cintura. 5Davide riusciva in tutti gli incarichi che Saul gli affidava, così che Saul lo pose al comando dei guerrieri ed era gradito a tutto il popolo e anche ai ministri di Saul. 6Al loro rientrare, mentre Davide tornava dall'uccisione del Filisteo, uscirono le donne da tutte le città d'Israele a cantare e a danzare incontro al re Saul, accompagnandosi con i timpani, con grida di gioia e con sistri. 7Le donne danzavano e cantavano alternandosi: "Saul ha ucciso i suoi mille, Davide i suoi diecimila". 8Saul ne fu molto irritato e gli parvero cattive quelle parole. Diceva: "Hanno dato a Davide diecimila, a me ne hanno dato mille. Non gli manca altro che il regno". 9Così da quel giorno in poi Saul si ingelosì di Davide. 10Il giorno dopo, un cattivo spirito sovrumano s'impossessò di Saul, il quale si mise a delirare in casa. Davide suonava la cetra come i giorni precedenti e Saul teneva in mano la lancia. 11Saul impugnò la lancia, pensando: "Inchioderò Davide al muro!". Ma Davide gli sfuggì davanti per due volte. 12Saul cominciò a sentir timore di fronte a Davide, perché il Signore era con lui, mentre si era ritirato da Saul. 13Saul lo allontanò da sé e lo fece capo di migliaia e Davide andava e veniva alla testa del suo gruppo. 14Davide riusciva in tutte le sue imprese, poiché il Signore era con lui. 15Saul, vedendo che riusciva proprio sempre, aveva timore di lui. 16Ma tutto Israele e Giuda amavano Davide, perché egli si muoveva alla loro testa. 17Ora Saul disse a Davide: "Ecco Merab, mia figlia maggiore. La dò in moglie a te. Tu dovrai essere il mio guerriero e combatterai le battaglie del Signore". Saul pensava: "Non sia contro di lui la mia mano, ma contro di lui sia la mano dei Filistei". 18Davide rispose a Saul: "Chi sono io e che importanza ha la famiglia di mio padre in Israele, perché io possa diventare genero del re?". 19Ma ecco, quando venne il tempo di dare Merab, figlia di Saul, a Davide, fu data invece in moglie ad Adriel di Mecola. 20Intanto Mikal, l'altra figlia di Saul, s'invaghì di Davide; ne riferirono a Saul e la cosa gli piacque. 21Saul diceva: "Gliela darò, ma sarà per lui una trappola e la mano dei Filistei cadrà su di lui". E Saul disse a Davide: "Oggi hai una seconda occasione per diventare mio genero". 22Quindi Saul ordinò ai suoi ministri: "Dite di nascosto a Davide: Ecco, tu piaci al re e i suoi ministri ti amano. Su, dunque, diventa genero del re". 23I ministri di Saul sussurrarono all'orecchio di Davide queste parole e Davide rispose: "Vi pare piccola cosa divenir genero del re? Io sono povero e uomo di bassa condizione". 24I ministri di Saul gli riferirono: "Davide ha risposto in questo modo". 25Allora Saul disse: "Riferite a Davide: Il re non pretende il prezzo nuziale, ma solo cento prepuzi di Filistei, perché sia fatta vendetta dei nemici del re". Saul pensava di far cadere Davide in mano ai Filistei. 26I ministri di lui riferirono a Davide queste parole e piacque a Davide tale condizione per diventare genero del re. Non erano ancora passati i giorni fissati, 27quando Davide si alzò, partì con i suoi uomini e uccise tra i Filistei duecento uomini. Davide riportò i loro prepuzi e li contò davanti al re per diventare genero del re. Saul gli diede in moglie la figlia Mikal. 28Saul si accorse che il Signore era con Davide e che Mikal figlia di Saul lo amava. 29Saul ebbe ancor più paura nei riguardi di Davide; Saul fu nemico di Davide per tutti i suoi giorni. 30I capi dei Filistei facevano sortite, ma Davide, ogni volta che uscivano, riportava successi maggiori di tutti i ministri di Saul e in tal modo si acquistò grande fama. 19 1Saul comunicò a Giònata suo figlio e ai suoi ministri di aver deciso di uccidere Davide. Ma Giònata figlio di Saul nutriva grande affetto per Davide. 2Giònata informò Davide dicendo: "Saul mio padre cerca di ucciderti. Sta' in guardia da domani all'alba, sta' fermo in un luogo nascosto e non farti vedere. 3Io uscirò e starò al fianco di mio padre nella campagna dove sarai tu e parlerò in tuo favore a mio padre. Vedrò ciò che succede e te lo farò sapere". 4Giònata parlò difatti a Saul suo padre in favore di Davide e gli disse: "Non si macchi il re contro il suo servo, contro Davide, che non si è macchiato contro di te, che anzi ti ha reso un servizio molto grande. 5Egli ha esposto la vita, quando sconfisse il Filisteo, e il Signore ha concesso una grande vittoria a tutto Israele. Hai visto e hai gioito. Dunque, perché pecchi contro un innocente, uccidendo Davide senza motivo?". 6Saul ascoltò la voce di Giònata e giurò: "Per la vita del Signore, non morirà!". 7Giònata chiamò Davide e gli riferì questo colloquio. Poi Giònata introdusse presso Saul Davide, che rimase al suo seguito come prima. 8La guerra si riaccese e Davide uscì a combattere i Filistei e inflisse loro una grande sconfitta, sicché si dettero alla fuga davanti a lui. 9Ma un sovrumano spirito cattivo si impadronì di Saul. Egli stava in casa e teneva in mano la lancia, mentre Davide suonava la cetra. 10Saul tentò di colpire Davide con la lancia contro il muro. Ma Davide si scansò da Saul, che infisse la lancia nel muro. Davide fuggì e quella notte fu salvo. 11Saul mandò messaggeri alla casa di Davide per sorvegliarlo e ucciderlo il mattino dopo. Mikal moglie di Davide lo avvertì dicendo: "Se non metti al sicuro la tua vita questa notte, domani sarai ucciso". 12Mikal calò Davide dalla finestra e quegli partì di corsa e si mise in salvo. 13Mikal prese allora i terafim e li pose presso il letto. Mise dalla parte del capo un tessuto di pelo di capra e coprì il letto con una coltre. 14Saul mandò dunque messaggeri a prendere Davide ma essa disse: "È malato". 15Saul rimandò i messaggeri a vedere Davide con questo ordine: "Portatelo qui da me nel suo letto, perché lo faccia morire". 16Tornarono i messaggeri ed ecco presso il letto c'erano i terafim e il tessuto di pelo di capra dalla parte del capo. 17Saul disse a Mikal: "Perché mi hai ingannato a questo modo e hai fatto fuggire il mio nemico, perché si mettesse in salvo?". Rispose Mikal a Saul: "Egli mi ha detto: Lasciami fuggire, altrimenti ti uccido". 18Davide dunque fuggì e si mise in salvo. Andò da Samuele in Rama e gli narrò quanto gli aveva fatto Saul; poi Davide e Samuele andarono ad abitare a Naiot. 19La cosa fu riferita a Saul: "Ecco, Davide sta a Naiot presso Rama". 20Allora Saul spedì messaggeri a catturare Davide, ma quando videro profetare la comunità dei profeti, mentre Samuele stava in piedi alla loro testa, lo spirito di Dio investì i messaggeri di Saul e anch'essi fecero i profeti. 21Annunziarono a Saul questa cosa ed egli spedì altri messaggeri, ma anch'essi fecero i profeti. Saul mandò di nuovo messaggeri per la terza volta, ma anch'essi fecero i profeti. 22Allora venne egli stesso a Rama e si portò alla grande cisterna che si trova a Secu e domandò: "C'è qui forse Samuele con Davide?". Gli risposero: "Eccoli: sono a Naiot di Rama". 23Egli si incamminò verso Naiot di Rama, ma cadde anche su di lui lo spirito di Dio e andava avanti facendo il profeta finché giunse a Naiot di Rama. 24Anch'egli si tolse gli abiti e continuò a fare il profeta davanti a Samuele; poi crollò e restò nudo tutto quel giorno e tutta la notte. Da qui è venuto il detto: "Anche Saul è tra i profeti?". 20 1Davide lasciò di nascosto Naiot di Rama, si recò da Giònata e gli disse: "Che ho fatto, che delitto ho commesso, che colpa ho avuto nei riguardi di tuo padre, perché attenti così alla mia vita?". 2Rispose: "Non sia mai. Non morirai. Vedi, mio padre non fa nulla di grande o di piccolo senza confidarmelo. Perché mi avrebbe nascosto questa cosa? Non è possibile!". 3Ma Davide giurò ancora: "Tuo padre sa benissimo che ho trovato grazia ai tuoi occhi e dice: Giònata non deve sapere questa cosa perché si angustierebbe. Ma, per la vita del Signore e per la tua vita, c'è un sol passo tra me e la morte". 4Giònata disse: "Che cosa desideri che io faccia per te?". 5Rispose Davide: "Domani è la luna nuova e io dovrei sedere a tavola con il re. Ma tu mi lascerai partire e io resterò nascosto nella campagna fino alla terza sera. 6Se tuo padre mi cercherà, dirai: Davide mi ha chiesto di lasciarlo andare in fretta a Betlemme sua città perché vi si celebra il sacrificio annuale per tutta la famiglia. 7Se dirà: Va bene, allora il tuo servo può stare in pace. Se invece andrà in collera, sii certo che è stato deciso il peggio da parte sua. 8Mostra la tua bontà verso il tuo servo, perché hai voluto legare a te il tuo servo con un patto del Signore: se ho qualche colpa, uccidimi tu; ma per qual motivo dovresti condurmi da tuo padre?". 9Giònata rispose: "Lungi da te! Se certo io sapessi che da parte di mio padre è stata decisa una cattiva sorte per te, non te lo farei forse sapere?". 10Davide disse a Giònata: "Chi mi avvertirà se tuo padre ti risponde duramente?". 11Giònata rispose a Davide: "Vieni, andiamo in campagna". Uscirono tutti e due nei campi. 12Allora Giònata disse a Davide: "Per il Signore, Dio d'Israele, domani o il terzo giorno a quest'ora indagherò le intenzioni di mio padre. Se saranno favorevoli a Davide e io non manderò subito a riferirlo al tuo orecchio, 13tanto faccia il Signore a Giònata e ancora di peggio. Se invece sembrerà bene a mio padre decidere il peggio a tuo riguardo, io te lo confiderò e ti farò partire. Tu andrai tranquillo e il Signore sarà con te come è stato con mio padre. 14Fin quando sarò in vita, usa verso di me la benevolenza del Signore. Se sarò morto, 15non ritirare mai la tua benevolenza dalla mia casa; quando il Signore avrà sterminato dalla terra ogni uomo nemico di Davide, 16non sia eliminato il nome di Giònata dalla casa di Davide: il Signore ne chiederà conto ai nemici di Davide". 17Giònata volle ancor giurare a Davide, perché gli voleva bene e lo amava come se stesso. 18Giònata disse a Davide: "Domani è la luna nuova e la tua assenza sarà notata perché si guarderà al tuo posto. 19Aspetterai il terzo giorno, poi scenderai in fretta e ti recherai al luogo dove ti sei nascosto il giorno di quel fatto e resterai presso quella collinetta. 20Io tirerò tre frecce da quella parte, come se tirassi al bersaglio per mio conto. 21Poi manderò il ragazzo gridando: Va' a cercare le frecce! Se dirò al ragazzo: Guarda, le frecce sono più in qua da dove ti trovi, prendile!, allora vieni, perché tutto va bene per te; per la vita del Signore, non ci sarà niente di grave. 22Se invece dirò al giovane: Guarda, le frecce sono più avanti di dove ti trovi!, allora va' perché il Signore ti fa partire. 23Riguardo alle parole che abbiamo detto io e tu, ecco è testimonio il Signore tra me e te per sempre". 24Davide dunque si nascose nel campo. Arrivò la luna nuova e il re sedette a tavola per mangiare. 25Il re sedette come al solito sul sedile contro il muro; Giònata stette di fronte, Abner si sedette al fianco del re e il posto di Davide rimase vuoto. 26Ma Saul non disse nulla quel giorno, perché pensava: "Gli sarà successo un inconveniente: non sarà mondo. Certo, non è mondo". 27Ed ecco l'indomani, il secondo giorno della luna nuova, il posto di Davide era ancora vuoto. Saul disse allora a Giònata suo figlio: "Perché il figlio di Iesse non è venuto a tavola né ieri né oggi?". 28Giònata rispose a Saul: "Davide mi ha chiesto con insistenza di lasciarlo andare a Betlemme. 29Mi ha detto: Lasciami andare, perché abbiamo in città il sacrificio di famiglia e mio fratello me ne ha fatto un obbligo. Se dunque ho trovato grazia ai tuoi occhi, lasciami libero, perché possa vedere i miei fratelli. Per questo non è venuto alla tavola del re". 30Saul si adirò molto con Giònata e gli gridò: "Figlio d'una donna perduta, non so io forse che tu prendi le parti del figlio di Iesse, a tua vergogna e a vergogna della nudità di tua madre? 31Perché fino a quando vivrà il figlio di Iesse sulla terra, non avrai sicurezza né tu né il tuo regno. Manda dunque a prenderlo e conducilo qui da me, perché deve morire". 32Rispose Giònata a Saul suo padre: "Perché deve morire? Che ha fatto?". 33Saul afferrò la lancia contro di lui per colpirlo e Giònata capì che l'uccisione di Davide era cosa ormai decisa da parte di suo padre. 34Giònata si alzò dalla tavola acceso d'ira e non volle prendere cibo in quel secondo giorno della luna nuova. Era rattristato per riguardo a Davide perché suo padre ne violava i diritti. 35Il mattino dopo Giònata uscì in campagna, per dare le indicazioni a Davide. Era con lui un ragazzo ancora piccolo. 36Egli disse al ragazzo: "Corri a cercare le frecce che io tirerò". Il ragazzo corse ed egli tirò la freccia più avanti di lui. 37Il ragazzo corse fino al luogo dov'era la freccia che Giònata aveva tirata e Giònata gridò al ragazzo: "La freccia non è forse più avanti di te?". 38Giònata gridò ancora al ragazzo: "Corri svelto e non fermarti!". Il ragazzo di Giònata raccolse le frecce e le portò al suo padrone. 39Il ragazzo non aveva capito niente; soltanto Giònata e Davide sapevano la cosa. 40Allora diede le armi al ragazzo che era con lui e gli disse: "Va' e riportale in città". 41Partito il ragazzo, Davide si mosse da dietro la collinetta, cadde con la faccia a terra e si prostrò tre volte, poi si baciarono l'un l'altro e piansero l'uno insieme all'altro, finché per Davide si fece tardi. 42Allora Giònata disse a Davide: "Va' in pace, ora che noi due abbiamo giurato nel nome del Signore: il Signore sia con me e con te, con la mia discendenza e con la tua discendenza per sempre". 21 1Davide si alzò e partì e Giònata tornò in città. 2Davide si recò a Nob dal sacerdote Achimelech. Achimelech, turbato, andò incontro a Davide e gli disse: "Perché sei solo e non c'è nessuno con te?". 3Rispose Davide al sacerdote Achimelech: "Il re mi ha ordinato e mi ha detto: Nessuno sappia niente di questa cosa per la quale ti mando e di cui ti ho dato incarico. Ai miei uomini ho dato appuntamento al tal posto. 4Ora però se hai a disposizione cinque pani, dammeli, o altra cosa che si possa trovare". 5Il sacerdote rispose a Davide: "Non ho sottomano pani comuni, ho solo pani sacri: se i tuoi giovani si sono almeno astenuti dalle donne, potete mangiarne". 6Rispose Davide al sacerdote: "Ma certo! Dalle donne ci siamo astenuti da tre giorni. Come sempre quando mi metto in viaggio, i giovani sono mondi, sebbene si tratti d'un viaggio profano; tanto più oggi essi sono mondi". 7Il sacerdote gli diede il pane sacro, perché non c'era là altro pane che quello dell'offerta, ritirato dalla presenza del Signore, per essere sostituito con pane fresco nel giorno in cui si toglie. 8Ma era là in quel giorno uno dei ministri di Saul, trattenuto presso il Signore, di nome Doeg, Idumeo, capo dei pastori di Saul. 9Davide disse ad Achimelech: "Non hai per caso sottomano una lancia o una spada? Io non ho preso con me né la lancia né altra arma, perché l'incarico del re era urgente". 10Il sacerdote rispose: "Guarda, c'è la spada di Golia, il Filisteo che tu hai ucciso nella valle del Terebinto; è là dietro l'efod, avvolta in un manto. Se vuoi, portala via, prendila, perché qui non c'è altra spada che questa". Rispose Davide: "Non ce n'è una migliore; dammela". 11Quel giorno Davide si alzò e si allontanò da Saul e giunse da Achis, re di Gat. 12I ministri di Achis gli dissero: "Non è costui Davide, il re del paese? Non cantavano in coro in onore di lui: Ha ucciso Saul i suoi mille e Davide i suoi diecimila?". 13Davide si preoccupò di queste parole e temette molto Achis re di Gat. 14Allora cominciò a fare il pazzo ai loro occhi, a fare il folle tra le loro mani; tracciava segni sui battenti delle porte e lasciava colare la saliva sulla barba. 15Achis disse ai ministri: "Ecco, vedete anche voi che è un pazzo. Perché lo avete condotto da me? Non ho abbastanza pazzi io perché mi conduciate anche costui per fare il folle davanti a me? Dovrebbe entrare in casa mia un uomo simile?". 22 1Davide partì di là e si rifugiò nella grotta di Adullàm. Lo seppero i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre e scesero là. 2Si radunarono allora con lui quanti erano in strettezze, quelli che avevano debiti e tutti gli scontenti, ed egli diventò loro capo. Stettero così con lui circa quattrocento uomini. 3Davide partì di là e andò a Mizpa di Moab e disse al re di Moab: "Permetti che restino con voi mio padre e mia madre, finché sappia che cosa Dio vuol fare di me". 4Li presentò al re di Moab e rimasero con lui finché Davide rimase nel rifugio. 5Il profeta Gad disse a Davide: "Non restare più in questo rifugio. Parti e va' nel paese di Giuda". Davide partì e andò nella foresta di Cheret. 6Saul venne a sapere che era stato avvistato Davide con gli uomini che erano con lui. Saul era seduto in Gàbaa, sotto il tamarisco sull'altura, con la lancia in mano e i ministri intorno. 7Saul disse allora ai ministri che gli stavano intorno: "Ascoltate, voi Beniaminiti, voi tutti che siete qui. Forse il figlio di Iesse darà a tutti voi campi e vigne, vi farà capi di migliaia e capi di centinaia, 8perché voi tutti siate d'accordo contro di me? Nessuno mi avverte dell'alleanza di mio figlio con il figlio di Iesse, nessuno di voi si interessa di me e nessuno mi confida che mio figlio ha sollevato il mio servo contro di me per ordire insidie, come avviene oggi". 9Rispose Doeg l'Idumeo, che stava con i ministri di Saul: "Ho visto il figlio di Iesse quando venne a Nob da Achimelech figlio di Achitub 10e costui ha consultato il Signore per lui, gli ha dato da mangiare e gli ha consegnato la spada di Golia il Filisteo". 11Il re subito convocò il sacerdote Achimelech figlio di Achitub e tutti i sacerdoti della casa di suo padre che erano in Nob ed essi vennero tutti dal re. 12Disse Saul: "Ascolta, figlio di Achitub". Rispose: "Eccomi, signor mio". 13Saul gli disse: "Perché vi siete accordati contro di me, tu e il figlio di Iesse, dal momento che gli hai fornito pane e spada e hai consultato l'oracolo di Dio per lui, allo scopo di sollevarmi oggi un nemico?". 14Achimelech rispose al re: "E chi è come Davide tra tutti i ministri del re? È fedele, è genero del re, capo della tua guardia e onorato in casa tua. 15È forse oggi la prima volta che consulto Dio per lui? Lungi da me! Non getti il re questa colpa sul suo servo né su tutta la casa di mio padre, poiché il tuo servo non sapeva di questa faccenda cosa alcuna, né piccola né grande". 16Ma il re disse: "Devi morire, Achimelech, tu e tutta la casa di tuo padre". 17Il re disse ai corrieri che stavano attorno a lui: "Accostatevi e mettete a morte i sacerdoti del Signore, perché hanno prestato mano a Davide e non mi hanno avvertito pur sapendo che egli fuggiva". Ma i ministri del re non vollero stendere le mani per colpire i sacerdoti del Signore. 18Allora il re disse a Doeg: "Accostati tu e colpisci i sacerdoti". Doeg l'Idumeo si fece avanti e colpì di sua mano i sacerdoti e uccise in quel giorno ottantacinque uomini che portavano l'efod di lino. 19Saul passò a fil di spada Nob, la città dei sacerdoti: uomini e donne, fanciulli e lattanti; anche buoi, asini e pecore passò a fil di spada. 20Scampò un figlio di Achimelech, figlio di Achitub, che si chiamava Ebiatar, il quale fuggì presso Davide. 21Ebiatar narrò a Davide che Saul aveva trucidato i sacerdoti del Signore. 22Davide rispose ad Ebiatar: "Quel giorno sapevo, data la presenza di Doeg l'Idumeo, che avrebbe riferito tutto a Saul. Io devo rispondere di tutte le vite della casa di tuo padre. 23Rimani con me e non temere: chiunque vorrà la tua vita, vorrà la mia, perché tu starai presso di me come un deposito da custodire". 23 1Riferirono a Davide: "Ecco i Filistei assediano Keila e saccheggiano le aie". 2Davide consultò il Signore chiedendo: "Devo andare? Riuscirò a battere questi Filistei?". Rispose il Signore: "Va' perché sconfiggerai i Filistei e libererai Keila". 3Ma gli uomini di Davide gli dissero: "Ecco, noi abbiamo già da temere qui in Giuda, tanto più se andremo a Keila contro le forze dei Filistei". 4Davide consultò di nuovo il Signore e il Signore gli rispose: "Muoviti e scendi a Keila, perché io metterò i Filistei nelle tue mani". 5Davide con i suoi uomini scese a Keila, assalì i Filistei, portò via il loro bestiame e inflisse loro una grande sconfitta. Così Davide liberò gli abitanti di Keila. 6Quando Ebiatar figlio di Achimelech si era rifugiato presso Davide, l'efod era nelle sue mani e con quello era sceso a Keila. 7Fu riferito a Saul che Davide era giunto a Keila e Saul disse: "Dio l'ha messo nelle mie mani, perché si è messo in una trappola venendo in una città con porte e sbarre". 8Saul chiamò tutto il popolo alle armi per scendere a Keila e assediare Davide e i suoi uomini. 9Quando Davide seppe che Saul veniva contro di lui macchinando disegni iniqui, disse al sacerdote Ebiatar: "Porta qui l'efod". 10Davide disse: "Signore, Dio d'Israele, il tuo servo ha sentito dire che Saul cerca di venire contro Keila e di distruggere la città per causa mia. 11Mi metteranno nelle sue mani i cittadini di Keila? Scenderà Saul, come ha saputo il tuo servo? Signore, Dio d'Israele, fallo sapere al tuo servo". Il Signore rispose: "Scenderà". 12Davide aggiunse: "I cittadini di Keila mi consegneranno nelle mani di Saul con i miei uomini?". Il Signore rispose: "Ti consegneranno". 13Davide si alzò e uscì da Keila con la truppa, circa seicento uomini, e andò vagando senza mèta. Fu riferito a Saul che Davide era fuggito da Keila ed egli rinunziò all'azione. 14Davide andò a dimorare nel deserto in luoghi impervii, in zona montuosa, nel deserto di Zif e Saul lo ricercava sempre; ma Dio non lo mise mai nelle sue mani. 15Davide sapeva che Saul era uscito a cercare la sua vita. Intanto Davide stava nel deserto di Zif, a Corsa. 16Allora Giònata figlio di Saul si alzò e andò da Davide a Corsa e ne rinvigorì il coraggio in Dio. 17Poi gli disse: "Non temere: la mano di Saul mio padre non potrà raggiungerti e tu regnerai su Israele mentre io sarò a te secondo. Anche Saul mio padre lo sa bene". 18Essi strinsero un patto davanti al Signore. Davide rimase a Corsa e Gionata tornò a casa. 19Ma alcuni uomini di Zif vennero a Gàbaa da Saul per dirgli: "Non sai che Davide è nascosto presso di noi fra i dirupi? 20Ora, atteso il tuo desiderio di scendere, o re, scendi e sapremo metterlo nelle mani del re". 21Rispose Saul: "Benedetti voi nel nome del Signore, perché vi siete presi a cuore la mia causa. 22Andate dunque, informatevi ancora, accertatevi bene del luogo dove muove i suoi passi e chi lo ha visto là, perché mi hanno detto che egli è molto astuto. 23Cercate di conoscere tutti i nascondigli nei quali si rifugia e tornate a me con la conferma. Allora verrò con voi e, se sarà nel paese, lo ricercherò in tutti i villaggi di Giuda". 24Si alzarono e tornarono a Zif precedendo Saul. Davide e i suoi uomini erano nel deserto di Maon, nell'Araba a meridione della steppa. 25Saul andò con i suoi uomini per ricercarlo. Ma la cosa fu riferita a Davide, il quale scese presso la rupe, rimanendo nel deserto di Maon. Lo seppe Saul e seguì le tracce di Davide nel deserto di Maon. 26Saul procedeva sul fianco del monte da una parte e Davide e i suoi uomini sul fianco del monte dall'altra parte. Davide cercava in ogni modo di sfuggire a Saul e Saul e i suoi uomini accerchiavano Davide e i suoi uomini per prenderli. 27Ma arrivò un messaggero a dire a Saul: "Vieni in fretta, perché i Filistei hanno invaso il paese". 28Allora Saul cessò di inseguire Davide e andò contro i Filistei. Per questo chiamarono quel luogo: Rupe della separazione. 24 1Davide da quel luogo salì ad abitare nel deserto di Engàddi. 2Quando Saul tornò dall'azione contro i Filistei, gli riferirono: "Ecco, Davide è nel deserto di Engàddi". 3Saul scelse tremila uomini valenti in tutto Israele e partì alla ricerca di Davide di fronte alle Rocce dei caprioli. 4Arrivò ai recinti dei greggi lungo la strada, ove c'era una caverna. Saul vi entrò per un bisogno naturale, mentre Davide e i suoi uomini se ne stavano in fondo alla caverna. 5Gli uomini di Davide gli dissero: "Ecco il giorno in cui il Signore ti dice: Vedi, metto nelle tue mani il tuo nemico, trattalo come vuoi". Davide si alzò e tagliò un lembo del mantello di Saul, senza farsene accorgere. 6Ma ecco, dopo aver fatto questo, Davide si sentì battere il cuore per aver tagliato un lembo del mantello di Saul. 7Poi disse ai suoi uomini: "Mi guardi il Signore dal fare simile cosa al mio signore, al consacrato del Signore, dallo stendere la mano su di lui, perché è il consacrato del Signore". 8Davide dissuase con parole severe i suoi uomini e non permise che si avventassero contro Saul. Saul uscì dalla caverna e tornò sulla via. 9Dopo questo fatto, Davide si alzò, uscì dalla grotta e gridò a Saul: "O re, mio signore"; Saul si voltò indietro e Davide si inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò. 10Davide continuò rivolgendosi a Saul: "Perché ascolti la voce di chi dice: Ecco Davide cerca la tua rovina? 11Ecco, in questo giorno i tuoi occhi hanno visto che il Signore ti aveva messo oggi nelle mie mani nella caverna. Mi fu suggerito di ucciderti, ma io ho avuto pietà di te e ho detto: Non stenderò la mano sul mio signore, perché egli è il consacrato del Signore. 12Guarda, padre mio, il lembo del tuo mantello nella mia mano: quando ho staccato questo lembo dal tuo mantello nella caverna, vedi che non ti ho ucciso. Riconosci dunque e vedi che non c'è in me alcun disegno iniquo né ribellione, né ho peccato contro di te; invece tu vai insidiando la mia vita per sopprimerla. 13Sia giudice il Signore tra me e te e mi faccia giustizia il Signore nei tuoi confronti, poiché la mia mano non si stenderà su di te. 14Come dice il proverbio antico: Dagli empi esce l'empietà e la mia mano non sarà contro di te. 15Contro chi è uscito il re d'Israele? Chi insegui? Un cane morto, una pulce. 16Il Signore sia arbitro e giudice tra me e te, veda e giudichi la mia causa e mi faccia giustizia di fronte a te". 17Quando Davide ebbe finito di pronunziare verso Saul queste parole, Saul disse: "È questa la tua voce, Davide figlio mio?". Saul alzò la voce e pianse. 18Poi continuò verso Davide: "Tu sei stato più giusto di me, perché mi hai reso il bene, mentre io ti ho reso il male. 19Oggi mi hai dimostrato che agisci bene con me, che il Signore mi aveva messo nelle tue mani e tu non mi hai ucciso. 20Quando mai uno trova il suo nemico e lo lascia andare per la sua strada in pace? Il Signore ti renda felicità per quanto hai fatto a me oggi. 21Or ecco sono persuaso che, certo, regnerai e che sarà saldo nelle tue mani il regno d'Israele. 22Ma tu giurami ora per il Signore che non sopprimerai dopo di me la mia discendenza e non cancellerai il mio nome dalla casa di mio padre". 23Davide giurò a Saul. Saul tornò a casa, mentre Davide con i suoi uomini salì al rifugio. 25 1Samuele morì, e tutto Israele si radunò e lo pianse. Lo seppellirono presso la sua casa in Rama. Davide si alzò e scese al deserto di Paran. 2Vi era in Maon un uomo che possedeva beni a Carmel; costui era molto ricco, aveva un gregge di tremila pecore e mille capre e si trovava a Carmel per tosare il gregge. 3Quest'uomo si chiamava Nabal e sua moglie Abigail. La donna era di buon senso e di bell'aspetto, ma il marito era brutale e cattivo; era un Calebita. 4Davide nel deserto sentì che Nabal era alla tosatura del gregge. 5Allora Davide inviò dieci giovani; Davide disse a questi giovani: "Salite a Carmel, andate da Nabal e chiedetegli a mio nome se sta bene. 6Voi direte così a mio fratello: Pace a te e pace alla tua casa e pace a quanto ti appartiene! 7Ho sentito appunto che stanno tosando le tue pecore. Ebbene, quando i tuoi pastori sono stati con noi, non li abbiamo molestati e niente delle loro cose ha subito danno finché sono stati a Carmel. 8Interroga i tuoi uomini e ti informeranno. Questi giovani trovino grazia ai tuoi occhi, perché siamo giunti in un giorno lieto. Da', ti prego, quanto puoi dare ai tuoi servi e al tuo figlio Davide". 9Gli uomini di Davide andarono e fecero a Nabal tutto quel discorso a nome di Davide e attesero. 10Ma Nabal rispose ai servi di Davide: "Chi è Davide e chi è il figlio di Iesse? Oggi sono troppi i servi che scappano dai loro padroni. 11Devo prendere il pane, l'acqua e la carne che ho preparato per i tosatori e darli a gente che non so da dove venga?". 12Gli uomini di Davide rifecero la strada, tornarono indietro e gli riferirono tutto questo discorso. 13Allora Davide disse ai suoi uomini: "Cingete tutti la spada!". Tutti cinsero la spada e Davide cinse la sua e partirono dietro Davide circa quattrocento uomini. Duecento rimasero a guardia dei bagagli. 14Ma Abigail, la moglie di Nabal, fu avvertita da uno dei servi, che le disse: "Ecco Davide ha inviato messaggeri dal deserto per salutare il nostro padrone, ma egli ha inveito contro di essi. 15Veramente questi uomini sono stati molto buoni con noi; non ci hanno molestati e non ci è venuto a mancare niente finché siamo stati con loro, quando eravamo in campagna. 16Sono stati per noi come un muro di difesa di notte e di giorno, finché siamo stati con loro a pascolare il gregge. 17Sappilo dunque e vedi ciò che devi fare, perché pende qualche guaio sul nostro padrone e su tutta la sua casa. Egli poi è troppo cattivo e non gli si può dire una parola". 18Abigail allora prese in fretta duecento pani, due otri di vino, cinque arieti preparati, cinque misure di grano tostato, cento grappoli di uva passa e duecento schiacciate di fichi secchi e li caricò sugli asini. 19Poi disse ai servi: "Precedetemi, io vi seguirò". Ma non disse nulla al marito Nabal. 20Ora, mentre essa sul dorso di un asino scendeva lungo un sentiero nascosto della montagna, Davide e i suoi uomini scendevano di fronte a lei ed essa s'incontrò con loro. 21Davide andava dicendo: "Ho dunque custodito invano tutto ciò che appartiene a costui nel deserto; niente fu danneggiato di ciò che gli appartiene ed egli mi rende male per bene. 22Tanto faccia Dio ai nemici di Davide e ancora peggio, se di tutti i suoi io lascerò sopravvivere fino al mattino un solo maschio!". 23Appena Abigail vide Davide, smontò in fretta dall'asino, cadde con la faccia davanti a Davide e si prostrò a terra. 24Cadde ai suoi piedi e disse: "Sono io colpevole, mio signore. Lascia che parli la tua schiava al tuo orecchio e tu dègnati di ascoltare le parole della tua schiava. 25Non faccia caso il mio signore di quell'uomo cattivo che è Nabal, perché egli è come il suo nome: stolto si chiama e stoltezza è in lui; io tua schiava non avevo visto i tuoi giovani, o mio signore, che avevi mandato. 26Ora, mio signore, per la vita del Signore e per la tua vita, poiché il Signore ti ha impedito di venire al sangue e farti giustizia con la tua mano, siano appunto come Nabal i tuoi nemici e coloro che cercano di fare il male al mio signore. 27Quanto a questo dono che la tua schiava porta al mio signore, fa' che sia dato agli uomini che seguono i tuoi passi, mio signore. 28Perdona la colpa della tua schiava. Certo il Signore concederà a te, mio signore, una casa duratura, perché il mio signore combatte le battaglie del Signore, né si troverà alcun male in te per tutti i giorni della tua vita. 29Se qualcuno insorgerà a perseguitarti e a cercare la tua vita, la tua anima, o mio signore, sarà conservata nello scrigno della vita presso il Signore tuo Dio, mentre l'anima dei tuoi nemici Egli la scaglierà come dal cavo della fionda. 30Certo, quando il Signore ti avrà concesso tutto il bene che ha detto a tuo riguardo e ti avrà costituito capo d'Israele, 31non sia di angoscia o di rimorso al tuo cuore questa cosa: l'aver versato invano il sangue e l'aver fatto giustizia con la tua mano, mio signore. Il Signore ti farà prosperare, mio signore, ma tu vorrai ricordarti della tua schiava". 32Davide esclamò rivolto ad Abigail: "Benedetto il Signore, Dio d'Israele, che ti ha mandato oggi incontro a me. 33Benedetto il tuo senno e benedetta tu che mi hai impedito oggi di venire al sangue e di fare giustizia da me. 34Viva sempre il Signore, Dio d'Israele, che mi ha impedito di farti il male; perché se non fossi venuta in fretta incontro a me, non sarebbe rimasto a Nabal allo spuntar del giorno un solo maschio". 35Davide prese poi dalle mani di lei quanto gli aveva portato e le disse: "Torna a casa in pace. Vedi: ho ascoltato la tua voce e ho rasserenato il tuo volto". 36Abigail tornò da Nabal: questi teneva in casa un banchetto come un banchetto da re. Il suo cuore era allegro ed egli era ubriaco fradicio. Essa non gli disse né tanto né poco fino allo spuntar del giorno. 37Il mattino dopo, quando Nabal ebbe smaltito il vino, la moglie gli narrò la faccenda; il cuore gli si tramortì nel petto ed egli rimase come una pietra. 38Dieci giorni dopo il Signore colpì Nabal ed egli morì. 39Quando Davide sentì che Nabal era morto, esclamò: "Benedetto il Signore che ha fatto giustizia dell'ingiuria che ho ricevuto da Nabal; ha trattenuto il suo servo dal male e ha rivolto sul capo di Nabal la sua iniquità". Poi Davide mandò messaggeri e annunziò ad Abigail che voleva prenderla in moglie. 40I servi di Davide andarono a Carmel e le dissero: "Davide ci ha mandati a prenderti perché tu sia sua moglie". 41Essa si alzò, si prostrò con la faccia a terra e disse: "Ecco, la tua schiava sarà come una schiava per lavare i piedi ai servi del mio signore". 42Abigail si preparò in fretta poi salì su un asino e, seguita dalle sue cinque giovani ancelle, tenne dietro ai messaggeri di Davide e divenne sua moglie. 43Davide aveva preso anche Achinoàm da Izreèl e furono tutte e due sue mogli. 44Saul aveva dato Mikal sua figlia, già moglie di Davide, a Palti figlio di Lais, che abitava in Gallìm. 26 1Gli abitanti di Zif si recarono da Saul in Gàbaa e gli dissero: "Non è forse Davide nascosto sull'altura di Cachilà, di fronte al deserto?". 2Saul si mosse e scese al deserto di Zif conducendo con sé tremila uomini scelti di Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif. 3Saul si accampò sull'altura di Cachilà di fronte al deserto presso la strada mentre Davide si trovava nel deserto. Quando si accorse che Saul lo inseguiva nel deserto, 4Davide mandò alcune spie ed ebbe conferma che Saul era arrivato davvero. 5Allora Davide si alzò e venne al luogo dove era giunto Saul; là Davide notò il posto dove dormivano Saul e Abner figlio di Ner, capo dell'esercito di lui. Saul riposava tra i carriaggi e la truppa era accampata all'intorno. 6Davide si rivolse ad Achimelech, l'Hittita e ad Abisài, figlio di Zeruià, fratello di Ioab, dicendo: "Chi vuol scendere con me da Saul nell'accampamento?". Rispose Abisài: "Scenderò io con te". 7Davide e Abisài scesero tra quella gente di notte ed ecco Saul giaceva nel sonno tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra a capo del suo giaciglio mentre Abner con la truppa dormiva all'intorno. 8Abisài disse a Davide: "Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io l'inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerò il secondo". 9Ma Davide disse ad Abisài: "Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?". 10Davide soggiunse: "Per la vita del Signore, solo il Signore lo toglierà di mezzo o perché arriverà il suo giorno e morirà o perché scenderà in battaglia e sarà ucciso. 11Il Signore mi guardi dallo stendere la mano sul consacrato del Signore! Ora prendi la lancia che sta a capo del suo giaciglio e la brocca dell'acqua e andiamocene". 12Così Davide portò via la lancia e la brocca dell'acqua che era dalla parte del capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore. 13Davide passò dall'altro lato e si fermò lontano sulla cima del monte; vi era grande spazio tra di loro. 14Allora Davide gridò alla truppa e ad Abner, figlio di Ner: "Non risponderai, Abner?". Abner rispose: "Chi sei tu che gridi verso il re?". 15Davide rispose ad Abner: "Non sei un uomo tu? E chi è come te in Israele? E perché non hai fatto guardia al re tuo signore? È venuto infatti uno del popolo per uccidere il re tuo signore. 16Non hai fatto certo una bella cosa. Per la vita del Signore, siete degni di morte voi che non avete fatto guardia al vostro signore, all'unto del Signore. E ora guarda dov'è la lancia del re e la brocca che era presso il suo capo". 17Saul riconobbe la voce di Davide e gridò: "È questa la tua voce, Davide, figlio mio?". Rispose Davide: "È la mia voce, o re mio signore". 18Aggiunse: "Perché il mio signore perseguita il suo servo? Che ho fatto? Che male si trova in me? 19Ascolti dunque il re mio signore la parola del suo servo: se il Signore ti eccita contro di me, voglia accettare il profumo di un'offerta. Ma se sono gli uomini, siano maledetti davanti al Signore, perché oggi mi scacciano lontano, impedendomi di partecipare all'eredità del Signore. È come se dicessero: Va' a servire altri dei. 20Almeno non sia versato sulla terra il mio sangue lontano dal Signore, ora che il re d'Israele è uscito in campo per ricercare una pulce, come si insegue una pernice sui monti". 21Il re rispose: "Ho peccato, ritorna, Davide figlio mio. Non ti farò più del male, perché la mia vita oggi è stata tanto preziosa ai tuoi occhi. Ho agito da sciocco e mi sono molto, molto ingannato". 22Rispose Davide: "Ecco la lancia del re, passi qui uno degli uomini e la prenda! 23Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore. 24Ed ecco, come è stata preziosa oggi la tua vita ai miei occhi, così sia preziosa la mia vita agli occhi del Signore ed egli mi liberi da ogni angoscia". 25Saul rispose a Davide: "Benedetto tu sia, Davide figlio mio. Certo saprai fare e riuscirai in tutto". Davide andò per la sua strada e Saul tornò alla sua dimora. 27 1Davide pensò: "Certo un giorno o l'altro perirò per mano di Saul. Non ho miglior via d'uscita che cercare scampo nel paese dei Filistei; Saul rinunzierà a ricercarmi in tutto il territorio d'Israele e sfuggirò dalle sue mani". 2Così Davide si mosse e si portò, con i seicento uomini che aveva con sé, presso Achis, figlio di Moach, re di Gat. 3Davide rimase presso Achis in Gat, lui e i suoi uomini, ciascuno con la famiglia; Davide con le due mogli, Achinoàm di Izreèl e Abigail, già moglie di Nabal da Carmel. 4Fu riferito a Saul che Davide si era rifugiato in Gat e non lo cercò più. 5Davide disse ad Achis: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mi sia concesso un luogo in una città del tuo territorio dove io possa abitare. Perché dovrà stare il tuo servo presso di te nella tua città reale?". 6E Achis quello stesso giorno gli diede Ziklàg; per questo Ziklàg è rimasta in possesso di Giuda fino a oggi. 7La durata del soggiorno di Davide nel territorio dei Filistei fu di un anno e quattro mesi. 8Davide e i suoi uomini partivano a fare razzie contro i Ghesuriti, i Ghirziti e gli Amaleciti: questi appunto sono gli abitanti di quel territorio che si estende da Telam verso Sur fino al paese d'Egitto. 9Davide batteva quel territorio e non lasciava in vita né uomo né donna; prendeva greggi e armenti, asini e cammelli e vesti, poi tornava indietro e veniva da Achis. 10Quando Achis chiedeva: "Dove avete fatto scorrerie oggi?", Davide rispondeva: "Contro il Negheb di Giuda, contro il Negheb degli Ierahmeeliti, contro il Negheb dei Keniti". 11Davide non lasciava sopravvivere né uomo né donna da portare a Gat, pensando: "Non vorrei che riferissero contro di noi: Così ha fatto Davide". Tale fu la sua condotta finché dimorò nel territorio dei Filistei. 12Achis faceva conto su Davide, pensando: "Certo si è attirato l'odio del suo popolo, di Israele e così sarà per sempre mio servo". 28 1In quei giorni i Filistei radunarono l'esercito per combattere contro Israele e Achis disse a Davide: "Tieni bene a mente che devi uscire in campo con me insieme con i tuoi uomini". 2Davide rispose ad Achis: "Tu sai già quello che farà il tuo servo". Achis disse: "Bene! Ti faccio per sempre mia guardia del corpo". 3Samuele era morto e tutto Israele aveva fatto il lamento su di lui; poi l'avevano seppellito in Rama sua città. Saul aveva bandito dal paese i negromanti e gl'indovini. 4I Filistei si radunarono, si mossero e posero il campo in Sunàm. Saul radunò tutto Israele e si accampò sul Gelboe. 5Quando Saul vide il campo dei Filistei, rimase atterrito e il suo cuore tremò di paura. 6Saul consultò il Signore e il Signore non gli rispose né attraverso sogni, né mediante gli Urim, né per mezzo dei profeti. 7Allora Saul disse ai suoi ministri: "Cercatemi una negromante, perché voglio andare a consultarla". I suoi ministri gli risposero: "Vi è una negromante nella città di Endor". 8Saul si camuffò, si travestì e partì con due uomini. Arrivò da quella donna di notte. Disse: "Pratica la divinazione per me con uno spirito. Evocami colui che io ti dirò". 9La donna gli rispose: "Tu sai bene quello che ha fatto Saul: ha eliminato dal paese i negromanti e gli indovini e tu perché tendi un tranello alla mia vita per uccidermi?". 10Saul le giurò per il Signore: "Per la vita del Signore, non avrai alcuna colpa per questa faccenda". 11Essa disse: "Chi devo evocarti?". Rispose: "Evocami Samuele". 12La donna vide Samuele e proruppe in un forte grido e disse quella donna a Saul: "Perché mi hai ingannata? Tu sei Saul!". 13Le rispose il re: "Non aver paura, che cosa vedi?". La donna disse a Saul: "Vedo un essere divino che sale dalla terra". 14Le domandò: "Che aspetto ha?". Rispose: "È un uomo anziano che sale ed è avvolto in un mantello". Saul comprese che era veramente Samuele e si inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò. 15Allora Samuele disse a Saul: "Perché mi hai disturbato e costretto a salire?". Saul rispose: "Sono in grande difficoltà. I Filistei mi muovono guerra e Dio si è allontanato da me; non mi ha più risposto né per mezzo dei profeti, né per mezzo dei sogni; perciò ti ho evocato, perché tu mi manifesti quello che devo fare". 16Samuele rispose: "Perché mi vuoi consultare, quando il Signore si è allontanato da te ed è divenuto tuo nemico? 17Il Signore ha fatto nei tuoi riguardi quello che ha detto per mia bocca. Il Signore ha strappato da te il regno e l'ha dato al tuo prossimo, a Davide. 18Poiché non hai ascoltato il comando del Signore e non hai dato effetto alla sua ira contro Amalek, per questo il Signore ti ha trattato oggi in questo modo. 19Il Signore abbandonerà inoltre Israele insieme con te nelle mani dei Filistei. Domani tu e i tuoi figli sarete con me; il Signore consegnerà anche l'accampamento d'Israele in mano ai Filistei". 20All'istante Saul cadde a terra lungo disteso, pieno di terrore per le parole di Samuele; inoltre era già senza forze perché non aveva mangiato niente tutto quel giorno e la notte. 21Allora la donna si accostò a Saul e vedendolo tutto spaventato, gli disse: "Ecco, la tua serva ha ascoltato i tuoi ordini. Ho esposto al pericolo la vita per obbedire alla parola che mi hai detto. 22Ma ora ascolta anche tu la voce della tua serva. Ti ho preparato un pezzo di pane: mangia e riprenderai le forze, perché devi rimetterti in viaggio". 23Egli rifiutava e diceva: "Non mangio". Ma i suoi servi insieme alla donna lo costrinsero e accettò di mangiare. Si alzò da terra e sedette sul letto. 24La donna aveva in casa un vitello da ingrasso; si affrettò a ucciderlo, poi prese la farina, la impastò e gli fece cuocere pani azzimi. 25Mise tutto davanti a Saul e ai suoi servi. Essi mangiarono, poi si alzarono e partirono quella stessa notte. 29 1I Filistei avevano concentrato tutte le forze in Afek, mentre gli Israeliti erano accampati presso la sorgente che si trova in Izreèl. 2I capi dei Filistei marciavano con le loro centinaia e le migliaia. Davide e i suoi uomini marciavano alla retroguardia con Achis. 3I capi dei Filistei domandarono: "Che cosa fanno questi Ebrei?". Achis rispose ai capi dei Filistei: "Non è forse costui Davide servo di Saul re d'Israele? È stato con me un anno o due e non ho trovato in lui nulla da ridire dal giorno della sua venuta fino ad oggi". 4I capi dei Filistei furono tutti contro di lui e gli intimarono: "Rimanda quest'uomo: torni al luogo che gli hai assegnato. Non venga con noi in guerra, perché non diventi nostro nemico durante il combattimento. Come riacquisterà costui il favore del suo signore, se non con la testa di questi uomini? 5Non è costui quel Davide a cui cantavano tra le danze: "Saul ha ucciso i suoi mille e Davide i suoi diecimila?". 6Achis chiamò Davide e gli disse: "Per la vita del Signore, tu sei leale e io vedo con piacere che tu vada e venga con me in guerra, perché non ho trovato in te alcuna malizia, da quando sei arrivato fino ad oggi. Ma non sei gradito agli occhi dei capi. 7Quindi torna indietro, per non passare come nemico agli occhi dei capi dei Filistei". 8Rispose Davide ad Achis: "Che cosa ho fatto e che cosa hai trovato nel tuo servo, da quando sono venuto alla tua presenza fino ad oggi, perché io non possa venire a combattere contro i nemici del re mio signore?". 9Rispose Achis a Davide: "So bene che tu mi sei prezioso come un inviato di Dio; ma i capi dei Filistei mi hanno detto: Non deve venire con noi a combattere. 10Alzatevi dunque domani mattina tu e i servi del tuo signore che sono venuti con te. Alzatevi presto e allo spuntar del giorno partite". 11Il mattino dopo Davide e i suoi uomini si alzarono presto per partire e tornarono nel territorio dei Filistei. I Filistei salirono ad Izreèl. 30 1Quando Davide e i suoi uomini arrivarono a Ziklàg il terzo giorno, gli Amaleciti avevano fatto una razzia nel Negheb e a Ziklàg. Avevano distrutto Ziklàg appiccandole il fuoco. 2Avevano condotto via le donne e quanti vi erano, piccoli e grandi; non avevano ucciso nessuno, ma li avevano fatti prigionieri e se n'erano andati. 3Tornò dunque Davide e gli uomini che erano con lui ed ecco la città era in preda alle fiamme; le loro donne, i loro figli e le loro figlie erano stati condotti via. 4Davide e la sua gente alzarono la voce e piansero finché ne ebbero forza. 5Le due mogli di Davide, Achinoàm di Izrèel e Abigail, già moglie di Nabal da Carmel, erano state condotte via. 6Davide fu in grande angoscia perché tutta quella gente parlava di lapidarlo. Tutti avevano l'animo esasperato, ciascuno per i suoi figli e le sue figlie. Ma Davide ritrovò forza e coraggio nel Signore suo Dio. 7Allora Davide disse al sacerdote Ebiatar figlio di Achimelech: "Portami l'efod". Ebiatar accostò l'efod a Davide. 8Davide consultò il Signore e chiese: "Devo inseguire questa banda? La raggiungerò?". Gli rispose: "Inseguila, la raggiungerai e libererai i prigionieri". 9Davide e i seicento uomini che erano con lui partirono e giunsero al torrente di Besor, dove quelli rimasti indietro si fermarono. 10Davide continuò l'inseguimento con quattrocento uomini: si fermarono invece duecento uomini che erano troppo affaticati per passare il torrente di Besor. 11Trovarono nella campagna un Egiziano e lo portarono a Davide. Gli diedero da mangiare pane e gli diedero da bere acqua. 12Gli diedero anche una schiacciata di fichi secchi e due grappoli di uva passa. Mangiò e si sentì rianimato, perché non aveva preso cibo e non aveva bevuto acqua da tre giorni e da tre notti. 13Davide gli domandò: "A chi appartieni tu e di dove sei?". Rispose: "Sono un giovane egiziano, schiavo di un Amalecita. Il mio padrone mi ha abbandonato perché tre giorni fa mi sono ammalato. 14Noi abbiamo depredato il Negheb dei Cretei, quello di Giuda e il Negheb di Caleb e abbiamo appiccato il fuoco a Ziklàg". 15Davide gli disse: "Vuoi tu guidarmi verso quella banda?". Rispose: "Giurami per Dio che non mi ucciderai e non mi riconsegnerai al mio padrone e ti condurrò da quella banda". 16Così fece da guida ed ecco, erano sparsi sulla distesa di quella regione a mangiare e a bere e a far festa con tutto l'ingente bottino che avevano preso dal paese dei Filistei e dal paese di Giuda. 17Davide li batté dalle prime luci dell'alba fino alla sera del giorno dopo e non sfuggì alcuno di essi, se non quattrocento giovani, che montarono sui cammelli e fuggirono. 18Davide liberò tutti coloro che gli Amaleciti avevano preso e in particolare Davide liberò le sue due mogli. 19Non mancò nessuno tra di essi, né piccolo né grande, né figli né figlie, né la preda né ogni altra cosa che era stata presa loro: Davide ricuperò tutto. 20Davide prese tutto il bestiame minuto e grosso: spingevano davanti a lui tutto questo bestiame e gridavano: "Questo è il bottino di Davide". 21Davide poi giunse ai duecento uomini che erano troppo sfiniti per seguire Davide e aveva fatto rimanere al torrente di Besor. Essi andarono incontro a Davide e a tutta la sua gente: Davide con la truppa si accostò e domandò loro come stavano le cose. 22Ma tutti i cattivi e gli iniqui tra gli uomini che erano andati con Davide si misero a dire: "Poiché non sono venuti con noi, non si dia loro niente della preda, eccetto le mogli e i figli di ciascuno; li conducano via e se ne vadano". 23Davide rispose: "Non fate così, fratelli miei, con quello che il Signore ci ha dato, salvandoci tutti e mettendo nelle nostre mani quella torma che era venuta contro di noi. 24Chi vorrà seguire questo vostro parere? Perché quale la parte di chi scende a battaglia, tale è la parte di chi fa la guardia ai bagagli: insieme faranno le parti". 25Da quel giorno in poi stabilì questo come regola e statuto in Israele fino ad oggi. 26Quando fu di ritorno a Ziklàg, Davide mandò parte del bottino agli anziani di Giuda suoi amici, con queste parole: "Eccovi un dono proveniente dal bottino dei nemici del Signore": 27a quelli di Betel e a quelli di Rama nel Negheb, a quelli di Iattìr, 28a quelli di Aroer, a quelli di Sifmòt, a quelli di Estemoà, 29a quelli di Ràcal, a quelli delle città degli Ieracmeeliti, a quelli delle città dei Keniti, 30a quelli di Cormà, a quelli di Bor-Asàn, a quelli di Atach, 31a quelli di Ebron e a quelli di tutti i luoghi per cui era passato Davide con i suoi uomini. 31 1I Filistei vennero a battaglia con Israele, ma gli Israeliti fuggirono davanti ai Filistei e ne caddero trafitti sul monte Gelboe. 2I Filistei si strinsero attorno a Saul e ai suoi figli e colpirono a morte Giònata, Abinadàb e Malkisuà, figli di Saul. 3La lotta si aggravò contro Saul: gli arcieri lo presero di mira con gli archi ed egli fu ferito gravemente dagli arcieri. 4Allora Saul disse al suo scudiero: "Sfodera la spada e trafiggimi, prima che vengano quei non circoncisi a trafiggermi e a schernirmi". Ma lo scudiero non volle, perché era troppo spaventato. Allora Saul prese la spada e vi si gettò sopra. 5Quando lo scudiero vide che Saul era morto, si gettò anche lui sulla sua spada e morì con lui. 6Così morirono insieme in quel giorno Saul e i suoi tre figli, lo scudiero e ancora tutti i suoi uomini. 7Quando gli Israeliti che erano dall'altra parte della valle e quelli che erano oltre il Giordano, videro che l'esercito d'Israele era in fuga ed erano morti Saul e i suoi figli, abbandonarono le loro città e fuggirono. I Filistei vennero e vi si stabilirono. 8Il giorno dopo, quando i Filistei vennero per depredare i cadaveri, trovarono Saul e i suoi tre figli caduti sul monte Gelboe. 9Essi tagliarono la testa di lui, lo spogliarono dell'armatura e inviarono queste cose nel paese dei Filistei, girando dovunque per dare il felice annunzio ai templi dei loro idoli e a tutto il popolo. 10Posero poi le sue armi nel tempio di Astàrte e appesero il suo corpo alle mura di Beisan. 11I cittadini di Iabes di Gàlaad vennero a sapere quello che i Filistei avevano fatto a Saul. 12Allora tutti gli uomini valorosi si mossero: partirono nel pieno della notte e sottrassero il corpo di Saul e i corpi dei suoi figli dalle mura di Beisan, li portarono a Iabes e qui li bruciarono. 13Poi presero le loro ossa, le seppellirono sotto il tamarisco che è in Iabes e fecero digiuno per sette giorni. Secondo libro di Samuele 1 1Dopo la morte di Saul, Davide tornò dalla strage degli Amaleciti e rimase in Ziklàg due giorni. 2Al terzo giorno ecco arrivare un uomo dal campo di Saul con la veste stracciata e col capo cosparso di polvere. Appena giunto presso Davide, cadde a terra e si prostrò. 3Davide gli chiese: "Da dove vieni?". Rispose: "Sono fuggito dal campo d'Israele". 4Davide gli domandò: "Come sono andate le cose? Su, raccontami!". Rispose: "È successo che il popolo è fuggito nel corso della battaglia, molti del popolo sono caduti e sono morti; anche Saul e suo figlio Giònata sono morti". 5Davide chiese ancora al giovane che gli portava le notizie: "Come sai che sono morti Saul e suo figlio Giònata?". 6Il giovane che recava la notizia rispose: "Ero venuto per caso sul monte Gelboe ed ecco vidi Saul appoggiato alla lancia e serrato tra carri e cavalieri. 7Egli si volse indietro, mi vide e mi chiamò vicino. Dissi: Eccomi! 8Mi chiese: Chi sei tu? Gli risposi: Sono un Amalecita. 9Mi disse: Gettati contro di me e uccidimi: io sento le vertigini, ma la vita è ancora tutta in me. 10Io gli fui sopra e lo uccisi, perché capivo che non sarebbe sopravvissuto alla sua caduta. Poi presi il diadema che era sul suo capo e la catenella che aveva al braccio e li ho portati qui al mio signore". 11Davide afferrò le sue vesti e le stracciò; così fecero tutti gli uomini che erano con lui. 12Essi alzarono gemiti e pianti e digiunarono fino a sera per Saul e Giònata suo figlio, per il popolo del Signore e per la casa d'Israele, perché erano caduti colpiti di spada. 13Davide chiese poi al giovane che aveva portato la notizia: "Di dove sei tu?". Rispose: "Sono figlio di un forestiero amalecita". 14Davide gli disse allora: "Come non hai provato timore nello stendere la mano per uccidere il consacrato del Signore?". 15Davide chiamò uno dei suoi giovani e gli disse: "Accostati e ammazzalo". Egli lo colpì subito e quegli morì. 16Davide gridò a lui: "Il tuo sangue ricada sul tuo capo. Attesta contro di te la tua bocca che ha detto: Io ho ucciso il consacrato del Signore!". 17Allora Davide intonò questo lamento su Saul e suo figlio Giònata 18e ordinò che fosse insegnato ai figli di Giuda. Ecco, si trova scritto nel Libro del Giusto: 19"Il tuo vanto, Israele, sulle tue alture giace trafitto! Perché sono caduti gli eroi? 20Non fatelo sapere in Gat, non l'annunziate per le vie di Àscalon, non ne faccian festa le figlie dei Filistei, non ne esultino le figlie dei non circoncisi! 21O monti di Gelboe, non più rugiada né pioggia su di voi né campi di primizie, perché qui fu avvilito lo scudo degli eroi, lo scudo di Saul, non unto di olio, 22ma col sangue dei trafitti, col grasso degli eroi. L'arco di Giònata non tornò mai indietro, la spada di Saul non tornava mai a vuoto. 23Saul e Giònata, amabili e gentili, né in vita né in morte furon divisi; erano più veloci delle aquile, più forti dei leoni. 24Figlie d'Israele, piangete su Saul, che vi vestiva di porpora e di delizie, che appendeva gioielli d'oro sulle vostre vesti. 25Perché son caduti gli eroi in mezzo alla battaglia? Giònata, per la tua morte sento dolore, 26l'angoscia mi stringe per te, fratello mio Giònata! Tu mi eri molto caro; la tua amicizia era per me preziosa più che amore di donna. 27Perché son caduti gli eroi, son periti quei fulmini di guerra?". 2 1Dopo questi fatti, Davide consultò il Signore dicendo: "Devo andare in qualcuna delle città di Giuda?". Il Signore gli rispose: "Va'!". Chiese ancora Davide: "Dove andrò?". Rispose: "A Ebron". 2Davide dunque andò là con le sue due mogli, Achinoàm di Izreèl e Abigail, già moglie di Nabal da Carmel. 3Davide portò con sé anche i suoi uomini, ognuno con la sua famiglia, e abitarono nella città di Ebron. 4Vennero allora gli uomini di Giuda e qui unsero Davide re sulla casa di Giuda. Come fu noto a Davide che gli uomini di Iabes di Gàlaad avevano sepolto Saul, 5Davide inviò messaggeri agli uomini di Iabes di Gàlaad per dir loro: "Benedetti voi dal Signore, perché avete fatto quest'opera di misericordia al vostro Signore, a Saul, e gli avete dato sepoltura. 6Vi renda dunque il Signore misericordia e fedeltà. Anch'io farò a voi del bene perché avete compiuto quest'opera. 7Ora riprendano coraggio le vostre mani e siate uomini forti. È morto Saul vostro signore, ma quelli della tribù di Giuda hanno unto me come re sopra di loro". 8Intanto Abner figlio di Ner, capo dell'esercito di Saul, prese Is-Bàal, figlio di Saul e lo condusse a Macanàim. 9Poi lo costituì re su Gàlaad, sugli Asuriti, su Izreèl, su Èfraim e su Beniamino, cioè su tutto Israele. 10Is-Bàal, figlio di Saul, aveva quarant'anni quando fu fatto re di Israele e regnò due anni. Solo la casa di Giuda seguiva Davide. 11Il periodo di tempo durante il quale Davide fu re di Ebron fu di sette anni e sei mesi. 12Abner figlio di Ner e i ministri di Is-Bàal, figlio di Saul, si mossero da Macanàim verso Gàbaon. 13Anche Ioab, figlio di Zeruià, e i seguaci di Davide si mossero e li incontrarono presso la piscina di Gàbaon. Questi stavano presso la piscina da una parte e quelli dall'altra parte. 14Abner gridò a Ioab: "Potrebbero alzarsi i giovani e scontrarsi davanti a noi". Ioab rispose: "Si alzino pure". 15Si alzarono e sfilarono in rassegna: dodici dalla parte di Beniamino e di Is-Bàal figlio di Saul e dodici tra i seguaci di Davide. 16Ciascuno afferrò la testa dell'avversario e gli cacciò la spada nel fianco: così caddero tutti insieme e quel luogo fu chiamato Campo dei Fianchi, che si trova in Gàbaon. 17La battaglia divenne in quel giorno molto dura e furono sconfitti Abner e gli Israeliti dai seguaci di Davide. 18Vi erano là tre figli di Zeruià, Ioab, Abisài e Asaèl. Asaèl era veloce nella corsa come una gazzella selvatica. 19Asaèl si era messo ad inseguire Abner e non deviava né a destra né a sinistra nell'inseguire Abner. 20Abner si volse indietro e gli gridò: "Tu sei Asaèl?". Rispose: "Sì". 21Abner aggiunse: "Volgiti a destra o a sinistra, afferra qualcuno dei giovani e porta via le sue spoglie". Ma Asaèl non volle cessare di inseguirlo. 22Abner tornò a dirgli: "Smetti di inseguirmi. Perché vuoi che ti stenda a terra? Come potrò alzare lo sguardo verso Ioab tuo fratello?". 23Ma siccome quegli non voleva saperne di ritirarsi, lo colpì con la punta della lancia al basso ventre, così che la lancia gli uscì di dietro ed egli cadde sul posto. Allora quanti arrivarono al luogo dove Asaèl era caduto e morto si fermarono. 24Ma Ioab e Abisài inseguirono Abner, finché, al tramonto del sole, essi giunsero alla collina di Ammà, di fronte a Ghiach, sulla strada del deserto di Gàbaon. 25I Beniaminiti si radunarono dietro Abner formando un gruppo compatto e si fermarono in cima ad una collina. 26Allora Abner gridò a Ioab: "Dovrà continuare per sempre la spada a divorare? Non sai che alla fine sarà una sventura? Quando finalmente darai ordine alla truppa di cessare l'inseguimento dei loro fratelli?". 27Rispose Ioab: "Per la vita di Dio, se tu non avessi parlato così, nessuno della truppa avrebbe cessato fino al mattino di inseguire il proprio fratello". 28Allora Ioab fece suonare la tromba e tutta la truppa si fermò e non inseguì più Israele e non combatté più. 29Abner e i suoi uomini marciarono per l'Araba tutta quella notte; passarono il Giordano, camminarono tutta la mattinata e arrivarono a Macanàim. 30Ioab, tornato dall'inseguimento di Abner, radunò tutta la truppa. Degli uomini di Davide ne mancavano diciannove oltre Asaèl. 31Ma i servi di Davide avevano colpito e ucciso trecentosessanta uomini tra i Beniaminiti e la gente di Abner. 32Essi presero Asaèl e lo seppellirono nel sepolcro di suo padre, che è in Betlemme. Ioab e i suoi uomini marciarono tutta la notte; spuntava il giorno quando furono in Ebron. 3 1La guerra tra la casa di Saul e la casa di Davide si protrasse a lungo. Davide con l'andar del tempo si faceva più forte, mentre la casa di Saul andava indebolendosi. 2In Ebron nacquero a Davide dei figli e furono: il maggiore Amnòn, nato da Achinoàm di Izreèl; 3il secondo Kileàb, da Abigail già moglie di Nabal da Carmel; il terzo Assalonne, nato da Maaca, figlia di Talmài re di Ghesùr; 4il quarto Adonìa nato da Agghìt; il quinto Sefatìa, figlio di Abitàl; 5il sesto Itreàm, nato da Eglà moglie di Davide. Questi nacquero a Davide in Ebron. 6Mentre durava la lotta tra la casa di Saul e quella di Davide, Abner era diventato potente nella casa di Saul. 7Saul aveva avuto una concubina chiamata Rizpà figlia di Aià. Ora Is-Bàal disse ad Abner: "Perché ti sei unito alla concubina di mio padre?". 8Abner si adirò molto per le parole di Is-Bàal e disse: "Sono io una testa di cane, di quelli di Giuda? Fino ad oggi ho usato benevolenza alla casa di Saul tuo padre, favorendo i suoi fratelli e i suoi amici, e non ti ho fatto cadere nelle mani di Davide; oggi tu mi rimproveri una colpa di donna. 9Tanto faccia Dio ad Abner e anche peggio, se io non farò per Davide ciò che il Signore gli ha giurato: 10trasferire cioè il regno dalla casa di Saul e stabilire il trono di Davide su Israele e su Giuda, da Dan fino a Bersabea". 11Quegli non fu capace di rispondere una parola ad Abner, perché aveva paura di lui. 12Abner inviò subito messaggeri a Davide per dirgli: "A chi il paese?". Intendeva dire: "Fa' alleanza con me ed ecco, la mia mano sarà con te per ricondurre a te tutto Israele". 13Rispose: "Bene! Io farò alleanza con te. Però ho una cosa da chiederti ed è questa: non verrai alla mia presenza, se prima non mi condurrai davanti Mikal figlia di Saul, quando verrai a vedere il mio volto". 14Davide spedì messaggeri a Is-Bàal, figlio di Saul, intimandogli: "Restituisci mia moglie Mikal, che feci mia sposa al prezzo di cento membri di Filistei". 15Is-Bàal mandò incaricati a toglierla al suo marito, Paltiel figlio di Lais. 16Suo marito la seguì, camminando e piangendo dietro di lei fino a Bacurim. Poi Abner gli disse: "Torna indietro!" e quegli tornò. 17Intanto Abner rivolse questo discorso agli anziani d'Israele: "Da tempo voi ricercate Davide come vostro re. 18Ora mettetevi al lavoro, perché il Signore ha detto e confermato a Davide: Per mezzo di Davide mio servo libererò Israele mio popolo dalle mani dei Filistei e dalle mani di tutti i suoi nemici". 19Abner ebbe colloqui anche con gli uomini di Beniamino. Poi Abner tornò solo da Davide in Ebron a riferirgli quanto era stato approvato da Israele e da tutta la casa di Beniamino. 20Abner venne dunque a Davide in Ebron con venti uomini e Davide fece servire un banchetto ad Abner e ai suoi uomini. 21Abner disse poi a Davide: "Sono pronto! Vado a radunare tutto Israele intorno al re mio signore. Essi faranno alleanza con te e regnerai su quanto tu desideri". Davide congedò poi Abner, che partì in pace. 22Ed ecco, gli uomini di Davide e Ioab tornavano da una scorreria e portavano con sé grande bottino. Abner non era più con Davide in Ebron, perché questi lo aveva congedato, ed egli era partito in pace. 23Quando arrivarono Ioab e la sua truppa, fu riferito a Ioab: "È venuto dal re Abner figlio di Ner ed egli l'ha congedato e se n'è andato in pace". 24Ioab si presentò al re e gli disse: "Che hai fatto? Ecco, è venuto Abner da te; perché l'hai congedato ed egli se n'è andato? 25Non sai chi è Abner figlio di Ner? È venuto per ingannarti, per conoscere le tue mosse, per sapere ciò che fai". 26Ioab si allontanò da Davide e mandò messaggeri dietro Abner e lo fece tornare indietro dalla cisterna di Sira, senza che Davide lo sapesse. 27Abner tornò a Ebron e Ioab lo prese in disparte in mezzo alla porta, come per parlargli in privato, e qui lo colpì al basso ventre e lo uccise, per vendicare il sangue di Asaèl suo fratello. 28Davide seppe più tardi la cosa e protestò: "Sono innocente io e il mio regno per sempre davanti al Signore del sangue di Abner figlio di Ner. 29Ricada sulla testa di Ioab e su tutta la casa di suo padre. Nella casa di Ioab non manchi mai chi soffra gonorrea o sia colpito da lebbra o maneggi il fuso, chi cada di spada o chi sia senza pane". 30Ioab e suo fratello Abisài avevano trucidato Abner, perché aveva ucciso Asaèl loro fratello a Gàbaon in battaglia. 31Davide disse a Ioab e a tutta la gente che era con lui: "Stracciatevi le vesti, vestitevi di sacco e fate lutto davanti ad Abner". Anche il re Davide seguiva la bara. 32Seppellirono Abner in Ebron e il re levò la sua voce e pianse davanti al sepolcro di Abner; pianse tutto il popolo. 33Il re intonò un lamento funebre su Abner e disse: "Come muore un insensato, doveva dunque Abner morire? 34Le tue mani non erano state legate, i tuoi piedi non erano stati stretti in catene! Sei caduto come si cade davanti ai malfattori!". Tutto il popolo riprese a piangere su di lui. 35Tutto il popolo venne a invitare Davide perché prendesse cibo, mentre era ancora giorno; ma Davide giurò: "Tanto mi faccia Dio e anche di peggio, se io gusterò pane o qualsiasi altra cosa prima del tramonto del sole". 36Tutto il popolo notò la cosa e la trovò giusta; quanto fece il re ebbe l'approvazione del popolo intero. 37Tutto il popolo, cioè tutto Israele, fu convinto in quel giorno che la morte di Abner figlio di Ner non era stata provocata dal re. 38Disse ancora il re ai suoi ministri: "Sappiate che oggi è caduto un capo, un grande in Israele. Io, oggi, mi sono comportato dolcemente, sebbene già consacrato re, mentre questi uomini, i figli di Zeruià, sono stati più duri di me. Provveda il Signore a trattare il malvagio secondo la sua malvagità". 4 1Quando il figlio di Saul seppe della morte di Abner in Ebron, gli cascarono le braccia e tutto Israele si sentì scoraggiato. 2Il figlio di Saul aveva due uomini, capi di bande, chiamati l'uno Baanà e il secondo Recàb, figli di Rimmòn da Beeròt, della tribù di Beniamino, perché anche Beeròt era computata fra le città di Beniamino. 3I Beerotiti si erano rifugiati a Ghittàim e vi sono rimasti come forestieri fino ad oggi. 4Giònata, figlio di Saul, aveva un figlio storpio di ambedue i piedi. Egli aveva cinque anni, quando giunsero da Izreèl le notizie circa i fatti di Saul e di Giònata. La nutrice l'aveva preso ed era fuggita, ma nella fretta della fuga il bambino era caduto e rimasto storpio. Si chiamava Merib-Bàal. 5Si mossero dunque i figli di Rimmòn il Beerotita, Recàb e Baanà, e vennero nell'ora più calda del giorno alla casa di Is-Bàal mentre egli stava facendo la siesta. 6Or ecco, la portinaia della casa, mentre mondava il grano, si era assopita e dormiva: perciò Recàb e Baanà suo fratello, poterono introdursi inosservati. 7Entrarono dunque in casa, mentre egli giaceva sul suo letto e riposava; lo colpirono, l'uccisero e gli tagliarono la testa; poi, portando via la testa di lui, presero la via dell'Araba, camminando tutta la notte. 8Portarono la testa di Is-Bàal a Davide in Ebron e dissero al re: "Ecco la testa di Is-Bàal figlio di Saul, tuo nemico, che cercava la tua vita. Oggi il Signore ha concesso al re mio signore la vendetta contro Saul e la sua discendenza". 9Ma Davide rispose a Recàb e a Baanà suo fratello, figli di Rimmòn il Beerotita: "Per la vita del Signore che mi ha liberato da ogni angoscia: 10se ho preso e ucciso in Ziklàg colui che mi annunziava: Ecco è morto Saul, credendo di portarmi una lieta notizia, per cui dovessi io dargli un compenso, 11ora che uomini iniqui hanno ucciso un giusto in casa mentre dormiva, non dovrò a maggior ragione chiedere conto del suo sangue alle vostre mani ed eliminarvi dalla terra?". 12Davide diede ordine ai suoi giovani; questi li uccisero, tagliarono loro le mani e i piedi e li appesero presso la piscina di Ebron. Presero poi il capo di Is-Bàal e lo seppellirono nel sepolcro di Abner in Ebron. 5 1Vennero allora tutte le tribù d'Israele da Davide in Ebron e gli dissero: "Ecco noi ci consideriamo come tue ossa e tua carne. 2Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: Tu pascerai Israele mio popolo, tu sarai capo in Israele". 3Vennero dunque tutti gli anziani d'Israele dal re in Ebron e il re Davide fece alleanza con loro in Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re sopra Israele. 4Davide aveva trent'anni quando fu fatto re e regnò quarant'anni. 5Regnò in Ebron su Giuda sette anni e sei mesi e in Gerusalemme regnò quarantatré anni su tutto Israele e su Giuda. 6Il re e i suoi uomini mossero verso Gerusalemme contro i Gebusei che abitavano in quel paese. Costoro dissero a Davide: "Non entrerai qui: basteranno i ciechi e gli zoppi a respingerti", per dire: "Davide non potrà entrare qui". 7Ma Davide prese la rocca di Sion, cioè la città di Davide. 8Davide proclamò in quel giorno: "Chiunque colpirà i Gebusei e li raggiungerà attraverso il canale… Quanto ai ciechi e agli zoppi, sono in odio a Davide". Per questo dicono: "Il cieco e lo zoppo non entreranno nella casa". 9Davide abitò nella rocca e la chiamò Città di Davide. Egli vi fece intorno costruzioni, dal Millo verso l'interno. 10Davide andava sempre crescendo in potenza e il Signore Dio degli eserciti era con lui. 11Chiram re di Tiro inviò a Davide messaggeri con legno di cedro, carpentieri e muratori, i quali costruirono una casa a Davide. 12Davide seppe allora che il Signore lo confermava re di Israele e innalzava il suo regno per amore di Israele suo popolo. 13Davide prese ancora concubine e mogli di Gerusalemme, dopo il suo arrivo da Ebron: queste generarono a Davide altri figli e figlie. 14I figli che gli nacquero in Gerusalemme si chiamano Sammùa, Sobàb, Natan e Salomone; 15Ibcàr, Elisùa, Nèfeg, Iafìa; 16Elisamà, Eliadà ed Elifèlet. 17Quando i Filistei vennero a sapere che avevano consacrato Davide re d'Israele, salirono tutti per dargli la caccia, ma appena Davide ne fu informato, discese alla fortezza. 18Vennero i Filistei e si sparsero nella valle di Rèfaim. 19Davide consultò il Signore chiedendo: "Devo andare contro i Filistei? Li metterai nelle mie mani?". Il Signore rispose a Davide: "Va' pure, perché certo metterò i Filistei nelle tue mani". 20Davide si recò a Baal-Perazìm e là Davide li sconfisse ed esclamò: "Il Signore ha aperto una breccia tra i nemici davanti a me, come una breccia aperta dalle acque". Per questo chiamò quel luogo Baal-Perazìm. 21I Filistei abbandonarono là i loro dèi e Davide e la sua gente li portarono via. 22I Filistei salirono poi di nuovo e si sparsero nella valle di Rèfaim. 23Davide consultò il Signore, il quale gli disse: "Non andare; gira alle loro spalle e piomba su di loro dalla parte dei Balsami. 24Quando udrai un rumore di passi sulle cime dei Balsami, lanciati subito all'attacco, perché allora il Signore uscirà davanti a te per sconfiggere l'esercito dei Filistei". 25Davide fece come il Signore gli aveva ordinato e sconfisse i Filistei da Gàbaa fino all'ingresso di Ghezer. 6 1Davide radunò di nuovo tutti gli uomini migliori d'Israele, in numero di trentamila. 2Poi si alzò e partì con tutta la sua gente da Baalà di Giuda, per trasportare di là l'arca di Dio, sulla quale è invocato il nome, il nome del Signore degli eserciti, che siede in essa sui cherubini. 3Posero l'arca di Dio sopra un carro nuovo e la tolsero dalla casa di Abinadàb che era sul colle; Uzzà e Achìo, figli di Abinadàb, conducevano il carro nuovo: 4Uzzà stava presso l'arca di Dio e Achìo precedeva l'arca. 5Davide e tutta la casa d'Israele facevano festa davanti al Signore con tutte le forze, con canti e con cetre, arpe, timpani, sistri e cembali. 6Ma quando furono giunti all'aia di Nacon, Uzzà stese la mano verso l'arca di Dio e vi si appoggiò perché i buoi la facevano piegare. 7L'ira del Signore si accese contro Uzzà; Dio lo percosse per la sua colpa ed egli morì sul posto, presso l'arca di Dio. 8Davide si rattristò per il fatto che il Signore si era scagliato con impeto contro Uzzà; quel luogo fu chiamato Perez-Uzzà fino ad oggi. 9Davide in quel giorno ebbe paura del Signore e disse: "Come potrà venire da me l'arca del Signore?". 10Davide non volle trasferire l'arca del Signore presso di sé nella città di Davide, ma la fece portare in casa di Obed-Èdom di Gat. 11L'arca del Signore rimase tre mesi in casa di Obed-Èdom di Gat e il Signore benedisse Obed-Èdom e tutta la sua casa. 12Ma poi fu detto al re Davide: "Il Signore ha benedetto la casa di Obed-Èdom e quanto gli appartiene, a causa dell'arca di Dio". Allora Davide andò e trasportò l'arca di Dio dalla casa di Obed-Èdom nella città di Davide, con gioia. 13Quando quelli che portavano l'arca del Signore ebbero fatto sei passi, egli immolò un bue e un ariete grasso. 14Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. Ora Davide era cinto di un efod di lino. 15Così Davide e tutta la casa d'Israele trasportavano l'arca del Signore con tripudi e a suon di tromba. 16Mentre l'arca del Signore entrava nella città di David, Mikal, figlia di Saul, guardò dalla finestra; vedendo il re Davide che saltava e danzava dinanzi al Signore, lo disprezzò in cuor suo. 17Introdussero dunque l'arca del Signore e la collocarono al suo posto, in mezzo alla tenda che Davide aveva piantata per essa; Davide offrì olocausti e sacrifici di comunione davanti al Signore. 18Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore degli eserciti 19e distribuì a tutto il popolo, a tutta la moltitudine d'Israele, uomini e donne, una focaccia di pane per ognuno, una porzione di carne e una schiacciata di uva passa. Poi tutto il popolo se ne andò, ciascuno a casa sua. 20Ma quando Davide tornava per benedire la sua famiglia, Mikal figlia di Saul gli uscì incontro e gli disse: "Bell'onore si è fatto oggi il re di Israele a mostrarsi scoperto davanti agli occhi delle serve dei suoi servi, come si scoprirebbe un uomo da nulla!". 21Davide rispose a Mikal: "L'ho fatto dinanzi al Signore, che mi ha scelto invece di tuo padre e di tutta la sua casa per stabilirmi capo sul popolo del Signore, su Israele; ho fatto festa davanti al Signore. 22Anzi mi abbasserò anche più di così e mi renderò vile ai tuoi occhi, ma presso quelle serve di cui tu parli, proprio presso di loro, io sarò onorato!". 23Mikal, figlia di Saul, non ebbe figli fino al giorno della sua morte. 7 1Il re, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato tregua da tutti i suoi nemici all'intorno, 2disse al profeta Natan: "Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l'arca di Dio sta sotto una tenda". 3Natan rispose al re: "Va', fa' quanto hai in mente di fare, perché il Signore è con te". 4Ma quella stessa notte questa parola del Signore fu rivolta a Natan: 5"Va' e riferisci al mio servo Davide: Dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? 6Ma io non ho abitato in una casa da quando ho fatto uscire gli Israeliti dall'Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione. 7Finché ho camminato, ora qua, ora là, in mezzo a tutti gli Israeliti, ho forse mai detto ad alcuno dei Giudici, a cui avevo comandato di pascere il mio popolo Israele: Perché non mi edificate una casa di cedro? 8Ora dunque riferirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti: Io ti presi dai pascoli, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi il capo d'Israele mio popolo; 9sono stato con te dovunque sei andato; anche per il futuro distruggerò davanti a te tutti i tuoi nemici e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. 10Fisserò un luogo a Israele mio popolo e ve lo pianterò perché abiti in casa sua e non sia più agitato e gli iniqui non lo opprimano come in passato, 11al tempo in cui avevo stabilito i Giudici sul mio popolo Israele e gli darò riposo liberandolo da tutti i suoi nemici. Te poi il Signore farà grande, poiché una casa farà a te il Signore. 12Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. 13Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. 14Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. Se farà il male, lo castigherò con verga d'uomo e con i colpi che danno i figli d'uomo, 15ma non ritirerò da lui il mio favore, come l'ho ritirato da Saul, che ho rimosso dal trono dinanzi a te. 16La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre". 17Natan parlò a Davide con tutte queste parole e secondo questa visione. 18Allora il re Davide andò a presentarsi al Signore e disse: "Chi sono io, Signore Dio, e che cos'è mai la mia casa, perché tu mi abbia fatto arrivare fino a questo punto? 19E questo è parso ancora poca cosa ai tuoi occhi, mio Signore: tu hai parlato anche della casa del tuo servo per un lontano avvenire: e questa è come legge dell'uomo, Signore Dio! 20Che potrebbe dirti di più Davide? Tu conosci il tuo servo, Signore Dio! 21Per amore della tua parola e secondo il tuo cuore, hai compiuto tutte queste grandi cose, manifestandole al tuo servo. 22Tu sei davvero grande Signore Dio! Nessuno è come te e non vi è altro Dio fuori di te, proprio come abbiamo udito con i nostri orecchi. 23E chi è come il tuo popolo, come Israele, unica nazione sulla terra che Dio è venuto a riscattare come popolo per sé e a dargli un nome? In suo favore hai operato cose grandi e tremende, per il tuo paese, per il tuo popolo che ti sei riscattato dall'Egitto, dai popoli e dagli dèi. 24Tu hai stabilito il tuo popolo Israele per essere tuo popolo per sempre; tu, Signore, sei divenuto il suo Dio. 25Ora, Signore, la parola che hai pronunciata riguardo al tuo servo e alla sua casa, confermala per sempre e fa' come hai detto. 26Allora il tuo nome sarà magnificato per sempre così: Il Signore degli eserciti è il Dio d'Israele! La casa del tuo servo Davide sia dunque stabile davanti a te! 27Poiché tu, Signore degli eserciti, Dio d'Israele, hai fatto una rivelazione al tuo servo e gli hai detto: Io ti edificherò una casa! perciò il tuo servo ha trovato l'ardire di rivolgerti questa preghiera. 28Ora, Signore, tu sei Dio, le tue parole sono verità e hai promesso questo bene al tuo servo. 29Dègnati dunque di benedire ora la casa del tuo servo, perché sussista sempre dinanzi a te! Poiché tu, Signore, hai parlato e per la tua benedizione la casa del tuo servo sarà benedetta per sempre!". 8 1Dopo, Davide sconfisse i Filistei e li sottomise e tolse di mano ai Filistei Gat e le sue dipendenze. 2Sconfisse anche i Moabiti e, facendoli coricare per terra, li misurò con la corda; ne misurò due corde per farli mettere a morte e una corda intera per lasciarli in vita. I Moabiti divennero sudditi di Davide, a lui tributari. 3Davide sconfisse anche Hadad-Èzer, figlio di Recòb, re di Zobà, mentre egli andava ad estendere il dominio sul fiume Eufrate. 4Davide gli prese millesettecento combattenti sui carri e ventimila fanti: tagliò i garretti a tutte le pariglie di cavalli, riservandone soltanto cento. 5Quando gli Aramei di Damasco vennero per soccorrere Hadad-Èzer, re di Zobà, Davide ne uccise ventiduemila. 6Poi Davide stabilì guarnigioni nell'Aram di Damasco e gli Aramei divennero sudditi di Davide e a lui tributari. Il Signore rendeva vittorioso Davide dovunque egli andava. 7Davide tolse ai servitori di Hadad-Èzer i loro scudi d'oro e li portò a Gerusalemme. 8Il re Davide prese anche grande quantità di rame a Bètach e a Berotài, città di Hadad-Èzer. 9Quando Toù, re di Amat, seppe che Davide aveva sconfitto tutto l'esercito di Hadad-Èzer, 10mandò al re Davide suo figlio Adduràm per salutarlo e per benedirlo perché aveva mosso guerra a Hadad-Èzer e l'aveva sconfitto; infatti Hadad-Èzer era sempre in guerra con Toù. Adduràm gli portò vasi d'argento, vasi d'oro e vasi di rame. 11Il re Davide consacrò anche quelli al Signore, come già aveva consacrato l'argento e l'oro tolto alle nazioni che aveva soggiogate, 12agli Aramei, ai Moabiti, agli Ammoniti, ai Filistei, agli Amaleciti, e come aveva fatto del bottino di Hadad-Èzer figlio di Recòb, re di Zobà. 13Al ritorno dalla sua vittoria sugli Aramei, Davide acquistò ancora fama, sconfiggendo nella Valle del Sale diciottomila Idumei. 14Stabilì guarnigioni in Idumea; ne mise per tutta l'Idumea e tutti gli Idumei divennero sudditi di Davide; il Signore rendeva vittorioso Davide dovunque egli andava. 15Davide regnò su tutto Israele e pronunziava giudizi e faceva giustizia a tutto il suo popolo. 16Ioab figlio di Zeruià comandava l'esercito; Giosafat figlio di Achilùd era archivista; 17Zadòk figlio di Achitùb e Achimèlech figlio di Ebiatàr erano sacerdoti; Seraià era segretario, 18Benaià, figlio di Ioiadà, era capo dei Cretei e dei Peletei e i figli di Davide erano ministri. 9 1Davide disse: "È forse rimasto qualcuno della casa di Saul, a cui io possa fare del bene a causa di Giònata?". 2Ora vi era un servo della casa di Saul, chiamato Zibà, che fu fatto venire presso Davide. Il re gli chiese: "Sei tu Zibà?". Quegli rispose: "Sì". 3Il re gli disse: "Non c'è più nessuno della casa di Saul, a cui io possa usare la misericordia di Dio?". Zibà rispose al re: "Vi è ancora un figlio di Giònata storpio dei piedi". 4Il re gli disse: "Dov'è?". Zibà rispose al re: "È in casa di Machìr figlio di Ammièl a Lodebàr". 5Allora il re lo mandò a prendere in casa di Machìr figlio di Ammièl a Lodebàr. 6Merib-Bàal figlio di Giònata, figlio di Saul, venne da Davide, si gettò con la faccia a terra e si prostrò davanti a lui. Davide disse: "Merib-Bàal!". Rispose: 7"Ecco il tuo servo!". Davide gli disse: "Non temere, perché voglio trattarti con bontà per amore di Giònata tuo padre e ti restituisco tutti i campi di Saul tuo avo e tu mangerai sempre alla mia tavola". 8Merib-Bàal si prostrò e disse: "Che cos'è il tuo servo, perché tu prenda in considerazione un cane morto come sono io?". 9Allora il re chiamò Zibà servo di Saul e gli disse: "Quanto apparteneva a Saul e a tutta la sua casa, io lo dò al figlio del tuo signore. 10Tu dunque con i figli e gli schiavi lavorerai per lui la terra e ne raccoglierai i prodotti, perché abbia pane e nutrimento la casa del tuo signore; quanto a Merib-Bàal figlio del tuo signore, mangerà sempre alla mia tavola". Ora Zibà aveva quindici figli e venti schiavi. 11Zibà disse al re: "Il tuo servo farà quanto il re mio signore ordina al suo servo". Merib-Bàal dunque mangiava alla tavola di Davide come uno dei figli del re. 12Merib-Bàal aveva un figlioletto chiamato Micà; tutti quelli che stavano in casa di Zibà erano al servizio di Merib-Bàal. 13Ma Merib-Bàal abitava in Gerusalemme perché mangiava sempre alla tavola del re. Era storpio di ambedue i piedi. 10 1Dopo il re degli Ammoniti morì e Canùn suo figlio regnò al suo posto. 2Davide disse: "Io voglio usare a Canùn figlio di Nacàs la benevolenza che suo padre usò a me". Davide mandò alcuni suoi ministri a fargli le condoglianze per suo padre. Ma quando i ministri di Davide furono giunti nel paese degli Ammoniti, 3i capi degli Ammoniti dissero a Canùn, loro signore: "Credi tu che Davide ti abbia mandato consolatori per onorare tuo padre? Non ha piuttosto mandato da te i suoi ministri per esplorare la città, per spiarla e distruggerla?". 4Allora Canùn prese i ministri di Davide, fece loro radere la metà della barba e tagliare le vesti a metà fino alle natiche, poi li lasciò andare. 5Quando fu informato della cosa, Davide mandò alcuni incontro a loro, perché quegli uomini erano pieni di vergogna. Il re fece dire loro: "Restate a Gèrico finché vi sia cresciuta di nuovo la barba, poi tornerete". 6Gli Ammoniti, vedendo che si erano attirati l'odio di Davide, mandarono a prendere al loro soldo ventimila fanti degli Aramei di Bet-Recòb e degli Aramei di Zobà, mille uomini del re di Maacà e dodicimila uomini della gente di Tob. 7Quando Davide sentì questo, inviò contro di loro Ioab con tutto l'esercito dei prodi. 8Gli Ammoniti uscirono e si schierarono in battaglia all'ingresso della porta della città, mentre gli Aramei di Zobà e di Recòb e la gente di Tob e di Maacà stavano soli nella campagna. 9Ioab vide che quelli erano pronti ad attaccarlo di fronte e alle spalle. Scelse allora un corpo tra i migliori Israeliti, lo schierò in ordine di battaglia contro gli Aramei 10e affidò il resto del popolo al fratello Abisài, per tener testa agli Ammoniti. 11Disse ad Abisài: "Se gli Aramei sono più forti di me, tu mi verrai in aiuto; se invece gli Ammoniti sono più forti di te, verrò io in tuo aiuto. 12Abbi coraggio e dimostriamoci forti per il nostro popolo e per le città del nostro Dio. Il Signore faccia quello che a lui piacerà". 13Poi Ioab con la gente che aveva con sé avanzò per attaccare gli Aramei, i quali fuggirono davanti a lui. 14Quando gli Ammoniti videro che gli Aramei erano fuggiti, fuggirono anch'essi davanti ad Abisài e rientrarono nella città. Allora Ioab tornò dalla spedizione contro gli Ammoniti e venne a Gerusalemme. 15Gli Aramei, vedendo che erano stati battuti da Israele, si riunirono insieme. 16Hadad-Èzer mandò messaggeri e schierò in campo gli Aramei che abitavano oltre il fiume e quelli giunsero a Chelàm con alla testa Sobàk, capo dell'esercito di Hadad-Èzer. 17La cosa fu riferita a Davide, che radunò tutto Israele, passò il Giordano e giunse a Chelàm. Gli Aramei si schierarono in battaglia contro Davide. 18Ma gli Aramei fuggirono davanti a Israele: Davide uccise agli Aramei settecento pariglie di cavalli e quarantamila uomini; batté anche Sobàk capo del loro esercito, che morì in quel luogo. 19Quando tutti i re vassalli di Hadad-Èzer si videro sconfitti da Israele, fecero pace con Israele e gli rimasero sottoposti. Gli Aramei non osarono più venire in aiuto degli Ammoniti. 11 1L'anno dopo, al tempo in cui i re sogliono andare in guerra, Davide mandò Ioab con i suoi servitori e con tutto Israele a devastare il paese degli Ammoniti; posero l'assedio a Rabbà mentre Davide rimaneva a Gerusalemme. 2Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dall'alto di quella terrazza egli vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella di aspetto. 3Davide mandò a informarsi chi fosse la donna. Gli fu detto: "È Betsabea figlia di Eliàm, moglie di Uria l'Hittita". 4Allora Davide mandò messaggeri a prenderla. Essa andò da lui ed egli giacque con lei, che si era appena purificata dalla immondezza. Poi essa tornò a casa. 5La donna concepì e fece sapere a Davide: "Sono incinta". 6Allora Davide mandò a dire a Ioab: "Mandami Uria l'Hittita". Ioab mandò Uria da Davide. 7Arrivato Uria, Davide gli chiese come stessero Ioab e la truppa e come andasse la guerra. 8Poi Davide disse a Uria: "Scendi a casa tua e làvati i piedi". Uria uscì dalla reggia e gli fu mandata dietro una portata della tavola del re. 9Ma Uria dormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo signore e non scese a casa sua. 10La cosa fu riferita a Davide e gli fu detto: "Uria non è sceso a casa sua". Allora Davide disse a Uria: "Non vieni forse da un viaggio? Perché dunque non sei sceso a casa tua?". 11Uria rispose a Davide: "L'arca, Israele e Giuda abitano sotto le tende, Ioab mio signore e la sua gente sono accampati in aperta campagna e io dovrei entrare in casa mia per mangiare e bere e per dormire con mia moglie? Per la tua vita e per la vita della tua anima, io non farò tal cosa!". 12Davide disse ad Uria: "Rimani qui anche oggi e domani ti lascerò partire". Così Uria rimase a Gerusalemme quel giorno e il seguente. 13Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare; la sera Uria uscì per andarsene a dormire sul suo giaciglio con i servi del suo signore e non scese a casa sua. 14La mattina dopo, Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Uria. 15Nella lettera aveva scritto così: "Ponete Uria in prima fila, dove più ferve la mischia; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia". 16Allora Ioab, che assediava la città, pose Uria nel luogo dove sapeva che il nemico aveva uomini valorosi. 17Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab; parecchi della truppa e fra gli ufficiali di Davide caddero, e perì anche Uria l'Hittita. 18Ioab inviò un messaggero a Davide per fargli sapere tutte le cose che erano avvenute nella battaglia 19e diede al messaggero quest'ordine: "Quando avrai finito di raccontare al re quanto è successo nella battaglia, 20se il re andasse in collera e ti dicesse: Perché vi siete avvicinati così alla città per dar battaglia? Non sapevate che avrebbero tirato dall'alto delle mura? 21Chi ha ucciso Abimelech figlio di Ierub-Bàal? Non fu forse una donna che gli gettò addosso un pezzo di macina dalle mura, così che egli morì a Tebez? Perché vi siete avvicinati così alle mura? tu digli allora: Anche il tuo servo Uria l'Hittita è morto". 22Il messaggero dunque partì e, quando fu arrivato, riferì a Davide quanto Ioab lo aveva incaricato di dire. Davide andò in collera contro Ioab e disse al messaggero: "Perché vi siete avvicinati così alla città per dare battaglia? Non sapevate che avrebbero tirato dall'alto delle mura? Chi ha ucciso Abimelech, figlio di Ierub-Bàal? Non fu forse una donna che gli gettò addosso un pezzo di macina dalle mura, così che egli morì a Tebez? Perché vi siete avvicinati così alle mura?". 23Il messaggero rispose a Davide: "Perché i nemici avevano avuto vantaggio su di noi e avevano fatto una sortita contro di noi nella campagna; ma noi fummo loro addosso fino alla porta della città; 24allora gli arcieri tirarono sulla tua gente dall'alto delle mura e parecchi della gente del re perirono. Anche il tuo servo Uria l'Hittita è morto". 25Allora Davide disse al messaggero: "Riferirai a Ioab: Non ti affligga questa cosa, perché la spada divora or qua or là; rinforza l'attacco contro la città e distruggila. E tu stesso fagli coraggio". 26La moglie di Uria, saputo che Uria suo marito era morto, fece il lamento per il suo signore. 27Passati i giorni del lutto, Davide la mandò a prendere e l'accolse nella sua casa. Essa diventò sua moglie e gli partorì un figlio. Ma ciò che Davide aveva fatto era male agli occhi del Signore. 12 1Il Signore mandò il profeta Natan a Davide e Natan andò da lui e gli disse: "Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e l'altro povero. 2Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero; 3ma il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina che egli aveva comprata e allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia. 4Un ospite di passaggio arrivò dall'uomo ricco e questi, risparmiando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso, per preparare una vivanda al viaggiatore che era capitato da lui portò via la pecora di quell'uomo povero e ne preparò una vivanda per l'ospite venuto da lui". 5Allora l'ira di Davide si scatenò contro quell'uomo e disse a Natan: "Per la vita del Signore, chi ha fatto questo merita la morte. 6Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non aver avuto pietà". 7Allora Natan disse a Davide: "Tu sei quell'uomo! Così dice il Signore, Dio d'Israele: Io ti ho unto re d'Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, 8ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa di Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi avrei aggiunto anche altro. 9Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Uria l'Hittita, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammoniti. 10Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l'Hittita. 11Così dice il Signore: Ecco io sto per suscitare contro di te la sventura dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un tuo parente stretto, che si unirà a loro alla luce di questo sole; 12poiché tu l'hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole". 13Allora Davide disse a Natan: "Ho peccato contro il Signore!". Natan rispose a Davide: "Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai. 14Tuttavia, poiché in questa cosa tu hai insultato il Signore (l'insulto sia sui nemici suoi), il figlio che ti è nato dovrà morire". Natan tornò a casa. 15Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Uria aveva partorito a Davide ed esso si ammalò gravemente. 16Davide allora fece suppliche a Dio per il bambino e digiunò e rientrando passava la notte coricato per terra. 17Gli anziani della sua casa insistevano presso di lui perché si alzasse da terra; ma egli non volle e rifiutò di prendere cibo con loro. 18Ora, il settimo giorno il bambino morì e i ministri di Davide temevano di fargli sapere che il bambino era morto, perché dicevano: "Ecco, quando il bambino era ancora vivo, noi gli abbiamo parlato e non ha ascoltato le nostre parole; come faremo ora a dirgli che il bambino è morto? Farà qualche atto insano!". 19Ma Davide si accorse che i suoi ministri bisbigliavano fra di loro, comprese che il bambino era morto e disse ai suoi ministri: "È morto il bambino?". Quelli risposero: "È morto". 20Allora Davide si alzò da terra, si lavò, si unse e cambiò le vesti; poi andò nella casa del Signore e vi si prostrò. Rientrato in casa, chiese che gli portassero il cibo e mangiò. 21I suoi ministri gli dissero: "Che fai? Per il bambino ancora vivo hai digiunato e pianto e, ora che è morto, ti alzi e mangi!". 22Egli rispose: "Quando il bambino era ancora vivo, digiunavo e piangevo, perché dicevo: Chi sa? Il Signore avrà forse pietà di me e il bambino resterà vivo. 23Ma ora che egli è morto, perché digiunare? Posso io farlo ritornare? Io andrò da lui, ma lui non ritornerà da me!". 24Poi Davide consolò Betsabea sua moglie, entrò da lei e le si unì: essa partorì un figlio, che egli chiamò Salomone. 25Il Signore amò Salomone e mandò il profeta Natan, che lo chiamò Iedidià per ordine del Signore. 26Intanto Ioab assalì Rabbà degli Ammoniti, si impadronì della città delle acque 27e inviò messaggeri a Davide per dirgli: "Ho assalito Rabbà e mi sono già impadronito della città delle acque. 28Ora raduna il resto del popolo, accàmpati contro la città e prendila, altrimenti se la prendo io, porterebbe il mio nome". 29Davide radunò tutto il popolo, si mosse verso Rabbà, l'assalì e la prese. 30Tolse dalla testa di Milcom la corona, che pesava un talento d'oro e conteneva una pietra preziosa; essa fu posta sulla testa di Davide. Asportò dalla città un bottino molto grande. 31Fece uscire gli abitanti che erano nella città e li impiegò nei lavori delle seghe, dei picconi di ferro e delle scuri di ferro e li fece lavorare alle fornaci da mattoni; così fece a tutte le città degli Ammoniti. Poi Davide tornò a Gerusalemme con tutta la sua truppa. 13 1Dopo queste cose, accadde che, avendo Assalonne figlio di Davide, una sorella molto bella, chiamata Tamàr, Amnòn figlio di Davide si innamorò di lei. 2Amnòn ne ebbe una tal passione, da cadere malato a causa di Tamàr sua sorella; poiché essa era vergine pareva impossibile ad Amnòn di poterle fare qualcosa. 3Ora Amnòn aveva un amico, chiamato Ionadàb figlio di Simeà, fratello di Davide e Ionadàb era un uomo molto astuto. 4Egli disse: "Perché, figlio del re, tu diventi sempre più magro di giorno in giorno? Non me lo vuoi dire?". Amnòn gli rispose: "Sono innamorato di Tamàr, sorella di mio fratello Assalonne". 5Ionadàb gli disse: "Mettiti a letto e fingiti malato; quando tuo padre verrà a vederti, gli dirai: Permetti che mia sorella Tamàr venga a darmi da mangiare e a preparare la vivanda sotto i miei occhi, così che io veda; allora prenderò il cibo dalle sue mani". 6Amnòn si mise a letto e si finse malato; quando il re lo venne a vedere, Amnòn gli disse: "Permetti che mia sorella Tamàr venga e faccia un paio di frittelle sotto i miei occhi e allora prenderò il cibo dalle sue mani". 7Allora Davide mandò a dire a Tamàr, in casa: "Va' a casa di Amnòn tuo fratello e prepara una vivanda per lui". 8Tamàr andò a casa di Amnòn suo fratello, che giaceva a letto. Essa prese farina stemperata, la impastò, ne fece frittelle sotto i suoi occhi e le fece cuocere. 9Poi prese la padella e versò le frittelle davanti a lui; ma egli rifiutò di mangiare e disse: "Allontanate tutti dalla mia presenza". Tutti uscirono. 10Allora Amnòn disse a Tamàr: "Portami la vivanda in camera e prenderò il cibo dalle tue mani". Tamàr prese le frittelle che aveva fatte e le portò in camera ad Amnòn suo fratello. 11Ma mentre gliele dava da mangiare, egli l'afferrò e le disse: "Vieni, unisciti a me, sorella mia". 12Essa gli rispose: "No, fratello mio, non farmi violenza; questo non si fa in Israele; non commettere questa infamia! 13Io dove andrei a portare il mio disonore? Quanto a te, tu diverresti come un malfamato in Israele. Parlane piuttosto al re, egli non mi rifiuterà a te". 14Ma egli non volle ascoltarla: fu più forte di lei e la violentò unendosi a lei. 15Poi Amnòn concepì verso di lei un odio grandissimo: l'odio verso di lei fu più grande dell'amore con cui l'aveva prima amata. Le disse: 16"Alzati, vattene!". Gli rispose: "O no! Questo torto che mi fai cacciandomi è peggiore dell'altro che mi hai già fatto". Ma egli non volle ascoltarla. 17Anzi, chiamato il giovane che lo serviva, gli disse: "Cacciami fuori costei e sprangale dietro il battente". 18Essa indossava una tunica con le maniche, perché così vestivano, da molto tempo, le figlie del re ancora vergini. Il servo di Amnòn dunque la mise fuori e le sprangò il battente dietro. 19Tamàr si sparse polvere sulla testa, si stracciò la tunica dalle lunghe maniche che aveva indosso, si mise le mani sulla testa e se ne andò camminando e gridando. 20Assalonne suo fratello le disse: "Forse Amnòn tuo fratello è stato con te? Per ora taci, sorella mia; è tuo fratello; non disperarti per questa cosa". Tamàr desolata rimase in casa di Assalonne, suo fratello. 21Il re Davide seppe tutte queste cose e ne fu molto irritato, ma non volle urtare il figlio Amnòn, perché aveva per lui molto affetto; era infatti il suo primogenito. 22Assalonne non disse una parola ad Amnòn né in bene né in male; odiava Amnòn perché aveva violato Tamàr sua sorella. 23Due anni dopo Assalonne, avendo i tosatori a Baal-Cazòr, presso Èfraim, invitò tutti i figli del re. 24Andò dunque Assalonne dal re e disse: "Ecco il tuo servo ha i tosatori presso di sé. Venga dunque anche il re con i suoi ministri a casa del tuo servo!". 25Ma il re disse ad Assalonne: "No, figlio mio, non si venga noi tutti, perché non ti siamo di peso". Sebbene insistesse, il re non volle andare; ma gli diede la sua benedizione. 26Allora Assalonne disse: "Se non vuoi venire tu, permetti ad Amnòn mio fratello di venire con noi". Il re gli rispose: "Perché dovrebbe venire con te?". 27Ma Assalonne tanto insisté che Davide lasciò andare con lui Amnòn e tutti i figli del re. Assalonne fece un banchetto come un banchetto da re. 28Ma Assalonne diede quest'ordine ai servi: "Badate, quando Amnòn avrà il cuore riscaldato dal vino e io vi dirò: Colpite Amnòn!, voi allora uccidetelo e non abbiate paura. Non ve lo comando io? Fatevi coraggio e comportatevi da forti!". 29I servi di Assalonne fecero ad Amnòn come Assalonne aveva comandato. Allora tutti i figli del re si alzarono, montarono ciascuno sul suo mulo e fuggirono. 30Mentre essi erano ancora per strada, giunse a Davide questa notizia: "Assalonne ha ucciso tutti i figli del re e neppure uno è scampato". 31Allora il re si alzò, si stracciò le vesti e si gettò per terra; tutti i suoi ministri che gli stavano intorno, stracciarono le loro vesti. 32Ma Ionadàb figlio di Simeà, fratello di Davide, disse: "Non dica il mio signore che tutti i giovani, figli del re, sono stati uccisi; il solo Amnòn è morto; per Assalonne era cosa decisa fin da quando Amnòn aveva fatto violenza a sua sorella Tamàr. 33Ora non si metta in cuore il mio signore una tal cosa, come se tutti i figli del re fossero morti; il solo Amnòn è morto 34e Assalonne è fuggito". Il giovane che stava di sentinella alzò gli occhi, guardò ed ecco una gran turba di gente veniva per la strada di Bacurìm, dal lato del monte, sulla discesa. La sentinella venne ad avvertire il re e disse: "Ho visto uomini scendere per la strada di Bacurìm, dal lato del monte". 35Allora Ionadàb disse al re: "Ecco i figli del re arrivano; la cosa sta come il tuo servo ha detto". 36Come ebbe finito di parlare, ecco giungere i figli del re, i quali alzarono grida e piansero; anche il re e tutti i suoi ministri fecero un gran pianto. 37Quanto ad Assalonne, era fuggito ed era andato da Talmài, figlio di Ammiùd, re di Ghesùr. Il re fece il lutto per il suo figlio per lungo tempo. 38Assalonne rimase tre anni a Ghesùr, dove era andato dopo aver preso la fuga. 39Poi lo spirito del re Davide cessò di sfogarsi contro Assalonne, perché si era placato il dolore per la morte di Amnòn. 14 1Ioab figlio di Zeruià si accorse che il cuore del re era contro Assalonne. 2Allora mandò a chiamare a Tekòa e fece venire una donna saggia e le disse: "Fingi di essere in lutto: mettiti una veste da lutto, non ti ungere con olio e compòrtati da donna che pianga da molto tempo un morto; 3poi entra presso il re e parlagli così e così". Ioab le mise in bocca le parole da dire. 4La donna di Tekòa andò dunque dal re, si gettò con la faccia a terra, si prostrò e disse: "Aiuto, o re!". 5Il re le disse: "Che hai?". Rispose: "Ahimè! Io sono una vedova; mio marito è morto. 6La tua schiava aveva due figli, ma i due vennero tra di loro a contesa in campagna e nessuno li separava; così uno colpì l'altro e l'uccise. 7Ed ecco tutta la famiglia è insorta contro la tua schiava dicendo: consegnaci l'uccisore del fratello, perché lo facciamo morire per vendicare il fratello che egli ha ucciso. Elimineranno così anche l'erede e spegneranno l'ultima bracia che mi è rimasta e non lasceranno a mio marito né nome, né discendenza sulla terra". 8Il re disse alla donna: "Va' pure a casa: io darò ordini a tuo riguardo". 9La donna di Tekòa disse al re: "Re mio signore, la colpa cada su di me e sulla casa di mio padre, ma il re e il suo trono sono innocenti". 10E il re: "Se qualcuno parla contro di te, conducilo da me e vedrai che non ti molesterà più". 11Riprese: "Il re pronunzi il nome del Signore suo Dio perché il vendicatore del sangue non aumenti la disgrazia e non mi sopprimano il figlio". Egli rispose: "Per la vita del Signore, non cadrà a terra un capello di tuo figlio!". 12Allora la donna disse: "La tua schiava possa dire una parola al re mio signore!". Egli rispose: "Parla". 13Riprese la donna: "Allora perché pensi così contro il popolo di Dio? Intanto il re, pronunziando questa sentenza si è come dichiarato colpevole, per il fatto che il re non fa ritornare colui che ha bandito. 14Noi dobbiamo morire e siamo come acqua versata in terra, che non si può più raccogliere, e Dio non ridà la vita. Il re pensi qualche piano perché il proscritto non sia più bandito lontano da lui. 15Ora, se io sono venuta a parlare così al re mio signore, è perché la gente mi ha fatto paura e la tua schiava ha detto: Voglio parlare al re; forse il re farà quanto gli dirà la sua schiava; 16il re ascolterà la sua schiava e la libererà dalle mani di quelli che cercano di sopprimere me e mio figlio dalla eredità di Dio". 17La donna concluse: "La parola del re mio signore conceda la calma. Perché il re mio signore è come un angelo di Dio per distinguere il bene e il male. Il Signore tuo Dio sia con te!". 18Il re rispose e disse alla donna: "Non tenermi nascosto nulla di quello che io ti domanderò". La donna disse: "Parli pure il re mio signore". 19Disse il re: "La mano di Ioab non è forse con te in tutto questo?". La donna rispose: "Per la tua vita, o re mio signore, non si può andare né a destra né a sinistra di quanto ha detto il re mio signore! Proprio il tuo servo Ioab mi ha dato questi ordini e ha messo tutte queste parole in bocca alla tua schiava. 20Per dare alla cosa un'altra faccia, il tuo servo Ioab ha agito così; ma il mio signore ha la saggezza di un angelo di Dio e sa quanto avviene sulla terra". 21Allora il re disse a Ioab: "Ecco, voglio fare quello che hai chiesto; va' dunque e fa' tornare il giovane Assalonne". 22Ioab si gettò con la faccia a terra, si prostrò, benedisse il re e disse: "Oggi il tuo servo sa di aver trovato grazia ai tuoi occhi, re mio signore, poiché il re ha fatto quello che il suo servo gli ha chiesto". 23Ioab dunque si alzò, andò a Ghesùr e condusse Assalonne a Gerusalemme. 24Ma il re disse: "Si ritiri in casa e non veda la mia faccia". Così Assalonne si ritirò in casa e non vide la faccia del re. 25Ora in tutto Israele non vi era uomo che fosse tanto lodato per la sua bellezza quanto Assalonne; dalle piante dei piedi alla cima del capo, non vi era in lui un difetto alcuno. 26Quando si faceva tagliare i capelli, e se li faceva tagliare ogni anno perché la capigliatura gli pesava troppo, egli pesava i suoi capelli e il peso era di duecento sicli a peso del re. 27Ad Assalonne nacquero tre figli e una figlia chiamata Tamàr, che era donna di bell'aspetto. 28Assalonne abitò in Gerusalemme due anni, senza vedere la faccia del re. 29Poi Assalonne convocò Ioab per mandarlo dal re; ma egli non volle andare da lui; lo convocò una seconda volta, ma Ioab non volle andare. 30Allora Assalonne disse ai suoi servi: "Vedete, il campo di Ioab è vicino al mio e vi è l'orzo; andate ed appiccatevi il fuoco!". I servi di Assalonne appiccarono il fuoco al campo. 31Allora Ioab si alzò, andò a casa di Assalonne e gli disse: "Perché i tuoi servi hanno dato fuoco al mio campo?". 32Assalonne rispose a Ioab: "Io ti avevo mandato a dire: Vieni qui, voglio mandarti a dire al re: Perché sono tornato da Ghesùr? Sarebbe meglio per me se fossi rimasto là. Ora voglio vedere la faccia del re e, se vi è in me colpa, mi faccia morire!". 33Ioab allora andò dal re e gli riferì la cosa. Il re fece chiamare Assalonne, il quale venne e si prostrò con la faccia a terra davanti a lui; il re baciò Assalonne. 15 1Ma dopo, Assalonne si procurò un carro, cavalli e cinquanta uomini che correvano davanti a lui. 2Assalonne si alzava la mattina presto e si metteva da un lato della strada di accesso alla porta della città; quando qualcuno aveva una lite e veniva dal re per il giudizio, Assalonne lo chiamava e gli diceva: "Di quale città sei?", l'altro gli rispondeva: "Il tuo servo è di tale e tale tribù d'Israele". 3Allora Assalonne gli diceva: "Vedi, le tue ragioni sono buone e giuste, ma nessuno ti ascolta da parte del re". 4Assalonne aggiungeva: "Se facessero me giudice del paese! Chiunque avesse una lite o un giudizio verrebbe da me e io gli farei giustizia". 5Quando uno gli si accostava per prostrarsi davanti a lui, gli porgeva la mano, l'abbracciava e lo baciava. 6Assalonne faceva così con tutti gli Israeliti che venivano dal re per il giudizio; in questo modo Assalonne si cattivò l'affetto degli Israeliti. 7Ora, dopo quattro anni, Assalonne disse al re: "Lasciami andare a Ebron a sciogliere un voto che ho fatto al Signore. 8Perché durante la sua dimora a Ghesùr, in Aram, il tuo servo ha fatto questo voto: Se il Signore mi riconduce a Gerusalemme, io servirò il Signore a Ebron!". 9Il re gli disse: "Va' in pace!". Egli si alzò e andò a Ebron. 10Allora Assalonne mandò emissari per tutte le tribù d'Israele a dire: "Quando sentirete il suono della tromba, allora direte: Assalonne è divenuto re a Ebron". 11Con Assalonne erano partiti da Gerusalemme duecento uomini, i quali, invitati, partirono con semplicità, senza saper nulla. 12Assalonne convocò Achitòfel il Ghilonita, consigliere di Davide, perché venisse dalla sua città di Ghilo ad assistere mentre offriva i sacrifici. La congiura divenne potente e il popolo andava crescendo di numero intorno ad Assalonne. 13Arrivò un informatore da Davide e disse: "Il cuore degli Israeliti si è volto verso Assalonne". 14Allora Davide disse a tutti i suoi ministri che erano con lui a Gerusalemme: "Alzatevi, fuggiamo; altrimenti nessuno di noi scamperà dalle mani di Assalonne. Partite in fretta perché non si affretti lui a raggiungerci e faccia cadere su di noi la sventura e colpisca la città a fil di spada". 15I ministri del re gli dissero: "Tutto secondo ciò che sceglierà il re mio signore; ecco, noi siamo i tuoi ministri". 16Il re dunque uscì a piedi con tutta la famiglia; lasciò dieci concubine a custodire la reggia. 17Il re uscì dunque a piedi con tutto il popolo e si fermarono all'ultima casa. 18Tutti i ministri del re camminavano al suo fianco e tutti i Cretei e tutti i Peletei e Ittài con tutti quelli di Gat, seicento uomini venuti da Gat al suo seguito, sfilavano davanti al re. 19Allora il re disse a Ittài di Gat: "Perché vuoi venire anche tu con noi? Torna indietro e resta con il re, perché sei un forestiero e per di più un esule dalla tua patria. 20Appena ieri sei arrivato e oggi ti farei errare con noi, mentre io stesso vado dove capiterà di andare? Torna indietro e riconduci con te i tuoi fratelli; siano con te la grazia e la fedeltà al Signore!". 21Ma Ittài rispose al re: "Per la vita del Signore e la tua, o re mio signore, in qualunque luogo sarà il re mio signore, per morire o per vivere, là sarà anche il tuo servo". 22Allora Davide disse a Ittài: "Va', prosegui pure!". Ittài, quello di Gat, proseguì con tutti gli uomini e con tutte le donne e i bambini che erano con lui. 23Tutti quelli del paese piangevano ad alta voce, mentre tutto il popolo passava. Il re stava in piedi nella valle del Cedron e tutto il popolo passava davanti a lui prendendo la via del deserto. 24Ecco venire anche Zadòk con tutti i leviti, i quali portavano l'arca dell'alleanza di Dio. Essi deposero l'arca di Dio presso Ebiatàr, finché tutto il popolo non finì di uscire dalla città. 25Il re disse a Zadòk: "Riporta in città l'arca di Dio! Se io trovo grazia agli occhi del Signore, egli mi farà tornare e me la farà rivedere insieme con la sua Dimora. 26Ma se dice: Non ti gradisco, eccomi: faccia di me quello che sarà bene davanti a lui". 27Il re aggiunse al sacerdote Zadòk: "Vedi? Torna in pace in città con tuo figlio Achimaaz e Giònata figlio di Ebiatàr. 28Badate: io aspetterò presso i guadi del deserto, finché mi sia portata qualche notizia da parte vostra". 29Così Zadòk ed Ebiatàr riportarono a Gerusalemme l'arca di Dio e là dimorarono. 30Davide saliva l'erta degli Ulivi; saliva piangendo e camminava con il capo coperto e a piedi scalzi; tutta la gente che era con lui aveva il capo coperto e, salendo, piangeva. 31Fu intanto portata a Davide la notizia: "Achitòfel è con Assalonne tra i congiurati". Davide disse: "Rendi vani i consigli di Achitòfel, Signore!". 32Quando Davide fu giunto in vetta al monte, al luogo dove ci si prostra a Dio, ecco farglisi incontro Cusài, l'Archita, con la tunica stracciata e il capo coperto di polvere. 33Davide gli disse: "Se tu procedi con me, mi sarai di peso; 34ma se torni in città e dici ad Assalonne: Io sarò tuo servo, o re; come sono stato servo di tuo padre prima, così sarò ora tuo servo, tu dissiperai in mio favore i consigli di Achitòfel. 35E non avrai forse là con te i sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr? Quanto sentirai dire della reggia, lo riferirai ai sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr. 36Ecco, essi hanno con loro i due figli, Achimaaz, figlio di Zadòk e Giònata, figlio di Ebiatàr; per mezzo di loro mi farete sapere quanto avrete sentito". 37Cusài, amico di Davide, arrivò in città quando Assalonne entrava in Gerusalemme. 16 1Davide aveva di poco superato la cima del monte, quando ecco Zibà, servo di Merib-Bàal, gli si fece incontro con un paio di asini sellati e carichi di duecento pani, cento grappoli di uva secca, cento frutti d'estate e un otre di vino. 2Il re disse a Zibà: "Che vuoi fare di queste cose?". Zibà rispose: "Gli asini serviranno di cavalcatura alla reggia, i pani e i frutti d'estate sono per sfamare i giovani, il vino per dissetare quelli che saranno stanchi nel deserto". 3Il re disse: "Dov'è il figlio del tuo signore?". Zibà rispose al re: "Ecco, è rimasto a Gerusalemme perché ha detto: Oggi la casa di Israele mi renderà il regno di mio padre". 4Il re disse a Zibà: "Quanto appartiene a Merib-Bàal è tuo". Zibà rispose: "Mi prostro! Possa io trovar grazia ai tuoi occhi, re mio signore!". 5Quando poi il re Davide fu giunto a Bacurìm, ecco uscire di là un uomo della stessa famiglia della casa di Saul, chiamato Simeì, figlio di Ghera. Egli usciva imprecando 6e gettava sassi contro Davide e contro tutti i ministri del re Davide, mentre tutto il popolo e tutti i prodi stavano alla destra e alla sinistra del re. 7Simeì, maledicendo Davide, diceva: "Vattene, vattene, sanguinario, scellerato! 8Il Signore ha fatto ricadere sul tuo capo tutto il sangue della casa di Saul, al posto del quale regni; il Signore ha messo il regno nelle mani di Assalonne tuo figlio ed eccoti nella sventura che hai meritato, perché sei un sanguinario". 9Allora Abisài figlio di Zeruià disse al re: "Perché questo cane morto dovrà maledire il re mio signore? Lascia che io vada e gli tagli la testa!". 10Ma il re rispose: "Che ho io in comune con voi, figli di Zeruià? Se maledice, è perché il Signore gli ha detto: Maledici Davide! E chi potrà dire: Perché fai così?". 11Poi Davide disse ad Abisài e a tutti i suoi ministri: "Ecco, il figlio uscito dalle mie viscere cerca di togliermi la vita: Quanto più ora questo Beniaminita! Lasciate che maledica, poiché glielo ha ordinato il Signore. 12Forse il Signore guarderà la mia afflizione e mi renderà il bene in cambio della maledizione di oggi". 13Davide e la sua gente continuarono il cammino e Simeì camminava sul fianco del monte, parallelamente a Davide, e, cammin facendo, imprecava contro di lui, gli tirava sassi e gli lanciava polvere. 14Il re e tutta la gente che era con lui arrivarono stanchi presso il Giordano e là ripresero fiato. 15Intanto Assalonne con tutti gli Israeliti era entrato in Gerusalemme e Achitòfel era con lui. 16Quando Cusài l'Archita, l'amico di Davide, fu giunto presso Assalonne gli disse: "Viva il re! Viva il re!". 17Assalonne disse a Cusài: "Questa è la fedeltà che hai per il tuo amico? Perché non sei andato con il tuo amico?". 18Cusài rispose ad Assalonne: "No, io sarò per colui che il Signore e questo popolo e tutti gli Israeliti hanno scelto e con lui rimarrò. 19E poi di chi sarò schiavo? Non lo sarò forse di suo figlio? Come ho servito tuo padre, così servirò te". 20Allora Assalonne disse ad Achitòfel: "Consultatevi su quello che dobbiamo fare". 21Achitòfel rispose ad Assalonne: "Entra dalle concubine che tuo padre ha lasciate a custodia della casa; tutto Israele saprà che ti sei reso odioso a tuo padre e sarà rafforzato il coraggio di tutti i tuoi". 22Fu dunque piantata una tenda sulla terrazza per Assalonne e Assalonne entrò dalle concubine del padre, alla vista di tutto Israele. 23In quei giorni un consiglio dato da Achitòfel era come una parola data da Dio a chi lo consulta. Così era di tutti i consigli di Achitòfel per Davide e per Assalonne. 17 1Achitòfel disse ad Assalonne: "Sceglierò dodicimila uomini: mi metterò ad inseguire Davide questa notte; 2gli piomberò addosso mentre egli è stanco e ha le braccia fiacche; lo spaventerò e tutta la gente che è con lui si darà alla fuga; io colpirò solo il re 3e ricondurrò a te tutto il popolo, come ritorna la sposa al marito. La vita di un solo uomo tu cerchi; la gente di lui rimarrà tranquilla". 4Questo parlare piacque ad Assalonne e a tutti gli anziani d'Israele. 5Ma Assalonne disse: "Chiamate anche Cusài l'Archita e sentiamo ciò che ha in bocca anche lui". 6Quando Cusài fu giunto da Assalonne, questi gli disse: "Achitòfel ha parlato così e così; dobbiamo fare come ha detto lui? Se no, parla tu!". 7Cusài rispose ad Assalonne: "Questa volta il consiglio dato da Achitòfel non è buono". 8Cusài continuò: "Tu conosci tuo padre e i suoi uomini: sai che sono uomini valorosi e che hanno l'animo esasperato come un'orsa nella campagna quando le sono stati rapiti i figli; poi tuo padre è un guerriero e non passerà la notte con il popolo. 9A quest'ora egli è nascosto in qualche buca o in qualche altro luogo; se fin da principio cadranno alcuni dei tuoi, qualcuno lo verrà a sapere e si dirà: C'è stata una strage tra la gente che segue Assalonne. 10Allora il più valoroso, anche se avesse un cuore di leone, si avvilirà, perché tutto Israele sa che tuo padre è un prode e che i suoi uomini sono valorosi. 11Perciò io consiglio che tutto Israele, da Dan fino a Bersabea, si raduni presso di te, numeroso come la sabbia che è sulla riva del mare, e che tu vada in persona alla battaglia. 12Così lo raggiungeremo in qualunque luogo si troverà e gli piomberemo addosso come la rugiada cade sul suolo; di tutti i suoi uomini non ne scamperà uno solo. 13Se invece si ritira in qualche città, tutto Israele porterà corde a quella città e noi la trascineremo nella valle, così che non se ne trovi più nemmeno una pietruzza". 14Assalonne e tutti gli Israeliti dissero: "Il consiglio di Cusài l'Archita è migliore di quello di Achitòfel". Il Signore aveva stabilito di mandare a vuoto il saggio consiglio di Achitòfel per far cadere la sciagura su Assalonne. 15Allora Cusài disse ai sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr: "Achitòfel ha consigliato Assalonne e gli anziani d'Israele così e così, ma io ho consigliato in questo modo. 16Ora dunque mandate in fretta ad informare Davide e ditegli: Non passare la notte presso i guadi del deserto, ma passa subito dall'altra parte, perché non venga lo sterminio sul re e sulla gente che è con lui". 17Ora Giònata e Achimaaz stavano presso En-Roghèl, in attesa che una schiava andasse a portare le notizie che essi dovevano andare a riferire al re Davide; perché non potevano farsi vedere ad entrare in città. 18Ma un giovane li vide e informò Assalonne. I due partirono di corsa e giunsero a Bacurìm a casa di un uomo che aveva nel cortile una cisterna. 19Quelli vi si calarono e la donna di casa prese una coperta, la distese sulla bocca della cisterna e vi sparse grano pesto, così che non ci si accorgeva di nulla. 20I servi di Assalonne vennero in casa della donna e chiesero: "Dove sono Achimaaz e Giònata?". La donna rispose loro: "Hanno passato il serbatoio dell'acqua". Quelli si misero a cercarli, ma, non riuscendo a trovarli, tornarono a Gerusalemme. 21Quando costoro se ne furono partiti, i due uscirono dalla cisterna e andarono ad informare il re Davide. Gli dissero: "Muovetevi e passate in fretta l'acqua, perché così ha consigliato Achitòfel a vostro danno". 22Allora Davide si mosse con tutta la sua gente e passò il Giordano. All'apparire del giorno, neppure uno era rimasto che non avesse passato il Giordano. 23Achitòfel, vedendo che il suo consiglio non era stato seguito, sellò l'asino e partì per andare a casa sua nella sua città. Mise in ordine gli affari della casa e s'impiccò. Così morì e fu sepolto nel sepolcro di suo padre. 24Davide era giunto a Macanàim, quando Assalonne passò il Giordano con tutti gli Israeliti. 25Assalonne aveva posto a capo dell'esercito Amasà invece di Ioab. Amasà era figlio di un uomo chiamato Itrà l'Ismaelita, il quale si era unito a Abigàl, figlia di Iesse e sorella di Zeruià, madre di Ioab. 26Israele e Assalonne si accamparono nel paese di Gàlaad. 27Quando Davide fu giunto a Macanàim, Sobì, figlio di Nacàs che era da Rabbà, città degli Ammoniti, Machìr, figlio di Ammiel da Lodebàr, e Barzillài, il Galaadita di Roghelìm, 28portarono letti e tappeti, coppe e vasi di terracotta, grano, orzo, farina, grano arrostito, fave, lenticchie, 29miele, latte acido e formaggi di pecora e di vacca, per Davide e per la sua gente perché mangiassero; infatti dicevano: "Questa gente ha patito fame, stanchezza e sete nel deserto". 18 1Davide passò in rassegna la sua gente e costituì capi di migliaia e capi di centinaia per comandarla. 2Divise la gente in tre corpi: un terzo sotto il comando di Ioab, un terzo sotto il comando di Abisài figlio di Zeruià, fratello di Ioab, e un terzo sotto il comando di Ittài di Gat. Poi il re disse al popolo: "Voglio uscire anch'io con voi!". 3Ma il popolo rispose: "Tu non devi uscire, perché se noi fossimo messi in fuga, non si farebbe alcun caso di noi; quand'anche perisse la metà di noi, non se ne farebbe alcun caso, ma tu conti per diecimila di noi; è meglio che ti tenga pronto a darci aiuto dalla città". 4Il re rispose loro: "Farò quello che vi sembra bene". Il re si fermò al fianco della porta, mentre tutto l'esercito usciva a schiere di cento e di mille uomini. 5Il re ordinò a Ioab, ad Abisài e ad Ittài: "Trattatemi con riguardo il giovane Assalonne!". E tutto il popolo udì quanto il re ordinò a tutti i capi nei riguardi di Assalonne. 6L'esercito uscì in campo contro Israele e la battaglia ebbe luogo nella foresta di Èfraim. 7La gente d'Israele fu in quel luogo sconfitta dai servi di Davide; la strage fu grande: in quel giorno caddero ventimila uomini. 8La battaglia si estese su tutta la contrada e la foresta divorò in quel giorno molta più gente di quanta non ne avesse divorato la spada. 9Ora Assalonne s'imbatté nei servi di Davide. Assalonne cavalcava il mulo; il mulo entrò sotto i rami di un grande terebinto e la testa di Assalonne rimase impigliata nel terebinto e così egli restò sospeso fra cielo e terra; mentre il mulo che era sotto di lui passava oltre. 10Un uomo lo vide e venne a riferire a Ioab: "Ho visto Assalonne appeso a un terebinto". 11Ioab rispose all'uomo che gli portava la notizia: "Dunque, l'hai visto? E perché non l'hai tu, sul posto, steso al suolo? Io non avrei mancato di darti dieci sicli d'argento e una cintura". 12Ma quell'uomo disse a Ioab: "Quand'anche mi fossero messi in mano mille sicli d'argento, io non stenderei la mano sul figlio del re; perché con i nostri orecchi abbiamo udito l'ordine che il re ha dato a te, ad Abisài e a Ittài: Salvatemi il giovane Assalonne! 13Se io avessi commesso di mia testa una perfidia, poiché nulla rimane nascosto al re, tu stesso saresti sorto contro di me". 14Allora Ioab disse: "Io non voglio perdere così il tempo con te". Prese in mano tre dardi e li immerse nel cuore di Assalonne, che era ancora vivo nel folto del terebinto. 15Poi dieci giovani scudieri di Ioab circondarono Assalonne, lo colpirono e lo finirono. 16Allora Ioab suonò la tromba e il popolo cessò di inseguire Israele, perché Ioab aveva trattenuto il popolo. 17Poi presero Assalonne, lo gettarono in una grande fossa nella foresta ed elevarono sopra di lui un enorme mucchio di pietre. Tutto Israele era fuggito ciascuno nella sua tenda. 18Ora Assalonne mentre era in vita, si era eretta la stele che è nella Valle del re; perché diceva: "Io non ho un figlio che conservi il ricordo del mio nome"; chiamò quella stele con il suo nome e la si chiamò di Assalonne fino ad oggi. 19Achimaaz figlio di Zadòk disse a Ioab: "Correrò a portare al re la notizia che il Signore gli ha fatto giustizia contro i suoi nemici". 20Ioab gli rispose: "Oggi tu non sarai l'uomo della buona notizia, la porterai un altro giorno; non porterai oggi la bella notizia perché il figlio del re è morto". 21Poi Ioab disse all'Etiope: "Va' e riferisci al re quello che hai visto". L'Etiope si prostrò a Ioab e corse via. 22Achimaaz, figlio di Zadòk, disse di nuovo a Ioab: "Qualunque cosa avvenga, lasciami correre dietro all'Etiope". Ioab gli disse: "Ma perché correre, figlio mio? La buona notizia non ti porterà nulla di buono". 23E l'altro: "Qualunque cosa avvenga, voglio correre". Ioab gli disse: "Corri!". Allora Achimaaz prese la corsa per la strada della valle e oltrepassò l'Etiope. 24Davide stava seduto fra le due porte; la sentinella salì sul tetto della porta dal lato del muro; alzò gli occhi, guardò ed ecco un uomo correre tutto solo. 25La sentinella gridò e avvertì il re. Il re disse: "Se è solo, porta una buona notizia". Quegli andava avvicinandosi sempre più. 26Poi la sentinella vide un altro uomo che correva e gridò al guardiano: "Ecco un altro uomo correre tutto solo!". E il re: "Anche questo porta una buona notizia". 27La sentinella disse: "Il modo di correre del primo mi pare quello di Achimaaz, figlio di Zadòk". E il re disse: "È un uomo dabbene: viene certo per una lieta notizia!". 28Achimaaz gridò al re: "Pace!". Prostratosi dinanzi al re con la faccia a terra, disse: "Benedetto sia il Signore tuo Dio che ha messo in tuo potere gli uomini che avevano alzato le mani contro il re mio signore!". 29Il re disse: "Il giovane Assalonne sta bene?". Achimaàz rispose: "Quando Ioab mandava il servo del re e me tuo servo, io vidi un gran tumulto, ma non so di che cosa si trattasse". 30Il re gli disse: "Mettiti là, da parte". Quegli si mise da parte e aspettò. 31Ed ecco arrivare l'Etiope che disse: "Buone notizie per il re mio signore! Il Signore ti ha reso oggi giustizia, liberandoti dalle mani di quanti erano insorti contro di te". 32Il re disse all'Etiope: "Il giovane Assalonne sta bene?". L'Etiope rispose: "Diventino come quel giovane i nemici del re mio signore e quanti insorgono contro di te per farti il male!". 19 1Allora il re fu scosso da un tremito, salì al piano di sopra della porta e pianse; diceva in lacrime: "Figlio mio! Assalonne figlio mio, figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te, Assalonne, figlio mio, figlio mio!". 2Fu riferito a Ioab: "Ecco il re piange e fa lutto per Assalonne". 3La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo sentì dire in quel giorno: "Il re è molto afflitto a causa del figlio". 4Il popolo in quel giorno rientrò in città furtivamente, come avrebbe fatto gente vergognosa per essere fuggita in battaglia. 5Il re si era coperta la faccia e gridava a gran voce: "Figlio mio Assalonne, Assalonne figlio mio, figlio mio!". 6Allora Ioab entrò in casa del re e disse: "Tu copri oggi di rossore il volto di tutta la tua gente, che in questo giorno ha salvato la vita a te, ai tuoi figli e alle tue figlie, alle tue mogli e alle tue concubine, 7perché mostri di amare quelli che ti odiano e di odiare quelli che ti amano. Infatti oggi tu mostri chiaramente che capi e ministri per te non contano nulla; ora io ho capito che, se Assalonne fosse vivo e noi fossimo quest'oggi tutti morti, allora sarebbe una cosa giusta ai tuoi occhi. 8Ora dunque alzati, esci e parla al cuore della tua gente; perché io giuro per il Signore che, se non esci, neppure un uomo resterà con te questa notte; questa sarebbe per te la peggiore sventura di tutte quelle che ti sono cadute addosso dalla tua giovinezza fino ad oggi". 9Allora il re si alzò e si sedette sulla porta; fu dato quest'annunzio a tutto il popolo: "Ecco il re sta seduto alla porta". E tutto il popolo venne alla presenza del re. Gli Israeliti erano fuggiti ognuno alla sua tenda. 10In tutte le tribù d'Israele tutto il popolo stava discutendo e diceva: "Il re ci ha liberati dalle mani dei nostri nemici e ci ha salvati dalle mani dei Filistei; ora è dovuto fuggire dal paese a causa di Assalonne. 11Ma quanto ad Assalonne, che noi avevamo consacrato perché regnasse su di noi, è morto in battaglia. Ora perché non cercate di far tornare il re?". 12Ciò che si diceva in tutto Israele era giunto a conoscenza del re. Il re Davide mandò a dire ai sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr: "Riferite agli anziani di Giuda: Perché volete essere gli ultimi a far tornare il re alla sua casa? 13Voi siete mio osso e mia carne e perché dunque sareste gli ultimi a far tornare il re? 14Dite ad Amasà: Non sei forse mio osso e mia carne? Dio mi faccia questo e mi aggiunga quest'altro, se tu non diventerai davanti a me capo dell'esercito per sempre al posto di Ioab!". 15Così piegò il cuore di tutti gli uomini di Giuda, come se fosse stato il cuore di un sol uomo; essi mandarono a dire al re: "Ritorna tu e tutti i tuoi ministri". 16Il re dunque tornò e giunse al Giordano; quelli di Giuda vennero a Gàlgala per andare incontro al re e per fargli passare il Giordano. 17Simeì, figlio di Ghera, Beniaminita, che era di Bacurìm, si affrettò a scendere con gli uomini di Giuda incontro al re Davide. 18Aveva con sé mille uomini di Beniamino. Zibà, il servo della casa di Saul, i suoi quindici figli con lui e i suoi venti servi si erano precipitati al Giordano prima del re 19e avevano servito per far passare la famiglia del re e per fare quanto a lui sarebbe piaciuto. Intanto Simeì, figlio di Ghera, si gettò ai piedi del re nel momento in cui passava il Giordano 20e disse al re: "Il mio signore non tenga conto della mia colpa! Non ricordarti di quanto il tuo servo ha commesso quando il re mio signore è uscito da Gerusalemme; il re non lo conservi nella sua mente! 21Perché il tuo servo riconosce di aver peccato ed ecco, oggi, primo di tutta la casa di Giuseppe, sono sceso incontro al re mio signore". 22Ma Abisài figlio di Zeruià, disse: "Non dovrà forse essere messo a morte Simeì perché ha maledetto il consacrato del Signore?". 23Davide disse: "Che ho io in comune con voi, o figli di Zeruià, che vi mostriate oggi miei avversari? Si può mettere a morte oggi qualcuno in Israele? Non so dunque che oggi divento re di Israele?". 24Il re disse a Simeì: "Tu non morirai!". E il re glielo giurò. 25Anche Merib-Bàal nipote di Saul scese incontro al re. Non si era curato i piedi e le mani, né la barba intorno alle labbra e non aveva lavato le vesti dal giorno in cui il re era partito a quello in cui tornava in pace. 26Quando giunse da Gerusalemme incontro al re, il re gli disse: "Perché non sei venuto con me, Merib-Bàal?". 27Egli rispose: "Re, mio signore, il mio servo mi ha ingannato! Il tuo servo aveva detto: Io mi farò sellare l'asino, monterò e andrò con il re, perché il tuo servo è zoppo. 28Ma egli ha calunniato il tuo servo presso il re mio signore. Però il re mio signore è come un angelo di Dio; fa' dunque ciò che sembrerà bene ai tuoi occhi. 29Perché tutti quelli della casa di mio padre non avevano meritato dal re mio signore altro che la morte; ma tu avevi posto il tuo servo fra quelli che mangiano alla tua tavola. E che diritto avrei ancora di implorare presso il re?". 30Il re gli disse: "Non occorre che tu aggiunga altre parole. Ho deciso: tu e Zibà vi dividerete i campi". 31Merib-Bàal rispose al re: "Se li prenda pure tutti lui, dato che ormai il re mio signore è tornato in pace a casa!". 32Barzillài il Galaadita era sceso da Roghelìm e aveva passato il Giordano con il re, per congedarsi da lui presso il Giordano. 33Barzillài era molto vecchio: aveva ottant'anni. Aveva fornito i viveri al re mentre questi si trovava a Macanàim, perché era un uomo molto facoltoso. 34Il re disse a Barzillài: "Vieni con me; io provvederò al tuo sostentamento presso di me, a Gerusalemme". 35Ma Barzillài rispose al re: "Quanti sono gli anni che mi restano da vivere, perché io salga con il re a Gerusalemme? 36Io ho ora ottant'anni; posso forse ancora distinguere ciò che è buono da ciò che è cattivo? Può il tuo servo gustare ancora ciò che mangia e ciò che beve? Posso udire ancora la voce dei cantori e delle cantanti? E perché allora il tuo servo dovrebbe essere di peso al re mio signore? 37Solo per poco tempo il tuo servo verrà con il re oltre il Giordano; perché il re dovrebbe darmi una tale ricompensa? 38Lascia che il tuo servo torni indietro e che io possa morire nella mia città presso la tomba di mio padre e di mia madre. Ecco qui mio figlio, il tuo servo Chimàm; venga lui con il re mio signore; fa' per lui quello che ti piacerà". 39Il re rispose: "Venga dunque con me Chimàm e io farò per lui quello che a te piacerà; farò per te quello che desidererai da me". 40Poi tutto il popolo passò il Giordano; il re l'aveva già passato. Allora il re baciò Barzillài e lo benedisse; quegli tornò a casa. 41Così il re passò verso Gàlgala e Chimàm era venuto con lui. Tutta la gente di Giuda e anche metà della gente d'Israele aveva fatto passare il re. 42Allora tutti gli Israeliti vennero dal re e gli dissero: "Perché i nostri fratelli, gli uomini di Giuda, ti hanno portato via di nascosto e hanno fatto passare il Giordano al re, alla sua famiglia e a tutta la gente di Davide?". 43Tutti gli uomini di Giuda risposero agli Israeliti: "Il re è un nostro parente stretto; perché vi adirate per questo? Abbiamo forse mangiato a spese del re o ci fu portata qualche porzione?". 44Gli Israeliti replicarono agli uomini di Giuda: "Dieci parti mi spettano sul re; inoltre sono io il primogenito e non tu; perché mi hai disprezzato? Non sono forse stato il primo a proporre di far tornare il re?". Ma il parlare degli uomini di Giuda fu più violento di quello degli Israeliti. 20 1Ora si trovava là un uomo iniquo chiamato Sèba, figlio di Bicrì, un Beniaminita, il quale suonò la tromba e disse: "Non abbiamo alcuna parte con Davide e non abbiamo un'eredità con il figlio di Iesse. Ognuno alle proprie tende, Israele!". 2Tutti gli Israeliti si allontanarono da Davide per seguire Sèba, figlio di Bicrì; ma gli uomini di Giuda rimasero attaccati al loro re e lo accompagnarono dal Giordano fino a Gerusalemme. 3Davide entrò nella reggia a Gerusalemme. Il re prese le dieci concubine che aveva lasciate a custodia della reggia e le mise in un domicilio sorvegliato; egli somministrava loro gli alimenti, ma non si accostava loro; rimasero così recluse fino al giorno della loro morte, in stato di vedovanza perenne. 4Poi il re disse ad Amasà: "Radunami tutti gli uomini di Giuda in tre giorni; poi vieni qui". 5Amasà dunque partì per adunare gli uomini di Giuda; ma tardò più del tempo fissato. 6Allora Davide disse ad Abisài: "Sèba figlio di Bicrì ci farà ora più male di Assalonne; prendi i servi del tuo signore e inseguilo, perché non trovi fortezze e ci sfugga". 7Abisài uscì per la spedizione, seguito dalla gente di Ioab, dai Cretei, dai Peletei e da tutti i prodi; uscirono da Gerusalemme per inseguire Sèba figlio di Bicrì. 8Si trovavano presso la grande pietra che è in Gàbaon, quando Amasà venne loro incontro. Ioab indossava la veste militare, sopra la quale portava la cintura con la spada pendente dai fianchi nel fodero; egli la fece uscire e cadere. 9Ioab disse ad Amasà: "Stai bene, fratello mio?" e con la destra prese Amasà per la barba per baciarlo. 10Amasà non fece attenzione alla spada che Ioab aveva nell'altra mano; Ioab lo colpì al basso ventre e ne sparse le viscere a terra; non lo colpì una seconda volta perché era già morto. Poi Ioab e Abisài suo fratello inseguirono Sèba, figlio di Bicrì. 11Uno dei giovani di Ioab era rimasto presso Amasà e diceva: "Chi ama Ioab e chi è per Davide segua Ioab!". 12Intanto Amasà si rotolava nel sangue in mezzo alla strada e quell'uomo si accorse che tutto il popolo si fermava. Allora trascinò Amasà fuori della strada in un campo e gli buttò addosso una veste, perché quanti gli arrivavano vicino lo vedevano e si fermavano. 13Quando esso fu tolto dalla strada, tutti passarono al seguito di Ioab per dare la caccia a Sèba, figlio di Bicrì. 14Attraversarono il territorio di tutte le tribù d'Israele fino ad Abel-Bet-Maacà, dove tutti quelli della famiglia di Bicrì erano stati convocati ed erano entrati al seguito di Sèba. 15Vennero dunque, assediarono Sèba in Abel-Bet-Maacà e innalzarono contro la città un terrapieno; tutto il popolo che era con Ioab scavava per demolire le mura. 16Allora una donna saggia gridò dalla città: "Ascoltate, ascoltate! Dite a Ioab di avvicinarsi, gli voglio parlare!". 17Quando egli si fu avvicinato, la donna gli chiese: "Sei tu Ioab?". Egli rispose: "Sì". Allora essa gli disse: "Ascolta la parola della tua schiava". Egli rispose: "Ascolto". 18Riprese: "Una volta si soleva dire: Si interroghi bene ad Abèl e a Dan per sapere se sono venute meno le costumanze 19stabilite dai fedeli d'Israele. Tu cerchi di far perire una città che è una madre in Israele. Perché vuoi distruggere l'eredità del Signore?". 20Ioab rispose: "Lungi, lungi da me l'idea di distruggere e di rovinare. 21La questione è diversa: un uomo delle montagne di Èfraim, chiamato Sèba, figlio di Bicrì, ha alzato la mano contro il re Davide. Consegnatemi lui solo e io mi allontanerò dalla città". La donna disse a Ioab: "Ecco, la sua testa ti sarà gettata dall'alto delle mura". 22Allora la donna rientrò in città e parlò a tutto il popolo con saggezza; così quelli tagliarono la testa a Sèba, figlio di Bicrì, e la gettarono a Ioab. Egli fece suonare la tromba; tutti si dispersero lontano dalla città e ognuno andò alla propria tenda. Poi Ioab tornò a Gerusalemme presso il re. 23Ioab era a capo di tutto l'esercito d'Israele; Benaià, figlio di Ioiadà, era capo dei Cretei e dei Peletei; 24Adoràm sovrintendeva ai lavori forzati; Giosafat, figlio di Achilùd, era archivista; 25Seraià era scriba; Zadòk ed Ebiatàr erano sacerdoti e anche Ira lo Iairita era ministro di Davide. 21 1Al tempo di Davide ci fu una carestia per tre anni; Davide cercò il volto del Signore e il Signore gli disse: "Su Saul e sulla sua casa pesa un fatto di sangue, perché egli ha fatto morire i Gabaoniti". 2Allora il re chiamò i Gabaoniti e parlò loro. I Gabaoniti non erano del numero degli Israeliti, ma un resto degli Amorrei, e gli Israeliti avevano giurato loro; Saul però, nel suo zelo per gli Israeliti e per quelli di Giuda, aveva cercato di sterminarli. 3Davide disse ai Gabaoniti: "Che devo fare per voi? In che modo espierò, perché voi benediciate l'eredità del Signore?". 4I Gabaoniti gli risposero: "Fra noi e Saul e la sua casa non è questione d'argento o d'oro, né ci riguarda l'uccidere qualcuno in Israele". Il re disse: "Quello che voi direte io lo farò per voi". 5Quelli risposero al re: "Di quell'uomo che ci ha distrutti e aveva fatto il piano di sterminarci, perché più non sopravvivessimo entro alcun confine d'Israele, 6ci siano consegnati sette uomini tra i suoi figli e noi li impiccheremo davanti al Signore in Gàbaon, sul monte del Signore". Il re disse: "Ve li consegnerò". 7Il re risparmiò Merib-Bàal figlio di Giònata, figlio di Saul, per il giuramento che Davide e Giònata, figlio di Saul, si erano fatto davanti al Signore; 8ma il re prese i due figli che Rizpà figlia di Aià aveva partoriti a Saul, Armonì e Merib-Bàal e i cinque figli che Meràb figlia di Saul aveva partoriti ad Adrièl il Mecolatita figlio di Barzillài. 9Li consegnò ai Gabaoniti, che li impiccarono sul monte, davanti al Signore. Tutti e sette perirono insieme. Furono messi a morte nei primi giorni della mietitura, quando si cominciava a mietere l'orzo. 10Allora Rizpà, figlia di Aià, prese il mantello di sacco e lo tese, fissandolo alla roccia, e stette là dal principio della mietitura dell'orzo finché dal cielo non cadde su di loro la pioggia. Essa non permise agli uccelli del cielo di posarsi su di essi di giorno e alle bestie selvatiche di accostarsi di notte. 11Fu riferito a Davide quello che Rizpà, figlia di Aià, concubina di Saul, aveva fatto. 12Davide andò a prendere le ossa di Saul e quelle di Giònata suo figlio presso i cittadini di Iabès di Gàlaad, i quali le avevano portate via dalla piazza di Beisan, dove i Filistei avevano appeso i cadaveri quando avevano sconfitto Saul sul Gelboe. 13Egli riportò le ossa di Saul e quelle di Giònata suo figlio; poi si raccolsero anche le ossa di quelli che erano stati impiccati. 14Le ossa di Saul e di Giònata suo figlio, come anche le ossa degli impiccati furono sepolte nel paese di Beniamino a Zela, nel sepolcro di Kis, padre di Saul; fu fatto quanto il re aveva ordinato. Dopo, Dio si mostrò placato verso il paese. 15I Filistei mossero di nuovo guerra ad Israele e Davide scese con i suoi sudditi a combattere contro i Filistei. Davide era stanco 16e Isbi-Benòb, uno dei figli di Rafa, che aveva una lancia del peso di trecento sicli di rame ed era cinto di una spada nuova, manifestò il proposito di uccidere Davide; 17ma Abisài, figlio di Zeruià, venne in aiuto al re, colpì il Filisteo e lo uccise. Allora i ministri di Davide gli giurarono: "Tu non uscirai più con noi a combattere e non spegnerai la lampada d'Israele". 18Dopo, ci fu un'altra battaglia contro i Filistei, a Gob; allora Sibbecài il Cusatita uccise Saf, uno dei figli di Rafa. 19Ci fu un'altra battaglia contro i Filistei a Gob; Elcanàn, figlio di Iair di Betlemme, uccise il fratello di Golia di Gat: l'asta della sua lancia era come un subbio di tessitori. 20Ci fu un'altra battaglia a Gat, dove si trovò un uomo di grande statura, che aveva sei dita per mano e per piede, in tutto ventiquattro dita: anch'egli era nato a Rafa. 21Costui insultò Israele, ma lo uccise Giònata, figlio di Simeà, fratello di Davide. 22Questi quattro erano nati a Rafa, in Gat. Essi perirono per mano di Davide e per mano dei suoi ministri. 22 1Davide rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dalla mano di tutti i suoi nemici, specialmente dalla mano di Saul. 2Egli disse: "Il Signore è la mia roccia, la mia fortezza, il mio liberatore, 3il mio Dio, la mia rupe in cui mi rifugio, il mio scudo, la mia salvezza, il mio riparo! Sei la mia roccaforte che mi salva: tu mi salvi dalla violenza. 4Invoco il Signore, degno di ogni lode, e sono liberato dai miei nemici. 5Mi circondavano i flutti della morte, mi atterrivano torrenti esiziali. 6Mi avviluppavano le funi degli inferi; mi stavano davanti i lacci della morte. 7Nell'angoscia ho invocato il Signore, ho gridato al mio Dio, Egli ha ascoltato dal suo tempio la mia voce; il mio grido è giunto ai suoi orecchi. 8Si scosse la terra e sobbalzò; tremarono le fondamenta del cielo; si scossero, perché egli si era irritato. 9Fumo salì dalle sue narici; dalla sua bocca uscì un fuoco divoratore; carboni accesi partirono da lui. 10Egli piegò i cieli e discese; una nube oscura era sotto i suoi piedi. 11Cavalcò un cherubino e volò; si librò sulle ali del vento. 12Si avvolse di tenebra tutto intorno; acque scure e dense nubi erano la sua tenda. 13Per lo splendore che lo precedeva arsero carboni infuocati. 14Il Signore tuonò nei cieli, l'Altissimo emise la sua voce. 15Scagliò frecce e li disperse; vibrò folgori e li mise in fuga. 16Apparvero le profondità marine; si scoprirono le basi del mondo, come effetto della tua minaccia, Signore, del soffio violento della tua ira. 17Dall'alto stese la mano e mi prese; mi fece uscire dalle grandi acque. 18Mi liberò dai miei robusti avversari, dai miei nemici più forti di me. 19Mi affrontarono nel giorno della mia rovina, ma il Signore fu il mio sostegno. 20Egli mi trasse al largo; mi liberò, perché oggetto della sua benevolenza. 21Il Signore mi ricompensò secondo la mia giustizia, mi trattò secondo la purità delle mie mani. 22Perché mi sono mantenuto nelle vie del Signore, non sono stato empio, lontano dal mio Dio, 23perché tutti i suoi decreti mi sono dinanzi e non ho allontanato da me le sue leggi. 24Sono stato irreprensibile nei suoi riguardi; mi sono guardato dall'iniquità. 25Il Signore mi trattò secondo la mia giustizia, secondo la purità delle mie mani alla sua presenza. 26Con il pio ti mostri pio, con il prode ti mostri integro; 27con il puro ti mostri puro, con il tortuoso ti mostri astuto. 28Tu salvi la gente umile, mentre abbassi gli occhi dei superbi. 29Sì, tu sei la mia lucerna, Signore; il Signore illumina la mia tenebra. 30Sì, con te io posso affrontare una schiera, con il mio Dio posso slanciarmi sulle mura. 31La via di Dio è perfetta; la parola del Signore è integra; egli è scudo per quanti si rifugiano in lui. 32C'è forse un dio come il Signore; una rupe fuori del nostro Dio? 33Dio mi cinge di forza, rende sicura la mia via. 34Ha reso simili i miei piedi a quelli delle cerve; mi ha fatto stare sulle alture. 35Ha addestrato la mia mano alla guerra; ha posto un arco di bronzo nelle mie braccia. 36Mi hai dato lo scudo della tua salvezza, la tua sollecitudine mi fa crescere. 37Fai largo davanti ai miei passi; le mie gambe non vacillano. 38Inseguo e raggiungo i miei nemici, non desisto finché non siano distrutti. 39Li colpisco ed essi non possono resistere; cadono sotto i miei piedi. 40Mi cingi di forza per la battaglia; hai fatto piegare sotto di me i miei avversari. 41Mi mostri i nemici di spalle, così io distruggo quelli che mi odiano. 42Gridano, ma nessuno li salva, verso il Signore, che a loro non risponde. 43Li disperdo come polvere della terra, li calpesto come fango delle piazze. 44Tu mi liberi dalle contese del popolo; mi poni a capo di nazioni; un popolo non conosciuto mi serve. 45I figli degli stranieri mi onorano appena sentono, mi obbediscono. 46I figli degli stranieri vengono meno, lasciano con spavento i loro nascondigli. 47Viva il Signore! Sia benedetta la mia rupe! Sia esaltato il Dio della mia salvezza! 48Dio fa vendetta per me e mi sottomette i popoli. 49Tu mi liberi dai miei nemici, mi innalzi sopra i miei avversari, mi liberi dall'uomo violento. 50Perciò ti loderò, Signore, fra i popoli canterò inni al tuo nome. 51Egli concede una grande vittoria al suo re, la grazia al suo consacrato, a Davide e ai suoi discendenti per sempre". 23 1Queste sono le ultime parole di Davide: "Oracolo di Davide, figlio di Iesse, oracolo dell'uomo che l'Altissimo ha innalzato, del consacrato del Dio di Giacobbe, del soave cantore d'Israele. 2Lo spirito del Signore parla in me, la sua parola è sulla mia lingua; 3il Dio di Giacobbe ha parlato, la rupe d'Israele mi ha detto: Chi governa gli uomini ed è giusto, chi governa con timore di Dio, 4è come la luce del mattino al sorgere del sole, in un mattino senza nubi, che fa scintillare dopo la pioggia i germogli della terra. 5Così è stabile la mia casa davanti a Dio, perché ha stabilito con me un'alleanza eterna, in tutto regolata e garantita. Non farà dunque germogliare quanto mi salva e quanto mi diletta? 6Ma gli scellerati sono come spine, che si buttano via a fasci e non si prendono con la mano; 7chi le tocca usa un ferro o un'asta di lancia e si bruciano al completo nel fuoco". 8Questi sono i nomi dei prodi di Davide: Is-Bàal il Cacmonita, capo dei Tre. Egli impugnò la lancia contro ottocento uomini e li trafisse in un solo scontro. 9Dopo di lui veniva Eleàzaro figlio di Dodò l'Acochita, uno dei tre prodi che erano con Davide, quando sfidarono i Filistei schierati in battaglia, mentre gli Israeliti si ritiravano sulle alture. 10Egli si alzò, percosse i Filistei, finché la sua mano, sfinita, rimase attaccata alla spada. Il Signore concesse in quel giorno una grande vittoria e il popolo seguì Eleàzaro soltanto per spogliare i cadaveri. 11Dopo di lui veniva Sammà figlio di Aghè, l'Ararita. I Filistei erano radunati a Lechì; in quel luogo vi era un campo pieno di lenticchie: mentre il popolo fuggiva dinanzi ai Filistei, 12Sammà si piantò in mezzo al campo, lo difese e sconfisse i Filistei. E il Signore concesse una grande vittoria. 13Tre dei Trenta scesero al tempo della mietitura e vennero da Davide nella caverna di Adullàm, mentre una schiera di Filistei era accampata nella valle dei Rèfaim. 14Davide era allora nella fortezza e c'era un appostamento di Filistei a Betlemme. 15Davide espresse un desiderio e disse: "Se qualcuno mi desse da bere l'acqua del pozzo che è vicino alla porta di Betlemme!". 16I tre prodi si aprirono un varco attraverso il campo filisteo, attinsero l'acqua dal pozzo di Betlemme, vicino alla porta, la presero e la presentarono a Davide; il quale però non ne volle bere, ma la sparse davanti al Signore, 17dicendo: "Lungi da me, Signore, il fare tal cosa! È il sangue di questi uomini, che sono andati là a rischio della loro vita!". Non la volle bere. Questo fecero quei tre prodi. 18Abisài, fratello di Ioab, figlio di Zeruià, fu il capo dei Trenta. Egli impugnò la lancia contro trecento uomini e li trafisse; si acquistò fama fra i trenta. 19Fu il più glorioso dei Trenta e perciò fu fatto loro capo, ma non giunse alla pari dei Tre. 20Poi veniva Benaià, figlio di Ioiadà, uomo valoroso, celebre per le sue prodezze, oriundo da Cabseèl. Egli uccise i due figli di Arièl, di Moab. Scese anche in mezzo a una cisterna, dove uccise un leone, in un giorno di neve. 21Uccise anche un Egiziano, uomo d'alta statura, che teneva una lancia in mano; Benaià gli scese contro con un bastone, strappò di mano all'Egiziano la lancia e lo uccise con la lancia di lui. 22Questo fece Benaià figlio di Ioiadà, e si acquistò fama tra i trenta prodi. 23Fu il più illustre dei Trenta, ma non giunse alla pari dei Tre. Davide lo ammise nel suo consiglio. 24Poi vi erano Asaèl fratello di Ioab, uno dei Trenta; Elcanàn figlio di Dodò, di Betlemme. 25Sammà di Caròd; Elikà di Caròd; 26Cèles di Pelèt; Ira figlio di Ikkès, di Tekòa; 27Abièzer di Ànatot; Mebunnài di Cusà; 28Zalmòn di Acòach; Maharai di Netofà; 29Chèleb figlio di Baanà, di Netofà; Ittài figlio di Ribài, di Gàbaa di Beniamino; Benaià di Piratòn; 30Iddài di Nahale-Gaàs; 31Abi-Albòn di Arbàt; Azmàvet di Bacurìm; 32Eliacbà di Saalbòn; Iasèn di Gun; 33Giònata figlio di Sammà, di Aràr; Achiàm figlio di Saràr, di Afàr; 34Elifèlet figlio di Acasbài, il Maacatita; Eliàm figlio di Achitòfel, di Ghilo; 35Chesrài del Carmelo; Paarài di Aràb; 36Igàl figlio di Natàn, da Zobà; Banì di Gad; 37Zèlek l'Ammonita; Nacrai da Beeròt, scudiero di Ioab, figlio di Zeruià; 38Irà di Ièter; Garèb di Ièter; 39Uria l'Hittita. In tutto trentasette. 24 1La collera del Signore si accese di nuovo contro Israele e incitò Davide contro il popolo in questo modo: "Su, fa' il censimento d'Israele e di Giuda". 2Il re disse a Ioab e ai suoi capi dell'esercito: "Percorri tutte le tribù d'Israele, da Dan fino a Bersabea, e fate il censimento del popolo, perché io conosca il numero della popolazione". 3Ioab rispose al re: "Il Signore tuo Dio moltiplichi il popolo cento volte più di quello che è, e gli occhi del re mio signore possano vederlo! Ma perché il re mio signore desidera questa cosa?". 4Ma l'ordine del re prevalse su Ioab e sui capi dell'esercito e Ioab e i capi dell'esercito si allontanarono dal re per fare il censimento del popolo d'Israele. 5Passarono il Giordano e cominciarono da Aroer e dalla città che è in mezzo al torrente di Gad e presso Iazer. 6Poi andarono in Gàlaad e nel paese degli Hittiti a Kades; andarono a Dan. Poi girarono intorno a Sidòne; 7andarono alla fortezza di Tiro e in tutte le città degli Evei e dei Cananei e finirono nel Negheb di Giuda a Bersabea. 8Percorsero così tutto il paese e dopo nove mesi e venti giorni tornarono a Gerusalemme. 9Ioab consegnò al re la cifra del censimento del popolo: c'erano in Israele ottocentomila guerrieri che maneggiavano la spada; in Giuda cinquecentomila. 10Ma dopo che Davide ebbe fatto il censimento del popolo, si sentì battere il cuore e disse al Signore: "Ho peccato molto per quanto ho fatto; ma ora, Signore, perdona l'iniquità del tuo servo, poiché io ho commesso una grande stoltezza". 11Quando Davide si fu alzato il mattino dopo, questa parola del Signore fu rivolta al profeta Gad, il veggente di David: 12"Va' a riferire a Davide: Dice il Signore: Io ti propongo tre cose: scegline una e quella ti farò". 13Gad venne dunque a Davide, gli riferì questo e disse: "Vuoi tre anni di carestia nel tuo paese o tre mesi di fuga davanti al nemico che ti insegua oppure tre giorni di peste nel tuo paese? Ora rifletti e vedi che cosa io debba rispondere a chi mi ha mandato". 14Davide rispose a Gad: "Sono in grande angoscia! Ebbene cadiamo nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è grande, ma che io non cada nelle mani degli uomini!". 15Così il Signore mandò la peste in Israele, da quella mattina fino al tempo fissato; da Dan a Bersabea morirono settantamila persone del popolo. 16E quando l'angelo ebbe stesa la mano su Gerusalemme per distruggerla, il Signore si pentì di quel male e disse all'angelo che distruggeva il popolo: "Basta; ritira ora la mano!". Ora l'angelo del Signore si trovava presso l'aia di Araunà il Gebuseo. 17Davide, vedendo l'angelo che colpiva il popolo, disse al Signore: "Io ho peccato; io ho agito da iniquo; ma queste pecore che hanno fatto? La tua mano venga contro di me e contro la casa di mio padre!". 18Quel giorno Gad venne da Davide e gli disse: "Sali, innalza un altare al Signore sull'aia di Araunà il Gebuseo". 19Davide salì, secondo la parola di Gad, come il Signore aveva comandato. 20Araunà guardò e vide il re e i suoi ministri dirigersi verso di lui. Araunà uscì e si prostrò davanti al re con la faccia a terra. 21Poi Araunà disse: "Perché il re mio signore viene dal suo servo?". Davide rispose: "Per acquistare da te quest'aia e innalzarvi un altare al Signore, perché il flagello cessi di colpire il popolo". 22Araunà disse a Davide: "Il re mio signore prenda e offra quanto gli piacerà! Ecco i buoi per l'olocausto; le trebbie e gli arnesi dei buoi serviranno da legna. 23Tutte queste cose, re, Araunà te le regala". Poi Araunà disse al re: "Il Signore tuo Dio ti sia propizio!". 24Ma il re rispose ad Araunà: "No, io acquisterò da te queste cose per il loro prezzo e non offrirò al Signore mio Dio olocausti che non mi costino nulla". Davide acquistò l'aia e i buoi per cinquanta sicli d'argento; 25edificò in quel luogo un altare al Signore e offrì olocausti e sacrifici di comunione. Il Signore si mostrò placato verso il paese e il flagello cessò di colpire il popolo. Primo libro dei Re 1 1Il re Davide era vecchio e avanzato negli anni e, sebbene lo coprissero, non riusciva a riscaldarsi. 2I suoi ministri gli suggerirono: "Si cerchi per il re nostro signore una vergine giovinetta, che assista il re e lo curi e dorma con lui; così il re nostro signore si riscalderà". 3Si cercò in tutto il territorio d'Israele una giovane bella e si trovò Abisag da Sunem e la condussero al re. 4La giovane era molto bella; essa curava il re e lo serviva, ma il re non si unì a lei. 5Ma Adonia, figlio di Agghìt, insuperbito, diceva: "Sarò io il re". Si procurò carri, cavalli e cinquanta uomini che lo precedessero. 6Il re suo padre, per non affliggerlo, non gli disse mai: "Perché ti comporti in questo modo?". Adonia era molto bello; sua madre l'aveva partorito dopo Assalonne. 7Si accordò con Ioab, figlio di Zeruià, e con il sacerdote Ebiatàr, che stavano dalla sua parte. 8Invece il sacerdote Zadòk, Benaià figlio di Ioiadà, il profeta Natan, Simei, Rei e il nerbo delle milizie di Davide non si schierarono con Adonia. 9Adonia un giorno immolò pecore e buoi e vitelli grassi sulla pietra Zochelet, che è vicina alla fonte di Roghèl. Invitò tutti i suoi fratelli, figli del re, e tutti gli uomini di Giuda al servizio del re. 10Ma non invitò il profeta Natan, né Benaià, né i più valorosi soldati e neppure Salomone suo fratello. 11Allora Natan disse a Betsabea, madre di Salomone: "Non hai sentito che Adonia, figlio di Agghìt, si è fatto re e Davide nostro signore non lo sa neppure? 12Ebbene, ti do un consiglio, perché tu salvi la tua vita e quella del tuo figlio Salomone. 13Va', presentati al re Davide e digli: Re mio signore, non hai forse giurato alla tua schiava che Salomone tuo figlio avrebbe regnato dopo di te, sedendo sul tuo trono? Perché si è fatto re Adonia? 14Ecco, mentre tu starai ancora lì a parlare al re, io ti seguirò e confermerò le tue parole". 15Betsabea si presentò nella camera del re, che era molto vecchio, e Abisag la Sunammita lo serviva. 16Betsabea si inginocchiò e si prostrò davanti al re, che le domandò: "Che hai?". 17Essa gli rispose: "Signore, tu hai giurato alla tua schiava per il Signore tuo Dio che Salomone tuo figlio avrebbe regnato dopo di te, sedendo sul tuo trono. 18Ora invece Adonia è divenuto re e tu, re mio signore, non lo sai neppure. 19Ha immolato molti buoi, vitelli grassi e pecore, ha invitato tutti i figli del re, il sacerdote Ebiatàr e Ioab capo dell'esercito, ma non ha invitato Salomone tuo servitore. 20Re mio signore, gli occhi di tutto Israele sono su di te, perché annunzi loro chi siederà sul trono del re mio signore dopo di lui. 21Quando il re mio signore si sarà addormentato con i suoi padri, io e mio figlio Salomone saremo trattati da colpevoli". 22Mentre Betsabea ancora parlava con il re, arrivò il profeta Natan. 23Fu annunziato al re: "Ecco c'è il profeta Natan". Questi si presentò al re, davanti al quale si prostrò con la faccia a terra. 24Natan disse: "Re mio signore, tu forse hai decretato: Adonia regnerà dopo di me e siederà sul mio trono? 25Difatti oggi egli è andato ad immolare molti buoi, vitelli grassi e pecore e ha invitato tutti i figli del re, i capi dell'esercito e il sacerdote Ebiatàr. Costoro mangiano e bevono con lui e gridano: Viva il re Adonia! 26Ma non ha invitato me tuo servitore, né il sacerdote Zadòk, né Benaià figlio di Ioiadà, né Salomone tuo servitore. 27Proprio il re mio signore ha ordinato ciò? Perché non hai indicato ai tuoi ministri chi siederà sul trono del re mio signore?". 28Il re Davide, presa la parola, disse: "Chiamatemi Betsabea!". Costei si presentò al re e, restando essa alla sua presenza, 29il re giurò: "Per la vita del Signore che mi ha liberato da ogni angoscia! 30Come ti ho giurato per il Signore, Dio di Israele, che Salomone tuo figlio avrebbe regnato dopo di me, sedendo sul mio trono al mio posto, così farò oggi". 31Betsabea si inginocchiò con la faccia a terra, si prostrò davanti al re dicendo: "Viva il mio signore, il re Davide, per sempre!". 32Il re Davide fece chiamare il sacerdote Zadòk, il profeta Natan e Benaià figlio di Ioiadà. Costoro si presentarono al re, 33che disse loro: "Prendete con voi la guardia del vostro signore: fate montare Salomone sulla mia mula e fatelo scendere a Ghicon. 34Ivi il sacerdote Zadòk e il profeta Natan lo ungano re d'Israele. Voi suonerete la tromba e griderete: Viva il re Salomone! 35Quindi risalirete dietro a lui, che verrà a sedere sul mio trono e regnerà al mio posto. Poiché io ho designato lui a divenire capo d'Israele e di Giuda". 36Benaià figlio di Ioiadà rispose al re: "Così sia! Anche il Signore, Dio del re mio signore, decida allo stesso modo! 37Come il Signore ha assistito il re mio signore, così assista Salomone e renda il suo trono più splendido di quello del re Davide mio signore". 38Scesero il sacerdote Zadòk, il profeta Natan e Benaià figlio di Ioiadà, insieme con i Cretei e con i Peletei; fecero montare Salomone sulla mula del re Davide e lo condussero a Ghicon. 39Il sacerdote Zadòk prese il corno dell'olio dalla tenda e unse Salomone al suono della tromba. Tutti i presenti gridarono: "Viva il re Salomone!". 40Risalirono tutti dietro a lui, suonando i flauti e mostrando una grandissima gioia e i luoghi rimbombavano delle loro acclamazioni. 41Li sentirono Adonia e i suoi invitati, che avevano appena finito di mangiare. Ioab, udito il suono della tromba, chiese: "Che cos'è questo frastuono nella città in tumulto?". 42Mentre parlava ecco giungere Giònata figlio del sacerdote Ebiatàr, al quale Adonia disse: "Vieni! Tu sei un valoroso e rechi certo buone notizie!". 43"No – rispose Giònata ad Adonia – il re Davide nostro signore ha nominato re Salomone 44e ha mandato con lui il sacerdote Zadòk, il profeta Natan e Benaià figlio di Ioiadà, insieme con i Cretei e con i Peletei che l'hanno fatto montare sulla mula del re. 45Il sacerdote Zadòk e il profeta Natan l'hanno unto re in Ghicon; quindi sono risaliti esultanti, mentre la città echeggiava di grida. Questo il motivo del frastuono da voi udito. 46Anzi Salomone si è già seduto sul trono del regno 47e i ministri del re sono andati a felicitarsi con il re Davide dicendo: Il tuo Dio renda il nome di Salomone più celebre del tuo e renda il suo trono più splendido del tuo! Il re si è prostrato sul letto, 48poi ha detto: Sia benedetto il Signore, Dio di Israele, perché oggi ha concesso che uno sedesse sul mio trono e i miei occhi lo vedessero". 49Tutti gli invitati di Adonia allora spaventati si alzarono e se ne andarono ognuno per la sua strada. 50Adonia, che temeva Salomone, alzatosi andò ad aggrapparsi ai corni dell'altare. 51Fu riferito a Salomone: "Sappi che Adonia, avendo paura del re Salomone, ha afferrato i corni dell'altare dicendo: Mi giuri oggi il re Salomone che non farà morire di spada il suo servitore". 52Salomone disse: "Se si comporterà da uomo leale, neppure un suo capello cadrà a terra; ma se cadrà in qualche fallo, morirà". 53Il re Salomone ordinò che lo facessero scendere dall'altare; quegli andò a prostrarsi davanti al re Salomone, che gli disse: "Vattene a casa!". 2 1Sentendo avvicinarsi il giorno della sua morte, Davide fece queste raccomandazioni al figlio Salomone: 2"Io me ne vado per la strada di ogni uomo sulla terra. Tu sii forte e mostrati uomo. 3Osserva la legge del Signore tuo Dio, procedendo nelle sue vie ed eseguendo i suoi statuti, i suoi comandi, i suoi decreti e le sue prescrizioni, come sta scritto nella legge di Mosè, perché tu riesca in ogni tua impresa e in ogni tuo progetto, 4perché il Signore attui la promessa che mi ha fatto quando ha detto: Se i tuoi figli nella loro condotta si cureranno di camminare davanti a me con lealtà, con tutto il cuore e con tutta l'anima, sul trono d'Israele siederà sempre uno dei tuoi discendenti. 5Anche tu sai quel che ha fatto a me Ioab, figlio di Zeruià, cioè come egli ha trattato i due capi dell'esercito di Israele, Abner figlio di Ner e Amasà figlio di Ieter, come li ha uccisi spargendo in tempo di pace il sangue, come si fa in guerra, e macchiando di sangue innocente la cintura dei suoi fianchi e i sandali dei suoi piedi. 6Tu agirai con saggezza, ma non permetterai che la sua vecchiaia scenda in pace agli inferi. 7Agirai con bontà verso i figli di Barzillài il Galaadita, che mangeranno alla tua tavola, perché mi hanno assistito mentre fuggivo da Assalonne tuo fratello. 8Tu hai accanto a te anche Simèi figlio di Ghera, Beniaminita, di Bacurìm; egli mi maledisse con una maledizione terribile quando fuggivo verso Macanàim. Ma mi venne incontro al Giordano e gli giurai per il Signore: Non ti farò morire di spada. 9Ora non lasciare impunito il suo peccato. Sei saggio e sai come trattarlo. Farai scendere la sua canizie agli inferi con morte violenta". 10Davide si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide. 11La durata del regno di Davide su Israele fu di quaranta anni: sette in Ebron e trentatré in Gerusalemme. 12Salomone sedette sul trono di Davide suo padre e il suo regno si consolidò molto. 13Adonia figlio di Agghìt si recò da Betsabea, madre di Salomone, che gli chiese: "Vieni con intenzioni pacifiche?". "Pacifiche", rispose quello, 14e soggiunse: "Ho da dirti una cosa". E quella: "Parla!". 15Egli disse: "Tu sai che il regno spettava a me e che tutti gli Israeliti si attendevano che io regnassi. Eppure il regno mi è sfuggito ed è passato a mio fratello, perché gli era stato decretato dal Signore. 16Ora ti rivolgo una domanda; non respingermi". Ed essa: "Parla!". 17Adonia disse: "Di' al re Salomone – il quale nulla ti può negare – che mi conceda in moglie Abisag la Sunammita". 18Betsabea rispose: "Bene! Parlerò in tuo favore al re". 19Betsabea si presentò al re Salomone per parlargli in favore di Adonia. Il re si alzò per andarle incontro, si prostrò davanti a lei, quindi sedette sul trono, facendo collocare un trono per la madre del re. Questa gli sedette alla destra 20e disse: "Ho una piccola grazia da chiederti; non me la negare". Il re le rispose: "Chiedi, madre mia, non ti respingerò". 21E quella: "Si conceda Abisag la Sunammita in moglie ad Adonia tuo fratello". 22Il re Salomone rispose alla madre: "Perché tu mi chiedi Abisag la Sunammita per Adonia? Chiedi anche il regno per lui, poiché egli è mio fratello maggiore e per lui parteggiano il sacerdote Ebiatàr e Ioab figlio di Zeruià". 23Il re Salomone giurò per il Signore: "Dio mi faccia questo e altro mi aggiunga, se non è vero che Adonia ha manifestato quest'idea a danno della propria vita. 24Ebbene, per la vita del Signore che mi ha reso saldo, mi ha fatto sedere sul trono di Davide mio padre e mi ha concesso una casa come aveva promesso, oggi stesso Adonia verrà ucciso". 25Il re Salomone ordinò a Benaià figlio di Ioiadà, di ucciderlo; così morì Adonia. 26Al sacerdote Ebiatàr il re ordinò: "Vattene in Anatòt, nella tua campagna. Meriteresti la morte, ma oggi non ti faccio morire perché tu hai portato l'arca del Signore davanti a Davide mio padre e perché hai partecipato a tutte le traversie di mio padre". 27Così Salomone escluse Ebiatàr dal sacerdozio del Signore, adempiendo la parola che il Signore aveva pronunziata in Silo riguardo alla casa di Eli. 28Quando la notizia giunse a Ioab – questi era stato dalla parte di Adonia, ma non per Assalonne – Ioab si rifugiò nella tenda del Signore e si afferrò ai corni dell'altare. 29Fu riferito al re Salomone come Ioab si fosse rifugiato nella tenda del Signore e si fosse posto al fianco dell'altare. Salomone inviò Benaià figlio di Ioiadà con l'ordine: "Va', colpiscilo!". 30Benaià andò nella tenda del Signore e disse a Ioab: "Per ordine del re, esci!". Quegli rispose: "No! Morirò qui". Benaià riferì al re: "Ioab ha parlato così e così mi ha risposto". 31Il re gli disse: "Fa' come egli ha detto; colpiscilo e seppelliscilo; così allontanerai da me e dalla casa di mio padre il sangue che Ioab ha sparso senza motivo. 32Il Signore farà ricadere il suo sangue sulla sua testa, perché egli ha colpito due uomini giusti e migliori di lui e li ha trafitti con la sua spada – senza che Davide mio padre lo sapesse – ossia Abner, figlio di Ner, capo dell'esercito di Israele e Amasà figlio di Ieter, capo dell'esercito di Giuda. 33Il loro sangue ricada sulla testa di Ioab e sulla testa della sua discendenza per sempre, mentre su Davide e sulla sua discendenza, sul suo casato e sul suo trono si riversi per sempre la pace da parte del Signore". 34Benaià figlio di Ioiadà andò, lo assalì e l'uccise; Ioab fu sepolto nella sua casa, nel deserto. 35Il re lo sostituì, nominando capo dell'esercito Benaià figlio di Ioiadà, mentre mise il sacerdote Zadòk al posto di Ebiatàr. 36Il re mandò a chiamare Simèi per dirgli: "Costruisciti una casa in Gerusalemme; ivi sia la tua dimora; non ne uscirai per andartene qua e là. 37Quando ne uscirai, oltrepassando il torrente Cedron – sappilo bene! – sarai degno di morte; il tuo sangue ricadrà sulla tua testa". 38Simèi disse al re: "L'ordine è giusto! Come ha detto il re mio signore, così farà il tuo servo". Simèi dimorò in Gerusalemme per molto tempo. 39Dopo tre anni, due schiavi di Simei fuggirono presso Achis figlio di Maaca, re di Gat. Fu riferito a Simei che i suoi schiavi erano in Gat. 40Simei si alzò, sellò l'asino e partì per Gat andando da Achis in cerca dei suoi schiavi. Simei vi andò e ricondusse i suoi schiavi da Gat. 41Fu riferito a Salomone che Simei era andato da Gerusalemme a Gat e che era ritornato. 42Il re, fattolo chiamare, gli disse: "Non ti avevo forse giurato per il Signore e non ti avevo io testimoniato che, quando tu fossi uscito per andartene qua e là – lo sapevi bene! – saresti stato degno di morte? Tu mi avevi risposto: L'ordine è giusto! Ho capito. 43Perché non hai rispettato il giuramento del Signore e il comando che ti avevo impartito?". 44Il re aggiunse a Simei: "Tu conosci tutto il male che hai fatto a Davide mio padre. Il Signore farà ricadere la tua malvagità sulla tua testa. 45Invece sia benedetto il re Salomone e il trono di Davide sia saldo per sempre davanti al Signore". 46Il re diede ordine a Benaià figlio di Ioiadà, di andare ad ucciderlo. E quegli morì. Il regno si consolidò nelle mani di Salomone. 3 1Salomone si imparentò con il faraone, re di Egitto. Sposò la figlia del faraone, che introdusse nella città di Davide, ove rimase finché non terminò di costruire la propria casa, il tempio del Signore e le mura di cinta di Gerusalemme. 2Il popolo allora offriva sacrifici sulle alture, perché ancora non era stato costruito un tempio in onore del nome del Signore. 3Salomone amava il Signore e nella sua condotta seguiva i principï di Davide suo padre; solamente offriva sacrifici e bruciava incenso sulle alture. 4Il re andò a Gàbaon per offrirvi sacrifici perché ivi sorgeva la più grande altura. Su quell'altare Salomone offrì mille olocausti. 5In Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte e gli disse: "Chiedimi ciò che io devo concederti". 6Salomone disse: "Tu hai trattato il tuo servo Davide mio padre con grande benevolenza, perché egli aveva camminato davanti a te con fedeltà, con giustizia e con cuore retto verso di te. Tu gli hai conservato questa grande benevolenza e gli hai dato un figlio che sedesse sul suo trono, come avviene oggi. 7Ora, Signore mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide mio padre. Ebbene io sono un ragazzo; non so come regolarmi. 8Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che ti sei scelto, popolo così numeroso che non si può calcolare né contare. 9Concedi al tuo servo un cuore docile perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male, perché chi potrebbe governare questo tuo popolo così numeroso?". 10Al Signore piacque che Salomone avesse domandato la saggezza nel governare. 11Dio gli disse: "Perché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te né una lunga vita, né la ricchezza, né la morte dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento per ascoltare le cause, 12ecco faccio come tu hai detto. Ecco, ti concedo un cuore saggio e intelligente: come te non ci fu alcuno prima di te né sorgerà dopo di te. 13Ti concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria come nessun re ebbe mai. 14Se poi camminerai nelle mie vie osservando i miei decreti e i miei comandi, come ha fatto Davide tuo padre, prolungherò anche la tua vita". 15Salomone si svegliò; ecco, era stato un sogno. Andò in Gerusalemme; davanti all'arca dell'alleanza del Signore offrì olocausti, compì sacrifici di comunione e diede un banchetto per tutti i suoi servi. 16Un giorno andarono dal re due prostitute e si presentarono innanzi a lui. 17Una delle due disse: "Ascoltami, signore! Io e questa donna abitiamo nella stessa casa; io ho partorito mentre essa sola era in casa. 18Tre giorni dopo il mio parto, anche questa donna ha partorito; noi stiamo insieme e non c'è nessun estraneo in casa fuori di noi due. 19Il figlio di questa donna è morto durante la notte, perché essa gli si era coricata sopra. 20Essa si è alzata nel cuore della notte, ha preso il mio figlio dal mio fianco – la tua schiava dormiva – e se lo è messo in seno e sul mio seno ha messo il figlio morto. 21Al mattino mi sono alzata per allattare mio figlio, ma ecco, era morto. L'ho osservato bene; ecco, non era il figlio che avevo partorito io". 22L'altra donna disse: "Non è vero! Mio figlio è quello vivo, il tuo è quello morto". E quella, al contrario, diceva: "Non è vero! Quello morto è tuo figlio, il mio è quello vivo". Discutevano così alla presenza del re. 23Egli disse: "Costei dice: Mio figlio è quello vivo, il tuo è quello morto e quella dice: Non è vero! Tuo figlio è quello morto e il mio è quello vivo". 24Allora il re ordinò: "Prendetemi una spada!". Portarono una spada alla presenza del re. 25Quindi il re aggiunse: "Tagliate in due il figlio vivo e datene una metà all'una e una metà all'altra". 26La madre del bimbo vivo si rivolse al re, poiché le sue viscere si erano commosse per il suo figlio, e disse: "Signore, date a lei il bambino vivo; non uccidetelo affatto!". L'altra disse: "Non sia né mio né tuo; dividetelo in due!". 27Presa la parola, il re disse: "Date alla prima il bambino vivo; non uccidetelo. Quella è sua madre". 28Tutti gli Israeliti seppero della sentenza pronunziata dal re e concepirono rispetto per il re, perché avevano constatato che la saggezza di Dio era in lui per render giustizia. 4 1Il re Salomone estendeva il suo dominio su tutto Israele. 2Questi furono i suoi dignitari: Azaria figlio di Zadòk fu sacerdote. 3Elicoref e Achia, figli di Sisa, scribi. Giòsafat, figlio di Achilùd, archivista. 4Benaià, figlio di Ioiadà, capo dell'esercito. Zadòk e Ebiatàr, sacerdoti. 5Azaria, figlio di Natan, capo dei prefetti. Zabud, figlio di Natan, sacerdote, amico del re. 6Achisar maggiordomo. Adoniram, figlio di Abda, sovrintendente ai lavori forzati. 7Salomone aveva dodici prefetti su tutto Israele; costoro provvedevano al re e alla sua famiglia; ognuno aveva l'incarico di procurare il necessario per un mese all'anno. 8Questi sono i loro nomi: …figlio di Cur, sulle montagne di Èfraim; 9…figlio di Deker, a Makaz, a Saalbìm, a Bet-Sèmes, ad Aialon fino a Bet-Canan; 10…figlio di Chesed, in Arrubôt; a lui appartenevano Soco e tutto il paese di Chefer; 11…figlio di Abinadàb, aveva tutta la costa di Dor (sua moglie era Tafat, figlia di Salomone); 12Baana, figlio di Achilùd, aveva Tàanach, Meghìddo, sino al di là di Iakmeam, e tutto Beisan che è sotto Izreèl, da Beisan fino ad Abel-Mecola che è verso Zartan; 13… figlio di Gheber, in Ramot di Gàlaad; a lui appartenevano i villaggi di Iair figlio di Manàsse in Gàlaad, il distretto di Argob in Basan, sessanta grandi città con mura e spranghe di bronzo; 14Achinadàb, figlio di Iddo, a Macanàim; 15Achimaaz in néftali – anche costui aveva preso in moglie una figlia di Salomone, Bosmat –; 16Baana, figlio di Cusai, in Aser e in Zàbulon; 17Giòsafat, figlio di Paruach, in Issacar; 18Simei, figlio di Ela, in Beniamino; 19Gheber, figlio di Uri, nel paese di Gad, già terra di Sicon re degli Amorrei e di Og re di Basan. Inoltre c'era un prefetto nel territorio di Giuda. 20Giuda e Israele erano numerosi come la sabbia del mare e mangiavano e bevevano allegramente. 5 1(4,21)Salomone esercitava l'egemonia su tutti i regni, dal fiume alla regione dei Filistei e al confine con l'Egitto. Gli portavano tributi e servirono Salomone finché visse. 2(22)I viveri di Salomone per un giorno erano trenta kor di fior di farina e sessanta kor di farina comune, 3(23)dieci buoi grassi, venti buoi da pascolo e cento pecore, senza contare i cervi, le gazzelle, le antilopi e i volatili da stia. 4(24)Egli, infatti, dominava su tutto l'Oltrefiume, da Tipsach a Gaza su tutti i re dell'Oltrefiume, ed era in pace con tutti i confinanti all'intorno. 5(25)Giuda e Israele erano al sicuro; ognuno stava sotto la propria vite e sotto il proprio fico – da Dan fino a Bersabea – per tutta la vita di Salomone. 6(26)Salomone possedeva quattromila greppie per i cavalli dei suoi carri e dodicimila cavalli da sella. 7(27)Quei prefetti, ognuno per il suo mese, provvedevano quanto serviva al re Salomone e a quelli che erano ammessi alla sua tavola; non facevano mancare nulla. 8(28)Portavano l'orzo e la paglia per i cavalli da tiro e da sella nel luogo ove si trovava ognuno secondo la propria mansione. 9(29)Dio concesse a Salomone saggezza e intelligenza molto grandi e una mente vasta come la sabbia che è sulla spiaggia del mare. 10(30)La saggezza di Salomone superò la saggezza di tutti gli orientali e tutta la saggezza dell'Egitto. 11(31)Egli fu veramente più saggio di tutti, più di Etan l'Ezrachita, di Eman, di Calcol e di Darda, figli di Macol; il suo nome divenne noto fra tutti i popoli limitrofi. 12(32)Salomone pronunziò tremila proverbi; le sue poesie furono millecinque. 13(33)Parlò di piante, dal cedro del Libano all'issòpo che sbuca dal muro; parlò di quadrupedi, di uccelli, di rettili e di pesci. 14(34)Da tutte le nazioni venivano per ascoltare la saggezza di Salomone; venivano anche i re dei paesi ove si era sparsa la fama della sua saggezza. 15(5,1)Chiram, re di Tiro, mandò i suoi ministri da Salomone, perché aveva sentito che era stato consacrato re al posto di suo padre; ora Chiram era sempre stato amico di Davide. 16(2)Salomone mandò a dire a Chiram: 17(3)"Tu sai che Davide mio padre non ha potuto edificare un tempio al nome del Signore suo Dio a causa delle guerre che i nemici gli mossero da tutte le parti, finché il Signore non li prostrò sotto la pianta dei suoi piedi. 18(4)Ora il Signore mio Dio mi ha dato pace da ogni parte e non ho né avversari né particolari difficoltà. 19(5)Ecco, ho deciso di edificare un tempio al nome del Signore mio Dio, come ha detto il Signore a Davide mio padre: Tuo figlio, che io porrò al tuo posto sul tuo trono, edificherà un tempio al mio nome. 20(6)Ordina, dunque, che si taglino per me cedri del Libano; i miei servi saranno con i tuoi servi; io ti darò come salario per i tuoi servi quanto fisserai. Tu sai bene, infatti, che fra di noi nessuno è capace di tagliare il legname come sanno fare quelli di Sidone". 21(7)Quando Chiram udì le parole di Salomone, gioì molto e disse: "Sia benedetto, oggi, il Signore che ha dato a Davide un figlio saggio per governare questo gran popolo". 22(8)Chiram mandò a dire a Salomone: "Ho ascoltato il tuo messaggio; farò quanto desideri riguardo al legname di cedro e al legname di abete. 23(9)I miei servi lo caleranno dal Libano al mare; io lo metterò in mare su zattere fino al punto che mi indicherai. Là lo scaricherò e tu lo prenderai. Quanto a provvedere al mantenimento della mia famiglia, tu soddisferai il mio desiderio". 24(10)Chiram fornì a Salomone legname di cedro e legname di abete, quanto ne volle. 25(11)Salomone diede a Chiram ventimila kor di grano, per il mantenimento della sua famiglia, e venti kor di olio d'olive schiacciate; questo dava Salomone a Chiram ogni anno. 26(12)Il Signore concesse a Salomone la saggezza come gli aveva promesso. Fra Chiram e Salomone regnò la pace e i due conclusero un'alleanza. 27(13)Il re Salomone reclutò il lavoro forzato da tutto Israele e il lavoro forzato era di trentamila uomini. 28(14)Ne mandò a turno nel Libano diecimila al mese: passavano un mese nel Libano e due mesi nelle loro case. Adoniram sovrintendeva al loro lavoro. 29(15)Salomone aveva settantamila operai addetti al trasporto del materiale e ottantamila scalpellini a tagliar pietre sui monti, 30(16)senza contare gli incaricati dei prefetti, che erano tremilatrecento, preposti da Salomone al comando delle persone addette ai lavori. 31(17)Il re diede ordine di estrarre grandi massi, tra i migliori, perché venissero squadrati per le fondamenta del tempio. 32(18)Gli operai di Salomone, gli operai di Chiram e di Biblos li sgrossavano; furono anche preparati il legname e le pietre per la costruzione del tempio. 6 1Alla costruzione del tempio del Signore fu dato inizio l'anno quattrocentottanta dopo l'uscita degli Israeliti dal paese d'Egitto, l'anno quarto del regno di Salomone su Israele, nel mese di Ziv, cioè nel secondo mese. 2Il tempio costruito dal re Salomone per il Signore, era lungo sessanta cubiti, largo venti, alto trenta. 3Davanti al tempio vi era un atrio lungo venti cubiti, in base alla larghezza del tempio, ed esteso per dieci cubiti secondo la lunghezza del tempio. 4Fece nel tempio finestre quadrangolari con grate. 5Intorno al muro del tempio fu costruito un edificio a piani, lungo la navata e la cella. 6Il piano più basso era largo cinque cubiti, quello di mezzo sei e il terzo sette, perché le mura esterne, intorno, erano state costruite a riseghe, in modo che le travi non poggiassero sulle mura del tempio. 7Per la sua costruzione si usarono pietre lavorate e intere; durante i lavori nel tempio non si udì rumore di martelli, di piccone o di altro arnese di ferro. 8La porta del piano più basso era sul lato destro del tempio; per mezzo di una scala a chiocciola si passava al piano di mezzo e dal piano di mezzo a quello superiore. 9In tal modo Salomone costruì il tempio; dopo averlo terminato, lo ricoprì con assi e travi di cedro. 10Innalzò anche l'ala laterale intorno al tempio, alta cinque cubiti per piano; la unì al tempio con travi di cedro. 11E il Signore parlò a Salomone e disse: 12"Riguardo al tempio che stai edificando, se camminerai secondo i miei decreti, se eseguirai le mie disposizioni e osserverai tutti i miei comandi, uniformando ad essi la tua condotta, io confermerò a tuo favore le parole dette da me a Davide tuo padre. 13Io abiterò in mezzo agli Israeliti; non abbandonerò il mio popolo Israele". 14Terminata la costruzione del tempio, 15Salomone rivestì all'interno le pareti del tempio con tavole di cedro dal pavimento al soffitto; rivestì anche con legno di cedro la parte interna del soffitto e con tavole di cipresso il pavimento. 16Separò uno spazio di venti cubiti, a partire dal fondo del tempio, con un assito di tavole di cedro che dal pavimento giungeva al soffitto, e la cella che ne risultò all'interno divenne il santuario, il Santo dei santi. 17La navata di fronte ad esso era di quaranta cubiti. 18Il cedro all'interno del tempio era scolpito a rosoni e a boccioli di fiori; tutto era di cedro e non si vedeva una pietra. 19Per l'arca dell'alleanza del Signore fu apprestata una cella nella parte più segreta del tempio. 20La cella interna era lunga venti cubiti e alta venti. La rivestì d'oro purissimo e vi eresse un altare di cedro. 21Salomone rivestì l'interno del tempio con oro purissimo e fece passare, davanti alla cella, un velo che scorreva mediante catenelle d'oro e lo ricoprì d'oro. 22E d'oro fu rivestito tutto l'interno del tempio, e rivestì d'oro anche tutto l'altare che era nella cella. 23Nella cella fece due cherubini di legno di ulivo, alti dieci cubiti. 24L'ala di un cherubino era di cinque cubiti e di cinque cubiti era anche l'altra ala del cherubino; c'erano dieci cubiti da una estremità all'altra delle ali. 25Di dieci cubiti era l'altro cherubino; i due cherubini erano identici nella misura e nella forma. 26L'altezza di un cherubino era di dieci cubiti, così anche quella dell'altro. 27Pose i cherubini nella parte più riposta del tempio, nel santuario. I cherubini avevano le ali spiegate; l'ala di uno toccava la parete e l'ala dell'altro toccava l'altra parete; le loro ali si toccavano in mezzo al tempio, ala contro ala. 28Erano anch'essi rivestiti d'oro. 29Ricoprì le pareti del tempio con sculture e incisioni di cherubini, di palme e di boccioli di fiori, all'interno e all'esterno. 30Ricoprì d'oro il pavimento del tempio, all'interno e all'esterno. 31Fece costruire la porta della cella con battenti di legno di ulivo; il frontale e gli stipiti formavano un pentagono. 32I due battenti erano di legno di ulivo. Su di essi fece scolpire cherubini, palme e boccioli di fiori, che ricoprì d'oro, stendendo lamine d'oro sui cherubini e sulle palme. 33Lo stesso procedimento adottò per la porta della navata, che aveva stipiti di legno di ulivo a forma quadrangolare. 34I due battenti erano di legno di abete; un battente era costituito da due pezzi girevoli e così l'altro battente. 35Vi scolpì cherubini, palme e boccioli di fiori, che ricoprì d'oro lungo le linee dell'incisione. 36Costruì il muro del cortile interno con tre ordini di pietre squadrate e con un ordine di tavole di cedro. 37Nell'anno quarto, nel mese di Ziv, si gettarono le fondamenta del tempio del Signore. 38Nell'anno undecimo, nel mese di Bul, che è l'ottavo mese, fu terminato il tempio in tutte le sue parti e con tutto l'occorrente. Salomone lo edificò in sette anni. 7 1Salomone costruì anche la propria reggia e la portò a compimento in tredici anni. 2Costruì il palazzo detto Foresta del Libano, lungo cento cubiti, largo cinquanta e alto trenta su tre ordini di colonne di cedro e con capitelli di cedro sulle colonne. 3Un soffitto di cedro si stendeva sopra le stanze che poggiavano sulle colonne; queste erano quarantacinque, quindici per fila. 4Vi erano tre serie di finestre, che si corrispondevano faccia a faccia tre volte. 5Le porte e i loro stipiti erano a forma quadrangolare; le finestre erano le une di fronte alle altre per tre volte. 6Costruì il vestibolo delle colonne, lungo cinquanta cubiti e largo trenta. Sul davanti c'era un vestibolo e altre colonne e davanti ad esse una tettoia. 7Fece anche il vestibolo del trono, ove rendeva giustizia, cioè il vestibolo della giustizia; era di cedro dal pavimento alle travi. 8La reggia, dove abitava, fu costruita con il medesimo disegno, in un secondo cortile, all'interno rispetto al vestibolo; nello stile di tale vestibolo fece anche una casa per la figlia del faraone, che Salomone aveva sposata. 9Tutte queste costruzioni erano di pietre pregiate, squadrate secondo misura, segate con la sega sul lato interno ed esterno, dalle fondamenta ai cornicioni e al di fuori fino al cortile maggiore. 10Le fondamenta erano di pietre pregiate, pietre grandi dieci o otto cubiti. 11Al di sopra erano pietre pregiate, squadrate a misura, e legno di cedro. 12Il cortile maggiore comprendeva tre ordini di pietre squadrate e un ordine di tavole di cedro; era simile al cortile interno del tempio e al vestibolo del tempio. 13Salomone fece venire da Tiro Chiram, 14figlio di una vedova della tribù di néftali; suo padre era di Tiro e lavorava il bronzo. Era dotato di grande capacità tecnica, di intelligenza e di talento, esperto in ogni genere di lavoro in bronzo. Egli si recò dal re ed eseguì le sue commissioni. 15Fuse due colonne di bronzo, ognuna alta diciotto cubiti e dodici di circonferenza. 16Fece due capitelli, fusi in bronzo, da collocarsi sulla cima delle colonne; l'uno e l'altro erano alti cinque cubiti. 17Fece due reticolati per coprire i capitelli che erano sopra le colonne, un reticolato per un capitello e un reticolato per l'altro capitello. 18Fece melagrane su due file intorno al reticolato per coprire i capitelli sopra le colonne; allo stesso modo fece per il secondo capitello. 19I capitelli sopra le colonne erano a forma di giglio. 20C'erano capitelli sopra le colonne, applicati alla sporgenza che era al di là del reticolato; essi contenevano duecento melagrane in fila intorno a ogni capitello. 21Eresse le colonne nel vestibolo del tempio. Eresse la colonna di destra, che chiamò Iachin ed eresse la colonna di sinistra, che chiamò Boaz. 22Così fu terminato il lavoro delle colonne. 23Fece un bacino di metallo fuso di dieci cubiti da un orlo all'altro, rotondo; la sua altezza era di cinque cubiti e la sua circonferenza di trenta cubiti. 24Intorno, sotto l'orlo, c'erano cucurbite, dieci per ogni cubito; le cucurbite erano disposte in due file ed erano state colate insieme con il bacino. 25Questo poggiava su dodici buoi; tre guardavano verso settentrione, tre verso occidente, tre verso meridione e tre verso oriente. Il bacino poggiava su di essi e le loro parti posteriori erano rivolte verso l'interno. 26Il suo spessore era di un palmo; il suo orlo fatto come l'orlo di un calice era a forma di giglio. Conteneva duemila bat. 27Fece dieci basi di bronzo, ciascuna lunga quattro cubiti, larga quattro e alta tre cubiti. 28Ecco come erano fatte le basi: si componevano di doghe e di traverse incrociate con le doghe. 29Sulle doghe che erano fra le traverse c'erano leoni, buoi e cherubini; le stesse figure erano sulle traverse. Sopra e sotto i leoni e i buoi c'erano ghirlande a forma di festoni. 30Ciascuna base aveva quattro ruote di bronzo con gli assi di bronzo; i suoi quattro piedi avevano sporgenze, sotto il bacino; le sporgenze erano di metallo fuso e situate al di là di ogni ghirlanda. 31L'estremità della base, dalla parte della sporgenza e sopra, era di un cubito; tale estremità era rotonda, fatta in forma di sostegno, alta un cubito e mezzo; anche su tale estremità c'erano sculture. Le traverse erano di forma quadrata, non rotonda. 32Le quattro ruote erano sotto le traverse; gli assi delle ruote erano fissati alla base; l'altezza di ogni ruota era di un cubito e mezzo. 33Le ruote erano lavorate come le ruote di un carro; i loro assi, i loro quarti, i loro raggi e i loro mozzi erano tutti di metallo fuso. 34Quattro sporgenze erano sui quattro angoli di ciascuna base; la sporgenza e la base erano di un sol pezzo. 35Alla cima della base c'era un sostegno rotondo, alto mezzo cubito; alla cima della base c'erano i manici; le traverse e la base erano di un sol pezzo. 36Sulle sue pareti scolpì cherubini, leoni e palme, secondo gli spazi liberi, e ghirlande intorno. 37Fuse le dieci basi in un medesimo stampo, identiche nella misura e nella forma. 38Fuse poi anche dieci bacini di bronzo; ognuno conteneva quaranta bat ed era di quattro cubiti; un bacino per ogni base, per le dieci basi. 39Pose cinque delle basi sul lato destro del tempio e cinque su quello sinistro. Pose la vasca sul lato destro del tempio, a sud-est. 40Chiram preparò inoltre caldaie, palette e vassoi. E terminò tutte le commissioni del re Salomone per il tempio del Signore, 41cioè le due colonne, i globi dei capitelli che erano sopra le colonne, i due reticolati per coprire i due globi dei capitelli che erano sopra le colonne, 42le quattrocento melagrane sui due reticolati, due file di melagrane per ciascun reticolato, 43le dieci basi e i dieci bacini sulle basi, 44il bacino e i dodici buoi sotto il bacino, 45le caldaie, le palette, i vassoi e tutti quei vasi che Chiram aveva fatti al re Salomone per il tempio del Signore; tutto era di bronzo rifinito. 46Il re li fece fondere nella valle del Giordano, in suolo argilloso, fra Succot e Zartan. 47Salomone installò tutti gli arredi in quantità molto grande: non si poteva calcolare il peso del bronzo. 48Salomone fece anche tutti gli arredi del tempio del Signore, l'altare d'oro, le tavole d'oro su cui si ponevano i pani dell'offerta, 49i cinque candelabri a destra e i cinque a sinistra di fronte alla cella d'oro purissimo, i fiori, le lampade, gli smoccolatoi d'oro, 50le coppe, i coltelli, gli aspersori, i mortai e i bracieri d'oro purissimo, i cardini per le porte del tempio interno, cioè per il Santo dei santi, e i battenti d'oro per la navata. 51Fu così terminato tutto il lavoro che il re Salomone aveva fatto per il tempio. Salomone presentò le offerte fatte da Davide suo padre, cioè l'argento, l'oro e i vari oggetti; le depositò nei tesori del tempio. 8 1A questo punto Salomone convocò in assemblea a Gerusalemme gli anziani di Israele, tutti i capitribù, i principi dei casati degli Israeliti, per trasportare l'arca dell'alleanza del Signore dalla città di Davide, cioè da Sion. 2Tutto Israele si radunò presso il re Salomone per la festa, nel mese di Etanim, cioè il settimo mese. 3Presenti tutti gli anziani di Israele, l'arca del Signore fu sollevata e i sacerdoti e i leviti la trasportarono 4con la tenda del convegno e con tutti gli arredi sacri che erano nella tenda. 5Il re Salomone e tutta la comunità di Israele, convenuta presso di lui, immolavano davanti all'arca pecore e buoi che non si contavano né si calcolavano. 6I sacerdoti introdussero l'arca dell'alleanza del Signore al suo posto nella cella del tempio, cioè nel Santo dei santi, sotto le ali dei cherubini. 7Difatti i cherubini stendevano le ali sopra l'arca; essi coprivano l'arca e le sue stanghe dall'alto. 8Le stanghe erano più lunghe, per questo le loro punte si vedevano dal Santo di fronte alla cella, ma non si vedevano di fuori; tali cose ci sono fino ad oggi. 9Nell'arca non c'era nulla se non le due tavole di pietra, che vi aveva deposte Mosè sull'Oreb, cioè le tavole dell'alleanza conclusa dal Signore con gli Israeliti quando uscirono dal paese d'Egitto. 10Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario, la nuvola riempì il tempio 11e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio. 12Allora Salomone disse: "Il Signore ha deciso di abitare sulla nube. 13Io ti ho costruito una casa potente, un luogo per la tua dimora perenne". 14Il re si voltò e benedisse tutta l'assemblea di Israele, mentre tutti i presenti stavano in piedi. 15Salomone disse: "Benedetto il Signore, Dio di Israele, che ha adempiuto con potenza quanto aveva promesso con la sua bocca a Davide mio padre: 16Da quando ho fatto uscire Israele mio popolo dall'Egitto, io non mi sono scelto una città fra tutte le tribù di Israele perché mi si costruisse una casa, ove abitasse il mio nome; ora mi sono scelto Gerusalemme perché vi dimori il mio nome e mi sono scelto Davide perché sia capo del popolo di Israele. 17Davide mio padre aveva deciso di costruire un tempio al nome del Signore, Dio di Israele, 18ma il Signore gli disse: Tu hai pensato di edificare un tempio al mio nome; hai fatto bene a formulare tale progetto. 19Non tu costruirai il tempio, ma il figlio che uscirà dai tuoi fianchi, lui costruirà un tempio al mio nome. 20Il Signore ha attuato la parola che aveva pronunziata; io ho preso il posto di Davide mio padre, mi sono seduto sul trono di Israele, come aveva preannunziato il Signore, e ho costruito il tempio al nome del Signore, Dio di Israele. 21In esso ho fissato un posto per l'arca, dove c'è l'alleanza che il Signore aveva conclusa con i nostri padri quando li fece uscire dal paese di Egitto". 22Poi Salomone si pose davanti all'altare del Signore, di fronte a tutta l'assemblea di Israele, e, stese le mani verso il cielo, 23disse: "Signore, Dio di Israele, non c'è un Dio come te, né lassù nei cieli né quaggiù sulla terra! Tu mantieni l'alleanza e la misericordia con i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il cuore. 24Tu hai mantenuto nei riguardi del tuo servo Davide mio padre quanto gli avevi promesso; quanto avevi detto con la bocca l'hai adempiuto con potenza, come appare oggi. 25Ora, Signore Dio di Israele, mantieni al tuo servo Davide mio padre quanto gli hai promesso: Non ti mancherà un discendente che stia davanti a me e sieda sul trono di Israele, purché i tuoi figli veglino sulla loro condotta camminando davanti a me come vi hai camminato tu. 26Ora, Signore Dio di Israele, si adempia la parola che tu hai rivolta a Davide mio padre. 27Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruita! 28Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore mio Dio; ascolta il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te! 29Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: Lì sarà il mio nome! Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo. 30Ascolta la supplica del tuo servo e di Israele tuo popolo, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali dal luogo della tua dimora, dal cielo; ascolta e perdona. 31Se uno pecca contro il suo fratello e, perché gli è imposto un giuramento di imprecazione, viene a giurare davanti al tuo altare in questo tempio, 32tu ascoltalo dal cielo, intervieni e fa' giustizia con i tuoi servi; condanna l'empio, facendogli ricadere sul capo la sua condotta, e dichiara giusto l'innocente rendendogli quanto merita la sua innocenza. 33Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto di fronte al nemico perché ha peccato contro di te, se si rivolge a te, se loda il tuo nome, se ti prega e ti supplica in questo tempio, 34tu ascolta dal cielo, perdona il peccato di Israele tuo popolo e fallo tornare nel paese che hai dato ai suoi padri. 35Quando si chiuderà il cielo e non ci sarà pioggia perché hanno peccato contro di te, se ti pregano in questo luogo, se lodano il tuo nome e si convertono dal loro peccato perché tu li hai umiliati, 36tu ascolta dal cielo e perdona il peccato dei tuoi servi e di Israele tuo popolo, ai quali indicherai la strada buona su cui camminare, e concedi la pioggia alla terra che hai dato in eredità al tuo popolo. 37Quando nella regione ci sarà carestia o peste, carbonchio o ruggine, invasione di locuste o di bruchi; quando il nemico assedierà il tuo popolo in qualcuna delle sue porte o quando scoppierà un'epidemia o un flagello qualsiasi; 38se uno qualunque oppure tutto Israele tuo popolo, dopo avere provato il rimorso nel cuore, ti prega o supplica con le mani tese verso questo tempio, 39tu ascoltalo dal cielo, luogo della tua dimora, perdona, intervieni e rendi a ognuno secondo la sua condotta, tu che conosci il suo cuore – tu solo conosci il cuore di tutti i figli degli uomini – 40perché ti temano durante tutti i giorni della loro vita nel paese che hai dato ai nostri padri. 41Anche lo straniero, che non appartiene a Israele tuo popolo, se viene da un paese lontano a causa del tuo nome 42perché si sarà sentito parlare del tuo grande nome, della tua mano potente e del tuo braccio teso, se egli viene a pregare in questo tempio, 43tu ascoltalo dal cielo, luogo della tua dimora, e soddisfa tutte le richieste dello straniero, perché tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome, ti temano come Israele tuo popolo e sappiano che al tuo nome è stato dedicato questo tempio che io ho costruito. 44Quando il tuo popolo uscirà in guerra contro il suo nemico, seguendo le vie in cui l'avrai indirizzato, se ti pregheranno rivolti verso la città che ti sei scelta e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome, 45ascolta dal cielo la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia. 46Quando peccheranno contro di te, poiché non c'è nessuno che non pecchi, e tu, adirato contro di loro, li consegnerai a un nemico e i loro conquistatori li deporteranno in un paese ostile, lontano o vicino, 47se nel paese in cui saranno deportati rientreranno in se stessi e faranno ritorno a te supplicandoti nel paese della loro prigionia, dicendo: Abbiamo peccato, abbiamo agito da malvagi e da empi, 48se torneranno a te con tutto il cuore e con tutta l'anima nel paese dei nemici che li avranno deportati, e ti supplicheranno rivolti verso il paese che tu hai dato ai loro padri, verso la città che ti sei scelta e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome, 49tu ascolta dal cielo, luogo della tua dimora, la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia. 50Perdona al tuo popolo, che ha peccato contro di te, tutte le ribellioni di cui si è reso colpevole verso di te, fa' che i suoi deportatori gli usino misericordia, 51perché si tratta del tuo popolo e della tua eredità, di coloro che hai fatto uscire dall'Egitto, da una fornace per fondere il ferro. 52Siano attenti i tuoi occhi alla preghiera del tuo servo e del tuo popolo Israele e ascoltali in quanto ti chiedono, 53perché tu li hai separati da tutti i popoli del paese come tua proprietà secondo quanto avevi dichiarato per mezzo di Mosè tuo servo, mentre facevi uscire, o Signore, i nostri padri dall'Egitto". 54Quando Salomone ebbe finito di rivolgere al Signore questa preghiera e questa supplica, si alzò davanti all'altare del Signore, dove era inginocchiato con le palme tese verso il cielo, 55si mise in piedi e benedisse tutta l'assemblea di Israele, a voce alta: 56"Benedetto il Signore, che ha concesso tranquillità a Israele suo popolo, secondo la sua parola. Non è venuta meno neppure una delle parole buone che aveva pronunziate per mezzo di Mosè suo servo. 57Il Signore nostro Dio sia con noi come è stato con i nostri padri; non ci abbandoni e non ci respinga, 58ma volga piuttosto i nostri cuori verso di lui, perché seguiamo tutte le sue vie e osserviamo i comandi, gli statuti e i decreti che ha imposti ai nostri padri. 59Queste parole, usate da me per supplicare il Signore, siano presenti davanti al Signore nostro Dio, giorno e notte, perché renda giustizia al suo servo e a Israele suo popolo secondo le necessità di ogni giorno. 60Allora tutti i popoli della terra sapranno che il Signore è Dio e che non ce n'è altri. 61Il vostro cuore sarà tutto dedito al Signore nostro Dio, perché cammini secondo i suoi decreti e osservi i suoi comandi, come avviene oggi". 62Il re e tutto Israele offrirono un sacrificio davanti al Signore. 63Salomone immolò al Signore, in sacrificio di comunione, ventiduemila buoi e centoventimila pecore; così il re e tutti gli Israeliti dedicarono il tempio al Signore. 64In quel giorno il re consacrò il centro del cortile di fronte al tempio del Signore; infatti ivi offrì l'olocausto, l'oblazione e il grasso dei sacrifici di comunione, perché l'altare di bronzo, che era davanti al Signore, era troppo piccolo per contenere l'olocausto, l'oblazione e il grasso dei sacrifici di comunione. 65In quell'occasione Salomone celebrò la festa davanti al Signore nostro Dio per sette giorni: tutto Israele, dall'ingresso di Amat al torrente d'Egitto, un'assemblea molto grande, era con lui. 66Nel giorno ottavo congedò il popolo. I convenuti, salutato il re, tornarono alle loro case, contenti e con la gioia nel cuore per tutto il bene concesso dal Signore a Davide suo servo e a Israele suo popolo. 9 1Quando Salomone ebbe terminato di costruire il tempio del Signore, la reggia e quanto aveva voluto attuare, 2il Signore apparve per la seconda volta a Salomone, come gli era apparso in Gàbaon. 3Il Signore gli disse: "Ho ascoltato la preghiera e la supplica che mi hai rivolto; ho santificato questa casa, che tu hai costruita perché io vi ponga il mio nome per sempre; i miei occhi e il mio cuore saranno rivolti verso di essa per sempre. 4Se tu camminerai davanti a me, come vi camminò tuo padre, con cuore integro e con rettitudine, se adempirai quanto ti ho comandato e se osserverai i miei statuti e i miei decreti, 5io stabilirò il trono del tuo regno su Israele per sempre, come ho promesso a Davide tuo padre: Non ti mancherà mai un uomo sul trono di Israele. 6Ma se voi e i vostri figli vi allontanerete da me, se non osserverete i comandi e i decreti che io vi ho dati, se andrete a servire altri dèi e a prostrarvi davanti ad essi, 7eliminerò Israele dal paese che ho dato loro, rigetterò da me il tempio che ho consacrato al mio nome; Israele diventerà la favola e lo zimbello di tutti i popoli. 8Riguardo a questo tempio, già così eccelso, chiunque vi passerà vicino si stupirà e fischierà, domandandosi: Perché il Signore ha agito così con questo paese e con questo tempio? 9Si risponderà: Perché hanno abbandonato il Signore loro Dio che aveva fatto uscire i loro padri dal paese d'Egitto, si sono legati a dèi stranieri, prostrandosi davanti ad essi e servendoli; per questo il Signore ha fatto piombare su di loro tutta questa sciagura". 10Venti anni dopo che Salomone aveva costruito i due edifici, il tempio del Signore e la reggia, 11poiché Chiram, re di Tiro, aveva fornito a Salomone legname di cedro e legname di abete e oro a piacere, Salomone diede a Chiram venti villaggi nella regione della Galilea. 12Chiram partì da Tiro per vedere i villaggi che Salomone gli aveva dati, ma non gli piacquero. 13Perciò disse: "Sono questi i villaggi che tu mi hai dati, fratello mio?". Li chiamò paese di Kabul, nome ancora in uso. 14Chiram mandò al re centoventi talenti d'oro. 15Questa è l'occasione del lavoro forzato che reclutò il re Salomone per costruire il tempio, la reggia, il Millo, le mura di Gerusalemme, Cazor, Meghiddo, Ghezer. 16Il faraone, re d'Egitto, con una spedizione aveva preso Ghezer, l'aveva data alle fiamme, aveva ucciso i Cananei che abitavano nella città e poi l'aveva assegnata in dote alla figlia, moglie di Salomone. 17Salomone riedificò Ghezer, Bet-Coròn inferiore, 18Baalat, Tamàr nel deserto del paese 19e tutte le città di rifornimento che gli appartenevano, le città per i suoi carri, quelle per i suoi cavalli e quanto Salomone aveva voluto costruire in Gerusalemme, nel Libano e in tutto il territorio del suo dominio. 20Quanti rimanevano degli Amorrei, degli Hittiti, dei Perizziti, degli Evei e dei Gebusei, che non appartenevano agli Israeliti, 21e cioè i discendenti rimasti dopo di loro nel paese, coloro che gli Israeliti non erano riusciti a sterminare, Salomone li costrinse ai lavori forzati, e tale è ancora la loro condizione. 22Ma degli Israeliti, Salomone non assoggettò nessuno alla schiavitù: costoro divennero suoi guerrieri, suoi ministri, suoi ufficiali, suoi scudieri, capi dei suoi carri e dei suoi cavalieri. 23I capi dei prefetti, che dirigevano i lavori per Salomone, erano cinquecentocinquanta; essi sovrintendevano alla massa impiegata nei lavori. 24Dopo che la figlia del faraone si trasferì dalla città di Davide alla casa che Salomone le aveva costruita, questi costruì il Millo. 25Tre volte all'anno Salomone offriva olocausti e sacrifici di comunione sull'altare che aveva costruito per il Signore e bruciava incenso su quello che era davanti al Signore. Così terminò il tempio. 26Salomone costruì anche una flotta in Ezion-Gheber, cioè in Elat, sulla riva del Mare Rosso nella regione di Edom. 27Chiram inviò sulle navi i suoi servi, marinai che conoscevano il mare, insieme con i servi di Salomone. 28Andarono in Ofir, ove presero oro – quattrocentoventi talenti – e lo portarono al re Salomone. 10 1La regina di Saba, sentita la fama di Salomone, venne per metterlo alla prova con enigmi. 2Venne in Gerusalemme con ricchezze molto grandi, con cammelli carichi di aromi, d'oro in grande quantità e di pietre preziose. Si presentò a Salomone e gli disse quanto aveva pensato. 3Salomone rispose a tutte le sue domande, nessuna ve ne fu che non avesse risposta o che restasse insolubile per Salomone. 4La regina di Saba, quando ebbe ammirato tutta la saggezza di Salomone, il palazzo che egli aveva costruito, 5i cibi della sua tavola, gli alloggi dei suoi dignitari, l'attività dei suoi ministri, le loro divise, i suoi coppieri e gli olocausti che egli offriva nel tempio del Signore, rimase senza fiato. 6Allora disse al re: "Era vero, dunque, quanto avevo sentito nel mio paese sul tuo conto e sulla tua saggezza! 7Io non avevo voluto credere a quanto si diceva, finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non me n'era stata riferita neppure una metà! Quanto alla saggezza e alla prosperità, superi la fama che io ne ho udita. 8Beati i tuoi uomini, beati questi tuoi ministri che stanno sempre davanti a te e ascoltano la tua saggezza! 9Sia benedetto il Signore tuo Dio, che si è compiaciuto di te sì da collocarti sul trono di Israele. Nel suo amore eterno per Israele il Signore ti ha stabilito re perché tu eserciti il diritto e la giustizia". 10Essa diede al re centoventi talenti d'oro, aromi in gran quantità e pietre preziose. Non arrivarono mai tanti aromi quanti ne portò la regina di Saba a Salomone. 11Inoltre, la flotta di Chiram, che caricava oro in Ofir, portò da Ofir legname di sandalo in gran quantità e pietre preziose. 12Con il legname di sandalo il re fece ringhiere per il tempio e per la reggia, cetre e arpe per i cantori. Mai più arrivò, né mai più si vide fino ad oggi, tanto legno di sandalo. 13Il re Salomone diede alla regina di Saba quanto essa desiderava e aveva domandato, oltre quanto le aveva dato con mano regale. Quindi essa tornò nel suo paese con i suoi servi. 14La quantità d'oro che affluiva nelle casse di Salomone ogni anno era di seicentosessantasei talenti, 15senza contare quanto ne proveniva dai trafficanti e dai commercianti, da tutti i re dell'Arabia e dai governatori del paese. 16Il re Salomone fece duecento scudi grandi d'oro battuto, per ciascuno dei quali adoperò seicento sicli d'oro, 17e trecento scudi piccoli d'oro battuto, per ciascuno dei quali adoperò tre mine d'oro, e il re li collocò nel palazzo della Foresta del Libano. 18Inoltre, il re fece un grande trono d'avorio che rivestì d'oro puro. 19Il trono aveva sei gradini; sullo schienale c'erano teste di vitello; il sedile aveva due bracci laterali, ai cui fianchi si ergevano due leoni. 20Dodici leoni si ergevano di qua e di là, sui sei gradini; non ne esistevano di simili in nessun regno. 21Tutti i vasi per le bevande del re Salomone erano d'oro; tutti gli arredi del palazzo della Foresta del Libano erano d'oro fino; al tempo di Salomone l'argento non si stimava nulla. 22Difatti il re aveva in mare la flotta di Tarsis, oltre la flotta di Chiram; ogni tre anni la flotta di Tarsis portava carichi d'oro e d'argento, d'avorio, di scimmie e di babbuini. 23Il re Salomone superò, dunque, per ricchezza e saggezza, tutti i re della terra. 24In ogni parte della terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore. 25Ognuno gli portava, ogni anno, offerte d'argento e oggetti d'oro, vesti, armi, aromi, cavalli e muli. 26Salomone radunò carri e cavalli; aveva millequattrocento carri e dodicimila cavalli, distribuiti nelle città per i carri e presso il re in Gerusalemme. 27Fece sì che in Gerusalemme l'argento abbondasse come le pietre e rese il legname di cedro tanto comune quanto i sicomòri che crescono nella Sefela. 28I cavalli di Salomone provenivano da Muzri e da Kue; i mercanti del re li compravano in Kue. 29Un carro, importato da Muzri, costava seicento sicli d'argento, un cavallo centocinquanta. In tal modo tutti i re degli Hittiti e i re di Aram vendevano i loro cavalli. 11 1Ma il re Salomone amò donne straniere, moabite, ammonite, idumee, di Sidòne e hittite, 2appartenenti a popoli, di cui aveva detto il Signore agli Israeliti: "Non andate da loro ed essi non vengano da voi: perché certo faranno deviare i vostri cuori dietro i loro dèi". Salomone si legò a loro per amore. 3Aveva settecento principesse per mogli e trecento concubine; le sue donne gli pervertirono il cuore. 4Quando Salomone fu vecchio, le sue donne l'attirarono verso dèi stranieri e il suo cuore non restò più tutto con il Signore suo Dio come il cuore di Davide suo padre. 5Salomone seguì Astàrte, dea di quelli di Sidòne, e Milcom, obbrobrio degli Ammoniti. 6Salomone commise quanto è male agli occhi del Signore e non fu fedele al Signore come lo era stato Davide suo padre. 7Salomone costruì un'altura in onore di Camos, obbrobrio dei Moabiti, sul monte che è di fronte a Gerusalemme, e anche in onore di Milcom, obbrobrio degli Ammoniti. 8Allo stesso modo fece per tutte le sue donne straniere, che offrivano incenso e sacrifici ai loro dèi. 9Il Signore, perciò, si sdegnò con Salomone, perché aveva distolto il cuore dal Signore Dio d'Israele, che gli era apparso due volte 10e gli aveva comandato di non seguire altri dèi, ma Salomone non osservò quanto gli aveva comandato il Signore. 11Allora disse a Salomone: "Poiché ti sei comportato così e non hai osservato la mia alleanza né i decreti che ti avevo impartiti, ti strapperò via il regno e lo consegnerò a un tuo suddito. 12Tuttavia non farò ciò durante la tua vita per amore di Davide tuo padre; lo strapperò dalla mano di tuo figlio. 13Ma non tutto il regno gli strapperò; una tribù la darò a tuo figlio per amore di Davide mio servo e per amore di Gerusalemme, città da me eletta". 14Il Signore suscitò contro Salomone un avversario, l'idumeo Hadàd che era della stirpe regale di Edom. 15Dopo la disfatta inflitta da Davide a Edom, quando Ioab capo dell'esercito era andato a seppellire i cadaveri e aveva ucciso tutti i maschi di Edom – 16Ioab e tutto Israele vi si erano fermati sei mesi per sterminare tutti i maschi di Edom – 17Hadàd con alcuni Idumei a servizio del padre fuggì in Egitto. Allora Hadàd era giovinetto. 18Essi partirono da Madian e andarono in Paran; presero con sé uomini di Paran e andarono in Egitto dal faraone, che ospitò Hadàd, gli assicurò il mantenimento, parlò con lui e gli assegnò terreni. 19Hadàd trovò grazia agli occhi del faraone, che gli diede in moglie una sua cognata, la sorella della regina Tafni. 20La sorella di Tafni gli partorì il figlio Ghenubàt, che Tafni allevò nel palazzo del faraone. Ghenubàt visse nella casa del faraone tra i figli del faraone. 21Quando Hadàd seppe in Egitto che Davide si era addormentato con i suoi padri e che era morto Ioab capo dell'esercito, disse al faraone: "Lasciami partire; voglio andare nel mio paese". 22Il faraone gli rispose: "Ti manca forse qualcosa nella mia casa perché tu cerchi di andare nel tuo paese?". Quegli soggiunse: "No! ma, ti prego, lasciami andare". 25bEcco il male fatto da Hadàd: fu nemico di Israele e regnò su Edom. 23Dio suscitò contro Salomone un altro avversario, Razòn figlio di Eliada, che era fuggito da Hadad-Èzer re di Zoba, suo signore. 24Egli adunò gente contro di lui e divenne capo di una banda, quando Davide aveva massacrato gli Aramei. Quindi egli prese Damasco, vi si stabilì e ne divenne re. 25aFu avversario di Israele per tutta la vita di Salomone. 26Anche Geroboamo, figlio dell'efraimita Nebàt, di Zereda – sua madre, una vedova, si chiamava Zerua –, mentre era al servizio di Salomone, insorse contro il re. 27La causa della sua ribellione al re fu la seguente: Salomone costruiva il Millo e chiudeva la breccia apertasi nella città di Davide suo padre; 28Geroboamo era un uomo di riguardo; Salomone, visto come il giovane lavorava, lo nominò sorvegliante di tutti gli operai della casa di Giuseppe. 29In quel tempo Geroboamo, uscito da Gerusalemme, incontrò per strada il profeta Achia di Silo, che indossava un mantello nuovo; erano loro due soli, in campagna. 30Achia afferrò il mantello nuovo che indossava e lo lacerò in dodici pezzi. 31Quindi disse a Geroboamo: "Prendine dieci pezzi, poiché dice il Signore, Dio di Israele: Ecco lacererò il regno dalla mano di Salomone e ne darò a te dieci tribù. 32A lui rimarrà una tribù a causa di Davide mio servo e a causa di Gerusalemme, città da me scelta fra tutte le tribù di Israele. 33Ciò avverrà perché egli mi ha abbandonato, si è prostrato davanti ad Astàrte dea di quelli di Sidòne, a Camos dio dei Moabiti, e a Milcom dio degli Ammoniti, e non ha seguito le mie vie compiendo ciò che è retto ai miei occhi, osservando i miei comandi e i miei decreti, come aveva fatto Davide suo padre. 34Non gli toglierò il regno di mano, perché l'ho stabilito capo per tutti i giorni della sua vita a causa di Davide, mio servo da me scelto, il quale ha osservato i miei comandi e i miei decreti. 35Toglierò il regno dalla mano di suo figlio e ne consegnerò a te dieci tribù. 36A suo figlio lascerò una tribù perché a causa di Davide mio servo ci sia sempre una lampada dinanzi a me in Gerusalemme, città che mi sono scelta per porvi il mio nome. 37Io prenderò te e tu regnerai su quanto vorrai; sarai re di Israele. 38Se ascolterai quanto ti comanderò, se seguirai le mie vie e farai quanto è giusto ai miei occhi osservando i miei decreti e i miei comandi, come ha fatto Davide mio servo, io sarò con te e ti edificherò una casa stabile come l'ho edificata per Davide. Ti consegnerò Israele; 39umilierò la discendenza di Davide per questo motivo, ma non per sempre". 40Salomone cercò di uccidere Geroboamo, il quale però trovò rifugio in Egitto presso Sisach, re di quella regione. Geroboamo rimase in Egitto fino alla morte di Salomone. 41Le altre gesta di Salomone, le sue azioni e la sua sapienza, sono descritte nel libro della gesta di Salomone. 42Il tempo in cui Salomone aveva regnato in Gerusalemme su tutto Israele fu di quaranta anni. 43Salomone si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide suo padre; gli succedette nel regno il figlio Roboamo. 12 1Roboamo andò in Sichem, perché tutto Israele era convenuto in Sichem per proclamarlo re. 2Quando lo seppe, Geroboamo figlio di Nebàt, che era ancora in Egitto ove si era rifugiato per paura del re Salomone, tornò dall'Egitto. 3Lo mandarono a chiamare e Geroboamo venne con tutta l'assemblea di Israele e dissero a Roboamo: 4"Tuo padre ci ha imposto un pesante giogo; ora tu alleggerisci la dura schiavitù di tuo padre e il giogo pesante che quegli ci ha imposto e noi ti serviremo". 5Rispose loro: "Ritiratevi per tre giorni; poi tornerete da me". Il popolo se ne andò. 6Il re Roboamo si consigliò con gli anziani, che erano stati al servizio di Salomone suo padre durante la sua vita, domandando: "Che cosa mi consigliate di rispondere a questo popolo?". 7Gli dissero: "Se oggi ti mostrerai arrendevole verso questo popolo, se darai loro soddisfazione, se dirai loro parole gentili, essi saranno tuoi servi per sempre". 8Ma egli trascurò il consiglio che gli anziani gli avevano dato e si consultò con giovani che erano cresciuti con lui ed erano al suo servizio. 9Domandò loro: "Che cosa mi consigliate di rispondere a questo popolo che mi ha chiesto di alleggerire il giogo imposto loro da mio padre?". 10I giovani che erano cresciuti con lui gli dissero: "Così risponderai a questo popolo, che ti ha chiesto: Tuo padre ha reso pesante il nostro giogo, tu alleggeriscilo! così dirai loro: Il mio mignolo è più grosso dei fianchi di mio padre. 11Ora, se mio padre vi caricò di un giogo pesante, io renderò ancora più grave il vostro giogo; mio padre vi castigò con fruste, io vi castigherò con flagelli". 12Quando Geroboamo e tutto il popolo si presentarono a Roboamo il terzo giorno, come il re aveva ordinato affermando: "Ritornate da me il terzo giorno", 13il re rispose duramente al popolo respingendo il consiglio degli anziani; 14egli disse loro secondo il consiglio dei giovani: "Mio padre vi ha imposto un giogo pesante; io renderò ancora più grave il vostro giogo. Mio padre vi ha castigati con fruste, io vi castigherò con flagelli". 15Il re non ascoltò il popolo; ciò accadde per disposizione del Signore, perché si attuasse la parola che il Signore aveva rivolta a Geroboamo, figlio di Nebàt, per mezzo di Achia di Silo. 16Quando compresero che il re non dava loro ascolto, tutti gli Israeliti risposero al re: "Che parte abbiamo con Davide? Non abbiamo eredità con il figlio di Iesse! Alle tue tende, Israele! Ora pensa alla tua casa, Davide!". Israele andò alle sue tende. 17Sugli Israeliti che abitavano nelle città di Giuda regnò Roboamo. 18Il re Roboamo mandò Adoniram, che era sovrintendente ai lavori forzati, ma tutti gli Israeliti lo lapidarono ed egli morì. Allora il re Roboamo salì in fretta sul carro per fuggire in Gerusalemme. 19Israele si ribellò alla casa di Davide fino ad oggi. 20Quando tutto Israele seppe che era tornato Geroboamo, lo mandarono a chiamare perché partecipasse all'assemblea; lo proclamarono re di tutto Israele. Nessuno seguì la casa di Davide, se non la tribù di Giuda. 21Roboamo, giunto in Gerusalemme, convocò tutta la casa di Giuda e la tribù di Beniamino, centottantamila guerrieri scelti, per combattere contro Israele e per restituire il regno a Roboamo, figlio di Salomone. 22Ma il Signore disse a Semeia, uomo di Dio: 23"Riferisci a Roboamo figlio di Salomone, re di Giuda, a tutta la casa di Giuda e di Beniamino e al resto del popolo: 24Dice il Signore: Non marciate per combattere contro i vostri fratelli israeliti; ognuno ritorni a casa, perché questa situazione è stata voluta da me". Ascoltarono la parola del Signore e tornarono indietro come aveva ordinato loro il Signore. 25Geroboamo fortificò Sichem sulle montagne di Èfraim e vi pose la residenza. Uscito di lì, fortificò Penuèl. 26Geroboamo pensò: "In questa situazione il regno potrebbe tornare alla casa di Davide. 27Se questo popolo verrà a Gerusalemme per compiervi sacrifici nel tempio, il cuore di questo popolo si rivolgerà verso il suo signore, verso Roboamo re di Giuda; mi uccideranno e ritorneranno da Roboamo, re di Giuda". 28Consigliatosi, il re preparò due vitelli d'oro e disse al popolo: "Siete andati troppo a Gerusalemme! Ecco, Israele, il tuo dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto". 29Ne collocò uno a Betel e l'altro lo pose in Dan. 30Questo fatto portò al peccato; il popolo, infatti, andava sino a Dan per prostrarsi davanti a uno di quelli. 31Egli edificò templi sulle alture e costituì sacerdoti, presi qua e là dal popolo, i quali non erano discendenti di Levi. 32Geroboamo istituì una festa nell'ottavo mese, il quindici del mese, simile alla festa che si celebrava in Giuda. Egli stesso salì sull'altare; così fece a Betel per sacrificare ai vitelli che aveva eretti; a Betel stabilì sacerdoti dei templi da lui eretti sulle alture. 33Il quindici dell'ottavo mese salì sull'altare che aveva eretto a Betel; istituì una festa per gli Israeliti e salì sull'altare per offrire incenso. 13 1Un uomo di Dio, per comando del Signore, si portò da Giuda a Betel, mentre Geroboamo stava sull'altare per offrire incenso. 2Per comando del Signore, quegli gridò verso l'altare: "Altare, altare, così dice il Signore: Ecco nascerà un figlio nella casa di Davide, chiamato Giosia, il quale immolerà su di te i sacerdoti delle alture che hanno offerto incenso su di te, e brucerà su di te ossa umane". 3E ne diede una prova, dicendo: "Questa è la prova che il Signore parla: ecco l'altare si spaccherà e si spanderà la cenere che vi è sopra". 4Appena sentì il messaggio che l'uomo di Dio aveva proferito contro l'altare di Betel, il re Geroboamo tese la mano dall'altare dicendo: "Afferratelo!". Ma la sua mano, tesa contro di quello, gli si paralizzò e non la poté ritirare a sé. 5L'altare si spaccò e si sparse la cenere dell'altare secondo il segno dato dall'uomo di Dio per comando del Signore. 6Presa la parola, il re disse all'uomo di Dio: "Placa il volto del Signore tuo Dio e prega per me perché mi sia resa la mia mano". L'uomo di Dio placò il volto del Signore e la mano del re tornò come era prima. 7All'uomo di Dio il re disse: "Vieni a casa con me per rinfrancarti; ti darò un regalo". 8L'uomo di Dio rispose al re: "Anche se mi dessi metà della tua casa, non verrei con te e non mangerei né berrei nulla in questo luogo, 9perché mi è stato ordinato per comando del Signore: Non mangiare e non bere nulla e non tornare per la strada percorsa nell'andata". 10Se ne andò per un'altra strada e non tornò per quella che aveva percorsa venendo a Betel. 11Ora viveva a Betel un vecchio profeta, al quale i figli andarono a riferire quanto aveva fatto quel giorno l'uomo di Dio a Betel; essi riferirono al loro padre anche le parole che quegli aveva dette al re. 12Il vecchio profeta domandò loro: "Quale via ha preso?". I suoi figli gli indicarono la via presa dall'uomo di Dio, che era venuto da Giuda. 13Ed egli disse ai suoi figli: "Sellatemi l'asino!". Gli sellarono l'asino ed egli vi montò sopra 14per inseguire l'uomo di Dio che trovò seduto sotto una quercia. Gli domandò: "Sei tu l'uomo di Dio, venuto da Giuda?". Rispose: "Sono io". 15L'altro gli disse: "Vieni a casa con me per mangiare qualcosa". 16Egli rispose: "Non posso venire con te né mangiare o bere nulla in questo luogo, 17perché ho ricevuto questo comando per ordine del Signore: Non mangiare e non bere là nulla e non ritornare per la strada percorsa nell'andata". 18Quegli disse: "Anch'io sono profeta come te; ora un angelo mi ha detto per ordine di Dio: Fallo tornare con te nella tua casa, perché mangi e beva qualcosa". Egli mentiva a costui, 19che ritornò con lui, mangiò e bevve nella sua casa. 20Mentre essi stavano seduti a tavola, il Signore parlò al profeta che aveva fatto tornare indietro l'altro 21ed egli gridò all'uomo di Dio che era venuto da Giuda: "Così dice il Signore: Poiché ti sei ribellato all'ordine del Signore, non hai ascoltato il comando che ti ha dato il Signore tuo Dio, 22sei tornato indietro, hai mangiato e bevuto in questo luogo, sebbene ti fosse stato prescritto di non mangiarvi o bervi nulla, il tuo cadavere non entrerà nel sepolcro dei tuoi padri". 23Dopo che ebbero mangiato e bevuto, l'altro sellò l'asino per il profeta che aveva fatto ritornare 24e quegli partì. Un leone lo trovò per strada e l'uccise; il suo cadavere rimase steso sulla strada, mentre l'asino se ne stava là vicino e anche il leone stava vicino al cadavere. 25Ora alcuni passanti videro il cadavere steso sulla strada e il leone che se ne stava vicino al cadavere. Essi andarono e divulgarono il fatto nella città ove dimorava il vecchio profeta. 26Avendolo saputo, il profeta che l'aveva fatto ritornare dalla strada disse: "Quello è un uomo di Dio, che si è ribellato all'ordine del Signore; per questo il Signore l'ha consegnato al leone, che l'ha abbattuto e ucciso secondo la parola comunicatagli dal Signore". 27Egli aggiunse ai figli: "Sellatemi l'asino". Quando l'asino fu sellato, 28egli andò e trovò il cadavere di lui steso sulla strada con l'asino e il leone accanto. Il leone non aveva mangiato il cadavere né sbranato l'asino. 29Il profeta prese il cadavere dell'uomo di Dio, lo sistemò sull'asino e se lo portò nella città dove abitava, per piangerlo e seppellirlo. 30Depose il cadavere nel proprio sepolcro e fece il lamento su di lui: "Ohimè, fratello mio!". 31Dopo averlo sepolto, disse ai figli: "Alla mia morte mi seppellirete nel sepolcro in cui è stato sepolto l'uomo di Dio; porrete le mie ossa vicino alle sue, 32poiché certo si avvererà la parola che egli gridò, per ordine del Signore, contro l'altare di Betel e contro tutti i santuari delle alture che sono nelle città di Samaria". 33Dopo questo fatto, Geroboamo non si convertì dalla sua condotta perversa. Egli continuò a prendere qua e là dal popolo i sacerdoti delle alture e a chiunque lo desiderasse dava l'investitura e quegli diveniva sacerdote delle alture. 34Tale condotta costituì, per la casa di Geroboamo, il peccato che ne provocò la distruzione e lo sterminio dalla terra. 14 1In quel tempo si ammalò Abia, figlio di Geroboamo. 2Geroboamo disse alla moglie: "Alzati, cambia vestito perché non si sappia che tu sei la moglie di Geroboamo e va' a Silo. Là c'è il profeta Achia, colui che mi disse che avrei regnato su questo popolo. 3Prendi con te dieci pani, focacce e un vaso di miele; va' da lui. Egli ti rivelerà che cosa avverrà del ragazzo". 4La moglie di Geroboamo fece così. Si alzò, andò in Silo ed entrò nella casa di Achia, il quale non poteva vedere, perché i suoi occhi erano offuscati per la vecchiaia. 5Il Signore aveva detto ad Achia: "Ecco, la moglie di Geroboamo viene per chiederti un oracolo sul figlio, che è malato; tu le dirai questo e questo. Arriva travestita". 6Appena Achia sentì il rumore dei piedi di lei che arrivava alla porta, disse: "Entra, moglie di Geroboamo. Perché ti sei travestita così? Io ho per te cattive notizie. 7Su, riferisci a Geroboamo: Dice il Signore, Dio di Israele: Io ti ho innalzato dalla turba del popolo costituendoti capo del popolo di Israele, 8ho strappato il regno dalla casa di Davide e l'ho consegnato a te. Ma tu non ti sei comportato come il mio servo Davide, che osservò i miei comandi e mi seguì con tutto il cuore, facendo solo quanto è giusto davanti ai miei occhi, 9anzi hai agito peggio di tutti i tuoi predecessori e sei andato a fabbricarti altri dèi e immagini fuse per provocarmi, mentre hai gettato me dietro alle tue spalle. 10Per questo, ecco, manderò la sventura sulla casa di Geroboamo, distruggerò nella casa di Geroboamo ogni maschio, schiavo o libero in Israele, e spazzerò la casa di Geroboamo come si spazza lo sterco fino alla sua totale scomparsa. 11I cani divoreranno quanti della casa di Geroboamo moriranno in città; quelli morti in campagna li divoreranno gli uccelli dell'aria, perché il Signore ha parlato. 12Ma tu alzati, torna a casa; quando i tuoi piedi raggiungeranno la città, il bambino morirà. 13Ne faranno il lamento tutti gli Israeliti e lo seppelliranno, perché soltanto costui della famiglia di Geroboamo entrerà in un sepolcro, perché in lui solo si è trovato qualcosa di buono da parte del Signore Dio di Israele nella famiglia di Geroboamo. 14Il Signore stabilirà su Israele un suo re, che distruggerà la famiglia di Geroboamo. 15Inoltre il Signore percuoterà Israele, il cui agitarsi sarà simile all'agitarsi di una canna sull'acqua. Eliminerà Israele da questo ottimo paese da lui dato ai loro padri e li disperderà oltre il fiume perché si sono eretti i loro pali sacri, provocando così il Signore. 16Il Signore abbandonerà Israele a causa dei peccati di Geroboamo, commessi da lui e fatti commettere a Israele". 17La moglie di Geroboamo si alzò e se ne andò a Tirza. Proprio mentre essa entrava nella soglia di casa, il giovinetto morì. 18Lo seppellirono e tutto Israele ne fece il lamento, secondo la parola del Signore comunicata per mezzo del suo servo, il profeta Achia. 19Le altre gesta di Geroboamo, le sue guerre e il suo regno, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 20La durata del regno di Geroboamo fu di ventidue anni; egli si addormentò con i suoi padri e gli succedette nel regno Nadàb suo figlio. 21Roboamo, figlio di Salomone, regnò in Giuda. Aveva quarantun anni quando divenne re; regnò diciassette anni in Gerusalemme, città scelta dal Signore fra tutte le tribù di Israele per collocarvi il suo nome. Sua madre, ammonita, si chiamava Naama. 22Giuda fece ciò che è male agli occhi del Signore; essi provocarono il Signore a gelosia più di quanto non l'avessero fatto tutti i loro padri, con i loro peccati. 23Anch'essi si costruirono alture, stele e pali sacri su ogni alto colle e sotto ogni albero verde. 24Inoltre nel paese c'erano prostituti sacri, i quali rinnovarono tutti gli abomini dei popoli che il Signore aveva scacciati davanti agli Israeliti. 25Nell'anno quinto del re Roboamo, il re di Egitto, Sisach, assalì Gerusalemme. 26Costui depredò i tesori del tempio e vuotò la reggia dei suoi tesori. Prese anche gli scudi d'oro fatti da Salomone. 27Roboamo li sostituì con scudi di bronzo, che affidò agli ufficiali delle guardie addette alle porte della reggia. 28Ogni volta che il re andava nel tempio, le guardie li prendevano, poi li riportavano nella sala delle guardie. 29Le altre gesta di Roboamo, tutte le sue azioni, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. 30Ci fu guerra continua fra Roboamo e Geroboamo. 31Roboamo si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Abiam. 15 1Nell'anno diciottesimo del re Geroboamo, figlio di Nebàt, divenne re su Giuda Abiam. 2Egli regnò tre anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Maaca, figlia di Assalonne. 3Egli imitò tutti i peccati che suo padre aveva commessi prima di lui; il suo cuore non fu sottomesso al Signore suo Dio, come lo era stato il cuore di Davide suo antenato. 4Ma, per amore di Davide, il Signore suo Dio gli concesse una lampada in Gerusalemme, innalzandone il figlio dopo di lui e rendendo stabile Gerusalemme, 5perché Davide aveva fatto ciò che è giusto agli occhi del Signore e non aveva traviato dai comandi che il Signore gli aveva impartiti, durante tutta la sua vita, se si eccettua il caso di Uria l'Hittita. 6Le altre gesta di Abiam, tutte le sue azioni, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. 7Ci fu guerra fra Abiam e Geroboamo. 8Abiam si addormentò con i suoi padri; lo seppellirono nella città di Davide e al suo posto divenne re suo figlio Asa. 9Nell'anno ventesimo di Geroboamo, re di Israele, divenne re su Giuda Asa. 10Costui regnò quarantun anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Maaca, figlia di Assalonne. 11Asa, come Davide suo antenato, fece ciò che è giusto agli occhi del Signore. 12Eliminò i prostituti sacri dal paese e allontanò tutti gli idoli eretti da suo padre. 13Anche sua madre Maaca egli privò della dignità di regina madre, perché essa aveva eretto un obbrobrio in onore di Asera; Asa abbatté l'obbrobrio e lo bruciò nella valle del torrente Cedron. 14Ma non scomparvero le alture, anche se il cuore di Asa si mantenne integro nei riguardi del Signore per tutta la sua vita. 15Fece portare nel tempio le offerte consacrate da suo padre e quelle consacrate da lui stesso, consistenti in argento, oro e vasi. 16Ci fu guerra fra Asa e Baasa, re di Israele, per tutta la loro vita. 17Baasa, re di Israele, assalì Giuda; egli fortificò Rama per impedire le comunicazioni con Asa re di Giuda. 18Asa prese tutto l'argento e l'oro depositato nei tesori del tempio e nei tesori della reggia, li consegnò ai suoi ministri, che li portarono per ordine del re Asa a Ben-Hadàd, figlio di Tab-Rimmòn, figlio di Chezion, re d'Aram, che risiedeva in Damasco, con la proposta: 19"Ci sia un'alleanza fra me e te, come ci fu fra mio padre e tuo padre. Ecco ti mando un dono d'argento e d'oro. Su, rompi la tua alleanza con Baasa, re di Israele, sì che egli si ritiri da me". 20Ben-Hadàd ascoltò il re Asa; mandò contro le città di Israele i capi delle sue forze armate, occupò Iion, Dan, Abel-Bet-Maaca e l'intera regione di Genèsaret, compreso tutto il territorio di néftali. 21Quando lo seppe, Baasa smise di fortificare Rama e tornò in Tirza. 22Allora il re Asa convocò tutti quelli di Giuda, senza esclusione alcuna; costoro presero da Rama le pietre e il legname che Baasa aveva usato per le costruzioni. Con tale materiale il re Asa fortificò Gheba di Beniamino e Mizpà. 23Le altre gesta di Asa, tutte le sue prodezze e tutte le sue azioni, le città che egli edificò, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. Egli nella sua vecchiaia ebbe la podàgra. 24Asa si addormentò con i suoi padri; fu sepolto nella città di Davide suo antenato e al suo posto divenne re suo figlio Giòsafat. 25Nadàb, figlio di Geroboamo, divenne re d'Israele nell'anno secondo di Asa, re di Giuda, e regnò su Israele tre anni. 26Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore, imitando la condotta di suo padre e il peccato che questi aveva fatto commettere a Israele. 27Contro di lui congiurò Baasa figlio di Achia, della casa di Ìssacar, e lo assassinò in Ghibbeton che apparteneva ai Filistei, mentre Nadàb e tutto Israele assediavano Ghibbeton. 28Baasa lo uccise nell'anno terzo di Asa re di Giuda, e divenne re al suo posto. 29Appena divenuto re, egli distrusse tutta la famiglia di Geroboamo: non lasciò vivo nessuno di quella stirpe, ma la distrusse tutta, secondo la parola del Signore pronunziata per mezzo del suo servo Achia di Silo, 30a causa dei peccati di Geroboamo, commessi da lui e fatti commettere a Israele, e a causa dello sdegno a cui aveva provocato il Signore Dio di Israele. 31Le altre gesta di Nadàb e tutte le sue azioni sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 32Ci fu guerra fra Asa e Baasa, re di Israele, per tutta la loro vita.((16)) 33Nell'anno terzo di Asa, re di Giuda, Baasa, figlio di Achia, divenne re d'Israele in Tirza. Regnò ventiquattro anni. 34Fece ciò che è male agli occhi del Signore, imitando la condotta di Geroboamo e il peccato che questi aveva fatto commettere a Israele. 16 1La parola del Signore fu rivolta a Ieu figlio di Canàni contro Baasa: 2"Io ti ho innalzato dalla polvere e ti ho costituito capo del popolo di Israele, ma tu hai imitato la condotta di Geroboamo e hai fatto peccare Israele mio popolo fino a provocarmi con i loro peccati. 3Ecco, io spazzerò Baasa e la sua casa e renderò la tua casa come la casa di Geroboamo figlio di Nebàt. 4I cani divoreranno quanti della casa di Baasa moriranno in città; quelli morti in campagna li divoreranno gli uccelli dell'aria". 5Le altre gesta di Baasa, le sue azioni e le sue prodezze, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 6Baasa si addormentò con i suoi padri e fu sepolto in Tirza e al suo posto regnò suo figlio Ela. 7Attraverso il profeta Ieu figlio di Canàni la parola del Signore fu rivolta a Baasa e alla sua casa. Dio condannò Baasa per tutto il male che aveva commesso agli occhi del Signore, irritandolo con le sue opere, tanto che la sua casa era diventata come quella di Geroboamo, e perché egli aveva sterminato quella famiglia. 8Nell'anno ventiseiesimo di Asa re di Giuda, su Israele in Tirza divenne re Ela figlio di Baasa; regnò due anni. 9Contro di lui congiurò un suo ufficiale, Zimri, capo di una metà dei carri. Mentre quegli, in Tirza, beveva e si ubriacava nella casa di Arza, maggiordomo in Tirza, 10arrivò Zimri, lo sconfisse, l'uccise nell'anno ventisettesimo di Asa, re di Giuda, e regnò al suo posto. 11Quando divenne re, appena seduto sul suo trono, distrusse tutta la famiglia di Baasa; non lasciò sopravvivere alcun maschio fra i suoi parenti e amici. 12Zimri distrusse tutta la famiglia di Baasa secondo la parola che il Signore aveva rivolta contro Baasa per mezzo del profeta Ieu, 13a causa di tutti i peccati di Baasa e dei peccati di Ela suo figlio, di quelli commessi da loro e di quelli fatti commettere a Israele, irritando con le loro vanità il Signore Dio di Israele. 14Le altre gesta di Ela e tutte le sue azioni sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 15Nell'anno ventisettesimo di Asa re di Giuda, Zimri divenne re per sette giorni in Tirza, mentre il popolo era accampato contro Ghibbeton, che apparteneva ai Filistei. 16Quando il popolo accampato colà venne a sapere che Zimri si era ribellato e aveva ucciso il re, tutto Israele in quello stesso giorno, nell'accampamento, proclamò re di Israele Omri, capo dell'esercito. 17Omri e tutto Israele, abbandonata Ghibbeton, andarono a Tirza. 18Quando vide che era stata presa la città, Zimri entrò nella fortezza della reggia, incendiò il palazzo e così morì bruciato. 19Ciò avvenne a causa del peccato che egli aveva commesso compiendo ciò che è male agli occhi del Signore, imitando la condotta di Geroboamo e il peccato con cui aveva fatto peccare Israele. 20Le altre gesta di Zimri e la congiura da lui organizzata sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 21Allora il popolo di Israele si divise in due parti. Una metà parteggiava per Tibni, figlio di Ghinat, con il proposito di proclamarlo re; l'altra metà parteggiava per Omri. 22Il partito di Omri prevalse su quello di Tibni figlio di Ghinat. Tibni morì e Omri divenne re. 23Nell'anno trentunesimo di Asa re di Giuda, divenne re di Israele Omri. Regnò dodici anni, di cui sei in Tirza. 24Poi acquistò il monte Someron da Semer per due talenti d'argento. Costruì sul monte e chiamò la città che ivi edificò Samaria dal nome di Semer, proprietario del monte. 25Omri fece ciò che è male agli occhi del Signore, peggio di tutti i suoi predecessori. 26Imitò in tutto la condotta di Geroboamo, figlio di Nebàt, e i peccati che quegli aveva fatto commettere a Israele, provocando con le loro vanità a sdegno il Signore, Dio di Israele. 27Le altre gesta di Omri, tutte le sue azioni e le sue prodezze, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 28Omri si addormentò con i suoi padri e fu sepolto in Samaria. Al suo posto divenne re suo figlio Acab. 29Acab figlio di Omri divenne re su Israele nell'anno trentottesimo di Asa re di Giuda. Acab figlio di Omri regnò su Israele in Samaria ventidue anni. 30Acab figlio di Omri fece ciò che è male agli occhi del Signore, peggio di tutti i suoi predecessori. 31Non gli bastò imitare il peccato di Geroboamo figlio di Nebàt; ma prese anche in moglie Gezabele figlia di Et-Bàal, re di quelli di Sidone, e si mise a servire Baal e a prostrarsi davanti a lui. 32Eresse un altare a Baal nel tempio di Baal, che egli aveva costruito in Samaria. 33Acab eresse anche un palo sacro e compì ancora altre cose irritando il Signore Dio di Israele, più di tutti i re di Israele suoi predecessori. 34Nei suoi giorni Chiel di Betel ricostruì Gèrico; gettò le fondamenta sopra Abiram suo primogenito e ne innalzò le porte sopra Segub suo ultimogenito, secondo la parola pronunziata dal Signore per mezzo di Giosuè, figlio di Nun. 17 1Elia, il Tisbita, uno degli abitanti di Gàlaad, disse ad Acab: "Per la vita del Signore, Dio di Israele, alla cui presenza io sto, in questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo dirò io". 2A lui fu rivolta questa parola del Signore: 3"Vattene di qui, dirigiti verso oriente; nasconditi presso il torrente Cherit, che è a oriente del Giordano. 4Ivi berrai al torrente e i corvi per mio comando ti porteranno il tuo cibo". 5Egli eseguì l'ordine del Signore; andò a stabilirsi sul torrente Cherit, che è a oriente del Giordano. 6I corvi gli portavano pane al mattino e carne alla sera; egli beveva al torrente. 7Dopo alcuni giorni il torrente si seccò, perché non pioveva sulla regione. 8Il Signore parlò a lui e disse: 9"Alzati, va' in Zarepta di Sidòne e ivi stabilisciti. Ecco io ho dato ordine a una vedova di là per il tuo cibo". 10Egli si alzò e andò a Zarepta. Entrato nella porta della città, ecco una vedova raccoglieva la legna. La chiamò e le disse: "Prendimi un po' d'acqua in un vaso perché io possa bere". 11Mentre quella andava a prenderla, le gridò: "Prendimi anche un pezzo di pane". 12Quella rispose: "Per la vita del Signore tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po' di olio nell'orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a cuocerla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo". 13Elia le disse: "Non temere; su, fa' come hai detto, ma prepara prima una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, 14poiché dice il Signore: La farina della giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non si svuoterà finché il Signore non farà piovere sulla terra". 15Quella andò e fece come aveva detto Elia. Mangiarono essa, lui e il figlio di lei per diversi giorni. 16La farina della giara non venne meno e l'orcio dell'olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per mezzo di Elia. 17In seguito il figlio della padrona di casa si ammalò. La sua malattia era molto grave, tanto che rimase senza respiro. 18Essa allora disse a Elia: "Che c'è fra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia iniquità e per uccidermi il figlio?". 19Elia le disse: "Dammi tuo figlio". Glielo prese dal seno, lo portò al piano di sopra, dove abitava, e lo stese sul letto. 20Quindi invocò il Signore: "Signore mio Dio, forse farai del male a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?". 21Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: "Signore Dio mio, l'anima del fanciullo torni nel suo corpo". 22Il Signore ascoltò il grido di Elia; l'anima del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. 23Elia prese il bambino, lo portò al piano terreno e lo consegnò alla madre. Elia disse: "Guarda! Tuo figlio vive". 24La donna disse a Elia: "Ora so che tu sei uomo di Dio e che la vera parola del Signore è sulla tua bocca". 18 1Dopo molto tempo, il Signore disse a Elia, nell'anno terzo: "Su, mostrati ad Acab; io concederò la pioggia alla terra". 2Elia andò a farsi vedere da Acab. In Samaria c'era una grande carestia. 3Acab convocò Abdia maggiordomo. Abdia temeva molto Dio; 4quando Gezabele uccideva i profeti del Signore, Abdia prese cento profeti e ne nascose cinquanta alla volta in una caverna e procurò loro pane e acqua. 5Acab disse ad Abdia: "Va' nel paese verso tutte le sorgenti e tutti i torrenti della regione; forse troveremo erba per tenere in vita cavalli e muli e non dovremo uccidere una parte del bestiame". 6Si divisero la regione da percorrere; Acab andò per una strada e Abdia per un'altra. 7Mentre Abdia era in cammino, ecco farglisi incontro Elia. Quegli lo riconobbe e si prostrò con la faccia a terra dicendo: "Non sei tu il mio signore Elia?". 8Gli rispose: "Lo sono; su, di' al tuo padrone: C'è qui Elia". 9Quegli disse: "Che male ho fatto perché tu consegni il tuo servo ad Acab perché egli mi uccida? 10Per la vita del Signore tuo Dio, non esiste un popolo o un regno in cui il mio padrone non abbia mandato a cercarti. Se gli rispondevano: Non c'è! egli faceva giurare il popolo o il regno di non averti trovato. 11Ora tu dici: Su, di' al tuo signore: C'è qui Elia! 12Appena sarò partito da te, lo spirito del Signore ti porterà in un luogo a me ignoto. Se io vado a riferirlo ad Acab egli, non trovandoti, mi ucciderà; ora il tuo servo teme il Signore fin dalla sua giovinezza. 13Non ti hanno forse riferito, mio signore, ciò che ho fatto quando Gezabele sterminava tutti i profeti del Signore, come io nascosi cento profeti, cinquanta alla volta, in una caverna e procurai loro pane e acqua? 14E ora tu comandi: Su, di' al tuo signore: C'è qui Elia? Egli mi ucciderà". 15Elia rispose: "Per la vita del Signore degli eserciti, alla cui presenza io sto, oggi stesso io mi mostrerò a lui". 16Abdia andò incontro ad Acab e gli riferì la cosa. Acab si diresse verso Elia. 17Appena lo vide, Acab disse a Elia: "Sei tu la rovina di Israele!". 18Quegli rispose: "Io non rovino Israele, ma piuttosto tu insieme con la tua famiglia, perché avete abbandonato i comandi del Signore e tu hai seguito Baal. 19Su, con un ordine raduna tutto Israele presso di me sul monte Carmelo insieme con i quattrocentocinquanta profeti di Baal e con i quattrocento profeti di Asera, che mangiano alla tavola di Gezabele". 20Acab convocò tutti gli Israeliti e radunò i profeti sul monte Carmelo. 21Elia si accostò a tutto il popolo e disse: "Fino a quando zoppicherete con i due piedi? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!". Il popolo non gli rispose nulla. 22Elia aggiunse al popolo: "Sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta. 23Dateci due giovenchi; essi se ne scelgano uno, lo squartino e lo pongano sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Io preparerò l'altro giovenco e lo porrò sulla legna senza appiccarvi il fuoco. 24Voi invocherete il nome del vostro dio e io invocherò quello del Signore. La divinità che risponderà concedendo il fuoco è Dio!". Tutto il popolo rispose: "La proposta è buona!". 25Elia disse ai profeti di Baal: "Sceglietevi il giovenco e cominciate voi perché siete più numerosi. Invocate il nome del vostro Dio, ma senza appiccare il fuoco". 26Quelli presero il giovenco, lo prepararono e invocarono il nome di Baal dal mattino fino a mezzogiorno, gridando: "Baal, rispondici!". Ma non si sentiva un alito, né una risposta. Quelli continuavano a saltare intorno all'altare che avevano eretto. 27Essendo già mezzogiorno, Elia cominciò a beffarsi di loro dicendo: "Gridate con voce più alta, perché egli è un dio! Forse è soprappensiero oppure indaffarato o in viaggio; caso mai fosse addormentato, si sveglierà". 28Gridarono a voce più forte e si fecero incisioni, secondo il loro costume, con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue. 29Passato il mezzogiorno, quelli ancora agivano da invasati ed era venuto il momento in cui si sogliono offrire i sacrifici, ma non si sentiva alcuna voce né una risposta né un segno di attenzione. 30Elia disse a tutto il popolo: "Avvicinatevi!". Tutti si avvicinarono. Si sistemò di nuovo l'altare del Signore che era stato demolito. 31Elia prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei discendenti di Giacobbe, al quale il Signore aveva detto: "Israele sarà il tuo nome". 32Con le pietre eresse un altare al Signore; scavò intorno un canaletto, capace di contenere due misure di seme. 33Dispose la legna, squartò il giovenco e lo pose sulla legna. 34Quindi disse: "Riempite quattro brocche d'acqua e versatele sull'olocausto e sulla legna!". Ed essi lo fecero. Egli disse: "Fatelo di nuovo!". Ed essi ripeterono il gesto. Disse ancora: "Per la terza volta!". Lo fecero per la terza volta. 35L'acqua scorreva intorno all'altare; anche il canaletto si riempì d'acqua. 36Al momento dell'offerta si avvicinò il profeta Elia e disse: "Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose per tuo comando. 37Rispondimi, Signore, rispondimi e questo popolo sappia che tu sei il Signore Dio e che converti il loro cuore!". 38Cadde il fuoco del Signore e consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l'acqua del canaletto. 39A tal vista, tutti si prostrarono a terra ed esclamarono: "Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!". 40Elia disse loro: "Afferrate i profeti di Baal; non ne scappi uno!". Li afferrarono. Elia li fece scendere nel torrente Kison, ove li scannò. 41Elia disse ad Acab: "Su, mangia e bevi, perché sento un rumore di pioggia torrenziale". 42Acab andò a mangiare e a bere. Elia si recò alla cima del Carmelo; gettatosi a terra, pose la faccia tra le proprie ginocchia. 43Quindi disse al suo ragazzo: "Vieni qui, guarda verso il mare". Quegli andò, guardò e disse. "Non c'è nulla!". Elia disse: "Tornaci ancora per sette volte". 44La settima volta riferì: "Ecco, una nuvoletta, come una mano d'uomo, sale dal mare". Elia gli disse: "Va' a dire ad Acab: Attacca i cavalli al carro e scendi perché non ti sorprenda la pioggia!". 45Subito il cielo si oscurò per le nubi e per il vento; la pioggia cadde a dirotto. Acab montò sul carro e se ne andò a Izrèel. 46La mano del Signore fu sopra Elia che, cintosi i fianchi, corse davanti ad Acab finché giunse a Izrèel. 19 1Acab riferì a Gezabele ciò che Elia aveva fatto e che aveva ucciso di spada tutti i profeti. 2Gezabele inviò un messaggero a Elia per dirgli: "Gli dèi mi facciano questo e anche di peggio, se domani a quest'ora non avrò reso te come uno di quelli". 3Elia, impaurito, si alzò e se ne andò per salvarsi. Giunse a Bersabea di Giuda. Là fece sostare il suo ragazzo. 4Egli si inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire, disse: "Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri". 5Si coricò e si addormentò sotto il ginepro. Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: "Alzati e mangia!". 6Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d'acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi. 7Venne di nuovo l'angelo del Signore, lo toccò e gli disse: "Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino". 8Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb. 9Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il Signore gli disse: "Che fai qui, Elia?". 10Egli rispose: "Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita". 11Gli fu detto: "Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore". Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. 12Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. 13Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: "Che fai qui, Elia?". 14Egli rispose: "Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita". 15Il Signore gli disse: "Su, ritorna sui tuoi passi verso il deserto di Damasco; giunto là, ungerai Hazaèl come re di Aram. 16Poi ungerai Ieu, figlio di Nimsi, come re di Israele e ungerai Eliseo figlio di Safàt, di Abel-Mecola, come profeta al tuo posto. 17Se uno scamperà dalla spada di Hazaèl, lo ucciderà Ieu; se uno scamperà dalla spada di Ieu, lo ucciderà Eliseo. 18Io poi mi sono risparmiato in Israele settemila persone, quanti non hanno piegato le ginocchia a Baal e quanti non l'hanno baciato con la bocca. 19Partito di lì, Elia incontrò Eliseo figlio di Safàt. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il decimosecondo. Elia, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. 20Quegli lasciò i buoi e corse dietro a Elia, dicendogli: "Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò". Elia disse: "Va' e torna, perché sai bene che cosa ho fatto di te". 21Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con gli attrezzi per arare ne fece cuocere la carne e la diede alla gente, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio. 20 1Ben-Hadàd, re di Aram, radunò tutto il suo esercito; con lui c'erano trentadue re con cavalli e carri. Egli marciò contro Samaria per cingerla d'assedio ed espugnarla. 2Inviò messaggeri in città ad Acab, re di Israele, 3per dirgli: "Dice Ben-Hadàd: Il tuo argento e il tuo oro appartiene a me e le tue donne e i tuoi figli minori sono per me". 4Il re di Israele rispose: "Sia come dici tu, signore re; io e quanto ho siamo tuoi". 5Ma i messaggeri tornarono di nuovo e dissero: "Dice Ben-Hadàd, il quale ci manda a te: Mi consegnerai il tuo argento, il tuo oro, le tue donne e i tuoi figli. 6Domani, dunque, a quest'ora, manderò i miei servi che perquisiranno la tua casa e le case dei tuoi servi; essi prenderanno e asporteranno quanto sarà prezioso ai loro occhi". 7Il re di Israele convocò tutti gli anziani della regione, ai quali disse: "Sappiate e vedete come costui ci voglia far del male. Difatti mi ha mandato a chiedere anche le mie donne e i miei figli, dopo che io non gli avevo rifiutato il mio argento e il mio oro". 8Tutti gli anziani e tutto il popolo dissero: "Non ascoltarlo e non consentire!". 9Egli disse ai messaggeri di Ben-Hadàd: "Dite al re vostro signore: Quanto hai imposto prima al tuo servo lo farò, ma la nuova richiesta non posso soddisfarla". I messaggeri andarono a riferire la risposta. 10Ben-Hadàd allora gli mandò a dire: "Gli dèi mi facciano questo e anche di peggio, se la polvere di Samaria basterà per riempire il pugno di coloro che mi seguono". 11Il re di Israele rispose: "Riferitegli: Chi cinge le armi non si vanti come chi le depone". 12Nell'udire questa risposta – egli stava insieme con i re a bere sotto le tende – disse ai suoi ufficiali: "Circondate la città!". Ed essi la circondarono. 13Ed ecco un profeta si avvicinò ad Acab, re di Israele, per dirgli: "Così dice il Signore: Vedi tutta questa moltitudine immensa? Ebbene oggi la metto in tuo potere; saprai che io sono il Signore". 14Acab disse: "Per mezzo di chi?". Quegli rispose: "Così dice il Signore: Per mezzo dei giovani dei capi delle province". Domandò: "Chi attaccherà la battaglia?". Rispose: "Tu!". 15Acab ispezionò i giovani dei capi delle province; erano duecentotrentadue. Dopo di loro ispezionò tutto il popolo, tutti gli Israeliti: erano settemila. 16A mezzogiorno fecero una sortita. Ben-Hadàd stava bevendo sotto le tende insieme con i trentadue re suoi alleati. 17Per primi uscirono i giovani dei capi delle province. Fu mandato ad avvertire Ben-Hadàd: "Alcuni uomini sono usciti da Samaria!". 18Quegli disse: "Se sono usciti con intenzioni pacifiche, catturateli vivi; se sono usciti per combattere, catturateli ugualmente vivi". 19Usciti dunque quelli dalla città, cioè i giovani dei capi delle province e l'esercito che li seguiva, 20ognuno di loro uccise chi gli si fece davanti. Gli Aramei fuggirono, inseguiti da Israele. Ben-Hadàd, re di Aram, scampò a cavallo insieme con alcuni cavalieri. 21Uscì quindi il re di Israele, che si impadronì dei cavalli e dei carri e inflisse ad Aram una grande sconfitta. 22Allora il profeta si avvicinò al re di Israele e gli disse: "Su, sii forte; sappi e vedi quanto dovrai fare, perché l'anno prossimo il re di Aram muoverà contro di te". 23Ma i servi del re di Aram dissero a lui: "Il loro Dio è un Dio dei monti; per questo ci sono stati superiori; forse se li attaccassimo in pianura, saremmo superiori a loro. 24Eseguisci questo progetto: ritira i re, ognuno dal suo luogo, e sostituiscili con governatori. 25Tu prepara un esercito come quello che hai perduto: cavalli come quei cavalli e carri come quei carri; quindi li attaccheremo in pianura e senza dubbio li batteremo". Egli ascoltò la loro proposta e agì in tal modo. 26L'anno dopo, Ben-Hadàd ispezionò gli Aramei, quindi andò ad Afek per attaccare gli Israeliti. 27Gli Israeliti, organizzati e approvvigionati, mossero loro incontro, accampandosi di fronte; sembravano due greggi di capre, mentre gli Aramei inondavano il paese. 28Un uomo di Dio si avvicinò al re d'Israele e gli disse: "Così dice il Signore: Poiché gli Aramei hanno affermato: Il Signore è Dio dei monti e non Dio delle valli, io metterò in tuo potere tutta questa moltitudine immensa; così saprai che io sono il Signore". 29Per sette giorni stettero accampati gli uni di fronte agli altri. Al settimo giorno si attaccò battaglia. Gli Israeliti in un giorno uccisero centomila fanti aramei. 30I superstiti fuggirono in Afek, nella città, le cui mura caddero sui ventisettemila superstiti. Ben-Hadàd fuggì; entrato in una casa, per nascondersi passava da una stanza all'altra. 31I suoi ministri gli dissero: "Ecco, abbiamo sentito che i re di Israele sono re clementi. Indossiamo sacchi ai fianchi e mettiamoci corde sulla testa e usciamo incontro al re di Israele. Forse ti lascerà in vita". 32Si legarono sacchi ai fianchi e corde sulla testa, quindi si presentarono al re di Israele e dissero: "Il tuo servo Ben-Hadàd dice: Su, lasciami in vita!". Quegli domandò: "È ancora vivo? Egli è mio fratello!". 33Gli uomini vi scorsero un buon auspicio, si affrettarono a cercarne una conferma da lui. Dissero: "Ben-Hadàd è tuo fratello!". Quegli soggiunse: "Andate a prenderlo". Ben-Hadàd si recò da lui, che lo fece salire sul carro. 34Ben-Hadàd gli disse: "Restituirò le città che mio padre ha prese a tuo padre; tu potrai disporre di mercati in Damasco come mio padre ne aveva in Samaria". Ed egli: "Io a questo patto ti lascerò andare". E concluse con lui l'alleanza e lo lasciò andare. 35Allora uno dei figli dei profeti disse al compagno per ordine del Signore: "Picchiami!". L'uomo si rifiutò di picchiarlo. 36Quegli disse: "Poiché non hai obbedito alla voce del Signore, appena ti sarai separato da me, un leone ti ucciderà". Mentre si allontanava, incontrò un leone che l'uccise. 37Quegli, incontrato un altro uomo, gli disse: "Picchiami!". E quegli lo percosse a sangue. 38Il profeta andò ad attendere il re sulla strada, dopo essersi reso irriconoscibile con una benda agli occhi. 39Quando passò il re, gli gridò: "Il tuo servo era nel cuore della battaglia, quando un uomo si staccò e mi portò un individuo dicendomi: Fa' la guardia a quest'uomo! Se ti scappa, la tua vita pagherà per la sua oppure dovrai sborsare un talento d'argento. 40Mentre il tuo servo era occupato qua e là, quegli scomparve". Il re di Israele disse a lui: "La tua condanna è giusta; l'hai proferita tu stesso!". 41Ma quegli immediatamente si tolse la benda dagli occhi e il re di Israele riconobbe che era uno dei profeti. 42Costui gli disse: "Così dice il Signore: Perché hai lasciato andare libero quell'uomo da me votato allo sterminio, la tua vita pagherà per la sua, il tuo popolo per il suo popolo". 43Il re di Israele se ne andò a casa amareggiato e irritato ed entrò in Samaria. 21 1In seguito avvenne il seguente episodio. Nabot di Izreèl possedeva una vigna vicino al palazzo di Acab re di Samaria. 2Acab disse a Nabot: "Cedimi la tua vigna; siccome è vicina alla mia casa, ne farei un orto. In cambio ti darò una vigna migliore oppure, se preferisci, te la pagherò in denaro al prezzo che vale". 3Nabot rispose ad Acab: "Mi guardi il Signore dal cederti l'eredità dei miei padri". 4Acab se ne andò a casa amareggiato e sdegnato per le parole dettegli da Nabot di Izreèl, che aveva affermato: "Non ti cederò l'eredità dei miei padri". Si coricò sul letto, si girò verso la parete e non volle mangiare. 5Entrò da lui la moglie Gezabele e gli domandò: "Perché mai il tuo spirito è tanto amareggiato e perché non vuoi mangiare?". 6Le rispose: "Perché ho detto a Nabot di Izreèl: Cedimi la tua vigna per denaro o, se preferisci, te la cambierò con un'altra vigna ed egli mi ha risposto: Non cederò la mia vigna!". 7Allora sua moglie Gezabele gli disse: "Tu ora eserciti il regno su Israele? Alzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te la darò io la vigna di Nabot di Izreèl!". 8Essa scrisse lettere con il nome di Acab, le sigillò con il suo sigillo, quindi le spedì agli anziani e ai capi, che abitavano nella città di Nabot. 9Nelle lettere scrisse: "Bandite un digiuno e fate sedere Nabot in prima fila tra il popolo. 10Di fronte a lui fate sedere due uomini iniqui, i quali l'accusino: Hai maledetto Dio e il re! Quindi conducetelo fuori e lapidatelo ed egli muoia". 11Gli uomini della città di Nabot, gli anziani e i capi che abitavano nella sua città, fecero come aveva ordinato loro Gezabele, ossia come era scritto nelle lettere che aveva loro spedite. 12Bandirono il digiuno e fecero sedere Nabot in prima fila tra il popolo. 13Vennero due uomini iniqui, che si sedettero di fronte a lui. Costoro accusarono Nabot davanti al popolo affermando: "Nabot ha maledetto Dio e il re". Lo condussero fuori della città e lo uccisero lapidandolo. 14Quindi mandarono a dire a Gezabele: "Nabot è stato lapidato ed è morto". 15Appena sentì che Nabot era stato lapidato e che era morto, disse ad Acab: "Su, impadronisciti della vigna di Nabot di Izreèl, il quale ha rifiutato di vendertela, perché Nabot non vive più, è morto". 16Quando sentì che Nabot era morto, Acab si mosse per scendere nella vigna di Nabot di Izreèl a prenderla in possesso. 17Allora il Signore disse a Elia il Tisbita: 18"Su, recati da Acab, re di Israele, che abita in Samaria; ecco è nella vigna di Nabot, ove è sceso a prenderla in possesso. 19Gli riferirai: Così dice il Signore: Hai assassinato e ora usurpi! Per questo dice il Signore: Nel punto ove lambirono il sangue di Nabot, i cani lambiranno anche il tuo sangue". 20Acab disse a Elia: "Mi hai dunque colto in fallo, o mio nemico!". Quegli soggiunse: "Sì, perché ti sei venduto per fare ciò che è male agli occhi del Signore. 21Ecco ti farò piombare addosso una sciagura; ti spazzerò via. Sterminerò, nella casa di Acab, ogni maschio, schiavo o libero in Israele. 22Renderò la tua casa come la casa di Geroboamo, figlio di Nebàt, e come la casa di Baasa, figlio di Achia, perché tu mi hai irritato e hai fatto peccare Israele. 23Riguardo poi a Gezabele il Signore dice: I cani divoreranno Gezabele nel campo di Izreèl. 24Quanti della famiglia di Acab moriranno in città li divoreranno i cani; quanti moriranno in campagna li divoreranno gli uccelli dell'aria". 25In realtà nessuno si è mai venduto a fare il male agli occhi del Signore come Acab, istigato dalla propria moglie Gezabele. 26Commise molti abomini, seguendo gli idoli, come avevano fatto gli Amorrei, che il Signore aveva distrutto davanti ai figli d'Israele. 27Quando sentì tali parole, Acab si strappò le vesti, indossò un sacco sulla carne e digiunò; si coricava con il sacco e camminava a testa bassa. 28Il Signore disse a Elia, il Tisbita: 29"Hai visto come Acab si è umiliato davanti a me? Poiché si è umiliato davanti a me, non farò piombare la sciagura durante la sua vita, ma la farò scendere sulla sua casa durante la vita del figlio". 22 1Trascorsero tre anni senza guerra fra Aram e Israele. 2Nel terzo anno Giòsafat re di Giuda fece visita al re di Israele. 3Ora il re di Israele aveva detto ai suoi ufficiali: "Non sapete che Ramot di Gàlaad è nostra? Eppure noi ce ne stiamo inerti, senza riprenderla dalle mani di Aram". 4Disse a Giòsafat: "Verresti con me a combattere per Ramot di Gàlaad?". Giòsafat rispose al re di Israele: "Conta su di me come su te stesso, sul mio popolo come sul tuo, sui miei cavalli come sui tuoi". 5Giòsafat disse al re di Israele: "Consulta oggi stesso la parola del Signore". 6Il re di Israele radunò i profeti, in numero di circa quattrocento, e domandò loro: "Devo muovere contro Ramot di Gàlaad oppure devo rinunziarvi?". Risposero: "Attaccala; il Signore la metterà nelle mani del re". 7Giòsafat disse: "Non c'è più nessun altro profeta del Signore da consultare?". 8Il re di Israele rispose a Giòsafat: "Ci sarebbe ancora un uomo, attraverso il quale si potrebbe consultare il Signore, ma io lo detesto perché non mi predice altro che male, mai qualcosa di buono. Si tratta di Michea, figlio di Imla". Giòsafat disse: "Il re non parli così!". 9Il re di Israele, chiamato un eunuco, gli ordinò: "Convoca subito Michea, figlio di Imla". 10Il re di Israele e Giòsafat re di Giuda sedevano ognuno sul suo trono, vestiti dei loro mantelli, nell'aia di fronte alla porta di Samaria; tutti i profeti predicevano davanti a loro. 11Sedecìa, figlio di Chenaana, che si era fatte corna di ferro, affermava: "Dice il Signore: Con queste cozzerai contro gli Aramei fino al loro sterminio". 12Tutti i profeti predicevano allo stesso modo: "Assali Ramot di Gàlaad, riuscirai. Il Signore la metterà nelle mani del re". 13Il messaggero, che era andato a chiamare Michea, gli disse: "Ecco, le parole dei profeti sono concordi nel predire il successo del re; ora la tua parola sia identica alla loro; preannunzia il successo". 14Michea rispose: "Per la vita del Signore, comunicherò quanto il Signore mi dirà". 15Si presentò al re che gli domandò: "Michea, dobbiamo muovere contro Ramot di Gàlaad oppure dobbiamo rinunziarvi?". Gli rispose: "Attaccala, riuscirai; il Signore la metterà nelle mani del re". 16Il re gli disse: "Quante volte ti devo scongiurare di non dirmi se non la verità nel nome del Signore?". 17Quegli disse: "Vedo tutti gli Israeliti vagare sui monti come pecore senza pastore. Il Signore dice: Non hanno padroni; ognuno torni a casa in pace". 18Il re di Israele disse a Giòsafat: "Non te l'avevo forse detto che non mi avrebbe profetizzato nulla di buono, ma solo il male?". 19Michea disse: "Per questo, ascolta la parola del Signore. Io ho visto il Signore seduto sul trono; tutto l'esercito del cielo gli stava intorno, a destra e a sinistra. 20Il Signore ha domandato: Chi ingannerà Acab perché muova contro Ramot di Gàlaad e vi perisca? Chi ha risposto in un modo e chi in un altro. 21Si è fatto avanti uno spirito che – postosi davanti al Signore – ha detto: Lo ingannerò io. Il Signore gli ha domandato: Come? 22Ha risposto: Andrò e diventerò spirito di menzogna sulla bocca di tutti i suoi profeti. Quegli ha detto: Lo ingannerai senz'altro; ci riuscirai; va' e fa' così. 23Ecco, dunque, il Signore ha messo uno spirito di menzogna sulla bocca di tutti questi tuoi profeti; ma il Signore a tuo riguardo preannunzia una sciagura". 24Allora Sedecìa, figlio di Chenaana, si avvicinò e percosse Michea sulla guancia dicendo: "Per quale via lo spirito del Signore è passato quando è uscito da me per parlare a te?". 25Michea rispose: "Ecco, lo vedrai quando passerai di stanza in stanza per nasconderti". 26Il re di Israele disse: "Prendi Michea e conducilo da Amon governatore della città e da Ioas figlio del re. 27Dirai loro: Il re ordina: Mettetelo in prigione e mantenetelo con il minimo indispensabile di pane e di acqua finché tornerò sano e salvo". 28Michea disse: "Se tornerai in pace, il Signore non ha parlato per mio mezzo". 29Il re di Israele marciò, insieme con Giòsafat re di Giuda, contro Ramot di Gàlaad. 30Il re di Israele disse a Giòsafat: "Io per combattere mi travestirò: tu resta con i tuoi abiti". Il re di Israele si travestì ed entrò in battaglia. 31Il re di Aram aveva ordinato ai capi dei suoi carri – erano trentadue –: "Non combattete contro nessuno, piccolo o grande, se non contro il re di Israele". 32Appena videro Giòsafat, i capi dei carri dissero: "Certo, questi è il re di Israele". Si volsero contro di lui per investirlo. Giòsafat lanciò un grido 33e allora i capi dei carri si accorsero che egli non era il re di Israele e si allontanarono da lui. 34Ma un uomo tese a caso l'arco e colpì il re di Israele fra le maglie dell'armatura e la corazza. Il re disse al suo cocchiere: "Gira, portami fuori della mischia, perché sono ferito". 35La battaglia infuriò per tutto quel giorno; il re se ne stava sul suo carro di fronte agli Aramei. Alla sera morì; il sangue della sua ferita era colato sul fondo del carro. 36Al tramonto un grido si diffuse per l'accampamento: "Ognuno alla sua città e ognuno alla sua tenda! 37Il re è morto!". Lo portarono in Samaria e là lo seppellirono. 38Il carro fu lavato nella piscina di Samaria dove si lavavano le prostitute e i cani leccarono il suo sangue, secondo la parola pronunziata dal Signore. 39Le altre gesta di Acab, tutte le sue azioni, la costruzione della casa d'avorio e delle città da lui erette, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 40Acab si addormentò con i suoi padri. Al suo posto divenne re suo figlio Acazia. 41Giòsafat figlio di Asa divenne re su Giuda l'anno quarto di Acab, re di Israele. 42Quando divenne re, Giòsafat aveva trentacinque anni; regnò venticinque anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Azuba figlia di Silchi. 43Imitò in tutto la condotta di Asa suo padre, senza deviazioni, facendo ciò che è giusto agli occhi del Signore. 44Ma non scomparvero le alture; il popolo ancora sacrificava e offriva incenso sulle alture. 45Giòsafat fu in pace con il re di Israele. 46Le altre gesta di Giòsafat, le prodezze compiute da lui e le sue guerre sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. 47Egli spazzò via dalla regione il resto dei prostituti sacri, che esistevano al tempo di suo padre Asa. 48Allora non c'era re in Edom; lo sostituiva un governatore. 49Giòsafat costruì navi di Tarsis per andare a cercare l'oro in Ofir; ma non ci andò, perché le navi si sfasciarono in Ezion-Gheber. 50Allora Acazia, figlio di Acab, disse a Giòsafat: "I miei servi si uniscano ai tuoi per costituire gli equipaggi delle navi". Ma Giòsafat non accettò. 51Giòsafat si addormentò con i suoi padri, con i quali fu sepolto nella città di Davide suo antenato e al suo posto divenne re suo figlio Ioram. 52Acazia, figlio di Acab, divenne re d'Israele in Samaria nell'anno diciassette di Giòsafat, re di Giuda; regnò due anni su Israele. 53Fece ciò che è male agli occhi del Signore; imitò la condotta di suo padre, quella di sua madre e quella di Geroboamo, figlio di Nebàt, che aveva fatto peccare Israele. 54Venerò Baal e si prostrò davanti a lui irritando il Signore, Dio di Israele, proprio come aveva fatto suo padre. Secondo libro dei Re 1 1Dopo la morte di Acab Moab si ribellò a Israele. 2Acazia cadde dalla finestra del piano di sopra in Samaria e rimase ferito. Allora inviò messaggeri con quest'ordine: "Andate e interrogate Baal-Zebub, dio di Ekròn, per sapere se guarirò da questa infermità". 3Ora l'angelo del Signore disse a Elia il Tisbita: "Su, va' incontro ai messaggeri del re di Samaria. Di' loro: Non c'è forse un Dio in Israele, perché andiate a interrogare Baal-Zebub, dio di Ekròn? 4Pertanto così dice il Signore: Dal letto, in cui sei salito, non scenderai, ma di certo morirai". Ed Elia se ne andò. 5I messaggeri ritornarono dal re, che domandò loro: "Perché siete tornati?". 6Gli dissero: "Ci è venuto incontro un uomo, che ci ha detto: Su, tornate dal re che vi ha inviati e ditegli: Così dice il Signore: Non c'è forse un Dio in Israele, perché tu mandi a interrogare Baal-Zebub, dio di Ekròn? Pertanto, dal letto, in cui sei salito, non scenderai, ma di certo morirai". 7Domandò loro: "Com'era l'uomo che vi è venuto incontro e vi ha detto simili parole?". 8Risposero: "Era un uomo peloso; una cintura di cuoio gli cingeva i fianchi". Egli disse: "Quello è Elia il Tisbita!". 9Allora gli mandò il capo di una cinquantina con i suoi cinquanta uomini. Questi andò da lui, che era seduto sulla cima del monte, e gli disse: "Uomo di Dio, il re ti ordina di scendere!". 10Elia rispose al capo della cinquantina: "Se sono uomo di Dio, scenda il fuoco dal cielo e divori te e i tuoi cinquanta". Scese un fuoco dal cielo e divorò quello con i suoi cinquanta. 11Il re mandò da lui ancora un altro capo di una cinquantina con i suoi cinquanta uomini. Questi andò da lui e gli disse: "Uomo di Dio, il re ti ordina di scendere subito". 12Elia rispose: "Se sono uomo di Dio, scenda un fuoco dal cielo e divori te e i tuoi cinquanta". Scese un fuoco dal cielo e divorò quello con i suoi cinquanta. 13Il re mandò ancora un terzo capo con i suoi cinquanta uomini. Questo terzo capo di una cinquantina andò, si inginocchiò davanti ad Elia e supplicò: "Uomo di Dio, valgano qualche cosa ai tuoi occhi la mia vita e la vita di questi tuoi cinquanta servi. 14Ecco è sceso il fuoco dal cielo e ha divorato i due altri capi di cinquantina con i loro uomini. Ora la mia vita valga qualche cosa ai tuoi occhi". 15L'angelo del Signore disse a Elia: "Scendi con lui e non aver paura di lui". Si alzò e scese con lui dal re 16e gli disse: "Così dice il Signore: Poiché hai mandato messaggeri a consultare Baal-Zebub, dio di Ekròn, come se in Israele ci fosse, fuori di me, un Dio da interrogare, per questo, dal letto, su cui sei salito, non scenderai, ma certamente morirai". 17Difatti morì, secondo la predizione fatta dal Signore per mezzo di Elia e al suo posto divenne re suo fratello Ioram, nell'anno secondo di Ioram figlio di Giòsafat, re di Giuda, perché egli non aveva figli. 18Le altre gesta di Acazia, le sue azioni, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 2 1Poi, volendo Dio rapire in cielo in un turbine Elia, questi partì da Gàlgala con Eliseo. 2Elia disse a Eliseo: "Rimani qui, perché il Signore mi manda fino a Betel". Eliseo rispose: "Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò". Scesero fino a Betel. 3I figli dei profeti che erano a Betel andarono incontro a Eliseo e gli dissero: "Non sai tu che oggi il Signore ti toglierà il tuo padrone?". Ed egli rispose: "Lo so anch'io, ma non lo dite". 4Elia gli disse: "Eliseo, rimani qui, perché il Signore mi manda a Gèrico". Quegli rispose: "Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò". Andarono a Gèrico. 5I figli dei profeti che erano in Gèrico si avvicinarono a Eliseo e gli dissero: "Non sai tu che oggi il Signore ti toglierà il tuo padrone?". Rispose: "Lo so anch'io, ma non lo dite". 6Elia gli disse: "Rimani qui, perché il Signore mi manda al Giordano". Quegli rispose: "Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò". E tutti e due si incamminarono. 7Cinquanta uomini, tra i figli dei profeti, li seguirono e si fermarono a distanza; loro due si fermarono sul Giordano. 8Elia prese il mantello, l'avvolse e percosse con esso le acque, che si divisero di qua e di là; i due passarono sull'asciutto. 9Mentre passavano, Elia disse a Eliseo: "Domanda che cosa io debba fare per te prima che sia rapito lontano da te". Eliseo rispose: "Due terzi del tuo spirito diventino miei". 10Quegli soggiunse: "Sei stato esigente nel domandare. Tuttavia, se mi vedrai quando sarò rapito lontano da te, ciò ti sarà concesso; in caso contrario non ti sarà concesso". 11Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo. 12Eliseo guardava e gridava: "Padre mio, padre mio, cocchio d'Israele e suo cocchiere". E non lo vide più. Allora afferrò le proprie vesti e le lacerò in due pezzi. 13Quindi raccolse il mantello, che era caduto a Elia, e tornò indietro, fermandosi sulla riva del Giordano. 14Prese il mantello, che era caduto a Elia, e colpì con esso le acque, dicendo: "Dove è il Signore, Dio di Elia?". Quando ebbe percosso le acque, queste si separarono di qua e di là; così Eliseo passò dall'altra parte. 15Vistolo da una certa distanza, i figli dei profeti di Gèrico dissero: "Lo spirito di Elia si è posato su Eliseo". Gli andarono incontro e si prostrarono a terra davanti a lui. 16Gli dissero: "Ecco, fra i tuoi servi ci sono cinquanta uomini di valore; vadano a cercare il tuo padrone nel caso che lo spirito del Signore l'avesse preso e gettato su qualche monte o in qualche valle". Egli disse: "Non mandateli!". 17Ma essi insistettero tanto che egli confuso disse: "Mandateli!". Mandarono cinquanta uomini che cercarono per tre giorni, ma non lo trovarono. 18Tornarono da Eliseo, che stava in Gèrico. Egli disse loro: "Non vi avevo forse detto: Non andate?". 19Gli abitanti della città dissero a Eliseo: "Ecco è bello soggiornare in questa città, come tu stesso puoi constatare, signore, ma l'acqua è cattiva e la terra è sterile". 20Ed egli disse: "Prendetemi una pentola nuova e mettetevi del sale". Gliela portarono. 21Eliseo si recò alla sorgente dell'acqua e vi versò il sale, pronunziando queste parole: "Dice il Signore: Rendo sane queste acque; da esse non si diffonderanno più morte e sterilità". 22Le acque rimasero sane fino ad oggi, secondo la parola pronunziata da Eliseo. 23Di lì Eliseo andò a Betel. Mentre egli camminava per strada, uscirono dalla città alcuni ragazzetti che si burlarono di lui dicendo: "Vieni su, pelato; vieni su, calvo!". 24Egli si voltò, li guardò e li maledisse nel nome del Signore. Allora uscirono dalla foresta due orse, che sbranarono quarantadue di quei fanciulli. 25Di là egli andò al monte Carmelo e quindi tornò a Samaria. 3 1Ioram figlio di Acab divenne re d'Israele in Samaria l'anno diciotto di Giòsafat, re di Giuda. Ioram regnò dodici anni. 2Fece ciò che è male agli occhi del Signore, ma non come suo padre e sua madre. Egli allontanò la stele di Baal, eretta dal padre. 3Ma restò legato, senza allontanarsene, al peccato che Geroboamo, figlio di Nebàt, aveva fatto commettere a Israele. 4Mesa re di Moab era un allevatore di pecore. Egli inviava al re di Israele centomila agnelli e la lana di centomila arieti. 5Ma alla morte di Acab, Mesa si ribellò al re di Israele. 6Allora il re Ioram uscì da Samaria e passò in rassegna tutto Israele. 7Si mosse e mandò a dire a Giòsafat re di Giuda: "Il re di Moab si è ribellato contro di me; vuoi partecipare con me alla guerra contro Moab?". Quegli rispose: "Ci verrò; conta su di me come su di te, sul mio popolo come sul tuo, sui miei cavalli come sui tuoi". 8"Per quale strada muoveremo?", domandò Giòsafat. L'altro rispose: "Per la strada del deserto di Edom". 9Allora si misero in marcia il re di Israele, il re di Giuda e il re di Edom. Girarono per sette giorni. Non c'era acqua per l'esercito né per le bestie che lo seguivano. 10Il re di Israele disse: "Ah, il Signore ha chiamato questi tre re per metterli nelle mani di Moab". 11Giòsafat disse: "Non c'è qui un profeta del Signore, per mezzo del quale possiamo consultare il Signore?". Rispose uno dei ministri del re di Israele: "C'è qui Eliseo, figlio di Safat, che versava l'acqua sulle mani di Elia". 12Giòsafat disse: "La parola del Signore è in lui". Scesero da costui il re di Israele, Giòsafat e il re di Edom. 13Eliseo disse al re di Israele: "Che c'è fra me e te? Va' dai profeti di tuo padre e dai profeti di tua madre!". Il re di Israele gli disse: "No, perché il Signore ha chiamato noi tre re per metterci nelle mani di Moab". 14Eliseo disse: "Per la vita del Signore degli eserciti, alla cui presenza io sto, se non fosse per il rispetto che provo verso Giòsafat re di Giuda, a te non avrei neppure badato, né ti avrei guardato. 15Ora cercatemi un suonatore di cetra". Mentre il suonatore arpeggiava, cantando, la mano del Signore fu sopra Eliseo. 16Egli annunziò: "Dice il Signore: Scavate molte fosse in questa valle, 17perché dice il Signore: Voi non sentirete il vento né vedrete la pioggia, eppure questa valle si riempirà d'acqua; berrete voi, la vostra truppa e le vostre bestie da soma. 18Ciò è poca cosa agli occhi del Signore; egli metterà anche Moab nelle vostre mani. 19Voi distruggerete tutte le fortezze e tutte le città più importanti; abbatterete ogni albero e ostruirete tutte le sorgenti d'acqua; rovinerete ogni campo fertile riempiendolo di pietre". 20Al mattino, nell'ora dell'offerta, ecco scorrere l'acqua dalla direzione di Edom; la zona ne fu inondata. 21Tutti i Moabiti, saputo che erano venuti i re per fare loro guerra, arruolarono tutti gli uomini in età di maneggiare le armi e si schierarono sulla frontiera. 22Alzatisi presto al mattino, quando il sole splendeva sulle acque, i Moabiti videro da lontano le acque rosse come sangue. 23Esclamarono: "Questo è sangue! I re si sono azzuffati e l'uno ha ucciso l'altro. Ebbene, Moab, alla preda!". 24Andarono dunque nell'accampamento di Israele. Ma gli Israeliti si alzarono e sconfissero i Moabiti, che fuggirono davanti a loro. I vincitori si inoltrarono nel paese, incalzando e uccidendo i Moabiti. 25Ne demolirono le città; su tutti i campi fertili ognuno gettò una pietra e li riempirono; otturarono tutte le sorgenti d'acqua e tagliarono tutti gli alberi utili. Rimase soltanto Kir Careset; i frombolieri l'aggirarono e l'assalirono. 26Il re di Moab, visto che la guerra era insostenibile per lui, prese con sé settecento uomini che maneggiavano la spada per aprirsi un passaggio verso il re di Edom, ma non ci riuscì. 27Allora prese il figlio primogenito, che doveva regnare al suo posto, e l'offrì in olocausto sulle mura. Si scatenò una grande ira contro gli Israeliti, che si allontanarono da lui e tornarono nella loro regione. 4 1Una donna, moglie di uno dei profeti, gridò a Eliseo: "Mio marito, tuo servo, è morto; tu sai che il tuo servo temeva il Signore. Ora è venuto il suo creditore per prendersi come schiavi i due miei figli". 2Eliseo le disse: "Che posso fare io per te? Dimmi che cosa hai in casa". Quella rispose: "In casa la tua serva non ha altro che un orcio di olio". 3Le disse: "Su, chiedi in prestito vasi da tutti i tuoi vicini, vasi vuoti, nel numero maggiore possibile. 4Poi entra in casa e chiudi la porta dietro a te e ai tuoi figli; versa olio in tutti quei vasi; i pieni mettili da parte". 5Si allontanò da lui e chiuse la porta dietro a sé e ai suoi figli; questi porgevano ed essa versava. 6Quando i vasi furono pieni, disse a un figlio: "Porgimi ancora un vaso". Le rispose: "Non ce ne sono più". L'olio cessò. 7Essa andò a riferire la cosa all'uomo di Dio, che le disse: "Va', vendi l'olio e accontenta i tuoi creditori; tu e i tuoi figli vivete con quanto ne resterà". 8Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c'era una donna facoltosa, che l'invitò con insistenza a tavola. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei. 9Essa disse al marito: "Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. 10Prepariamogli una piccola camera al piano di sopra, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e una lampada, sì che, venendo da noi, vi si possa ritirare". 11Recatosi egli un giorno là, si ritirò nella camera e vi si coricò. 12Egli disse a Ghecazi suo servo: "Chiama questa Sunammita". La chiamò ed essa si presentò a lui. 13Eliseo disse al suo servo: "Dille tu: Ecco hai avuto per noi tutta questa premura; che cosa possiamo fare per te? C'è forse bisogno di intervenire in tuo favore presso il re oppure presso il capo dell'esercito?". Essa rispose: "Io sto in mezzo al mio popolo". 14Eliseo replicò: "Che cosa si può fare per lei?". Ghecazi disse: "Purtroppo essa non ha figli e suo marito è vecchio". 15Eliseo disse: "Chiamala!". La chiamò; essa si fermò sulla porta. 16Allora disse: "L'anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio". Essa rispose: "No, mio signore, uomo di Dio, non mentire con la tua serva". 17Ora la donna rimase incinta e partorì un figlio, proprio alla data indicata da Eliseo. 18Il bambino crebbe e un giorno uscì per andare dal padre fra i mietitori. 19Egli disse al padre: "La mia testa, la mia testa!". Il padre ordinò a un servo: "Portalo dalla mamma". 20Questi lo prese e lo portò da sua madre. Il bambino stette sulle ginocchia di costei fino a mezzogiorno, poi morì. 21Essa salì a stenderlo sul letto dell'uomo di Dio; chiuse la porta e uscì. 22Chiamò il marito e gli disse: "Su, mandami uno dei servi e un'asina; voglio correre dall'uomo di Dio; tornerò subito". 23Quegli domandò: "Perché vuoi andare oggi? Non è il novilunio né sabato". Ma essa rispose: "Addio". 24Fece sellare l'asina e disse al proprio servo: "Conducimi, cammina, non fermarmi durante il tragitto, a meno che non te l'ordini io". 25Si incamminò; giunse dall'uomo di Dio sul monte Carmelo. Quando l'uomo di Dio la vide da lontano, disse a Ghecazi suo servo: "Ecco la Sunammita! 26Su, corrile incontro e domandale: Stai bene? Tuo marito sta bene? E tuo figlio sta bene?". Quella rispose: "Bene!". 27Giunta presso l'uomo di Dio sul monte, gli afferrò le ginocchia. Ghecazi si avvicinò per tirarla indietro, ma l'uomo di Dio disse: "Lasciala stare, perché la sua anima è amareggiata e il Signore me ne ha nascosto il motivo; non me l'ha rivelato". 28Essa disse: "Avevo forse domandato io un figlio al mio signore? Non ti dissi forse: Non mi ingannare?". 29Eliseo disse a Ghecazi: "Cingi i tuoi fianchi, prendi il mio bastone e parti. Se incontrerai qualcuno, non salutarlo; se qualcuno ti saluta, non rispondergli. Metterai il mio bastone sulla faccia del ragazzo". 30La madre del ragazzo disse: "Per la vita del Signore e per la tua vita, non ti lascerò". Allora quegli si alzò e la seguì. 31Ghecazi li aveva preceduti; aveva posto il bastone sulla faccia del ragazzo, ma non c'era stato un gemito né altro segno di vita. Egli tornò verso Eliseo e gli riferì: "Il ragazzo non si è svegliato". 32Eliseo entrò in casa. Il ragazzo era morto, steso sul letto. 33Egli entrò, chiuse la porta dietro a loro due e pregò il Signore. 34Quindi salì, si distese sul ragazzo; pose la bocca sulla bocca di lui, gli occhi sugli occhi di lui, le mani nelle mani di lui e si curvò su di lui. Il corpo del bambino riprese calore. 35Quindi si alzò e girò qua e là per la casa; tornò a curvarsi su di lui; il ragazzo starnutì sette volte, poi aprì gli occhi. 36Eliseo chiamò Ghecazi e gli disse: "Chiama questa Sunammita!". La chiamò e, quando essa gli giunse vicino, le disse: "Prendi tuo figlio!". 37Quella entrò, cadde ai piedi di lui, gli si prostrò davanti, prese il figlio e uscì. 38Eliseo tornò in Gàlgala. Nella regione imperversava la carestia. Mentre i figli dei profeti stavano seduti davanti a lui, egli disse al suo servo: "Metti la pentola grande e cuoci una minestra per i figli dei profeti". 39Uno di essi andò in campagna per cogliere erbe selvatiche e trovò una specie di vite selvatica: da essa colse zucche agresti e se ne riempì il mantello. Ritornò e gettò i frutti a pezzi nella pentola della minestra, non sapendo cosa fossero. 40Si versò da mangiare agli uomini, che appena assaggiata la minestra gridarono: "Nella pentola c'è la morte, uomo di Dio!". Non ne potevano mangiare. 41Allora Eliseo ordinò: "Portatemi della farina". Versatala nella pentola, disse: "Danne da mangiare alla gente". Non c'era più nulla di cattivo nella pentola. 42Da Baal-Salisa venne un individuo, che offrì primizie all'uomo di Dio, venti pani d'orzo e farro che aveva nella bisaccia. Eliseo disse: "Dallo da mangiare alla gente". 43Ma colui che serviva disse: "Come posso mettere questo davanti a cento persone?". Quegli replicò: "Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: Ne mangeranno e ne avanzerà anche". 44Lo pose davanti a quelli, che mangiarono, e ne avanzò, secondo la parola del Signore. 5 1Nàaman, capo dell'esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la vittoria agli Aramei. Ma questo uomo prode era lebbroso. 2Ora bande aramee in una razzia avevano rapito dal paese di Israele una giovinetta, che era finita al servizio della moglie di Nàaman. 3Essa disse alla padrona: "Se il mio signore si rivolgesse al profeta che è in Samaria, certo lo libererebbe dalla lebbra". 4Nàaman andò a riferire al suo signore: "La giovane che proviene dal paese di Israele ha detto così e così". 5Il re di Aram gli disse: "Vacci! Io invierò una lettera al re di Israele". Quegli partì, prendendo con sé dieci talenti d'argento, seimila sicli d'oro e dieci vestiti. 6Portò la lettera al re di Israele, nella quale si diceva: "Ebbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Nàaman, mio ministro, perché tu lo curi dalla lebbra". 7Letta la lettera, il re di Israele si stracciò le vesti dicendo: "Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi mandi un lebbroso da guarire? Sì, ora potete constatare chiaramente che egli cerca pretesti contro di me". 8Quando Eliseo, uomo di Dio, seppe che il re si era stracciate le vesti, mandò a dire al re: "Perché ti sei stracciate le vesti? Quell'uomo venga da me e saprà che c'è un profeta in Israele". 9Nàaman arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Eliseo. 10Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: "Va', bagnati sette volte nel Giordano: la tua carne tornerà sana e tu sarai guarito". 11Nàaman si sdegnò e se ne andò protestando: "Ecco, io pensavo: Certo, verrà fuori, si fermerà, invocherà il nome del Signore suo Dio, toccando con la mano la parte malata e sparirà la lebbra. 12Forse l'Abana e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di tutte le acque di Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per essere guarito?". Si voltò e se ne partì adirato. 13Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: "Se il profeta ti avesse ingiunto una cosa gravosa, non l'avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: bagnati e sarai guarito". 14Egli, allora, scese e si lavò nel Giordano sette volte, secondo la parola dell'uomo di Dio, e la sua carne ridivenne come la carne di un giovinetto; egli era guarito. 15Tornò con tutto il seguito dall'uomo di Dio; entrò e si presentò a lui dicendo: "Ebbene, ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele". Ora accetta un dono dal tuo servo". 16Quegli disse: "Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò". Nàaman insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. 17Allora Nàaman disse: "Se è no, almeno sia permesso al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne portano due muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore. 18Tuttavia il Signore perdoni il tuo servo se, quando il mio signore entra nel tempio di Rimmòn per prostrarsi, si appoggia al mio braccio e se anche io mi prostro nel tempio di Rimmòn, durante la sua adorazione nel tempio di Rimmòn; il Signore perdoni il tuo servo per questa azione". 19Quegli disse: "Va' in pace". Partì da lui e fece un bel tratto di strada. 20Ghecazi, servo dell'uomo di Dio Eliseo, disse fra sé: "Ecco, il mio signore è stato tanto generoso con questo Nàaman arameo da non prendere quanto egli aveva portato; per la vita del Signore, gli correrò dietro e prenderò qualche cosa da lui". 21Ghecazi inseguì Nàaman. Questi, vedendolo correre verso di sé, scese dal carro per andargli incontro e gli domandò: "Tutto bene?". 22Quegli rispose: "Tutto bene. Il mio signore mi ha mandato a dirti: Ecco, proprio ora, sono giunti da me due giovani dalle montagne di Èfraim, da parte dei figli dei profeti. Dammi per essi un talento d'argento e due vestiti". 23Nàaman disse: "È meglio che tu prenda due talenti" e insistette con lui. Legò due talenti d'argento in due sacchi insieme con due vestiti e li diede a due dei suoi giovani, che li portarono davanti a Ghecazi. 24Giunto all'Ofel, questi prese dalle loro mani il tutto e lo depose in casa, quindi rimandò gli uomini, che se ne andarono. 25Poi egli andò a presentarsi al suo padrone. Eliseo gli domandò: "Ghecazi, da dove vieni?". Rispose: "Il tuo servo non è andato in nessun luogo". 26Quegli disse: "Non era forse presente il mio spirito quando quell'uomo si voltò dal suo carro per venirti incontro? Era forse il tempo di accettare denaro e di accettare abiti, oliveti, vigne, bestiame minuto e grosso, schiavi e schiave? 27Ma la lebbra di Nàaman si attaccherà a te e alla tua discendenza per sempre". Egli si allontanò da Eliseo, bianco come la neve per la lebbra. 6 1I figli dei profeti dissero a Eliseo: "Ecco, il luogo in cui ci raduniamo alla tua presenza è troppo stretto per noi. 2Andiamo fino al Giordano; là prenderemo una trave per ciascuno e ci costruiremo una residenza". Quegli rispose: "Andate!". 3Uno disse: "Degnati di venire anche tu con i tuoi servi". Egli rispose: "Ci verrò". 4E andò con loro. Giunti al Giordano, tagliarono alcuni alberi. 5Ora, mentre uno abbatteva un tronco, il ferro dell'ascia gli cadde in acqua. Egli gridò: "Oh, mio signore! Era stato preso in prestito!". 6L'uomo di Dio domandò: "Dove è caduto?". Gli mostrò il posto. Eliseo, allora, tagliò un legno e lo gettò in quel punto e il ferro venne a galla. 7Disse: "Prendilo!". Quegli stese la mano e lo prese. 8Mentre il re di Aram era in guerra contro Israele, in un consiglio con i suoi ufficiali disse: "In quel tal posto sarà il mio accampamento". 9L'uomo di Dio mandò a dire al re di Israele: "Guardati dal passare per quel punto, perché là stanno scendendo gli Aramei". 10Il re di Israele mandò a esplorare il punto indicatogli dall'uomo di Dio. Questi l'avvertiva e il re si metteva in guardia; ciò accadde non una volta o due soltanto. 11Molto turbato in cuor suo per questo fatto, il re di Aram convocò i suoi ufficiali e disse loro: "Non mi potreste indicare chi dei nostri è per il re di Israele?". 12Uno degli ufficiali rispose: "No, re mio signore, perché Eliseo profeta di Israele riferisce al re di Israele quanto tu dici nella tua camera da letto". 13Quegli disse: "Andate, informatevi dove sia costui; io manderò a prenderlo". Gli fu riferito: "Ecco, sta in Dotan". 14Egli mandò là cavalli, carri e un bel numero di soldati; vi giunsero di notte e circondarono la città. 15Il giorno dopo, l'uomo di Dio, alzatosi di buon mattino, uscì. Ecco, un esercito circondava la città con cavalli e carri. Il suo servo disse: "Ohimè, mio signore, come faremo?". 16Quegli rispose: "Non temere, perché i nostri sono più numerosi dei loro". 17Eliseo pregò così: "Signore, apri i suoi occhi; egli veda". Il Signore aprì gli occhi del servo, che vide. Ecco, il monte era pieno di cavalli e di carri di fuoco intorno a Eliseo. 18Poiché gli Aramei scendevano verso di lui, Eliseo pregò il Signore: "Oh, colpisci questa gente di cecità!". E il Signore li colpì di cecità secondo la parola di Eliseo. 19Disse loro Eliseo: "Non è questa la strada e non è questa la città. Seguitemi e io vi condurrò dall'uomo che cercate". Egli li condusse in Samaria. 20Quando giunsero in Samaria, Eliseo disse: "Signore, apri i loro occhi; essi vedano!". Il Signore aprì i loro occhi ed essi videro. Erano in mezzo a Samaria! 21Il re di Israele quando li vide, disse a Eliseo: "Li devo uccidere, padre mio?". 22Quegli rispose: "Non ucciderli. Forse uccidi uno che hai fatto prigioniero con la spada e con l'arco? Piuttosto metti davanti a loro pane e acqua; mangino e bevano, poi se ne vadano dal loro padrone". 23Fu imbandito loro un gran banchetto. Dopo che ebbero mangiato e bevuto, li congedò ed essi se ne andarono dal loro padrone. Le bande aramee non penetrarono più nel paese di Israele. 24Dopo tali cose Ben-Hadàd, re di Aram, radunò tutto il suo esercito e venne ad assediare Samaria. 25Ci fu una carestia eccezionale in Samaria, mentre l'assedio si faceva più duro, tanto che una testa d'asino si vendeva ottanta sicli d'argento e un quarto di qab di tuberi cinque sicli. 26Mentre il re di Israele passava sulle mura, una donna gli gridò contro: "Aiuto, mio signore re!". 27Rispose: "Non ti aiuta neppure il Signore! Come potrei aiutarti io? Forse con il prodotto dell'aia o con quello del torchio?". 28Il re aggiunse: "Che hai?". Quella rispose: "Questa donna mi ha detto: Dammi tuo figlio; mangiamocelo oggi. Mio figlio ce lo mangeremo domani. 29Abbiamo cotto mio figlio e ce lo siamo mangiato. Il giorno dopo io le ho detto: Dammi tuo figlio; mangiamocelo, ma essa ha nascosto suo figlio". 30Quando udì le parole della donna, il re si stracciò le vesti. Mentre egli passava sulle mura, lo vide il popolo; ecco, aveva un sacco di sotto, sulla carne. 31Egli disse: "Dio mi faccia questo e anche di peggio, se oggi la testa di Eliseo, figlio di Safat, resterà sulle sue spalle". 32Eliseo stava seduto in casa; con lui sedevano gli anziani. Il re si fece precedere da un uomo. Prima che arrivasse il messaggero, quegli disse agli anziani: "Avete visto? Quel figlio di assassino ordina che mi si tolga la vita. Fate attenzione! Quando arriva il messaggero, chiudete la porta; tenetelo fermo sulla porta. Forse dietro non si sente il rumore dei piedi del suo padrone?". 33Stava ancora parlando con loro, quando il re scese da lui e gli disse: "Tu vedi quanto male ci viene dal Signore; che aspetterò più io dal Signore?". 7 1Ma Eliseo disse: "Ascolta la parola del Signore: Dice il Signore: A quest'ora, domani, alla porta di Samaria una sea di farina costerà un siclo e anche due sea di orzo costeranno un siclo". 2Ma lo scudiero, al cui braccio il re si appoggiava, rispose all'uomo di Dio: "Già, il Signore apre le finestre in cielo! Avverrà mai una cosa simile?". Quegli disse: "Ecco, tu lo vedrai con gli occhi, ma non ne mangerai". 3Ora c'erano quattro lebbrosi davanti alla porta. Essi dicevano fra di loro: "Perché stiamo seduti qui ad attendere la morte? 4Se risolviamo di andare in città, in città c'è la fame e vi moriremo. Se stiamo qui, moriremo ugualmente. Ora, su, andiamo all'accampamento degli Aramei; se ci lasceranno in vita, vivremo; se ci uccideranno, moriremo". 5Si alzarono al crepuscolo per andare all'accampamento degli Aramei e giunsero fino al limite del loro campo. Ebbene, là non c'era nessuno. 6Il Signore aveva fatto udire nell'accampamento degli Aramei rumore di carri, scalpitio di cavalli e chiasso di un grande esercito. Essi si erano detti l'un l'altro: "Ecco, il re di Israele ha assoldato contro di noi i re degli Hittiti e i re dell'Egitto per assalirci". 7Alzatisi all'imbrunire, erano fuggiti, lasciando le loro tende, i loro cavalli e i loro asini e il campo come si trovava; erano fuggiti per mettersi in salvo. 8Quei lebbrosi, giunti al limite del campo, entrarono in una tenda e, dopo aver mangiato e bevuto, portarono via argento, oro e vesti, che andarono a nascondere. Ritornati, entrarono in un'altra tenda; portarono via tutto e andarono a nasconderlo. 9Si dissero: "Non è giusto quello che facciamo; oggi è giorno di buone notizie, mentre noi ce ne stiamo zitti. Se attendiamo fino all'alba di domani, potrebbe sopraggiungerci un castigo. Andiamo ora, entriamo in città e annunziamolo alla reggia". 10Vi andarono; chiamarono le guardie della città e riferirono loro: "Siamo andati nel campo degli Aramei; ecco, non c'era nessuno né si sentiva voce umana. C'erano cavalli e asini legati e le tende intatte". 11Le guardie allora gridarono e la notizia fu portata dentro la reggia. 12Il re si alzò di notte e disse ai suoi ufficiali: "Vi dirò quello che hanno fatto con noi gli Aramei. Sapendo che siamo affamati, hanno abbandonato il campo per nascondersi in campagna, dicendo: Appena usciranno dalla città, li prenderemo vivi e poi entreremo in città". 13Uno dei suoi ufficiali rispose: "Si prendano i cinque cavalli che sono rimasti in questa città, caso mai capiterà loro come alla moltitudine di Israele, e mandiamo a vedere". 14Presero allora due carri con i cavalli; il re li mandò a seguire l'esercito degli Aramei, dicendo: "Andate e vedete". 15Li seguirono fino al Giordano; ecco tutta la strada era piena di abiti e di oggetti che gli Aramei avevano gettato via nella fretta. I messaggeri tornarono e riferirono al re. 16Allora uscirono tutti e saccheggiarono il campo degli Aramei. Una sea di farina si vendette per un siclo, così pure due sea di orzo si vendettero per un siclo, secondo la parola del Signore. 17Il re aveva messo a guardia della porta lo scudiero, al cui braccio egli si appoggiava. Calpestato dalla folla presso la porta, quegli morì come aveva predetto l'uomo di Dio quando parlò al re che era sceso da lui. 18Difatti, dopo che l'uomo di Dio aveva detto al re: "A quest'ora, domani, alla porta di Samaria due sea di orzo costeranno un siclo e anche una sea di farina costerà un siclo", 19lo scudiero aveva risposto all'uomo di Dio: "Già, Dio apre le finestre in cielo! Avverrà mai una cosa simile?". E quegli aveva detto: "Ecco, tu lo vedrai con gli occhi, ma non ne mangerai". 20A lui capitò proprio questo: lo calpestò la folla alla porta ed egli morì. 8 1Eliseo aveva detto alla donna a cui aveva risuscitato il figlio: "Alzati e vattene con la tua famiglia; dimora fuori del tuo paese, dovunque troverai da star bene, perché il Signore ha chiamato la carestia, che verrà sul paese per sette anni". 2La donna si era alzata e aveva fatto come aveva detto l'uomo di Dio. Se ne era andata con la sua famiglia nel paese dei Filistei, per sette anni. 3Al termine dei sette anni, la donna tornò dal paese dei Filistei e andò dal re a reclamare la sua casa e il suo campo. 4Il re stava parlando con Ghecazi, servo dell'uomo di Dio, e diceva: "Narrami tutte le meraviglie compiute da Eliseo". 5Costui stava narrando al re come aveva risuscitato il morto, quand'ecco si presenta al re la donna a cui aveva risuscitato il figlio, per riavere la sua casa e il suo campo. Ghecazi disse: "Re, mio signore, questa è la donna e questo è il figlio risuscitato da Eliseo". 6Il re interrogò la donna, che gli narrò il fatto. Il re l'affidò a un funzionario dicendo: "Restituiscile quanto le appartiene e la rendita intera del campo, dal giorno del suo abbandono del paese fino ad ora". 7Eliseo andò a Damasco. A Ben-Hadàd, re di Aram, che era ammalato, fu riferito: "L'uomo di Dio è venuto fin qui". 8Il re disse a Cazaèl: "Prendi un dono e va' incontro all'uomo di Dio e per suo mezzo interroga il Signore, per sapere se guarirò o no da questa malattia". 9Cazaèl gli andò incontro prendendo con sé, in regalo, tutte le cose più squisite di Damasco, con cui caricò quaranta cammelli. Arrivato, si fermò davanti a lui e gli disse: "Tuo figlio, Ben-Hadàd, re di Aram, mi ha mandato da te con la domanda: Guarirò o no da questa malattia?". 10Eliseo gli disse: "Va' a dirgli: Tu guarirai; ma il Signore mi ha mostrato che egli certamente morirà". 11Poi, con sguardo fisso, si irrigidì a lungo; alla fine l'uomo di Dio si mise a piangere. 12Cazaèl disse: "Signor mio, perché piangi?". Quegli rispose: "Perché so quanto male farai agli Israeliti: brucerai le loro fortezze, ucciderai di spada i loro giovani, sfracellerai i loro bambini, sventrerai le loro donne incinte". 13Cazaèl disse: "Ma che sono io tuo servo? Un cane potrebbe attuare questa grande predizione?". Eliseo rispose: "Il Signore mi ha mostrato che tu diventerai re di Aram". 14Quegli si separò da Eliseo e ritornò dal suo padrone, che gli domandò: "Che ti ha detto Eliseo?". Rispose: "Mi ha detto: Certo guarirai". 15Il giorno dopo costui prese una coperta, l'immerse nell'acqua e poi la stese sulla faccia del re che morì. Al suo posto divenne re Cazaèl. 16Nell'anno quinto di Ioram figlio di Acab, re di Israele, divenne re Ioram figlio di Giòsafat re di Giuda. 17Quando divenne re aveva trentadue anni; regnò otto anni in Gerusalemme. 18Camminò per la strada dei re di Israele, come aveva fatto la famiglia di Acab, perché sua moglie era figlia di Acab. Fece ciò che è male agli occhi del Signore. 19Il Signore, però, non volle distruggere Giuda a causa di Davide suo servo, secondo la promessa fattagli di lasciargli sempre una lampada per lui e per i suoi figli. 20Durante il suo regno Edom si ribellò al potere di Giuda e si elesse un re. 21Allora Ioram passò a Zeira con tutti i suoi carri. Egli si mosse di notte e sconfisse gli Idumei che l'avevano accerchiato, insieme con gli ufficiali dei carri; così il popolo fuggì nelle tende. 22Edom, ribellatosi al potere di Giuda, ancora oggi è indipendente. In quel tempo anche Libna si ribellò. 23Le altre gesta di Ioram, tutte le sue azioni, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. 24Ioram si addormentò con i suoi padri e fu sepolto con essi nella città di Davide, e al suo posto divenne re suo figlio Acazia. 25Nell'anno decimosecondo di Ioram figlio di Acab, re di Israele, divenne re Acazia figlio di Ioram, re di Giuda. 26Quando divenne re, Acazia aveva ventidue anni; regnò un anno in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Atalia, figlia di Omri re di Israele. 27Imitò la condotta della casa di Acab; fece ciò che è male agli occhi del Signore, come aveva fatto la casa di Acab, perché era imparentato con la casa di Acab. 28Egli con Ioram figlio di Acab andò in guerra contro Cazaèl re di Aram, in Ramot di Gàlaad; ma gli Aramei ferirono Ioram. 29Allora il re Ioram andò a curarsi in Izrèel per le ferite ricevute dagli Aramei in Ramot, mentre combatteva contro Cazaèl re di Aram. Acazia figlio di Ioram, re di Giuda, scese a visitare Ioram figlio di Acab in Izreèl, perché costui era malato. 9 1Il profeta Eliseo chiamò uno dei figli dei profeti e gli disse: "Cingiti i fianchi, prendi in mano questo vasetto d'olio e va' in Ramot di Gàlaad. 2Appena giunto, cerca Ieu figlio di Giòsafat, figlio di Nimsi. Entrato in casa, lo farai alzare dal gruppo dei suoi compagni e lo condurrai in una camera interna. 3Prenderai il vasetto dell'olio e lo verserai sulla sua testa, dicendo: Dice il Signore: Ti ungo re su Israele. Poi aprirai la porta e fuggirai senza indugio". 4Il giovane andò a Ramot di Gàlaad. 5Appena giunto, trovò i capi dell'esercito seduti insieme. Egli disse: "Ho un messaggio per te, o capo". Ieu disse: "Per chi fra tutti noi?". Ed egli rispose: "Per te, o capo". 6Ieu si alzò ed entrò in una camera; quegli gli versò l'olio sulla testa dicendogli: "Dice il Signore, Dio di Israele: Ti ungo re sul popolo del Signore, su Israele. 7Tu demolirai la casa di Acab tuo signore; io vendicherò il sangue dei miei servi i profeti e il sangue di tutti i servi del Signore sparso da Gezabele. 8Tutta la casa di Acab perirà; io eliminerò nella famiglia di Acab ogni maschio, schiavo o libero in Israele. 9Renderò la casa di Acab come la casa di Geroboamo figlio di Nebàt, e come la casa di Baasa figlio di Achia. 10La stessa Gezabele sarà divorata dai cani nella campagna di Izreèl; nessuno la seppellirà". Quindi aprì la porta e fuggì. 11Quando Ieu si presentò agli ufficiali del suo padrone, costoro gli domandarono: "Va tutto bene? Perché questo pazzo è venuto da te?". Egli disse loro: "Voi conoscete l'uomo e le sue chiacchiere". 12Gli dissero: "Baie! Su, raccontacelo!". Egli disse: "Mi ha parlato così e così, affermando: Dice il Signore: Ti ungo re su Israele". 13Tutti presero in fretta i propri vestiti e li stesero sotto di lui sugli stessi gradini, suonarono la tromba e gridarono: "Ieu è re". 14Ieu figlio di Giòsafat, figlio di Nimsi, congiurò contro Ioram. (Ioram aveva difeso con tutto Israele Ramot di Gàlaad di fronte a Cazaèl, re di Aram, 15poi Ioram era tornato a curarsi in Izreèl le ferite ricevute dagli Aramei nella guerra contro Cazaèl, re di Aram). Ieu disse: "Se tale è il vostro sentimento, nessuno esca o fugga dalla città per andare ad annunziarlo in Izreèl". 16Ieu salì su un carro e partì per Izreèl, perché là giaceva malato Ioram e Acazia re di Giuda era sceso per visitarlo. 17La sentinella che stava sulla torre di Izreèl vide la truppa di Ieu che avanzava e disse: "Vedo una truppa". Ioram disse: "Prendi un cavaliere e mandalo loro incontro per domandare: Tutto bene?". 18Uno a cavallo andò loro incontro e disse: "Il re domanda: Tutto bene?". Ieu disse: "Che importa a te come vada? Passa dietro a me e seguimi". La sentinella riferì: "Il messaggero è arrivato da quelli, ma non torna indietro". 19Il re mandò un altro cavaliere che, giunto da quelli, disse: "Il re domanda: Tutto bene?". Ma Ieu disse: "Che importa a te come vada? Passa dietro a me e seguimi". 20La sentinella riferì: "È arrivato da quelli, ma non torna indietro. Il modo di guidare è quello di Ieu figlio di Nimsi; difatti guida all'impazzata". 21Ioram disse: "Attacca i cavalli". Appena fu pronto il suo carro, Ioram re di Israele, e Acazia re di Giuda, partirono, ognuno sul proprio carro. Andarono incontro a Ieu, che raggiunsero nel campo di Nabòt di Izreèl. 22Quando Ioram vide Ieu, gli domandò: "Tutto bene, Ieu?". Rispose: "Sì, tutto bene, finché durano le prostituzioni di Gezabele tua madre e le sue numerose magie". 23Allora Ioram si volse indietro e fuggì, dicendo ad Acazia: "Siamo traditi, Acazia!". 24Ieu, impugnato l'arco, colpì Ioram nel mezzo delle spalle. La freccia gli attraversò il cuore ed egli si accasciò sul carro. 25Ieu disse a Bidkar suo scudiero: "Sollevalo, gettalo nel campo che appartenne a Nabòt di Izreèl; mi ricordo che una volta, mentre io e te eravamo sullo stesso carro al seguito di suo padre Acab, il Signore proferì su di lui questo oracolo: 26Non ho forse visto ieri il sangue di Nabòt e il sangue dei suoi figli? Oracolo del Signore. Ti ripagherò in questo stesso campo. Oracolo del Signore. Sollevalo e gettalo nel campo secondo la parola del Signore". 27Visto ciò, Acazia re di Giuda fuggì per la strada di Bet-Gan; Ieu l'inseguì e ordinò: "Colpite anche costui". Lo colpirono sul carro nella salita di Gur, nelle vicinanze di Ibleam. Egli fuggì a Meghìddo, ove morì. 28I suoi ufficiali lo portarono a Gerusalemme su un carro e lo seppellirono nel suo sepolcro, vicino ai suoi padri, nella città di Davide. 29Acazia era divenuto re di Giuda nell'anno undecimo di Ioram, figlio di Acab. 30Ieu arrivò in Izreèl. Appena lo seppe, Gezabele si truccò gli occhi con stibio, si acconciò la capigliatura e si mise alla finestra. 31Mentre Ieu entrava per la porta, gli domando: "Tutto bene, o Zimri, assassino del suo padrone?". 32Ieu alzò lo sguardo alla finestra e disse: "Chi è con me? Chi?". Due o tre eunuchi si affacciarono a guardarlo. 33Egli disse: "Gettatela giù". La gettarono giù. Il suo sangue schizzò sul muro e sui cavalli. Ieu passò sul suo corpo, 34poi entrò, mangiò e bevve; alla fine ordinò: "Andate a vedere quella maledetta e seppellitela, perché era figlia di re". 35Andati per seppellirla, non trovarono altro che il cranio, i piedi e le palme delle mani. 36Tornati, riferirono il fatto a Ieu, che disse: "Si è avverata così la parola che il Signore aveva detta per mezzo del suo servo Elia il Tisbita: Nel campo di Izreèl i cani divoreranno la carne di Gezabele. 37E il cadavere di Gezabele nella campagna sarà come letame, perché non si possa dire: Questa è Gezabele". 10 1In Samaria c'erano settanta figli di Acab. Ieu scrisse lettere e le inviò in Samaria ai capi della città, agli anziani e ai tutori dei figli di Acab. In esse diceva: 2"Ora, quando giungerà a voi questa lettera – voi, infatti, avete con voi i figli del vostro signore, i carri, i cavalli, le fortezze e le armi – 3scegliete il figlio migliore e più capace del vostro signore e ponetelo sul trono del padre; combattete per la casa del vostro signore". 4Quelli ebbero una grande paura e dissero: "Ecco, due re non hanno potuto resistergli; come potremmo resistergli noi?". 5Il maggiordomo, il prefetto della città, gli anziani e i tutori mandarono a Ieu questo messaggio: "Noi siamo tuoi servi; noi faremo quanto ci ordinerai. Non nomineremo un re; fa' quanto ti piace". 6Ieu scrisse loro quest'altra lettera: "Se siete dalla mia parte e se obbedite alla mia parola, prendete le teste dei figli del vostro signore e presentatevi a me domani a quest'ora in Izreèl". I figli del re erano settanta; vivevano con i grandi della città, che li allevavano. 7Ricevuta la lettera, quelli presero i figli del re e li uccisero – erano settanta –; quindi posero le loro teste in panieri e le mandarono da lui in Izreèl. 8Si presentò un messaggero che riferì a Ieu: "Hanno portato le teste dei figli del re". Egli disse: "Ponetele in due mucchi alla porta della città e ci restino fino a domani mattina". 9Il mattino dopo uscì, si fermò e disse a tutto il popolo: "Voi siete innocenti; ecco io ho congiurato contro il mio signore e l'ho ucciso. Ma chi ha colpito tutti questi? 10Constatate come neppure una parola che il Signore ha annunziato per mezzo del suo servo Elia, sia venuta meno; il Signore ha attuato quanto aveva predetto per mezzo di Elia, suo servo". 11Ieu uccise poi tutti i superstiti della famiglia di Acab in Izreèl, tutti i suoi grandi, i suoi amici e i suoi sacerdoti, fino a non lasciarne neppure uno. 12Quindi si alzò e partì per Samaria. Passando per Bet-Eked dei pastori, 13Ieu trovò i fratelli di Acazia, re di Giuda. Egli domandò: "Voi, chi siete?". Risposero: "Siamo fratelli di Acazia; siamo scesi per salutare i figli del re e i figli della regina". 14Egli ordinò: "Prendeteli vivi". Li presero vivi, li uccisero e li gettarono nel pozzo di Bet-Eked; erano quarantadue e non ne rimase neppure uno. 15Partito di lì, si imbatté in Ionadàb, figlio di Recàb, che gli veniva incontro; Ieu lo salutò e gli disse: "Il tuo cuore è retto verso di me, come il mio nei tuoi riguardi?". Ionadàb rispose: "Sì". "Se sì, dammi la mano". Ionadàb gliela diede. Ieu allora lo fece salire sul carro vicino a sé 16e gli disse: "Vieni con me e vedrai il mio zelo per il Signore". Lo portò con sé sul carro. 17Entrò in Samaria, ove uccise tutti i superstiti della casa di Acab fino ad annientarla, secondo la parola che il Signore aveva comunicata a Elia. 18Ieu radunò tutto il popolo e gli disse: "Acab ha servito Baal un poco; Ieu lo servirà molto. 19Ora convocatemi tutti i profeti di Baal, tutti i suoi fedeli e tutti i suoi sacerdoti; non ne manchi neppure uno, perché intendo offrire un grande sacrificio a Baal. Chi mancherà non sarà lasciato in vita". Ieu agiva con astuzia, per distruggere tutti i fedeli di Baal. 20Ieu disse: "Convocate una festa solenne per Baal". La convocarono. 21Ieu inviò messaggeri per tutto Israele; si presentarono tutti i fedeli di Baal – nessuno si astenne dal viaggio – e si radunarono nel tempio di Baal, che ne risultò pieno da un'estremità all'altra. 22Ieu disse al guardarobiere: "Tira fuori le vesti per tutti i fedeli di Baal". Ed egli le tirò fuori. 23Ieu, accompagnato da Ionadàb figlio di Recàb, entrò nel tempio di Baal e disse ai fedeli di Baal: "Badate bene che non ci sia fra di voi nessuno dei fedeli del Signore, ma solo fedeli di Baal". 24Mentre quelli si accingevano a compiere sacrifici e olocausti, Ieu fece uscire ottanta suoi uomini con la minaccia: "Se qualcuno farà fuggire uno degli uomini che io oggi metto nelle vostre mani, pagherà con la sua vita la vita di lui". 25Quando ebbe finito di compiere l'olocausto, Ieu disse alle guardie e agli scudieri: "Entrate, uccideteli. Nessuno scappi". Le guardie e gli scudieri li passarono a fil di spada e li gettarono perfino nella cella del tempio di Baal. 26Penetrati in essa, portarono fuori il palo sacro del tempio di Baal e lo bruciarono. 27Fecero a pezzi la stele di Baal, demolirono il tempio di Baal e lo ridussero un immondezzaio fino ad oggi. 28Ieu fece scomparire Baal da Israele. 29Ma Ieu non si allontanò dai peccati che Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto commettere a Israele e non abbandonò i vitelli d'oro che erano a Betel e in Dan. 30Il Signore disse a Ieu: "Perché ti sei compiaciuto di fare ciò che è giusto ai miei occhi e hai compiuto per la casa di Acab quanto era nella mia intenzione, i tuoi figli – fino alla quarta generazione – siederanno sul trono di Israele". 31Ma Ieu non si preoccupò di seguire la legge del Signore Dio di Israele con tutto il cuore; non si allontanò dai peccati che Geroboamo aveva fatto commettere a Israele. 32In quel tempo il Signore cominciò a ridurre il territorio di Israele; Cazaèl sconfisse gli Israeliti in tutti i loro confini: 33dal Giordano, verso oriente, occupò tutta la regione di Gàlaad, dei Gaditi, dei Rubeniti e dei Manassiti, da Aroer, che è presso il torrente Arnon, a Gàlaad e a Basan. 34Le altre gesta di Ieu, tutte le sue azioni e le sue prodezze, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 35Ieu si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono in Samaria. Al suo posto divenne re suo figlio Ioacaz. 36La durata del regno di Ieu su Israele, in Samaria, fu di ventotto anni. 11 1Atalia madre di Acazia, visto che era morto suo figlio, si propose di sterminare tutta la discendenza regale. 2Ma Ioseba, figlia del re Ioram e sorella di Acazia, sottrasse Ioas figlio di Acazia dal gruppo dei figli del re destinati alla morte e lo portò con la nutrice nella camera dei letti; lo nascose così ad Atalia ed egli non fu messo a morte. 3Rimase sei anni nascosto presso di lei nel tempio; intanto Atalia regnava sul paese. 4Il settimo anno Ioiada convocò i capi di centinaia dei Carii e delle guardie e li fece venire nel tempio. Egli concluse con loro un'alleanza, facendoli giurare nel tempio; quindi mostrò loro il figlio del re. 5Diede loro le seguenti disposizioni: "Questo farete: un terzo di quelli che fra di voi iniziano il servizio di sabato per fare la guardia alla reggia, 6un altro terzo alla porta di Sur e un terzo alla porta dietro i cursori; voi farete invece la guardia alla casa di Massach, 7gli altri due gruppi di voi, ossia quanti smontano il sabato, faranno la guardia al tempio. 8Circonderete il re, ognuno con la sua arma in pugno e chi tenta di penetrare nello schieramento sia messo a morte. Accompagnerete il re ovunque egli vada". 9I capi di centinaia fecero quanto aveva disposto il sacerdote Ioiada. Ognuno prese i suoi uomini, quelli che entravano in servizio e quelli che smontavano il sabato, e andarono dal sacerdote Ioiada. 10Il sacerdote consegnò ai capi di centinaia lance e scudi del re Davide, che erano nel deposito del tempio. 11Le guardie, ognuno con l'arma in pugno, si disposero dall'angolo meridionale del tempio fino all'angolo settentrionale, davanti all'altare e al tempio e intorno al re. 12Allora Ioiada fece uscire il figlio del re, gli impose il diadema e le insegne; lo proclamò re e lo unse. Gli astanti batterono le mani ed esclamarono: "Viva il re!". 13Atalia, sentito il clamore delle guardie e del popolo, si diresse verso la moltitudine nel tempio. 14Guardò: ecco, il re stava presso la colonna secondo l'usanza; i capi e i trombettieri erano intorno al re, mentre tutto il popolo del paese esultava e suonava le trombe. Atalia si stracciò le vesti e gridò: "Tradimento, tradimento!". 15Il sacerdote Ioiada ordinò ai capi dell'esercito: "Fatela uscire tra le file e chiunque la segua sia ucciso di spada". Il sacerdote infatti aveva stabilito che non venisse uccisa nel tempio del Signore. 16Le misero le mani addosso ed essa raggiunse la reggia attraverso l'ingresso dei Cavalli e là fu uccisa. 17Ioiada concluse un'alleanza fra il Signore, il re e il popolo, con cui questi si impegnò a essere il popolo del Signore; ci fu anche un'alleanza fra il re e il popolo. 18Tutto il popolo del paese penetrò nel tempio di Baal e lo demolì, frantumandone gli altari e le immagini: uccisero dinanzi agli altari lo stesso Mattan, sacerdote di Baal. Il sacerdote Ioiada mise guardie intorno al tempio. 19Egli prese i capi di centinaia dei Carii e delle guardie e tutto il popolo del paese; costoro fecero scendere il re dal tempio e attraverso la porta delle Guardie lo condussero nella reggia, ove egli sedette sul trono regale. 20Tutto il popolo del paese fu in festa; la città restò tranquilla. Atalia fu uccisa con la spada nella reggia. 12 1Quando divenne re, Ioas aveva sette anni. 2Divenne re nell'anno settimo di Ieu e regnò quarant'anni in Gerusalemme. Sua madre, di Bersabea, si chiamava Sibia. 3Ioas fece ciò che è giusto agli occhi del Signore per tutta la sua vita, perché era stato educato dal sacerdote Ioiada. 4Ma non scomparvero le alture, infatti il popolo tuttora sacrificava e offriva incenso sulle alture. 5Ioas disse ai sacerdoti: "Tutto il denaro delle rendite sacre, che viene portato nel tempio del Signore, il denaro che uno versa per il proprio riscatto e tutto il denaro offerto spontaneamente al tempio, 6lo prendano i sacerdoti, ognuno dalla mano del proprio conoscente; con esso eseguiscano le riparazioni del tempio, ovunque appaiano necessarie". 7Ora nell'anno ventitré del re Ioas i sacerdoti non avevano ancora eseguito le riparazioni nel tempio. 8Il re Ioas convocò il sacerdote Ioiada e gli altri sacerdoti e disse loro: "Perché non avete restaurato il tempio? D'ora innanzi non ritirerete più il denaro dai vostri conoscenti, ma lo consegnerete per il restauro del tempio". 9I sacerdoti acconsentirono a non ricevere più il denaro dal popolo e a non curare il restauro del tempio. 10Il sacerdote Ioiada prese una cassa, vi fece un buco nel coperchio e la pose a lato dell'altare, a destra di chi entra nel tempio. I sacerdoti custodi della soglia depositavano ivi tutto il denaro portato al tempio. 11Quando vedevano che nella cassa c'era molto denaro, veniva il segretario del re, insieme con il sommo sacerdote, che riducevano in verghe e contavano il denaro trovato nel tempio. 12Consegnavano il denaro controllato nelle mani degli esecutori dei lavori nel tempio. Costoro lo distribuivano ai falegnami e ai muratori, che lavoravano nel tempio, 13ai muratori, ai tagliapietre, ai fornitori del legname e delle pietre da taglio per il restauro dei danni nel tempio, insomma per quanto era necessario per riparare il tempio. 14Ma con il denaro portato al tempio del Signore non si dovevano fare né coppe d'argento, né strumenti musicali, né coltelli, né vassoi, né trombe, insomma nessun oggetto d'oro o d'argento. 15Esso era consegnato solo agli esecutori dei lavori, che l'usavano per restaurare il tempio. 16Coloro nelle cui mani si rimetteva il denaro perché lo dessero agli esecutori dei lavori non dovevano renderne conto, perché la loro condotta ispirava fiducia. 17Il denaro dei sacrifici per il delitto e per il peccato non era destinato al tempio, ma era lasciato ai sacerdoti. 18In quel tempo Cazaèl re di Aram mosse guerra contro Gat e la conquistò. Allora Cazaèl si preparò ad assalire Gerusalemme. 19Ioas re di Giuda prese tutti gli oggetti consacrati da Giòsafat, da Ioram e da Acazia, suoi antenati, re di Giuda, e quelli consacrati da lui stesso, insieme con tutto l'oro trovato nei tesori del tempio e della reggia; egli mandò tutto ciò a Cazaèl re di Aram, che si allontanò da Gerusalemme. 20Le altre gesta di Ioas e tutte le sue azioni sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. 21I suoi ufficiali si sollevarono organizzando una congiura; uccisero Ioas a Bet-Millo, nella discesa verso Silla. 22Iozabàd figlio di Simeat e Iozabàd figlio di Somer, suoi ufficiali, lo colpirono ed egli morì. Lo seppellirono con i suoi padri nella città di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Amazia. 13 1Nell'anno ventitré di Ioas figlio di Acazia, re di Giuda, su Israele in Samaria divenne re Ioacaz figlio di Ieu, che regnò diciassette anni. 2Fece ciò che è male agli occhi del Signore; imitò il peccato con cui Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto peccare Israele, né mai se ne allontanò. 3L'ira del Signore divampò contro Israele e li mise nelle mani di Cazaèl re di Aram e di Ben-Hadàd figlio di Cazaèl, per tutto quel tempo. 4Ma Ioacaz placò il volto del Signore. Il Signore lo ascoltò, perché aveva visto come il re di Aram opprimeva gli Israeliti. 5Il Signore concesse un liberatore a Israele. Essi sfuggirono al potere di Aram; gli Israeliti poterono abitare nelle loro tende come prima. 6Ma essi non si allontanarono dal peccato che la casa di Geroboamo aveva fatto commettere a Israele; anzi lo ripeterono. Perfino il palo sacro rimase in piedi in Samaria. 7Pertanto, di tutte le truppe di Ioacaz il Signore lasciò soltanto cinquanta cavalli, dieci carri e diecimila fanti, perché li aveva distrutti il re di Aram, riducendoli come la polvere che si calpesta. 8Le altre gesta di Ioacaz, tutte le sue azioni e prodezze, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 9Ioacaz si addormentò con i suoi padri e fu sepolto in Samaria. Al suo posto divenne re suo figlio Ioas. 10Nell'anno trentasette di Ioas re di Giuda, su Israele in Samaria divenne re Ioas, figlio di Ioacaz, che regnò sedici anni. 11Fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò da tutti i peccati che Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto commettere a Israele, ma li ripeté. 12Le altre gesta di Ioas, tutte le sue azioni e prodezze, le guerre combattute con Amazia re di Giuda, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 13Ioas si addormentò con i suoi padri e sul suo trono salì Geroboamo. Ioas fu sepolto in Samaria insieme con i re di Israele. 14Quando Eliseo si ammalò della malattia di cui morì, Ioas re di Israele, sceso a visitarlo, scoppiò in pianto davanti a lui, dicendo: "Padre mio, padre mio, carro di Israele e sua cavalleria". 15Eliseo gli disse: "Prendi arco e frecce". Egli prese arco e frecce. 16Aggiunse al re di Israele: "Impugna l'arco". Quando il re l'ebbe impugnato, Eliseo mise la mano sulla mano del re, 17quindi disse: "Apri la finestra verso oriente". Aperta che fu la finestra, Eliseo disse: "Tira!". Ioas tirò. Eliseo disse: "Freccia vittoriosa per il Signore, freccia vittoriosa su Aram. Tu sconfiggerai, fino allo sterminio, gli Aramei in Afek". 18Eliseo disse: "Prendi le frecce". E quando quegli le ebbe prese, disse al re di Israele: "Percuoti con le tue frecce la terra" ed egli la percosse tre volte, poi si fermò. 19L'uomo di Dio s'indignò contro di lui e disse: "Avresti dovuto colpire cinque o sei volte; allora avresti sconfitto l'Aram fino allo sterminio; ora, invece, sconfiggerai l'Aram solo tre volte". 20Eliseo morì; lo seppellirono. All'inizio dell'anno nuovo irruppero nel paese alcune bande di Moab. 21Mentre seppellivano un uomo, alcuni, visto un gruppo di razziatori, gettarono il cadavere sul sepolcro di Eliseo e se ne andarono. L'uomo, venuto a contatto con le ossa di Eliseo, risuscitò e si alzò in piedi. 22Cazaèl re di Aram oppresse gli Israeliti finché visse Ioacaz. 23Alla fine il Signore si mostrò benevolo, ne ebbe compassione e tornò a favorirli a causa della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe; per questo non volle distruggerli né scacciarli davanti a sé, fino ad oggi. 24Cazaèl re di Aram morì. Al suo posto divenne re suo figlio Ben-Hadàd. 25Allora Ioas figlio di Ioacaz riprese a Ben-Hadàd, figlio di Cazaèl le città che Cazaèl aveva tolte con le armi a suo padre Ioacaz. Ioas lo sconfisse tre volte; così riconquistò le città di Israele. 14 1Nell'anno secondo di Ioas figlio di Ioacaz, re di Israele, divenne re Amazia figlio di Ioas, re di Giuda. 2Quando divenne re aveva venticinque anni; regnò ventinove anni in Gerusalemme. Sua madre era di Gerusalemme e si chiamava Ioaddain. 3Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore, ma non come Davide suo antenato: agì in tutto come suo padre Ioas. 4Solo non scomparvero le alture; il popolo ancora sacrificava e offriva incensi sulle alture. 5Quando il regno fu saldo nelle sue mani, uccise gli ufficiali che avevano assassinato il re suo padre. 6Ma non uccise i figli degli assassini, secondo quanto è scritto nel libro della legge di Mosè, ove il Signore prescrive: "I padri non moriranno per i figli né i figli per i padri, perché ognuno morirà per il suo peccato". 7Egli sconfisse gli Idumei nella Valle del sale, uccidendone diecimila. In tale guerra occupò Sela e la chiamò Iokteèl, come è chiamata fino ad oggi. 8Allora Amazia mandò messaggeri a Ioas figlio di Ioacaz, figlio di Ieu, re di Israele, per dirgli: "Su, guardiamoci in faccia". 9Ioas re di Israele fece rispondere ad Amazia re di Giuda: "Il cardo del Libano mandò a dire al cedro del Libano: Da' in moglie tua figlia a mio figlio. Ora passò una bestia selvatica del Libano e calpestò il cardo. 10Tu hai sconfitto Edom, per questo il tuo cuore ti ha reso altero. Sii glorioso, ma resta nella tua casa. Perché provocare una calamità? Potresti precipitare tu e Giuda con te". 11Amazia non lo ascoltò. Allora Ioas re di Israele si mise in marcia; si guardarono in faccia, lui e Amazia re di Giuda, in Bet-Sèmes, che appartiene a Giuda. 12Giuda fu sconfitto di fronte a Israele e ognuno fuggì nella propria tenda. 13Ioas re di Israele in Bet-Sèmes fece prigioniero Amazia re di Giuda figlio di Ioas, figlio di Acazia. Quindi, andato in Gerusalemme, ne demolì le mura dalla porta di Èfraim fino alla porta dell'Angolo per quattrocento cubiti. 14Prese tutto l'oro e l'argento e tutti gli oggetti trovati nel tempio e nei tesori della reggia, insieme con gli ostaggi, e tornò in Samaria. 15Le altre gesta di Ioas, le sue azioni, le sue prodezze e le sue guerre con Amazia re di Giuda sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 16Ioas si addormentò con i suoi padri; fu sepolto in Samaria vicino ai re di Israele. Al suo posto divenne re suo figlio Geroboamo. 17Amazia figlio di Ioas, re di Giuda, dopo la morte di Ioas figlio di Ioacaz, re di Israele, visse quindici anni. 18Le altre gesta di Amazia sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. 19Contro di lui si ordì una congiura in Gerusalemme. Egli fuggì a Lachis; lo fecero inseguire fino a Lachis e là l'uccisero. 20Trasportato su dei cavalli, fu sepolto con i suoi padri nella città di Davide. 21Tutto il popolo di Giuda prese Azaria, che aveva sedici anni, e lo proclamò re al posto di suo padre Amazia. 22Egli fortificò Elat, da lui riconquistata a Giuda dopo che il re si era addormentato con i suoi padri. 23Nell'anno quindici di Amazia figlio di Ioas, re di Giuda, in Samaria divenne re Geroboamo figlio di Ioas, re di Israele, per quarantun anni. 24Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò da nessuno dei peccati che Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto commettere a Israele. 25Egli ristabilì i confini di Israele dall'ingresso di Amat fino al mare dell'Araba secondo la parola del Signore Dio di Israele, pronunziata per mezzo del suo servo il profeta Giona figlio di Amittai, di Gat-Chefer, 26perché il Signore aveva visto l'estrema miseria di Israele, in cui non c'era più né schiavo né libero, né chi lo potesse soccorrere. 27Egli che aveva deciso di non far scomparire il nome di Israele sotto il cielo, li liberò per mezzo di Geroboamo figlio di Ioas. 28Le altre gesta di Geroboamo, le sue azioni e le sue prodezze in guerra, la sua riconquista di Damasco e di Amat in favore di Israele, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 29Geroboamo si addormentò con i suoi padri; fu sepolto in Samaria con i re di Israele. Al suo posto divenne re suo figlio Zaccaria. 15 1Nell'anno ventisette di Geroboamo re di Israele, divenne re Azaria figlio di Amazia, re di Giuda. 2Quando divenne re aveva sedici anni; regnò in Gerusalemme cinquantadue anni. Sua madre era di Gerusalemme e si chiamava Iecolia. 3Fece ciò che è retto agli occhi del Signore, secondo quanto fece Amazia sua padre. 4Ma non scomparvero le alture. Il popolo ancora sacrificava e offriva incenso sulle alture. 5Il Signore colpì con la lebbra il re, che rimase lebbroso fino al giorno della sua morte in una casa appartata. Iotam figlio del re dirigeva la reggia e governava il popolo del paese. 6Le altre gesta di Azaria, tutte le sue azioni, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. 7Azaria si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Iotam. 8Nell'anno trentotto di Azaria re di Giuda, in Samaria divenne re d'Israele per sei mesi Zaccaria, figlio di Geroboamo. 9Fece ciò che è male agli occhi del Signore, come l'avevano fatto i suoi padri; non si allontanò dai peccati che Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto commettere a Israele. 10Ma Sallùm figlio di Iabes congiurò contro di lui, lo assalì in Ibleam, lo uccise e regnò al suo posto. 11Le altre gesta di Zaccaria, ecco, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 12Così si avverò la parola che il Signore aveva predetta a Ieu quando disse: "I tuoi figli siederanno sul trono di Israele fino alla quarta generazione". E avvenne proprio così. 13Sallùm figlio di Iabes divenne re nell'anno trentanove di Ozia re di Giuda; regnò un mese in Samaria. 14Da Tirza avanzò Menachem figlio di Gadi, entrò in Samaria e sconfisse Sallùm, figlio di Iabes, l'uccise e divenne re al suo posto. 15Le altre gesta di Sallùm e la congiura da lui organizzata, ecco, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 16In quel tempo Menachem, venendo da Tirza, espugnò Tifsach, uccise tutti i suoi abitanti e devastò tutto il suo territorio, perché non gli avevano aperto le porte e fece sventrare tutte le donne incinte. 17Nell'anno trentanove di Azaria re di Giuda, Menachem figlio di Gadi divenne re d'Israele e regnò dieci anni in Samaria. 18Fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò dai peccati che Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto commettere a Israele. Durante il suo regno 19Pul re d'Assiria invase il paese. Menachem diede a Pul mille talenti d'argento perché l'aiutasse a consolidare la regalità. 20Menachem impose una tassa, per quel denaro, su Israele, sulle persone facoltose, sì da poterlo dare al re d'Assiria; da ognuno richiese cinquanta sicli. Così il re d'Assiria se ne andò e non rimase là nel paese. 21Le altre gesta di Menachem e tutte le sue azioni, ecco, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 22Menachem si addormentò con i suoi padri e al suo posto divenne re suo figlio Pekachia. 23Nell'anno cinquanta di Azaria re di Giuda, divenne re Pekachia figlio di Menachem su Israele in Samaria; regnò due anni. 24Fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò dai peccati che Geroboamo, figlio di Nebàt, aveva fatto commettere a Israele. 25Contro di lui congiurò Pekach figlio di Romelia, suo scudiero. L'uccise in Samaria nella torre della reggia insieme ad Argob e ad Arie e aveva con sé cinquanta uomini di Gàlaad; l'uccise e si proclamò re al suo posto. 26Le altre gesta di Pekachia e tutte le sue azioni, ecco, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 27Nell'anno cinquanta di Azaria re di Giuda, divenne re Pekach figlio di Romelia su Israele in Samaria; regnò vent'anni. 28Fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò dai peccati che Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto commettere a Israele. 29Al tempo di Pekach re di Israele, venne Tiglat-Pilèzer re di Assiria, che occupò Ijjon, Abel-Bet-Maaca, Ianoach, Kedes, Cazor, Gàlaad e la Galilea e tutto il territorio di néftali, deportandone la popolazione in Assiria. 30Contro Pekach figlio di Romelia ordì una congiura Osea figlio di Ela, che lo assalì e lo uccise, divenendo re al suo posto, nell'anno venti di Iotam figlio di Ozia. 31Le altre gesta di Pekach e tutte le sue azioni, ecco sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. 32Nell'anno secondo di Pekach figlio di Romelia, re di Israele, divenne re Iotam figlio di Ozia, re di Giuda. 33Quando divenne re, aveva venticinque anni; regnò sedici anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Ierusa figlia di Zadòk. 34Fece ciò che è retto agli occhi del Signore, imitando in tutto la condotta di Ozia suo padre. 35Ma non scomparvero le alture; il popolo ancora sacrificava e offriva incenso sulle alture. Egli costruì la porta superiore del tempio. 36Le altre gesta di Iotam, le sue azioni, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. 37In quel tempo il Signore cominciò a mandare contro Giuda Rezin re di Aram e Pekach figlio di Romelia. 38Iotam si addormentò con i suoi padri, fu sepolto con essi nella città di Davide suo antenato e al suo posto divenne re suo figlio Acaz. 16 1Nell'anno diciassette di Pekach figlio di Romelia, divenne re Acaz figlio di Iotam, re di Giuda. 2Quando divenne re, aveva vent'anni; regnò sedici anni in Gerusalemme. Non fece ciò che è retto agli occhi del Signore suo Dio, come Davide suo antenato. 3Camminò sulla strada dei re di Israele; fece perfino passare per il fuoco suo figlio, secondo gli abomini dei popoli che il Signore aveva scacciati di fronte agli Israeliti. 4Sacrificava e bruciava incenso sulle alture, sui colli e sotto ogni albero verde. 5In quel tempo marciarono contro Gerusalemme Rezin re di Aram, e Pekach figlio di Romelia, re di Israele; l'assediarono, ma non riuscirono a espugnarla. 6Ma il re di Edom approfittò di quella occasione per riconquistare Elat e unirla al suo regno; ne scacciò i Giudei e tornarono ad abitarvi gli Idumei fino ad oggi. 7Acaz mandò messaggeri a Tiglat-Pilèzer re di Assiria, per dirgli: "Io sono tuo servo e tuo figlio; vieni, liberami dalla mano del re di Aram e dalla mano del re di Israele, che sono insorti contro di me". 8Acaz, preso l'argento e l'oro che si trovava nel tempio e nei tesori della reggia, lo mandò in dono al re di Assiria. 9Il re di Assur lo ascoltò e assalì Damasco e la prese, ne deportò la popolazione a Kir e uccise Rezin. 10Il re Acaz andò incontro a Tiglat-Pilèzer re di Assiria in Damasco e, visto l'altare che si trovava in Damasco, il re Acaz mandò al sacerdote Uria il disegno dell'altare e il suo piano secondo il lavoro. 11Il sacerdote Uria costruì l'altare, prima che il re Acaz tornasse da Damasco, facendolo proprio identico a quello che il re Acaz gli aveva mandato da Damasco. 12Tornato da Damasco, il re vide l'altare, vi si avvicinò, vi salì, 13vi bruciò l'olocausto e l'offerta, vi versò la libazione e vi sparse il sangue dei sacrifici di comunione collocati sull'altare. 14Separò l'altare di bronzo, che era di fronte al Signore, dalla fronte del tempio, ossia dal punto fra l'altare e il tempio, e lo pose al fianco del nuovo altare verso settentrione. 15Il re Acaz ordinò al sacerdote Uria: "Sull'altare grande brucerai l'olocausto del mattino, l'offerta della sera, l'olocausto del re e la sua offerta, l'olocausto di tutto il popolo del paese, la sua offerta e le sue libazioni, vi verserai sopra tutto il sangue dell'olocausto e tutto il sangue dei sacrifici di comunione; circa l'altare di bronzo io deciderò". 16Il sacerdote Uria eseguì a puntino l'ordine di Acaz. 17Il re Acaz smontò le basi, da cui rimosse le doghe e tolse i bacini. Fece scendere il grande bacino dai buoi di bronzo che lo sostenevano e lo collocò sul pavimento di pietre. 18In considerazione del re d'Assiria egli eliminò anche il portico del sabato, che era stato costruito nel tempio, e l'ingresso esterno del re. 19Le altre gesta di Acaz, le sue azioni, ecco, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. 20Acaz si addormentò con i suoi padri; fu sepolto nella città di Davide e al suo posto divenne re suo figlio Ezechia. 17 1Nell'anno decimosecondo di Acaz re di Giuda divenne re in Samaria su Israele Osea figlio di Ela, il quale regnò nove anni. 2Fece ciò che è male agli occhi del Signore, ma non come i re di Israele che erano stati prima di lui. 3Contro di lui marciò Salmanassar re d'Assiria; Osea divenne suo vassallo e gli pagò un tributo. 4Poi però il re d'Assiria scoprì una congiura di Osea, che aveva inviato messaggeri a So re d'Egitto e non spediva più il tributo al re d'Assiria, come faceva prima, ogni anno. Perciò il re d'Assiria lo fece imprigionare e lo chiuse in carcere. 5Il re d'Assiria invase tutto il paese, andò in Samaria e l'assediò per tre anni. 6Nell'anno nono di Osea il re d'Assiria occupò Samaria, deportò gli Israeliti in Assiria, destinandoli a Chelach, alla zona intorno a Cabor, fiume del Gozan, e alle città della Media. 7Ciò avvenne perché gli Israeliti avevano peccato contro il Signore loro Dio, che li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, liberandoli dal potere del faraone re d'Egitto; essi avevano temuto altri dèi. 8Avevano seguito le pratiche delle popolazioni distrutte dal Signore all'arrivo degli Israeliti e quelle introdotte dai re di Israele. 9Gli Israeliti avevano proferito contro il Signore loro Dio cose non giuste e si erano costruiti alture in tutte le loro città, dai più piccoli villaggi alle fortezze. 10Avevano eretto stele e pali sacri su ogni alto colle e sotto ogni albero verde. 11Ivi avevano bruciato incenso, come le popolazioni che il Signore aveva disperso alla loro venuta; avevano compiuto azioni cattive, irritando il Signore. 12Avevano servito gli idoli, dei quali il Signore aveva detto: "Non farete una cosa simile!". 13Eppure il Signore, per mezzo di tutti i suoi profeti e dei veggenti, aveva ordinato a Israele e a Giuda: "Convertitevi dalle vostre vie malvage e osservate i miei comandi e i miei decreti secondo ogni legge, che io ho imposta ai vostri padri e che ho fatto dire a voi per mezzo dei miei servi, i profeti". 14Ma essi non ascoltarono, anzi indurirono la nuca rendendola simile a quella dei loro padri, i quali non avevano creduto al Signore loro Dio. 15Rigettarono i suoi decreti e le alleanze che aveva concluse con i loro padri, e le testimonianze che aveva loro date; seguirono le vanità e diventarono anch'essi fatui, a imitazione dei popoli loro vicini, dei quali il Signore aveva comandato di non imitare i costumi. 16Abbandonarono tutti i comandi del Signore loro Dio; si eressero i due vitelli in metallo fuso, si prepararono un palo sacro, si prostrarono davanti a tutta la milizia celeste e venerarono Baal. 17Fecero passare i loro figli e le loro figlie per il fuoco; praticarono la divinazione e gli incantesimi; si vendettero per compiere ciò che è male agli occhi del Signore, provocandolo a sdegno. 18Per questo il Signore si adirò molto contro Israele e lo allontanò dalla sua presenza e non rimase se non la sola tribù di Giuda. 19Ma neppure quelli di Giuda osservarono i comandi del Signore loro Dio, ma piuttosto seguirono le usanze fissate da Israele. 20Il Signore, perciò, rigettò tutta la discendenza di Israele; li umiliò e li mise in balìa di briganti, finché non li scacciò dalla sua presenza. 21Difatti, quando Israele fu strappato dalla casa di Davide, e proclamò re Geroboamo, figlio di Nebàt, questi allontanò Israele dal seguire il Signore e gli fece commettere un grande peccato. 22Gli Israeliti imitarono in tutto il peccato commesso da Geroboamo; non se ne allontanarono, 23finché il Signore allontanò Israele dalla sua presenza, come aveva preannunziato per mezzo di tutti i suoi servi, i profeti; fece deportare Israele dal suo paese in Assiria, dove è fino ad oggi. 24Il re d'Assiria mandò gente da Babilonia, da Cuta, da Avva, da Amat e da Sefarvàim e la sistemò nelle città della Samaria invece degli Israeliti. E quelli presero possesso della Samaria e si stabilirono nelle sue città. 25All'inizio del loro insediamento non temevano il Signore ed Egli inviò contro di loro dei leoni, che ne fecero strage. 26Allora dissero al re d'Assiria: "Le genti che tu hai trasferite e insediate nelle città della Samaria non conoscono la religione del Dio del paese ed Egli ha mandato contro di loro dei leoni, i quali ne fanno strage, perché quelle non conoscono la religione del Dio del paese". 27Il re d'Assiria ordinò: "Mandatevi qualcuno dei sacerdoti che avete deportati di lì: vada, vi si stabilisca e insegni la religione del Dio del paese". 28Venne uno dei sacerdoti deportati da Samaria che si stabilì a Betel e insegnò loro come temere il Signore. 29Tuttavia ciascuna nazione si fabbricò i suoi dèi e li mise nei templi delle alture costruite dai Samaritani, ognuna nella città ove dimorava. 30Gli uomini di Babilonia si fabbricarono Succot-Benòt; gli uomini di Cuta si fabbricarono Nergal; gli uomini di Amat si fabbricarono Asima. 31Quelli di Avva si fabbricarono Nibcaz e Tartach; quelli di Sefarvàim bruciavano nel fuoco i propri figli in onore di Adram-Mèlech e di Anam-Mèlech, dèi di Sefarvàim. 32Venerarono anche il Signore; si scelsero i sacerdoti delle alture, presi qua e là, e li collocavano nei templi delle alture. 33Temevano il Signore e servivano i loro dèi secondo gli usi delle popolazioni, dalle quali provenivano i deportati. 34Fino ad oggi essi seguono questi usi antichi: non venerano il Signore e non agiscono secondo i suoi statuti e i suoi decreti né secondo la legge e il comando che il Signore ha dato ai figli di Giacobbe, che chiamò Israele. 35Il Signore aveva concluso con loro un'alleanza e aveva loro ordinato: "Non venerate altri dèi, non prostratevi davanti a loro, non serviteli e non sacrificate a loro, 36ma temete il Signore, che vi ha fatti uscire dal paese d'Egitto con grande potenza e con braccio teso: davanti a lui solo prostratevi e a lui offrite sacrifici. 37Osserverete gli statuti, i decreti, la legge e il comando che egli vi ha prescritti, mettendoli in pratica sempre; non venererete divinità straniere. 38Non vi dimenticherete dell'alleanza conclusa con voi e non venererete divinità straniere, 39ma venererete soltanto il Signore vostro Dio, che vi libererà dal potere di tutti i vostri nemici". 40Essi però non ascoltarono: agirono sempre secondo i loro antichi costumi. 41Così quelle genti temevano il Signore e servivano i loro idoli; i loro figli e nipoti continuano a fare oggi come hanno fatto i loro padri. 18 1Nell'anno terzo di Osea figlio di Ela, re di Israele, divenne re Ezechia figlio di Acaz, re di Giuda. 2Quando egli divenne re, aveva venticinque anni; regnò ventinove anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Abi, figlia di Zaccaria. 3Fece ciò che è retto agli occhi del Signore, secondo quanto aveva fatto Davide suo antenato. 4Egli eliminò le alture e frantumò le stele, abbatté il palo sacro e fece a pezzi il serpente di bronzo, eretto da Mosè; difatti fino a quel tempo gli Israeliti gli bruciavano incenso e lo chiamavano Necustan. 5Egli confidò nel Signore, Dio di Israele. Fra tutti i re di Giuda nessuno fu simile a lui, né fra i suoi successori né fra i suoi predecessori. 6Attaccato al Signore, non se ne allontanò; osservò i decreti che il Signore aveva dati a Mosè. 7Il Signore fu con Ezechia e questi riuscì in tutte le iniziative. Egli si ribellò al re d'Assiria e non gli fu sottomesso. 8Sconfisse i Filistei fino a Gaza e ai suoi confini, dal più piccolo villaggio fino alle fortezze. 9Nell'anno quarto del re Ezechia, cioè l'anno settimo di Osea figlio di Ela, re di Israele, Salmanassar re di Assiria marciò contro Samaria e la assediò. 10Dopo tre anni la prese; nell'anno sesto di Ezechia, cioè l'anno nono di Osea re di Israele, Samaria fu presa. 11Il re d'Assiria deportò gli Israeliti in Assiria, destinandoli a Chelach, al Cabor, fiume del Gozan, e alle città della Media. 12Ciò accadde perché quelli non avevano ascoltato la voce del Signore loro Dio e ne avevano trasgredito l'alleanza e non avevano ascoltato né messo in pratica quanto aveva loro comandato Mosè, servo di Dio. 13Nell'anno quattordici del re Ezechia, Sennàcherib re di Assiria assalì e prese tutte le fortezze di Giuda. 14Ezechia, re di Giuda, mandò a dire al re d'Assiria in Lachis: "Ho peccato; allontànati da me e io sopporterò quanto mi imporrai". Il re di Assiria impose a Ezechia re di Giuda trecento talenti d'argento e trenta talenti d'oro. 15Ezechia consegnò tutto il denaro che si trovava nel tempio e nei tesori della reggia. 16In quel tempo Ezechia staccò dalle porte del tempio del Signore e dagli stipiti l'oro, di cui egli stesso re di Giuda li aveva rivestiti, e lo diede al re d'Assiria. 17Il re d'Assiria mandò il tartan, il capo delle guardie e il gran coppiere da Lachis a Gerusalemme, al re Ezechia, con un grande esercito. Costoro salirono e giunsero a Gerusalemme; si fermarono al canale della piscina superiore, sulla strada del campo del lavandaio. 18Essi chiesero del re e incontro a loro vennero Eliakìm figlio di Chelkia, il maggiordomo, Sebna lo scriba e Ioach figlio di Asaf, l'archivista. 19Il gran coppiere disse loro: "Riferite a Ezechia: Dice il gran re, il re d'Assiria: Che fiducia è quella su cui ti appoggi? 20Pensi forse che la semplice parola possa sostituire il consiglio e la forza nella guerra? Ora, in chi confidi ribellandoti a me? 21Ecco, tu confidi su questo sostegno di canna spezzata, che è l'Egitto, che penetra nella mano, forandola, a chi vi si appoggia; tale è il faraone re di Egitto per chiunque confida in lui. 22Se mi dite: Noi confidiamo nel Signore nostro Dio, non è forse quello stesso del quale Ezechia distrusse le alture e gli altari, ordinando alla gente di Giuda e di Gerusalemme: Vi prostrerete soltanto davanti a questo altare in Gerusalemme? 23Ora vieni al mio signore, re d'Assiria; io ti darò duemila cavalli, se potrai procurarti cavalieri per essi. 24Come potresti fare retrocedere uno solo dei più piccoli servi del mio signore? Eppure tu confidi nell'Egitto per i carri e i cavalieri. 25Ora, non è forse secondo il volere del Signore che io sono venuto contro questo paese per distruggerlo? Il Signore mi ha detto: Va' contro questo paese e distruggilo". 26Eliakìm figlio di Chelkia, Sebna e Ioach risposero al gran coppiere: "Parla, ti prego, ai tuoi servi in aramaico, perché noi lo comprendiamo; non parlare in ebraico, mentre il popolo che è sulle mura ascolta". 27Il gran coppiere replicò: "Forse io sono stato inviato al tuo signore e a te dal mio signore per pronunziare tali parole e non piuttosto agli uomini che stanno sulle mura, i quali saranno ridotti a mangiare i loro escrementi e a bere la loro urina con voi?". 28Il gran coppiere allora si alzò e gridò a gran voce in ebraico: "Udite la parola del gran re, del re d'Assiria: 29Dice il re: Non vi inganni Ezechia, poiché non potrà liberarvi dalla mia mano. 30Ezechia non vi induca a confidare nel Signore, dicendo: Certo, il Signore ci libererà, questa città non sarà messa nelle mani del re d'Assiria. 31Non ascoltate Ezechia, poiché dice il re d'Assiria: Fate la pace con me e arrendetevi; allora ognuno potrà mangiare i frutti della sua vigna e dei suoi fichi, ognuno potrà bere l'acqua della sua cisterna, 32finché io non venga per condurvi in un paese come il vostro, in un paese che produce frumento e mosto, in un paese ricco di pane e di vigne, in un paese di ulivi e di miele; voi vivrete e non morirete. Non ascoltate Ezechia che vi inganna, dicendovi: Il Signore ci libererà! 33Forse gli dèi delle nazioni hanno liberato ognuno il proprio paese dalla mano del re d'Assiria? 34Dove sono gli dèi di Amat e di Arpad? Dove sono gli dèi di Sefarvàim, di Ena e di Ivva? Hanno essi forse liberato Samaria dalla mia mano? 35Quali mai, fra tutti gli dèi di quelle nazioni, hanno liberato il loro paese dalla mia mano? Potrà forse il Signore liberare Gerusalemme dalla mia mano?". 36Quelli tacquero e non gli risposero neppure una parola, perché l'ordine del re era: "Non rispondete loro". 37Eliakìm figlio di Chelkia, il maggiordomo, Sebna lo scriba e Ioach figlio di Asaf, l'archivista, si presentarono a Ezechia con le vesti stracciate e gli riferirono le parole del gran coppiere. 19 1Quando udì, il re Ezechia si lacerò le vesti, si coprì di sacco e andò nel tempio. 2Quindi mandò Eliadìm, il maggiordomo, Sebna lo scriba e gli anziani dei sacerdoti coperti di sacco dal profeta Isaia figlio di Amoz, 3perché gli dicessero: "Dice Ezechia: Giorno di angoscia, di castigo e di vergogna è questo, poiché i bambini giungono al punto di venire alla luce, ma manca alla partoriente la forza di partorire. 4Forse il Signore tuo Dio ha udito le parole del gran coppiere, che il re d'Assiria suo signore ha inviato a insultare il Dio vivente e lo castigherà per le parole che il Signore tuo Dio ha udito. Innalza ora una preghiera per quelli che ancora sopravvivono". 5Così i ministri del re Ezechia andarono da Isaia. 6Disse loro Isaia: "Riferite al vostro padrone: Dice il Signore: Non temere le cose che hai udite e con le quali i servitori del re d'Assiria mi hanno ingiuriato. 7Ecco io manderò in lui uno spirito tale che egli, appena avrà udito una notizia, ritornerà nel suo paese e nel suo paese io lo farò perire di spada". 8Il gran coppiere ritornò e trovò il re d'Assiria che assaliva Libna, poiché aveva saputo che si era allontanato da Lachis. 9Appena Sennàcherib seppe che Tiraca re di Etiopia era uscito per muovergli guerra, inviò di nuovo messaggeri a Ezechia per dirgli: 10"Direte a Ezechia, re di Giuda: Non ti inganni il Dio in cui confidi, dicendoti: Gerusalemme non sarà consegnata nelle mani del re d'Assiria. 11Ecco, tu sai ciò che hanno fatto i re di Assiria in tutti i paesi che votarono allo sterminio. Soltanto tu ti salveresti? 12Gli dèi delle nazioni che i miei padri distrussero hanno forse salvato quelli di Gozan, di Carran, di Rezef e le genti di Eden in Telassàr? 13Dove sono il re di Amat e il re di Arpad e il re della città di Sefarvàim, di Ena e di Ivva?". 14Ezechia prese la lettera dalle mani dei messaggeri e la lesse, poi salì al tempio e, svolgendo lo scritto davanti al Signore, 15pregò: "Signore Dio di Israele, che siedi sui cherubini, tu solo sei Dio per tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra. 16Porgi, Signore, l'orecchio e ascolta; apri, Signore, gli occhi e vedi; ascolta tutte le parole che Sennàcherib ha fatto dire per insultare il Dio vivente. 17È vero, o Signore, che i re d'Assiria hanno devastato tutte le nazioni e i loro territori; 18hanno gettato i loro dèi nel fuoco; quelli però, non erano dèi, ma solo opera delle mani d'uomo, legno e pietra; perciò li hanno distrutti. 19Ora, Signore nostro Dio, liberaci dalla sua mano, perché sappiano tutti i regni della terra che tu sei il Signore, il solo Dio". 20Allora Isaia figlio di Amoz mandò a dire a Ezechia: "Dice il Signore, Dio di Israele: Ho udito quanto hai chiesto nella tua preghiera riguardo a Sennàcherib re d'Assiria. 21Questa è la parola che il Signore ha pronunziato contro di lui: Ti disprezza, ti deride la vergine figlia di Sion. Dietro a te scuote il capo la figlia di Gerusalemme. 22Chi hai insultato e schernito? Contro chi hai alzato la voce e hai elevato, superbo, i tuoi occhi? Contro il Santo di Israele! 23Per mezzo dei tuoi messaggeri hai insultato il Signore e hai detto: Con i miei carri numerosi sono salito in cima ai monti, sugli estremi gioghi del Libano: ne ho tagliato i cedri più alti, i suoi cipressi più belli; sono penetrato nel suo angolo più remoto, nella sua foresta lussureggiante. 24Io ho scavato e bevuto acque straniere; ho fatto inaridire con la pianta dei miei piedi tutti i torrenti d'Egitto. 25Non hai forse udito? Da tempo ho preparato questo; da giorni remoti io l'ho progettato; ora lo eseguisco. Era deciso che tu riducessi un cumulo di rovine le città fortificate; 26i loro abitanti impotenti erano spaventati e confusi, erano come l'erba dei campi, come una giovane pianta verde, come l'erba dei tetti, bruciata dal vento d'oriente. 27Ti sieda, esca o rientri, io ti conosco. 28Siccome infuri contro di me e la tua arroganza è salita ai miei orecchi, ti porrò il mio anello alle narici e il mio morso alle labbra; ti farò tornare per la strada, per la quale sei venuto. 29Questo ti serva come segno: si mangi quest'anno il frutto dei semi caduti, nell'anno prossimo ciò che nasce da sé, nel terzo anno semineranno e mieteranno, pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto. 30Il resto della casa di Giuda che scamperà continuerà a mettere radici di sotto e a dar frutto in alto. 31Poiché da Gerusalemme uscirà il resto, dal monte Sion il residuo. Lo zelo del Signore farà ciò. 32Perciò dice il Signore contro il re d'Assiria: Non entrerà in questa città e non vi lancerà una freccia, non l'affronterà con scudi e non vi costruirà terrapieno. 33Ritornerà per la strada per cui è venuto; non entrerà in questa città. Oracolo del Signore. 34Proteggerò questa città per salvarla, per amore di me e di Davide mio servo". 35Ora in quella notte l'angelo del Signore scese e percosse nell'accampamento degli Assiri centottantacinquemila uomini. Quando i superstiti si alzarono al mattino, ecco, quelli erano tutti morti. 36Sennàcherib re d'Assiria levò le tende, fece ritorno e rimase a Ninive. 37Mentre pregava nel tempio di Nisroch suo dio, Adram-Mèlech e Sarèzer suoi figli l'uccisero di spada, mettendosi quindi al sicuro nel paese di Ararat. Al suo posto divenne re suo figlio Assarhàddon. 20 1In quei giorni Ezechia si ammalò mortalmente. Il profeta Isaia figlio di Amoz si recò da lui e gli parlò: "Dice il Signore: Da' disposizioni per la tua casa, perché morirai e non guarirai". 2Ezechia allora voltò la faccia verso la parete e pregò il Signore: 3"Su, Signore, ricordati che ho camminato davanti a te con fedeltà e con cuore integro e ho compiuto ciò che a te sembra bene". Ed Ezechia fece un gran pianto. 4Prima che Isaia uscisse dal cortile centrale, il Signore gli disse: 5"Torna indietro e riferisci a Ezechia, principe del mio popolo: Dice il Signore, Dio di Davide tuo padre: Ho udito la tua preghiera e visto le tue lacrime; ecco io ti guarirò; il terzo giorno salirai al tempio. 6Aggiungerò alla durata della tua vita quindici anni. Libererò te e questa città dalla mano del re d'Assiria; proteggerò questa città per amore di me e di Davide mio servo". 7Isaia disse: "Prendete un impiastro di fichi". Lo presero e lo posero sull'ulcera e il re guarì. 8Ezechia disse a Isaia: "Qual è il segno che il Signore mi guarirà e che, il terzo giorno, salirò al tempio?". 9Isaia rispose: "Da parte del Signore questo ti sia come segno che il Signore manterrà la promessa, fatta a te: Vuoi che l'ombra avanzi di dieci gradi oppure che retroceda di dieci gradi?". 10Ezechia disse: "È facile che l'ombra si allunghi di dieci gradi, non però che torni indietro di dieci gradi". 11Il profeta Isaia invocò il Signore e l'ombra tornò indietro per i dieci gradi che essa aveva già scorsi sulla meridiana di Acaz. 12In quel tempo Merodak-Baladan figlio di Baladan, re di Babilonia, mandò lettere e doni a Ezechia, perché aveva saputo che Ezechia era stato malato. 13Ezechia gioì al loro arrivo. Egli mostrò agli inviati tutta la camera del suo tesoro, l'argento e l'oro, gli aromi e l'olio fino, il suo arsenale e quanto si trovava nei suoi magazzini; non ci fu nulla che Ezechia non mostrasse nella reggia e in tutto il suo regno. 14Allora il profeta Isaia si presentò al re Ezechia e gli domandò: "Che hanno detto quegli uomini e da dove sono venuti a te?". Ezechia rispose: "Sono venuti da una regione lontana, da Babilonia". 15Quegli soggiunse: "Che cosa han visto nella tua reggia?". Ezechia rispose: "Hanno visto quanto si trova nella mia reggia; non c'è nulla nei miei magazzini che io non abbia mostrato loro". 16Allora Isaia disse a Ezechia: "Ascolta la parola del Signore! 17Ecco giorni verranno in cui quanto si trova nella tua reggia e quanto hanno accumulato i tuoi antenati fino ad oggi verrà portato in Babilonia; non vi resterà nulla, dice il Signore. 18Dei figli, che da te saranno nati e che tu avrai generato, alcuni saranno presi e saranno eunuchi nella reggia di Babilonia". 19Ezechia disse a Isaia: "Buona è la parola del Signore, che mi hai riferita". Egli pensava: "Perché no? Almeno vi saranno pace e sicurezza durante la mia vita". 20Le altre gesta di Ezechia, tutte le sue prodezze, la costruzione della piscina e del canale, con cui portò l'acqua nella città, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. 21Ezechia si addormentò con i suoi padri. Al suo posto divenne re suo figlio Manàsse. 21 1Quando divenne re, Manàsse aveva dodici anni; regnò cinquantacinque anni in Gerusalemme; sua madre si chiamava Chefziba. 2Fece ciò che è male agli occhi del Signore, imitando gli abomini delle popolazioni sterminate già dal Signore all'arrivo degli Israeliti. 3Ricostruì le alture demolite dal padre Ezechia, eresse altari a Baal, innalzò un palo sacro, come l'aveva fatto Acab, re di Israele. Si prostrò davanti a tutta la milizia del cielo e la servì. 4Costruì altari nel tempio riguardo al quale il Signore aveva detto: "In Gerusalemme porrò il mio nome". 5Costruì altari a tutta la milizia del cielo nei due cortili del tempio. 6Fece passare suo figlio per il fuoco, praticò la divinazione e la magìa, istituì i negromanti e gli indovini. Compì in tante maniere ciò che è male agli occhi del Signore, da provocare il suo sdegno. 7Collocò l'immagine di Asera, da lui fatta fare, nel tempio, riguardo al quale il Signore aveva detto a Davide e al figlio Salomone: "In questo tempio e in Gerusalemme, che mi sono scelta fra tutte le tribù di Israele, porrò il mio nome per sempre. 8Non sopporterò più che il piede degli Israeliti vada errando lontano dal paese che io ho dato ai loro padri, purché procurino di eseguire quanto ho comandato loro e tutta la legge, che ha imposto loro il mio servo Mosè". 9Ma essi non ascoltarono. Manàsse li spinse ad agire peggio delle popolazioni sterminate dal Signore alla venuta degli Israeliti. 10Allora il Signore disse per mezzo dei suoi servi i profeti: 11"Poiché Manàsse re di Giuda ha compiuto tali abomini, peggiori di tutti quelli commessi dagli Amorrei prima di lui, e ha indotto a peccare anche Giuda per mezzo dei suoi idoli, 12per questo dice il Signore Dio di Israele: Eccomi, mando su Gerusalemme e su Giuda una tale sventura da far rintronare gli orecchi di chi l'udrà. 13Stenderò su Gerusalemme la cordicella di Samaria e il piombino della casa di Acab; asciugherò Gerusalemme come si asciuga un piatto, che si asciuga e si rovescia. 14Rigetterò il resto della mia eredità; li metterò nelle mani dei loro nemici; diventeranno preda e bottino di tutti i loro nemici, 15perché hanno fatto ciò che è male ai miei occhi e mi hanno provocato a sdegno da quando i loro padri uscirono dall'Egitto fino ad oggi". 16Manàsse versò anche sangue innocente in grande quantità fino a riempirne Gerusalemme da un'estremità all'altra, oltre i peccati che aveva fatto commettere a Giuda, facendo ciò che è male agli occhi del Signore. 17Le altre gesta di Manàsse, tutte le sue azioni e le colpe commesse, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. 18Manàsse si addormentò con i suoi padri; fu sepolto nel giardino di casa sua, nel giardino di Uzza. Al suo posto divenne re suo figlio Amon. 19Quando divenne re, Amon aveva ventidue anni; regnò due anni in Gerusalemme. Sua madre, di Iotba, si chiamava Meshullemet figlia di Caruz. 20Fece ciò che è male agli occhi del Signore, come l'aveva fatto il padre Manàsse. 21Camminò su tutte le strade su cui aveva camminato il padre e servì gli idoli che suo padre aveva servito e si prostrò davanti ad essi. 22Abbandonò il Signore, Dio dei suoi padri, e non seguì la via del Signore. 23Contro Amon congiurarono i suoi ufficiali, che uccisero il re nel suo palazzo. 24Ma il popolo del paese uccise quanti avevano congiurato contro il re Amon. Il medesimo popolo proclamò re al suo posto il figlio Giosia. 25Le altre gesta di Amon, le sue azioni, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. 26Lo seppellirono nel suo sepolcro, nel giardino di Uzza. Al suo posto divenne re suo figlio Giosia. 22 1Quando divenne re, Giosia aveva otto anni; regnò trentun anni in Gerusalemme. Sua madre, di Boscat, si chiamava Iedida figlia di Adaia. 2Fece ciò che è retto agli occhi del Signore, imitando in tutto la condotta di Davide, suo antenato, senza deviare né a destra né a sinistra. 3Nell'anno diciotto del suo regno, Giosia mandò Safàn figlio di Asalia, figlio di Mesullàm, scriba, nel tempio dicendogli: 4"Va' da Chelkia sommo sacerdote; egli raccolga il denaro portato nel tempio, che i custodi della soglia hanno raccolto dal popolo. 5Lo consegni agli esecutori dei lavori, addetti al tempio; costoro lo diano a quanti compiono le riparazioni del tempio, 6ossia ai falegnami, ai costruttori e ai muratori e l'usino per acquistare legname e pietre da taglio occorrenti per il restauro del tempio. 7Non c'è bisogno di controllare il denaro consegnato nelle mani di costoro, perché la loro condotta ispira fiducia". 8Il sommo sacerdote Chelkia disse allo scriba Safàn: "Ho trovato nel tempio il libro della legge". Chelkia diede il libro a Safàn, che lo lesse. 9Lo scriba Safàn quindi andò dal re e gli riferì: "I tuoi servitori hanno versato il denaro trovato nel tempio e l'hanno consegnato agli esecutori dei lavori, addetti al tempio". 10Inoltre lo scriba Safàn riferì al re: "Il sacerdote Chelkia mi ha dato un libro". Safàn lo lesse davanti al re. 11Udite le parole del libro della legge, il re si lacerò le vesti. 12Egli comandò al sacerdote Chelkia, ad Achikam figlio di Safàn, ad Acbor figlio di Michea, allo scriba Safàn e ad Asaia ministro del re: 13"Andate, consultate il Signore per me, per il popolo e per tutto Giuda, intorno alle parole di questo libro ora trovato; difatti grande è la collera del Signore, che si è accesa contro di noi perché i nostri padri non hanno ascoltato le parole di questo libro e nelle loro azioni non si sono ispirati a quanto è stato scritto per noi". 14Il sacerdote Chelkia insieme con Achikam, Acbor, Safàn e Asaia andarono dalla profetessa Culda moglie di Sallùm, figlio di Tikva, figlio di Carcas, guardarobiere; essa abitava in Gerusalemme nel secondo quartiere. 15L'interrogarono ed essa rispose loro: "Dice il Signore Dio di Israele: Riferite all'uomo che vi ha inviati da me: 16Così parla il Signore: Eccomi, io faccio piombare una sciagura su questo luogo e sui suoi abitanti, attuando tutte le parole del libro lette dal re di Giuda, 17perché hanno abbandonato me e hanno bruciato incenso ad altri dèi per provocarmi a sdegno con tutte le opere delle loro mani; la mia collera divamperà contro questo luogo e non si spegnerà! 18Al re di Giuda, che vi ha inviati a consultare il Signore, riferirete: Queste cose dice il Signore Dio d'Israele: Quanto alle parole che hai udito,… 19poiché il tuo cuore si è intenerito e ti sei umiliato davanti al Signore, udendo le mie parole contro questo luogo e contro i suoi abitanti, che cioè diverranno una desolazione e una maledizione, ti sei lacerate le vesti e hai pianto davanti a me, anch'io ti ho ascoltato. Oracolo del Signore. 20Per questo, ecco, io ti riunirò ai tuoi padri; sarai composto nel tuo sepolcro in pace; i tuoi occhi non vedranno tutta la sciagura che io farò piombare su questo luogo". Quelli riferirono il messaggio al re. 23 1Per suo ordine si radunarono presso il re tutti gli anziani di Giuda e di Gerusalemme. 2Il re salì al tempio del Signore insieme con tutti gli uomini di Giuda e con tutti gli abitanti di Gerusalemme, con i sacerdoti, con i profeti e con tutto il popolo, dal più piccolo al più grande. Ivi fece leggere alla loro presenza le parole del libro dell'alleanza, trovato nel tempio. 3Il re, in piedi presso la colonna, concluse un'alleanza davanti al Signore, impegnandosi a seguire il Signore e a osservarne i comandi, le leggi e i decreti con tutto il cuore e con tutta l'anima, mettendo in pratica le parole dell'alleanza scritte in quel libro. Tutto il popolo aderì all'alleanza. 4Il re comandò al sommo sacerdote Chelkia, ai sacerdoti del secondo ordine e ai custodi della soglia di condurre fuori del tempio tutti gli oggetti fatti in onore di Baal, di Asera e di tutta la milizia del cielo; li bruciò fuori di Gerusalemme, nei campi del Cedron, e ne portò la cenere a Betel. 5Destituì i sacerdoti, creati dai re di Giuda per offrire incenso sulle alture delle città di Giuda e dei dintorni di Gerusalemme, e quanti offrivano incenso a Baal, al sole e alla luna, alle stelle e a tutta la milizia del cielo. 6Fece portare il palo sacro dal tempio fuori di Gerusalemme, nel torrente Cedron, e là lo bruciò e ne fece gettar la cenere nel sepolcro dei figli del popolo. 7Demolì le case dei prostituti sacri, che erano nel tempio, e nelle quali le donne tessevano tende per Asera. 8Fece venire tutti i sacerdoti dalle città di Giuda, profanò le alture, dove i sacerdoti offrivano incenso, da Gheba a Bersabea; demolì l'altura dei satiri, che era davanti alla porta di Giosuè governatore della città, a sinistra di chi entra per la porta della città. 9Però i sacerdoti delle alture non salirono più all'altare del Signore in Gerusalemme, anche se mangiavano pane azzimo in mezzo ai loro fratelli. 10Giosia profanò il Tofet, che si trovava nella valle di Ben-Hinnòn, perché nessuno vi facesse passare ancora il proprio figlio o la propria figlia per il fuoco in onore di Moloch. 11Fece scomparire i cavalli che i re di Giuda avevano consacrati al sole all'ingresso del tempio, nel locale dell'eunuco Netan-Mèlech, che era nei cortili, e diede alle fiamme i carri del sole. 12Demolì gli altari sulla terrazza del piano di sopra di Acaz, eretti dai re di Giuda, e gli altari eretti da Manàsse nei due cortili del tempio, li frantumò e ne gettò la polvere nel torrente Cedron. 13Il re profanò le alture che erano di fronte a Gerusalemme, a sud del monte della perdizione, erette da Salomone, re di Israele, in onore di Astàrte, obbrobrio di quelli di Sidòne, di Càmos, obbrobrio dei Moabiti, e di Milcom, abominio degli Ammoniti. 14Fece a pezzi le stele e tagliò i pali sacri, riempiendone il posto con ossa umane. 15Demolì anche l'altare di Betel e l'altura eretta da Geroboamo figlio di Nebàt, che aveva fatto commettere peccati a Israele; demolì quest'altare e l'altura; di quest'ultima frantumò le pietre, rendendole polvere; bruciò anche il palo sacro. 16Volgendo Giosia lo sguardo intorno vide i sepolcri che erano sul monte; egli mandò a prendere le ossa dai sepolcri e le bruciò sull'altare profanandolo secondo le parole del Signore pronunziate dall'uomo di Dio quando Geroboamo durante la festa stava presso l'altare. Quindi si voltò; alzato lo sguardo verso il sepolcro dell'uomo di Dio che aveva preannunziato queste cose, 17Giosia domandò: "Che è quel monumento che io vedo?". Gli uomini della città gli dissero: "È il sepolcro dell'uomo di Dio che, partito da Giuda, preannunziò quanto tu hai fatto contro l'altare di Betel". 18Egli disse: "Lasciatelo in pace; nessuno rimuova le sue ossa". Le ossa di lui in tal modo furono risparmiate, insieme con le ossa del profeta venuto da Samaria. 19Giosia eliminò anche tutti i templi delle alture, costruiti dai re di Israele nelle città della Samaria per provocare a sdegno il Signore. In essi ripeté quanto aveva fatto a Betel. 20Immolò sugli altari tutti i sacerdoti delle alture locali e vi bruciò sopra ossa umane. Quindi ritornò in Gerusalemme. 21Il re ordinò a tutto il popolo: "Celebrate la pasqua per il Signore vostro Dio, con il rito descritto nel libro di questa alleanza". 22Difatti una pasqua simile non era mai stata celebrata dal tempo dei Giudici, che governarono Israele, ossia per tutto il periodo dei re di Israele e dei re di Giuda. 23In realtà, tale pasqua fu celebrata per il Signore, in Gerusalemme, solo nell'anno diciotto di Giosia. 24Giosia fece poi scomparire anche i negromanti, gli indovini, i terafim, gli idoli e tutti gli abomini, che erano nel paese di Giuda e in Gerusalemme, per mettere in pratica le parole della legge scritte nel libro trovato dal sacerdote Chelkia nel tempio. 25Prima di lui non era esistito un re che come lui si fosse convertito al Signore con tutto il cuore e con tutta l'anima e con tutta la forza, secondo tutta la legge di Mosè; dopo di lui non ne sorse un altro simile. 26Tuttavia il Signore non attenuò l'ardore della sua grande ira, che era divampata contro Giuda a causa di tutte le provocazioni di Manàsse. 27Perciò il Signore disse: "Anche Giuda allontanerò dalla mia presenza, come ho allontanato Israele; respingerò questa città, Gerusalemme, che mi ero scelta, e il tempio di cui avevo detto: Ivi sarà il mio nome". 28Le altre gesta di Giosia e tutte le sue azioni sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. 29Durante il suo regno, il faraone Necao re di Egitto si mosse per soccorrere il re d'Assiria sul fiume Eufrate. Il re Giosia gli andò incontro, ma Necao l'uccise in Meghiddo al primo urto. 30I suoi ufficiali portarono su un carro il morto da Meghiddo a Gerusalemme e lo seppellirono nel suo sepolcro. Il popolo del paese prese Ioacaz figlio di Giosia, lo unse e lo proclamò re al posto di suo padre. 31Quando divenne re, Ioacaz aveva ventitré anni; regnò tre mesi in Gerusalemme. Sua madre, di Libna, si chiamava Camutàl, figlia di Geremia. 32Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore, secondo quanto avevano fatto i suoi padri. 33Il faraone Necao l'imprigionò a Ribla, nel paese di Amat, per non farlo regnare in Gerusalemme; al paese egli impose un gravame di cento talenti d'argento e di un talento d'oro. 34Il faraone Necao nominò re Eliakìm figlio di Giosia, al posto di Giosia suo padre, cambiandogli il nome in Ioiakìm. Quindi prese Ioacaz e lo deportò in Egitto, ove morì. 35Ioiakìm consegnò l'argento e l'oro al faraone, avendo tassato il paese per pagare il denaro secondo la disposizione del faraone. Con una tassa individuale, proporzionata ai beni, egli riscosse l'argento e l'oro dal popolo del paese per consegnarlo al faraone Necao. 36Quando divenne re, Ioiakìm aveva venticinque anni; regnò undici anni in Gerusalemme. Sua madre, di Ruma, si chiamava Zebida, figlia di Pedaia. 37Fece ciò che è male agli occhi del Signore, secondo quanto avevano fatto i suoi padri. 24 1Durante il suo regno, Nabucodónosor re di Babilonia gli mosse guerra; Ioiakìm gli fu sottomesso per tre anni, poi gli si ribellò. 2Il Signore mandò contro di lui bande armate di Caldei, di Aramei, di Moabiti e di Ammoniti; le mandò in Giuda per annientarlo, secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per mezzo dei suoi servi, i profeti. 3Ciò avvenne in Giuda solo per volere del Signore, che volle allontanarlo dalla sua presenza a causa del peccato di Manàsse, per tutto ciò che aveva fatto, 4e anche a causa del sangue innocente versato quando aveva riempito di sangue innocente Gerusalemme; per questo il Signore non volle placarsi. 5Le altre gesta di Ioiakìm e tutte le sue azioni sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. 6Ioiakìm si addormentò con i suoi padri e al suo posto divenne re suo figlio Ioiachìn. 7Il re d'Egitto non uscì più dal suo paese, perché il re di Babilonia, dal torrente di Egitto sino al fiume Eufrate, aveva conquistato quanto una volta apparteneva al re d'Egitto. 8Ioiachìn aveva diciotto anni, quando divenne re; regnò tre mesi in Gerusalemme. Sua madre, di Gerusalemme, si chiamava Necusta, figlia di Elnatàn. 9Fece ciò che è male agli occhi del Signore, secondo quanto aveva fatto suo padre. 10In quel tempo gli ufficiali di Nabucodònosor re di Babilonia marciarono contro Gerusalemme; la città subì l'assedio. 11Nabucodònosor re di Babilonia giunse presso la città, mentre i suoi ufficiali l'assediavano. 12Ioiachìn re di Giuda si presentò con sua madre, i suoi ministri, i suoi capi e i suoi eunuchi, al re di Babilonia; questi, nell'anno ottavo del suo regno, lo fece prigioniero. 13Il re di Babilonia portò via di là tutti i tesori del tempio e i tesori della reggia; fece a pezzi tutti gli oggetti d'oro, che Salomone re di Israele aveva posti nel tempio. Così si adempì la parola del Signore. 14Deportò tutta Gerusalemme, cioè tutti i capi, tutti i prodi, in numero di diecimila, tutti i falegnami e i fabbri; rimase solo la gente povera del paese. 15Deportò in Babilonia Ioiachìn, la madre del re, le mogli del re, i suoi eunuchi e le guide del paese, conducendoli in esilio da Gerusalemme in Babilonia. 16Tutti gli uomini di valore, in numero di settemila, i falegnami e i fabbri, in numero di mille, e tutti i guerrieri più prodi furono condotti in esilio a Babilonia dal re di Babilonia. 17Il re di Babilonia nominò re, al posto di Ioiachìn, Mattania suo zio, cambiandogli il nome in Sedecìa. 18Quando divenne re, Sedecìa aveva ventun anni; regnò undici anni in Gerusalemme. Sua madre, di Libna, si chiamava Camutàl, figlia di Geremia. 19Fece ciò che è male agli occhi del Signore, secondo quanto aveva fatto Ioiakìm. 20Ciò accadde in Gerusalemme e in Giuda a causa dell'ira del Signore, tanto che infine li allontanò da sé. Sedecìa poi si ribellò al re di Babilonia. 25 1Nell'anno nono del suo regno, nel decimo mese, il dieci del mese, Nabucodònosor re di Babilonia, con tutto l'esercito, marciò contro Gerusalemme, la circondò da tutte le parti e le costruì intorno opere d'assedio. 2La città rimase assediata fino all'undecimo anno del re Sedecìa. 3Al nono giorno del quarto mese, quando la fame dominava la città e non c'era più pane per la popolazione, 4fu aperta una breccia nelle mura della città. Allora tutti i soldati fuggirono, uscendo dalla città di notte per la via della porta fra le due mura, presso il giardino del re e, mentre i Caldei erano tutt'intorno alla città, presero la via dell'Araba. 5I soldati dei Caldei inseguirono il re nelle steppe di Gèrico, mentre tutto il suo esercito si disperse abbandonandolo. 6Il re fu preso e condotto dal re di Babilonia a Ribla ove fu pronunziata contro di lui la sentenza. 7Furono uccisi alla presenza di Sedecìa i suoi figli e a lui Nabucodònosor fece cavare gli occhi, l'incatenò e lo condusse a Babilonia. 8Il settimo giorno del quinto mese – era l'anno decimonono del re Nabucodònosor re di Babilonia – Nabuzardàn, capo delle guardie, ufficiale del re di Babilonia, entrò in Gerusalemme, 9bruciò il tempio, la reggia e tutte le case di Gerusalemme, dando alle fiamme tutte le case di lusso. 10Tutto l'esercito dei Caldei, che era con il capo delle guardie, demolì il muro intorno a Gerusalemme. 11Nabuzardàn capo delle guardie deportò il resto del popolo che era stato lasciato in città, quanti erano passati disertori al re di Babilonia e il resto della moltitudine. 12Il capo delle guardie lasciò alcuni fra i più poveri del paese come vignaioli e come campagnoli. 13I Caldei fecero a pezzi le colonne di bronzo che erano nel tempio, le basi e il bacino grande di bronzo, che erano ivi, e asportarono tutto il loro bronzo in Babilonia. 14Essi presero ancora le caldaie, le palette, i coltelli, le coppe e tutte le suppellettili di bronzo che servivano al culto. 15Il capo delle guardie prese ancora i bracieri e i bacini, quanto era d'oro puro e quanto era d'argento puro. 16Quanto alle due colonne, al grande bacino e alle basi, tutto opera di Salomone per il tempio, non si poteva calcolare il peso del loro bronzo, cioè di tutti questi oggetti. 17Delle colonne, poi, ciascuna era alta diciotto cubiti ed era sormontata da un capitello di bronzo, la cui altezza era di cinque cubiti; tutto intorno al capitello c'erano un reticolato e melagrane, tutto di bronzo; così pure era l'altra colonna. 18Il capo delle guardie prese Seraià, sacerdote capo, e Zofonia, sacerdote del secondo ordine, insieme con tre custodi della soglia. 19Dalla città egli prese un funzionario, che era a capo dei guerrieri, cinque uomini fra gli intimi del re, che furono trovati in città, il segretario del capo dell'esercito, che arruolava il popolo del paese, e sessanta uomini del popolo del paese, che si trovavano in città. 20Nabuzardàn capo delle guardie li prese e li condusse al re di Babilonia, a Ribla. 21Il re di Babilonia li fece uccidere a Ribla, nel paese di Amat. Così fu deportato Giuda dal suo paese. 22Quanto al popolo che restava nel paese di Giuda, lasciatovi da Nabucodònosor re di Babilonia, gli fu posto a loro capo Godolia figlio di Achikam, figlio di Safàn. 23Quando tutti i capi delle bande armate e i loro uomini seppero che il re di Babilonia aveva fatto governatore Godolia, si presentarono a costui in Mizpà. Essi erano: Ismaele figlio di Netania, Giovanni figlio di Kareach, Seraia figlio di Tancumet, il Netofatita e Iaazania figlio del Maacateo, insieme con i loro uomini. 24Godolia giurò a loro e ai loro uomini: "Non temete da parte degli ufficiali dei Caldei; rimanete nel paese e servite il re di Babilonia; sarà per il vostro meglio". 25Nel settimo mese venne Ismaele figlio di Netania, figlio di Elisama, di stirpe regale, con dieci uomini; costoro colpirono a morte Godolia, i Giudei e i Caldei che erano con lui in Mizpà. 26Tutti, dal più piccolo al più grande, e tutti i capi delle bande armate si mossero per andare in Egitto, perché temevano da parte dei Caldei. 27Ora nell'anno trentasette della deportazione di Ioiachìn, re di Giuda, nel decimosecondo mese, il ventisette del mese, Evil-Merodach re di Babilonia, nell'anno in cui divenne re, fece grazia a Ioiachìn re di Giuda e lo fece uscire dalla prigione. 28Gli parlò con benevolenza, gli assegnò un seggio superiore ai seggi dei re che si trovavano con lui in Babilonia 29e gli fece cambiare le vesti che aveva portato nella prigione. Ioiachìn mangiò sempre dalla tavola del re per tutto il resto della sua vita. 30Il suo vitto quotidiano gli fu assicurato sempre dal re di Babilonia, finché visse. Primo libro delle Cronache 1 1Adamo, Set, Enos, 2Kenan, Maalaleèl, Iared, 3Enoch, Matusalemme, Lamech, 4Noè, Sem, Cam e Iafet. 5Figli di Iafet: Gomer, Magòg, Media, Grecia, Tubal, Mesech e Tiras. 6Figli di Gomer: Ascanàz, Rifat e Togarmà. 7Figli di Grecia: Elisà, Tarsìs, quelli di Cipro e quelli di Rodi. 8Figli di Cam: Etiopia, Egitto, Put e Canaan. 9Figli di Etiopia: Seba, Avila, Sabta, Raemà e Sabtecà. Figli di Raemà: Saba e Dedan. 10Etiopia generò Nimròd, che fu il primo eroe sulla terra. 11Egitto generò i Ludi, gli Anamiti, i Leabiti, i Naftuchiti, 12i Patrositi, i Casluchiti e i Caftoriti, dai quali derivarono i Filistei. 13Canaan generò Sidòne suo primogenito, Chet, 14il Gebuseo, l'Amorreo, il Gergeseo, 15l'Eveo, l'Archita, il Sineo, 16l'Arvadeo, lo Zemareo e l'Amateo. 17Figli di Sem: Elam, Assur, Arpacsàd, Lud e Aram. Figli di Aram: Uz, Cul, Gheter e Mesech. 18Arpacsàd generò Selàch; Selàch generò Eber. 19A Eber nacquero due figli, uno si chiamava Peleg, perché ai suoi tempi si divise la terra, e suo fratello si chiamava Ioktàn. 20Ioktàn generò Almodàd, Salef, Cazarmàvet, Ièrach, 21Adoràm, Uzàl, Diklà, 22Ebàl, Abimaèl, Saba, 23Ofir, Avila e Iobàb; tutti costoro erano figli di Ioktàn. 24Sem, Arpacsàd, Selàch, 25Eber, Peleg, Reu, 26Serug, Nacor, Terach, 27Abram, cioè Abramo. 28Figli di Abramo: Isacco e Ismaele. 29Ecco la loro discendenza: Primogenito di Ismaele fu Nebaiòt; altri suoi figli: Kedàr, Adbeèl, Mibsàm, 30Mismà, Duma, Massa, Cadàd, Tema, 31Ietur, Nafis e Kedma; questi furono discendenti di Ismaele. 32Figli di Keturà, concubina di Abramo: essa partorì Zimràn, Ioksàn, Medan, Madian, Isbak e Suach. Figli di Ioksàn: Saba e Dedan. 33Figli di Madian: Efa, Efer, Enoch, Abibà ed Eldaà; tutti questi furono discendenti di Keturà. 34Abramo generò Isacco. Figli di Isacco: Esaù e Israele. 35Figli di Esaù: Elifàz, Reuèl, Ieus, Ialam e Core. 36Figli di Elifàz: Teman, Omar, Zefi, Gatam, Kenaz, Timna e Àmalek. 37Figli di Reuèl: Nacat, Zerach, Sammà e Mizza. 38Figli di Seir: Lotàn, Sobàl, Zibeòn, Ana, Dison, Eser e Disan. 39Figli di Lotàn: Corì e Omàm. Sorella di Lotàn: Timna. 40Figli di Sobàl: Alvan, Manàcat, Ebal, Sefi e Onam. Figli di Zibeòn: Aia e Ana. 41Figli di Ana: Dison. Figli di Dison: Camràn, Esban, Itràn e Cheràn. 42Figli di Eser: Bilàn, Zaavàn, Iaakàn. Figli di Dison: Uz e Aran. 43Ecco i re che regnarono nel paese di Edom, prima che gli Israeliti avessero un re: Bela, figlio di Beòr; la sua città si chiamava Dinàba. 44Morto Bela, divenne re al suo posto Iobàb, figlio di Zerach di Bozra. 45Morto Iobàb, divenne re al suo posto Cusàm della regione dei Temaniti. 46Morto Cusàm, divenne re al suo posto Hadàd figlio di Bedàd, il quale sconfisse i Madianiti nei campi di Moab; la sua città si chiamava Avit. 47Morto Hadàd, divenne re al suo posto Saul di Recobòt sul fiume. 49Morto Saul, divenne re al suo posto Baal-Canàn, figlio di Acbòr. 50Morto Baal-Canàn, divenne re al suo posto Hadàd; la sua città si chiamava Pai; sua moglie si chiamava Mechetabèl, figlia di Matred, figlia di Mezaàb. 51Morto Hadàd, in Edom ci furono capi: il capo di Timna, il capo di Alva, il capo di Ietet, 52il capo di Oolibamà, il capo di Ela, il capo di Pinon, 53il capo di Kenaz, il capo di Teman, il capo di Mibzar, 54il capo di Magdièl, il capo di Iram. Questi furono i capi di Edom. 2 1Questi sono i figli di Israele: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Ìssacar, Zàbulon, 2Dan, Giuseppe, Beniamino, Nèftali, Gad e Aser. 3Figli di Giuda: Er, Onan, Sela; i tre gli nacquero dalla figlia di Sua la Cananea. Er, primogenito di Giuda, era malvagio agli occhi del Signore, che perciò lo fece morire. 4Tamàr sua nuora gli partorì Perez e Zerach. Totale dei figli di Giuda: cinque. 5Figli di Perez: Chezròn e Camùl. 6Figli di Zerach: Zimri, Etan, Eman, Calcol e Darda; in tutto: cinque. 7Figli di Carmì: Acar, che provocò una disgrazia in Israele con la trasgressione dello sterminio. 8Figli di Etan: Azaria. 9Figli che nacquero a Chezròn: Ieracmèl, Ram e Chelubài. 10Ram generò Amminadàb; Amminadàb generò Nacsòn, capo dei figli di Giuda. 11Nacsòn generò Salmà; Salmà generò Booz. 12Booz generò Obed; Obed generò Iesse. 13Iesse generò Eliàb il primogenito, Abinadàb, secondo, Simèa, terzo, 14Netaneèl, quarto, Raddài, quinto, 15Ozem, sesto, Davide, settimo. 16Loro sorelle furono: Zeruià e Abigàil. Figli di Zeruià furono Abisài, Ioab e Asaèl: tre. 17Abigàil partorì Amasà, il cui padre fu Ieter l'Ismaelita. 18Caleb, figlio di Chezròn, dalla moglie Azubà ebbe Ieriòt. Questi sono i figli di lei: Ieser, Sobàb e Ardon. 19Morta Azubà, Caleb prese in moglie Efrat, che gli partorì Cur. 20Cur generò Uri; Uri generò Bezaleèl. 21Dopo Chezròn si unì alla figlia di Machir, padre di Gàlaad; egli la sposò a sessant'anni ed essa gli partorì Segùb. 22Segùb generò Iair, cui appartennero ventitré città nella regione di Gàlaad. 23Ghesur e Aram presero loro i villaggi di Iair con Kenat e le dipendenze: sessanta città. Tutti questi furono figli di Machir, padre di Gàlaad. 24Dopo la morte di Chezròn, Caleb si unì a Efrata, moglie di suo padre Chezròn, la quale gli partorì Ascùr, padre di Tekòa. 25I figli di Ieracmèl, primogenito di Chezròn, furono Ram il primogenito, Buna, Oren, Achia. 26Ieracmèl ebbe una seconda moglie che si chiamava Atara e fu madre di Onam. 27I figli di Ram, primogenita di Ieracmèl, furono Maas, Iamin ed Eker. 28I figli di Onam furono Sammài e Iada. Figli di Sammài: Nadàb e Abisùr. 29La moglie di Abisùr si chiamava Abiàil e gli partorì Acbàn e Molìd. 30Figli di Nadàb furono Seled ed Èfraim. Seled morì senza figli. 31Figli di Èfraim: Isèi; figli di Isèi: Sesan; figli di Sesan: Aclài. 32Figli di Iada, fratello di Sammài: Ieter e Giònata. Ieter morì senza figli. 33Figli di Giònata: Pelet e Zaza. Questi furono i discendenti di Ieracmèl. 34Sesan non ebbe figli, ma solo figlie; egli aveva uno schiavo egiziano chiamato Iarcà. 35Sesan diede in moglie allo schiavo Iarcà una figlia, che gli partorì Attài. 36Attài generò Natàn; Natàn generò Zabad; 37Zabad generò Eflal; Eflal generò Obed; 38Obed generò Ieu; Ieu generò Azaria; 39Azaria generò Chelez; Chelez generò Eleasà; 40Eleasà generò Sismài; Sismài generò Sallùm; 41Sallùm generò Iekamià; Iekamià generò Elisamà. 42Figli di Caleb, fratello di Ieracmèl, furono Mesa, suo primogenito, che fu padre di Zif; il figlio di Maresà fu padre di Ebron. 43Figli di Ebron: Core, Tappùach, Rekem e Samài. 44Samài generò Ràcam, padre di Iorkoàm; Rekem generò Sammài. 45Figlio di Sammài: Maòn, che fu padre di Bet-Zur. 46Efa, concubina di Caleb, partorì Caràn, Moza e Gazez; Caran generò Gazez. 47Figli di Iadài: Reghem, Iotam, Ghesan, Pelet, Efa e Saàf. 48Maaca, concubina di Caleb, partorì Seber e Tircanà; 49partorì anche Saàf, padre di Madmannà, e Seva, padre di Macbenà e padre di Gàbaa. Figlia di Caleb fu Acsa. 50Questi furono i figli di Caleb. Ben-Cur, primogenito di Efrata, Sobal, padre di Kiriat-Iearìm, 51Salma, padre di Betlemme, Haref, padre di Bet-Gader. 52Sobal, padre di Kiriat-Iearìm, ebbe come figli Reaia, Cazi e Manacàt. 53Le famiglie di Kiriat-Iearìm sono quelle di Ieter, di Put, di Suma e di Masra. Da costoro derivarono quelli di Zorea e di Estaòl. 54Figli di Salma: Betlemme, i Netofatiti, Atarot-Bet-Ioab e metà dei Manactei e degli Zoreatei. 55Le famiglie degli scribi che abitavano in Iabèz: i Tireatei, Simeatei e i Sucatei. Questi erano Keniti, discendenti da Cammat della famiglia di Recàb. 3 1Questi sono i figli che nacquero a Davide in Ebron: il primogenito Amnòn, nato da Achinoàm di Izreèl; Daniele secondo, nato da Abigàil del Carmelo; 2Assalonne terzo, figlio di Maaca figlia di Talmài, re di Ghesur; Adonia quarto, figlio di Agghìt; 3Sefatìa quinto, nato da Abitàl; Itràm sesto, figlio della moglie Egla. 4Sei gli nacquero in Ebron, ove egli regnò sette anni e sei mesi, mentre regnò trentatré anni in Gerusalemme. 5I seguenti gli nacquero in Gerusalemme: Simèa, Sobàb, Natàn e Salomone, ossia quattro figli natigli da Betsabea, figlia di Ammièl; 6inoltre Ibcàr, Elisàma, Elifèlet, 7Noga, Nefeg, Iafia, 8Elisamà, Eliadà ed Elifèlet, ossia nove figli. 9Tutti costoro furono figli di Davide, senza contare i figli delle sue concubine. Tamàr era loro sorella. 10Figli di Salomone: Roboamo, di cui fu figlio Abia, di cui fu figlio Asa, di cui fu figlio Giòsafat, 11di cui fu figlio Ioram, di cui fu figlio Acazia, di cui fu figlio Ioas, 12di cui fu figlio Amazia, di cui fu figlio Azaria, di cui fu figlio Iotam, 13di cui fu figlio Acaz, di cui fu figlio Ezechia, di cui fu figlio Manàsse, 14di cui fu figlio Amòn, di cui fu figlio Giosia. 15Figli di Giosia: Giovanni primogenito, Ioakìm secondo, Sedecìa terzo, Sallùm quarto. 16Figli di Ioakìm: Ieconia, di cui fu figlio Sedecìa. 17Figli di Ieconia, il prigioniero: Sealtièl, 18Malchiràm, Pedaià, Seneazzàr, Iekamià, Hosamà e Nedabia. 19Figli di Pedaià: Zorobabele e Simei. Figli di Zorobabele: Mesullàm e Anania e Selomìt, loro sorella. 20Figli di Mesullàm: Casubà, Oel, Berechia, Casadia, Iusab-chésed: cinque figli. 21Figli di Anania: Pelatia, di cui fu figlio Isaia, di cui fu figlio Refaià, di cui fu figlio Arnan, di cui fu figlio Abdia, di cui fu figlio Secania. 22Figli di Secania: Semaià, Cattùs, Igheal, Barìach, Naaria e Safàt: sei. 23Figli di Naaria: Elioenài, Ezechia e Azrikàm: tre. 24Figli di Elioenài: Odavià, Eliasìb, Pelaià, Akub, Giovanni, Delaià e Anani: sette. 4 1Figli di Giuda: Perez, Chezròn, Carmì, Cur e Sobal. 2Reaia figlio di Sobal generò Iacat; Iacat generò Acumài e Laad. Queste sono le famiglie degli Zoreatei. 3Questi furono i figli del padre di Etam: Izreèl, Isma e Ibdas; la loro sorella si chiamava Azlelpòni. 4Penuel fu padre di Ghedor; Ezer fu padre di Cusa. Questi furono i figli di Cur il primogenito di Èfrata padre di Betlemme. 5Ascùr padre di Tekòa aveva due mogli, Chelea e Naara. 6Naara gli partorì Acuzzàm, Chefer, il Temanita e l'Acastarita; questi furono figli di Naara. 7Figli di Chelea: Zeret, Zocar, Etnan e Koz. 8Koz generò Anub, Azzobebà e le famiglie di Acarché, figlio di Arum. 9Iabez fu più onorato dei suoi fratelli; sua madre l'aveva chiamato Iabez poiché diceva: "Io l'ho partorito con dolore". 10Iabez invocò il Dio di Israele dicendo: "Se tu mi benedicessi e allargassi i miei confini e la tua mano fosse con me e mi tenessi lontano dal male sì che io non soffra!". Dio gli concesse quanto aveva chiesto. 11Chelub, fratello di Sucà, generò Mechir, che fu padre di Eston. 12Eston generò Bet-Rafa, Paseach e Techinna, padre di Ir-Nacàs. Questi sono gli uomini di Reca. 13Figli di Kenaz: Otniel e Seraià; figli di Otniel: Catat e Meonotài. 14Meonotài generò Ofra; Seraià generò Ioab, padre della valle degli artigiani, poiché erano artigiani. 15Figli di Caleb, figlio di Iefunne: Ir, Ela e Naam. Figli di Ela: Kenaz. 16Figli di Ieallelèl: Zif, Zifa, Tiria e Asarèl. 17Figli di Ezra: Ieter, Mered, Efer e Ialon. Partorì Miriam, Sammài e Isbach, padre di Estemoà. 18Sua moglie, la Giudea, partorì Ieter padre di Ghedor, Cheber padre di Soco e Iekutièl padre di Zanòach. Questi invece sono i figli di Bitia, figlia del faraone, che Mered aveva presa in moglie. 19Figli della moglie Odaia, sorella di Nacam, padre di Keilà il Garmita e di Estemoà il Maacateo. 20Figli di Simone: Ammòn, Rinna, Ben-Canan e Tilon. Figli di Iseì: Zochet e Ben-Zochet. 21Figli di Sela, figlio di Giuda: Er padre di Leca, Laadà padre di Maresà, e le famiglie dei lavoratori del bisso in Bet-Asbèa, 22Iokim e la gente di Cozeba, Ioas e Saraf, che dominarono in Moab e poi tornarono in Betlemme. Ma si tratta di fatti antichi. 23Erano vasai e abitavano a Netàim e a Ghederà; abitavano là con il re, al suo servizio. 24Figli di Simeone: Nemuèl, Iamin, Iarib, Zerach, Saul, 25di cui fu figlio Sallùm, di cui fu figlio Mibsàm, di cui fu figlio Misma. 26Figli di Misma: Cammuèl, di cui fu figlio Zaccur, di cui fu figlio Simei. 27Simei ebbe sedici figli e sei figlie, ma i suoi fratelli ebbero pochi figli; le loro famiglie non si moltiplicarono come quelle dei discendenti di Giuda. 28Si stabilirono in Bersabea, in Molada, in Cazar-Sual, 29in Bila, in Ezem, in Tolad, 30in Betuel, in Corma, in Ziklàg, 31in Bet-Marcabòt, in Cazar-Susìm, in Bet-Bireì e in Saaràim. Queste furono le loro città fino al regno di Davide. 32Loro villaggi erano Etam, Ain, Rimmòn, Tochen e Asan: cinque città 33e tutti i villaggi dei loro dintorni fino a Baal. Questa era la loro sede e questi i loro nomi nei registri genealogici. 34Mesobàb, Iamlech, Iosa figlio di Amasia, 35Gioele, Ieu figlio di Iosibià, figlio di Seraià, figlio di Asièl, 36Elioenài, Iaakòba, Iesocàia, Asaia, Adièl, Iesimièl, Benaià, 37Ziza figlio di Sifei, figlio di Allon, figlio di Iedaià, figlio di Simrì, figlio di Semaià. 38Questi, elencati per nome, erano capi nelle loro famiglie; i loro casati si estesero molto. 39Andarono verso l'ingresso di Ghedor fino a oriente della valle in cerca di pascoli per i greggi. 40Trovarono pascoli pingui e buoni; la regione era estesa, tranquilla e quieta. Prima vi abitavano i discendenti di Cam. 41Ma gli uomini di cui sono stati elencati i nomi, al tempo di Ezechia, re di Giuda, assalirono e sbaragliarono le tende di Cam e i Meuniti, che si trovavano là; li votarono allo sterminio, che è durato fino ad oggi, e ne occuparono il posto poiché era ricco di pascoli per i greggi. 42Alcuni di loro, fra i discendenti di Simeone, andarono sulle montagne di Seir: cinquecento uomini, guidati da Pelatià, Nearia, Refaia e Uzzièl, figli di Iseì. 43Eliminarono i superstiti degli Amaleciti e si stabilirono là fino ad oggi. 5 1Figli di Ruben, primogenito di Israele. Egli era il primogenito, ma, poiché aveva profanato il letto del padre, la primogenitura fu assegnata ai figli di Giuseppe, figlio d'Israele. Ma nella registrazione non si tenne conto della primogenitura, 2perché Giuda ebbe il sopravvento sui fratelli, essendo il capo un suo discendente; tuttavia la primogenitura appartiene a Giuseppe. 3Figli di Ruben, primogenito di Israele: Enoch, Pallu, Chezròn e Carmi. 4Figli di Gioele: Semaià, di cui fu figlio Gog, di cui fu figlio Simei, 5di cui fu figlio Mica, di cui fu figlio Reaia, di cui fu figlio Baal, 6di cui fu figlio Beera, che fu deportato nella deportazione di Tiglat-Pilèzer, re d'Assiria; egli era il capo dei Rubeniti. 7Suoi fratelli, secondo le loro famiglie, come sono iscritti nelle genealogie, furono: primo Ieiel, quindi Zaccaria 8e Bela figlio di Azaz, figlio di Sema, figlio di Gioele, che dimorava in Aroer e fino al Nebo e a Baal-Meòn. 9A oriente si estendevano fra l'inizio del deserto che va dal fiume Eufrate in qua, perché i loro greggi erano numerosi nel paese di Gàlaad. 10Al tempo di Saul mossero guerra agli Agarèni; caduti questi nelle loro mani, essi si stabilirono nelle loro tende su tutta la parte orientale di Gàlaad. 11I figli di Gad dimoravano di fronte nella regione di Basàn fino a Salca. 12Gioele, il capo, Safàm, secondo, quindi Iaanài e Safat in Basàn. 13Loro fratelli, secondo i loro casati, furono Michele, Mesullàm, Seba, Iorài, Iaacàn, Zia ed Eber: sette. 14Costoro erano figli di Abicàil, figlio di Curì, figlio di Iaròach, figlio di Gàlaad, figlio di Michele, figlio di Iesisài, figlio di Iacdo, figlio di Buz. 15Achì, figlio di Abdièl, figlio di Guni, era il capo del loro casato. 16Dimoravano in Gàlaad e in Basàn e nelle loro dipendenze e in tutti i pascoli di Saron fino ai loro estremi confini. 17Tutti costoro furono registrati negli elenchi genealogici di Iotam re di Giuda e al tempo di Geroboamo, re di Israele. 18I figli di Ruben, i Gaditi e metà della tribù di Manàsse, gente valorosa, armata di scudo e di spada, tiratori di arco ed esperti della guerra, potevano uscire in campo in quarantaquattromilasettecentosessanta. 19Essi attaccarono gli Agarèni, Ietur, Nafis e Nodab. 20Essi furono aiutati contro costoro, perché durante l'assalto si erano rivolti a Dio, che li aiutò per la loro fiducia in lui e così gli Agarèni e tutti i loro alleati furono consegnati nelle loro mani. 21Essi razziarono il bestiame degli Agarèni: cinquantamila cammelli, duecentocinquantamila pecore, duemila asini e centomila persone, 22poiché numerosi furono i feriti a morte, dato che la guerra era voluta da Dio. I vincitori si stabilirono nei territori dei vinti fino alla deportazione. 23I figli di metà della tribù di Manàsse abitavano dalla regione di Basàn a Baal-Ermon, a Senir e al monte Ermon; essi erano numerosi. 24Questi sono i capi dei loro casati: Efer, Isèi, Elièl, Azrièl, Geremia, Odavìa e Iacdièl, uomini valorosi e famosi, capi dei loro casati. 25Ma furono infedeli al Dio dei loro padri, prostituendosi agli dèi delle popolazioni indigene, che Dio aveva distrutte davanti a essi. 26Il Dio di Israele eccitò lo spirito di Pul re d'Assiria, cioè lo spirito di Tiglat-Pilèzer re d'Assiria, che deportò i Rubeniti, i Gaditi e metà della tribù di Manàsse; li condusse in Chelàch, presso Cabòr, fiume del Gozan, ove rimangono ancora. 27(6,1)Figli di Levi: Gherson, Keat e Merari. 28(2)Figli di Keat: Amram, Isear, Ebron e Uzzièl. 29(3)Figli di Amram: Aronne, Mosè e Maria. Figli di Aronne: Nadàb, Abìu, Eleàzaro e Itamar. 30(4)Eleàzaro generò Pincas; Pincas generò Abisuà; 31(5)Abisuà generò Bukki; Bukki generò Uzzi; 32(6)Uzzi generò Zerachia; Zerachia generò Meraiòt; 33(7)Meraiòt generò Amaria; Amaria generò Achitòb; 34(8)Achitòb generò Zadòk; Zadòk generò Achimàaz; 35(9)Achimàaz generò Azaria; Azaria generò Giovanni; 36(10)Giovanni generò Azaria, che fu sacerdote nel tempio costruito da Salomone in Gerusalemme. 37(11)Azaria generò Amaria; Amaria generò Achitòb; 38(12)Achitòb generò Zadòk; Zadòk generò Sallùm; 39(13)Sallùm generò Chelkia; Chelkia generò Azaria; 40(14)Azaria generò Seraià; Seraià generò Iozadàk. 41(15)Iozadàk partì quando il Signore, per mezzo di Nabucodònosor, fece deportare Giuda e Gerusalemme. 6 1(16)Figli di Levi: Gherson, Keat e Merari. 2(17)Questi sono i nomi dei figli di Gherson: Libni e Simei. 3(18)Figli di Keat: Amram, Izear, Ebron e Uzzièl. 4(19)Figli di Merari: Macli e Musi; queste sono le famiglie di Levi secondo i loro casati. 5(20)Gherson ebbe per figlio Libni, di cui fu figlio Iacàt, di cui fu figlio Zimma, 6(21)di cui fu figlio Ioach, di cui fu figlio Iddo, di cui fu figlio Zerach, di cui fu figlio Ieotrai. 7(22)Figli di Keat: Amminadàb, di cui fu figlio Core, di cui fu figlio Assir, 8(23)di cui fu figlio Elkana, di cui fu figlio Abiasaf, di cui fu figlio Assir, 9(24)di cui fu figlio Tacat, di cui fu figlio Urièl, di cui fu figlio Ozia, di cui fu figlio Saul. 10(25)Figli di Elkana: Amasai e Achimòt, 11(26)di cui fu figlio Elkana, di cui fu figlio Sufai, di cui fu figlio Nacat, 12(27)di cui fu figlio Eliàb, di cui fu figlio Ierocàm, di cui fu figlio Elkana. 13(28)Figli di Samuele: Gioele primogenito e Abia secondo. 14(29)Figli di Merari: Macli, di cui fu figlio Libni, di cui fu figlio Simei, di cui fu figlio Uzza, 15(30)di cui fu figlio Simeà, di cui fu figlio Agghìa, di cui fu figlio Asaià. 16(31)Ecco coloro ai quali Davide affidò la direzione del canto nel tempio dopo che l'arca aveva trovato una sistemazione. 17(32)Essi esercitarono l'ufficio di cantori davanti alla Dimora della tenda del convegno finché Salomone non costruì il tempio in Gerusalemme. Nel servizio si attenevano alla regola fissata per loro. 18(33)Questi furono gli incaricati e questi i loro figli. Dei Keatiti: Eman il cantore, figlio di Gioele, figlio di Samuele, 19(34)figlio di Elkana, figlio di Ierocàm, figlio di Elièl, figlio di Toach, 20(35)figlio di Zuf, figlio di Elkana, figlio di Macat, figlio di Amasài, 21(36)figlio di Elkana, figlio di Gioele, figlio di Azaria, figlio di Sofonia, 22(37)figlio di Tacat, figlio di Assir, figlio di Abiasaf, figlio di Core, 23(38)figlio di Izear, figlio di Keat, figlio di Levi, figlio di Israele. 24(39)Suo collega era Asaf, che stava alla sua destra: Asaf, figlio di Berechia, figlio di Simeà, 25(40)figlio di Michele, figlio di Baasea, figlio di Malchia, 26(41)figlio di Etni, figlio di Zerach, figlio di Adaià, 27(42)figlio di Etan, figlio di Zimma, figlio di Simei, 28(43)figlio di Iacat, figlio di Gherson, figlio di Levi. 29(44)I figli di Merari, loro colleghi, che stavano alla sinistra, erano Etan, figlio di Kisi, figlio di Abdi, figlio di Malluch, 30(45)figlio di Casabià, figlio di Amasia, figlio di Chilkia, 31(46)figlio di Amsi, figlio di Bani, figlio di Semer, 32(47)figlio di Macli, figlio di Musi, figlio di Merari, figlio di Levi. 33(48)I loro colleghi leviti, erano addetti a ogni servizio della Dimora nel tempio. 34(49)Aronne e i suoi figli presentavano le offerte sull'altare dell'olocausto e sull'altare dell'incenso, curavano tutto il servizio nel Santo dei santi e compivano il sacrificio espiatorio per Israele secondo quanto aveva comandato Mosè, servo di Dio. 35(50)Questi sono i figli di Aronne: Eleàzaro, di cui fu figlio Pincas, di cui fu figlio Abisuà, 36(51)di cui fu figlio Bukki, di cui fu figlio Uzzi, di cui fu figlio Zerachia, 37(52)di cui fu figlio Meraiòt, di cui fu figlio Amaria, di cui fu figlio Achitòb, 38(53)di cui fu figlio Zadòk, di cui fu figlio Achimàaz. 39(54)Queste sono le loro residenze, secondo le loro circoscrizioni nei loro territori. Ai figli di Aronne della famiglia dei Keatiti, che furono sorteggiati per primi, 40(55)fu assegnata Ebron nel paese di Giuda con i pascoli vicini, 41(56)ma il territorio della città e i suoi villaggi furono assegnati a Caleb, figlio di Iefunne. 42(57)Ai figli di Aronne furono assegnate Ebron, città di rifugio, Libna con i pascoli, Iattir, Estemoà con i pascoli, 43(58)Chilez con i pascoli, Debir con i pascoli, 44(59)Asan con i pascoli, Bet-Sèmes con i pascoli 45(60)e, nella tribù di Beniamino, Gheba con i pascoli, Alèmet con i pascoli, Anatòt con i pascoli. Totale: tredici città con i loro pascoli. 46(61)Agli altri figli di Keat, secondo le loro famiglie, furono assegnate in sorte dieci città prese dalla tribù di Èfraim, dalla tribù di Dan e da metà della tribù di Manàsse. 47(62)Ai figli di Gherson, secondo le loro famiglie, furono assegnate tredici città prese dalla tribù di Ìssacar, dalla tribù di Aser, dalla tribù di Nèftali e dalla tribù di Manàsse in Basàn. 48(63)Ai figli di Merari, secondo le loro famiglie, furono assegnate in sorte dodici città prese dalla tribù di Ruben, dalla tribù di Gad e dalla tribù di Zàbulon. 49(64)Gli Israeliti assegnarono ai leviti queste città con i pascoli. 50(65)Le suddette città prese dalle tribù dei figli di Giuda, dei figli di Simeone e dei figli di Beniamino, le assegnarono in sorte dando loro il relativo nome. 51(66)Alle famiglie dei figli di Keat furono assegnate in sorte città appartenenti alla tribù di Èfraim. 52(67)Assegnarono loro Sichem città di rifugio, con i suoi pascoli, sulle montagne di Èfraim, Ghezer con i pascoli, 53(68)Iokmeàm con i pascoli, Bet-Coròn con i pascoli, 54(69)Aialòn con i pascoli, Gat-Rimmòn con i pascoli 55(70)e, da metà della tribù di Manàsse, Taanach con i pascoli, Ibleàm con i pascoli. Le suddette città erano per la famiglia degli altri figli di Keat. 56(71)Ai figli di Gherson, secondo le loro famiglie assegnarono in sorte dalla metà della tribù di Manàsse: Golan in Basàn con i pascoli e Asaròt con i pascoli; 57(72)dalla tribù di Ìssacar: Kedes con i pascoli, Daberat con i pascoli, 58(73)Iarmut con i pascoli e Anem con i pascoli; 59(74)dalla tribù di Aser: Masal con i pascoli, Abdon con i pascoli, 60(75)Cukok con i pascoli e Recob con i pascoli; 61(76)dalla tribù di Nèftali: Kedes di Galilea con i pascoli, Cammòn con i pascoli e Kiriatàim con i pascoli. 62(77)Agli altri figli di Merari della tribù di Zàbulon furono assegnate: Rimmòn con i pascoli e Tabor con i pascoli; 63(78)oltre il Giordano di Gèrico, a oriente del Giordano, dalla tribù di Ruben: Bezer nel deserto con i pascoli, Iaza con i pascoli, 64(79)Kedemòt con i pascoli, Mefaàt con i pascoli; 65(80)della tribù di Gad: Ramot di Gàlaad con i pascoli, Macanàim con i pascoli, 66(81)Chesbon con i pascoli e Iazer con i pascoli. 7 1Figli di Ìssacar: Tola, Pua, Iasub, Simron: quattro. 2Figli di Tola: Uzzi, Refaià, Ierièl. Iacmài, Ibsam, Samuele, capi dei casati di Tola, uomini valorosi. Nel censimento al tempo di Davide il loro numero era di ventiduemilaseicento. 3Figli di Uzzi: Izrachia. Figli di Izrachia: Michele, Abdia, Gioele… Issia: cinque, tutti capi. 4Secondo il censimento, eseguito per casati, avevano trentaseimila uomini nelle loro schiere armate per la guerra, poiché abbondavano di mogli e di figli. 5I loro fratelli, appartenenti a tutti i clan di Ìssacar, uomini valorosi, nel censimento erano ottantasettemila in tutto. 6Figli di Beniamino: Bela, Beker e Iedaièl; tre. 7Figli di Bela: Ezbon, Uzzi, Uzzièl, Ierimòt, Iri, cinque capi dei loro casati, uomini valorosi; ne furono censiti ventiduemilatrentaquattro. 8Figli di Beker: Zemira, Ioas, Eliezer, Elioenài, Omri, Ieremòt, Abia, Anatòt e Alèmet; tutti costoro erano figli di Beker. 9Il loro censimento, eseguito secondo le loro genealogie in base ai capi dei loro casati, indicò ventimiladuecento uomini valorosi. 10Figli di Iedaièl: Bilan. Figli di Bilan: Ieus, Beniamino, Eud, Kenaana, Zetan, Tarsìs e Achisàcar. 11Tutti questi erano figli di Iedaièl, capi dei loro casati, uomini valorosi, in numero di diciassettemiladuecento, pronti per una spedizione militare e per combattere. 12Suppim e Cuppim, figli di Ir; Cusim, figlio di Acher. 13Figli di Nèftali: Iacazièl, Guni, Iezer e Sallùm, figli di Bila. 14Figli di Manàsse: Asrièl…, quelli che gli aveva partoriti la concubina aramea: Machir, padre di Gàlaad. 15Machir prese una moglie per Cuppim e Suppim; sua sorella si chiamava Maaca. Il secondo figlio si chiamava Zelofcàd; Zelofcàd aveva figlie. 16Maaca, moglie di Machir, partorì un figlio che chiamò Peres, mentre suo fratello si chiamava Seres; suoi figli erano Ulam e Rekem. 17Figli di Ulam: Bedan. Questi furono i figli di Gàlaad, figlio di Machir, figlio di Manàsse. 18La sua sorella Ammolèket partorì Iseod, Abièzer e Macla. 19Figli di Semidà furono Achian, Seken, Likchi e Aniam. 20Figli di Èfraim: Sutélach, di cui fu figlio Bered, di cui fu figlio Tacat, di cui fu figlio Eleadà, di cui fu figlio Tacat, 21di cui fu figlio Zabad, di cui furono figli Sutélach, Ezer ed Elead, uccisi dagli uomini di Gat, indigeni della regione, perché erano scesi a razziarne il bestiame. 22Il loro padre Èfraim li pianse per molti giorni e i suoi fratelli vennero per consolarlo. 23Quindi si unì alla moglie che rimase incinta e partorì un figlio che il padre chiamò Beria, perché nato con la sventura in casa. 24Figlia di Èfraim fu Seera, la quale edificò Bet-Coròn inferiore e superiore e Uzen-Seera. 25Suo figlio fu anche Refach, di cui fu figlio Resef, di cui fu figlio Telach, di cui fu figlio Tacan, 26di cui fu figlio Laadan, di cui fu figlio Amiùd, di cui fu figlio Elisamà, 27di cui fu figlio Nun, di cui fu figlio Giosuè. 28Loro proprietà e loro domicilio furono Betel con le dipendenze, a oriente Naaran, a occidente Ghezer con le dipendenze, Sichem con le dipendenze fino ad Aiia con le dipendenze. 29Appartenevano ai figli di Manàsse: Beisan con le dipendenze, Tàanach con le dipendenze e Dor con le dipendenze. In queste località abitavano i figli di Giuseppe, figlio di Israele. 30Figli di Aser: Imna, Isva, Isvi, Beria e Serach loro sorella. 31Figli di Beria: Cheber e Malchiel, padre di Birzait. 32Cheber generò Iaflet, Semer, Cotam e Suà loro sorella. 33Figli di Iaflet: Pasach, Bimeàl e Asvat; questi furono i figli di Iaflet. 34Figli di Semer suo fratello: Roga, Cubba e Aram. 35Figli di Chelem suo fratello: Zofach, Imna, Seles e Amal. 36Figli di Zofach: Such, Carnefer, Sual, Beri, Imra, 37Bezer, Od, Sammà, Silsa, Itran e Beera. 38Figli di Ieter: Iefunne, Pispa e Ara. 39Figli di Ulla: Arach, Caniel e Rizia. 40Tutti costoro furono figli di Aser, capi di casati, uomini scelti e valorosi, capi tra i principi. Nel loro censimento, eseguito in base alla capacità militare, risultò il numero ventiseimila. 8 1Beniamino generò Bela suo primogenito, Asbel secondo, Achiràm terzo, 2Noca quarto e Rafa quinto. 3Bela ebbe i figli Addar, Ghera padre di Ecud, 4Abisua, Naaman, Acoach, 5Ghera, Sepufàn e Curam. 6Questi furono i figli di Ecud, che erano capi di casati fra gli abitanti di Gheba e che furono deportati in Manàcat. 7Naaman, Achia e Ghera, che li deportò e generò Uzza e Achiud. 8Sacaràim ebbe figli nei campi di Moab, dopo aver ripudiato le mogli Cusim e Baara. 9Da Codes, sua moglie, generò Iobab, Zibia, Mesa, Melcam, 10Jeus, Sachia e Mirma. Questi furono i suoi figli, capi di casati. 11Da Cusim generò Abitùb ed Elpaal. 12Figli di Elpaal: Eber, Miseam e Semed, che costruì Ono e Lidda con le dipendenze. 13Beria e Sema, che furono capi di casati fra gli abitanti di Aialon, misero in fuga gli abitanti di Gat. 14Loro fratelli: Sasak e Ieremòt. 15Zebadia, Arad, Ader, 16Michele, Ispa e Ioca erano figli di Beria. 17Zebadia, Mesullàm, Chizki, Cheber, 18Ismerai, Izlia e Iobab erano figli di Elpaal. 19Iakim, Zikri, Zabdi, 20Elienài, Silletài, Elièl, 21Adaià, Beraià e Simrat erano figli di Simei. 22Ispan, Eber, Eliel, 23Abdon, Zikri, Canàn, 24Anania, Elam, Antotia, 25Ifdia e Penuèl erano figli di Sasak. 26Samserài, Secaria, Atalia, 27Iaaresia, Elia e Zikri erano figli di Ierocàm. 28Questi erano capi di casati, secondo le loro genealogie; essi abitavano in Gerusalemme. 29In Gàbaon abitava il padre di Gàbaon; sua moglie si chiamava Maaca; 30il primogenito era Abdon, poi Zur, Kis, Baal, Ner, Nadàb, 31Ghedor, Achio, Zeker e Miklòt. 32Miklòt generò Simeà. Anche costoro abitavano in Gerusalemme accanto ai fratelli. 33Ner generò Kis; Kis generò Saul; Saul generò Giònata, Malkisùa, Abinadàb e Is-Bàal. 34Figlio di Giònata fu Merib-Bàal; Merib-Bàal generò Mica. 35Figli di Mica: Piton, Melech, Tarea e Acaz. 36Acaz generò Ioadda; Ioadda generò Alèmet, Azmàvet e Zimrì; Zimrì generò Moza. 37Moza generò Binea, di cui fu figlio Refaia, di cui fu figlio Eleasà, di cui fu figlio Azel. 38Azel ebbe sei figli, che si chiamavano Azrikàm, Bocru, Ismaele, Searia, Abdia e Canan; tutti questi erano figli di Azel. 39Figli di Esek suo fratello: Ulam suo primogenito, Ieus secondo, Elifèlet terzo. 40I figli di Ulam erano uomini valorosi e tiratori di arco. Ebbero numerosi figli e nipoti: centocinquanta. Tutti questi erano discendenti di Beniamino. 9 1Tutti gli Israeliti furono registrati per genealogie e iscritti nel libro dei re di Israele e di Giuda; per le loro colpe furono deportati in Babilonia. 2I primi abitanti che si erano ristabiliti nelle loro proprietà, nelle loro città, erano Israeliti, sacerdoti, leviti e oblati. 3In Gerusalemme abitavano figli di Giuda, di Beniamino, di Èfraim e di Manàsse. 4Figli di Giuda: Utai, figlio di Ammiud, figlio di Omri, figlio di Imri, figlio di Bani dei figli di Perez, figlio di Giuda. 5Dei Siloniti: Asaia il primogenito e i suoi figli. 6Dei figli di Zerach: Ieuèl e seicentonovanta suoi fratelli. 7Dei figli di Beniamino: Sallu figlio di Mesullàm, figlio di Odavia, figlio di Assenua, 8Ibnia, figlio di Ierocam, Ela, figlio di Uzzi, figlio di Micri, e Mesullàm, figlio di Sefatia, figlio di Reuel, figlio di Ibnia. 9I loro fratelli, secondo le loro genealogie, erano novecentocinquantasei; tutti costoro erano capi delle loro famiglie. 10Dei sacerdoti: Iedaia, Ioarib, Iachin 11e Azaria, figlio di Chelkia, figlio di Mesullàm, figlio di Zadòk, figlio di Meraiòt, figlio di Achitùb, capo del tempio, 12Adaia, figlio di Ierocam, figlio di Pascur, figlio di Malchia, e Maasai, figlio di Adièl, figlio di Iaczèra, figlio di Mesullàm, figlio di Mesillemìt, figlio di Immer. 13I loro fratelli, capi dei loro casati, erano millesettecentosessanta, uomini abili in ogni lavoro per il servizio del tempio. 14Dei Leviti: Semaia, figlio di Cassub, figlio di Azrikam, figlio di Casabià dei figli di Merari, 15Bakbakar, Cheresh, Galal, Mattania, figlio di Mica, figlio di Zikri, figlio di Asaf, 16Abdia, figlio di Semaia, figlio di Galal, figlio di Idutun, e Berechia, figlio di Asa, figlio di Elkana, che abitava nei villaggi dei Netofatiti. 17Dei portieri: Sallùm, Akkub, Talmon, Achiman e i loro fratelli. Sallùm era il capo 18e sta fino ad oggi alla porta del re a oriente. Costoro erano i portieri degli accampamenti dei figli di Levi: 19Sallùm figlio di Kore, figlio di Ebiasàf, figlio di Korach, e i suoi fratelli, i Korachiti, della casa di suo padre, attendevano al servizio liturgico; erano custodi della soglia della tenda; i loro padri custodivano l'ingresso nell'accampamento del Signore. 20Pincas, figlio di Eleàzaro, prima era loro capo – il Signore sia con lui! –. 21Zaccaria, figlio di Meselemia, custodiva la porta della tenda del convegno. 22Tutti costoro, scelti come custodi della soglia, erano duecentododici; erano iscritti nelle genealogie nei loro villaggi. Li avevano stabiliti nell'ufficio per la loro fedeltà Davide e il veggente Samuele. 23Essi e i loro figli avevano la responsabilità delle porte nel tempio, cioè nella casa della tenda. 24C'erano portieri ai quattro lati: oriente, occidente, settentrione e meridione. 25I loro fratelli, che abitavano nei loro villaggi, talvolta dovevano andare con loro per sette giorni. 26Poiché erano sempre in funzione, quei quattro capiportieri – essi erano leviti – controllavano le stanze e i tesori del tempio. 27Alloggiavano intorno al tempio, perché a loro incombeva la sua custodia e la sua apertura ogni mattina. 28Di essi alcuni controllavano gli arredi liturgici, che contavano quando li portavano dentro e quando li riportavano fuori. 29Alcuni erano incaricati degli arredi, di tutti gli oggetti del santuario, della farina, del vino, dell'olio e degli aromi. 30Alcuni figli dei sacerdoti preparavano le sostanze aromatiche per i profumi. 31Il levita Mattatia, primogenito di Sallùm il Korachita, per la sua fedeltà era incaricato di ciò che si preparava nei tegami. 32Tra i figli dei Keatiti, alcuni loro fratelli badavano ai pani dell'offerta da disporre ogni sabato. 33Questi erano i cantori, capi di casati levitici; liberi da altri compiti, abitavano nelle stanze del tempio, perché giorno e notte erano in attività. 34Questi erano i capi delle famiglie levitiche secondo le loro genealogie; essi abitavano in Gerusalemme. 35In Gàbaon abitavano il padre di Gàbaon, Ieiel, la cui moglie si chiamava Maaca. 36Suo figlio primogenito era Abdon, quindi Zur, Kis, Baal, Ner, Nadàb, 37Ghedor, Achio, Zaccaria e Miklòt. 38Miklòt generò Simeàm. Anch'essi abitavano in Gerusalemme con i fratelli, di fronte a loro. 39Ner generò Kis; Kis generò Saul; Saul generò Giònata, Malchisùa, Abinadàb e Is-Bàal. 40Figlio di Giònata: Merib-Bàal; Merib-Bàal generò Mica. 41Figli di Mica: Piton, Melek e Tacrea. 42Acaz generò Iaara; Iaara generò Alèmet, Azmàvet e Zimrì; Zimrì generò Moza. 43Moza generò Binea, di cui fu figlio Refaia, di cui fu figlio Eleasa, di cui fu figlio Azel. 44Azel ebbe sei figli, che si chiamavano Azrikam, Bocru, Ismaele, Searia, Abdia e Canan; questi erano figli di Azel. 10 1I Filistei attaccarono Israele; gli Israeliti fuggirono davanti ai Filistei e caddero, colpiti a morte, sul monte Gelboe. 2I Filistei inseguirono molto da vicino Saul e i suoi figli e uccisero Giònata, Abinadàb e Malchisùa, figli di Saul. 3La battaglia si riversò tutta su Saul; sorpreso dagli arcieri, fu ferito da tali tiratori. 4Allora Saul disse al suo scudiero: "Prendi la spada e trafiggimi; altrimenti verranno quei non circoncisi e infieriranno contro di me". Ma lo scudiero, in preda a forte paura, non volle. Saul allora, presa la spada, vi si gettò sopra. 5Anche lo scudiero, visto che Saul era morto, si gettò sulla spada e morì. 6Così finì Saul con i tre figli; tutta la sua famiglia perì insieme. 7Quando tutti gli Israeliti della valle constatarono che i loro erano fuggiti e che erano morti Saul e i suoi figli, abbandonarono le loro città e fuggirono. Vennero i Filistei e vi si insediarono. 8Il giorno dopo i Filistei andarono a spogliare i cadaveri e trovarono Saul e i suoi figli che giacevano sul monte Gelboe. 9Lo spogliarono asportandogli il capo e le armi; quindi inviarono per tutto il paese filisteo ad annunziare la vittoria ai loro idoli e al popolo. 10Depositarono le sue armi nel tempio del loro dio; il teschio l'inchiodarono nel tempio di Dagon. 11Quando gli abitanti di Iabes vennero a sapere ciò che i Filistei avevano fatto a Saul, 12tutti i loro guerrieri andarono a prelevare il cadavere di Saul e i cadaveri dei suoi figli e li portarono in Iabes; seppellirono le loro ossa sotto la quercia in Iabes, quindi digiunarono per sette giorni. 13Così Saul morì a causa della sua infedeltà al Signore, perché non ne aveva ascoltato la parola e perché aveva evocato uno spirito per consultarlo. 14Non aveva consultato il Signore; per questo il Signore lo fece morire e trasferì il regno a Davide figlio di Iesse. 11 1Tutti gli Israeliti si raccolsero intorno a Davide in Ebron e gli dissero: "Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. 2Anche prima, quando regnava Saul, tu guidavi nei movimenti le truppe di Israele. Inoltre il Signore tuo Dio ti ha detto: Tu pascerai il mio popolo, Israele; tu sarai capo del mio popolo Israele". 3Tutti gli anziani di Israele si presentarono al re in Ebron. Davide concluse con loro un'alleanza in Ebron davanti al Signore. Con l'unzione consacrarono Davide re su Israele, secondo la parola pronunziata dal Signore per mezzo di Samuele. 4Davide con tutto Israele marciò contro Gerusalemme, cioè Gebus, ove c'erano i Gebusei, abitanti del paese. 5Ma gli abitanti di Gebus dissero a Davide: "Tu qui non entrerai". Ma Davide prese la cittadella di Sion, che è la città di Davide. 6Davide aveva detto: "Chi colpirà per primo i Gebusei diventerà capo e principe". Salì per primo Ioab, figlio di Zeruià, che divenne così capo. 7Davide si stabilì nella cittadella, che perciò fu chiamata città di Davide. 8Egli fortificò la città tutt'intorno, dal Millo per tutto il suo perimetro; Ioab restaurò il resto della città. 9Davide cresceva sempre più in potenza e il Signore degli eserciti era con lui. 10Questi sono i capi dei prodi di Davide, che si erano affermati con il valore nel suo regno e che, insieme con tutto Israele, lo avevano costituito re, secondo la parola del Signore nei riguardi di Israele. 11Ecco l'elenco dei prodi di Davide: Iasobeam figlio di un Cacmonita, capo dei Tre; egli brandì la lancia su trecento vittime in una sola volta. 12Dopo di lui c'era Eleàzaro figlio di Dodo, l'Acochita; era uno dei tre prodi. 13Egli fu con Davide in Pas-Dammim. I Filistei vi si erano riuniti per combattere; c'era un campo pieno di orzo. La truppa fuggì di fronte ai Filistei. 14Egli allora si appostò in mezzo al campo, lo difese e sconfisse i Filistei; così il Signore operò una grande vittoria. 15Scesero tre dei trenta capi sulla roccia presso Davide, nella fortezza di Adullàm; il campo dei Filistei si estendeva nella valle di Rèfaim. 16Davide era nella fortezza, mentre un presidio di Filistei era in Betlemme. 17Davide ebbe un desiderio che espresse a parole: "Potessi bere l'acqua della cisterna che sta alla porta di Betlemme!". 18I tre attraversarono il campo dei Filistei, attinsero l'acqua dalla cisterna che era alla porta di Betlemme e la portarono a Davide, ma egli non volle berla; la versò in libazione al Signore. 19Egli disse: "Mi guardi il mio Dio dal compiere una cosa simile. Dovrei bere il sangue di quegli uomini insieme con la loro vita? Difatti l'hanno portata a rischio della propria vita". Non volle berla. Tali gesta compirono i tre prodi. 20Abisài fratello di Ioab era capo dei Trenta. Egli brandì la lancia contro trecento vittime e così divenne famoso fra i Trenta. 21Fu stimato doppiamente fra i Trenta; divenne loro capo, ma non giunse ad eguagliare i Tre. 22Benaià, da Kabzeèl, era figlio di Ioiadà, uomo valoroso e pieno di prodezze. Egli uccise i due figli di Arièl di Moab; inoltre, sceso in una cisterna in un giorno di neve, vi uccise un leone. 23Egli uccise anche un Egiziano alto cinque cubiti, il quale aveva in mano una lancia come un subbio di tessitore; gli andò incontro con un bastone, strappò la lancia dalla mano dell'Egiziano e lo uccise con la stessa lancia. 24Tale gesta compì Benaià, figlio di Ioiadà; egli divenne famoso fra i trenta prodi. 25Fra i Trenta fu molto stimato, ma non giunse a eguagliare i Tre. Davide lo mise a capo della sua guardia del corpo. 26Ecco i prodi valorosi: Asaèl fratello di Ioab, Elcanan figlio di Dodo, di Betlemme, 27Sammòt di Charod, Chelez di Pelet, 28Ira figlio di Ikkes di Tekòa, Abièzer di Anatòt, 29Sibbekai di Cusa, Ilai di Acoch, 30Macrai di Netofa, Cheled figlio di Baana, di Netofa, 31Itai figlio di Ribai, di Gàbaa dei figli di Beniamino, Benaià di Piraton, 32Curai di Nacale-Gaas, Abiel di Arbot, 33Azmàvet di Bacurìm, Eliacba di Saalbon, 34Iasen di Gun, Giònata figlio di Saghe, di Charar, 35Achiam figlio di Sacar, di Carar, Elifèlet figlio di Ur, 36Efer di Mechera, Achia di Pelon, 37Chezro del Carmelo, Naarai figlio di Ezbai, 38Gioele fratello di Natàn, Mibcar figlio di Agri, 39Zelek l'Ammonita, Nacrai di Berot, scudiero di Ioab figlio di Zeruià, 40Ira di Ieter, Gareb di Ieter, 41Uria l'Hittita, Zabad figlio di Aclai, 42Adina figlio di Zisa il Rubenita, capo dei Rubeniti, e con lui altri trenta, 43Canan, figlio di Maaca, Giòsafat di Meten, 44Uzzia di Astarot, Sama e Ieiel, figli di Cotam di Aroer, 45Iediael figlio di Simri e Ioca suo fratello, di Tisi, 46Eliel di Macavim, Ieribài e Osea, figli di Elnaam, Itma il Moabita, 47Elièl, Obed e Iaasièl di Zoba. 12 1Questi sono gli uomini che raggiunsero Davide in Ziklàg, quando ancora fuggiva di fronte a Saul, figlio di Kis. Essi erano i prodi che l'aiutarono in guerra. 2Erano armati d'arco e sapevano tirare frecce e sassi con la destra e con la sinistra; erano della tribù di Beniamino, fratelli di Saul: 3Achièzer, il capo, e Ioas figli di Semaa, di Gàbaa; Ieziel e Pelet figli di Azmàvet; Beraca e Ieu di Anatòt; 4Ismaia di Gàbaon, prode fra i Trenta e capo dei Trenta; 5Geremia, Iacaziel, Giovanni e Iozabàd di Ghedera; 6Eleuzai, Ierimòt, Bealia, Semaria, Sefatia di Carif; 7Elkana, Issia, Azarel, Ioezer, Iosgibeam, Korachiti; 8Oela e Zebadia figli di Ierocam, di Ghedor. 9Dei Gaditi alcuni uomini passarono a Davide nella fortezza del deserto; erano uomini valorosi, guerrieri pronti a combattere, abili nell'uso dello scudo e della lancia; sembravano leoni ed erano agili come gazzelle sui monti: 10Ezer era il capo, Abdia il secondo, Eliàb il terzo, 11Mismanna il quarto, Geremia il quinto, 12Attài il sesto, Eliel il settimo, 13Giovanni l'ottavo, Elzabàd il nono, 14Geremia il decimo, Makbannai l'undecimo. 15Costoro erano discendenti di Gad, capi dell'esercito; il più piccolo ne comandava cento e il più grande mille. 16Questi attraversarono il Giordano nel primo mese dell'anno, mentre era in piena su tutte le rive, e misero in fuga tutti gli abitanti della valle a oriente e a occidente. 17Alcuni dei figli di Beniamino e di Giuda andarono da Davide fino alla sua fortezza. 18Davide uscì loro incontro e presa la parola disse loro: "Se siete venuti da me con intenzioni pacifiche per aiutarmi, sono disposto a unirmi a voi; ma se venite per tradirmi e consegnarmi ai miei avversari, mentre io non mi abbandono affatto alla violenza, il Dio dei nostri padri veda e punisca". 19Allora lo spirito invase Amasài, capo dei Trenta: "Siamo tuoi, Davide; con te, figlio di Iesse! Pace, pace a te, pace a chi ti aiuta, perché il tuo Dio ti aiuta". Davide li accolse e li costituì capi di schiere. 20Anche da Manàsse passarono a Davide, mentre insieme con i Filistei marciava in guerra contro Saul. Egli però non li aiutò perché nel consiglio i capi dei Filistei lo rimandarono dicendo: "A scapito delle nostre teste, egli passerebbe a Saul suo signore". 21Mentre erano diretto a Ziklàg, passarono dalla sua parte i manassiti Adnach, Iozabàd, Iediaèl, Michele, Iozabàd, Eliu e Zilletai, capi di migliaia nella tribù di Manàsse. 22Essi aiutarono Davide contro i razziatori, perché erano tutti valorosi, e divennero capi dell'esercito. 23In verità ogni giorno passavano dalla parte di Davide per aiutarlo e così il suo divenne un accampamento enorme. 24Ecco le cifre dei capi armati che passarono a Davide in Ebron per effettuare, secondo l'ordine del Signore, il trasferimento del regno da Saul a lui. 25Dei figli di Giuda, che portavano scudo e lancia: seimilaottocento armati. 26Dei figli di Simeone, uomini valorosi in guerra: settemilacento. 27Dei figli di Levi: quattromilaseicento, 28Inoltre Ioiadà, capo della famiglia di Aronne, e con lui tremilasettecento 29e Zadòk, giovane molto valoroso, e il casato con i ventidue capi. 30Dei figli di Beniamino, fratelli di Saul: tremila, perché in massima parte essi rimasero al servizio della casa di Saul. 31Dei figli di Èfraim: ventimilaottocento uomini valorosi, celebri nei loro casati. 32Di metà della tribù di Manàsse: diciottomila, scelti singolarmente per partecipare alla nomina di Davide a re. 33Dei figli di Ìssacar, che conoscevano bene i vari tempi sì da sapere che dovesse fare Israele nei singoli casi: duecento capi e tutti i loro fratelli alle loro dipendenze. 34Di Zàbulon: cinquantamila, arruolati in un esercito, pronti per la battaglia con tutte le armi da guerra, disposti ad aiutare senza doppiezza. 35Di Nèftali: mille capi e con loro trentasettemila dotati di scudo e di lancia. 36Dei Daniti: ventottomilaseicento, armati per la guerra. 37Di Aser: quarantamila guerrieri, pronti per la battaglia. 38Dalla Transgiordania, ossia dei Rubeniti, dei Gaditi e di metà della tribù di Manàsse: centoventimila con tutte le armi di guerra. 39Tutti costoro, guerrieri pronti a marciare, con cuore leale si presentarono in Ebron per proclamare Davide re su tutto Israele; anche il resto di Israele era concorde nel proclamare re Davide. 40Rimasero lì con Davide tre giorni mangiando e bevendo quanto i fratelli avevano preparato per loro. 41Anche i loro vicini e perfino da Ìssacar, da Zàbulon e da Nèftali avevano portato cibarie con asini, cammelli, muli e buoi: farina, schiacciate di fichi, uva passa, vino, olio, buoi e pecore in gran quantità, perché c'era allegria in Israele. 13 1Davide si consigliò con i capi di migliaia e di centinaia e con tutti i prìncipi. 2A tutta l'assemblea d'Israele Davide disse: "Se vi piace e se il Signore nostro Dio lo consente, comunichiamo ai nostri fratelli rimasti in tutte le regioni di Israele, ai sacerdoti e ai leviti nelle città dei loro pascoli, di radunarsi presso di noi. 3Così riporteremo l'arca del nostro Dio qui presso di noi, perché non ce ne siamo più curati dal tempo di Saul". 4Tutti i partecipanti all'assemblea approvarono che si facesse così, perché la proposta parve giusta agli occhi di tutto il popolo. 5Davide convocò tutto Israele, da Sicor d'Egitto fino al passo di Amat, per trasportare l'arca di Dio da Kiriat-Iearìm. 6Davide con tutto Israele salì a Baala, in Kiriat-Iearìm, che apparteneva a Giuda, per prendere di là l'arca di Dio, chiamata: Il Signore seduto sui cherubini. 7Dalla casa di Abinadàb trasportarono l'arca di Dio su un carro nuovo; Uzza e Achio guidavano il carro. 8Davide e tutto Israele danzavano con tutte le forze davanti a Dio, cantando e suonando cetre, arpe, timpani, cembali e trombe. 9Giunti all'aia di Chidon, Uzza stese la mano per trattenere l'arca, perché i buoi la facevano barcollare. 10Ma l'ira del Signore divampò contro Uzza e lo colpì perché aveva steso la mano sull'arca. Così egli morì lì davanti a Dio. 11Davide si rattristò, perché il Signore era sceso con ira contro Uzza e chiamò quel luogo Perez-Uzza, nome ancora in uso. 12In quel giorno Davide ebbe paura di Dio e pensò: "Come potrei condurre presso di me l'arca di Dio?". 13Così Davide non portò l'arca presso di sé nella città di Davide, ma la diresse verso la casa di Obed-Èdom di Gat. 14L'arca di Dio rimase nella casa di Obed-Èdom tre mesi. Il Signore benedisse la casa di Obed-Èdom e quanto gli apparteneva. 14 1Chiram, re di Tiro, mandò messaggeri a Davide con legno di cedro, muratori e falegnami per costruirgli una casa. 2Davide allora riconobbe che il Signore l'aveva confermato re su Israele e che il suo regno era molto esaltato a causa del suo popolo Israele. 3Davide prese altre mogli in Gerusalemme e generò figli e figlie. 4I figli che gli erano nati in Gerusalemme si chiamavano Sammua, Sobab, Natàn, Salomone, 5Ibcar, Elisua, Elipelet, 6Noga, Nefeg, Iafia, 7Elisamà, Beeliada ed Elifèlet. 8Quando i Filistei seppero che Davide era stato unto re su tutto Israele, vennero tutti per impadronirsi di lui. Appena ne fu informato, Davide uscì loro incontro. 9I Filistei giunsero e si sparsero per la valle di Rèfaim. 10Davide consultò Dio: "Se marcio contro i Filistei, li metterai nelle mie mani?". Il Signore rispose: "Marcia; li metterò nelle tue mani". 11Quelli vennero a Baal-Perazìm e là Davide li sconfisse. Questi disse: "Dio ha aperto per mio mezzo una breccia fra i miei nemici, come una breccia prodotta dall'acqua"; per questo il luogo fu chiamato Baal-Perazìm. 12I Filistei vi abbandonarono i loro idoli e Davide ordinò: "Brucino tra le fiamme!". 13Di nuovo i Filistei tornarono a invadere la valle. 14Davide consultò ancora Dio, che gli rispose: "Non seguirli; aggirali e raggiungili dalla parte di Becoim. 15Quando sentirai rumore di passi fra le cime degli alberi, allora uscirai a combattere, perché Dio ti precederà per colpire l'accampamento dei Filistei". 16Davide fece come Dio gli aveva comandato. Sbaragliò l'esercito dei Filistei da Gàbaon fino a Ghezer. 17La fama di Davide si diffuse in tutti i paesi, mentre il Signore lo rendeva terribile fra tutte le genti. 15 1Egli si costruì edifici nella città di Davide, preparò il posto per l'arca di Dio ed eresse per essa una tenda. 2Allora Davide disse: "Nessuno, se non i leviti, porti l'arca di Dio, perché Dio li ha scelti come portatori dell'arca e come suoi ministri per sempre". 3Davide convocò tutto Israele in Gerusalemme per trasportare l'arca del Signore nel posto che le aveva preparato. 4Davide radunò i figli di Aronne e i leviti. 5Dei figli di Keat: Urièl il capo con i centoventi fratelli; 6dei figli di Merari: Asaia il capo con i duecentoventi fratelli; 7dei figli di Gherson: Gioele il capo con i centotrenta fratelli; 8dei figli di Elisafan: Semaia il capo con i duecento fratelli; 9dei figli di Ebron: Eliel il capo con gli ottanta fratelli; 10dei figli di Uzziel: Amminadàb il capo con i centodieci fratelli. 11Davide chiamò i sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr e i leviti Urièl, Asaia, Gioele, Semaia, Eliel e Amminadàb 12e disse loro: "Voi siete i capi dei casati levitici. Santificatevi, voi e i vostri fratelli. Quindi trasportate l'arca del Signore, Dio di Israele, nel posto che io le ho preparato. 13Poiché la prima volta voi non c'eravate, il Signore nostro Dio si irritò con noi; non c'eravamo infatti rivolti a voi, come conveniva". 14I sacerdoti e i leviti si santificarono per trasportare l'arca del Signore Dio di Israele. 15I figli dei leviti sollevarono l'arca di Dio sulle loro spalle per mezzo di stanghe, come aveva prescritto Mosè sulla parola del Signore. 16Davide disse ai capi dei leviti di mandare i loro fratelli, i cantori con gli strumenti musicali, arpe, cetre e cembali, perché, levando la loro voce, facessero udire i suoni di gioia. 17I leviti destinarono Eman figlio di Gioele, Asaf uno dei suoi fratelli, figlio di Berechia, e, fra i figli di Merari, loro fratelli, Etan figlio di Kusaia. 18Con loro c'erano i loro fratelli di secondo grado: Zaccaria, Uzziel, Semiramot, Iechièl, Unni, Eliel, Benaià, Maaseia, Mattatia, Elifel, Micneia, Obed-Èdom e Ieièl portieri. 19I cantori Eman, Asaf ed Etan usavano cembali di bronzo per il loro suono squillante. 20Zaccaria, Uzziel, Semiramot, Iechièl, Unni, Eliàb, Maaseia e Benaià suonavano arpe in sordina. 21Mattatia, Elifel, Micneia, Obed-Èdom, Ieièl, Azaria suonavano sull'ottava per dare il tono. 22Chenania, capo dei leviti, dirigeva l'esecuzione, perché era esperto. 23Berechia ed Elkana facevano da portieri presso l'arca. 24I sacerdoti Sebania, Giòsafat, Netaneèl, Amasài, Zaccaria, Benaià, Eliezer suonavano le trombe davanti all'arca di Dio; Obed-Èdom e Iechièl facevano da portieri presso l'arca. 25Davide, gli anziani di Israele e i capi di migliaia procedettero con gioia al trasporto dell'arca dell'alleanza del Signore dalla casa di Obed-Èdom. 26Poiché Dio assisteva i leviti che portavano l'arca dell'alleanza del Signore, si sacrificarono sette giovenchi e sette arieti. 27Davide indossava un manto di bisso, come pure tutti i leviti che portavano l'arca, i cantori e Chenania che dirigeva l'esecuzione. Davide aveva inoltre un efod di lino. 28Tutto Israele accompagnava l'arca dell'alleanza del Signore con grida, con suoni di corno, con trombe e con cembali, suonando arpe e cetre. 29Quando l'arca dell'alleanza del Signore giunse alla città di Davide, Mical, figlia di Saul, guardando dalla finestra, vide il re danzare e saltare; lo disprezzò in cuor suo. 16 1Così introdussero e collocarono l'arca di Dio al centro della tenda eretta per essa da Davide; offrirono olocausti e sacrifici di comunione a Dio. 2Terminati gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo in nome del Signore. 3Distribuì a tutti gli Israeliti, uomini e donne, una pagnotta, una porzione di carne e una schiacciata d'uva. 4Egli stabilì che alcuni leviti stessero davanti all'arca del Signore come ministri per celebrare, ringraziare e lodare il Signore, Dio di Israele. 5Erano Asaf il capo, Zaccaria il suo secondo, Uzzièl, Semiramot, Iechièl, Mattatia, Eliàb, Benaià, Obed-Èdom e Ieièl, che suonavano strumenti musicali, arpe e cetre; Asaf suonava i cembali. 6I sacerdoti Benaià e Iacazièl con le trombe erano sempre davanti all'arca dell'alleanza di Dio. 7Proprio in quel giorno Davide per la prima volta affidò ad Asaf e ai suoi fratelli questa lode al Signore: 8Lodate il Signore, acclamate il suo nome; manifestate ai popoli le sue gesta. 9Cantate in suo onore, inneggiate a lui, ripetete tutti i suoi prodigi. 10Gloriatevi sul suo santo nome; gioisca il cuore di quanti ricercano il Signore. 11Cercate il Signore e la sua forza, ricercate sempre il suo volto. 12Ricordate i prodigi che egli ha compiuti, i suoi miracoli e i giudizi della sua bocca. 13Stirpe di Israele suo servo, figli di Giacobbe, suoi eletti, 14egli, il Signore, è il nostro Dio; in tutta la terra fanno legge i suoi giudizi. 15Si ricorda sempre dell'alleanza, della parola data a mille generazioni, 16dell'alleanza conclusa con Abramo, del giuramento fatto a Isacco, 17confermato a Giacobbe come statuto, a Israele come alleanza perenne: 18"A te darò il paese di Canaan, come tua parte di eredità". 19Eppure costituivano un piccolo numero; erano pochi e per di più stranieri nel paese. 20Passarono dall'una all'altra nazione, da un regno a un altro popolo. 21Egli non tollerò che alcuno li opprimesse; per essi egli castigò i re: 22"Non toccate i miei consacrati, non maltrattate i miei profeti". 23Cantate al Signore, abitanti di tutta la terra; annunziate ogni giorno la sua salvezza. 24Proclamate fra i popoli la sua gloria, fra tutte le nazioni i suoi prodigi. 25Difatti grande è il Signore, degnissimo di lode e tremendo sopra tutti gli dèi. 26Tutti gli dèi venerati dai popoli sono un nulla; il Signore, invece, ha formato il cielo. 27Splendore e maestà stanno davanti a lui; potenza e bellezza nel suo santuario. 28Date per il Signore, stirpi dei popoli, date per il Signore gloria e onore. 29Date per il Signore gloria al suo nome; con offerte presentatevi a lui. Prostratevi al Signore in sacri ornamenti. 30Tremate davanti a lui, abitanti di tutta la terra; egli fissò il mondo sì che non crolli. 31Gioiscano i cieli ed esulti la terra; si dica fra i popoli: "Il Signore regna". 32Frema il mare con quanto contiene; tripudi la campagna con quanto è in essa. 33Gridino di giubilo gli alberi della foresta di fronte al Signore, perché viene per giudicare la terra. 34Lodate il Signore, perché è buono, perché la sua grazia dura sempre. 35Dite: "Salvaci, Dio della nostra salvezza; raccoglici, liberaci dalle genti sì che possiamo celebrare il tuo santo nome, gloriarci della tua lode. 36Sia benedetto il Signore, Dio di Israele, di secolo in secolo". E tutto il popolo disse: "Amen, alleluia". 37Quindi Davide lasciò Asaf e i suoi fratelli davanti all'arca dell'alleanza del Signore, perché officiassero davanti all'arca secondo il rituale quotidiano; 38lasciò Obed-Èdom figlio di Idutun, e Cosà, insieme con sessantotto fratelli, come portieri. 39Egli incaricò della Dimora del Signore che era sull'altura di Gàbaon il sacerdote Zadòk e i suoi fratelli, 40perché offrissero olocausti al Signore sull'altare degli olocausti per sempre, al mattino e alla sera, e compissero quanto è scritto nella legge che il Signore aveva imposta a Israele. 41Con loro erano Eman, Idutun e tutti gli altri scelti e designati per nome perché lodassero il Signore, perché la sua grazia dura sempre. 42Con loro avevano trombe e cembali per suonare e altri strumenti per il canto divino. I figli di Idutun erano incaricati della porta. 43Infine tutto il popolo andò a casa e Davide tornò per salutare la sua famiglia. 17 1Una volta stabilitosi in casa, Davide disse al profeta Natan: "Ecco, io abito una casa di cedro mentre l'arca dell'alleanza del Signore sta sotto una tenda". 2Natan rispose a Davide: "Fa' quanto desideri in cuor tuo, perché Dio è con te". 3Ora in quella medesima notte questa parola di Dio fu rivolta a Natan: 4"Va' a riferire a Davide mio servo: Dice il Signore: Tu non mi costruirai la casa per la mia dimora. 5Difatti io non ho mai abitato in una casa da quando feci uscire Israele dall'Egitto fino ad oggi. Io passai da una tenda all'altra e da una dimora all'altra. 6Durante tutto il tempo in cui ho camminato insieme con tutto Israele non ho mai detto a qualcuno dei Giudici, ai quali avevo ordinato di pascere il mio popolo: Perché non mi avete costruito una casa di cedro? 7Ora, riferirai al mio servo Davide: Dice il Signore degli eserciti: Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, per costituirti principe sul mio popolo Israele. 8Sono stato con te in tutte le tue imprese; ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te; renderò il tuo nome come quello dei più grandi personaggi sulla terra. 9Destinerò un posto per il mio popolo Israele; ivi lo pianterò perché vi si stabilisca e non debba vivere ancora nell'instabilità e i malvagi non continuino ad angariarlo come una volta, 10come quando misi i Giudici a capo di Israele. Umilierò tutti i tuoi nemici, mentre ingrandirò te. Il Signore ha intenzione di costruire a te una casa. 11Quando i tuoi giorni saranno finiti e te ne andrai con i tuoi padri, susciterò un discendente dopo di te, uno dei tuoi figli, e gli renderò saldo il regno. 12Costui mi costruirà una casa e io gli assicurerò il trono per sempre. 13Io sarò per lui un padre e lui sarà per me un figlio; non ritirerò da lui il mio favore come l'ho ritirato dal tuo predecessore. 14Io lo farò star saldo nella mia casa, nel mio regno; il suo trono sarà sempre stabile". 15Natan riferì a Davide tutte queste parole e tutta la presente visione. 16Allora il re Davide, presentatosi al Signore disse: "Chi sono io, Signore Dio, e che cos'è la mia casa perché tu mi abbia condotto fin qui? 17E, quasi fosse poco ciò per i tuoi occhi, o Dio, ora parli della casa del tuo servo nel lontano avvenire; mi hai fatto contemplare come una successione di uomini in ascesa, Signore Dio! 18Come può pretendere Davide di aggiungere qualcosa alla tua gloria? Tu conosci il tuo servo. 19Signore, per amore del tuo servo e secondo il tuo cuore hai compiuto quest'opera straordinaria per manifestare tutte le tue meraviglie. 20Signore, non esiste uno simile a te e non c'è Dio fuori di te, come abbiamo sentito con i nostri orecchi. 21E chi è come il tuo popolo, Israele, l'unico popolo sulla terra che Dio sia andato a riscattare per farne un suo popolo e per procurarsi un nome grande e stabile? Tu hai scacciato le nazioni davanti al tuo popolo, che tu hai riscattato dall'Egitto. 22Hai deciso che il tuo popolo Israele sia tuo popolo per sempre. Tu, Signore, sei stato il loro Dio. 23Ora, Signore, la parola che hai pronunciata sul tuo servo e sulla sua famiglia resti sempre verace; fa' come hai detto. 24Sia saldo e sia sempre magnificato il tuo nome! Si possa dire: Il Signore degli eserciti è Dio per Israele! La casa di Davide tuo servo sarà stabile davanti a te. 25Tu, Dio mio, hai rivelato al tuo servo l'intenzione di costruirgli una casa, per questo il tuo servo ha trovato l'ardire di pregare alla tua presenza. 26Ora tu, Signore, sei Dio; tu hai promesso al tuo servo tanto bene. 27Pertanto ti piaccia di benedire la casa del tuo servo perché sussista per sempre davanti a te, poiché quanto tu benedici è sempre benedetto". 18 1In seguito Davide sconfisse i Filistei, li piegò e tolse loro Gat con le dipendenze. 2Quindi sconfisse i Moabiti, che divennero sudditi e tributari di Davide. 3Davide sconfisse anche Hadad-Èzer, re di Zoba, verso Amat, nella sua marcia verso il fiume Eufrate per stabilirvi il suo dominio. 4Davide gli prese mille carri, settemila cavalieri e ventimila fanti. Davide poi fece tagliare i garretti a tutti i cavalli, risparmiandone un centinaio. 5Gli Aramei di Damasco andarono in aiuto di Hadad-Èzer, re di Zoba, ma Davide ne uccise ventiduemila. 6Davide mise guarnigioni in Aram di Damasco; gli Aramei divennero sudditi e tributari di Davide. Il Signore rese vittorioso Davide in ogni sua impresa. 7Davide prese gli scudi d'oro agli ufficiali di Hadad-Èzer e li portò in Gerusalemme. 8Da Tibcat e da Cun, città di Hadad-Èzer, Davide asportò una grande quantità di bronzo, con cui Salomone costruì il bacino di bronzo, le colonne e i vari arredi di bronzo. 9Tou re di Amat, saputo che Davide aveva sconfitto tutto l'esercito di Hadad-Èzer re di Zoba, 10mandò Adoram suo figlio per salutare il re Davide e per felicitarsi con lui d'avere assalito e vinto Hadad-Èzer, poiché Tou era sempre in guerra con Hadad-Èzer; Adoram portava con sé oggetti d'oro, d'argento e di bronzo. 11Anche tali oggetti il re Davide li consacrò al Signore insieme con l'argento e l'oro che aveva preso da tutti gli altri popoli, ossia da Edom, da Moab, dagli Ammoniti, dai Filistei e dagli Amaleciti. 12Abisai figlio di Zeruià sconfisse nella Valle del sale diciottomila Idumei. 13Pose guarnigioni in Edom; tutti gli Idumei divennero sudditi di Davide. Il Signore rendeva vittorioso Davide in ogni sua impresa. 14Davide regnò su tutto Israele e rese giustizia con retti giudizi a tutto il popolo. 15Ioab figlio di Zeruià comandava l'esercito; Giòsafat figlio di Achilud era archivista. 16Zadòk figlio di Achitùb e Abimèlech figlio di Ebiatàr erano sacerdoti; Savsa era scriba. 17Benaià figli di Ioiadà comandava i Cretei e i Peletei; i figli di Davide erano i primi al fianco del re. 19 1Dopo, morì Nacas re degli Ammoniti; al suo posto divenne re suo figlio. 2Davide disse: "Userò benevolenza con Canun figlio di Nacas, perché anche suo padre è stato benevolo con me". Davide mandò messaggeri per consolarlo della morte di suo padre. I ministri di Davide andarono nella regione degli Ammoniti da Canun per consolarlo. 3Ma i capi degli Ammoniti dissero a Canun: "Forse Davide intende onorare tuo padre ai tuoi occhi mandandoti consolatori? Questi suoi ministri non sono venuti forse da te per spiare, per informarsi e per esplorare la regione?". 4Canun allora prese i ministri di Davide, li fece radere, tagliò a metà le loro vesti fino alle natiche e li rimandò. 5Alcuni vennero a riferire a Davide la sorte di quegli uomini. Poiché costoro si vergognavano moltissimo, il re mandò ad incontrarli con questo messaggio: "Rimanete in Gèrico finché non sia cresciuta la vostra barba; allora ritornerete". 6Gli Ammoniti, accortisi di essersi inimicati Davide, mandarono, essi e Canun, mille talenti d'argento per assoldare carri e cavalieri nel paese dei due fiumi, in Aram Maaca e in Zoba. 7Assoldarono trentaduemila carri e il re di Maaca con le sue truppe. Questi vennero e si accamparono di fronte a Màdaba; frattanto gli Ammoniti si erano radunati dalle loro città e si erano mossi per la guerra. 8Quando Davide lo venne a sapere, mandò Ioab con tutto il gruppo dei prodi. 9Gli Ammoniti uscirono per disporsi a battaglia davanti alla città mentre i re alleati stavano da parte nella campagna. 10Ioab si accorse che la battaglia gli si profilava di fronte e alle spalle. Egli scelse i migliori di Israele e li schierò contro gli Aramei. 11Affidò il resto dell'esercito ad Abisài suo fratello che lo schierò contro gli Ammoniti. 12E gli disse: "Se gli Aramei prevarranno su di me, mi verrai in aiuto; se invece gli Ammoniti prevarranno su di te, io ti verrò in aiuto. 13Coraggio, dimostriamoci forti per il nostro popolo e per le città del nostro Dio; il Signore faccia ciò che gli piacerà". 14Ioab con i suoi mosse verso gli Aramei per combatterli, ma essi fuggirono davanti a lui. 15Anche gli Ammoniti, visto che gli Aramei si erano dati alla fuga, fuggirono di fronte ad Abisài fratello di Ioab, rientrando in città. Ioab allora tornò in Gerusalemme. 16Gli Aramei, visto che erano stati battuti dagli Israeliti, mandarono messaggeri e fecero venire gli Aramei d'Oltrefiume; li comandava Sofach, capo dell'esercito di Hadad-Èzer. 17Quando ciò fu riferito a Davide, egli radunò tutto Israele e attraversò il Giordano. Li raggiunse e si schierò davanti a loro; Davide si dispose per la battaglia contro gli Aramei, che l'attaccarono. 18Gli Aramei fuggirono di fronte agli Israeliti. Davide uccise, degli Aramei, settemila cavalieri e quarantamila fanti; uccise anche Sofach capo dell'esercito. 19Gli uomini di Hadad-Èzer, visto che erano stati battuti dagli Israeliti, fecero la pace con Davide e si sottomisero a lui. Gli Aramei non vollero più recare aiuto agli Ammoniti. 20 1All'inizio dell'anno successivo, quando i re sono soliti andare in guerra, Ioab, alla testa di un forte esercito, devastò la regione degli Ammoniti, quindi andò ad assediare Rabbà, mentre Davide se ne stava in Gerusalemme. Ioab occupò e distrusse Rabbà. 2Davide prese dalla testa di Milcom il diadema; trovò che pesava un talento d'oro; in esso era incastonata una pietra preziosa. Il diadema fu posto sulla testa di Davide. Egli asportò dalla città un grande bottino. 3Ne fece uscire anche gli abitanti, che destinò ai lavori con seghe, picconi di ferro e asce. Allo stesso modo Davide trattò tutte le città degli Ammoniti. Quindi Davide con tutti i suoi tornò in Gerusalemme. 4Dopo, ci fu una guerra in Ghezer con i Filistei. Allora Sibbekài di Cusa uccise Sippai dei discendenti dei Refaim. I Filistei furono soggiogati. 5Ci fu un'altra guerra con i Filistei, nella quale Elcanan figlio di Iair uccise Lacmi, fratello di Golia di Gat, l'asta della cui lancia era come un subbio di tessitore. 6Ci fu un'altra guerra in Gat, durante la quale un uomo molto alto, con le dita a sei a sei, – in totale ventiquattro – anch'egli era della stirpe di Rafa – 7ingiuriò Israele; Giònata figlio di Simeà, fratello di Davide, l'uccise. 8Questi uomini erano discendenti di Rafa in Gat; essi caddero colpiti da Davide e dai suoi uomini. 21 1Satana insorse contro Israele. Egli spinse Davide a censire gli Israeliti. 2Davide disse a Ioab e ai capi del popolo: "Andate, contate gli Israeliti da Bersabea a Dan; quindi portatemene il conto sì che io conosca il loro numero". 3Ioab disse a Davide: "Il Signore aumenti il suo popolo sì da renderlo cento volte tanto! Ma, mio signore, essi non sono tutti sudditi del mio signore? Perché il mio signore vuole questa inchiesta? Perché dovrebbe cadere tale colpa su Israele?". 4Ma l'opinione del re si impose a Ioab. Questi percorse tutto Israele, quindi tornò a Gerusalemme. 5Ioab consegnò a Davide il numero del censimento del popolo. In tutto Israele risultarono un milione e centomila uomini atti alle armi; in Giuda risultarono quattrocentosettantamila uomini atti alle armi. 6Fra costoro Ioab non censì i leviti né la tribù di Beniamino, perché l'ordine del re gli appariva un abominio. 7Il fatto dispiacque agli occhi di Dio, che perciò colpì Israele. 8Davide disse a Dio: "Facendo una cosa simile, ho peccato gravemente. Perdona, ti prego, l'iniquità del tuo servo, perché ho commesso una vera follia". 9Il Signore disse a Gad, veggente di Davide: 10"Va', riferisci a Davide: Dice il Signore: Ti pongo davanti tre cose, scegline una e io te la concederò". 11Gad andò da Davide e gli riferì: "Dice il Signore: Scegli 12fra tre anni di carestia, tre mesi di fuga per te di fronte ai tuoi avversari, sotto l'incubo della spada dei tuoi nemici, e tre giorni della spada del Signore con la peste che si diffonde sul paese e l'angelo del Signore che porta lo sterminio in tutto il territorio di Israele. Ora decidi che cosa io debba riferire a chi mi ha inviato". 13Davide disse a Gad: "Sono in un'angoscia terribile. Ebbene, io cada nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è molto grande, ma io non cada nelle mani degli uomini". 14Così il Signore mandò la peste in Israele; morirono settantamila Israeliti. 15Dio mandò un angelo in Gerusalemme per distruggerla. Ma, come questi stava distruggendola, il Signore volse lo sguardo e si astenne dal male minacciato. Egli disse all'angelo sterminatore: "Ora basta! Ritira la mano". L'angelo del Signore stava in piedi presso l'aia di Ornan il Gebuseo. 16Davide, alzati gli occhi, vide l'angelo del Signore che stava fra terra e cielo con la spada sguainata in mano, tesa verso Gerusalemme. Allora Davide e gli anziani, coperti di sacco, si prostrarono con la faccia a terra. 17Davide disse a Dio: "Non sono forse stato io a ordinare il censimento del popolo? Io ho peccato e ho commesso il male; costoro, il gregge, che cosa hanno fatto? Signore Dio mio, sì, la tua mano infierisca su di me e sul mio casato, ma non colpisca il tuo popolo". 18L'angelo del Signore ordinò a Gad di riferire a Davide che salisse ad erigere un altare al Signore nell'aia di Ornan il Gebuseo. 19Davide vi andò secondo l'ordine di Gad, comunicatogli a nome del Signore. 20Ornan si volse e vide l'angelo; i suoi quattro figli, che erano con lui, si nascosero. Ornan stava trebbiando il grano, 21quando gli si avvicinò Davide. Ornan guardò e, riconosciuto Davide, uscì dall'aia, prostrandosi con la faccia a terra davanti a Davide. 22Davide disse a Ornan: "Cedimi il terreno dell'aia, perché io vi costruisca un altare al Signore; cedimelo per tutto il suo valore, così che il flagello cessi di infierire sul popolo". 23Ornan rispose a Davide: "Prenditelo; il re mio signore ne faccia quello che vuole. Vedi, io ti dò anche i buoi per gli olocausti, le trebbie per la legna e il grano per l'offerta; tutto io ti offro". 24Ma il re Davide disse a Ornan: "No! Lo voglio acquistare per tutto il suo valore; non presenterò al Signore una cosa che appartiene a te offrendo così un olocausto gratuitamente". 25E così Davide diede a Ornan seicento sicli d'oro per il terreno. 26Quindi Davide vi eresse un altare per il Signore e vi offrì olocausti e sacrifici di comunione. Invocò il Signore, che gli rispose con il fuoco sceso dal cielo sull'altare dell'olocausto. 27Il Signore ordinò all'angelo e questi ripose la spada nel fodero. 28Allora, visto che il Signore l'aveva ascoltato sull'aia di Ornan il Gebuseo, Davide offrì là un sacrificio. 29La Dimora del Signore, eretta da Mosè nel deserto, e l'altare dell'olocausto in quel tempo stavano sull'altura che era in Gàbaon; 30ma Davide non osava recarsi là a consultare Dio perché si era molto spaventato di fronte alla spada dell'angelo del Signore. 22 1Davide disse: "Questa è la casa del Signore Dio e questo è l'altare per gli olocausti di Israele". 2Davide ordinò di radunare gli stranieri che erano nel paese di Israele. Quindi diede incarico agli scalpellini perché squadrassero pietre per la costruzione del tempio. 3Davide preparò ferro per i chiodi dei battenti delle porte e per le spranghe di ferro e anche molto bronzo in quantità incalcolabile. 4Il legno di cedro non si contava, poiché quelli di Sidòne e di Tiro avevano portato a Davide molto legno di cedro. 5Davide pensava: "Mio figlio Salomone è ancora giovane e inesperto, mentre la costruzione da erigersi per il Signore deve essere straordinariamente grande, tale da suscitare fama e ammirazione in tutti i paesi; per questo ne farò i preparativi io". Davide, prima di morire, effettuò preparativi imponenti. 6Poi chiamò Salomone suo figlio e gli comandò di costruire un tempio al Signore Dio di Israele. 7Davide disse a Salomone: "Figlio mio, io avevo deciso di costruire un tempio al nome del Signore mio Dio. 8Ma mi fu rivolta questa parola del Signore: Tu hai versato troppo sangue e hai fatto grandi guerre; per questo non costruirai il tempio al mio nome, perché hai versato troppo sangue sulla terra davanti a me. 9Ecco ti nascerà un figlio, che sarà uomo di pace; io gli concederò la tranquillità da parte di tutti i suoi nemici che lo circondano. Egli si chiamerà Salomone. Nei suoi giorni io concederò pace e tranquillità a Israele. 10Egli costruirà un tempio al mio nome; egli sarà figlio per me e io sarò padre per lui. Stabilirò il trono del suo regno su Israele per sempre. 11Ora, figlio mio, il Signore sia con te perché tu riesca a costruire un tempio al Signore tuo Dio, come ti ha promesso. 12Ebbene, il Signore ti conceda senno e intelligenza, ti costituisca re di Israele per osservare la legge del Signore tuo Dio. 13Certo riuscirai, se cercherai di praticare gli statuti e i decreti che il Signore ha prescritti a Mosè per Israele. Sii forte, coraggio; non temere e non abbatterti. 14Ecco, anche in mezzo alle angosce, ho preparato per il tempio centomila talenti d'oro, un milione di talenti d'argento, bronzo e ferro in quantità incalcolabile. Inoltre ho preparato legname e pietre; tu ve ne aggiungerai ancora. 15Ti assisteranno molti operai, scalpellini e lavoratori della pietra e del legno e tecnici di ogni sorta per qualsiasi lavoro. 16L'oro, l'argento, il bronzo e il ferro non si calcolano; su, mettiti al lavoro e il Signore ti assista". 17Davide comandò a tutti i capi di Israele di aiutare Salomone suo figlio. 18Disse: "Il Signore vostro Dio non è forse con voi e non vi ha concesso tranquillità all'intorno? Difatti ha già messo nelle mie mani gli abitanti della regione; il paese si è assoggettato davanti al Signore e davanti al suo popolo. 19Ora perciò dedicatevi con tutto il cuore e con tutta l'anima alla ricerca del Signore vostro Dio. Su, costruite il santuario del Signore vostro Dio, per introdurre l'arca dell'alleanza del Signore e gli oggetti consacrati a Dio nel tempio che sarà eretto al nome del Signore". 23 1Davide, ormai vecchio e sazio di giorni, nominò re su Israele suo figlio Salomone. 2Egli radunò tutti i capi di Israele, i sacerdoti e i leviti. 3Si contarono i leviti, dai trent'anni in su; censiti, uno per uno, risultarono trentottomila. 4"Di costoro ventiquattromila dirigano l'attività del tempio, seimila siano magistrati e giudici, 5quattromila portieri e quattromila lodino il Signore con tutti gli strumenti inventati da me per lodarlo". 6Davide divise in classi i figli di Levi: Gherson, Keat e Merari. 7Dei Ghersoniti: Ladan e Simei. 8Figli di Ladan: Iechièl, primo, Zetan e Gioele; tre. 9Figli di Simei: Selomìt, Cazièl, Aran; tre. Costoro sono i capi dei casati di Ladan. 10Figli di Simei: Iacat, Ziza, Ieus, Beria; questi sono i quattro figli di Simei. 11Iacat era il capo e Ziza il secondo. Ieus e Beria non ebbero molti figli; riguardo al censimento furono considerati come unico casato. 12Figli di Keat: Amram, Isear, Ebron e Uzziel; quattro. 13Figli di Amram: Aronne e Mosè. Aronne fu scelto per consacrare le cose sacrosante, egli e i suoi figli, per sempre, perché offrisse incenso davanti al Signore, lo servisse e benedicesse in suo nome per sempre. 14Riguardo a Mosè, uomo di Dio, i suoi figli furono contati nella tribù di Levi. 15Figli di Mosè: Gherson ed Eliezèr. 16Figli di Gerson: Sebuèl, il primo. 17I figli di Eliezèr furono Recabia, il primo. Eliezèr non ebbe altri figli, mentre i figli di Recabia furono moltissimi. 18Figli di Isear: Selomìt, il primo. 19Figli di Ebron: Ieria il primo, Amaria secondo, Iacaziel terzo, Iekameàm quarto. 20Figli di Uzziel: Mica il primo, Icasia secondo. 21Figli di Merari: Macli e Musi. Figli di Macli: Eleàzaro e Kis. 22Eleàzaro morì senza figli, avendo soltanto figlie; le sposarono i figli di Kis, loro fratelli. 23Figli di Musi: Macli, Eder e Ieremòt; tre. 24Questi sono i figli di Levi secondo i loro casati, i capifamiglia secondo il censimento, contati nominalmente, uno per uno, incaricati dei lavori per il servizio del tempio, dai venti anni in su. 25Poiché Davide aveva detto: "Il Signore, Dio di Israele, ha concesso la tranquillità al suo popolo; egli si è stabilito in Gerusalemme per sempre, 26anche i leviti non avranno più da trasportare la Dimora e tutti i suoi oggetti per il suo servizio". 27Secondo le ultime disposizioni di Davide, il censimento dei figli di Levi si fece dai venti anni in su. 28Dipendevano dai figli di Aronne per il servizio del tempio; presiedevano ai cortili, alle stanze, alla purificazione di ogni cosa sacra e all'attività per il servizio del tempio, 29al pane dell'offerta, alla farina, all'offerta, alle focacce non lievitate, alle cose da cuocere sulle graticole e da friggere e a tutte le misure di capacità e di lunghezza. 30Dovevano presentarsi ogni mattina per celebrare e lodare il Signore, così pure alla sera. 31Presiedevano a tutti gli olocausti da offrire al Signore nei sabati, nei noviluni, nelle feste fisse, secondo un numero preciso e secondo le loro regole, sempre davanti al Signore. 32Pensavano anche al servizio della tenda del convegno e al servizio del santuario e stavano agli ordini dei figli di Aronne, loro fratelli, per il servizio del tempio. 24 1Classi dei figli di Aronne. Figli di Aronne: Nadàb, Abiu, Ebiatàr, Eleàzaro e Itamar. 2Nadàb e Abiu morirono prima del padre e non lasciarono discendenti. Esercitarono il sacerdozio Eleàzaro e Itamar. 3Davide, insieme con Zadòk dei figli di Eleàzaro e con Achimèlech dei figli di Itamar, li divise in classi secondo il loro servizio. 4Poiché risultò che i figli di Eleàzaro, relativamente alla somma dei maschi, erano più numerosi dei figli di Itamar, furono così classificati: sedici capi di casati per i figli di Eleàzaro, otto per i figli di Itamar. 5Li divisero a sorte, questi come quelli, perché c'erano principi del santuario e principi di Dio sia tra i figli di Eleàzaro che tra i figli di Itamar. 6Lo scriba Semaia figlio di Netaneèl, dei figli di Levi, ne fece il catalogo alla presenza del re, dei capi, del sacerdote Zadòk, di Achimèlech figlio di Ebiàtar, dei capi dei casati sacerdotali e levitici; si registravano due casati per Eleàzaro e uno per Itamar. 7La prima sorte toccò a Ioarib, la seconda a Iedaia, 8la terza a Carim, la quarta a Seorim, 9la quinta a Malchia, la sesta a Miamin, 10la settimana a Akkoz, l'ottava ad Abia, 11la nona a Giosuè, la decima a Secania, 12l'undecima a Eliasib, la dodicesima a Iakim, 13la tredicesima a Cuppa, la quattordicesima a Is-Bàal, 14la quindicesima a Bilga, la sedicesima a Immer, 15la diciassettesima a Chezir, la diciottesima a Happizzès, 16la diciannovesima a Petachia, la ventesima a Ezechiele, 17la ventunesima a Iachin, la ventiduesima a Gamul, 18la ventitreesima a Delaia, la ventiquattresima a Maazia. 19Questi furono i turni per il loro servizio; a turno entravano nel tempio secondo la regola stabilita dal loro antenato Aronne, come gli aveva ordinato il Signore, Dio di Israele. 20Quanto agli altri figli di Levi, per i figli di Amram c'era Subaèl, per i figli di Subaèl Iecdia. 21Quanto a Recabia, il capo dei figli di Recabia era Issia. 22Per gli Iseariti, Selomòt; per i figli di Selomòt, Iacat. 23Figli di Ebron: Ieria il primo, Amaria secondo, Iacaziel terzo, Iekameam quarto. 24Figli di Uzziel: Mica; per i figli di Mica, Samir; 25fratello di Mica era Issia; per i figli di Issia, Zaccaria. 26Figli di Merari: Macli e Musi; per i figli di Iaazia suo figlio. 27Figli di Merari nella linea di Iaazia suo figlio: Soam, Zaccur e Ibri. 28Per Macli: Eleàzaro, che non ebbe figli. 29Per Kis i figli di Kis: Ieracmèl. 30Figli di Musi: Macli, Eder e Ierimòt. Questi sono i figli dei leviti secondo i loro casati. 31Anch'essi, come i loro fratelli, figli di Aronne, furono sorteggiati alla presenza del re Davide, di Zadòk, di Achimèlech, dei casati sacerdotali e levitici, il casato del primogenito come quello del fratello minore. 25 1Quindi Davide, insieme con i capi dell'esercito, separò per il servizio i figli di Asaf, di Eman e di Idutun, che eseguivano la musica sacra con cetre, arpe e cembali. Il numero di questi uomini incaricati di tale attività fu: 2Per i figli di Asaf: Zaccur, Giuseppe, Natania, Asareela; i figli di Asaf erano sotto la direzione di Asaf, che eseguiva la musica secondo le istruzioni del re. 3Per Idutun i figli di Idutun: Ghedalia, Seri, Isaia, Casabià, Simei, Mattatia: sei sotto la direzione del loro padre Idutun, che cantava con cetre per celebrare e lodare il Signore. 4Per Eman i figli di Eman: Bukkia, Mattania, Uzziel, Sebuel, Ierimòt, Anania, Anani, Eliata, Ghiddalti, Romamti-Èzer, Iosbekasa, Malloti, Cotir, Macaziot. 5Tutti costoro erano figli di Eman, veggente del re riguardo alle parole di Dio; per esaltare la sua potenza Dio concesse a Eman quattordici figli e tre figlie. 6Tutti costoro, sotto la direzione del padre, cioè di Asaf, di Idutun e di Eman, cantavano nel tempio con cembali, arpe e cetre, per il servizio del tempio, agli ordini del re. 7Il numero di costoro, insieme con i fratelli, esperti nel canto del Signore, cioè tutti veramente capaci, era di duecentottantotto. 8Per i loro turni di servizio furono sorteggiati i piccoli come i grandi, i maestri come i discepoli. 9La prima sorte toccò a Giuseppe, con i fratelli e figli: dodici; la seconda a Ghedalia, con i fratelli e figli: dodici; 10la terza a Zaccur, con i figli e fratelli: dodici; 11la quarta a Isri, con i figli e fratelli: dodici; 12la quinta a Natania, con i figli e fratelli: dodici; 13la sesta a Bukkia, con i figli e fratelli: dodici; 14la settima a Iesareela, con i figli e fratelli: dodici; 15l'ottava a Isaia, con i figli e fratelli: dodici; 16la nona a Mattania, con i figli e fratelli: dodici; 17la decima a Simei, con i figli e fratelli: dodici; 18l'undecima ad Azarel, con i figli e fratelli: dodici; 19la dodicesima a Casabià, con i figli e fratelli: dodici; 20la tredicesima a Subaèl, con i figli e fratelli: dodici; 21la quattordicesima a Mattatia, con i figli e fratelli: dodici; 22la quindicesima a Ieremòt, con i figli e fratelli: dodici; 23la sedicesima ad Anania, con i figli e fratelli: dodici; 24la diciassettesima a Iosbecasa, con i figli e fratelli: dodici; 25la diciottesima ad Anani, con i figli e fratelli: dodici; 26la diciannovesima a Malloti, con i figli e fratelli: dodici; 27la ventesima a Eliata, con i figli e fratelli: dodici; 28la ventunesima a Cotir, con i figli e fratelli: dodici; 29la ventiduesima a Ghiddalti, con i figli e fratelli: dodici; 30la ventitreesima a Macaziot, con i figli e fratelli: dodici; 31la ventiquattresima a Romamti-Èzer, con i figli e fratelli: dodici. 26 1Per le classi dei portieri. Dei Coriti: Meselemia, figlio di Core, dei discendenti di Ebiasaf. 2Figli di Meselemia: Zaccaria il primogenito, Iediael il secondo, Zebadia il terzo, Iatnièl il quarto, 3Elam il quinto, Giovanni il sesto, Elioènai il settimo. 4Figli di Obed-Èdom: Semaia il primogenito, Iozabàd il secondo, Iaoch il terzo, Sacar il quarto, Netaneèl il quinto, 5Ammièl il sesto, Ìssacar il settimo, Peulletài l'ottavo, poiché Dio aveva benedetto Obed-Èdom. 6A Semaia suo figlio nacquero figli, che signoreggiavano nel loro casato perché erano uomini valorosi. 7Figli di Semaia: Otni, Raffaele, Obed, Elzabàd con i fratelli, uomini valorosi, Eliu e Semachia. 8Tutti costoro erano discendenti di Obed-Èdom. Essi e i figli e i fratelli, uomini valorosi, erano adattissimi per il servizio. Per Obed-Èdom: sessantadue in tutto. 9Meselemia ne aveva diciotto tra figli e fratelli, tutti uomini valorosi. 10Figli di Cosà, dei discendenti di Merari: Simri, il primo; non era primogenito ma suo padre lo aveva costituito capo. 11Chelkia era il secondo, Tebalia il terzo, Zaccaria il quarto. Totale dei figli e fratelli di Cosà: tredici. 12Queste classi di portieri, cioè i capigruppo, avevano l'incarico, come i loro fratelli, di servire nel tempio. 13Gettarono le sorti, il piccolo come il grande, secondo i loro casati, per ciascuna porta. 14Per il lato orientale la sorte toccò a Selemia; a Zaccaria suo figlio, consigliere assennato, in seguito a sorteggio toccò il lato settentrionale, 15a Obed-Èdom quello meridionale, ai suoi figli toccarono i magazzini. 16Il lato occidentale con la porta Sallèchet, sulla via della salita, toccò a Suppim e a Cosà. Un posto di guardia era proporzionato all'altro. 17Per il lato orientale erano incaricati sei uomini ogni giorno; per il lato settentrionale quattro al giorno; per quello meridionale quattro al giorno, per ogni magazzino due. 18Al Parbàr a occidente, ce n'erano quattro per la strada e due per il Parbàr. 19Queste le classi dei portieri discendenti di Core, figli di Merari. 20I leviti loro fratelli, addetti alla sorveglianza sui tesori del tempio e sui tesori delle cose consacrate, 21erano figli di Ladan, ghersoniti secondo la linea di Ladan. Capi dei casati di Ladan il Ghersonita erano gli Iechieliti. 22Gli Iechieliti Zetan e Gioele, suo fratello, erano addetti ai tesori del tempio. 23Fra i discendenti di Amram, di Isear, di Ebron e di Uzziel: 24Subaèl figlio di Gherson, figlio di Mosè, era sovrintendente dei tesori. 25Tra i suoi fratelli, nella linea di Eliezer: suo figlio Recabia, di cui fu figlio Isaia, di cui fu figlio Ioram, di cui fu figlio Zikri, di cui fu figlio Selomìt. 26Questo Selomìt con i fratelli era addetto ai tesori delle cose consacrate, che il re Davide, i capi dei casati, i capi di migliaia e di centinaia e i capi dell'esercito 27avevano consacrate, prendendole dal bottino di guerra e da altre prede, per la manutenzione del tempio. 28Inoltre c'erano tutte le cose consacrate dal veggente Samuele, da Saul figlio di Kis, da Abner figlio di Ner, e da Ioab figlio di Zeruià; tutti questi oggetti consacrati dipendevano da Selomìt e dai suoi fratelli. 29Fra i discendenti di Isear: Chenania e i suoi figli erano addetti agli affari esterni di Israele come magistrati e giudici. 30Fra i discendenti di Ebron: Casabià e i suoi fratelli, uomini valorosi, in numero di millesettecento, erano addetti alla sorveglianza di Israele, dalla Transgiordania all'occidente, riguardo a ogni cosa relativa al culto del Signore e al servizio del re. 31Fra i discendenti di Ebron c'era Ieria, il capo degli Ebroniti divisi secondo le loro genealogie; nell'anno quarantesimo del regno di Davide si effettuarono ricerche sugli Ebroniti; fra di loro c'erano uomini valorosi in Iazer di Gàlaad. 32Tra i fratelli di Ieria, uomini valorosi, c'erano duemilasettecento capi di casati. Il re Davide diede a costoro autorità sui Rubeniti, sui Gaditi e su metà della tribù di Manàsse per ogni questione riguardante Dio o il re. 27 1Ecco i figli di Israele, secondo il loro numero, i capi dei casati, i capi di migliaia e di centinaia, i loro ufficiali al servizio del re, secondo le loro classi, delle quali una entrava e l'altra usciva, ogni mese, per tutti i mesi dell'anno. Ogni classe comprendeva ventiquattromila individui. 2Alla prima classe, in funzione nel primo mese, presiedeva Iasobeam figlio di Zabdiel; la sua classe era di ventiquattromila. 3Egli era dei discendenti di Perez ed era il capo di tutti gli ufficiali dell'esercito, per il primo mese. 4Alla classe del secondo mese presiedeva Dodo di Acoch; la sua classe era di ventiquattromila. 5Al terzo gruppo, per il terzo mese, presiedeva Benaià figlio di Ioiadà, sommo sacerdote; la sua classe era di ventiquattromila. 6Questo Benaià era un prode fra i Trenta e aveva il comando dei Trenta e della sua classe. Suo figlio era Ammizabàd. 7Quarto, per il quarto mese, era Asaèl fratello di Ioab e, dopo di lui, Zebadia suo figlio; la sua classe era di ventiquattromila. 8Quinto, per il quinto mese, era l'ufficiale Samehut di Zerach; la sua classe era di ventiquattromila. 9Sesto, per il sesto mese, Ira, figlio di Ikkes di Tekoà; la sua classe era di ventiquattromila. 10Settimo, per il settimo mese, era Chelez di Pelon, dei discendenti di Èfraim; la sua classe era di ventiquattromila. 11Ottavo, per l'ottavo mese, era Sibbecài di Cusa, della famiglia degli Zerachiti; la sua classe era di ventiquattromila. 12Nono, per il nono mese, era Abièzer, il Beniaminita; la sua classe era di ventiquattromila. 13Decimo, per il decimo mese, era Marai di Netofa, appartenente agli Zerachiti; la sua classe era di ventiquattromila. 14Undecimo, per l'undecimo mese, era Benaià di Piraton, dei discendenti di Èfraim; la sua classe era di ventiquattromila. 15Dodicesimo, per il dodicesimo mese, era Cheldai di Netofa, della stirpe di Otniel; la sua classe era di ventiquattromila. 16Riguardo alle tribù di Israele: sui Rubeniti presiedeva Elièzer figlio di Zikri; sulla tribù di Simeone, Sefatia figlio di Maaca; 17su quella di Levi, Casabia figlio di Kemuel; sugli Aronnidi, Zadòk; 18su quella di Giuda, Eliu, dei fratelli di Davide; su quella di Ìssacar, Omri figlio di Michele; 19su quella di Zàbulon, Ismaia figlio di Abdia; su quella di Nèftali, Ierimòt figlio di Azrièl; 20sugli Efraimiti, Osea figlio di Azazia; su metà della tribù di Manàsse, Gioele figlio di Pedaia; 21su metà della tribù di Manàsse in Gàlaad, Iddo figlio di Zaccaria; su quella di Beniamino, Iaasiel figlio di Abner; 22su quella di Dan, Azarel figlio di Ierocam. Questi furono i capi delle tribù di Israele. 23Davide non fece il censimento di quelli al di sotto dei vent'anni, perché il Signore aveva detto che avrebbe moltiplicato Israele come le stelle del cielo. 24Ioab figlio di Zeruià aveva cominciato il censimento, ma non lo terminò; proprio per esso si scatenò l'ira su Israele. Questo censimento non fu registrato nel libro delle Cronache del re Davide. 25Sui tesori del re presiedeva Azmàvet figlio di Adiel; sui tesori che erano nella campagna, nelle città, nei villaggi e nelle torri presiedeva Giònata figlio di Uzzia. 26Sugli operai agricoli, per la lavorazione del suolo, c'era Ezri figlio di Chelub. 27Alle vigne era addetto Simei di Rama; ai prodotti delle vigne depositati nelle cantine era addetto Zabdai di Sefàm. 28Agli oliveti e ai sicomòri, che erano nella Sefela, era addetto Baal-Canan di Ghedera; ai depositi di olio Ioas. 29Agli armenti che pascolavano nella pianura di Saron era addetto il Saronita Sitri; agli armenti che pascolavano in altre valli Safat figlio di Adlai. 30Ai cammelli era addetto Obil, l'Ismaelita; alle asine Iecdaia di Meronot; 31alle pecore Iaziu l'Agareno. Tutti costoro erano amministratori dei beni del re Davide. 32Giònata, zio di Davide, era consigliere; uomo intelligente e scriba, egli insieme con Iechiel figlio di Cakmonì, si occupava dei figli del re. 33Achitofel era consigliere del re; Cusai l'Arkita era amico del re. 34Ad Achitofel successero Ioiadà figlio di Benaià ed Ebiatàr; capo dell'esercito del re era Ioab. 28 1Davide convocò tutti gli ufficiali di Israele, i capitribù e i capi delle varie classi al servizio del re, i capi di migliaia, i capi di centinaia, gli amministratori di tutti i beni e di tutto il bestiame del re e dei suoi figli, insieme con i consiglieri, i prodi e ogni soldato valoroso in Israele. 2Davide si alzò in piedi e disse: "Ascoltatemi, miei fratelli e mio popolo! Io avevo deciso di costruire una dimora tranquilla per l'arca dell'alleanza del Signore, per lo sgabello dei piedi del nostro Dio. Avevo fatto i preparativi per la costruzione, 3ma Dio mi disse: Non costruirai un tempio al mio nome, perché tu sei stato un guerriero e hai versato sangue. 4Il Signore Dio di Israele scelse me fra tutta la famiglia di mio padre perché divenissi per sempre re su Israele; difatti egli si è scelto Giuda come capo e fra la discendenza di Giuda ha scelto il casato di mio padre e, fra i figli di mio padre, si è compiaciuto di me per costituirmi re su Israele. 5Fra tutti i miei figli, poiché il Signore mi ha dato molti figli, ha scelto il mio figlio Salomone per farlo sedere sul trono del regno del Signore su Israele. 6Egli infatti mi ha detto: Salomone tuo figlio costruirà il mio tempio e i miei cortili, perché io mi sono scelto lui come figlio e intendo essergli padre. 7Renderò saldo il suo regno per sempre, se egli persevererà nel compiere i miei comandi e i miei decreti, come fa oggi. 8Ora, davanti a tutto Israele, assemblea del Signore, e davanti al nostro Dio che ascolta, vi scongiuro: osservate e praticate tutti i decreti del Signore vostro Dio, perché possediate questo buon paese e lo passiate in eredità ai vostri figli dopo di voi, per sempre. 9Tu, Salomone figlio mio, riconosci il Dio di tuo padre, servilo con cuore perfetto e con animo volenteroso, perché il Signore scruta i cuori e penetra ogni intimo pensiero; se lo ricercherai, ti si farà trovare; se invece l'abbandonerai, egli ti rigetterà per sempre. 10Vedi: ora il Signore ti ha scelto perché tu gli costruisca una casa come santuario; sii forte e mettiti al lavoro". 11Davide diede a Salomone suo figlio il modello del vestibolo e degli edifici, delle stanze per i tesori, dei piani di sopra e delle camere interne e del luogo per il propiziatorio, 12inoltre la descrizione di quanto aveva in animo riguardo ai cortili del tempio, a tutte le stanze laterali, ai tesori del tempio e ai tesori delle cose consacrate, 13alle classi dei sacerdoti e dei leviti e a tutta l'attività per il servizio del tempio e a tutti gli arredi usati nel tempio. 14Relativamente a tutti gli oggetti d'oro, gli consegnò l'oro, indicando il peso dell'oro di ciascun oggetto destinato al culto e il peso dell'argento di ciascun oggetto destinato al culto. 15Gli consegnò anche l'oro destinato ai candelabri e alle loro lampade, indicando il peso dei singoli candelabri e delle loro lampade, e l'argento destinato ai candelabri, indicando il peso dei candelabri e delle loro lampade, secondo l'uso di ogni candelabro. 16Gli indicò il quantitativo dell'oro per le tavole dell'offerta, per ogni tavola, e dell'argento per le tavole d'argento, 17dell'oro puro per i ganci, i vassoi e le brocche. Gli indicò il quantitativo dell'oro per le coppe, per ogni coppa d'oro, e quello dell'argento, per ogni coppa d'argento. 18Gli diede l'oro puro per l'altare dei profumi, indicandone il peso. Gli consegnò il modello del carro d'oro dei cherubini, che stendevano le ali e coprivano l'arca dell'alleanza del Signore. 19"Tutto ciò – disse – era in uno scritto da parte del Signore per farmi comprendere tutti i particolari del modello". 20Davide disse a Salomone suo figlio: "Sii forte, coraggio; mettiti al lavoro, non temere e non abbatterti, perché il Signore Dio, mio Dio, è con te. Non ti lascerà e non ti abbandonerà finché tu non abbia terminato tutto il lavoro per il tempio. 21Ecco le classi dei sacerdoti e dei leviti per ogni servizio nel tempio. Presso di te, per ogni lavoro, ci sono esperti in qualsiasi attività e ci sono capi e tutto il popolo, pronti a tutti i tuoi ordini". 29 1Il re Davide disse a tutta l'assemblea: "Salomone mio figlio, il solo che Dio ha scelto, è ancora giovane e debole, mentre l'impresa è grandiosa, perché la Dimora non è destinata a un uomo ma al Signore Dio. 2Secondo tutta la mia possibilità ho fatto preparativi per il tempio del mio Dio; ho preparato oro su oro, argento su argento, bronzo su bronzo, ferro su ferro, legname su legname, ònici, brillanti, topàzi, pietre di vario valore e pietre preziose e marmo bianco in quantità. 3Inoltre, per il mio amore per la casa del mio Dio, quanto possiedo in oro e in argento dò per il tempio del mio Dio, oltre quanto ho preparato per il santuario: 4tremila talenti d'oro, d'oro di Ofir, e settemila talenti d'argento raffinato per rivestire le pareti interne, 5l'oro per gli oggetti in oro, l'argento per quelli in argento e per tutti i lavori da eseguirsi dagli artisti. Ora, chi vuole essere generoso oggi per il Signore?". 6Si dimostrarono volenterosi i capifamiglia, i capitribù di Israele, i capi di migliaia e di centinaia e i dirigenti degli affari del re. 7Essi diedero per l'opera del tempio cinquemila talenti d'oro, diecimila darìci, diecimila talenti d'argento, diciottomila talenti di bronzo e centomila talenti di ferro. 8Quanti si ritrovarono pietre preziose le diedero a Iechièl il Ghersonita, perché fossero depositate nel tesoro del tempio. 9Il popolo gioì per la loro generosità, perché le offerte erano fatte al Signore con cuore sincero; anche il re Davide gioì vivamente. 10Davide benedisse il Signore davanti a tutta l'assemblea. Davide disse: "Sii benedetto, Signore Dio di Israele, nostro padre, ora e sempre. 11Tua, Signore, è la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore e la maestà, perché tutto, nei cieli e sulla terra, è tuo. Signore, tuo è il regno; tu ti innalzi sovrano su ogni cosa. 12Da te provengono la ricchezza e la gloria; tu domini tutto; nella tua mano c'è forza e potenza; dalla tua mano ogni grandezza e potere. 13Ora, nostro Dio, ti ringraziamo e lodiamo il tuo nome glorioso. 14E chi sono io e chi è il mio popolo, per essere in grado di offrirti tutto questo spontaneamente? Ora tutto proviene da te; noi, dopo averlo ricevuto dalla tua mano, te l'abbiamo ridato. 15Noi siamo stranieri davanti a te e pellegrini come tutti i nostri padri. Come un'ombra sono i nostri giorni sulla terra e non c'è speranza. 16Signore nostro Dio, quanto noi abbiamo preparato per costruire una casa al tuo santo nome proviene da te, è tutto tuo. 17So, mio Dio, che tu provi i cuori e ti compiaci della rettitudine. Io, con cuore retto, ho offerto spontaneamente tutte queste cose. Ora io vedo il tuo popolo qui presente portarti offerte con gioia. 18Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Israele, nostri padri, custodisci questo sentimento per sempre nell'intimo del cuore del tuo popolo. Dirigi i loro cuori verso di te. 19A Salomone mio figlio concedi un cuore sincero perché custodisca i tuoi comandi, le tue disposizioni e i tuoi decreti, perché eseguisca tutto ciò e costruisca l'edificio, per il quale io ho eseguito i preparativi". 20Davide disse a tutta l'assemblea: "Su, benedite il Signore vostro Dio!". Tutta l'assemblea benedisse il Signore, Dio dei suoi padri; si inginocchiarono e si prostrarono davanti al Signore e al re. 21Offrirono sacrifici al Signore e gli bruciarono olocausti il giorno dopo: mille giovenchi, mille arieti, mille agnelli con le relative libazioni, oltre numerosi sacrifici per tutto Israele. 22Mangiarono e bevvero alla presenza del Signore in quel giorno con manifestazioni di grande gioia. Di nuovo proclamarono re Salomone, figlio di Davide, lo unsero, consacrando lui al Signore come capo e Zadòk come sacerdote. 23Salomone sedette sul trono del Signore come re al posto di Davide suo padre; prosperò e tutto Israele gli fu sottomesso. 24Tutti gli ufficiali, i prodi e anche tutti i figli del re Davide si sottomisero al re Salomone. 25Il Signore rese grande Salomone di fronte a tutto Israele e gli diede uno splendore di regno, che nessun predecessore in Israele aveva avuto. 26Davide, figlio di Iesse, aveva regnato su tutto Israele. 27La durata del suo regno su Israele era stata di quarant'anni; in Ebron aveva regnato sette anni e in Gerusalemme trentatré. 28Morì molto vecchio, sazio di anni, di ricchezza e di gloria. Al suo posto divenne re il figlio Salomone. 29Le gesta del re Davide, le prime come le ultime, ecco sono descritte nei libri del veggente Samuele, nel libro del profeta Natan e nel libro del veggente Gad, 30con tutta la storia del suo regno, della sua potenza e di quanto avvenne in quei tempi durante la sua vita, in Israele e in tutti i regni degli altri paesi. Secondo libro delle Cronache 1 1Salomone figlio di Davide si affermò nel regno. Il Signore suo Dio era con lui e lo rese molto grande. 2Salomone mandò ordini a tutto Israele, ai capi di migliaia e di centinaia, ai magistrati, a tutti i principi di tutto Israele e ai capifamiglia. 3Poi Salomone e tutto Israele con lui si recarono all'altura di Gàbaon, perché là si trovava la tenda del convegno di Dio, eretta da Mosè, servo di Dio, nel deserto. 4Ma l'arca di Dio Davide l'aveva trasportata da Kiriat-Iearìm nel luogo che aveva preparato per essa, perché egli aveva innalzato per essa una tenda in Gerusalemme. 5L'altare di bronzo, opera di Bezalèel figlio di Uri, figlio di Cur, era là davanti alla Dimora del Signore. Salomone e l'assemblea vi andarono per consultare il Signore. 6Salomone salì all'altare di bronzo davanti al Signore nella tenda del convegno e vi offrì sopra mille olocausti. 7In quella notte Dio apparve a Salomone e gli disse: "Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda". 8Salomone disse a Dio: "Tu hai trattato mio padre Davide con grande benevolenza e mi hai fatto regnare al suo posto. 9Ora, Signore Dio, si avveri la tua parola a Davide mio padre, perché mi hai costituito re su un popolo numeroso come la polvere della terra. 10Ora concedimi saggezza e scienza e che io possa guidare questo popolo; perché chi potrebbe mai governare questo tuo grande popolo?". 11Dio disse a Salomone: "Poiché ti sta a cuore una cosa simile e poiché non hai domandato né ricchezze, né beni, né gloria, né la vita dei tuoi nemici e neppure una lunga vita, ma hai domandato piuttosto saggezza e scienza per governare il mio popolo, su cui ti ho costituito re, 12saggezza e scienza ti saranno concesse. Inoltre io ti darò ricchezze, beni e gloria, quali non ebbero mai i re tuoi predecessori e non avranno mai i tuoi successori". 13Salomone poi dall'altura, che si trovava in Gàbaon, tornò a Gerusalemme, lontano dalla tenda del convegno, e regnò su Israele. 14Salomone radunò carri e cavalli; aveva millequattrocento carri e dodicimila cavalli, distribuiti nelle città dei carri e presso il re in Gerusalemme. 15Il re fece in modo che in Gerusalemme l'argento e l'oro abbondassero come i sassi e i cedri fossero numerosi come i sicomòri nella Sefela. 16I cavalli di Salomone provenivano da Muzri e da Kue; i mercanti del re li acquistavano in Kue. 17Essi facevano venire e importavano da Muzri un carro per seicento sicli d'argento, un cavallo per centocinquanta. In tal modo ne importavano per fornirli a tutti i re degli Hittiti e ai re di Aram. 18Salomone decise di costruire un tempio al nome del Signore e una reggia per sé. 2 1Salomone ingaggiò settantamila portatori, ottantamila scalpellini per lavorare in montagna e tremilaseicento sorveglianti. 2Salomone mandò a dire a Chiram, re di Tiro: "Come hai fatto con mio padre Davide, al quale avevi spedito legno di cedro per la costruzione della sua dimora, fa' anche con me. 3Ecco ho deciso di costruire un tempio al nome del Signore mio Dio, per consacrarlo a lui sì che io possa bruciare profumi fragranti davanti a lui, esporre sempre i pani dell'offerta e presentare olocausti mattina e sera, nei sabati, nei noviluni e nelle feste del Signore nostro Dio. Per Israele questo è un obbligo perenne. 4Il tempio, che io intendo costruire, deve essere grande, perché il nostro Dio è più grande di tutti gli dèi. 5Ma chi avrà la capacità di costruirgli un tempio, quando i cieli e i cieli dei cieli non bastano per contenerlo? E chi sono io perché gli costruisca un tempio, anche solo per bruciare incenso alla sua presenza? 6Ora mandami un uomo esperto nel lavorare l'oro, l'argento, il bronzo, il ferro, filati di porpora, di cremisi e di violetto e che sappia eseguire intagli di ogni genere; egli lavorerà con gli altri artigiani che io ho in Gerusalemme e in Giuda, preparati da mio padre Davide. 7Mandami legno di cedro, di abete e di sandalo dal Libano. Io so, infatti, che i tuoi uomini sono abili nel tagliare gli alberi del Libano. Ora i miei uomini si uniranno ai tuoi 8per prepararmi legno in grande quantità, perché il tempio che intendo costruire deve essere grande e stupendo. 9Ecco, a quanti abbatteranno e taglieranno gli alberi io darò grano per vettovagliamento; ai tuoi uomini darò ventimila kor di grano, ventimila kor d'orzo, ventimila bat di vino e ventimila bat d'olio". 10Chiram re di Tiro mandò per iscritto a Salomone questo messaggio: "Per l'amore che il Signore porta al suo popolo, ti ha costituito re su di esso". 11Quindi Chiram diceva: "Sia benedetto il Signore Dio di Israele, che ha fatto il cielo e la terra, che ha concesso al re Davide un figlio saggio, pieno di senno e di intelligenza, il quale costruirà un tempio al Signore e una reggia per sé. 12Ora ti mando un uomo esperto, pieno di saggezza, Curam-Abi, 13figlio di una donna della tribù di Dan e di un padre di Tiro. Egli sa lavorare l'oro, l'argento, il bronzo, il ferro, le pietre, il legno, i filati di porpora, di violetto, di bisso e di cremisi; sa eseguire ogni intaglio e concretare genialmente ogni progetto gli venga sottoposto. Egli lavorerà con i tuoi artigiani e con gli artigiani del mio signore Davide tuo padre. 14Ora il mio Signore mandi ai suoi uomini il grano, l'orzo, l'olio e il vino promessi. 15Noi taglieremo nel Libano il legname, quanto te ne occorrerà, e te lo porteremo per mare su zattere fino a Giaffa e tu lo farai salire a Gerusalemme". 16Salomone censì tutti gli stranieri che erano nel paese di Israele: un nuovo censimento dopo quello effettuato dal padre Davide. Ne furono trovati centocinquantatremilaseicento. 17Ne prese settantamila come portatori, ottantamila come scalpellini perché lavorassero sulle montagne e tremilaseicento come sorveglianti perché facessero lavorare quella gente. 3 1Salomone cominciò a costruire il tempio del Signore in Gerusalemme sul monte Moria dove il Signore era apparso a Davide suo padre, nel luogo preparato da Davide sull'aia di Ornan il Gebuseo. 2Incominciò a costruire nel secondo mese dell'anno quarto del suo regno. 3Queste sono le misure delle fondamenta poste da Salomone per edificare il tempio: lunghezza, in cubiti dell'antica misura, sessanta cubiti; larghezza venti cubiti. 4Il vestibolo, che era di fronte al tempio nel senso della larghezza del tempio, era di venti cubiti; la sua altezza era di centoventi cubiti. Egli ricoprì l'interno di oro purissimo. 5Ricoprì con legno di abete il vano maggiore e lo rivestì d'oro fino; sopra vi scolpì palme e catenelle. 6Rivestì l'aula con pietre preziose per ornamento. L'oro era oro di Parvàim. 7Rivestì d'oro la navata, cioè le travi, le soglie, le pareti e le porte; sulle pareti scolpì cherubini. 8Costruì la cella del Santo dei santi, lunga, nel senso della larghezza della navata, venti cubiti e larga venti cubiti. La rivestì di oro fino, impiegandone seicento talenti. 9Il peso dei chiodi era di cinquanta sicli d'oro; anche i piani di sopra rivestì d'oro. 10Nella cella del Santo dei santi eresse due cherubini, lavoro di scultura e li rivestì d'oro. 11Le ali dei cherubini erano lunghe venti cubiti. Un'ala del primo cherubino, lunga cinque cubiti, toccava la parete della cella; l'altra, lunga cinque cubiti, toccava l'ala del secondo cherubino. 12Un'ala del secondo cherubino, di cinque cubiti, toccava la parete della cella; l'altra, di cinque cubiti, toccava l'ala del primo cherubino. 13Queste ali dei cherubini, spiegate, misuravano venti cubiti; essi stavano in piedi, voltati verso l'interno. 14Salomone fece la cortina di stoffa di violetto, di porpora, di cremisi e di bisso; sopra vi fece ricamare cherubini. 15Di fronte al tempio eresse due colonne, alte trentacinque cubiti; il capitello sulla cima di ciascuna era di cinque cubiti. 16Fece ghirlande e le pose sulla cima delle colonne. Fece anche cento melagrane e le collocò fra le ghirlande. 17Eresse le colonne di fronte alla navata, una a destra e una a sinistra; quella a destra la chiamò Iachin e quella a sinistra Boaz. 4 1Salomone fece l'altare di bronzo lungo venticinque cubiti, largo venticinque e alto dieci. 2Fece la vasca di metallo fuso del diametro di dieci cubiti, rotonda, alta cinque cubiti; ci voleva una corda di trenta cubiti per cingerla. 3Sotto l'orlo, per l'intera circonferenza, la circondavano animali dalle sembianze di buoi, dieci per cubito, disposti in due file e fusi insieme con la vasca. 4Questa poggiava su dodici buoi: tre guardavano verso settentrione, tre verso occidente, tre verso meridione e tre verso oriente. La vasca vi poggiava sopra e le loro parti posteriori erano rivolte verso l'interno. 5Il suo spessore era di un palmo; il suo orlo era come l'orlo di un calice a forma di giglio. Conteneva tremila bat. 6Fece anche dieci recipienti per la purificazione ponendone cinque a destra e cinque a sinistra; in essi si lavava quanto si adoperava per l'olocausto. La vasca serviva alle abluzioni dei sacerdoti. 7Fece dieci candelabri d'oro, secondo la forma prescritta, e li pose nella navata: cinque a destra e cinque a sinistra. 8Fece dieci tavoli e li collocò nella navata, cinque a destra e cinque a sinistra. 9Fece il cortile dei sacerdoti, il gran cortile e le porte di detto cortile, che rivestì di bronzo. 10Collocò la vasca dal lato destro, a sud-est. 11Curam fece le caldaie, le palette e gli aspersori. Egli portò a termine il lavoro, eseguito nel tempio per il re Salomone: 12le due colonne, i due globi dei capitelli sopra le colonne, i due reticolati per coprire i globi dei capitelli sopra le colonne, 13le quattrocento melagrane per i due reticolati, due file di melagrane per ogni reticolato per coprire i due globi dei capitelli sopra le colonne, 14le dieci basi e i dieci recipienti sulle basi, 15l'unica vasca e i dodici buoi sotto di essa, 16le caldaie, le palette, i forchettoni e tutti gli accessori che Curam-Abi fece di bronzo splendido per il re Salomone per il tempio. 17Il re li fece fondere nella valle del Giordano, nella fonderia, fra Succot e Zereda. 18Salomone fece tutti questi oggetti in grande quantità da non potersi calcolare il peso del bronzo. 19Salomone fece tutti gli oggetti destinati al tempio: l'altare d'oro e le tavole, su cui si ponevano i pani dell'offerta, 20i candelabri e le lampade d'oro da accendersi, come era prescritto, di fronte alla cella, 21i fiori, le lampade e gli spegnitoi d'oro, di quello più raffinato, 22i coltelli, gli aspersori, le coppe e i bracieri d'oro fino. Quanto alle porte del tempio, i battenti interni verso il Santo dei santi e i battenti della navata del tempio erano d'oro. 5 1Fu ultimato così quanto Salomone aveva disposto per il tempio. Allora Salomone fece portare gli oggetti consacrati da Davide suo padre e depositò l'argento, l'oro e ogni arredo nel tesoro del tempio. 2Salomone allora convocò in assemblea a Gerusalemme gli anziani di Israele e tutti i capitribù, i principi dei casati israeliti, per trasportare l'arca dell'alleanza del Signore dalla città di Davide, cioè da Sion. 3Si radunarono presso il re tutti gli Israeliti per la festa che cadeva nel settimo mese. 4Quando furono giunti tutti gli anziani di Israele, i leviti sollevarono l'arca. 5Trasportarono l'arca e la tenda del convegno e tutti gli oggetti sacri che erano nella tenda; li trasportarono i sacerdoti e i leviti. 6Il re Salomone e tutta la comunità di Israele, convenuta presso di lui, immolavano davanti all'arca pecore e buoi, da non potersi contare né calcolare per il gran numero. 7I sacerdoti introdussero l'arca dell'alleanza del Signore al suo posto nella cella del tempio, nel Santo dei santi, sotto le ali dei cherubini. 8Difatti i cherubini stendevano le ali sopra l'arca; essi coprivano l'arca e le sue stanghe dall'alto. 9Le stanghe erano più lunghe, per questo le loro punte si prolungavano oltre l'arca verso la cella, ma non si vedevano di fuori; così è fino ad oggi. 10Nell'arca non c'era nulla se non le due tavole, che Mosè vi pose sull'Oreb, le tavole dell'alleanza conclusa dal Signore con gli Israeliti quando uscirono dall'Egitto. 11Ora avvenne che, usciti i sacerdoti dal Santo – tutti i sacerdoti presenti infatti si erano santificati senza badare alle classi – 12mentre tutti i leviti cantori, cioè Asaf, Eman, Idutun e i loro figli e fratelli, vestiti di bisso, con cembali, arpe e cetre stavano in piedi a oriente dell'altare e mentre presso di loro centoventi sacerdoti suonavano le trombe, 13avvenne che, quando i suonatori e i cantori fecero udire all'unisono la voce per lodare e celebrare il Signore e il suono delle trombe, dei cembali e degli altri strumenti si levò per lodare il Signore perché è buono, perché la sua grazia dura sempre, allora il tempio si riempì di una nube, cioè della gloria del Signore. 14I sacerdoti non riuscivano a rimanervi per il loro servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore aveva riempito il tempio di Dio. 6 1Allora Salomone disse: "Il Signore ha deciso di abitare nella nube. 2Ora io ti ho costruito una casa sublime, un luogo ove tu possa porre per sempre la dimora". 3Il re poi si voltò e benedisse tutta l'assemblea di Israele, mentre tutta l'assemblea di Israele stava in piedi 4e disse: "Benedetto il Signore Dio di Israele, che ha adempiuto con potenza quanto aveva predetto di sua bocca a Davide, mio padre: 5Da quando feci uscire il mio popolo dal paese d'Egitto non mi sono scelto una città fra tutte le tribù di Israele perché mi si costruisse un tempio ove abitasse il mio nome e non mi sono scelto nessuno perché fosse guida del mio popolo Israele; 6ora mi sono scelto Gerusalemme perché vi dimori il mio nome e mi sono scelto Davide perché governi il mio popolo Israele. 7Davide mio padre aveva deciso di costruire un tempio al nome del Signore, Dio di Israele, 8ma il Signore disse a Davide mio padre: Hai deciso di costruire un tempio al mio nome; hai fatto bene a formulare tale progetto; 9solo che tu non costruirai il tempio, ma tuo figlio, generato da te, costruirà un tempio al mio nome. 10Il Signore ha attuato la sua parola; sono succeduto infatti a Davide mio padre e siedo sul trono di Israele, come aveva preannunziato il Signore e ho costruito il tempio al nome del Signore, Dio di Israele. 11Vi ho collocato l'arca dell'alleanza che il Signore aveva conclusa con gli Israeliti". 12Egli si pose poi davanti all'altare del Signore, di fronte a tutta l'assemblea di Israele, e stese le mani. 13Salomone, infatti, aveva eretto una tribuna di bronzo e l'aveva collocata in mezzo al grande cortile; era lunga cinque cubiti, larga cinque e alta tre. Egli vi salì e si inginocchiò di fronte a tutta l'assemblea di Israele. Stese le mani verso il cielo e 14disse: "Signore, Dio di Israele, non c'è Dio simile a te in cielo e sulla terra. Tu mantieni l'alleanza e la misericordia verso i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il cuore. 15Tu hai mantenuto, nei riguardi del tuo servo Davide mio padre, quanto gli avevi promesso; quanto avevi pronunziato con la bocca l'hai adempiuto con potenza, come appare oggi. 16Ora, Signore Dio di Israele, mantieni, nei riguardi del tuo servo Davide mio padre quanto gli hai promesso: Non ti mancherà mai un discendente, il quale stia davanti a me e sieda sul trono di Israele, purché i tuoi figli vigilino sulla loro condotta, secondo la mia legge, come hai fatto tu con me. 17Ora, Signore Dio di Israele, si adempia la parola che tu hai rivolta al tuo servo Davide! 18Ma è proprio vero che Dio abita con gli uomini sulla terra? Ecco i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che ti ho costruita! 19Tuttavia volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore mio Dio; ascolta il grido e la preghiera che il tuo servo innalza a te. 20Siano i tuoi occhi aperti verso questa casa, giorno e notte, verso il luogo dove hai promesso di porre il tuo nome, per ascoltare la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo. 21Ascolta le suppliche del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Tu ascoltali dai cieli, dal luogo della tua dimora; ascolta e perdona! 22Se uno pecca contro il suo prossimo e, perché gli è imposta una maledizione, viene a giurare davanti al tuo altare in questo tempio, 23tu ascoltalo dal cielo, intervieni e fa' giustizia fra i tuoi servi; condanna l'empio, facendogli ricadere sul capo la sua condotta, e dichiara giusto l'innocente, rendendogli quanto merita la sua innocenza. 24Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto dal nemico perché ha peccato contro di te, se si convertirà e loderà il tuo nome, pregherà e supplicherà davanti a te, in questo tempio, 25tu ascolta dal cielo, perdona il peccato del tuo popolo Israele e fallo tornare nel paese che hai concesso loro e ai loro padri. 26Quando si chiuderà il cielo e non ci sarà pioggia perché hanno peccato contro di te, se ti pregheranno in questo luogo, loderanno il tuo nome e si convertiranno dal loro peccato perché tu li avrai umiliati, 27tu ascolta dal cielo e perdona il peccato dei tuoi servi e del tuo popolo Israele, ai quali indicherai la strada buona su cui camminare, e concedi la pioggia alla terra, che hai dato in eredità al tuo popolo. 28Quando nella regione ci sarà carestia o peste, carbonchio o ruggine, invasione di cavallette o di bruchi, quando il nemico assedierà il tuo popolo nella sua terra o nelle sue città, quando scoppierà un'epidemia o un flagello qualsiasi, 29ogni preghiera e ogni supplica fatta da un individuo o da tutto il tuo popolo Israele, in seguito alla prova del castigo e del dolore, con le mani tese verso questo tempio, 30tu ascoltala dal cielo, luogo della tua dimora e perdona, rendendo a ciascuno secondo la sua condotta, tu che conosci il cuore di ognuno, poiché solo tu conosci il cuore dei figli dell'uomo. 31Fa' sì che ti temano e camminino nelle tue vie per tutti i giorni della loro vita nel paese che hai dato ai nostri padri. 32Anche lo straniero, che non appartiene al tuo popolo Israele, se viene da un paese lontano a causa del tuo grande nome, della tua mano potente e del tuo braccio teso, a pregare in questo tempio, 33tu ascolta dal cielo, luogo della tua dimora, e soddisfa tutte le richieste dello straniero e tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome, ti temano come il tuo popolo Israele e sappiano che il tuo nome è stato invocato su questo tempio, che io ho costruito. 34Quando il tuo popolo uscirà in guerra contro i suoi nemici, seguendo la via per la quale l'avrai indirizzato, se ti pregheranno rivolti verso questa città che ti sei scelta, e verso il tempio che ho costruito al tuo nome, 35ascolta dal cielo la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia. 36Quando peccheranno contro di te – non c'è, infatti, nessuno senza peccato – e tu, adirato contro di loro, li consegnerai a un nemico e i loro conquistatori li deporteranno in un paese lontano o vicino, 37se, nel paese in cui saranno stati deportati, rientrando in se stessi, si convertiranno a te supplicandoti nel paese della loro prigionia dicendo: Abbiamo peccato, abbiamo agito da malvagi e da empi, 38se faranno ritorno a te con tutto il cuore e con tutta l'anima, nel paese della loro prigionia ove li avranno deportati e ti supplicheranno rivolti verso il paese che tu hai concesso ai loro padri, verso la città che ti sei scelta e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome, 39tu ascolta dal cielo, luogo della tua dimora, la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia. Perdona al tuo popolo che ha peccato contro di te. 40Ora, mio Dio, i tuoi occhi siano aperti e le tue orecchie attente alla preghiera innalzata in questo luogo. 41Ora, alzati, Signore Dio, vieni al luogo del tuo riposo, tu e l'arca tua potente. Siano i tuoi sacerdoti, Signore Dio, rivestiti di salvezza e i tuoi fedeli esultino nel benessere. 42Signore Dio, non rigettare il tuo consacrato; ricordati i favori fatti a Davide tuo servo". 7 1Appena Salomone ebbe finito di pregare, cadde dal cielo il fuoco, che consumò l'olocausto e le altre vittime, mentre la gloria del Signore riempiva il tempio. 2I sacerdoti non potevano entrare nel tempio, perché la gloria del Signore lo riempiva. 3Tutti gli Israeliti, quando videro scendere il fuoco e la gloria del Signore sul tempio, si prostrarono con la faccia a terra sul pavimento, adorarono e celebrarono il Signore perché è buono, perché la sua grazia dura sempre. 4Il re e tutto il popolo sacrificarono vittime al Signore. 5Il re Salomone offrì in sacrificio ventiduemila buoi e centoventimila pecore; così il re e tutto il popolo dedicarono il tempio. 6I sacerdoti attendevano al servizio; i leviti con tutti gli strumenti musicali, fatti dal re Davide, celebravano il Signore, perché la sua grazia dura sempre, eseguendo le laudi composte da Davide. I sacerdoti suonavano le trombe di fronte ai leviti, mentre tutti gli Israeliti stavano in piedi. 7Salomone consacrò il centro del cortile di fronte al tempio; infatti ivi offrì gli olocausti e il grasso dei sacrifici di comunione, poiché l'altare di bronzo, eretto da Salomone, non poteva contenere gli olocausti, le offerte e i grassi. 8In quel tempo Salomone celebrò la festa per sette giorni; tutto Israele, dall'ingresso di Amat al torrente di Egitto, un'assemblea grandissima, era con lui. 9Nel giorno ottavo ci fu una riunione solenne, essendo durata la dedicazione dell'altare sette giorni e sette giorni anche la festa. 10Il ventitré del settimo mese Salomone congedò il popolo perché tornasse alle sue case contento e con la gioia nel cuore per il bene concesso dal Signore a Davide, a Salomone e a Israele suo popolo. 11Salomone terminò il tempio e la reggia; attuò quanto aveva deciso di fare nella casa del Signore e nella propria. 12Il Signore apparve di notte a Salomone e gli disse: "Ho ascoltato la tua preghiera; mi sono scelto questo luogo come casa di sacrificio. 13Se chiuderò il cielo e non ci sarà più pioggia, se comanderò alle cavallette di divorare la campagna e se invierò la peste in mezzo al mio popolo, 14se il mio popolo, sul quale è stato invocato il mio nome, si umilierà, pregherà e ricercherà il mio volto, perdonerò il suo peccato e risanerò il suo paese. 15Ora i miei occhi sono aperti e i miei orecchi attenti alla preghiera fatta in questo luogo. 16Ora io mi sono scelto e ho santificato questo tempio perché la mia presenza vi resti sempre; e lì saranno sempre i miei occhi e il mio cuore. 17Se tu camminerai davanti a me come ha camminato Davide tuo padre, facendo quanto ti ho comandato, e osserverai i miei statuti e decreti, 18consoliderò il trono del tuo regno come ho promesso a Davide tuo padre dicendogli: Non mancherà per te un successore che regni in Israele. 19Ma se voi devierete e abbandonerete i decreti e i comandi, che io ho posto innanzi a voi e andrete a servire dèi stranieri e a prostrarvi a loro, 20vi sterminerò dal paese che vi ho concesso, e ripudierò questo tempio, che ho consacrato al mio nome, lo renderò la favola e l'oggetto di scherno di tutti i popoli. 21Riguardo a questo tempio, già così eccelso, chiunque vi passerà vicino stupirà e dirà: Perché il Signore ha agito così con questo paese e con questo tempio? 22Si risponderà: Perché hanno abbandonato il Signore Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, e si sono legati a dèi stranieri, prostrandosi davanti a loro e servendoli. Per questo egli ha mandato su di loro tutte queste sciagure". 8 1Passati i vent'anni durante i quali aveva edificato il tempio e la reggia, 2Salomone ricostruì le città che Curam gli aveva dato e vi stabilì gli Israeliti. 3Salomone andò ad Amat di Zoba e l'occupò. 4Egli ricostruì Palmira nel deserto e tutte le città di rifornimento, che aveva costruito in Amat. 5Ricostruì Bet-Coròn superiore e Bet-Coròn inferiore, fortezze con mura, battenti e catenacci. 6Lo stesso fece con Baalat, con tutte le città di rifornimento di sua proprietà e con tutte le città dei carri e dei cavalli; insomma eseguì tutto ciò che gli piacque di costruire in Gerusalemme, nel Libano e in tutto il territorio del suo dominio. 7Quanti rimanevano degli Hittiti, degli Amorrei, dei Perizziti, degli Evei e dei Gebusei, che non erano Israeliti, 8cioè i loro discendenti, sopravvissuti dopo di loro nel paese, quanti non erano stati sterminati dagli Israeliti, Salomone li rese tributari, come lo sono fino ad oggi. 9Ma degli Israeliti Salomone non impiegò nessuno come schiavo per i suoi lavori, perché essi erano guerrieri, capi dei suoi scudieri, capi dei suoi carri e dei suoi cavalieri. 10Questi capi di prefetti, eletti dal re Salomone, erano duecentocinquanta e avevano la sorveglianza sul popolo. 11Salomone trasferì la figlia del faraone dalla città di Davide alla casa che aveva costruita per lei, perché aveva stabilito: "Una donna non deve abitare per me nella casa di Davide, re di Israele, perché è sacro ogni luogo in cui ha sostato l'arca del Signore". 12In quel tempo Salomone offrì olocausti al Signore sull'altare del Signore, che aveva costruito di fronte al vestibolo. 13Ogni giorno offriva olocausti secondo il comando di Mosè, nei sabati, nei noviluni e nelle tre feste dell'anno, cioè nella festa degli azzimi, nella festa delle settimane e nella festa delle capanne. 14Secondo le disposizioni di Davide suo padre, stabilì le classi dei sacerdoti per il loro servizio; anche per i leviti dispose che nel loro ufficio lodassero Dio e assistessero i sacerdoti ogni giorno; ai portieri nelle loro classi assegnò le singole porte, perché così aveva comandato Davide, uomo di Dio. 15Non si allontanarono in nulla dalle disposizioni del re Davide riguardo ai sacerdoti e ai leviti; lo stesso avvenne riguardo ai tesori. 16Così fu realizzata tutta l'opera di Salomone da quando si gettarono le fondamenta del tempio fino al suo compimento definitivo. 17Allora Salomone andò ad Ezion-Ghèber e ad Elat sulla riva del mare, nella regione di Edom. 18Curam gli mandò alcune navi con propri equipaggi e uomini esperti del mare. Costoro, insieme con i marinai di Salomone, andarono in Ofir e di là presero quattrocentocinquanta talenti d'oro e li portarono al re Salomone. 9 1La regina di Saba, sentita la fama di Salomone, venne a Gerusalemme per metterlo alla prova mediante enigmi. Arrivò con un corteo molto numeroso e con cammelli carichi di aromi, d'oro in grande quantità e di pietre preziose. Si presentò a Salomone e gli disse quanto aveva in mente. 2Salomone rispose a tutte le sue domande; nessuna risultò occulta per Salomone tanto da non poterle rispondere. 3La regina di Saba, quando ebbe ammirato la sapienza di Salomone, la reggia che egli aveva costruito, 4i cibi della sua tavola, gli alloggi dei suoi servitori, l'attività dei suoi ministri e le loro divise, i suoi coppieri e le loro vesti, gli olocausti che egli offriva nel tempio, ne rimase incantata. 5Quindi disse al re: "Era vero, dunque, quanto avevo sentito dire nel mio paese sul tuo conto e sulla tua sapienza. 6Io non avevo voluto credere a quanto si diceva finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non mi era stata riferita neppure una metà della grandezza della tua sapienza; tu superi la fama che avevo sentito su di te. 7Beati i tuoi uomini e beati questi tuoi ministri, che stanno sempre alla tua presenza e ascoltano la tua sapienza! 8Sia benedetto il Signore tuo Dio, che si è compiaciuto di te e ti ha costituito, sul suo trono, re per il Signore Dio tuo. Poiché il tuo Dio ama Israele e intende renderlo stabile per sempre, ti ha costituito suo re perché tu eserciti il diritto e la giustizia". 9Essa diede al re centoventi talenti d'oro, aromi in gran quantità e pietre preziose. Non ci furono mai tanti aromi come quelli che la regina di Saba diede al re Salomone. 10Gli uomini di Curam e quelli di Salomone, che caricavano oro da Ofir, portarono legno di sandalo e pietre preziose. 11Con il legno di sandalo il re fece le scale del tempio e della reggia, cetre e arpe per i cantori; strumenti simili non erano mai stati visti nel paese di Giuda. 12Il re Salomone diede alla regina di Saba quanto ella aveva mostrato di gradire, oltre l'equivalente di quanto ella aveva portato al re. Ella poi tornò nel suo paese con i suoi uomini. 13Il peso dell'oro che affluiva nelle casse di Salomone ogni anno era di seicentosessantasei talenti d'oro, 14senza contare quanto ne proveniva dai trafficanti e dai commercianti; tutti i re dell'Arabia e i governatori del paese portavano a Salomone oro e argento. 15Il re Salomone fece duecento scudi grandi d'oro battuto, per ognuno dei quali adoperò seicento sicli d'oro, 16e trecento scudi piccoli d'oro battuto, per ognuno dei quali adoperò trecento sicli d'oro. Il re li pose nel palazzo della foresta del Libano. 17Il re fece un grande trono d'avorio, che rivestì d'oro puro. 18Il trono aveva sei gradini e uno sgabello d'oro connessi fra loro. Ai due lati del sedile c'erano due bracci, vicino ai quali si ergevano due leoni. 19Dodici leoni si ergevano, di qua e di là, sui sei gradini; non ne esistevano di simili in nessun regno. 20Tutto il vasellame per bere del re Salomone era d'oro; tutti gli arredi del palazzo della foresta del Libano erano d'oro fino; al tempo di Salomone l'argento non valeva nulla. 21Difatti le navi del re andavano a Tarsìs, guidate dai marinai di Curam; ogni tre anni tornavano le navi di Tarsìs cariche d'oro, d'argento, di avorio, di scimmie e di babbuini. 22Il re Salomone superò, per ricchezza e sapienza, tutti i re della terra. 23Tutti i re della terra desideravano avvicinare Salomone per ascoltare la sapienza che Dio gli aveva infusa. 24Ognuno di essi gli portava ogni anno il proprio tributo, oggetti d'oro e oggetti d'argento, vesti, armi, aromi, cavalli e muli. 25Salomone aveva quattromila stalle per i suoi cavalli e i suoi carri e dodicimila cavalli, distribuiti nelle città dei carri e presso il re in Gerusalemme. 26Egli dominava su tutti i re, dal fiume fino alla regione dei Filistei e fino al confine dell'Egitto. 27Il re fece sì che in Gerusalemme l'argento fosse comune come i sassi, i cedri numerosi come i sicomòri nella Sefela. 28Da Muzri e da tutti i paesi si importavano cavalli per Salomone. 29Le altre gesta di Salomone, dalle prime alle ultime, sono descritte negli atti del profeta Natan, nella profezia di Achia di Silo e nelle visioni del veggente Iedò riguardo a Geroboamo figlio di Nebàt. 30Salomone regnò in Gerusalemme su Israele quarant'anni. 31Salomone si addormentò con i suoi padri; lo seppellirono nella città di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Roboamo. 10 1Roboamo andò a Sichem, perché tutti gli Israeliti erano convenuti in Sichem per proclamarlo re. 2Quando lo seppe, Geroboamo figlio di Nebàt, che era in Egitto dove era fuggito per paura del re Salomone, tornò dall'Egitto. 3Lo avevano mandato a chiamare e perciò Geroboamo si presentò con tutto Israele e dissero a Roboamo: 4"Tuo padre ha reso pesante il nostro giogo, ora tu alleggerisci la dura schiavitù di tuo padre e il giogo gravoso, che quegli ci ha imposto, e noi ti serviremo". 5Rispose loro: "Tornate da me fra tre giorni". Il popolo se ne andò. 6Il re Roboamo si consigliò con gli anziani, che erano stati al servizio di Salomone suo padre durante la sua vita e domandò: "Che mi consigliate di rispondere a questo popolo?". 7Gli dissero: "Se oggi ti mostrerai benevolo verso questo popolo, se l'accontenterai e se dirai loro parole gentili, essi saranno tuoi docili sudditi per sempre". 8Ma quegli trascurò il consiglio datogli dagli anziani e si consultò con i giovani, che erano cresciuti con lui ed erano al suo servizio. 9Domandò loro: "Che mi consigliate di rispondere a questo popolo che mi ha chiesto: Alleggerisci il giogo impostoci da tuo padre?". 10I giovani, che erano cresciuti con lui, gli dissero: "Al popolo che si è rivolto a te dicendo: Tuo padre ha reso pesante il nostro giogo, tu alleggeriscilo! annunzierai: Il mio mignolo è più grosso dei fianchi di mio padre. 11Ora, se mio padre vi ha caricati di un giogo pesante, io renderò ancora più grave il vostro giogo. Mio padre vi ha castigati con fruste, io vi castigherò con flagelli". 12Geroboamo e tutto il popolo si presentarono a Roboamo il terzo giorno, come aveva ordinato il re quando affermò: "Tornate da me il terzo giorno". 13Il re rispose loro duramente. Il re Roboamo, respinto il consiglio degli anziani, 14disse loro secondo il consiglio dei giovani: "Mio padre vi ha imposto un giogo pesante, io lo renderò ancora più grave. Mio padre vi ha castigati con fruste, io vi castigherò con flagelli". 15Il re non ascoltò il popolo, poiché era disposizione divina che il Signore attuasse la parola che aveva rivolta a Geroboamo, figlio di Nebàt, per mezzo di Achia di Silo. 16Tutto Israele, visto che il re non li ascoltava, rispose al re: "Che c'è fra noi e Davide? Nulla in comune con il figlio di Iesse! Ognuno alle proprie tende, Israele! Ora pensa alla tua casa, Davide". Tutto Israele se ne andò alle sue tende. 17Sugli Israeliti che abitavano nelle città di Giuda regnò Roboamo. 18Il re Roboamo mandò Adoram, sovrintendente ai lavori forzati, ma gli Israeliti lo lapidarono ed egli morì. Il re Roboamo allora salì in fretta sul suo carro e fuggì in Gerusalemme. 19Così Israele si ribellò alla casa di Davide; tale situazione dura fino ad oggi. 11 1Roboamo, giunto in Gerusalemme, vi convocò le tribù di Giuda e di Beniamino, centottantamila guerrieri scelti, per combattere contro Israele allo scopo di riconquistare il regno a Roboamo. 2Ma questa parola del Signore fu rivolta a Semaia: 3"Annunzia a Roboamo figlio di Salomone, re di Giuda, e a tutti gli Israeliti che sono in Giuda e in Beniamino: 4Dice il Signore: Non andate a combattere contro i vostri fratelli. Ognuno torni a casa, perché questa situazione è stata voluta da me". Ascoltarono le parole del Signore e rinunziarono a marciare contro Geroboamo. 5Roboamo abitò in Gerusalemme. Egli trasformò in fortezze alcune città di Giuda. 6Ricostruì Betlemme, Etam, Tekòa, 7Bet-Zur, Soco, Adullam, 8Gat, Maresa, Zif, 9Adoràim, Lachis, Azeka, 10Zorea, Aialon ed Ebron; queste fortezze erano in Giuda e in Beniamino. 11Egli rafforzò queste fortezze, vi prepose comandanti e vi stabilì depositi di cibarie, di olio e di vino. 12In ogni città depositò scudi e lance, rendendole fortissime. Rimasero fedeli Giuda e Beniamino. 13I sacerdoti e i leviti, che erano in tutto Israele, si radunarono da tutto il loro territorio per passare dalla sua parte. 14Sì, i leviti lasciarono i pascoli, le proprietà e andarono in Giuda e in Gerusalemme, perché Geroboamo e i suoi figli li avevano esclusi dal sacerdozio del Signore. 15Geroboamo aveva stabilito suoi sacerdoti per le alture, per i demoni e per i vitelli che aveva eretti. 16Dopo, da tutto Israele quanti avevano determinato in cuor loro di rimanere fedeli al Signore, Dio di Israele, andarono in Gerusalemme per sacrificare al Signore, Dio dei loro padri. 17Così rafforzarono il regno di Giuda e sostennero Roboamo figlio di Salomone, per tre anni, perché per tre anni egli imitò la condotta di Davide e di Salomone. 18Roboamo si prese in moglie Macalat figlia di Ierimot, figlio di Davide, e di Abiàil figlia di Eliàb, figlio di Iesse. 19Essa gli partorì i figli Ieus, Semaria e Zaam. 20Dopo di lei prese Maaca figlia di Assalonne, che gli partorì Abia, Attài, Ziza e Selomìt. 21Roboamo amò Maaca figlia di Assalonne più di tutte le altre mogli e concubine; egli prese diciotto mogli e sessanta concubine e generò ventotto figli e sessanta figlie. 22Roboamo costituì Abia figlio di Maaca capo, ossia principe tra i suoi fratelli, perché pensava di farlo re. 23Con astuzia egli sparse in tutte le contrade di Giuda e di Beniamino, in tutte le fortezze, alcuni suoi figli. Diede loro viveri in abbondanza e li provvide di mogli. 12 1Quando il regno fu consolidato ed egli si sentì forte, Roboamo abbandonò la legge del Signore e tutto Israele lo seguì. 2Nell'anno quinto del re Roboamo, Sisach re d'Egitto marciò contro Gerusalemme, perché i suoi abitanti si erano ribellati al Signore. 3Egli aveva milleduecento carri, sessantamila cavalli. Coloro che erano venuti con lui dall'Egitto non si contavano: Libi, Succhei ed Etiopi. 4Egli prese le fortezze di Giuda e giunse fino a Gerusalemme. 5Il profeta Semaia si presentò a Roboamo e agli ufficiali di Giuda, che si erano raccolti in Gerusalemme per paura di Sisach, e disse loro: "Dice il Signore: Voi mi avete abbandonato, perciò anch'io vi ho abbandonati nelle mani di Sisach". 6Allora i capi di Israele e il re si umiliarono e dissero: "Giusto è il Signore!". 7Poiché si erano umiliati, il Signore parlò a Semaia: "Si sono umiliati e io non li distruggerò. Anzi concederò loro la liberazione fra poco; la mia ira non si rovescerà su Gerusalemme per mezzo di Sisach. 8Tuttavia essi saranno a lui sottomessi; così conosceranno la differenza fra la sottomissione a me e quella ai regni delle nazioni". 9Sisach, re d'Egitto, venne a Gerusalemme e prese i tesori del tempio e i tesori della reggia, li vuotò. Prese anche gli scudi d'oro fatti da Salomone. 10Il re Roboamo li sostituì con scudi di bronzo, che affidò agli ufficiali delle guardie addette alla reggia. 11Ogni volta che il re andava nel tempio, le guardie li prendevano, quindi li riportavano nella sala delle guardie. 12Perché Roboamo si era umiliato, lo sdegno del Signore si ritirò da lui e non lo distrusse del tutto. Anzi in Giuda ci furono avvenimenti felici. 13Il re Roboamo si consolidò in Gerusalemme e regnò. Quando divenne re, Roboamo aveva quarantun anni; regnò diciassette anni in Gerusalemme, città scelta dal Signore fra tutte le tribù di Israele per porvi il suo nome. Sua madre, ammonita, si chiamava Naama. 14Egli fece il male, perché non aveva applicato il cuore alla ricerca del Signore. 15Le gesta di Roboamo, le prime e le ultime, sono descritte negli atti del profeta Semaia e del veggente Iddo, secondo le genealogie. Ci furono guerre continue fra Roboamo e Geroboamo. 16Roboamo si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Abia. 13 1Nell'anno diciottesimo del re Geroboamo divenne re di Giuda Abia. 2Regnò tre anni in Gerusalemme; sua madre, di Gàbaa, si chiamava Maaca, figlia di Urièl. Ci fu guerra fra Abia e Geroboamo. 3Abia attaccò battaglia con un esercito di valorosi, quattrocentomila uomini scelti. Geroboamo si schierò in battaglia contro di lui con ottocentomila uomini scelti. 4Abia si pose sul monte Semaraim, che è sulle montagne di Èfraim e gridò: "Ascoltatemi, Geroboamo e tutto Israele! 5Non sapete forse che il Signore, Dio di Israele, ha concesso il regno a Davide su Israele per sempre, a lui e ai suoi figli con un'alleanza inviolabile? 6Geroboamo figlio di Nebàt, ministro di Salomone figlio di Davide, è sorto e si è ribellato contro il suo padrone. 7Presso di lui si sono radunati uomini sfaccendati e iniqui; essi si fecero forti contro Roboamo figlio di Salomone. Roboamo era giovane, timido di carattere; non fu abbastanza forte di fronte a loro. 8Ora voi pensate di imporvi sul regno del Signore, che è nelle mani dei figli di Davide, perché siete una grande moltitudine e con voi sono i vitelli d'oro, che Geroboamo vi ha fatti come dèi. 9Non avete forse voi scacciato i sacerdoti del Signore, figli di Aronne, e i leviti e non vi siete costituiti sacerdoti come i popoli degli altri paesi? Chiunque si è presentato con un giovenco di armento e con sette arieti a farsi consacrare è divenuto sacerdote di chi non è Dio. 10Quanto a noi, il Signore è nostro Dio; non l'abbiamo abbandonato. I sacerdoti, che prestano servizio al Signore, sono figli di Aronne e leviti sono gli addetti alle funzioni. 11Essi offrono al Signore olocausti ogni mattina e ogni sera, il profumo fragrante, i pani dell'offerta su una tavola monda, dispongono i candelabri d'oro con le lampade da accendersi ogni sera, perché noi osserviamo i comandi del Signore nostro Dio, mentre voi lo avete abbandonato. 12Ecco noi abbiamo, alla nostra testa, Dio con noi; i suoi sacerdoti e le trombe squillanti stanno per suonare la carica contro di voi. Israeliti, non combattete contro il Signore, Dio dei vostri padri, perché non avrete successo". 13Geroboamo li aggirò con un agguato per assalirli alle spalle. Le truppe stavano di fronte a Giuda, mentre coloro che erano in agguato si trovavano alle spalle. 14Quelli di Giuda si volsero. Avendo da combattere di fronte e alle spalle, gridarono al Signore e i sacerdoti suonarono le trombe. 15Tutti quelli di Giuda alzarono grida. Mentre quelli di Giuda emettevano grida, Dio sconfisse Geroboamo e tutto Israele di fronte ad Abia e a Giuda. 16Gli Israeliti fuggirono di fronte a Giuda; Dio li aveva messi in potere di costoro. 17Abia e la sua truppa inflissero loro una grave sconfitta; fra gli Israeliti caddero morti cinquecentomila uomini scelti. 18In quel tempo furono umiliati gli Israeliti, mentre si rafforzarono quelli di Giuda, perché avevano confidato nel Signore, Dio dei loro padri. 19Abia inseguì Geroboamo; gli prese le seguenti città: Betel con le dipendenze, Iesana con le dipendenze ed Efron con le dipendenze. 20Durante la vita di Abia Geroboamo non ebbe più forza alcuna; il Signore lo colpì ed egli morì. 21Abia, invece, si rafforzò; egli prese quattordici mogli e generò ventidue figli e sedici figlie. 22Le altre gesta di Abia, le sue azioni e le sue parole, sono descritte nella memoria del profeta Iddo. 23Abia si addormentò con i suoi padri; lo seppellirono nella città di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Asa. Ai suoi tempi il paese restò tranquillo per dieci anni. 14 1Asa fece ciò che è bene e giusto agli occhi del Signore suo Dio. 2Allontanò gli altari stranieri e le alture; spezzò le stele ed eliminò i pali sacri. 3Egli ordinò a Giuda di ricercare il Signore, Dio dei loro padri, e di eseguirne la legge e i comandi. 4Da tutte le città di Giuda allontanò le alture e gli altari per l'incenso. Il regno fu tranquillo sotto di lui. 5Ricostruì le fortezze in Giuda, poiché il paese era tranquillo e in quegli anni non si trovava in guerra; il Signore gli aveva concesso pace. 6Egli disse a Giuda: "Ricostruiamo quelle città circondandole di mura e di torri con porte e sbarre, mentre il paese è ancora in nostro potere perché abbiamo ricercato il Signore nostro Dio; noi l'abbiamo ricercato ed egli ci ha concesso la pace alle frontiere". Ricostruirono e prosperarono. 7Asa aveva un esercito di trecentomila uomini di Giuda con grandi scudi e lance e di duecentottantamila Beniaminiti con piccoli scudi e archi. Tutti costoro erano uomini valorosi. 8Contro di loro marciò Zerach l'Etiope con un esercito di un milione di uomini e con trecento carri; egli giunse fino a Maresa. 9Asa gli andò incontro; si schierarono a battaglia nella valle di Sefata presso Maresa. 10Asa domandò al Signore, suo Dio: "Signore, fuori di te, nessuno può soccorrere nella lotta fra il potente e chi è senza forza; soccorrici, Signore nostro Dio, perché noi confidiamo in te e nel tuo nome marciamo contro questa moltitudine; Signore, tu sei nostro Dio; un uomo non prevalga su di te!". 11Il Signore sconfisse gli Etiopi di fronte ad Asa e di fronte a Giuda. Gli Etiopi si diedero alla fuga. 12Asa e quanti erano con lui li inseguirono fino a Gherar. Degli Etiopi ne caddero tanti da non restarne uno vivo, perché fatti a pezzi di fronte al Signore e al suo esercito. Quelli riportarono molto bottino. 13Conquistarono anche tutte le città intorno a Gherar, poiché lo spavento del Signore si era diffuso in esse; saccheggiarono tutte le città, nelle quali c'era grande bottino. 14Si abbatterono anche sulle tende dei pastori, facendo razzie di pecore e di cammelli in grande quantità, quindi tornarono a Gerusalemme. 15 1Lo spirito di Dio investì Azaria, figlio di Obed. 2Costui, uscito incontro ad Asa, gli disse: "Asa e voi tutti di Giuda e di Beniamino, ascoltatemi! Il Signore sarà con voi, se voi sarete con lui; se lo ricercherete, si lascerà trovare da voi, ma se lo abbandonerete, vi abbandonerà. 3Per lungo tempo in Israele non c'era il vero Dio, né un sacerdote che insegnasse, né una legge. 4Ma, nella miseria, egli fece ritorno al Signore, Dio di Israele; lo ricercarono ed Egli si lasciò trovare da loro. 5In quei tempi non c'era pace per nessuno, perché grandi perturbazioni c'erano fra gli abitanti dei vari paesi. 6Una nazione cozzava contro l'altra, una città contro l'altra, perché Dio li affliggeva con tribolazioni di ogni genere. 7Ma voi siate forti e le vostre mani non crollino, perché ci sarà un salario per il vostro lavoro". 8Quando Asa ebbe udito queste parole e la profezia, riprese animo. Eliminò gli idoli da tutto il paese di Giuda e di Beniamino e dalle città che egli aveva conquistate sulle montagne di Èfraim; rinnovò l'altare del Signore, che si trovava di fronte al vestibolo del Signore. 9Radunò tutti gli abitanti di Giuda e di Beniamino e quanti, provenienti da Èfraim, da Manàsse e da Simeone, abitavano in mezzo a loro come stranieri; difatti da Israele erano venuti da lui in grande numero, avendo constatato che il Signore era con lui. 10Si radunarono in Gerusalemme nel terzo mese dell'anno quindicesimo del regno di Asa. 11In quel giorno sacrificarono al Signore parte della preda che avevano riportata: settecento buoi e settemila pecore. 12Si obbligarono con un'alleanza a ricercare il Signore, Dio dei loro padri, con tutto il cuore e con tutta l'anima. 13Per chiunque, grande o piccolo, uomo o donna, non avesse ricercato il Signore, Dio di Israele, c'era la morte. 14Giurarono al Signore a voce alta e con acclamazioni, fra suoni di trombe e di corni. 15Tutto Giuda gioì per il giuramento, perché avevano giurato con tutto il cuore e avevano ricercato il Signore con tutto l'ardore e questi si era lasciato trovare da loro e aveva concesso la pace alle frontiere. 16Il re destituì dalla sua dignità di regina Maaca, madre di Asa, perché aveva eretto un abominio in onore di Asera. Asa demolì questo abominio, lo fece a pezzi e lo bruciò nel torrente Cedron. 17Ma non scomparvero le alture da Israele, anche se il cuore di Asa si mantenne integro per tutta la vita. 18Egli fece portare nel tempio le cose consacrate da suo padre e quelle consacrate da lui stesso, consistenti in argento, oro e vasellame. 19Non ci fu guerra fino all'anno trentacinquesimo del regno di Asa. 16 1Nell'anno trentaseiesimo del regno di Asa il re di Israele Baasa marciò contro Giuda. Egli fortificò Rama per impedire le comunicazioni con Asa re di Giuda. 2Asa tirò fuori dai tesori del tempio e della reggia argento e oro e li mandò a Ben-Hadàd, re di Aram residente in Damasco, con questa proposta: 3"Ci sia alleanza fra me e te, come c'era fra mio padre e tuo padre. Ecco ti mando argento e oro. Su, rompi l'alleanza con Baasa re di Israele ed egli si ritiri da me". 4Ben-Hadàd ascoltò il re Asa; mandò contro le città di Israele i suoi capi delle forze armate, che occuparono Iion, Dan, Abel-Maim e tutte le città di approvvigionamento di Nèftali. 5Quando lo seppe, Baasa cessò di fortificare Rama, desistette dalla sua impresa. 6Il re Asa convocò tutti quelli di Giuda, che andarono a prendere le pietre e il legname con cui Baasa stava fortificando Rama e con questo materiale egli fortificò Gheba e Mizpà. 7In quel tempo il veggente Canàni si presentò ad Asa re di Giuda e gli disse: "Poiché ti sei appoggiato al re di Aram e non al Signore tuo Dio, l'esercito del re di Aram è sfuggito al tuo potere. 8Etiopi e Libi non costituivano forse un grande esercito, con numerosissimi carri e cavalli? Poiché ti appoggiasti al Signore, egli non li consegnò forse in tuo potere? 9Difatti il Signore con gli occhi scruta tutta la terra per mostrare la sua potenza a favore di chi si comporta con lui con cuore sincero. Tu in ciò hai agito da stolto; per questo d'ora in poi avrai guerre". 10Asa si sdegnò contro il veggente e lo mise in prigione, essendo adirato con lui per tali parole. In quel tempo Asa oppresse anche parte del popolo. 11Ecco le gesta di Asa, le prime come le ultime, sono descritte nel libro dei re di Giuda e di Israele. 12Nell'anno trentanovesimo del suo regno, Asa si ammalò gravemente ai piedi. Neppure nell'infermità egli ricercò il Signore, ricorrendo solo ai medici. 13Asa si addormentò con i suoi padri; morì nell'anno quarantunesimo del suo regno. 14Lo seppellirono nel sepolcro che egli si era scavato nella città di Davide. Lo stesero su un letto pieno di aromi e profumi lavorati da un esperto di profumeria; ne bruciarono per lui una quantità immensa. 17 1Al suo posto divenne re suo figlio Giòsafat, che si fortificò contro Israele. 2Egli mise guarnigioni militari in tutte le fortezze di Giuda; nominò governatori per le città di Giuda e per le città di Èfraim occupate dal padre Asa. 3Il Signore fu con Giòsafat, perché egli seguì la primitiva condotta di suo padre e non ricercò i Baal, 4ma piuttosto ricercò il Dio di suo padre e ne seguì i comandi, senza imitare Israele. 5Il Signore consolidò il regno nelle mani di Giòsafat e tutto Giuda gli portava offerte. Egli ebbe ricchezze e gloria in quantità. 6Il suo cuore divenne forte nel seguire il Signore; eliminò anche le alture e i pali sacri da Giuda. 7Nell'anno terzo del suo regno mandò i suoi ufficiali Ben-Cail, Abdia, Zaccaria, Netaneèl e Michea a insegnare nelle città di Giuda. 8Con essi c'erano i leviti Semaia, Natania, Zebadia, Asael, Semiraimot, Giònata, Adonia e Tobia e i sacerdoti Elisama e Ioram. 9Insegnarono in Giuda; avevano con sé il libro della legge del Signore e percorsero tutte le città di Giuda, istruendo il popolo. 10Il terrore del Signore si diffuse per tutti i regni che circondavano Giuda e così essi non fecero guerra a Giòsafat. 11Da parte dei Filistei si portavano a Giòsafat tributi e argento in dono; anche gli Arabi gli portavano bestiame minuto: settemilasettecento arieti e settemilasettecento capri. 12Giòsafat cresceva sempre in potenza. Egli costruì in Giuda castelli e città di approvvigionamento. 13Disponeva di molta manodopera nelle città di Giuda. In Gerusalemme risiedevano i suoi guerrieri, uomini valorosi. 14Ecco il loro censimento secondo i casati: per Giuda, capi di migliaia: Adna il capo, e con lui trecentomila uomini valorosi. 15Alle sue dipendenze c'era il comandante Giovanni e con lui duecentottantamila uomini. 16Alle sue dipendenze c'era Amasia figlio di Zicrì, votato al Signore, e con lui duecentomila uomini valorosi; 17per Beniamino, Eliada, uomo valoroso, e con lui duecentomila armati di arco e di scudo. 18Alle sue dipendenze c'era Iozabad e con lui centottantamila uomini in assetto di guerra. 19Tutti costoro erano al servizio del re, oltre quelli che il re aveva stabiliti nelle fortezze in tutto Giuda. 18 1Giòsafat, che aveva ricchezza e gloria in abbondanza, si imparentò con Acab. 2Dopo alcuni anni scese da Acab in Samaria e Acab uccise per lui e per la gente del suo seguito pecore e buoi in quantità e lo persuase ad attaccare con lui Ramot di Gàlaad. 3Acab re di Israele disse a Giòsafat re di Giuda: "Vuoi venire con me contro Ramot di Gàlaad?". Gli rispose: "Conta su di me come su di te, sul mio popolo come sul tuo; sarò con te in battaglia". 4Allora Giòsafat disse al re di Israele: "Consulta oggi stesso l'oracolo del Signore". 5Il re di Israele radunò i profeti, quattrocento circa, e domandò loro: "Devo marciare contro Ramot di Gàlaad o devo rinunziarvi?". Gli risposero: "Attacca; Dio la metterà nelle mani del re". 6Giòsafat disse: "Non c'è qui nessun profeta del Signore da consultare?". 7Il re di Israele rispose a Giòsafat: "Ci sarebbe un uomo con cui consultare il Signore, ma io lo detesto perché non mi predice il bene ma sempre il male. Si tratta di Michea figlio di Imla". Giòsafat disse: "Il re mio signore non parli così". 8Il re di Israele, chiamato un consigliere, gli ordinò: "Convoca subito Michea figlio di Imla!". 9Il re di Israele e Giòsafat re di Giuda, seduti ognuno sul suo trono, vestiti dei loro mantelli sedevano nell'aia di fronte alla porta di Samaria e tutti i profeti predicevano davanti a loro. 10Sedecia, figlio di Chenaana, che si era fatto corna di ferro, affermava: "Così dice il Signore: Con queste cozzerai contro gli Aramei sino ad annientarli". 11Tutti i profeti predicevano allo stesso modo: "Assali Ramot di Gàlaad, avrai successo; il Signore la metterà nelle mani del re". 12Il messaggero, che era andato a chiamare Michea, gli disse: "Ecco le parole dei profeti sono concordi nel predire il successo del re; ora la tua parola sia identica alle loro; predici il successo". 13Michea rispose: "Per la vita del Signore, io annunzierò solo quanto mi dirà il mio Dio". 14Si presentò al re, che gli domandò: "Michea, dobbiamo marciare contro Ramot di Gàlaad oppure dobbiamo rinunziarvi?". Quegli rispose: "Attaccatela, avrete successo; i suoi abitanti saranno messi nelle vostre mani". 15Il re gli disse: "Quante volte ti devo scongiurare di non dirmi altro che la verità in nome del Signore?". 16Allora egli disse: "Ho visto tutti gli Israeliti vagare sui monti come pecore senza pastore. Il Signore dice: Non hanno padroni; ognuno torni a casa in pace!". 17Il re di Israele disse a Giòsafat: "Non te l'avevo forse detto che non mi avrebbe predetto nulla di buono, ma solo il male?". 18Michea disse: "Pertanto, ascoltate la parola del Signore. Io ho visto il Signore seduto sul trono; tutto l'esercito celeste stava alla sua destra e alla sua sinistra. 19Il Signore domandò: Chi ingannerà Acab re di Israele, perché marci contro Ramot di Gàlaad e vi perisca? Chi rispose in un modo e chi in un altro. 20Si fece avanti uno spirito che – presentatosi al Signore – disse: Io lo ingannerò. Il Signore gli domandò: Come? 21Rispose: Andrò e diventerò uno spirito di menzogna sulla bocca di tutti i suoi profeti. Quegli disse: Lo ingannerai; certo riuscirai; va' e fa' così. 22Ecco, dunque, il Signore ha messo uno spirito di menzogna nella bocca di tutti questi tuoi profeti, ma il Signore a tuo riguardo preannunzia una sciagura". 23Allora Sedecia figlio di Chenaana si avvicinò e percosse Michea sulla guancia dicendo: "Per quale via lo spirito del Signore è passato da me per venire a parlare in te?". 24Michea rispose: "Ecco lo vedrai quando passerai di stanza in stanza per nasconderti". 25Il re di Israele disse: "Prendete Michea e conducetelo ad Amon capo della città e a Ioas figlio del re. 26Riferite loro: Il re ordina: Mettetelo in prigione e mantenetelo con il minimo di pane e di acqua finché tornerò in pace". 27Michea disse: "Se tu tornerai in pace, il Signore non ha parlato per mezzo mio". 28Il re di Israele e Giòsafat re di Giuda marciarono su Ramot di Gàlaad. 29Il re di Israele disse a Giòsafat: "Io mi travestirò per andare in battaglia. Tu resta con i tuoi abiti". Il re di Israele si travestì ed entrarono in battaglia. 30Il re di Aram aveva ordinato ai suoi capi dei carri: "Non combattete contro nessuno, piccolo o grande, ma unicamente contro il re di Israele!". 31Quando i capi dei carri videro Giòsafat dissero: "È il re di Israele!". Lo circondarono per assalirlo; Giòsafat gridò e il Signore gli venne in aiuto e Dio li allontanò dalla sua persona. 32Quando si accorsero che non era il re di Israele, i capi dei carri si allontanarono da lui. 33Ma uno, teso a caso l'arco, colpì il re di Israele fra le maglie dell'armatura e la corazza. Il re disse al suo cocchiere: "Gira, portami fuori dalla mischia, perché sono ferito". 34La battaglia infuriò per tutto quel giorno; il re di Israele stette sul carro di fronte agli Aramei sino alla sera e morì al tramonto del sole. 19 1Giòsafat, re di Giuda, tornò in pace a casa in Gerusalemme. 2Il veggente Ieu, figlio di Canàni, gli andò incontro e disse a Giòsafat: "Si doveva forse recare aiuto a un empio? Potevi dunque amare coloro che odiano il Signore? Per questo lo sdegno del Signore è contro di te. 3Tuttavia in te si sono trovate cose buone, perché hai bruciato i pali sacri nella regione e hai rivolto il tuo cuore alla ricerca di Dio". 4Giòsafat, dopo un soggiorno in Gerusalemme, si recò di nuovo fra il suo popolo da Bersabea alle montagne di Èfraim, riportandolo al Signore, Dio dei loro padri. 5Egli stabilì giudici nella regione, in tutte le fortezze di Giuda, città per città. 6Ai giudici egli raccomandò: "Guardate a quello che fate, perché non giudicate per gli uomini, ma per il Signore, il quale sarà con voi quando pronunzierete la sentenza. 7Ora il timore del Signore sia con voi; nell'agire badate che nel Signore nostro Dio non c'è nessuna iniquità; egli non ha preferenze personali né accetta doni". 8Anche in Gerusalemme Giòsafat costituì alcuni leviti, sacerdoti e capifamiglia di Israele, per dirimere le questioni degli abitanti di Gerusalemme. 9Egli comandò loro: "Voi agirete nel timore del Signore, con fedeltà e con cuore integro. 10Su ogni causa che vi verrà presentata da parte dei vostri fratelli che abitano nelle loro città – si tratti di omicidio o di una questione che riguarda la legge o un comando, gli statuti o i decreti – istruiteli in modo che non si rendano colpevoli davanti al Signore e il suo sdegno non si riversi su di voi e sui vostri fratelli. Agite così e non diventerete colpevoli. 11Ecco Amaria sommo sacerdote vi guiderà in ogni questione religiosa, mentre Zebadia figlio di Ismaele, capo della casa di Giuda, vi guiderà in ogni questione che riguarda il re; in qualità di scribi sono a vostra disposizioni i leviti. Coraggio, mettetevi al lavoro. Il Signore sarà con il buono". 20 1In seguito i Moabiti e gli Ammoniti, aiutati dai Meuniti, mossero guerra a Giòsafat. 2Andarono ad annunziare a Giòsafat: "Una grande moltitudine è venuta contro di te da oltre il mare, da Edom. Ecco sono in Cazezon-Tamàr, cioè in Engàddi". 3Nella paura Giòsafat si rivolse al Signore; per questo indisse un digiuno per tutto Giuda. 4Quelli di Giuda si radunarono per implorare aiuto dal Signore; vennero da tutte le città di Giuda per implorare aiuto dal Signore. 5Giòsafat stette in piedi in mezzo all'assemblea di Giuda e di Gerusalemme nel tempio, di fronte al nuovo cortile. 6Egli disse: "Signore, Dio dei nostri padri, non sei forse tu il Dio che è in cielo? Tu domini su tutti i regni dei popoli. Nelle tue mani sono la forza e la potenza; nessuno può opporsi a te. 7Non hai scacciato tu, nostro Dio, gli abitanti di questa regione di fronte al tuo popolo Israele e non hai consegnato il paese per sempre alla discendenza del tuo amico Abramo? 8Gli Israeliti lo hanno abitato e vi hanno costruito un santuario al tuo nome dicendo: 9Se ci piomberà addosso una sciagura, una spada punitrice, una peste o una carestia, noi ci presenteremo a te in questo tempio, poiché il tuo nome è in questo tempio, e grideremo a te dalla nostra sciagura e tu ci ascolterai e ci aiuterai. 10Ora, ecco gli Ammoniti, i Moabiti e quelli delle montagne di Seir, nelle cui terre non hai permesso agli Israeliti di entrare, quando venivano dal paese d'Egitto, e perciò si sono tenuti lontani da quelli e non li hanno distrutti, 11ecco, ora ci ricompensano venendoci a scacciare dalla eredità che tu hai acquistata per noi. 12Dio nostro, non ci vorrai rendere giustizia nei loro riguardi, poiché noi non abbiamo la forza di opporci a una moltitudine così grande piombataci addosso? Non sappiamo che cosa fare; perciò i nostri occhi sono rivolti a te". 13Tutti gli abitanti di Giuda stavano in piedi davanti al Signore, con i loro bambini, le loro mogli e i loro figli. 14Allora lo spirito del Signore, in mezzo all'assemblea, fu su Iacazièl, figlio di Zaccaria, figlio di Benaià, figlio di Ieièl, figlio di Mattania, levita dei figli di Asaf. 15Egli disse: "Porgete l'orecchio, voi tutti di Giuda, abitanti di Gerusalemme e tu, re Giòsafat. Vi dice il Signore: Non temete e non spaventatevi davanti a questa moltitudine immensa perché la guerra non è diretta contro di voi, ma contro Dio. 16Domani, scendete contro di loro; ecco, saliranno per la salita di Ziz. Voi li sorprenderete al termine della valle di fronte al deserto di Ieruel. 17Non toccherà a voi combattere in tale momento; fermatevi bene ordinati e vedrete la salvezza che il Signore opererà per voi, o Giuda e Gerusalemme. Non temete e non abbattetevi. Domani, uscite loro incontro; il Signore sarà con voi". 18Giòsafat si inginocchiò con la faccia a terra; tutto Giuda e gli abitanti di Gerusalemme si prostrarono davanti al Signore per adorarlo. 19I leviti, dei figli dei Keatiti e dei figli dei Korachiti, si alzarono a lodare il Signore, Dio di Israele, a piena voce. 20La mattina dopo si alzarono presto e partirono per il deserto di Tekòa. Mentre si muovevano, Giòsafat si fermò e disse: "Ascoltatemi, Giuda e abitanti di Gerusalemme! Credete nel Signore vostro Dio e sarete saldi; credete nei suoi profeti e riuscirete". 21Quindi, consigliatosi con il popolo, mise i cantori del Signore, vestiti con paramenti sacri, davanti agli uomini in armi, perché lodassero il Signore dicendo: Lodate il Signore, perché la sua grazia dura sempre. 22Appena cominciarono i loro canti di esultanza e di lode, il Signore tese un agguato contro gli Ammoniti, i Moabiti e quelli delle montagne di Seir, venuti contro Giuda e furono sconfitti. 23Gli Ammoniti e i Moabiti insorsero contro gli abitanti delle montagne di Seir per votarli allo sterminio e distruggerli. Quando ebbero finito con gli abitanti delle montagne di Seir, contribuirono a distruggersi a vicenda. 24Quando quelli di Giuda raggiunsero la collina da dove si vedeva il deserto, si voltarono verso la moltitudine, ed ecco non c'erano che cadaveri gettati per terra, senza alcun superstite. 25Giòsafat e la sua gente andarono a raccogliere la loro preda. Vi trovarono in abbondanza bestiame, ricchezze, vesti e oggetti preziosi. Ne presero più di quanto ne potessero portare. Passarono tre giorni a raccogliere il bottino, perché esso era molto abbondante. 26Il quarto giorno si radunarono nella valle di Beracà; poiché là benedissero il Signore, chiamarono quel luogo valle della Benedizione, nome ancora in uso. 27Quindi tutto Giuda e tutti quelli di Gerusalemme, con Giòsafat alla testa, partirono per tornare in Gerusalemme, pieni di gioia perché il Signore li aveva riempiti di letizia a spese dei loro nemici. 28Entrarono in Gerusalemme diretti al tempio, fra suoni di arpe, di cetre e di trombe. 29Quando si seppe che il Signore aveva combattuto contro i nemici di Israele, il terrore di Dio si diffuse su tutti i regni dei vari paesi. 30Il regno di Giòsafat fu tranquillo; Dio gli aveva concesso la pace su tutte le frontiere. 31Giòsafat regnò su Giuda. Aveva trentacinque anni quando divenne re; regnò venticinque anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Azuba figlia di Silchi. 32Seguì la strada di suo padre, senza allontanarsi, per fare ciò che è retto agli occhi del Signore. 33Ma non scomparvero le alture; il popolo non aveva ancora rafforzato il cuore nella ricerca del Dio dei suoi padri. 34Le altre gesta di Giòsafat, le prime come le ultime, ecco sono descritte negli atti di Ieu, figlio di Canàni, inseriti nel libro dei re di Israele. 35In seguito Giòsafat, re di Giuda, si alleò con Acazia re di Israele che agiva con empietà. 36Egli si associò a lui per costruire navi capaci di raggiungere Tarsis. Allestirono le navi in Ezion-Ghèber. 37Ma Elièzer figlio di Dodava, di Maresa, predisse contro Giòsafat: "Perché ti sei alleato con Acazia, il Signore ha aperto una breccia nei tuoi lavori". Le navi si sfasciarono e non poterono salpare per Tarsis. 21 1Giòsafat si addormentò con i suoi padri e fu sepolto con loro nella città di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Ioram. 2I suoi fratelli, figli di Giòsafat, erano Azaria, Iechièl, Zaccaria, Azariau, Michele e Sefatia; tutti costoro erano figli di Giòsafat re di Israele. 3Il padre aveva dato loro ricchi doni: argento, oro e oggetti preziosi insieme con fortezze in Giuda; il regno però l'aveva assegnato a Ioram, perché era il primogenito. 4Ioram prese in possesso il regno di suo padre e quando si fu rafforzato, uccise di spada tutti i suoi fratelli e, con loro, anche alcuni ufficiali di Israele. 5Quando divenne re, Ioram aveva trentadue anni; regnò in Gerusalemme otto anni. 6Seguì la strada dei re di Israele, come aveva fatto la casa di Acab, perché sua moglie era figlia di Acab. Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore, 7ma il Signore non volle distruggere la casa di Davide a causa dell'alleanza che aveva conclusa con Davide e della promessa fattagli di lasciargli sempre una lampada, per lui e per i suoi figli. 8Durante il suo regno Edom si ribellò a Giuda e si elesse un re. 9Ioram con i suoi ufficiali e con tutti i carri passò la frontiera e, assalendoli di notte, sconfisse gli Idumei che l'avevano accerchiato, insieme con gli ufficiali dei suoi carri. 10Ma Edom, ribellatosi a Giuda, ancora oggi è indipendente. In quel tempo anche Libna si ribellò al suo dominio, perché Ioram aveva abbandonato il Signore, Dio dei suoi padri. 11Egli inoltre eresse alture nelle città di Giuda, spinse alla idolatria gli abitanti di Gerusalemme e fece traviare Giuda. 12Gli giunse da parte del profeta Elia uno scritto che diceva: "Dice il Signore, Dio di Davide tuo padre: Perché non hai seguito la condotta di Giòsafat tuo padre, né la condotta di Asa re di Giuda, 13ma hai seguito piuttosto la condotta dei re di Israele, hai spinto alla idolatria Giuda e gli abitanti di Gerusalemme, come ha fatto la casa di Acab, e inoltre hai ucciso i tuoi fratelli, cioè la famiglia di tuo padre, uomini migliori di te, 14ecco, il Signore farà cadere un grave disastro sul tuo popolo, sui tuoi figli, sulle tue mogli e su tutti i tuoi beni. 15Tu soffrirai gravi malattie, una malattia intestinale tale che per essa le tue viscere ti usciranno nel giro di due anni". 16Il Signore risvegliò contro Ioram l'ostilità dei Filistei e degli Arabi che abitano al fianco degli Etiopi. 17Costoro attaccarono Giuda, vi penetrarono e razziarono tutti i beni della reggia, asportando anche i figli e le mogli del re. Non gli rimase nessun figlio, se non Ioacaz il più piccolo. 18Dopo tutto questo, il Signore lo colpì con una malattia intestinale inguaribile. 19Andò avanti per più di un anno; verso la fine del secondo anno, gli uscirono le viscere per la gravità della malattia e così morì fra dolori atroci. E per lui il popolo non bruciò aromi, come si erano bruciati per i suoi padri. 20Quando divenne re, egli aveva trentadue anni; regnò otto anni in Gerusalemme. Se ne andò senza lasciare rimpianti; lo seppellirono nella città di Davide, ma non nei sepolcri dei re. 22 1Gli abitanti di Gerusalemme proclamarono re al suo posto Acazia, il minore dei figli, perché tutti quelli più anziani erano stati uccisi dalla banda che era penetrata con gli Arabi nell'accampamento. Così divenne re Acazia figlio di Ioram, re di Giuda. 2Quando divenne re, Acazia aveva ventidue anni; regnò un anno in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Atalia ed era figlia di Omri. 3Anch'egli imitò la condotta della casa di Acab, perché sua madre lo consigliava ad agire da empio. 4Fece ciò che è male agli occhi del Signore, come facevano quelli della famiglia di Acab, perché dopo la morte di suo padre costoro, per sua rovina, erano i suoi consiglieri. 5Su consiglio di costoro entrò anche in guerra con Ioram figlio di Acab, re di Israele e contro Cazaèl re di Aram, in Ramot di Gàlaad. Gli Aramei ferirono Ioram, 6che tornò a curarsi in Izreèl per le ferite ricevute in Ramot di Gàlaad mentre combatteva con Cazaèl re di Aram. Acazia figlio di Ioram, re di Giuda, scese per visitare Ioram figlio di Acab, in Izreèl perché costui era malato. 7Fu volontà di Dio che Acazia, per sua rovina, andasse da Ioram. Difatti, quando giunse, uscì con Ioram incontro a Ieu figlio di Nimsi, che il Signore aveva consacrato perché distruggesse la casa di Acab. 8Mentre faceva giustizia della casa di Acab, Ieu trovò i capi di Giuda e i nipoti di Acazia, suoi servi, e li uccise. 9Egli fece ricercare Acazia e lo catturarono mentre era nascosto in Samaria; lo condussero da Ieu, che lo uccise. Ma lo seppellirono, perché dicevano: "È figlio di Giòsafat, che ha ricercato il Signore con tutto il cuore". Nella casa di Acazia nessuno era in grado di regnare. 10Atalia, madre di Acazia, visto che era morto il figlio, si propose di sterminare tutta la discendenza regale della casa di Giuda. 11Ma Iosabeat figlia del re, prese Ioas figlio di Acazia, e lo nascose, togliendolo dal gruppo dei figli del re destinati alla morte. Essa lo introdusse insieme con la nutrice in una camera da letto e così Iosabeat, figlia del re Ioram e moglie del sacerdote Ioiadà – era anche sorella di Acazia – sottrasse Ioas ad Atalia, che perciò non lo mise a morte. 12Egli rimase nascosto presso di lei nel tempio di Dio per sei anni; intanto Atalia regnava sul paese. 23 1Nell'anno settimo Ioiadà, sentendosi sicuro, prese i capi di centurie, cioè Azaria, figlio di Ierocam, Ismaele figlio di Giovanni, Azaria figlio di Obed, Maaseia figlio di Adaia, ed Elisafàt figlio di Zicrì, e concluse un'alleanza con loro. 2Percorsero Giuda e radunarono i leviti da tutte le città di Giuda e i capi dei casati di Israele; essi vennero in Gerusalemme. 3Tutta l'assemblea concluse un'alleanza con il re nel tempio di Dio. Ioiadà disse loro: "Ecco il figlio del re. Deve regnare come ha promesso il Signore ai figli di Davide. 4Questo è ciò che dovrete fare: un terzo fra quelli di voi che prendono servizio il sabato, sacerdoti e leviti, monterà la guardia alle porte; 5un altro terzo starà nella reggia e un terzo alla porta di Iesod, mentre tutto il popolo starà nei cortili del tempio. 6Nessuno entri nel tempio, se non i sacerdoti e i leviti di servizio; costoro vi entreranno, perché essi sono santificati; tutto il popolo osserverà l'ordine del Signore. 7I leviti circonderanno il re, ognuno con l'arma in pugno; chiunque tenti di entrare nel tempio sia messo a morte. Essi staranno vicino al re seguendolo in ogni movimento". 8I leviti e tutti quelli di Giuda fecero quanto aveva comandato il sacerdote Ioiadà. Ognuno prese i suoi uomini, quelli che entravano in servizio di sabato come quelli che smontavano di sabato, perché il sacerdote Ioiadà non aveva licenziato le classi uscenti. 9Il sacerdote Ioiadà diede ai capi delle centurie lance, scudi grandi e piccoli, già appartenenti al re Davide e allora depositati nel tempio di Dio. 10Mise tutto il popolo, ognuno con l'arma in pugno, nel lato meridionale e nel lato settentrionale del tempio, lungo l'altare e l'edificio, in modo da circondare il re. 11Si fece uscire il figlio del re e gli si impose il diadema con le insegne. Lo si proclamò re; Ioiadà e i suoi figli lo unsero e poi gridarono: "Viva il re!". 12Quando sentì le grida del popolo che acclamando correva verso il re, Atalia si presentò al popolo nel tempio. 13Guardò ed ecco, il re stava sul suo seggio all'ingresso; gli ufficiali e i trombettieri circondavano il re; tutto il popolo del paese gioiva a suon di trombe; i cantori, con gli strumenti musicali, intonavano i canti di lode. Atalia si strappò le vesti e gridò: "Tradimento, tradimento!". 14Il sacerdote Ioiadà ordinò ai capi delle centurie, che comandavano la truppa: "Fatela uscire attraverso le file! Chi la segue sia ucciso di spada". Infatti il sacerdote aveva detto: "Non uccidetela nel tempio". 15Le aprirono un passaggio con le mani; essa raggiunse la reggia per l'ingresso della porta dei Cavalli e là essi l'uccisero. 16Ioiadà concluse un'alleanza tra sé, il popolo tutto e il re, che il popolo fosse cioè il popolo del Signore. 17Tutti andarono nel tempio di Baal e lo demolirono; fecero a pezzi i suoi altari e le sue statue e uccisero Mattan, sacerdote di Baal, davanti agli altari. 18Ioiadà affidò la sorveglianza del tempio ai sacerdoti e ai leviti, che Davide aveva divisi in classi per il tempio, perché offrissero olocausti al Signore, come sta scritto nella legge di Mosè, fra gioia e canti, secondo le disposizioni di Davide. 19Stabilì i portieri alle porte del tempio perché non vi entrasse alcun immondo per nessun motivo. 20Prese i capi di centinaia, i notabili e quanti avevano autorità in mezzo al popolo del paese e fece scendere il re dal tempio. Attraverso la porta Superiore lo condussero nella reggia e lo fecero sedere sul trono regale. 21Tutto il popolo fu in festa e la città restò tranquilla benché Atalia fosse stata uccisa a fil di spada. 24 1Quando Ioas divenne re aveva sette anni; regnò quarant'anni in Gerusalemme. Sua madre, di Bersabea, si chiamava Sibia. 2Ioas fece ciò che è retto agli occhi del Signore finché visse il sacerdote Ioiadà. 3Ioiadà gli diede due mogli ed egli generò figli e figlie. 4In seguito, Ioas decise di restaurare il tempio. 5Radunò i sacerdoti e i leviti e disse loro: "Andate nelle città di Giuda e raccogliete ogni anno da tutti gli Israeliti denaro per restaurare il tempio del vostro Dio. Cercate di sollecitare il lavoro". Ma i leviti non mostrarono nessuna fretta. 6Allora il re convocò Ioiadà loro capo e gli disse: "Perché non hai richiesto dai leviti che portassero da Giuda e da Gerusalemme la tassa prescritta da Mosè servo del Signore e fissata dall'assemblea di Israele per la tenda della testimonianza? 7L'empia Atalia, infatti, e i suoi adepti hanno dilapidato il tempio di Dio; perfino tutte le cose consacrate del tempio hanno adoperato per i Baal". 8Per ordine del re fecero una cassa, che posero davanti alla porta del tempio. 9Quindi fecero un proclama in Giuda e in Gerusalemme perché si portasse al Signore la tassa imposta da Mosè servo di Dio a Israele nel deserto. 10Tutti i capi e tutto il popolo si rallegrarono e portarono il denaro che misero nella cassa fino a riempirla. 11Quando la cassa veniva portata per l'ispezione reale affidata ai leviti ed essi vedevano che c'era molto denaro, allora veniva lo scriba del re e l'ispettore nominato dal sommo sacerdote, vuotavano la cassa, quindi la prendevano e la ricollocavano al suo posto. Facevano così ogni giorno e così misero insieme molto denaro. 12Il re e Ioiadà lo diedero ai dirigenti dei lavori addetti al tempio ed essi impegnarono scalpellini e falegnami per le riparazioni del tempio; anche lavoratori del ferro e del bronzo si misero al lavoro per riparare il tempio. 13I dirigenti dei lavori si mostrarono molto attivi; per la loro opera le riparazioni progredirono; essi riportarono il tempio di Dio allo stato di una volta e lo consolidarono. 14Quando ebbero finito, portarono davanti al re e a Ioiadà il resto del denaro e con esso fecero arredi per il tempio: vasi per il servizio liturgico e per gli olocausti, coppe e altri oggetti d'oro e d'argento. Finché visse Ioiadà, si offrirono sempre olocausti nel tempio. 15Ma Ioiadà, divenuto vecchio e sazio di anni, morì a centotrenta anni. 16Lo seppellirono nella città di Davide con i re, perché aveva agito bene in Israele per il servizio del Signore e per il suo tempio. 17Dopo la morte di Ioiadà, i capi di Giuda andarono a prostrarsi davanti al re, che allora diede loro ascolto. 18Costoro trascurarono il tempio del Signore Dio dei loro padri, per venerare i pali sacri e gli idoli. Per questa loro colpa si scatenò l'ira di Dio su Giuda e su Gerusalemme. 19Il Signore mandò loro profeti perché li facessero ritornare a lui. Essi comunicarono loro il proprio messaggio, ma non furono ascoltati. 20Allora lo spirito di Dio investì Zaccaria, figlio del sacerdote Ioiadà, che si alzò in mezzo al popolo e disse: "Dice Dio: perché trasgredite i comandi del Signore? Per questo non avete successo; poiché avete abbandonato il Signore, anch'egli vi abbandona". 21Ma congiurarono contro di lui e per ordine del re lo lapidarono nel cortile del tempio. 22Il re Ioas non si ricordò del favore fattogli da Ioiadà padre di Zaccaria, ma ne uccise il figlio, che morendo disse: "Il Signore lo veda e ne chieda conto!". 23All'inizio dell'anno successivo, marciò contro Ioas l'esercito degli Aramei. Essi vennero in Giuda e in Gerusalemme, sterminarono fra il popolo tutti i capi e inviarono l'intero bottino al re di Damasco. 24L'esercito degli Aramei era venuto con pochi uomini, ma il Signore mise nelle loro mani un grande esercito, perché essi avevano abbandonato il Signore Dio dei loro padri. Gli Aramei fecero giustizia di Ioas. 25Quando furono partiti, lasciandolo gravemente malato, i suoi ministri ordirono una congiura contro di lui per vendicare il figlio del sacerdote Ioiadà e lo uccisero nel suo letto. Così egli morì e lo seppellirono nella città di Davide, ma non nei sepolcri dei re. 26Questi furono i congiurati contro di lui: Zabàd figlio di Simeat, l'Ammonita, e Iozabàd figlio di Simrit, il Moabita. 27Quanto riguarda i suoi figli, la quantità dei tributi da lui riscossi, il restauro del tempio di Dio, ecco tali cose sono descritte nella memoria del libro dei re. Al suo posto divenne re suo figlio Amazia. 25 1Quando divenne re, Amazia aveva venticinque anni; regnò ventinove anni in Gerusalemme. Sua madre, di Gerusalemme, si chiamava Ioaddan. 2Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore, ma non con cuore perfetto. 3Quando il regno si fu rafforzato nelle sue mani, egli uccise gli ufficiali che avevano assassinato il re suo padre. 4Ma non uccise i loro figli, perché sta scritto nel libro della legge di Mosè il comando del Signore: "I padri non moriranno per i figli, né i figli per i padri, ma ognuno morirà per il suo peccato". 5Amazia riunì quelli di Giuda e li distribuì, secondo i casati, sotto capi di migliaia e sotto capi di centinaia, per tutto Giuda e Beniamino. Fece un censimento di tutti gli abitanti dai vent'anni in su e trovò che c'erano trecentomila uomini atti alla guerra, armati di lancia e di scudo. 6Egli assoldò da Israele centomila uomini valorosi per cento talenti d'argento. 7Gli si presentò un uomo di Dio che gli disse: "O re, non si unisca a te l'esercito di Israele, perché il Signore non è con Israele, né con alcuno dei figli di Èfraim. 8Ma se tu vuoi marciare con loro, fa' pure. Raffòrzati pure per la battaglia; Dio ti farà stramazzare davanti al nemico, poiché Dio ha la forza per aiutare e per abbattere". 9Amazia rispose all'uomo di Dio: "Che ne sarà dei cento talenti che ho dato per la schiera di Israele?". L'uomo di Dio rispose: "Il Signore può darti molto più di questo". 10Amazia congedò la schiera venuta a lui da Èfraim perché se ne tornasse a casa; ma la loro ira divampò contro Giuda; tornarono a casa loro pieni di sdegno. 11Amazia, fattosi animo, andò a capo del suo esercito nella Valle del sale, ove sconfisse diecimila figli di Seir. 12Quelli di Giuda ne catturarono diecimila vivi e, condottili sulla cima della Roccia, li precipitarono giù; tutti si sfracellarono. 13I componenti della schiera, che Amazia aveva congedato perché non andassero con lui, assalirono le città di Giuda, da Samaria a Bet-Coròn, uccidendo in esse tremila persone e facendo un immenso bottino. 14Tornato dalla vittoria sugli Idumei, Amazia fece portare le divinità dei figli di Seir e le costituì suoi dèi e si prostrò davanti a loro e offrì loro incenso. 15Perciò l'ira del Signore divampò contro Amazia; gli mandò un profeta che gli disse: "Perché ti sei rivolto a dèi che non sono stati capace di liberare il loro popolo dalla tua mano?". 16Mentre costui lo apostrofava, il re lo interruppe: "Forse ti abbiamo costituito consigliere del re? Smettila! Perché vuoi farti uccidere?". Il profeta cessò, ma disse: "Vedo che Dio ha deciso di distruggerti, perché hai fatto una cosa simile e non hai dato retta al mio consiglio". 17Consigliatosi, Amazia re di Giuda mandò a dire a Ioas figlio di Ioacaz, figlio di Ieu, re di Israele: "Su, misuriamoci in guerra!". 18Ioas re di Israele fece rispondere ad Amazia re di Giuda: "Il cardo del Libano mandò a dire al cedro del Libano: Da' in moglie tua figlia a mio figlio. Ma una bestia selvatica del Libano passò e calpestò il cardo. 19Tu ripeti: Ecco ho sconfitto Edom! E il tuo cuore si è inorgoglito esaltandosi. Ma stattene a casa! Perché provocare una calamità e precipitare tu e Giuda con te?". 20Ma Amazia non diede ascolto. Era volontà di Dio che fossero consegnati nelle mani del nemico, perché si erano rivolti agli dèi di Edom. 21Allora si mosse Ioas re di Israele; si sfidarono a battaglia, lui e Amazia re di Giuda, in Bet-Sèmes che appartiene a Giuda. 22Giuda fu sconfitto di fronte a Israele e ognuno fuggì nella sua tenda. 23Ioas re di Israele in Bet-Sèmes fece prigioniero Amazia re di Giuda, figlio di Ioas, figlio di Ioacaz. Condottolo in Gerusalemme, demolì una parte delle mura cittadine, dalla porta di Èfraim fino alla porta dell'Angolo, per quattrocento cubiti. 24Prese tutto l'oro, l'argento e tutti gli oggetti trovati nel tempio di Dio, che erano affidati a Obed-Èdom, i tesori della reggia e alcuni ostaggi e poi tornò a Samaria. 25Amazia figlio di Ioas, re di Giuda, visse ancora quindici anni dopo la morte di Ioas figlio di Ioacaz, re di Israele. 26Le altre gesta di Amazia, le prime come le ultime, sono descritte nel libro dei re di Giuda e di Israele. 27Dopo che Amazia si fu allontanato dal Signore, fu ordita una congiura contro di lui in Gerusalemme. Egli fuggì in Lachis, ma lo fecero inseguire fino a Lachis e là l'uccisero. 28Lo caricarono su cavalli e lo seppellirono con i suoi padri nella città di Davide. 26 1Tutto il popolo di Giuda prese Ozia che aveva sedici anni e lo proclamò re al posto del padre Amazia. 2Egli ricostruì Elat e la ricondusse sotto il dominio di Giuda, dopo che il re si era addormentato con i suoi padri. 3Ozia aveva sedici anni quando divenne re; regnò cinquantadue anni in Gerusalemme. Sua madre, di Gerusalemme, si chiamava Iecolia. 4Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore come aveva fatto Amazia suo padre. 5Egli ricercò Dio finché visse Zaccaria, che l'aveva istruito nel timore di Dio, e finché egli ricercò il Signore, Dio lo fece prosperare. 6Uscito in guerra contro i Filistei, smantellò le mura di Gat, di Iabne e di Asdòd; costruì piazzeforti nel territorio di Asdòd e in quello dei Filistei. 7Dio lo aiutò contro i Filistei, contro gli Arabi abitanti in Gur-Baal e contro i Meuniti. 8Gli Ammoniti pagavano un tributo a Ozia, la cui fama giunse sino alla frontiera egiziana, perché egli era divenuto molto potente. 9Ozia costruì torri in Gerusalemme alla porta dell'Angolo e alla porta della Valle e sul Cantone e le fortificò. 10Costruì anche torri nella steppa e scavò molte cisterne perché possedeva numeroso bestiame nella pianura e nell'altipiano; aveva campagnoli e vignaioli sui monti e sulle colline, perché egli amava l'agricoltura. 11Ozia possedeva un esercito agguerrito e pronto per combattere, diviso in schiere, registrate sotto la sorveglianze dello scriba Ieiel e di Maaseia, commissario agli ordini di Anania, uno degli ufficiali del re. 12Tutti i capi dei casati di quei prodi ammontavano a duemilaseicento. 13Da loro dipendeva un esercito di trecentosettemilacinquecento guerrieri di grande valore, pronti per aiutare il re contro il nemico. 14A loro, cioè a tutto l'esercito, Ozia fornì scudi e lance, elmi, corazze, archi e pietre per le fionde. 15In Gerusalemme aveva fatto costruire macchine, inventate da un esperto, che collocò sulle torri e sugli angoli per scagliare frecce e grandi pietre. La fama di Ozia giunse in regioni lontane; divenne potente perché fu molto assistito. 16Ma in seguito a tanta potenza si insuperbì il suo cuore fino a rovinarsi. Difatti si mostrò infedele al Signore suo Dio. Penetrò nel tempio per bruciare incenso sull'altare. 17Dietro a lui entrò il sacerdote Azaria con ottanta sacerdoti del Signore, uomini virtuosi. 18Questi si opposero al re Ozia, dicendogli: "Non tocca a te, Ozia, offrire l'incenso, ma ai sacerdoti figli di Aronne che sono stati consacrati per offrire l'incenso. Esci dal santuario, perché hai commesso un'infrazione alla legge. Non hai diritto alla gloria che viene dal Signore Dio". 19Ozia, che teneva in mano il braciere per offrire l'incenso, si adirò. Mentre sfogava la sua collera contro i sacerdoti, gli spuntò la lebbra sulla fronte davanti ai sacerdoti nel tempio presso l'altare dell'incenso. 20Azaria sommo sacerdote, e tutti i sacerdoti si voltarono verso di lui, che apparve con la lebbra sulla fronte. Lo fecero uscire in fretta di lì; anch'egli si precipitò per uscire, poiché il Signore l'aveva colpito. 21Il re Ozia rimase lebbroso fino al giorno della morte. Egli abitò in una casa di isolamento, come lebbroso, escluso dal tempio. Suo figlio Iotam dirigeva la reggia e governava il popolo del paese. 22Le altre gesta di Ozia, le prime come le ultime, le ha descritte il profeta Isaia, figlio di Amoz. 23Ozia si addormentò con i suoi padri con i quali fu sepolto nel campo presso le tombe reali, perché si diceva: "È un lebbroso". Al suo posto divenne re suo figlio Iotam. 27 1Quando Iotam divenne re, aveva venticinque anni; regnò sedici anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Ierusa figlia di Zadòk. 2Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore come agì Ozia suo padre, ma non entrò nel tempio e il popolo continuava a pervertirsi. 3Egli restaurò la porta Superiore del tempio; lavorò molto anche per le mura dell'Ofel. 4Ricostruì città sulle montagne di Giuda; costruì castelli e torri nelle zone boscose. 5Attaccò il re degli Ammoniti, vincendolo. Gli Ammoniti gli diedero in quell'anno – e anche nel secondo e terzo anno – cento talenti d'argento, diecimila kor di grano e altrettanti di orzo; questo gli consegnarono gli Ammoniti. 6Iotam divenne potente, perché aveva sempre camminato davanti al Signore suo Dio. 7Le altre gesta di Iotam, tutte le sue guerre e la sua condotta, ecco sono descritte nel libro dei re di Israele e di Giuda. 8Quando divenne re, aveva venticinque anni; regnò sedici anni in Gerusalemme. 9Iotam si addormentò con i suoi padri; lo seppellirono nella città di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Acaz. 28 1Quando Acaz divenne re, aveva vent'anni; regnò sedici anni in Gerusalemme. Non fece ciò che è retto agli occhi del Signore, come Davide suo antenato. 2Seguì le strade dei re di Israele; fece perfino fondere statue per i Baal. 3Egli bruciò incenso nella valle di Ben-Hinnòn; bruciò i suoi figli nel fuoco, imitando gli abomini delle popolazioni che il Signore aveva scacciate davanti agli Israeliti. 4Sacrificava e bruciava incenso sulle alture, sui colli e sotto ogni albero verde. 5Ma il Signore suo Dio lo mise nelle mani del re degli Aramei, i quali lo vinsero e gli presero un gran numero di prigionieri, che condussero in Damasco. Fu consegnato anche nelle mani del re di Israele, che gli aveva inflitto una grande sconfitta. 6Pekach, figlio di Romelia, in un giorno uccise centomila uomini in Giuda, tutti uomini valorosi, perché avevano abbandonato il Signore Dio dei loro padri. 7Zicri, un eroe di Èfraim, uccise Maaseia figlio del re e Azrikam maggiordomo, ed Elkana luogotenente del re. 8Gli Israeliti condussero in prigionia, bottino preso ai propri fratelli, duecentomila persone fra donne, figli e figlie; essi raccolsero anche una preda abbondante che portarono in Samaria. 9C'era là un profeta del Signore, di nome Oded. Costui uscì incontro all'esercito che giungeva in Samaria e disse: "Ecco, a causa dello sdegno contro Giuda, il Signore, Dio dei vostri padri, li ha messi nelle vostre mani; ma voi li avete massacrati con un furore tale che è giunto fino al cielo. 10Ora voi dite di soggiogare, come vostri schiavi e schiave, gli abitanti di Giuda e di Gerusalemme. Ma non siete anche voi colpevoli nei confronti del Signore vostro Dio? 11Ora ascoltatemi e rimandate i prigionieri, che avete catturati in mezzo ai vostri fratelli, perché altrimenti l'ira ardente del Signore ricadrà su di voi". 12Alcuni capi tra gli efraimiti, cioè Azaria figlio di Giovanni, Berechia figlio di Mesillemòt, Ezechia figlio di Sallùm, e Amasa figlio di Caldài si alzarono contro quanti tornavano dalla guerra, 13dicendo loro: "Non portate qui i prigionieri, perché su di noi pesa già una colpa nei riguardi del Signore. Voi intendete aumentare il numero dei nostri peccati e delle nostre colpe, mentre la nostra colpa è già grande e su Israele incombe un'ira ardente". 14I soldati allora rilasciarono i prigionieri e la preda davanti ai capi e a tutta l'assemblea. 15Alcuni uomini, designati per nome, si misero a rifocillare i prigionieri; quanti erano nudi li rivestirono e li calzarono con capi di vestiario presi dal bottino; diedero loro da mangiare e da bere, li medicarono con unzioni; quindi, trasportando su asini gli inabili a marciare, li condussero in Gèrico, città delle palme, presso i loro fratelli. Poi tornarono in Samaria. 16In quel tempo il re Acaz mandò a chiedere aiuto al re di Assiria. 17Gli Idumei erano venuti ancora una volta e avevano sconfitto Giuda e fatto prigionieri. 18Anche i Filistei si erano sparsi per le città della Sefela e del Negheb di Giuda, occupando Bet-Sèmes, Aialon, Ghederot, Soco con le dipendenze, Timna con le dipendenze e Ghimzo con le dipendenze, vi si erano insediati. 19Poiché il Signore aveva umiliato Giuda a causa di Acaz re di Giuda, che aveva fomentato l'immoralità in Giuda ed era stato infedele al Signore. 20Anche Tiglat-Pilèzer, re d'Assiria, venne contro di lui e lo oppresse anziché aiutarlo. 21Acaz spogliò il tempio, il palazzo del re e dei principi e consegnò tutto all'Assiria, ma non ne ricevette alcun aiuto. 22Anche quando si trovava alle strette, questo re Acaz continuava a essere infedele al Signore. 23Sacrificò agli dèi di Damasco, che lo avevano sconfitto, dicendo: "Poiché gli dèi dei re di Aram aiutano i loro fedeli, io sacrificherò loro ed essi mi aiuteranno". In realtà, essi provocarono la sua caduta e quella di tutto Israele. 24Acaz radunò gli arredi del tempio e li fece a pezzi; chiuse le porte del tempio, mentre eresse altari in tutti i crocicchi di Gerusalemme. 25In tutte le città di Giuda eresse alture per bruciare incenso ad altri dèi, provocando così lo sdegno del Signore Dio dei suoi padri. 26Le altre gesta di lui e tutte le sue azioni, le prime come le ultime, ecco, sono descritte nel libro dei re di Giuda e di Israele. 27Acaz si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono in città, in Gerusalemme, ma non lo collocarono nei sepolcri dei re di Israele. Al suo posto divenne re suo figlio Ezechia. 29 1Ezechia divenne re a venticinque anni; regnò ventinove anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Abia, figlia di Zaccaria. 2Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore come aveva fatto Davide suo antenato. 3Nel primo anno del suo regno, nel primo mese, aprì le porte del tempio e le restaurò. 4Fece venire i sacerdoti e i leviti, ai quali, dopo averli radunati nella piazza d'oriente, 5disse: "Ascoltatemi, leviti! Ora purificatevi e poi purificate il tempio del Signore Dio dei vostri padri, e portate fuori l'impurità dal santuario. 6I nostri padri sono stati infedeli e hanno commesso ciò che è male agli occhi del Signore nostro Dio, che essi avevano abbandonato, distogliendo lo sguardo dalla dimora del Signore e voltandole le spalle. 7Han chiuso perfino le porte del vestibolo, spento le lampade, non hanno offerto più incenso né olocausti nel santuario al Dio di Israele. 8Perciò l'ira del Signore si è riversata su Giuda e su Gerusalemme ed egli ha reso gli abitanti oggetto di terrore, di stupore e di scherno, come potete constatare con i vostri occhi. 9Ora ecco, i nostri padri sono caduti di spada; i nostri figli, le nostre figlie e le nostre mogli sono andati per questo in prigionia. 10Ora io ho deciso di concludere un'alleanza con il Signore, Dio di Israele, perché si allontani da noi la sua ira ardente. 11Figli miei, non siate negligenti perché il Signore ha scelto voi per stare alla sua presenza, per servirlo, per essere suoi ministri e per offrirgli incenso". 12Si alzarono allora i leviti Macat figlio di Amasai, Gioele figlio di Azaria, dei Keatiti; dei figli di Merari: Kis figlio di Abdi, e Azaria figlio di Ieallelel; dei Ghersoniti: Ioach figlio di Zimma, ed Eden figlio di Ioach; 13dei figli di Elizafan, Simri e Ieiel; dei figli di Asaf, Zaccaria e Mattania; 14dei figli di Eman, Iechièl e Simei; dei figli di Idutun, Semaia e Uzziel. 15Essi riunirono i fratelli e si purificarono; quindi entrarono, secondo il comando del re e le prescrizioni del Signore, per purificare il tempio. 16I sacerdoti entrarono nell'interno del tempio per purificarlo; portarono fuori, nel cortile del tempio, ogni immondezza trovata nella navata. I leviti l'ammucchiarono per portarla fuori nel torrente Cedron. 17Il primo mese cominciarono la purificazione; nel giorno ottavo del mese entrarono nel vestibolo del Signore, purificarono il tempio in otto giorni; finirono il sedici del primo mese. 18Quindi entrarono negli appartamenti reali di Ezechia e gli dissero: "Abbiamo purificato il tempio, l'altare degli olocausti con tutti gli accessori e la tavola dei pani dell'offerta con tutti gli accessori. 19Abbiamo rinnovato e consacrato tutti gli oggetti che il re Acaz con empietà aveva messo da parte durante il suo regno. Ecco stanno davanti all'altare del Signore". 20Allora il re Ezechia, alzatosi subito, riunì i capi della città e salì al tempio. 21Portarono sette giovenchi, sette arieti, sette agnelli e sette capri per offrirli in sacrificio espiatorio per la casa reale, per il santuario e per Giuda. Il re ordinò ai sacerdoti, figli di Aronne, di offrirli in olocausto sull'altare del Signore. 22Scannarono i giovenchi, quindi i sacerdoti ne raccolsero il sangue e lo sparsero sull'altare. Scannarono gli arieti e ne sparsero il sangue sull'altare. Scannarono gli agnelli e ne sparsero il sangue sull'altare. 23Quindi fecero avvicinare i capri per il sacrificio espiatorio, davanti al re e all'assemblea, che imposero loro le mani. 24I sacerdoti li scannarono e ne sparsero il sangue – sacrificio per il peccato – sull'altare in espiazione per tutto Israele, perché il re aveva ordinato l'olocausto e il sacrificio espiatorio per tutto Israele. 25Il re assegnò il loro posto ai leviti nel tempio con cembali, arpe e cetre, secondo le disposizioni di Davide, di Gad veggente del re, e del profeta Natan, poiché si trattava di un comando del Signore dato per mezzo dei suoi profeti. 26Quando i leviti ebbero preso posto con gli strumenti musicali di Davide e i sacerdoti con le loro trombe, 27Ezechia ordinò di offrire gli olocausti sull'altare. Quando iniziò l'olocausto, cominciarono anche i canti del Signore al suono delle trombe e con l'accompagnamento degli strumenti di Davide re di Israele. 28Tutta l'assemblea si prostrò, mentre si cantavano inni e si suonavano le trombe; tutto questo durò fino alla fine dell'olocausto. 29Terminato l'olocausto, il re e tutti i presenti si inginocchiarono e si prostrarono. 30Il re Ezechia e i suoi capi ordinarono ai leviti di lodare il Signore con le parole di Davide e del veggente Asaf; lo lodarono fino all'entusiasmo, poi si inchinarono e adorarono. 31Allora Ezechia presa la parola, disse: "Ora siete incaricati ufficialmente del servizio del Signore. Avvicinatevi e portate qui le vittime e i sacrifici di lode nel tempio". L'assemblea portò le vittime e i sacrifici di lode, mentre quelli dal cuore generoso offrirono olocausti. 32Il numero degli olocausti offerti dall'assemblea fu: settanta buoi, cento arieti, duecento agnelli, tutti per l'olocausto in onore del Signore. 33Si consacrarono anche seicento buoi e tremila pecore. 34I sacerdoti erano troppo pochi e non bastavano a scuoiare tutti gli olocausti, perciò i loro fratelli i leviti li aiutarono finché non terminò il lavoro e finché i sacerdoti non si furono purificati; difatti i leviti erano stati più zelanti dei sacerdoti nel purificarsi. 35Ci fu anche un abbondante olocausto del grasso dei sacrifici di comunione e delle libazioni connesse con l'olocausto. Così fu ristabilito il culto nel tempio. 36Ezechia con tutto il popolo gioì perché Dio aveva ben disposto il popolo; tutto infatti si fece senza esitazioni. 30 1Ezechia mandò messaggeri per tutto Israele e Giuda e scrisse anche lettere a Èfraim e a Manàsse per convocare tutti nel tempio in Gerusalemme a celebrare la pasqua per il Signore Dio di Israele. 2Il re, i suoi ufficiali e tutta l'assemblea di Gerusalemme decisero di celebrare la pasqua nel secondo mese, 3perché non avevano potuto celebrarla nel tempo fissato per il fatto che i sacerdoti non si erano purificati in numero sufficiente e il popolo non si era radunato in Gerusalemme. 4La proposta piacque al re e a tutta l'assemblea. 5Stabilirono di proclamare con bando in tutto Israele, da Bersabea a Dan, che tutti venissero a celebrare in Gerusalemme la pasqua per il Signore Dio di Israele, perché molti non avevano osservato le norme prescritte. 6Partirono i corrieri con lettere da parte del re e dei suoi ufficiali per recarsi in tutto Israele e Giuda. Secondo l'ordine del re dicevano: "Israeliti, fate ritorno al Signore Dio di Abramo, di Isacco e di Israele, ed egli ritornerà a quanti fra voi sono scampati dal pugno dei re d'Assiria. 7Non siate come i vostri padri e i vostri fratelli, infedeli al Signore Dio dei loro padri, che perciò li ha abbandonati alla desolazione, come potete constatare. 8Ora non siate di dura cervice come i vostri padri, date la mano al Signore, venite nel santuario che egli ha santificato per sempre. Servite il Signore vostro Dio e si allontanerà da voi la sua ira ardente. 9Difatti, se fate ritorno al Signore, i vostri fratelli e i vostri figli troveranno compassione presso coloro che li hanno deportati; ritorneranno in questo paese, poiché il Signore vostro Dio è clemente e misericordioso e non distoglierà lo sguardo da voi, se voi farete ritorno a lui". 10I corrieri passarono di città in città nel paese di Èfraim e di Manàsse fino a Zàbulon, ma la gente li derideva e si faceva beffe di loro. 11Solo alcuni di Aser, di Manàsse e di Zàbulon si umiliarono e vennero a Gerusalemme. 12In Giuda invece si manifestò la mano di Dio e generò negli uomini un pentimento concorde per eseguire il comando del re e degli ufficiali secondo la parola del Signore. 13Si riunì in Gerusalemme una grande folla per celebrare la festa degli azzimi nel secondo mese; fu un'assemblea molto numerosa. 14Cominciarono a eliminare gli altari che si trovavano in Gerusalemme; eliminarono anche tutti gli altari dei profumi e li gettarono nel torrente Cedron. 15Essi immolarono la pasqua il quattordici del secondo mese; i sacerdoti e i leviti, pieni di confusione, si purificarono e quindi presentarono gli olocausti nel tempio. 16Occuparono il proprio posto, secondo le regole fissate per loro nella legge di Mosè, uomo di Dio. I sacerdoti facevano aspersioni con il sangue che ricevevano dai leviti 17perché molti dell'assemblea non si erano purificati. I leviti si occupavano dell'uccisione degli agnelli pasquali per quanti non avevano la purità richiesta per consacrarli al Signore. 18In realtà la maggioranza della gente, fra cui molti provenienti da Èfraim, da Manàsse, da Ìssacar e da Zàbulon, non si era purificata; mangiarono la pasqua senza fare quanto è prescritto. Ezechia pregò per loro: "Il Signore che è buono perdoni 19chiunque abbia il cuore disposto a ricercare Dio, ossia il Signore Dio dei suoi padri, anche senza la purificazione necessaria per il santuario". 20Il Signore esaudì Ezechia e risparmiò il popolo. 21Così gli Israeliti che si trovavano in Gerusalemme celebrarono la festa degli azzimi per sette giorni con grande gioia, mentre i sacerdoti e i leviti lodavano ogni giorno il Signore con gli strumenti che risuonavano in suo onore. 22Ezechia parlò al cuore di tutti i leviti, che avevano dimostrato un profondo senso del Signore; per sette giorni parteciparono al banchetto solenne, offrirono sacrifici di comunione e lodarono il Signore, Dio dei loro padri. 23Tutta l'assemblea decise di festeggiare altri sette giorni; così passarono ancora sette giorni di gioia. 24Difatti il re Ezechia aveva donato alla moltitudine mille giovenchi e settemila pecore; anche i capi avevano donato alla moltitudine mille giovenchi e diecimila pecore. I sacerdoti si purificarono in gran numero. 25Tutta l'assemblea di Giuda, i sacerdoti e i leviti, tutto il gruppo venuto da Israele, gli stranieri venuti dal paese di Israele e gli abitanti di Giuda furono in festa. 26Ci fu una gioia straordinaria in Gerusalemme, perché dal tempo di Salomone figlio di Davide, re di Israele, non c'era mai stata una cosa simile in Gerusalemme. 27I sacerdoti e i leviti si levarono a benedire il popolo; la loro voce fu ascoltata e la loro preghiera raggiunse la santa dimora di Dio nel cielo. 31 1Quando tutto fu finito, gli Israeliti presenti andarono tutti nelle città di Giuda a infrangere le stele, a tagliare i pali sacri e a distruggere completamente le alture e gli altari in tutto Giuda, nel territorio di Beniamino, di Èfraim e di Manàsse. Poi gli Israeliti tornarono nelle loro città, ognuno nella sua proprietà. 2Ezechia ricostituì le classi dei sacerdoti e dei leviti secondo le loro funzioni, assegnando a ognuno, ai sacerdoti e ai leviti, il proprio servizio riguardo all'olocausto e ai sacrifici di comunione per celebrare e lodare con inni e per servire alle porte degli accampamenti del Signore. 3Il re determinò quanto dei suoi beni dovesse essere destinato agli olocausti del mattino e della sera, agli olocausti dei sabati, dei noviluni e delle feste, come sta scritto nella legge del Signore. 4Egli ordinò al popolo, agli abitanti di Gerusalemme, di consegnare ai sacerdoti e ai leviti la loro parte perché questi potessero attendere alla legge del Signore. 5Appena si diffuse quest'ordine, gli Israeliti offrirono in abbondanza le primizie del grano, del mosto, dell'olio, del miele e di ogni altro prodotto agricolo e la decima abbondante di ogni cosa. 6Anche gli Israeliti e i Giudei, che abitavano nelle città di Giuda, portarono la decima degli armenti e dei greggi; portarono la decima dei doni consacrati al Signore loro Dio, facendone grandi ammassi. 7Nel terzo mese si cominciò a fare gli ammassi, che furono completati nel settimo mese. 8Vennero Ezechia e i capi; visti gli ammassi, benedissero il Signore e il popolo di Israele. 9Ezechia interrogò i sacerdoti e i leviti riguardo agli ammassi 10e il sommo sacerdote Azaria della casa di Zadòk gli rispose: "Da quando si è cominciato a portare l'offerta nel tempio, noi abbiamo mangiato e ci siamo saziati, ma ne è rimasto in abbondanza, perché il Signore ha benedetto il suo popolo; ne è rimasta questa grande quantità". 11Ezechia allora ordinò che si preparassero stanze nel tempio; le prepararono. 12Vi depositarono scrupolosamente le offerte, le decime e le cose consacrate. A tali cose presiedeva il levita Conania, alle cui dipendenze era il fratello Simei. 13Iechièl, Azaria, Nacat, Asaèl, Ierimòt, Iozabàd, Eliel, Ismachia, Macat e Benaià erano impiegati sotto la direzione di Conania e di suo fratello Simei per ordine del re Ezechia e di Azaria preposto al tempio. 14Kore figlio di Imna, levita custode della porta d'oriente, si occupava delle offerte spontanee fatte a Dio; egli distribuiva quanto si prelevava per l'offerta al Signore e le cose santissime. 15Da lui dipendevano Eden, Miniàmin, Giosuè, Semaia, Amaria e Secania nelle città sacerdotali come distributori fedeli tra i loro fratelli, grandi e piccoli, secondo le loro classi, 16oltre ai maschi registrati dai tre anni in su; questi entravano ogni giorno nel tempio per il loro servizio, secondo le loro funzioni e secondo le loro classi. 17La registrazione dei sacerdoti era fatta secondo i loro casati; quella dei leviti, dai vent'anni in su, secondo le loro funzioni e secondo le loro classi. 18Erano registrati con tutti i bambini, le mogli, i figli e le figlie di tutta la comunità, poiché dovevano consacrarsi con fedeltà a ciò che è sacro. 19Per i figli di Aronne, ossia per i sacerdoti residenti in campagna, nelle zone attorno alle loro città, in ogni città c'erano uomini designati nominalmente per distribuire la parte dovuta a ogni maschio fra i sacerdoti e a ogni registrato fra i leviti. 20Ezechia fece lo stesso in tutto Giuda; egli fece ciò che è buono e retto davanti al Signore suo Dio. 21Quanto aveva intrapreso per il servizio del tempio, per la legge e per i comandi, lo fece cercando il suo Dio con tutto il cuore; per questo ebbe successo. 32 1Dopo questi fatti e queste prove di fedeltà, ci fu l'invasione di Sennàcherib re d'Assiria. Penetrato in Giuda, assediò le città fortificate per forzarne le mura. 2Ezechia vide l'avanzata di Sennàcherib, che si dirigeva verso Gerusalemme per assediarla. 3Egli decise con i suoi ufficiali e con i suoi prodi di ostruire le acque sorgive, che erano fuori della città. Essi l'aiutarono. 4Si radunò un popolo numeroso per ostruire tutte le sorgenti e il torrente che attraversava il centro del paese, dicendo: "Perché dovrebbero venire i re d'Assiria e trovare acqua in abbondanza?". 5Ezechia si rafforzò; ricostruì tutta la parte diroccata delle mura, vi innalzò torri, costruì un secondo muro, fortificò il Millo della città di Davide e preparò armi in abbondanza e scudi. 6Designò capi militari sopra il popolo; li radunò presso di sé nella piazza della porta della città e così parlò al loro cuore: 7"Siate forti e coraggiosi! Non temete e non abbattetevi davanti al re d'Assiria e davanti a tutta la moltitudine che l'accompagna, perché con noi c'è uno più grande di chi è con lui. 8Con lui c'è un braccio di carne, con noi c'è il Signore nostro Dio per aiutarci e per combattere le nostre battaglie". Il popolo rimase rassicurato dalle parole di Ezechia, re di Giuda. 9In seguito Sennàcherib, re d'Assiria, mandò i suoi ministri a Gerusalemme, mentre egli con tutte le forze assaliva Lachis, per dire a Ezechia re di Giuda e a tutti quelli di Giuda che erano in Gerusalemme: 10"Dice Sennàcherib re d'Assiria: Di chi avete fiducia voi per restare in Gerusalemme assediata? 11Ezechia non vi inganna forse per farvi morire di fame e di sete quando asserisce: Il Signore nostro Dio ci libererà dalle mani del re di Assiria? 12Egli non è forse lo stesso Ezechia che ha eliminato le sue alture e i suoi altari dicendo a Giuda e a Gerusalemme: Vi prostrerete davanti a un solo altare e su di esso soltanto offrirete incenso? 13Non sapete che cosa abbiamo fatto io e i miei padri a tutti i popoli di tutti i paesi? Forse gli dèi dei popoli di quei paesi hanno potuto liberare i loro paesi dalla mia mano? 14Quale, fra tutti gli dèi dei popoli di quei paesi che i miei padri avevano votato allo sterminio, ha potuto liberare il suo popolo dalla mia mano? Potrà il vostro Dio liberarvi dalla mia mano? 15Ora, non vi inganni Ezechia e non vi seduca in questa maniera! Non credetegli, perché nessun dio di qualsiasi popolo o regno ha potuto liberare il suo popolo dalla mia mano e dalle mani dei miei padri. Nemmeno i vostri dèi vi libereranno dalla mia mano!". 16Parlarono ancora i suoi ministri contro il Signore Dio e contro Ezechia suo servo. 17Sennàcherib aveva scritto anche lettere insultando il Signore Dio di Israele e sparlando di lui in questi termini: "Come gli dèi dei popoli di quei paesi non hanno potuto liberare i loro popoli dalla mia mano, così il Dio di Ezechia non libererà dalla mia mano il suo popolo". 18Gli inviati gridarono a gran voce in ebraico al popolo di Gerusalemme che stava sulle mura, per spaventarlo e atterrirlo al fine di occuparne la città. 19Essi parlarono del Dio di Gerusalemme come di uno degli dèi degli altri popoli della terra, opera di mani d'uomo. 20Allora il re Ezechia e il profeta Isaia figlio di Amoz, pregarono a questo fine e gridarono al Cielo. 21Il Signore mandò un angelo, che sterminò tutti i guerrieri valorosi, ogni capo e ogni ufficiale, nel campo del re d'Assiria. Questi se ne tornò, con la vergogna sul volto, nel suo paese. Entrò nel tempio del suo dio, dove alcuni suoi figli, nati dalle sue viscere, l'uccisero di spada. 22Così il Signore liberò Ezechia e gli abitanti di Gerusalemme dalla mano di Sennàcherib re d'Assiria e dalla mano di tutti gli altri e concesse loro la pace alle frontiere. 23Allora molti portarono offerte al Signore in Gerusalemme e oggetti preziosi a Ezechia re di Giuda, che, dopo simili cose, aumentò in prestigio agli occhi di tutti i popoli. 24In quei giorni Ezechia si ammalò di malattia mortale. Egli pregò il Signore, che l'esaudì e operò un prodigio per lui. 25Ma la riconoscenza di Ezechia non fu proporzionata al beneficio, perché il suo cuore si era insuperbito; per questo su di lui, su Giuda e su Gerusalemme si riversò l'ira divina. 26Tuttavia Ezechia si umiliò della superbia del suo cuore e a lui si associarono gli abitanti di Gerusalemme; per questo l'ira del Signore non si abbatté su di essi finché Ezechia restò in vita. 27Ezechia ebbe ricchezze e gloria in abbondanza. Egli si costruì depositi per l'argento, l'oro, le pietre preziose, gli aromi, gli scudi e per qualsiasi cosa pregevole, 28magazzini per i prodotti del grano, del mosto e dell'olio, stalle per ogni genere di bestiame, ovili per le pecore. 29Si edificò città; ebbe molto bestiame minuto e grosso, perché Dio gli aveva concesso beni molto grandi. 30Ezechia chiuse l'apertura superiore delle acque del Ghicon, convogliandole in basso attraverso il lato occidentale nella città di Davide. Ezechia riuscì in ogni sua impresa. 31Ma quando i capi di Babilonia gli inviarono messaggeri per informarsi sul prodigio avvenuto nel paese, Dio l'abbandonò per metterlo alla prova e conoscerne completamente il cuore. 32Le altre gesta di Ezechia e le sue opere di pietà ecco sono descritte nella visione del profeta Isaia, figlio di Amoz, e nel libro dei re di Giuda e di Israele. 33Ezechia si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono nella salita dei sepolcri dei figli di Davide. Alla sua morte gli resero omaggio tutto Giuda e gli abitanti di Gerusalemme. Al suo posto divenne re suo figlio Manàsse. 33 1Quando Manàsse divenne re, aveva dodici anni; regnò cinquantacinque anni in Gerusalemme. 2Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore, secondo gli abomini dei popoli che il Signore aveva scacciato di fronte agli Israeliti. 3Ricostruì le alture demolite da suo padre Ezechia, eresse altari ai Baal, piantò pali sacri, si prostrò davanti a tutta la milizia del cielo e la servì. 4Costruì altari nel tempio, del quale il Signore aveva detto: "In Gerusalemme sarà il mio nome per sempre". 5Eresse altari a tutta la milizia del cielo nei due cortili del tempio. 6Fece passare i suoi figli per il fuoco nella Valle di Ben-Hinnòn. Praticò la magia, gli incantesimi e la stregoneria; istituì negromanti e indovini. Compì in molte maniere ciò che è male agli occhi del Signore provocando il suo sdegno. 7E collocò la statua dell'idolo che aveva fatto, nel tempio, di cui Dio aveva detto a Davide e al figlio Salomone: "In questo tempio e in Gerusalemme, che mi sono scelta fra tutte le tribù di Israele, porrò il mio nome per sempre. 8Non lascerò più che il piede degli Israeliti si allontani dal paese che io ho concesso ai loro padri, purché procurino di eseguire quanto ho comandato loro nell'intera legge, ossia negli statuti e nei decreti dati loro per mezzo di Mosè". 9Manàsse fece traviare Giuda e gli abitanti di Gerusalemme spingendoli ad agire peggio delle popolazioni che il Signore aveva sterminate di fronte agli Israeliti. 10Il Signore parlò a Manàsse e al suo popolo, ma non gli badarono. 11Allora il Signore mandò contro di loro i capi dell'esercito del re assiro; essi presero Manàsse con uncini, lo legarono con catene di bronzo e lo condussero in Babilonia. 12Ridotto in tale miseria, egli placò il volto del Signore suo Dio e si umiliò molto di fronte al Dio dei suoi padri. 13Egli lo pregò e Dio si lasciò commuovere, esaudì la sua supplica e lo fece tornare in Gerusalemme nel suo regno; così Manàsse riconobbe che solo il Signore è Dio. 14In seguito, egli costruì il muro esteriore della città di Davide, a occidente del Ghicon, nella valle fino alla porta dei Pesci, che circondava l'Ofel; Manàsse lo tirò su a notevole altezza. In tutte le fortezze di Giuda egli pose capi militari. 15Rimosse gli dèi stranieri e l'idolo dal tempio insieme con tutti gli altari che egli aveva costruito sul monte del tempio e in Gerusalemme e gettò tutto fuori della città. 16Restaurò l'altare del Signore e vi offrì sacrifici di comunione e di lode e comandò a Giuda di servire il Signore, Dio di Israele. 17Tuttavia il popolo continuava a sacrificare sulle alture, anche se lo faceva per il Signore. 18Le altre gesta di Manàsse, la sua preghiera a Dio e le parole che i veggenti gli comunicarono a nome del Signore Dio di Israele, ecco sono descritte nelle gesta dei re di Israele. 19La sua preghiera e come fu esaudito, tutta la sua colpa e la sua infedeltà, le località ove costruì alture, eresse pali sacri e statue prima della sua umiliazione, ecco sono descritte negli atti di Cozai. 20Manàsse si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono nel suo palazzo. Al suo posto divenne re suo figlio Amòn. 21Quando Amòn divenne re, aveva ventidue anni; regnò due anni in Gerusalemme. 22Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore, come l'aveva fatto Manàsse suo padre. Amòn offrì sacrifici a tutti gli idoli eretti da Manàsse suo padre e li servì. 23Non si umiliò davanti al Signore, come si era umiliato Manàsse suo padre; anzi Amòn aumentò le sue colpe. 24I suoi ministri ordirono una congiura contro di lui e l'uccisero nella reggia, 25ma il popolo del paese uccise quanti avevano congiurato contro Amòn. Lo stesso popolo del paese proclamò re, al posto di lui, suo figlio Giosia. 34 1Quando Giosia divenne re, aveva otto anni; regnò trentun anni in Gerusalemme. 2Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore e seguì le strade di Davide suo antenato, senza fuorviare in nulla. 3Nell'anno ottavo del suo regno, era ancora un ragazzo, cominciò a ricercare il Dio di Davide suo padre. Nell'anno decimosecondo cominciò a purificare Giuda e Gerusalemme, eliminando le alture, i pali sacri e gli idoli scolpiti o fusi. 4Sotto i suoi occhi furono demoliti gli altari di Baal; infranse gli altari per l'incenso, che vi erano sopra; distrusse i pali sacri e gli idoli scolpiti o fusi, riducendoli in polvere che sparse sui sepolcri di coloro che avevano sacrificato a tali cose. 5Le ossa dei sacerdoti le bruciò sui loro altari; così purificò Giuda e Gerusalemme. 6Lo stesso fece nella città di Manàsse, di Efraim e di Simeone fino a Nèftali, nei loro villaggi devastati. 7Demolì gli altari; fece a pezzi i pali sacri e gli idoli in modo da ridurli in polvere; demolì tutti gli altari per l'incenso in tutto il paese di Israele; poi fece ritorno a Gerusalemme. 8Nell'anno decimottavo del suo regno, dopo aver purificato il paese e il tempio, affidò a Safàn figlio di Asalia, a Maaseia governatore della città, e a Ioach figlio di Ioacaz, archivista, il restauro del tempio del Signore suo Dio. 9Costoro si presentarono al sommo sacerdote Chelkia e gli consegnarono il denaro depositato nel tempio; l'avevano raccolto i leviti custodi della soglia da Manàsse, da Èfraim e da tutto il resto di Israele, da tutto Giuda, da Beniamino e dagli abitanti di Gerusalemme. 10Lo misero in mano ai direttori dei lavori che sovraintendevano al tempio ed essi l'utilizzarono per gli operai che lavoravano nel tempio per restaurarlo e rafforzarlo. 11Lo diedero ai falegnami e ai muratori per l'acquisto di pietre da taglio e di legname per l'armatura e la travatura dei locali lasciati rovinare dai re di Giuda. 12Quegli uomini lavoravano con fedeltà; erano stati loro preposti per la direzione Iacat e Abdia, leviti dei figli di Merari, Zaccaria e Mesullàm, Keatiti. Leviti esperti di strumenti musicali 13sorvegliavano i portatori e dirigevano quanti compivano lavori di qualsiasi genere; altri leviti erano scribi, ispettori e portieri. 14Mentre si prelevava il denaro depositato nel tempio, il sacerdote Chelkia trovò il libro della legge del Signore, data per mezzo di Mosè. 15Chelkia prese la parola e disse allo scriba Safàn: "Ho trovato nel tempio il libro della legge". Chelkia diede il libro a Safàn. 16Safàn portò il libro dal re; egli inoltre riferì al re: "Quanto è stato ordinato, i tuoi servitori lo eseguiscono. 17Hanno versato il denaro trovato nel tempio e l'hanno consegnato ai sorveglianti e ai direttori dei lavori". 18Poi lo scriba Safàn annunziò al re: "Il sacerdote Chelkia mi ha dato un libro". Safàn ne lesse una parte alla presenza del re. 19Udite le parole della legge, il re si strappò le vesti 20e comandò a Chelkia, ad Achikam figlio di Safàn, ad Abdon figlio di Mica, allo scriba Safàn e ad Asaia ministro del re: 21"Andate, consultate il Signore per me e per quanti sono rimasti in Israele e in Giuda riguardo alle parole di questo libro ora trovato; grande infatti è la collera del Signore, che si è accesa contro di noi, poiché i nostri padri non hanno ascoltato le parole del Signore facendo quanto sta scritto in questo libro". 22Chelkia insieme con coloro che il re aveva designati si recò dalla profetessa Culda moglie di Sallùm, figlio di Tokat, figlio di Casra, il guardarobiere; essa abitava nel secondo quartiere di Gerusalemme. Le parlarono in tal senso 23ed essa rispose loro: "Dice il Signore Dio di Israele: Riferite all'uomo che vi ha inviati da me: 24Dice il Signore: Ecco, io farò piombare una sciagura su questo luogo e sui suoi abitanti, tutte le maledizioni scritte nel libro letto davanti al re di Giuda, 25perché hanno abbandonato me e hanno bruciato incenso ad altri dèi provocandomi a sdegno con tutte le opere delle loro mani. La mia collera si accenderà contro questo luogo e non si potrà spegnere. 26Al re di Giuda, che vi ha inviati a consultare il Signore, riferirete: Dice il Signore, Dio di Israele: A proposito delle parole che hai udito, 27poiché il tuo cuore si è intenerito e ti sei umiliato davanti a Dio, udendo le mie parole contro questo luogo e contro i suoi abitanti; poiché ti sei umiliato davanti a me, ti sei strappate le vesti e hai pianto davanti a me, anch'io ho ascoltato. Oracolo del Signore! 28Ecco, io ti riunirò con i tuoi padri e sarai deposto nel tuo sepolcro in pace. I tuoi occhi non vedranno tutta la sciagura che io farò piombare su questo luogo e sui suoi abitanti". Quelli riferirono il messaggio al re. 29Allora il re inviò dei messi e radunò tutti gli anziani di Giuda e di Gerusalemme. 30Il re, insieme con tutti gli uomini di Giuda, con gli abitanti di Gerusalemme, i sacerdoti, i leviti e tutto il popolo, dal più grande al più piccolo, salì al tempio. Egli fece leggere ai loro orecchi tutte le parole del libro dell'alleanza, trovato nel tempio. 31Il re, stando in piedi presso la colonna, concluse un'alleanza davanti al Signore, impegnandosi a seguire il Signore, a osservarne i comandi, le leggi e i decreti con tutto il cuore e con tutta l'anima, eseguendo le parole dell'alleanza scritte in quel libro. 32Fece impegnare quanti si trovavano in Gerusalemme e in Beniamino. Gli abitanti di Gerusalemme agirono secondo l'alleanza di Dio, del Dio dei loro padri. 33Giosia rimosse tutti gli abomini da tutti i territori appartenenti agli Israeliti; costrinse quanti si trovavano in Israele a servire il Signore loro Dio. Finché egli visse non desistettero dal seguire il Signore, Dio dei loro padri. 35 1Giosia celebrò in Gerusalemme la pasqua per il Signore. Gli agnelli pasquali furono immolati il quattordici del primo mese. 2Il re ristabilì i sacerdoti nei loro uffici e li incoraggiò al servizio del tempio. 3Egli disse ai leviti che ammaestravano tutto Israele e che si erano consacrati al Signore: "Collocate l'arca santa nel tempio costruito da Salomone figlio di Davide, re di Israele; essa non costituirà più un peso per le vostre spalle. Ora servite il Signore vostro Dio e il suo popolo Israele. 4Disponetevi, secondo i vostri casati, secondo le vostre classi, in base alla prescrizione di Davide, re di Israele, e alla prescrizione di Salomone suo figlio. 5State nel santuario a disposizione dei casati dei vostri fratelli, dei figli del popolo; per i leviti ci sarà una parte nei singoli casati. 6Immolate gli agnelli pasquali, purificatevi e mettetevi a disposizione dei vostri fratelli, secondo la parola del Signore comunicata per mezzo di Mosè". 7Giosia diede ai figli del popolo, a quanti erano lì presenti, del bestiame minuto, cioè tremila agnelli e capretti come vittime pasquali, e in più tremila buoi. Tutto questo bestiame era di proprietà del re. 8I suoi ufficiali fecero offerte spontanee per il popolo, per i sacerdoti e per i leviti. Chelkia, Zaccaria, Iechièl, preposti al tempio, diedero ai sacerdoti, per i sacrifici pasquali, duemilaseicento agnelli e capretti, oltre trecento buoi. 9Conania, Semaia e Netaneèl suoi fratelli, Casabia, Iechièl e Iozabàd capi dei leviti, diedero ai leviti, per i sacrifici pasquali, cinquemila agnelli e capretti, oltre cinquecento buoi. 10Così tutto fu pronto per il servizio; i sacerdoti si misero al loro posto, così anche i leviti secondo le loro classi, secondo il comando del re. 11Immolarono gli agnelli pasquali: i sacerdoti spargevano il sangue, mentre i leviti scuoiavano. 12Misero da parte l'olocausto da distribuire ai figli del popolo, secondo le divisioni dei vari casati, perché lo presentassero al Signore, come sta scritto nel libro di Mosè. Lo stesso fecero per i buoi. 13Secondo l'usanza arrostirono l'agnello pasquale sul fuoco; le parti consacrate le cossero in pentole, in caldaie e tegami e le distribuirono sollecitamente a tutto il popolo. 14Dopo, prepararono la pasqua per se stessi e per i sacerdoti, poiché i sacerdoti, figli di Aronne, furono occupati fino a notte nell'offrire gli olocausti e le parti grasse; per questo i leviti prepararono per se stessi e per i sacerdoti figli di Aronne. 15I cantori, figli di Asaf, occupavano il loro posto, secondo le prescrizioni di Davide, di Asaf, di Eman e di Idutun veggente del re; i portieri erano alle varie porte. Costoro non dovettero allontanarsi dal loro posto, perché i leviti loro fratelli prepararono tutto per loro. 16Così in quel giorno fu disposto tutto il servizio del Signore per celebrare la pasqua e per offrire gli olocausti sull'altare del Signore, secondo l'ordine del re Giosia. 17Gli Israeliti presenti celebrarono allora la pasqua e la festa degli azzimi per sette giorni. 18Dal tempo del profeta Samuele non era stata celebrata una pasqua simile in Israele; nessuno dei re di Israele aveva celebrato una pasqua come questa celebrata da Giosia, insieme con i sacerdoti, i leviti, tutti quelli di Giuda, i convenuti da Israele e gli abitanti di Gerusalemme. 19Questa pasqua fu celebrata nel decimottavo anno del regno di Giosia. 20Dopo tutto ciò, dopo che Giosia aveva riorganizzato il tempio, Necao re d'Egitto andò a combattere in Carchemis sull'Eufrate. Giosia marciò contro di lui. 21Quegli mandò messaggeri a dirgli: "Che c'è fra me e te, o re di Giuda? Io non vengo contro di te, ma contro un'altra casa sono in guerra e Dio mi ha imposto di affrettarmi. Pertanto non opporti a Dio che è con me affinché egli non ti distrugga". 22Ma Giosia non si ritirò. Deciso ad affrontarlo, non ascoltò le parole di Necao, che venivano dalla bocca di Dio, e attaccò battaglia nella valle di Meghiddo. 23Gli arcieri tirarono sul re Giosia. Il re diede l'ordine ai suoi ufficiali: "Portatemi via, perché sono ferito gravemente". 24I suoi ufficiali lo tolsero dal suo carro, lo misero in un altro carro e lo riportarono in Gerusalemme, ove morì. Fu sepolto nei sepolcri dei suoi padri. Tutti quelli di Giuda e di Gerusalemme fecero lutto per Giosia. 25Geremia compose un lamento su Giosia; tutti i cantori e le cantanti lo ripetono ancora nei lamenti su Giosia; è diventata una tradizione in Israele. Esso è inserito fra i lamenti. 26Le altre gesta di Giosia, le sue opere di pietà secondo le prescrizioni della legge del Signore, 27le sue gesta, le prime come le ultime, ecco sono descritte nel libro dei re di Israele e di Giuda. 36 1Il popolo del paese prese Ioacaz figlio di Giosia e lo proclamò re, al posto del padre, in Gerusalemme. 2Quando Ioacaz divenne re, aveva ventitré anni; regnò tre mesi in Gerusalemme. 3Lo spodestò in Gerusalemme il re d'Egitto, che impose al paese un'indennità di cento talenti d'argento e di un talento d'oro. 4Il re d'Egitto nominò re su Giuda e Gerusalemme il fratello Eliakìm, cambiandogli il nome in Ioiakìm. Quanto al fratello di Ioacaz, Necao lo prese e lo deportò in Egitto. 5Quando Ioiakìm divenne re, aveva venticinque anni; regnò undici anni in Gerusalemme. Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore suo Dio. 6Contro di lui marciò Nabucodònosor re di Babilonia, che lo legò con catene di bronzo per deportarlo in Babilonia. 7Nabucodònosor portò in Babilonia parte degli oggetti del tempio, che depose in Babilonia nella sua reggia. 8Le altre gesta di Ioiakìm, gli abomini da lui commessi e le colpe che risultarono sul suo conto, ecco sono descritti nel libro dei re di Israele e di Giuda. Al suo posto divenne re suo figlio Ioiachìn. 9Quando Ioiachìn divenne re, aveva diciotto anni; regnò tre mesi e dieci giorni in Gerusalemme. Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore. 10All'inizio del nuovo anno il re Nabucodònosor mandò a imprigionarlo per deportarlo in Babilonia con gli oggetti più preziosi del tempio. Egli nominò re su Giuda e Gerusalemme il fratello di suo padre Sedecìa. 11Quando Sedecìa divenne re, aveva ventun anni; regnò undici anni in Gerusalemme. 12Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore suo Dio. Non si umiliò davanti al profeta Geremia che gli parlava a nome del Signore. 13Si ribellò anche al re Nabucodònosor, che gli aveva fatto giurare fedeltà in nome di Dio. Egli si ostinò e decise fermamente in cuor suo di non far ritorno al Signore Dio di Israele. 14Anche tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato in Gerusalemme. 15Il Signore Dio dei loro padri mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché amava il suo popolo e la sua dimora. 16Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l'ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. 17Allora il Signore fece marciare contro di loro il re dei Caldei, che uccise di spada i loro uomini migliori nel santuario, senza pietà per i giovani, per le fanciulle, per gli anziani e per le persone canute. Il Signore mise tutti nelle sue mani. 18Quegli portò in Babilonia tutti gli oggetti del tempio, grandi e piccoli, i tesori del tempio e i tesori del re e dei suoi ufficiali. 19Quindi incendiarono il tempio, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutte le sue case più eleganti. 20Il re deportò in Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all'avvento del regno persiano, 21attuandosi così la parola del Signore, predetta per bocca di Geremia: "Finché il paese non abbia scontato i suoi sabati, esso riposerà per tutto il tempo nella desolazione fino al compiersi di settanta anni". 22Nell'anno primo di Ciro, re di Persia, a compimento della parola del Signore predetta per bocca di Geremia, il Signore suscitò lo spirito di Ciro re di Persia, che fece proclamare per tutto il regno, a voce e per iscritto: 23"Dice Ciro re di Persia: Il Signore, Dio dei cieli, mi ha consegnato tutti i regni della terra. Egli mi ha comandato di costruirgli un tempio in Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il suo Dio sia con lui e parta!". Esdra 1 1Nell'anno primo del regno di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola che il Signore aveva detto per bocca di Geremia, il Signore destò lo spirito di Ciro re di Persia, il quale fece passare quest'ordine in tutto il suo regno, anche con lettera: 2"Così dice Ciro re di Persia: Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra; egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio in Gerusalemme, che è in Giudea. 3Chi di voi proviene dal popolo di lui? Il suo Dio sia con lui; torni a Gerusalemme, che è in Giudea, e ricostruisca il tempio del Signore Dio d'Israele: egli è il Dio che dimora a Gerusalemme. 4Ogni superstite in qualsiasi luogo sia immigrato, riceverà dalla gente di quel luogo argento e oro, beni e bestiame con offerte generose per il tempio di Dio che è in Gerusalemme". 5Allora si misero in cammino i capifamiglia di Giuda e di Beniamino e i sacerdoti e i leviti, quanti Dio aveva animato a tornare per ricostruire il tempio del Signore in Gerusalemme. 6Tutti i loro vicini li aiutarono validamente con oggetti d'argento e d'oro, con beni e bestiame e con oggetti preziosi, e inoltre quello che ciascuno offrì volontariamente. 7Anche il re Ciro fece trarre fuori gli arredi del tempio, che Nabucodònosor aveva asportato da Gerusalemme e aveva deposto nel tempio del suo dio. 8Ciro, re di Persia, li fece trarre fuori per mano di Mitridate il tesoriere, che li consegnò a Sesbassar, principe di Giuda. 9Questo è il loro computo: Bacili d'oro: trenta; bacili d'argento: mille; coltelli: ventinove; 10coppe d'oro: trenta, coppe d'argento di second'ordine: quattrocentodieci; altri arredi: mille. 11Tutti gli oggetti d'oro e d'argento erano cinquemilaquattrocento. Sesbassar li riportò da Babilonia a Gerusalemme, in occasione del ritorno degli esuli. 2 1Questi sono gli abitanti della provincia che ritornarono dall'esilio, i deportati che Nabucodònosor re di Babilonia aveva condotti in esilio a Babilonia. Essi tornarono a Gerusalemme e in Giudea, ognuno alla sua città; 2vennero con Zorobabèle, Giosuè, Neemia, Seraia, Reelaia, Mardocheo, Bilsan, Mispar, Bigvai, Recun, Baana. Computo degli uomini del popolo d'Israele: 3Figli di Paros: duemilacentosettantadue. 4Figli di Sefatia: trecentosettantadue. 5Figli di Arach: settecentosettantacinque. 6Figli di Pacat-Moab, cioè i figli di Giosuè e di Ioab: duemilaottocentodieci. 7Figli di Elam: milleduecentocinquantaquattro. 8Figli di Zattu: novecentoquarantacinque. 9Figli di Zaccai: settecentosessanta. 10Figli di Bani: seicentoquarantadue. 11Figli di Bebai: seicentoventitré. 12Figli di Azgad: milleduecentoventidue. 13Figli di Adonikam: seicentosettantasei. 14Figli di Bigvai: duemilacinquantasei. 15Figli di Adin: quattrocentocinquantaquattro. 16Figli di Ater, cioè di Ezechia: novantotto. 17Figli di Bezài: trecentoventitré. 18Figli di Iora: centododici. 19Figli di Casum: duecentoventitré. 20Figli di Ghibbar: novantacinque. 21Figli di Betlemme: centoventitré. 22Uomini di Netofa: cinquantasei. 23Uomini di Anatòt: centoventotto. 24Figli di Azmàvet: quarantadue. 25Figli di Kiriat-Iearìm, di Chefira e di Beeròt: settecentoquarantatré. 26Figli di Rama e di Gheba: seicentoventuno. 27Uomini di Micmas: centoventidue. 28Uomini di Betel e di Ai: duecentoventitré. 29Figli di Nebo: cinquantadue. 30Figli di Magbis: centocinquantasei. 31Figli di un altro Elam: milleduecentocinquantaquattro. 32Figli di Carim: trecentoventi. 33Figli di Lod, Cadid e Ono: settecentoventicinque. 34Figli di Gèrico: trecentoquarantacinque. 35Figli di Senaa: tremilaseicentotrenta. 36I sacerdoti: Figli di Iedaia della casa di Giosuè: novecentosettantatré. 37Figli di Immer: millecinquantadue. 38Figli di Pascur: milleduecentoquarantasette. 39Figli di Carìm: millediciassette. 40I leviti: Figli di Giosuè e di Kadmiel, di Binnui e di Odavia: settantaquattro. 41I cantori: Figli di Asaf: centoventotto. 42I portieri: Figli di Sallùm, figli di Ater, figli di Talmon, figli di Akkub, figli di Catita, figli di Sobài: in tutto centotrentanove. 43Gli oblati: Figli di Zica, figli di Casufa, figli di Tabbaot, 44figli di Keros, figli di Siaà, figli di Padon, 45figli di Lebana, figli di Cagabà, figli di Akkub, 46figli di Cagàb, figli di Samlai, figli di Canan, 47figli di Ghiddel, figli di Gacar, figli di Reaia, 48figli di Rezin, figli di Nekoda, figli di Gazzam, 49figli di Uzza, figli di Paseach, figli di Besai, 50figli di Asna, figli di Meunim, figli dei Nefisim, 51figli di Bakbuk, figli di Cakufa, figli di Carcur, 52figli di Bazlut, figli di Mechida, figli di Carsa, 53figli di Barkos, figli di Sisara, figli di Temach, 54figli di Nesiach, figli di Catifa. 55Figli dei servi di Salomone: Figli di Sotai, figli di Assofèret, figli di Peruda, 56figli di Iaalà, figli di Darkon, figli di Ghiddel, 57figli di Sefatia, figli di Cattil, figli di Pochéret Azzebàim, figli di Ami. 58Totale degli oblati e dei figli dei servi di Salomone: trecentonovantadue. 59I seguenti rimpatriati da Tel-Melach, Tel-Carsa, Cherub-Addàn, Immer, non potevano dimostrare se il loro casato e la loro discendenza fossero d'Israele: 60figli di Delaia, figli di Tobia, figli di Nekodà: seicentoquarantadue. 61Tra i sacerdoti i seguenti: figli di Cobaià, figli di Akkoz, figli di Barzillài, il quale aveva preso in moglie una delle figlie di Barzillài il Galaadita e aveva assunto il suo nome, 62cercarono il loro registro genealogico, ma non lo trovarono; allora furono esclusi dal sacerdozio. 63Il governatore ordinò loro che non mangiassero le cose santissime, finché non si presentasse un sacerdote con Urim e Tummim. 64Tutta la comunità così radunata era di quarantaduemilatrecentosessanta persone; 65inoltre vi erano i loro schiavi e le loro schiave: questi erano settemilatrecentotrentasette; poi vi erano i cantori e le cantanti: duecento. 66I loro cavalli: settecentotrentasei. I loro muli: duecentoquarantacinque. 67I loro cammelli: quattrocentotrentacinque. I loro asini: seimilasettecentoventi. 68Alcuni capifamiglia al loro arrivo al tempio che è in Gerusalemme, fecero offerte volontarie per il tempio, perché fosse ripristinato nel suo stato. 69Secondo le loro forze diedero al tesoro della fabbrica: oro: dramme sessantunmila; argento: mine cinquemila; tuniche da sacerdoti: cento. 70Poi i sacerdoti, i leviti, alcuni del popolo, i cantori, i portieri e gli oblati si stabilirono nelle rispettive città e tutti gli Israeliti nelle loro città. 3 1Giunse il settimo mese e gli Israeliti si erano ormai insediati nelle loro città. Il popolo si radunò come un solo uomo a Gerusalemme. 2Allora Giosuè figlio di Iozadàk con i fratelli, i sacerdoti, e Zorobabele figlio di Sealtiel con i suoi fratelli, si misero al lavoro per ricostruire l'altare del Dio d'Israele, per offrirvi olocausti, come è scritto nella legge di Mosè uomo di Dio. 3Ristabilirono l'altare al suo posto, pur angustiati dal timore delle popolazioni locali, e vi offrirono sopra olocausti al Signore, gli olocausti del mattino e della sera. 4Celebrarono la festa delle capanne secondo il rituale e offrirono olocausti quotidiani nel numero stabilito dal regolamento per ogni giorno. 5In seguito continuarono ad offrire l'olocausto perenne e i sacrifici dei giorni di novilunio e di tutte le solennità consacrate al Signore, più tutte le offerte volontarie al Signore. 6Cominciarono a offrire olocausti al Signore dal primo giorno del mese settimo, benché del suo tempio non fossero ancora poste le fondamenta. 7Allora diedero denaro ai tagliapietre e ai falegnami; e alimenti, bevande e olio alla gente di Sidòne e di Tiro, perché trasportassero il legname di cedro dal Libano per mare fino a Giaffa: ciò secondo la concessione loro fatta da Ciro re di Persia. 8Nel secondo anno dal loro arrivo al tempio di Dio in Gerusalemme, nel secondo mese, diedero inizio ai lavori Zorobabele figlio di Sealtiel, e Giosuè figlio di Iozadàk, con gli altri fratelli sacerdoti e leviti e quanti erano tornati dall'esilio a Gerusalemme. Essi incaricarono i leviti dai vent'anni in su di dirigere i lavori del tempio. 9Giosuè, i suoi figli e i suoi fratelli, Kadmiel, Binnui e Odavia si misero come un solo uomo a dirigere i lavoratori dell'impresa riguardante il tempio. Così pure i figli di Chenadàd con i loro figli e fratelli, leviti. 10Quando i costruttori ebbero gettato le fondamenta del tempio, invitarono a presenziare i sacerdoti con i loro paramenti e le trombe e i leviti, figli di Asaf, con i cembali per lodare il Signore con i canti di Davide re d'Israele. 11Essi cantavano a cori alterni lodi e ringraziamenti al Signore perché è buono, perché la sua grazia dura sempre verso Israele. Tutto il popolo faceva risuonare il grido della grande acclamazione, lodando così il Signore perché erano state gettate le fondamenta del tempio. 12Tuttavia molti tra i sacerdoti e i leviti e i capifamiglia anziani, che avevano visto il tempio di prima, mentre si gettavano le nuove fondamenta di questo tempio sotto i loro occhi piangevano ad alta voce, ma i più continuavano ad alzare la voce con il grido dell'acclamazione e della gioia. 13Così non si poteva distinguere il grido dell'acclamazione di gioia dal grido del pianto del popolo, perché il popolo faceva echeggiare la grande acclamazione e la voce si sentiva lontano. 4 1Quando i nemici di Giuda e di Beniamino vennero a sapere che gli esuli rimpatriati stavano ricostruendo il tempio del Signore Dio d'Israele, 2si presentarono a Zorobabele e ai capifamiglia e dissero: "Vogliamo costruire anche noi insieme con voi, perché anche noi, come voi, cerchiamo il vostro Dio; a lui noi facciamo sacrifici dal tempo di Assaràddon re di Assiria, che ci ha fatti immigrare in questo paese". 3Ma Zorobabele, Giosuè e gli altri capifamiglia d'Israele dissero loro: "Non conviene che costruiamo insieme la casa del nostro Dio; ma noi soltanto la ricostruiremo al Signore Dio d'Israele, come Ciro re di Persia ci ha ordinato". 4Allora la popolazione indigena si mise a scoraggiare il popolo dei Giudei e a molestarlo per impedirgli di costruire. 5Inoltre sobillarono contro di loro alcuni funzionari per mandar fallito il loro piano; ciò per tutto il tempo di Ciro re di Persia fino al regno di Dario re di Persia. 6Durante il regno di Serse, al principio del suo regno, essi presentarono una denunzia contro gli abitanti di Giuda a Gerusalemme. 7Poi al tempo di Artaserse re di Persia, Bislam, Mitridate, Tabeèl e gli altri loro colleghi scrissero ad Artaserse re di Persia: il testo del documento era in caratteri aramaici e redatto in aramaico. 8Recum governatore e Simsai scriba scrissero questa lettera contro Gerusalemme al re Artaserse: 9"Recum governatore e Simsai scriba e gli altri loro colleghi giudici, legati, sovrintendenti e funzionari, uomini di Uruk, di Babilonia e di Susa, cioè di Elam, 10e degli altri popoli che il grande e illustre Asnappàr deportò e stabilì nella città di Samaria e nel resto della regione d'Oltrefiume. – 11Questa è la copia della lettera che gli mandarono. – Al re Artaserse i tuoi servi, uomini della regione d'Oltrefiume. 12Sia reso noto al re che i Giudei, partiti da te e venuti presso di noi, a Gerusalemme, stanno ricostruendo la città ribelle e malvagia, ne rialzano le mura e ne restaurano le fondamenta. 13Ora sia noto al re che, se questa città sarà ricostruita e saranno rialzate le sue mura, tributi, imposte e diritti di passaggio non saranno più pagati e i diritti dei re saranno lesi. 14Ora, poiché noi mangiamo il sale della reggia e non possiamo tollerare l'insulto al re, perciò mandiamo a lui queste informazioni, 15perché si facciano ricerche nel libro delle memorie dei tuoi padri: tu troverai in questo libro di memorie e constaterai che questa città è ribelle, causa di guai per i re e le province, e le ribellioni vi sono avvenute dai tempi antichi. Per tali ragioni questa città è stata distrutta. 16Noi informiamo il re che, se questa città sarà ricostruita e saranno rialzate le sue mura, ben presto nella regione d'Oltrefiume non avrai più alcun possesso". 17Il re inviò questa risposta: "A Recum governatore e Simsai scriba e agli altri loro colleghi, che risiedono in Samaria e altrove nella regione d'Oltrefiume, salute! Ora: 18il documento che mi avete mandato è stato letto davanti a me accuratamente. 19Dietro mio ordine si sono fatte ricerche, e si è trovato che questa città fin dai tempi antichi si è sollevata contro i re e in essa sono avvenute rivolte e sedizioni. 20A Gerusalemme vi sono stati re potenti che comandavano su tutto il territorio d'Oltrefiume; a loro si pagavano tributi, imposte e diritti di passaggio. 21Date perciò ordine che quegli uomini interrompano i lavori e che quella città non sia ricostruita, fino a nuovo mio ordine. 22Badate di non essere negligenti in questo, perché non ne venga maggior danno al re". 23Appena il testo del documento del re Artaserse fu letto davanti a Recum e a Simsai scriba e ai loro colleghi, questi andarono in gran fretta a Gerusalemme dai Giudei e fecero loro interrompere i lavori con la forza delle armi. 24Così fu sospeso il lavoro per il tempio in Gerusalemme e rimase sospeso fino all'anno secondo del regno di Dario re di Persia. 5 1Ma i profeti Aggeo e Zaccaria figlio di Iddo si rivolsero ai Giudei che erano in Giuda e a Gerusalemme, profetando in nome del Dio d'Israele, che li ispirava. 2Allora Zorobabele figlio di Sealtiel, e Giosuè figlio di Iozadàk subito ripresero a costruire il tempio di Gerusalemme; con essi erano i profeti di Dio, che li incoraggiavano. 3In quel tempo Tatténai, governatore della regione d'Oltrefiume, Setar-Boznai e i loro colleghi vennero da loro e dissero: "Chi vi ha dato ordine di ricostruire questa casa e di rialzare questa cinta di mura? 4Chi sono e come si chiamano gli uomini che costruiscono questo edificio?". 5Ma l'occhio vigile del loro Dio era sugli anziani dei Giudei: quelli non li costrinsero a desistere dai lavori in attesa che fosse portata a Dario una interpellanza e ne venisse in risposta un decreto su questo affare. 6Copia della lettera che Tatténai, governatore dell'Oltrefiume, Setar-Boznai e i loro colleghi, funzionari dell'Oltrefiume, mandarono al re Dario. 7Gli mandarono un rapporto in cui era scritto: "Al re Dario salute perfetta! 8Sia noto al re che siamo andati nella provincia della Giudea, al tempio del grande Dio: esso viene ricostruito con blocchi di pietra; si mette legname nelle pareti; questo lavoro viene fatto con diligenza e progredisce nelle loro mani. 9Allora abbiamo interrogato quegli anziani e abbiamo loro detto: Chi ha dato ordine di ricostruire questo tempio e di rialzare questa cinta di mura? 10Inoltre abbiamo domandato i loro nomi, per farteli conoscere; così abbiamo scritto il nome degli uomini che stanno loro a capo. 11Essi hanno risposto: Noi siamo servitori del Dio del cielo e della terra e ricostruiamo il tempio che fu costruito una volta, or sono molti anni. Un grande re d'Israele lo ha costruito e lo ha portato a termine. 12Ma poiché i nostri padri hanno provocato all'ira il Dio del cielo, egli li ha messi nelle mani di Nabucodònosor re di Babilonia, il Caldeo, che distrusse questo tempio e deportò a Babilonia il popolo. 13Ma nel primo anno di Ciro re di Babilonia, il re Ciro ha dato ordine di ricostruire questo tempio; 14inoltre gli arredi del tempio, d'oro e d'argento, che Nabucodònosor aveva portato via dal tempio di Gerusalemme e trasferito al tempio di Babilonia, il re Ciro li ha fatti togliere dal tempio di Babilonia e li ha fatti consegnare a un tale di nome Sesbassar, che egli aveva costituito governatore. 15Ciro gli disse: Prendi questi arredi, portali nel tempio di Gerusalemme e fa' in modo che il tempio sia ricostruito al suo posto. 16Allora questo Sesbassar venne, gettò le fondamenta del tempio in Gerusalemme e da allora fino ad oggi esso è in costruzione, ma non è ancora finito. 17Ora, se piace al re, si cerchi negli archivi del re in Babilonia se vi è un decreto emanato dal re Ciro per ricostruire questo tempio in Gerusalemme: e ci si mandi la decisione del re". 6 1Allora il re Dario ordinò che si facessero ricerche nell'archivio, là dove si conservano i tesori a Babilonia, 2e a Ecbàtana, la fortezza che è nella provincia di Media, si trovò un rotolo in cui era scritto: "Promemoria. 3Nell'anno primo del re Ciro, il re Ciro prese questa decisione riguardo al tempio in Gerusalemme: la casa sia ricostruita come luogo in cui si facciano sacrifici; le sue fondamenta siano salde, la sua altezza sia di sessanta cubiti, la sua larghezza di sessanta cubiti. 4Vi siano nei muri tre spessori di blocchi di pietra e uno di legno. La spesa sia pagata dalla reggia. 5Inoltre gli arredi del tempio fatti d'oro e d'argento, che Nabucodònosor ha portato via dal tempio di Gerusalemme e trasferito a Babilonia, siano restituiti e rimessi al loro posto nel tempio di Gerusalemme e ricollocati nella casa di Dio". 6"Quindi voi Tatténai, governatore d'Oltrefiume e Setar-Boznai, con i vostri colleghi funzionari residenti nell'Oltrefiume, tenetevi in disparte. 7Lasciate che lavorino a quella casa di Dio il governatore dei Giudei e i loro anziani. Essi ricostruiscano questo tempio al suo posto. 8Ecco i miei ordini sull'atteggiamento che dovete tenere con questi anziani dei Giudei per la ricostruzione del tempio: dalle entrate del re, cioè dalla imposta dell'Oltrefiume, saranno rimborsate puntualmente le spese a quegli uomini, senza interruzione. 9Ciò che loro occorre, giovenchi, arieti e agnelli, per gli olocausti al Dio del cielo, come anche grano, sale, vino e olio, siano loro forniti ogni giorno senza esitazione, secondo le indicazioni dei sacerdoti di Gerusalemme, 10perché si facciano offerte di odore soave al Dio del cielo e si preghi per la vita del re e dei suoi figli. 11Ordino ancora: se qualcuno trasgredisce questo decreto, si tolga una trave dalla sua casa, la si rizzi ed egli vi sia impiccato. Poi la sua casa sia ridotta a letamaio. 12Il Dio che ha fatto risiedere là il suo nome disperda qualsiasi re o popolo che presuma trasgredire il mio ordine, distruggendo questo tempio che è a Gerusalemme. Io Dario ho emanato questo ordine: sia eseguito alla lettera". 13Allora Tatténai, governatore dell'Oltrefiume, Setar-Boznai e i loro colleghi eseguirono alla lettera quel che aveva comandato il re Dario. 14Quanto agli anziani dei Giudei, essi continuarono a costruire e fecero progressi con l'incoraggiamento delle parole ispirate del profeta Aggeo e di Zaccaria figlio di Iddo. Portarono a compimento la costruzione secondo il comando del Dio d'Israele e secondo il decreto di Ciro, di Dario e di Artaserse re di Persia. 15Si terminò la costruzione di questo tempio il giorno tre del mese di Adar nell'anno sesto del regno del re Dario. 16Allora gli Israeliti, i sacerdoti, i leviti e gli altri rimpatriati celebrarono con gioia la dedicazione di questa casa di Dio; 17offrirono per la dedicazione di questa casa di Dio cento tori, duecento arieti, quattrocento agnelli; inoltre dodici capri come sacrifici espiatori per tutto Israele, secondo il numero delle tribù d'Israele. 18Inoltre stabilirono i sacerdoti divisi secondo le loro classi e i leviti secondo i loro turni per il servizio di Dio a Gerusalemme, come è scritto nel libro di Mosè. 19I rimpatriati celebrarono la pasqua il quattordici del primo mese, 20poiché i sacerdoti e i leviti si erano purificati tutti insieme come un sol uomo: tutti erano mondi. Così immolarono la pasqua per tutti i rimpatriati, per i loro fratelli sacerdoti e per se stessi. 21Mangiarono la pasqua gli Israeliti che erano tornati dall'esilio e quanti si erano separati dalla contaminazione del popolo del paese e si erano uniti a loro per aderire al Signore Dio d'Israele. 22Celebrarono con gioia la festa degli azzimi per sette giorni poiché il Signore li aveva colmati di gioia, avendo piegato a loro favore il cuore del re di Assiria, per rafforzare le loro mani nel lavoro per il tempio del Dio d'Israele. 7 1Dopo questi avvenimenti, sotto il regno di Artaserse, re di Persia, Esdra, figlio di Seraia, figlio di Azaria, figlio di Chelkia, 2figlio di Sallùm, figlio di Zadòk, figlio di Achitùb, 3figlio di Amaria, figlio di Azaria, figlio di Meraiòt, 4figlio di Zerachia, figlio di Uzzi, figlio di Bukki, 5figlio di Abisua, figlio di Pincas, figlio di Eleàzaro, figlio di Aronne sommo sacerdote: 6questo Esdra, partì da Babilonia. Egli era uno scriba abile nella legge di Mosè, data dal Signore Dio d'Israele e, poiché la mano del Signore suo Dio era su di lui, il re aveva aderito a ogni sua richiesta. 7Nel settimo anno del re Artaserse anche un gruppo di Israeliti, sacerdoti, leviti, cantori, portieri e oblati partirono per Gerusalemme. 8Egli arrivò a Gerusalemme nel quinto mese: era l'anno settimo del re. 9Egli aveva stabilito la partenza da Babilonia per il primo giorno del primo mese e il primo del quinto mese arrivò a Gerusalemme, poiché la mano benevola del suo Dio era con lui. 10Infatti Esdra si era dedicato con tutto il cuore a studiare la legge del Signore e a praticarla e ad insegnare in Israele la legge e il diritto. 11Questa è la copia del documento che il re Artaserse consegnò a Esdra sacerdote, scriba esperto nei comandi del Signore e nei suoi statuti dati a Israele: 12"Artaserse, re dei re, al sacerdote Esdra, scriba della legge del Dio del cielo, salute perfetta. Ora: 13da me è dato questo decreto. Chiunque nel mio regno degli appartenenti al popolo d'Israele, dei sacerdoti e dei leviti ha deciso liberamente di andare a Gerusalemme, può venire con te; 14infatti da parte del re e dei suoi sette consiglieri tu sei inviato a fare inchiesta in Giudea e a Gerusalemme intorno all'osservanza della legge del tuo Dio, che hai nelle mani, 15e a portare l'argento e l'oro che il re e i suoi consiglieri inviano come offerta volontaria per devozione al Dio d'Israele che è in Gerusalemme, 16e tutto l'argento e l'oro che troverai in tutte le province di Babilonia insieme con le offerte volontarie che il popolo e i sacerdoti offriranno per la casa del loro Dio a Gerusalemme. 17Perciò con questo argento ti prenderai cura di acquistare tori, arieti, agnelli e ciò che occorre per le offerte e libazioni che vi si uniscono e li offrirai sull'altare della casa del vostro Dio che è in Gerusalemme. 18Quanto al resto dell'argento e dell'oro farete come sembrerà bene a te e ai tuoi fratelli, secondo la volontà del vostro Dio. 19Gli arredi che ti sono stati consegnati per il culto del tuo Dio, rimettili davanti al Dio di Gerusalemme. 20Per il resto di quanto occorre per la casa del tuo Dio e che spetta a te di procurare, lo procurerai a spese del tesoro reale. 21Io, il re Artaserse, ordino a tutti i tesorieri dell'Oltrefiume: Tutto ciò che Esdra, sacerdote e scriba della legge del Dio del cielo, vi domanderà, dateglielo puntualmente, 22fino a cento talenti d'argento, cento kor di grano, cento bat di vino, cento bat di olio e sale a volontà. 23Quanto è secondo la volontà del Dio del cielo sia fatto con precisione per la casa del Dio del cielo, perché non venga l'ira sul regno del re e dei suoi figli. 24Vi rendiamo poi noto che non è permesso riscuotere tributi e diritti di pedaggio su tutti i sacerdoti, leviti, cantori, portieri, oblati e inservienti di questa casa di Dio. 25Quanto a te, Esdra, con la sapienza del tuo Dio, che ti è stata data, stabilisci magistrati e giudici, ai quali sia affidata l'amministrazione della giustizia per tutto il popolo dell'Oltrefiume, cioè per quanti conoscono la legge del tuo Dio, e istruisci quelli che non la conoscono. 26A riguardo di chiunque non osserverà la legge del tuo Dio e la legge del re, sia fatta prontamente giustizia o con la morte o con il bando o con ammenda in denaro o con il carcere". 27Benedetto il Signore, Dio dei padri nostri, che ha disposto il cuore del re a glorificare la casa del Signore che è a Gerusalemme, 28e ha volto verso di me la benevolenza del re, dei suoi consiglieri e di tutti i potenti principi reali. Allora io mi sono sentito incoraggiato, perché la mano del Signore mio Dio era su di me e ho radunato alcuni capi d'Israele, perché partissero con me. 8 1Questi sono, con le loro indicazioni genealogiche, i capifamiglia che sono partiti con me da Babilonia, sotto il regno del re Artaserse. 2dei figli di Pincas: Ghersom; dei figli di Itamar: Daniele; dei figli di Davide: Cattus 3figlio di Secania; dei figli di Paros: Zaccaria; con lui furono registrati centocinquanta maschi; 4dei figli di Pacat-Moab: Elioenai figlio di Zerachia, e con lui duecento maschi; 5dei figli di Zattu: Secania figlio di Iacaziel e con lui trecento maschi; 6dei figli di Adin: Ebed figlio di Giònata e con lui cinquanta maschi; 7dei figli di Elam: Isaia figlio di Atalia e con lui settanta maschi; 8dei figli di Sefatia: Zebadia figlio di Michele e con lui ottanta maschi; 9dei figli di Ioab: Obadia figlio di Iechièl e con lui duecentodiciotto maschi; 10dei figli di Bani: Selomìt figlio di Iosifia e con lui centosessanta maschi; 11dei figli di Bebai: Zaccaria figlio di Bebai e con lui ventotto maschi; 12dei figli di Azgad: Giovanni figlio di Akkatan e con lui centodieci maschi; 13dei figli di Adonikam: gli ultimi, di cui ecco i nomi: Elifèlet, Ieièl e Semaia e con loro sessanta maschi; 14dei figli di Bigvai: Utai figlio di Zaccur e con lui settanta maschi. 15Io li ho radunati presso il canale che scorre verso Aava. Là siamo stati accampati per tre giorni. Ho fatto una rassegna tra il popolo e i sacerdoti e non ho trovato nessun levita. 16Allora ho mandato a chiamare i capi Elièzer, Arièl, Semaia, Elnatàn, Iarib, Natàn, Zaccaria, Mesullàm e gli istruttori Ioiarib ed Elnatàn 17e ho ordinato loro di andare da Iddo, capo nella località di Casifià, e ho messo loro in bocca le parole da dire a Iddo e ai suoi fratelli oblati nella località di Casifià: di mandarci cioè inservienti per il tempio del nostro Dio. 18Poiché la mano benefica del nostro Dio era su di noi, ci hanno mandato un uomo assennato, dei figli di Macli, figlio di Levi, figlio d'Israele, cioè Serebia, con i suoi figli e fratelli: diciotto persone; 19inoltre Casabià e con lui Isaia, dei figli di Merari suo fratello e i loro figli: venti persone. 20Degli oblati, che Davide e i principi avevano assegnato al servizio dei leviti: duecentoventi oblati. Furono registrati per nome. 21Là, presso il canale Aavà, ho indetto un digiuno, per umiliarci davanti al Dio nostro e implorare da lui un felice viaggio per noi, i nostri bambini e tutti i nostri averi. 22Avevo infatti vergogna di domandare al re soldati e cavalieri per difenderci lungo il cammino da un eventuale nemico; anzi, avevamo detto al re: "La mano del nostro Dio è su quanti lo cercano, per il loro bene; invece la sua potenza e la sua ira su quanti lo abbandonano". 23Così abbiamo digiunato e implorato da Dio questo favore ed egli ci è venuto in aiuto. 24Quindi ho scelto dodici tra i capi dei sacerdoti: Serebia e Casabià e i dieci loro fratelli con essi: 25ho pesato loro l'argento, l'oro e gli arredi, che costituivano l'offerta per il tempio del nostro Dio fatta dal re, dai suoi consiglieri, dai suoi principi e da tutti gli Israeliti che si trovavano da quelle parti. 26Ho pesato dunque e consegnato nelle loro mani: argento: seicentocinquanta talenti; arredi d'argento: cento, del peso di altrettanti talenti; oro: cento talenti. 27Inoltre: coppe d'oro venti: di mille darici; vasi di bronzo pregiato e lucente: due, preziosi come l'oro. 28Ho detto loro: "Voi siete consacrati al Signore; questi arredi sono cosa sacra; l'argento e l'oro sono offerta volontaria al Signore, Dio dei nostri padri. 29Sorvegliateli e custoditeli, finché non possiate pesarli davanti ai capi dei sacerdoti, ai leviti e ai capifamiglia d'Israele a Gerusalemme, nelle stanze del tempio". 30Allora i sacerdoti e i leviti presero in consegna il carico dell'argento e dell'oro e dei vasi, per portarli a Gerusalemme nel tempio del nostro Dio. 31Il dodici del primo mese siamo partiti dal fiume Aava per andare a Gerusalemme e la mano del nostro Dio era su di noi: egli ci ha liberati dagli assalti dei nemici e dei briganti lungo il cammino. 32Siamo arrivati a Gerusalemme e ci siamo riposati tre giorni. 33Il quarto giorno sono stati pesati l'argento, l'oro e gli arredi nella casa del nostro Dio nelle mani del sacerdote Meremòt, figlio di Uria, con cui vi era Eleàzaro figlio di Pincas e con essi i leviti Iozabàd figlio di Giosuè e Noadia figlio di Binnui; 34ogni cosa era secondo il numero e il peso e si mise per iscritto il peso totale. In quel tempo 35quelli che venivano dall'esilio, cioè i deportati, vollero offrire olocausti al Dio d'Israele: tori: dodici per tutto Israele, arieti: novantasei, agnelli: settantasette, capri di espiazione: dodici, tutto come olocausto al Signore. 36Hanno consegnato i decreti del re ai satrapi del re e al governatore dell'Oltrefiume, i quali sono venuti in aiuto al popolo e al tempio. 9 1Terminate queste cose, sono venuti a trovarmi i capi per dirmi: "Il popolo d'Israele, i sacerdoti e i leviti non si sono separati dalle popolazioni locali, nonostante i loro abomini, cioè dai Cananei, Hittiti, Perizziti, Gebusei, Ammoniti, Moabiti, Egiziani, Amorrei, 2ma hanno preso in moglie le loro figlie per sé e per i loro figli: così hanno profanato la stirpe santa con le popolazioni locali; anzi i capi e i magistrati sono stati i primi a darsi a questa infedeltà". 3Udito ciò, ho lacerato il mio vestito e il mio mantello, mi sono strappato i capelli e i peli della barba e mi sono seduto costernato. 4Quanti tremavano per i giudizi del Dio d'Israele su questa infedeltà dei rimpatriati, si radunarono presso di me. Ma io restai seduto costernato, fino all'offerta della sera. 5All'offerta della sera mi sono alzato dal mio stato di prostrazione e con il vestito e il mantello laceri sono caduto in ginocchio e ho steso le mani al mio Signore, 6e ho detto: "Mio Dio, sono confuso, ho vergogna di alzare, Dio mio, la faccia verso di te, poiché le nostre colpe si sono moltiplicate fin sopra la nostra testa; la nostra colpevolezza è aumentata fino al cielo. 7Dai giorni dei nostri padri fino ad oggi noi siamo stati molto colpevoli e per le nostre colpe, noi, i nostri re e i nostri sacerdoti, siamo stati dati nelle mani dei re stranieri; siamo stati consegnati alla spada, alla prigionia, alla rapina, all'insulto fino ad oggi. 8Ora, da poco, il nostro Dio ci ha fatto una grazia: ha liberato un resto di noi, dandoci un asilo nel suo luogo santo, e così il nostro Dio ha fatto brillare i nostri occhi e ci ha dato un po' di sollievo nella nostra schiavitù. 9Perché noi siamo schiavi; ma nella nostra schiavitù il nostro Dio non ci ha abbandonati: ci ha resi graditi ai re di Persia; ci ha fatti rivivere, perché rialzassimo la casa del nostro Dio e restaurassimo le sue rovine e ci ha concesso di avere un riparo in Giuda e in Gerusalemme. 10Ma ora, che dire, Dio nostro, dopo questo? Poiché abbiamo abbandonato i tuoi comandi 11che tu avevi dato per mezzo dei tuoi servi, i profeti, dicendo: Il paese di cui voi andate a prendere il possesso è un paese immondo, per l'immondezza dei popoli indigeni, per le nefandezze di cui l'hanno colmato da un capo all'altro con le loro impurità. 12Per questo non dovete dare le vostre figlie ai loro figli, né prendere le loro figlie per i vostri figli; non dovrete mai contribuire alla loro prosperità e al loro benessere, così diventerete forti voi e potrete mangiare i beni del paese e lasciare un'eredità ai vostri figli per sempre. 13Dopo ciò che è venuto su di noi a causa delle nostre cattive azioni e per la nostra grande colpevolezza, benché tu, Dio nostro, ci abbia punito meno di quanto meritavano le nostre colpe e ci abbia concesso di formare questo gruppo di superstiti, 14potremmo forse noi tornare a violare i tuoi comandi e a imparentarci con questi popoli abominevoli? Non ti adireresti contro di noi fino a sterminarci, senza lasciare resto né superstite? 15Signore, Dio di Israele, per la tua bontà è rimasto di noi oggi un gruppo di superstiti: eccoci davanti a te con la nostra colpevolezza. Ma a causa di essa non possiamo resistere alla tua presenza!". 10 1Mentre Esdra pregava e faceva questa confessione piangendo, prostrato davanti alla casa di Dio, si riunì intorno a lui un'assemblea molto numerosa d'Israeliti, uomini, donne e fanciulli, e il popolo piangeva dirottamente. 2Allora Secania, figlio di Iechièl, uno dei figli di Elam, prese la parola e disse a Esdra: "Noi siamo stati infedeli verso il nostro Dio, sposando donne straniere, prese dalle popolazioni del luogo. Orbene: c'è ancora una speranza per Israele nonostante ciò. 3Ora noi facciamo questa alleanza davanti al nostro Dio: rimanderemo tutte queste donne e i figli nati da esse, secondo il tuo consiglio, mio signore, e il consiglio di quelli che tremano davanti al comando del nostro Dio. Si farà secondo la legge! 4Alzati, perché a te è affidato questo compito; noi saremo con te; sii forte e mettiti all'opera!". 5Allora Esdra si alzò e fece giurare ai capi dei sacerdoti e dei leviti e a tutto Israele che avrebbero agito secondo quelle parole; essi giurarono. 6Esdra allora, alzatosi davanti alla casa di Dio, andò nella camera di Giovanni, figlio di Eliasib. Là egli passò la notte, senza prendere cibo né bere acqua, perché era in lutto a causa dell'infedeltà dei rimpatriati. 7Poi fu fatta passare la voce in Giuda e Gerusalemme a tutti i rimpatriati che si radunassero in Gerusalemme: 8a chiunque non fosse venuto entro tre giorni – così disponeva il consiglio dei capi e degli anziani – sarebbero stati votati allo sterminio tutti i beni ed egli stesso sarebbe stato escluso dalla comunità dei rimpatriati. 9Allora tutti gli uomini di Giuda e di Beniamino si radunarono a Gerusalemme entro tre giorni; si era al nono mese, il venti del mese. Tutto il popolo stava nella piazza del tempio, tremante per questo evento e per gli scrosci della pioggia. 10Allora il sacerdote Esdra si alzò e disse loro: "Voi avete commesso un atto d'infedeltà, sposando donne straniere: così avete accresciuto la colpevolezza d'Israele. 11Ma ora rendete lode al Signore, Dio dei vostri padri, e fate la sua volontà, separandovi dalle popolazioni del paese e dalle donne straniere". 12Tutta l'assemblea rispose a gran voce: "Sì, dobbiamo fare secondo la tua parola. 13Ma il popolo è numeroso e siamo al tempo delle piogge; non è possibile restare all'aperto. D'altra parte non è lavoro di un giorno o di due, perché siamo in molti ad aver peccato in questa materia. 14I nostri capi stiano a rappresentare tutta l'assemblea; e tutti quelli delle nostre città che hanno sposato donne straniere vengano in date determinate e accompagnati dagli anziani della rispettiva città e dai loro giudici, finché non abbiano allontanato da noi l'ira ardente del nostro Dio per questa causa". 15Soltanto Giònata figlio di Asaèl e Iaczeia figlio di Tikva si opposero, appoggiati da Mesullàm e dal levita Sabbetài. 16I rimpatriati fecero come era stato proposto: il sacerdote Esdra si scelse alcuni uomini, capifamiglia, uno per casato, tutti designati per nome. Essi iniziarono le sedute il primo giorno del decimo mese per esaminare la questione 17e terminarono di esaminare tutti gli uomini che avevano sposato donne straniere il primo giorno del primo mese. 18Tra gli appartenenti ai sacerdoti, che avevano sposato donne straniere, c'erano: dei figli di Giosuè figlio di Iozadàk e tra i suoi fratelli: Maaseia, Elièzer, Iarib e Godolia. 19Essi hanno promesso con giuramento di rimandare le loro donne e hanno offerto un ariete in espiazione della loro colpa. 20Dei figli di Immer: Canàni e Zebadia. 21Dei figli di Carim: Maaseia, Elia, Semaia, Iechièl e Uzzia. 22Dei figli di Pascur: Elioènai, Maaseia, Ismaele, Natanaele, Iozabàd ed Eleasà. 23Degli appartenenti ai leviti: Iozabàd, Simei, Chelaia, chiamato il Chelita, Petachia, Giuda ed Elièzer. 24Dei cantori: Eliasib. Dei portinai: Sallùm, Telem e Uri. 25Tra gli Israeliti: dei figli di Paros: Ramia, Izzia, Malchia, Miamin, Eleàzaro, Malchia e Benaià. 26Dei figli di Elam: Mattania, Zaccaria, Iechièl, Abdi, Ieremòt ed Elia. 27Dei figli di Zattu: Elioenài, Eliasib, Mattania, Ieremòt, Zabad e Aziza. 28Dei figli di Bebai: Giovanni, Anania, Zabbai e Atlai. 29Dei figli di Bani: Mesullàm, Malluch, Adaia, Iasub, Seal e Ieramòt. 30Dei figli di Pacat-Moab: Adna, Kelal, Benaià, Maaseia, Mattania, Bezaleèl, Binnui e Manàsse. 31Dei figli di Carim: Elièzer, Ishshia, Malchia, Semaia, Simeone, 32Beniamino, Malluch, Semaria. 33Dei figli di Casum: Mattenai, Mattatta, Zabad, Elifèlet, Ieremai, Manàsse e Simei. 34Dei figli di Bani: Maadai, Amram, Uel, 35Benaià, Bedia, Cheluu, 36Vania, Meremòt, Eliasib, 37Mattenai, Iaasai. 38Dei figli di Binnui: Simei, 39Selemia, Natàn, Adaia. 40Dei figli di Azzur: Sasai, Sàrai, 41Azareèl, Selemia, Semaria, 42Sallùm, Amaria, Giuseppe. 43Dei figli di Nebo: Ieièl, Mattitia, Zabad, Zebina, Iaddai, Gioele, Benaià. 44Tutti questi avevano sposato donne straniere e rimandarono le donne insieme con i figli che avevano avuti da esse. Neemia 1 1Parole di Neemia figlio di Akalià. Nel mese di Casleu dell'anno ventesimo, mentre ero nella cittadella di Susa, 2Canàni, uno dei miei fratelli, e alcuni altri uomini arrivarono dalla Giudea. Li interrogai riguardo ai Giudei che erano rimpatriati, superstiti della deportazione, e riguardo a Gerusalemme. 3Essi mi dissero: "I superstiti della deportazione sono là, nella provincia, in grande miseria e abbattimento; le mura di Gerusalemme restano piene di brecce e le sue porte consumate dal fuoco". 4Udite queste parole, mi sedetti e piansi; feci lutto per parecchi giorni, digiunando e pregando davanti al Dio del cielo. 5E dissi: "Signore, Dio del cielo, Dio grande e tremendo, che mantieni l'alleanza e la misericordia con quelli che ti amano e osservano i tuoi comandi, 6siano i tuoi orecchi attenti, i tuoi occhi aperti per ascoltare la preghiera del tuo servo; io prego ora davanti a te giorno e notte per gli Israeliti, tuoi servi, confessando i peccati, che noi Israeliti abbiamo commesso contro di te; anch'io e la casa di mio padre abbiamo peccato. 7Ci siamo comportati male con te e non abbiamo osservato i comandi, le leggi e le decisioni che tu hai dato a Mosè tuo servo. 8Ricordati della parola che hai affidato a Mosè tuo servo: Se sarete infedeli, io vi disperderò fra i popoli; 9ma se tornerete a me e osserverete i miei comandi e li eseguirete, anche se i vostri esiliati si trovassero all'estremità dell'orizzonte, io di là li raccoglierò e li ricondurrò al luogo che ho scelto per farvi dimorare il mio nome. 10Ora questi sono tuoi servi e tuo popolo; tu li hai redenti con grande potenza e con mano forte. 11Signore, siano i tuoi orecchi attenti alla preghiera del tuo servo e alla preghiera dei tuoi servi, che desiderano temere il tuo nome; concedi oggi buon successo al tuo servo e fagli trovare benevolenza davanti a questo uomo". Io allora ero coppiere del re. 2 1Nel mese di Nisan dell'anno ventesimo del re Artaserse, appena il vino fu pronto davanti al re, io presi il vino e glielo versai. Ora io non ero mai stato triste in sua presenza. 2Perciò il re mi disse: "Perché hai l'aspetto triste? Eppure non sei malato; non può esser altro che un'afflizione del cuore". Allora io ebbi grande timore 3e dissi al re: "Viva il re per sempre! Come potrebbe il mio aspetto non esser triste quando la città dove sono i sepolcri dei miei padri è in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco?". 4Il re mi disse: "Che cosa domandi?". Allora io pregai il Dio del cielo, 5e poi risposi al re: "Se piace al re e se il tuo servo ha trovato grazia ai suoi occhi, mandami in Giudea, nella città dove sono i sepolcri dei miei padri, perché io possa ricostruirla". 6Il re, che aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse: "Quanto durerà il tuo viaggio? Quando ritornerai?". Io gli indicai un termine di tempo. La cosa piacque al re; mi lasciò andare. 7Poi dissi al re: "Se piace al re, mi si diano le lettere per i governatori dell'Oltrefiume, perché mi lascino passare ed entrare in Giudea, 8e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, perché mi dia il legname per costruire le porte della cittadella presso il tempio, per le mura della città e per la casa che io abiterò". Il re mi diede le lettere perché la mano benefica del mio Dio era su di me. 9Giunsi presso i governatori dell'Oltrefiume e diedi loro le lettere del re. Il re aveva mandato con me una scorta di capi dell'esercito e di cavalieri. 10Ma quando Sanballàt il Coronita e Tobia lo schiavo ammonita furono informati del mio arrivo, ebbero gran dispiacere che fosse venuto un uomo a procurare il bene degli Israeliti. 11Giunto a Gerusalemme, vi rimasi tre giorni. 12Poi mi alzai di notte e presi con me pochi uomini senza dir nulla ad alcuno di quello che Dio mi aveva messo in cuore di fare per Gerusalemme e senza aver altro giumento oltre quello che io cavalcavo. 13Uscii di notte per la porta della Valle e andai verso la fonte del Drago e alla porta del Letame, osservando le mura di Gerusalemme, come erano piene di brecce e come le sue porte erano consumate dal fuoco. 14Mi spinsi verso la porta della Fonte e la piscina del re, ma non vi era posto per cui potesse passare il giumento che cavalcavo. 15Allora risalii di notte la valle, sempre osservando le mura; poi, rientrato per la porta della Valle, tornai a casa. 16I magistrati non sapevano né dove io fossi andato né che cosa facessi. Fino a quel momento non avevo detto nulla né ai Giudei né ai sacerdoti, né ai notabili, né ai magistrati né ad alcuno di quelli che si occupavano dei lavori. 17Allora io dissi loro: "Voi vedete la miseria nella quale ci troviamo; Gerusalemme è in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco. Venite, ricostruiamo le mura di Gerusalemme e non saremo più insultati!". 18Narrai loro come la mano benefica del mio Dio era stata su di me e anche le parole che il re mi aveva dette. Quelli dissero: "Alziamoci e costruiamo!". E misero mano vigorosamente alla buona impresa. 19Ma quando Sanballàt il Coronita e Tobia lo schiavo ammonita, e Ghesem l'Arabo seppero la cosa, ci schernirono e ci derisero dicendo: "Che state facendo? Volete forse ribellarvi al re?". 20Allora io risposi loro: "Il Dio del cielo ci darà successo. Noi, suoi servi, ci metteremo a costruire; ma voi non avete né parte né diritto né ricordo in Gerusalemme". 3 1Eliasìb, sommo sacerdote, con i suoi fratelli sacerdoti si misero a costruire la porta delle Pecore; la consacrarono e vi misero i battenti; continuarono a costruire fino alla torre di Mea, che poi consacrarono, e fino alla torre di Cananeèl. 2Accanto a Eliasìb lavoravano gli uomini di Gèrico e accanto a loro lavorava Zaccùr figlio di Imri. 3I figli di Senaà costruirono la porta dei Pesci, ne fecero l'intelaiatura e vi posero i battenti, le serrature e le sbarre. 4Accanto a loro lavorava alle riparazioni Meremòt figlio di Uria, figlio di Akkoz; accanto a loro lavorava alle riparazioni Mesullàm, figlio di Berechia figlio di Mesezabèel; accanto a loro lavorava alle riparazioni Zadòk figlio di Baana; 5accanto a loro lavoravano alle riparazioni quelli di Tekòa; ma i loro notabili non piegarono il collo a lavorare all'opera del loro Signore. 6Ioiadà figlio di Pasèach e Mesullàm figlio di Besodia, restaurarono la porta Vecchia; ne fecero l'intelaiatura e vi posero i battenti, le serrature e le sbarre. 7Accanto a loro lavoravano alle riparazioni Melatia il Gabaonita, Iadon il Meronotita, e gli uomini di Gàbaon e di Mizpà, alle dipendenze della sede del governatore dell'Oltrefiume; 8accanto a loro lavorava alle riparazioni Uzzièl figlio di Caraia tra gli orefici e accanto a lui lavorava Anania tra i profumieri. Essi hanno rinforzato Gerusalemme fino al Muro Largo; 9accanto a loro lavorava alle riparazioni Refaia figlio di Cur, capo della metà del distretto di Gerusalemme. 10Accanto a loro lavorava alle riparazioni, di fronte alla sua casa, Iedaia figlio di Carumaf e accanto a lui lavorava Cattus figlio di Casabnià. 11Malchia figlio di Carim e Cassùb figlio di Pacat-Moab restaurarono la parte successiva di mura e la torre dei Forni. 12Accanto a loro lavorava alle riparazioni insieme con le figlie, Sallùm figlio di Allòches, capo della metà del distretto di Gerusalemme. 13Canun e gli abitanti di Zanòach restaurarono la porta della Valle; la ricostruirono, vi posero i battenti, le serrature e le sbarre. Fecero inoltre mille cubiti di muro fino alla porta del Letame. 14Malchia figlio di Recàb, capo del distretto di Bet-Kerem, restaurò la porta del Letame; la ricostruì, vi pose i battenti, le serrature e le sbarre. 15Sallùm figlio di Col-Coze, capo del distretto di Mizpà, restaurò la porta della Fonte; la ricostruì, la coprì, vi pose i battenti, le serrature e le sbarre. Fece inoltre il muro della piscina di Siloe, presso il giardino del re, fino alla scalinata per cui si scende dalla città di Davide. 16Dopo di lui Neemia figlio di Azbuk, capo della metà del distretto di Bet-Zur, lavorò alle riparazioni fin davanti alle tombe di Davide, fino alla piscina artificiale e fino alla casa dei Prodi. 17Dopo di lui lavoravano alle riparazioni i leviti, sotto Recum figlio di Bani; accanto a lui lavorava per il suo distretto Casabià, capo della metà del distretto di Keilà. 18Dopo di lui lavoravano alle riparazioni i loro fratelli, sotto Binnui figlio di Chenadàd, capo dell'altra metà del distretto di Keilà; 19accanto a lui Ezer figlio di Giosuè, capo di Mizpà, restaurava un'altra parte delle mura, di fronte alla salita dell'arsenale, all'angolo. 20Dopo di lui Baruch figlio di Zaccai ne restaurava con ardore un'altra parte dall'angolo fino alla porta della casa di Eliasìb sommo sacerdote. 21Dopo di lui Meremòt figlio di Uria, figlio di Akkoz, ne restaurava un'altra parte, dalla porta della casa di Eliasìb fino all'estremità della casa di Eliasìb. 22Dopo di lui lavoravano i sacerdoti che abitavano la periferia. 23Dopo di loro Beniamino e Cassùb lavoravano di fronte alla loro casa. Dopo di loro Azaria figlio di Maaseia, figlio di Anania, lavorava presso la sua casa. 24Dopo di lui Binnui figlio di Chenadàd restaurò un'altra parte delle mura, dalla casa di Azaria fino alla svolta, cioè all'angolo. 25Palal figlio di Uzai lavorò di fronte alla svolta e alla torre sporgente dal piano di sopra della reggia, che dà sul cortile della prigione dopo di lui lavorava Pedaia figlio di Pareos. 26Gli oblati che abitavano sull'Ofel, lavoravano fin davanti alla porta delle Acque, verso oriente, e di fronte alla torre sporgente. 27Dopo di loro quelli di Tekòa ne restaurarono un'altra parte, di fronte alla gran torre sporgente e fino al muro dell'Ofel. 28I sacerdoti lavoravano alle riparazioni sopra la porta dei Cavalli, ciascuno di fronte alla sua casa. 29Dopo di loro Zadòk figlio di Immer lavorava di fronte alla sua casa. Dopo di lui lavorava Semaia figlio di Secania, custode della porta d'oriente. 30Dopo di lui Anania figlio di Selemia e Canun sesto figlio di Zalaf restaurarono un'altra parte delle mura. Dopo di loro Mesullàm figlio di Berechia lavorava di fronte alla sua stanza. 31Dopo di lui Malchia, uno degli orefici, lavorava fino alla casa degli oblati e dei mercanti, di fronte alla porta della Rassegna e fino al piano di sopra dell'angolo. 32Gli orefici e i mercanti lavorarono alle riparazioni fra il piano di sopra dell'angolo e la porta delle Pecore. 33Quando Sanballàt seppe che noi edificavamo le mura, si adirò, si indignò molto, si fece beffe dei Giudei 34e disse in presenza dei suoi fratelli e dei soldati di Samaria: "Che vogliono fare questi miserabili Giudei? Rifarsi le mura e farvi subito sacrifici? Vogliono finire in un giorno? Vogliono far rivivere pietre sepolte sotto mucchi di polvere e consumate dal fuoco?". 35Tobia l'Ammonita, che gli stava accanto, disse: "Edifichino pure! Se una volpe vi salta su, farà crollare il loro muro di pietra!". 36Ascolta, Dio nostro, come siamo disprezzati! Fa' ricadere sul loro capo il loro dileggio e abbandonali al saccheggio in un paese di schiavitù! 37Non coprire la loro iniquità e non sia cancellato dalla tua vista il loro peccato, perché hanno offeso i costruttori. 38Noi dunque andavamo ricostruendo le mura che furono dappertutto portate fino a metà altezza; il popolo aveva preso a cuore il lavoro. 4 1Ma quando Sanballàt, Tobia, gli Arabi, gli Ammoniti e gli Asdoditi seppero che la riparazione delle mura di Gerusalemme progrediva e che le brecce cominciavano a chiudersi, si adirarono molto 2e tutti assieme congiurarono di venire ad attaccare Gerusalemme e crearvi confusione. 3Allora noi pregammo il nostro Dio e contro di loro mettemmo sentinelle di giorno e di notte per difenderci dai loro attacchi. 4Quelli di Giuda dicevano: "Le forze dei portatori vengono meno e le macerie sono molte; noi non potremo costruire le mura!". 5I nostri avversari dicevano: "Senza che s'accorgano di nulla, noi piomberemo in mezzo a loro, li uccideremo e faremo cessare i lavori". 6Poiché i Giudei che dimoravano vicino a loro vennero a riferirci dieci volte: "Da tutti i luoghi ai quali vi volgete, essi saranno contro di noi", 7io, nelle parti sottostanti a ciascun posto oltre le mura, in luoghi scoperti, disposi il popolo per famiglie, con le loro spade, le loro lance, i loro archi. 8Dopo aver considerato la cosa, mi alzai e dissi ai notabili, ai magistrati e al resto del popolo: "Non li temete! Ricordatevi del Signore grande e tremendo; combattete per i vostri fratelli, per i vostri figli e le vostre figlie, per le vostre mogli e per le vostre case!". 9Quando i nostri nemici vennero a sapere che eravamo informati della cosa, Dio fece fallire il loro disegno e noi tutti tornammo alle mura, ognuno al suo lavoro. 10Da quel giorno la metà dei miei giovani lavorava e l'altra metà stava armata di lance, di scudi, di archi, di corazze; i capi erano dietro tutta la casa di Giuda. 11Quelli che costruivano le mura e quelli che portavano o caricavano i pesi, con una mano lavoravano e con l'altra tenevano la loro arma; 12tutti i costruttori, lavorando, portavano ciascuno la spada cinta ai fianchi. Il trombettiere stava accanto a me. 13Dissi allora ai notabili, ai magistrati e al resto del popolo: "L'opera è grande ed estesa e noi siamo sparsi sulle mura e distanti l'uno dall'altro. 14Dovunque udirete il suono della tromba, raccoglietevi presso di noi; il nostro Dio combatterà per noi". 15Così continuavamo i lavori, mentre la metà della mia gente teneva impugnata la lancia, dall'apparire dell'alba allo spuntar delle stelle. 16Anche in quell'occasione dissi al popolo: "Ognuno con il suo aiutante passi la notte dentro Gerusalemme, per far con noi la guardia durante la notte e riprendere il lavoro di giorno". 17Io poi, i miei fratelli, i miei servi e gli uomini di guardia che mi seguivano, non ci togliemmo mai le vesti; ognuno teneva l'arma a portata di mano. 5 1Si alzò un gran lamento da parte della gente del popolo e delle loro mogli contro i loro fratelli Giudei. 2Alcuni dicevano: "Noi, i nostri figli e le nostre figlie siamo numerosi; ci si dia il grano perché possiamo mangiare e vivere!". 3Altri dicevano: "Dobbiamo impegnare i nostri campi, le nostre vigne e le nostre case per assicurarci il grano durante la carestia!". 4Altri ancora dicevano: "Abbiamo preso denaro a prestito sui nostri campi e sulle nostre vigne per pagare il tributo del re. 5La nostra carne è come la carne dei nostri fratelli, i nostri figli sono come i loro figli; ecco dobbiamo sottoporre i nostri figli e le nostre figlie alla schiavitù e alcune delle nostre figlie sono già state ridotte schiave; noi non abbiamo via d'uscita, perché i nostri campi e le nostre vigne sono in mano d'altri". 6Quando udii i loro lamenti e queste parole, ne fui molto indignato. 7Dopo aver riflettuto dentro di me, ripresi duramente i notabili e i magistrati e dissi loro: "Dunque voi esigete un interesse da usuraio dai nostri fratelli?". Convocai contro di loro una grande assemblea 8e dissi loro: "Noi, secondo la nostra possibilità, abbiamo riscattato i nostri fratelli Giudei che si erano venduti agli stranieri e voi stessi vendereste i vostri fratelli ed essi si venderebbero a noi?". Allora quelli tacquero e non seppero che rispondere. 9Io dissi: "Quello che voi fate non è ben fatto. Non dovreste voi camminare nel timore del nostro Dio per non essere scherniti dagli stranieri nostri nemici? 10Anch'io, i miei fratelli e i miei servi abbiamo dato loro in prestito denaro e grano. Ebbene, condoniamo loro questo debito! 11Rendete loro oggi stesso i loro campi, le loro vigne, i loro oliveti e le loro case e l'interesse del denaro del grano, del vino e dell'olio di cui siete creditori nei loro riguardi". 12Quelli risposero: "Restituiremo e non esigeremo più nulla da loro; faremo come tu dici". Allora chiamai i sacerdoti e in loro presenza li feci giurare che avrebbero mantenuto la promessa. 13Poi scossi la piega anteriore del mio mantello e dissi: "Così Dio scuota dalla sua casa e dai suoi beni chiunque non avrà mantenuto questa promessa e così sia egli scosso e vuotato di tutto!". Tutta l'assemblea disse: "Amen" e lodarono il Signore. Il popolo mantenne la promessa. 14Di più, da quando il re mi aveva stabilito loro governatore nel paese di Giuda, dal ventesimo anno fino al trentaduesimo anno del re Artaserse, durante dodici anni, né io né i miei fratelli mangiammo la provvista assegnata al governatore. 15I governatori che mi avevano preceduto, avevano gravato il popolo, ricevendone pane e vino, oltre a quaranta sicli d'argento; perfino i loro servi angariavano il popolo, ma io non ho fatto così, poiché ho avuto timore di Dio. 16Anzi ho messo mano ai lavori di queste mura e non abbiamo comperato alcun podere. Tutti i miei giovani erano raccolti là a lavorare. 17Avevo alla mia tavola centocinquanta uomini, Giudei e magistrati, oltre a quelli che venivano a noi dalle nazioni vicine. 18Quel che si preparava a mie spese ogni giorno era un bue, sei capi scelti di bestiame minuto e cacciagione; ogni dieci giorni vino per tutti in abbondanza. Tuttavia non ho mai chiesto la provvista assegnata al governatore, perché il popolo era già gravato abbastanza a causa dei lavori. 19Mio Dio, ricordati in mio favore per quanto ho fatto a questo popolo. 6 1Quando Sanballàt e Tobia e Ghesem l'Arabo e gli altri nostri nemici seppero che io avevo riedificato le mura e che non vi era più rimasta alcuna breccia, sebbene ancora io non avessi messo i battenti alle porte, 2Sanballàt e Ghesem mi mandarono a dire: "Vieni e troviamoci insieme a Chefirim, nella valle di Oni". Essi pensavano di farmi del male. 3Ma io inviai loro messaggeri a dire: "Sto facendo un gran lavoro e non posso scendere: perché dovrebbe interrompersi il lavoro, mentre io lo lascio per scendere da voi?". 4Essi mandarono quattro volte a dirmi la stessa cosa e io risposi nello stesso modo. 5Allora Sanballàt mi mandò a dire la stessa cosa la quinta volta per mezzo del suo servo che aveva in mano una lettera aperta, 6nella quale stava scritto: "Si sente dire fra queste nazioni, e Gasmù lo afferma, che tu e i Giudei meditate di ribellarvi e perciò tu ricostruisci le mura e, secondo queste voci, tu diventeresti loro re 7e avresti inoltre stabilito profeti per far questa proclamazione a Gerusalemme: Vi è un re in Giuda! Or questi discorsi saranno riferiti al re. Vieni dunque e consultiamoci assieme". 8Ma io gli feci rispondere: "Le cose non stanno come tu dici, ma tu inventi!". 9Tutta quella gente infatti ci voleva impaurire e diceva: "Le loro mani desisteranno e il lavoro non si farà". Ora invece si sono irrobustite le mie mani! 10Io andai a casa di Semaia figlio di Delaia, figlio di Meetabèel, che si era rinchiuso là dentro; egli mi disse: "Troviamoci insieme nel tempio, dentro il santuario, e chiudiamo le porte del santuario, perché verranno ad ucciderti, di notte verranno ad ucciderti". 11Ma io risposi: "Un uomo come me può darsi alla fuga? Un uomo della mia condizione potrebbe entrare nel santuario per salvare la vita? No, io non entrerò". 12Compresi che non era mandato da Dio, ma aveva pronunziato quella profezia a mio danno, perché Tobia e Sanballàt l'avevano prezzolato. 13Era stato pagato per impaurirmi e indurmi ad agire in quel modo e a peccare, per farmi una cattiva fama ed espormi al disonore. 14Mio Dio, ricordati di Tobia e di Sanballàt, per queste loro opere; anche della profetessa Noadia e degli altri profeti che cercavano di spaventarmi! 15Le mura furono condotte a termine il venticinquesimo giorno di Elul, in cinquantadue giorni. 16Quando tutti i nostri nemici lo seppero, tutte le nazioni che stavano intorno a noi furono prese da timore e restarono molto sorprese alla vista e dovettero riconoscere che quest'opera si era compiuta per l'intervento del nostro Dio. 17In quei giorni i notabili di Giuda mandavano frequenti lettere a Tobia e da Tobia ne ricevevano; 18infatti molti in Giuda erano suoi alleati, perché egli era genero di Secania figlio di Arach e suo figlio Giovanni aveva sposato la figlia di Mesullàm figlio di Berechia. 19Anche in mia presenza parlavano bene di lui e gli riferivano le mie parole. Anche Tobia mandava lettere per intimorirmi. 7 1Quando le mura furono riedificate e io ebbi messo a posto le porte e i portinai, i cantori e i leviti furono stabiliti nei loro uffici, 2diedi il governo di Gerusalemme a Canàni mio fratello e ad Anania comandante della cittadella, perché era un uomo fedele e temeva Dio più di tanti altri. 3Ordinai loro: "Le porte di Gerusalemme non si aprano finché il sole non comincia a scaldare e si chiudano e si sbarrino le porte mentre i cittadini sono ancora in piedi; si stabiliscano delle guardie prese fra gli abitanti di Gerusalemme, ognuno al suo turno e ognuno davanti alla propria casa". 4La città era spaziosa e grande; ma dentro vi era poca gente e non si costruivano case. 5Il mio Dio mi ispirò di radunare i notabili, i magistrati e il popolo, per farne il censimento. Trovai il registro genealogico di quelli che erano tornati dall'esilio la prima volta e vi trovai scritto quanto segue: 6Questi sono gli abitanti della provincia che sono tornati dall'esilio: quelli che Nabucodònosor re di Babilonia aveva deportati e che erano tornati in Gerusalemme e in Giudea, ognuno nella sua città. 7Essi erano tornati con Zorobabele, Giosuè, Neemia, Azaria, Raamia, Nahamani, Mardocheo, Bilsan, Mispèret, Bigvai, Necum e Baana. Computo degli uomini del popolo d'Israele: 8Figli di Pareos: duemilacentosettantadue. 9Figli di Sefatia: trecentosettantadue. 10Figli di Arach: seicentocinquantadue. 11Figli di Paat-Moab, cioè i figli di Giosuè e di Ioab: duemilaottocentodiciotto. 12Figli di Elam: milleduecentocinquantaquattro. 13Figli di Zattu: ottocentoquarantacinque. 14Figli di Zaccai: settecentosessanta. 15Figli di Binnui: seicentoquarantotto. 16Figli di Bebai: seicentoventotto. 17Figli di Azgad: duemilatrecentoventidue. 18Figli di Adonikam: seicentosessantasette. 19Figli di Bigvai: duemilasessantasette. 20Figli di Adin: seicentocinquantacinque. 21Figli di Ater, cioè di Ezechia: novantotto. 22Figli di Casum: trecentoventotto. 23Figli di Bezai: trecentoventiquattro. 24Figli di Carif: centododici. 25Figli di Gàbaon: novantacinque. 26Uomini di Betlemme e di Netofa: centottantotto. 27Uomini di Anatòt: centoventotto. 28Uomini di Bet-Azmàvet: quarantadue. 29Uomini di Kiriat-Iearìm, di Chefira e di Beeròt: settecentoquarantatré. 30Uomini di Rama e di Gheba: seicentoventuno. 31Uomini di Micmas: centoventidue. 32Uomini di Betel e di Ai: centoventitré. 33Uomini di un altro Nebo: cinquantadue. 34Figli di un altro Elam: milleduecentocinquantaquattro. 35Figli di Carim: trecentoventi. 36Figli di Gèrico: trecentoquarantacinque. 37Figli di Lod, di Cadid e di Ono: settecentoventuno. 38Figli di Senaà: tremilanovecentotrenta. 39I sacerdoti: figli di Iedaia della casa di Giosuè: novecentosessantatré. 40Figli di Immer: millecinquantadue. 41Figli di Pascur: milleduecentoquarantasette. 42Figli di Carim: millediciassette. 43I leviti: figli di Giosuè, cioè di Kadmiel, di Binnui e di Odevà: settantaquattro. 44I cantori: figli di Asaf: centoquarantotto. 45I portieri: figli di Ater, figli di Talmon, figli di Akkub, figli di Catità, figli di Sobai: centotrentotto. 46Gli oblati: figli di Zica, figli di Casufa, figli di Tabbaot, 47figli di Keros, figli di Sia, figli di Padon, 48figli di Lebana, figli di Agabà, figli di Salmai, 49figli di Canan, figli di Ghiddel, figli di Gacar, 50figli di Reaia, figli di Rezin, figli di Nekoda, 51figli di Gazzam, figli di Uzza, figli di Pasèach, 52figli di Besai, figli dei Meunim, figli dei Nefisesim, 53figli di Bakbuk, figli di Cakufa. figli di Carcur, 54figli di Baslit, figli di Mechida, figli di Carsa, 55figli di Barkos, figli di Sisara, figli di Temach, 56figli di Neziach, figli di Catifa. 57Discendenti dei servi di Salomone: figli di Sotai, figli di Sofèret, figli di Perida, 58figli di Iaala, figli di Darkon, figli di Ghiddel, 59figli di Sefatia, figli di Cattil, figli di Pochéret-Azzebàim, figli di Amòn. 60Totale degli oblati e dei discendenti dei servi di Salomone: trecentonovantadue. 61Ecco quelli che tornarono da Tel-Melach, da Tel-Carsa, da Cherub-Addòn e da Immer e che non avevano potuto stabilire il loro casato per dimostrare che erano della stirpe di Israele: 62figli di Delaia, figli di Tobia, figli di Nekoda: seicentoquarantadue. 63Tra i sacerdoti: figli di Cobaia, figli di Akkos, figli di Barzillài, il quale aveva sposato una delle figlie di Barzillài il Galaadita e fu chiamato con il loro nome. 64Questi cercarono il loro registro genealogico, ma non lo trovarono e furono quindi esclusi dal sacerdozio; 65il governatore ordinò loro di non mangiare cose santissime finché non si presentasse un sacerdote con Urim e Tummim. 66La comunità nel suo totale era di quarantaduemilatrecentosessanta persone, 67oltre ai loro schiavi e alle loro schiave in numero di settemilatrecentotrentasette. Avevano anche duecentoquarantacinque cantori e cantanti. 68Avevano settecentotrentasei cavalli, duecentoquarantacinque muli, 69quattrocentotrentacinque cammelli, seimilasettecentoventi asini. 70Alcuni dei capifamiglia offrirono doni per la fabbrica. Il governatore diede al tesoro mille dracme d'oro, cinquanta coppe, cinquecentotrenta vesti sacerdotali. 71Alcuni capifamiglia diedero al tesoro della fabbrica ventimila dracme d'oro e duemiladuecento mine d'argento. 72Il resto del popolo diede ventimila dracme d'oro, duemila mine d'argento e sessantanove vesti sacerdotali. 73aI sacerdoti, i leviti, i portieri, i cantori, alcuni del popolo, gli oblati e tutti gli Israeliti si stabilirono nelle loro città. 73bCome giunse il settimo mese, gli Israeliti erano nelle loro città. 8 1Allora tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza davanti alla porta delle Acque e disse ad Esdra lo scriba di portare il libro della legge di Mosè che il Signore aveva dato a Israele. 2Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. 3Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci di intendere; tutto il popolo porgeva l'orecchio a sentire il libro della legge. 4Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l'occorrenza e accanto a lui stavano, a destra Mattitia, Sema, Anaia, Uria, Chelkia e Maaseia; a sinistra Pedaia, Misael, Malchia, Casum, Casbaddàna, Zaccaria e Mesullàm. 5Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutto il popolo; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. 6Esdra benedisse il Signore Dio grande e tutto il popolo rispose: "Amen, amen", alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore. 7Giosuè, Bani, Serebia, Iamin, Akkub, Sabbetài, Odia, Maaseia, Kelita, Azaria, Iozabàd, Canàn, Pelaia, leviti, spiegavano la legge al popolo e il popolo stava in piedi al suo posto. 8Essi leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura. 9Neemia, che era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: "Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete!". Perché tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. 10Poi Neemia disse loro: "Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza". 11I leviti calmavano tutto il popolo dicendo: "Tacete, perché questo giorno è santo; non vi rattristate!". 12Tutto il popolo andò a mangiare, a bere, a mandare porzioni ai poveri e a far festa, perché avevano compreso le parole che erano state loro proclamate. 13Il secondo giorno i capifamiglia di tutto il popolo, i sacerdoti e i leviti si radunarono presso Esdra lo scriba per esaminare le parole della legge. 14Trovarono scritto nella legge data dal Signore per mezzo di Mosè, che gli Israeliti dovevano dimorare in capanne durante la festa del settimo mese. 15Allora fecero sapere la cosa e pubblicarono questo bando in tutte le loro città e in Gerusalemme: "Andate al monte e portatene rami di ulivo, rami di olivastro, rami di mirto, rami di palma e rami di alberi ombrosi, per fare capanne, come sta scritto". 16Allora il popolo andò fuori, portò i rami e si fece ciascuno la sua capanna sul tetto della propria casa, nei loro cortili, nei cortili della casa di Dio, sulla piazza della porta delle Acque e sulla piazza della porta di Èfraim. 17Così tutta la comunità di coloro che erano tornati dalla deportazione si fece capanne e dimorò nelle capanne. Dal tempo di Giosuè figlio di Nun fino a quel giorno, gli Israeliti non avevano più fatto nulla di simile. Vi fu gioia molto grande. 18Esdra fece la lettura del libro della legge di Dio ogni giorno, dal primo all'ultimo; la festa si celebrò durante sette giorni e l'ottavo vi fu una solenne assemblea secondo il rito. 9 1Il ventiquattro dello stesso mese, gli Israeliti si radunarono per un digiuno, vestiti di sacco e coperti di polvere. 2Quelli che appartenevano alla stirpe d'Israele si separarono da tutti gli stranieri, si presentarono dinanzi a Dio e confessarono i loro peccati e le iniquità dei loro padri. 3Poi si alzarono in piedi nel posto dove si trovavano e fu fatta la lettura del libro della legge del Signore loro Dio, per un quarto della giornata; per un altro quarto essi fecero la confessione dei peccati e si prostrarono davanti al Signore loro Dio. 4Giosuè, Bani, Kadmiel, Sebania, Bunni, Serebia, Bani e Kenani si alzarono sulla pedana dei leviti e invocarono a gran voce il Signore loro Dio. 5I leviti Giosuè, Kadmiel, Bani, Casabnia, Serebia, Odia, Sebania e Petachia dissero: "Alzatevi e benedite il Signore vostro Dio ora e sempre! Si benedica il tuo nome glorioso che è esaltato al di sopra di ogni benedizione e di ogni lode! 6Tu, tu solo sei il Signore, tu hai fatto i cieli, i cieli dei cieli e tutte le loro schiere, la terra e quanto sta su di essa, i mari e quanto è in essi; tu fai vivere tutte queste cose e l'esercito dei cieli ti adora. 7Tu sei il Signore, il Dio che hai scelto Abram, lo hai fatto uscire da Ur dei Caldei e lo hai chiamato Abramo. 8Tu hai trovato il suo cuore fedele davanti a te e hai stabilito con lui un'alleanza, promettendogli di dare alla sua discendenza il paese dei Cananei, degli Hittiti, degli Amorrei, dei Perizziti, dei Gebusei e dei Gergesei; tu hai mantenuto la tua parola, perché sei giusto. 9Tu hai visto l'afflizione dei nostri padri in Egitto e hai ascoltato il loro grido presso il Mare Rosso; 10hai operato segni e prodigi contro il faraone, contro tutti i suoi servi, contro tutto il popolo del suo paese, perché sapevi che essi avevano trattato i nostri padri con durezza; ti sei fatto un nome fino ad oggi. 11Hai aperto il mare davanti a loro, ed essi sono passati in mezzo al mare sull'asciutto; quelli che li inseguivano tu li hai precipitati nell'abisso, come una pietra in fondo alle acque impetuose. 12Li hai guidati di giorno con una colonna di nube e di notte con una colonna di fuoco, per rischiarare loro la strada su cui camminare. 13Sei sceso sul monte Sinai e hai parlato con loro dal cielo e hai dato loro decreti giusti e leggi di verità, buoni statuti e buoni comandi; 14hai fatto loro conoscere il tuo santo sabato e hai dato loro comandi, decreti e una legge per mezzo di Mosè tuo servo. 15Hai dato loro pane del cielo quando erano affamati e hai fatto scaturire acqua dalla rupe quando erano assetati e hai comandato loro che andassero a prendere in possesso il paese che avevi giurato di dare loro. 16Ma essi, i nostri padri, si sono comportati con superbia, hanno indurito la loro cervice e non hanno obbedito ai tuoi comandi; 17si sono rifiutati di obbedire e non si sono ricordati dei miracoli che tu avevi operato in loro favore; hanno indurito la loro cervice e nella loro ribellione si sono dati un capo per tornare alla loro schiavitù. Ma tu sei un Dio pronto a perdonare, pietoso e misericordioso, lento all'ira e di grande benevolenza e non li hai abbandonati. 18Anche quando si sono fatti un vitello di metallo fuso e hanno detto: Ecco il tuo Dio che ti ha fatto uscire dall'Egitto! e ti hanno insultato gravemente, 19tu nella tua misericordia non li hai abbandonati nel deserto: la colonna di nube che stava su di loro non ha cessato di guidarli durante il giorno per il loro cammino e la colonna di fuoco non ha cessato di rischiarar loro la strada su cui camminavano di notte. 20Hai concesso loro il tuo spirito buono per istruirli e non hai rifiutato la tua manna alle loro bocche e hai dato loro l'acqua quando erano assetati. 21Per quarant'anni li hai nutriti nel deserto e non è mancato loro nulla; le loro vesti non si sono logorate e i loro piedi non si sono gonfiati. 22Poi hai dato loro regni e popoli e li hai spartiti fra di loro come un sovrappiù; essi hanno posseduto il paese di Sicon, cioè il paese del re di Chesbòn e il paese di Og re di Basan. 23Hai moltiplicato i loro figli come le stelle del cielo e li hai introdotti nel paese in cui avevi promesso ai loro padri di farli entrare per possederlo. 24I loro figli vi sono entrati e hanno preso in possesso il paese; tu hai umiliato dinanzi a loro i Cananei che abitavano il paese e li hai messi nelle loro mani con i loro re e con i popoli del paese, perché ne disponessero a loro piacere. 25Essi si sono impadroniti di fortezze, di una terra grassa, e hanno posseduto case piene d'ogni bene, cisterne scavate, vigne, oliveti, alberi da frutto in abbondanza; hanno mangiato e si sono saziati e si sono ingrassati e hanno vissuto in delizie per la tua grande bontà. 26Ma poi sono stati disobbedienti, si sono ribellati contro di te, si sono gettati la tua legge dietro le spalle, hanno ucciso i tuoi profeti che li scongiuravano di tornare a te, e ti hanno offeso gravemente. 27Perciò tu li hai messi nelle mani dei loro nemici, che li hanno oppressi. Ma al tempo della loro angoscia essi hanno gridato a te e tu li hai ascoltati dal cielo e, nella tua grande misericordia, tu hai dato loro liberatori, che li hanno strappati dalle mani dei loro nemici. 28Ma quando avevano pace, ritornavano a fare il male dinanzi a te, perciò tu li abbandonavi nelle mani dei loro nemici, che li opprimevano; poi quando ricominciavano a gridare a te, tu li esaudivi dal cielo; così nella tua misericordia più volte li hai salvati. 29Tu li ammonivi per farli tornare alla tua legge; ma essi si mostravano superbi e non obbedivano ai tuoi comandi; peccavano contro i tuoi decreti, che fanno vivere chi li mette in pratica; la loro spalla rifiutava il giogo, indurivano la loro cervice e non obbedivano. 30Hai pazientato con loro molti anni e li hai scongiurati per mezzo del tuo spirito e per bocca dei tuoi profeti; ma essi non hanno voluto prestare orecchio. Allora li hai messi nelle mani dei popoli dei paesi stranieri. 31Però nella tua molteplice compassione, tu non li hai sterminati del tutto e non li hai abbandonati perché sei un Dio clemente e misericordioso. 32Ora, Dio nostro, Dio grande, potente e tremendo, che mantieni l'alleanza e la misericordia, non sembri poca cosa ai tuoi occhi tutta la sventura che è piombata su di noi, sui nostri re, sui nostri capi, sui nostri sacerdoti, sui nostri profeti, sui nostri padri, su tutto il tuo popolo, dal tempo dei re d'Assiria fino ad oggi. 33Tu sei stato giusto in tutto quello che ci è avvenuto, poiché tu hai agito fedelmente, mentre noi ci siamo comportati con empietà. 34I nostri re, i nostri capi, i nostri sacerdoti, i nostri padri non hanno messo in pratica la tua legge e non hanno obbedito né ai comandi né agli ammonimenti con i quali tu li scongiuravi. 35Essi mentre godevano del loro regno, del grande benessere che tu largivi loro e del paese vasto e fertile che tu avevi messo a loro disposizione, non ti hanno servito e non hanno abbandonato le loro azioni malvage. 36Oggi eccoci schiavi nel paese che tu hai concesso ai nostri padri perché ne mangiassero i frutti e ne godessero i beni. I suoi prodotti abbondanti sono dei re ai quali tu ci hai sottoposti a causa dei nostri peccati e che sono padroni dei nostri corpi e del nostro bestiame a loro piacere, e noi siamo in grande angoscia". 10 1"A causa di tutto questo noi vogliamo sancire un impegno stabile e lo mettiamo in iscritto. Sul documento sigillato vi siano le firme dei nostri capi, dei nostri leviti e dei nostri sacerdoti". 2Sul documento sigillato firmarono Neemia il governatore, figlio di Akalià, e Sedecìa, 3Seraia, Azaria, Geremia, 4Pascur, Amaria, Malchia, 5Cattus, Sebania, Malluch, 6Carim, Meremòt, Abdia, 7Daniele, Ghinneton, Baruch, 8Mesullàm, Abia, Miamin, 9Maazia, Bilgai, Semaia; questi sono i sacerdoti. 10Leviti: Giosuè, figlio di Azania, Binnui dei figli di Chenadàd, Kadmiel, 11e i loro fratelli Sebania, Odia, Kelita, Pelaia, Canàn, 12Mica, Recob, Casaoià, 13Zaccur, Serebia, Sebania, 14Odia, Bani, Beninu. 15Capi del popolo: Pareos, Pacat-Moab, Elam, Zattu, Bani, 16Bunni, Azgad, Bebai, 17Adonia, Bigvai, Adin, 18Ater, Ezechia, Azzur, 19Odia, Casum, Bezai, 20Carif, Anatòt, Nebai, 21Magpias, Mesullàm, Chezìr, 22Mesezabeèl, Zadòk, Iaddua, 23Pelatia, Canan, Anaia, 24Osea, Anania, Cassùb, 25Alloches, Pilca, Sobek, 26Recum, Casabna, Maaseia, 27Achia, Canàn, Anan, 28Malluch, Carim, Baana. 29Il resto del popolo, i sacerdoti, i leviti, i portieri, i cantori, gli oblati e quanti si erano preparati dai popoli dei paesi stranieri per aderire alla legge di Dio, le loro mogli, i loro figli e le loro figlie, quanti avevano conoscenza e intelligenza, 30si unirono ai loro fratelli più ragguardevoli e si impegnarono con giuramento a camminare nella legge di Dio, data per mezzo di Mosè, servo di Dio, ad osservare e mettere in pratica tutti i comandi del Signore, Dio nostro, le sue decisioni e le sue leggi. 31E in particolare: a non dare le nostre figlie agli abitanti del paese e a non prendere le loro figlie per i nostri figli; 32a non comprar nulla in giorno di sabato o in altro giorno sacro dai popoli che portassero a vendere in giorno di sabato qualunque genere di merci o di derrate; a lasciare in riposo la terra ogni settimo anno e a rinunziare a ogni credito. 33Ci siamo anche imposto per legge di dare ogni anno il terzo di un siclo per il servizio della casa del nostro Dio: 34per i pani dell'offerta, per il sacrificio continuo, per l'olocausto perenne, per i sacrifici dei sabati, dei noviluni, delle feste, per le offerte sacre, per i sacrifici espiatori in favore di Israele e per ogni lavoro della casa del nostro Dio. 35Tirando a sorte, noi sacerdoti, leviti e popolo abbiamo deciso circa l'offerta della legna da portare alla casa del nostro Dio, secondo i nostri casati paterni, a tempi fissi, anno per anno, perché sia bruciata sull'altare del Signore nostro Dio, come sta scritto nella legge. 36Ci siamo impegnati a portare ogni anno nel tempio le primizie del nostro suolo e le primizie di ogni frutto di qualunque pianta, 37come anche i primogeniti dei nostri figli e del nostro bestiame, secondo quanto sta scritto nella legge, e i primi parti del nostro bestiame grosso e minuto, per presentarli nella casa del nostro Dio ai sacerdoti che prestano servizio nella casa del nostro Dio. 38Ci siamo anche impegnati a portare ai sacerdoti nelle stanze della casa del nostro Dio le primizie della nostra pasta, le nostre offerte prelevate, cioè le primizie dei frutti di qualunque albero, del vino e dell'olio, e a dare la decima delle rendite del nostro suolo ai leviti. I leviti stessi preleveranno queste decime in tutti i luoghi da noi coltivati. 39Un sacerdote, figlio di Aronne, sarà con i leviti quando preleveranno le decime; i leviti porteranno un decimo della decima alla casa del nostro Dio nelle stanze del tesoro; 40perché in quelle stanze i figli d'Israele e i figli di Levi devono portare l'offerta prelevata sul frumento, sul vino e sull'olio; in quel luogo stanno gli arredi del santuario, i sacerdoti che prestano il servizio, i portieri e i cantori. Ci siamo impegnati così a non trascurare la casa del nostro Dio. 11 1I capi del popolo si sono stabiliti a Gerusalemme; il resto del popolo ha tirato a sorte per far venire uno su dieci a popolare Gerusalemme, la città santa; gli altri nove potevano rimanere nelle altre città. 2Il popolo benedisse quanti si erano offerti spontaneamente per abitare in Gerusalemme. 3Ecco i capi della provincia che si sono stabiliti a Gerusalemme, mentre nelle città di Giuda ognuno si è stabilito nella sua proprietà, nella sua città: Israeliti, sacerdoti, leviti, oblati e i discendenti dei servi di Salomone. 4A Gerusalemme si sono stabiliti i figli di Giuda e i figli di Beniamino. Dei figli di Giuda: Ataia, figlio di Uzzia, figlio di Zaccaria, figlio di Amaria, figlio di Sefatia, figlio di Macalalèel, dei figli di Perez: 5Maaseia figlio di Baruch, figlio di Col-Coze, figlio di Cazaia, figlio di Adaia, figlio di Ioiarib, figlio di Zaccaria, figlio della famiglia Selanita. 6Totale dei figli di Perez che si sono stabiliti a Gerusalemme: quattrocentosessantotto uomini valorosi. 7Questi sono i figli di Beniamino: Sallu figlio di Mesullàm, figlio di Ioed, figlio di Pedaia, figlio di Kolaia, figlio di Maaseia, figlio di Itiel, figlio di Isaia; 8dopo di lui, Gabbai, Sallai: in tutto, novecentoventotto. 9Gioele figlio di Zicrì; era loro capo e Giuda figlio di Assenùa era il secondo capo della città. 10Dei sacerdoti: Iedaia, Ioiarìb, Iachin, 11Seraia figlio di Chelkia, figlio di Mesullàm, figlio di Zadòk, figlio di Meraiòt, figlio di Achitùb, capo del tempio, 12e i loro fratelli addetti al lavoro del tempio, in numero di ottocentoventidue; Adaia figlio di Ierocam, figlio di Pelalia, figlio di Amsi, figlio di Zaccaria, figlio di Pascur, figlio di Malchia, 13e i suoi fratelli, capi delle casate, in numero di duecentoquarantadue; Amasai figlio di Azareèl, figlio di Aczai, figlio di Mesillemòt, figlio di Immer, 14e i loro fratelli uomini valorosi, in numero di centoventotto; Zabdiel figlio di Ghedolìm era loro capo. 15Dei leviti: Semaia figlio di Cassùb, figlio di Azrikam, figlio di Casabià, figlio di Bunni; 16Sabbetài e Iozabàd, preposti al servizio esterno del tempio, fra i capi dei leviti; 17Mattania figlio di Mica, figlio di Zabdi, figlio di Asaf, il capo della salmodia, che intonava le lodi durante la preghiera; Bakbukia che gli veniva secondo tra i suoi fratelli; Abda figlio di Sammua, figlio di Galal, figlio di Ieditun. 18Totale dei leviti nella città santa: duecentottantaquattro. 19I portieri: Akkub, Talmon e i loro fratelli, custodi delle porte: centosettantadue. 20Il resto d'Israele, dei sacerdoti e dei leviti si è stabilito in tutte le città di Giuda, ognuno nella sua proprietà. 21Gli oblati si sono stabiliti sull'Ofel e Zica e Ghispa erano a capo degli oblati. 22Il capo dei leviti a Gerusalemme era Uzzi figlio di Bani, figlio di Casabià, figlio di Mattania, figlio di Mica, dei figli di Asaf, che erano i cantori addetti al servizio del tempio; 23poiché vi era un ordine del re che riguardava i cantori e vi era una provvista assicurata loro ogni giorno. 24Petachia figlio di Mesezabeel, dei figli di Zerach, figlio di Giuda, suppliva il re per tutti gli affari del popolo. 25Quanto ai villaggi con le loro campagne, alcuni figli di Giuda si sono stabiliti in Kiriat-Arba e nei villaggi dipendenti, in Dibon e nei suoi villaggi, in Iekabseèl e nei suoi villaggi, 26in Iesuà, in Molada, in Bet-Pelet, 27in Cazar-Sual, in Bersabea e nei suoi villaggi, 28in Ziklàg, in Mecona e nei suoi villaggi, 29in En-Rimmòn, in Zorea, in Iarmut, 30in Zanoach, in Adullam e nei suoi villaggi, in Lachis e nei suoi villaggi, in Azeka e nei suoi villaggi. Si sono stabiliti da Bersabea fino alla valle di Hinnòm. 31I figli di Beniamino si sono stabiliti a Gheba, Micmas, Ai, Betel e nei luoghi che ne dipendevano; 32ad Anatòt, Nob, Anania, 33a Cazòr, Rama, Ghittàim, 34Cadid, Zeboim, Neballat, 35e Lod e Ono, nella valle degli Artigiani. 36Dei leviti parte si è stabilita con Giuda, parte con Beniamino. 12 1Questi sono i sacerdoti e i leviti che sono tornati con Zorobabèle figlio di Sealtiel, e con Giosuè: Seraia, Geremia, Esdra, 2Amaria, Malluch, Cattus, 3Secania, Recum, Meremòt, 4Iddo, Ghinneton, Abia, 5Miamin, Maadia, Bilga, 6Semaia, Ioiarìb, Iedaia, 7Sallu, Amok, Chelkia, Iedaia. Questi erano i capi dei sacerdoti e dei loro fratelli al tempo di Giosuè. 8Leviti: Giosuè, Binnui, Kadmiel, Serebia, Giuda, Mattania, che con i suoi fratelli era preposto al canto degli inni di lode. 9Bakbukia e Unni, loro fratelli, stavano di fronte a loro secondo i loro turni di servizio. 10Giosuè generò Ioiachìm; Ioiachìm generò Eliasìb; Eliasìb generò Ioiadà; 11Ioiadà generò Giònata; Giònata generò Iaddua. 12Al tempo di Ioiachìm i sacerdoti che erano i capi delle casate sacerdotali erano i seguenti: del casato di Seraia, Meraia; di quello di Geremia, Anania; 13di quello di Esdra, Mesullàm; di quello di Amaria, Giovanni; 14di quello di Malluk, Giònata; di quello di Sebania, Giuseppe; 15di quello di Carim, Adna; di quello di Meraiòt, Chelkài; 16di quello di Iddo, Zaccaria; di quello di Ghinneton, Mesullàm; 17di quello di Abia, Zicrì; di quello di Miniamìn…; di quello di Moadia, Piltai; 18di quello di Bilga, Sammua; di quello di Semaia, Giònata; 19di quello di Ioiarìb, Mattenai; di quello di Iedaia, Uzzi; 20di quello di Sallu, Kallài; di quello di Amok, Eber; 21di quello di Chelkia, Casabià; di quello di Iedaia, Netaneèl. 22I leviti furono registrati, quanto ai capi casato, al tempo di Eliasìb, di Ioiadà, di Giovanni e di Iaddua; e i sacerdoti sotto il regno di Dario, il Persiano. 23I capi dei casati levitici sono registrati nel libro delle Cronache fino al tempo di Giovanni, figlio di Eliasìb. 24I capi dei leviti Casabià, Serebia, Giosuè, figlio di Kadmiel, insieme con i loro fratelli, che stavano di fronte a loro, dovevano cantare inni e lodi a turni alternati, secondo l'ordine di Davide, uomo di Dio. 25Mattania, Bakbukia, Abdia, Mesullàm, Talmon, Akkub erano portieri e facevano la guardia ai magazzini delle porte. 26Questi vivevano al tempo di Ioiachìm figlio di Giosuè, figlio di Iozadàk e al tempo di Neemia il governatore e di Esdra sacerdote e scriba. 27Per la dedicazione delle mura di Gerusalemme si mandarono a cercare i leviti da tutti i luoghi dove si trovavano, per farli venire a Gerusalemme, perché la dedicazione si celebrasse con gioia, con inni e cantici e suono di cembali, saltéri e cetre. 28Gli appartenenti al corpo dei cantori si radunarono dal distretto intorno a Gerusalemme, dai villaggi dei Netofatiti, 29da Bet-Gàlgala e dal territorio di Gheba e d'Azmàvet; poiché i cantori si erano edificati villaggi nei dintorni di Gerusalemme. 30I sacerdoti e i leviti si purificarono e purificarono il popolo, le porte e le mura. 31Allora io feci salire sulle mura i capi di Giuda e formai due grandi cori. Il primo s'incamminò dal lato destro, sulle mura, verso la porta del Letame; 32dietro questo coro camminavano Osea, metà dei capi di Giuda, 33Azaria, Esdra, Mesullàm, 34Giuda, Beniamino, Semaia, Geremia, 35appartenenti al coro dei sacerdoti con le trombe; Zaccaria figlio di Giònata, figlio di Semaia, figlio di Mattania, figlio di Michea, figlio di Zaccur, figlio di Asaf, 36e i suoi fratelli Semaia, Azareèl, Milalài, Ghilalài, Maài, Netaneèl, Giuda, Canàni, con gli strumenti musicali di Davide, uomo di Dio; Esdra lo scriba camminava alla loro testa. 37Giunti alla porta della Fonte, salirono davanti a loro per la scalinata della città di Davide sulle mura in salita, oltre la casa di Davide, fino alla porta delle Acque, a oriente. 38Il secondo coro si incamminò a sinistra e io lo seguivo, con l'altra metà del popolo, sopra le mura. Passando oltre la torre dei Forni, esso andò fino al muro Largo, 39poi oltre la porta di Èfraim, la porta Vecchia, la porta dei Pesci, la torre di Cananeèl, la torre di Mea, giunse fino alla porta delle Pecore; il coro si fermò alla porta della Prigione. 40I due cori si fermarono nella casa di Dio; così feci io, con la metà dei magistrati che si trovavano con me, 41e i sacerdoti Eliakìm, Maaseia, Miniamin, Michea, Elioenai, Zaccaria, Anania con le trombe 42e Maaseia, Semaia, Eleàzaro, Uzzi, Giovanni, Malchia, Elam, Ezer. I cantori facevano sentire la voce e Izrachia ne era il direttore. 43In quel giorno il popolo offrì numerosi sacrifici e si allietò, perché Dio gli aveva concesso una grande gioia. Anche le donne e i fanciulli si rallegrarono e la gioia di Gerusalemme si sentiva di lontano. 44In quel tempo, alcuni uomini furono preposti alle stanze che servivano da magazzini delle offerte, delle primizie, delle decime, perché vi raccogliessero dalle campagne dipendenti dalla città le parti assegnate dalla legge ai sacerdoti e ai leviti; perché i Giudei gioivano vedendo i sacerdoti e i leviti ai loro posti. 45Questi osservavano ciò che si riferiva al servizio del loro Dio e alle purificazioni; come facevano, dal canto loro, i cantori e i portieri, secondo l'ordine di Davide e di Salomone suo figlio. 46Poiché già anticamente, al tempo di Davide e di Asaf, vi erano capi cantori e venivano innalzati canti di lode e di ringraziamento a Dio. 47Tutto Israele, al tempo di Zorobabele e di Neemia, dava ogni giorno le porzioni assegnate ai cantori e ai portieri; dava ai leviti le cose consacrate e i leviti davano ai figli di Aronne le cose consacrate che loro spettavano. 13 1In quel tempo si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè e vi si trovò scritto che l'Ammonita e il Moabita non dovevano mai entrare nella comunità di Dio, 2perché non erano venuti incontro agli Israeliti con il pane e l'acqua e perché avevano prezzolato contro di loro Balaam per maledirli, sebbene il nostro Dio avesse mutato la maledizione in benedizione. 3Quando ebbero udito la legge, separarono da Israele tutto l'elemento straniero che vi si trovava mescolato. 4Prima di questo il sacerdote Eliasìb, che era preposto alle stanze della casa del nostro Dio ed era parente di Tobia, 5aveva messo a disposizione di quest'ultimo una camera grande dove, prima di allora, si riponevano le offerte, l'incenso, gli arredi, la decima del grano, del vino e dell'olio, quanto spettava per legge ai leviti, ai cantori, ai portieri, e la parte che se ne prelevava per i sacerdoti. 6Quando si faceva tutto questo, io non ero a Gerusalemme, perché nell'anno trentaduesimo di Artaserse re di Babilonia ero tornato presso il re; ma dopo qualche tempo, ottenuta una licenza dal re, 7tornai a Gerusalemme e mi accorsi del male che Eliasìb aveva fatto in favore di Tobia, mettendo a sua disposizione una stanza nei cortili del tempio. 8La cosa mi dispiacque molto e feci gettare fuori dalla stanza tutte le masserizie appartenenti a Tobia; 9poi ordinai che si purificassero quelle camere e vi feci ricollocare gli arredi del tempio, le offerte e l'incenso. 10Seppi anche che le porzioni dovute ai leviti non erano state date e che i leviti e i cantori, incaricati del servizio, erano fuggiti ognuno al suo paese. 11Allora rimproverai i magistrati e dissi loro: "Perché la casa di Dio è stata abbandonata?". Poi radunai i leviti e i cantori e li ristabilii nei loro uffici. 12Allora tutto Giuda portò ai magazzini le decime del frumento, del vino e dell'olio; 13affidai la sorveglianza dei magazzini al sacerdote Selemia, allo scriba Zadòk, e a Pedaia, uno dei leviti; ai quali aggiunsi Canan figlio di Zaccur, figlio di Mattania, perché erano reputati uomini fedeli. Il loro ufficio era di fare le ripartizioni tra i loro fratelli. 14Ricordati per questo di me, Dio mio, e non cancellare le opere di pietà che ho fatte per la casa del mio Dio e per il suo servizio! 15In quei giorni osservai in Giuda alcuni che pigiavano nei tini in giorno di sabato, altri che trasportavano i covoni e li caricavano sugli asini, e anche vino, uva, fichi e ogni sorta di carichi, che introducevano a Gerusalemme in giorno di sabato; io protestai a causa del giorno in cui vendevano le derrate. 16C'erano anche alcuni di Tiro stabiliti a Gerusalemme che importavano pesce e ogni sorta di merci e le vendevano ai figli di Giuda in giorno di sabato e in Gerusalemme. 17Allora io rimproverai i notabili di Giuda e dissi loro: "Che cosa è mai questo male che fate, profanando il giorno di sabato? 18I nostri padri non hanno fatto così? Il nostro Dio per questo ha fatto cadere su noi e su questa città tutti questi mali. Voi accrescete l'ira accesa contro Israele, profanando il sabato!". 19Non appena le porte di Gerusalemme cominciarono a essere nell'ombra della sera, prima del sabato, io ordinai che le porte fossero chiuse e che non si riaprissero fino dopo il sabato; collocai alcuni miei servi alle porte, perché nessun carico entrasse in città durante il sabato. 20Così i mercanti e i venditori di ogni merce una o due volte passarono la notte fuori di Gerusalemme. 21Allora io protestai contro di loro e dissi: "Perché passate la notte davanti alle mura? Se lo farete un'altra volta, vi farò arrestare". Da quel momento non vennero più in giorno di sabato. 22Ordinai ai leviti che si purificassero e venissero a custodire le porte per santificare il giorno del sabato. Anche per questo ricordati di me, mio Dio, e abbi pietà di me secondo la tua grande misericordia! 23In quei giorni vidi anche che alcuni Giudei si erano ammogliati con donne di Asdòd, di Ammòn e di Moab; 24la metà dei loro figli parlava l'asdodeo, conosceva soltanto la lingua di questo o quest'altro popolo, non sapeva parlare giudaico. 25Io li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro i capelli e li feci giurare nel nome di Dio che non avrebbero dato le loro figlie ai figli di costoro e non avrebbero preso come mogli le figlie di quelli per i loro figli né per se stessi. 26Dissi: "Salomone, re d'Israele, non ha forse peccato appunto in questo? Certo fra le molte nazioni non ci fu un re simile a lui; era amato dal suo Dio e Dio l'aveva fatto re di tutto Israele; eppure le donne straniere fecero peccare anche lui. 27Si dovrà dunque dire di voi che commettete questo grande male, che siete infedeli al nostro Dio, prendendo mogli straniere?". 28Uno dei figli di Ioiadà figlio di Eliasìb, il sommo sacerdote, era genero di Sanballàt il Coronita; io lo cacciai via da me. 29Ricordati di loro, mio Dio, poiché hanno profanato il sacerdozio e l'alleanza dei sacerdoti e dei leviti. 30Così li purificai da ogni consuetudine straniera e ristabilii i servizi dei sacerdoti e dei leviti, assegnando a ciascuno il suo lavoro. 31Diedi anche disposizioni circa l'offerta della legna ai tempi stabiliti, e circa le primizie. 32Ricordati di me, mio Dio, per il mio bene! Tobia 1 1Libro della storia di Tobi, figlio di Tòbiel, figlio di Anàniel, figlio di Àduel, figlio di Gàbael, della discendenza di Àsiel, della tribù di Nèftali. 2Al tempo di Salmanàssar, re degli Assiri, egli fu condotto prigioniero da Tisbe, che sta a sud di Kades di Nèftali, nell'alta Galilea, sopra Casor, verso occidente, a nord di Sefet. 3Io, Tobi, passavo i giorni della mia vita seguendo le vie della verità e della giustizia. Ai miei fratelli e ai miei compatrioti, che erano stati condotti con me in prigionia a Ninive, nel paese degli Assiri, facevo molte elemosine. 4Mi trovavo ancora al mio paese, la terra d'Israele, ed ero ancora giovane, quando la tribù del mio antenato Nèftali abbandonò la casa di Davide e si staccò da Gerusalemme, la sola città fra tutte le tribù d'Israele scelta per i sacrifici. In essa era stato edificato il tempio, dove abita Dio, ed era stato consacrato per tutte le generazioni future. 5Tutti i miei fratelli e quelli della tribù del mio antenato Nèftali facevano sacrifici sui monti della Galilea al vitello che Geroboàmo re d'Israele aveva fabbricato in Dan. 6Io ero il solo che spesso mi recavo a Gerusalemme nelle feste, per obbedienza ad una legge perenne prescritta a tutto Israele. Correvo a Gerusalemme con le primizie dei frutti e degli animali, con le decime del bestiame e con la prima lana che tosavo alle mie pecore. 7Consegnavo tutto ai sacerdoti, figli di Aronne, per l'altare. Davo anche ai leviti che allora erano in funzione a Gerusalemme le decime del grano, del vino, dell'olio, delle melagrane, dei fichi e degli altri frutti. Per sei anni consecutivi convertivo in danaro la seconda decima e la spendevo ogni anno a Gerusalemme. 8La terza decima poi era per gli orfani, le vedove e i forestieri che si trovavano con gli Israeliti. La portavo loro ogni tre anni e la si consumava insieme, come vuole la legge di Mosè e secondo le raccomandazioni di Debora moglie di Anàniel, la madre di nostro padre, poiché mio padre, morendo, mi aveva lasciato orfano. 9Quando divenni adulto, sposai Anna, una donna della mia parentela, e da essa ebbi un figlio che chiamai Tobia. 10Dopo la deportazione in Assiria, quando fui condotto prigioniero e arrivai a Ninive, tutti i miei fratelli e quelli della mia gente mangiavano i cibi dei pagani; 11ma io mi guardai bene dal farlo. 12Poiché restai fedele a Dio con tutto il cuore, 13l'Altissimo mi fece trovare il favore di Salmanàssar, del quale presi a trattare gli affari. 14Venni così nella Media, dove, finché egli visse, conclusi affari per conto suo. Fu allora che a Rage di Media, presso Gabael, un mio parente figlio di Gabri, depositai in sacchetti la somma di dieci talenti d'argento. 15Quando Salmanàssar morì, gli successe il figlio Sennàcherib. Allora le strade della Media divennero impraticabili e non potei più tornarvi. 16Al tempo di Salmanàssar facevo spesso l'elemosina a quelli della mia gente; 17donavo il pane agli affamati, gli abiti agli ignudi e, se vedevo qualcuno dei miei connazionali morto e gettato dietro le mura di Ninive, io lo seppellivo. 18Seppellii anche quelli che aveva uccisi Sennàcherib, quando tornò fuggendo dalla Giudea, al tempo del castigo mandato dal re del cielo sui bestemmiatori. Nella sua collera egli ne uccise molti; io sottraevo i loro corpi per la sepoltura e Sennàcherib invano li cercava. 19Ma un cittadino di Ninive andò ad informare il re che io li seppellivo di nascosto. Quando seppi che il re conosceva il fatto e che mi si cercava per essere messo a morte, colto da paura, mi diedi alla fuga. 20I miei beni furono confiscati e passarono tutti al tesoro del re. Mi restò solo la moglie Anna con il figlio Tobia. 21Neanche quaranta giorni dopo, il re fu ucciso da due suoi figli, i quali poi fuggirono sui monti dell'Ararat. Gli successe allora il figlio Assarhaddon. Egli nominò Achikar, figlio di mio fratello Ànael, incaricato della contabilità del regno ed ebbe la direzione generale degli affari. 22Allora Achikar prese a cuore la mia causa e potei così ritornare a Ninive. Al tempo di Sennàcherib re degli Assiri, Achikar era stato gran coppiere, ministro della giustizia, amministratore e sovrintendente della contabilità e Assarhaddon l'aveva mantenuto in carica. Egli era mio nipote e uno della mia parentela. 2 1Sotto il regno di Assarhaddon ritornai dunque a casa mia e mi fu restituita la compagnia della moglie Anna e del figlio Tobia. Per la nostra festa di pentecoste, cioè la festa delle settimane, avevo fatto preparare un buon pranzo e mi posi a tavola: 2la tavola era imbandita di molte vivande. Dissi al figlio Tobia: "Figlio mio, va', e se trovi tra i nostri fratelli deportati a Ninive qualche povero, che sia però di cuore fedele, portalo a pranzo insieme con noi. Io resto ad aspettare che tu ritorni". 3Tobia uscì in cerca di un povero tra i nostri fratelli. Di ritorno disse: "Padre!". Gli risposi: "Ebbene, figlio mio". "Padre – riprese – uno della nostra gente è stato strangolato e gettato nella piazza, dove ancora si trova". 4Io allora mi alzai, lasciando intatto il pranzo; tolsi l'uomo dalla piazza e lo posi in una camera in attesa del tramonto del sole, per poterlo seppellire. 5Ritornai e, lavatomi, presi il pasto con tristezza, 6ricordando le parole del profeta Amos su Betel: "Si cambieranno le vostre feste in lutto, tutti i vostri canti in lamento". 7E piansi. Quando poi calò il sole, andai a scavare una fossa e ve lo seppellii. 8I miei vicini mi deridevano dicendo: "Non ha più paura! Proprio per questo motivo è già stato ricercato per essere ucciso. È dovuto fuggire ed ora eccolo di nuovo a seppellire i morti". 9Quella notte, dopo aver seppellito il morto, mi lavai, entrai nel mio cortile e mi addormentai sotto il muro del cortile. Per il caldo che c'era tenevo la faccia scoperta, 10ignorando che sopra di me, nel muro, stavano dei passeri. Caddero sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero macchie bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi però mi applicavano farmachi, più mi si oscuravano gli occhi per le macchie bianche, finché divenni cieco del tutto. Per quattro anni fui cieco e ne soffersero tutti i miei fratelli. Achikar, nei due anni che precedettero la sua partenza per l'Elimaide, provvide al mio sostentamento. 11In quel tempo mia moglie Anna lavorava nelle sue stanze a pagamento, 12tessendo la lana che rimandava poi ai padroni e ricevendone la paga. Ora nel settimo giorno del mese di Distro, quando essa tagliò il pezzo che aveva tessuto e lo mandò ai padroni, essi, oltre la mercede completa, le fecero dono di un capretto per il desinare. 13Quando il capretto entrò in casa mia, si mise a belare. Chiamai allora mia moglie e le dissi: "Da dove viene questo capretto? Non sarà stato rubato? Restituiscilo ai padroni, poiché non abbiamo il diritto di mangiare cosa alcuna rubata". 14Ella mi disse: "Mi è stato dato in più del salario". Ma io non le credevo e le ripetevo di restituirlo ai padroni e a causa di ciò arrossivo di lei. Allora per tutta risposta mi disse: "Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si vede bene dal come sei ridotto!". 3 1Con l'animo affranto dal dolore, sospirai e piansi. Poi presi a dire questa preghiera di lamento: 2"Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del mondo. 3Ora, Signore, ricordati di me e guardami. Non punirmi per i miei peccati e per gli errori miei e dei miei padri. 4Violando i tuoi comandi, abbiamo peccato davanti a te. Tu hai lasciato che ci spogliassero dei beni; ci hai abbandonati alla prigionia, alla morte e ad essere la favola, lo scherno, il disprezzo di tutte le genti, tra le quali ci hai dispersi. 5Ora, nel trattarmi secondo le colpe mie e dei miei padri, veri sono tutti i tuoi giudizi, perché non abbiamo osservato i tuoi decreti, camminando davanti a te nella verità. 6Agisci pure ora come meglio ti piace; da' ordine che venga presa la mia vita, in modo che io sia tolto dalla terra e divenga terra, poiché per me è preferibile la morte alla vita. I rimproveri che mi tocca sentire destano in me grande dolore. Signore, comanda che sia tolto da questa prova; fa' che io parta verso l'eterno soggiorno; Signore, non distogliere da me il volto. Per me infatti è meglio morire che vedermi davanti questa grande angoscia e così non sentirmi più insultare!". 7Nello stesso giorno capitò a Sara figlia di Raguele, abitante di Ecbàtana, nella Media, di sentire insulti da parte di una serva di suo padre. 8Bisogna sapere che essa era stata data in moglie a sette uomini e che Asmodeo, il cattivo demonio, glieli aveva uccisi, prima che potessero unirsi con lei come si fa con le mogli. A lei appunto disse la serva: "Sei proprio tu che uccidi i tuoi mariti. Ecco, sei già stata data a sette mariti e neppure di uno hai potuto godere. 9Perché vuoi battere noi, se i tuoi mariti sono morti? Vattene con loro e che da te non abbiamo mai a vedere né figlio né figlia". 10In quel giorno dunque essa soffrì molto, pianse e salì nella stanza del padre con l'intenzione di impiccarsi. Ma tornando a riflettere pensava: "Che non abbiano ad insultare mio padre e non gli dicano: La sola figlia che avevi, a te assai cara, si è impiccata per le sue sventure. Così farei precipitare la vecchiaia di mio padre con angoscia negli inferi. Farò meglio a non impiccarmi e a supplicare il Signore che mi sia concesso di morire, in modo da non sentire più insulti nella mia vita". 11In quel momento stese le mani verso la finestra e pregò: "Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli. Ti benedicano tutte le tue opere per sempre. 12Ora a te alzo la faccia e gli occhi. 13Di' che io sia tolta dalla terra, perché non abbia a sentire più insulti. 14Tu sai, Signore, che sono pura da ogni disonestà con uomo 15e che non ho disonorato il mio nome, né quello di mio padre nella terra dell'esilio. Io sono l'unica figlia di mio padre. Egli non ha altri figli che possano ereditare, né un fratello vicino, né un parente, per il quale io possa serbarmi come sposa. Già sette mariti ho perduto: perché dovrei vivere ancora? Se tu non vuoi che io muoia, guardami con benevolenza: che io non senta più insulti". 16In quel medesimo momento la preghiera di tutti e due fu accolta davanti alla gloria di Dio 17e fu mandato Raffaele a guarire i due: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di Dio; a dare Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e a liberarla dal cattivo demonio Asmodeo. Di diritto, infatti, spettava a Tobia di sposarla, prima che a tutti gli altri pretendenti. Proprio allora Tobi rientrava dal cortile in casa e Sara, figlia di Raguele, stava scendendo dalla camera. 4 1In quel giorno Tobi si ricordò del denaro che aveva depositato presso Gabael in Rage di Media 2e pensò: "Ho invocato la morte. Perché dunque non dovrei chiamare mio figlio Tobia e informarlo, prima di morire, di questa somma di denaro?". 3Chiamò il figlio e gli disse: "Qualora io muoia, dammi una sepoltura decorosa; onora tua madre e non abbandonarla per tutti i giorni della sua vita; fa' ciò che è di suo gradimento e non procurarle nessun motivo di tristezza. 4Ricordati, figlio, che ha corso tanti pericoli per te, quando eri nel suo seno. Quando morirà, dalle sepoltura presso di me in una medesima tomba. 5Ogni giorno, o figlio, ricordati del Signore; non peccare né trasgredire i suoi comandi. Compi opere buone in tutti i giorni della tua vita e non metterti per la strada dell'ingiustizia. 6Se agirai con rettitudine, riusciranno le tue azioni, come quelle di chiunque pratichi la giustizia. 7Dei tuoi beni fa' elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio. 8La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai molto, da' molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco. 9Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, 10poiché l'elemosina libera dalla morte e salva dall'andare tra le tenebre. 11Per tutti quelli che la compiono, l'elemosina è un dono prezioso davanti all'Altissimo. 12Guardati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione; anzitutto prenditi una moglie dalla stirpe dei tuoi padri e non una donna straniera, che cioè non sia della stirpe di tuo padre, perché noi siamo figli di profeti. Ricordati di Noè, di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nostri padri fin da principio. Essi sposarono tutti una donna della loro parentela e furono benedetti nei loro figli e la loro discendenza avrà in eredità la terra. 13Ama, o figlio, i tuoi fratelli; nel tuo cuore non concepire disprezzo per i tuoi fratelli, figli e figlie del tuo popolo, e tra di loro scegliti la moglie. L'orgoglio infatti è causa di rovina e di grande inquietudine. Nella pigrizia vi è povertà e miseria, perché l'ignavia è madre della fame. 14Non rimandare la paga di chi lavora per te, ma a lui consegnala subito; se così avrai servito Dio, ti sarà data la ricompensa. Poni attenzione, o figlio, in quanto fai e sii ben educato in ogni tuo comportamento. 15Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino fino all'ebbrezza e non avere per compagna del tuo viaggio l'ubriachezza. 16Da' il tuo pane a chi ha fame e fa' parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Da' in elemosina quanto ti sopravanza e il tuo occhio non guardi con malevolenza, quando fai l'elemosina. 17Versa il tuo vino e deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non darne invece ai peccatori. 18Chiedi il parere ad ogni persona che sia saggia e non disprezzare nessun buon consiglio. 19In ogni circostanza benedici il Signore e domanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine, poiché nessun popolo possiede la saggezza, ma è il Signore che elargisce ogni bene. Il Signore esalta o umilia chi vuole fino nella regione sotterranea. Infine, o figlio, conserva nella mente questi comandamenti, non lasciare che si cancellino dal tuo cuore. 20Ora, figlio, ti faccio sapere che ho depositato dieci talenti d'argento presso Gabael figlio di Gabri, a Rage di Media. 21Non temere se siamo diventati poveri. Tu avrai una grande ricchezza se avrai il timor di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore Dio tuo". 5 1Allora Tobia rispose al padre: "Quanto mi hai comandato io farò, o padre. 2Ma come potrò riprendere la somma, dal momento che lui non conosce me, né io conosco lui? Che segno posso dargli, perché mi riconosca, mi creda e mi consegni il denaro? Inoltre non sono pratico delle strade della Media per andarvi". 3Rispose Tobi al figlio: "Mi ha dato un documento autografo e anch'io gli ho consegnato un documento scritto; lo divisi in due parti e ne prendemmo ciascuno una parte; l'altra parte la lasciai presso di lui con il denaro. Sono ora vent'anni da quando ho depositato quella somma. Cercati dunque, o figlio, un uomo di fiducia che ti faccia da guida. Lo pagheremo per tutto il tempo fino al tuo ritorno. Va' dunque da Gabael a ritirare il denaro". 4Uscì Tobia in cerca di uno pratico della strada che lo accompagnasse nella Media. Uscì e si trovò davanti l'angelo Raffaele, non sospettando minimamente che fosse un angelo di Dio. 5Gli disse: "Di dove sei, o giovane?". Rispose: "Sono uno dei tuoi fratelli Israeliti, venuto a cercare lavoro". Riprese Tobia: "Conosci la strada per andare nella Media?". 6Gli disse: "Certo, parecchie volte sono stato là e conosco bene tutte le strade. Spesso mi recai nella Media e alloggiai presso Gabael, un nostro fratello che abita a Rage di Media. Ci sono due giorni di cammino da Ecbàtana a Rage. Rage è sulle montagne ed Ecbàtana è nella pianura". 7E Tobia a lui: "Aspetta, o giovane, che vada ad avvertire mio padre. Ho bisogno che tu venga con me e ti pagherò il tuo salario". 8Gli rispose: "Ecco, ti attendo; soltanto non tardare". 9Tobia andò ad informare suo padre Tobi dicendogli: "Ecco, ho trovato un uomo tra i nostri fratelli Israeliti". Gli rispose: "Chiamalo, perché io sappia di che famiglia e di che tribù è e se è persona fidata per venire con te, o figlio". 10Tobia uscì a chiamarlo: "Quel giovane, mio padre ti chiama". Entrò da lui. Tobi lo salutò per primo e l'altro gli disse: "Possa tu avere molta gioia!". Tobi rispose: "Che gioia posso ancora avere? Sono un uomo cieco; non vedo la luce del cielo; mi trovo nella oscurità come i morti che non contemplano più la luce. Anche se vivo, dimoro con i morti; sento la voce degli uomini, ma non li vedo". Gli rispose: "Fatti coraggio, Dio non tarderà a guarirti, coraggio!". E Tobi: "Mio figlio Tobia vuole andare nella Media. Non potresti accompagnarlo? Io ti pagherò, fratello!". Rispose: "Sì, posso accompagnarlo; conosco tutte le strade. Mi sono recato spesso nella Media. Ho attraversato tutte le sue pianure e i suoi monti e ne conosco tutte le strade". 11Tobi a lui: "Fratello, di che famiglia e di che tribù sei? Indicamelo, fratello". 12Ed egli: "Che ti serve la famiglia e la tribù? Cerchi una famiglia e una tribù o un mercenario che accompagni tuo figlio nel viaggio?". L'altro gli disse: "Voglio sapere con verità di chi tu sei figlio e il tuo vero nome". 13Rispose: "Sono Azaria, figlio di Anania il grande, uno dei tuoi fratelli". 14Gli disse allora: "Sii benvenuto e in buona salute, o fratello! Non avertene a male, fratello, se ho voluto sapere la verità sulla tua famiglia. Tu dunque sei mio parente, di bella e buona discendenza! Conoscevo Anania e Natan, i due figli di Semeia il grande. Venivano con me a Gerusalemme e là facevano adorazione insieme con me; non hanno abbandonato la retta via. I tuoi fratelli sono brava gente; tu sei di buona radice: sii benvenuto!". 15Continuò: "Ti dò una dramma al giorno, oltre quello che occorre a te e a mio figlio insieme. Fa' dunque il viaggio con mio figlio e poi ti darò ancora di più". 16Gli disse: "Farò il viaggio con lui. Non temere; partiremo sani e sani ritorneremo, perché la strada è sicura". 17Tobi gli disse: "Sia con te la benedizione, o fratello!". Si rivolse poi al figlio e gli disse: "Figlio, prepara quanto occorre per il viaggio e parti con questo tuo fratello. Dio, che è nei cieli, vi conservi sani fin là e vi restituisca a me sani e salvi; il suo angelo vi accompagni con la sua protezione, o figliuolo!". 18Tobia si preparò per il viaggio e, uscito per mettersi in cammino, baciò il padre e la madre. E Tobi gli disse: "Fa' buon viaggio!". 19Allora la madre si mise a piangere e disse a Tobi: "Perché hai voluto che mio figlio partisse? Non è lui il bastone della nostra mano, lui, la guida dei nostri passi? Si lasci perdere il denaro e vada in cambio di nostro figlio. 20Quel genere di vita che ci è stato dato dal Signore è abbastanza per noi". 21Le disse: "Non stare in pensiero: nostro figlio farà buon viaggio e tornerà in buona salute da noi. I tuoi occhi lo vedranno il giorno in cui tornerà sano e salvo da te. 22Non stare in pensiero, non temere per loro, o sorella. Un buon angelo infatti lo accompagnerà, riuscirà bene il suo viaggio e tornerà sano e salvo". 23Essa cessò di piangere. 6 1Il giovane partì insieme con l'angelo e anche il cane li seguì e s'avviò con loro. Camminarono insieme finché li sorprese la prima sera; allora si fermarono a passare la notte sul fiume Tigri. 2Il giovane scese nel fiume per lavarsi i piedi, quand'ecco un grosso pesce balzò dall'acqua e tentò di divorare il piede del ragazzo, che si mise a gridare. 3Ma l'angelo gli disse: "Afferra il pesce e non lasciarlo fuggire". Il ragazzo riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo a riva. 4Gli disse allora l'angelo: "Aprilo e togline il fiele, il cuore e il fegato; mettili in disparte e getta via invece gli intestini. Il fiele, il cuore e il fegato possono essere utili medicamenti". 5Il ragazzo squartò il pesce, ne tolse il fiele, il cuore e il fegato; arrostì una porzione del pesce e la mangiò; l'altra parte la mise in serbo dopo averla salata. 6Poi tutti e due insieme ripresero il viaggio, finché non furono vicini alla Media. 7Allora il ragazzo rivolse all'angelo questa domanda: "Azaria, fratello, che rimedio può esserci nel cuore, nel fegato e nel fiele del pesce?". 8Gli rispose: "Quanto al cuore e al fegato, ne puoi fare suffumigi in presenza di una persona, uomo o donna, invasata dal demonio o da uno spirito cattivo e cesserà in essa ogni vessazione e non ne resterà più traccia alcuna. 9Il fiele invece serve per spalmarlo sugli occhi di uno affetto da albugine; si soffia su quelle macchie e gli occhi guariscono". 10Erano entrati nella Media e già erano vicini a Ecbàtana, 11quando Raffaele disse al ragazzo: "Fratello Tobia!". Gli rispose: "Eccomi". Riprese: "Questa notte dobbiamo alloggiare presso Raguele, che è tuo parente. Egli ha una figlia chiamata Sara 12e all'infuori di Sara nessun altro figlio o figlia. Tu, come il parente più stretto, hai diritto di sposarla più di qualunque altro uomo e di avere in eredità i beni di suo padre. È una ragazza seria, coraggiosa, molto graziosa e suo padre è una brava persona". 13E aggiunse: "Tu hai il diritto di sposarla. Ascoltami, fratello; io parlerò della fanciulla al padre questa sera, perché la serbi come tua fidanzata. Quando torneremo da Rage, faremo il matrimonio. So che Raguele non potrà rifiutarla a te o prometterla ad altri; egli incorrerebbe nella morte secondo la prescrizione della legge di Mosè, poiché egli sa che prima di ogni altro spetta a te avere sua figlia. Ascoltami, dunque, fratello. Questa sera parleremo della fanciulla e ne domanderemo la mano. Al nostro ritorno da Rage la prenderemo e la condurremo con noi a casa tua". 14Allora Tobia rispose a Raffaele: "Fratello Azaria, ho sentito dire che essa è già stata data in moglie a sette uomini ed essi sono morti nella stanza nuziale la notte stessa in cui dovevano unirsi a lei. Ho sentito inoltre dire che un demonio le uccide i mariti. 15Per questo ho paura: il demonio è geloso di lei, a lei non fa del male, ma se qualcuno le si vuole accostare, egli lo uccide. Io sono l'unico figlio di mio padre. Ho paura di morire e di condurre così alla tomba la vita di mio padre e di mia madre per l'angoscia della mia perdita. Non hanno un altro figlio che li possa seppellire". 16Ma quello gli disse: "Hai forse dimenticato i moniti di tuo padre, che ti ha raccomandato di prendere in moglie una donna del tuo casato? Ascoltami, dunque, o fratello: non preoccuparti di questo demonio e sposala. Sono certo che questa sera ti verrà data in moglie. 17Quando però entri nella camera nuziale, prendi il cuore e il fegato del pesce e mettine un poco sulla brace degli incensi. L'odore si spanderà, il demonio lo dovrà annusare e fuggirà e non comparirà più intorno a lei. 18Poi, prima di unirti con essa, alzatevi tutti e due a pregare. Supplicate il Signore del cielo perché venga su di voi la sua grazia e la sua salvezza. Non temere: essa ti è stata destinata fin dall'eternità. Sarai tu a salvarla. Ti seguirà e penso che da lei avrai figli che saranno per te come fratelli. Non stare in pensiero". 19Quando Tobia sentì le parole di Raffaele e seppe che Sara era sua consanguinea della stirpe della famiglia di suo padre, l'amò al punto da non saper più distogliere il cuore da lei. 7 1Quando fu entrato in Ecbàtana, Tobia disse: "Fratello Azaria, conducimi diritto da nostro fratello Raguele". Egli lo condusse alla casa di Raguele, che trovarono seduto presso la porta del cortile. Lo salutarono per primi ed egli rispose: "Salute fratelli, siate i benvenuti!". Li fece entrare in casa. 2Disse alla moglie Edna: "Quanto somiglia questo giovane a mio fratello Tobi!". 3Edna domandò loro: "Di dove siete, fratelli?", ed essi risposero: "Siamo dei figli di Nèftali, deportati a Ninive". 4Disse allora: "Conoscete nostro fratello Tobi?". Le dissero: "Lo conosciamo". Riprese: "Come sta?". 5Risposero: "Vive e sta bene". E Tobia aggiunse: "È mio padre". 6Raguele allora balzò in piedi, l'abbracciò e pianse. Poi gli disse: "Sii benedetto, figliolo! Sei il figlio di un ottimo padre. Che sventura per un uomo giusto e largo di elemosine essere diventato cieco!". Si gettò al collo del parente Tobia e pianse. 7Pianse anche la moglie Edna e pianse anche la loro figlia Sara. 8Poi egli macellò un montone del gregge e fece loro una calorosa accoglienza. 9Si lavarono, fecero le abluzioni e, quando si furono messi a tavola, Tobia disse a Raffaele: "Fratello Azaria, domanda a Raguele che mi dia in moglie mia cugina Sara". 10Raguele udì queste parole e disse al giovane: "Mangia, bevi e sta' allegro per questa sera, poiché nessuno all'infuori di te, mio parente, ha il diritto di prendere mia figlia Sara, come del resto neppure io ho la facoltà di darla ad un altro uomo all'infuori di te, poiché tu sei il mio parente più stretto. Però, figlio, vogliono dirti con franchezza la verità. 11L'ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti sono morti la notte stessa delle nozze. Ora mangia e bevi, figliolo; il Signore provvederà". 12Ma Tobia disse: "Non mangerò affatto né berrò, prima che tu abbia preso una decisione a mio riguardo". Rispose Raguele: "Lo farò! Essa ti viene data secondo il decreto del libro di Mosè e come dal cielo è stato stabilito che ti sia data. Prendi dunque tua cugina, d'ora in poi tu sei suo fratello e lei tua sorella. Ti viene concessa da oggi per sempre. Il Signore del cielo vi assista questa notte, figlio mio, e vi conceda la sua misericordia e la sua pace". 13Raguele chiamò la figlia Sara e quando essa venne la prese per mano e l'affidò a Tobia con queste parole: "Prendila; secondo la legge e il decreto scritto nel libro di Mosè ti viene concessa in moglie. Tienila e sana e salva conducila da tuo padre. Il Dio del cielo vi assista con la sua pace". 14Chiamò poi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese il documento di matrimonio, secondo il quale concedeva in moglie a Tobia la propria figlia, in base al decreto della legge di Mosè. Dopo di ciò cominciarono a mangiare e a bere. 15Poi Raguele chiamò la moglie Edna e le disse: "Sorella mia, prepara l'altra camera e conducila dentro". 16Essa andò a preparare il letto della camera, come le aveva ordinato, e vi condusse la figlia. Pianse per lei, poi si asciugò le lacrime e disse: 17"Coraggio, figlia, il Signore del cielo cambi in gioia il tuo dolore. Coraggio, figlia!". E uscì. 8 1Quando ebbero finito di mangiare e di bere, decisero di andare a dormire. Accompagnarono il giovane e lo introdussero nella camera da letto. 2Tobia allora si ricordò delle parole di Raffaele: prese dal suo sacco il fegato e il cuore del pesce e li pose sulla brace dell'incenso. 3L'odore del pesce respinse il demonio, che fuggì nelle regioni dell'alto Egitto. Raffaele vi si recò all'istante e in quel luogo lo incatenò e lo mise in ceppi. 4Gli altri intanto erano usciti e avevano chiuso la porta della camera. Tobia si alzò dal letto e disse a Sara: "Sorella, alzati! Preghiamo e domandiamo al Signore che ci dia grazia e salvezza". 5Essa si alzò e si misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza, dicendo: "Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli! 6Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: non è cosa buona che l'uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui. 7Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con rettitudine d'intenzione. Dègnati di aver misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia". 8E dissero insieme: "Amen, amen!". 9Poi dormirono per tutta la notte. 10Ma Raguele si alzò; chiamò i servi e andò con loro a scavare una fossa. Diceva infatti: "Caso mai sia morto, non abbiamo a diventare oggetto di scherno e di ribrezzo". 11Quando ebbero terminato di scavare la tomba, Raguele tornò in casa; chiamò la moglie 12e le disse: "Manda in camera una delle serve a vedere se è vivo; così, se è morto, lo seppelliremo senza che nessuno lo sappia". 13Mandarono avanti la serva, accesero la lampada e aprirono la porta; essa entrò e li trovò che dormivano insieme, immersi in un sonno profondo. 14La serva uscì e riferì loro che era vivo e che non era successo nulla di male. 15Benedissero allora il Dio del cielo: "Tu sei benedetto, o Dio, con ogni pura benedizione. Ti benedicano per tutti i secoli! 16Tu sei benedetto, perché mi hai rallegrato e non è avvenuto ciò che temevo, ma ci hai trattato secondo la tua grande misericordia. 17Tu sei benedetto, perché hai avuto compassione dei due figli unici. Concedi loro, Signore, grazia e salvezza e falli giungere fino al termine della loro vita in mezzo alla gioia e alla grazia". 18Allora ordinò ai servi di riempire la fossa prima che si facesse giorno. 19Raguele ordinò alla moglie di fare il pane in abbondanza; andò a prendere dalla mandria due vitelli e quattro montoni; li fece macellare e cominciarono così a preparare il banchetto. 20Poi chiamò Tobia e sotto giuramento gli disse: "Per quattordici giorni non te ne andrai di qui, ma ti fermerai da me a mangiare e a bere e così allieterai l'anima già tanto afflitta di mia figlia. 21Di quanto possiedo prenditi la metà e torna sano e salvo da tuo padre. Quando io e mia moglie saremo morti, anche l'altra metà sarà vostra. Coraggio, figlio! Io sono tuo padre ed Edna è tua madre; noi apparteniamo a te come a questa tua sorella da ora per sempre. Coraggio, figlio!". 9 1Allora Tobia chiamò Raffaele e gli disse: 2"Fratello Azaria, prendi con te quattro servi e due cammelli e mettiti in viaggio per Rage. 3Va' da Gabael, consegnagli il documento, riporta il denaro e conduci anche lui con te alle feste nuziali. 4Tu sai infatti che mio padre starà a contare i giorni e, se tarderò anche di un solo giorno, lo farò soffrire troppo. Vedi bene che cosa ha giurato Raguele e io non posso trasgredire il suo giuramento". 5Partì dunque Raffaele per Rage di Media con quattro servi e due cammelli. Alloggiarono da Gabael. Raffaele gli presentò il documento e insieme lo informò che Tobia, figlio di Tobi, aveva preso moglie e lo invitava alle nozze. Gabael andò subito a prendere i sacchetti, ancora con i loro sigilli e li contò in sua presenza; poi li caricarono sui cammelli. 6Partirono insieme di buon mattino per andare alle nozze. Giunti da Raguele, trovarono Tobia adagiato a tavola. Egli saltò in piedi a salutarlo e Gabael pianse e lo benedisse: "Figlio ottimo di un uomo ottimo, giusto e largo di elemosine, conceda il Signore la benedizione del cielo a te, a tua moglie, al padre e alla madre di tua moglie. Benedetto Dio, poiché ho visto mio cugino Tobi, vedendo te che tanto gli somigli!". 10 1Ogni giorno intanto Tobi contava le giornate, quante erano necessarie all'andata e quante al ritorno. Quando poi i giorni furono al termine e il figlio non era ancora tornato, 2pensò: "Forse sarà stato trattenuto là? O sarà morto Gabael e nessuno gli darà il denaro?". 3Cominciò così a rattristarsi. 4La moglie Anna diceva: "Mio figlio è perito e non è più tra i vivi, perché troppo è il ritardo". 5E cominciò a piangere e a lamentarsi sul proprio figlio dicendo: "Ahimè, figlio, perché ho lasciato partire te che eri la luce dei miei occhi!". 6Le rispondeva Tobi: "Taci, non stare in pensiero, sorella; egli sta bene. Certo li trattiene là qualche fatto imprevisto. Del resto l'uomo che lo accompagnava è sicuro ed è uno dei nostri fratelli. Non affliggerti per lui, sorella; tra poco sarà qui". 7Ma essa replicava: "Lasciami stare e non ingannarmi! Mio figlio è perito". E subito usciva e osservava la strada per la quale era partito il figlio; così faceva ogni giorno senza lasciarsi persuadere da nessuno. Quando il sole era tramontato, rientrava a piangere e a lamentarsi per tutta la notte e non prendeva sonno. 8Compiutisi i quattordici giorni delle feste nuziali, che Raguele con giuramento aveva stabilito di fare per la propria figlia, Tobia andò da lui e gli disse: "Lasciami partire. Sono certo che mio padre e mia madre non hanno più speranza di rivedermi. Ti prego dunque, o padre, di volermi congedare: possa così tornare da mio padre. Già ti ho spiegato in quale condizione l'ho lasciato". 9Rispose Raguele a Tobia: "Resta figlio, resta con me. Manderò messaggeri a tuo padre Tobi, perché lo informino sul tuo conto". Ma quegli disse: "No, ti prego di lasciarmi andare da mio padre". 10Allora Raguele, alzatosi, consegnò a Tobia la sposa Sara con metà dei suoi beni, servi e serve, buoi e pecore, asini e cammelli, vesti, denaro e masserizie. 11Li congedò in buona salute. A lui poi rivolse questo saluto: "Sta' sano, o figlio, e fa' buon viaggio! Il Signore del cielo assista te e Sara tua moglie e possa io vedere i vostri figli prima di morire". 12Poi abbracciò Sara sua figlia e disse: "Onora tuo suocero e tua suocera, poiché da questo momento essi sono i tuoi genitori, come coloro che ti hanno dato la vita. Va' in pace, figlia, e possa sentire buone notizie a tuo riguardo, finché sarò in vita". Dopo averli salutati, li congedò. 13Da parte sua Edna disse a Tobia: "Figlio e fratello carissimo, il Signore ti riconduca a casa e possa io vedere i figli tuoi e di Sara mia figlia prima di morire, per gioire davanti al Signore. Ti affido mia figlia in custodia. Non farla soffrire in nessun giorno della tua vita. Figlio, va' in pace. D'ora in avanti io sono tua madre e Sara è tua sorella. Possiamo tutti insieme avere buona fortuna per tutti i giorni della nostra vita". Li baciò tutti e due e li congedò in buona salute. 14Allora Tobia partì da Raguele in buona salute e lieto, benedicendo il Signore del cielo e della terra, il re dell'universo, perché aveva dato buon esito al suo viaggio. Benedisse Raguele ed Edna sua moglie con quest'augurio: "Possa io avere la fortuna di onorarvi tutti i giorni della vostra vita". 11 1Quando furono nei pressi di Kaserin, di fronte a Ninive, disse Raffaele: 2"Tu sai in quale condizione abbiamo lasciato tuo padre. 3Corriamo avanti, prima di tua moglie, e prepariamo la casa, mentre gli altri vengono". 4Allora s'incamminarono tutti e due insieme. Poi Raffaele gli disse: "Prendi in mano il fiele". Il cane li seguiva. 5Anna intanto sedeva a scrutare la strada per la quale era partito il figlio. 6Le parve di vederlo venire e disse al padre di lui: "Ecco viene tuo figlio con l'uomo che l'accompagnava". 7Raffaele disse a Tobia prima di avvicinarsi al padre: "Io so che i suoi occhi si apriranno. 8Spalma il fiele del pesce sui suoi occhi; il farmaco intaccherà e asporterà come scaglie le macchie bianche dai suoi occhi. Così tuo padre riavrà la vista e vedrà la luce". 9Anna corse avanti e si gettò al collo del figlio dicendogli: "Ti rivedo, o figlio. Ora posso morire!". E pianse. 10Tobi si alzò e, incespicando, uscì dalla porta del cortile. 11Tobia gli andò incontro, tenendo in mano il fiele del pesce. Soffiò sui suoi occhi e lo trasse vicino, dicendo: "Coraggio, padre!". Spalmò il farmaco che operò come un morso, 12poi distaccò con le mani le scaglie bianche dai margini degli occhi. 13Tobi gli si buttò al collo e pianse, dicendo: "Ti vedo, figlio, luce dei miei occhi!". 14E aggiunse: "Benedetto Dio! Benedetto il suo grande nome! Benedetti tutti i suoi angeli santi! Benedetto il suo grande nome su di noi e benedetti i suoi angeli per tutti i secoli. Perché egli mi ha colpito ma poi ha avuto pietà ed ecco, ora io contemplo mio figlio Tobia". 15Tobia entrò in casa lieto, benedicendo Dio con quanta voce aveva. Poi Tobia informò suo padre del viaggio che aveva compiuto felicemente, del denaro che aveva riportato, di Sara figlia di Raguele, che aveva presa in moglie e che stava venendo e che si trovava ormai vicina, alla porta di Ninive. 16Allora Tobi uscì verso la porta di Ninive incontro alla sposa di lui, lieto e benedicendo Dio. Quando la gente di Ninive lo vide passare e camminare con tutto il vigore di un tempo, senza che alcuno lo conducesse per mano, fu presa da meraviglia; Tobi proclamava davanti a loro che Dio aveva avuto pietà di lui e che gli aveva aperto gli occhi. 17Tobi si avvicinò poi a Sara, la sposa di suo figlio Tobia, e la benedisse: "Sii la benvenuta, figlia! Benedetto sia il tuo Dio, perché ti ha condotta da noi, figlia! Benedetto sia tuo padre, benedetto mio figlio Tobia e benedetta tu, o figlia! Entra nella casa che è tua in buona salute e benedizione e gioia; entra, o figlia!". 18In quel giorno ci fu una grande festa per tutti i Giudei di Ninive 19e Achikar e Nadab suoi cugini vennero a congratularsi con Tobi. 20E si festeggiarono le nozze di Tobia con gioia per sette giorni. 12 1Quando furon terminate le feste nuziali, Tobi chiamò il figlio Tobia e gli disse: "Figlio mio, pensa a dare la ricompensa dovuta a colui che ti ha accompagnato e ad aggiungere qualcosa d'altro alla somma pattuita". 2Gli disse Tobia: "Padre, quanto potrò dargli come salario? Anche se gli lasciassi la metà dei beni che egli ha portati con me, io non ci perderei. 3Egli mi ha condotto sano e salvo, mi ha guarito la moglie, è andato a prendere per me il denaro e infine ha guarito te! Quanto posso ancora dargli come salario?". 4Tobi rispose: "È giusto ch'egli riceva la metà di tutti i beni che ha riportati". 5Fece dunque venire l'angelo e gli disse: "Prendi come tuo salario la metà di tutti i beni che tu hai portati e va' in pace". 6Allora Raffaele li chiamò tutti e due in disparte e disse loro: "Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi ha fatto, perché sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non trascurate di ringraziarlo. 7È bene tener nascosto il segreto del re, ma è cosa gloriosa rivelare e manifestare le opere di Dio. Fate ciò che è bene e non vi colpirà alcun male. 8Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l'elemosina con la giustizia. Meglio il poco con giustizia che la ricchezza con ingiustizia. Meglio è praticare l'elemosina che mettere da parte oro. 9L'elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno l'elemosina godranno lunga vita. 10Coloro che commettono il peccato e l'ingiustizia sono nemici della propria vita. 11Io vi voglio manifestare tutta la verità, senza nulla nascondervi: vi ho già insegnato che è bene nascondere il segreto del re, mentre è cosa gloriosa rivelare le opere di Dio. 12Sappiate dunque che, quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l'attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. 13Quando poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a curare la sepoltura di quel morto, allora io sono stato inviato per provare la tua fede, 14ma Dio mi ha inviato nel medesimo tempo per guarire te e Sara tua nuora. 15Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore". 16Allora furono riempiti di terrore tutti e due; si prostrarono con la faccia a terra ed ebbero una grande paura. 17Ma l'angelo disse loro: "Non temete; la pace sia con voi. Benedite Dio per tutti i secoli. 18Quando ero con voi, io non stavo con voi per mia iniziativa, ma per la volontà di Dio: lui dovete benedire sempre, a lui cantate inni. 19A voi sembrava di vedermi mangiare, ma io non mangiavo nulla: ciò che vedevate era solo apparenza. 20Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Io ritorno a colui che mi ha mandato. Scrivete tutte queste cose che vi sono accadute". E salì in alto. 21Essi si rialzarono, ma non poterono più vederlo. 22Allora andavano benedicendo e celebrando Dio e lo ringraziavano per queste grandi opere, perché era loro apparso l'angelo di Dio. 13 1Allora Tobi scrisse questa preghiera di esultanza e disse: "2Benedetto Dio che vive in eterno il suo regno dura per tutti i secoli; Egli castiga e usa misericordia, fa scendere negli abissi della terra, fa risalire dalla grande Perdizione e nulla sfugge alla sua mano. 3Lodatelo, figli d'Israele, davanti alle genti; Egli vi ha disperso in mezzo ad esse 4per proclamare la sua grandezza. Esaltatelo davanti ad ogni vivente; è lui il Signore, il nostro Dio, lui il nostro Padre, il Dio per tutti i secoli. 5Vi castiga per le vostre ingiustizie, ma userà misericordia a tutti voi. Vi raduna da tutte le genti, fra le quali siete stati dispersi. 6Convertitevi a lui con tutto il cuore e con tutta l'anima, per fare la giustizia davanti a Lui, allora Egli si convertirà a voi e non vi nasconderà il suo volto. 7Ora contemplate ciò che ha operato con voi e ringraziatelo con tutta la voce; benedite il Signore della giustizia ed esaltate il re dei secoli. 8Io gli do lode nel paese del mio esilio e manifesto la sua forza e grandezza a un popolo di peccatori. Convertitevi, o peccatori, e operate la giustizia davanti a lui; chi sa che non torni ad amarvi e vi usi misericordia? 9Io esalto il mio Dio e celebro il re del cielo ed esulto per la sua grandezza. 10Tutti ne parlino e diano lode a lui in Gerusalemme. Gerusalemme, città santa, ti ha castigata per le opere dei tuoi figli, e avrà ancora pietà per i figli dei giusti. 11Da' lode degnamente al Signore e benedici il re dei secoli; egli ricostruirà in te il suo tempio con gioia, 12per allietare in te tutti i deportati, per far contenti in te tutti gli sventurati, per tutte le generazioni dei secoli. 13Come luce splendida brillerai sino ai confini della terra; nazioni numerose verranno a te da lontano; gli abitanti di tutti i confini della terra verranno verso la dimora del tuo santo nome, portando in mano i doni per il re del cielo. Generazioni e generazioni esprimeranno in te l'esultanza e il nome della città eletta durerà nei secoli. 14Maledetti coloro che ti malediranno, maledetti saranno quanti ti distruggono, demoliscono le tue mura, rovinano le tue torri e incendiano le tue abitazioni! Ma benedetti sempre quelli che ti ricostruiranno. 15Sorgi ed esulta per i figli dei giusti, tutti presso di te si raduneranno e benediranno il Signore dei secoli. Beati coloro che ti amano beati coloro che gioiscono per la tua pace. 16Beati coloro che avranno pianto per le tue sventure: gioiranno per te e vedranno tutta la tua gioia per sempre. Anima mia, benedici il Signore, il gran re, 17Gerusalemme sarà ricostruita come città della sua residenza per sempre. Beato sarò io, se rimarrà un resto della mia discendenza per vedere la tua gloria e dar lode al re del cielo. Le porte di Gerusalemme saranno ricostruite di zaffiro e di smeraldo e tutte le sue mura di pietre preziose. Le torri di Gerusalemme si costruiranno con l'oro e i loro baluardi con oro finissimo. Le strade di Gerusalemme saranno lastricate con turchese e pietra di Ofir. 18Le porte di Gerusalemme risuoneranno di canti di esultanza, e in tutte le sue case canteranno: "Alleluia! Benedetto il Dio d'Israele e benedetti coloro che benedicono il suo santo nome per sempre e nei secoli!". 14 1Qui finirono le parole del canto di Tobi. 2Tobi morì in pace all'età di centododici anni e fu sepolto con onore a Ninive. Egli aveva sessantadue anni quando divenne cieco; dopo la sua guarigione visse nella felicità, praticò l'elemosina e continuò sempre a benedire Dio e a celebrare la sua grandezza. 3Quando stava per morire, fece venire il figlio Tobia e gli diede queste istruzioni: 4"Figlio, porta via i tuoi figli e rifugiati in Media, perché io credo alla parola di Dio, che Nahum ha pronunziato su Ninive. Tutto dovrà accadere, tutto si realizzerà sull'Assiria e su Ninive, come hanno predetto i profeti d'Israele, che Dio ha inviati; non una delle loro parole cadrà. Ogni cosa capiterà a suo tempo. Vi sarà maggior sicurezza in Media che in Assiria o in Babilonia. Perché io so e credo che quanto Dio ha detto si compirà e avverrà e non cadrà una sola parola delle profezie. I nostri fratelli che abitano il paese d'Israele saranno tutti dispersi e deportati lontano dal loro bel paese e tutto il paese d'Israele sarà ridotto a un deserto. Anche Samaria e Gerusalemme diventeranno un deserto e il tempio di Dio sarà nell'afflizione e resterà bruciato fino ad un certo tempo. 5Poi di nuovo Dio avrà pietà di loro e li ricondurrà nel paese d'Israele. Essi ricostruiranno il tempio, ma non uguale al primo, finché sarà completo il computo dei tempi. Dopo, torneranno tutti dall'esilio e ricostruiranno Gerusalemme nella sua magnificenza e il tempio di Dio sarà ricostruito, come hanno preannunziato i profeti di Israele. 6Tutte le genti che si trovano su tutta la terra si convertiranno e temeranno Dio nella verità. Tutti abbandoneranno i loro idoli, che li hanno fatti errare nella menzogna, e benediranno il Dio dei secoli nella giustizia. 7Tutti gli Israeliti che saranno scampati in quei giorni e si ricorderanno di Dio con sincerità, si raduneranno e verranno a Gerusalemme e per sempre abiteranno tranquilli il paese di Abramo, che sarà dato in loro possesso. Coloro che amano Dio nella verità gioiranno; coloro invece che commettono il peccato e l'ingiustizia spariranno da tutta la terra. 8Ora, figli, vi comando: servite Dio nella verità e fate ciò che a lui piace. Anche ai vostri figli insegnate l'obbligo di fare la giustizia e l'elemosina, di ricordarsi di Dio, di benedire il suo nome sempre, nella verità e con tutte le forze. 9Tu dunque, figlio, parti da Ninive, non restare più qui. Dopo aver sepolto tua madre presso di me, quel giorno stesso non devi più restare entro i confini di Ninive. Vedo infatti trionfare in essa molta ingiustizia e grande perfidia e neppure se ne vergognano. 10Vedi, figlio, quanto ha fatto Nadab al padre adottivo Achikar. Non è stato egli costretto a scendere vivente sotto terra? Ma Dio ha rigettato l'infamia in faccia al colpevole: Achikar ritornò alla luce mentre invece Nadab entrò nelle tenebre eterne, perché aveva cercato di far morire Achikar. Per aver praticato l'elemosina, Achikar sfuggì al laccio mortale che gli aveva teso Nadab, Nadab invece cadde in quel laccio, che lo fece perire. 11Così, figli miei, vedete dove conduce l'elemosina e dove conduce l'iniquità: essa conduce alla morte. Ma ecco, mi sfugge il respiro!". Essi lo distesero sul letto; morì e fu sepolto con onore. 12Quando morì la madre, Tobia la seppellì vicino al padre, poi partì per la Media con la moglie e i figli. Abitò in Ecbàtana, presso Raguele suo suocero. 13Curò con onore i suoceri nella loro vecchiaia e li seppellì a Ecbàtana in Media. 14Tobia ereditò il patrimonio di Raguele come ereditò quello del padre Tobi. Morì da tutti stimato all'età di centodiciassette anni. 15Prima di morire sentì parlare della rovina di Ninive e vide i prigionieri che venivano deportati in Media per opera di Achiacar re della Media. Benedisse allora Dio per quanto aveva fatto nei confronti degli abitanti di Ninive e dell'Assiria. Prima di morire poté dunque gioire della sorte di Ninive e benedisse il Signore Dio nei secoli dei secoli. Giuditta 1 1Nell'anno decimosecondo del regno di Nabucodònosor, che regnava sugli Assiri nella grande città di Ninive, Arpacsàd regnava sui Medi in Ecbàtana. 2Questi edificò intorno a Ecbàtana mura con pietre tagliate nella misura di tre cubiti di larghezza e sei cubiti di lunghezza, portando l'altezza del muro a settanta cubiti e la larghezza a cinquanta cubiti. 3Costruì alle porte della città le torri murali alte cento cubiti e larghe alla base sessanta cubiti; 4costruì le porte portandole fino all'altezza di settanta cubiti: la larghezza di ciascuna era di quaranta cubiti, per il passaggio dell'esercito dei suoi forti e l'uscita in parata dei suoi fanti. 5In quel periodo di tempo il re Nabucodònosor mosse guerra al re Arpacsàd nella grande pianura, cioè nella piana che si trova nel territorio di Ragau. 6Ma si schierarono a fianco di costui tutti gli abitanti delle montagne e quelli della zona dell'Eufrate, del Tigri e dell'Idaspe e gli abitanti della pianura di Arioch, re degli Elamiti. Così molte genti si trovarono adunate in aiuto ai figli di Cheleud. 7Allora Nabucodònosor re degli Assiri spedì messaggeri a tutti gli abitanti della Persia e a tutti gli abitanti delle regioni occidentali: a quelli della Cilicia e di Damasco, del Libano e dell'Antilibano e a tutti gli abitanti della fascia litoranea 8e a quelli che appartenevano alle popolazioni del Carmelo e di Gàlaad, della Galilea superiore e della grande pianura di Esdrelon; 9a tutti gli abitanti della Samaria e delle sue città, a quelli che stavano oltre il Giordano fino a Gerusalemme, Batane, Chelus e Cades e al torrente d'Egitto, nonché a Tafni, a Ramesse e a tutto il paese di Gessen, 10fino a comprendere la regione al di sopra di Tanis e Menfi, e ancora a tutti gli abitanti dell'Egitto sino ai confini dell'Etiopia. 11Ma gli abitanti di tutte queste regioni disprezzarono l'invito di Nabucodònosor re degli Assiri e non lo seguirono nella guerra, perché non avevano alcun timore di lui, che agli occhi loro era come un uomo qualunque. Essi respinsero i suoi messaggeri a mani vuote e con disonore. 12Allora Nabucodònosor si accese di sdegno terribile contro tutte queste regioni e giurò per il suo trono e per il suo regno che avrebbe fatto sicura vendetta, devastando con la spada i paesi della Cilicia, di Damasco e della Siria, tutte le popolazioni della terra di Moab, gli Ammoniti, tutta la Giudea e tutti gli abitanti dell'Egitto fino al limite dei due mari. 13Quindi marciò con l'esercito contro il re Arpacsàd nel diciassettesimo anno, e prevalse su di lui in battaglia, travolgendo l'esercito di Arpacsàd con tutta la sua cavalleria e tutti i suoi carri. 14S'impadronì delle sue città, giunse fino a Ecbàtana e ne espugnò le torri, ne saccheggiò le piazze e ne mutò lo splendore in ludibrio. 15Poi sorprese Arpacsàd sui monti di Ragau, lo trafisse con le sue lance e lo tolse di mezzo in quel giorno. 16Fece quindi ritorno a Ninive con tutto l'esercito eterogeneo, che era una moltitudine infinita di guerrieri e si fermò là, egli e il suo esercito, per centoventi giorni dandosi a divertimenti e banchetti. 2 1Nell'anno decimottavo, il giorno ventidue del primo mese, nel palazzo di Nabucodònosor re degli Assiri, fu discusso un piano di vendetta contro tutta la terra, come aveva annunziato. 2Radunò tutti i suoi ministri e i suoi dignitari, tenne con loro consiglio segreto ed espose compiutamente con la sua parola tutta la perfidia di quelle regioni. 3Essi decisero che si dovesse punire con la distruzione chiunque non si era allineato con l'ordine da lui emanato. 4Quando ebbe finito la consultazione, Nabucodònosor re degli Assiri chiamò Oloferne, generale supremo del suo esercito, che teneva il secondo posto dopo di lui, e gli disse: 5"Questo dice il gran re, il signore di tutta la terra: Ecco tu uscirai come mio luogotenente e prenderai con te uomini valorosi: centoventimila fanti e un contingente di dodicimila cavalli con i loro cavalieri; 6quindi muoverai contro tutti i paesi di occidente, perché quelle regioni hanno disobbedito al mio comando. 7A costoro ordinerai di preparare la terra e l'acqua, perché con collera piomberò su di loro e coprirò la terra con i piedi del mio esercito e li metterò in suo potere per il saccheggio. 8Quelli di loro che cadranno colpiti riempiranno le loro valli e ogni torrente e fiume sarà pieno dei loro cadaveri fino a straripare; 9i loro prigionieri li spingerò fino agli estremi di tutta la terra. 10Tu dunque va' e occupa per me tutto il loro paese e, quando si saranno arresi a te, li terrai a mia disposizione fino al giorno del loro castigo. 11Quanto ai ribelli, non abbia il tuo occhio compassione di destinarli alla morte e alla devastazione in tutto il territorio. 12Come è vero che vivo io e vive la potenza del mio regno, questo ho detto e questo farò di mia mano. 13Da parte tua bada di non trasgredire alcuna parola del tuo signore, ma eseguisci esattamente ciò che ti ho comandato e non indugiare a tradurre in atto i comandi". 14Oloferne uscì dalla corte del suo signore e convocò i comandanti, gli strateghi e gli ufficiali dell'esercito assiro; 15quindi scelse e contò gli uomini per le sue formazioni, come gli aveva comandato il suo signore, in numero di centoventimila, più dodicimila arcieri a cavallo, 16e li ordinò come si usa inquadrare la truppa per la guerra. 17Prese poi cammelli e asini e muli in dotazione alle truppe, in numero grandissimo, e ancora pecore e buoi e capre in quantità innumerevole per il loro vettovagliamento. 18Provvide ancora razioni in abbondanza per ciascun uomo e gran rifornimento d'oro e d'argento dal tesoro del re. 19Partirono dunque lui e tutte le sue truppe per iniziare la spedizione e precedere il re Nabucodònosor e ricoprire la terra occidentale con i loro carri e i cavalieri e la fanteria scelta. 20Si unì anche a loro una moltitudine varia, numerosa come le cavallette e come la polvere del suolo, che non si poteva affatto contare per la grande quantità. 21Mossero da Ninive camminando tre giorni in direzione della pianura di Bectilet e si accamparono a distanza di Bectilet vicino al monte che sta sulla sinistra della Cilicia superiore. 22Di là, muovendo tutto il suo esercito, fanti e cavalli e carri, Oloferne si diresse verso la montagna. 23Quindi devastò Fud e Lud e depredò i figli di Rassis e gli Ismaeliti, che abitavano lungo il deserto a mezzogiorno di Cheleon. 24In seguito passò l'Eufrate, attraversò la Mesopotamia e demolì le città che s'innalzavano sul torrente Abrona e nel territorio fino al mare. 25Poi invase i paesi della Cilicia, sterminò quanti gli si opponevano e venne nella regione di Iafet verso mezzogiorno alle frontiere dell'Arabia. 26Accerchiò anche tutti i Madianiti e appiccò il fuoco ai loro attendamenti e depredò il loro bestiame. 27Proseguendo, scese verso la pianura di Damasco nei giorni della mietitura del grano, diede fuoco a tutti i loro campi e votò allo sterminio i loro greggi e armenti, saccheggiò le loro città, devastò le loro campagne e passò a fil di spada tutti i giovani. 28Allora si sparse la paura e il terrore di lui fra tutte le popolazioni della costa, su quelle che si trovavano in Sidòne e in Tiro, fra gli abitanti di Sur e Okina, su tutte le genti di Iemnaan, e anche gli abitanti di Asdòd e Àscalon ne ebbero grande terrore. 3 1Perciò gli inviarono messaggeri con proposte di pace: 2"Ecco, ci mettiamo davanti a te noi, figli del gran re Nabucodònosor; fa' di noi quanto ti piacerà. 3Ecco le nostre case e tutto il nostro territorio e tutti i campi di grano, i greggi e gli armenti e tutto il bestiame dei nostri attendamenti sono a tua disposizione perché tu ne faccia quel che vuoi. 4Anche le nostre città e quanti vi abitano, ecco sono tuoi servi, vieni e trattale come ti piacerà". 5Si presentarono di fatto ad Oloferne quegli uomini e si espressero con lui su questo tono. 6Egli scese allora con il suo esercito lungo la costa e pose presidï nelle fortezze, poi prelevò da esse uomini scelti come ausiliari. 7Quelle popolazioni con tutto il paese circostante lo accolsero con corone e danze e suono di timpani. 8Ma egli demolì tutti i loro templi e tagliò i boschi sacri, perché aveva ordine di distruggere tutti gli dèi della terra, in modo che tutti i popoli adorassero solo Nabucodònosor e tutte le lingue e le tribù lo acclamassero come dio. 9Poi giunse in vista di Esdrelon, vicino a Dotain, che è di fronte alle grandi montagne della Giudea. 10Essi si accamparono fra Gebe e Scitopoli e Oloferne rimase là un mese intero per raccogliere tutto il bottino delle sue truppe. 4 1Quando gli Israeliti che abitavano in tutta la Giudea sentirono per fama quanto Oloferne, il comandante supremo di Nabucodònosor, aveva fatto agli altri popoli e come aveva messo a sacco tutti i loro templi e li aveva votati allo sterminio, 2furono presi da indescrivibile terrore all'avanzarsi di lui e furono costernati a causa di Gerusalemme e del tempio del Signore, loro Dio. 3Oltre tutto, essi erano tornati da poco dalla prigionia e di recente tutto il popolo si era radunato in Giudea; erano stati consacrati gli arredi sacri e l'altare e il tempio dopo la profanazione. 4Perciò spedirono messaggeri in tutto il territorio della Samaria, a Kona, a Bet-Coron, a Belmain, a Gèrico e ancora a Choba, ad Aisora e alle strette di Salem, 5e disposero di occupare in anticipo le cime dei monti più alti, di circondare di mura i villaggi di quelle zone e di raccogliere vettovaglie in preparazione alla guerra, tanto più che nelle loro campagne era appena terminata la mietitura. 6Inoltre Ioakìm, sommo sacerdote in Gerusalemme in quel periodo di tempo, scrisse agli abitanti di Betulia e Betomestaim, situata di fronte a Esdrelon all'imbocco della pianura che si stende vicino a Dotain, 7ordinando loro di occupare i valichi dei monti, perché di là si apriva la via d'ingresso alla Giudea e sarebbe stato facile arrestarli al valico, dove erano obbligati per la strettezza del passaggio a procedere tutti a due a due. 8Gli Israeliti fecero come aveva loro ordinato il sommo sacerdote Ioakìm e il consiglio degli anziani di tutto il popolo d'Israele, che si trovava a Gerusalemme. 9Nello stesso tempo ogni Israelita levò il suo grido a Dio con fervida insistenza e tutti si umiliarono con grande impegno. 10Essi con le mogli e i bambini, i loro armenti e ogni ospite e mercenario e i loro schiavi si cinsero di sacco i fianchi. 11Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore. 12Ricoprirono di sacco anche l'altare e alzarono il loro grido al Dio di Israele tutt'insieme senza interruzione, supplicando che i loro figli non venissero abbandonati allo sterminio, le loro mogli alla schiavitù, le città di loro eredità alla distruzione, il santuario alla profanazione e al ludibrio in mano alle genti. 13Il Signore porse l'orecchio al loro grido e volse lo sguardo alla loro tribolazione, mentre il popolo digiunava da molti giorni in tutta la Giudea e in Gerusalemme davanti al santuario del Signore onnipotente. 14Ioakìm sommo sacerdote e tutti gli altri sacerdoti che stavano davanti al Signore e tutti i ministri del culto divino, con i fianchi cinti di sacco, offrivano l'olocausto perenne, i sacrifici votivi e le offerte volontarie del popolo. 15Avevano cosparso di cenere i loro turbanti e invocavano a piena voce il Signore, perché provvedesse benignamente a tutta la casa di Israele. 5 1Fu riferito intanto ad Oloferne, comandante supremo dell'esercito di Assur, che gli Israeliti si preparavano alla guerra e avevano bloccato i passi montani, avevano fortificato tutte le sommità dei monti e avevano disposto ostacoli nelle pianure. 2Egli montò in gran furore e convocò tutti i capi di Moab e gli strateghi di Ammon e tutti i satrapi delle regioni marittime, 3e disse loro: "Spiegatemi un po', voi figli di Canaan, che popolo è questo che dimora sui monti e come sono le città che egli abita, quanti sono gli effettivi del suo esercito, dove risiede la loro forza e il loro vigore, chi si è messo alla loro testa come re e condottiero del loro esercito 4e perché hanno rifiutato di venire incontro a me a differenza di tutte le popolazioni dell'occidente". 5Gli rispose Achior, condottiero di tutti gli Ammoniti: "Ascolti bene il mio signore la risposta dalle labbra del suo servo: io riferirò la verità sul conto di questo popolo, che sta su queste montagne vicino al luogo ove risiedi, né uscirà menzogna dalla bocca del suo servo. 6Questo popolo si compone di discendenti dei Caldei. 7Essi si trasferirono dapprima nella Mesopotamia, perché non vollero seguire gli dèi dei loro padri che si trovavano nel paese dei Caldei. 8Essi avevano abbandonato la tradizione dei loro padri e avevano adorato il Dio del cielo, quel Dio che essi avevano conosciuto; perciò li avevano scacciati dalla presenza dei loro dèi ed essi si erano rifugiati in Mesopotamia e furono là per molto tempo. 9Ma il loro Dio comandò loro di uscire dal paese che li ospitava e venire nel paese di Canaan. Qui infatti si stabilirono e si arricchirono di oro e di argento e di bestiame in gran numero. 10Poi scesero in Egitto, perché la fame aveva invaso tutto il paese di Canaan, e vi rimasero come stranieri finché trovarono da vivere. Là divennero anche una moltitudine imponente, tanto che non si poteva contare la loro discendenza. 11Ma si alzò contro di loro il re dell'Egitto che li sfruttò nella preparazione dei mattoni e perciò furono umiliati e trattati come schiavi. 12Essi alzarono suppliche al loro Dio e questi percosse tutto il paese d'Egitto con castighi ai quali non c'era rimedio. Perciò gli Egiziani li mandarono via dal loro paese. 13Dio asciugò il Mare Rosso davanti a loro 14e li guidò per la via del Sinai e di Cadesbarne; essi eliminarono quanti risiedevano nel deserto. 15Poi dimorarono nel paese degli Amorrei e sterminarono con la loro forza gli abitanti di Esebon; quindi passarono il Giordano e si insediarono in tutte quelle montagne. 16Scacciarono davanti a loro il Cananeo, il Perizzita, il Gebuseo, Sichem e tutti i Gergesei e abitarono nel loro territorio per molti anni. 17In realtà fin quando non peccavano contro il loro Dio erano nella prosperità, perché il Dio che è con loro odia il male. 18Quando invece si allontanarono dagli ordinamenti che egli aveva loro imposti, furono terribilmente sconfitti in molte guerre e condotti prigionieri in paese straniero, il tempio del loro Dio fu raso al suolo e le loro città caddero in potere dei loro nemici. 19Ora appunto, riconciliati con il loro Dio, hanno fatto ritorno dai luoghi dove erano stati dispersi, hanno ripreso possesso di Gerusalemme, dove è il loro santuario, e si sono stabiliti sulle montagne, che prima erano deserte. 20Ora, mio sovrano e signore, se vi è qualche aberrazione in questo popolo perché ha peccato contro il suo Dio, se cioè ci accorgiamo che c'è in mezzo a loro questo inciampo, avanziamo e diamo loro battaglia. 21Se invece non c'è alcuna trasgressione nella loro gente, il mio signore passi oltre, perché il Signore, che è il loro Dio, non si faccia loro scudo e noi diveniamo oggetto di scherno davanti a tutta la terra". 22Ecco, appena Achior cessò di pronunziare queste parole, tutta la turba che circondava la tenda e stazionava intorno, alzò un mormorio, mentre gli ufficiali di Oloferne e tutti gli abitanti della costa e i Moabiti proponevano di ucciderlo. 23"Non avremo certo paura degli Israeliti, dicevano; vedete che è un popolo nel quale non ci sono esercito né forze armate per un valido schieramento. 24Dunque avanziamo presto e saranno pascolo di tutto il tuo esercito, o sovrano Oloferne". 6 1Quando si fu calmata l'agitazione degli uomini che presenziavano tutt'intorno al convegno, parlò Oloferne, comandante supremo dell'esercito di Assur, rivolgendosi ad Achior alla presenza di tutta quell'assemblea di stranieri e a tutti i Moabiti: 2"Chi sei tu, Achior, e i mercenari di Èfraim, per profetare in mezzo a noi come hai fatto oggi e suggerire di non combattere il popolo d'Israele, perché il loro Dio li proteggerà dall'alto? E che altro dio c'è se non Nabucodònosor? Questi invierà la sua forza e li sterminerà dalla terra, né servirà il loro Dio a liberarli. 3Saremo noi suoi servi a spazzarli via come un sol uomo, perché non potranno sostenere l'impeto dei nostri cavalli. 4Li bruceremo in casa loro, i loro monti s'inebrieranno del loro sangue, i loro campi si colmeranno dei loro cadaveri, né potrà resistere la pianta dei loro piedi davanti a noi, ma saranno tutti distrutti. Questo dice Nabucodònosor, il signore di tutta la terra: così ha parlato e le sue parole non potranno essere smentite. 5Quanto a te, Achior, mercenario di Ammon, che hai detto queste cose nel giorno della tua sventura, non vedrai più la mia faccia da oggi fino a quando farò vendetta di questa razza che viene dall'Egitto. 6Allora il ferro dei miei soldati e la numerosa schiera dei miei ministri trapasserà i tuoi fianchi e tu cadrai fra i loro cadaveri, quando io tornerò a vederti. 7I miei servi ora ti esporranno sulla montagna e ti porranno in una delle città sul percorso; 8non morirai finché non sarai sterminato con loro. 9Ma se speri in cuor tuo che essi non saranno presi, non sia il tuo aspetto così depresso. Ho detto: nessuna mia parola andrà a vuoto". 10Allora Oloferne diede ordine ai suoi servi, che erano di turno nella sua tenda, di prendere Achior, di esporlo vicino a Betulia e di abbandonarlo nelle mani degli Israeliti. 11I suoi servi lo presero e lo condussero fuori dell'accampamento in aperta campagna, lo menarono dal mezzo della pianura verso la montagna e si trovarono presso le fonti che erano sotto Betulia. 12Quando gli uomini della città li scorsero sulla cresta del monte, presero le armi e uscirono dalla città dirigendosi verso la cresta. Tutti i frombolieri occuparono i sentieri di accesso e si misero a lanciare pietre su di loro. 13Quelli ridiscesero al riparo del monte, legarono Achior e lo abbandonarono gettandolo a terra alle falde del monte, quindi fecero ritorno al loro signore. 14Gli Israeliti scesero dalla loro città, si avvicinarono a lui, lo slegarono, lo condussero in Betulia e lo presentarono ai capi della città, 15che in quel tempo erano Ozia figlio di Mica della tribù di Simeone, Cabri figlio di Gotonièl e Carmi figlio di Melchièl. 16Radunarono subito tutti gli anziani della città e tutti i giovani e le donne accorsero al luogo del raduno. Posero Achior in mezzo a tutta quell'adunanza e Ozia lo interrogò sull'accaduto. 17Quegli riferì loro le parole del consiglio di Oloferne e tutto il discorso che Oloferne aveva pronunziato in mezzo ai capi degli Assiri e quanto aveva detto superbamente contro il popolo d'Israele. 18Allora tutto il popolo si prostrò ad adorare Dio e alzò queste suppliche: 19"Signore, Dio del cielo, guarda la loro superbia, abbi pietà dell'umiliazione della nostra stirpe e accogli benigno in questo giorno la presenza di coloro che sono consacrati a te". 20Poi confortarono Achior e gli rivolsero parole di gran lode; 21Ozia da parte sua lo accolse dopo l'adunanza nella sua casa e offrì un banchetto a tutti gli anziani; per tutta quella notte invocarono l'aiuto del Dio d'Israele. 7 1Il giorno dopo, Oloferne diede ordine a tutto l'esercito e a tutta la moltitudine di coloro che erano venuti come suoi alleati, di iniziare l'azione contro Betulia, occupando le vie d'accesso alla montagna e attaccando battaglia contro gli Israeliti. 2In quel giorno effettivamente ogni uomo valido fra loro si pose in marcia. Il loro esercito si componeva di centosettantamila fanti e dodicimila cavalieri, senza contare gli addetti ai servizi e molti altri uomini che erano a piedi con loro, in numero ingente. 3Essi si accamparono nella valle vicina a Betulia oltre la sorgente, allargandosi dalla zona sopra Dotain fino a Belbaim ed estendendosi da Betulia fino a Kiamon, che è di fronte a Esdrelon. 4Gli Israeliti, quando videro la loro moltitudine, rimasero molto costernati e si dicevano l'un l'altro: "Ora costoro inghiottiranno tutta la terra, né i monti più alti, né le valli profonde, né i colli potranno resistere al loro peso". 5Ognuno prese la sua armatura e, accesi i fuochi sulle torri, stettero in guardia tutta quella notte. 6Il giorno seguente Oloferne fece uscire tutta la cavalleria contro il fronte degli Israeliti che erano in Betulia, 7osservò le vie di accesso alla loro città, ispezionò le sorgenti d'acqua e le occupò e, dopo avervi posto attorno guarnigioni di uomini armati, fece ritorno tra la sua gente. 8Allora gli si avvicinarono tutti gli Idumei e tutti i capi del popolo di Moab e gli strateghi della costa e gli dissero: 9"Voglia ascoltare il signor nostro una parola, perché siano evitati inconvenienti nel tuo esercito. 10Questo popolo non si affida alle sue lance, ma all'altezza dei monti, sui quali essi si sono appostati, e certo non è facile arrivare sulle creste dei loro monti. 11Quindi, signore, non attaccare costoro come si usa nella battaglia campale e non cadrà un sol uomo del tuo esercito. 12Rimani fermo nel tuo accampamento avendo buona cura di ogni uomo del tuo esercito: intanto i tuoi gregari vadano ad occupare la sorgente dell'acqua che sgorga alla radice del monte, 13perché di là attingono tutti gli abitanti di Betulia; vedrai che la sete li farà morire e verranno alla resa della loro città. Noi e la nostra gente saliremo sulle vicine alture dei monti e ci apposteremo su di esse e staremo a guardia per non lasciare uscire dalla città alcun uomo. 14Così cadranno sfiniti dalla fame essi, le loro donne, i loro figli e, prima che la spada arrivi su di loro, saranno stesi sulle piazze fra le loro case. 15Avrai così reso loro un terribile contraccambio perché si sono ribellati e non hanno voluto venire incontro a te con intenzioni pacifiche". 16Piacque questo discorso ad Oloferne e a tutti i suoi ministri e diede ordine che si facesse come avevano proposto. 17Si mosse quindi il reparto dei Moabiti e cinquemila Assiri con loro, si accamparono nella valle e occuparono gli acquedotti e le sorgenti d'acqua degli Israeliti. 18A loro volta gli Idumei e gli Ammoniti, con dodicimila Assiri, salirono e si appostarono sulla montagna di fronte a Dotain. Spinsero anche contingenti dei loro a meridione e a oriente di fronte a Egrebel, che si trova vicino a Chus, situata sul torrente Mochmur. Il rimanente esercito degli Assiri restò accampato nella pianura ricoprendo tutta l'estensione del terreno. Le tende e gli equipaggiamenti costituivano una massa imponente, perché essi erano in realtà una turba immensa. 19Allora gli Israeliti alzarono suppliche al Signore loro Dio, con l'animo in preda all'abbattimento, perché da ogni parte li avevano circondati i nemici e non c'era modo di passare in mezzo a loro. 20Il campo degli Assiri al completo, fanti, carri e cavalli, rimase fermo tutt'attorno per trentaquattro giorni e venne a mancare a tutti gli abitanti di Betulia ogni riserva d'acqua. 21Anche le cisterne erano vuote e non potevano più bere a sazietà un giorno solo, perché distribuivano da bere in quantità razionata. 22Incominciarono i bambini a cadere sfiniti, le donne e i ragazzi venivano meno per la sete e cadevano nelle piazze della città e nei passaggi delle porte e ormai non rimaneva più in loro alcuna energia. 23Allora tutto il popolo si radunò presso Ozia e i capi della città, con giovani, donne e fanciulli, e alzarono grida e dissero davanti a tutti gli anziani: 24"Sia giudice il Signore tra voi e noi, perché voi ci avete recato un grave danno rifiutando di proporre la pace agli Assiri. 25Ora non c'è più nessuno che ci possa aiutare, perché Dio ci ha venduti in balìa di costoro per essere abbattuti davanti a loro dalla sete e da terribili mali. 26Ormai chiamateli e consegnate la città intera per il saccheggio al popolo di Oloferne e a tutto il suo esercito. 27È meglio per noi esser loro preda; diventeremo certo loro schiavi, ma potremo vivere e non vedremo con i nostri occhi la morte dei nostri bambini, né le donne e i nostri figli esalare l'ultimo respiro. 28Chiamiamo a testimonio contro di voi il cielo e la terra e il nostro Dio, il Signore dei nostri padri, che ci punisce per la nostra iniquità e per le colpe dei nostri padri, perché non ci lasci più in una situazione come questa in cui siamo oggi". 29Successe allora un pianto generale in mezzo all'adunanza e gridarono suppliche a gran voce al Signore loro Dio. 30Ozia rispose loro: "Coraggio, fratelli, resistiamo ancora cinque giorni e in questo tempo il Signore Dio nostro rivolgerà di nuovo la misericordia su di noi; non è possibile che egli ci abbandoni fino all'ultimo. 31Ma se proprio passeranno questi giorni e non ci arriverà alcun aiuto, farò secondo le vostre richieste". 32Così rimandò il popolo ciascuno al proprio posto ed essi tornarono sulle mura e sulle torri della città e rimandarono le donne e i figli alle loro case; ma tutti nella città erano in grande abbattimento. 8 1In quei giorni venne a conoscenza della situazione Giuditta figlia di Merari, figlio di Oks, figlio di Giuseppe, figlio di Oziel, figlio di Elkia, figlio di Anania, figlio di Gedeone, figlio di Rafain, figlio di Achitob, figlio di Elia, figlio di Chelkia, figlio di Eliàb, figlio di Natanaèl, figlio di Salamiel, figlio di Sarasadai, figlio di Israele. 2Suo marito era stato Manàsse, della stessa tribù e famiglia di lei; egli era morto al tempo della mietitura dell'orzo. 3Mentre stava sorvegliando quelli che legavano i covoni nella campagna, il suo capo fu colpito da insolazione. Dovette mettersi a letto e morì in Betulia sua città e lo seppellirono con i suoi padri nel campo che sta tra Dotain e Balamon. 4Giuditta era rimasta nella sua casa in stato di vedovanza ed erano passati già tre anni e quattro mesi. 5Si era fatta preparare una tenda sul terrazzo della sua casa, si era cinta i fianchi di sacco e portava le vesti delle vedove. 6Da quando era vedova digiunava tutti i giorni, eccetto le vigilie dei sabati e i sabati, le vigilie dei noviluni e i noviluni, le feste e i giorni di gioia per Israele. 7Era bella d'aspetto e molto avvenente nella persona; inoltre suo marito Manàsse le aveva lasciato oro e argento, schiavi e schiave, armenti e terreni ed essa era rimasta padrona di tutto. 8Nè alcuno poteva dire una parola maligna a suo riguardo, perché temeva molto Dio. 9Venne dunque a sapere le parole esasperate rivolte dal popolo alle autorità, perché erano demoralizzati per la mancanza d'acqua, e anche Giuditta seppe di tutte le risposte che aveva date loro Ozia e come avesse giurato loro di consegnare la città agli Assiri dopo cinque giorni. 10Subito mandò la sua ancella particolare che aveva in cura tutte le sue sostanze a chiamare Cabri e Carmi, che erano gli anziani della sua città. 11Vennero da lei ed essa disse loro: "Ascoltatemi bene, voi capi dei cittadini di Betulia. Non è stato affatto conveniente il discorso che oggi avete tenuto al popolo, aggiungendo il giuramento che avete pronunziato e interposto tra voi e Dio, di mettere la città in mano ai nostri nemici, se nel frattempo il Signore non vi avrà mandato aiuto. 12Chi siete voi dunque che avete tentato Dio in questo giorno e vi siete posti al di sopra di lui, mentre non siete che uomini? 13Certo, voi volete mettere alla prova il Signore onnipotente, ma non ci capirete niente, né ora né mai. 14Se non siete capaci di scorgere il fondo del cuore dell'uomo né di afferrare i pensieri della sua mente, come potrete scrutare il Signore, che ha fatto tutte queste cose, e conoscere i suoi pensieri o comprendere i suoi disegni? No, fratelli, non vogliate irritare il Signore nostro Dio. 15Se non vorrà aiutarci in questi cinque giorni, egli ha pieno potere di difenderci nei giorni che vuole o anche di farci distruggere da parte dei nostri nemici. 16E voi non pretendete di impegnare i piani del Signore Dio nostro, perché Dio non è come un uomo che gli si possan fare minacce e pressioni come ad uno degli uomini. 17Perciò attendiamo fiduciosi la salvezza che viene da lui, supplichiamolo che venga in nostro aiuto e ascolterà il nostro grido se a lui piacerà. 18Realmente in questa nostra generazione non c'è mai stata, né esiste oggi una tribù o famiglia o popolo o città tra di noi, che adori gli dèi fatti da mano d'uomo, come è avvenuto nei tempi passati. 19Per questo motivo i nostri padri furono abbandonati alla spada e alla devastazione e caddero rovinosamente davanti ai loro nemici. 20Noi invece non riconosciamo altro Dio fuori di lui e per questo speriamo che egli non trascurerà noi e neppure la nostra nazione. 21Perché se noi saremo presi, resterà presa anche tutta la Giudea e sarà saccheggiato il nostro santuario e Dio chiederà ragione di quella profanazione al nostro sangue. 22L'uccisione dei nostri fratelli, l'asservimento della patria, la devastazione della nostra eredità Dio la farà ricadere sul nostro capo in mezzo ai popoli pagani tra i quali ci capiterà di essere schiavi e saremo così motivo di scandalo e di disprezzo di fronte ai nostri padroni. 23La nostra schiavitù non ci guadagnerà alcun favore, perché la porrà a nostro disonore il Signore Dio nostro. 24Dunque, fratelli, dimostriamo ai nostri fratelli che la loro vita dipende da noi, che i nostri sacri pegni, il tempio e l'altare, poggiano su di noi. 25Oltre tutto ringraziamo il Signore Dio nostro che ci mette alla prova, come ha già fatto con i nostri padri. 26Ricordatevi quanto ha fatto con Abramo, quali prove ha fatto passare ad Isacco e quanto è avvenuto a Giacobbe in Mesopotamia di Siria, quando pascolava i greggi di Làbano suo zio materno. 27Certo, come ha passato al crogiuolo costoro non altrimenti che per saggiare il loro cuore, così ora non vuol far vendetta di noi, ma è a fine di correzione che il Signore castiga coloro che gli stanno vicino". 28Allora rispose a lei Ozia: "Quanto hai detto, l'hai proferito con cuore retto e nessuno può contraddire alle tue parole. 29Poiché non da oggi è manifesta la tua saggezza, ma dall'inizio dei tuoi giorni tutto il popolo conosce la tua prudenza, così come l'ottima indole del tuo cuore. 30Ma il popolo soffriva terribilmente la sete e ci ha costretti a comportarci come abbiamo fatto, parlando loro a quel modo e addossandoci un giuramento che non potremo trasgredire. 31Ma ora prega per noi tu che sei donna pia e il Signore invierà la pioggia a riempire le nostre cisterne e non continueremo a venir meno". 32Giuditta rispose loro: "Sentite, voglio compiere un'impresa che passerà di generazione in generazione ai figli del nostro popolo. 33Voi starete di guardia alla porta della città questa notte: io uscirò con la mia ancella ed entro quei giorni dopo i quali avete deciso di consegnare la città ai nostri nemici, il Signore per mia mano provvederà a Israele. 34Voi però non indagate sul mio piano: non vi dirò niente finché non sarà compiuto quel che voglio fare". 35Le risposero Ozia e i capi: "Va' in pace e il Signore Dio sia con te per far vendetta dei nostri nemici". 36Se ne andarono quindi dalla sua tenda e si recarono ai loro posti. 9 1Allora Giuditta cadde con la faccia a terra e sparse cenere sul capo e mise allo scoperto il sacco di cui sotto era rivestita e, nell'ora in cui veniva offerto nel tempio di Dio in Gerusalemme l'incenso della sera, Giuditta supplicò a gran voce il Signore: 2"Signore, Dio del padre mio Simeone, tu hai messo nella sua mano la spada della vendetta contro gli stranieri, contro coloro che avevano sciolto a ignominia la cintura d'una vergine, ne avevano denudato i fianchi a vergogna e ne avevano contaminato il grembo a infamia. Tu avevi detto: non si deve fare tal cosa! ma essi l'hanno fatta. 3Per questo hai consegnato alla morte i loro capi e al sangue quel loro giaciglio, macchiato del loro inganno, ripagato con l'inganno; hai abbattuto i servi con i loro capi e i capi sui loro troni. 4Hai destinato le loro mogli alla preda, le loro figlie alla schiavitù, tutte le loro spoglie alla divisione tra i tuoi figli diletti, perché costoro, accesi del tuo zelo, erano rimasti inorriditi della profanazione del loro sangue e a te avevano gridato chiamandoti in aiuto. Dio, Dio mio, ascolta anche me che sono vedova. 5Tu hai preordinato ciò che precedette quei fatti e i fatti stessi e ciò che seguì. Tu hai disposto le cose presenti e le future e quello che tu hai pensato si è compiuto. 6Le cose da te deliberate si sono presentate e hanno detto: Ecco ci siamo; perché tutte le tue vie sono preparate e i tuoi giudizi sono preordinati. 7Or ecco gli Assiri hanno aumentato la moltitudine dei loro eserciti, vanno in superbia per i loro cavalli e i cavalieri, si vantano della forza dei loro fanti, poggiano la loro speranza sugli scudi e sulle lance, sugli archi e sulle fionde e ignorano che tu sei il Signore che disperdi le guerre; 8Signore è il tuo nome. Abbatti la loro forza con la tua potenza e rovescia la loro violenza con la tua ira: fanno conto di profanare il tuo santuario, di contaminare la Dimora ove riposa il tuo nome e la tua gloria, di abbattere con il ferro il corno del tuo altare. 9Guarda la loro superbia, fa' scendere la tua ira sulle loro teste; infondi a questa vedova la forza di fare quello che ho deciso. 10Con l'inganno delle mie labbra abbatti il servo con il suo padrone e il padrone con il suo ministro; spezza la loro alterigia per mezzo di una donna. 11Perché la tua forza non sta nel numero, né sugli armati si regge il tuo regno: tu sei invece il Dio degli umili, sei il soccorritore dei derelitti, il rifugio dei deboli, il protettore degli sfiduciati, il salvatore dei disperati. 12Sì, sì, Dio del padre mio e di Israele tua eredità, Signore del cielo e della terra, creatore delle acque, re di tutte le tue creature, ascolta la mia preghiera; 13fa' che la mia parola e l'inganno diventino piaga e flagello di costoro, che fanno progetti crudeli contro la tua alleanza e il tuo tempio consacrato, contro il monte elevato di Sion e la sede dei tuoi figli. 14Da' a tutto il tuo popolo e ad ogni tribù la prova che sei tu il Signore, il Dio d'ogni potere e d'ogni forza e non c'è altri fuori di te, che possa proteggere la stirpe d'Israele". 10 1Quando Giuditta ebbe cessato di supplicare il Dio di Israele ed ebbe terminato di pronunziare tutte queste parole, 2si alzò dalla prostrazione, chiamò la sua ancella particolare e scese nella casa, dove usava passare i giorni dei sabati e le sue feste. 3Qui si tolse il sacco di cui era rivestita, depose le vesti di vedova, poi lavò con acqua il corpo e lo unse con profumo denso; spartì i capelli del capo e vi impose il diadema. Poi si mise gli abiti da festa, che aveva usati quando era vivo suo marito Manàsse. 4Si mise i sandali ai piedi, cinse le collane e infilò i braccialetti, gli anelli e gli orecchini e ogni altro ornamento che aveva e si rese molto affascinante agli sguardi di qualunque uomo che l'avesse vista. 5Poi affidò alla sua ancella un otre di vino, un'ampolla di olio; riempì anche una bisaccia di farina tostata, di fichi secchi e di pani puri e, fatto un involto di tutti questi recipienti, glielo mise sulle spalle. 6Allora uscirono verso la porta della città di Betulia e trovarono pronti sul luogo Ozia e gli anziani della città, Cabri e Carmi. 7Costoro, quando la videro trasformata nell'aspetto e con gli abiti mutati, restarono molto ammirati della sua bellezza e le dissero: "8Il Dio dei padri nostri ti conceda di trovar favore e di portare a termine quello che hai stabilito di fare, a vanto degli Israeliti e ad esaltazione di Gerusalemme". 9Essa si chinò ad adorare Dio e rispose loro: "Fatemi aprire la porta della città e io uscirò per dar compimento alle parole augurali che mi avete rivolto". Quelli diedero ordine ai giovani di guardia di aprirle come aveva chiesto. 10Così fecero e Giuditta uscì: essa sola e l'ancella che aveva con sé. Dalla città gli uomini la seguirono con gli sguardi mentre scendeva il monte, finché attraversò la vallata e non poterono più scorgerla. 11Esse andavano avanti diritte per la valle, quando si fecero loro incontro le sentinelle assire. 12La presero e la interrogarono: "Di qual popolo sei, donde vieni e dove vai?". Essa rispose: "Sono figlia degli Ebrei e fuggo da loro, perché stanno per essere consegnati in vostra balìa. 13Io quindi vengo alla presenza di Oloferne, comandante supremo dei vostri eserciti, per rivolgergli parole di verità e mettergli sotto gli occhi la strada per cui potrà passare e impadronirsi di tutti questi monti senza che perisca uno solo dei suoi uomini". 14Quegli uomini, quando sentirono queste parole e considerarono l'aspetto di lei, che appariva loro come un miracolo di bellezza, le dissero: 15"Hai messo in salvo la tua vita, scendendo in fretta e venendo alla presenza del nostro signore. Vieni dunque alla tenda di lui; alcuni di noi ti accompagneranno, finché non ti abbiano affidato alle sue mani. 16Quando poi sarai alla sua presenza, non tremare dentro di te, ma riferisci a lui quanto ci hai detto ed egli ti tratterà bene". 17Scelsero pertanto cento uomini tra di loro, i quali si affiancarono a lei e alla sua ancella e le condussero alla tenda di Oloferne. 18In tutto il campo ci fu un grande accorrere, essendosi sparsa la voce della sua venuta tra gli attendamenti. La circondarono in massa mentre era fuori della tenda di Oloferne, in attesa che gliela annunziassero. 19Erano ammirati della bellezza di lei e ammirati degli Israeliti a causa di lei e si dicevano l'un l'altro: "Chi disprezzerà un popolo che possiede tali donne? Sarà bene non lasciarne sopravvivere alcun uomo, perché, liberi, potrebbero far perdere la testa a tutto il mondo". 20Venne fuori la guardia del corpo di Oloferne e tutti gli inservienti e la introdussero nella tenda. 21Oloferne era adagiato sul suo divano sotto un baldacchino, che era di porpora ricamata d'oro, di smeraldo e di pietre preziose. 22Gli annunziarono la presenza di lei ed egli uscì nel recinto d'ingresso, preceduto da fiaccole d'argento. 23Quando Giuditta avanzò alla presenza di lui e dei suoi ministri, stupirono tutti per la bellezza del suo aspetto. Essa si prostrò con la faccia a terra per riverirlo, ma i servi la fecero rialzare. 11 1Allora Oloferne le rivolse la parola: "Sta' tranquilla, o donna, il tuo cuore non abbia timore, perché io non ho mai fatto male ad alcun uomo che abbia accettato di servire Nabucodònosor, re di tutta la terra. 2Quanto al tuo popolo che abita su questi monti, se non mi avessero disprezzato, non avrei alzato la lancia contro di loro; essi stessi si sono procurati tutto questo. 3Ma ora dimmi per qual motivo sei fuggita da loro e sei venuta da noi. Certamente sei venuta per trovar salvezza. Fatti animo: resterai viva questa notte e in seguito. 4Nessuno ti può fare un torto, ma ti useranno ogni riguardo, come si fa con i servi del mio signore, il re Nabucodònosor". 5Giuditta gli rispose: "Degnati di accogliere le parole della tua serva e possa la tua schiava parlare alla tua presenza. Io non dirò il falso al mio signore in questa notte. 6Certo, se vorrai seguire le parole della tua serva, Dio agirà magnificamente con te e il mio signore non fallirà nei suoi progetti. 7Perché, per la vita di Nabucodònosor, re di tutta la terra, e per la potenza di lui che ti ha inviato a riordinare ogni essere vivente, non gli uomini soltanto per mezzo tuo lo servono, ma anche le bestie selvatiche e gli armenti e gli uccelli del cielo vivranno in grazia della tua forza per l'onore di Nabucodònosor e di tutta la sua casa. 8Abbiamo già conosciuto per fama la tua saggezza e le abili astuzie del tuo genio ed è risaputo in tutta la terra che tu sei il migliore in tutto il regno, esperto nelle conoscenze e meraviglioso nelle imprese militari. 9Quanto al discorso tenuto da Achior nella tua riunione, noi ne abbiamo udito il contenuto, perché gli uomini di Betulia l'hanno risparmiato ed egli ha rivelato loro quanto aveva detto davanti a te. 10Perciò, signore sovrano, non trascurare le sue parole, ma imprimile bene nella tua memoria perché sono vere: realmente il nostro popolo non sarà punito e non prevarrà la spada contro di lui, se non avrà peccato contro il suo Dio. 11Ora perché il mio signore non resti deluso e a mani vuote, sappia che si avventerà la morte contro di loro, perché li stringe il peccato per il quale provocheranno l'ira del loro Dio appena compiranno un gesto inconsulto. 12Siccome sono venuti a mancare loro i viveri e tutta l'acqua è stata consumata, han deciso di mettere le mani sul loro bestiame e deliberato di consumare quanto Dio con leggi ha vietato loro di mangiare. 13Hanno perfino decretato di dar fondo alle primizie del frumento e alle decime del vino e dell'olio che conservavano come diritto sacro dei sacerdoti che stanno in Gerusalemme e fanno servizio alla presenza del nostro Dio, tutte cose che a nessuno del popolo era permesso neppure di toccare con la mano. 14Perciò hanno mandato messaggeri a Gerusalemme, dove anche i cittadini hanno fatto altrettanto, perché riportino loro il permesso da parte del consiglio degli anziani. 15Ma, quando riceveranno la risposta e la eseguiranno, in quel giorno preciso saranno messi in tuo potere per l'estrema rovina. 16Per questo, io tua serva, conscia di tutte queste cose, sono fuggita da loro e Dio mi ha indirizzata a compiere con te un'impresa che farà stupire la terra ovunque ne giungerà la fama. 17La tua serva è religiosa e serve notte e giorno al Dio del cielo. Ora io intendo restare con te, mio signore, ma uscirà la tua serva di notte nella valle; io pregherò il mio Dio ed egli mi rivelerà quando essi avranno commesso i loro peccati. 18Allora verrò a riferirti e tu uscirai con tutto l'esercito e nessuno di loro potrà opporti resistenza. 19Io ti guiderò attraverso la Giudea, finché giungerò davanti a Gerusalemme e vi porrò in mezzo il tuo trono. Tu li potrai condurre via come pecore senza pastore e nemmeno un cane abbaierà davanti a te. Queste cose mi sono state dette prima, io ne ho avuto la rivelazione e l'incarico di annunziarle a te". 20Le parole di lei piacquero a Oloferne e ai suoi servi, i quali tutti ammirarono la sua sapienza e dissero: 21"Da un capo all'altro della terra non esiste donna simile, per la bellezza dell'aspetto e il senno della parola". 22E Oloferne le disse: "Bene ha fatto Dio a mandarti avanti al tuo popolo, perché resti nelle vostre mani la forza e coloro che hanno disprezzato il mio signore vadano in rovina. 23Tu sei bella d'aspetto e saggia nelle parole; se farai come hai detto, il tuo Dio sarà mio Dio e tu siederai nel palazzo del re Nabucodònosor e sarai famosa in tutto il mondo. 12 1Ordinò poi che la conducessero dove aveva disposto le sue argenterie e prescrisse pure che le preparassero la tavola con i cibi approntati per lui e le dessero da bere il suo vino. 2Ma disse Giuditta: "Io non toccherò questi cibi, perché non ne venga qualche contaminazione, ma mi saranno serviti quelli che ho portato con me". 3Oloferne le fece osservare: "Quando verrà a mancare quello che hai con te, dove andremo a rifornirci di cibi uguali per darteli? In mezzo a noi non c'è nessuno della tua gente". 4Ma Giuditta rispose: "Per la tua vita, mio signore, ti assicuro che io, tua serva, non finirò le riserve che ho con me, prima che il Signore abbia compiuto per mano mia quello che ha stabilito". 5Così i servi di Oloferne la condussero alla tenda ed essa riposò fino a mezzanotte; poi si alzò all'ora della veglia del mattino. 6Essa fece dire ad Oloferne: "Comandi il mio signore che lascino uscire la tua serva per la preghiera". 7Oloferne comandò alla guardia del corpo di non impedirla. Rimase così al campo tre giorni: usciva di notte nella valle sotto Betulia e si lavava nella zona dell'accampamento alla sorgente d'acqua. 8Risalita dal lavacro, pregava il Signore Dio di Israele di dirigere la sua impresa volta a ristabilire i figli del suo popolo. 9Rientrando purificata, rimaneva nella sua tenda, finché, verso sera, non le si apprestava il cibo. 10Ed ecco, al quarto giorno, Oloferne fece preparare un rinfresco riservato ai suoi servi, senza invitare a mensa alcuno dei suoi ufficiali, 11e disse a Bagoa, il funzionario incaricato di tutte le sue cose: "Va' e invita quella donna ebrea che è presso di te a venire con noi, per mangiare e bere assieme a noi, 12poiché è cosa disonorevole alla nostra reputazione se lasceremo andare una donna simile senza godere della sua compagnia; se non sapremo conquistarla, si farà beffe di noi". 13Bagoa, uscito dalla presenza di Oloferne, andò da lei e disse: "Non abbia difficoltà questa bella ragazza a venire presso il mio signore, per essere onorata alla sua presenza e bere con noi il vino in giocondità e divenire oggi come una delle donne assire, che stanno nel palazzo di Nabucodònosor". 14Giuditta rispose a lui: "E chi sono io per osare contraddire il mio signore? Quanto sarà gradito ai suoi occhi, mi affretterò a compierlo e sarà per me motivo di gioia fino al giorno della mia morte". 15Subito si alzò e si adornò delle vesti e d'ogni altro ornamento muliebre; la sua ancella l'aveva preceduta e aveva steso a terra per lei davanti ad Oloferne le pellicce che aveva ricevuto da Bagoa per suo uso quotidiano, per adagiarvisi sopra e prendere cibo. 16Giuditta entrò e si adagiò. Il cuore di Oloferne rimase estasiato e si agitò il suo spirito, aumentando molto nel suo cuore la passione per lei; già da quando l'aveva vista, cercava l'occasione di sedurla. 17Le disse pertanto Oloferne: "Bevi e datti alla gioia con noi". 18Giuditta rispose: "Sì, berrò, signore, perché oggi sento dilatarsi la vita in me, più che tutti i giorni che ho vissuto". 19Incominciò quindi a mangiare e a bere davanti a lui ciò che le aveva preparato l'ancella. 20Oloferne si deliziò della presenza di lei e bevve abbondantemente tanto vino quanto non ne aveva mai bevuto solo in un giorno da quando era al mondo. 13 1Quando si fece buio, i suoi servi si affrettarono a ritirarsi. Bagoa chiuse dal di fuori la tenda e allontanò le guardie dalla vista del suo signore e ognuno andò al proprio giaciglio; in realtà erano tutti fiaccati, perché il bere era stato eccessivo. 2Rimase solo Giuditta nella tenda e Oloferne buttato sul divano, ubriaco fradicio. 3Allora Giuditta ordinò all'ancella di stare fuori della sua tenda e di aspettare che uscisse, come aveva fatto ogni giorno; aveva detto infatti che sarebbe uscita per la sua preghiera e anche con Bagoa aveva parlato in questo senso. 4Si erano allontanati tutti dalla loro presenza e nessuno, piccolo o grande, era rimasto nella parte più interna della tenda; Giuditta, fermatasi presso il divano di lui, disse in cuor suo: "Signore, Dio d'ogni potenza, guarda propizio in quest'ora all'opera delle mie mani per l'esaltazione di Gerusalemme. 5È venuto il momento di pensare alla tua eredità e di far riuscire il mio piano per la rovina dei nemici che sono insorti contro di noi". 6Avvicinatasi alla colonna del letto che era dalla parte del capo di Oloferne, ne staccò la scimitarra di lui; 7poi, accostatasi al letto, afferrò la testa di lui per la chioma e disse: "Dammi forza, Signore Dio d'Israele, in questo momento". 8E con tutta la forza di cui era capace lo colpì due volte al collo e gli staccò la testa. 9Indi ne fece rotolare il corpo giù dal giaciglio e strappò via le cortine dai sostegni. Poco dopo uscì e consegnò la testa di Oloferne alla sua ancella, 10la quale la mise nella bisaccia dei viveri e uscirono tutt'e due, secondo il loro uso, per la preghiera; attraversarono il campo, fecero un giro nella valle, poi salirono sul monte verso Betulia e giunsero alle porte della città. 11Giuditta gridò di lontano al corpo di guardia delle porte: "Aprite, aprite subito la porta: è con noi Dio, il nostro Dio, per esercitare ancora la sua forza in Israele e la sua potenza contro i nemici, come ha dimostrato oggi". 12Non appena gli uomini della sua città sentirono la sua voce, corsero giù in fretta alla porta della città e chiamarono gli anziani. 13Corsero tutti, piccoli e grandi, perché non s'aspettavano il suo arrivo; aprirono dunque la porta, le accolsero dentro e, acceso il fuoco per far chiaro, si fecero loro attorno. 14Giuditta disse loro a gran voce: "Lodate Dio, lodatelo; lodate Dio, perché non ha distolto la sua misericordia dalla casa d'Israele, ma ha colpito i nostri nemici in questa notte per mano mia". 15Estrasse allora la testa dalla bisaccia e la mise in mostra dicendo loro: "Ecco la testa di Oloferne, comandante supremo dell'esercito assiro; ecco le cortine sotto le quali giaceva ubriaco; Dio l'ha colpito per mano di donna. 16Viva dunque il Signore, che mi ha protetto nella mia impresa, perché costui si è lasciato ingannare dal mio volto a sua rovina, ma non ha potuto compiere alcun male con me a mia contaminazione e vergogna". 17Tutto il popolo era oltremodo fuori di sé e tutti si chinarono ad adorare Dio, esclamando in coro: "Benedetto sei tu, nostro Dio, che hai annientato in questo giorno i nemici del tuo popolo". 18Ozia a sua volta le disse: "Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra e benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra e ti ha guidato a troncare la testa del capo dei nostri nemici. 19Davvero il coraggio che hai avuto non cadrà dal cuore degli uomini, che ricorderanno sempre la potenza di Dio. 20Dio faccia riuscire questa impresa a tua perenne esaltazione, ricolmandoti di beni, in riconoscimento della prontezza con cui hai esposto la vita di fronte all'umiliazione della nostra stirpe, e hai sollevato il nostro abbattimento, comportandoti rettamente davanti al nostro Dio". E tutto il popolo esclamò: "Amen! Amen!". 14 1Giuditta rispose loro: "Ascoltatemi bene, fratelli: prendete questa testa e appendetela sugli spalti delle vostre mura. 2Attendete poi che sia apparsa la luce del mattino e sia sorto il sole sulla terra: allora, ognuno prenda l'armatura da guerra e ogni uomo valido esca dalla città. Quindi, date inizio all'azione contro di loro come se voleste scendere al piano contro le prime difese degli Assiri, ma in realtà non scenderete. 3Quelli prenderanno le loro armi e correranno entro il loro accampamento a svegliare i capi dell'esercito assiro. Poi si raduneranno insieme davanti alla tenda di Oloferne, ma non lo troveranno e così si lasceranno prendere dal terrore e fuggiranno davanti a voi. 4Allora inseguiteli voi e quanti abitano l'intero territorio d'Israele e abbatteteli nella loro fuga. 5Ma, prima di far questo, chiamatemi Achior l'Ammonita, perché venga a vedere e riconoscere colui che ha disprezzato la casa d'Israele e che l'ha inviato qui tra noi come per votarlo alla morte". 6Chiamarono subito Achior dalla casa di Ozia ed egli appena giunse e vide la testa di Oloferne in mano ad un uomo in mezzo al popolo radunato, cadde a terra e rimase senza fiato. 7Quando l'ebbero sollevato, si gettò ai piedi di Giuditta pieno di riverenza per la sua persona e disse: "Benedetta sei tu in tutto l'accampamento di Giuda e in mezzo a tutti i popoli: quanti udranno il tuo nome si sentiranno scossi. 8Ma ora raccontami quanto hai fatto in questi giorni". Giuditta gli narrò in mezzo al popolo quanto aveva compiuto dal giorno in cui era partita fino al momento in cui parlava. 9Quando finì di parlare, il popolo scoppiò in alte grida di giubilo e riempì la città di voci festose. 10Allora Achior, vedendo quanto aveva fatto il Dio di Israele, credette fermamente in Dio, si fece circoncidere e fu aggregato definitivamente alla casa d'Israele. 11Quando spuntò il mattino, appesero la testa di Oloferne alle mura; poi ogni uomo prese le sue armi e scesero lungo i sentieri del monte divisi in manipoli. 12Appena li videro, gli Assiri mandarono in cerca dei loro capi e questi corsero dagli strateghi, dai chiliarchi e da tutti i loro ufficiali. 13Poi si radunarono davanti alla tenda di Oloferne e dissero al suo attendente: "Sveglia il nostro signore, perché quegli schiavi hanno osato scendere per darci battaglia, a loro estrema rovina". 14Bagoa entrò e bussò alle cortine della tenda, poiché pensava che egli dormisse con Giuditta. 15Ma siccome nessuno rispondeva, aprì ed entrò nella parte più interna della tenda e lo trovò cadavere, steso a terra vicino all'ingresso, con la testa tagliata via dal tronco. 16Allora diede in alte grida di dolore e di lamento, urlando con tutte le forze e stracciandosi le vesti. 17Poi si precipitò nella tenda dove era alloggiata Giuditta e non ve la trovò. Allora corse fuori davanti al popolo e gridò: 18"Gli schiavi ci hanno traditi! Una sola donna ebrea ha gettato la vergogna sulla casa del re Nabucodònosor! Oloferne eccolo a terra e la testa non è più sul suo busto". 19I comandanti dell'esercito assiro, appena udirono questo annunzio, si stracciarono i mantelli e rimasero terribilmente sconvolti nel loro animo; risuonarono entro l'accampamento altissime le loro grida e gli urli di dolore. 15 1Tutti gli altri che erano nelle tende, appena seppero dell'accaduto, restarono allibiti 2e furono presi dal panico e nessuno volle più restare vicino al compagno, ma tutti si sparsero in fuga in ogni senso nella pianura e su per i monti. 3Anche quelli accampati sulle montagne intorno a Betulia si diedero alla fuga. A questo punto gli Israeliti, cioè quanti tra di loro erano atti alle armi, si buttarono su di essi. 4Ozia mandò subito a Betomastaim, a Bebai, a Cobai, a Cola e in tutti i territori d'Israele messaggeri ad annunziare l'accaduto e a invitare tutti a gettarsi sui nemici e annientarli. 5Appena gli Israeliti udirono ciò, tutti compatti piombarono su di loro e li fecero a pezzi arrivando fino a Coba. Scesero in campo anche quelli di Gerusalemme e di tutta la zona montuosa, perché anche a loro avevano riferito i casi successi nell'accampamento dei loro nemici. Quelli che abitavano in Gàlaad e nella Galilea li colpirono terribilmente aggirandoli, arrivando fino a Damasco e al suo territorio. 6I cittadini rimasti in Betulia si gettarono sul campo degli Assiri, si impadronirono delle loro spoglie e ne trassero ingente ricchezza. 7Gli Israeliti tornati dalla strage si impadronirono del resto e le borgate e i villaggi del monte e del piano vennero in possesso di grande bottino, poiché ve n'era in grandissima quantità. 8Allora il sommo sacerdote Ioakìm, e il consiglio degli anziani degli Israeliti, che abitavano in Gerusalemme, vennero a vedere i benefici che il Signore aveva operato per Israele e inoltre per vedere Giuditta e porgerle il loro omaggio. 9Appena furono entrati in casa sua, tutti insieme le rivolsero parole di benedizione ed esclamarono al suo indirizzo: "Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d'Israele, tu splendido onore della nostra gente. 10Tutto questo hai compiuto con la tua mano, egregie cose hai operato per Israele, di esse Dio si è compiaciuto. Sii sempre benedetta dall'onnipotente Signore". Tutto il popolo soggiunse: "Amen!". 11Tutto il popolo continuò per trenta giorni a saccheggiare l'accampamento. A Giuditta diedero la tenda di Oloferne, tutte le argenterie, i divani, i vasi e tutti gli arredi: essa prese tutto in consegna e cominciò a caricarlo sulla sua mula, poi aggiogò i suoi carri e vi accumulò sopra la roba. 12Intanto si radunarono tutte le donne d'Israele per vederla e la colmavano di elogi e composero tra loro una danza in suo onore. Essa prese in mano dei tirsi e li distribuì alle donne che erano con lei. 13Insieme con esse si incoronò di fronde di ulivo: precedette tutto il popolo, guidando la danza di tutte le donne, mentre ogni Israelita seguiva in armi portando corone; risuonavano inni sulle loro labbra. 14Allora Giuditta intonò questo canto di riconoscenza in mezzo a tutto Israele e tutto il popolo accompagnava a gran voce questa lode. 16 1Giuditta disse: "Lodate il mio Dio con i timpani, cantate al Signore con cembali, elevate a lui l'accordo del salmo e della lode; esaltate e invocate il suo nome. 2Poiché il Signore è il Dio che stronca le guerre; egli mi ha riportata nel suo accampamento in mezzo al suo popolo, mi ha salvata dalle mani dei miei persecutori. 3Calò Assur dai monti, giù da settentrione, calò con le torme dei suoi armati, il suo numero ostruì i torrenti, i suoi cavalli coprirono i colli. 4Affermò di bruciare il mio paese, di stroncare i miei giovani con la spada, di schiacciare al suolo i miei lattanti, di prender come preda i miei fanciulli, di rapire le mie vergini. 5Il Signore onnipotente li ha rintuzzati per mano di donna! 6Poiché non cadde il loro capo contro giovani forti, né figli di titani lo percossero, né alti giganti l'oppressero, ma Giuditta figlia di Merari, con la bellezza del suo volto lo fiaccò. 7Essa depose la veste di vedova per sollievo degli afflitti in Israele, si unse con aroma il volto, 8cinse del diadema i capelli, indossò una veste di lino per sedurlo. 9I suoi sandali rapirono i suoi occhi la sua bellezza avvinse il suo cuore e la scimitarra gli troncò il collo. 10I Persiani rabbrividirono per il suo coraggio, per la sua forza raccapricciarono i Medi. 11Allora i miei poveri alzarono il grido di guerra e quelli si spaventarono; i miei deboli alzarono il grido e quelli furono sconvolti; gettarono alte grida e quelli volsero in fuga. 12Come figli di donnicciuole li trafissero, li trapassarono come disertori, perirono sotto le schiere del mio Signore. 13Innalzerò al mio Dio un canto nuovo: Signore, grande sei tu e glorioso, mirabile nella tua potenza e invincibile. 14Ti sia sottomessa ogni tua creatura: perché tu dicesti e tutte le cose furon fatte; mandasti il tuo spirito e furono costruite e nessuno può resistere alla tua voce. 15I monti sulle loro basi insieme con le acque sussulteranno, davanti a te le rocce si struggeranno come cera; ma a coloro che ti temono tu sarai sempre propizio. 16Poca cosa è per te ogni sacrificio in soave odore, non basta quanto è pingue per farti un olocausto; ma chi teme il Signore è sempre grande. 17Guai alle genti che insorgono contro il mio popolo: il Signore onnipotente li punirà nel giorno del giudizio, immettendo fuoco e vermi nelle loro carni, e piangeranno nel tormento per sempre". 18Quando giunsero a Gerusalemme si prostrarono ad adorare Dio e, appena il popolo fu purificato, offrirono i loro olocausti e le offerte spontanee e i doni. 19Giuditta dedicò tutti gli oggetti di Oloferne, che il popolo le aveva dati, e anche la cortina che aveva presa direttamente dal letto di lui, come offerta consacrata a Dio. 20Il popolo continuò a far festa in Gerusalemme vicino al tempio per tre mesi e Giuditta rimase con loro. 21Dopo quei giorni, ognuno tornò nella propria sede ereditaria; Giuditta tornò a Betulia e dimorò nella sua proprietà e divenne famosa in tutta la terra durante la sua vita. 22Molti ne erano anche invaghiti, ma nessun uomo poté avvicinarla per tutti i giorni della sua vita da quando suo marito Manàsse morì e fu riunito al suo popolo. 23Essa andò molto avanti negli anni protraendo la vecchiaia nella casa del marito fino a centocinque anni: alla sua ancella preferita aveva concesso la libertà. Morì in Betulia e la seppellirono nella grotta sepolcrale del marito Manàsse 24e la casa d'Israele la pianse sette giorni. Prima di morire aveva diviso i suoi beni tra i parenti più stretti di Manàsse suo marito e tra i parenti più stretti della sua famiglia. 25Nè vi fu più nessuno che incutesse timore agli Israeliti finché visse Giuditta e per un lungo periodo dopo la sua morte. Ester 1 1(a)Nel secondo anno del regno del gran re Assuero, il giorno primo di Nisan, Mardocheo figlio di Iair, figlio di Simei, figlio di Kis, della tribù di Beniamino ebbe un sogno. 1(b)Era un Giudeo che abitava nella città di Susa, uomo grande, che prestava servizio alla corte del re 1(c)e proveniva dal gruppo degli esuli che Nabucodònosor re di Babilonia aveva deportato da Gerusalemme con Ieconìa re della Giudea. 1(d)Questo era il suo sogno: ecco grida e tumulto, tuoni e terremoto, agitazione sulla terra. 1(e)Ecco due enormi draghi avanzarono, pronti tutti e due alla lotta, e risuonò potente il loro sibilo. 1(f)Al loro sibilo ogni nazione si preparò alla guerra, per combattere contro il popolo dei giusti. 1(g)Ecco un giorno di tenebre e di caligine, di tribolazione e angustia, di malessere e grande agitazione sulla terra. 1(h)Tutta la nazione dei giusti fu agitata: essi temevano la propria rovina, si prepararono a perire e gridarono a Dio.1(i)Ma dal loro grido sorse, come da una piccola fonte, un grande fiume, acque copiose. 1(k)Spuntò la luce e il sole: gli umili furono esaltati e divorarono i superbi. 1(l)Mardocheo allora si svegliò: aveva visto questo sogno e che cosa Dio aveva deciso di fare; continuava a ripensarvi entro il suo cuore e cercava di comprenderlo, in ogni suo particolare, fino a notte. 1(m)Mardocheo alloggiava alla corte con Bigtàn e Tères, i due eunuchi del re che custodivano la corte, 1(n)quando udì i loro ragionamenti e, indagando sui loro disegni, venne a sapere che quelli si preparavano a mettere le mani sul re Assuero. Allora ne avvertì il re. 1(o)Il re sottopose i due eunuchi a un interrogatorio: essi confessarono e furono tolti di mezzo. 1(p)Poi il re fece scrivere queste cose nelle cronache e anche Mardocheo le mise in iscritto. 1(q)Il re costituì Mardocheo funzionario della corte e gli fece regali in compenso di queste cose. 1(r)Ma vi era anche Amàn figlio di Hammedàta, l'Agaghita, che era potente davanti al re e cercò il modo di far del male a Mardocheo e al suo popolo per l'affare dei due eunuchi del re. 1Al tempo di Assuero, di quell'Assuero che regnava dall'India fino all'Etiopia sopra centoventisette province, 2in quel tempo, dunque, il re Assuero che sedeva sul trono del suo regno nella cittadella di Susa, 3l'anno terzo del suo regno fece un banchetto a tutti i suoi principi e ai suoi ministri. I capi dell'esercito di Persia e di Media, i nobili e i governatori delle province furono riuniti alla sua presenza. 4Dopo aver così mostrato loro le ricchezze e la gloria del suo regno e il fasto magnifico della sua grandezza per molti giorni, per centottanta giorni, 5passati questi giorni il re fece un altro banchetto di sette giorni, nel cortile del giardino della reggia, per tutto il popolo che si trovava nella cittadella di Susa, dal più grande al più piccolo. 6Vi erano cortine di lino fine e di porpora viola, sospese con cordoni di bisso e di porpora rossa ad anelli d'argento e a colonne di marmo bianco; divani d'oro e d'argento sopra un pavimento di marmo verde, bianco e di madreperla e di pietre a colori. 7Si porgeva da bere in vasi d'oro di forme svariate e il vino del re era abbondante, grazie alla liberalità del re. 8Era dato l'ordine di non forzare alcuno a bere, poiché il re aveva prescritto a tutti i maggiordomi che lasciassero fare a ciascuno secondo la propria volontà. 9Anche la regina Vasti offrì un banchetto alle donne nella reggia del re Assuero. 10Il settimo giorno, il re che aveva il cuore allegro per il vino, ordinò a Meumàn, a Bizzetà, a Carbonà, a Bigtà, ad Abagtà, a Zetàr e a Carcàs, i sette eunuchi che servivano alla presenza del re Assuero, 11che conducessero davanti a lui la regina Vasti con la corona reale, per mostrare al popolo e ai capi la sua bellezza; essa infatti era di aspetto avvenente. 12Ma la regina Vasti rifiutò di venire, contro l'ordine che il re aveva dato per mezzo degli eunuchi; il re ne fu assai irritato e la collera si accese dentro di lui. 13Allora il re interrogò i sapienti, conoscitori dei tempi. – Poiché gli affari del re si trattavano così, alla presenza di quanti conoscevano la legge e il diritto, 14e i più vicini a lui erano Carsenà, Setàr, Admàta, Tarsìs, Mères, Marsenà e Memucàn, sette capi della Persia e della Media che erano suoi consiglieri e sedevano ai primi posti nel regno. – 15Domandò dunque: "Secondo la legge, che cosa si deve fare alla regina Vasti che non ha eseguito l'ordine datole dal re Assuero per mezzo degli eunuchi?". 16Memucàn rispose alla presenza del re e dei principi: "La regina Vasti ha mancato non solo verso il re, ma anche verso tutti i capi e tutti i popoli che sono nelle province del re Assuero. 17Perché quello che la regina ha fatto si saprà da tutte le donne e le indurrà a disprezzare i propri mariti; esse diranno: Il re Assuero aveva ordinato che si conducesse alla sua presenza la regina Vasti ed essa non vi è andata. 18Da ora innanzi le principesse di Persia e di Media che sapranno il fatto della regina ne parleranno a tutti i principi del re e ne verranno insolenze e irritazioni all'eccesso. 19Se così sembra bene al re, venga da lui emanato un editto reale da scriversi fra le leggi di Persia e di Media, sicché diventi irrevocabile, per il quale Vasti non potrà più comparire alla presenza del re Assuero e il re conferisca la dignità di regina ad un'altra migliore di lei. 20Quando l'editto emanato dal re sarà conosciuto nell'intero suo regno per quanto è vasto, tutte le donne renderanno onore ai loro mariti dal più grande al più piccolo". 21La cosa parve buona al re e ai principi. Il re fece come aveva detto Memucàn: 22mandò lettere a tutte le province del regno, a ogni provincia secondo il suo modo di scrivere e ad ogni popolo secondo la sua lingua; perché ogni marito fosse padrone in casa sua e potesse parlare a suo arbitrio. 2 1Dopo queste cose, quando la collera del re si fu calmata, egli si ricordò di Vasti, di ciò che essa aveva fatto e di quanto era stato deciso a suo riguardo. 2Allora quelli che stavano al servizio del re dissero: "Si cerchino per il re fanciulle vergini e d'aspetto avvenente; 3stabilisca il re in tutte le province del suo regno commissari, i quali radunino tutte le fanciulle vergini e belle nella reggia di Susa, nella casa delle donne, sotto la sorveglianza di Egài, eunuco del re e guardiano delle donne, che darà loro quanto è necessario per abbigliarsi; 4la fanciulla che piacerà al re diventerà regina al posto di Vasti". La cosa piacque al re e così si fece. 5Ora nella cittadella di Susa c'era un Giudeo chiamato Mardocheo, figlio di Iair, figlio di Simei, figlio di un Beniaminita, 6che era stato deportato da Gerusalemme fra quelli condotti in esilio con Ieconìa re di Giuda da Nabucodònosor re di Babilonia. 7Egli aveva allevato Hadàssa, cioè Ester, figlia di un suo zio, perché essa era orfana di padre e di madre. La fanciulla era di bella presenza e di aspetto avvenente; alla morte del padre e della madre, Mardocheo l'aveva presa come propria figlia. 8Quando l'ordine del re e il suo editto furono divulgati e un gran numero di fanciulle venivano radunate nella cittadella di Susa sotto la sorveglianza di Egài, anche Ester fu presa e condotta nella reggia, sotto la sorveglianza di Egài, guardiano delle donne. 9La fanciulla piacque a Egài ed entrò nelle buone grazie di lui; egli si preoccupò di darle il necessario per l'abbigliamento e il vitto; le diede sette ancelle scelte nella reggia e assegnò a lei e alle sue ancelle l'appartamento migliore nella casa delle donne. 10Ester non aveva detto nulla né del suo popolo né della sua famiglia, perché Mardocheo le aveva proibito di parlarne. 11Mardocheo tutti i giorni passeggiava davanti al cortile della casa delle donne per sapere se Ester stava bene e che cosa succedeva di lei. 12Quando veniva il turno per una fanciulla di andare dal re Assuero alla fine dei dodici mesi prescritti alle donne per i loro preparativi, sei mesi per profumarsi con olio di mirra e sei mesi con aromi e altri cosmetici usati dalle donne, 13la fanciulla andava dal re e poteva portare con sé dalla casa delle donne alla reggia quanto chiedeva. 14Vi andava la sera e la mattina seguente passava nella seconda casa delle donne, sotto la sorveglianza di Saasgàz, eunuco del re e guardiano delle concubine. Poi non tornava più dal re a meno che il re la desiderasse ed essa fosse richiamata per nome. 15Quando arrivò per Ester figlia di Abicàil, zio di Mardocheo, che l'aveva adottata per figlia, il turno di andare dal re, essa non domandò se non quello che le fu indicato da Egài, eunuco del re e guardiano delle donne. Ester attirava la simpatia di quanti la vedevano. 16Ester fu dunque condotta presso il re Assuero nella reggia il decimo mese, cioè il mese di Tebèt, il settimo anno del suo regno. 17Il re amò Ester più di tutte le altre donne ed essa trovò grazia e favore agli occhi di lui più di tutte le altre vergini. Egli le pose in testa la corona regale e la fece regina al posto di Vasti. 18Poi il re fece un gran banchetto a tutti i principi e ai ministri, che fu il banchetto di Ester; concesse un giorno di riposo alle province e fece doni con munificenza regale. 19Ora la seconda volta che si radunavano le fanciulle, Mardocheo aveva stanza alla porta del re. 20Ester, secondo l'ordine che Mardocheo le aveva dato, non aveva detto nulla né della sua famiglia né del suo popolo poiché essa faceva quello che Mardocheo le diceva, come quando era sotto la sua tutela. 21In quei giorni, quando Mardocheo aveva stanza alla porta del re, Bigtàn e Tères, due eunuchi del re e tra i custodi della soglia, irritati contro il re Assuero, cercarono il modo di mettere le mani sulla persona del re. 22La cosa fu risaputa da Mardocheo, che avvertì la regina Ester ed Ester ne parlò al re in nome di Mardocheo. 23Fatta investigazione e scoperto il fatto, i due eunuchi furono impiccati a un palo. E la cosa fu registrata nel libro delle cronache, alla presenza del re. 3 1In seguito, il re Assuero promosse Amàn figlio di Hammedàta, l'Agaghita, alla più alta dignità e pose il suo seggio al di sopra di quelli di tutti i prìncipi che erano con lui. 2Tutti i ministri del re, che stavano alla porta del re, piegavano il ginocchio e si prostravano davanti ad Amàn, perché così aveva ordinato il re a suo riguardo. Ma Mardocheo non piegava il ginocchio né si prostrava. 3I ministri del re che stavano alla porta del re dissero a Mardocheo: "Perché trasgredisci l'ordine del re?". 4Ma, sebbene glielo ripetessero tutti i giorni, egli non dava loro ascolto. Allora quelli riferirono la cosa ad Amàn, per vedere se Mardocheo avrebbe insistito nel suo atteggiamento, perché aveva detto loro che era un Giudeo. 5Amàn vide che Mardocheo non s'inginocchiava né si prostrava davanti a lui e ne fu pieno d'ira; 6ma disdegnò di metter le mani addosso soltanto a Mardocheo, poiché gli avevano detto a quale popolo Mardocheo apparteneva. Egli si propose di distruggere il popolo di Mardocheo, tutti i Giudei che si trovavano in tutto il regno d'Assuero. 7Il primo mese, cioè il mese di Nisan, il decimosecondo anno del re Assuero, si gettò il pur, cioè la sorte, alla presenza di Amàn, per la scelta del giorno e del mese. La sorte cadde sul tredici del decimosecondo mese, chiamato Adàr. 8Allora Amàn disse al re Assuero: "Vi è un popolo segregato e anche disseminato fra i popoli di tutte le province del tuo regno, le cui leggi sono diverse da quelle di ogni altro popolo e che non osserva le leggi del re; non conviene quindi che il re lo tolleri. 9Se così piace al re, si ordini che esso sia distrutto; io farò passare diecimila talenti d'argento in mano agli amministratori del re, perché siano versati nel tesoro reale". 10Allora il re si tolse l'anello di mano e lo diede ad Amàn, l'Agaghita, figlio di Hammedàta e nemico dei Giudei. 11Il re disse ad Amàn: "Il denaro sia per te: al popolo fa' pure quello che ti sembra bene". 12Il tredici del primo mese furono chiamati i segretari del re e fu scritto, seguendo in tutto gli ordini di Amàn, ai satrapi del re e ai governatori di ogni provincia secondo il loro modo di scrivere e ad ogni popolo nella sua lingua. Lo scritto fu redatto in nome del re Assuero e sigillato con il sigillo reale. 13Questi documenti scritti furono spediti per mezzo di corrieri in tutte le province del re, perché si distruggessero, si uccidessero, si sterminassero tutti i Giudei, giovani e vecchi, bambini e donne, in un medesimo giorno, il tredici del decimosecondo mese, cioè il mese di Adàr, e si saccheggiassero i loro beni. 13(a)Questa è la copia della lettera: "Il grande re Assuero ai governatori delle centoventisette province dall'India all'Etiopia e ai capidistretto loro subordinati scrive quanto segue: 13(b)Essendo io alla testa di molte nazioni e avendo l'impero di tutto il mondo, non esaltato dall'orgoglio del potere, ma governando sempre con moderazione e con dolcezza, ho deciso di rendere sempre indisturbata la vita dei sudditi, di assicurare un regno tranquillo e sicuro fino alle frontiere e di far rifiorire la pace sospirata da tutti gli uomini. 13(c)Avendo io chiesto ai miei consiglieri come tutto questo possa essere attuato, Amàn, distinto presso di noi per prudenza, segnalato per inalterata devozione e sicura fedeltà ed elevato alla seconda dignità del regno, 13(d)ci ha avvertiti che in mezzo a tutte le stirpi che vi sono nel mondo si è mescolato un popolo ostile, diverso nelle sue leggi da ogni altra nazione, che trascura sempre i decreti del re, così da impedire l'assetto dell'impero da noi irreprensibilmente diretto. 13(e)Considerando dunque che questa nazione è l'unica ad essere in continuo contrasto con ogni essere umano, differenziandosi per uno strano tenore di leggi, e che, malintenzionata contro i nostri interessi, compie le peggiori malvagità e riesce di ostacolo alla stabilità del regno, 13(f)abbiamo ordinato che le persone a voi segnalate nei rapporti scritti da Amàn, incaricato dei nostri interessi e per noi un secondo padre, tutte, con le mogli e i figli, siano radicalmente sterminate per mezzo della spada dei loro avversari, senz'alcuna pietà né perdono, il quattordici del decimosecondo mese, cioè Adàr; 13(g)perché questi nostri oppositori di ieri e di oggi, precipitando violentemente negli inferi in un sol giorno, ci assicurino per l'avvenire un governo completamente stabile e indisturbato". 14Una copia dell'editto, che doveva essere promulgato in ogni provincia, fu resa nota a tutti i popoli, perché si tenessero pronti per quel giorno. 15I corrieri partirono in tutta fretta per ordine del re e il decreto fu promulgato subito nella cittadella di Susa. Mentre il re e Amàn stavano a gozzovigliare, la città di Susa era costernata. 4 1Quando Mardocheo seppe quanto era stato fatto, si stracciò le vesti, si coprì di sacco e di cenere e uscì in mezzo alla città, mandando alte e amare grida; 2venne fin davanti alla porta del re, ma a nessuno che fosse coperto di sacco era permesso di entrare per la porta del re. 3In ogni provincia, dovunque giungevano l'ordine del re e il suo editto, ci fu gran desolazione fra i Giudei: digiuno, pianto, lutto e a molti servirono di letto il sacco e la cenere. 4Le ancelle di Ester e i suoi eunuchi vennero a riferire la cosa e la regina ne fu molto angosciata; mandò vesti a Mardocheo, perché se le mettesse e si togliesse di dosso il sacco, ma egli non le accettò. 5Allora Ester chiamò Atàch, uno degli eunuchi che il re aveva messo al suo servizio, e lo incaricò di andare da Mardocheo per domandare che cosa era avvenuto e perché si comportava così. 6Atàch si recò da Mardocheo sulla piazza della città davanti alla porta del re. 7Mardocheo gli narrò quanto gli era accaduto e gli indicò la somma di denaro che Amàn aveva promesso di versare al tesoro reale per far distruggere i Giudei; 8gli diede anche una copia dell'editto promulgato a Susa per il loro sterminio, perché lo mostrasse a Ester, la informasse di tutto e le ordinasse di presentarsi al re per domandargli grazia e per intercedere in favore del suo popolo. 8(a)"Ricordati – le fece dire – dei giorni della tua povertà, quando eri nutrita dalla mia mano; perché Amàn, il secondo in dignità dopo il re, ha parlato contro di noi per farci mettere a morte. Invoca il Signore, parla al re in nostro favore e liberaci dalla morte!". 9Atàch ritornò da Ester e le riferì le parole di Mardocheo. 10Ester ordinò ad Atàch di riferire a Mardocheo: 11"Tutti i ministri del re e il popolo delle sue province sanno che se qualcuno, uomo o donna, entra dal re nell'atrio interno, senza essere stato chiamato, in forza di una legge uguale per tutti, deve essere messo a morte, a meno che il re non stenda verso di lui il suo scettro d'oro, nel qual caso avrà salva la vita. Quanto a me, sono già trenta giorni che non sono stata chiamata per andare dal re". 12Le parole di Ester furono riferite a Mardocheo 13e Mardocheo fece dare questa risposta a Ester: "Non pensare di salvare solo te stessa fra tutti i Giudei, per il fatto che ti trovi nella reggia. 14Perché se tu in questo momento taci, aiuto e liberazione sorgeranno per i Giudei da un altro luogo; ma tu perirai insieme con la casa di tuo padre. Chi sa che tu non sia stata elevata a regina proprio in previsione d'una circostanza come questa?". 15Allora Ester fece rispondere a Mardocheo: 16"Va', raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa: digiunate per me, state senza mangiare e senza bere per tre giorni, notte e giorno; anch'io con le ancelle digiunerò nello stesso modo; dopo entrerò dal re, sebbene ciò sia contro la legge e, se dovrò perire, perirò!". 17Mardocheo se ne andò e fece quanto Ester gli aveva ordinato. 17(a)Poi pregò il Signore, ricordando tutte le sue gesta, e disse: 17(b)"Signore, Signore re, sovrano dell'universo, tutte le cose sono sottoposte al tuo potere e nessuno può opporsi a te nella tua volontà di salvare Israele. 17(c)Tu hai fatto il cielo e la terra e tutte le meraviglie che si trovano sotto il firmamento. Tu sei il Signore di tutte le cose e nessuno può resistere a te, Signore. 17(d)Tu conosci tutto; tu sai, Signore, che non per orgoglio, non per superbia né per vanagloria ho fatto il gesto di non prostrarmi davanti al superbo Amàn, perché avrei anche baciato la pianta dei suoi piedi per la salvezza d'Israele. 17(e)Ma ho fatto ciò per non porre la gloria di un uomo al di sopra della gloria di Dio; non mi prostrerò mai davanti a nessuno se non davanti a te, che sei il mio Signore, e non farò così per superbia. 17(f)Ora, Signore Dio, Re, Dio di Abramo, risparmia il tuo popolo! Perché mirano a distruggerci e bramano di far perire quella che è la tua eredità dai tempi antichi. 17(g)Non trascurare la porzione che per te stesso hai liberato dal paese d'Egitto. 17(h)Ascolta la mia preghiera e sii propizio alla tua eredità; cambia il nostro lutto in gioia, perché vivi possiamo cantare inni al tuo nome, Signore, e non lasciare scomparire la bocca di quelli che ti lodano". 17(i)Tutti gli Israeliti gridavano con tutta la forza, perché la morte stava davanti ai loro occhi. 17(k)Anche la regina Ester cercò rifugio presso il Signore, presa da un'angoscia mortale. Si tolse le vesti di lusso e indossò gli abiti di miseria e di lutto; invece dei superbi profumi si riempì la testa di ceneri e di immondizie. Umiliò molto il suo corpo e con i capelli sconvolti si muoveva dove prima era abituata agli ornamenti festivi. Poi supplicò il Signore e disse: 17(l)"Mio Signore, nostro re, tu sei l'unico! Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso se non te, perché un grande pericolo mi sovrasta. 17(m)Io ho sentito fin dalla mia nascita, in seno alla mia famiglia, che tu, Signore, hai scelto Israele da tutte le nazioni e i nostri padri da tutti i loro antenati come tua eterna eredità, e hai fatto loro secondo quanto avevi promesso. 17(n)Ora abbiamo peccato contro di te e ci hai messi nelle mani dei nostri nemici, per aver noi dato gloria ai loro dèi. Tu sei giusto, Signore! 17(o)Ma ora non si sono accontentati dell'amarezza della nostra schiavitù, hanno anche posto le mani sulle mani dei loro idoli, giurando di abolire l'oracolo della tua bocca, di sterminare la tua eredità, di chiudere la bocca di quelli che ti lodano e spegnere la gloria del tuo tempio e il tuo altare, 17(p)di aprire invece la bocca delle nazioni a lodare gli idoli vani e a proclamare per sempre la propria ammirazione per un re di carne. 17(q)Non consegnare, Signore, il tuo scettro a dèi che neppure esistono. Non abbiano a ridere della nostra caduta; ma volgi contro di loro questi loro progetti e colpisci con un castigo esemplare il primo dei nostri persecutori. 17(r)Ricordati, Signore; manifèstati nel giorno della nostra afflizione e a me da' coraggio, o re degli dèi e signore di ogni autorità. 17(s)Metti nella mia bocca una parola ben misurata di fronte al leone e volgi il suo cuore all'odio contro colui che ci combatte, allo sterminio di lui e di coloro che sono d'accordo con lui. 17(t)Quanto a noi, salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto, perché sono sola e non ho altri che te, Signore! 17(u)Tu hai conoscenza di tutto e sai che io odio la gloria degli empi e detesto il letto dei non circoncisi e di qualunque straniero. 17(v)Tu sai che mi trovo nella necessità, che detesto l'emblema della mia fastosa posizione che cinge il mio capo nei giorni in cui devo fare comparsa; lo detesto come un panno immondo e non lo porto nei giorni in cui mi tengo appartata. 17(x)La tua serva non ha mangiato alla tavola di Amàn né ha onorato il banchetto del re né bevuto il vino delle libazioni. 17(y)La tua serva da quando ha cambiato condizione fino ad oggi, non ha gioito di nulla, se non di te, Signore, Dio di Abramo. 17(z)Dio, che su tutti eserciti la forza, ascolta la voce dei disperati e liberaci dalla mano dei malvagi; libera me dalla mia angoscia!". 5 1Il terzo giorno, quando ebbe finito di pregare, ella si tolse le vesti da schiava e si coprì di tutto il fasto del suo grado. 1(a)Divenuta così splendente di bellezza, dopo aver invocato il Dio che veglia su tutti e li salva, prese con sé due ancelle. Su di una si appoggiava con apparente mollezza, mentre l'altra la seguiva tenendo sollevato il mantello di lei. 1(b)Appariva rosea nello splendore della sua bellezza e il suo viso era gioioso, come pervaso d'amore, ma il suo cuore era stretto dalla paura. 1(c)Attraversate una dopo l'altra tutte le porte, si trovò alla presenza del re. Egli era seduto sul trono regale, vestito di tutti gli ornamenti maestosi delle sue comparse, tutto splendente di oro e di pietre preziose, e aveva un aspetto molto terribile. 1(d)Alzò il viso splendente di maestà e guardò in un accesso di collera. La regina si sentì svenire, mutò il suo colore in pallore e poggiò la testa sull'ancella che l'accompagnava. 1(e)Ma Dio volse a dolcezza lo spirito del re ed egli, fattosi ansioso, balzò dal trono, la prese fra le braccia, sostenendola finché non si fu ripresa, e andava confortandola con parole rasserenanti, dicendole: 1(f)"Che c'è, Ester? Io sono tuo fratello; fatti coraggio, tu non devi morire. Il nostro ordine riguarda solo la gente comune. Avvicinati!". 2Alzato lo scettro d'oro, lo posò sul collo di lei, la baciò e le disse: "Parlami!". 2(a)Gli disse: "Ti ho visto, signore, come un angelo di Dio e il mio cuore si è agitato davanti alla tua gloria. Perché tu sei meraviglioso, signore, e il tuo volto è pieno d'incanto". 2(b)Ma mentre parlava, cadde svenuta; il re s'impressionò e tutta la gente del suo seguito cercava di rianimarla. 3Allora il re le disse: "Che vuoi, Ester, qual è la tua richiesta? Fosse pure metà del mio regno, l'avrai!". 4Ester rispose: "Se così piace al re, venga oggi il re con Amàn al banchetto che gli ho preparato". 5Il re disse: "Convocate subito Amàn, per far ciò che Ester ha detto". Il re andò dunque con Amàn al banchetto che Ester aveva preparato. 6Il re disse a Ester, mentre si beveva il vino: "Qual è la tua richiesta? Ti sarà concessa. Che desideri? Fosse anche la metà del regno, sarà fatto!". 7Ester rispose: "Ecco la mia richiesta e quel che desidero: 8se ho trovato grazia agli occhi del re e se piace al re di concedermi quello che chiedo e di soddisfare il mio desiderio, venga il re con Amàn anche domani al banchetto che io preparerò loro e io risponderò alla domanda del re". 9Amàn quel giorno uscì lieto e con il cuore contento, ma quando vide alla porta del re Mardocheo che non si alzava né si muoveva per lui, fu preso d'ira contro Mardocheo. 10Tuttavia Amàn si trattenne, andò a casa e mandò a chiamare i suoi amici e Zeres sua moglie. 11Amàn parlò loro della magnificenza delle sue ricchezze, del gran numero dei suoi figli, di quanto il re aveva fatto per renderlo grande e come l'aveva innalzato sopra i capi e i ministri del re. 12Aggiunse: "Anche la regina Ester non ha invitato con il re nessun altro se non me al banchetto che ha dato; anche per domani sono invitato da lei con il re. 13Ma tutto questo non mi basta, fin quando io vedrò Mardocheo, il Giudeo, restar seduto alla porta del re". 14Allora sua moglie Zeres e tutti i suoi amici gli dissero: "Si prepari un palo alto cinquanta cubiti e tu domani mattina di' al re che vi sia impiccato Mardocheo; poi va' pure contento al banchetto con il re". La cosa piacque ad Amàn che fece preparare il palo. 6 1Quella notte il re non poteva prendere sonno. Allora ordinò che gli si portasse il libro delle memorie, le cronache, e ne fu fatta la lettura alla presenza del re. 2Vi si trovò scritto che Mardocheo aveva denunciato Bigtàn e Tères, i due eunuchi del re tra i custodi della soglia, i quali avevano cercato di porre le mani sulla persona del re Assuero. 3Allora il re chiese: "Che si è fatto per dare a Mardocheo onore e grandezza in premio di questo?". I giovani che servivano il re risposero: "Non s'è fatto nulla per lui". 4Il re disse: "Chi c'è nell'atrio?". Appunto Amàn era venuto nell'atrio esterno della reggia per dire al re di impiccare Mardocheo al palo che egli aveva preparato per lui. 5I giovani servi del re gli risposero: "Ecco c'è Amàn nell'atrio". Il re disse: "Entri!". 6Amàn entrò e il re gli disse: "Che si deve fare a un uomo che il re voglia onorare?". Amàn pensò: "Chi mai vorrebbe il re onorare, se non me?". 7Amàn rispose al re: "Per l'uomo che il re vuole onorare, 8si prenda la veste reale che suole indossare il re e il cavallo che suole cavalcare il re e sulla sua testa sia posta una corona reale; 9si consegni la veste e il cavallo a uno dei principi più nobili del re; si rivesta di quella veste l'uomo che il re vuole onorare, gli si faccia percorrere a cavallo le vie della città e si gridi davanti a lui: Ciò avviene all'uomo che il re vuole onorare". 10Allora il re disse ad Amàn: "Presto, prendi la veste e il cavallo, come hai detto, e fa' così a Mardocheo il Giudeo che si trova alla porta del re; non tralasciar nulla di quello che hai detto". 11Amàn prese la veste e il cavallo, rivestì della veste Mardocheo, gli fece percorrere a cavallo le vie della città e gridava davanti a lui: "Ciò avviene all'uomo che il re vuole onorare". 12Poi Mardocheo tornò alla porta del re, ma Amàn andò subito a casa, tutto aggrondato e con il capo velato. 13Amàn raccontò a sua moglie Zeres e a tutti i suoi amici quanto gli era accaduto. I suoi consiglieri e sua moglie Zeres gli dissero: "Se Mardocheo, davanti al quale tu hai cominciato a decadere, è della stirpe dei Giudei, tu non potrai nulla contro di lui, anzi soccomberai del tutto davanti a lui". 14Essi stavano ancora parlando con lui, quando giunsero gli eunuchi del re, i quali si affrettarono a condurre Amàn al banchetto che Ester aveva preparato. 7 1Il re e Amàn andarono dunque al banchetto con la regina Ester. 2Il re anche questo secondo giorno disse a Ester, mentre si beveva il vino: "Qual è la tua richiesta, regina Ester? Ti sarà concessa. Che desideri? Fosse anche la metà del regno, sarà fatto!". 3Allora la regina Ester rispose: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, o re, e se così piace al re, la mia richiesta è che mi sia concessa la vita e il mio desiderio è che sia risparmiato il mio popolo. 4Perché io e il mio popolo siamo stati venduti per essere distrutti, uccisi, sterminati. Ora, se fossimo stati venduti per diventare schiavi e schiave, avrei taciuto; ma il nostro avversario non potrebbe riparare al danno fatto al re con la nostra morte". 5Subito il re Assuero disse alla regina Ester: "Chi è e dov'è colui che ha pensato di fare una cosa simile?". 6Ester rispose: "L'avversario, il nemico, è quel malvagio di Amàn". Allora Amàn fu preso da terrore alla presenza del re e della regina. 7Il re incollerito si alzò dal banchetto e uscì nel giardino della reggia, mentre Amàn rimase per chiedere la grazia della vita alla regina Ester, perché vedeva bene che da parte del re la sua rovina era decisa. 8Poi tornò dal giardino della reggia nel luogo del banchetto; intanto Amàn si era prostrato sul divano sul quale si trovava Ester. Allora il re esclamò: "Vuole anche far violenza alla regina, davanti a me, in casa mia?". Non appena questa parola fu uscita dalla bocca del re, posero un velo sulla faccia di Amàn. 9Carbonà, uno degli eunuchi, disse alla presenza del re: "Ecco, è stato perfino rizzato in casa di Amàn un palo alto cinquanta cubiti, che Amàn ha fatto preparare per Mardocheo, il quale aveva parlato per il bene del re". Il re disse: "Impiccatevi lui!". 10Così Amàn fu impiccato al palo che aveva preparato per Mardocheo. E l'ira del re si calmò. 8 1In quello stesso giorno il re Assuero diede alla regina Ester la casa di Amàn, nemico dei Giudei. Mardocheo si presentò al re, al quale Ester aveva dichiarato il rapporto di parentela che egli aveva con lei. 2Il re si tolse l'anello che aveva fatto ritirare ad Amàn e lo diede a Mardocheo. Ester affidò a Mardocheo l'amministrazione della casa che era stata di Amàn. 3Poi Ester parlò di nuovo alla presenza del re, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con le lacrime agli occhi d'impedire gli effetti della malvagità di Amàn l'Agaghita e l'attuazione dei piani che aveva preparato contro i Giudei. 4Allora il re stese lo scettro d'oro verso Ester; Ester si alzò, rimase in piedi davanti al re 5e disse: "Se così piace al re, se io ho trovato grazia ai suoi occhi, se la cosa gli par giusta e se io gli sono gradita, si scriva per revocare i documenti scritti, macchinazione di Amàn figlio di Hammedàta, l'Agaghita, in cui si ordina di far perire i Giudei che sono in tutte le province del re. 6Perché come potrei io resistere al vedere la sventura che colpirebbe il mio popolo? Come potrei resistere al vedere la distruzione della mia stirpe?". 7Allora il re Assuero disse alla regina Ester e a Mardocheo, il Giudeo: "Ecco, ho dato a Ester la casa di Amàn e questi è stato impiccato al palo, perché aveva voluto stendere la mano sui Giudei. 8Scrivete dunque come vi parrà meglio, nel nome del re, e sigillate con l'anello reale, perché ciò che è scritto in nome del re e sigillato con l'anello reale è irrevocabile". 9Senza perdere tempo il ventitré del terzo mese, cioè il mese di Sivan, furono convocati i segretari del re e fu scritto, seguendo in tutto l'ordine di Mardocheo, ai Giudei, ai satrapi, ai governatori e ai capi delle centoventisette province, dall'India all'Etiopia, a ogni provincia secondo il suo modo di scrivere, a ogni popolo nella sua lingua e ai Giudei secondo il loro modo di scrivere e nella loro lingua. 10Fu dunque scritto in nome del re Assuero, si sigillarono i documenti con l'anello reale e si mandarono per mezzo di corrieri a cavallo, che cavalcavano corsieri reali, figli di cavalle di razza. 11Con questi scritti il re dava facoltà ai Giudei, in qualunque città si trovassero, di radunarsi e di difendere la loro vita, di distruggere, uccidere, sterminare, compresi i bambini e le donne, tutta la gente armata, di qualunque popolo e di qualunque provincia, che li assalisse, e di saccheggiare i loro beni; 12e ciò in un medesimo giorno in tutte le province del re Assuero: il tredici del decimosecondo mese, cioè il mese di Adàr. 12(a)Quanto segue è la copia della lettera relativa a queste cose: 12(b)"Il grande re Assuero ai governatori delle centoventisette satrapie dall'India all'Etiopia e a quelli che hanno a cuore i nostri interessi, salute. 12(c)Molti uomini, quanto più spesso vengono onorati dalla più larga generosità dei benefattori, tanto più s'inorgogliscono e non solo cercano di fare il male ai nostri sudditi, ma incapaci di frenare la loro superbia, tramano insidie anche contro i loro benefattori. 12(d)Non solo cancellano la riconoscenza dal cuore degli uomini, ma esaltati dallo strepito spavaldo di chi ignora il bene, si lusingano di sfuggire a Dio, che tutto vede, e alla sua giustizia che odia il male. 12(e)Spesso poi accadde a molti costituiti in autorità che, per aver affidato a certi amici la responsabilità degli affari pubblici e per aver subìto la loro influenza, divennero con essi responsabili del sangue innocente, con disgrazia senza rimedio; 12(f)perché i falsi ragionamenti di nature perverse avevano sviato l'incontaminata buona fede dei governanti. 12(g)Questo si può vedere non tanto nelle storie più antiche a cui abbiamo accennato, quanto piuttosto badando alle iniquità perpetrate da quella peste che sono coloro i quali senza merito esercitano il potere. 12(h)Provvederemo per l'avvenire ad assicurare a tutti gli uomini un regno indisturbato e pacifico, 12(i)operando cambiamenti opportuni e giudicando sempre con la più equa fermezza gli affari che ci vengono posti sotto gli occhi. 12(k)Così è il caso di Amàn figlio di Hammedàta, il Macedone, il quale estraneo, per la verità, al sangue persiano e ben lontano dalla nostra bontà, accolto come ospite presso di noi, 12(l)aveva tanto approfittato dell'amicizia che professiamo verso qualunque nazione, da essere proclamato nostro padre e da costituire la seconda personalità nel regno, venendo da tutti onorato con la prostrazione. 12(m)Ma non reggendo al peso della sua superbia, egli si adoperò per privare noi del potere e della vita 12(n)e con falsi e tortuosi argomenti richiese la pena di morte per il nostro salvatore e in ogni circostanza benefattore Mardocheo, per l'irreprensibile consorte del nostro regno Ester e per tutto il loro popolo. 12(o)Pensava infatti per questa via di sorprenderci nell'isolamento e di trasferire l'impero dei Persiani ai Macedoni. 12(p)Ora noi troviamo che questi Giudei, da quell'uomo tre volte scellerato destinati allo sterminio, non sono malfattori, ma si reggono con leggi giustissime, 12(q)sono figli del Dio altissimo, massimo, vivente, il quale in favore nostro e dei nostri antenati dirige il regno nella migliore floridezza. 12(r)Farete dunque bene a non tener conto delle lettere scritte mandate da Amàn, figlio di Hammedàta, perché costui, che ha perpetrato tali cose, è stato impiccato ad un palo con tutta la sua famiglia alle porte di Susa, giusto castigo datogli velocemente da Dio, signore di tutti gli eventi. 12(s)Esposta invece una copia della presente lettera in ogni luogo, permettete ai Giudei di valersi con tutta sicurezza delle loro leggi e prestate loro man forte per respingere coloro che volessero assalirli nel giorno della persecuzione, cioè il tredici del decimosecondo mese chiamato Adàr. 12(t)Infatti questo giorno, invece di segnare la rovina della stirpe eletta, Dio, signore di ogni cosa, lo ha loro cambiato in giorno di gioia. 12(u)Quanto a voi, Giudei, tra le vostre feste commemorative celebrate questo giorno insigne con ogni sorta di banchetti, perché, e ora e in avvenire, sia ricordo di salvezza per noi e per i Persiani benevoli, per quelli invece che ci insidiano sia ricordo della loro perdizione. 12(v)Ogni città e più generalmente ogni località che non agirà secondo queste disposizioni, sarà inesorabilmente messa a ferro e fuoco; non soltanto agli uomini sarà resa inaccessibile, ma anche alle fiere e agli uccelli resterà odiosissima per tutti i tempi". 13Una copia dell'editto che doveva essere promulgato in ogni provincia, fu resa nota a tutti i popoli, perché i Giudei si tenessero pronti per quel giorno a vendicarsi dei loro nemici. 14Così i corrieri sui cavalli reali partirono premurosi e stimolati dal comando del re, mentre il decreto veniva subito promulgato nella cittadella di Susa. 15Mardocheo si allontanò dal re con una veste reale di porpora viola e di lino bianco, con una grande corona d'oro e un manto di bisso e di porpora rossa; la città di Susa gridava di gioia ed era in festa. 16Per i Giudei vi era luce, letizia, esultanza, onore. 17In ogni provincia, in ogni città, dovunque giungevano l'ordine del re e il suo decreto, vi era per i Giudei gioia ed esultanza, banchetti e feste. Molti appartenenti ai popoli del paese si fecero Giudei, perché il timore dei Giudei era piombato su di loro. 9 1Il decimosecondo mese, cioè il mese di Adàr, il tredici del mese, quando l'ordine del re e il suo decreto dovevano essere eseguiti, il giorno in cui i nemici dei Giudei speravano di averli in loro potere, avvenne invece tutto il contrario; poiché i Giudei ebbero in mano i loro nemici. 2I Giudei si radunarono nelle loro città, in tutte le province del re Assuero, per aggredire quelli che cercavano di fare loro del male; nessuno poté resistere loro, perché il timore dei Giudei era piombato su tutti i popoli. 3Tutti i capi delle province, i satrapi, i governatori e quelli che curavano gli affari del re diedero man forte ai Giudei, perché il timore di Mardocheo si era impadronito di essi. 4Perché Mardocheo era grande nella reggia e per tutte le province si diffondeva la fama di quest'uomo; Mardocheo cresceva sempre in potere. 5I Giudei dunque colpirono tutti i nemici, passandoli a fil di spada, uccidendoli e sterminandoli; fecero dei nemici quello che vollero. 6Nella cittadella di Susa i Giudei uccisero e sterminarono cinquecento uomini 7e misero a morte Parsandàta, Dalfòn, Aspàta, 8Poràta, Adalià, Aridàta, 9Parmàsta, Arisài, Aridài e Vaizàta, 10i dieci figli di Amàn figlio di Hammedàta, il nemico dei Giudei, ma non si diedero al saccheggio. 11Quel giorno stesso il numero di quelli che erano stati uccisi nella cittadella di Susa fu portato a conoscenza del re. 12Il re disse alla regina Ester: "Nella cittadella di Susa i Giudei hanno ucciso, hanno sterminato cinquecento uomini e i dieci figli di Amàn; che avranno mai fatto nelle altre province del re? Ora che chiedi di più? Ti sarà dato. Che altro desideri? Sarà fatto!". 13Allora Ester disse: "Se così piace al re, sia permesso ai Giudei che sono a Susa di fare anche domani quello che era stato decretato per oggi; siano impiccati al palo i dieci figli di Amàn". 14Il re ordinò che così fosse fatto. Il decreto fu promulgato a Susa. I dieci figli di Amàn furono appesi al palo. 15I Giudei che erano a Susa si radunarono ancora il quattordici del mese di Adàr e uccisero a Susa trecento uomini; ma non si diedero al saccheggio. 16Anche gli altri Giudei che erano nelle province del re si radunarono, difesero la loro vita e si misero al sicuro dagli attacchi dei nemici; uccisero settantacinquemila di quelli che li odiavano, ma non si diedero al saccheggio. 17Questo avvenne il tredici del mese di Adàr; il quattordici si riposarono e ne fecero un giorno di banchetto e di gioia. 18Ma i Giudei che erano a Susa si radunarono il tredici e il quattordici di quel mese; il quindici si riposarono e ne fecero un giorno di banchetto e di gioia. 19Perciò i Giudei della campagna, che abitano in città non circondate da mura, fanno del quattordici del mese di Adàr un giorno di gioia, di banchetto e di festa, nel quale si mandano regali gli uni gli altri. 19(a)Invece gli abitanti delle grandi città celebrano come giorno di allegra festività il quindici di Adàr, mandando regali ai vicini. 20Mardocheo scrisse questi avvenimenti e mandò lettere a tutti i Giudei che erano in tutte le province del re Assuero, vicini e lontani, 21per stabilire che ogni anno celebrassero il quattordici e il quindici del mese di Adàr, 22perché giorni nei quali i Giudei ebbero tregua dagli attacchi dei nemici e il mese in cui il loro dolore era stato mutato in gioia, il loro lutto in festa, e perché facessero di questi giorni giorni di banchetto e di gioia, nei quali si mandassero regali scambievolmente e si facessero doni ai poveri. 23I Giudei si impegnarono a continuare quello che avevano già cominciato a fare e che Mardocheo aveva loro prescritto. 24Amàn infatti, il figlio di Hammedàta l'Agaghita, il nemico di tutti i Giudei, aveva tramato contro i Giudei per distruggerli e aveva gettato il pur, cioè la sorte, per confonderli e farli perire; 25ma quando Ester si fu presentata al re, questi ordinò con documenti scritti che la scellerata trama di Amàn contro i Giudei fosse fatta ricadere sul capo di lui e che egli e i suoi figli fossero impiccati al palo. 26Perciò quei giorni furono chiamati Purim dalla parola pur. Secondo tutto il contenuto di quella lettera, in seguito a quanto avevano visto a questo proposito ed era loro avvenuto, 27i Giudei stabilirono e presero per sé, per la loro stirpe e per quanti si sarebbero aggiunti a loro, l'impegno inviolabile di celebrare ogni anno quei due giorni, secondo le disposizioni di quello scritto e alla data fissata. 28Questi giorni devono essere commemorati e celebrati di generazione in generazione, in ogni famiglia, in ogni provincia, in ogni città; questi giorni di Purim non devono cessare mai di essere celebrati fra i Giudei e il loro ricordo non dovrà mai cancellarsi fra i loro discendenti. 29La regina Ester figlia di Abicàil e il giudeo Mardocheo scrissero con ogni autorità per dar valore a questa loro seconda lettera relativa ai Purim. 30Si mandarono lettere a tutti i Giudei nelle centoventisette province del regno di Assuero, con parole di saluto e di fedeltà, 31per stabilire questi giorni di Purim nelle loro date precise, come li avevano ordinati il giudeo Mardocheo e la regina Ester e come essi stessi li avevano stabiliti per sé e per i loro discendenti, in occasione del loro digiuno e della loro invocazione. 32Un ordine di Ester stabilì le circostanze di questi Purim e fu scritto in un libro. 10 1Il re Assuero impose un tributo al continente e alle isole del mare. 2Quanto poi a tutti i fatti concernenti la potenza e il valore di Mardocheo e quanto alla completa descrizione della sua grandezza e della sua elevazione da parte del re, sono cose scritte nel libro delle cronache dei re di Media e di Persia. 3Infatti il giudeo Mardocheo era il secondo dopo il re Assuero: grande fra i Giudei e amato dalla moltitudine dei suoi fratelli, cercava il bene del suo popolo e parlava in favore della prosperità di tutta la sua stirpe. 3(a)Mardocheo disse: "Queste cose sono avvenute per opera di Dio. 3(b)Mi ricordo infatti del sogno che avevo visto intorno a questi fatti e nessuno di essi è stato tralasciato: 3(c)la piccola sorgente che divenne un fiume, la luce che spuntò, il sole e l'acqua copiosa. Questo fiume è Ester che il re ha sposata e costituita regina. 3(d)I due draghi siamo io e Amàn. 3(e)Le nazioni sono quelle che si sono coalizzate per distruggere il nome dei Giudei. 3(f)La mia nazione è Israele, quelli cioè che avevano gridato a Dio e furono salvati. Sì, il Signore ha salvato il suo popolo, ci ha liberato da tutti questi mali e Dio ha operato segni e prodigi grandi quali mai erano avvenuti tra le nazioni. 3(g)In tal modo egli ha stabilito due sorti, una per il popolo di Dio e una per tutte le nazioni. 3(h)Queste due sorti si sono realizzate nell'ora, nel momento e nel giorno stabilito dal giudizio di Dio e in mezzo a tutte le nazioni. 3(i)Dio si è allora ricordato del suo popolo e ha reso giustizia alla sua eredità. 3(k)Questi giorni del mese di Adàr, il quattordici e il quindici del mese, saranno celebrati con adunanza, gioia e letizia davanti a Dio, di generazione in generazione per sempre nel suo popolo Israele". 3(l)Nell'anno quarto di Tolomeo e di Cleopatra, Dositeo, che diceva di essere sacerdote e levita, e Tolomeo suo figlio, portarono in Egitto la presente lettera sui Purim, affermando che si trattava della lettera autentica tradotta da Lisimaco, figlio di Tolomeo, uno dei residenti in Gerusalemme. Primo libro dei Maccabei 1 1Queste cose avvennero dopo che Alessandro il Macedone, figlio di Filippo, uscito dalla regione dei Kittim sconfisse Dario, re dei Persiani e dei Medi, e regnò al suo posto, cominciando dalla Grecia. 2Intraprese molte guerre, si impadronì di fortezze e uccise i re della terra; 3arrivò sino ai confini della terra e raccolse le spoglie di molti popoli. La terra si ridusse al silenzio davanti a lui; il suo cuore si esaltò e si gonfiò di orgoglio. 4Radunò forze ingenti e conquistò regioni, popoli e principi, che divennero suoi tributari. 5Dopo questo cadde ammalato e comprese che stava per morire. 6Allora chiamò i suoi luogotenenti più importanti, che erano cresciuti con lui fin dalla giovinezza e mentre era ancora vivo divise tra di loro il suo impero. 7Regnò dunque Alessandro dodici anni e morì. 8I suoi subalterni assunsero il potere, ognuno nella sua regione; 9dopo la sua morte tutti cinsero il diadema e dopo di loro i loro figli per molti anni e si moltiplicarono i mali sulla terra. 10Uscì da quelli una radice perversa, Antioco Epìfane, figlio del re Antioco che era stato ostaggio a Roma, e assunse il regno nell'anno centotrentasette del dominio dei Greci. 11In quei giorni sorsero da Israele figli empi che persuasero molti dicendo: "Andiamo e facciamo lega con le nazioni che ci stanno attorno, perché da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali". 12Parve ottimo ai loro occhi questo ragionamento; 13alcuni del popolo presero l'iniziativa e andarono dal re, che diede loro facoltà di introdurre le istituzioni dei pagani. 14Essi costruirono una palestra in Gerusalemme secondo le usanze dei pagani 15e cancellarono i segni della circoncisione e si allontanarono dalla santa alleanza; si unirono alle nazioni pagane e si vendettero per fare il male. 16Quando il regno fu consolidato in mano di Antioco, egli volle conquistare l'Egitto per dominare due regni: 17entrò nell'Egitto con un esercito imponente, con carri ed elefanti, con la cavalleria e una grande flotta 18e venne a battaglia con Tolomeo re di Egitto. Tolomeo fu travolto davanti a lui e dovette fuggire e molti caddero colpiti a morte. 19Espugnarono le fortezze dell'Egitto e Antioco saccheggiò il paese di Egitto. 20Ritornò quindi Antioco dopo aver sconfitto l'Egitto nell'anno centoquarantatré, si diresse contro Israele e mosse contro Gerusalemme con forze ingenti. 21Entrò con arroganza nel santuario e ne asportò l'altare d'oro e il candelabro dei lumi con tutti i suoi arredi 22e la tavola dell'offerta e i vasi per le libazioni, le coppe e gli incensieri d'oro, il velo, le corone e i fregi d'oro della facciata del tempio e lo sguarnì tutto; 23si impadronì dell'argento e dell'oro e d'ogni oggetto pregiato e asportò i tesori nascosti che riuscì a trovare; 24quindi, raccolta ogni cosa, fece ritorno nella sua regione. Fece anche molte stragi e parlò con grande arroganza. 25Allora vi fu lutto grande per gli Israeliti in ogni loro regione. 26Gemettero i capi e gli anziani, le vergini e i giovani persero vigore e la bellezza delle donne svanì. 27Ogni sposo levò il suo lamento e la sposa nel talamo fu in lutto. 28Tremò la terra per i suoi abitanti e tutta la casa di Giacobbe si vestì di vergogna. 29Due anni dopo, il re mandò alle città di Giuda un sovrintendente ai tributi. Egli venne in Gerusalemme con ingenti forze 30e rivolse loro con perfidia parole di pace ed essi gli prestarono fede. Ma all'improvviso piombò sulla città, le inflisse colpi crudeli e mise a morte molta gente in Israele. 31Mise a sacco la città, la diede alle fiamme e distrusse le sue abitazioni e le mura intorno. 32Trassero in schiavitù le donne e i bambini e si impossessarono dei greggi. 33Poi costruirono attorno alla città di Davide un muro grande e massiccio, con torri solidissime, e questa divenne per loro una fortezza. 34Vi stabilirono una razza empia, uomini scellerati, che si fortificarono dentro, 35vi collocarono armi e vettovaglie e, radunato il bottino di Gerusalemme, lo depositarono colà e divennero come una grande trappola; 36questo fu un'insidia per il santuario e un avversario maligno per Israele in ogni momento 37Versarono sangue innocente intorno al santuario e profanarono il luogo santo. 38Fuggirono gli abitanti di Gerusalemme a causa loro e la città divenne abitazione di stranieri; divenne straniera alla sua gente e i suoi figli l'abbandonarono. 39Il suo santuario fu desolato come il deserto, le sue feste si mutarono in lutto, i suoi sabati in vergogna il suo onore in disprezzo. 40Quanta era stata la sua gloria altrettanto fu il suo disonore e il suo splendore si cambiò in lutto. 41Poi il re prescrisse con decreto a tutto il suo regno, che tutti formassero un sol popolo 42e ciascuno abbandonasse le proprie leggi. Tutti i popoli consentirono a fare secondo gli ordini del re. 43Anche molti Israeliti accettarono di servirlo e sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato. 44Il re spedì ancora decreti per mezzo di messaggeri a Gerusalemme e alle città di Giuda, ordinando di seguire usanze straniere al loro paese, 45di far cessare nel tempio gli olocausti, i sacrifici e le libazioni, di profanare i sabati e le feste 46e di contaminare il santuario e i fedeli, 47di innalzare altari, templi ed edicole e sacrificare carni suine e animali immondi, 48di lasciare che i propri figli, non circoncisi, si contaminassero con ogni impurità e profanazione, 49così da dimenticare la legge e mutare ogni istituzione, 50pena la morte a chiunque non avesse agito secondo gli ordini del re. 51Secondo questi ordini scrisse a tutto il regno, stabilì ispettori su tutto il popolo e intimò alle città di Giuda di sacrificare città per città. 52Anche molti del popolo si unirono a loro, tutti i traditori della legge, e commisero il male nella regione 53e ridussero Israele a nascondersi in ogni possibile rifugio. 54Nell'anno centoquarantacinque, il quindici di Casleu il re innalzò sull'altare un idolo. Anche nelle città vicine di Giuda eressero altari 55e bruciarono incenso sulle porte delle case e nelle piazze. 56Stracciavano i libri della legge che riuscivano a trovare e li gettavano nel fuoco. 57Se qualcuno veniva trovato in possesso di una copia del libro dell'alleanza o ardiva obbedire alla legge, la sentenza del re lo condannava a morte. 58Con prepotenza trattavano gli Israeliti che venivano scoperti ogni mese nella città 59e specialmente al venticinque del mese, quando sacrificavano sull'ara che era sopra l'altare dei sacrifici. 60Mettevano a morte, secondo gli ordini, le donne che avevano fatto circoncidere i loro figli, 61con i bambini appesi al collo e con i familiari e quelli che li avevano circoncisi. 62Tuttavia molti in Israele si fecero forza e animo a vicenda per non mangiare cibi immondi 63e preferirono morire pur di non contaminarsi con quei cibi e non disonorare la santa alleanza; così appunto morirono. 64Sopra Israele fu così scatenata un'ira veramente grande. 2 1In quei giorni Mattatia figlio di Giovanni, figlio di Simone, sacerdote della stirpe di Ioarìb, partì da Gerusalemme e venne a stabilirsi a Modin. 2Egli aveva cinque figli: Giovanni chiamato anche Gaddi, 3Simeone chiamato Tassi, 4Giuda chiamato Maccabeo, 5Eleàzaro chiamato Auaran, Giònata chiamato Affus. 6Viste le empietà che si commettevano in Giuda e Gerusalemme, 7disse: "Ohimè! perché mai sono nato per vedere lo strazio del mio popolo e lo strazio della città santa e debbo sedere qui mentre essa è in balìa dei nemici e il santuario in mano agli stranieri? 8Il suo tempio è diventato come un uomo ignobile, 9gli ornamenti della sua gloria sono stati portati via come preda, sono stati sgozzati i suoi bambini nelle piazze e i giovinetti dalla spada nemica. 10Qual popolo non ha invaso il suo regno e non si è impadronito delle sue spoglie? 11Ogni ornamento le è stato strappato, da padrona è diventata schiava. 12Ecco, le nostre cose sante, la nostra bellezza, la nostra gloria sono state devastate, le hanno profanate i pagani. 13Perché vivere ancora?". 14Mattatia e i suoi figli si stracciarono le vesti, si vestirono di sacco e si misero in grande lutto. 15Ora vennero nella città di Modin i messaggeri del re, incaricati di costringere all'apostasia e a far sacrificare. 16Molti Israeliti andarono da loro; invece Mattatia e i suoi figli si raccolsero in disparte. 17I messaggeri del re si rivolsero a Mattatia e gli dissero: "Tu sei uomo autorevole e stimato e grande in questa città e sei sostenuto da figli e fratelli; 18su, fatti avanti per primo e adempi il comando del re, come hanno fatto tutti i popoli e gli uomini di Giuda e quelli rimasti in Gerusalemme; così passerai tu e i tuoi figli nel numero degli amici del re e tu e i tuoi figli avrete in premio oro e argento e doni in quantità". 19Ma Mattatia rispose a gran voce: "Anche se tutti i popoli nei domini del re lo ascolteranno e ognuno si staccherà dal culto dei suoi padri e vorranno tutti aderire alle sue richieste, 20io, i miei figli e i miei fratelli cammineremo nell'alleanza dei nostri padri; 21ci guardi il Signore dall'abbandonare la legge e le tradizioni; 22non ascolteremo gli ordini del re per deviare dalla nostra religione a destra o a sinistra". 23Terminate queste parole, si avvicinò un Giudeo alla vista di tutti per sacrificare sull'altare in Modin secondo il decreto del re. 24Ciò vedendo Mattatia arse di zelo; fremettero le sue viscere ed egli ribollì di giusto sdegno. Fattosi avanti di corsa, lo uccise sull'altare; 25uccise nel medesimo tempo il messaggero del re, che costringeva a sacrificare, e distrusse l'altare. 26Egli agiva per zelo verso la legge come aveva fatto Pincas con Zambri figlio di Salom. 27La voce di Mattatia tuonò nella città: "Chiunque ha zelo per la legge e vuol difendere l'alleanza mi segua!". 28Fuggì con i suoi figli tra i monti, abbandonando in città quanto avevano. 29Allora molti che ricercavano la giustizia e il diritto scesero per dimorare nel deserto 30con i loro figli, le loro mogli e i greggi, perché si erano addensati i mali sopra di essi. 31Fu riferito agli uomini del re e alle milizie che stavano in Gerusalemme, nella città di Davide, che si erano raccolti laggiù in luoghi nascosti del deserto uomini che avevano stracciato l'editto del re. 32Molti corsero ad inseguirli, li raggiunsero, si accamparono di fronte a loro e si prepararono a dar battaglia in giorno di sabato. 33Dicevano loro: "Basta ormai; uscite, obbedite ai comandi del re e avrete salva la vita". 34Ma quelli risposero: "Non usciremo, né seguiremo gli ordini del re, profanando il giorno del sabato". 35Quelli si precipitarono all'assalto contro di loro. 36Ma essi non risposero, né lanciarono pietra, né ostruirono i nascondigli, 37protestando: "Moriamo tutti nella nostra innocenza. Testimoniano per noi il cielo e la terra che ci fate morire ingiustamente". 38Così quelli mossero contro di loro a battaglia di sabato: essi morirono con le mogli e i figli e i loro greggi, in numero di circa mille persone. 39Quando Mattatia e i suoi amici lo seppero, ne fecero gran pianto. 40Poi dissero tra di loro: "Se faremo tutti come hanno fatto i nostri fratelli e non combatteremo contro i pagani per la nostra vita e per le nostre leggi, ci faranno sparire in breve dalla terra". 41Presero in quel giorno questa decisione: "Noi combatteremo contro chiunque venga a darci battaglia in giorno di sabato e non moriremo tutti come sono morti i nostri fratelli nei nascondigli". 42In quel tempo si unì con loro un gruppo degli Asidei, i forti d'Israele, e quanti volevano mettersi a disposizione della legge; 43inoltre quanti fuggivano davanti alle sventure si univano a loro e divenivano loro rinforzo. 44Così organizzarono un contingente di forze e percossero con ira i peccatori e gli uomini empi con furore; gli scampati fuggirono tra i pagani per salvarsi. 45Mattatia poi e i suoi amici andarono in giro a demolire gli altari 46e fecero circoncidere a forza tutti i bambini non circoncisi che trovarono nel territorio d'Israele; 47non diedero tregua agli orgogliosi e l'impresa ebbe buona riuscita nelle loro mani; 48difesero la legge dalla prepotenza dei popoli e dei re e non la diedero vinta ai peccatori. 49Intanto si avvicinava per Mattatia l'ora della morte ed egli disse ai figli: "Ora domina la superbia e l'ingiustizia, è il tempo della distruzione e dell'ira rabbiosa. 50Ora, figli, mostrate zelo per la legge e date la vostra vita per l'alleanza dei nostri padri. 51Ricordate le gesta compiute dai nostri padri ai loro tempi e ne trarrete gloria insigne e nome eterno. 52Abramo non fu trovato forse fedele nella tentazione e non gli fu ciò accreditato a giustizia? 53Giuseppe nell'ora dell'oppressione osservò il precetto e divenne signore dell'Egitto. 54Pincas nostro padre per lo zelo dimostrato conseguì l'alleanza del sacerdozio perenne. 55Giosuè, obbedendo alla divina parola, divenne giudice in Israele. 56Caleb, testimoniando nell'adunanza, ebbe in sorte parte del nostro paese. 57Davide per la sua pietà ottenne il trono del regno per sempre. 58Elia, poiché aveva dimostrato zelo ardente per la legge, fu assunto in cielo. 59Anania, Azaria e Misaele per la loro fede furono salvati dalla fiamma. 60Daniele nella sua innocenza fu sottratto alle fauci dei leoni. 61Così, di seguito, considerate di generazione in generazione che quanti hanno fiducia in lui non soccombono. 62Non abbiate paura delle parole dell'empio, perché la sua gloria andrà a finire ai rifiuti e ai vermi; 63oggi è esaltato, domani non si trova più, perché ritorna alla sua polvere e i suoi calcoli falliscono. 64Figli, siate valorosi e forti nella legge, perché in questa sarete glorificati. 65Ecco qui vostro fratello Simone, che io so uomo saggio: ascoltatelo sempre, egli sarà vostro padre. 66Giuda Maccabeo, forte guerriero dalla sua gioventù, sarà capo del vostro esercito e condurrà la battaglia contro i pagani. 67Voi, dunque, radunate intorno a voi quanti praticano la legge e vendicate il vostro popolo; 68rendete il meritato castigo ai pagani e applicatevi all'ordinamento della legge". 69Poi li benedisse e si riunì ai suoi padri. 70Morì nell'anno centoquarantasei e fu sepolto nella tomba dei suoi padri in Modin; tutto Israele fece grande pianto su di lui. 3 1Al suo posto sorse il figlio di lui Giuda, chiamato Maccabeo; 2lo aiutavano tutti i fratelli e quanti si erano legati al padre e conducevano la battaglia d'Israele con entusiasmo. 3Egli accrebbe la gloria del suo popolo, rivestì la corazza come gigante, cinse l'armatura di guerra e impegnò battaglia difendendo il campo con la spada. 4Nelle sue gesta fu simile a leone, come leoncello ruggente sulla preda. 5Inseguì gli empi braccandoli; i perturbatori del popolo distrusse con il fuoco. 6Gli empi sbigottirono per paura di lui e tutti i malfattori furono confusi e si avviò la salvezza per mano di lui. 7Inflisse amarezze a molti re, rallegrò con le sue gesta Giacobbe; sempre la sua memoria sarà benedetta. 8Egli passò per le città di Giuda e vi disperse gli empi e distolse l'ira da Israele. 9Divenne celebre fino all'estremità della terra perché radunò coloro che erano sperduti. 10Apollonio radunò dei pagani e un forte esercito dalla Samaria per combattere Israele. 11Giuda lo seppe e avanzò contro di lui, lo sconfisse e lo uccise; molti caddero colpiti a morte e i superstiti fuggirono. 12Così si impadronirono delle loro spoglie e Giuda si riservò la spada di Apollonio e l'adoperò in guerra per tutto il tempo della sua vita. 13Quando Seron, comandante delle forze di Siria, seppe che Giuda aveva radunato un contingente e c'era con lui uno stuolo di fedeli e uomini preparati alla guerra, 14disse: "Mi farò un nome e mi coprirò di gloria nel regno combattendo Giuda e i suoi uomini che hanno disprezzato gli ordini del re". 15Fece i preparativi e si unì a lui un forte gruppo di empi per aiutarlo a vendicarsi degli Israeliti. 16Si spinse fino alla salita di Bet-Coròn e Giuda gli andò incontro con piccola schiera. 17Ma come videro lo schieramento avanzare contro di loro, dissero a Giuda: "Come faremo noi così pochi ad attaccar battaglia contro una moltitudine così forte? Oltre tutto, siamo rimasti oggi senza mangiare". 18Giuda rispose: "Non è impossibile che molti cadano in mano a pochi e non c'è differenza per il Cielo tra il salvare per mezzo di molti e il salvare per mezzo di pochi; 19perché la vittoria in guerra non dipende dalla moltitudine delle forze, ma è dal Cielo che viene l'aiuto. 20Costoro vengono contro di noi pieni d'insolenza e di empietà per eliminare noi, le nostre mogli e i nostri figli e saccheggiarci; 21noi combattiamo per la nostra vita e le nostre leggi. 22Sarà lui a stritolarli davanti a noi. Voi dunque non temeteli". 23Quando ebbe finito di parlare, piombò su di loro all'improvviso e Seron con il suo schieramento fu sgominato davanti a lui; 24lo inseguirono nella discesa di Bet-Coròn fino alla pianura. Di essi caddero circa ottocento uomini, gli altri fuggirono nella regione dei Filistei. 25Così cominciò a diffondersi il timore di Giuda e dei suoi fratelli e le genti intorno furon prese da terrore. 26La fama di lui giunse fino al re e delle sue imprese militari parlavano le genti. 27Quando il re Antioco seppe queste cose, si adirò furiosamente e diede ordine di radunare tutte le forze militari del suo regno: un esercito grande e potente. 28Aprì l'erario e diede alle truppe il soldo per un anno, ordinando loro di star pronti per ogni evenienza. 29Ma si accorse che non bastavano le riserve del suo tesoro e che le entrate del paese erano poche a causa delle rivolte e delle rovine che aveva provocato nella regione per estirpare le tradizioni che erano in vigore dai tempi antichi; 30temette di non poter disporre, come altre volte in passato, delle risorse per le spese e i doni, che faceva con mano prodiga, superando i re precedenti. 31Allora si sentì grandemente angustiato e prese la decisione di invadere la Persia, per riscuotere i tributi di quelle province e ammassare molto denaro. 32Lasciò Lisia, uomo illustre e di stirpe regia, alla direzione degli affari del re dall'Eufrate fino ai confini dell'Egitto 33e con l'incarico di curare l'educazione del figlio Antioco fino al suo ritorno. 34A lui affidò metà dell'esercito e gli elefanti e gli diede istruzioni per tutte le cose che voleva fossero eseguite; riguardo agli abitanti della Giudea e di Gerusalemme, 35gli ordinò di mandare contro di loro milizie per distruggere ed eliminare le forze d'Israele e quanto restava in Gerusalemme e cancellare il loro ricordo dalla regione; 36di trasferire degli stranieri su tutti i loro monti e di distribuire le loro terre. 37Il re poi prese l'altra metà dell'esercito e partì da Antiochia, la capitale del suo regno, nell'anno centoquarantasette; passò l'Eufrate e percorse le regioni settentrionali. 38Allora Lisia scelse Tolomeo, figlio di Dorìmene, Nicànore e Gorgia, uomini potenti tra gli amici del re 39e spedì ai loro ordini quarantamila uomini e settemila cavalli nel paese di Giuda per devastarlo secondo il comando del re. 40Questi partirono con tutte le truppe e andarono ad accamparsi vicino ad Emmaus nella pianura. 41I mercanti della regione ne ebbero notizia e si rifornirono molto di oro e di argento e di catene e vennero presso l'accampamento per acquistare come schiavi gli Israeliti. A quelle truppe si aggiunsero forze della Siria e di paesi stranieri. 42Giuda e i suoi fratelli videro che i mali si erano aggravati e che l'esercito era accampato nel loro territorio e vennero a conoscenza che il re aveva ordinato di attuare la distruzione totale del loro popolo. 43Allora si dissero l'un l'altro: "Facciamo risorgere il popolo dalla sua rovina e combattiamo per il nostro popolo e per i nostri luoghi santi". 44Si radunò l'assemblea per prepararsi alla battaglia e per pregare e chiedere pietà e misericordia. 45Gerusalemme era disabitata come un deserto, nessuno dei suoi figli vi entrava o ne usciva, il santuario era calpestato, gli stranieri erano nella fortezza dell'Acra, soggiorno dei pagani. La gioia era sparita da Giacobbe, erano scomparsi il flauto e la cetra. 46Si radunarono dunque e vennero in Masfa di fronte a Gerusalemme, perché nei tempi antichi Masfa era stato luogo di preghiera in Israele. 47In quel giorno digiunarono e si vestirono di sacco, si sparsero la cenere sul capo e si stracciarono le vesti. 48Aprirono il libro della legge per scoprirvi quanto i pagani cercavano di sapere dagli idoli dei loro dèi. 49Portarono le vesti sacerdotali, le primizie e le decime e fecero venire avanti i Nazirei, che avevano compiuto i giorni del loro voto, 50e alzarono la voce al cielo gridando: "Che faremo di costoro e dove li condurremo, 51mentre il tuo santuario è conculcato e profanato e i tuoi sacerdoti sono in lutto e desolazione? 52Ecco i pagani si sono alleati contro di noi per distruggerci; tu sai quello che vanno macchinando contro di noi. 53Come potremo resistere di fronte a loro, se tu non ci aiuterai?". 54Diedero fiato alle trombe e gridarono a gran voce. 55Dopo questo, Giuda stabilì i condottieri del popolo, i comandanti di mille, di cento, di cinquanta e di dieci uomini. 56Disse a coloro che costruivano case o che stavano per prendere moglie, a quelli che piantavano la vigna o che erano paurosi, di tornare a casa loro, secondo la legge. 57Poi levò il campo e si disposero a mezzogiorno di Emmaus. 58Giuda ordinò: "Cingetevi e siate forti e state preparati per l'alba di domani a dar battaglia a questi stranieri che si sono alleati per distruggere noi e il nostro santuario. 59Del resto è meglio per noi morire in battaglia che vedere poi la rovina della nostra gente e del santuario. 60Il Cielo farà succedere gli avvenimenti secondo quanto è stabilito lassù". 4 1Gorgia prese allora cinquemila uomini e mille cavalli scelti e si levò il campo di notte 2per sorprendere il campo dei Giudei e annientarli all'improvviso; gli uomini dell'Acra gli facevano da guida. 3Ma Giuda lo venne a sapere e mosse anche lui con i suoi valorosi per assalire le forze del re che sostavano in Emmaus, 4mentre i soldati erano ancora dispersi fuori del campo. 5Gorgia giunse al campo di Giuda di notte e non vi trovò nessuno; li andava cercando sui monti dicendo: "Costoro ci sfuggono". 6Fattosi giorno, Giuda apparve nella pianura con tremila uomini; non avevano però né corazze né spade come avrebbero voluto. 7Videro l'accampamento dei pagani difeso e fortificato e la cavalleria disposta intorno e tutti esperti nella guerra. 8Ma Giuda disse ai suoi uomini: "Non temete il loro numero, né abbiate paura dei loro assalti; 9ricordate come i nostri padri furono salvati nel Mare Rosso, quando il faraone li inseguiva con l'esercito. 10Alziamo la nostra voce al Cielo, perché ci usi benevolenza e si ricordi dell'alleanza con i nostri padri e voglia sconfiggere questo schieramento davanti a noi oggi; 11si accorgeranno tutti i popoli che c'è uno che riscatta e salva Israele". 12Gli stranieri alzarono gli occhi e videro che quelli venivano loro incontro; 13così uscirono dagli accampamenti per dar battaglia. Gli uomini di Giuda diedero fiato alle trombe 14e attaccarono. I pagani furono sconfitti e fuggirono verso la pianura, 15ma quelli che erano più indietro caddero tutti uccisi di spada. Li inseguirono fino a Ghezer e fino alle pianure dell'Idumea e di Asdod e di Iamnia; ne furono uccisi circa tremila. 16Quando Giuda e i suoi armati tornarono dal loro inseguimento, 17egli disse alla sua gente: "Non siate avidi delle spoglie, perché ci attende ancora la battaglia. Gorgia e il suo esercito è sul monte vicino a noi; 18ora voi state pronti ad opporvi ai nemici e a combatterli; in seguito farete tranquillamente bottino". 19Aveva appena finito di parlare, quando apparve un reparto che spiava dal monte. 20Avevano visto infatti che i loro erano stati sconfitti e gli altri incendiavano il campo: il fumo che si scorgeva segnalava l'accaduto. 21Ed essi a quello spettacolo si sgomentarono grandemente; vedendo inoltre giù nella pianura lo schieramento di Giuda pronto all'attacco, 22fuggirono tutti nel territorio dei Filistei. 23Allora Giuda ritornò a depredare il campo e raccolsero oro e argento in quantità e stoffe tinte di porpora viola e porpora marina e grandi ricchezze. 24Di ritorno cantavano e innalzavano benedizioni al cielo "perché egli è buono e la sua grazia dura sempre". 25Fu quello un giorno di grande liberazione in Israele. 26Quanti degli stranieri erano scampati, presentandosi a Lisia, gli narrarono tutto quello che era accaduto. 27Egli sentendo ciò, fu preso da turbamento e scoraggiamento, perché le cose in Israele non erano andate come egli voleva e l'esito non era stato secondo gli ordini del re. 28Perciò l'anno dopo mise insieme sessantamila uomini scelti e cinquemila cavalli per combattere contro di loro. 29Vennero nell'Idumea e si accamparono in Bet-Zur. Giuda mosse contro di essi con diecimila uomini. 30Quando vide l'imponente accampamento, innalzò questa preghiera: "Benedetto sei tu, o salvatore d'Israele, tu che hai fiaccato l'impeto del potente per mezzo del tuo servo Davide e hai fatto cadere l'esercito degli stranieri nelle mani di Giònata, figlio di Saul e del suo scudiero; 31fa' cadere ancora nello stesso modo questo esercito nelle mani di Israele tuo popolo e fa' ricadere l'obbrobrio sul loro esercito e sulla loro cavalleria; 32infondi in loro timore e spezza l'audacia della loro forza, siano travolti nella loro rovina. 33Abbattili con la spada dei tuoi devoti; ti lodino con canti tutti coloro che riconoscono il tuo nome". 34Poi sferrarono l'attacco da una parte e dall'altra e caddero davanti ai Giudei circa cinquemila uomini del campo di Lisia. 35Vedendo Lisia lo scompiglio delle sue file, mentre alle schiere di Giuda cresceva il coraggio ed erano pronti a vivere o a morire gloriosamente, se ne tornò in Antiochia dove assoldò mercenari in maggior numero per venire di nuovo in Giudea. 36Giuda intanto e i suoi fratelli dissero: "Ecco sono stati sconfitti i nostri nemici: andiamo a purificare il santuario e a riconsacrarlo". 37Così si radunò tutto l'esercito e salirono al monte Sion. 38Trovarono il santuario desolato, l'altare profanato, le porte arse e cresciute le erbe nei cortili come in un luogo selvatico o montuoso, e gli appartamenti sacri in rovina. 39Allora si stracciarono le vesti, fecero grande pianto, si cosparsero di cenere, 40si prostrarono con la faccia a terra, fecero dare i segnali con le trombe e alzarono grida al Cielo. 41Giuda ordinò ai suoi uomini di tenere impegnati quelli dell'Acra, finché non avesse purificato il santuario. 42Poi scelse sacerdoti incensurati, osservanti della legge, 43i quali purificarono il santuario e portarono le pietre profanate in luogo immondo. 44Tennero consiglio per decidere che cosa fare circa l'altare degli olocausti, che era stato profanato. 45Vennero nella felice determinazione di demolirlo, perché non fosse loro di vergogna, essendo stato profanato dai pagani. Demolirono dunque l'altare 46e riposero le pietre sul monte del tempio in luogo conveniente finché fosse comparso un profeta a decidere di esse. 47Poi presero pietre grezze secondo la legge ed edificarono un altare nuovo come quello di prima; 48restaurarono il santuario e consacrarono l'interno del tempio e i cortili; 49rifecero gli arredi sacri e collocarono il candelabro e l'altare degli incensi e la tavola nel tempio. 50Poi bruciarono incenso sull'altare e accesero sul candelabro le lampade che splendettero nel tempio. 51Posero ancora i pani sulla tavola e stesero le cortine. Così portarono a termine le opere intraprese. 52Si radunarono il mattino del venticinque del nono mese, cioè il mese di Casleu, nell'anno centoquarantotto, 53e offrirono il sacrificio secondo la legge sull'altare degli olocausti che avevano rinnovato. 54Nella stessa stagione e nello stesso giorno in cui l'avevano profanato i pagani, fu riconsacrato fra canti e suoni di cetre e arpe e cembali. 55Tutto il popolo si prostrò con la faccia a terra e adorarono e benedissero il Cielo che era stato loro propizio. 56Celebrarono la dedicazione dell'altare per otto giorni e offrirono olocausti con gioia e sacrificarono vittime di ringraziamento e di lode. 57Poi ornarono la facciata del tempio con corone d'oro e piccoli scudi. Rifecero i portoni e le camere e vi misero le porte. 58Vi fu gioia molto grande in mezzo al popolo, perché era stata cancellata la vergogna dei pagani. 59Poi Giuda e i suoi fratelli e tutta l'assemblea d'Israele stabilirono che si celebrassero i giorni della dedicazione dell'altare nella loro ricorrenza, ogni anno, per otto giorni, cominciando dal venticinque del mese di Casleu, con gioia e letizia. 60Edificarono in quel tempo intorno al monte Sion mura alte e torri solide, perché i pagani non tornassero a calpestarlo come avevano fatto la prima volta. 61Vi stabilì un contingente per presidiarlo e fortificò il presidio di Bet-Zur perché il popolo avesse una difesa contro l'Idumea. 5 1I popoli vicini, quando sentirono che era stato ricostruito l'altare e rinnovato il santuario come prima, fremettero di rabbia 2e decisero di eliminare quelli della stirpe di Giacobbe che si trovavano in mezzo a loro e cominciarono a uccidere e sopprimere gente in mezzo al popolo. 3Allora Giuda mosse guerra ai figli di Esaù nell'Idumea e nella Acrabattene, perché assediavano Israele; inflisse loro un grave colpo e li umiliò e si impadronì delle loro spoglie. 4Si ricordò poi della perfidia dei figli di Bean, che erano stati di laccio e inciampo per il popolo tendendo insidie nelle vie. 5Pressati da lui si rinchiusero nelle torri ed egli si accampò contro di loro, li votò allo sterminio e diede fuoco alle torri di quella città con quanti vi stavano. 6Poi passò contro gli Ammoniti e vi trovò un forte contingente e un popolo numeroso al comando di Timòteo. 7Organizzò contro di loro molte azioni di guerra e furono sconfitti e annientati. 8Conquistò anche Iazer e i suoi sobborghi e ritornò in Giudea. 9Si allearono allora i pagani di Gàlaad contro gli Israeliti che erano nel loro territorio per eliminarli, ma questi fuggirono a Dàtema, nella fortezza, 10e scrissero questa lettera a Giuda e ai suoi fratelli: "Sono riuniti contro di noi i popoli vicini per eliminarci 11e si preparano a venire a espugnare la fortezza ove siamo rifugiati; Timòteo è a capo del loro esercito. 12Su, vieni a liberarci dalle mani di costoro, perché si è precipitata su di noi una moltitudine: 13tutti i nostri fratelli che erano nel territorio di Tobia sono stati messi a morte, sono state condotte in schiavitù le loro mogli con i figli e gli averi e sono periti circa un migliaio di uomini". 14Stavano ancora leggendo la lettera ed ecco presentarsi altri messaggeri dalla Galilea con le vesti stracciate portando notizie simili. 15Dicevano che si erano uniti contro di loro gli abitanti di Tolemàide, Tiro e Sidòne e tutta la parte pagana della Galilea per distruggerli. 16Quando Giuda e il popolo ebbero udito queste cose, si raccolse una grande assemblea per decidere che cosa fare per i loro fratelli posti nella tribolazione e attaccati dai pagani. 17Giuda disse a Simone suo fratello: "Scegliti degli uomini e corri a liberare i tuoi fratelli della Galilea; io e mio fratello Giònata andremo nella regione di Gàlaad". 18Lasciò Giuseppe figlio di Zaccaria e Azaria capo del popolo, con il resto delle forze a presidiare la Giudea, 19dando loro questa consegna: "Governate questo popolo, ma non attaccate battaglia contro i pagani fino al nostro ritorno". 20Furono assegnati a Simone tremila uomini per la spedizione in Galilea, a Giuda ottomila uomini per la regione di Gàlaad. 21Simone si recò in Galilea e sferrò molti attacchi contro i pagani e questi rimasero sconfitti davanti a lui; 22egli li inseguì fino alle porte di Tolemàide. Caddero dei pagani circa tremila uomini e Simone portò via le loro spoglie. 23Prese poi gli Israeliti che erano in Galilea e in Arbatta con le donne e i figli e tutti i loro averi e li condusse in Giudea con grande gioia. 24Da parte loro Giuda Maccabeo e il fratello Giònata passarono il Giordano e camminarono per tre giorni nel deserto. 25S'imbatterono nei Nabatei, che vennero loro incontro pacificamente e narrarono tutte le vicende dei loro fratelli nella regione di Gàlaad, 26e che molti di loro erano assediati in Bozra e Bozor, in Àlema, in Casfo, in Maked e Karn…in; e che tutte queste città erano fortificate e grandi. 27Ve n'erano pure rinchiusi nelle altre città di Gàlaad e – dicevano – per il giorno dopo era stabilito di dar l'assalto alle fortezze, espugnarle e di eliminare tutti costoro in un sol giorno. 28Allora Giuda con il suo esercito tornò indietro subito per la via del deserto verso Bozra; prese la città e passò ogni maschio a fil di spada, s'impadronì di tutte le loro spoglie e incendiò la città. 29Nella notte partì di là e marciarono fino alla fortezza. 30Verso il mattino alzarono gli occhi ed ecco gran folla che non si poteva contare issava scale e macchine per espugnare la fortezza e già attaccava gli assediati. 31Giuda, vedendo che la battaglia era già incominciata e che le grida della città arrivavano al cielo per il suono delle trombe e le urla altissime, 32disse ai suoi soldati: "Combattete oggi per i vostri fratelli". 33Irruppero in tre schiere alle loro spalle, diedero fiato alle trombe e innalzarono grida e invocazioni. 34Nell'esercito di Timòteo si sparse la notizia che c'era il Maccabeo e fuggirono davanti a lui; egli inflisse loro una grave sconfitta e ne rimasero uccisi in quel giorno circa ottomila. 35Poi piegò su Alim, l'assalì e la prese; ne uccise tutti i maschi, la saccheggiò e le appiccò il fuoco. 36Tolse il campo di là e conquistò Casfo, Maked e Bozor e le altre città di Gàlaad. 37Dopo questi fatti Timòteo raccolse un altro esercito e si accampò di fronte a Rafon al di là del torrente. 38Giuda mandò a esplorare il campo e gli riferirono: "Sono radunati con lui tutti gli stranieri che ci circondano: sono un esercito imponente. 39Anche gli Arabi sono assoldati come suoi ausiliari; sono accampati al di là del torrente e sono pronti a venire a battaglia con te". Giuda andò incontro a loro. 40Timòteo disse ai comandanti del suo esercito, mentre Giuda e il suo esercito si avvicinavano al torrente: "Se passerà per primo contro di noi, non potremo resistergli, perché sarà molto potente contro di noi. 41Se invece si mostrerà titubante e porrà il campo al di là del fiume, andremo noi contro di lui e avremo la meglio". 42Quando Giuda si avvicinò al corso d'acqua, dispose gli scribi del popolo lungo il torrente con questi ordini: "Non permettete che alcuno si fermi, ma vengano tutti a combattere". 43Passò per primo contro i nemici e tutto il popolo dietro di lui. I pagani furono travolti davanti a lui, gettarono le armi e fuggirono nel tempio di Karnàin. 44Conquistarono la città e appiccarono il fuoco al tempio con quanti c'erano dentro. Così Karnàin fu vinta e non poté resistere oltre di fronte a Giuda. 45Giuda radunò tutti gli Israeliti che erano nella regione di Gàlaad dal più piccolo al più grande con le donne e i figli e gli averi, carovana sterminata, per andare nella Giudea. 46Arrivarono a Efron, città posta sul percorso, grande e particolarmente forte, che non era possibile evitare da nessuna parte e bisognava passarvi in mezzo. 47Gli abitanti della città avevano chiuso loro il passaggio barricando le porte con pietre. 48Giuda mandò a far loro proposte pacifiche dicendo: "Attraverseremo il tuo paese solo per tornare al nostro, nessuno vi farà alcun male, solo passeremo a piedi". Ma non vollero aprirgli. 49Giuda fece annunciare a tutta la truppa che ciascuno si accampasse dov'era. 50I militari si fermarono e diedero l'assalto alla città tutto quel giorno e tutta la notte e la città dovette arrendersi. 51Giuda passò tutti i maschi a fil di spada, la distrusse totalmente, ne prese le spoglie e attraversò la città sopra i cadaveri. 52Poi attraversò il Giordano verso la grande pianura di fronte a Beisan. 53Giuda sollecitava quelli che rimanevano indietro e confortava il popolo durante tutto il viaggio, finché giunsero nella Giudea. 54Salirono il monte Sion in letizia e gioia e offrirono olocausti, perché senza aver perduto neppure uno di loro erano tornati felicemente. 55Nel tempo in cui Giuda e Giònata erano rimasti in Gàlaad e Simone loro fratello in Galilea di fronte a Tolemàide, 56Giuseppe figlio di Zaccaria e Azaria, comandanti dell'esercito, vennero a sapere delle imprese gloriose e delle battaglie che avevano compiute 57e dissero: "Facciamoci onore anche noi e usciamo a combattere contro i pagani che ci circondano". 58Diedero ordine ai soldati che erano con loro e si diressero a Iamnia. 59Ma Gorgia uscì dalla città con i suoi uomini incontro a loro per attaccarli. 60Giuseppe e Azaria furono vinti e inseguiti fin nel territorio della Giudea e in quel giorno caddero circa duemila uomini del popolo di Israele. 61Toccò questa grave sconfitta al popolo, perché non avevano ascoltato Giuda e i suoi fratelli, pensando di compiere gesta eroiche: 62ma essi non erano della stirpe di quei valorosi, per le cui mani era stata compiuta la salvezza in Israele. 63Il prode Giuda e i suoi fratelli crebbero in grande fama presso tutto Israele e presso tutti i popoli ai quali giungeva notizia del loro nome; 64si adunavano attorno a loro acclamandoli. 65Giuda con i suoi fratelli uscì ancora per combattere contro i figli di Esaù nella regione meridionale e colpì Ebron e le sue dipendenze, distrusse le sue fortezze e diede fuoco tutt'intorno alle sue torri. 66Poi levò il campo per andare nel paese dei Filistei e attraversò Maresa. 67In quel giorno caddero in battaglia sacerdoti, i quali, smaniosi di eroismi, erano usciti a combattere inconsideratamente. 68Giuda piegò su Asdod, terra dei Filistei: distrusse i loro altari, bruciò le statue dei loro dèi, mise a sacco la loro città e fece ritorno in Giudea. 6 1Il re Antioco intanto percorreva le regioni settentrionali e seppe che c'era in Persia la città di Elimàide, famosa per ricchezza e argento e oro; 2che vi era un tempio ricchissimo, dove si trovavano armature d'oro, corazze e armi, lasciate là da Alessandro figlio di Filippo, il re macedone, che aveva regnato per primo sui Greci. 3Allora vi si recò e cercava di impadronirsi della città e di depredarla, ma non vi riuscì, perché il suo piano fu risaputo dagli abitanti della città, 4che si opposero a lui con le armi; egli fu messo in fuga e dovette partire di là con grande tristezza e tornare in Babilonia. 5Poi venne un messaggero in Persia ad annunciargli che erano state sconfitte le truppe inviate contro Giuda, 6che Lisia si era mosso con un esercito tra i più agguerriti ma era rimasto sconfitto davanti a loro e che quelli si erano rinforzati con armi e truppe e bottino ingente, riportato dagli accampamenti che avevano distrutti; 7che inoltre avevano demolito l'idolo da lui innalzato sull'altare in Gerusalemme, che avevano circondato con mura alte come prima il santuario e anche Bet-Zur, che era una sua città. 8Il re, sentendo queste novità, rimase sbigottito e scosso terribilmente; si mise a letto e cadde ammalato per la tristezza, perché non era avvenuto secondo i suoi desideri. 9Rimase così molti giorni, perché si rinnovava in lui una forte depressione e credeva di morire. 10Allora chiamò tutti i suoi amici e disse loro: "Se ne va il sonno dai miei occhi e ho l'animo oppresso dai dispiaceri; 11ho pensato: in quale tribolazione sono giunto, in quale terribile agitazione sono caduto io che ero sì fortunato e benvoluto sul mio trono! 12Ora mi ricordo dei mali che ho fatto in Gerusalemme, portando via tutti gli arredi d'oro e d'argento che vi erano e mandando a sopprimere gli abitanti di Giuda senza ragione. 13Riconosco che a causa di tali cose mi colpiscono questi mali: ed ecco muoio nella più nera tristezza in paese straniero". 14Poi chiamò Filippo, uno dei suoi amici, lo costituì reggente su tutto il suo regno 15e gli diede il diadema e la veste regia e l'anello con l'incarico di guidare Antioco suo figlio e di educarlo al regno. 16Il re Antioco morì in quel luogo nel centoquarantanove. 17Lisia fu informato che il re era morto e dispose che regnasse Antioco figlio di lui, che egli aveva educato fin da piccolo, e lo chiamò Eupàtore. 18Ora coloro che risiedevano nell'Acra impedivano il passaggio degli Israeliti intorno al tempio e cercavano di molestarli continuamente e di sostenere gli stranieri. 19Giuda si propose di eliminarli e radunò in assemblea tutto il popolo per stringerli d'assedio. 20Si organizzarono dunque e posero l'assedio attorno all'Acra nell'anno centocinquanta e Giuda fece costruire terrapieni e macchine. 21Ma alcuni di loro sfuggirono all'assedio e si unirono ad essi alcuni rinnegati d'Israele 22e andarono dal re e gli dissero: "Fino a quando non farai giustizia e vendetta dei nostri fratelli? 23Noi siamo stati lieti di servire tuo padre e di comportarci secondo i suoi comandi e di obbedire ai suoi editti. 24A causa di questo i figli del nostro popolo hanno posto assedio alla fortezza e si sono estraniati da noi; inoltre uccidono quanti di noi capitano nelle loro mani e si dividono i nostri averi. 25E non soltanto contro di noi allungano le mani, ma anche su tutto il tuo territorio. 26Ed ecco, ora hanno posto il campo contro l'Acra in Gerusalemme per espugnarla e hanno fortificato il santuario e Bet-Zur. 27Se tu non sarai sollecito nel prevenirli, faranno peggio e non li potrai più arrestare". 28Il re si adirò, quando ebbe sentito ciò, e radunò tutti i suoi amici, comandanti dell'esercito e della cavalleria. 29Anche dagli altri regni e dalle isole del mare gli giunsero truppe mercenarie. 30Gli effettivi del suo esercito assommavano a centomila fanti, ventimila cavalli e trentadue elefanti addestrati alla guerra. 31Passarono per l'Idumea e posero il campo contro Bet-Zur; attaccarono per molti giorni e allestirono macchine; ma quelli uscivano, le incendiavano e contrattaccavano con valore. 32Giuda allora levò il campo dall'Acra e lo trasferì a Bet-Zaccaria di fronte al campo del re. 33Ma il re si mosse alle prime luci del mattino e trasferì lo schieramento con impeto lungo la strada di Bet-Zaccaria; le truppe si disposero a battaglia e suonarono le trombe. 34Posero innanzi agli elefanti succo d'uva e di more per stimolarli al combattimento. 35Distribuirono le bestie tra le falangi e affiancarono a ciascun elefante mille uomini protetti da corazze a maglia e da elmi di bronzo in testa e cinquecento cavalieri scelti disposti in ordine intorno a ciascuna bestia: 36questi in ogni caso si tenevano ai lati della bestia e, quando si muoveva, si spostavano insieme senza allontanarsi da essa. 37Sopra ogni elefante vi erano solide torrette di legno, protette dagli attacchi, legate con cinghie, e su ogni torretta stavano quattro soldati, che di là bersagliavano, e un conducente indiano. 38Il resto della cavalleria si dispose di qua e di là sui due fianchi dello schieramento, per terrorizzare i nemici e proteggere le falangi. 39Quando il sole brillava sugli scudi d'oro e di bronzo, ne risplendevano per quei riflessi i monti e brillavano come fiaccole ardenti. 40Un distaccamento delle truppe del re si dispose sulle cime dei monti, un altro nella pianura e avanzavano sicuri e ordinati. 41Tremavano quanti sentivano il frastuono di quella moltitudine e la marcia di tanta gente e il cozzo delle armi: era veramente un esercito immenso e forte. 42Giuda con le sue truppe si avvicinò per attaccare lo schieramento e caddero nel campo del re seicento uomini. 43Eleàzaro, chiamato Auaran, vide uno degli elefanti, protetto di corazze regie, sopravanzare tutte le altre bestie e pensò che sopra ci fosse il re; 44volle allora sacrificarsi per la salvezza del suo popolo e procurarsi nome eterno. 45Corse dunque là con coraggio attraverso la falange e colpiva a morte a destra e a sinistra, mentre i nemici si dividevano davanti a lui, ritirandosi sui due lati. 46Egli s'introdusse sotto l'elefante, lo infilò con la spada e lo uccise; quello cadde sopra di lui ed Eleàzaro morì. 47Ma vedendo la potenza delle forze del re e l'impeto delle milizie, i Giudei si ritirarono. 48Allora i reparti dell'esercito del re salirono per attaccarli a Gerusalemme e il re si accampò contro la Giudea e il monte Sion. 49Fece pace con quelli che erano in Bet-Zur, i quali uscirono dalla città, non avendo più vettovaglie per sostenere l'assedio: la terra infatti era nel riposo dell'anno sabbatico. 50Il re s'impadronì di Bet-Zur e vi pose un presidio a guardia. 51Intanto si accampò contro il santuario per molto tempo e allestì terrapieni e macchine, lanciafiamme e baliste, scorpioni per lanciar frecce e fionde. 52Anche i difensori opposero macchine alle loro macchine e i combattimenti durarono molti giorni. 53Ma non c'erano più viveri nei depositi poiché era in corso l'anno sabbatico e coloro che erano arrivati in Giudea per sfuggire ai pagani avevano consumato il resto delle provviste. 54Furono allora lasciati pochi uomini nel santuario, perché li aveva sorpresi la fame, e gli altri si dispersero ciascuno al suo paese. 55Lisia poi venne a sapere che Filippo, designato dal re Antioco, ancora in vita, per educare Antioco suo figlio e prepararlo al regno, 56era tornato dalla Persia e dalla Media; c'era con lui l'esercito partito con il re ed egli cercava di prendere in mano il governo. 57Allora mostrò fretta e accennò di voler partire e disse al re e ai comandanti dell'esercito e ai soldati: "Noi ci esauriamo di giorno in giorno: il cibo è scarso e il luogo che assediamo è ben munito, mentre gli affari del regno ci premono. 58Ora dunque offriamo la destra a questi uomini e facciamo pace con loro e con tutto il loro popolo 59e permettiamo loro di seguire le loro tradizioni come prima; proprio per queste tradizioni che noi abbiamo cercato di distruggere, essi si sono irritati e hanno provocato tutto questo". 60La proposta piacque al re e a tutti i capi e mandò a negoziare la pace con loro ed essi accettarono. 61Il re e i capi giurarono davanti a loro ed essi a tali patti uscirono dalla fortezza. 62Ma quando il re fece l'ingresso sul monte Sion e vide le fortificazioni del luogo, violò il giuramento che aveva fatto e impose la distruzione delle mura all'intorno. 63Poi partì in fretta e fece ritorno ad Antiochia; vi trovò Filippo padrone della città, gli fece guerra e s'impadronì della città con la forza. 7 1Nell'anno centocinquantuno Demetrio, figlio di Selèuco, evase da Roma e sbarcò con pochi uomini in una città della costa e là si proclamò re. 2Quando rientrò nella reggia dei suoi padri, l'esercito catturò Antioco e Lisia per consegnarglieli. 3Informato della cosa, disse: "Non mostratemi la loro faccia". 4Perciò i soldati li uccisero e Demetrio sedette sul trono del suo regno. 5Allora andarono da lui tutti gli uomini perfidi ed empi d'Israele, guidati da Alcimo che aspirava al sommo sacerdozio. 6Essi accusarono il popolo davanti al re dicendo: "Giuda con i suoi fratelli ha sterminato tutti i tuoi amici e ci ha strappato dal nostro paese. 7Ora manda un uomo fidato, che venga e prenda visione della rovina generale da quello procurata a noi e ai domini del re e provveda a punire quella famiglia e tutti i suoi sostenitori". 8Il re designò Bàcchide, uno degli amici del re, preposto alla regione dell'Oltrefiume, potente nel regno e fedele al re, 9e lo inviò con l'empio Alcimo; attribuì a questi il sommo sacerdozio e gli diede ordine di far vendetta contro gli Israeliti. 10Così partirono e giunsero in Giudea con forze numerose. Bàcchide mandò messaggeri a Giuda e ai suoi fratelli per portare con inganno parole di pace. 11Ma essi non credettero alle sue parole: avevano infatti saputo che era giunto con un forte esercito. 12Si radunò tuttavia presso Alcimo e Bàcchide un gruppo di scribi per chiedere il riconoscimento dei diritti. 13Gli Asidei furono i primi tra gli Israeliti a chieder loro la pace. 14Dicevano infatti: "Un uomo della stirpe di Aronne è venuto con i soldati, non ci farà certo del male". 15Egli usò con loro parole di pace e giurò loro: "Non faremo alcun male né a voi né ai vostri amici". 16E quelli credettero. Ma egli prese sessanta di loro e li uccise in un sol giorno, proprio secondo la parola che sta scritta: 17"Le carni dei tuoi santi e il loro sangue hanno sparso intorno a Gerusalemme e nessuno li seppelliva". 18Allora la paura e il terrore si sparsero per tutto il popolo, perché tutti dicevano: "Non c'è in loro verità né giustizia, perché hanno trasgredito l'alleanza e il giuramento prestato". 19Bàcchide levò il campo da Gerusalemme e si accampò in Bet-Zait; mandò ad arrestare molti degli uomini che erano passati dalla sua parte e alcuni del popolo e li fece uccidere e gettare nel pozzo grande. 20Affidò il paese ad Alcimo e gli lasciò soldati che lo sostenessero; quindi Bàcchide fece ritorno dal re. 21Alcimo rivendicava con le armi il sommo sacerdozio; 22tutti i perturbatori del popolo si unirono a lui, si impadronirono della Giudea e procurarono grandi sventure a Israele. 23Giuda vide tutti i mali che facevano Alcimo e i suoi fautori agli Israeliti peggio dei pagani, 24uscì allora nelle regioni intorno alla Giudea, fece vendetta degli uomini che avevano disertato e impedì loro di far scorrerie nella regione. 25Quando Alcimo vide che Giuda e i suoi si erano rinforzati e che non avrebbe potuto resister loro, ritornò presso il re e mosse contro di loro accuse di misfatti. 26Allora il re mandò Nicànore, uno dei suoi capi più illustri, che aveva odio e inimicizia per Israele e gli ordinò di sterminare il popolo. 27Nicànore venne in Gerusalemme con truppe ingenti e mandò messaggeri a Giuda e ai suoi fratelli con inganno a far queste proposte di pace: 28"Non ci sia battaglia tra me e voi. Verrò con pochi uomini per incontrarmi pacificamente". 29Venne da Giuda e si salutarono a vicenda con segni di pace: ma i nemici stavano pronti per metter le mani su Giuda. 30Giuda fu informato che quello era venuto da lui con inganno, ed ebbe timore di lui e non volle più vedere la sua faccia. 31Nicànore si accorse che il suo piano era stato scoperto e uscì all'attacco contro Giuda verso Cafarsalama. 32Caddero dalla parte di Nicànore circa cinquecento uomini; gli altri ripararono nella città di Davide. 33Dopo questi fatti Nicànore salì al monte Sion e gli vennero incontro dal santuario alcuni sacerdoti e anziani del popolo per salutarlo con espressioni di pace e mostrargli l'olocausto offerto per il re. 34Ma egli li schernì, li derise, anzi li contaminò e parlò con arroganza; 35giurò incollerito: "Se non sarà consegnato subito Giuda e il suo esercito nelle mie mani, vi assicuro che quando tornerò a guerra finita, darò alle fiamme questo tempio"; e se ne andò tutto furioso. 36I sacerdoti rientrarono e stando davanti all'altare e al tempio dissero tra il pianto: 37"Tu hai scelto questo tempio perché su di esso fosse invocato il tuo nome e fosse casa di orazione e di supplica per il tuo popolo. 38Fa' vendetta di questo uomo e delle sue schiere; siano trafitti di spada. Ricòrdati delle loro bestemmie: non lasciarli sopravvivere". 39Nicànore uscì da Gerusalemme, si accampò a Bet-Coròn e gli andò incontro l'esercito della Siria. 40Giuda pose il campo in Adasa con tremila uomini e pregò: 41"Quando gli ufficiali del re assiro dissero bestemmie, venne il tuo angelo e ne abbatté centottantacinquemila: 42abbatti allo stesso modo questo esercito davanti a noi oggi; sappiano tutti gli altri che egli ha parlato empiamente contro il tuo santuario e tu giudicalo secondo le sue empietà". 43Si scontrarono gli eserciti in combattimento il tredici del mese di Adar e fu sconfitto l'esercito di Nicànore, anzi egli cadde in battaglia per primo. 44Quando i suoi soldati videro che Nicànore era caduto, gettarono le armi e fuggirono. 45Li inseguirono per una giornata di cammino da Adasa fino a Ghezer e suonavano le trombe dietro a loro per dare l'allarme. 46Uscirono allora uomini da tutti i villaggi della Giudea all'intorno e li accerchiarono; essi si voltavano gli uni contro gli altri e caddero tutti di spada: non ne rimase neppure uno. 47I Giudei presero le spoglie e il bottino, mozzarono la testa di Nicànore e la destra, che aveva steso con superbia, e le portarono e le esposero in Gerusalemme. 48Il popolo fece gran festa e passò quel giorno come giornata di gioia straordinaria. 49Stabilirono di celebrare ogni anno questo giorno il tredici di Adar. 50Così la Giudea ebbe quiete per un po' di tempo. 8 1Giuda venne a conoscere la fama dei Romani: che essi erano molto potenti e favorivano tutti quelli che simpatizzavano per loro e accordavano amicizia a quanti si rivolgevano a loro e che erano forti e potenti. 2Gli furono narrate le loro guerre e le loro imprese gloriose compiute tra i Galli: come li avessero vinti e sottoposti al tributo. 3Aveva saputo quanto avevano compiuto nella Spagna per impadronirsi delle miniere di oro e di argento che vi sono; 4e come avevano sottomesso tutta la regione con la loro saggezza e costanza, benché il paese fosse assai lontano da loro, e avevano vinto i re che erano venuti contro di loro dall'estremità della terra: li avevano sconfitti e avevano inflitto loro gravi colpi e gli altri re pagavano loro il tributo ogni anno. 5Avevano poi sconfitto in guerra e sottomesso Filippo e Perseo re dei Chittim e quanti si erano sollevati contro di loro. 6Venne a sapere che Antioco, il grande re dell'Asia, era sceso in guerra contro di loro con centoventi elefanti e cavalleria e carri e un esercito immenso e fu sconfitto da loro, 7che lo presero vivo e gli imposero di pagare, lui e i suoi successori, un tributo ingente, di consegnare ostaggi e cedere territori: 8la regione dell'India, la Media, la Lidia, tra le migliori loro province, e che, dopo averle tolte a lui, le avevano date al re Èumene. 9Gli fu riferito inoltre come i Greci avevano deciso di affrontarli e distruggerli, 10ma la cosa fu da loro risaputa e mandarono contro di quelli un solo generale; vennero a battaglia con loro e ne caddero uccisi molti; i Romani condussero in schiavitù le loro mogli e i loro figli e saccheggiarono i loro beni, conquistarono il paese e abbatterono le loro fortezze e li resero soggetti fino ad oggi. 11Gli altri regni e le isole e quanti per avventura si erano opposti a loro, li distrussero e soggiogarono; con i loro amici invece e con quanti si appoggiavano ad essi avevano mantenuto amicizia. 12Avevano assoggettato i re vicini e quelli lontani e quanti sentivano il loro nome ne avevano timore. 13Quelli che essi vogliono aiutare e far regnare, regnano; quelli che essi vogliono, li depongono, tanto si sono innalzati in potenza. 14Con tutti questi successi nessuno di loro si è imposto il diadema e non vestono la porpora per fregiarsene. 15Essi hanno costituito un consiglio e ogni giorno trecentoventi consiglieri discutono pienamente riguardo al popolo perché tutto vada bene. 16Affidano il comando e il governo di tutti i loro domíni a uno di loro per un anno e tutti obbediscono a quel solo e non c'è in loro invidia né gelosia. 17Giuda pertanto scelse Eupòlemo, figlio di Giovanni, figlio di Accos, e Giasone, figlio di Eleàzaro, e li inviò a Roma a stringere amicizia e alleanza 18per liberarsi dal giogo, perché vedevano che il regno dei Greci riduceva Israele in schiavitù. 19Andarono fino a Roma con viaggio lunghissimo, entrarono nel senato e incominciarono a dire: 20"Giuda, chiamato anche Maccabeo, e i suoi fratelli e il popolo dei Giudei ci hanno inviati a voi, per concludere con voi alleanza e amicizia e per essere iscritti tra i vostri alleati e amici". 21Piacque loro la proposta. 22Questa è la copia della lettera che trascrissero su tavolette di bronzo e inviarono a Gerusalemme, perché vi rimanesse come documento di amicizia e alleanza per i Giudei. 23"Salute ai Romani e al popolo dei Giudei per mare e per terra sempre; lungi da loro la spada nemica. 24Se verrà mossa guerra prima contro Roma o contro uno qualsiasi dei suoi alleati in tutto il suo dominio, 25il popolo dei Giudei combatterà al loro fianco con piena lealtà come suggerirà loro l'occasione; 26ai nemici non forniranno né procureranno granaglie, armi, denaro, navi, secondo la decisione di Roma, ma manterranno i loro impegni senza compenso. 27Allo stesso modo se capiterà prima una guerra al popolo dei Giudei, combatteranno con loro i Romani con tutto l'animo, come permetteranno loro le circostanze; 28ai nemici non forniranno granaglie, armi, denaro, navi, secondo la decisione di Roma; osserveranno questi impegni senza frode. 29Secondo queste formule i Romani hanno stabilito un'alleanza con il popolo dei Giudei. 30Se dopo queste decisioni vorranno gli uni o gli altri aggiungere o togliere qualche cosa, lo faranno di comune accordo e quello che avranno aggiunto o tolto sarà obbligatorio. 31Riguardo poi ai mali che il re Demetrio compie ai loro danni, gli abbiamo scritto: Perché aggravi il giogo sui Giudei nostri amici e alleati? 32Se dunque si appelleranno contro di te, difenderemo i loro diritti e ti faremo guerra per mare e per terra". 9 1Demetrio seppe che era morto Nicànore ed era stato distrutto il suo esercito in combattimento e decise di mandare di nuovo Bàcchide e Alcimo in Giudea e l'ala destra dell'esercito con loro. 2Seguirono la via di Gàlgala e si accamparono sopra Mesalot in Arbèla; la occuparono prima e vi fecero morire molti uomini. 3Nel primo mese dell'anno centocinquantadue posero il campo contro Gerusalemme. 4Poi lo tolsero e si portarono a Berea con ventimila uomini e duemila cavalli. 5Giuda era accampato in Elasa con tremila uomini scelti. 6Quando videro la massa di un esercito così numeroso, ne rimasero sgomentati e molti si dileguarono dal campo e non rimasero che ottocento uomini. 7Giuda vide che il suo esercito si disgregava mentre la battaglia incalzava; si sentì venire meno il cuore, perché non aveva possibilità di radunare i suoi, 8e tutto affranto disse ai superstiti: "Alziamoci e andiamo contro i nostri avversari, se mai possiamo debellarli". 9Ma lo dissuadevano dicendo: "Non riusciremo ora se non a mettere in salvo noi stessi, ma torneremo poi con i nostri fratelli e combatteremo; da soli siamo troppo pochi". 10Giuda disse: "Non sia mai che facciamo una cosa simile, fuggire da loro; se è giunta la nostra ora, moriamo da eroi per i nostri fratelli e non lasciamo ombra alla nostra gloria". 11L'esercito nemico uscì dal campo schierandosi contro i Giudei: la cavalleria si divise in due ali e i frombolieri e gli arcieri precedevano lo schieramento; i più validi erano in prima fila e Bàcchide stava all'ala destra. 12La falange si mosse avanzando ai due lati e al suono delle trombe; anche dalla parte di Giuda si diede fiato alle trombe. 13La terra fu scossa dal fragore degli eserciti; si scatenò la battaglia che durò dal mattino fino a sera. 14Giuda notò che Bàcchide e la parte più forte dell'esercito era a destra: allora si unirono a lui tutti i più coraggiosi 15e fu travolta l'ala destra dal loro urto ed egli l'inseguì fino al monte di Asdòd. 16Ma quelli dell'ala sinistra, vedendo che era stata sconfitta l'ala destra, si volsero sugli stessi passi di Giuda e dei suoi uomini assalendoli alle spalle. 17Così si accese la battaglia e caddero feriti a morte molti da una parte e dall'altra; 18cadde anche Giuda e gli altri fuggirono. 19Giònata e Simone raccolsero Giuda loro fratello e lo seppellirono nel sepolcro dei suoi padri in Modin. 20Tutto Israele lo pianse: furono in gran lutto e fecero lamenti per molti giorni, esclamando: 21"Come è caduto l'eroe che salvava Israele?". 22Il resto delle imprese di Giuda e delle sue battaglie, degli eroismi di cui diede prova e dei suoi titoli di gloria non è stato scritto, perché troppo grande era il loro numero. 23Dopo la morte di Giuda riapparvero i rinnegati in tutto il territorio d'Israele e risorsero tutti gli operatori di iniquità. 24In quei giorni sopravvenne una terribile carestia e la terra stessa congiurò in loro favore. 25Bàcchide scelse gli uomini più empi e li fece padroni della regione. 26Quelli si diedero a ricercare e braccare gli amici di Giuda e li condussero da Bàcchide, che si vendicava di loro e li scherniva. 27Ci fu grande tribolazione in Israele, come non si verificava da quando fra loro erano scomparsi i profeti. 28Allora tutti gli amici di Giuda si radunarono e dissero a Giònata: 29"Da quando è morto tuo fratello Giuda, non c'è uomo simile a lui per condurre l'azione contro i nemici e Bàcchide e gli avversari della nostra nazione. 30Ora noi ti eleggiamo oggi nostro capo e condottiero nelle nostre battaglie". 31Giònata assunse il comando in quella occasione e prese il posto di Giuda suo fratello. 32Appena Bàcchide ne ebbe notizia, cercò di ucciderlo. 33Furono informati anche Giònata e Simone suo fratello e tutti i loro seguaci, ed essi fuggirono nel deserto di Tekòa e si accamparono presso la cisterna di Asfar. 34Bàcchide lo seppe in giorno di sabato e si portò con tutto il suo esercito al di là del Giordano. 35Giònata inviò suo fratello, capo della turba, a chiedere ai Nabatei suoi amici di custodire presso di sé i loro equipaggiamenti che erano abbondanti. 36Ma i figli di Iambri che abitavano in Màdaba fecero una razzia e catturarono Giovanni, con tutte le cose che aveva, e portarono via tutto. 37Dopo questo fatto riferirono a Giònata e a Simone suo fratello: "I figli di Iambri hanno una grande festa di nozze e conducono a Nàdabat la sposa, figlia di uno dei grandi magnati di Canaan, con corteo solenne". 38Si ricordarono allora del sangue del loro fratello Giovanni, perciò si mossero e si appostarono in un antro del monte. 39Ed ecco alzando gli occhi videro un corteo numeroso e festante e lo sposo con gli amici e fratelli, che avanzava incontro al corteo, con tamburi e strumenti musicali e grande apparato. 40Balzando dal loro appostamento li trucidarono; molti caddero colpiti a morte mentre gli altri ripararono sul monte ed essi presero le loro spoglie. 41Le nozze furono mutate in lutto e i suoni delle loro musiche in lamento. 42Così vendicarono il sangue del loro fratello e ritornarono nelle paludi del Giordano. 43Bàcchide ne ebbe notizia e venne in giorno di sabato fin sulle sponde del Giordano con numeroso esercito. 44Giònata disse ai suoi: "Alziamoci e combattiamo per la nostra vita, perché oggi non è come gli altri giorni. 45Ecco abbiamo i nemici di fronte a noi e alle spalle, dall'uno e dall'altro lato l'acqua del Giordano o la palude o la boscaglia, non c'è possibilità di sfuggire. 46Alzate ora le vostre grida al Cielo, perché possiate scampare dalla mano dei vostri nemici". 47E si attaccò battaglia. Giònata stese la mano per colpire Bàcchide, ma questi lo scansò e si tirò indietro. 48Allora Giònata e i suoi uomini si gettarono nel Giordano e raggiunsero a nuoto l'altra sponda; gli altri non passarono il Giordano per inseguirli. 49Dalla parte di Bàcchide caddero in quella giornata circa duemila uomini. 50Bàcchide tornò in Gerusalemme ed edificò fortezze in tutta la Giudea: le fortezze di Gèrico, Emmaus, Bet-Coròn, Betel, Tamnata, Piraton e Tefon con mura alte, porte e sbarre e 51vi pose un presidio per molestare Israele. 52Fortificò anche la città di Bet-Zur e Ghezer e l'Acra e vi stabilì milizie e vettovaglie. 53Prese come ostaggi i figli dei capi della regione e li pose come prigionieri nell'Acra a Gerusalemme. 54Nell'anno centocinquantatré, nel secondo mese, Alcimo ordinò di demolire il muro del cortile interno del santuario; così demoliva l'opera dei profeti. Si incominciò dunque a demolire. 55Ma in quel tempo Alcimo ebbe un colpo e fu interrotta la sua opera. La sua bocca rimase impedita e paralizzata e non poteva più parlare né dare disposizioni per la sua casa. 56Alcimo morì in quel tempo con grande spasimo. 57Bàcchide, vedendo che Alcimo era morto, se ne tornò presso il re e la Giudea rimase tranquilla per due anni. 58Tutti gli empi tennero questo consiglio: "Ecco Giònata e i suoi vivono tranquilli e sicuri. Noi dunque faremo venire Bàcchide e li catturerà tutti in una sola notte". 59Andarono e tennero consiglio da lui. 60Egli si mosse per venire con un esercito numeroso e mandò di nascosto lettere a tutti i suoi fautori nella Giudea, perché s'impadronissero di Giònata e dei suoi. Ma non riuscirono, perché era stata svelata la loro trama. 61Anzi questi presero una cinquantina di uomini, tra i promotori di tale iniquità nel paese e li misero a morte. 62Poi Giònata e Simone con i loro uomini si recarono fuori del paese a Bet-Basi nel deserto e ricostruirono le sue rovine e la fortificarono. 63Lo seppe Bàcchide e radunò la sua gente e avvisò quelli della Giudea. 64Andò ad accamparsi presso Bet-Basi e la attaccò per molti giorni allestendo anche macchine. 65Giònata lasciò Simone suo fratello nella città e uscì nella regione, percorrendola con un drappello di armati. 66Batté Odomèra con i suoi fratelli e i figli di Fasiron nel loro attendamento. Cominciarono così a battersi e aumentarono di forze. 67Simone a sua volta e i suoi fecero una sortita dalla città e incendiarono le macchine. 68Poi attaccarono Bàcchide, che fu sconfitto, e lo gettarono in grande disappunto, perché il suo piano e la sua impresa erano andati a vuoto. 69Si rivolse con rabbia contro quei rinnegati che l'avevano consigliato di venire nel paese. 70Giònata lo seppe e gli mandò messaggeri per concludere la pace con lui e scambiare i prigionieri. 71Quegli accettò e fece secondo le sue proposte e gli giurò che non gli avrebbe recato alcun male per il resto dei suoi giorni; 72poi gli restituì i prigionieri che prima aveva catturati nella Giudea e, messosi sulla via del ritorno, se ne andò nel suo paese e non volle più tornare nel loro territorio. 73Così si riposò la spada in Israele. Giònata risiedeva in Micmas e incominciò a governare il popolo e a far scomparire gli empi da Israele. 10 1Nell'anno centosessanta Alessandro Epìfane, figlio di Antioco, s'imbarcò e occupò Tolemàide; vi fu riconosciuto re e cominciò a regnare. 2Quando lo seppe, il re Demetrio radunò un esercito molto grande e gli mosse contro per fargli guerra. 3Demetrio mandò anche lettere a Giònata con espressioni di amicizia per esaltarlo. 4Diceva infatti: "Preveniamo costoro con la proposta di far pace con noi, prima che Giònata concluda un'alleanza con Alessandro contro tutti noi. 5Si ricorderà certo di tutti i mali che abbiamo causati a lui, ai suoi fratelli e al suo popolo". 6Gli concesse facoltà di raccogliere milizie, di preparare armi e considerarsi suo alleato e gli fece restituire gli ostaggi che erano nell'Acra. 7Giònata venne in Gerusalemme e lesse le lettere davanti a tutto il popolo e a quelli dell'Acra. 8Questi ebbero grande timore quando sentirono che il re gli aveva concesso facoltà di arruolare milizie. 9Quelli dell'Acra restituirono gli ostaggi ed egli li rese ai loro genitori. 10Giònata pose la residenza in Gerusalemme e incominciò a ricostruire e rinnovare la città. 11Ordinò ai costruttori di edificare le mura e la cinta muraria del monte Sion con pietre quadrate per fortificazione, e così fecero. 12Gli stranieri che stavano nelle fortezze edificate da Bàcchide fuggirono; 13ognuno abbandonò la sua posizione e tornò alla sua terra; 14solo in Bet-Zur erano rimasti alcuni traditori della legge e dei comandamenti; fu quello il loro rifugio. 15Il re Alessandro seppe dell'ambasciata che Demetrio aveva mandato a Giònata; gli narrarono anche le battaglie e gli atti di valore che egli e i suoi fratelli avevano compiuto e le fatiche sopportate 16e disse: "Troveremo un altro come lui? Facciamocelo amico e alleato". 17Scrisse e spedì a lui questa lettera: 18"Il re Alessandro al fratello Giònata salute. 19Abbiamo sentito dire di te che sei uomo forte e potente e disposto ad essere nostro amico. 20Noi dunque ti nominiamo oggi sommo sacerdote del tuo popolo e amico del re – gli aveva inviato anche la porpora e la corona d'oro – perché tu favorisca la nostra causa e mantenga amicizia con noi". 21Giònata indossò le vesti sacre nel settimo mese dell'anno centosessanta nella festa delle Capanne e arruolò soldati e fece preparare molte armi. 22Demetrio venne a sapere queste cose e si rattristò e disse: 23"Perché abbiamo lasciato che Alessandro ci prevenisse nell'accaparrarsi l'amicizia dei Giudei a suo sostegno? 24Scriverò anch'io parole d'invito e proposte di onori e di doni, perché passino dalla nostra parte". 25Scrisse loro in questi termini: "Il re Demetrio al popolo dei Giudei salute. 26Avete osservato le nostre alleanze e siete rimasti nella nostra amicizia e non siete passati ai nostri nemici: l'abbiamo saputo e ne siamo felici. 27Continuate dunque a mantenerci la vostra fedeltà e ricambieremo con favori quello che farete per noi. 28Vi concederemo ampie immunità e vi invieremo doni. 29Fin da ora dispenso voi ed esonero tutti i Giudei dal tributo e dalla tassa del sale e dalle corone. 30Rinuncio anche da oggi in poi a riscuotere dalla Giudea e dai tre distretti che le sono annessi, dalla Samaria e dalla Galilea, la terza parte del grano e la metà dei frutti degli alberi che mi spetta, da oggi per sempre. 31Gerusalemme sia santa ed esente con il suo distretto e così siano sacre le decime e i tributi. 32Rinuncio anche al potere sull'Acra in Gerusalemme e la concedo al sommo sacerdote perché vi stabilisca uomini da lui scelti a presidiarla. 33Rimetto in libertà senza compenso anche ogni persona giudea, fatta prigioniera fuori del paese di Giuda in tutti i miei domìni; tutti siano esonerati dai tributi, anche da quelli del bestiame. 34Tutte le feste e i sabati e i noviluni e il triduo prima e il triduo dopo la festa siano tutti giorni di esenzione e di immunità per tutti i Giudei che sono nel mio regno; 35nessuno avrà il potere di intentare causa contro di loro o di disturbarli per alcun motivo. 36Si potranno arruolare nell'esercito del re fino a tremila Giudei e sarà dato loro il soldo, come spetta a tutte le forze del re. 37Saranno posti di stanza alcuni di loro nelle più grandi fortezze del re, alcuni di loro saranno anche preposti agli affari di fiducia del regno; i loro superiori e i comandamenti saranno scelti tra di loro e potranno regolarsi secondo le loro leggi, come ha prescritto il re anche per la Giudea. 38I tre distretti assegnati alla Giudea, detraendoli dalla regione della Samaria, saranno riconosciuti dalla Giudea e considerati come sottoposti a uno solo e non dipendenti da altra autorità che non sia quella del sommo sacerdote. 39Assegno Tolemàide e le sue dipendenze come dono al tempio di Gerusalemme per le spese necessarie al santuario. 40Io personalmente assegno ogni anno quindicimila sicli d'argento prelevati dai diritti del re sulle località più convenienti. 41Gli ulteriori contributi che non sono stati versati dagli incaricati come negli anni precedenti, d'ora in poi saranno corrisposti per le opere del tempio. 42Oltre a ciò i cinquemila sicli che venivano prelevati dall'ammontare delle entrate annuali del tempio sono anche condonati perché appartengono ai sacerdoti che vi prestano servizio. 43Chiunque si rifugerà nel tempio di Gerusalemme e nella sua zona con debiti da rendere al re o per qualunque motivo, sarà dichiarato libero con quanto gli appartiene nel mio regno. 44Per le costruzioni e i restauri nel tempio le spese saranno sostenute dalla cassa del re. 45Anche per la costruzione delle mura e delle fortificazioni intorno a Gerusalemme le spese saranno sostenute dall'erario del re e così la costruzione di mura nella Giudea". 46Quando Giònata e il popolo intesero simili espressioni, non vi prestarono fede e non le accettarono, ricordando le grandi iniquità da lui compiute contro Israele e quanto li avesse fatti soffrire. 47Ma preferirono Alessandro, perché questi era stato il primo ad avviare trattative di pace, e gli furono sempre alleati. 48Il re Alessandro raccolse grandi forze e uscì in campo contro Demetrio. 49I due re attaccarono battaglia e l'esercito di Demetrio fu messo in fuga; Alessandro lo inseguì ed ebbe la meglio sulle sue truppe; 50la battaglia infuriò fino al tramonto del sole e Demetrio cadde ucciso in quel giorno. 51Alessandro mandò allora ambasciatori al re Tolomeo con questo messaggio: 52"Poiché sono rientrato nel mio regno e mi sono seduto sul trono dei miei padri, ho ripreso il comando e ho sconfitto Demetrio – egli si era impadronito del mio territorio 53ma io gli ho mosso guerra ed egli e il suo esercito furono sconfitti dal nostro e ci siamo seduti sul trono del suo regno – 54concludiamo tra di noi amicizia; tu concedimi in sposa tua figlia, io sarò tuo genero e offrirò a te e a lei doni degni di te". 55Tolomeo rispose: "Felice il giorno in cui sei tornato nella terra dei tuoi padri e ti sei seduto sul trono del loro regno. 56Io farò quanto hai proposto nella lettera, ma tu vienimi incontro fino a Tolemàide, perché ci vediamo a vicenda, e io diventerò tuo suocero, come hai chiesto". 57Tolomeo partì dall'Egitto con la figlia Cleopatra e si recò a Tolemàide nell'anno centosessantadue. 58Gli andò incontro il re Alessandro: Tolomeo gli diede sua figlia Cleopatra e celebrò le nozze con lei in Tolemàide secondo lo stile dei re con grande sfarzo. 59Il re Alessandro scrisse a Giònata di venirgli incontro. 60Egli andò con grande parata a Tolemàide e s'incontrò con i due re; offrì loro e ai loro amici oro e argento e molti doni e si guadagnò il loro favore. 61Si accordarono però contro di lui uomini pestiferi d'Israele, traditori della legge, per deporre contro di lui, ma il re non prestò loro ascolto. 62Il re invece diede ordine di far deporre a Giònata le sue vesti e di rivestirlo della porpora e l'ordine fu eseguito. 63Il re lo fece sedere accanto a sé e disse ai suoi ufficiali: "Attraversate con lui la città e proclamate che nessuno porti accuse contro di lui per qualunque motivo e nessuno gli rechi molestia in alcun modo". 64Ora, quando i suoi accusatori videro gli onori che riceveva, come proclamava il banditore, e che era stato rivestito di porpora, si dileguarono tutti. 65Il re gli conferì onori e lo ascrisse tra i suoi primi amici e lo costituì stratega e governatore della provincia. 66Così Giònata tornò a Gerusalemme in pace e gioia. 67Nell'anno centosessantacinque Demetrio, figlio di Demetrio, venne da Creta nella terra dei suoi padri. 68Il re Alessandro, quando lo seppe, ne fu assai preoccupato e tornò in Antiochia. 69Demetrio affidò il governo della Celesiria ad Apollonio e questi raccolse un grande esercito, si accampò presso Iamnia e inviò al sommo sacerdote Giònata questo messaggio: 70"Soltanto tu ti sei alzato contro di noi e io sono diventato oggetto di derisione e di scherno a causa tua. Perché ti fai forte contro di noi stando sui monti? 71Ora, se sei tanto sicuro delle tue forze, scendi contro di noi nella pianura e qui misuriamoci, perché con me c'è la forza delle città. 72Infòrmati e sappi chi sono io e chi sono gli altri miei alleati. Questi ti diranno: Non potrete tener saldo il piede davanti a noi, perché già due volte sono stati da noi sconfitti i tuoi padri nella loro terra. 73Così ora non potrai resistere alla cavalleria e a un esercito come il nostro in pianura, ove non c'è roccia né scoglio né luogo in cui rifugiarsi". 74Quando Giònata intese le parole di Apollonio, ne ebbe l'animo irritato; scelse diecimila uomini e uscì da Gerusalemme. Suo fratello Simone gli venne incontro per aiutarlo. 75Si accampò presso Giaffa, ma gli abitanti avevano chiuso la città, perché a Giaffa vi era un presidio di Apollonio. Le diedero l'assalto; 76i cittadini spaventati aprirono e Giònata fu padrone di Giaffa. 77Apollonio lo seppe e mise in campo tremila cavalli e molte truppe e si mosse verso Asdòd, come se intendesse fare quel percorso, ma subito si spinse nella pianura, poiché aveva una cavalleria numerosa sulla quale contava. 78Giònata lo inseguì alle spalle in direzione di Asdòd e gli eserciti attaccarono battaglia. 79Apollonio aveva lasciato un migliaio di cavalieri nascosti dietro di loro; 80Giònata però si era accorto che c'era un appostamento dietro di lui. Quelli circondarono il suo schieramento e lanciarono frecce contro le truppe da mattina fino a sera. 81Ma le truppe tennero fermo come aveva ordinato Giònata, mentre i cavalli di quelli si stancarono. 82Allora Simone fece uscire le sue riserve e attaccò la falange e poiché la cavalleria ormai era esausta, quelli furono travolti e si diedero alla fuga; 83i cavalieri si dispersero nella pianura e gli altri si rifugiarono in Asdòd ed entrarono in Bret-Dagon, il tempio del loro idolo, in cerca di scampo. 84Giònata allora incendiò Asdòd e le città all'intorno, prese le loro spoglie e diede alle fiamme anche il tempio di Dagon e quanti vi si erano rifugiati. 85Gli uccisi di spada e i morti tra le fiamme assommarono a circa ottomila uomini. 86Poi Giònata tolse il campo di là e si accampò di fronte ad Ascalòna e i cittadini gli vennero incontro con grandi onori. 87Così Giònata tornò in Gerusalemme con i suoi uomini carichi di bottino. 88Il re Alessandro, udendo queste notizie, aumentò gli onori a Giònata; 89gli inviò la fibbia d'oro che si usa inviare ai parenti del re e gli diede in possesso Ekròn e tutto il suo territorio. 11 1Il re d'Egitto raccolse forze numerose come la sabbia che è lungo il lido del mare e molte navi e cercava di impadronirsi con inganno del regno di Alessandro per annetterlo al proprio regno. 2Venne in Siria con dimostrazioni pacifiche e tutte le città gli aprivano le porte e gli andavano incontro, perché era ordine del re Alessandro di andargli incontro, essendo suo suocero. 3Ma quando Tolomeo entrava nelle città, stabiliva in ognuna di esse le sue truppe di guarnigione. 4Quando giunse ad Asdòd, gli mostrarono il tempio di Dagon bruciato e i villaggi intorno distrutti, i cadaveri buttati qua e là e quelli carbonizzati dagli incendi nella guerra: li avevano appunto accumulati lungo il percorso del re. 5Raccontarono al re quanto aveva fatto Giònata, per metterlo in cattiva luce, ma il re tacque. 6Giònata andò incontro al re in Giaffa con grande apparato e si salutarono a vicenda e passarono la notte colà. 7Giònata accompagnò poi il re fino al fiume chiamato Elèutero e fece ritorno in Gerusalemme. 8Il re Tolomeo si impadronì di tutte le città della costa fino a Selèucia marittima e covava piani iniqui riguardo ad Alessandro. 9Mandò un'ambasciata a dire al re Demetrio: "Su, concludiamo un'alleanza fra noi: io ti darò mia figlia, che Alessandro ha in moglie, e la possibilità di rientrare nel regno di tuo padre. 10Mi sono pentito di avergli dato mia figlia, perché ha cercato di uccidermi". 11Lo calunniò perché egli aspirava al suo regno; 12quindi, toltagli la figlia, la diede a Demetrio e cambiò atteggiamento verso Alessandro e divenne così manifesta la loro inimicizia. 13Tolomeo entrò in Antiochia e cinse la corona dell'Asia; si pose in capo due corone, quella dell'Egitto e quella dell'Asia. 14Alessandro in quel frattempo era in Cilicia, perché si erano sollevati gli abitanti di quelle province. 15Appena seppe la cosa, Alessandro venne contro di lui per combatterlo. Tolomeo condusse l'esercito contro di lui e gli andò incontro con forze ingenti e lo sconfisse. 16Alessandro fuggì in Arabia per trovarvi scampo e il re Tolomeo trionfò. 17L'arabo Zabdiel tagliò la testa ad Alessandro e la mandò a Tolomeo. 18Ma anche il re Tolomeo morì tre giorni dopo e quelli che egli aveva lasciato nelle fortezze furono sopraffatti da altri che si trovavano sulle fortezze stesse. 19Così Demetrio divenne re nell'anno centosessantasette. 20In quei giorni Giònata radunò gli uomini della Giudea per espugnare l'Acra in Gerusalemme e allestì molte macchine contro di essa. 21Allora alcuni nemici del popolo, uomini iniqui, corsero dal re ad annunciare che Giònata assediava l'Acra. 22Sentendo la cosa, quegli si adirò; quando ne ebbe conferma, si mise subito in viaggio, venne a Tolemàide e scrisse a Giònata di sospendere l'assedio e di andargli incontro a Tolemàide al più presto per un colloquio. 23Quando Giònata ricevette il messaggio, ordinò di continuare l'assedio e, scelti alcuni anziani e sacerdoti, decise di esporre se stesso al pericolo; 24prese con sé argento e oro, vesti e molti altri doni e si recò dal re a Tolemàide e trovò favore presso di lui. 25C'erano però alcuni traditori del suo popolo a deporre contro di lui, 26ma il re lo trattò come lo avevano trattato i suoi predecessori e lo esaltò davanti a tutti i suoi amici, 27lo confermò nella dignità di sommo sacerdote e in tutti gli onori che aveva prima e stabilì che fosse annoverato tra i primi suoi amici. 28Giònata ottenne che il re dichiarasse la Giudea esente dai tributi insieme alle tre toparchie e alla Samaria e gli promise trecento talenti. 29Il re acconsentì e scrisse a Giònata, a proposito di tutto questo, lettere del seguente tenore: 30"Il re Demetrio al fratello Giònata e al popolo dei Giudei salute. 31Rimettiamo anche a voi copia della lettera che abbiamo scritta a Làstene nostro parente intorno a voi, perché ne prendiate conoscenza. 32Re Demetrio a Làstene suo padre salute. 33Abbiamo deciso di beneficare il popolo dei Giudici nostri amici e rispettosi dei nostri diritti, per la loro benevolenza nei nostri riguardi. 34Abbiamo assegnato a loro il territorio della Giudea; i tre distretti di Afèrema, Lidda e Ramatàim restano trasferiti dalla Samaria alla Giudea con le loro dipendenze in favore di quanti offrono sacrifici in Gerusalemme, in compenso dei diritti che il re prelevava in passato ogni anno da loro sui frutti della terra e degli alberi. 35Da qui innanzi tutte le altre nostre competenze delle decime e delle tasse a noi dovute e le saline e le corone a noi spettanti, tutto condoniamo loro. 36Nessuna di queste disposizioni sarà mai revocata da oggi. 37Sia dunque vostra cura preparare una copia della presente e rimetterla a Giònata perché sia esposta sul monte santo in luogo visibile". 38Il re Demetrio, vedendo che il paese era in pace sotto di lui e nessuno gli faceva resistenza, congedò le truppe perché ognuno tornasse a casa sua, eccetto le forze straniere che aveva assoldate dalle isole dei pagani. Allora gli si inimicarono tutte le milizie dei suoi padri. 39Trifone, che prima stava con Alessandro, vide che tutte le milizie mormoravano contro Demetrio e andò presso l'arabo Imalcue che allevava il piccolo Antioco figlio di Alessandro. 40Egli insistette che glielo cedesse per farlo regnare al posto di suo padre e gli riferì quanto aveva detto Demetrio e l'ostilità che avevano per lui i soldati, e rimase là molti giorni. 41Giònata intanto mandò a chiedere al re che richiamasse gli occupanti dell'Acra in Gerusalemme e quelli delle altre fortezze, perché erano sempre in lotta con Israele. 42Demetrio fece rispondere a Giònata: "Non solo questo farò per te e per il tuo popolo ma colmerò te e il tuo popolo di onori appena ne avrò l'opportunità. 43Ora però farai bene a inviarmi uomini che combattano con me, perché si sono ritirate le mie truppe". 44Giònata gli inviò ad Antiochia tremila degli uomini più forti; essi si recarono presso il re, e il re si rallegrò della loro venuta. 45I cittadini della capitale si radunarono al centro della città in numero di circa centoventimila uomini e volevano eliminare il re. 46Il re si rifugiò nel palazzo, ma i cittadini occuparono le vie della città e incominciarono i combattimenti. 47Il re chiamò in aiuto i Giudei, i quali accorsero tutti a lui; poi si sparsero per la città e ne uccisero in quel giorno circa centomila; 48quindi incendiarono la città, fecero in quel giorno gran bottino e salvarono il re. 49I cittadini videro che i Giudei si erano impadroniti della città a loro piacere e si persero d'animo e gridarono verso il re con voce supplichevole: 50"Stendi a noi la destra e desistano i Giudei dal combattere noi e la città". 51Gettarono le armi e fecero la pace. I Giudei crebbero in fama presso il re e presso quanti erano nel suo regno e fecero ritorno in Gerusalemme portando grande bottino. 52Demetrio rimase sul trono del suo regno e il paese fu in pace sotto di lui. 53Ma rinnegò quanto aveva detto, cambiò rapporti con Giònata e non corrispose alla benevolenza che questi gli aveva dimostrata e lo fece soffrire molto. 54Dopo questi fatti, Trifone ritornò con Antioco ancora adolescente, il quale cominciò a regnare e cinse la corona. 55Si raccolsero presso di lui tutte le milizie che Demetrio aveva licenziate e mossero guerra contro di lui ed egli fuggì e rimase sconfitto. 56Trifone catturò gli elefanti e si impadronì di Antiochia. 57Allora il giovinetto Antioco scrisse a Giònata: "Ti confermo il sommo sacerdozio, ti faccio capo dei quattro distretti e ti concedo di essere tra gli amici del re". 58Gli inviò vasi d'oro e un servizio da tavola con la facoltà di bere in quei vasi, di vestire la porpora e portare la fibbia d'oro. 59Nominò anche Simone suo fratello comandante dalla Scala di Tiro fino ai confini dell'Egitto. 60Giònata si diede a percorrere la provincia dell'Oltrefiume e le varie città e accorse a lui, come alleato, tutto l'esercito della Siria. Andò ad Ascalòna e i cittadini gli uscirono incontro a rendergli omaggio. 61Di là passò a Gaza, ma gli abitanti di Gaza gli chiusero le porte; egli la cinse d'assedio e incendiò i sobborghi e li mise a sacco. 62Allora quelli di Gaza supplicarono Giònata, il quale diede loro la destra, prelevando i figli dei loro capi come ostaggi e inviandoli a Gerusalemme; poi percorse la regione fino a Damasco. 63Giònata venne a sapere che i capi di Demetrio si trovavano presso Cades in Galilea con un numeroso esercito e con l'intenzione di distoglierlo dall'impresa. 64Egli si mosse contro di loro, lasciando il fratello Simone nel paese. 65Simone si accampò contro Bet-Zur e l'assalì per molti giorni assediandola. 66Allora supplicarono che desse loro la destra ed egli la diede, ma li fece sloggiare di là, occupò la città e vi pose una guarnigione. 67Giònata a sua volta e il suo esercito si erano accampati presso il lago di Gennesaret e raggiunsero di buon mattino la pianura di Casòr. 68Ed ecco l'esercito degli stranieri avanzare contro di lui nella pianura, dopo aver disposto appostamenti contro di lui sui monti. Essi avanzavano di fronte 69quando gli appostati sbucarono dalle loro posizioni e attaccarono battaglia. 70Tutti gli uomini di Giònata fuggirono, nessuno di loro rimase se non Mattatia figlio di Assalonne e Giuda figlio di Calfi, comandanti di contingenti dell'esercito. 71Allora Giònata si stracciò le vesti, si cosparse il capo di polvere e si prostrò a pregare. 72Poi ritornò a combattere contro di loro, li sconfisse e li costrinse alla fuga. 73I suoi che erano fuggiti, quando videro ciò, ritornarono a lui e con lui si diedero all'inseguimento fino a Cades dov'era il loro accampamento e là anch'essi si accamparono. 74Gli stranieri caduti in quel giorno furono circa tremila. Giònata tornò poi in Gerusalemme. 12 1Giònata, vedendo che le circostanze gli erano propizie, scelse uomini adatti e li inviò a Roma per ristabilire e rinnovare l'amicizia con quel popolo. 2Anche presso gli Spartani e in altre località inviò lettere sullo stesso argomento. 3Partirono dunque per Roma e là entrarono nel consiglio e dissero: "Giònata sommo sacerdote e il popolo dei Giudei ci hanno inviati a rinnovare la comune amicizia e l'alleanza come la prima volta". 4E i Romani diedero loro lettere di raccomandazione per le autorità dei vari luoghi, perché favorissero il loro ritorno pacifico in Giudea. 5Questa è invece la copia della lettera che Giònata scrisse agli Spartani: 6"Giònata sommo sacerdote e il consiglio degli anziani del popolo e i sacerdoti e tutto il resto del popolo giudaico, agli Spartani loro fratelli salute. 7Già in passato era stata spedita una lettera ad Onia sommo sacerdote da parte di Areo, che regnava fra di voi, con l'attestazione che siete nostri fratelli, come risulta dalla copia annessa. 8Onia aveva accolto con onore l'inviato e aveva accettato la lettera nella quale vi erano le dichiarazioni di alleanza e di amicizia. 9Noi dunque, pur non avendone bisogno, avendo a conforto le scritture sacre che sono nelle nostre mani, 10ci siamo indotti a questa missione per rinnovare la fraternità e l'amicizia con voi in modo da non diventare per voi degli estranei; molti anni infatti sono passati da quando mandaste messaggeri a noi. 11Noi dunque fedelmente in tutte le feste e negli altri giorni prescritti ci ricordiamo di voi nei sacrifici che offriamo e nelle nostre invocazioni, com'è doveroso e conveniente ricordarsi dei fratelli. 12Ci rallegriamo della vostra gloria. 13Noi invece siamo stati circondati da tante oppressioni e molte guerre: ci hanno combattuti i re dei paesi vicini, 14ma non abbiamo voluto disturbare né voi né gli altri nostri alleati e amici in queste lotte: 15abbiamo infatti dal cielo un valido aiuto per il quale noi siamo stati liberati dai nostri nemici ed essi sono stati umiliati. 16Ora abbiamo designato Numenio figlio di Antioco e Antìpatro figlio di Giàsone e li abbiamo inviati presso i Romani a rinnovare la precedente amicizia e alleanza con loro. 17Abbiamo quindi dato loro disposizioni di passare anche da voi, per salutarvi e consegnarvi la nostra lettera, riguardante la ripresa dei nostri rapporti e la nostra fraternità. 18Voi dunque farete cosa ottima comunicandoci una risposta su queste cose". 19Segue ora copia della lettera che essi avevano inviato ad Onia: 20"Areo, re degli Spartani, a Onia sommo sacerdote salute. 21Si è trovato in una scrittura, riguardante gli Spartani e i Giudei, che essi sono fratelli e che discendono dalla stirpe di Abramo. 22Ora, dal momento che siamo venuti a conoscenza di questa cosa, ci farete cosa gradita scrivendoci sui vostri sentimenti di amicizia. 23Noi intanto vi rispondiamo: I vostri armenti e i vostri averi ci appartengono e i nostri appartengono a voi. Abbiamo quindi disposto perché vi sia riferito in questo senso". 24Giònata ebbe notizia che i generali di Demetrio erano ritornati con forze più numerose di prima per ritentare la guerra contro di lui. 25Egli si mosse da Gerusalemme e andò loro incontro nella regione di Amat, perché non volle dar loro il tempo di entrare nel suo paese. 26Mandò nel loro campo delle spie, le quali tornarono annunciando che essi stavano disponendosi per dar loro l'assalto di notte. 27Quando fu il tramonto, Giònata comandò ai suoi di vegliare tutta la notte e di stare con le armi pronte per la battaglia e dispose sentinelle intorno al campo. 28Ma anche gli avversari seppero che Giònata e i suoi uomini stavano pronti per la battaglia e furon presi da timore ed esitazione d'animo e allora accesero fuochi nel loro campo. 29Giònata e i suoi uomini non si accorsero di nulla fino al mattino, perché continuavano a vedere il bagliore dei fuochi. 30Allora si diede a inseguire le loro tracce, ma non poté raggiungerli, perché avevano passato il fiume Elèutero. 31Giònata piegò sugli Arabi chiamati Zabadei, li assalì e si impadronì delle loro spoglie. 32Poi ripartì e andò a Damasco e si diede a percorrere tutto il paese. 33Anche Simone fece una spedizione, marciando fino ad Ascalòna e ai vicini posti di guarnigione, poi piegò su Giaffa e se ne impadronì; 34aveva sentito infatti che avevano intenzione di consegnare la fortezza ai partigiani di Demetrio; perciò vi pose una guarnigione per presidiarla. 35Quando Giònata fu di ritorno, radunò in assemblea gli anziani del popolo e deliberò con loro di costruire fortezze in Giudea, 36di sopraelevare le mura di Gerusalemme e di alzare una grande barriera tra la città e l'Acra per separare questa dalla città affinché fosse isolata, così che non potessero più né comperare né vendere. 37Si organizzarono dunque per ricostruire la città e poiché era rovinato parte del muro sul torrente dal lato orientale, Giònata allestì il cosiddetto Kafenata. 38Simone a sua volta ricostruì Adida nella Sefela fortificandola e applicandovi porte e sbarre. 39Intanto Trifone cercava di diventare re dell'Asia, cingere la corona e stendere la mano contro il re Antioco, 40ma sospettava che Giònata glielo impedisse e, nel caso, gli muovesse guerra. Perciò cercava di averlo nelle mani e di eliminarlo; si mosse dunque e venne a Beisan. 41Giònata gli uscì incontro con quarantamila uomini scelti e inquadrati e venne a Beisan. 42Trifone, vedendo che era venuto con numeroso esercito, si guardò bene dal mettergli le mani addosso. 43Anzi lo ricevette con molti onori, lo presentò a tutti i suoi amici, gli offrì doni e ordinò ai suoi amici e alle sue truppe di obbedirgli come a lui stesso. 44Disse a Giònata: "Perché mai hai disturbato tutta questa gente, non essendoci guerra tra di noi? 45Su, dovresti rimandarli alle loro case; tu scegli per te pochi uomini che ti accompagnino e vieni con me a Tolemàide e io la consegnerò a te insieme con le altre fortezze e il resto dell'esercito e tutti i funzionari, poi tornerò indietro e partirò: sono venuto appunto per questo". 46Giònata, fidatosi di lui, fece quanto aveva detto e rimandò le truppe che tornarono nella Giudea. 47Fece rimanere tremila uomini, di cui duemila lasciò in Galilea e gli altri mille andarono con lui. 48Ma quando Giònata fu entrato in Tolemàide, i cittadini chiusero le porte e si impadronirono di lui e passarono a fil di spada quanti erano entrati con lui. 49Trifone mandò poi fanti e cavalli in Galilea e nella grande pianura per liquidare tutti gli uomini di Giònata. 50Ma essi avevano sentito dire che Giònata era stato catturato e che era finita per lui e per quelli che erano con lui e, incoraggiatisi l'un l'altro, si presentarono inquadrati, pronti alla battaglia. 51Gli inseguitori li videro decisi a difendere la loro vita e se ne tornarono. 52Così tutti giunsero senza molestie in Giudea; fecero lutto per Giònata e per quelli della sua scorta e furono presi da grande timore. Tutto Israele si immerse in un lutto profondo. 53Tutti i popoli intorno a loro cercarono subito di sterminarli, dicendo appunto: "Non hanno più né capo né sostegno: scendiamo ora in guerra contro di loro e cancelleremo anche il loro ricordo dagli uomini". 13 1Simone seppe che Trifone stava radunando un numeroso esercito per venire in Giudea a schiacciarla; 2vide che il popolo era tremante e impaurito, andò a Gerusalemme e radunò il popolo; 3li confortò e disse loro: "Voi sapete bene quanto io e i miei fratelli e la casa di mio padre abbiamo fatto per le leggi e per il santuario e le guerre e le difficoltà che abbiamo sostenute. 4Per questa causa sono morti i miei fratelli, tutti per la causa di Israele, e sono restato io solo. 5Ebbene, mai risparmierò la vita di fronte a qualunque tribolazione: perché io non sono più importante dei miei fratelli. 6Anzi io difenderò il mio popolo e il santuario e le vostre mogli e i figli vostri, poiché si sono radunati tutti i pagani per sterminarci, spinti dall'odio". 7Lo spirito del popolo si infiammò all'udire queste parole; 8perciò risposero gridando a gran voce: "Tu sei il nostro condottiero al posto di Giuda e di Giònata tuo fratello; 9combatti la nostra guerra e quanto ci comanderai noi faremo". 10Egli allora radunò tutti gli uomini atti alle armi e accelerò il completamento delle mura di Gerusalemme e le fortificò tutt'attorno. 11Poi inviò Giònata figlio di Assalonne con un forte esercito a Giaffa; egli ne scacciò gli occupanti e rimase là sul posto. 12Intanto Trifone si mosse da Tolemàide con ingenti forze per venire in Giudea e aveva con sé Giònata come prigioniero. 13Simone a sua volta si accampò in Adida di fronte alla pianura. 14Trifone venne a sapere che Simone era succeduto a Giònata suo fratello e che si accingeva a muovergli guerra, perciò mandò messaggeri a proporgli: 15"Giònata tuo fratello lo tratteniamo a causa del denaro che doveva all'erario del re per gli affari che amministrava. 16Ora, mandaci cento talenti d'argento e due dei suoi figli in ostaggio, perché una volta liberato non si allontani per ribellarsi a noi. Con questo lo rimetteremo in libertà". 17Simone si rese conto che gli parlavano con inganno, ma mandò ugualmente a prendere l'argento e i figli, per non attirarsi forte inimicizia da parte del popolo, 18che poteva commentare: "È perito perché non gli hai mandato l'argento né i figli". 19Perciò gli mandò i cento talenti e i figli; ma quegli non mantenne la parola e non liberò Giònata. 20Fatto questo, Trifone si mosse per entrare nel paese e devastarlo, girando per la via che conduce ad Adòra. Ma Simone con le sue truppe ne seguiva le mosse puntando su tutti i luoghi dove quegli si dirigeva. 21Quelli dell'Acra intanto inviarono messaggeri a Trifone sollecitandolo a venire da loro attraverso il deserto e a inviare loro vettovaglie. 22Trifone allestì tutta la sua cavalleria per andare, ma in quella notte cadde neve abbondantissima, e così a causa della neve non poté andare. Perciò si mosse e andò in Gàlaad. 23Quando fu vicino a Bascama, uccise Giònata e lo seppellì sul posto. 24Poi tornò e partì per la sua regione. 25Simone mandò a prendere le ossa di Giònata suo fratello e lo seppellì in Modin, città dei suoi padri. 26Tutto Israele lo pianse con un grande lamento e fece lutto su di lui per molti giorni. 27Simone sopraelevò il sepolcro del padre e dei fratelli e lo pose bene in vista con pietre levigate, dietro e davanti. 28Poi dispose sette piramidi, l'una di fronte all'altra, per il padre, per la madre e per i quattro fratelli. 29Le completò con una struttura architettonica, ponendovi attorno grandi colonne; pose sulle colonne trofei di armi a perenne memoria e presso i trofei navi scolpite che si potessero osservare da quanti erano in navigazione sul mare. 30Tale è il mausoleo che eresse in Modin e che esiste ancora. 31Trifone agiva con perfidia verso Antioco, il re ancora giovinetto, finché lo uccise 32e si fece re al suo posto, si mise in capo la corona dell'Asia e procurò grandi rovine al paese. 33Simone intanto completò le fortezze della Giudea, le cinse di torri elevate e di mura solide con portoni e sbarre e rifornì le fortezze di viveri. 34Poi Simone scelse uomini adatti e li inviò al re Demetrio per ottenere esoneri al paese; perché tutti gli atti di Trifone erano state rapine. 35Il re Demetrio lo assicurò in questo senso, poi gli rispose per iscritto inviandogli la seguente lettera: 36"Il re Demetrio a Simone sommo sacerdote e amico del re, agli anziani e al popolo dei Giudei salute. 37Abbiamo ricevuto la corona d'oro e la palma che ci avete inviata e siamo pronti a concludere con voi una pace solenne e a scrivere ai sovrintendenti agli affari di concedervi le esenzioni; 38quanto stabilimmo con voi resta stabilito e le fortezze che avete costruite restino di vostra proprietà. 39Vi condoniamo le mancanze e le colpe fino ad oggi e la corona che ci dovete; se altro si riscuoteva in Gerusalemme, non sia più riscosso. 40Se alcuni di voi sono atti ad essere iscritti al seguito della nostra persona, siano iscritti e regni la pace tra di noi". 41Nell'anno centosettanta fu tolto il giogo dei pagani da Israele 42e il popolo cominciò a scrivere negli atti pubblici e nei contratti: "Anno primo di Simone il grande, sommo sacerdote, stratega e capo dei Giudei". 43In quel tempo Simone pose il campo contro Ghezer, la circondò di accampamenti, fece allestire una torre mobile, la spinse contro la città e abbatté una torre impadronendosene. 44I soldati della torre mobile si lanciarono nella città e si produsse in città un grande trambusto. 45I cittadini salirono sulle mura insieme con le mogli e i bambini, con le vesti stracciate, e supplicarono a gran voce per indurre Simone a dar loro la destra 46e dissero: "Non trattarci secondo le nostre iniquità, ma secondo la tua clemenza". 47Simone venne a patti con loro e non combatté oltre contro di loro; ma li scacciò dalla città, purificò le case nelle quali c'erano idoli, e così entrò in città con canti di lode e di ringraziamento. 48Egli eliminò da essa ogni contaminazione e vi stabilì uomini che fossero osservanti della legge; poi la fortificò e costruì in essa la propria dimora. 49Ora quelli dell'Acra in Gerusalemme, messi nell'impossibilità di uscire e venire nel paese a comprare e vendere, erano terribilmente affamati e buon numero di essi moriva di fame. 50Allora fecero giungere il loro grido a Simone, perché desse loro la destra, e Simone la diede; così li sloggiò di là e purificò l'Acra da tutte le contaminazioni. 51Fecero ingresso in quel luogo il ventitré del secondo mese dell'anno centosettantuno, con canti di lode e con palme, con suoni di cetre, cembali e arpe e con inni e canti, perché era stato eliminato un grande nemico da Israele. 52Simone stabilì di celebrare ogni anno questo giorno di festa. Intanto completò la fortificazione del monte del tempio lungo l'Acra; qui abitò con i suoi. 53Vedendo poi che suo figlio Giovanni era ormai uomo, Simone lo fece capo di tutte le milizie e questi pose la sua residenza in Ghezer. 14 1Nell'anno centosettantadue il re Demetrio radunò le sue milizie e partì per la Media per raccogliere rinforzi e combattere Trifone. 2Ma Àrsace, re della Persia e della Media, appena seppe che Demetrio era entrato nel suo territorio, mandò uno dei suoi generali per catturarlo vivo. 3Costui venne, batté l'esercito di Demetrio, lo catturò e lo condusse ad Àrsace e questi lo mise in carcere. 4Ebbe pace la terra di Giuda per tutta la vita di Simone; egli cercò il bene della sua gente e ad essi fu gradito il suo potere e la sua gloria per tutti i suoi giorni. 5In aggiunta a tutte le sue glorie egli prese Giaffa per farne un porto e aprì un accesso alle isole del mare. 6Ampliò i confini del suo popolo e riconquistò la regione. 7Raccolse una turba di prigionieri e s'impadronì di Ghezer, di Bet-Zur e dell'Acra; 8spazzò via da essa le immondezze, e nessuno gli si oppose. In pace si diedero a coltivare la loro terra; il suolo dava i suoi prodotti e gli alberi della campagna i loro frutti. 9I vecchi sedevano nelle piazze, tutti s'interessavano al bene i giovani indossavano splendide vesti e armature di guerra. 10Alle città fornì vettovaglie, e le munì con mezzi di difesa; così divenne celebre il suo nome e la sua gloria fino all'estremità della terra. 11Fece regnare sul paese la pace e Israele gioì di grande letizia. 12Ognuno sedeva sotto la sua vite e sotto il suo fico e nessuno incuteva loro timore. 13Scomparve dal paese chi li avversava e i re andarono in rovina in quei giorni. 14Confortò tutti i derelitti nel suo popolo; ricercò la legge ed eliminò ogni iniquo e maligno. 15Diede splendore al tempio e lo rifornì di tutti gli arredi. 16Si sparse fino a Roma e a Sparta la notizia che era morto Giònata e se ne rattristarono molto. 17Tuttavia, quando seppero che Simone suo fratello era divenuto sommo sacerdote al suo posto e continuava a mantenere il potere sulla regione e sulle città, 18scrissero a lui su tavolette di bronzo per rinnovare con lui l'amicizia e l'alleanza che avevano concluso con Giuda e Giònata suoi fratelli. 19I messaggi furono letti davanti all'adunanza in Gerusalemme. 20Questa è la copia della lettera che inviarono gli Spartani: "Le autorità e la cittadinanza degli Spartani a Simone sommo sacerdote, agli anziani, ai sacerdoti e al resto del popolo giudaico, loro fratelli, salute. 21I messaggeri inviati al nostro popolo ci hanno riferito intorno alla vostra gloria e al vostro onore e noi ci siamo rallegrati per il loro arrivo. 22Abbiamo registrato le loro dichiarazioni negli atti pubblici, in questi termini: Numenio, figlio di Antioco, e Antìpatro, figlio di Giàsone, messaggeri dei Giudei, sono giunti presso di noi per rinnovare l'amicizia con noi. 23È piaciuto al popolo di ricevere questi uomini con ogni onore e di inserire il testo del loro discorso nei registri a disposizione del pubblico, perché il popolo degli Spartani ne mantenga il ricordo". 24Successivamente Simone mandò a Roma Numenio con un grande scudo d'oro, del peso di mille mine, per concludere l'alleanza con loro. 25Quando il popolo seppe queste cose, disse: "Quale contraccambio daremo a Simone e ai suoi figli? 26Egli infatti e i suoi fratelli e la casa di suo padre sono stati saldi e hanno scacciato da sé con le armi i nemici d'Israele e hanno assicurato la libertà". Poi fecero un'iscrizione su tavole di bronzo, che furono poste su colonne sul monte Sion. 27Questo è il testo dell'iscrizione: "Il diciotto di Elul dell'anno centosettantadue, che è il terzo anno di Simone sommo sacerdote, in Asaramel, 28nella grande assemblea dei sacerdoti e del popolo, dei capi della nazione e degli anziani della regione ci è stato reso noto: 29Poiché più volte erano sorte guerre nel paese, Simone, figlio di Mattatia, sacerdote della stirpe di Ioarìb, e i suoi fratelli si gettarono nella mischia e si opposero agli avversari del loro popolo, perché restassero incolumi il santuario e la legge, e arrecarono gloria grande al loro popolo. 30Giònata riunì la sua nazione e ne divenne il sommo sacerdote, poi andò a raggiungere i suoi antenati. 31I loro nemici vollero invadere il loro paese e stendere la mano contro il santuario. 32Simone allora si oppose e si batté per il suo popolo e spese molto del suo per dotare di armi le milizie della sua nazione e assegnare loro un salario. 33Inoltre fortificò le città della Giudea e Bet-Zur nel territorio della Giudea, dove prima c'era la roccaforte dei nemici, e vi pose un presidio di soldati giudei. 34Fortificò Giaffa, situata sul mare, e Ghezer presso i confini di Asdòd, nelle quali prima risiedevano i nemici, e vi impiantò i Giudei e provvide in esse quanto era necessario al loro sostentamento. 35Il popolo ammirò la fede di Simone e la gloria che egli si proponeva di procurare al suo popolo; lo costituirono loro capo e sommo sacerdote per queste sue imprese e per la giustizia e la fede che egli aveva conservate al suo popolo e perché aveva cercato con ogni mezzo di elevare la sua gente. 36Nei suoi giorni si riuscì felicemente per mezzo suo a scacciare dal loro paese i pagani e quelli che erano nella città di Davide e in Gerusalemme, che si erano edificati l'Acra e ne uscivano profanando i dintorni del santuario e recando offesa grande alla sua purità. 37Egli vi insediò soldati giudei, la fortificò per la purità della regione e della città ed elevò le mura di Gerusalemme. 38Il re Demetrio quindi gli confermò il sommo sacerdozio; 39lo ascrisse tra i suoi amici e gli conferì grandi onori. 40Seppe infatti che i Giudei erano considerati amici, alleati e fratelli da parte dei Romani, e che questi erano andati incontro ai messaggeri di Simone con segni di onore; 41che i Giudei e i sacerdoti avevano approvato che Simone fosse sempre loro condottiero e sommo sacerdote finché sorgesse un profeta fedele, 42che fosse loro comandante militare e avesse cura del santuario e fossero nominati da lui i sovrintendenti ai loro lavori, al paese, agli armamenti e alle fortezze; 43che, prendendosi cura del santuario, fosse da tutti obbedito; che scrivessero nel suo nome tutti i contratti del paese e vestisse di porpora e ornamenti d'oro; 44né doveva essere lecito a nessuno del popolo né dei sacerdoti respingere alcuno di questi diritti o disobbedire ai suoi ordini o convocare riunioni senza suo consenso e vestire di porpora e ornarsi della fibbia aurea; 45chiunque agisse contro questi decreti o ne respingesse alcuno, fosse ritenuto colpevole. 46Piacque a tutto il popolo sancire che Simone si comportasse secondo questi decreti. 47Simone da parte sua accettò e gradì di esercitare il sommo sacerdozio, di essere anche stratega ed etnarca dei Giudei e dei sacerdoti e capo di tutti". 48Disposero che questa iscrizione fosse riportata su tavole di bronzo da collocarsi nel recinto del santuario in luogo visibile 49e che se ne depositasse copia nel tesoro, perché fosse a disposizione di Simone e dei suoi figli. 15 1Antioco, figlio del re Demetrio, inviò lettere dalle isole del mare, a Simone sommo sacerdote ed etnarca dei Giudei e a tutto il popolo, 2il cui contenuto era del seguente tenore: "Il re Antioco a Simone sommo sacerdote ed etnarca e al popolo dei Giudei salute. 3Poiché alcuni uomini pestiferi si sono impadroniti del regno dei nostri padri, voglio rivendicare i miei diritti sul regno, per ricostruirlo com'era prima; ho reclutato un esercito ingente di mercenari e allestito navi da guerra. 4È mia volontà sbarcare nella regione, per punire coloro che hanno rovinato il nostro paese e desolato molte città nel mio regno. 5Ora ti confermo tutte le esenzioni che ti hanno concesse i re miei predecessori, e tutti gli altri esoneri dai doni. 6Ti concedo di batter moneta propria con corso legale al tuo paese; 7Gerusalemme e il suo santuario siano liberi; tutti gli armamenti che hai preparato e le fortezze che hai costruite e occupi, restino in tuo possesso. 8Quanto devi al re e i debiti che potrai avere verso il re in avvenire da ora e sempre ti sono rimessi. 9Quando poi avremo preso possesso del nostro regno, onoreremo te, il tuo popolo e il tempio con grandi onori, così da render chiara la vostra gloria in tutta la terra". 10Nell'anno centosettantaquattro Antioco entrò nella terra dei suoi padri e si schierarono con lui tutte le milizie, così che pochi rimasero con Trifone. 11Antioco si diede ad inseguirlo e quegli dovette fuggire e venne fino a Dora situata sul mare, 12perché vedeva che i mali si addensavano su di lui, mentre le truppe lo abbandonavano. 13Antioco pose il campo contro Dora, avendo con sé centoventimila armati e ottomila cavalli. 14Egli circondò la città mentre le navi attaccarono dal mare; fece così pressione contro la città dalla terra e dal mare, non lasciando più entrare né uscire nessuno. 15Intanto arrivarono da Roma Numenio e i suo compagni, portando lettere per i re dei vari paesi. Esse dicevano: 16"Lucio console dei Romani al re Tolomeo salute. 17Gli anziani dei Giudei sono giunti a noi come amici nostri e alleati, a rinnovare l'antica amicizia e alleanza, inviati da Simone sommo sacerdote e dal popolo dei Giudei. 18Essi hanno portato uno scudo d'oro di mille mine. 19È piaciuto a noi di scrivere ai re dei vari paesi, perché non procurino loro del male, né facciano guerra alle loro città o alla loro regione, né prestino alleanza a chi entri in guerra con loro. 20Ci è parso bene accettare da essi lo scudo. 21Se pertanto uomini pestiferi sono fuggiti dalla loro regione presso di voi, consegnateli a Simone, perché ne faccia giustizia secondo la loro legge". 22Uguali espressioni scrissero al re Demetrio, ad Attalo, ad Ariarate e Àrsace 23e a tutti i paesi: a Sampsame, agli Spartani, a Delo, a Mindo, a Sicione, alla Caria, a Samo, alla Pamfilia, alla Licia, ad Alicarnasso, a Rodi, a Faselide, a Coo, a Side, ad Arado, a Gortina, a Cnido, a Cipro e a Cirene. 24Copia di queste lettere avevano trascritto per Simone sommo sacerdote. 25Antioco dunque teneva il campo contro Dora da due giorni, lanciando continuamente contro di essa le schiere e costruendo macchine; aveva precluso a Trifone ogni possibilità di uscire ed entrare. 26Simone gli inviò duemila uomini scelti per combattere al suo fianco e insieme argento, oro e molti equipaggiamenti. 27Ma Antioco non volle accettare niente, anzi ritirò quanto aveva prima concesso a Simone e si inimicò con lui. 28Poi gli inviò Atenobio, uno dei suoi amici, a trattare con lui in questi termini: "Voi occupate Giaffa, Ghezer e l'Acra in Gerusalemme, tutte città del mio regno. 29Avete devastato il loro territorio e avete causato rovina grande nel paese e vi siete impadroniti di molte località nel mio regno. 30Ora, consegnate le città che avete occupate, insieme con i tributi delle località di cui vi siete impadroniti fuori del territorio della Giudea, 31oppure date in sostituzione cinquecento talenti d'argento e, in compenso dei danni arrecati e dei tributi delle città, altri cinquecento talenti; altrimenti verremo e vi muoveremo guerra". 32Atenobio, l'amico del re, si recò in Gerusalemme e vide la gloria di Simone, il vasellame con lavori in oro e argento e il suo grande fasto, e ne rimase meravigliato; poi gli riferì le parole del re. 33Simone gli rispose: "Non abbiamo occupato terra straniera né ci siamo impossessati di beni altrui ma dell'eredità dei nostri padri, che fu posseduta dai nostri nemici senza alcun diritto nel tempo passato. 34Noi, avendone avuta l'opportunità, abbiamo ricuperato l'eredità dei nostri padri. 35Quanto a Giaffa e a Ghezer, che tu reclami, esse causarono rovina grande nel nostro paese: per esse daremo cento talenti". 36Atenobio non gli rispose parola, ma tornò indispettito presso il re, al quale riferì quelle parole e la gloria di Simone e quanto aveva visto. Il re si adirò furiosamente. 37Trifone intanto, salito su una nave, fuggì a Ortosia. 38Il re allora nominò Cendebèo primo stratega della zona litoranea e mise al suo comando forze di fanteria e cavalleria. 39Poi gli ordinò di accamparsi in vista della Giudea e gli ordinò di ricostruire Cedron, rinforzando le porte, e di iniziare la guerra contro il popolo. Il re intanto continuò la caccia a Trifone. 40Cendebèo si recò a Iamnia e cominciò a molestare il popolo, a invadere la Giudea, a far prigionieri tra il popolo e metterli a morte. 41Egli ricostruì Cedron e vi dispose la cavalleria e la truppa perché potessero uscire e battere le strade della Giudea, come gli aveva ordinato il re. 16 1Allora Giovanni salì da Ghezer e riferì a Simone suo padre quanto faceva Cendebèo. 2Simone chiamò i suoi due figli maggiori Giuda e Giovanni e disse loro: "Io e i miei fratelli e la casa di mio padre abbiamo combattuto le battaglie d'Israele dalla gioventù fino ad oggi e riuscì nelle nostre mani l'impresa di salvare Israele ripetutamente; 3ora io sono vecchio e voi, per misericordia del Cielo, siete nell'età buona; prendete il posto mio e di mio fratello e fatevi avanti a combattere per il vostro popolo; l'aiuto del Cielo sia con voi". 4Giovanni arruolò nella regione ventimila uomini esperti nelle armi e cavalieri; partirono contro Cendebèo e passarono la notte in Modin. 5Alzatisi il mattino, proseguirono per la pianura ed ecco venire incontro a loro un esercito ingente, fanti e cavalleria; ma un torrente li separava. 6Giovanni con la sua gente pose il campo di fronte. Vedendo che il grosso esitava ad attraversare il torrente, passò per primo. Lo videro i suoi uomini e passarono dopo di lui. 7Egli divise la moltitudine e pose i cavalieri in mezzo ai fanti, perché la cavalleria degli avversari era molto numerosa. 8Poi diedero fiato alle trombe: Cendebèo e il suo schieramento furono respinti; molti della loro parte caddero colpiti a morte e i superstiti si rifugiarono nella fortezza. 9Fu ferito allora anche Giuda, fratello di Giovanni. Giovanni invece li inseguì, finché giunse a Cedron che Cendebèo aveva ricostruito. 10I nemici fuggirono nelle torri esistenti nelle campagne di Asdòd, ma egli vi appiccò il fuoco. Restarono sul campo circa duemila nemici. Poi Giovanni ritornò in Giudea senza molestie. 11Tolomeo, figlio di Abùbo, era stato costituito stratega della pianura di Gèrico. Egli possedeva molto argento e oro, 12poiché era il genero del sommo sacerdote. 13Il suo cuore si inorgoglì e si propose di impadronirsi del paese e covava perfidi disegni contro Simone e i suoi figli per eliminarli. 14Simone era in visita alle città della regione e si interessava delle loro necessità. Venne allora in Gèrico insieme con Mattatia e Giuda suoi figli, nell'anno centosettantasette, nell'undicesimo mese, cioè il mese di Sabat. 15Il figlio di Abùbo, che covava il tradimento, li ricevette nella cittadella, chiamata Dok, che egli aveva costruita, e servì loro un gran banchetto, nascondendo ivi degli armati. 16Quando Simone e i figli furono inebriati, Tolomeo e i suoi uomini si alzarono, impugnarono le armi, si scagliarono contro Simone nella sala del banchetto e trucidarono lui, i due figli e alcuni suoi servi. 17Egli commise un'enorme perfidia e rese male per bene. 18Tolomeo scrisse di questa cosa e spedì al re, perché gli inviasse milizie in aiuto e gli desse in consegna la loro regione e le città. 19Inviò altri uomini a Ghezer per eliminare Giovanni e spedì lettere ai suoi comandanti, che venissero da lui, perché doveva loro argento e oro e doni; 20altri uomini inviò ad occupare Gerusalemme e il monte del tempio. 21Ma qualcuno corse avanti e informò Giovanni che suo padre e i suoi fratelli erano periti, aggiungendo: "Ha inviato uomini per uccidere anche te". 22Udendo ciò, Giovanni rimase profondamente costernato; poi catturò gli uomini inviati per sopprimerlo e li mise a morte. Aveva infatti saputo che cercavano di ucciderlo. 23Le altre azioni di Giovanni, le sue battaglie e gli atti di valore da lui compiuti, la ricostruzione delle mura da lui eseguita e le sue imprese, ecco stanno scritte negli annali del suo sommo sacerdozio, da quando divenne sommo sacerdote dopo la morte di suo padre. Secondo libro dei Maccabei 1 1"Ai fratelli giudei sparsi nell'Egitto salute. I fratelli giudei che sono in Gerusalemme e nella regione della Giudea augurano buona pace. 2Dio voglia concedervi i suoi benefici e ricordarsi della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe suoi servi fedeli; 3conceda a tutti voi volontà di adorarlo e di compiere i suoi desideri con cuore generoso e animo pronto; 4vi dia una mente aperta ad intender la sua legge e i suoi comandi, e volontà di pace. 5Esaudisca le vostre preghiere e vi sia propizio e non vi abbandoni nell'ora dell'avversità. 6Noi qui appunto preghiamo per voi. 7Quando regnava Demetrio nell'anno centosessantanove, noi Giudei vi abbiamo scritto: "Nelle calamità e angosce che ci hanno colpiti in questi anni da quando Giàsone e i suoi partigiani hanno apostatato dalla città santa e dal regno, 8incendiando il portone e versando sangue innocente, noi abbiamo pregato il Signore e siamo stati esauditi. Quindi abbiamo preso l'offerta delle vittime e del fior di farina, abbiamo acceso le lampade e presentato i pani". 9Vi scriviamo la presente per esortarvi a celebrare i giorni delle Capanne nel mese di Casleu. L'anno centottantotto. 10I Giudei residenti in Gerusalemme e nella Giudea, il consiglio degli anziani e Giuda, ad Aristòbulo, maestro del re Tolomeo, appartenente alla stirpe dei sacerdoti consacrati con l'unzione, e ai Giudei dimoranti in Egitto, salute e prosperità. 11Salvati da grandi pericoli per l'intervento di Dio, lo ringraziamo molto per esserci potuti schierare contro il re. 12Perché egli stesso ha respinto le forze schierate contro la santa città. 13Recatosi in Persia, il loro capo e con lui l'esercito creduto invincibile, fu ucciso nel tempio della dea Nanea, per gli inganni orditi dai sacerdoti di Nanea. 14Con il pretesto di celebrare le nozze con lei, Antioco con i suoi amici si era recato sul posto per prelevarne le immense ricchezze a titolo di dote. 15Dopo che i sacerdoti del tempio di Nanea gliele ebbero mostrate, egli entrò con pochi nel recinto sacro e quelli, chiuso il tempio alle spalle di Antioco 16e aperta una porta segreta nel soffitto, scagliarono pietre e fulminarono il condottiero e i suoi. Poi fattili a pezzi e tagliate le loro teste, le gettarono a quelli di fuori. 17In tutto sia benedetto il nostro Dio, che ha consegnato alla morte gli empi. 18Stando noi per celebrare la purificazione del tempio il venticinque di Casleu, abbiamo creduto necessario darvi qualche spiegazione, perché anche voi celebriate la festa delle Capanne e del fuoco, apparso quando Neemia offrì i sacrifici dopo la ricostruzione del tempio e dell'altare. 19Infatti quando i nostri padri furono deportati in Persia, i sacerdoti fedeli di allora, preso il fuoco dall'altare, lo nascosero con cautela nella cavità di un pozzo che aveva il fondo asciutto e là lo misero al sicuro, in modo che il luogo rimanesse ignoto a tutti. 20Dopo un buon numero di anni, quando piacque a Dio, Neemia, rimandato dal re di Persia, inviò i discendenti di quei sacerdoti che avevano nascosto il fuoco, a farne ricerca; quando essi ci riferirono che non avevano trovato il fuoco ma acqua grassa, comandò loro di attingerne e portarne. 21Poi furono portate le offerte per i sacrifici e Neemia comandò che venisse aspersa con quell'acqua la legna e quanto vi era sopra. 22Così fu fatto e dopo un po' di tempo il sole, che prima era coperto di nubi, cominciò a risplendere e si accese un gran rogo, con grande meraviglia di tutti. 23I sacerdoti si posero allora in preghiera, mentre il sacrificio veniva consumato, e con i sacerdoti tutti gli altri: Giònata intonava, gli altri continuavano in coro insieme a Neemia. 24La preghiera era formulata in questo modo: Signore, Signore Dio, creatore di tutto, tremendo e potente, giusto e misericordioso, tu solo re e buono, 25tu solo generoso, tu solo giusto e onnipotente ed eterno, che salvi Israele da ogni male, che hai fatto i nostri padri oggetto di elezione e santificazione, 26accetta il sacrificio offerto per Israele tuo popolo, custodisci la tua porzione e santificala. 27Raccogli i nostri dispersi, libera quelli che sono schiavi in mano ai pagani, guarda benigno i disprezzati e gli oltraggiati; sappiano i pagani che tu sei il nostro Dio. 28Punisci quelli che ci opprimono e ci ingiuriano con superbia. 29Concedi al tuo popolo di radicarsi nel tuo luogo santo, come ha detto Mosè. 30I sacerdoti a loro volta cantavano inni. 31Poi vennero consumate le vittime del sacrificio e Neemia ordinò che il resto dell'acqua venisse versata sulle pietre più grosse. 32Fatto questo, si accese una fiamma, la quale tuttavia fu assorbita dal bagliore del fuoco acceso sull'altare. 33Quando fu divulgato il fatto e fu annunciato al re dei Persiani che nel luogo dove i sacerdoti deportati avevano nascosto il fuoco era comparsa acqua e che i sacerdoti al seguito di Neemia avevano con quella purificato le cose necessarie al sacrificio, 34il re fece cingere il luogo e lo dichiarò sacro, dopo aver accertato il fatto. 35Il re ricevette anche molti doni da quelli che aveva favoriti e ne diede a sua volta. 36I compagni di Neemia chiamarono questo luogo Neftar che significa "purificazione"; ma i più lo chiamano Neftai. 2 1Si trova scritto nei documenti che Geremia profeta ordinò ai deportati di prendere del fuoco, come è stato significato, 2e che il medesimo profeta ai deportati consegnò la legge raccomandando loro di non dimenticarsi dei comandi del Signore e di non lasciarsi traviare nelle idee, vedendo i simulacri d'oro e d'argento e il fasto di cui erano circondati, 3e che con altre simili espressioni li esortava a non ripudiare la legge nel loro cuore. 4Si diceva anche nello scritto che il profeta, ottenuto un responso, ordinò che lo seguissero con la tenda e l'arca. Quando giunse presso il monte dove Mosè era salito e aveva contemplato l'eredità di Dio, 5Geremia salì e trovò un vano a forma di caverna e là introdusse la tenda, l'arca e l'altare degli incensi e sbarrò l'ingresso. 6Alcuni del suo seguito tornarono poi per segnare la strada, ma non trovarono più il luogo. 7Geremia, saputolo, li rimproverò dicendo: Il luogo deve restare ignoto, finché Dio non avrà riunito la totalità del suo popolo e si sarà mostrato propizio. 8Allora il Signore mostrerà queste cose e si rivelerà la gloria del Signore e la nube, come appariva sopra Mosè, e come avvenne quando Salomone chiese che il luogo fosse solennemente santificato. 9Si narrava anche che questi, dotato di sapienza, offrì il sacrificio per la dedicazione e il compimento del tempio. 10E allo stesso modo che Mosè aveva pregato il Signore ed era sceso il fuoco dal cielo a consumare le vittime immolate, così pregò anche Salomone e il fuoco sceso dal cielo consumò gli olocausti. 11Mosè aveva detto: Poiché non è stata mangiata la vittima offerta per il peccato, essa è stata consumata. 12Allo stesso modo anche Salomone celebrò gli otto giorni. 13Si descrivevano le stesse cose nei documenti e nelle memorie di Neemia e come egli, fondata una biblioteca, curò la raccolta dei libri dei re, dei profeti e di Davide e le lettere dei re intorno ai doni. 14Anche Giuda ha raccolto tutti i libri andati dispersi per la guerra che abbiamo avuto, e ora si trovano presso di noi. 15Se mai ne avete bisogno, mandate persone con l'incarico di portarveli. 16Vi abbiamo scritto mentre stiamo per celebrare la purificazione; farete ottima cosa se celebrerete anche voi questi giorni. 17Poiché Dio ha salvato tutto il suo popolo e ha concesso a tutti l'eredità, nonché il regno, il sacerdozio e la santificazione 18come ha promesso mediante la legge, noi poniamo in Dio speranza che egli ci usi presto misericordia e voglia presto radunarci, da ogni regione posta sotto il cielo, nel luogo santo; egli infatti ci ha liberati da grandi mali e ha purificato il luogo santo". 19I fatti riguardanti Giuda Maccabeo e i suoi fratelli, la purificazione del grande tempio e la dedicazione dell'altare, 20come anche le guerre contro Antioco Epìfane e il figlio di lui Eupàtore, 21nonché le manifestazioni venute dal cielo sopra coloro che si erano battuti con valore per il giudaismo, riuscendo in pochi a impadronirsi di tutta la regione e a scacciare una moltitudine di barbari, 22a riconquistare il tempio famoso in tutto il mondo, a liberare la città e a ristabilire le leggi che stavano per essere soppresse, quando il Signore si rese loro propizio con ogni benevolenza: 23questi fatti narrati da Giàsone di Cirene nel corso di cinque libri, ci studieremo di riassumerli in una sola composizione. 24Vedendo infatti la massa di numeri e l'effettiva difficoltà per chi desidera di inoltrarsi nelle narrazioni storiche, a causa della vastità della materia, 25ci siamo preoccupati di offrire diletto a coloro che amano leggere, facilità a quanti intendono ritenere nella memoria, utilità a tutti gli eventuali lettori. 26Per noi certo, che ci siamo sobbarcati la fatica del sunteggiare, l'impresa non si presenta facile: ci vorranno sudori e veglie, 27così come non è facile preparare un banchetto e accontentare le esigenze altrui; tuttavia per far cosa gradita a molti ci sarà dolce sopportare la fatica, 28lasciando all'autore la completa esposizione dei particolari, curandoci invece di procedere secondo gli schemi di un riassunto. 29Come infatti in una casa nuova all'architetto tocca pensare a tutta la costruzione, mentre chi è incaricato di dipingere a fuoco e a fresco deve badare solo alla decorazione, così, penso, è per noi. 30L'entrare in argomento e il passare in rassegna i fatti e l'insinuarsi nei particolari, spetta all'ideatore dell'opera storica; 31curare il sunto della esposizione e tralasciare i complementi della narrazione storica, è riservato a chi fa opera di compendio. 32Di qui dunque cominceremo la narrazione, senza nulla aggiungere a ciò che abbiamo detto nella prefazione: sarebbe certo ingenuo abbondare nei preamboli e abbreviare poi la narrazione storica. 3 1Nel periodo in cui la città santa godeva completa pace e le leggi erano osservate perfettamente per la pietà del sommo sacerdote Onia e la sua avversione al male, 2gli stessi re avevano preso ad onorare il luogo santo e a glorificare il tempio con doni insigni, 3al punto che Selèuco, re dell'Asia, provvedeva con le proprie entrate a tutte le spese riguardanti il servizio dei sacrifici. 4Ma un certo Simone della tribù di Bilga, nominato sovrintendente del tempio, venne a trovarsi in contrasto con il sommo sacerdote intorno all'amministrazione della città. 5Non potendo aver ragione con Onia, si recò da Apollonio di Tarso, che in quel periodo era stratega della Celesiria e della Fenicia, 6e gli riferì che il tesoro di Gerusalemme era colmo di ricchezze immense tanto che l'ammontare del capitale era incalcolabile e non serviva per le spese dei sacrifici; era quindi ben possibile ridurre tutto in potere del re. 7Apollonio si incontrò con il re e gli riferì intorno alle ricchezze a lui denunciate; quegli designò l'incaricato degli affari Eliodòro e lo inviò con l'ordine di effettuare il prelevamento delle suddette ricchezze. 8Eliodòro si mise subito in viaggio, in apparenza per visitare le città della Celesiria e della Fenicia, in realtà per compiere l'incarico del re. 9Giunto a Gerusalemme e accolto con deferenza dal sommo sacerdote della città, espose le segnalazioni ricevute e disse chiaro il motivo per cui era venuto; domandava poi se le cose stavano realmente così. 10Il sommo sacerdote gli spiegò che quelli erano i depositi delle vedove e degli orfani; 11che una parte era anche di Ircano, figlio di Tobia, persona di condizione assai elevata; che l'empio Simone andava denunciando la cosa a suo modo, ma complessivamente si trattava di quattrocento talenti d'argento e duecento d'oro; 12che era assolutamente impossibile permettere che fossero ingannati coloro che si erano fidati della santità del luogo e del carattere sacro e inviolabile di un tempio venerato in tutto il mondo. 13Ma Eliodòro, a causa degli ordini ricevuti dal re, rispose recisamente che quelle ricchezze dovevano essere trasferite nell'erario del re. 14Venne in un giorno da lui stabilito per ordinare l'inventario delle medesime, mentre tutta la città era in grande agitazione. 15I sacerdoti, rivestiti degli abiti sacerdotali, si erano prostrati davanti all'altare ed elevavano suppliche al Cielo che aveva sancito la legge dei depositi, perché fossero conservati integri a coloro che li avevano consegnati. 16Chi guardava l'aspetto del sommo sacerdote riportava uno strazio al cuore, poiché il volto e il cambiamento di colore ne mostravano l'intimo tormento. 17Tutta la sua persona era immersa in un timore e in un tremito del corpo da cui appariva manifesta, a chi osservava, l'angoscia che aveva in cuore. 18Anche dalle case uscivano per accorrere in folla a una pubblica supplica, perché il luogo santo stava per essere violato. 19Le donne, cingendo sotto il petto il cilicio, riempivano le strade; anche le fanciulle, di solito ritirate, in parte accorrevano alle porte, in parte sulle mura, altre si sporgevano dalle finestre; 20tutte, con le mani protese verso il Cielo, moltiplicavano le suppliche. 21Muoveva a compassione il pianto confuso della moltitudine e l'ansia tormentosa del sommo sacerdote. 22Essi supplicavano l'onnipotente Signore che volesse conservare intatti in piena sicurezza i depositi per coloro che li avevano consegnati. 23Eliodòro metteva ugualmente in esecuzione il suo programma. 24Ma appena fu arrivato sul posto con gli armati, presso il tesoro, il Signore degli spiriti e di ogni potere compì un'apparizione straordinaria, così che tutti i temerari che avevano osato entrare, colpiti dalla potenza di Dio, si trovarono fiaccati e atterriti. 25Infatti apparve loro un cavallo, montato da un cavaliere terribile e rivestito di splendida bardatura, il quale si spinse con impeto contro Eliodòro e lo percosse con gli zoccoli anteriori, mentre il cavaliere appariva rivestito di armatura d'oro. 26A lui apparvero inoltre altri due giovani dotati di gran forza, splendidi di bellezza e con vesti meravigliose, i quali, postisi ai due lati, lo flagellavano senza posa, infliggendogli numerose percosse. 27In un attimo fu atterrato e si trovò immerso in una fitta oscurità. Allora i suoi lo afferrarono e lo misero in una barella. 28Egli che era entrato poco prima nella suddetta camera del tesoro con numeroso seguito e con tutta la guardia, fu portato via impotente ad aiutarsi. Dopo aver sperimentato nel modo più evidente la potenza di Dio. 29Così, mentre egli, prostrato dalla forza divina, era là senza voce e privo d'ogni speranza di salvezza, 30gli altri benedicevano il Signore che aveva glorificato il suo luogo santo; il tempio, che poco prima era pieno di trepidazione e confusione, dopo che il Signore onnipotente aveva manifestato il suo intervento, si riempì di gioia e letizia. 31Subito alcuni compagni di Eliodòro pregarono Onia che supplicasse l'Altissimo e impetrasse la grazia della vita a costui che stava irrimediabilmente esalando l'ultimo respiro. 32Il sommo sacerdote, temendo che il re per avventura venisse a sospettare che i Giudei avessero teso un tranello a Eliodòro, offrì un sacrificio per la salute dell'uomo. 33Mentre il sommo sacerdote compiva il rito propiziatorio, apparvero a Eliodòro gli stessi giovani adorni delle stesse vesti, i quali in piedi dissero: "Ringrazia ampiamente il sommo sacerdote Onia, per merito del quale il Signore ti ridà la vita. 34Tu poi, che hai sperimentato i flagelli del Cielo, annuncia a tutti la grande potenza di Dio". Dette queste parole, disparvero. 35Eliodòro offrì un sacrificio al Signore e innalzò grandi preghiere a colui che gli aveva restituito la vita, poi si congedò da Onia e fece ritorno con il suo seguito dal re. 36Egli testimoniava a tutti le opere del sommo Dio, che aveva visto con i suoi occhi. 37Quando poi il re gli domandava chi fosse adatto ad essere inviato ancora una volta in Gerusalemme, rispondeva: 38Se hai qualcuno che ti è nemico o insidia il tuo governo, mandalo là e l'avrai indietro flagellato per bene, se pure ne uscirà salvo, perché in quel luogo c'è veramente una potenza divina. 39Lo stesso che ha la sua dimora nei cieli è custode e difensore di quel luogo ed è pronto a percuotere e abbattere coloro che vi accedono con cattiva intenzione. 40Così dunque si sono svolti i fatti riguardanti Eliodòro e la difesa del tesoro. 4 1Il suddetto Simone, che si era fatto delatore dei beni e della patria, diffamava Onia, come se avesse percosso Eliodòro e fosse stato l'organizzatore dei disordini; 2osava definire nemico della cosa pubblica il benefattore della città, il protettore dei cittadini, il difensore delle leggi. 3L'odio era giunto a tal punto che si compirono delle uccisioni da parte di uno dei gregari di Simone; 4allora Onia, vedendo l'aggravarsi dell'invidia e accorgendosi che Apollonio figlio di Menèsteo, stratega della Celesira e della Fenicia, aizzava la perfidia di Simone, 5si recò dal re, non per far la parte di accusatore dei suoi concittadini, ma per provvedere al bene comune del popolo e di ciascuno in particolare. 6Vedeva infatti che senza un provvedimento del re era impossibile ristabilire la pace nella vita pubblica e che Simone non avrebbe messo freno alla sua pazzia. 7Ma, Selèuco essendo passato all'altra vita e avendo preso le redini del governo Antioco chiamato anche Epìfane, Giàsone, fratello di Onia, volle procurarsi con la corruzione il sommo sacerdozio 8e, in un incontro con il re, gli promise trecentosessanta talenti d'argento e altri ottanta talenti riscossi con un'altra entrata. 9Oltre a questi prometteva di versargli altri centocinquanta talenti, se gli fosse stato concesso di stabilire di sua autorità una palestra e un campo d'addestramento e di erigere una corporazione d'Antiocheni a Gerusalemme. 10Avendo il re acconsentito, egli, ottenuto il potere, si diede subito a trasformare i suoi connazionali secondo i costumi greci, 11annullando i favori concessi dal re ai Giudei, ad opera di Giovanni, padre di quell'Eupolemo che aveva guidato l'ambasciata presso i Romani per negoziare il patto d'amicizia e di alleanza, e sradicando le leggi cittadine inaugurò usanze perverse. 12Fu subito zelante nel costruire una palestra, proprio ai piedi dell'acròpoli, e nell'indurre i giovani più distinti a portare il pètaso. 13Così era raggiunto il colmo dell'ellenizzazione e la diserzione verso i costumi stranieri per l'eccessiva corruzione dell'empio e falso sommo sacerdote Giàsone. 14Perciò i sacerdoti non erano più premurosi del servizio all'altare, ma, disprezzando il tempio e trascurando i sacrifici, si affrettarono a partecipare agli spettacoli contrari alla legge nella palestra, appena dato il segnale del lancio del disco. 15Così tenendo in poco conto le glorie patrie stimavano nobilissime le glorie elleniche. 16Ma appunto a causa di queste li sorprese una grave situazione e si ebbero quali avversari e punitori proprio coloro le cui istituzioni seguivano con zelo e a cui cercavano di rassomigliare in tutto. 17Non è cosa che resti impunita il comportarsi empiamente contro le leggi divine, come dimostrerà chiaramente il successivo periodo di tempo. 18Celebrandosi in Tiro i giochi quinquennali con l'intervento del re, 19l'empio Giàsone inviò come rappresentanti alcuni Antiocheni di Gerusalemme, i quali portavano con sé trecento dramme d'argento per il sacrifico a Ercole; ma questi portatori ritennero non conveniente usarle per il sacrifico, bensì impiegarle per altra spesa. 20Così il denaro destinato al sacrificio a Ercole da parte del mandante, servì, grazie ai portatori, per la costruzione delle triremi. 21Antioco, avendo mandato Apollonio, figlio di Menèsteo, in Egitto per l'intronizzazione del re Filomètore, venne a sapere che costui era diventato contrario al suo governo e quindi si preoccupò della sua sicurezza. Perciò si recò a Giaffa, poi mosse alla volta di Gerusalemme. 22Fu accolto da Giàsone e dalla città con dimostrazioni magnifiche e introdotto con corteo di fiaccole e acclamazioni. Così riprese la marcia militare verso la Fenicia. 23Tre anni dopo, Giàsone mandò Menelao, fratello del già menzionato Simone, a portare al re denaro e a presentargli un memoriale su alcuni affari importanti. 24Ma quello, fattosi presentare al re e avendolo ossequiato con un portamento da persona autorevole, si accaparrò il sommo sacerdozio, superando l'offerta di Giàsone di trecento talenti d'argento. 25Munito delle disposizioni del re, si presentò di ritorno, non avendo con sé nulla che fosse degno del sommo sacerdozio, ma avendo le manie di un tiranno unite alla ferocia di una belva. 26Così Giàsone, che aveva tradito il proprio fratello, fu tradito a sua volta da un altro e fu costretto a fuggire nel paese dell'Ammanìtide. 27Menelato si impadronì del potere, ma non s'interessò più del denaro promesso al re, 28sebbene gliele avesse fatto richiesta Sòstrato, comandante dell'acròpoli; questi infatti aveva l'incarico della riscossione dei tributi. Per questo motivo tutti e due furono convocati dal re. 29Menelao lasciò come sostituto nel sommo sacerdozio Lisìmaco suo fratello; Sòstrato lasciò Cratéte, comandante dei Ciprioti. 30Mentre così stavano le cose, le città di Tarso e Mallo si ribellarono, perché erano state date in dono ad Antiòchide, concubina del re. 31Il re partì in fretta per riportare all'ordine la situazione, lasciando come luogotenente Andronìco, uno dei suoi dignitari. 32Menelao allora, pensando di aver trovato l'occasione buona, sottrasse alcuni arredi d'oro del tempio e ne fece omaggio ad Andronìco; altri poi si trovò che li aveva venduti a Tiro e nelle città vicine. 33Ma Onia lo biasimò, dopo essersi accertato della cosa ed essersi rifugiato in località inviolabile a Dafne situata presso Antiochia. 34Per questo Menelao, incontratosi in segreto con Andronìco, lo pregò di sopprimere Onia. Quegli, recatosi da Onia e ottenutane con inganno la fiducia, dandogli la destra con giuramento lo persuase, sebbene ancora guardato con sospetto, ad uscire dall'asilo e subito lo uccise senza alcun riguardo alla giustizia. 35Per questo fatto non solo i Giudei, ma anche molti altri popoli si mossero a sdegno e tristezza per l'empia uccisione di tanto uomo. 36Quando il re tornò dalle località della Cilicia, si presentarono a lui i Giudei della città insieme con i Greci che condividevano l'esecrazione dell'uccisione di Onia contro ogni diritto. 37Antioco fu intimamente rattristato, colpito da cordoglio e mosso a lacrime per la saggezza e la grande prudenza del defunto; 38subito, acceso di sdegno, tolse la porpora ad Andronìco, ne stracciò le vesti e lo trascinò attraverso tutta la città fino al luogo stesso dove egli aveva sacrilegamente ucciso Onia e là cancellò dal mondo l'assassino. Così il Signore gli rese il meritato castigo. 39Essendo poi avvenuti molti furti sacrileghi in città da parte di Lisìmaco su istigazione di Menelao ed essendosene sparsa la voce al di fuori, il popolo si ribellò a Lisìmaco, quando già molti arredi d'oro erano stati portati via. 40La folla era eccitata e piena di furore e Lisìmaco, armati circa tremila uomini, diede inizio ad atti di violenza, mettendo come comandante un certo Aurano già avanzato in età e non meno in stoltezza. 41Ma quelli, appena si accorsero dell'aggressione di Lisìmaco, afferrarono chi pietre, chi grossi bastoni, altri raccolsero a manciate la polvere sul posto e si gettarono contro coloro che stavano attorno a Lisìmaco. 42A questo modo ne ferirono molti, alcuni ne stesero morti, costrinsero tutti alla fuga, misero a morte lo stesso saccheggiatore del tempio presso la camera del tesoro. 43Per questi fatti fu intentato un processo contro Menelao. 44Venuto il re a Tiro, i tre uomini mandati dal consiglio degli anziani difesero presso di lui il loro diritto. 45Menelao, ormai sul punto di essere abbandonato, promise una buona quantità di denaro a Tolomeo, figlio di Dorìmene, perché traesse il re dalla sua parte. 46Tolomeo invitò il re sotto un portico, come per prendere il fresco, e gli fece mutar parere. 47Così il re prosciolse dalle accuse Menelao, causa di tutto il male, e a quegli infelici che, se avessero discusso la causa anche presso gli Sciti, sarebbero stati prosciolti come innocenti, decretò la pena di morte. 48Così senza dilazione subirono l'ingiusta pena coloro che avevano difeso la città, il popolo e gli arredi sacri. 49Gli stessi cittadini di Tiro, indignati per questo fatto, provvidero generosamente quanto occorreva per la loro sepoltura. 50Menelao invece, per la cupidigia dei potenti, rimase al potere, crescendo in malvagità e facendosi grande traditore dei concittadini. 5 1In questo periodo di tempo Antioco organizzò la seconda spedizione in Egitto. 2Sopra tutta la città per circa quaranta giorni apparivano cavalieri che correvano per l'aria con auree vesti, armati di lance roteanti e di spade sguainate, 3e schiere di cavalieri disposti a battaglia e attacchi e scontri vicendevoli e trambusto di scudi e selve di aste e lanci di frecce e bagliori di bardature d'oro e corazze d'ogni specie. 4Per questo tutti pregarono che l'apparizione fosse di buon augurio. 5Essendosi diffusa la falsa notizia che Antioco era passato all'altra vita, Giàsone, prendendo con sé non meno di mille uomini, sferrò un assalto alla città. Si accese la lotta sulle mura e, quando la città era ormai presa, Menelao si rifugiò nell'acròpoli. 6Giàsone fece strage dei propri concittadini senza pietà, non comprendendo che un successo contro i propri connazionali era il massimo insuccesso, e credendo di riportare trofei sui nemici e non sulla propria gente. 7Non riuscì però ad impadronirsi del potere e alla fine, conscio della vergogna del tradimento, corse di nuovo a rifugiarsi nell'Ammanìtide. 8Da ultimo incontrò una pessima sorte. Imprigionato presso Areta, re degli Arabi, fuggendo poi di città in città, perseguitato da tutti e odiato come traditore delle leggi, riguardato con orrore come carnefice della patria e dei concittadini, fu spinto in Egitto; 9colui che aveva mandato in esilio numerosi figli della sua patria morì presso gli Spartani, fra i quali si era ridotto quasi a cercare riparo in nome della comunanza di stirpe. 10E ancora, colui che aveva lasciato insepolta una moltitudine di gente, finì non pianto da alcuno, privo di esequie ed escluso dal sepolcro dei suoi padri. 11Quando il re venne a conoscenza di questi fatti, concluse che la Giudea stava ribellandosi. Perciò tornando dall'Egitto, furioso come una belva, prese la città con le armi 12e diede ordine ai soldati di colpire senza risparmio quanti capitavano e di uccidere quelli che si rifugiavano nelle case. 13Vi fu massacro di giovani e di vecchi, sterminio di uomini, di donne e di fanciulli, stragi di fanciulle e di bambini. 14Ottantamila in quei tre giorni furono spacciati, quarantamila nel corso della lotta e in numero non inferiore agli uccisi furono quelli venduti schiavi. 15Non sazio di questo, Antioco osò entrare nel tempio più santo di tutta la terra, avendo a guida quel Menelao che si era fatto traditore delle leggi e della patria, 16e afferrò con empie mani gli arredi sacri; quanto dagli altri re era stato deposto per l'abbellimento e lo splendore del luogo e per segno d'onore, egli lo saccheggiò con le sue mani sacrileghe. 17Antioco si inorgoglì, non comprendendo che il Signore si era sdegnato per breve tempo a causa dei peccati degli abitanti della città e per questo c'era stato l'abbandono di quel luogo. 18Se il popolo non si fosse trovato implicato in molti peccati, come era avvenuto per Eliodòro, mandato dal re Seleuco a ispezionare la camera del tesoro, anche costui al suo ingresso sarebbe stato colpito da flagelli e sarebbe stato distolto dalla sua audacia. 19Ma il Signore aveva eletto non già il popolo a causa di quel luogo, ma quel luogo a causa del popolo. 20Perciò anche il luogo, dopo essere stato coinvolto nelle sventure piombate sul popolo, da ultimo ne condivise i benefici; esso, che per l'ira dell'Onnipotente aveva sperimentato l'abbandono, per la riconciliazione del grande Sovrano fu ripristinato in tutta la sua gloria. 21Antioco dunque portando via dal tempio milleottocento talenti d'argento, fece ritorno in fretta ad Antiochia, convinto nella sua superbia di aver reso navigabile la terra e transitabile il mare, per effetto del suo orgoglio. 22Egli lasciò sovrintendenti per opprimere la nazione: in Gerusalemme Filippo, frigio di stirpe, ma nei modi più barbaro di chi l'aveva nominato; 23sul Garizim Andronìco; oltre a loro Menelao, il quale più degli altri era altezzoso con i concittadini, nutrendo una ostilità dichiarata contro i Giudei. 24Mandò poi il misarca Apollonio con un esercito di ventiduemila uomini, e con l'ordine di uccidere quanti erano in età adulta e di vendere le donne e i fanciulli. 25Costui, giunto a Gerusalemme e fingendo intenzioni pacifiche, si tenne quieto fino al giorno sacro del sabato. Allora sorpresi i Giudei in riposo, comandò ai suoi una parata militare 26e trucidò quanti uscivano per assistere alla festa; poi, scorrendo con gli armati per la città, mise a morte un gran numero di persone. 27Ma Giuda, chiamato anche Maccabeo, che faceva parte di un gruppo di dieci, si ritirò nel deserto, vivendo tra le montagne alla maniera delle fiere insieme a quelli che erano con lui; e vivevano cibandosi di alimenti erbacei, per non contrarre contaminazione. 6 1Non molto tempo dopo, il re inviò un vecchio ateniese per costringere i Giudei ad allontanarsi dalle patrie leggi e a non governarsi più secondo le leggi divine, 2inoltre per profanare il tempio di Gerusalemme e dedicare questo a Giove Olimpio e quello sul Garizim invece a Giove Ospitale, come si confaceva agli abitanti del luogo. 3Grave e intollerabile per tutti era il dilagare del male. 4Il tempio infatti fu pieno di dissolutezze e gozzoviglie da parte dei pagani, che gavazzavano con le prostitute ed entro i sacri portici si univano a donne e vi introducevano le cose più sconvenienti. 5L'altare era colmo di cose detestabili, vietate dalle leggi. 6Non era più possibile né osservare il sabato, né celebrare le feste tradizionali, né fare aperta professione di giudaismo. 7Si era trascinati con aspra violenza ogni mese nel giorno natalizio del re ad assistere al sacrificio; quando ricorrevano le feste dionisiache, si era costretti a sfilare coronati di edera in onore di Dioniso. 8Fu emanato poi un decreto diretto alle vicine città ellenistiche, per iniziativa dei cittadini di Tolemàide, perché anch'esse seguissero le stesse disposizioni contro i Giudei, li costringessero a mangiare le carni dei sacrifici 9e mettessero a morte quanti non accettavano di partecipare alle usanze greche. Si poteva allora capire quale tribolazione incombesse. 10Furono denunziate, per esempio, due donne che avevano circonciso i figli: appesero i loro bambini alle loro mammelle e dopo averle condotte in giro pubblicamente per la città, le precipitarono dalle mura. 11Altri che si erano raccolti insieme nelle vicine caverne per celebrare il sabato, denunciati a Filippo, vi furono bruciati dentro, perché essi avevano ripugnanza a difendersi per il rispetto a quel giorno santissimo. 12Io prego coloro che avranno in mano questo libro di non turbarsi per queste disgrazie e di considerare che i castighi non vengono per la distruzione ma per la correzione del nostro popolo. 13E veramente il fatto che agli empi è data libertà per poco tempo, e subito incappano nei castighi, è segno di grande benevolenza. 14Poiché il Signore non si propone di agire con noi come fa con gli altri popoli, attendendo pazientemente il tempo di punirli, quando siano giunti al colmo dei loro peccati; 15e questo per non dovere alla fine punirci quando fossimo giunti all'estremo delle nostre colpe. 16Perciò egli non ci toglie mai la sua misericordia, ma, correggendoci con le sventure, non abbandona il suo popolo. 17Questo sia detto come verità da ricordare. Dopo questa breve parentesi torniamo alla narrazione. 18Un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell'aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e ad ingoiare carne suina. 19Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s'incamminò volontariamente al supplizio, 20sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per brama di sopravvivere. 21Coloro che erano incaricati dell'illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest'uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare la porzione delle carni sacrificate imposta dal re, 22perché, agendo a questo modo, avrebbe sfuggito la morte e approfittato di questo atto di clemenza in nome dell'antica amicizia che aveva con loro. 23Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia a cui si aggiungeva la veneranda canizie, e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, e degno specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero alla morte. 24"Non è affatto degno della nostra età fingere con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant'anni Eleàzaro sia passato agli usi stranieri, 25a loro volta, per colpa della mia finzione, durante pochi e brevissimi giorni di vita, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. 26Infatti anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire né da vivo né da morto alle mani dell'Onnipotente. 27Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età 28e lascerò ai giovani nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e generosamente per le sante e venerande leggi". Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio. 29Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo a loro parere che le parole da lui prima pronunziate fossero una pazzia. 30Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: "Il Signore, cui appartiene la sacra scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell'anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui". 31In tal modo egli morì, lasciando non solo ai giovani ma alla grande maggioranza del popolo la sua morte come esempio di generosità e ricordo di fortezza. 7 1Ci fu anche il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re a forza di flagelli e nerbate a cibarsi di carni suine proibite. 2Uno di essi, facendosi interprete di tutti, disse: "Che cosa cerchi di indagare o sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le patrie leggi". 3Allora il re irritato comandò di mettere al fuoco padelle e caldaie. 4Diventate queste subito roventi, il re comandò di tagliare la lingua, di scorticare e tagliare le estremità a quello che era stato loro portavoce, sotto gli occhi degli altri fratelli e della madre. 5Quando quegli fu mutilato di tutte le membra, comandò di accostarlo al fuoco e di arrostirlo mentre era ancora vivo. Mentre il fumo si spandeva largamente all'intorno della padella, gli altri si esortavano a vicenda con la loro madre a morire da forti, esclamando: 6"Il Signore Dio ci vede dall'alto e in tutta verità ci dà conforto, precisamente come dichiarò Mosè nel canto della protesta: Egli si muoverà a compassione dei suoi servi". 7Venuto meno il primo, in egual modo traevano allo scherno il secondo e, strappatagli la pelle del capo con i capelli, gli domandavano: "Sei disposto a mangiare, prima che il tuo corpo venga straziato in ogni suo membro?". 8Egli rispondendo nella lingua paterna protestava: "No". Perciò anch'egli si ebbe gli stessi tormenti del primo. 9Giunto all'ultimo respiro, disse: "Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna". 10Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani 11e disse dignitosamente: "Da Dio ho queste membra e, per le sue leggi, le disprezzo, ma da lui spero di riaverle di nuovo"; 12così lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza del giovinetto, che non teneva in nessun conto le torture. 13Fatto morire anche costui, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. 14Ridotto in fin di vita, egli diceva: "È bello morire a causa degli uomini, per attendere da Dio l'adempimento delle speranze di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te la risurrezione non sarà per la vita". 15Subito dopo, fu condotto avanti il quinto e fu torturato. 16Ma egli, guardando il re, diceva: "Tu hai potere sugli uomini, e sebbene mortale, fai quanto ti piace; ma non credere che il nostro popolo sia stato abbandonato da Dio. 17Quanto a te, aspetta e vedrai la grandezza della sua forza, come strazierà te e la tua discendenza". 18Dopo di lui presero il sesto; mentre stava per morire, egli disse: "Non illuderti stoltamente; noi soffriamo queste cose per causa nostra, perché abbiamo peccato contro il nostro Dio; perciò ci succedono cose che muovono a meraviglia. 19Ma tu non credere di andare impunito dopo aver osato di combattere contro Dio". 20La madre era soprattutto ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché vedendo morire sette figli in un sol giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. 21Esortava ciascuno di essi nella lingua paterna, piena di nobili sentimenti e, sostenendo la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: 22"Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato lo spirito e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. 23Senza dubbio il creatore del mondo, che ha plasmato alla origine l'uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo lo spirito e la vita, come voi ora per le sue leggi non vi curate di voi stessi". 24Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quella voce fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l'avrebbe fatto ricco e molto felice se avesse abbandonato gli usi paterni, e che l'avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato cariche. 25Ma poiché il giovinetto non badava affatto a queste parole il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo. 26Dopo che il re la ebbe esortata a lungo, essa accettò di persuadere il figlio; 27chinatasi verso di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua paterna: "Figlio, abbi pietà di me che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. 28Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l'origine del genere umano. 29Non temere questo carnefice ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia". 30Mentre essa finiva di parlare, il giovane disse: "Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè. 31Ma tu, che ti fai autore di tutte le sventure degli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio. 32Per i nostri peccati noi soffriamo. 33Se per nostro castigo e correzione il Signore vivente si adira per breve tempo con noi, presto si volgerà di nuovo verso i suoi servi. 34Ma tu, o sacrilego e di tutti gli uomini il più empio, non esaltarti invano, agitando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo; 35perché non sei ancora al sicuro dal giudizio dell'onnipotente Dio che tutto vede. 36Già ora i nostri fratelli, che hanno sopportato breve tormento, hanno conseguito da Dio l'eredità della vita eterna. Tu invece subirai per giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia. 37Anche io, come già i miei fratelli, sacrifico il corpo e la vita per le patrie leggi, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu fra dure prove e flagelli debba confessare che egli solo è Dio; 38con me invece e con i miei fratelli possa arrestarsi l'ira dell'Onnipotente, giustamente attirata su tutta la nostra stirpe". 39Il re, divenuto furibondo, si sfogò su costui più crudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno. 40Così anche costui passò all'altra vita puro, confidando pienamente nel Signore. 41Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte. 42Ma ora basti quanto s'è esposto circa i pasti sacrificali e le incredibili crudeltà. 8 1Intanto Giuda Maccabeo e i suoi compagni, passando di nascosto nei villaggi, invitavano i parenti, raccogliendo in più coloro che erano rimasti fedeli al giudaismo; così misero insieme circa seimila uomini. 2Alzarono allora suppliche al Signore, perché riguardasse il popolo da tutti calpestato, avesse pietà del tempio profanato da uomini empi, 3usasse misericordia alla città devastata e prossima ad essere rasa al suolo, porgesse orecchio al sangue che gridava al suo cospetto, 4non dimenticasse l'iniquo sterminio di fanciulli innocenti e le bestemmie pronunciate contro il suo nome e mostrasse sdegno contro la malvagità. 5Il Maccabeo, postosi a capo del gruppo, divenne ormai invincibile ai pagani, mentre l'ira del Signore si volgeva in misericordia. 6Piombando inaspettatamente su città e villaggi, li incendiava e, impadronendosi delle posizioni più opportune, metteva in fuga non pochi dei nemici, 7scegliendo di preferenza la notte come tempo favorevole a queste incursioni. La fama del suo valore risuonava dovunque. 8Filippo, osservando che quest'uomo a poco a poco otteneva vantaggio e progrediva continuamente nei successi, scrisse a Tolomeo, stratega della Celesiria e della Fenicia, perché intervenisse a favore degli interessi del re. 9Quegli incaricò Nicànore, figlio di Pàtroclo, uno dei primi amici del re, e lo inviò, mettendo ai suoi ordini gente d'ogni nazione in numero non inferiore a ventimila, per sterminare totalmente la stirpe dei Giudei. Gli associò anche Gorgia, un generale di professione ed esperto nelle azioni belliche. 10Nicànore stabilì di pagare il tributo che il re doveva ai Romani, che era di duemila talenti, con la vendita degli schiavi giudei. 11Anzi spedì senz'altro un avviso alle città della costa, invitandole all'acquisto di schiavi giudei e promettendo di barattare novanta prigionieri per un talento; non immaginava che la vendetta dell'Onnipotente stava per piombare su di lui. 12Giuda fu informato della spedizione di Nicànore e annunciò ai suoi uomini la presenza dell'esercito. 13Allora i paurosi e i diffidenti della giustizia di Dio fuggirono, portandosi lontano dalla zona. 14Altri vendevano tutte le cose che erano loro rimaste e insieme pregavano il Signore di salvare coloro che l'empio Nicànore aveva venduti prima ancora dello scontro; 15questo, se non per loro merito, almeno per l'alleanza con i loro padri e per riguardo al suo glorioso nome invocato sopra di loro. 16Il Maccabeo poi, radunando i suoi uomini in numero di seimila, li esortava a non scoraggiarsi davanti ai nemici, né a lasciarsi prendere da timore di fronte alla moltitudine dei pagani venuti ingiustamente contro di loro, ma a combattere da forti, 17tenendo davanti agli occhi le violenze da essi empiamente perpetrate contro il luogo santo e lo strazio della città messa a ludibrio e ancora la soppressione dell'ordinamento politico degli antenati. 18"Costoro – disse – confidano nelle armi e insieme nel loro ardire; noi confidiamo nel Dio onnipotente, capace di abbattere quanti vengono contro di lui e il mondo intero con un sol cenno". 19Ricordò loro distintamente gli interventi divini al tempo degli antenati, quello avvenuto contro Sennàcherib, quando morirono centottantacinquemila uomini, 20e quello successo in Babilonia nella battaglia contro i Gàlati, quando vennero nella necessità di battersi, essendo in tutto ottomila insieme con quattromila Macedoni, e mentre i Macedoni soccombevano, gli ottomila sterminarono centoventimila uomini con l'aiuto venuto loro dal Cielo e trassero un grande vantaggio. 21Con queste parole li rese coraggiosi e pronti a morire per le leggi e per la patria; poi divise in qualche modo l'esercito in quattro parti; 22mise al comando di ogni schieramento i suoi fratelli Simone, Giuseppe e Giònata, affidando a ciascuno millecinquecento uomini; 23fece inoltre leggere da Eleàzaro il libro sacro e, data la parola d'ordine "Aiuto di Dio", postosi a capo del primo reparto, attaccò Nicànore. 24L'Onnipotente si fece in realtà loro alleato ed essi uccisero più di novemila nemici, ferirono e mutilarono nelle membra la maggior parte dell'esercito di Nicànore e costrinsero tutti a fuggire. 25S'impadronirono anche del denaro dei mercanti convenuti per acquistarli; inseguirono poi i nemici per un pezzo, ma tornarono indietro impediti dall'ora tarda. 26Era la vigilia del sabato e per questa ragione non protrassero l'inseguimento. 27Raccolte le armi dei nemici e tolte loro le spoglie, passarono il sabato benedicendo incessantemente e ringraziando il Signore che li aveva fatti giungere salvi fino a quel giorno, fissandolo per loro come inizio della sua misericordia. 28Dopo il sabato distribuirono parte delle spoglie ai sinistrati, alle vedove, agli orfani; il resto se lo divisero loro e i loro figli. 29Compiute queste cose, alzarono insieme preghiere al Signore misericordioso, scongiurandolo di riconciliarsi pienamente con i suoi servi. 30Combatterono anche con gli uomini di Timòteo e di Bàcchide, uccidendone più di ventimila, e divennero padroni di alte fortezze e distribuirono le molte spoglie, facendo parti uguali per sé, per i sinistrati, per gli orfani, per le vedove e anche per i vecchi. 31Raccolte le armi dei nemici, con molta cura riposero il tutto in luoghi opportuni; il resto del bottino lo portarono a Gerusalemme. 32Uccisero anche l'ufficiale preposto alle guardie di Timòteo, uomo scelleratissimo, che aveva fatto soffrire molto i Giudei. 33Mentre si celebrava la vittoria in patria, bruciarono coloro che avevano incendiato le sacre porte, compreso Callìstene, che si era rifugiato in una casupola; ricevette così una degna mercede della sua empietà. 34Il tristissimo Nicànore, colui che aveva convocato mille mercanti per la vendita dei Giudei, 35umiliato, con l'aiuto di Dio, da coloro che erano da lui ritenuti insignificanti, deposta la splendida veste, fuggiasco come uno schiavo attraverso la campagna e ormai privo di tutto, arrivò ad Antiochia, già troppo fortunato di essere sopravvissuto alla rovina dell'esercito. 36Così chi si riprometteva di assicurare il tributo per i Romani con la vendita dei prigionieri in Gerusalemme, confessava ora che i Giudei avevano un difensore, che i Giudei erano per questa ragione invincibili, perché obbedivano alle leggi stabilite da lui. 9 1Avvenne in quel periodo il ritorno ignominioso di Antioco dalle regioni della Persia. 2Infatti egli era giunto nella città chiamata Persepoli e si era accinto a depredare il tempio e ad impadronirsi della piazza, ma i cittadini ricorsero in massa alle armi e lo ricacciarono; perciò Antioco, messo in fuga dagli abitanti, dovette ritirarsi vergognosamente. 3Mentre si trovava presso Ecbàtana, gli giunsero le notizie su ciò che era accaduto a Nicànore e agli uomini di Timòteo. 4Montato in gran furore, pensava di sfogarsi sui Giudei anche per lo smacco inflittogli da coloro che lo avevano messo in fuga. Perciò diede ordine al cocchiere di compiere il viaggio spingendo i cavalli senza sosta; ma incombeva ormai su di lui il giudizio del Cielo. Così diceva nella sua superbia: "Farò di Gerusalemme un cimitero di Giudei, appena vi sarò giunto". 5Ma il Signore che tutto vede, il Dio d'Israele, lo colpì con piaga insanabile e invisibile. Aveva appena terminato quella frase, quando lo colpì un insopportabile dolore alle viscere e terribili spasimi intestinali, 6ben meritati da colui che aveva straziato le viscere altrui con molti e strani generi di tormenti. 7Ma egli non desisteva affatto dalla sua alterigia, anzi pieno ancora di superbia spirava il fuoco della sua collera contro i Giudei e comandava di accelerare la corsa. Ma gli accadde di cadere dal carro in corsa tumultuosa e per la grave caduta di riportare contusioni in tutte le membra del corpo. 8Colui che poco prima pensava di comandare ai flutti del mare, arrogandosi di essere un superuomo e di pesare sulla bilancia le cime dei monti, ora gettato a terra doveva farsi portare in lettiga, rendendo a tutti manifesta la potenza di Dio, 9a tal punto che nel corpo di quell'empio si formavano i vermi e, mentre era ancora vivo, le sue carni fra spasimi e dolori cadevano a brandelli e l'esercito era tutto nauseato dal fetore e dal marciume di lui. 10Colui che poco prima credeva di toccare gli astri del cielo, ora nessuno poteva sopportarlo per l'intollerabile intensità del fetore. 11Allora finalmente, malconcio a quel modo, incominciò ad abbassare il colmo della sua superbia e ad avviarsi al ravvedimento per effetto del divino flagello, mentre ad ogni istante era lacerato dai dolori. 12Non potendo più sopportare il suo proprio fetore, disse: "È giusto sottomettersi a Dio e non pensare di essere uguale a Dio quando si è mortali!". 13Quell'empio si mise a pregare quel Signore che ormai non avrebbe più avuto misericordia di lui, e diceva 14che avrebbe dichiarato libera la città santa, che prima si affrettava a raggiungere per raderla al suolo e farne un cimitero; 15che avrebbe reso pari agli Ateniesi tutti i Giudei che prima aveva stabilito di non degnare neppure della sepoltura, ma di gettare in pasto alle fiere insieme con i loro bambini; 16che avrebbe adornato con magnifici doni votivi il sacro tempio, che prima aveva saccheggiato, e avrebbe restituito in maggior numero tutti gli arredi sacri e avrebbe provveduto con le proprie entrate ai contributi fissati per i sacrifici; 17inoltre che si sarebbe fatto Giudeo e si sarebbe recato in ogni luogo abitato per annunciare la potenza di Dio. 18Ma poiché i dolori non diminuivano per nulla – era arrivato infatti su di lui il giusto giudizio di Dio – e disperando ormai di sé, scrisse ai Giudei la lettera che riportiamo qui sotto, nello stile di una supplica, così concepita: 19"Ai Giudei, ottimi cittadini, il re e condottiero Antioco augura magnifica salute, benessere e prosperità. 20Se voi state bene e i figli e le vostre cose procedono secondo il vostro pensiero, io, riponendo le mie speranze nel Cielo, 21mi ricordo con tenerezza del vostro onore e della vostra benevolenza. Ritornando dalle province della Persia e trovandomi colpito da una malattia insopportabile, ho creduto necessario pensare alla comune sicurezza di tutti. 22Pur non disperando del mio stato, ma avendo molta fiducia di poter scampare dalla malattia, 23considerando d'altra parte che anche mio padre, quando aveva intrapreso spedizioni nelle province settentrionali, aveva indicato il successore, 24perché se accadesse qualche cosa di inaspettato o si diffondesse la notizia di qualche grave incidente, gli abitanti del paese, sapendo in mano a chi era stato lasciato il governo, non si agitassero; 25e oltre a questo constatando che i sovrani vicini e confinanti con il nostro regno spiano il momento opportuno e attendono gli eventi, ho designato come re mio figlio Antioco, che già più volte, quando intraprendevo i viaggi nei distretti settentrionali, ho raccomandato e affidato a moltissimi di voi. A lui indirizzo la lettera qui unita. 26Vi prego dunque e vi scongiuro di ricordarvi dei benefici ricevuti pubblicamente o privatamente e prego ciascuno di conservare la vostra benevolenza verso di me e mio figlio. 27Ho fiducia che egli si comporterà con voi con moderazione e umanità, secondo le mie direttive". 28Quest'omicida e bestemmiatore dunque, soffrendo crudeli tormenti, come li aveva fatti subire agli altri, finì così la sua vita in terra straniera, in una zona montuosa, con una sorte misera. 29Curò il trasporto della salma Filippo, cresciuto insieme a lui, il quale poi, diffidando del figlio di Antioco, si recò in Egitto presso Tolomeo Filomètore. 10 1Il Maccabeo intanto e i suoi uomini, guidati dal Signore, rioccuparono il tempio e la città, 2distrussero le are innalzate dagli stranieri sulle piazze e i recinti sacri. 3Purificarono il tempio e vi costruirono un altro altare; poi facendo scintille con le pietre, ne trassero il fuoco e offrirono sacrifici, dopo un'interruzione di due anni; prepararono l'altare degli incensi, le lampade e l'offerta dei pani. 4Fatto questo, prostrati a terra, supplicarono il Signore, che non li facesse più incorrere in quei mali ma, se mai peccassero ancora, venissero da lui corretti con clemenza, ma non abbandonati in mano a un popolo di barbari e bestemmiatori. 5La purificazione del tempio avvenne nello stesso giorno in cui gli stranieri l'avevano profanato, il venticinque dello stesso mese, cioè di Casleu. 6Con gioia passarono otto giorni come nella festa delle Capanne, ricordando come poco tempo prima avevano passato la feste delle Capanne dispersi sui monti e nelle caverne come animali selvatici. 7Perciò, tenendo in mano bastoni ornati, rami verdi e palme, innalzavano inni a colui che aveva fatto ben riuscire la purificazione del suo proprio tempio. 8Stabilirono quindi con pubblico decreto e deliberazione per tutto il popolo dei Giudei, che ogni anno si celebrassero questi giorni. 9Tali furono le vicende riguardanti la morte di Antioco chiamato Epìfane. 10Ora invece esporremo le cose accadute sotto Antioco Eupàtore, figlio di quell'empio, sunteggiando le principali sventure connesse alle guerre. 11Costui, dunque, succeduto nel regno, nominò capo degli affari politici un certo Lisia, primo stratega della Celesiria e della Fenicia. 12Tolomeo, chiamato Macrone, preferendo osservare la giustizia nei riguardi dei Giudei, a causa dei torti che erano stati fatti loro, cercava di svolgere i rapporti con loro pacificamente. 13Per questo motivo fu accusato dagli amici presso l'Eupàtore ed egli, sentendosi spesso chiamare traditore per aver abbandonato Cipro a lui affidata dal Filomètore ed essere passato dalla parte di Antioco Epìfane, né potendo esercitare con onore la carica, preso il veleno, pose fine alla propria vita. 14Gorgia, divenuto stratega della regione, assoldava stranieri e teneva viva la guerra contro i Giudei. 15Insieme con lui anche gli Idumei, che occupavano fortezze strategiche, lottavano contro i Giudei e, dando asilo a tutti i fuorusciti da Gerusalemme, cominciarono a fomentare la guerra. 16Pertanto gli uomini del Maccabeo, dopo aver innalzato preghiere e supplicato Dio che si facesse loro alleato, mossero contro le fortezze degli Idumei 17e, attaccandole con energia, si impadronirono delle posizioni, respinsero quelli che combattevano sulle mura e uccisero quanti erano venuti a tiro; ne uccisero così non meno di ventimila. 18Non meno di novemila tuttavia fuggirono in due torri fortificate a regola d'arte e fornite di tutto l'occorrente per sostenere l'assedio. 19Allora il Maccabeo, lasciando Simone e Giuseppe e inoltre Zaccheo e i suoi uomini, sufficienti per quell'assedio, si recò in zone più critiche. 20Ma gli uomini di Simone, vinti dalla prospettiva del guadagno, si lasciarono persuadere per denaro da alcuni che erano nelle torri e, ricevute settantamila dramme, ne lasciarono fuggire alcuni. 21Quando fu riferito al Maccabeo l'accaduto, radunati i capi del popolo, li accusò di aver venduto per denaro i loro fratelli, dando libertà ai loro nemici. 22Fece giustiziare coloro che si erano resi colpevoli di tradimento e senza indugio espugnò le due torri. 23Essendo ben riuscito in tutto con le armi in mano, mise a morte nelle due fortezze più di ventimila uomini. 24Timòteo, che prima aveva perduto di fronte ai Giudei, assoldando ora forze straniere in gran numero e radunando la cavalleria dell'Asia, che non era meno numerosa, avanzò con l'intenzione di soggiogare la Giudea con le armi. 25Gli uomini del Maccabeo al suo avvicinarsi, si cosparsero il capo di polvere per la preghiera a Dio e, cintisi i fianchi di sacco, 26si prostrarono sul rialzo davanti all'altare e lo supplicarono che si mostrasse loro propizio e fosse nemico dei loro nemici e avversario dei loro avversari, secondo l'espressione della legge. 27Terminata la preghiera, presero le armi e uscirono dalla città per un bel tratto. Quando furono vicini ai nemici, si fermarono. 28Appena spuntata la luce del mattino, iniziò l'attacco dalle due parti, gli uni avendo a garanzia del successo e della vittoria gloriosa la fiducia nel Signore, gli altri ponendo come guida nel conflitto il loro ardire. 29Accesasi una lotta durissima, apparvero dal cielo ai nemici cinque uomini splendidi su cavalli dalle briglie d'oro, che guidavano i Giudei. 30Essi presero in mezzo il Maccabeo e, riparandolo con le loro armature, lo rendevano invulnerabile; contro gli avversari invece scagliavano dardi e folgori ed essi, confusi e accecati, si dispersero in preda al disordine. 31Ne furono uccisi ventimilacinquecento e seicento cavalieri. 32Lo stesso Timòteo dovette rifugiarsi nella fortezza chiamata Ghezer, ben munita, dove era comandante Chérea. 33Ma i soldati del Maccabeo assediarono con entusiasmo la fortezza per quattro giorni. 34Gli assediati, fidando delle fortificazioni del luogo, bestemmiavano in modo orribile e lanciavano empie frasi. 35Alle prime luci del quinto giorno, venti giovani del Maccabeo, accesi di sdegno per le bestemmie, prese d'assalto le mura coraggiosamente e con selvaggio furore, travolsero chiunque trovarono. 36Anche altri, attaccando con una manovra di aggiramento, incendiarono le torri e, accesi dei fuochi, bruciarono vivi i bestemmiatori; altri ancora sfondarono le porte e fatto entrare il resto dell'esercito affrettarono la presa della città. 37Uccisero Timòteo che si era nascosto in una buca e il fratello di lui Chérea e Apollòfane. 38Terminata l'impresa, con canti e inni di riconoscenza benedicevano il Signore che aveva magnificamente favorito Israele e concesso loro la vittoria. 11 1Dopo brevissimo tempo Lisia, tutore e parente del re e incaricato degli affari di stato, mal sopportando l'accaduto, 2raccolti circa ottantamila uomini e tutta la cavalleria, mosse contro i Giudei, calcolando di ridurre la città a dimora dei Greci, 3di imporre tasse al tempio come agli altri edifici di culto dei pagani e di mettere in vendita ogni anno il sommo sacerdozio. 4Egli non considerava per niente la potenza di Dio, ma si appoggiava sulla potenza di migliaia di fanti, sulle migliaia di cavalli e sugli ottanta elefanti. 5Entrato nella Giudea e avvicinatosi a Bet-Zur, che era una posizione fortificata distante da Gerusalemme circa venti miglia, la cinse d'assedio. 6Quando gli uomini del Maccabeo vennero a sapere che quegli assediava le fortezze, tra gemiti e lacrime supplicarono con tutto il popolo il Signore che inviasse il suo angelo buono a salvare Israele. 7Lo stesso Maccabeo, cingendo per primo le armi, esortò gli altri ad esporsi con lui al pericolo per andare in aiuto dei loro fratelli: tutti insieme partirono con coraggio. 8Mentre si trovavano ancora vicino a Gerusalemme, apparve come condottiero davanti a loro un cavaliere in sella, vestito di bianco, in atto di agitare un'armatura d'oro. 9Tutti insieme benedissero Dio misericordioso e si sentirono così rafforzati in cuore, che erano pronti ad assalire non solo gli uomini ma anche le bestie più feroci e mura di ferro. 10Procedevano in ordine, con un alleato venuto dal cielo, per la misericordia che il Signore aveva avuto di loro. 11Gettatisi come leoni sui nemici, ne stesero al suolo undicimila e milleseicento cavalieri, tutti gli altri li costrinsero a fuggire. 12Costoro in gran parte riuscirono a salvarsi feriti e spogliati. Anche Lisia per salvarsi fu costretto a fuggire vergognosamente. 13Ma, non privo di intelligenza, pensando alla sconfitta subìta e constatando che gli Ebrei erano invincibili, perché l'onnipotente Dio combatteva al loro fianco, 14mandò a proporre un accordo su tutto ciò che fosse giusto, assicurando che a questo scopo avrebbe persuaso il re, facendo pressione su di lui perché diventasse loro amico. 15Il Maccabeo, badando a ciò che più conveniva, acconsentì a tutto quanto Lisia chiedeva. Quanto infatti il Maccabeo aveva presentato a Lisia per iscritto a riguardo dei Giudei, fu accordato dal re. 16Il contenuto della lettera scritta da Lisia ai Giudei era del seguente tenore: 17"Lisia al popolo dei Giudei salute. Giovanni e Assalonne, inviati da voi, ci hanno consegnato la decisione qui sotto riportata e hanno chiesto la ratifica dei punti in essa dichiarati. 18Quanto era necessario riferire al re, l'ho riferito ed egli ha accordato quanto era accettabile. 19Se dunque conserverete il vostro buon impegno per gli interessi del regno, procurerò anche in avvenire di esservi causa di favori. 20Su questi punti e sui particolari ho dato ordine a questi due e ai miei incaricati di trattare con voi. 21State bene. L'anno centoquarantotto, il ventiquattro del mese di Dioscorinzio". 22La lettera del re si esprimeva così: "Il re Antioco al fratello Lisia salute. 23Dopo che nostro padre è passato tra gli dèi, volendo noi che i cittadini del regno possano tranquillamente attendere ai loro interessi particolari 24e, avendo sentito che i Giudei, non favorevoli al disegno di ellenizzazione di nostro padre, attaccati invece al loro sistema di vita, chiedono di potersi attenere alle proprie leggi, 25desiderosi a nostra volta che anche questo popolo sia libero da turbamenti, decretiamo che il tempio sia loro restituito e si governino secondo le tradizioni dei loro antenati. 26Farai quindi cosa opportuna a inviare loro messaggeri e ad offrire loro la destra perché, conosciuta la nostra decisione, si sentano contenti e riprendano a loro agio la cura delle proprie cose". 27La lettera del re indirizzata al popolo era così concepita: "Il re Antioco al consiglio degli anziani dei Giudei e agli altri Giudei salute. 28Se state bene, è appunto come noi vogliamo: anche noi godiamo ottima salute. 29Menelao ci ha rivelato che voi volete tornare a vivere nelle vostre sedi. 30A quelli che si metteranno in viaggio entro i trenta giorni del mese di Xàntico, sarà garantita sicurezza e facoltà 31di usare, come Giudei, delle loro regole alimentari e delle loro leggi come prima e nessuno di loro potrà essere molestato da alcuno per le mancanze commesse per ignoranza. 32Ho anche mandato Menelao per rassicurarvi. 33State bene. L'anno centoquarantotto, il venticinque del mese di Xàntico". 34Anche i Romani inviarono loro questa lettera: "Quinto Memmio e Tito Manio, legati dei Romani, al popolo dei Giudei salute. 35Riguardo a ciò che Lisia, parente del re, vi ha accordato, anche noi siamo d'accordo. 36Riguardo invece a quei punti che egli ha giudicato dover riferire al re, mandate subito uno, dopo aver deliberato tra di voi, perché possiamo esporre le cose in modo conveniente per voi. Noi siamo in viaggio per Antiochia. 37Mandate dunque in fretta alcuni per farci conoscere di quale parere siete. 38State bene. L'anno centoquarantotto, il venticinque del mese di Xàntico". 12 1Conclusi questi accordi, Lisia ritornò presso il re; i Giudei invece si diedero a coltivare la terra. 2Ma alcuni dei comandanti dei distretti e precisamente Timòteo e Apollonio, figlio di Gennèo, Ierònimo e Demofonte e, oltre questi, Nicànore, il comandante dei mercenari di Cipro, non li lasciavano vivere tranquilli né procedere in pace. 3Gli abitanti di Giaffa perpetrarono un'empietà di questo genere: invitarono i Giudei che abitavano con loro a salire con le mogli e con i figli su barche allestite da loro, come se non ci fosse alcuna cattiva intenzione a loro riguardo, 4ma fosse un'iniziativa di tutta la cittadinanza. Essi accettarono, desiderosi di rinsaldare la pace, e lontani da ogni sospetto. Ma quando furono al largo, li fecero affondare in numero non inferiore a duecento. 5Quando Giuda fu informato di questa crudeltà compiuta contro i suoi connazionali, diede ordine ai suoi uomini 6e, invocando Dio, giusto giudice, mosse contro gli assassini dei suoi fratelli e nella notte incendiò il porto, bruciò le navi e uccise di spada quanti vi si erano rifugiati. 7Poi, dato che il luogo era sbarrato, abbandonò l'impresa con l'idea di tornare un'altra volta e sradicare tutta la cittadinanza di Giaffa. 8Avendo poi appreso che anche i cittadini di Iamnia volevano usare lo stesso sistema con i Giudei che abitavano con loro, 9piombando di notte sui cittadini di Iamnia, incendiò il porto con la flotta, così che si vedeva il bagliore delle fiamme fino a Gerusalemme, che è distante duecentoquaranta stadi. 10Quando si furono allontanati di là per nove stadi, dirigendosi contro Timòteo, non meno di cinquemila Arabi con cinquecento cavalieri irruppero contro Giuda. 11Ne nacque una zuffa furiosa, ma gli uomini di Giuda con l'aiuto di Dio ebbero la meglio. I nomadi invece, sopraffatti, supplicarono Giuda che stendesse loro la destra promettendo di cedergli bestiame e di aiutarlo in tutto il resto. 12Giuda, prevedendo che realmente gli sarebbero stati utili in molte cose, acconsentì a far la pace con loro ed essi, strette le destre, tornarono alle loro tende. 13Attaccò anche una città difesa da contrafforti, circondata da mura e abitata da gente d'ogni stirpe, chiamata Casfin. 14Quelli di dentro, sicuri della solidità delle mura e delle riserve di viveri, si mostravano insolenti con gli uomini di Giuda, insultandoli, aggiungendo bestemmie e pronunciando frasi che non è lecito riferire. 15Ma gli uomini di Giuda, dopo aver invocato il grande Signore del mondo, il quale senza arieti e senza macchine ingegnose aveva fatto cadere Gèrico al tempo di Giosuè, assalirono furiosamente le mura. 16Presa la città per volere di Dio, fecero innumerevoli stragi, cosicché il lago adiacente, largo due stadi, sembrava pieno del sangue che vi colava dentro. 17Allontanatisi di là settecentocinquanta stadi giunsero a Caraca, presso i Giudei chiamati Tubiani; 18ma da quelle parti non trovarono Timòteo, il quale era già partito dalla zona, senza aver intrapreso alcuna azione, ma lasciando in un certo luogo un presidio molto forte. 19Dosìteo e Sosìpatro, due capitani del Maccabeo, in una sortita sterminarono gli uomini di Timòteo lasciati nella fortezza, che erano più di diecimila. 20Intanto il Maccabeo ordinò il suo esercito dividendolo in reparti, nominò questi al comando dei reparti e mosse contro Timòteo, il quale aveva con sé centoventimila fanti e duemilacinquecento cavalieri. 21Quando Timòteo seppe dell'arrivo di Giuda, mandò avanti le donne, i fanciulli e tutto il bagaglio nel luogo chiamato Carnion: era questa una posizione inespugnabile e inaccessibile per la strettezza di tutti i passaggi. 22All'apparire del primo reparto di Giuda, si diffuse tra i nemici il panico e il terrore perché si verificò contro di loro l'apparizione di colui che dall'alto tutto vede, e perciò cominciarono a fuggire precipitandosi chi da una parte chi dall'altra, cosicché spesso erano colpiti dai propri compagni e trafitti dalle punte delle loro spade. 23Giuda dirigeva l'inseguimento con ogni energia, trafiggendo quegli empi: ne sterminò circa trentamila. 24Lo stesso Timòteo, caduto in mano agli uomini di Dosìteo e Sosìpatro, supplicava con molta astuzia di essere lasciato sano e salvo, perché tratteneva come ostaggi i genitori di molti di loro e di alcuni i fratelli ai quali sarebbe capitato di essere trattati senza riguardo. 25Avendo egli con molti discorsi prestato solenne promessa di restituire incolumi gli ostaggi, lo lasciarono libero per la salvezza dei propri fratelli. 26Giuda mosse poi contro Carnion e l'Atergatéo e uccise venticinquemila uomini. 27Dopo la sconfitta e lo sterminio di questi, marciò contro la fortezza di Efron, nella quale era stanziato Lisia con una moltitudine di gente di ogni razza; davanti alle mura erano schierati i giovani più forti e combattevano vigorosamente, mentre nella città stavano pronte molte riserve di macchine e di proiettili. 28Avendo invocato il Signore che distrugge con la sua potenza le forze dei nemici, i Giudei fecero cadere la città nelle proprie mani e uccisero venticinquemila di coloro che vi stavano dentro. 29Ritornati di là, mossero verso Beisan, che dista seicento stadi da Gerusalemme. 30Ma i Giudei che vi abitavano testimoniarono che i cittadini di Beisan avevano dimostrato loro benevolenza e buona comprensione nel tempo della sventura 31e questi li ringraziarono e li esortarono ad essere ben disposti anche in seguito verso il loro popolo. Poi si recarono a Gerusalemme nell'imminenza della festa delle settimane. 32Dopo questa festa, chiamata Pentecoste, mossero contro Gorgia, stratega dell'Idumea. 33Questi avanzò con tremila fanti e quattrocento cavalieri. 34Schieratisi in combattimento, caddero un piccolo numero di Giudei. 35Un certo Dosìteo, degli uomini di Bacènore, abile nel cavalcare e valoroso, si attaccò a Gorgia e, afferratolo per la clamide, lo trascinava a gran forza volendo prendere vivo quello scellerato; ma uno dei cavalieri traci si gettò su di lui tagliandogli la spalla e Gorgia poté fuggire a Maresa. 36Poiché gli uomini di Esdrin combattevano da lungo tempo ed erano stanchi, Giuda supplicò il Signore che si mostrasse loro alleato e guida nella battaglia. 37Poi, intonato nella lingua paterna il grido di guerra che si accompagnava agli inni, diede un assalto improvviso alle truppe di Gorgia e le mise in fuga. 38Giuda poi radunò l'esercito e venne alla città di Odollam; poiché si compiva la settimana, si purificarono secondo l'uso e vi passarono il sabato. 39Il giorno dopo, quando ormai la cosa era diventata necessaria, gli uomini di Giuda andarono a raccogliere i cadaveri per deporli con i loro parenti nei sepolcri di famiglia. 40Ma trovarono sotto la tunica di ciascun morto oggetti sacri agli idoli di Iamnia, che la legge proibisce ai Giudei; fu perciò a tutti chiaro il motivo per cui costoro erano caduti. 41Perciò tutti, benedicendo l'operato di Dio, giusto giudice che rende palesi le cose occulte, 42ricorsero alla preghiera, supplicando che il peccato commesso fosse pienamente perdonato. Il nobile Giuda esortò tutti quelli del popolo a conservarsi senza peccati, avendo visto con i propri occhi quanto era avvenuto per il peccato dei caduti. 43Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dramme d'argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio, agendo così in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero della risurrezione. 44Perché se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. 45Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato. 13 1Nell'anno centoquarantanove giunse notizia agli uomini di Giuda che Antioco Eupàtore muoveva contro la Giudea con numerose truppe; 2era con lui Lisia, suo tutore e preposto agli affari dello stato, che aveva con sé un esercito greco di centodiecimila fanti, cinquemilatrecento cavalli, ventidue elefanti e trecento carri falcati. 3A costoro si unì anche Menelao, il quale incoraggiava con molta astuzia Antioco, non per la salvezza della patria, ma per la speranza di essere rimesso al suo posto di comando. 4Ma il Re dei re eccitò l'ira di Antioco contro quello scellerato e, quando Lisia ebbe additato costui come causa di tutti i mali, diede ordine che fosse condotto a Berèa e messo a morte secondo l'usanza del luogo. 5Vi è là una torre di cinquanta cubiti piena di cenere. Essa ha un ordigno girevole che da ogni lato fa cadere a precipizio sulla cenere. 6Di lassù chi è reo di sacrilegio o chi ha raggiunto gli estremi in certi altri delitti, tutti lo spingono alla morte. 7In tal modo l'empio Menelao incontrò la morte e non trovò terra per la sepoltura; 8giusto castigo poiché, dopo aver commesso molti delitti attorno all'altare dov'erano il fuoco sacro e la cenere, nella cenere trovò la sua morte. 9Il re avanzava con barbari sentimenti e con l'intenzione di far provare ai Giudei trattamenti peggiori di quelli che avevano subiti sotto suo padre. 10Quando Giuda seppe queste cose, ordinò al popolo di pregare il Signore giorno e notte, perché, come altre volte, così anche ora aiutasse coloro che erano in pericolo di essere privati della legge, della patria e del tempio santo 11e non permettesse che il popolo, che aveva appena goduto di un breve respiro, cadesse in mano a quegli infami pagani. 12Quando ebbero fatto ciò tutti insieme ed ebbero supplicato il Signore misericordioso con gemiti e digiuni e prostrazioni per tre giorni continui, Giuda li esortò e comandò loro di tenersi preparati. 13Tenuto poi un convegno a parte con gli anziani, decise che si dovesse, con l'aiuto di Dio, risolvere le cose uscendo a battaglia prima che l'esercito entrasse nella Giudea e si impadronisse della città. 14Affidando poi ogni cura al creatore del mondo, esortò i suoi a combattere da prodi fino alla morte per le leggi, per il tempio, per la città, per la patria, per le loro istituzioni, e pose il campo vicino a Modin. 15Data ai suoi uomini la parola d'ordine "Vittoria di Dio", con giovani valorosi ben scelti, piombò di notte sulla tenda del re nell'accampamento, uccise circa tremila uomini e trafisse il più grosso degli elefanti insieme con l'uomo che era nella torretta 16e alla fine riempirono tutto il campo di terrore e confusione; poi se ne tornarono ad impresa ben riuscita. 17Quando già spuntava il giorno, la cosa era compiuta, per la protezione del Signore che aveva assistito Giuda. 18Il re, avuto questo saggio dell'audacia dei Giudei, tentava con l'astuzia la conquista delle posizioni. 19Così si spingeva contro Bet-Zur, una ben munita fortezza dei Giudei, ma veniva respinto, aveva sfortuna e falliva; 20mentre Giuda faceva giungere il necessario agli assediati. 21Intanto Rodoco, appartenente alle file dei Giudei, aveva rivelato i segreti ai nemici: fu ricercato, preso e tolto di mezzo. 22Il re tornò a trattare con quelli che erano in Bet-Zur, diede e ricevette la destra di pace e se ne andò. Assalì gli uomini di Giuda ma ebbe la peggio. 23Ricevette poi notizia che Filippo, lasciato in Antiochia a dirigere gli affari, agiva da dissennato e ne rimase sconcertato; invitò i Giudei a trattare, si sottomise, si obbligò con giuramento a rispettare tutte le giuste condizioni, ristabilì l'accordo e offrì un sacrificio, onorò il tempio e beneficò il luogo. 24Fece accoglienze al Maccabeo e lasciò Egemònide come stratega da Tolemàide fino al paese dei Gerreni. 25Venne a Tolemàide, ma i cittadini di Tolemàide si mostrarono malcontenti per quegli accordi; erano irritati contro coloro che avevano voluto abolire i loro privilegi. 26Salì allora sulla tribuna Lisia, fece la sua difesa meglio che poté, li persuase, li calmò, li rese ragionevoli; poi tornò ad Antiochia. Così si svolse la spedizione del re e il suo ritorno. 14 1Dopo un periodo di tre anni, venne all'orecchio degli uomini di Giuda che Demetrio, figlio di Selèuco, era sbarcato nel porto di Tripoli con un grande esercito e la flotta 2e si era impadronito del paese, eliminando Antioco e il suo tutore Lisia. 3Un certo Àlcimo, che era stato prima sommo sacerdote, ma che si era volontariamente contaminato nei giorni della secessione, accorgendosi che per nessun verso si apriva a lui una via di salvezza né ulteriore accesso al sacro altare, 4andò dal re Demetrio verso l'anno centocinquantuno offrendogli una corona d'oro e una palma oltre ai tradizionali ramoscelli di ulivo del tempio e per quel giorno stette quieto. 5Ma colse l'occasione favorevole alla sua follia, quando fu chiamato da Demetrio al consiglio e fu interrogato in quale disposizione e mentalità si tenessero i Giudei. A questa richiesta rispose: 6"I Giudei che si dicono Asidèi, a capo dei quali sta Giuda il Maccabeo, alimentano guerre e ribellioni e non lasciano che il regno trovi la tranquillità. 7Per questo anch'io, privato della dignità ereditaria, intendo dire del sommo sacerdozio, sono venuto qui, 8spinto anzitutto da schietta premura per gli interessi del re e dalla preoccupazione della sconsideratezza delle suddette persone, in secondo luogo mirando ai miei concittadini, perché, a causa del disordine della situazione descritta, tutto il nostro popolo viene non poco impoverito. 9Ora che sai queste cose in particolare, tu, re, provvedi al paese e alla nostra stirpe che va decadendo, con quella cortese benevolenza che hai con tutti. 10Fin quando Giuda è là, la situazione non può mettersi tranquilla". 11Dopo queste sue parole, gli altri amici, irritati per i successi di Giuda, si affrettarono a infiammare Demetrio. 12Questi, designato subito Nicànore, già a capo degli elefanti, e nominatolo stratega della Giudea, lo inviò 13con l'ordine di eliminare prima Giuda, di disperdere i suoi uomini e di costituire Àlcimo sommo sacerdote del tempio massimo. 14Allora i pagani della Giudea, che erano fuggiti davanti a Giuda, si univano in massa a Nicànore sapendo che le sfortune e le calamità dei Giudei sarebbero state apportatrici di fortuna per loro. 15Quando seppero della venuta di Nicànore e dell'aggressione dei pagani, i Giudei cosparsi di polvere, elevarono suppliche a colui che ha stabilito il suo popolo per i secoli e che con segni palesi sempre protegge la sua porzione. 16Poi il comandante, dati gli ordini, mosse rapidamente di là e si scontrò con loro presso il villaggio di Dessau. 17Simone, fratello di Giuda, aveva già attaccato Nicànore, ma era rimasto battuto per l'improvvisa comparsa dei nemici. 18Tuttavia Nicànore, sentendo parlare del valore che avevano gli uomini di Giuda e del loro entusiasmo nelle lotte per la patria, non si arrischiava a decidere la sorte con spargimento di sangue. 19Per questo mandò Posidonio e Teòdoto e Mattatia a dare e ricevere la destra per la pace. 20Fu fatto un lungo esame intorno a queste cose e, quando il comandante ne diede comunicazione alle truppe, il parere risultò concorde e accettarono gli accordi. 21Fissarono il giorno nel quale sarebbero venuti a un incontro privato. Dall'una e dall'altra parte avanzò una lettiga e collocarono dei seggi. 22Giuda tuttavia dispose degli uomini armati nei luoghi opportuni per paura che si verificasse d'improvviso qualche tradimento da parte dei nemici: così in buon accordo tennero il convegno. 23Nicànore si trattenne in Gerusalemme e non fece alcun gesto fuori luogo; anzi licenziò le turbe raccogliticce che gli si erano unite. 24Voleva Giuda sempre alla sua presenza, sentiva un'intima inclinazione per quel prode. 25L'esortò a sposarsi e ad avere figli; e quegli si sposò, poté mettersi a posto e godere giorni sereni. 26Ma Àlcimo, vedendo la loro reciproca simpatia e procuratosi copia degli accordi intercorsi, andò da Demetrio e gli disse che Nicànore seguiva una linea contraria agli interessi dello stato: aveva infatti nominato suo successore Giuda, il sobillatore del regno. 27Il re, acceso di sdegno e irritato per le calunnie di quel genio malefico, scrisse a Nicànore, dichiarandogli di essere scontento delle alleanze concluse e ordinandogli che gli mandasse subito ad Antiochia il Maccabeo in catene. 28Nicànore, sorpreso da questi ordini, rimase sconcertato e aveva ripugnanza a rompere le alleanze senza che l'uomo avesse commesso alcuna colpa. 29Ma, poiché non gli era possibile agire contro la volontà del re, cercava l'occasione per effettuare la cosa con qualche stratagemma. 30Il Maccabeo, notando che Nicànore era più freddo nei rapporti con lui e che nei consueti incontri si comportava con durezza, arguendo che questa freddezza non presagiva niente di buono, raccolti non pochi dei suoi non si fece più vedere da Nicànore. 31Quest'altro, accortosi di essere stato giocato abilmente da quell'uomo, salito al massimo e santo tempio, mentre i sacerdoti stavano compiendo i sacrifici prescritti, ordinò che gli fosse consegnato l'uomo. 32I sacerdoti dichiararono con giuramento che non sapevano dove mai fosse il ricercato 33ma egli, stendendo la destra contro il tempio, giurò: "Se non mi consegnerete Giuda in catene, farò di questa dimora di Dio una piazza pulita, abbatterò dalle fondamenta l'altare e innalzerò qui uno splendido tempio a Dioniso". 34Dette queste grosse parole, se ne andò. I sacerdoti alzando le mani al cielo, invocarono il protettore sempre vigile del nostro popolo: 35"Tu, Signore, che di nulla hai bisogno, ti sei compiaciuto di porre il tempio della tua abitazione in mezzo a noi. 36E ora tu, Santo e Signore di ogni santità, custodisci questa tua casa, appena purificata, per sempre libera da contaminazioni". 37Fu denunziato a Nicànore un certo Razis degli anziani di Gerusalemme, uomo pieno di amore per la città, che godeva grandissima fama e chiamato per la sua benevolenza padre dei Giudei. 38Egli infatti nei giorni precedenti la rivolta si era attirata l'accusa di giudaismo e realmente per il giudaismo aveva impegnato corpo e anima con piena generosità. 39Volendo Nicànore far nota a tutti l'ostilità che aveva verso i Giudei, mandò più di cinquecento soldati per arrestarlo; 40pensava infatti che, prendendo costui, avrebbe arrecato loro un grave colpo. 41Ma, quando quella truppa stava per occupare la torre e tentava di forzare la porta del cortile e ordinavano di portare il fuoco e di appiccarlo alle porte, egli, accerchiato da ogni lato, si piantò la spada in corpo, 42preferendo morire nobilmente piuttosto che divenire schiavo degli empi e subire insulti indegni della sua nobiltà. 43Non avendo però portato a segno il colpo per la fretta della lotta, mentre la folla premeva fuori delle porte, salì coraggiosamente sulle mura e si lasciò cadere a precipizio sulla folla con gesto da prode. 44Essi lo scansarono immediatamente lasciando uno spazio libero ed egli cadde in mezzo allo spazio vuoto. 45Poiché respirava ancora, con l'animo infiammato, si alzò, mentre il sangue gli usciva a fiotti e le ferite lo straziavano e, attraversata di corsa la folla, salì su di un tratto di roccia, 46ormai completamente esangue; si strappò gli intestini e prendendoli con le mani li gettò contro la folla; morì in tal modo invocando il Signore della vita e dello spirito perché di nuovo glieli restituisse. 15 1Nicànore, avendo saputo che gli uomini di Giuda si trovavano nella regione della Samaria, decise di assalirli a colpo sicuro nel giorno del riposo. 2Poiché i Giudei che l'avevano seguito forzatamente gli dicevano: "Assolutamente non devi ucciderli in modo così crudele e barbaro; rendi onore al giorno che è stato già onorato rivestendolo di santità da colui che tutto vede", 3quell'uomo tre volte scellerato chiese se c'era in cielo un Signore che aveva comandato di celebrare il giorno del sabato. 4Essi risposero: "Vi è il Signore vivente; egli è il sovrano del cielo, che ha comandato di celebrare il settimo giorno". 5L'altro ribatté: "E io sono sovrano sulla terra, che comando di prendere le armi e portare a termine le disposizioni del re". Tuttavia non riuscì a mandare ad effetto il suo crudele intento. 6Nicànore, dunque, alzata la testa con tutta la superbia, aveva decretato di erigere un pubblico trofeo per la vittoria sugli uomini di Giuda. 7Il Maccabeo invece era costantemente convinto e pienamente fiducioso di trovare protezione da parte del Signore. 8Esortava i suoi uomini a non temere l'attacco dei pagani, ma a tener fissi in mente gli aiuti che in passato erano venuti loro dal Cielo e ad aspettare ora la vittoria che sarebbe stata loro concessa dall'Onnipotente. 9Confortandoli così con le parole della legge e dei profeti e ricordando loro le lotte che avevano già condotte a termine, li rese più coraggiosi. 10Avendo così stimolato i loro sentimenti, espose e denunziò la malafede dei pagani e la violazione dei giuramenti. 11Dopo aver armato ciascuno di loro non tanto con la sicurezza degli scudi e delle lance quanto con il conforto delle egregie parole, li riempì di gioia, narrando loro un sogno degno di fede, anzi una vera visione. 12La sua visione era questa: Onia, che era stato sommo sacerdote, uomo eccellente, modesto nel portamento, mite nel contegno, dignitoso nel proferir parole, occupato dalla fanciullezza in quanto riguardava la virtù, con le mani protese pregava per tutta la nazione giudaica. 13Gli era anche apparso un personaggio che si distingueva per la canizie e la dignità ed era rivestito di una maestà meravigliosa e piena di magnificenza. 14Onia disse: "Questi è l'amico dei suoi fratelli, colui che innalza molte preghiere per il popolo e per la città santa, Geremia il profeta di Dio". 15E Geremia stendendo la destra consegnò a Giuda una spada d'oro, pronunciando queste parole nel porgerla: 16"Prendi la spada sacra come dono da parte di Dio; con questa abbatterai i nemici". 17Esortati dalle bellissime parole di Giuda, capaci di spingere all'eroismo e di rendere virile anche l'animo dei giovani, decisero di non restare in campo, ma di intervenire coraggiosamente e decidere la sorte attaccando battaglia con tutto il coraggio, perché la città e le cose sante e il tempio erano in pericolo. 18Minore era il loro timore per le donne e i figli come pure per i fratelli e i parenti, poiché la prima e principale preoccupazione era per il tempio consacrato. 19Anche per quelli rimasti in città non era piccola l'angoscia, essendo tutti turbati per l'ansia del combattimento in campo aperto. 20Mentre tutti erano in attesa della prova imminente e i nemici già avevano cominciato ad attaccare e l'esercito era in ordine di battaglia e gli elefanti erano piazzati in posizione opportuna e la cavalleria schierata ai lati, 21il Maccabeo dopo aver osservato le moltitudini presenti e la svariata attrezzatura delle armi e la ferocia delle bestie, alzò le mani al cielo e invocò il Signore che compie prodigi, convinto che non è possibile vincere con le armi, ma che egli concede la vittoria a coloro che ne sono degni, secondo il suo giudizio. 22Invocando il Signore, si esprimeva in questo modo: "Tu, Signore, inviasti il tuo angelo al tempo di Ezechia re della Giudea ed egli fece perire nel campo di Sennàcherib centottantacinquemila uomini. 23Anche ora, sovrano del cielo, manda un angelo buono davanti a noi per incutere paura e tremore. 24Siano atterriti dalla potenza del tuo braccio coloro che bestemmiando sono venuti qui contro il tuo santo tempio". Con queste parole egli terminò. 25Gli uomini di Nicànore avanzavano al suono delle trombe e degli inni di guerra. 26Invece gli uomini di Giuda con invocazioni e preghiere si gettarono nella mischia contro i nemici. 27In tal modo combattendo con le mani e pregando Dio con il cuore, travolsero non meno di trentacinquemila uomini, rallegrandosi grandemente per la manifesta presenza di Dio. 28Terminata la battaglia, mentre facevano ritorno pieni di gioia, riconobbero Nicànore caduto con tutte le sue armi. 29Levarono alte grida dandosi all'entusiasmo, mentre benedicevano l'Onnipotente nella lingua paterna. 30Quindi colui che era stato sempre il primo a combattere per i suoi concittadini con anima e corpo, colui che aveva conservato l'affetto della prima età verso i suoi connazionali, comandò che tagliassero la testa di Nicànore e la sua mano con il braccio e li portassero a Gerusalemme. 31Quando vi giunse, chiamò a raccolta tutti i connazionali e i sacerdoti davanti all'altare: sostando in mezzo a loro mandò a chiamare quelli dell'Acra 32e mostrò loro la testa dell'empio Nicànore e la mano che quel bestemmiatore aveva steso contro la sacra dimora dell'Onnipotente pronunciando parole orgogliose. 33Tagliata poi la lingua del sacrilego Nicànore, la fece gettare a pezzi agli uccelli e ordinò di appendere davanti al tempio la mercede della sua follia. 34Tutti allora, rivolti verso il cielo, benedissero il Signore glorioso dicendo: "Benedetto colui che ha conservato la sua dimora inviolata". 35Fece poi appendere la testa di Nicànore all'Acra alla vista di tutti, perché fosse segno manifesto dell'aiuto di Dio. 36Quindi decretarono unanimemente con voto pubblico di non lasciar passare inosservato quel giorno, ma di commemorarlo il tredici del decimosecondo mese – che in lingua siriaca si chiama Adar – il giorno precedente la festa di Mardocheo. 37Così andarono le cose riguardo a Nicànore e, poiché da quel tempo la città è rimasta in mano agli Ebrei, anch'io chiudo qui la mia narrazione. 38Se la disposizione dei fatti è riuscita scritta bene e ben composta, era quello che volevo; se invece è riuscita di poco valore e mediocre, questo solo ho potuto fare. 39Come il bere solo vino e anche il bere solo acqua è dannoso e viceversa come il vino mescolato con acqua è amabile e procura un delizioso piacere, così l'arte di ben disporre l'argomento delizia gli orecchi di coloro a cui capita di leggere la composizione. E qui sia la fine. La Bibbia di Gerusalemme Antico Testamento I libri poetici e Sapienziali Giobbe 1 1C'era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male. 2Gli erano nati sette figli e tre figlie; 3possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e molto numerosa era la sua servitù. Quest'uomo era il più grande fra tutti i figli d'oriente. 4Ora i suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare anche le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme. 5Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti secondo il numero di tutti loro. Giobbe infatti pensava: "Forse i miei figli hanno peccato e hanno offeso Dio nel loro cuore". Così faceva Giobbe ogni volta. 6Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro. 7Il Signore chiese a satana: "Da dove vieni?". Satana rispose al Signore: "Da un giro sulla terra, che ho percorsa". 8Il Signore disse a satana: "Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male". 9Satana rispose al Signore e disse: "Forse che Giobbe teme Dio per nulla? 10Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra. 11Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!". 12Il Signore disse a satana: "Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui". Satana si allontanò dal Signore. 13Ora accadde che un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del fratello maggiore, 14un messaggero venne da Giobbe e gli disse: "I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi, 15quando i Sabei sono piombati su di essi e li hanno predati e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo". 16Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è attaccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato io solo che ti racconto questo". 17Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "I Caldei hanno formato tre bande: si sono gettati sopra i cammelli e li hanno presi e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo". 18Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del loro fratello maggiore, 19quand'ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato io solo che ti racconto questo". 20Allora Giobbe si alzò e si stracciò le vesti, si rase il capo, cadde a terra, si prostrò 21e disse: "Nudo uscii dal seno di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!". 22In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto. 2 1Quando un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, anche satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore. 2Il Signore disse a satana: "Da dove vieni?". Satana rispose al Signore: "Da un giro sulla terra che ho percorsa". 3Il Signore disse a satana: "Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male. Egli è ancor saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui, senza ragione, per rovinarlo". 4Satana rispose al Signore: "Pelle per pelle; tutto quanto ha, l'uomo è pronto a darlo per la sua vita. 5Ma stendi un poco la mano e toccalo nell'osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia!". 6Il Signore disse a satana: "Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita". 7Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo. 8Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere. 9Allora sua moglie disse: "Rimani ancor fermo nella tua integrità? Benedici Dio e muori!". 10Ma egli le rispose: "Come parlerebbe una stolta tu hai parlato! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?". In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra. 11Nel frattempo tre amici di Giobbe erano venuti a sapere di tutte le disgrazie che si erano abbattute su di lui. Partirono, ciascuno dalla sua contrada, Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita, e si accordarono per andare a condolersi con lui e a consolarlo. 12Alzarono gli occhi da lontano ma non lo riconobbero e, dando in grida, si misero a piangere. Ognuno si stracciò le vesti e si cosparse il capo di polvere. 13Poi sedettero accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti, e nessuno gli rivolse una parola, perché vedevano che molto grande era il suo dolore. 3 1Dopo, Giobbe aprì la bocca e maledisse il suo giorno; 2prese a dire: 3Perisca il giorno in cui nacqui e la notte in cui si disse: "È stato concepito un uomo!". 4Quel giorno sia tenebra, non lo ricerchi Dio dall'alto, né brilli mai su di esso la luce. 5Lo rivendichi tenebra e morte, gli si stenda sopra una nube e lo facciano spaventoso gli uragani del giorno! 6Quel giorno lo possieda il buio non si aggiunga ai giorni dell'anno, non entri nel conto dei mesi. 7Ecco, quella notte sia lugubre e non entri giubilo in essa. 8La maledicano quelli che imprecano al giorno, che sono pronti a evocare Leviatan. 9Si oscurino le stelle del suo crepuscolo, speri la luce e non venga; non veda schiudersi le palpebre dell'aurora, 10poiché non mi ha chiuso il varco del grembo materno, e non ha nascosto l'affanno agli occhi miei! 11E perché non sono morto fin dal seno di mia madre e non spirai appena uscito dal grembo? 12Perché due ginocchia mi hanno accolto, e perché due mammelle, per allattarmi? 13Sì, ora giacerei tranquillo, dormirei e avrei pace 14con i re e i governanti della terra, che si sono costruiti mausolei, 15o con i principi, che hanno oro e riempiono le case d'argento. 16Oppure, come aborto nascosto, più non sarei, o come i bimbi che non hanno visto la luce. 17Laggiù i malvagi cessano d'agitarsi, laggiù riposano gli sfiniti di forze. 18I prigionieri hanno pace insieme, non sentono più la voce dell'aguzzino. 19Laggiù è il piccolo e il grande, e lo schiavo è libero dal suo padrone. 20Perché dare la luce a un infelice e la vita a chi ha l'amarezza nel cuore, 21a quelli che aspettano la morte e non viene, che la cercano più di un tesoro, 22che godono alla vista di un tumulo, gioiscono se possono trovare una tomba… 23a un uomo, la cui via è nascosta e che Dio da ogni parte ha sbarrato? 24Così, al posto del cibo entra il mio gemito, e i miei ruggiti sgorgano come acqua, 25perché ciò che temo mi accade e quel che mi spaventa mi raggiunge. 26Non ho tranquillità, non ho requie, non ho riposo e viene il tormento! 4 1Elifaz il Temanita prese la parola e disse: 2Se si tenta di parlarti, ti sarà forse gravoso? Ma chi può trattenere il discorso? 3Ecco, tu hai istruito molti e a mani fiacche hai ridato vigore; 4le tue parole hanno sorretto chi vacillava e le ginocchia che si piegavano hai rafforzato. 5Ma ora questo accade a te e ti abbatti; capita a te e ne sei sconvolto. 6La tua pietà non era forse la tua fiducia e la tua condotta integra, la tua speranza? 7Ricordalo: quale innocente è mai perito e quando mai furon distrutti gli uomini retti? 8Per quanto io ho visto, chi coltiva iniquità, chi semina affanni, li raccoglie. 9A un soffio di Dio periscono e dallo sfogo della sua ira sono annientati. 10Il ruggito del leone e l'urlo del leopardo e i denti dei leoncelli sono frantumati. 11Il leone è perito per mancanza di preda e i figli della leonessa sono stati dispersi. 12A me fu recata, furtiva, una parola e il mio orecchio ne percepì il lieve sussurro. 13Nei fantasmi, tra visioni notturne, quando grava sugli uomini il sonno, 14terrore mi prese e spavento e tutte le ossa mi fece tremare; 15un vento mi passò sulla faccia, e il pelo si drizzò sulla mia carne… 16Stava là ritto uno, di cui non riconobbi l'aspetto, un fantasma stava davanti ai miei occhi… Un sussurro…, e una voce mi si fece sentire: 17"Può il mortale essere giusto davanti a Dio o innocente l'uomo davanti al suo creatore? 18Ecco, dei suoi servi egli non si fida e ai suoi angeli imputa difetti; 19quanto più a chi abita case di fango, che nella polvere hanno il loro fondamento! Come tarlo sono schiacciati, 20annientati fra il mattino e la sera: senza che nessuno ci badi, periscono per sempre. 21La funicella della loro tenda non viene forse strappata? Muoiono senza saggezza!". 5 1Chiama, dunque! Ti risponderà forse qualcuno? E a chi fra i santi ti rivolgerai? 2Poiché allo stolto dà morte lo sdegno e la collera fa morire lo sciocco. 3Io ho visto lo stolto metter radici, ma imputridire la sua dimora all'istante. 4I suoi figli sono lungi dal prosperare, sono oppressi alla porta, senza difensore; 5l'affamato ne divora la messe e gente assetata ne succhia gli averi. 6Non esce certo dalla polvere la sventura né germoglia dalla terra il dolore, 7ma è l'uomo che genera pene, come le scintille volano in alto. 8Io, invece, mi rivolgerei a Dio e a Dio esporrei la mia causa: 9a lui, che fa cose grandi e incomprensibili, meraviglie senza numero, 10che dà la pioggia alla terra e manda le acque sulle campagne. 11Colloca gli umili in alto e gli afflitti solleva a prosperità; 12rende vani i pensieri degli scaltri e le loro mani non ne compiono i disegni; 13coglie di sorpresa i saggi nella loro astuzia e manda in rovina il consiglio degli scaltri. 14Di giorno incappano nel buio e brancolano in pieno sole come di notte, 15mentre egli salva dalla loro spada l'oppresso, e il meschino dalla mano del prepotente. 16C'è speranza per il misero e l'ingiustizia chiude la bocca. 17Felice l'uomo, che è corretto da Dio: perciò tu non sdegnare la correzione dell'Onnipotente, 18perché egli fa la piaga e la fascia, ferisce e la sua mano risana. 19Da sei tribolazioni ti libererà e alla settima non ti toccherà il male; 20nella carestia ti scamperà dalla morte e in guerra dal colpo della spada; 21sarai al riparo dal flagello della lingua, né temerai quando giunge la rovina. 22Della rovina e della fame ti riderai né temerai le bestie selvatiche; 23con le pietre del campo avrai un patto e le bestie selvatiche saranno in pace con te. 24Conoscerai la prosperità della tua tenda, visiterai la tua proprietà e non sarai deluso. 25Vedrai, numerosa, la prole, i tuoi rampolli come l'erba dei prati. 26Te ne andrai alla tomba in piena maturità, come si ammucchia il grano a suo tempo. 27Ecco, questo abbiamo osservato: è così. Ascoltalo e sappilo per tuo bene. 6 1Allora Giobbe rispose: 2Se ben si pesasse il mio cruccio e sulla stessa bilancia si ponesse la mia sventura… 3certo sarebbe più pesante della sabbia del mare! Per questo temerarie sono state le mie parole, 4perché le saette dell'Onnipotente mi stanno infitte, sì che il mio spirito ne beve il veleno e terrori immani mi si schierano contro! 5Raglia forse il somaro con l'erba davanti o muggisce il bue sopra il suo foraggio? 6Si mangia forse un cibo insipido, senza sale? O che gusto c'è nell'acqua di malva? 7Ciò che io ricusavo di toccare questo è il ributtante mio cibo! 8Oh, mi accadesse quello che invoco, e Dio mi concedesse quello che spero! 9Volesse Dio schiacciarmi, stendere la mano e sopprimermi! 10Ciò sarebbe per me un qualche conforto e gioirei, pur nell'angoscia senza pietà, per non aver rinnegato i decreti del Santo. 11Qual la mia forza, perché io possa durare, o qual la mia fine, perché prolunghi la vita? 12La mia forza è forza di macigni? La mia carne è forse di bronzo? 13Non v'è proprio aiuto per me? Ogni soccorso mi è precluso? 14A chi è sfinito è dovuta pietà dagli amici, anche se ha abbandonato il timore di Dio. 15I miei fratelli mi hanno deluso come un torrente, sono dileguati come i torrenti delle valli, 16i quali sono torbidi per lo sgelo, si gonfiano allo sciogliersi della neve, 17ma al tempo della siccità svaniscono e all'arsura scompaiono dai loro letti. 18Deviano dalle loro piste le carovane, avanzano nel deserto e vi si perdono; 19le carovane di Tema guardano là, i viandanti di Saba sperano in essi: 20ma rimangono delusi d'avere sperato, giunti fin là, ne restano confusi. 21Così ora voi siete per me: vedete che faccio orrore e vi prende paura. 22Vi ho detto forse: "Datemi qualcosa" o "dei vostri beni fatemi un regalo" 23o "liberatemi dalle mani di un nemico" o "dalle mani dei violenti riscattatemi"? 24Istruitemi e allora io tacerò, fatemi conoscere in che cosa ho sbagliato. 25Che hanno di offensivo le giuste parole? Ma che cosa dimostra la prova che viene da voi? 26Forse voi pensate a confutare parole, e come sparsi al vento stimate i detti di un disperato! 27Anche sull'orfano gettereste la sorte e a un vostro amico scavereste la fossa. 28Ma ora degnatevi di volgervi verso di me: davanti a voi non mentirò. 29Su, ricredetevi: non siate ingiusti! Ricredetevi; la mia giustizia è ancora qui! 30C'è forse iniquità sulla mia lingua o il mio palato non distingue più le sventure? 7 1Non ha forse un duro lavoro l'uomo sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario? 2Come lo schiavo sospira l'ombra e come il mercenario aspetta il suo salario, 3così a me son toccati mesi d'illusione e notti di dolore mi sono state assegnate. 4Se mi corico dico: "Quando mi alzerò?". Si allungano le ombre e sono stanco di rigirarmi fino all'alba. 5Ricoperta di vermi e croste è la mia carne, raggrinzita è la mia pelle e si disfà. 6I miei giorni sono stati più veloci d'una spola, sono finiti senza speranza. 7Ricordati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene. 8Non mi scorgerà più l'occhio di chi mi vede: i tuoi occhi saranno su di me e io più non sarò. 9Una nube svanisce e se ne va, così chi scende agl'inferi più non risale; 10non tornerà più nella sua casa, mai più lo rivedrà la sua dimora. 11Ma io non terrò chiusa la mia bocca, parlerò nell'angoscia del mio spirito, mi lamenterò nell'amarezza del mio cuore! 12Son io forse il mare oppure un mostro marino, perché tu mi metta accanto una guardia? 13Quando io dico: "Il mio giaciglio mi darà sollievo, il mio letto allevierà la mia sofferenza", 14tu allora mi spaventi con sogni e con fantasmi tu mi atterrisci. 15Preferirei essere soffocato, la morte piuttosto che questi miei dolori! 16Io mi disfaccio, non vivrò più a lungo. Lasciami, perché un soffio sono i miei giorni. 17Che è quest'uomo che tu nei fai tanto conto e a lui rivolgi la tua attenzione 18e lo scruti ogni mattina e ad ogni istante lo metti alla prova? 19Fino a quando da me non toglierai lo sguardo e non mi lascerai inghiottire la saliva? 20Se ho peccato, che cosa ti ho fatto, o custode dell'uomo? Perché m'hai preso a bersaglio e ti son diventato di peso? 21Perché non cancelli il mio peccato e non dimentichi la mia iniquità? Ben presto giacerò nella polvere, mi cercherai, ma più non sarò! 8 1Allora prese a dire Bildad il Suchita: 2Fino a quando dirai queste cose e vento impetuoso saranno le parole della tua bocca? 3Può forse Dio deviare il diritto o l'Onnipotente sovvertire la giustizia? 4Se i tuoi figli hanno peccato contro di lui, li ha messi in balìa della loro iniquità. 5Se tu cercherai Dio e implorerai l'Onnipotente, 6se puro e integro tu sei, fin d'ora veglierà su di te e ristabilirà la dimora della tua giustizia; 7piccola cosa sarà la tua condizione di prima, di fronte alla grandezza che avrà la futura. 8Chiedilo infatti alle generazioni passate, poni mente all'esperienza dei loro padri, 9perché noi siamo di ieri e nulla sappiamo, come un'ombra sono i nostri giorni sulla terra. 10Essi forse non ti istruiranno e ti parleranno traendo le parole dal cuore? 11Cresce forse il papiro fuori della palude e si sviluppa forse il giunco senz'acqua? 12È ancora verde, non buono per tagliarlo, e inaridisce prima d'ogn'altra erba. 13Tale il destino di chi dimentica Dio, così svanisce la speranza dell'empio; 14la sua fiducia è come un filo e una tela di ragno è la sua sicurezza: 15si appoggi alla sua casa, essa non resiste, vi si aggrappi, ma essa non regge. 16Rigoglioso sia pure in faccia al sole e sopra il giardino si spandano i suoi rami, 17sul terreno sassoso s'intreccino le sue radici, tra le pietre attinga la vita. 18Se lo si toglie dal suo luogo, questo lo rinnega: "Non t'ho mai visto!". 19Ecco la gioia del suo destino e dalla terra altri rispuntano. 20Dunque, Dio non rigetta l'uomo integro, e non sostiene la mano dei malfattori. 21Colmerà di nuovo la tua bocca di sorriso e le tue labbra di gioia. 22I tuoi nemici saran coperti di vergogna e la tenda degli empi più non sarà. 9 1Giobbe rispose dicendo: 2In verità io so che è così: e come può un uomo aver ragione innanzi a Dio? 3Se uno volesse disputare con lui, non gli risponderebbe una volta su mille. 4Saggio di mente, potente per la forza, chi s'è opposto a lui ed è rimasto salvo? 5Sposta le montagne e non lo sanno, egli nella sua ira le sconvolge. 6Scuote la terra dal suo posto e le sue colonne tremano. 7Comanda al sole ed esso non sorge e alle stelle pone il suo sigillo. 8Egli da solo stende i cieli e cammina sulle onde del mare. 9Crea l'Orsa e l'Orione, le Pleiadi e i penetrali del cielo australe. 10Fa cose tanto grandi da non potersi indagare, meraviglie da non potersi contare. 11Ecco, mi passa vicino e non lo vedo, se ne va e di lui non m'accorgo. 12Se rapisce qualcosa, chi lo può impedire? Chi gli può dire: "Che fai?". 13Dio non ritira la sua collera: sotto di lui sono fiaccati i sostenitori di Raab. 14Tanto meno io potrei rispondergli, trovare parole da dirgli! 15Se avessi anche ragione, non risponderei, al mio giudice dovrei domandare pietà. 16Se io lo invocassi e mi rispondesse, non crederei che voglia ascoltare la mia voce. 17Egli con una tempesta mi schiaccia, moltiplica le mie piaghe senza ragione, 18non mi lascia riprendere il fiato, anzi mi sazia di amarezze. 19Se si tratta di forza, è lui che dà il vigore; se di giustizia, chi potrà citarlo? 20Se avessi ragione, il mio parlare mi condannerebbe; se fossi innocente, egli proverebbe che io sono reo. 21Sono innocente? Non lo so neppure io, detesto la mia vita! 22Per questo io dico: "È la stessa cosa": egli fa perire l'innocente e il reo! 23Se un flagello uccide all'improvviso, della sciagura degli innocenti egli ride. 24La terra è lasciata in balìa del malfattore: egli vela il volto dei suoi giudici; se non lui, chi dunque sarà? 25I miei giorni passano più veloci d'un corriere, fuggono senza godere alcun bene, 26volano come barche di giunchi, come aquila che piomba sulla preda. 27Se dico: "Voglio dimenticare il mio gemito, cambiare il mio volto ed essere lieto", 28mi spavento per tutti i miei dolori; so bene che non mi dichiarerai innocente. 29Se sono colpevole, perché affaticarmi invano? 30Anche se mi lavassi con la neve e pulissi con la soda le mie mani, 31allora tu mi tufferesti in un pantano e in orrore mi avrebbero le mie vesti. 32Poiché non è uomo come me, che io possa rispondergli: "Presentiamoci alla pari in giudizio". 33Non c'è fra noi due un arbitro che ponga la mano su noi due. 34Allontani da me la sua verga sì che non mi spaventi il suo terrore: 35allora io potrò parlare senza temerlo, perché così non sono in me stesso. 10 1Stanco io sono della mia vita! Darò libero sfogo al mio lamento, parlerò nell'amarezza del mio cuore. 2Dirò a Dio: Non condannarmi! Fammi sapere perché mi sei avversario. 3È forse bene per te opprimermi, disprezzare l'opera delle tue mani e favorire i progetti dei malvagi? 4Hai tu forse occhi di carne o anche tu vedi come l'uomo? 5Sono forse i tuoi giorni come i giorni di un uomo, i tuoi anni come i giorni di un mortale, 6perché tu debba scrutare la mia colpa e frugare il mio peccato, 7pur sapendo ch'io non sono colpevole e che nessuno mi può liberare dalla tua mano? 8Le tue mani mi hanno plasmato e mi hanno fatto integro in ogni parte; vorresti ora distruggermi? 9Ricordati che come argilla mi hai plasmato e in polvere mi farai tornare. 10Non m'hai colato forse come latte e fatto accagliare come cacio? 11Di pelle e di carne mi hai rivestito, d'ossa e di nervi mi hai intessuto. 12Vita e benevolenza tu mi hai concesso e la tua premura ha custodito il mio spirito. 13Eppure, questo nascondevi nel cuore, so che questo avevi nel pensiero! 14Tu mi sorvegli, se pecco, e non mi lasci impunito per la mia colpa. 15Se sono colpevole, guai a me! Se giusto, non oso sollevare la testa, sazio d'ignominia, come sono, ed ebbro di miseria. 16Se la sollevo, tu come un leopardo mi dai la caccia e torni a compiere prodigi contro di me, 17su di me rinnovi i tuoi attacchi, contro di me aumenti la tua ira e truppe sempre fresche mi assalgono. 18Perché tu mi hai tratto dal seno materno? Fossi morto e nessun occhio m'avesse mai visto! 19Sarei come se non fossi mai esistito; dal ventre sarei stato portato alla tomba! 20E non son poca cosa i giorni della mia vita? Lasciami, sì ch'io possa respirare un poco 21prima che me ne vada, senza ritornare, verso la terra delle tenebre e dell'ombra di morte, 22terra di caligine e di disordine, dove la luce è come le tenebre. 11 1Allora Zofar il Naamatita prese la parola e disse: 2A tante parole non si darà risposta? O il loquace dovrà aver ragione? 3I tuoi sproloqui faranno tacere la gente? Ti farai beffe, senza che alcuno ti svergogni? 4Tu dici: "Pura è la mia condotta, io sono irreprensibile agli occhi di lui". 5Tuttavia, volesse Dio parlare e aprire le labbra contro di te, 6per manifestarti i segreti della sapienza, che sono così difficili all'intelletto, allora sapresti che Dio ti condona parte della tua colpa. 7Credi tu di scrutare l'intimo di Dio o di penetrare la perfezione dell'Onnipotente? 8È più alta del cielo: che cosa puoi fare? È più profonda degli inferi: che ne sai? 9Più lunga della terra ne è la dimensione, più vasta del mare. 10Se egli assale e imprigiona e chiama in giudizio, chi glielo può impedire? 11Egli conosce gli uomini fallaci, vede l'iniquità e l'osserva: 12l'uomo stolto mette giudizio e da ònagro indomito diventa docile. 13Ora, se tu a Dio dirigerai il cuore e tenderai a lui le tue palme, 14se allontanerai l'iniquità che è nella tua mano e non farai abitare l'ingiustizia nelle tue tende, 15allora potrai alzare la faccia senza macchia e sarai saldo e non avrai timori, 16perché dimenticherai l'affanno e te ne ricorderai come di acqua passata; 17più del sole meridiano splenderà la tua vita, l'oscurità sarà per te come l'aurora. 18Ti terrai sicuro per ciò che ti attende e, guardandoti attorno, riposerai tranquillo. 19Ti coricherai e nessuno ti disturberà, molti anzi cercheranno i tuoi favori. 20Ma gli occhi dei malvagi languiranno, ogni scampo è per essi perduto, unica loro speranza è l'ultimo respiro! 12 1Giobbe allora rispose: 2È vero, sì, che voi siete la voce del popolo e la sapienza morirà con voi! 3Anch'io però ho senno come voi, e non sono da meno di voi; chi non sa cose simili? 4Ludibrio del suo amico è diventato chi grida a Dio perché gli risponda; ludibrio il giusto, l'integro! 5"Per la sventura, disprezzo", pensa la gente prosperosa, "spinte, a colui che ha il piede tremante". 6Le tende dei ladri sono tranquille, c'è sicurezza per chi provoca Dio, per chi vuol ridurre Dio in suo potere. 7Ma interroga pure le bestie, perché ti ammaestrino, gli uccelli del cielo, perché ti informino, 8o i rettili della terra, perché ti istruiscano o i pesci del mare perché te lo faccian sapere. 9Chi non sa, fra tutti questi esseri, che la mano del Signore ha fatto questo? 10Egli ha in mano l'anima di ogni vivente e il soffio d'ogni carne umana. 11L'orecchio non distingue forse le parole e il palato non assapora i cibi? 12Nei canuti sta la saggezza e nella vita lunga la prudenza. 13In lui risiede la sapienza e la forza, a lui appartiene il consiglio e la prudenza! 14Ecco, se egli demolisce, non si può ricostruire, se imprigiona uno, non si può liberare. 15Se trattiene le acque, tutto si secca, se le lascia andare, devastano la terra. 16Da lui viene potenza e sagacia, a lui appartiene l'ingannato e l'ingannatore. 17Rende stolti i consiglieri della terra, priva i giudici di senno; 18scioglie la cintura dei re e cinge i loro fianchi d'una corda. 19Fa andare scalzi i sacerdoti e rovescia i potenti. 20Toglie la favella ai più veraci e priva del senno i vegliardi. 21Sui nobili spande il disprezzo e allenta la cintura ai forti. 22Strappa dalle tenebre i segreti e porta alla luce le cose oscure. 23Fa grandi i popoli e li lascia perire, estende le nazioni e le abbandona. 24Toglie il senno ai capi del paese e li fa vagare per solitudini senza strade, 25vanno a tastoni per le tenebre, senza luce, e barcollano come ubriachi. 13 1Ecco, tutto questo ha visto il mio occhio, l'ha udito il mio orecchio e l'ha compreso. 2Quel che sapete voi, lo so anch'io; non sono da meno di voi. 3Ma io all'Onnipotente vorrei parlare, a Dio vorrei fare rimostranze. 4Voi siete raffazzonatori di menzogne, siete tutti medici da nulla. 5Magari taceste del tutto! sarebbe per voi un atto di sapienza! 6Ascoltate dunque la mia riprensione e alla difesa delle mie labbra fate attenzione. 7Volete forse in difesa di Dio dire il falso e in suo favore parlare con inganno? 8Vorreste trattarlo con parzialità e farvi difensori di Dio? 9Sarebbe bene per voi se egli vi scrutasse? Come s'inganna un uomo, credete di ingannarlo? 10Severamente vi redarguirà, se in segreto gli siete parziali. 11Forse la sua maestà non vi incute spavento e il terrore di lui non vi assale? 12Sentenze di cenere sono i vostri moniti, difese di argilla le vostre difese. 13Tacete, state lontani da me: parlerò io, mi capiti quel che capiti. 14Voglio afferrare la mia carne con i denti e mettere sulle mie mani la mia vita. 15Mi uccida pure, non me ne dolgo; voglio solo difendere davanti a lui la mia condotta! 16Questo mi sarà pegno di vittoria, perché un empio non si presenterebbe davanti a lui. 17Ascoltate bene le mie parole e il mio esposto sia nei vostri orecchi. 18Ecco, tutto ho preparato per il giudizio, son convinto che sarò dichiarato innocente. 19Chi vuol muover causa contro di me? Perché allora tacerò, pronto a morire. 20Solo, assicurami due cose e allora non mi sottrarrò alla tua presenza; 21allontana da me la tua mano e il tuo terrore più non mi spaventi; 22poi interrogami pure e io risponderò oppure parlerò io e tu mi risponderai. 23Quante sono le mie colpe e i miei peccati? Fammi conoscere il mio misfatto e il mio peccato. 24Perché mi nascondi la tua faccia e mi consideri come un nemico? 25Vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento e dar la caccia a una paglia secca? 26Poiché scrivi contro di me sentenze amare e mi rinfacci i miei errori giovanili; 27tu metti i miei piedi in ceppi, spii tutti i miei passi e ti segni le orme dei miei piedi. 28Intanto io mi disfò come legno tarlato o come un vestito corroso da tignola. 14 1L'uomo, nato di donna, breve di giorni e sazio di inquietudine, 2come un fiore spunta e avvizzisce, fugge come l'ombra e mai si ferma. 3Tu, sopra un tal essere tieni aperti i tuoi occhi e lo chiami a giudizio presso di te? 4Chi può trarre il puro dall'immondo? Nessuno. 5Se i suoi giorni sono contati, se il numero dei suoi mesi dipende da te, se hai fissato un termine che non può oltrepassare, 6distogli lo sguardo da lui e lascialo stare finché abbia compiuto, come un salariato, la sua giornata! 7Poiché anche per l'albero c'è speranza: se viene tagliato, ancora ributta e i suoi germogli non cessano di crescere; 8se sotto terra invecchia la sua radice e al suolo muore il suo tronco, 9al sentore dell'acqua rigermoglia e mette rami come nuova pianta. 10L'uomo invece, se muore, giace inerte, quando il mortale spira, dov'è? 11Potranno sparire le acque del mare e i fiumi prosciugarsi e disseccarsi, 12ma l'uomo che giace più non s'alzerà, finché durano i cieli non si sveglierà, né più si desterà dal suo sonno. 13Oh, se tu volessi nascondermi nella tomba, occultarmi, finché sarà passata la tua ira, fissarmi un termine e poi ricordarti di me! 14Se l'uomo che muore potesse rivivere, aspetterei tutti i giorni della mia milizia finché arrivi per me l'ora del cambio! 15Mi chiameresti e io risponderei, l'opera delle tue mani tu brameresti. 16Mentre ora tu conti i miei passi non spieresti più il mio peccato: 17in un sacchetto, chiuso, sarebbe il mio misfatto e tu cancelleresti la mia colpa. 18Ohimè! come un monte finisce in una frana e come una rupe si stacca dal suo posto, 19e le acque consumano le pietre, le alluvioni portano via il terreno: così tu annienti la speranza dell'uomo. 20Tu lo abbatti per sempre ed egli se ne va, tu sfiguri il suo volto e lo scacci. 21Siano pure onorati i suoi figli, non lo sa; siano disprezzati, lo ignora! 22Soltanto i suoi dolori egli sente e piange sopra di sé. 15 1Elifaz il Temanita prese a dire: 2Potrebbe il saggio rispondere con ragioni campate in aria e riempirsi il ventre di vento d'oriente? 3Si difende egli con parole senza costrutto e con discorsi inutili? 4Tu anzi distruggi la religione e abolisci la preghiera innanzi a Dio. 5Sì, la tua malizia suggerisce alla tua bocca e scegli il linguaggio degli astuti. 6Non io, ma la tua bocca ti condanna e le tue labbra attestano contro di te. 7Sei forse tu il primo uomo che è nato, o, prima dei monti, sei venuto al mondo? 8Hai avuto accesso ai segreti consigli di Dio e ti sei appropriata tu solo la sapienza? 9Che cosa sai tu che noi non sappiamo? Che cosa capisci che da noi non si comprenda? 10Anche fra di noi c'è il vecchio e c'è il canuto più di tuo padre, carico d'anni. 11Poca cosa sono per te le consolazioni di Dio e una parola moderata a te rivolta? 12Perché il tuo cuore ti trasporta e perché fanno cenni i tuoi occhi, 13quando volgi contro Dio il tuo animo e fai uscire tali parole dalla tua bocca? 14Che cos'è l'uomo perché si ritenga puro, perché si dica giusto un nato di donna? 15Ecco, neppure dei suoi santi egli ha fiducia e i cieli non sono puri ai suoi occhi; 16quanto meno un essere abominevole e corrotto, l'uomo, che beve l'iniquità come acqua. 17Voglio spiegartelo, ascoltami, ti racconterò quel che ho visto, 18quello che i saggi riferiscono, non celato ad essi dai loro padri; 19a essi soli fu concessa questa terra, né straniero alcuno era passato in mezzo a loro. 20Per tutti i giorni della vita il malvagio si tormenta; sono contati gli anni riservati al violento. 21Voci di spavento gli risuonano agli orecchi e in piena pace si vede assalito dal predone. 22Non crede di potersi sottrarre alle tenebre, egli si sente destinato alla spada. 23Destinato in pasto agli avvoltoi, sa che gli è preparata la rovina. 24Un giorno tenebroso lo spaventa, la miseria e l'angoscia l'assalgono come un re pronto all'attacco, 25perché ha steso contro Dio la sua mano, ha osato farsi forte contro l'Onnipotente; 26correva contro di lui a testa alta, al riparo del curvo spessore del suo scudo; 27poiché aveva la faccia coperta di grasso e pinguedine intorno ai suoi fianchi. 28Avrà dimora in città diroccate, in case dove non si abita più, destinate a diventare macerie. 29Non arricchirà, non durerà la sua fortuna, non metterà radici sulla terra. 30Alle tenebre non sfuggirà, la vampa seccherà i suoi germogli e dal vento sarà involato il suo frutto. 31Non confidi in una vanità fallace, perché sarà una rovina. 32La sua fronda sarà tagliata prima del tempo e i suoi rami non rinverdiranno più. 33Sarà spogliato come vigna della sua uva ancor acerba e getterà via come ulivo i suoi fiori, 34poiché la stirpe dell'empio è sterile e il fuoco divora le tende dell'uomo venale. 35Concepisce malizia e genera sventura e nel suo seno alleva delusione. 16 1Allora rispose: 2Ne ho udite già molte di simili cose! Siete tutti consolatori molesti. 3Non avran termine le parole campate in aria? O che cosa ti spinge a rispondere così? 4Anch'io sarei capace di parlare come voi, se voi foste al mio posto: vi affogherei con parole e scuoterei il mio capo su di voi. 5Vi conforterei con la bocca e il tremito delle mie labbra cesserebbe. 6Ma se parlo, non viene impedito il mio dolore; se taccio, che cosa lo allontana da me? 7Ora però egli m'ha spossato, fiaccato, tutto il mio vicinato mi è addosso; 8si è costituito testimone ed è insorto contro di me: il mio calunniatore mi accusa in faccia. 9La sua collera mi dilania e mi perseguita; digrigna i denti contro di me, il mio nemico su di me aguzza gli occhi. 10Spalancano la bocca contro di me, mi schiaffeggiano con insulti, insieme si alleano contro di me. 11Dio mi consegna come preda all'empio, e mi getta nelle mani dei malvagi. 12Me ne stavo tranquillo ed egli mi ha rovinato, mi ha afferrato per il collo e mi ha stritolato; ha fatto di me il suo bersaglio. 13I suoi arcieri mi circondano; mi trafigge i fianchi senza pietà, versa a terra il mio fiele, 14mi apre ferita su ferita, mi si avventa contro come un guerriero. 15Ho cucito un sacco sulla mia pelle e ho prostrato la fronte nella polvere. 16La mia faccia è rossa per il pianto e sulle mie palpebre v'è una fitta oscurità. 17Non c'è violenza nelle mie mani e pura è stata la mia preghiera. 18O terra, non coprire il mio sangue e non abbia sosta il mio grido! 19Ma ecco, fin d'ora il mio testimone è nei cieli, il mio mallevadore è lassù; 20miei avvocati presso Dio sono i miei lamenti, mentre davanti a lui sparge lacrime il mio occhio, 21perché difenda l'uomo davanti a Dio, come un mortale fa con un suo amico; 22poiché passano i miei anni contati e io me ne vado per una via senza ritorno. 17 1Il mio spirito vien meno, i miei giorni si spengono; non c'è per me che la tomba! 2Non sono io in balìa di beffardi? Fra i loro insulti veglia il mio occhio. 3Sii tu la mia garanzia presso di te! Qual altro vorrebbe stringermi la destra? 4Poiché hai privato di senno la loro mente, per questo non li lascerai trionfare. 5Come chi invita gli amici a parte del suo pranzo, mentre gli occhi dei suoi figli languiscono; 6così son diventato ludibrio dei popoli sono oggetto di scherno davanti a loro. 7Si offusca per il dolore il mio occhio e le mie membra non sono che ombra. 8Gli onesti ne rimangono stupiti e l'innocente s'indigna contro l'empio. 9Ma il giusto si conferma nella sua condotta e chi ha le mani pure raddoppia il coraggio. 10Su, venite di nuovo tutti: io non troverò un saggio fra di voi. 11I miei giorni sono passati, svaniti i miei progetti, i voti del mio cuore. 12Cambiano la notte in giorno, la luce – dicono – è più vicina delle tenebre. 13Se posso sperare qualche cosa, la tomba è la mia casa, nelle tenebre distendo il mio giaciglio. 14Al sepolcro io grido: "Padre mio sei tu!" e ai vermi: "Madre mia, sorelle mie voi siete!". 15E la mia speranza dov'è? Il mio benessere chi lo vedrà? 16Scenderanno forse con me nella tomba o caleremo insieme nella polvere! 18 1Bildad il Suchita prese a dire: 2Quando porrai fine alle tue chiacchiere? Rifletti bene e poi parleremo. 3Perché considerarci come bestie, ci fai passare per bruti ai tuoi occhi? 4Tu che ti rodi l'anima nel tuo furore, forse per causa tua sarà abbandonata la terra e le rupi si staccheranno dal loro posto? 5Certamente la luce del malvagio si spegnerà e più non brillerà la fiamma del suo focolare. 6La luce si offuscherà nella sua tenda e la lucerna si estinguerà sopra di lui. 7Il suo energico passo s'accorcerà e i suoi progetti lo faran precipitare, 8poiché incapperà in una rete con i suoi piedi e sopra un tranello camminerà. 9Un laccio l'afferrerà per il calcagno, un nodo scorsoio lo stringerà. 10Gli è nascosta per terra una fune e gli è tesa una trappola sul sentiero. 11Lo spaventano da tutte le parti terrori e lo inseguono alle calcagna. 12Diventerà carestia la sua opulenza e la rovina è lì in piedi al suo fianco. 13Un malanno divorerà la sua pelle, roderà le sue membra il primogenito della morte. 14Sarà tolto dalla tenda in cui fidava, per essere trascinato al re dei terrori! 15Potresti abitare nella tenda che non è più sua; sulla sua dimora si spargerà zolfo. 16Al di sotto, le sue radici si seccheranno, sopra, saranno tagliati i suoi rami. 17Il suo ricordo sparirà dalla terra e il suo nome più non si udrà per la contrada. 18Lo getteranno dalla luce nel buio e dal mondo lo stermineranno. 19Non famiglia, non discendenza avrà nel suo popolo, non superstiti nei luoghi della sua dimora. 20Della sua fine stupirà l'occidente e l'oriente ne prenderà orrore. 21Ecco qual è la sorte dell'iniquo: questa è la dimora di chi misconosce Dio. 19 1Giobbe allora rispose: 2Fino a quando mi tormenterete e mi opprimerete con le vostre parole? 3Son dieci volte che mi insultate e mi maltrattate senza pudore. 4È poi vero che io abbia mancato e che persista nel mio errore? 5Non è forse vero che credete di vincere contro di me, rinfacciandomi la mia abiezione? 6Sappiate dunque che Dio mi ha piegato e mi ha avviluppato nella sua rete. 7Ecco, grido contro la violenza, ma non ho risposta, chiedo aiuto, ma non c'è giustizia! 8Mi ha sbarrato la strada perché non passi e sul mio sentiero ha disteso le tenebre. 9Mi ha spogliato della mia gloria e mi ha tolto dal capo la corona. 10Mi ha disfatto da ogni parte e io sparisco, mi ha strappato, come un albero, la speranza. 11Ha acceso contro di me la sua ira e mi considera come suo nemico. 12Insieme sono accorse le sue schiere e si sono spianata la strada contro di me; hanno posto l'assedio intorno alla mia tenda. 13I miei fratelli si sono allontanati da me, persino gli amici mi si sono fatti stranieri. 14Scomparsi sono vicini e conoscenti, mi hanno dimenticato gli ospiti di casa; 15da estraneo mi trattano le mie ancelle, un forestiero sono ai loro occhi. 16Chiamo il mio servo ed egli non risponde, devo supplicarlo con la mia bocca. 17Il mio fiato è ripugnante per mia moglie e faccio schifo ai figli di mia madre. 18Anche i monelli hanno ribrezzo di me: se tento d'alzarmi, mi danno la baia. 19Mi hanno in orrore tutti i miei confidenti: quelli che amavo si rivoltano contro di me. 20Alla pelle si attaccano le mie ossa e non è salva che la pelle dei miei denti. 21Pietà, pietà di me, almeno voi miei amici, perché la mano di Dio mi ha percosso! 22Perché vi accanite contro di me, come Dio, e non siete mai sazi della mia carne? 23Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, 24fossero impresse con stilo di ferro sul piombo, per sempre s'incidessero sulla roccia! 25Io lo so che il mio Vendicatore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! 26Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio. 27Io lo vedrò, io stesso, e i miei occhi lo contempleranno non da straniero. Le mie viscere si consumano dentro di me. 28Poiché dite: "Come lo perseguitiamo noi, se la radice del suo danno è in lui?", 29temete per voi la spada, poiché punitrice d'iniquità è la spada, affinché sappiate che c'è un giudice. 20 1Zofar il Naamatita prese a dire: 2Per questo i miei pensieri mi spingono a rispondere e perciò v'è questa fretta dentro di me. 3Ho ascoltato un rimprovero per me offensivo, ma uno spirito, dal mio interno, mi spinge a replicare. 4Non sai tu che da sempre, da quando l'uomo fu posto sulla terra, 5il trionfo degli empi è breve e la gioia del perverso è d'un istante? 6Anche se innalzasse fino al cielo la sua statura e il suo capo toccasse le nubi, 7come lo sterco sarebbe spazzato per sempre e chi lo aveva visto direbbe: "Dov'è?". 8Svanirà come un sogno, e non si troverà più, si dileguerà come visione notturna. 9L'occhio avvezzo a vederlo più non lo vedrà, né più lo scorgerà la sua dimora. 10I suoi figli dovranno risarcire i poveri, le loro mani restituiranno le sue ricchezze. 11Le sue ossa erano ancora piene di giovinezza, ma con lui giacciono nella polvere. 12Se alla sua bocca fu dolce il male, se lo teneva nascosto sotto la sua lingua, 13assaporandolo senza inghiottirlo, se lo tratteneva in mezzo al suo palato: 14il suo cibo gli si guasterà nelle viscere, veleno d'aspidi gli sarà nell'intestino. 15I beni divorati ora rivomita, Dio glieli caccia fuori dal ventre. 16Veleno d'aspide ha succhiato, una lingua di vipera lo uccide. 17Non vedrà più ruscelli d'olio, fiumi di miele e fior di latte; 18renderà i sudati acquisti senza assaggiarli, come non godrà del frutto del suo commercio, 19perché ha oppresso e abbandonato i miseri, ha rubato case invece di costruirle; 20perché non ha saputo essere pago dei suoi beni, con i suoi tesori non si salverà. 21Nulla è sfuggito alla sua voracità, per questo non durerà il suo benessere. 22Nel colmo della sua abbondanza si troverà in miseria; ogni sorta di sciagura piomberà su di lui. 23Quando starà per riempire il suo ventre, Dio scaglierà su di lui la fiamma del suo sdegno, e gli farà piovere addosso brace. 24Se sfuggirà l'arma di ferro, lo trafiggerà l'arco di bronzo: 25gli uscirà il dardo dalla schiena, una spada lucente dal fegato. Lo assaliranno i terrori; 26tutte le tenebre gli sono riservate. Lo divorerà un fuoco non acceso da un uomo, esso consumerà quanto è rimasto nella sua tenda. 27Riveleranno i cieli la sua iniquità e la terra si alzerà contro di lui. 28Un'alluvione travolgerà la sua casa, scorrerà nel giorno dell'ira. 29Questa è la sorte che Dio riserva all'uomo perverso, la parte a lui decretata da Dio. 21 1Giobbe rispose: 2Ascoltate bene la mia parola e sia questo almeno il conforto che mi date. 3Tollerate che io parli e, dopo il mio parlare, deridetemi pure. 4Forse io mi lamento di un uomo? E perché non dovrei perder la pazienza? 5Statemi attenti e resterete stupiti, mettetevi la mano sulla bocca. 6Se io ci penso, ne sono turbato e la mia carne è presa da un brivido. 7Perché vivono i malvagi, invecchiano, anzi sono potenti e gagliardi? 8La loro prole prospera insieme con essi, i loro rampolli crescono sotto i loro occhi. 9Le loro case sono tranquille e senza timori; il bastone di Dio non pesa su di loro. 10Il loro toro feconda e non falla, la vacca partorisce e non abortisce. 11Mandano fuori, come un gregge, i loro ragazzi e i loro figli saltano in festa. 12Cantano al suono di timpani e di cetre, si divertono al suono delle zampogne. 13Finiscono nel benessere i loro giorni e scendono tranquilli negli inferi. 14Eppure dicevano a Dio: "Allontanati da noi, non vogliamo conoscer le tue vie. 15Chi è l'Onnipotente, perché dobbiamo servirlo? E che ci giova pregarlo?". 16Non hanno forse in mano il loro benessere? Il consiglio degli empi non è lungi da lui? 17Quante volte si spegne la lucerna degli empi, o la sventura piomba su di loro, e infliggerà loro castighi con ira? 18Diventano essi come paglia di fronte al vento o come pula in preda all'uragano? 19"Dio serba per i loro figli il suo castigo…". Ma lo faccia pagare piuttosto a lui stesso e lo senta! 20Veda con i suoi occhi la sua rovina e beva dell'ira dell'Onnipotente! 21Che cosa gli importa infatti della sua casa dopo di sé, quando il numero dei suoi mesi è finito? 22S'insegna forse la scienza a Dio, a lui che giudica gli esseri di lassù? 23Uno muore in piena salute, tutto tranquillo e prospero; 24i suoi fianchi sono coperti di grasso e il midollo delle sue ossa è ben nutrito. 25Un altro muore con l'amarezza in cuore senza aver mai gustato il bene. 26Nella polvere giacciono insieme e i vermi li ricoprono. 27Ecco, io conosco i vostri pensieri e gli iniqui giudizi che fate contro di me! 28Infatti, voi dite: "Dov'è la casa del prepotente, dove sono le tende degli empi?". 29Non avete interrogato quelli che viaggiano? Non potete negare le loro prove, 30che nel giorno della sciagura è risparmiato il malvagio e nel giorno dell'ira egli la scampa. 31Chi gli rimprovera in faccia la sua condotta e di quel che ha fatto chi lo ripaga? 32Egli sarà portato al sepolcro, sul suo tumulo si veglia 33e gli sono lievi le zolle della tomba. Trae dietro di sé tutti gli uomini e innanzi a sé una folla senza numero. 34Perché dunque mi consolate invano, mentre delle vostre risposte non resta che inganno? 22 1Elifaz il Temanita prese a dire: 2Può forse l'uomo giovare a Dio, se il saggio giova solo a se stesso? 3Quale interesse ne viene all'Onnipotente che tu sia giusto o che vantaggio ha, se tieni una condotta integra? 4Forse per la tua pietà ti punisce e ti convoca in giudizio? 5O non piuttosto per la tua grande malvagità e per le tue iniquità senza limite? 6Senza motivo infatti hai angariato i tuoi fratelli e delle vesti hai spogliato gli ignudi. 7Non hai dato da bere all'assetato e all'affamato hai rifiutato il pane, 8la terra l'ha il prepotente e vi abita il tuo favorito. 9Le vedove hai rimandato a mani vuote e le braccia degli orfani hai rotto. 10Ecco perché d'intorno a te ci sono lacci e un improvviso spavento ti sorprende. 11Tenebra è la tua luce e più non vedi e la piena delle acque ti sommerge. 12Ma Dio non è nell'alto dei cieli? Guarda il vertice delle stelle: quanto sono alte! 13E tu dici: "Che cosa sa Dio? Può giudicare attraverso la caligine? 14Le nubi gli fanno velo e non vede e sulla volta dei cieli passeggia". 15Vuoi tu seguire il sentiero d'un tempo, già battuto da uomini empi, 16che prima del tempo furono portati via, quando un fiume si era riversato sulle loro fondamenta? 17Dicevano a Dio: "Allontànati da noi! Che cosa ci può fare l'Onnipotente?". 18Eppure egli aveva riempito le loro case di beni, anche se i propositi degli empi erano lontani da lui. 19I giusti ora vedono e ne godono e l'innocente si beffa di loro: 20"Sì, certo è stata annientata la loro fortuna e il fuoco ne ha divorati gli avanzi!". 21Su, riconcìliati con lui e tornerai felice, ne riceverai un gran vantaggio. 22Accogli la legge dalla sua bocca e poni le sue parole nel tuo cuore. 23Se ti rivolgerai all'Onnipotente con umiltà, se allontanerai l'iniquità dalla tua tenda, 24se stimerai come polvere l'oro e come ciottoli dei fiumi l'oro di Ofir, 25allora sarà l'Onnipotente il tuo oro e sarà per te argento a mucchi. 26Allora sì, nell'Onnipotente ti delizierai e alzerai a Dio la tua faccia. 27Lo supplicherai ed egli t'esaudirà e tu scioglierai i tuoi voti. 28Deciderai una cosa e ti riuscirà e sul tuo cammino splenderà la luce. 29Egli umilia l'alterigia del superbo, ma soccorre chi ha gli occhi bassi. 30Egli libera l'innocente; tu sarai liberato per la purezza delle tue mani. 23 1Giobbe allora rispose: 2Ancor oggi il mio lamento è amaro e la sua mano grava sopra i miei gemiti. 3Oh, potessi sapere dove trovarlo, potessi arrivare fino al suo trono! 4Esporrei davanti a lui la mia causa e avrei piene le labbra di ragioni. 5Verrei a sapere le parole che mi risponde e capirei che cosa mi deve dire. 6Con sfoggio di potenza discuterebbe con me? Se almeno mi ascoltasse! 7Allora un giusto discuterebbe con lui e io per sempre sarei assolto dal mio giudice. 8Ma se vado in avanti, egli non c'è, se vado indietro, non lo sento. 9A sinistra lo cerco e non lo scorgo, mi volgo a destra e non lo vedo. 10Poiché egli conosce la mia condotta, se mi prova al crogiuolo, come oro puro io ne esco. 11Alle sue orme si è attaccato il mio piede, al suo cammino mi sono attenuto e non ho deviato; 12dai comandi delle sue labbra non mi sono allontanato, nel cuore ho riposto i detti della sua bocca. 13Se egli sceglie, chi lo farà cambiare? Ciò che egli vuole, lo fa. 14Compie, certo, il mio destino e di simili piani ne ha molti. 15Per questo davanti a lui sono atterrito, ci penso e ho paura di lui. 16Dio ha fiaccato il mio cuore, l'Onnipotente mi ha atterrito; 17non sono infatti perduto a causa della tenebra, né a causa dell'oscurità che ricopre il mio volto. 24 1Perché l'Onnipotente non si riserva i suoi tempi e i suoi fedeli non vedono i suoi giorni? 2I malvagi spostano i confini, rubano le greggi e le menano al pascolo; 3portano via l'asino degli orfani, prendono in pegno il bue della vedova. 4Spingono i poveri fuori strada, tutti i miseri del paese vanno a nascondersi. 5Eccoli, come ònagri nel deserto escono per il lavoro; di buon mattino vanno in cerca di vitto; la steppa offre loro cibo per i figli. 6Mietono nel campo non loro; racimolano la vigna del malvagio. 7Nudi passan la notte, senza panni, non hanno da coprirsi contro il freddo. 8Dagli scrosci dei monti sono bagnati, per mancanza di rifugi si aggrappano alle rocce. 9Rapiscono con violenza l'orfano e prendono in pegno ciò che copre il povero. 10Ignudi se ne vanno, senza vesti e affamati portano i covoni. 11Tra i filari frangono le olive, pigiano l'uva e soffrono la sete. 12Dalla città si alza il gemito dei moribondi e l'anima dei feriti grida aiuto: Dio non presta attenzione alle loro preghiere. 13Altri odiano la luce, non ne vogliono riconoscere le vie né vogliono batterne i sentieri. 14Quando non c'è luce, si alza l'omicida per uccidere il misero e il povero; nella notte si aggira il ladro e si mette un velo sul volto. 15L'occhio dell'adultero spia il buio e pensa: "Nessun occhio mi osserva!". 16Nelle tenebre forzano le case, di giorno se ne stanno nascosti: non vogliono saperne della luce; 17l'alba è per tutti loro come spettro di morte; quando schiarisce, provano i terrori del buio fondo. 18Fuggono veloci di fronte al giorno; maledetta è la loro porzione di campo sulla terra, non si volgono più per la strada delle vigne. 19Come siccità e calore assorbono le acque nevose, così la morte rapisce il peccatore. 20Il seno che l'ha portato lo dimentica, i vermi ne fanno la loro delizia, non se ne conserva la memoria ed è troncata come un albero l'iniquità. 21Egli maltratta la sterile che non genera e non fa del bene alla vedova. 22Ma egli con la sua forza trascina i potenti, sorge quando più non può contare sulla vita. 23Anche Dio gli concede sicurezza ed egli sta saldo, ma i suoi occhi sono sopra la sua condotta. 24Salgono in alto per un poco, poi non sono più, sono buttati giù come tutti i mortali, falciati come la testa di una spiga. 25Non è forse così? Chi può smentirmi e ridurre a nulla le mie parole? 25 1Bildad il Suchita prese a dire: 2V'è forse dominio e paura presso Colui Che mantiene la pace nell'alto dei cieli? 3Si possono forse contare le sue schiere? E sopra chi non sorge la sua luce? 4Come può giustificarsi un uomo davanti a Dio e apparire puro un nato di donna? 5Ecco, la luna stessa manca di chiarore e le stelle non sono pure ai suoi occhi: 6quanto meno l'uomo, questo verme, l'essere umano, questo bruco! 26 1Giobbe rispose: 2Quanto aiuto hai dato al debole e come hai soccorso il braccio senza forza! 3Quanti buoni consigli hai dato all'ignorante e con quanta abbondanza hai manifestato la saggezza! 4A chi hai tu rivolto la parola e qual è lo spirito che da te è uscito? 5I morti tremano sotto terra, come pure le acque e i loro abitanti. 6Nuda è la tomba davanti a lui e senza velo è l'abisso. 7Egli stende il settentrione sopra il vuoto, tiene sospesa la terra sopra il nulla. 8Rinchiude le acque dentro le nubi, e le nubi non si squarciano sotto il loro peso. 9Copre la vista del suo trono stendendovi sopra la sua nube. 10Ha tracciato un cerchio sulle acque, sino al confine tra la luce e le tenebre. 11Le colonne del cielo si scuotono, sono prese da stupore alla sua minaccia. 12Con forza agita il mare e con intelligenza doma Raab. 13Al suo soffio si rasserenano i cieli, la sua mano trafigge il serpente tortuoso. 14Ecco, questi non sono che i margini delle sue opere; quanto lieve è il sussurro che noi ne percepiamo! Ma il tuono della sua potenza chi può comprenderlo? 27 1Giobbe continuò a dire: 2Per la vita di Dio, che mi ha privato del mio diritto, per l'Onnipotente che mi ha amareggiato l'animo, 3finché ci sarà in me un soffio di vita, e l'alito di Dio nelle mie narici, 4mai le mie labbra diranno falsità e la mia lingua mai pronunzierà menzogna! 5Lungi da me che io mai vi dia ragione; fino alla morte non rinunzierò alla mia integrità. 6Mi terrò saldo nella mia giustizia senza cedere, la mia coscienza non mi rimprovera nessuno dei miei giorni. 7Sia trattato come reo il mio nemico e il mio avversario come un ingiusto. 8Che cosa infatti può sperare l'empio, quando finirà, quando Dio gli toglierà la vita? 9Ascolterà forse Dio il suo grido, quando la sventura piomberà su di lui? 10Porrà forse la sua compiacenza nell'Onnipotente? Potrà forse invocare Dio in ogni momento? 11Io vi mostrerò la mano di Dio, non vi celerò i pensieri dell'Onnipotente. 12Ecco, voi tutti lo vedete; perché dunque vi perdete in cose vane? 13Questa è la sorte che Dio riserva al malvagio e la porzione che i violenti ricevono dall'Onnipotente. 14Se ha molti figli, saranno per la spada e i suoi discendenti non avranno pane da sfamarsi; 15i superstiti li seppellirà la peste e le loro vedove non faranno lamento. 16Se ammassa argento come la polvere e come fango si prepara vesti: 17egli le prepara, ma il giusto le indosserà e l'argento lo spartirà l'innocente. 18Ha costruito la casa come fragile nido e come una capanna fatta da un guardiano. 19Si corica ricco, ma per l'ultima volta, quando apre gli occhi, non avrà più nulla. 20Di giorno il terrore lo assale, di notte se lo rapisce il turbine; 21il vento d'oriente lo solleva e se ne va, lo strappa lontano dal suo posto. 22Dio lo bersaglia senza pietà; tenta di sfuggire alla sua mano. 23Si battono le mani contro di lui e si fischia su di lui dal luogo dove abita. 28 1Certo, per l'argento vi sono miniere e per l'oro luoghi dove esso si raffina. 2Il ferro si cava dal suolo e la pietra fusa libera il rame. 3L'uomo pone un termine alle tenebre e fruga fino all'estremo limite le rocce nel buio più fondo. 4Forano pozzi lungi dall'abitato coloro che perdono l'uso dei piedi: pendono sospesi lontano dalla gente e vacillano. 5Una terra, da cui si trae pane, di sotto è sconvolta come dal fuoco. 6Le sue pietre contengono zaffiri e oro la sua polvere. 7L'uccello rapace ne ignora il sentiero, non lo scorge neppure l'occhio dell'aquila, 8non battuto da bestie feroci, né mai attraversato dal leopardo. 9Contro la selce l'uomo porta la mano, sconvolge le montagne: 10nelle rocce scava gallerie e su quanto è prezioso posa l'occhio: 11scandaglia il fondo dei fiumi e quel che vi è nascosto porta alla luce. 12Ma la sapienza da dove si trae? E il luogo dell'intelligenza dov'è? 13L'uomo non ne conosce la via, essa non si trova sulla terra dei viventi. 14L'abisso dice: "Non è in me!" e il mare dice: "Neppure presso di me!". 15Non si scambia con l'oro più scelto, né per comprarla si pesa l'argento. 16Non si acquista con l'oro di Ofir, con il prezioso berillo o con lo zaffiro. 17Non la pareggia l'oro e il cristallo, né si permuta con vasi di oro puro. 18Coralli e perle non meritano menzione, vale più scoprire la sapienza che le gemme. 19Non la eguaglia il topazio d'Etiopia; con l'oro puro non si può scambiare a peso. 20Ma da dove viene la sapienza? E il luogo dell'intelligenza dov'è? 21È nascosta agli occhi di ogni vivente ed è ignota agli uccelli del cielo. 22L'abisso e la morte dicono: "Con gli orecchi ne udimmo la fama". 23Dio solo ne conosce la via, lui solo sa dove si trovi, 24perché volge lo sguardo fino alle estremità della terra, vede quanto è sotto la volta del cielo. 25Quando diede al vento un peso e ordinò alle acque entro una misura, 26quando impose una legge alla pioggia e una via al lampo dei tuoni; 27allora la vide e la misurò, la comprese e la scrutò appieno 28e disse all'uomo: "Ecco, temere Dio, questo è sapienza e schivare il male, questo è intelligenza". 29 1Giobbe continuò a pronunziare le sue sentenze e disse: 2Oh, potessi tornare com'ero ai mesi di un tempo, ai giorni in cui Dio mi proteggeva, 3quando brillava la sua lucerna sopra il mio capo e alla sua luce camminavo in mezzo alle tenebre; 4com'ero ai giorni del mio autunno, quando Dio proteggeva la mia tenda, 5quando l'Onnipotente era ancora con me e i giovani mi stavano attorno; 6quando mi lavavo in piedi nel latte e la roccia mi versava ruscelli d'olio! 7Quando uscivo verso la porta della città e sulla piazza ponevo il mio seggio: 8vedendomi, i giovani si ritiravano e i vecchi si alzavano in piedi; 9i notabili sospendevano i discorsi e si mettevan la mano sulla bocca; 10la voce dei capi si smorzava e la loro lingua restava fissa al palato; 11con gli orecchi ascoltavano e mi dicevano felice, con gli occhi vedevano e mi rendevano testimonianza, 12perché soccorrevo il povero che chiedeva aiuto, l'orfano che ne era privo. 13La benedizione del morente scendeva su di me e al cuore della vedova infondevo la gioia. 14Mi ero rivestito di giustizia come di un vestimento; come mantello e turbante era la mia equità. 15Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo. 16Padre io ero per i poveri ed esaminavo la causa dello sconosciuto; 17rompevo la mascella al perverso e dai suoi denti strappavo la preda. 18Pensavo: "Spirerò nel mio nido e moltiplicherò come sabbia i miei giorni". 19La mia radice avrà adito alle acque e la rugiada cadrà di notte sul mio ramo. 20La mia gloria sarà sempre nuova e il mio arco si rinforzerà nella mia mano. 21Mi ascoltavano in attesa fiduciosa e tacevano per udire il mio consiglio. 22Dopo le mie parole non replicavano e su di loro scendevano goccia a goccia i miei detti. 23Mi attendevano come si attende la pioggia e aprivano la bocca come ad acqua primaverile. 24Se a loro sorridevo, non osavano crederlo, né turbavano la serenità del mio volto. 25Indicavo loro la via da seguire e sedevo come capo, e vi rimanevo come un re fra i soldati o come un consolatore d'afflitti. 30 1Ora invece si ridono di me i più giovani di me in età, i cui padri non avrei degnato di mettere tra i cani del mio gregge. 2Anche la forza delle loro mani a che mi giova? Hanno perduto ogni vigore; 3disfatti dalla indigenza e dalla fame, brucano per l'arido deserto, 4da lungo tempo regione desolata, raccogliendo l'erba salsa accanto ai cespugli e radici di ginestra per loro cibo. 5Cacciati via dal consorzio umano, a loro si grida dietro come al ladro; 6sì che dimorano in valli orrende, nelle caverne della terra e nelle rupi. 7In mezzo alle macchie urlano e sotto i roveti si adunano; 8razza ignobile, anzi razza senza nome, sono calpestati più della terra. 9Ora io sono la loro canzone, sono diventato la loro favola! 10Hanno orrore di me e mi schivano e non si astengono dallo sputarmi in faccia! 11Poiché egli ha allentato il mio arco e mi ha abbattuto, essi han rigettato davanti a me ogni freno. 12A destra insorge la ragazzaglia; smuovono i miei passi e appianano la strada contro di me per perdermi. 13Hanno demolito il mio sentiero, cospirando per la mia disfatta e nessuno si oppone a loro. 14Avanzano come attraverso una larga breccia, sbucano in mezzo alle macerie. 15I terrori si sono volti contro di me; si è dileguata, come vento, la mia grandezza e come nube è passata la mia felicità. 16Ora mi consumo e mi colgono giorni d'afflizione. 17Di notte mi sento trafiggere le ossa e i dolori che mi rodono non mi danno riposo. 18A gran forza egli mi afferra per la veste, mi stringe per l'accollatura della mia tunica. 19Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere. 20Io grido a te, ma tu non mi rispondi, insisto, ma tu non mi dai retta. 21Tu sei un duro avversario verso di me e con la forza delle tue mani mi perseguiti; 22mi sollevi e mi poni a cavallo del vento e mi fai sballottare dalla bufera. 23So bene che mi conduci alla morte, alla casa dove si riunisce ogni vivente. 24Ma qui nessuno tende la mano alla preghiera, né per la sua sventura invoca aiuto. 25Non ho pianto io forse con chi aveva i giorni duri e non mi sono afflitto per l'indigente? 26Eppure aspettavo il bene ed è venuto il male, aspettavo la luce ed è venuto il buio. 27Le mie viscere ribollono senza posa e giorni d'affanno mi assalgono. 28Avanzo con il volto scuro, senza conforto, nell'assemblea mi alzo per invocare aiuto. 29Sono divenuto fratello degli sciacalli e compagno degli struzzi. 30La mia pelle si è annerita, mi si stacca e le mie ossa bruciano dall'arsura. 31La mia cetra serve per lamenti e il mio flauto per la voce di chi piange. 31 1Avevo stretto con gli occhi un patto di non fissare neppure una vergine. 2Che parte mi assegna Dio di lassù e che porzione mi assegna l'Onnipotente dall'alto? 3Non è forse la rovina riservata all'iniquo e la sventura per chi compie il male? 4Non vede egli la mia condotta e non conta tutti i miei passi? 5Se ho agito con falsità e il mio piede si è affrettato verso la frode, 6mi pesi pure sulla bilancia della giustizia e Dio riconoscerà la mia integrità. 7Se il mio passo è andato fuori strada e il mio cuore ha seguito i miei occhi, se alla mia mano si è attaccata sozzura, 8io semini e un altro ne mangi il frutto e siano sradicati i miei germogli. 9Se il mio cuore fu sedotto da una donna e ho spiato alla porta del mio prossimo, 10mia moglie macini per un altro e altri ne abusino; 11difatti quello è uno scandalo, un delitto da deferire ai giudici, 12quello è un fuoco che divora fino alla distruzione e avrebbe consumato tutto il mio raccolto. 13Se ho negato i diritti del mio schiavo e della schiava in lite con me, 14che farei, quando Dio si alzerà, e, quando farà l'inchiesta, che risponderei? 15Chi ha fatto me nel seno materno, non ha fatto anche lui? Non fu lo stesso a formarci nel seno? 16Mai ho rifiutato quanto brama il povero, né ho lasciato languire gli occhi della vedova; 17mai da solo ho mangiato il mio tozzo di pane, senza che ne mangiasse l'orfano, 18poiché Dio, come un padre, mi ha allevato fin dall'infanzia e fin dal ventre di mia madre mi ha guidato. 19Se mai ho visto un misero privo di vesti o un povero che non aveva di che coprirsi, 20se non hanno dovuto benedirmi i suoi fianchi, o con la lana dei miei agnelli non si è riscaldato; 21se contro un innocente ho alzato la mano, perché vedevo alla porta chi mi spalleggiava, 22mi si stacchi la spalla dalla nuca e si rompa al gomito il mio braccio, 23perché mi incute timore la mano di Dio e davanti alla sua maestà non posso resistere. 24Se ho riposto la mia speranza nell'oro e all'oro fino ho detto: "Tu sei la mia fiducia"; 25se godevo perché grandi erano i miei beni e guadagnava molto la mia mano; 26se vedendo il sole risplendere e la luna chiara avanzare, 27si è lasciato sedurre in segreto il mio cuore e con la mano alla bocca ho mandato un bacio, 28anche questo sarebbe stato un delitto da tribunale, perché avrei rinnegato Dio che sta in alto. 29Ho gioito forse della disgrazia del mio nemico e ho esultato perché lo colpiva la sventura, 30io che non ho permesso alla mia lingua di peccare, augurando la sua morte con imprecazioni? 31Non diceva forse la gente della mia tenda: "A chi non ha dato delle sue carni per saziarsi?". 32All'aperto non passava la notte lo straniero e al viandante aprivo le mie porte. 33Non ho nascosto, alla maniera degli uomini, la mia colpa, tenendo celato il mio delitto in petto, 34come se temessi molto la folla, e il disprezzo delle tribù mi spaventasse, sì da starmene zitto senza uscire di casa. 35Oh, avessi uno che mi ascoltasse! Ecco qui la mia firma! L'Onnipotente mi risponda! Il documento scritto dal mio avversario 36vorrei certo portarlo sulle mie spalle e cingerlo come mio diadema! 37Il numero dei miei passi gli manifesterei e mi presenterei a lui come sovrano. 38Se contro di me grida la mia terra e i suoi solchi piangono con essa; 39se ho mangiato il suo frutto senza pagare e ho fatto sospirare dalla fame i suoi coltivatori, 40in luogo di frumento, getti spine, ed erbaccia al posto dell'orzo. 32 (31,40b) Quando Giobbe ebbe finito di parlare, 1quei tre uomini cessarono di rispondere a Giobbe, perché egli si riteneva giusto. 2Allora si accese lo sdegno di Eliu, figlio di Barachele il Buzita, della tribù di Ram. Si accese di sdegno contro Giobbe, perché pretendeva d'aver ragione di fronte a Dio; 3si accese di sdegno anche contro i suoi tre amici, perché non avevano trovato di che rispondere, sebbene avessero dichiarato Giobbe colpevole. 4Però Eliu aveva aspettato, mentre essi parlavano con Giobbe, perché erano più vecchi di lui in età. 5Quando dunque vide che sulla bocca di questi tre uomini non vi era più alcuna risposta, Eliu si accese di sdegno. 6Presa dunque la parola, Eliu, figlio di Barachele il Buzita, disse: Giovane io sono di anni e voi siete già canuti; per questo ho esitato per rispetto a manifestare a voi il mio sapere. 7Pensavo: Parlerà l'età e i canuti insegneranno la sapienza. 8Ma certo essa è un soffio nell'uomo; l'ispirazione dell'Onnipotente lo fa intelligente. 9Non sono i molti anni a dar la sapienza, né sempre i vecchi distinguono ciò che è giusto. 10Per questo io oso dire: Ascoltatemi; anch'io esporrò il mio sapere. 11Ecco, ho atteso le vostre parole, ho teso l'orecchio ai vostri argomenti. Finché andavate in cerca di argomenti 12su di voi fissai l'attenzione. Ma ecco, nessuno ha potuto convincere Giobbe, nessuno tra di voi risponde ai suoi detti. 13Non dite: Noi abbiamo trovato la sapienza, ma lo confuti Dio, non l'uomo! 14Egli non mi ha rivolto parole, e io non gli risponderò con le vostre parole. 15Sono vinti, non rispondono più, mancano loro le parole. 16Ho atteso, ma poiché non parlano più, poiché stanno lì senza risposta, 17voglio anch'io dire la mia parte, anch'io esporrò il mio parere; 18mi sento infatti pieno di parole, mi preme lo spirito che è dentro di me. 19Ecco, dentro di me c'è come vino senza sfogo, come vino che squarcia gli otri nuovi. 20Parlerò e mi sfogherò, aprirò le labbra e risponderò. 21Non guarderò in faccia ad alcuno, non adulerò nessuno, 22perché io non so adulare: altrimenti il mio creatore in breve mi eliminerebbe. 33 1Ascolta dunque, Giobbe, i miei discorsi, ad ogni mia parola porgi l'orecchio. 2Ecco, io apro la bocca, parla la mia lingua entro il mio palato. 3Il mio cuore dirà sagge parole e le mie labbra parleranno chiaramente. 4Lo spirito di Dio mi ha creato e il soffio dell'Onnipotente mi dà vita. 5Se puoi, rispondimi, prepàrati davanti a me, sta' pronto. 6Ecco, io sono come te di fronte a Dio e anch'io sono stato tratto dal fango: 7ecco, nulla hai da temere da me, né graverò su di te la mano. 8Non hai fatto che dire ai miei orecchi e ho ben udito il suono dei tuoi detti: 9"Puro son io, senza peccato, io sono mondo, non ho colpa; 10ma egli contro di me trova pretesti e mi stima suo nemico; 11pone in ceppi i miei piedi e spia tutti i miei passi!". 12Ecco, in questo ti rispondo: non hai ragione. Dio è infatti più grande dell'uomo. 13Perché ti lamenti di lui, se non risponde ad ogni tua parola? 14Dio parla in un modo o in un altro, ma non si fa attenzione. 15Parla nel sogno, visione notturna, quando cade il sopore sugli uomini e si addormentano sul loro giaciglio; 16apre allora l'orecchio degli uomini e con apparizioni li spaventa, 17per distogliere l'uomo dal male e tenerlo lontano dall'orgoglio, 18per preservarne l'anima dalla fossa e la sua vita dalla morte violenta. 19Lo corregge con il dolore nel suo letto e con la tortura continua delle ossa; 20quando il suo senso ha nausea del pane, il suo appetito del cibo squisito; 21quando la sua carne si consuma a vista d'occhio e le ossa, che non si vedevano prima, spuntano fuori, 22quando egli si avvicina alla fossa e la sua vita alla dimora dei morti. 23Ma se vi è un angelo presso di lui, un protettore solo fra mille, per mostrare all'uomo il suo dovere, 24abbia pietà di lui e dica: "Scampalo dallo scender nella fossa, ho trovato il riscatto", 25allora la sua carne sarà più fresca che in gioventù, tornerà ai giorni della sua adolescenza: 26supplicherà Dio e questi gli userà benevolenza, gli mostrerà il suo volto in giubilo, e renderà all'uomo la sua giustizia. 27Egli si rivolgerà agli uomini e dirà: "Avevo peccato e violato la giustizia, ma egli non mi ha punito per quel che meritavo; 28mi ha scampato dalla fossa e la mia vita rivede la luce". 29Ecco, tutto questo fa Dio, due volte, tre volte con l'uomo, 30per sottrarre l'anima sua dalla fossa e illuminarla con la luce dei viventi. 31Attendi, Giobbe, ascoltami, taci e io parlerò: 32ma se hai qualcosa da dire, rispondimi, parla, perché vorrei darti ragione; 33se no, tu ascoltami e io ti insegnerò la sapienza. 34 1Eliu continuò a dire: 2Ascoltate, saggi, le mie parole e voi, sapienti, porgetemi l'orecchio, 3Perché l'orecchio distingue le parole, come il palato assapora i cibi. 4Esploriamo noi ciò che è giusto, indaghiamo fra di noi quale sia il bene: 5poiché Giobbe ha detto: "Io son giusto, ma Dio mi ha tolto il mio diritto; 6contro il mio diritto passo per menzognero, inguaribile è la mia piaga benché senza colpa". 7Chi è come Giobbe che beve, come l'acqua, l'insulto, 8che fa la strada in compagnia dei malfattori, andando con uomini iniqui? 9Poiché egli ha detto: "Non giova all'uomo essere in buona grazia con Dio". 10Perciò ascoltatemi, uomini di senno: lungi da Dio l'iniquità e dall'Onnipotente l'ingiustizia! 11Poiché egli ripaga l'uomo secondo il suo operato e fa trovare ad ognuno secondo la sua condotta. 12In verità, Dio non agisce da ingiusto e l'Onnipotente non sovverte il diritto! 13Chi mai gli ha affidato la terra e chi ha disposto il mondo intero? 14Se egli richiamasse il suo spirito a sé e a sé ritraesse il suo soffio, 15ogni carne morirebbe all'istante e l'uomo ritornerebbe in polvere. 16Se hai intelletto, ascolta bene questo, porgi l'orecchio al suono delle mie parole. 17Può mai governare chi odia il diritto? E tu osi condannare il Gran Giusto? 18lui che dice ad un re: "Iniquo!" e ai principi: "Malvagi!", 19lui che non usa parzialità con i potenti e non preferisce al povero il ricco, perché tutti costoro sono opera delle sue mani? 20In un istante muoiono e nel cuore della notte sono colpiti i potenti e periscono; e senza sforzo rimuove i tiranni, 21poiché egli tiene gli occhi sulla condotta dell'uomo e vede tutti i suoi passi. 22Non vi è tenebra, non densa oscurità, dove possano nascondersi i malfattori. 23Poiché non si pone all'uomo un termine per comparire davanti a Dio in giudizio: 24egli fiacca i potenti, senza fare inchieste, e colloca altri al loro posto. 25Poiché conosce le loro opere, li travolge nella notte e sono schiacciati; 26come malvagi li percuote, li colpisce alla vista di tutti; 27perché si sono allontanati da lui e di tutte le sue vie non si sono curati, 28sì da far giungere fino a lui il grido dell'oppresso e fargli udire il lamento dei poveri. 29Se egli tace, chi lo può condannare? Se vela la faccia, chi lo può vedere? Ma sulle nazioni e sugli individui egli veglia, 30perché non regni un uomo perverso, perché il popolo non abbia inciampi. 31Si può dunque dire a Dio: "Porto la pena, senza aver fatto il male; 32se ho peccato, mostramelo; se ho commesso l'iniquità, non lo farò più"? 33Forse, secondo le tue idee dovrebbe ricompensare, perché tu rifiuti il suo giudizio? Poiché tu devi scegliere, non io, di', dunque, quello che sai. 34Gli uomini di senno mi diranno con l'uomo saggio che mi ascolta: 35"Giobbe non parla con sapienza e le sue parole sono prive di senno". 36Bene, Giobbe sia esaminato fino in fondo, per le sue risposte da uomo empio, 37perché aggiunge al suo peccato la rivolta, in mezzo a noi batte le mani e moltiplica le parole contro Dio. 35 1Eliu riprese a dire: 2Ti pare di aver pensato cosa giusta, quando dicesti: "Ho ragione davanti a Dio"? 3O quando hai detto: "Che te ne importa? Che utilità ne ho dal mio peccato"? 4Risponderò a te con discorsi e ai tuoi amici insieme con te. 5Contempla il cielo e osserva, considera le nubi: sono più alte di te. 6Se pecchi, che gli fai? Se moltiplichi i tuoi delitti, che danno gli arrechi? 7Se tu sei giusto, che cosa gli dai o che cosa riceve dalla tua mano? 8Su un uomo come te ricade la tua malizia, su un figlio d'uomo la tua giustizia! 9Si grida per la gravità dell'oppressione, si invoca aiuto sotto il braccio dei potenti, 10ma non si dice: "Dov'è quel Dio che mi ha creato, che concede nella notte canti di gioia; 11che ci rende più istruiti delle bestie selvatiche, che ci fa più saggi degli uccelli del cielo?". 12Si grida, allora, ma egli non risponde di fronte alla superbia dei malvagi. 13Certo è falso dire: "Dio non ascolta e l'Onnipotente non presta attenzione"; 14più ancora quando tu dici che non lo vedi, che la tua causa sta innanzi a lui e tu in lui speri; 15così pure quando dici che la sua ira non punisce né si cura molto dell'iniquità. 16Giobbe dunque apre invano la sua bocca e senza cognizione moltiplica le chiacchiere. 36 1Eliu continuò a dire: 2Abbi un po' di pazienza e io te lo dimostrerò, perché in difesa di Dio c'è altro da dire. 3Prenderò da lontano il mio sapere e renderò giustizia al mio creatore, 4poiché non è certo menzogna il mio parlare: un uomo di perfetta scienza è qui con te. 5Ecco, Dio è grande e non si ritratta, egli è grande per fermezza di cuore. 6Non lascia vivere l'iniquo e rende giustizia ai miseri. 7Non toglie gli occhi dai giusti, li fa sedere sul trono con i re e li esalta per sempre. 8Se talvolta essi sono avvinti in catene, se sono stretti dai lacci dell'afflizione, 9fa loro conoscere le opere loro e i loro falli, perché superbi; 10apre loro gli orecchi per la correzione e ordina che si allontanino dalla iniquità. 11Se ascoltano e si sottomettono, chiuderanno i loro giorni nel benessere e i loro anni nelle delizie. 12Ma se non vorranno ascoltare, di morte violenta periranno, spireranno senza neppure saperlo. 13I perversi di cuore accumulano l'ira; non invocano aiuto, quando Dio li avvince in catene: 14si spegne in gioventù la loro anima, e la loro vita all'età dei dissoluti. 15Ma egli libera il povero con l'afflizione, gli apre l'udito con la sventura. 16Anche te intende sottrarre dal morso dell'angustia: avrai in cambio un luogo ampio, non ristretto e la tua tavola sarà colma di vivande grasse. 17Ma se colmi la misura con giudizi da empio, giudizio e condanna ti seguiranno. 18La collera non ti trasporti alla bestemmia, l'abbondanza dell'espiazione non ti faccia fuorviare. 19Può forse farti uscire dall'angustia il tuo grido, con tutti i tentativi di forza? 20Non sospirare quella notte, in cui i popoli vanno al loro luogo. 21Bada di non volgerti all'iniquità, poiché per questo sei stato provato dalla miseria. 22Ecco, Dio è sublime nella sua potenza; chi come lui è temibile? 23Chi mai gli ha imposto il suo modo d'agire o chi mai ha potuto dirgli: "Hai agito male?". 24Ricordati che devi esaltare la sua opera, che altri uomini hanno cantato. 25Ogni uomo la contempla, il mortale la mira da lontano. 26Ecco, Dio è così grande, che non lo comprendiamo: il numero dei suoi anni è incalcolabile. 27Egli attrae in alto le gocce dell'acqua e scioglie in pioggia i suoi vapori, 28che le nubi riversano e grondano sull'uomo in grande quantità. 31In tal modo sostenta i popoli e offre alimento in abbondanza. 29Chi inoltre può comprendere la distesa delle nubi, i fragori della sua dimora? 30Ecco, espande sopra di esso il suo vapore e copre le profondità del mare. 32Arma le mani di folgori e le scaglia contro il bersaglio. 33Lo annunzia il suo fragore, riserva d'ira contro l'iniquità. 37 1Per questo mi batte forte il cuore e mi balza fuori dal petto. 2Udite, udite, il rumore della sua voce, il fragore che esce dalla sua bocca. 3Il lampo si diffonde sotto tutto il cielo e il suo bagliore giunge ai lembi della terra; 4dietro di esso brontola il tuono, mugghia con il suo fragore maestoso e nulla arresta i fulmini, da quando si è udita la sua voce; 5mirabilmente tuona Dio con la sua voce opera meraviglie che non comprendiamo! 6Egli infatti dice alla neve: "Cadi sulla terra" e alle piogge dirotte: "Siate violente". 7Rinchiude ogni uomo in casa sotto sigillo, perché tutti riconoscano la sua opera. 8Le fiere si ritirano nei loro ripari e nelle loro tane si accovacciano. 9Dal mezzogiorno avanza l'uragano e il freddo dal settentrione. 10Al soffio di Dio si forma il ghiaccio e la distesa dell'acqua si congela. 11Carica di umidità le nuvole e le nubi ne diffondono le folgori. 12Egli le fa vagare dappertutto secondo i suoi ordini, perché eseguiscano quanto comanda loro sul mondo intero. 13Le manda o per castigo della terra o in segno di bontà. 14Porgi l'orecchio a questo, Giobbe, soffèrmati e considera le meraviglie di Dio. 15Sai tu come Dio le diriga e come la sua nube produca il lampo? 16Conosci tu come la nube si libri in aria, i prodigi di colui che tutto sa? 17Come le tue vesti siano calde quando non soffia l'austro e la terra riposa? 18Hai tu forse disteso con lui il firmamento, solido come specchio di metallo fuso? 19Insegnaci che cosa dobbiamo dirgli. Noi non parleremo per l'oscurità. 20Gli si può forse ordinare: "Parlerò io?". O un uomo può dire che è sopraffatto? 21Ora diventa invisibile la luce, oscurata in mezzo alle nubi: ma tira il vento e le spazza via. 22Dal nord giunge un aureo chiarore, intorno a Dio è tremenda maestà. 23L}Onnipotente noi non lo possiamo raggiungere, sublime in potenza e rettitudine e grande per giustizia: egli non ha da rispondere. 24Perciò gli uomini lo temono: a lui la venerazione di tutti i saggi di mente. 38 1Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine: 2Chi è costui che oscura il consiglio con parole insipienti? 3Cingiti i fianchi come un prode, io t'interrogherò e tu mi istruirai. 4Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! 5Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la misura? 6Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, 7mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio? 8Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando erompeva uscendo dal seno materno, 9quando lo circondavo di nubi per veste e per fasce di caligine folta? 10Poi gli ho fissato un limite e gli ho messo chiavistello e porte 11e ho detto: "Fin qui giungerai e non oltre e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde". 12Da quando vivi, hai mai comandato al mattino e assegnato il posto all'aurora, 13perché essa afferri i lembi della terra e ne scuota i malvagi? 14Si trasforma come creta da sigillo e si colora come un vestito. 15È sottratta ai malvagi la loro luce ed è spezzato il braccio che si alza a colpire. 16Sei mai giunto alle sorgenti del mare e nel fondo dell'abisso hai tu passeggiato? 17Ti sono state indicate le porte della morte e hai visto le porte dell'ombra funerea? 18Hai tu considerato le distese della terra? Dillo, se sai tutto questo! 19Per quale via si va dove abita la luce e dove hanno dimora le tenebre 20perché tu le conduca al loro dominio o almeno tu sappia avviarle verso la loro casa? 21Certo, tu lo sai, perché allora eri nato e il numero dei tuoi giorni è assai grande! 22Sei mai giunto ai serbatoi della neve, hai mai visto i serbatoi della grandine, 23che io riserbo per il tempo della sciagura, per il giorno della guerra e della battaglia? 24Per quali vie si espande la luce, si diffonde il vento d'oriente sulla terra? 25Chi ha scavato canali agli acquazzoni e una strada alla nube tonante, 26per far piovere sopra una terra senza uomini, su un deserto dove non c'è nessuno, 27per dissetare regioni desolate e squallide e far germogliare erbe nella steppa? 28Ha forse un padre la pioggia? O chi mette al mondo le gocce della rugiada? 29Dal seno di chi è uscito il ghiaccio e la brina del cielo chi l'ha generata? 30Come pietra le acque induriscono e la faccia dell'abisso si raggela. 31Puoi tu annodare i legami delle Plèiadi o sciogliere i vincoli di Orione? 32Fai tu spuntare a suo tempo la stella del mattino o puoi guidare l'Orsa insieme con i suoi figli? 33Conosci tu le leggi del cielo o ne applichi le norme sulla terra? 34Puoi tu alzare la voce fino alle nubi e farti coprire da un rovescio di acqua? 35Scagli tu i fulmini e partono dicendoti: "Eccoci!"? 36Chi ha elargito all'ibis la sapienza o chi ha dato al gallo intelligenza? 37Chi può con sapienza calcolare le nubi e chi riversa gli otri del cielo, 38quando si fonde la polvere in una massa e le zolle si attaccano insieme? 39Vai tu a caccia di preda per la leonessa e sazi la fame dei leoncini, 40quando sono accovacciati nelle tane o stanno in agguato fra le macchie? 41Chi prepara al corvo il suo pasto, quando i suoi nati gridano verso Dio e vagano qua e là per mancanza di cibo? 39 1Sai tu quando figliano le camozze e assisti al parto delle cerve? 2Conti tu i mesi della loro gravidanza e sai tu quando devono figliare? 3Si curvano e depongono i figli, metton fine alle loro doglie. 4Robusti sono i loro figli, crescono in campagna, partono e non tornano più da esse. 5Chi lascia libero l'asino selvatico e chi scioglie i legami dell'ònagro, 6al quale ho dato la steppa per casa e per dimora la terra salmastra? 7Del fracasso della città se ne ride e gli urli dei guardiani non ode. 8Gira per le montagne, sua pastura, e va in cerca di quanto è verde. 9Il bufalo si lascerà piegare a servirti o a passar la notte presso la tua greppia? 10Potrai legarlo con la corda per fare il solco o fargli erpicare le valli dietro a te? 11Ti fiderai di lui, perché la sua forza è grande e a lui affiderai le tue fatiche? 12Conterai su di lui, che torni e raduni la tua messe sulla tua aia? 13L'ala dello struzzo batte festante, ma è forse penna e piuma di cicogna? 14Abbandona infatti alla terra le uova e sulla polvere le lascia riscaldare. 15Dimentica che un piede può schiacciarle, una bestia selvatica calpestarle. 16Tratta duramente i figli, come se non fossero suoi, della sua inutile fatica non si affanna, 17perché Dio gli ha negato la saggezza e non gli ha dato in sorte discernimento. 18Ma quando giunge il saettatore, fugge agitando le ali: si beffa del cavallo e del suo cavaliere. 19Puoi tu dare la forza al cavallo e vestire di fremiti il suo collo? 20Lo fai tu sbuffare come un fumaiolo? Il suo alto nitrito incute spavento. 21Scalpita nella valle giulivo e con impeto va incontro alle armi. 22Sprezza la paura, non teme, né retrocede davanti alla spada. 23Su di lui risuona la faretra, il luccicar della lancia e del dardo. 24Strepitando, fremendo, divora lo spazio e al suono della tromba più non si tiene. 25Al primo squillo grida: "Aah!…" e da lontano fiuta la battaglia, gli urli dei capi, il fragor della mischia. 26Forse per il tuo senno si alza in volo lo sparviero e spiega le ali verso il sud? 27O al tuo comando l'aquila s'innalza e pone il suo nido sulle alture? 28Abita le rocce e passa la notte sui denti di rupe o sui picchi. 29Di lassù spia la preda, lontano scrutano i suoi occhi. 30I suoi aquilotti succhiano il sangue e dove sono cadaveri, là essa si trova. 40 1Il Signore riprese e disse a Giobbe: 2Il censore vorrà ancora contendere con l'Onnipotente? L'accusatore di Dio risponda! 3Giobbe rivolto al Signore disse: 4Ecco, sono ben meschino: che ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca. 5Ho parlato una volta, ma non replicherò. ho parlato due volte, ma non continuerò. 6Allora il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine e disse: 7Cingiti i fianchi come un prode: io t'interrogherò e tu mi istruirai. 8Oseresti proprio cancellare il mio giudizio e farmi torto per avere tu ragione? 9Hai tu un braccio come quello di Dio e puoi tuonare con voce pari alla sua? 10Ornati pure di maestà e di sublimità, rivestiti di splendore e di gloria; 11diffondi i furori della tua collera, mira ogni superbo e abbattilo, 12mira ogni superbo e umilialo, schiaccia i malvagi ovunque si trovino; 13nascondili nella polvere tutti insieme, rinchiudili nella polvere tutti insieme, 14anch'io ti loderò, perché hai trionfato con la destra. 15Ecco, l'ippopotamo, che io ho creato al pari di te, mangia l'erba come il bue. 16Guarda, la sua forza è nei fianchi e il suo vigore nel ventre. 17Rizza la coda come un cedro, i nervi delle sue cosce s'intrecciano saldi, 18le sue vertebre, tubi di bronzo, le sue ossa come spranghe di ferro. 19Esso è la prima delle opere di Dio; il suo creatore lo ha fornito di difesa. 20I monti gli offrono i loro prodotti e là tutte le bestie della campagna si trastullano. 21Sotto le piante di loto si sdraia, nel folto del canneto della palude. 22Lo ricoprono d'ombra i loti selvatici, lo circondano i salici del torrente. 23Ecco, si gonfi pure il fiume: egli non trema, è calmo, anche se il Giordano gli salisse fino alla bocca. 24Chi potrà afferrarlo per gli occhi, prenderlo con lacci e forargli le narici? 25Puoi tu pescare il Leviatan con l'amo e tener ferma la sua lingua con una corda, 26ficcargli un giunco nelle narici e forargli la mascella con un uncino? 27Ti farà forse molte suppliche e ti rivolgerà dolci parole? 28Stipulerà forse con te un'alleanza, perché tu lo prenda come servo per sempre? 29Scherzerai con lui come un passero, legandolo per le tue fanciulle? 30Lo metteranno in vendita le compagnie di pesca, se lo divideranno i commercianti? 31Crivellerai di dardi la sua pelle e con la fiocina la sua testa? 32Metti su di lui la mano: al ricordo della lotta, non rimproverai! 41 1Ecco, la tua speranza è fallita, al solo vederlo uno stramazza. 2Nessuno è tanto audace da osare eccitarlo e chi mai potrà star saldo di fronte a lui? 3Chi mai lo ha assalito e si è salvato? Nessuno sotto tutto il cielo. 4Non tacerò la forza delle sue membra: in fatto di forza non ha pari. 5Chi gli ha mai aperto sul davanti il manto di pelle e nella sua doppia corazza chi può penetrare? 6Le porte della sua bocca chi mai ha aperto? Intorno ai suoi denti è il terrore! 7Il suo dorso è a lamine di scudi, saldate con stretto suggello; 8l'una con l'altra si toccano, sì che aria fra di esse non passa: 9ognuna aderisce alla vicina, sono compatte e non possono separarsi. 10Il suo starnuto irradia luce e i suoi occhi sono come le palpebre dell'aurora. 11Dalla sua bocca partono vampate, sprizzano scintille di fuoco. 12Dalle sue narici esce fumo come da caldaia, che bolle sul fuoco. 13Il suo fiato incendia carboni e dalla bocca gli escono fiamme. 14Nel suo collo risiede la forza e innanzi a lui corre la paura. 15Le giogaie della sua carne son ben compatte, sono ben salde su di lui, non si muovono. 16Il suo cuore è duro come pietra, duro come la pietra inferiore della macina. 17Quando si alza, si spaventano i forti e per il terrore restano smarriti. 18La spada che lo raggiunge non vi si infigge, né lancia, né freccia né giavellotto; 19stima il ferro come paglia, il bronzo come legno tarlato. 20Non lo mette in fuga la freccia, in pula si cambian per lui le pietre della fionda. 21Come stoppia stima una mazza e si fa beffe del vibrare dell'asta. 22Al disotto ha cocci acuti e striscia come erpice sul molle terreno. 23Fa ribollire come pentola il gorgo, fa del mare come un vaso da unguenti. 24Dietro a sé produce una bianca scia e l'abisso appare canuto. 25Nessuno sulla terra è pari a lui, fatto per non aver paura. 26Lo teme ogni essere più altero; egli è il re su tutte le fiere più superbe. 42 1Allora Giobbe rispose al Signore e disse: 2Comprendo che puoi tutto e che nessuna cosa è impossibile per te. 3Chi è colui che, senza aver scienza, può oscurare il tuo consiglio? Ho esposto dunque senza discernimento cose troppo superiori a me, che io non comprendo. 4"Ascoltami e io parlerò, io t'interrogherò e tu istruiscimi". 5Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono. 6Perciò mi ricredo e ne provo pentimento sopra polvere e cenere. 7Dopo che il Signore aveva rivolto queste parole a Giobbe, disse a Elifaz il Temanita: "La mia ira si è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe. 8Prendete dunque sette vitelli e sette montoni e andate dal mio servo Giobbe e offriteli in olocausto per voi; il mio servo Giobbe pregherà per voi, affinché io, per riguardo a lui, non punisca la vostra stoltezza, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe". 9Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita andarono e fecero come loro aveva detto il Signore e il Signore ebbe riguardo di Giobbe. 10Dio ristabilì Giobbe nello stato di prima, avendo egli pregato per i suoi amici; accrebbe anzi del doppio quanto Giobbe aveva posseduto. 11Tutti i suoi fratelli, le sue sorelle e i suoi conoscenti di prima vennero a trovarlo e mangiarono pane in casa sua e lo commiserarono e lo consolarono di tutto il male che il Signore aveva mandato su di lui e gli regalarono ognuno una piastra e un anello d'oro. 12Il Signore benedisse la nuova condizione di Giobbe più della prima ed egli possedette quattordicimila pecore e seimila cammelli, mille paia di buoi e mille asine. 13Ebbe anche sette figli e tre figlie. 14A una mise nome Colomba, alla seconda Cassia e alla terza Fiala di stibio. 15In tutta la terra non si trovarono donne così belle come le figlie di Giobbe e il loro padre le mise a parte dell'eredità insieme con i loro fratelli. 16Dopo tutto questo, Giobbe visse ancora centoquarant'anni e vide figli e nipoti di quattro generazioni. 17Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni. Salmi 1 1Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; 2ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte. 3Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua, che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere. 4Non così, non così gli empi: ma come pula che il vento disperde; 5perciò non reggeranno gli empi nel giudizio, né i peccatori nell'assemblea dei giusti. 6Il Signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi andrà in rovina. 2 1Perché le genti congiurano perché invano cospirano i popoli? 2Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia: 3"Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami". 4Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall'alto il Signore. 5Egli parla loro con ira, li spaventa nel suo sdegno: 6"Io l'ho costituito mio sovrano sul Sion mio santo monte". 7Annunzierò il decreto del Signore. Egli mi ha detto: "Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. 8Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra. 9Le spezzerai con scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai". 10E ora, sovrani, siate saggi istruitevi, giudici della terra; 11servite Dio con timore e con tremore esultate; 12che non si sdegni e voi perdiate la via. Improvvisa divampa la sua ira. Beato chi in lui si rifugia. 3 1Salmo di Davide quando fuggiva il figlio Assalonne. 2Signore, quanti sono i miei oppressori! Molti contro di me insorgono. 3Molti di me vanno dicendo: "Neppure Dio lo salva!". 4Ma tu, Signore, sei mia difesa, tu sei mia gloria e sollevi il mio capo. 5Al Signore innalzo la mia voce e mi risponde dal suo monte santo. 6Io mi corico e mi addormento, mi sveglio perché il Signore mi sostiene. 7Non temo la moltitudine di genti che contro di me si accampano. 8Sorgi, Signore, salvami, Dio mio. Hai colpito sulla guancia i miei nemici, hai spezzato i denti ai peccatori. 9Del Signore è la salvezza: sul tuo popolo la tua benedizione. 4 1Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Salmo. Di Davide. 2Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia: dalle angosce mi hai liberato; pietà di me, ascolta la mia preghiera. 3Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore? Perché amate cose vane e cercate la menzogna? 4Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele: il Signore mi ascolta quando lo invoco. 5Tremate e non peccate, sul vostro giaciglio riflettete e placatevi. 6Offrite sacrifici di giustizia e confidate nel Signore. 7Molti dicono: "Chi ci farà vedere il bene?". Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. 8Hai messo più gioia nel mio cuore di quando abbondano vino e frumento. 9In pace mi corico e subito mi addormento: tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare. 5 1Al maestro del coro. Per flauti. Salmo. Di Davide. 2Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole: intendi il mio lamento. 3Ascolta la voce del mio grido, o mio re e mio Dio, perché ti prego, Signore. 4Al mattino ascolta la mia voce; fin dal mattino t'invoco e sto in attesa. 5Tu non sei un Dio che si compiace del male; presso di te il malvagio non trova dimora; 6gli stolti non sostengono il tuo sguardo. Tu detesti chi fa il male, 7fai perire i bugiardi. Il Signore detesta sanguinari e ingannatori. 8Ma io per la tua grande misericordia entrerò nella tua casa; mi prostrerò con timore nel tuo santo tempio. 9Signore, guidami con giustizia di fronte ai miei nemici; spianami davanti il tuo cammino. 10Non c'è sincerità sulla loro bocca, è pieno di perfidia il loro cuore; la loro gola è un sepolcro aperto, la loro lingua è tutta adulazione. 11Condannali, o Dio, soccombano alle loro trame, per tanti loro delitti disperdili, perché a te si sono ribellati. 12Gioiscano quanti in te si rifugiano, esultino senza fine. Tu li proteggi e in te si allieteranno quanti amano il tuo nome. 13Signore, tu benedici il giusto: come scudo lo copre la tua benevolenza. 6 1Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Sull'ottava. Salmo. Di Davide. 2Signore, non punirmi nel tuo sdegno, non castigarmi nel tuo furore. 3Pietà di me, Signore: vengo meno; risanami, Signore: tremano le mie ossa. 4L'anima mia è tutta sconvolta, ma tu, Signore, fino a quando…? 5Volgiti, Signore, a liberarmi, salvami per la tua misericordia. 6Nessuno tra i morti ti ricorda. Chi negli inferi canta le tue lodi? 7Sono stremato dai lungi lamenti, ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio, irroro di lacrime il mio letto. 8I miei occhi si consumano nel dolore, invecchio fra tanti miei oppressori. 9Via da me voi tutti che fate il male, il Signore ascolta la voce del mio pianto. 10Il Signore ascolta la mia supplica, il Signore accoglie la mia preghiera. 11Arrossiscano e tremino i miei nemici, confusi, indietreggino all'istante. 7 1Lamento che Davide rivolse al Signore per le parole di Cus il Beniaminita. 2Signore, mio Dio, in te mi rifugio: salvami e liberami da chi mi perseguita, 3perché non mi sbrani come un leone, non mi sbrani senza che alcuno mi salvi. 4Signore mio Dio, se così ho agito: se c'è iniquità sulle mie mani, 5se ho ripagato il mio amico con il male, se a torto ho spogliato i miei avversari, 6il nemico m'insegua e mi raggiunga, calpesti a terra la mia vita e trascini nella polvere il mio onore. 7Sorgi, Signore, nel tuo sdegno, levati contro il furore dei nemici, alzati per il giudizio che hai stabilito. 8L'assemblea dei popoli ti circondi: dall'alto volgiti contro di essa. 9Il Signore decide la causa dei popoli: giudicami, Signore, secondo la mia giustizia, secondo la mia innocenza, o Altissimo. 10Poni fine al male degli empi; rafforza l'uomo retto, tu che provi mente e cuore, Dio giusto. 11La mia difesa è nel Signore, egli salva i retti di cuore. 12Dio è giudice giusto, ogni giorno si accende il suo sdegno. 13Non torna forse ad affilare la spada, a tendere e puntare il suo arco? 14Si prepara strumenti di morte, arroventa le sue frecce. 15Ecco, l'empio produce ingiustizia, concepisce malizia, partorisce menzogna. 16Egli scava un pozzo profondo e cade nella fossa che ha fatto; 17la sua malizia ricade sul suo capo, la sua violenza gli piomba sulla testa. 18Loderò il Signore per la sua giustizia e canterò il nome di Dio, l'Altissimo. 8 1Al maestro di coro. Sul canto: "I Torchi…". Salmo. Di Davide. 2O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: sopra i cieli si innalza la tua magnificenza. 3Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli. 4Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, 5che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? 6Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: 7gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi; 8tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna; 9Gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare. 10O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra. 9 – 10 1Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide. 2Loderò il Signore con tutto il cuore e annunzierò tutte le tue meraviglie. 3Gioisco in te ed esulto, canto inni al tuo nome, o Altissimo. 4Mentre i miei nemici retrocedono, davanti a te inciampano e periscono, 5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa; siedi in trono giudice giusto. 6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio, il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre. 7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico, è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte. 8Ma il Signore sta assiso in eterno; erige per il giudizio il suo trono: 9giudicherà il mondo con giustizia, con rettitudine deciderà le cause dei popoli. 10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso, in tempo di angoscia un rifugio sicuro. 11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome, perché non abbandoni chi ti cerca, Signore. 12Cantate inni al Signore, che abita in Sion, narrate tra i popoli le sue opere. 13Vindice del sangue, egli ricorda, non dimentica il grido degli afflitti. 14Abbi pietà di me, Signore, vedi la mia miseria, opera dei miei nemici, tu che mi strappi dalle soglie della morte, 15perché possa annunziare le tue lodi, esultare per la tua salvezza alle porte della città di Sion. 16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata, nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede. 17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia; l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani. 18Tornino gli empi negli inferi, tutti i popoli che dimenticano Dio. 19Perché il povero non sarà dimenticato, la speranza degli afflitti non resterà delusa. 20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo: davanti a te siano giudicate le genti. 21Riempile di spavento, Signore, sappiano le genti che sono mortali. 10 (TM) 221Perché, Signore, stai lontano, nel tempo dell'angoscia ti nascondi? 232Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio e cade nelle insidie tramate. 243L'empio si vanta delle sue brame, l'avaro maledice, disprezza Dio. 254L'empio insolente disprezza il Signore: "Dio non se ne cura: Dio non esiste"; questo è il suo pensiero. 265Le sue imprese riescono sempre. Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi: disprezza tutti i suoi avversari. 276Egli pensa: "Non sarò mai scosso, vivrò sempre senza sventure". 287Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca, sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso. 298Sta in agguato dietro le siepi, dai nascondigli uccide l'innocente. 309I suoi occhi spiano l'infelice, sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo. Sta in agguato per ghermire il misero, ghermisce il misero attirandolo nella rete. 3110Infierisce di colpo sull'oppresso, cadono gl'infelici sotto la sua violenza. 3211Egli pensa: "Dio dimentica, nasconde il volto, non vede più nulla". 3312Sorgi, Signore, alza la tua mano, non dimenticare i miseri. 3413Perché l'empio disprezza Dio e pensa: "Non ne chiederà conto"? 3514Eppure tu vedi l'affanno e il dolore, tutto tu guardi e prendi nelle tue mani. A te si abbandona il misero, dell'orfano tu sei il sostegno. Spezza il braccio dell'empio e del malvagio; 3615Punisci il suo peccato e più non lo trovi. 3716Il Signore è re in eterno, per sempre: dalla sua terra sono scomparse le genti. 3817Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri, rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio 3918per far giustizia all'orfano e all'oppresso; e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra. 11 (10) 1Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide. 2Loderò il Signore con tutto il cuore e annunzierò tutte le tue meraviglie. 3Gioisco in te ed esulto, canto inni al tuo nome, o Altissimo. 4Mentre i miei nemici retrocedono, davanti a te inciampano e periscono, 5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa; siedi in trono giudice giusto. 6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio, il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre. 7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico, è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte. 8Ma il Signore sta assiso in eterno; erige per il giudizio il suo trono: 9giudicherà il mondo con giustizia, con rettitudine deciderà le cause dei popoli. 10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso, in tempo di angoscia un rifugio sicuro. 11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome, perché non abbandoni chi ti cerca, Signore. 12Cantate inni al Signore, che abita in Sion, narrate tra i popoli le sue opere. 13Vindice del sangue, egli ricorda, non dimentica il grido degli afflitti. 14Abbi pietà di me, Signore, vedi la mia miseria, opera dei miei nemici, tu che mi strappi dalle soglie della morte, 15perché possa annunziare le tue lodi, esultare per la tua salvezza alle porte della città di Sion. 16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata, nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede. 17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia; l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani. 18Tornino gli empi negli inferi, tutti i popoli che dimenticano Dio. 19Perché il povero non sarà dimenticato, la speranza degli afflitti non resterà delusa. 20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo: davanti a te siano giudicate le genti. 21Riempile di spavento, Signore, sappiano le genti che sono mortali. 22Perché, Signore, stai lontano, nel tempo dell'angoscia ti nascondi? 23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio e cade nelle insidie tramate. 24L'empio si vanta delle sue brame, l'avaro maledice, disprezza Dio. 25L'empio insolente disprezza il Signore: "Dio non se ne cura: Dio non esiste"; questo è il suo pensiero. 26Le sue imprese riescono sempre. Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi: disprezza tutti i suoi avversari. 27Egli pensa: "Non sarò mai scosso, vivrò sempre senza sventure". 28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca, sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso. 29Sta in agguato dietro le siepi, dai nascondigli uccide l'innocente. 30I suoi occhi spiano l'infelice, sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo. Sta in agguato per ghermire il misero, ghermisce il misero attirandolo nella rete. 31Infierisce di colpo sull'oppresso, cadono gl'infelici sotto la sua violenza. 32Egli pensa: "Dio dimentica, nasconde il volto, non vede più nulla". 33Sorgi, Signore, alza la tua mano, non dimenticare i miseri. 34Perché l'empio disprezza Dio e pensa: "Non ne chiederà conto"? 35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore, tutto tu guardi e prendi nelle tue mani. A te si abbandona il misero, dell'orfano tu sei il sostegno. Spezza il braccio dell'empio e del malvagio; 36Punisci il suo peccato e più non lo trovi. 37Il Signore è re in eterno, per sempre: dalla sua terra sono scomparse le genti. 38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri, rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio 39per far giustizia all'orfano e all'oppresso; e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra. 11 (12) 1Al maestro del coro. Di Davide. Nel Signore mi sono rifugiato, come potete dirmi: "Fuggi come un passero verso il monte"? 2Ecco, gli empi tendono l'arco, aggiustano la freccia sulla corda per colpire nel buio i retti di cuore. 3Quando sono scosse le fondamenta, il giusto che cosa può fare? 4Ma il Signore nel tempio santo, il Signore ha il trono nei cieli. I suoi occhi sono aperti sul mondo, le sue pupille scrutano ogni uomo. 5Il Signore scruta giusti ed empi, egli odia chi ama la violenza. 6Farà piovere sugli empi brace, fuoco e zolfo, vento bruciante toccherà loro in sorte; 7Giusto è il Signore, ama le cose giuste; gli uomini retti vedranno il suo volto. 12 (11) 1Al maestro del coro. Sull'ottava. Salmo. Di Davide. 2Salvami, Signore! Non c'è più un uomo fedele; è scomparsa la fedeltà tra i figli dell'uomo. 3Si dicono menzogne l'uno all'altro, labbra bugiarde parlano con cuore doppio. 4Recida il Signore le labbra bugiarde, la lingua che dice parole arroganti, 5quanti dicono: "Per la nostra lingua siamo forti, ci difendiamo con le nostre labbra: chi sarà nostro padrone?". 6"Per l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò – dice il Signore – metterò in salvo chi è disprezzato". 7I detti del Signore sono puri, argento raffinato nel crogiuolo, purificato nel fuoco sette volte. 8Tu, o Signore, ci custodirai, ci guarderai da questa gente per sempre. 9Mentre gli empi si aggirano intorno, emergono i peggiori tra gli uomini. 13 (12) 1Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. 2Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? 3Fino a quando nell'anima mia proverò affanni, tristezza nel cuore ogni momento? Fino a quando su di me trionferà il nemico? 4Guarda, rispondimi, Signore mio Dio, conserva la luce ai miei occhi, perché non mi sorprenda il sonno della morte, 5perché il mio nemico non dica: "L'ho vinto!" e non esultino i miei avversari quando vacillo. 6Nella tua misericordia ho confidato. Gioisca il mio cuore nella tua salvezza e canti al Signore, che mi ha beneficato. 14 (13) 1Al maestro del coro. Di Davide. Lo stolto pensa: "Non c'è Dio". Sono corrotti, fanno cose abominevoli: nessuno più agisce bene. 2Il Signore dal cielo si china sugli uomini per vedere se esista un saggio: se c'è uno che cerchi Dio. 3Tutti hanno traviato, sono tutti corrotti; più nessuno fa il bene, neppure uno. 4Non comprendono nulla tutti i malvagi, che divorano il mio popolo come il pane? 5Non invocano Dio: tremeranno di spavento, perché Dio è con la stirpe del giusto. 6Volete confondere le speranze del misero, ma il Signore è il suo rifugio. 7Venga da Sion la salvezza d'Israele! Quando il Signore ricondurrà il suo popolo, esulterà Giacobbe e gioirà Israele. 15 (14) 1Salmo. Di Davide. Signore, chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sul tuo santo monte? 2Colui che cammina senza colpa, agisce con giustizia e parla lealmente, 3non dice calunnia con la lingua, non fa danno al suo prossimo e non lancia insulto al suo vicino. 4Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, ma onora chi teme il Signore. Anche se giura a suo danno, non cambia; 5presta denaro senza fare usura, e non accetta doni contro l'innocente. Colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre. 16 (15) 1Miktam. Di Davide. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. 2Ho detto a Dio: "Sei tu il mio Signore, senza di te non ho alcun bene". 3Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, è tutto il mio amore. 4Si affrettino altri a costruire idoli: io non spanderò le loro libazioni di sangue né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi. 5Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. 6Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi, è magnifica la mia eredità. 7Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio cuore mi istruisce. 8Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra, non posso vacillare. 9Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, 10perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione. 11Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. 17 (16) 1Preghiera. Di Davide. Accogli, Signore, la causa del giusto, sii attento al mio grido. Porgi l'orecchio alla mia preghiera: sulle mie labbra non c'è inganno. 2Venga da te la mia sentenza, i tuoi occhi vedano la giustizia. 3Saggia il mio cuore, scrutalo di notte, provami al fuoco, non troverai malizia. La mia bocca non si è resa colpevole, 4secondo l'agire degli uomini; seguendo la parola delle tue labbra, ho evitato i sentieri del violento. 5Sulle tue vie tieni saldi i miei passi e i miei piedi non vacilleranno. 6Io t'invoco, mio Dio: dammi risposta; porgi l'orecchio, ascolta la mia voce, 7mostrami i prodigi del tuo amore: tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra. 8Custodiscimi come pupilla degli occhi, proteggimi all'ombra delle tue ali, 9di fronte agli empi che mi opprimono, ai nemici che mi accerchiano. 10Essi hanno chiuso il loro cuore, le loro bocche parlano con arroganza. 11Eccoli, avanzano, mi circondano, puntano gli occhi per abbattermi; 12simili a un leone che brama la preda, a un leoncello che si apposta in agguato. 13Sorgi, Signore, affrontalo, abbattilo; con la tua spada scampami dagli empi, 14con la tua mano, Signore, dal regno dei morti che non hanno più parte in questa vita. Sazia pure dei tuoi beni il loro ventre se ne sazino anche i figli e ne avanzi per i loro bambini. 15Ma io per la giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua presenza. 18 (17) 1Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici, 2 e dalla mano di Saul. Disse dunque: Ti amo, Signore, mia forza, 3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore; mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo; mio scudo e baluardo, mia potente salvezza. 4Invoco il Signore, degno di lode, e sarò salvato dai miei nemici. 5Mi circondavano flutti di morte, mi travolgevano torrenti impetuosi; 6già mi avvolgevano i lacci degli inferi, già mi stringevano agguati mortali. 7Nel mio affanno invocai il Signore, nell'angoscia gridai al mio Dio: dal suo tempio ascoltò la mia voce, al suo orecchio pervenne il mio grido. 8La terra tremò e si scosse; vacillarono le fondamenta dei monti, si scossero perché egli era sdegnato. 9Dalle sue narici saliva fumo, dalla sua bocca un fuoco divorante; da lui sprizzavano carboni ardenti. 10Abbassò i cieli e discese, fosca caligine sotto i suoi piedi. 11Cavalcava un cherubino e volava, si librava sulle ali del vento. 12Si avvolgeva di tenebre come di velo, acque oscure e dense nubi lo coprivano. 13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi con grandine e carboni ardenti. 14Il Signore tuonò dal cielo, l'Altissimo fece udire la sua voce: grandine e carboni ardenti. 15Scagliò saette e li disperse, fulminò con folgori e li sconfisse. 16Allora apparve il fondo del mare, si scoprirono le fondamenta del mondo, per la tua minaccia, Signore, per lo spirare del tuo furore. 17Stese la mano dall'alto e mi prese, mi sollevò dalle grandi acque, 18mi liberò da nemici potenti, da coloro che mi odiavano ed eran più forti di me. 19Mi assalirono nel giorno di sventura, ma il Signore fu mio sostegno; 20mi portò al largo, mi liberò perché mi vuol bene. 21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia, mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani; 22perché ho custodito le vie del Signore, non ho abbandonato empiamente il mio Dio. 23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti, non ho respinto da me la sua legge; 24ma integro sono stato con lui e mi sono guardato dalla colpa. 25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia, secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi. 26Con l'uomo buono tu sei buono con l'uomo integro tu sei integro, 27con l'uomo puro tu sei puro, con il perverso tu sei astuto. 28Perché tu salvi il popolo degli umili, ma abbassi gli occhi dei superbi. 29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada; il mio Dio rischiara le mie tenebre. 30Con te mi lancerò contro le schiere, con il mio Dio scavalcherò le mura. 31La via di Dio è diritta, la parola del Signore è provata al fuoco; egli è scudo per chi in lui si rifugia. 32Infatti, chi è Dio, se non il Signore? O chi è rupe, se non il nostro Dio? 33Il Dio che mi ha cinto di vigore e ha reso integro il mio cammino; 34mi ha dato agilità come di cerve, sulle alture mi ha fatto stare saldo; 35ha addestrato le mie mani alla battaglia, le mie braccia a tender l'arco di bronzo. 36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza, la tua destra mi ha sostenuto, la tua bontà mi ha fatto crescere. 37Hai spianato la via ai miei passi, i miei piedi non hanno vacillato. 38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti, non sono tornato senza averli annientati. 39Li ho colpiti e non si sono rialzati, sono caduti sotto i miei piedi. 40Tu mi hai cinto di forza per la guerra, hai piegato sotto di me gli avversari. 41Dei nemici mi hai mostrato le spalle, hai disperso quanti mi odiavano. 42Hanno gridato e nessuno li ha salvati, al Signore, ma non ha risposto. 43Come polvere al vento li ho dispersi, calpestati come fango delle strade. 44Mi hai scampato dal popolo in rivolta, mi hai posto a capo delle nazioni. Un popolo che non conoscevo mi ha servito; 45all'udirmi, subito mi obbedivano, stranieri cercavano il mio favore, 46impallidivano uomini stranieri e uscivano tremanti dai loro nascondigli. 47Viva il Signore e benedetta la mia rupe, sia esaltato il Dio della mia salvezza. 48Dio, tu mi accordi la rivincita e sottometti i popoli al mio giogo, 49mi scampi dai nemici furenti, dei miei avversari mi fai trionfare e mi liberi dall'uomo violento. 50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli e canterò inni di gioia al tuo nome. 51Egli concede al suo re grandi vittorie, si mostra fedele al suo consacrato, a Davide e alla sua discendenza per sempre. 19 (18) 1Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. 2I cieli narrano la gloria di Dio, e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento. 3Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia. 4Non è linguaggio e non sono parole, di cui non si oda il suono. 5Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola. 6Là pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale, esulta come prode che percorre la via. 7Egli sorge da un estremo del cielo e la sua corsa raggiunge l'altro estremo: nulla si sottrae al suo calore. 8La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima; la testimonianza del Signore è verace, rende saggio il semplice. 9Gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioire il cuore; i comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi. 10Il timore del Signore è puro, dura sempre; i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti, 11più preziosi dell'oro, di molto oro fino, più dolci del miele e di un favo stillante. 12Anche il tuo servo in essi è istruito, per chi li osserva è grande il profitto. 13Le inavvertenze chi le discerne? Assolvimi dalle colpe che non vedo. 14Anche dall'orgoglio salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro dal grande peccato. 15Ti siano gradite le parole della mia bocca, davanti a te i pensieri del mio cuore. Signore, mia rupe e mio redentore. 20 (19) 1Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. 2Ti ascolti il Signore nel giorno della prova, ti protegga il nome del Dio di Giacobbe. 3Ti mandi l'aiuto dal suo santuario e dall'alto di Sion ti sostenga. 4Ricordi tutti i tuoi sacrifici e gradisca i tuoi olocausti. 5Ti conceda secondo il tuo cuore, faccia riuscire ogni tuo progetto. 6Esulteremo per la tua vittoria, spiegheremo i vessilli in nome del nostro Dio; adempia il Signore tutte le tue domande. 7Ora so che il Signore salva il suo consacrato; gli ha risposto dal suo cielo santo con la forza vittoriosa della sua destra. 8Chi si vanta dei carri e chi dei cavalli, noi siamo forti nel nome del Signore nostro Dio. 9Quelli si piegano e cadono, ma noi restiamo in piedi e siamo saldi. 10Salva il re, o Signore, rispondici, quando ti invochiamo. 21 (20) 1Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. 2Signore, il re gioisce della tua potenza, quanto esulta per la tua salvezza! 3Hai soddisfatto il desiderio del suo cuore, non hai respinto il voto delle sue labbra. 4Gli vieni incontro con larghe benedizioni; gli poni sul capo una corona di oro fino. 5Vita ti ha chiesto, a lui l'hai concessa, lunghi giorni in eterno, senza fine. 6Grande è la sua gloria per la tua salvezza, lo avvolgi di maestà e di onore; 7lo fai oggetto di benedizione per sempre, lo inondi di gioia dinanzi al tuo volto. 8Perché il re confida nel Signore: per la fedeltà dell'Altissimo non sarà mai scosso. 9La tua mano raggiungerà ogni tuo nemico, la tua destra raggiungerà chiunque ti odia. 10Ne farai una fornace ardente, nel giorno in cui ti mostrerai: il Signore li consumerà nella sua ira, li divorerà il fuoco. 11Sterminerai dalla terra la loro prole, la loro stirpe di mezzo agli uomini. 12Perché hanno ordito contro di te il male, hanno tramato insidie, non avranno successo. 13Hai fatto loro voltare le spalle, contro di essi punterai il tuo arco. 14Alzati, Signore, in tutta la tua forza; canteremo inni alla tua potenza. 22 (21) 1Al maestro del coro. Sull'aria: "Cerva dell'aurora". Salmo. Di Davide. 2"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Tu sei lontano dalla mia salvezza": sono le parole del mio lamento. 3Dio mio, invoco di giorno e non rispondi, grido di notte e non trovo riposo. 4Eppure tu abiti la santa dimora, tu, lode di Israele. 5In te hanno sperato i nostri padri, hanno sperato e tu li hai liberati; 6a te gridarono e furono salvati, sperando in te non rimasero delusi. 7Ma io sono verme, non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo. 8Mi scherniscono quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo: 9"Si è affidato al Signore, lui lo scampi; lo liberi, se è suo amico". 10Sei tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai fatto riposare sul petto di mia madre. 11Al mio nascere tu mi hai raccolto, dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio. 12Da me non stare lontano, poiché l'angoscia è vicina e nessuno mi aiuta. 13Mi circondano tori numerosi, mi assediano tori di Basan. 14Spalancano contro di me la loro bocca come leone che sbrana e ruggisce. 15Come acqua sono versato, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si fonde in mezzo alle mie viscere. 16È arido come un coccio il mio palato, la mia lingua si è incollata alla gola, su polvere di morte mi hai deposto. 17Un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi; hanno forato le mie mani e i miei piedi, 18posso contare tutte le mie ossa. Essi mi guardano, mi osservano: 19si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte. 20Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, accorri in mio aiuto. 21Scampami dalla spada, dalle unghie del cane la mia vita. 22Salvami dalla bocca del leone e dalle corna dei bufali. 23Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all'assemblea. 24Lodate il Signore, voi che lo temete, gli dia gloria la stirpe di Giacobbe, lo tema tutta la stirpe di Israele; 25perché egli non ha disprezzato né sdegnato l'afflizione del misero, non gli ha nascosto il suo volto, ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito. 26Sei tu la mia lode nella grande assemblea, scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli. 27I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano: "Viva il loro cuore per sempre". 28Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra, si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli. 29Poiché il regno è del Signore, egli domina su tutte le nazioni. 30A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra, davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere. E io vivrò per lui, 31lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene; 32annunzieranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: "Ecco l'opera del Signore!". 23 (22) 1Salmo. Di Davide. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; 2su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille mi conduce. 3Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. 4Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. 5Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca. 6Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. 24 (23) 1Di Davide. Salmo. Del Signore è la terra e quanto contiene, l'universo e i suoi abitanti. 2È lui che l'ha fondata sui mari, e sui fiumi l'ha stabilita. 3Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo? 4Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna, chi non giura a danno del suo prossimo. 5Otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza. 6Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. 7Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria. 8Chi è questo re della gloria? Il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia. 9Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria. 10Chi è questo re della gloria? Il Signore degli eserciti è il re della gloria. 25 (24) 1Di Davide. Alef. A te, Signore, elevo l'anima mia, 2Bet. Dio mio, in te confido: non sia confuso! Non trionfino su di me i miei nemici! 3Ghimel. Chiunque spera in te non resti deluso, sia confuso chi tradisce per un nulla. 4Dalet. Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. 5He. Guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza, Vau. in te ho sempre sperato. 6Zain. Ricordati, Signore, del tuo amore, della tua fedeltà che è da sempre. 7Het. Non ricordare i peccati della mia giovinezza: ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore. 8Tet. Buono e retto è il Signore, la via giusta addita ai peccatori; 9Iod. guida gli umili secondo giustizia, insegna ai poveri le sue vie. 10Caf. Tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia per chi osserva il suo patto e i suoi precetti. 11Lamed. Per il tuo nome, Signore, perdona il mio peccato anche se grande. 12Mem. Chi è l'uomo che teme Dio? Gli indica il cammino da seguire. 13Nun. Egli vivrà nella ricchezza, la sua discendenza possederà la terra. 14Samech. Il Signore si rivela a chi lo teme, gli fa conoscere la sua alleanza. 15Ain. Tengo i miei occhi rivolti al Signore, perché libera dal laccio il mio piede. 16Pe. Volgiti a me e abbi misericordia, perché sono solo ed infelice. 17Zade. Allevia le angosce del mio cuore, liberami dagli affanni. 18Vedi la mia miseria e la mia pena e perdona tutti i miei peccati. 19Res. Guarda i miei nemici: sono molti e mi detestano con odio violento. 20Sin. Proteggimi, dammi salvezza; al tuo riparo io non sia deluso. 21Tau. Mi proteggano integrità e rettitudine, perché in te ho sperato. 22Pe. O Dio, libera Israele da tutte le sue angosce. 26 (25) 1Di Davide. Signore, fammi giustizia: nell'integrità ho camminato, confido nel Signore, non potrò vacillare. 2Scrutami, Signore, e mettimi alla prova, raffinami al fuoco il cuore e la mente. 3La tua bontà è davanti ai miei occhi e nella tua verità dirigo i miei passi. 4Non siedo con gli uomini mendaci e non frequento i simulatori. 5Odio l'alleanza dei malvagi, non mi associo con gli empi. 6Lavo nell'innocenza le mie mani e giro attorno al tuo altare, Signore, 7per far risuonare voci di lode e per narrare tutte le tue meraviglie. 8Signore, amo la casa dove dimori e il luogo dove abita la tua gloria. 9Non travolgermi insieme ai peccatori, con gli uomini di sangue non perder la mia vita, 10perché nelle loro mani è la perfidia, la loro destra è piena di regali. 11Integro è invece il mio cammino; riscattami e abbi misericordia. 12Il mio piede sta su terra piana; nelle assemblee benedirò il Signore. 27 (26) 1Di Davide. Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore? 2Quando mi assalgono i malvagi per straziarmi la carne, sono essi, avversari e nemici, a inciampare e cadere. 3Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me divampa la battaglia, anche allora ho fiducia. 4Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore ed ammirare il suo santuario. 5Egli mi offre un luogo di rifugio nel giorno della sventura. Mi nasconde nel segreto della sua dimora, mi solleva sulla rupe. 6E ora rialzo la testa sui nemici che mi circondano; immolerò nella sua casa sacrifici d'esultanza, inni di gioia canterò al Signore. 7Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi. 8Di te ha detto il mio cuore: "Cercate il suo volto"; il tuo volto, Signore, io cerco. 9Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. 10Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto. 11Mostrami, Signore, la tua via, guidami sul retto cammino, a causa dei miei nemici. 12Non espormi alla brama dei miei avversari; contro di me sono insorti falsi testimoni che spirano violenza. 13Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. 14Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore. 28 (27) 1Di Davide. A te grido, Signore; non restare in silenzio, mio Dio, perché, se tu non mi parli, io sono come chi scende nella fossa. 2Ascolta la voce della mia supplica, quando ti grido aiuto, quando alzo le mie mani verso il tuo santo tempio. 3Non travolgermi con gli empi, con quelli che operano il male. Parlano di pace al loro prossimo, ma hanno la malizia nel cuore. 4Ripagali secondo la loro opera e la malvagità delle loro azioni. Secondo le opere delle loro mani, rendi loro quanto meritano. 5Poiché non hanno compreso l'agire del Signore e le opere delle sue mani, egli li abbatta e non li rialzi. 6Sia benedetto il Signore, che ha dato ascolto alla voce della mia preghiera; 7il Signore è la mia forza e il mio scudo, ho posto in lui la mia fiducia; mi ha dato aiuto ed esulta il mio cuore, con il mio canto gli rendo grazie. 8Il Signore è la forza del suo popolo, rifugio di salvezza del suo consacrato. 9Salva il tuo popolo e la tua eredità benedici, guidali e sostienili per sempre. 29 (28) 1Salmo. Di Davide. Date al Signore, figli di Dio, date al Signore gloria e potenza. 2Date al Signore la gloria del suo nome, prostratevi al Signore in santi ornamenti. 3Il Signore tuona sulle acque, il Dio della gloria scatena il tuono, il Signore, sull'immensità delle acque. 4Il Signore tuona con forza, tuona il Signore con potenza. 5Il tuono del Signore schianta i cedri, il Signore schianta i cedri del Libano. 6Fa balzare come un vitello il Libano e il Sirion come un giovane bufalo. 7Il tuono saetta fiamme di fuoco, 8il tuono scuote la steppa, il Signore scuote il deserto di Kades. 9Il tuono fa partorire le cerve e spoglia le foreste. Nel suo tempio tutti dicono: "Gloria!". 10Il Signore è assiso sulla tempesta, il Signore siede re per sempre. 11Il Signore darà forza al suo popolo benedirà il suo popolo con la pace. 30 (29) 1Salmo. Canto per la festa della dedicazione del tempio. Di Davide. 2Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato e su di me non hai lasciato esultare i nemici. 3Signore Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito. 4Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi, mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba. 5Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, rendete grazie al suo santo nome, 6perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita. Alla sera sopraggiunge il pianto e al mattino, ecco la gioia. 7Nella mia prosperità ho detto: "Nulla mi farà vacillare!". 8Nella tua bontà, o Signore, mi hai posto su un monte sicuro; ma quando hai nascosto il tuo volto, io sono stato turbato. 9A te grido, Signore, chiedo aiuto al mio Dio. 10Quale vantaggio dalla mia morte, dalla mia discesa nella tomba? Ti potrà forse lodare la polvere e proclamare la tua fedeltà? 11Ascolta, Signore, abbi misericordia, Signore, vieni in mio aiuto. 12Hai mutato il mio lamento in danza, la mia veste di sacco in abito di gioia, 13perché io possa cantare senza posa. Signore, mio Dio, ti loderò per sempre. 31 (30) 1Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. 2In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso; per la tua giustizia salvami. 3Porgi a me l'orecchio, vieni presto a liberarmi. Sii per me la rupe che mi accoglie, la cinta di riparo che mi salva. 4Tu sei la mia roccia e il mio baluardo, per il tuo nome dirigi i miei passi. 5Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, perché sei tu la mia difesa. 6Mi affido alle tue mani; tu mi riscatti, Signore, Dio fedele. 7Tu detesti chi serve idoli falsi, ma io ho fede nel Signore. 8Esulterò di gioia per la tua grazia, perché hai guardato alla mia miseria, hai conosciuto le mie angosce; 9non mi hai consegnato nelle mani del nemico, hai guidato al largo i miei passi. 10Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno; per il pianto si struggono i miei occhi, la mia anima e le mie viscere. 11Si consuma nel dolore la mia vita, i miei anni passano nel gemito; inaridisce per la pena il mio vigore, si dissolvono tutte le mie ossa. 12Sono l'obbrobrio dei miei nemici, il disgusto dei miei vicini, l'orrore dei miei conoscenti; chi mi vede per strada mi sfugge. 13Sono caduto in oblio come un morto, sono divenuto un rifiuto. 14Se odo la calunnia di molti, il terrore mi circonda; quando insieme contro di me congiurano, tramano di togliermi la vita. 15Ma io confido in te, Signore; dico: "Tu sei il mio Dio, 16nelle tue mani sono i miei giorni". Liberami dalla mano dei miei nemici, dalla stretta dei miei persecutori: 17fa' splendere il tuo volto sul tuo servo, salvami per la tua misericordia. 18Signore, ch'io non resti confuso, perché ti ho invocato; siano confusi gli empi, tacciano negli inferi. 19Fa' tacere le labbra di menzogna, che dicono insolenze contro il giusto con orgoglio e disprezzo. 20Quanto è grande la tua bontà, Signore! La riservi per coloro che ti temono, ne ricolmi chi in te si rifugia davanti agli occhi di tutti. 21Tu li nascondi al riparo del tuo volto, lontano dagli intrighi degli uomini; li metti al sicuro nella tua tenda, lontano dalla rissa delle lingue. 22Benedetto il Signore, che ha fatto per me meraviglie di grazia in una fortezza inaccessibile. 23Io dicevo nel mio sgomento: "Sono escluso dalla tua presenza". Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera quando a te gridavo aiuto. 24Amate il Signore, voi tutti suoi santi; il Signore protegge i suoi fedeli e ripaga oltre misura l'orgoglioso. 25Siate forti, riprendete coraggio, o voi tutti che sperate nel Signore. 32 (31) 1Di Davide. Maskil. Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa, e perdonato il peccato. 2Beato l'uomo a cui Dio non imputa alcun male e nel cui spirito non è inganno. 3Tacevo e si logoravano le mie ossa, mentre gemevo tutto il giorno. 4Giorno e notte pesava su di me la tua mano, come per arsura d'estate inaridiva il mio vigore. 5Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore. Ho detto: "Confesserò al Signore le mie colpe" e tu hai rimesso la malizia del mio peccato. 6Per questo ti prega ogni fedele nel tempo dell'angoscia. Quando irromperanno grandi acque non lo potranno raggiungere. 7Tu sei il mio rifugio, mi preservi dal pericolo, mi circondi di esultanza per la salvezza. 8Ti farò saggio, t'indicherò la via da seguire; con gli occhi su di te, ti darò consiglio. 9Non siate come il cavallo e come il mulo privi d'intelligenza; si piega la loro fierezza con morso e briglie, se no, a te non si avvicinano. 10Molti saranno i dolori dell'empio, ma la grazia circonda chi confida nel Signore. 11Gioite nel Signore ed esultate, giusti, giubilate, voi tutti, retti di cuore. 33 (32) 1Esultate, giusti, nel Signore; ai retti si addice la lode. 2Lodate il Signore con la cetra, con l'arpa a dieci corde a lui cantate. 3Cantate al Signore un canto nuovo, suonate la cetra con arte e acclamate. 4Poiché retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera. 5Egli ama il diritto e la giustizia, della sua grazia è piena la terra. 6Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera. 7Come in un otre raccoglie le acque del mare, chiude in riserve gli abissi. 8Tema il Signore tutta la terra, tremino davanti a lui gli abitanti del mondo, 9perché egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste. 10Il Signore annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei popoli. 11Ma il piano del Signore sussiste per sempre, i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni. 12Beata la nazione il cui Dio è il Signore, il popolo che si è scelto come erede. 13Il Signore guarda dal cielo, egli vede tutti gli uomini. 14Dal luogo della sua dimora scruta tutti gli abitanti della terra, 15lui che, solo, ha plasmato il loro cuore e comprende tutte le loro opere. 16Il re non si salva per un forte esercito né il prode per il suo grande vigore. 17Il cavallo non giova per la vittoria, con tutta la sua forza non potrà salvare. 18Ecco, l'occhio del Signore veglia su chi lo teme, su chi spera nella sua grazia, 19per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame. 20L'anima nostra attende il Signore, egli è nostro aiuto e nostro scudo. 21In lui gioisce il nostro cuore e confidiamo nel suo santo nome. 22Signore, sia su di noi la tua grazia, perché in te speriamo. 34 (33) 1Di Davide, quando si finse pazzo in presenza di Abimelech e, da lui scacciato, se ne andò. 2Alef. Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. 3Bet. Io mi glorio nel Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino. 4Ghimel. Celebrate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. 5Dalet. Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato. 6He. Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti. 7Zain. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce. 8Het. L'angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva. 9Tet. Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l'uomo che in lui si rifugia. 10Iod. Temete il Signore, suoi santi, nulla manca a coloro che lo temono. 11Caf. I ricchi impoveriscono e hanno fame, ma chi cerca il Signore non manca di nulla. 12Lamed. Venite, figli, ascoltatemi; v'insegnerò il timore del Signore. 13Mem. C'è qualcuno che desidera la vita e brama lunghi giorni per gustare il bene? 14Nun. Preserva la lingua dal male, le labbra da parole bugiarde. 15Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene, cerca la pace e perseguila. 16Ain. Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi al loro grido di aiuto. 17Pe. Il volto del Signore contro i malfattori, per cancellarne dalla terra il ricordo. 18Sade. Gridano e il Signore li ascolta, li salva da tutte le loro angosce. 19Kof. Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spiriti affranti. 20Res. Molte sono le sventure del giusto, ma lo libera da tutte il Signore. 21Sin. Preserva tutte le sue ossa, neppure uno sarà spezzato. 22Tau. La malizia uccide l'empio e chi odia il giusto sarà punito. 23Il Signore riscatta la vita dei suoi servi, chi in lui si rifugia non sarà condannato. 35 (34) 1Di Davide. Signore, giudica chi mi accusa, combatti chi mi combatte. 2Afferra i tuoi scudi e sorgi in mio aiuto. 3Vibra la lancia e la scure contro chi mi insegue, dimmi: "Sono io la tua salvezza". 4Siano confusi e coperti di ignominia quelli che attentano alla mia vita; retrocedano e siano umiliati quelli che tramano la mia sventura. 5Siano come pula al vento e l'angelo del Signore li incalzi; 6la loro strada sia buia e scivolosa quando li insegue l'angelo del Signore. 7Poiché senza motivo mi hanno teso una rete, senza motivo mi hanno scavato una fossa. 8Li colga la bufera improvvisa, li catturi la rete che hanno tesa, siano travolti dalla tempesta. 9Io invece esulterò nel Signore per la gioia della sua salvezza. 10Tutte le mie ossa dicano: "Chi è come te, Signore, che liberi il debole dal più forte, il misero e il povero dal predatore?". 11Sorgevano testimoni violenti, mi interrogavano su ciò che ignoravo, 12mi rendevano male per bene: una desolazione per la mia vita. 13Io, quand'erano malati, vestivo di sacco, mi affliggevo col digiuno, riecheggiava nel mio petto la mia preghiera. 14Mi angustiavo come per l'amico, per il fratello, come in lutto per la madre mi prostravo nel dolore. 15Ma essi godono della mia caduta, si radunano, si radunano contro di me per colpirmi all'improvviso. Mi dilaniano senza posa, 16mi mettono alla prova, scherno su scherno, contro di me digrignano i denti. 17Fino a quando, Signore, starai a guardare? Libera la mia vita dalla loro violenza, dalle zanne dei leoni l'unico mio bene. 18Ti loderò nella grande assemblea, ti celebrerò in mezzo a un popolo numeroso. 19Non esultino su di me i nemici bugiardi, non strizzi l'occhio chi mi odia senza motivo. 20Poiché essi non parlano di pace, contro gli umili della terra tramano inganni. 21Spalancano contro di me la loro bocca; dicono con scherno: "Abbiamo visto con i nostri occhi!". 22Signore, tu hai visto, non tacere; Dio, da me non stare lontano. 23Dèstati, svègliati per il mio giudizio, per la mia causa, Signore mio Dio. 24Giudicami secondo la tua giustizia, Signore mio Dio, e di me non abbiano a gioire. 25Non pensino in cuor loro: "Siamo soddisfatti!". Non dicano: "Lo abbiamo divorato". 26Sia confuso e svergognato chi gode della mia sventura, sia coperto di vergogna e d'ignominia chi mi insulta. 27Esulti e gioisca chi ama il mio diritto, dica sempre: "Grande è il Signore che vuole la pace del suo servo". 28La mia lingua celebrerà la tua giustizia, canterà la tua lode per sempre. 36 (35) 1Al maestro del coro. Di Davide servo del Signore. 2Nel cuore dell'empio parla il peccato, davanti ai suoi occhi non c'è timor di Dio. 3Poiché egli si illude con se stesso nel ricercare la sua colpa e detestarla. 4Inique e fallaci sono le sue parole, rifiuta di capire, di compiere il bene. 5Iniquità trama sul suo giaciglio, si ostina su vie non buone, via da sé non respinge il male. 6Signore, la tua grazia è nel cielo, la tua fedeltà fino alle nubi; 7la tua giustizia è come i monti più alti, il tuo giudizio come il grande abisso: uomini e bestie tu salvi, Signore. 8Quanto è preziosa la tua grazia, o Dio! Si rifugiano gli uomini all'ombra delle tue ali, 9si saziano dell'abbondanza della tua casa e li disseti al torrente delle tue delizie. 10È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce. 11Concedi la tua grazia a chi ti conosce, la tua giustizia ai retti di cuore. 12Non mi raggiunga il piede dei superbi, non mi disperda la mano degli empi. 13Ecco, sono caduti i malfattori, abbattuti, non possono rialzarsi. 37 (36) 1Di Davide. Alef. Non adirarti contro gli empi non invidiare i malfattori. 2Come fieno presto appassiranno, cadranno come erba del prato. 3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene; abita la terra e vivi con fede. 4Cerca la gioia del Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore. 5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via, confida in lui: compirà la sua opera; 6farà brillare come luce la tua giustizia, come il meriggio il tuo diritto. 7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui; non irritarti per chi ha successo, per l'uomo che trama insidie. 8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno, non irritarti: faresti del male, 9poiché i malvagi saranno sterminati, ma chi spera nel Signore possederà la terra. 10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare, cerchi il suo posto e più non lo trovi. 11I miti invece possederanno la terra e godranno di una grande pace. 12Zain. L'empio trama contro il giusto, contro di lui digrigna i denti. 13Ma il Signore ride dell'empio, perché vede arrivare il suo giorno. 14Het. Gli empi sfoderano la spada e tendono l'arco per abbattere il misero e l'indigente, per uccidere chi cammina sulla retta via. 15La loro spada raggiungerà il loro cuore e i loro archi si spezzeranno. 16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore dell'abbondanza degli empi; 17perché le braccia degli empi saranno spezzate, ma il Signore è il sostegno dei giusti. 18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni, la loro eredità durerà per sempre. 19Non saranno confusi nel tempo della sventura e nei giorni della fame saranno saziati. 20Caf. Poiché gli empi periranno, i nemici del Signore appassiranno come lo splendore dei prati, tutti come fumo svaniranno. 21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce, ma il giusto ha compassione e dà in dono. 22Chi è benedetto da Dio possederà la terra, ma chi è maledetto sarà sterminato. 23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo e segue con amore il suo cammino. 24Se cade, non rimane a terra, perché il Signore lo tiene per mano. 25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio, non ho mai visto il giusto abbandonato né i suoi figli mendicare il pane. 26Egli ha sempre compassione e dà in prestito, per questo la sua stirpe è benedetta. 27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene, e avrai sempre una casa. 28Perché il Signore ama la giustizia e non abbandona i suoi fedeli; Ain. gli empi saranno distrutti per sempre e la loro stirpe sarà sterminata. 29I giusti possederanno la terra e la abiteranno per sempre. 30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza, e la sua lingua esprime la giustizia; 31la legge del suo Dio è nel suo cuore, i suoi passi non vacilleranno. 32L'empio spia il giusto e cerca di farlo morire. 33Il Signore non lo abbandona alla sua mano, nel giudizio non lo lascia condannare. 34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via: ti esalterà e tu possederai la terra e vedrai lo sterminio degli empi. 35Res. Ho visto l'empio trionfante ergersi come cedro rigoglioso; 36sono passato e più non c'era, l'ho cercato e più non si è trovato. 37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto, l'uomo di pace avrà una discendenza. 38Ma tutti i peccatori saranno distrutti, la discendenza degli empi sarà sterminata. 39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore, nel tempo dell'angoscia è loro difesa; 40il Signore viene in loro aiuto e li scampa, li libera dagli empi e dà loro salvezza, perché in lui si sono rifugiati. 38 (37) 1Salmo. Di Davide. In memoria. 2Signore, non castigarmi nel tuo sdegno, non punirmi nella tua ira. 3Le tue frecce mi hanno trafitto, su di me è scesa la tua mano. 4Per il tuo sdegno non c'è in me nulla di sano, nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati. 5Le mie iniquità hanno superato il mio capo, come carico pesante mi hanno oppresso. 6Putride e fetide sono le mie piaghe a causa della mia stoltezza. 7Sono curvo e accasciato, triste mi aggiro tutto il giorno. 8Sono torturati i miei fianchi, in me non c'è nulla di sano. 9Afflitto e sfinito all'estremo, ruggisco per il fremito del mio cuore. 10Signore, davanti a te ogni mio desiderio e il mio gemito a te non è nascosto. 11Palpita il mio cuore, la forza mi abbandona, si spegne la luce dei miei occhi. 12Amici e compagni si scostano dalle mie piaghe, i miei vicini stanno a distanza. 13Tende lacci chi attenta alla mia vita, trama insidie chi cerca la mia rovina. e tutto il giorno medita inganni. 14Io, come un sordo, non ascolto e come un muto non apro la bocca; 15sono come un uomo che non sente e non risponde. 16In te spero, Signore; tu mi risponderai, Signore Dio mio. 17Ho detto: "Di me non godano, contro di me non si vantino quando il mio piede vacilla". 18Poiché io sto per cadere e ho sempre dinanzi la mia pena. 19Ecco, confesso la mia colpa, sono in ansia per il mio peccato. 20I miei nemici sono vivi e forti, troppi mi odiano senza motivo, 21mi pagano il bene col male, mi accusano perché cerco il bene. 22Non abbandonarmi, Signore, Dio mio, da me non stare lontano; 23accorri in mio aiuto, Signore, mia salvezza. 39 (38) 1Al maestro del coro, Iditun. Salmo. Di Davide. 2Ho detto: "Veglierò sulla mia condotta per non peccare con la mia lingua; porrò un freno alla mia bocca mentre l'empio mi sta dinanzi". 3Sono rimasto quieto in silenzio: tacevo privo di bene, la sua fortuna ha esasperato il mio dolore. 4Ardeva il cuore nel mio petto, al ripensarci è divampato il fuoco; allora ho parlato: 5"Rivelami, Signore, la mia fine; quale sia la misura dei miei giorni e saprò quanto è breve la mia vita". 6Vedi, in pochi palmi hai misurato i miei giorni e la mia esistenza davanti a te è un nulla. Solo un soffio è ogni uomo che vive, 7come ombra è l'uomo che passa; solo un soffio che si agita, accumula ricchezze e non sa chi le raccolga. 8Ora, che attendo, Signore? In te la mia speranza. 9Liberami da tutte le mie colpe, non rendermi scherno dello stolto. 10Sto in silenzio, non apro bocca, perché sei tu che agisci. 11Allontana da me i tuoi colpi: sono distrutto sotto il peso della tua mano. 12Castigando il suo peccato tu correggi l'uomo, corrodi come tarlo i suoi tesori. Ogni uomo non è che un soffio. 13Ascolta la mia preghiera, Signore, porgi l'orecchio al mio grido, non essere sordo alle mie lacrime, poiché io sono un forestiero, uno straniero come tutti i miei padri. 14Distogli il tuo sguardo, che io respiri, prima che me ne vada e più non sia. 40 (39) 1Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. 2Ho sperato: ho sperato nel Signore ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido. 3Mi ha tratto dalla fossa della morte, dal fango della palude; i miei piedi ha stabilito sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi. 4Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, lode al nostro Dio. Molti vedranno e avranno timore e confideranno nel Signore. 5Beato l'uomo che spera nel Signore e non si mette dalla parte dei superbi, né si volge a chi segue la menzogna. 6Quanti prodigi tu hai fatto, Signore Dio mio, quali disegni in nostro favore: nessuno a te si può paragonare. Se li voglio annunziare e proclamare sono troppi per essere contati. 7Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto. Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa. 8Allora ho detto: "Ecco, io vengo. Sul rotolo del libro di me è scritto, 9che io faccia il tuo volere. Mio Dio, questo io desidero, la tua legge è nel profondo del mio cuore". 10Ho annunziato la tua giustizia nella grande assemblea; vedi, non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai. 11Non ho nascosto la tua giustizia in fondo al cuore, la tua fedeltà e la tua salvezza ho proclamato. Non ho nascosto la tua grazia e la tua fedeltà alla grande assemblea. 12Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia, la tua fedeltà e la tua grazia mi proteggano sempre, 13poiché mi circondano mali senza numero, le mie colpe mi opprimono e non posso più vedere. Sono più dei capelli del mio capo, il mio cuore viene meno. 14Degnati, Signore, di liberarmi; accorri, Signore, in mio aiuto. 15Vergogna e confusione per quanti cercano di togliermi la vita. Retrocedano coperti d'infamia quelli che godono della mia sventura. 16Siano presi da tremore e da vergogna quelli che mi scherniscono. 17Esultino e gioiscano in te quanti ti cercano, dicano sempre: "Il Signore è grande" quelli che bramano la tua salvezza. 18Io sono povero e infelice; di me ha cura il Signore. Tu, mio aiuto e mia liberazione, mio Dio, non tardare. 41 (40) 1Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. 2Beato l'uomo che ha cura del debole, nel giorno della sventura il Signore lo libera. 3Veglierà su di lui il Signore, lo farà vivere beato sulla terra, non lo abbandonerà alle brame dei nemici. 4Il Signore lo sosterrà sul letto del dolore; gli darai sollievo nella sua malattia. 5Io ho detto: "Pietà di me, Signore; risanami, contro di te ho peccato". 6I nemici mi augurano il male: "Quando morirà e perirà il suo nome?". 7Chi viene a visitarmi dice il falso, il suo cuore accumula malizia e uscito fuori sparla. 8Contro di me sussurrano insieme i miei nemici, contro di me pensano il male: 9"Un morbo maligno su di lui si è abbattuto, da dove si è steso non potrà rialzarsi". 10Anche l'amico in cui confidavo, anche lui, che mangiava il mio pane, alza contro di me il suo calcagno. 11Ma tu, Signore, abbi pietà e sollevami, che io li possa ripagare. 12Da questo saprò che tu mi ami se non trionfa su di me il mio nemico; 13per la mia integrità tu mi sostieni, mi fai stare alla tua presenza per sempre. 14Sia benedetto il Signore, Dio d'Israele, da sempre e per sempre. Amen, amen. 42 – 43 (41 – 42) 1Al maestro del coro. Maskil. Dei figli di Core. 2Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. 3L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? 4Le lacrime sono mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: "Dov'è il tuo Dio?". 5Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge: attraverso la folla avanzavo tra i primi fino alla casa di Dio, in mezzo ai canti di gioia di una moltitudine in festa. 6Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio. 7In me si abbatte l'anima mia; perciò di te mi ricordo dal paese del Giordano e dell'Ermon, dal monte Misar. 8Un abisso chiama l'abisso al fragore delle tue cascate; tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati. 9Di giorno il Signore mi dona la sua grazia di notte per lui innalzo il mio canto: la mia preghiera al Dio vivente. 10Dirò a Dio, mia difesa: "Perché mi hai dimenticato? Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?". 11Per l'insulto dei miei avversari sono infrante le mie ossa; essi dicono a me tutto il giorno: "Dov'è il tuo Dio?". 12Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio. 43 1Fammi giustizia, o Dio, difendi la mia causa contro gente spietata; liberami dall'uomo iniquo e fallace. 2Tu sei il Dio della mia difesa; perché mi respingi, perché triste me ne vado, oppresso dal nemico? 3Manda la tua verità e la tua luce; siano esse a guidarmi, mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore. 4Verrò all'altare di Dio, al Dio della mia gioia, del mio giubilo. A te canterò con la cetra, Dio, Dio mio. 5Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio. 44 (43) 1Al maestro del coro. Dei figli di Core. Maskil. 2Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito, i nostri padri ci hanno raccontato l'opera che hai compiuto ai loro giorni, nei tempi antichi. 3Tu per piantarli, con la tua mano hai sradicato le genti, per far loro posto, hai distrutto i popoli. 4Poiché non con la spada conquistarono la terra, né fu il loro braccio a salvarli; ma il tuo braccio e la tua destra e la luce del tuo volto, perché tu li amavi. 5Sei tu il mio re, Dio mio, che decidi vittorie per Giacobbe. 6Per te abbiamo respinto i nostri avversari nel tuo nome abbiamo annientato i nostri aggressori. 7Infatti nel mio arco non ho confidato e non la mia spada mi ha salvato, 8ma tu ci hai salvati dai nostri avversari, hai confuso i nostri nemici. 9In Dio ci gloriamo ogni giorno, celebrando senza fine il tuo nome. 10Ma ora ci hai respinti e coperti di vergogna, e più non esci con le nostre schiere. 11Ci hai fatti fuggire di fronte agli avversari e i nostri nemici ci hanno spogliati. 12Ci hai consegnati come pecore da macello, ci hai dispersi in mezzo alle nazioni. 13Hai venduto il tuo popolo per niente, sul loro prezzo non hai guadagnato. 14Ci hai resi ludibrio dei nostri vicini, scherno e obbrobrio a chi ci sta intorno. 15Ci hai resi la favola dei popoli, su di noi le nazioni scuotono il capo. 16L'infamia mi sta sempre davanti e la vergogna copre il mio volto 17per la voce di chi insulta e bestemmia, davanti al nemico che brama vendetta. 18Tutto questo ci è accaduto e non ti avevamo dimenticato, non avevamo tradito la tua alleanza. 19Non si era volto indietro il nostro cuore, i nostri passi non avevano lasciato il tuo sentiero; 20ma tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli e ci hai avvolti di ombre tenebrose. 21Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio e teso le mani verso un dio straniero, 22forse che Dio non lo avrebbe scoperto, lui che conosce i segreti del cuore? 23Per te ogni giorno siamo messi a morte, stimati come pecore da macello. 24Svègliati, perché dormi, Signore? Dèstati, non ci respingere per sempre. 25Perché nascondi il tuo volto, dimentichi la nostra miseria e oppressione? 26Poiché siamo prostrati nella polvere, il nostro corpo è steso a terra. Sorgi, vieni in nostro aiuto; 27salvaci per la tua misericordia. 45 (44) 1Al maestro del coro. Su "I gigli…". Dei figli di Core. Maskil. Canto d'amore. 2Effonde il mio cuore liete parole, io canto al re il mio poema. La mia lingua è stilo di scriba veloce. 3Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre. 4Cingi, prode, la spada al tuo fianco, nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte, 5avanza per la verità, la mitezza e la giustizia. 6La tua destra ti mostri prodigi: le tue frecce acute colpiscono al cuore i nemici del re; sotto di te cadono i popoli. 7Il tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro giusto lo scettro del tuo regno. 8Ami la giustizia e l'empietà detesti: Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali. 9Le tue vesti son tutte mirra, aloè e cassia, dai palazzi d'avorio ti allietano le cetre. 10Figlie di re stanno tra le tue predilette; alla tua destra la regina in ori di Ofir. 11Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; 12al re piacerà la tua bellezza. Egli è il tuo Signore: pròstrati a lui. 13Da Tiro vengono portando doni, i più ricchi del popolo cercano il tuo volto. 14La figlia del re è tutta splendore, gemme e tessuto d'oro è il suo vestito. 15È presentata al re in preziosi ricami; con lei le vergini compagne a te sono condotte; 16guidate in gioia ed esultanza entrano insieme nel palazzo del re. 17Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli; li farai capi di tutta la terra. 18Farò ricordare il tuo nome per tutte le generazioni, e i popoli ti loderanno in eterno, per sempre. 46 (45) 1Al maestro del coro. Dei figli di Core. Su "Le vergini…". Canto. 2Dio è per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce. 3Perciò non temiamo se trema la terra, se crollano i monti nel fondo del mare. 4Fremano, si gonfino le sue acque, tremino i monti per i suoi flutti. 5Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio, la santa dimora dell'Altissimo. 6Dio sta in essa: non potrà vacillare; la soccorrerà Dio, prima del mattino. 7Fremettero le genti, i regni si scossero; egli tuonò, si sgretolò la terra. 8Il Signore degli eserciti è con noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe. 9Venite, vedete le opere del Signore, egli ha fatto portenti sulla terra. 10Farà cessare le guerre sino ai confini della terra, romperà gli archi e spezzerà le lance, brucerà con il fuoco gli scudi. 11Fermatevi e sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti, eccelso sulla terra. 12Il Signore degli eserciti è con noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe. 47 (46) 1Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo. 2Applaudite, popoli tutti, acclamate Dio con voci di gioia; 3perché terribile è il Signore, l'Altissimo, re grande su tutta la terra. 4Egli ci ha assoggettati i popoli, ha messo le nazioni sotto i nostri piedi. 5La nostra eredità ha scelto per noi, vanto di Giacobbe suo prediletto. 6Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. 7Cantate inni a Dio, cantate inni; cantate inni al nostro re, cantate inni; 8perché Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte. 9Dio regna sui popoli, Dio siede sul suo trono santo. 10I capi dei popoli si sono raccolti con il popolo del Dio di Abramo, perché di Dio sono i potenti della terra: egli è l'Altissimo. 48 (47) 1Cantico. Salmo. Dei figli di Core. 2Grande è il Signore e degno di ogni lode nella città del nostro Dio. 3Il suo monte santo, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. Il monte Sion, dimora divina, è la città del grande Sovrano. 4Dio nei suoi baluardi è apparso fortezza inespugnabile. 5Ecco, i re si sono alleati, sono avanzati insieme. 6Essi hanno visto: attoniti e presi dal panico, sono fuggiti. 7Là sgomento li ha colti, doglie come di partoriente, 8simile al vento orientale che squarcia le navi di Tarsis. 9Come avevamo udito, così abbiamo visto nella città del Signore degli eserciti, nella città del nostro Dio; Dio l'ha fondata per sempre. 10Ricordiamo, Dio, la tua misericordia dentro il tuo tempio. 11Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende sino ai confini della terra; è piena di giustizia la tua destra. 12Gioisca il monte di Sion, esultino le città di Giuda a motivo dei tuoi giudizi. 13Circondate Sion, giratele intorno, contate le sue torri. 14Osservate i suoi baluardi, passate in rassegna le sue fortezze, per narrare alla generazione futura: 15Questo è il Signore, nostro Dio in eterno, sempre: egli è colui che ci guida. 49 (48) 1Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo. 2Ascoltate, popoli tutti, porgete orecchio abitanti del mondo, 3voi nobili e gente del popolo, ricchi e poveri insieme. 4La mia bocca esprime sapienza, il mio cuore medita saggezza; 5porgerò l'orecchio a un proverbio, spiegherò il mio enigma sulla cetra. 6Perché temere nei giorni tristi, quando mi circonda la malizia dei perversi? 7Essi confidano nella loro forza, si vantano della loro grande ricchezza. 8Nessuno può riscattare se stesso, o dare a Dio il suo prezzo. 9Per quanto si paghi il riscatto di una vita, non potrà mai bastare 10per vivere senza fine, e non vedere la tomba. 11Vedrà morire i sapienti; lo stolto e l'insensato periranno insieme e lasceranno ad altri le loro ricchezze. 12Il sepolcro sarà loro casa per sempre, loro dimora per tutte le generazioni, eppure hanno dato il loro nome alla terra. 13Ma l'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono. 14Questa è la sorte di chi confida in se stesso, l'avvenire di chi si compiace nelle sue parole. 15Come pecore sono avviati agli inferi, sarà loro pastore la morte; scenderanno a precipizio nel sepolcro, svanirà ogni loro parvenza: gli inferi saranno la loro dimora. 16Ma Dio potrà riscattarmi, mi strapperà dalla mano della morte. 17Se vedi un uomo arricchirsi, non temere, se aumenta la gloria della sua casa. 18Quando muore con sé non porta nulla, né scende con lui la sua gloria. 19Nella sua vita si diceva fortunato: "Ti loderanno, perché ti sei procurato del bene". 20Andrà con la generazione dei suoi padri che non vedranno mai più la luce. 21L'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono. 50 (49) 1Salmo. Di Asaf. Parla il Signore, Dio degli dèi, convoca la terra da oriente a occidente. 2Da Sion, splendore di bellezza, Dio rifulge. 3Viene il nostro Dio e non sta in silenzio; davanti a lui un fuoco divorante, intorno a lui si scatena la tempesta. 4Convoca il cielo dall'alto e la terra al giudizio del suo popolo: 5"Davanti a me riunite i miei fedeli, che hanno sancito con me l'alleanza offrendo un sacrificio". 6Il cielo annunzi la sua giustizia, Dio è il giudice. 7"Ascolta, popolo mio, voglio parlare, testimonierò contro di te, Israele: Io sono Dio, il tuo Dio. 8Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici; i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti. 9Non prenderò giovenchi dalla tua casa, né capri dai tuoi recinti. 10Sono mie tutte le bestie della foresta, animali a migliaia sui monti. 11Conosco tutti gli uccelli del cielo, è mio ciò che si muove nella campagna. 12Se avessi fame, a te non lo direi: mio è il mondo e quanto contiene. 13Mangerò forse la carne dei tori, berrò forse il sangue dei capri? 14Offri a Dio un sacrificio di lode e sciogli all'Altissimo i tuoi voti; 15invocami nel giorno della sventura: ti salverò e tu mi darai gloria". 16All'empio dice Dio: "Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, 17tu che detesti la disciplina e le mie parole te le getti alle spalle? 18Se vedi un ladro, corri con lui; e degli adùlteri ti fai compagno. 19Abbandoni la tua bocca al male e la tua lingua ordisce inganni. 20Ti siedi, parli contro il tuo fratello, getti fango contro il figlio di tua madre. 21Hai fatto questo e dovrei tacere? forse credevi ch'io fossi come te! Ti rimprovero: ti pongo innanzi i tuoi peccati". 22Capite questo voi che dimenticate Dio, perché non mi adiri e nessuno vi salvi. 23Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora, a chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio. 51 (50) 1Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. 2Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea. 3Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. 4Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. 5Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. 6Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto; perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo giudizio. 7Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre. 8Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell'intimo m'insegni la sapienza. 9Purificami con issopo e sarò mondo; lavami e sarò più bianco della neve. 10Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato. 11Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe. 12Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. 13Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. 14Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso. 15Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno. 16Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza, la mia lingua esalterà la tua giustizia. 17Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode; 18poiché non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti. 19Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi. 20Nel tuo amore fa grazia a Sion, rialza le mura di Gerusalemme. 21Allora gradirai i sacrifici prescritti, l'olocausto e l'intera oblazione, allora immoleranno vittime sopra il tuo altare. 52 (51) 1Al maestro del coro. Maskil. Di Davide. 2Dopo che l'idumeo Doeg venne da Saul per informarlo e dirgli: "Davide è entrato in casa di Abimelech". 3Perché ti vanti del male o prepotente nella tua iniquità? 4Ordisci insidie ogni giorno; la tua lingua è come lama affilata, artefice di inganni. 5Tu preferisci il male al bene, la menzogna al parlare sincero. 6Ami ogni parola di rovina, o lingua di impostura. 7Perciò Dio ti demolirà per sempre, ti spezzerà e ti strapperà dalla tenda e ti sradicherà dalla terra dei viventi. 8Vedendo, i giusti saran presi da timore e di lui rideranno: 9"Ecco l'uomo che non ha posto in Dio la sua difesa, ma confidava nella sua grande ricchezza e si faceva forte dei suoi crimini". 10Io invece come olivo verdeggiante nella casa di Dio. Mi abbandono alla fedeltà di Dio ora e per sempre. 11Voglio renderti grazie in eterno per quanto hai operato; spero nel tuo nome, perché è buono, davanti ai tuoi fedeli. 53 (52) 1Al maestro del coro. Su "Macalat". Maskil. Di Davide. 2Lo stolto pensa: "Dio non esiste". Sono corrotti, fanno cose abominevoli, nessuno fa il bene. 3Dio dal cielo si china sui figli dell'uomo per vedere se c'è un uomo saggio che cerca Dio. 4Tutti hanno traviato, tutti sono corrotti; nessuno fa il bene; neppure uno. 5Non comprendono forse i malfattori che divorano il mio popolo come il pane e non invocano Dio? 6Hanno tremato di spavento, là dove non c'era da temere. Dio ha disperso le ossa degli aggressori, sono confusi perché Dio li ha respinti. 7Chi manderà da Sion la salvezza di Israele? Quando Dio farà tornare i deportati del suo popolo, esulterà Giacobbe, gioirà Israele. 54 (53) 1Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Maskil. Di Davide. 2Dopo che gli Zifei vennero da Saul a dirgli: "Ecco, Davide se ne sta nascosto presso di noi". 3Dio, per il tuo nome, salvami, per la tua potenza rendimi giustizia. 4Dio, ascolta la mia preghiera, porgi l'orecchio alle parole della mia bocca; 5poiché sono insorti contro di me gli arroganti e i prepotenti insidiano la mia vita, davanti a sé non pongono Dio. 6Ecco, Dio è il mio aiuto, il Signore mi sostiene. 7Fa' ricadere il male sui miei nemici, nella tua fedeltà disperdili. 8Di tutto cuore ti offrirò un sacrificio, Signore, loderò il tuo nome perché è buono; 9da ogni angoscia mi hai liberato e il mio occhio ha sfidato i miei nemici. 55 (54) 1Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Maskil. Di Davide. 2Porgi l'orecchio, Dio, alla mia preghiera, non respingere la mia supplica; 3dammi ascolto e rispondimi, mi agito nel mio lamento e sono sconvolto 4al grido del nemico, al clamore dell'empio. Contro di me riversano sventura, mi perseguitano con furore. 5Dentro di me freme il mio cuore, piombano su di me terrori di morte. 6Timore e spavento mi invadono e lo sgomento mi opprime. 7Dico: "Chi mi darà ali come di colomba, per volare e trovare riposo? 8Ecco, errando, fuggirei lontano, abiterei nel deserto. 9Riposerei in un luogo di riparo dalla furia del vento e dell'uragano". 10Disperdili, Signore, confondi le loro lingue: ho visto nella città violenza e contese. 11Giorno e notte si aggirano sulle sue mura, 12all'interno iniquità, travaglio e insidie e non cessano nelle sue piazze sopruso e inganno. 13Se mi avesse insultato un nemico, l'avrei sopportato; se fosse insorto contro di me un avversario, da lui mi sarei nascosto. 14Ma sei tu, mio compagno, mio amico e confidente; 15ci legava una dolce amicizia, verso la casa di Dio camminavamo in festa. 16Piombi su di loro la morte, scendano vivi negli inferi; perché il male è nelle loro case, e nel loro cuore. 17Io invoco Dio e il Signore mi salva. 18Di sera, al mattino, a mezzogiorno mi lamento e sospiro ed egli ascolta la mia voce; 19mi salva, mi dà pace da coloro che mi combattono: sono tanti i miei avversari. 20Dio mi ascolta e li umilia, egli che domina da sempre. Per essi non c'è conversione e non temono Dio. 21Ognuno ha steso la mano contro i suoi amici, ha violato la sua alleanza. 22Più untuosa del burro è la sua bocca, ma nel cuore ha la guerra; più fluide dell'olio le sue parole, ma sono spade sguainate. 23Getta sul Signore il tuo affanno ed egli ti darà sostegno, mai permetterà che il giusto vacilli. 24Tu, Dio, li sprofonderai nella tomba gli uomini sanguinari e fraudolenti: essi non giungeranno alla metà dei loro giorni. Ma io, Signore, in te confido. 56 (55) 1Al maestro del coro. Su "Jonat elem rehoqim". Di Davide. Miktam. Quando i Filistei lo tenevano prigioniero in Gat. 2Pietà di me, o Dio, perché l'uomo mi calpesta, un aggressore sempre mi opprime. 3Mi calpestano sempre i miei nemici, molti sono quelli che mi combattono. 4Nell'ora della paura, io in te confido. 5In Dio, di cui lodo la parola, in Dio confido, non avrò timore: che cosa potrà farmi un uomo? 6Travisano sempre le mie parole, non pensano che a farmi del male. 7Suscitano contese e tendono insidie, osservano i miei passi, per attentare alla mia vita. 8Per tanta iniquità non abbiano scampo: nella tua ira abbatti i popoli, o Dio. 9I passi del mio vagare tu li hai contati, le mie lacrime nell'otre tuo raccogli; non sono forse scritte nel tuo libro? 10Allora ripiegheranno i miei nemici, quando ti avrò invocato: so che Dio è in mio favore. 11Lodo la parola di Dio, lodo la parola del Signore, 12in Dio confido, non avrò timore: che cosa potrà farmi un uomo? 13Su di me, o Dio, i voti che ti ho fatto: ti renderò azioni di grazie, 14perché mi hai liberato dalla morte. Hai preservato i miei piedi dalla caduta, perché io cammini alla tua presenza nella luce dei viventi, o Dio. 57 (56) 1Al maestro del coro. Su "Non distruggere". Di Davide. Miktam. Quando fuggì da Saul nella caverna. 2Pietà di me, pietà di me, o Dio, in te mi rifugio; mi rifugio all'ombra delle tue ali finché sia passato il pericolo. 3Invocherò Dio, l'Altissimo, Dio che mi fa il bene. 4Mandi dal cielo a salvarmi dalla mano dei miei persecutori, Dio mandi la sua fedeltà e la sua grazia. 5Io sono come in mezzo a leoni, che divorano gli uomini; i loro denti sono lance e frecce, la loro lingua spada affilata. 6Innàlzati sopra il cielo, o Dio, su tutta la terra la tua gloria. 7Hanno teso una rete ai miei piedi, mi hanno piegato, hanno scavato davanti a me una fossa e vi sono caduti. 8Saldo è il mio cuore, o Dio, saldo è il mio cuore. 9Voglio cantare, a te voglio inneggiare: svègliati, mio cuore, svègliati arpa, cetra, voglio svegliare l'aurora. 10Ti loderò tra i popoli, Signore, a te canterò inni tra le genti. 11perché la tua bontà è grande fino ai cieli, e la tua fedeltà fino alle nubi. 12Innàlzati sopra il cielo, o Dio, su tutta la terra la tua gloria. 58 (57) 1Al maestro del coro. Su "Non distruggere". Di Davide. Miktam. 2Rendete veramente giustizia o potenti, giudicate con rettitudine gli uomini? 3Voi tramate iniquità con il cuore, sulla terra le vostre mani preparano violenze. 4Sono traviati gli empi fin dal seno materno, si pervertono fin dal grembo gli operatori di menzogna. 5Sono velenosi come il serpente, come vipera sorda che si tura le orecchie 6per non udire la voce dell'incantatore, del mago che incanta abilmente. 7Spezzagli, o Dio, i denti nella bocca, rompi, o Signore, le mascelle dei leoni. 8Si dissolvano come acqua che si disperde, come erba calpestata inaridiscano. 9Passino come lumaca che si discioglie, come aborto di donna che non vede il sole. 10Prima che le vostre caldaie sentano i pruni, vivi li travolga il turbine. 11Il giusto godrà nel vedere la vendetta, laverà i piedi nel sangue degli empi. 12Gli uomini diranno: "C'è un premio per il giusto, c'è Dio che fa giustizia sulla terra!". 59 (58) 1Al maestro del coro. Su "Non distruggere". Di Davide. Quando Saul mandò uomini a sorvegliare la casa e ad ucciderlo. 2Liberami dai nemici, mio Dio, proteggimi dagli aggressori. 3Liberami da chi fa il male, salvami da chi sparge sangue. 4Ecco, insidiano la mia vita, contro di me si avventano i potenti. Signore, non c'è colpa in me, non c'è peccato; 5senza mia colpa accorrono e si appostano. Svègliati, vienimi incontro e guarda. 6Tu, Signore, Dio degli eserciti, Dio d'Israele, lèvati a punire tutte le genti; non avere pietà dei traditori. 7Ritornano a sera e ringhiano come cani, si aggirano per la città. 8Ecco, vomitano ingiurie, le loro labbra sono spade. Dicono: "Chi ci ascolta?". 9Ma tu, Signore, ti ridi di loro, ti burli di tutte le genti. 10A te, mia forza, io mi rivolgo: sei tu, o Dio, la mia difesa. 11La grazia del mio Dio mi viene in aiuto, Dio mi farà sfidare i miei nemici. 12Non ucciderli, perché il mio popolo non dimentichi, disperdili con la tua potenza e abbattili, Signore, nostro scudo. 13Peccato è la parola delle loro labbra, cadano nel laccio del loro orgoglio per le bestemmie e le menzogne che pronunziano. 14Annientali nella tua ira, annientali e più non siano; e sappiano che Dio domina in Giacobbe, fino ai confini della terra. 15Ritornano a sera e ringhiano come cani, per la città si aggirano 16vagando in cerca di cibo; latrano, se non possono saziarsi. 17Ma io canterò la tua potenza, al mattino esalterò la tua grazia perché sei stato mia difesa, mio rifugio nel giorno del pericolo. 18O mia forza, a te voglio cantare, poiché tu sei, o Dio, la mia difesa, tu, o mio Dio, sei la mia misericordia. 60 (59) 1Al maestro del coro. Su "Giglio del precetto". Miktam. Di Davide. Da insegnare. 2Quando uscì contro gli Aramei della Valle dei due fiumi e contro gli Aramei di Soba, e quando Gioab, nel ritorno, sconfisse gli Idumei nella Valle del sale: dodicimila uomini. 3Dio, tu ci hai respinti, ci hai dispersi; ti sei sdegnato: ritorna a noi. 4Hai scosso la terra, l'hai squarciata, risana le sue fratture, perché crolla. 5Hai inflitto al tuo popolo dure prove, ci hai fatto bere vino da vertigini. 6Hai dato un segnale ai tuoi fedeli perché fuggissero lontano dagli archi. 7Perché i tuoi amici siano liberati, salvaci con la destra e a noi rispondi. 8Dio ha parlato nel suo tempio: "Esulto e divido Sichem, misuro la valle di Succot. 9Mio è Gàlaad, mio è Manasse, Èfraim è la difesa del mio capo, Giuda lo scettro del mio comando. 10Moab è il bacino per lavarmi, sull'Idumea getterò i miei sandali, sulla Filistea canterò vittoria". 11Chi mi condurrà alla città fortificata, chi potrà guidarmi fino all'Idumea? 12Non forse tu, o Dio, che ci hai respinti, e più non esci, o Dio, con le nostre schiere? 13Nell'oppressione vieni in nostro aiuto perché vana è la salvezza dell'uomo. 14Con Dio noi faremo prodigi: egli calpesterà i nostri nemici. 61 (60) 1Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Di Davide. 2Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera. 3Dai confini della terra io t'invoco; mentre il mio cuore viene meno, guidami su rupe inaccessibile. 4Tu sei per me rifugio, torre salda davanti all'avversario. 5Dimorerò nella tua tenda per sempre, all'ombra delle tue ali troverò riparo; 6perché tu, Dio, hai ascoltato i miei voti, mi hai dato l'eredità di chi teme il tuo nome. 7Ai giorni del re aggiungi altri giorni, per molte generazioni siano i suoi anni. 8Regni per sempre sotto gli occhi di Dio; grazia e fedeltà lo custodiscano. 9Allora canterò inni al tuo nome, sempre, sciogliendo i miei voti giorno per giorno. 62 (61) 1Al maestro del coro. Su "Iduthun". Salmo. Di Davide. 2Solo in Dio riposa l'anima mia; da lui la mia salvezza. 3Lui solo è mia rupe e mia salvezza, mia roccia di difesa: non potrò vacillare. 4Fino a quando vi scaglierete contro un uomo, per abbatterlo tutti insieme, come muro cadente, come recinto che crolla? 5Tramano solo di precipitarlo dall'alto, si compiacciono della menzogna. Con la bocca benedicono, e maledicono nel loro cuore. 6Solo in Dio riposa l'anima mia, da lui la mia speranza. 7Lui solo è mia rupe e mia salvezza, mia roccia di difesa: non potrò vacillare. 8In Dio è la mia salvezza e la mia gloria; il mio saldo rifugio, la mia difesa è in Dio. 9Confida sempre in lui, o popolo, davanti a lui effondi il tuo cuore, nostro rifugio è Dio. 10Sì, sono un soffio i figli di Adamo, una menzogna tutti gli uomini, insieme, sulla bilancia, sono meno di un soffio. 11Non confidate nella violenza, non illudetevi della rapina; alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore. 12Una parola ha detto Dio, due ne ho udite: il potere appartiene a Dio, tua, Signore, è la grazia; 13secondo le sue opere tu ripaghi ogni uomo. 63 (62) 1Salmo. Di Davide, quando dimorava nel deserto di Giuda. 2O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz'acqua. 3Così nel santuario ti ho cercato, per contemplare la tua potenza e la tua gloria. 4Poiché la tua grazia vale più della vita, le mie labbra diranno la tua lode. 5Così ti benedirò finché io viva, nel tuo nome alzerò le mie mani. 6Mi sazierò come a lauto convito, e con voci di gioia ti loderà la mia bocca. 7Quando nel mio giaciglio di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne, 8a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all'ombra delle tue ali. 9A te si stringe l'anima mia e la forza della tua destra mi sostiene. 10Ma quelli che attentano alla mia vita scenderanno nel profondo della terra, 11saranno dati in potere alla spada, diverranno preda di sciacalli. 12Il re gioirà in Dio, si glorierà chi giura per lui, perché ai mentitori verrà chiusa la bocca. 64 (63) 1Salmo. Di Davide. Al maestro del coro. 2Ascolta, Dio, la voce, del mio lamento, dal terrore del nemico preserva la mia vita. 3Proteggimi dalla congiura degli empi dal tumulto dei malvagi. 4Affilano la loro lingua come spada, scagliano come frecce parole amare 5per colpire di nascosto l'innocente; lo colpiscono di sorpresa e non hanno timore. 6Si ostinano nel fare il male, si accordano per nascondere tranelli; dicono: "Chi li potrà vedere?". 7Meditano iniquità, attuano le loro trame: un baratro è l'uomo e il suo cuore un abisso. 8Ma Dio li colpisce con le sue frecce: all'improvviso essi sono feriti, 9la loro stessa lingua li farà cadere; chiunque, al vederli, scuoterà il capo. 10Allora tutti saranno presi da timore, annunzieranno le opere di Dio e capiranno ciò che egli ha fatto. 11Il giusto gioirà nel Signore e riporrà in lui la sua speranza, i retti di cuore ne trarranno gloria. 65 (64) 1Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. Canto. 2A te si deve lode, o Dio, in Sion; a te si sciolga il voto in Gerusalemme. 3A te, che ascolti la preghiera, viene ogni mortale. 4Pesano su di noi le nostre colpe, ma tu perdoni i nostri peccati. 5Beato chi hai scelto e chiamato vicino, abiterà nei tuoi atrii. Ci sazieremo dei beni della tua casa, della santità del tuo tempio. 6Con i prodigi della tua giustizia, tu ci rispondi, o Dio, nostra salvezza, speranza dei confini della terra e dei mari lontani. 7Tu rendi saldi i monti con la tua forza, cinto di potenza. 8Tu fai tacere il fragore del mare, il fragore dei suoi flutti, tu plachi il tumulto dei popoli. 9Gli abitanti degli estremi confini stupiscono davanti ai tuoi prodigi: di gioia fai gridare la terra, le soglie dell'oriente e dell'occidente. 10Tu visiti la terra e la disseti: la ricolmi delle sue ricchezze. Il fiume di Dio è gonfio di acque; tu fai crescere il frumento per gli uomini. Così prepari la terra: 11Ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle, la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli. 12Coroni l'anno con i tuoi benefici, al tuo passaggio stilla l'abbondanza. 13Stillano i pascoli del deserto e le colline si cingono di esultanza. 14I prati si coprono di greggi, le valli si ammantano di grano; tutto canta e grida di gioia. 66 (65) 1Al maestro del coro. Canto. Salmo. Acclamate a Dio da tutta la terra, 2cantate alla gloria del suo nome, date a lui splendida lode. 3Dite a Dio: "Stupende sono le tue opere! Per la grandezza della tua potenza a te si piegano i tuoi nemici. 4A te si prostri tutta la terra, a te canti inni, canti al tuo nome". 5Venite e vedete le opere di Dio, mirabile nel suo agire sugli uomini. 6Egli cambiò il mare in terra ferma, passarono a piedi il fiume; per questo in lui esultiamo di gioia. 7Con la sua forza domina in eterno, il suo occhio scruta le nazioni; i ribelli non rialzino la fronte. 8Benedite, popoli, il nostro Dio, fate risuonare la sua lode; 9è lui che salvò la nostra vita e non lasciò vacillare i nostri passi. 10Dio, tu ci hai messi alla prova; ci hai passati al crogiuolo, come l'argento. 11Ci hai fatti cadere in un agguato, hai messo un peso ai nostri fianchi. 12Hai fatto cavalcare uomini sulle nostre teste; ci hai fatto passare per il fuoco e l'acqua, ma poi ci hai dato sollievo. 13Entrerò nella tua casa con olocausti, a te scioglierò i miei voti, 14i voti pronunziati dalle mie labbra, promessi nel momento dell'angoscia. 15Ti offrirò pingui olocausti con fragranza di montoni, immolerò a te buoi e capri. 16Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio, e narrerò quanto per me ha fatto. 17A lui ho rivolto il mio grido, la mia lingua cantò la sua lode. 18Se nel mio cuore avessi cercato il male, il Signore non mi avrebbe ascoltato. 19Ma Dio ha ascoltato, si è fatto attento alla voce della mia preghiera. 20Sia benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera, non mi ha negato la sua misericordia. 67 (66) 1Al maestro del coro. Su strumenti a corda. Salmo. Canto. 2Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto; 3perché si conosca sulla terra la tua via, fra tutte le genti la tua salvezza. 4Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti. 5Esultino le genti e si rallegrino, perché giudichi i popoli con giustizia, governi le nazioni sulla terra. 6Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti. 7La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il nostro Dio, 8ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra. 68 (67) 1Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Canto. 2Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano. 3Come si disperde il fumo, tu li disperdi; come fonde la cera di fronte al fuoco, periscano gli empi davanti a Dio. 4I giusti invece si rallegrino, esultino davanti a Dio e cantino di gioia. 5Cantate a Dio, inneggiate al suo nome, spianate la strada a chi cavalca le nubi: "Signore" è il suo nome, gioite davanti a lui. 6Padre degli orfani e difensore delle vedove è Dio nella sua santa dimora. 7Ai derelitti Dio fa abitare una casa, fa uscire con gioia i prigionieri; solo i ribelli abbandona in arida terra. 8Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo, quando camminavi per il deserto, 9la terra tremò, stillarono i cieli davanti al Dio del Sinai, davanti a Dio, il Dio di Israele. 10Pioggia abbondante riversavi, o Dio, rinvigorivi la tua eredità esausta. 11E il tuo popolo abitò il paese che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero. 12Il Signore annunzia una notizia, le messaggere di vittoria sono grande schiera: 13"Fuggono i re, fuggono gli eserciti, anche le donne si dividono il bottino. 14Mentre voi dormite tra gli ovili, splendono d'argento le ali della colomba, le sue piume di riflessi d'oro". 15Quando disperdeva i re l'Onnipotente, nevicava sullo Zalmon. 16Monte di Dio, il monte di Basan, monte dalle alte cime, il monte di Basan. 17Perché invidiate, o monti dalle alte cime, il monte che Dio ha scelto a sua dimora? Il Signore lo abiterà per sempre. 18I carri di Dio sono migliaia e migliaia: il Signore viene dal Sinai nel santuario. 19Sei salito in alto conducendo prigionieri, hai ricevuto uomini in tributo: anche i ribelli abiteranno presso il Signore Dio. 20Benedetto il Signore sempre; ha cura di noi il Dio della salvezza. 21Il nostro Dio è un Dio che salva; il Signore Dio libera dalla morte. 22Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici, la testa altèra di chi percorre la via del delitto. 23Ha detto il Signore: "Da Basan li farò tornare, li farò tornare dagli abissi del mare, 24perché il tuo piede si bagni nel sangue, e la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte tra i nemici". 25Appare il tuo corteo, Dio, il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario. 26Precedono i cantori, seguono ultimi i citaredi, in mezzo le fanciulle che battono cèmbali. 27"Benedite Dio nelle vostre assemblee, benedite il Signore, voi della stirpe di Israele". 28Ecco, Beniamino, il più giovane, guida i capi di Giuda nelle loro schiere, i capi di Zàbulon, i capi di Nèftali. 29Dispiega, Dio, la tua potenza, conferma, Dio, quanto hai fatto per noi. 30Per il tuo tempio, in Gerusalemme, a te i re porteranno doni. 31Minaccia la belva dei canneti, il branco dei tori con i vitelli dei popoli: si prostrino portando verghe d'argento; disperdi i popoli che amano la guerra. 32Verranno i grandi dall'Egitto, l'Etiopia tenderà le mani a Dio. 33Regni della terra, cantate a Dio, cantate inni al Signore; 34egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni, ecco, tuona con voce potente. 35Riconoscete a Dio la sua potenza, la sua maestà su Israele, la sua potenza sopra le nubi. 36Terribile sei, Dio, dal tuo santuario; il Dio d'Israele dà forza e vigore al suo popolo, sia benedetto Dio. 69 (68) 1Al maestro del coro. Su "I gigli". Di Davide. 2Salvami, o Dio: l'acqua mi giunge alla gola. 3Affondo nel fango e non ho sostegno; sono caduto in acque profonde e l'onda mi travolge. 4Sono sfinito dal gridare, riarse sono le mie fauci; i miei occhi si consumano nell'attesa del mio Dio. 5Più numerosi dei capelli del mio capo sono coloro che mi odiano senza ragione. Sono potenti i nemici che mi calunniano: quanto non ho rubato, lo dovrei restituire? 6Dio, tu conosci la mia stoltezza e le mie colpe non ti sono nascoste. 7Chi spera in te, a causa mia non sia confuso, Signore, Dio degli eserciti; per me non si vergogni chi ti cerca, Dio d'Israele. 8Per te io sopporto l'insulto e la vergogna mi copre la faccia; 9sono un estraneo per i miei fratelli, un forestiero per i figli di mia madre. 10Poiché mi divora lo zelo per la tua casa, ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta. 11Mi sono estenuato nel digiuno ed è stata per me un'infamia. 12Ho indossato come vestito un sacco e sono diventato il loro scherno. 13Sparlavano di me quanti sedevano alla porta, gli ubriachi mi dileggiavano. 14Ma io innalzo a te la mia preghiera, Signore, nel tempo della benevolenza; per la grandezza della tua bontà, rispondimi, per la fedeltà della tua salvezza, o Dio. 15Salvami dal fango, che io non affondi, liberami dai miei nemici e dalle acque profonde. 16Non mi sommergano i flutti delle acque e il vortice non mi travolga, l'abisso non chiuda su di me la sua bocca. 17Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia; volgiti a me nella tua grande tenerezza. 18Non nascondere il volto al tuo servo, sono in pericolo: presto, rispondimi. 19Avvicinati a me, riscattami, salvami dai miei nemici. 20Tu conosci la mia infamia, la mia vergogna e il mio disonore; davanti a te sono tutti i miei nemici. 21L'insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno. Ho atteso compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati. 22Hanno messo nel mio cibo veleno e quando avevo sete mi hanno dato aceto. 23La loro tavola sia per essi un laccio, una insidia i loro banchetti. 24Si offuschino i loro occhi, non vedano; sfibra per sempre i loro fianchi. 25Riversa su di loro il tuo sdegno, li raggiunga la tua ira ardente. 26La loro casa sia desolata, senza abitanti la loro tenda; 27perché inseguono colui che hai percosso, aggiungono dolore a chi tu hai ferito. 28Imputa loro colpa su colpa e non ottengano la tua giustizia. 29Siano cancellati dal libro dei viventi e tra i giusti non siano iscritti. 30Io sono infelice e sofferente; la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro. 31Loderò il nome di Dio con il canto, lo esalterò con azioni di grazie, 32che il Signore gradirà più dei tori, più dei giovenchi con corna e unghie. 33Vedano gli umili e si rallegrino; si ravvivi il cuore di chi cerca Dio, 34poiché il Signore ascolta i poveri e non disprezza i suoi che sono prigionieri. 35A lui acclamino i cieli e la terra, i mari e quanto in essi si muove. 36Perché Dio salverà Sion, ricostruirà le città di Giuda: vi abiteranno e ne avranno il possesso. 37La stirpe dei suoi servi ne sarà erede, e chi ama il suo nome vi porrà dimora. 70 (69) 1Al maestro del coro. Di Davide. In memoria. 2Vieni a salvarmi, o Dio, vieni presto, Signore, in mio aiuto. 3Siano confusi e arrossiscano quanti attentano alla mia vita. Retrocedano e siano svergognati quanti vogliono la mia rovina. 4Per la vergogna si volgano indietro quelli che mi deridono. 5Gioia e allegrezza grande per quelli che ti cercano; dicano sempre: "Dio è grande" quelli che amano la tua salvezza. 6Ma io sono povero e infelice, vieni presto, mio Dio; tu sei mio aiuto e mio salvatore; Signore, non tardare. 71 (70) 1In te mi rifugio, Signore, ch'io non resti confuso in eterno. 2Liberami, difendimi per la tua giustizia, porgimi ascolto e salvami. 3Sii per me rupe di difesa, baluardo inaccessibile, poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza. 4Mio Dio, salvami dalle mani dell'empio, dalle mani dell'iniquo e dell'oppressore. 5Sei tu, Signore, la mia speranza, la mia fiducia fin dalla mia giovinezza. 6Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno, dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno; a te la mia lode senza fine. 7Sono parso a molti quasi un prodigio: eri tu il mio rifugio sicuro. 8Della tua lode è piena la mia bocca, della tua gloria, tutto il giorno. 9Non mi respingere nel tempo della vecchiaia, non abbandonarmi quando declinano le mie forze. 10Contro di me parlano i miei nemici, coloro che mi spiano congiurano insieme: 11"Dio lo ha abbandonato, inseguitelo, prendetelo, perché non ha chi lo liberi". 12O Dio, non stare lontano: Dio mio, vieni presto ad aiutarmi. 13Siano confusi e annientati quanti mi accusano, siano coperti d'infamia e di vergogna quanti cercano la mia sventura. 14Io, invece, non cesso di sperare, moltiplicherò le tue lodi. 15La mia bocca annunzierà la tua giustizia, proclamerà sempre la tua salvezza, che non so misurare. 16Dirò le meraviglie del Signore, ricorderò che tu solo sei giusto. 17Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi. 18E ora, nella vecchiaia e nella canizie, Dio, non abbandonarmi, finché io annunzi la tua potenza, a tutte le generazioni le tue meraviglie. 19La tua giustizia, Dio, è alta come il cielo, tu hai fatto cose grandi: chi è come te, o Dio? 20Mi hai fatto provare molte angosce e sventure: mi darai ancora vita, mi farai risalire dagli abissi della terra, 21accrescerai la mia grandezza e tornerai a consolarmi. 22Allora ti renderò grazie sull'arpa, per la tua fedeltà, o mio Dio; ti canterò sulla cetra, o santo d'Israele. 23Cantando le tue lodi, esulteranno le mie labbra e la mia vita, che tu hai riscattato. 24Anche la mia lingua tutto il giorno proclamerà la tua giustizia, quando saranno confusi e umiliati quelli che cercano la mia rovina. 72 (71) 1Di Salomone. Dio, da'al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia; 2regga con giustizia il tuo popolo e i tuoi poveri con rettitudine. 3Le montagne portino pace al popolo e le colline giustizia. 4Ai miseri del suo popolo renderà giustizia, salverà i figli dei poveri e abbatterà l'oppressore. 5Il suo regno durerà quanto il sole, quanto la luna, per tutti i secoli. 6Scenderà come pioggia sull'erba, come acqua che irrora la terra. 7Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace, finché non si spenga la luna. 8E dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra. 9A lui si piegheranno gli abitanti del deserto, lambiranno la polvere i suoi nemici. 10Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi. 11A lui tutti i re si prostreranno, lo serviranno tutte le nazioni. 12Egli libererà il povero che grida e il misero che non trova aiuto, 13avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri. 14Li riscatterà dalla violenza e dal sopruso, sarà prezioso ai suoi occhi il loro sangue. 15Vivrà e gli sarà dato oro di Arabia; si pregherà per lui ogni giorno, sarà benedetto per sempre. 16Abbonderà il frumento nel paese, ondeggerà sulle cime dei monti; il suo frutto fiorirà come il Libano, la sua messe come l'erba della terra. 17Il suo nome duri in eterno, davanti al sole persista il suo nome. In lui saranno benedette tutte le stirpi della terra e tutti i popoli lo diranno beato. 18Benedetto il Signore, Dio di Israele, egli solo compie prodigi. 19E benedetto il suo nome glorioso per sempre, della sua gloria sia piena tutta la terra. Amen, amen. 73 (72) 1Salmo. Di Asaf. Quanto è buono Dio con i giusti, con gli uomini dal cuore puro! 2Per poco non inciampavano i miei piedi, per un nulla vacillavano i miei passi, 3perché ho invidiato i prepotenti, vedendo la prosperità dei malvagi. 4Non c'è sofferenza per essi, sano e pasciuto è il loro corpo. 5Non conoscono l'affanno dei mortali e non sono colpiti come gli altri uomini. 6Dell'orgoglio si fanno una collana e la violenza è il loro vestito. 7Esce l'iniquità dal loro grasso, dal loro cuore traboccano pensieri malvagi. 8Scherniscono e parlano con malizia, minacciano dall'alto con prepotenza. 9Levano la loro bocca fino al cielo e la loro lingua percorre la terra. 10Perciò seggono in alto, non li raggiunge la piena delle acque. 11Dicono: "Come può saperlo Dio? C'è forse conoscenza nell'Altissimo?". 12Ecco, questi sono gli empi: sempre tranquilli, ammassano ricchezze. 13Invano dunque ho conservato puro il mio cuore e ho lavato nell'innocenza le mie mani, 14poiché sono colpito tutto il giorno, e la mia pena si rinnova ogni mattina. 15Se avessi detto: "Parlerò come loro", avrei tradito la generazione dei tuoi figli. 16Riflettevo per comprendere: ma fu arduo agli occhi miei, 17finché non entrai nel santuario di Dio e compresi qual è la loro fine. 18Ecco, li poni in luoghi scivolosi, li fai precipitare in rovina. 19Come sono distrutti in un istante, sono finiti, periscono di spavento! 20Come un sogno al risveglio, Signore, quando sorgi, fai svanire la loro immagine. 21Quando si agitava il mio cuore e nell'intimo mi tormentavo, 22io ero stolto e non capivo, davanti a te stavo come una bestia. 23Ma io sono con te sempre: tu mi hai preso per la mano destra. 24Mi guiderai con il tuo consiglio e poi mi accoglierai nella tua gloria. 25Chi altri avrò per me in cielo? Fuori di te nulla bramo sulla terra. 26Vengono meno la mia carne e il mio cuore; ma la roccia del mio cuore è Dio, è Dio la mia sorte per sempre. 27Ecco, perirà chi da te si allontana, tu distruggi chiunque ti è infedele. 28Il mio bene è stare vicino a Dio: nel Signore Dio ho posto il mio rifugio, per narrare tutte le tue opere presso le porte della città di Sion. 74 (73) 1Maskil. Di Asaf. O Dio, perché ci respingi per sempre, perché divampa la tua ira contro il gregge del tuo pascolo? 2Ricordati del popolo che ti sei acquistato nei tempi antichi. Hai riscattato la tribù che è tuo possesso, il monte Sion, dove hai preso dimora. 3Volgi i tuoi passi a queste rovine eterne: il nemico ha devastato tutto nel tuo santuario. 4Ruggirono i tuoi avversari nel tuo tempio, issarono i loro vessilli come insegna. 5Come chi vibra in alto la scure nel folto di una selva, 6con l'ascia e con la scure frantumavano le sue porte. 7Hanno dato alle fiamme il tuo santuario, hanno profanato e demolito la dimora del tuo nome; 8pensavano: "Distruggiamoli tutti"; hanno bruciato tutti i santuari di Dio nel paese. 9Non vediamo più le nostre insegne, non ci sono più profeti e tra di noi nessuno sa fino a quando… 10Fino a quando, o Dio, insulterà l'avversario, il nemico continuerà a disprezzare il tuo nome? 11Perché ritiri la tua mano e trattieni in seno la destra? 12Eppure Dio è nostro re dai tempi antichi, ha operato la salvezza nella nostra terra. 13Tu con potenza hai diviso il mare, hai schiacciato la testa dei draghi sulle acque. 14Al Leviatàn hai spezzato la testa, lo hai dato in pasto ai mostri marini. 15Fonti e torrenti tu hai fatto scaturire, hai inaridito fiumi perenni. 16Tuo è il giorno e tua è la notte, la luna e il sole tu li hai creati. 17Tu hai fissato i confini della terra, l'estate e l'inverno tu li hai ordinati. 18Ricorda: il nemico ha insultato Dio, un popolo stolto ha disprezzato il tuo nome. 19Non abbandonare alle fiere la vita di chi ti loda, non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri. 20Sii fedele alla tua alleanza; gli angoli della terra sono covi di violenza. 21L'umile non torni confuso, l'afflitto e il povero lodino il tuo nome. 22Sorgi, Dio, difendi la tua causa, ricorda che lo stolto ti insulta tutto il giorno. 23Non dimenticare lo strepito dei tuoi nemici; il tumulto dei tuoi avversari cresce senza fine. 75 (74) 1Al maestro del coro. Su "Non dimenticare". Salmo. Di Asaf. Canto. 2Noi ti rendiamo grazie, o Dio, ti rendiamo grazie: invocando il tuo nome, raccontiamo le tue meraviglie. 3Nel tempo che avrò stabilito io giudicherò con rettitudine. 4Si scuota la terra con i suoi abitanti, io tengo salde le sue colonne. 5Dico a chi si vanta: "Non vantatevi". E agli empi: "Non alzate la testa!". 6Non alzate la testa contro il cielo, non dite insulti a Dio. 7Non dall'oriente, non dall'occidente, non dal deserto, non dalle montagne 8ma da Dio viene il giudizio: è lui che abbatte l'uno e innalza l'altro. 9Poiché nella mano del Signore è un calice ricolmo di vino drogato. Egli ne versa: fino alla feccia ne dovranno sorbire, ne berranno tutti gli empi della terra. 10Io invece esulterò per sempre, canterò inni al Dio di Giacobbe. 11Annienterò tutta l'arroganza degli empi, allora si alzerà la potenza dei giusti. 76 (75) 1Al maestro del coro. Su strumenti a corda con cetre. Salmo. Di Asaf. Canto. 2Dio è conosciuto in Giuda, in Israele è grande il suo nome. 3È in Gerusalemme la sua dimora, la sua abitazione, in Sion. 4Qui spezzò le saette dell'arco, lo scudo, la spada, la guerra. 5Splendido tu sei, o Potente, sui monti della preda; 6furono spogliati i valorosi, furono colti dal sonno, nessun prode ritrovava la sua mano. 7Dio di Giacobbe, alla tua minaccia, si arrestarono carri e cavalli. 8Tu sei terribile; chi ti resiste quando si scatena la tua ira? 9Dal cielo fai udire la sentenza: sbigottita la terra tace 10quando Dio si alza per giudicare, per salvare tutti gli umili della terra. 11L'uomo colpito dal tuo furore ti dà gloria, gli scampati dall'ira ti fanno festa. 12Fate voti al Signore vostro Dio e adempiteli, quanti lo circondano portino doni al Terribile, 13a lui che toglie il respiro ai potenti; è terribile per i re della terra. 77 (76) 1Al maestro del coro. Su "Iditum". Di Asaf. Salmo. 2La mia voce sale a Dio e grido aiuto; la mia voce sale a Dio, finché mi ascolti. 3Nel giorno dell'angoscia io cerco il Signore, tutta la notte la mia mano è tesa e non si stanca; io rifiuto ogni conforto. 4Mi ricordo di Dio e gemo, medito e viene meno il mio spirito. 5Tu trattieni dal sonno i miei occhi, sono turbato e senza parole. 6Ripenso ai giorni passati, ricordo gli anni lontani. 7Un canto nella notte mi ritorna nel cuore: rifletto e il mio spirito si va interrogando. 8Forse Dio ci respingerà per sempre, non sarà più benevolo con noi? 9È forse cessato per sempre il suo amore, è finita la sua promessa per sempre? 10Può Dio aver dimenticato la misericordia, aver chiuso nell'ira il suo cuore? 11E ho detto: "Questo è il mio tormento: è mutata la destra dell'Altissimo". 12Ricordo le gesta del Signore, ricordo le tue meraviglie di un tempo. 13Mi vado ripetendo le tue opere, considero tutte le tue gesta. 14O Dio, santa è la tua via; quale dio è grande come il nostro Dio? 15Tu sei il Dio che opera meraviglie, manifesti la tua forza fra le genti. 16È il tuo braccio che ha salvato il tuo popolo, i figli di Giacobbe e di Giuseppe. 17Ti videro le acque, Dio, ti videro e ne furono sconvolte; sussultarono anche gli abissi. 18Le nubi rovesciarono acqua, scoppiò il tuono nel cielo; le tue saette guizzarono. 19Il fragore dei tuoi tuoni nel turbine, i tuoi fulmini rischiararono il mondo, la terra tremò e fu scossa. 20Sul mare passava la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque e le tue orme rimasero invisibili. 21Guidasti come gregge il tuo popolo per mano di Mosè e di Aronne. 78 (77) 1Maskil. Di Asaf. Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento, ascolta le parole della mia bocca. 2Aprirò la mia bocca in parabole, rievocherò gli arcani dei tempi antichi. 3Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato, 4non lo terremo nascosto ai loro figli; diremo alla generazione futura le lodi del Signore, la sua potenza e le meraviglie che egli ha compiuto. 5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe, ha posto una legge in Israele: ha comandato ai nostri padri di farle conoscere ai loro figli, 6perché le sappia la generazione futura, i figli che nasceranno. Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli 7perché ripongano in Dio la loro fiducia e non dimentichino le opere di Dio, ma osservino i suoi comandi. 8Non siano come i loro padri, generazione ribelle e ostinata, generazione dal cuore incostante e dallo spirito infedele a Dio. 9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco, voltarono le spalle nel giorno della lotta. 10Non osservarono l'alleanza di Dio, rifiutando di seguire la sua legge. 11Dimenticarono le sue opere, le meraviglie che aveva loro mostrato. 12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri, nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis. 13Divise il mare e li fece passare e fermò le acque come un argine. 14Li guidò con una nube di giorno e tutta la notte con un bagliore di fuoco. 15Spaccò le rocce nel deserto e diede loro da bere come dal grande abisso. 16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe e scorrere l'acqua a torrenti. 17Eppure continuarono a peccare contro di lui, a ribellarsi all'Altissimo nel deserto. 18Nel loro cuore tentarono Dio, chiedendo cibo per le loro brame; 19mormorarono contro Dio dicendo: "Potrà forse Dio preparare una mensa nel deserto?". 20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua, e strariparono torrenti. "Potrà forse dare anche pane o preparare carne al suo popolo?". 21All'udirli il Signore ne fu adirato; un fuoco divampò contro Giacobbe e l'ira esplose contro Israele, 22perché non ebbero fede in Dio né speranza nella sua salvezza. 23Comandò alle nubi dall'alto e aprì le porte del cielo; 24fece piovere su di essi la manna per cibo e diede loro pane del cielo: 25l'uomo mangiò il pane degli angeli, diede loro cibo in abbondanza. 26Scatenò nel cielo il vento d'oriente, fece spirare l'australe con potenza; 27su di essi fece piovere la carne come polvere e gli uccelli come sabbia del mare; 28caddero in mezzo ai loro accampamenti, tutto intorno alle loro tende. 29Mangiarono e furono ben sazi, li soddisfece nel loro desiderio. 30La loro avidità non era ancora saziata, avevano ancora il cibo in bocca, 31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi, facendo strage dei più vigorosi e abbattendo i migliori d'Israele. 32Con tutto questo continuarono a peccare e non credettero ai suoi prodigi. 33Allora dissipò come un soffio i loro giorni e i loro anni con strage repentina. 34Quando li faceva perire, lo cercavano, ritornavano e ancora si volgevano a Dio; 35ricordavano che Dio è loro rupe, e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore; 36lo lusingavano con la bocca e gli mentivano con la lingua; 37il loro cuore non era sincero con lui e non erano fedeli alla sua alleanza. 38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa, li perdonava invece di distruggerli. Molte volte placò la sua ira e trattenne il suo furore, 39ricordando che essi sono carne, un soffio che va e non ritorna. 40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto, lo contristarono in quelle solitudini! 41Sempre di nuovo tentavano Dio, esasperavano il Santo di Israele. 42Non si ricordavano più della sua mano, del giorno che li aveva liberati dall'oppressore, 43quando operò in Egitto i suoi prodigi, i suoi portenti nei campi di Tanis. 44Egli mutò in sangue i loro fiumi e i loro ruscelli, perché non bevessero. 45Mandò tafàni a divorarli e rane a molestarli. 46Diede ai bruchi il loro raccolto, alle locuste la loro fatica. 47Distrusse con la grandine le loro vigne, i loro sicomori con la brina. 48Consegnò alla grandine il loro bestiame, ai fulmini i loro greggi. 49Scatenò contro di essi la sua ira ardente, la collera, lo sdegno, la tribolazione, e inviò messaggeri di sventure. 50Diede sfogo alla sua ira: non li risparmiò dalla morte e diede in preda alla peste la loro vita. 51Colpì ogni primogenito in Egitto, nelle tende di Cam la primizia del loro vigore. 52Fece partire come gregge il suo popolo e li guidò come branchi nel deserto. 53Li condusse sicuri e senza paura e i loro nemici li sommerse il mare. 54Li fece salire al suo luogo santo, al monte conquistato dalla sua destra. 55Scacciò davanti a loro i popoli e sulla loro eredità gettò la sorte, facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele. 56Ma ancora lo tentarono, si ribellarono a Dio, l'Altissimo, non obbedirono ai suoi comandi. 57Sviati, lo tradirono come i loro padri, fallirono come un arco allentato. 58Lo provocarono con le loro alture e con i loro idoli lo resero geloso. 59Dio, all'udire, ne fu irritato e respinse duramente Israele. 60Abbandonò la dimora di Silo, la tenda che abitava tra gli uomini. 61Consegnò in schiavitù la sua forza, la sua gloria in potere del nemico. 62Diede il suo popolo in preda alla spada e contro la sua eredità si accese d'ira. 63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani, le sue vergini non ebbero canti nuziali. 64I suoi sacerdoti caddero di spada e le loro vedove non fecero lamento. 65Ma poi il Signore si destò come da un sonno, come un prode assopito dal vino. 66Colpì alle spalle i suoi nemici, inflisse loro una vergogna eterna. 67Ripudiò le tende di Giuseppe, non scelse la tribù di Èfraim; 68ma elesse la tribù di Giuda, il monte Sion che egli ama. 69Costruì il suo tempio alto come il cielo e come la terra stabile per sempre. 70Egli scelse Davide suo servo e lo trasse dagli ovili delle pecore. 71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri per pascere Giacobbe suo popolo, la sua eredità Israele. 72Fu per loro pastore dal cuore integro e li guidò con mano sapiente. 79 (78) 1Salmo. Di Asaf. O Dio, nella tua eredità sono entrate le nazioni, hanno profanato il tuo santo tempio, hanno ridotto in macerie Gerusalemme. 2Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi in pasto agli uccelli del cielo, la carne dei tuoi fedeli agli animali selvaggi. 3Hanno versato il loro sangue come acqua intorno a Gerusalemme, e nessuno seppelliva. 4Siamo divenuti l'obbrobrio dei nostri vicini, scherno e ludibrio di chi ci sta intorno. 5Fino a quando, Signore, sarai adirato: per sempre? Arderà come fuoco la tua gelosia? 6Riversa il tuo sdegno sui popoli che non ti riconoscono e sui regni che non invocano il tuo nome, 7perché hanno divorato Giacobbe, hanno devastato la sua dimora. 8Non imputare a noi le colpe dei nostri padri, presto ci venga incontro la tua misericordia, poiché siamo troppo infelici. 9Aiutaci, Dio, nostra salvezza, per la gloria del tuo nome, salvaci e perdona i nostri peccati per amore del tuo nome. 10Perché i popoli dovrebbero dire: "Dov'è il loro Dio?". Si conosca tra i popoli, sotto i nostri occhi, la vendetta per il sangue dei tuoi servi. 11Giunga fino a te il gemito dei prigionieri; con la potenza della tua mano salva i votati alla morte. 12Fa' ricadere sui nostri vicini sette volte l'affronto con cui ti hanno insultato, Signore. 13E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo, ti renderemo grazie per sempre; di età in età proclameremo la tua lode. 80 (79) 1Al maestro del coro. Su "Giglio del precetto". Di Asaf. Salmo. 2Tu, pastore d'Israele, ascolta, tu che guidi Giuseppe come un gregge. Assiso sui cherubini rifulgi 3davanti a Èfraim, Beniamino e Manasse. Risveglia la tua potenza e vieni in nostro soccorso. 4Rialzaci, Signore, nostro Dio, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi. 5Signore, Dio degli eserciti, fino a quando fremerai di sdegno contro le preghiere del tuo popolo? 6Tu ci nutri con pane di lacrime, ci fai bere lacrime in abbondanza. 7Ci hai fatto motivo di contesa per i vicini, e i nostri nemici ridono di noi. 8Rialzaci, Dio degli eserciti, fa' risplendere il tuo volto e noi saremo salvi. 9Hai divelto una vite dall'Egitto, per trapiantarla hai espulso i popoli. 10Le hai preparato il terreno, hai affondato le sue radici e ha riempito la terra. 11La sua ombra copriva le montagne e i suoi rami i più alti cedri. 12Ha esteso i suoi tralci fino al mare e arrivavano al fiume i suoi germogli. 13Perché hai abbattuto la sua cinta e ogni viandante ne fa vendemmia? 14La devasta il cinghiale del bosco e se ne pasce l'animale selvatico. 15Dio degli eserciti, volgiti, guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, 16proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, il germoglio che ti sei coltivato. 17Quelli che l'arsero col fuoco e la recisero, periranno alla minaccia del tuo volto. 18Sia la tua mano sull'uomo della tua destra, sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte. 19Da te più non ci allontaneremo, ci farai vivere e invocheremo il tuo nome. 20Rialzaci, Signore, Dio degli eserciti, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi. 81 (80) 1Al maestro del coro. Su "I torchi…". Di Asaf. 2Esultate in Dio, nostra forza, acclamate al Dio di Giacobbe. 3Intonate il canto e suonate il timpano, la cetra melodiosa con l'arpa. 4Suonate la tromba nel plenilunio, nostro giorno di festa. 5Questa è una legge per Israele, un decreto del Dio di Giacobbe. 6Lo ha dato come testimonianza a Giuseppe, quando usciva dal paese d'Egitto. Un linguaggio mai inteso io sento: 7"Ho liberato dal peso la sua spalla, le sue mani hanno deposto la cesta. 8Hai gridato a me nell'angoscia e io ti ho liberato, avvolto nella nube ti ho dato risposta, ti ho messo alla prova alle acque di Meriba. 9Ascolta, popolo mio, ti voglio ammonire; Israele, se tu mi ascoltassi! 10Non ci sia in mezzo a te un altro dio e non prostrarti a un dio straniero. 11Sono io il Signore tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto; apri la tua bocca, la voglio riempire. 12Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, Israele non mi ha obbedito. 13L'ho abbandonato alla durezza del suo cuore, che seguisse il proprio consiglio. 14Se il mio popolo mi ascoltasse, se Israele camminasse per le mie vie! 15Subito piegherei i suoi nemici e contro i suoi avversari porterei la mia mano. 16I nemici del Signore gli sarebbero sottomessi e la loro sorte sarebbe segnata per sempre; 17li nutrirei con fiore di frumento, li sazierei con miele di roccia". 82 (81) 1Salmo. Di Asaf. Dio si alza nell'assemblea divina, giudica in mezzo agli dèi. 2"Fino a quando giudicherete iniquamente e sosterrete la parte degli empi? 3Difendete il debole e l'orfano, al misero e al povero fate giustizia. 4Salvate il debole e l'indigente, liberatelo dalla mano degli empi". 5Non capiscono, non vogliono intendere, avanzano nelle tenebre; vacillano tutte le fondamenta della terra. 6Io ho detto: "Voi siete dèi, siete tutti figli dell'Altissimo". 7Eppure morirete come ogni uomo, cadrete come tutti i potenti. 8Sorgi, Dio, a giudicare la terra, perché a te appartengono tutte le genti. 83 (82) 1Canto. Salmo. Di Asaf. 2Dio, non darti riposo, non restare muto e inerte, o Dio. 3Vedi: i tuoi avversari fremono e i tuoi nemici alzano la testa. 4Contro il tuo popolo ordiscono trame e congiurano contro i tuoi protetti. 5Hanno detto: "Venite, cancelliamoli come popolo e più non si ricordi il nome di Israele". 6Hanno tramato insieme concordi, contro di te hanno concluso un'alleanza; 7le tende di Edom e gli Ismaeliti, Moab e gli Agareni, 8Gebal, Ammon e Amalek la Palestina con gli abitanti di Tiro. 9Anche Assur è loro alleato e ai figli di Lot presta man forte. 10Trattali come Madian e Sisara, come Iabin al torrente di Kison: 11essi furono distrutti a Endor, diventarono concime per la terra. 12Rendi i loro principi come Oreb e Zeb, e come Zebee e Sàlmana tutti i loro capi; 13essi dicevano: "I pascoli di Dio conquistiamoli per noi". 14Mio Dio, rendili come turbine, come pula dispersa dal vento. 15Come il fuoco che brucia il bosco e come la fiamma che divora i monti, 16così tu inseguili con la tua bufera e sconvolgili con il tuo uragano. 17Copri di vergogna i loro volti perché cerchino il tuo nome, Signore. 18Restino confusi e turbati per sempre, siano umiliati, periscano; 19sappiano che tu hai nome "Signore", tu solo sei l'Altissimo su tutta la terra. 84 (83) 1Al maestro del coro. Su "I torchi…". Dei figli di Core. Salmo. 2Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! 3L'anima mia languisce e brama gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente. 4Anche il passero trova la casa, la rondine il nido, dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio. 5Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi! 6Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio. 7Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente, anche la prima pioggia l'ammanta di benedizioni. 8Cresce lungo il cammino il suo vigore, finché compare davanti a Dio in Sion. 9Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera, porgi l'orecchio, Dio di Giacobbe. 10Vedi, Dio, nostro scudo, guarda il volto del tuo consacrato. 11Per me un giorno nei tuoi atri è più che mille altrove, stare sulla soglia della casa del mio Dio è meglio che abitare nelle tende degli empi. 12Poiché sole e scudo è il Signore Dio; il Signore concede grazia e gloria, non rifiuta il bene a chi cammina con rettitudine. 13Signore degli eserciti, beato l'uomo che in te confida. 85 (84) 1Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo. 2Signore, sei stato buono con la tua terra, hai ricondotto i deportati di Giacobbe. 3Hai perdonato l'iniquità del tuo popolo, hai cancellato tutti i suoi peccati. 4Hai deposto tutto il tuo sdegno e messo fine alla tua grande ira. 5Rialzaci, Dio nostra salvezza, e placa il tuo sdegno verso di noi. 6Forse per sempre sarai adirato con noi, di età in età estenderai il tuo sdegno? 7Non tornerai tu forse a darci vita, perché in te gioisca il tuo popolo? 8Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza. 9Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore. 10La sua salvezza è vicina a chi lo teme e la sua gloria abiterà la nostra terra. 11Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno. 12La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo. 13Quando il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto. 14Davanti a lui camminerà la giustizia e sulla via dei suoi passi la salvezza. 86 (85) 1Supplica. Di Davide. Signore, tendi l'orecchio, rispondimi, perché io sono povero e infelice. 2Custodiscimi perché sono fedele; tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te spera. 3Pietà di me, Signore, a te grido tutto il giorno. 4Rallegra la vita del tuo servo, perché a te, Signore, innalzo l'anima mia. 5Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi ti invoca. 6Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce della mia supplica. 7Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido e tu mi esaudirai. 8Fra gli dèi nessuno è come te, Signore, e non c'è nulla che uguagli le tue opere. 9Tutti i popoli che hai creato verranno e si prostreranno davanti a te, o Signore, per dare gloria al tuo nome; 10grande tu sei e compi meraviglie: tu solo sei Dio. 11Mostrami, Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini; donami un cuore semplice che tema il tuo nome. 12Ti loderò, Signore, Dio mio, con tutto il cuore e darò gloria al tuo nome sempre, 13perché grande con me è la tua misericordia: dal profondo degli inferi mi hai strappato. 14Mio Dio, mi assalgono gli arroganti, una schiera di violenti attenta alla mia vita, non pongono te davanti ai loro occhi. 15Ma tu, Signore, Dio di pietà, compassionevole, lento all'ira e pieno di amore, Dio fedele, 16volgiti a me e abbi misericordia: dona al tuo servo la tua forza, salva il figlio della tua ancella. 17Dammi un segno di benevolenza; vedano e siano confusi i miei nemici, perché tu, Signore, mi hai soccorso e consolato. 87 (86) 1Dei figli di Core. Salmo. Canto. Le sue fondamenta sono sui monti santi; 2il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe. 3Di te si dicono cose stupende, città di Dio. 4Ricorderò Raab e Babilonia fra quelli che mi conoscono; ecco, Palestina, Tiro ed Etiopia: tutti là sono nati. 5Si dirà di Sion: "L'uno e l'altro è nato in essa e l'Altissimo la tiene salda". 6Il Signore scriverà nel libro dei popoli: "Là costui è nato". 7E danzando canteranno: "Sono in te tutte le mie sorgenti". 88 (87) 1Canto. Salmo. Dei figli di Core. Al maestro del coro. Su "Macalat". Per canto. Maskil. Di Eman l'Ezraita. 2Signore, Dio della mia salvezza, davanti a te grido giorno e notte. 3Giunga fino a te la mia preghiera, tendi l'orecchio al mio lamento. 4Io sono colmo di sventure, la mia vita è vicina alla tomba. 5Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa, sono come un morto ormai privo di forza. 6È tra i morti il mio giaciglio, sono come gli uccisi stesi nel sepolcro, dei quali tu non conservi il ricordo e che la tua mano ha abbandonato. 7Mi hai gettato nella fossa profonda, nelle tenebre e nell'ombra di morte. 8Pesa su di me il tuo sdegno e con tutti i tuoi flutti mi sommergi. 9Hai allontanato da me i miei compagni, mi hai reso per loro un orrore. Sono prigioniero senza scampo; 10si consumano i miei occhi nel patire. Tutto il giorno ti chiamo, Signore, verso di te protendo le mie mani. 11Compi forse prodigi per i morti? O sorgono le ombre a darti lode? 12Si celebra forse la tua bontà nel sepolcro, la tua fedeltà negli inferi? 13Nelle tenebre si conoscono forse i tuoi prodigi, la tua giustizia nel paese dell'oblio? 14Ma io a te, Signore, grido aiuto, e al mattino giunge a te la mia preghiera. 15Perché, Signore, mi respingi, perché mi nascondi il tuo volto? 16Sono infelice e morente dall'infanzia, sono sfinito, oppresso dai tuoi terrori. 17Sopra di me è passata la tua ira, i tuoi spaventi mi hanno annientato, 18mi circondano come acqua tutto il giorno, tutti insieme mi avvolgono. 19Hai allontanato da me amici e conoscenti, mi sono compagne solo le tenebre. 89 (88) 1Maskil. Di Etan l'Ezraita. 2Canterò senza fine le grazie del Signore, con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli, 3perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre"; la tua fedeltà è fondata nei cieli. 4"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide mio servo: 5stabilirò per sempre la tua discendenza, ti darò un trono che duri nei secoli". 6I cieli cantano le tue meraviglie, Signore, la tua fedeltà nell'assemblea dei santi. 7Chi sulle nubi è uguale al Signore, chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio? 8Dio è tremendo nell'assemblea dei santi, grande e terribile tra quanti lo circondano. 9Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti? Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona. 10Tu domini l'orgoglio del mare, tu plachi il tumulto dei suoi flutti. 11Tu hai calpestato Raab come un vinto, con braccio potente hai disperso i tuoi nemici. 12Tuoi sono i cieli, tua è la terra, tu hai fondato il mondo e quanto contiene; 13il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati, il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome. 14È potente il tuo braccio, forte la tua mano, alta la tua destra. 15Giustizia e diritto sono la base del tuo trono, grazia e fedeltà precedono il tuo volto. 16Beato il popolo che ti sa acclamare e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto: 17esulta tutto il giorno nel tuo nome, nella tua giustizia trova la sua gloria. 18Perché tu sei il vanto della sua forza e con il tuo favore innalzi la nostra potenza. 19Perché del Signore è il nostro scudo, il nostro re, del Santo d'Israele. 20Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo: "Ho portato aiuto a un prode, ho innalzato un eletto tra il mio popolo. 21Ho trovato Davide, mio servo, con il mio santo olio l'ho consacrato; 22la mia mano è il suo sostegno, il mio braccio è la sua forza. 23Su di lui non trionferà il nemico, né l'opprimerà l'iniquo. 24Annienterò davanti a lui i suoi nemici e colpirò quelli che lo odiano. 25La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui e nel mio nome si innalzerà la sua potenza. 26Stenderò sul mare la sua mano e sui fiumi la sua destra. 27Egli mi invocherà: Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza. 28Io lo costituirò mio primogenito, il più alto tra i re della terra. 29Gli conserverò sempre la mia grazia, la mia alleanza gli sarà fedele. 30Stabilirò per sempre la sua discendenza, il suo trono come i giorni del cielo. 31Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge e non seguiranno i miei decreti, 32se violeranno i miei statuti e non osserveranno i miei comandi, 33punirò con la verga il loro peccato e con flagelli la loro colpa. 34Ma non gli toglierò la mia grazia e alla mia fedeltà non verrò mai meno. 35Non violerò la mia alleanza, non muterò la mia promessa. 36Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre: certo non mentirò a Davide. 37In eterno durerà la sua discendenza, il suo trono davanti a me quanto il sole, 38sempre saldo come la luna, testimone fedele nel cielo". 39Ma tu lo hai respinto e ripudiato, ti sei adirato contro il tuo consacrato; 40hai rotto l'alleanza con il tuo servo, hai profanato nel fango la sua corona. 41Hai abbattuto tutte le sue mura e diroccato le sue fortezze; 42tutti i passanti lo hanno depredato, è divenuto lo scherno dei suoi vicini. 43Hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali, hai fatto gioire tutti i suoi nemici. 44Hai smussato il filo della sua spada e non l'hai sostenuto nella battaglia. 45Hai posto fine al suo splendore, hai rovesciato a terra il suo trono. 46Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza e lo hai coperto di vergogna. 47Fino a quando, Signore, continuerai a tenerti nascosto, arderà come fuoco la tua ira? 48Ricorda quant'è breve la mia vita. Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo? 49Quale vivente non vedrà la morte, sfuggirà al potere degli inferi? 50Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo, che per la tua fedeltà hai giurato a Davide? 51Ricorda, Signore, l'oltraggio dei tuoi servi: porto nel cuore le ingiurie di molti popoli, 52con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano, insultano i passi del tuo consacrato. 53Benedetto il Signore in eterno. Amen, amen. 90 (89) 1Preghiera. Di Mosè, uomo di Dio. Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione. 2Prima che nascessero i monti e la terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre tu sei, Dio. 3Tu fai ritornare l'uomo in polvere e dici: "Ritornate, figli dell'uomo". 4Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte. 5Li annienti: li sommergi nel sonno; sono come l'erba che germoglia al mattino: 6al mattino fiorisce, germoglia, alla sera è falciata e dissecca. 7Perché siamo distrutti dalla tua ira, siamo atterriti dal tuo furore. 8Davanti a te poni le nostre colpe, i nostri peccati occulti alla luce del tuo volto. 9Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua ira, finiamo i nostri anni come un soffio. 10Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore; passano presto e noi ci dileguiamo. 11Chi conosce l'impeto della tua ira, tuo sdegno, con il timore a te dovuto? 12Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore. 13Volgiti, Signore; fino a quando? Muoviti a pietà dei tuoi servi. 14Saziaci al mattino con la tua grazia: esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni. 15Rendici la gioia per i giorni di afflizione, per gli anni in cui abbiamo visto la sventura. 16Si manifesti ai tuoi servi la tua opera e la tua gloria ai loro figli. 17Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio: rafforza per noi l'opera delle nostre mani, l'opera delle nostre mani rafforza. 91 (90) 1Tu che abiti al riparo dell'Altissimo e dimori all'ombra dell'Onnipotente, 2di' al Signore: "Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio, in cui confido". 3Egli ti libererà dal laccio del cacciatore, dalla peste che distrugge. 4Ti coprirà con le sue penne sotto le sue ali troverai rifugio. 5La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza; non temerai i terrori della notte né la freccia che vola di giorno, 6la peste che vaga nelle tenebre, lo sterminio che devasta a mezzogiorno. 7Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra; ma nulla ti potrà colpire. 8Solo che tu guardi, con i tuoi occhi vedrai il castigo degli empi. 9Poiché tuo rifugio è il Signore e hai fatto dell'Altissimo la tua dimora, 10non ti potrà colpire la sventura, nessun colpo cadrà sulla tua tenda. 11Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. 12Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede. 13Camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi. 14Lo salverò, perché a me si è affidato; lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome. 15Mi invocherà e gli darò risposta; presso di lui sarò nella sventura, lo salverò e lo renderò glorioso. 16Lo sazierò di lunghi giorni e gli mostrerò la mia salvezza. 92 (91) 1Salmo. Canto. Per il giorno del sabato. 2È bello dar lode al Signore e cantare al tuo nome, o Altissimo, 3annunziare al mattino il tuo amore, la tua fedeltà lungo la notte, 4sull'arpa a dieci corde e sulla lira, con canti sulla cetra. 5Poiché mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie, esulto per l'opera delle tue mani. 6Come sono grandi le tue opere, Signore, quanto profondi i tuoi pensieri! 7L'uomo insensato non intende e lo stolto non capisce: 8se i peccatori germogliano come l'erba e fioriscono tutti i malfattori, li attende una rovina eterna: 9ma tu sei l'eccelso per sempre, o Signore. 10Ecco, i tuoi nemici, o Signore, ecco, i tuoi nemici periranno, saranno dispersi tutti i malfattori. 11Tu mi doni la forza di un bùfalo, mi cospargi di olio splendente. 12I miei occhi disprezzeranno i miei nemici, e contro gli iniqui che mi assalgono i miei orecchi udranno cose infauste. 13Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano; 14piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dio. 15Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi, 16per annunziare quanto è retto il Signore: mia roccia, in lui non c'è ingiustizia. 93 (92) 1Il Signore regna, si ammanta di splendore; il Signore si riveste, si cinge di forza; rende saldo il mondo, non sarà mai scosso. 2Saldo è il tuo trono fin dal principio, da sempre tu sei. 3Alzano i fiumi, Signore, alzano i fiumi la loro voce, alzano i fiumi il loro fragore. 4Ma più potente delle voci di grandi acque, più potente dei flutti del mare, potente nell'alto è il Signore. 5Degni di fede sono i tuoi insegnamenti, la santità si addice alla tua casa per la durata dei giorni, Signore. 94 (93) 1Dio che fai giustizia, o Signore, Dio che fai giustizia: mostrati! 2Alzati, giudice della terra, rendi la ricompensa ai superbi. 3Fino a quando gli empi, Signore, fino a quando gli empi trionferanno? 4Sparleranno, diranno insolenze, si vanteranno tutti i malfattori? 5Signore, calpestano il tuo popolo, opprimono la tua eredità. 6Uccidono la vedova e il forestiero, danno la morte agli orfani. 7Dicono: "Il Signore non vede, il Dio di Giacobbe non se ne cura". 8Comprendete, insensati tra il popolo, stolti, quando diventerete saggi? 9Chi ha formato l'orecchio, forse non sente? Chi ha plasmato l'occhio, forse non guarda? 10Chi regge i popoli forse non castiga, lui che insegna all'uomo il sapere? 11Il Signore conosce i pensieri dell'uomo: non sono che un soffio. 12Beato l'uomo che tu istruisci, Signore, e che ammaestri nella tua legge, 13per dargli riposo nei giorni di sventura, finché all'empio sia scavata la fossa. 14Perché il Signore non respinge il suo popolo, la sua eredità non la può abbandonare, 15ma il giudizio si volgerà a giustizia, la seguiranno tutti i retti di cuore. 16Chi sorgerà per me contro i malvagi? Chi starà con me contro i malfattori? 17Se il Signore non fosse il mio aiuto, in breve io abiterei nel regno del silenzio. 18Quando dicevo: "Il mio piede vacilla", la tua grazia, Signore, mi ha sostenuto. 19Quand'ero oppresso dall'angoscia, il tuo conforto mi ha consolato. 20Può essere tuo alleato un tribunale iniquo, che fa angherie contro la legge? 21Si avventano contro la vita del giusto, e condannano il sangue innocente. 22Ma il Signore è la mia difesa, roccia del mio rifugio è il mio Dio; 23egli ritorcerà contro di essi la loro malizia, per la loro perfidia li farà perire, li farà perire il Signore, nostro Dio. 95 (94) 1Venite, applaudiamo al Signore, acclamiamo alla roccia della nostra salvezza. 2Accostiamoci a lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia. 3Poiché grande Dio è il Signore, grande re sopra tutti gli dèi. 4Nella sua mano sono gli abissi della terra, sono sue le vette dei monti. 5Suo è il mare, egli l'ha fatto, le sue mani hanno plasmato la terra. 6Venite, prostràti adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati. 7Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce. 8Ascoltate oggi la sua voce: "Non indurite il cuore, come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto, 9dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere. 10Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, non conoscono le mie vie; 11perciò ho giurato nel mio sdegno: Non entreranno nel luogo del mio riposo". 96 (95) 1Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra. 2Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza. 3In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. 4Grande è il Signore e degno di ogni lode, terribile sopra tutti gli dèi. 5Tutti gli dèi delle nazioni sono un nulla, ma il Signore ha fatto i cieli. 6Maestà e bellezza sono davanti a lui, potenza e splendore nel suo santuario. 7Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza, 8date al Signore la gloria del suo nome. Portate offerte ed entrate nei suoi atri, 9prostratevi al Signore in sacri ornamenti. Tremi davanti a lui tutta la terra. 10Dite tra i popoli: "Il Signore regna!". Sorregge il mondo, perché non vacilli; giudica le nazioni con rettitudine. 11Gioiscano i cieli, esulti la terra, frema il mare e quanto racchiude; 12esultino i campi e quanto contengono, si rallegrino gli alberi della foresta 13davanti al Signore che viene, perché viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti. 97 (96) 1Il Signore regna, esulti la terra, gioiscano le isole tutte. 2Nubi e tenebre lo avvolgono, giustizia e diritto sono la base del suo trono. 3Davanti a lui cammina il fuoco e brucia tutt'intorno i suoi nemici. 4Le sue folgori rischiarano il mondo: vede e sussulta la terra. 5I monti fondono come cera davanti al Signore, davanti al Signore di tutta la terra. 6I cieli annunziano la sua giustizia e tutti i popoli contemplano la sua gloria. 7Siano confusi tutti gli adoratori di statue e chi si gloria dei propri idoli. Si prostrino a lui tutti gli dèi! 8Ascolta Sion e ne gioisce, esultano le città di Giuda per i tuoi giudizi, Signore. 9Perché tu sei, Signore, l'Altissimo su tutta la terra, tu sei eccelso sopra tutti gli dèi. 10Odiate il male, voi che amate il Signore: lui che custodisce la vita dei suoi fedeli li strapperà dalle mani degli empi. 11Una luce si è levata per il giusto, gioia per i retti di cuore. 12Rallegratevi, giusti, nel Signore, rendete grazie al suo santo nome. 98 (97) 1Salmo. Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. 2Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia. 3Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa di Israele. Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio. 4Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia. 5Cantate inni al Signore con l'arpa, con l'arpa e con suono melodioso; 6con la tromba e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore. 7Frema il mare e quanto racchiude, il mondo e i suoi abitanti. 8I fiumi battano le mani, esultino insieme le montagne 9davanti al Signore che viene, che viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine. 99 (98) 1Il Signore regna, tremino i popoli; siede sui cherubini, si scuota la terra. 2Grande è il Signore in Sion, eccelso sopra tutti i popoli. 3Lodino il tuo nome grande e terribile, perché è santo. 4Re potente che ami la giustizia, tu hai stabilito ciò che è retto, diritto e giustizia tu eserciti in Giacobbe. 5Esaltate il Signore nostro Dio, prostratevi allo sgabello dei suoi piedi, perché è santo. 6Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti, Samuele tra quanti invocano il suo nome: invocavano il Signore ed egli rispondeva. 7Parlava loro da una colonna di nubi: obbedivano ai suoi comandi e alla legge che aveva loro dato. 8Signore, Dio nostro, tu li esaudivi, eri per loro un Dio paziente, pur castigando i loro peccati. 9Esaltate il Signore nostro Dio, prostratevi davanti al suo monte santo, perché santo è il Signore, nostro Dio. 100 (99) 1Salmo. In rendimento di grazie. 2Acclamate al Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza. 3Riconoscete che il Signore è Dio; egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo. 4Varcate le sue porte con inni di grazie, i suoi atri con canti di lode, lodatelo, benedite il suo nome; 5poiché buono è il Signore, eterna la sua misericordia, la sua fedeltà per ogni generazione. 101 (100) 1Di Davide. Salmo. Amore e giustizia voglio cantare, voglio cantare inni a te, o Signore. 2Agirò con saggezza nella via dell'innocenza: quando verrai a me? Camminerò con cuore integro, dentro la mia casa. 3Non sopporterò davanti ai miei occhi azioni malvage; detesto chi fa il male, non mi sarà vicino. 4Lontano da me il cuore perverso, il malvagio non lo voglio conoscere. 5Chi calunnia in segreto il suo prossimo io lo farò perire; chi ha occhi altezzosi e cuore superbo non lo potrò sopportare. 6I miei occhi sono rivolti ai fedeli del paese perché restino a me vicino: chi cammina per la via integra sarà mio servitore. 7Non abiterà nella mia casa, chi agisce con inganno, chi dice menzogne non starà alla mia presenza. 8Sterminerò ogni mattino tutti gli empi del paese, per estirpare dalla città del Signore quanti operano il male. 102 (101) 1Preghiera di un afflitto che è stanco e sfoga dinanzi a Dio la sua angoscia. 2Signore, ascolta la mia preghiera, a te giunga il mio grido. 3Non nascondermi il tuo volto; nel giorno della mia angoscia piega verso di me l'orecchio. Quando ti invoco: presto, rispondimi. 4Si dissolvono in fumo i miei giorni e come brace ardono le mie ossa. 5Il mio cuore abbattuto come erba inaridisce, dimentico di mangiare il mio pane. 6Per il lungo mio gemere aderisce la mia pelle alle mie ossa. 7Sono simile al pellicano del deserto, sono come un gufo tra le rovine. 8Veglio e gemo come uccello solitario sopra un tetto. 9Tutto il giorno mi insultano i miei nemici, furenti imprecano contro il mio nome. 10Di cenere mi nutro come di pane, alla mia bevanda mescolo il pianto, 11davanti alla tua collera e al tuo sdegno, perché mi sollevi e mi scagli lontano. 12I miei giorni sono come ombra che declina, e io come erba inaridisco. 13Ma tu, Signore, rimani in eterno, il tuo ricordo per ogni generazione. 14Tu sorgerai, avrai pietà di Sion, perché è tempo di usarle misericordia: l'ora è giunta. 15Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre e li muove a pietà la sua rovina. 16I popoli temeranno il nome del Signore e tutti i re della terra la tua gloria, 17quando il Signore avrà ricostruito Sion e sarà apparso in tutto il suo splendore. 18Egli si volge alla preghiera del misero e non disprezza la sua supplica. 19Questo si scriva per la generazione futura e un popolo nuovo darà lode al Signore. 20Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario, dal cielo ha guardato la terra, 21per ascoltare il gemito del prigioniero, per liberare i condannati a morte; 22perché sia annunziato in Sion il nome del Signore e la sua lode in Gerusalemme, 23quando si aduneranno insieme i popoli e i regni per servire il Signore. 24Ha fiaccato per via la mia forza, ha abbreviato i miei giorni. 25Io dico: Mio Dio, non rapirmi a metà dei miei giorni; i tuoi anni durano per ogni generazione. 26In principio tu hai fondato la terra, i cieli sono opera delle tue mani. 27Essi periranno, ma tu rimani, tutti si logorano come veste, come un abito tu li muterai ed essi passeranno. 28Ma tu resti lo stesso e i tuoi anni non hanno fine. 29I figli dei tuoi servi avranno una dimora, resterà salda davanti a te la loro discendenza. 103 (102) 1Di Davide. Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. 2Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. 3Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; 4salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia; 5egli sazia di beni i tuoi giorni e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza. 6Il Signore agisce con giustizia e con diritto verso tutti gli oppressi. 7Ha rivelato a Mosè le sue vie, ai figli d'Israele le sue opere. 8Buono e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande nell'amore. 9Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno. 10Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe. 11Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono; 12come dista l'oriente dall'occidente, così allontana da noi le nostre colpe. 13Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono. 14Perché egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere. 15Come l'erba sono i giorni dell'uomo, come il fiore del campo, così egli fiorisce. 16Lo investe il vento e più non esiste e il suo posto non lo riconosce. 17Ma la grazia del Signore è da sempre, dura in eterno per quanti lo temono; la sua giustizia per i figli dei figli, 18per quanti custodiscono la sua alleanza e ricordano di osservare i suoi precetti. 19Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono e il suo regno abbraccia l'universo. 20Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli, potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola. 21Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere, suoi ministri, che fate il suo volere. 22Benedite il Signore, voi tutte opere sue, in ogni luogo del suo dominio. Benedici il Signore, anima mia. 104 (103) 1Benedici il Signore, anima mia, Signore, mio Dio, quanto sei grande! Rivestito di maestà e di splendore, 2avvolto di luce come di un manto. Tu stendi il cielo come una tenda, 3costruisci sulle acque la tua dimora, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento; 4fai dei venti i tuoi messaggeri, delle fiamme guizzanti i tuoi ministri. 5Hai fondato la terra sulle sue basi, mai potrà vacillare. 6L'oceano l'avvolgeva come un manto, le acque coprivano le montagne. 7Alla tua minaccia sono fuggite, al fragore del tuo tuono hanno tremato. 8Emergono i monti, scendono le valli al luogo che hai loro assegnato. 9Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno, non torneranno a coprire la terra. 10Fai scaturire le sorgenti nelle valli e scorrono tra i monti; 11ne bevono tutte le bestie selvatiche e gli ònagri estinguono la loro sete. 12Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo, cantano tra le fronde. 13Dalle tue alte dimore irrighi i monti, con il frutto delle tue opere sazi la terra. 14Fai crescere il fieno per gli armenti e l'erba al servizio dell'uomo, perché tragga alimento dalla terra: 15il vino che allieta il cuore dell'uomo; l'olio che fa brillare il suo volto e il pane che sostiene il suo vigore. 16Si saziano gli alberi del Signore, i cedri del Libano da lui piantati. 17Là gli uccelli fanno il loro nido e la cicogna sui cipressi ha la sua casa. 18Per i camosci sono le alte montagne, le rocce sono rifugio per gli iràci. 19Per segnare le stagioni hai fatto la luna e il sole che conosce il suo tramonto. 20Stendi le tenebre e viene la notte e vagano tutte le bestie della foresta; 21ruggiscono i leoncelli in cerca di preda e chiedono a Dio il loro cibo. 22Sorge il sole, si ritirano e si accovacciano nelle tane. 23Allora l'uomo esce al suo lavoro, per la sua fatica fino a sera. 24Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature. 25Ecco il mare spazioso e vasto: lì guizzano senza numero animali piccoli e grandi. 26Lo solcano le navi, il Leviatàn che hai plasmato perché in esso si diverta. 27Tutti da te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno. 28Tu lo provvedi, essi lo raccolgono, tu apri la mano, si saziano di beni. 29Se nascondi il tuo volto, vengono meno, togli loro il respiro, muoiono e ritornano nella loro polvere. 30Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra. 31La gloria del Signore sia per sempre; gioisca il Signore delle sue opere. 32Egli guarda la terra e la fa sussultare, tocca i monti ed essi fumano. 33Voglio cantare al Signore finché ho vita, cantare al mio Dio finché esisto. 34A lui sia gradito il mio canto; la mia gioia è nel Signore. 35Scompaiano i peccatori dalla terra e più non esistano gli empi. Benedici il Signore, anima mia. 105 (104) 1Alleluia. Lodate il Signore e invocate il suo nome, proclamate tra i popoli le sue opere. 2Cantate a lui canti di gioia, meditate tutti i suoi prodigi. 3Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca il Signore. 4Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto. 5Ricordate le meraviglie che ha compiute, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca: 6voi stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto. 7È lui il Signore, nostro Dio, su tutta la terra i suoi giudizi. 8Ricorda sempre la sua alleanza: parola data per mille generazioni, 9l'alleanza stretta con Abramo e il suo giuramento ad Isacco. 10La stabilì per Giacobbe come legge, come alleanza eterna per Israele: 11"Ti darò il paese di Cànaan come eredità a voi toccata in sorte". 12Quando erano in piccolo numero, pochi e forestieri in quella terra, 13e passavano di paese in paese, da un regno ad un altro popolo, 14non permise che alcuno li opprimesse e castigò i re per causa loro: 15"Non toccate i miei consacrati, non fate alcun male ai miei profeti". 16Chiamò la fame sopra quella terra e distrusse ogni riserva di pane. 17Davanti a loro mandò un uomo, Giuseppe, venduto come schiavo. 18Gli strinsero i piedi con ceppi, il ferro gli serrò la gola, 19finché si avverò la sua predizione e la parola del Signore gli rese giustizia. 20Il re mandò a scioglierlo, il capo dei popoli lo fece liberare; 21lo pose signore della sua casa, capo di tutti i suoi averi, 22per istruire i capi secondo il suo giudizio e insegnare la saggezza agli anziani. 23E Israele venne in Egitto, Giacobbe visse nel paese di Cam come straniero. 24Ma Dio rese assai fecondo il suo popolo, lo rese più forte dei suoi nemici. 25Mutò il loro cuore e odiarono il suo popolo, contro i suoi servi agirono con inganno 26Mandò Mosè suo servo e Aronne che si era scelto. 27Compì per mezzo loro i segni promessi e nel paese di Cam i suoi prodigi. 28Mandò le tenebre e si fece buio, ma resistettero alle sue parole. 29Cambiò le loro acque in sangue e fece morire i pesci. 30Il loro paese brulicò di rane fino alle stanze dei loro sovrani. 31Diede un ordine e le mosche vennero a sciami e le zanzare in tutto il loro paese. 32Invece delle piogge mandò loro la grandine, vampe di fuoco sul loro paese. 33Colpì le loro vigne e i loro fichi, schiantò gli alberi della loro terra. 34Diede un ordine e vennero le locuste e bruchi senza numero; 35divorarono tutta l'erba del paese e distrussero il frutto del loro suolo. 36Colpì nel loro paese ogni primogenito, tutte le primizie del loro vigore. 37Fece uscire il suo popolo con argento e oro, fra le tribù non c'era alcun infermo. 38L'Egitto si rallegrò della loro partenza perché su di essi era piombato il terrore. 39Distese una nube per proteggerli e un fuoco per illuminarli di notte. 40Alla loro domanda fece scendere le quaglie e li saziò con il pane del cielo. 41Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque, scorrevano come fiumi nel deserto, 42perché ricordò la sua parola santa data ad Abramo suo servo. 43Fece uscire il suo popolo con esultanza, i suoi eletti con canti di gioia. 44Diede loro le terre dei popoli, ereditarono la fatica delle genti, 45perché custodissero i suoi decreti e obbedissero alle sue leggi. Alleluia. 106 (105) 1Alleluia. Celebrate il Signore, perché è buono, perché eterna è la sua misericordia. 2Chi può narrare i prodigi del Signore, far risuonare tutta la sua lode? 3Beati coloro che agiscono con giustizia e praticano il diritto in ogni tempo. 4Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo, visitaci con la tua salvezza, 5perché vediamo la felicità dei tuoi eletti, godiamo della gioia del tuo popolo, ci gloriamo con la tua eredità. 6Abbiamo peccato come i nostri padri, abbiamo fatto il male, siamo stati empi. 7I nostri padri in Egitto non compresero i tuoi prodigi, non ricordarono tanti tuoi benefici e si ribellarono presso il mare, presso il mar Rosso. 8Ma Dio li salvò per il suo nome, per manifestare la sua potenza. 9Minacciò il mar Rosso e fu disseccato, li condusse tra i flutti come per un deserto; 10li salvò dalla mano di chi li odiava, li riscattò dalla mano del nemico. 11L'acqua sommerse i loro avversari; nessuno di essi sopravvisse. 12Allora credettero alle sue parole e cantarono la sua lode. 13Ma presto dimenticarono le sue opere, non ebbero fiducia nel suo disegno, 14arsero di brame nel deserto, e tentarono Dio nella steppa. 15Concesse loro quanto domandavano e saziò la loro ingordigia. 16Divennero gelosi di Mosè negli accampamenti, e di Aronne, il consacrato del Signore. 17Allora si aprì la terra e inghiottì Datan, e seppellì l'assemblea di Abiron. 18Divampò il fuoco nella loro fazione e la fiamma divorò i ribelli. 19Si fabbricarono un vitello sull'Oreb, si prostrarono a un'immagine di metallo fuso; 20scambiarono la loro gloria con la figura di un toro che mangia fieno. 21Dimenticarono Dio che li aveva salvati, che aveva operato in Egitto cose grandi, 22prodigi nel paese di Cam, cose terribili presso il mar Rosso. 23E aveva già deciso di sterminarli, se Mosè suo eletto non fosse stato sulla breccia di fronte a lui, per stornare la sua collera dallo sterminio. 24Rifiutarono un paese di delizie, non credettero alla sua parola. 25Mormorarono nelle loro tende, non ascoltarono la voce del Signore. 26Egli alzò la mano su di loro giurando di abbatterli nel deserto, 27di disperdere i loro discendenti tra le genti e disseminarli per il paese. 28Si asservirono a Baal-Peor e mangiarono i sacrifici dei morti, 29provocarono Dio con tali azioni e tra essi scoppiò una pestilenza. 30Ma Finees si alzò e si fece giudice, allora cessò la peste 31e gli fu computato a giustizia presso ogni generazione, sempre. 32Lo irritarono anche alle acque di Meriba e Mosè fu punito per causa loro, 33perché avevano inasprito l'animo suo ed egli disse parole insipienti. 34Non sterminarono i popoli come aveva ordinato il Signore, 35ma si mescolarono con le nazioni e impararono le opere loro. 36Servirono i loro idoli e questi furono per loro un tranello. 37Immolarono i loro figli e le loro figlie agli dèi falsi. 38Versarono sangue innocente, il sangue dei figli e delle figlie sacrificati agli idoli di Canaan; la terra fu profanata dal sangue, 39si contaminarono con le opere loro, si macchiarono con i loro misfatti. 40L'ira del Signore si accese contro il suo popolo, ebbe in orrore il suo possesso; 41e li diede in balìa dei popoli, li dominarono i loro avversari, 42li oppressero i loro nemici e dovettero piegarsi sotto la loro mano. 43Molte volte li aveva liberati; ma essi si ostinarono nei loro disegni e per le loro iniquità furono abbattuti. 44Pure, egli guardò alla loro angoscia quando udì il loro grido. 45Si ricordò della sua alleanza con loro, si mosse a pietà per il suo grande amore. 46Fece loro trovare grazia presso quanti li avevano deportati. 47Salvaci, Signore Dio nostro, e raccoglici di mezzo ai popoli, perché proclamiamo il tuo santo nome e ci gloriamo della tua lode. 48Benedetto il Signore, Dio d'Israele da sempre, per sempre. Tutto il popolo dica: Amen. 107 (106) 1Alleluia. Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia. 2Lo dicano i riscattati del Signore, che egli liberò dalla mano del nemico 3e radunò da tutti i paesi, dall'oriente e dall'occidente, dal settentrione e dal mezzogiorno. 4Vagavano nel deserto, nella steppa, non trovavano il cammino per una città dove abitare. 5Erano affamati e assetati, veniva meno la loro vita. 6Nell'angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angustie. 7Li condusse sulla via retta, perché camminassero verso una città dove abitare. 8Ringrazino il Signore per la sua misericordia, per i suoi prodigi a favore degli uomini; 9poiché saziò il desiderio dell'assetato, e l'affamato ricolmò di beni. 10Abitavano nelle tenebre e nell'ombra di morte, prigionieri della miseria e dei ceppi, 11perché si erano ribellati alla parola di Dio e avevano disprezzato il disegno dell'Altissimo. 12Egli piegò il loro cuore sotto le sventure; cadevano e nessuno li aiutava. 13Nell'angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angustie. 14Li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte e spezzò le loro catene. 15Ringrazino il Signore per la sua misericordia, per i suoi prodigi a favore degli uomini; 16perché ha infranto le porte di bronzo e ha spezzato le barre di ferro. 17Stolti per la loro iniqua condotta, soffrivano per i loro misfatti; 18rifiutavano ogni nutrimento e già toccavano le soglie della morte. 19Nell'angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angustie. 20Mandò la sua parola e li fece guarire, li salvò dalla distruzione. 21Ringrazino il Signore per la sua misericordia e per i suoi prodigi a favore degli uomini. 22Offrano a lui sacrifici di lode, narrino con giubilo le sue opere. 23Coloro che solcavano il mare sulle navi e commerciavano sulle grandi acque, 24videro le opere del Signore, i suoi prodigi nel mare profondo. 25Egli parlò e fece levare un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti. 26Salivano fino al cielo, scendevano negli abissi; la loro anima languiva nell'affanno. 27Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi, tutta la loro perizia era svanita. 28Nell'angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angustie. 29Ridusse la tempesta alla calma, tacquero i flutti del mare. 30Si rallegrarono nel vedere la bonaccia ed egli li condusse al porto sospirato. 31Ringrazino il Signore per la sua misericordia e per i suoi prodigi a favore degli uomini. 32Lo esaltino nell'assemblea del popolo, lo lodino nel consesso degli anziani. 33Ridusse i fiumi a deserto, a luoghi aridi le fonti d'acqua 34e la terra fertile a palude per la malizia dei suoi abitanti. 35Ma poi cambiò il deserto in lago, e la terra arida in sorgenti d'acqua. 36Là fece dimorare gli affamati ed essi fondarono una città dove abitare. 37Seminarono campi e piantarono vigne, e ne raccolsero frutti abbondanti. 38Li benedisse e si moltiplicarono, non lasciò diminuire il loro bestiame. 39Ma poi, ridotti a pochi, furono abbattuti, perché oppressi dalle sventure e dal dolore. 40Colui che getta il disprezzo sui potenti, li fece vagare in un deserto senza strade. 41Ma risollevò il povero dalla miseria e rese le famiglie numerose come greggi. 42Vedono i giusti e ne gioiscono e ogni iniquo chiude la sua bocca. 43Chi è saggio osservi queste cose e comprenderà la bontà del Signore. 108 (107) 1Canto. Salmo. Di Davide. 2Saldo è il mio cuore, Dio, saldo è il mio cuore: voglio cantare inni, anima mia. 3Svegliatevi, arpa e cetra, voglio svegliare l'aurora. 4Ti loderò tra i popoli, Signore, a te canterò inni tra le genti, 5perché la tua bontà è grande fino ai cieli e la tua verità fino alle nubi. 6Innàlzati, Dio, sopra i cieli, su tutta la terra la tua gloria. 7Perché siano liberati i tuoi amici, 8Dio ha parlato nel suo santuario: "Esulterò, voglio dividere Sichem e misurare la valle di Succot; 9mio è Gàlaad, mio Manasse, Èfraim è l'elmo del mio capo, Giuda il mio scettro. 10Moab è il catino per lavarmi, sull'Idumea getterò i miei sandali, sulla Filistea canterò vittoria". 11Chi mi guiderà alla città fortificata, chi mi condurrà fino all'Idumea? 12Non forse tu, Dio, che ci hai respinti e più non esci, Dio, con i nostri eserciti? 13Contro il nemico portaci soccorso, poiché vana è la salvezza dell'uomo. 14Con Dio noi faremo cose grandi ed egli annienterà chi ci opprime. 109 (108) 1Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Dio della mia lode, non tacere, 2poiché contro di me si sono aperte la bocca dell'empio e dell'uomo di frode; parlano di me con lingua di menzogna. 3Mi investono con parole di odio, mi combattono senza motivo. 4In cambio del mio amore mi muovono accuse, mentre io sono in preghiera. 5Mi rendono male per bene e odio in cambio di amore. 6Suscita un empio contro di lui e un accusatore stia alla sua destra. 7Citato in giudizio, risulti colpevole e il suo appello si risolva in condanna. 8Pochi siano i suoi giorni e il suo posto l'occupi un altro. 9I suoi figli rimangano orfani e vedova sua moglie. 10Vadano raminghi i suoi figli, mendicando, siano espulsi dalle loro case in rovina. 11L'usuraio divori tutti i suoi averi e gli estranei faccian preda del suo lavoro. 12Nessuno gli usi misericordia, nessuno abbia pietà dei suoi orfani. 13La sua discendenza sia votata allo sterminio, nella generazione che segue sia cancellato il suo nome. 14L'iniquità dei suoi padri sia ricordata al Signore, il peccato di sua madre non sia mai cancellato. 15Siano davanti al Signore sempre ed egli disperda dalla terra il loro ricordo. 16Perché ha rifiutato di usare misericordia e ha perseguitato il misero e l'indigente, per far morire chi è affranto di cuore. 17Ha amato la maledizione: ricada su di lui! Non ha voluto la benedizione: da lui si allontani! 18Si è avvolto di maledizione come di un mantello: è penetrata come acqua nel suo intimo e come olio nelle sue ossa. 19Sia per lui come vestito che lo avvolge, come cintura che sempre lo cinge. 20Sia questa da parte del Signore la ricompensa per chi mi accusa, per chi dice male contro la mia vita. 21Ma tu, Signore Dio, agisci con me secondo il tuo nome: salvami, perché buona è la tua grazia. 22Io sono povero e infelice e il mio cuore è ferito nell'intimo. 23Scompaio come l'ombra che declina, sono sbattuto come una locusta. 24Le mie ginocchia vacillano per il digiuno, il mio corpo è scarno e deperisce. 25Sono diventato loro oggetto di scherno, quando mi vedono scuotono il capo. 26Aiutami, Signore mio Dio, salvami per il tuo amore. 27Sappiano che qui c'è la tua mano: tu, Signore, tu hai fatto questo. 28Maledicano essi, ma tu benedicimi; insorgano quelli e arrossiscano, ma il tuo servo sia nella gioia. 29Sia coperto di infamia chi mi accusa e sia avvolto di vergogna come d'un mantello. 30Alta risuoni sulle mie labbra la lode del Signore, lo esalterò in una grande assemblea; 31poiché si è messo alla destra del povero per salvare dai giudici la sua vita. 110 (109) 1Di Davide. Salmo. Oracolo del Signore al mio Signore: "Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi". 2Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: "Domina in mezzo ai tuoi nemici. 3A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell'aurora, come rugiada, io ti ho generato". 4Il Signore ha giurato e non si pente: "Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek". 5Il Signore è alla tua destra, annienterà i re nel giorno della sua ira. 6Giudicherà i popoli: in mezzo a cadaveri ne stritolerà la testa su vasta terra. 7Lungo il cammino si disseta al torrente e solleva alta la testa. 111 (110) 1Alleluia. Alef. Renderò grazie al Signore con tutto il cuore, Bet. nel consesso dei giusti e nell'assemblea. 2Ghimel. Grandi le opere del Signore, Dalet. le contemplino coloro che le amano. 3He. Le sue opere sono splendore di bellezza, Vau. la sua giustizia dura per sempre. 4Zain. Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi: Het. pietà e tenerezza è il Signore. 5Tet. Egli dà il cibo a chi lo teme, Iod. si ricorda sempre della sua alleanza. 6Caf. Mostrò al suo popolo la potenza delle sue opere, Lamed. gli diede l'eredità delle genti. 7Mem. Le opere delle sue mani sono verità e giustizia, Nun. stabili sono tutti i suoi comandi, 8Samech. immutabili nei secoli, per sempre, Ain. eseguiti con fedeltà e rettitudine. 9Pe. Mandò a liberare il suo popolo, Sade. stabilì la sua alleanza per sempre. 10Kof. Santo e terribile il suo nome. Res. Principio della saggezza è il timore del Signore, Sin. saggio è colui che gli è fedele; Tau. la lode del Signore è senza fine. 112 (111) 1Alleluia. Alef. Beato l'uomo che teme il Signore Bet. e trova grande gioia nei suoi comandamenti. 2Ghimel. Potente sulla terra sarà la sua stirpe, Dalet. la discendenza dei giusti sarà benedetta. 3He. Onore e ricchezza nella sua casa, Vau. la sua giustizia rimane per sempre. 4Zain. Spunta nelle tenebre come luce per i giusti, Het. buono, misericordioso e giusto. 5Tet. Felice l'uomo pietoso che dà in prestito, Iod. amministra i suoi beni con giustizia. 6Caf. Egli non vacillerà in eterno: Lamed. Il giusto sarà sempre ricordato. 7Mem. Non temerà annunzio di sventura, Nun. saldo è il suo cuore, confida nel Signore. 8Samech. Sicuro è il suo cuore, non teme, Ain. finché trionferà dei suoi nemici. 9Pe. Egli dona largamente ai poveri, Sade. la sua giustizia rimane per sempre, Kof. la sua potenza s'innalza nella gloria. 10Res. L'empio vede e si adira, Sin. digrigna i denti e si consuma. Tau. Ma il desiderio degli empi fallisce. 113 (112) 1Alleluia. Lodate, servi del Signore, lodate il nome del Signore. 2Sia benedetto il nome del Signore, ora e sempre. 3Dal sorgere del sole al suo tramonto sia lodato il nome del Signore. 4Su tutti i popoli eccelso è il Signore, più alta dei cieli è la sua gloria. 5Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto 6e si china a guardare nei cieli e sulla terra? 7Solleva l'indigente dalla polvere, dall'immondizia rialza il povero, 8per farlo sedere tra i principi, tra i principi del suo popolo. 9Fa abitare la sterile nella sua casa quale madre gioiosa di figli. 114 (113 A) 1Alleluia. Quando Israele uscì dall'Egitto, la casa di Giacobbe da un popolo barbaro, 2Giuda divenne il suo santuario, Israele il suo dominio. 3Il mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse indietro, 4i monti saltellarono come arieti, le colline come agnelli di un gregge. 5Che hai tu, mare, per fuggire, e tu, Giordano, perché torni indietro? 6Perché voi monti saltellate come arieti e voi colline come agnelli di un gregge? 7Trema, o terra, davanti al Signore, davanti al Dio di Giacobbe, 8che muta la rupe in un lago, la roccia in sorgenti d'acqua. 115 (113 B) 1Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome da' gloria, per la tua fedeltà, per la tua grazia. 2Perché i popoli dovrebbero dire: "Dov'è il loro Dio?". 3Il nostro Dio è nei cieli, egli opera tutto ciò che vuole. 4Gli idoli delle genti sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo. 5Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, 6hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano. 7Hanno mani e non palpano, hanno piedi e non camminano; dalla gola non emettono suoni. 8Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida. 9Israele confida nel Signore: egli è loro aiuto e loro scudo. 10Confida nel Signore la casa di Aronne: egli è loro aiuto e loro scudo. 11Confida nel Signore, chiunque lo teme: egli è loro aiuto e loro scudo. 12Il Signore si ricorda di noi, ci benedice: benedice la casa d'Israele, benedice la casa di Aronne. 13Il Signore benedice quelli che lo temono, benedice i piccoli e i grandi. 14Vi renda fecondi il Signore, voi e i vostri figli. 15Siate benedetti dal Signore che ha fatto cielo e terra. 16I cieli sono i cieli del Signore, ma ha dato la terra ai figli dell'uomo. 17Non i morti lodano il Signore, né quanti scendono nella tomba. 18Ma noi, i viventi, benediciamo il Signore ora e sempre. 116 (114 – 115) 1Alleluia. Amo il Signore perché ascolta il grido della mia preghiera. 2Verso di me ha teso l'orecchio nel giorno in cui lo invocavo. 3Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci degli inferi. Mi opprimevano tristezza e angoscia 4e ho invocato il nome del Signore: "Ti prego, Signore, salvami". 5Buono e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso. 6Il Signore protegge gli umili: ero misero ed egli mi ha salvato. 7Ritorna, anima mia, alla tua pace, poiché il Signore ti ha beneficato; 8egli mi ha sottratto dalla morte, ha liberato i miei occhi dalle lacrime, ha preservato i miei piedi dalla caduta. 9Camminerò alla presenza del Signore sulla terra dei viventi. (115 Volg.) 10Alleluia. Ho creduto anche quando dicevo: "Sono troppo infelice". 11Ho detto con sgomento: "Ogni uomo è inganno". 12Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? 13Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. 14Adempirò i miei voti al Signore, davanti a tutto il suo popolo. 15Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli. 16Sì, io sono il tuo servo, Signore, io sono tuo servo, figlio della tua ancella; hai spezzato le mie catene. 17A te offrirò sacrifici di lode e invocherò il nome del Signore. 18Adempirò i miei voti al Signore e davanti a tutto il suo popolo, 19negli atri della casa del Signore, in mezzo a te, Gerusalemme. 117 (116) 1Alleluia. Lodate il Signore, popoli tutti, voi tutte, nazioni, dategli gloria; 2perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura in eterno. 118 (117) 1Alleluia. Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia. 2Dica Israele che egli è buono: eterna è la sua misericordia. 3Lo dica la casa di Aronne: eterna è la sua misericordia. 4Lo dica chi teme Dio: eterna è la sua misericordia. 5Nell'angoscia ho gridato al Signore, mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo. 6Il Signore è con me, non ho timore; che cosa può farmi l'uomo? 7Il Signore è con me, è mio aiuto, sfiderò i miei nemici. 8È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell'uomo. 9È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti. 10Tutti i popoli mi hanno circondato, ma nel nome del Signore li ho sconfitti. 11Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato, ma nel nome del Signore li ho sconfitti. 12Mi hanno circondato come api, come fuoco che divampa tra le spine, ma nel nome del Signore li ho sconfitti. 13Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato mio aiuto. 14Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. 15Grida di giubilo e di vittoria, nelle tende dei giusti: la destra del Signore ha fatto meraviglie, 16la destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto meraviglie. 17Non morirò, resterò in vita e annunzierò le opere del Signore. 18Il Signore mi ha provato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte. 19Apritemi le porte della giustizia: voglio entrarvi e rendere grazie al Signore. 20 È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti. 21Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito, perché sei stato la mia salvezza. 22La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo; 23ecco l'opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi. 24Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso. 25Dona, Signore, la tua salvezza, dona, Signore, la vittoria! 26Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore; 27Dio, il Signore è nostra luce. Ordinate il corteo con rami frondosi fino ai lati dell'altare. 28Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto. 29Celebrate il Signore, perché è buono: perché eterna è la sua misericordia. 119 (118) 1Alleluia. Alef. Beato l'uomo di integra condotta, che cammina nella legge del Signore. 2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore. 3Non commette ingiustizie, cammina per le sue vie. 4Tu hai dato i tuoi precetti perché siano osservati fedelmente. 5Siano diritte le mie vie, nel custodire i tuoi decreti. 6Allora non dovrò arrossire se avrò obbedito ai tuoi comandi. 7Ti loderò con cuore sincero quando avrò appreso le tue giuste sentenze. 8Voglio osservare i tuoi decreti: non abbandonarmi mai. 9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via? Custodendo le tue parole. 10Con tutto il cuore ti cerco: non farmi deviare dai tuoi precetti. 11Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato. 12Benedetto sei tu, Signore; mostrami il tuo volere. 13Con le mie labbra ho enumerato tutti i giudizi della tua bocca. 14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia più che in ogni altro bene. 15Voglio meditare i tuoi comandamenti, considerare le tue vie. 16Nella tua volontà è la mia gioia; mai dimenticherò la tua parola. 17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita, custodirò la tua parola. 18Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge. 19Io sono straniero sulla terra, non nascondermi i tuoi comandi. 20Io mi consumo nel desiderio dei tuoi precetti in ogni tempo. 21Tu minacci gli orgogliosi; maledetto chi devìa dai tuoi decreti. 22Allontana da me vergogna e disprezzo, perché ho osservato le tue leggi. 23Siedono i potenti, mi calunniano, ma il tuo servo medita i tuoi decreti. 24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia, miei consiglieri i tuoi precetti. 25Dalet. Io sono prostrato nella polvere; dammi vita secondo la tua parola. 26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto; insegnami i tuoi voleri. 27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti e mediterò i tuoi prodigi. 28Io piango nella tristezza; sollevami secondo la tua promessa. 29Tieni lontana da me la via della menzogna, fammi dono della tua legge. 30Ho scelto la via della giustizia, mi sono proposto i tuoi giudizi. 31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore, che io non resti confuso. 32Corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato il mio cuore. 33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti e la seguirò sino alla fine. 34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge e la custodisca con tutto il cuore. 35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi, perché in esso è la mia gioia. 36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti e non verso la sete del guadagno. 37Distogli i miei occhi dalle cose vane, fammi vivere sulla tua via. 38Con il tuo servo sii fedele alla parola che hai data, perché ti si tema. 39Allontana l'insulto che mi sgomenta, poiché i tuoi giudizi sono buoni. 40Ecco, desidero i tuoi comandamenti; per la tua giustizia fammi vivere. 41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia, la tua salvezza secondo la tua promessa; 42a chi mi insulta darò una risposta, perché ho fiducia nella tua parola. 43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera, perché confido nei tuoi giudizi. 44Custodirò la tua legge per sempre, nei secoli, in eterno. 45Sarò sicuro nel mio cammino, perché ho ricercato i tuoi voleri. 46Davanti ai re parlerò della tua alleanza senza temere la vergogna. 47Gioirò per i tuoi comandi che ho amati. 48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo, mediterò le tue leggi. 49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo, con la quale mi hai dato speranza. 50Questo mi consola nella miseria: la tua parola mi fa vivere. 51I superbi mi insultano aspramente, ma non devìo dalla tua legge. 52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore, e ne sono consolato. 53M'ha preso lo sdegno contro gli empi che abbandonano la tua legge. 54Sono canti per me i tuoi precetti, nella terra del mio pellegrinaggio. 55Ricordo il tuo nome lungo la notte e osservo la tua legge, Signore. 56Tutto questo mi accade perché ho custodito i tuoi precetti. 57Het. La mia sorte, ho detto, Signore, è custodire le tue parole. 58Con tutto il cuore ti ho supplicato, fammi grazia secondo la tua promessa. 59Ho scrutato le mie vie, ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti. 60Sono pronto e non voglio tardare a custodire i tuoi decreti. 61I lacci degli empi mi hanno avvinto, ma non ho dimenticato la tua legge. 62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode per i tuoi giusti decreti. 63Sono amico di coloro che ti sono fedeli e osservano i tuoi precetti. 64Del tuo amore, Signore, è piena la terra; insegnami il tuo volere. 65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore, secondo la tua parola. 66Insegnami il senno e la saggezza, perché ho fiducia nei tuoi comandamenti. 67Prima di essere umiliato andavo errando, ma ora osservo la tua parola. 68Tu sei buono e fai il bene, insegnami i tuoi decreti. 69Mi hanno calunniato gli insolenti, ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti. 70Torpido come il grasso è il loro cuore, ma io mi diletto della tua legge. 71Bene per me se sono stato umiliato, perché impari ad obbedirti. 72La legge della tua bocca mi è preziosa più di mille pezzi d'oro e d'argento. 73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato; fammi capire e imparerò i tuoi comandi. 74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia, perché ho sperato nella tua parola. 75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi e con ragione mi hai umiliato. 76Mi consoli la tua grazia, secondo la tua promessa al tuo servo. 77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita, poiché la tua legge è la mia gioia. 78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono; io mediterò la tua legge. 79Si volgano a me i tuoi fedeli e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti. 80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti, perché non resti confuso. 81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza, spero nella tua parola. 82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa, mentre dico: "Quando mi darai conforto?". 83Io sono come un otre esposto al fumo, ma non dimentico i tuoi insegnamenti. 84Quanti saranno i giorni del tuo servo? Quando farai giustizia dei miei persecutori? 85Mi hanno scavato fosse gli insolenti che non seguono la tua legge. 86Verità sono tutti i tuoi comandi; a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto. 87Per poco non mi hanno bandito dalla terra, ma io non ho abbandonato i tuoi precetti. 88Secondo il tuo amore fammi vivere e osserverò le parole della tua bocca. 89Lamed. La tua parola, Signore, è stabile come il cielo. 90La tua fedeltà dura per ogni generazione; hai fondato la terra ed essa è salda. 91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi, perché ogni cosa è al tuo servizio. 92Se la tua legge non fosse la mia gioia, sarei perito nella mia miseria. 93Mai dimenticherò i tuoi precetti: per essi mi fai vivere. 94Io sono tuo: salvami, perché ho cercato il tuo volere. 95Gli empi mi insidiano per rovinarmi, ma io medito i tuoi insegnamenti. 96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite, ma la tua legge non ha confini. 97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore; tutto il giorno la vado meditando. 98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici, perché sempre mi accompagna. 99Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché medito i tuoi insegnamenti. 100Ho più senno degli anziani, perché osservo i tuoi precetti. 101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male, per custodire la tua parola. 102Non mi allontano dai tuoi giudizi, perché sei tu ad istruirmi. 103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole: più del miele per la mia bocca. 104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza, per questo odio ogni via di menzogna. 105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino. 106Ho giurato, e lo confermo, di custodire i tuoi precetti di giustizia. 107Sono stanco di soffrire, Signore, dammi vita secondo la tua parola. 108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra, insegnami i tuoi giudizi. 109La mia vita è sempre in pericolo, ma non dimentico la tua legge. 110Gli empi mi hanno teso i loro lacci, ma non ho deviato dai tuoi precetti. 111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti, sono essi la gioia del mio cuore. 112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti, in essi è la mia ricompensa per sempre. 113Samech. Detesto gli animi incostanti, io amo la tua legge. 114Tu sei mio rifugio e mio scudo, spero nella tua parola. 115Allontanatevi da me o malvagi, osserverò i precetti del mio Dio. 116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita, non deludermi nella mia speranza. 117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo, gioirò sempre nei tuoi precetti. 118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti, perché la sua astuzia è fallace. 119Consideri scorie tutti gli empi della terra, perciò amo i tuoi insegnamenti. 120Tu fai fremere di spavento la mia carne, io temo i tuoi giudizi. 121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia; non abbandonarmi ai miei oppressori. 122Assicura il bene al tuo servo; non mi opprimano i superbi. 123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza e della tua parola di giustizia. 124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore e insegnami i tuoi comandamenti. 125Io sono tuo servo, fammi comprendere e conoscerò i tuoi insegnamenti. 126È tempo che tu agisca, Signore; hanno violato la tua legge. 127Perciò amo i tuoi comandamenti più dell'oro, più dell'oro fino. 128Per questo tengo cari i tuoi precetti e odio ogni via di menzogna. 129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza, per questo le sono fedele. 130La tua parola nel rivelarsi illumina, dona saggezza ai semplici. 131Apro anelante la bocca, perché desidero i tuoi comandamenti. 132Volgiti a me e abbi misericordia, tu che sei giusto per chi ama il tuo nome. 133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola e su di me non prevalga il male. 134Salvami dall'oppressione dell'uomo e obbedirò ai tuoi precetti. 135Fa' risplendere il volto sul tuo servo e insegnami i tuoi comandamenti. 136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi, perché non osservano la tua legge. 137Sade. Tu sei giusto, Signore, e retto nei tuoi giudizi. 138Con giustizia hai ordinato le tue leggi e con fedeltà grande. 139Mi divora lo zelo della tua casa, perché i miei nemici dimenticano le tue parole. 140Purissima è la tua parola, il tuo servo la predilige. 141Io sono piccolo e disprezzato, ma non trascuro i tuoi precetti. 142La tua giustizia è giustizia eterna e verità è la tua legge. 143Angoscia e affanno mi hanno colto, ma i tuoi comandi sono la mia gioia. 144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre, fammi comprendere e avrò la vita. 145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi; custodirò i tuoi precetti. 146Io ti chiamo, salvami, e seguirò i tuoi insegnamenti. 147Precedo l'aurora e grido aiuto, spero sulla tua parola. 148I miei occhi prevengono le veglie per meditare sulle tue promesse. 149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia; Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio. 150A tradimento mi assediano i miei persecutori, sono lontani dalla tua legge. 151Ma tu, Signore, sei vicino, tutti i tuoi precetti sono veri. 152Da tempo conosco le tue testimonianze che hai stabilite per sempre. 153Res. Vedi la mia miseria, salvami, perché non ho dimenticato la tua legge. 154Difendi la mia causa, riscattami, secondo la tua parola fammi vivere. 155Lontano dagli empi è la salvezza, perché non cercano il tuo volere. 156Le tue misericordie sono grandi, Signore, secondo i tuoi giudizi fammi vivere. 157Sono molti i persecutori che mi assalgono, ma io non abbandono le tue leggi. 158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo, perché non custodiscono la tua parola. 159Vedi che io amo i tuoi precetti, Signore, secondo la tua grazia dammi vita. 160La verità è principio della tua parola, resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia. 161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo, ma il mio cuore teme le tue parole. 162Io gioisco per la tua promessa, come uno che trova grande tesoro. 163Odio il falso e lo detesto, amo la tua legge. 164Sette volte al giorno io ti lodo per le sentenze della tua giustizia. 165Grande pace per chi ama la tua legge, nel suo cammino non trova inciampo. 166Aspetto da te la salvezza, Signore, e obbedisco ai tuoi comandi. 167Io custodisco i tuoi insegnamenti e li amo sopra ogni cosa. 168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti: davanti a te sono tutte le mie vie. 169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore, fammi comprendere secondo la tua parola. 170Venga al tuo volto la mia supplica, salvami secondo la tua promessa. 171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode, poiché mi insegni i tuoi voleri. 172La mia lingua canti le tue parole, perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti. 173Mi venga in aiuto la tua mano, poiché ho scelto i tuoi precetti. 174Desidero la tua salvezza, Signore, e la tua legge è tutta la mia gioia. 175Possa io vivere e darti lode, mi aiutino i tuoi giudizi. 176Come pecora smarrita vado errando; cerca il tuo servo, perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti. 120 (119) 1Canto delle ascensioni. Nella mia angoscia ho gridato al Signore ed egli mi ha risposto. 2Signore, libera la mia vita dalle labbra di menzogna, dalla lingua ingannatrice. 3Che ti posso dare, come ripagarti, lingua ingannatrice? 4Frecce acute di un prode, con carboni di ginepro. 5Me infelice: abito straniero in Mosoch, dimoro fra le tende di Cedar! 6Troppo io ho dimorato con chi detesta la pace. 7Io sono per la pace, ma quando ne parlo, essi vogliono la guerra. 121 (120) 1Canto delle ascensioni. Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto? 2Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. 3Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. 4Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d'Israele. 5Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra. 6Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte. 7Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita. 8Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da ora e per sempre. 122 (121) 1Canto delle ascensioni. Di Davide. Quale gioia, quando mi dissero: "Andremo alla casa del Signore". 2E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme! 3Gerusalemme è costruita come città salda e compatta. 4Là salgono insieme le tribù, le tribù del Signore, secondo la legge di Israele, per lodare il nome del Signore. 5Là sono posti i seggi del giudizio, i seggi della casa di Davide. 6Domandate pace per Gerusalemme: sia pace a coloro che ti amano, 7sia pace sulle tue mura, sicurezza nei tuoi baluardi. 8Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: "Su di te sia pace!". 9Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene. 123 (122) 1Canto delle ascensioni. Di Davide. A te levo i miei occhi, a te che abiti nei cieli. 2Ecco, come gli occhi dei servi alla mano dei loro padroni; come gli occhi della schiava, alla mano della sua padrona, così i nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi. 3Pietà di noi, Signore, pietà di noi, già troppo ci hanno colmato di scherni, 4noi siamo troppo sazi degli scherni dei gaudenti, del disprezzo dei superbi. 124 (123) 1Canto delle ascensioni. Di Davide. Se il Signore non fosse stato con noi, – lo dica Israele – 2se il Signore non fosse stato con noi, quando uomini ci assalirono, 3ci avrebbero inghiottiti vivi, nel furore della loro ira. 4Le acque ci avrebbero travolti; un torrente ci avrebbe sommersi, 5ci avrebbero travolti acque impetuose. 6Sia benedetto il Signore, che non ci ha lasciati, in preda ai loro denti. 7Noi siamo stati liberati come un uccello dal laccio dei cacciatori: il laccio si è spezzato e noi siamo scampati. 8Il nostro aiuto è nel nome del Signore che ha fatto cielo e terra. 125 (124) 1Canto delle ascensioni. Chi confida nel Signore è come il monte Sion: non vacilla, è stabile per sempre. 2I monti cingono Gerusalemme: il Signore è intorno al suo popolo ora e sempre. 3Egli non lascerà pesare lo scettro degli empi sul possesso dei giusti, perché i giusti non stendano le mani a compiere il male. 4La tua bontà, Signore, sia con i buoni e con i retti di cuore. 5Quelli che vanno per sentieri tortuosi il Signore li accomuni alla sorte dei malvagi. Pace su Israele! 126 (125) 1Canto delle ascensioni. Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, ci sembrava di sognare. 2Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia. Allora si diceva tra i popoli: "Il Signore ha fatto grandi cose per loro". 3Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha colmati di gioia. 4Riconduci, Signore, i nostri prigionieri, come i torrenti del Negheb. 5Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo. 6Nell'andare, se ne va e piange, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con giubilo, portando i suoi covoni. 127 (126) 1Canto delle ascensioni. Di Salomone. Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode. 2Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno. 3Ecco, dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo. 4Come frecce in mano a un eroe sono i figli della giovinezza. 5Beato l'uomo che ne ha piena la faretra: non resterà confuso quando verrà a trattare alla porta con i propri nemici. 128 (127) 1Canto delle ascensioni. Beato l'uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie. 2Vivrai del lavoro delle tue mani, sarai felice e godrai d'ogni bene. 3La tua sposa come vite feconda nell'intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d'ulivo intorno alla tua mensa. 4Così sarà benedetto l'uomo che teme il Signore. 5Ti benedica il Signore da Sion! Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme per tutti i giorni della tua vita. 6Possa tu vedere i figli dei tuoi figli. Pace su Israele! 129 (128) 1Canto delle ascensioni. Dalla giovinezza molto mi hanno perseguitato, – lo dica Israele – 2dalla giovinezza molto mi hanno perseguitato, ma non hanno prevalso. 3Sul mio dorso hanno arato gli aratori, hanno fatto lunghi solchi. 4Il Signore è giusto: ha spezzato il giogo degli empi. 5Siano confusi e volgano le spalle quanti odiano Sion. 6Siano come l'erba dei tetti: prima che sia strappata, dissecca; 7non se ne riempie la mano il mietitore, né il grembo chi raccoglie covoni. 8I passanti non possono dire: "La benedizione del Signore sia su di voi, vi benediciamo nel nome del Signore". 130 (129) 1Canto delle ascensioni. Dal profondo a te grido, o Signore; 2Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera. 3Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere? 4Ma presso di te è il perdono: e avremo il tuo timore. 5Io spero nel Signore, l'anima mia spera nella sua parola. 6L'anima mia attende il Signore più che le sentinelle l'aurora. 7Israele attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia e grande presso di lui la redenzione. 8Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe. 131 (130) 1Canto delle ascensioni. Di Davide. Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. 2Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l'anima mia. 3Speri Israele nel Signore, ora e sempre. 132 (131) 1Canto delle ascensioni. Ricordati, Signore, di Davide, di tutte le sue prove, 2quando giurò al Signore, al Potente di Giacobbe fece voto: 3"Non entrerò sotto il tetto della mia casa, non mi stenderò sul mio giaciglio, 4non concederò sonno ai miei occhi né riposo alle mie palpebre, 5finché non trovi una sede per il Signore, una dimora per il Potente di Giacobbe". 6Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata, l'abbiamo trovata nei campi di Iàar. 7Entriamo nella sua dimora, prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi. 8Alzati, Signore, verso il luogo del tuo riposo, tu e l'arca della tua potenza. 9I tuoi sacerdoti si vestano di giustizia, i tuoi fedeli cantino di gioia. 10Per amore di Davide tuo servo non respingere il volto del tuo consacrato. 11Il Signore ha giurato a Davide e non ritratterà la sua parola: "Il frutto delle tue viscere io metterò sul tuo trono! 12Se i tuoi figli custodiranno la mia alleanza e i precetti che insegnerò ad essi, anche i loro figli per sempre sederanno sul tuo trono". 13Il Signore ha scelto Sion, l'ha voluta per sua dimora: 14"Questo è il mio riposo per sempre; qui abiterò, perché l'ho desiderato. 15Benedirò tutti i suoi raccolti, sazierò di pane i suoi poveri. 16Rivestirò di salvezza i suoi sacerdoti, esulteranno di gioia i suoi fedeli. 17Là farò germogliare la potenza di Davide, preparerò una lampada al mio consacrato. 18Coprirò di vergogna i suoi nemici, ma su di lui splenderà la corona". 133 (132) 1Canto delle ascensioni. Di Davide. Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme! 2È come olio profumato sul capo, che scende sulla barba, sulla barba di Aronne, che scende sull'orlo della sua veste. 3È come rugiada dell'Ermon, che scende sui monti di Sion. Là il Signore dona la benedizione e la vita per sempre. 134 (133) 1Canto delle ascensioni. Ecco, benedite il Signore, voi tutti, servi del Signore; voi che state nella casa del Signore durante le notti. 2Alzate le mani verso il tempio e benedite il Signore. 3Da Sion ti benedica il Signore, che ha fatto cielo e terra. 135 (134) 1Alleluia. Lodate il nome del Signore, lodatelo, servi del Signore, 2voi che state nella casa del Signore, negli atri della casa del nostro Dio. 3Lodate il Signore: il Signore è buono; cantate inni al suo nome, perché è amabile. 4Il Signore si è scelto Giacobbe, Israele come suo possesso. 5Io so che grande è il Signore, il nostro Dio sopra tutti gli dèi. 6Tutto ciò che vuole il Signore, egli lo compie in cielo e sulla terra, nei mari e in tutti gli abissi. 7Fa salire le nubi dall'estremità della terra, produce le folgori per la pioggia, dalle sue riserve libera i venti. 8Egli percosse i primogeniti d'Egitto, dagli uomini fino al bestiame. 9Mandò segni e prodigi in mezzo a te, Egitto, contro il faraone e tutti i suoi ministri. 10Colpì numerose nazioni e uccise re potenti: 11Seon, re degli Amorrèi, Og, re di Basan, e tutti i regni di Cànaan. 12Diede la loro terra in eredità a Israele, in eredità a Israele suo popolo. 13Signore, il tuo nome è per sempre; Signore, il tuo ricordo per ogni generazione. 14Il Signore guida il suo popolo, si muove a pietà dei suoi servi. 15Gli idoli dei popoli sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo. 16Hanno bocca e non parlano; hanno occhi e non vedono; 17hanno orecchi e non odono; non c'è respiro nella loro bocca. 18Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida. 19Benedici il Signore, casa d'Israele; benedici il Signore, casa di Aronne; 20Benedici il Signore, casa di Levi; voi che temete il Signore, benedite il Signore. 21Da Sion sia benedetto il Signore. che abita a Gerusalemme. Alleluia. 136 (135) 1Alleluia. Lodate il Signore perché è buono: perché eterna è la sua misericordia. 2Lodate il Dio degli dèi: perché eterna è la sua misericordia. 3Lodate il Signore dei signori: perché eterna è la sua misericordia. 4Egli solo ha compiuto meraviglie: perché eterna è la sua misericordia. 5Ha creato i cieli con sapienza: perché eterna è la sua misericordia. 6Ha stabilito la terra sulle acque: perché eterna è la sua misericordia. 7Ha fatto i grandi luminari: perché eterna è la sua misericordia. 8Il sole per regolare il giorno: perché eterna è la sua misericordia; 9la luna e le stelle per regolare la notte: perché eterna è la sua misericordia. 10Percosse l'Egitto nei suoi primogeniti: perché eterna è la sua misericordia. 11Da loro liberò Israele: perché eterna è la sua misericordia; 12con mano potente e braccio teso: perché eterna è la sua misericordia. 13Divise il mar Rosso in due parti: perché eterna è la sua misericordia. 14In mezzo fece passare Israele: perché eterna è la sua misericordia. 15Travolse il faraone e il suo esercito nel mar Rosso: perché eterna è la sua misericordia. 16Guidò il suo popolo nel deserto: perché eterna è la sua misericordia. 17Percosse grandi sovrani perché eterna è la sua misericordia; 18uccise re potenti: perché eterna è la sua misericordia. 19Seon, re degli Amorrei: perché eterna è la sua misericordia. 20Og, re di Basan: perché eterna è la sua misericordia. 21Diede in eredità il loro paese; perché eterna è la sua misericordia; 22in eredità a Israele suo servo: perché eterna è la sua misericordia. 23Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi: perché eterna è la sua misericordia; 24ci ha liberati dai nostri nemici: perché eterna è la sua misericordia. 25Egli dà il cibo ad ogni vivente: perché eterna è la sua misericordia. 26Lodate il Dio del cielo: perché eterna è la sua misericordia. 137 (136) 1Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion. 2Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre. 3Là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato, canzoni di gioia, i nostri oppressori: "Cantateci i canti di Sion!". 4Come cantare i canti del Signore in terra straniera? 5Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; 6mi si attacchi la lingua al palato, se lascio cadere il tuo ricordo, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia. 7Ricordati, Signore, dei figli di Edom, che nel giorno di Gerusalemme, dicevano: "Distruggete, distruggete anche le sue fondamenta". 8Figlia di Babilonia devastatrice, beato chi ti renderà quanto ci hai fatto. 9Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sbatterà contro la pietra. 138 (137) 1Di Davide. Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. A te voglio cantare davanti agli angeli, 2mi prostro verso il tuo tempio santo. Rendo grazie al tuo nome per la tua fedeltà e la tua misericordia: hai reso la tua promessa più grande di ogni fama. 3Nel giorno in cui t'ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza. 4Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra quando udranno le parole della tua bocca. 5Canteranno le vie del Signore, perché grande è la gloria del Signore; 6eccelso è il Signore e guarda verso l'umile ma al superbo volge lo sguardo da lontano. 7Se cammino in mezzo alla sventura tu mi ridoni vita; contro l'ira dei miei nemici stendi la mano e la tua destra mi salva. 8Il Signore completerà per me l'opera sua. Signore, la tua bontà dura per sempre: non abbandonare l'opera delle tue mani. 139 (138) 1Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Signore, tu mi scruti e mi conosci, 2tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, 3mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie vie; 4la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta. 5Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano. 6Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta, e io non la comprendo. 7Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza? 8Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti. 9Se prendo le ali dell'aurora per abitare all'estremità del mare, 10anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra. 11Se dico: "Almeno l'oscurità mi copra e intorno a me sia la notte"; 12nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce. 13Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. 14Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo. 15Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. 16Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno. 17Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio; 18se li conto sono più della sabbia, se li credo finiti, con te sono ancora. 19Se Dio sopprimesse i peccatori! Allontanatevi da me, uomini sanguinari. 20Essi parlano contro di te con inganno: contro di te insorgono con frode. 21Non odio, forse, Signore, quelli che ti odiano e non detesto i tuoi nemici? 22Li detesto con odio implacabile come se fossero miei nemici. 23Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri: 24vedi se percorro una via di menzogna e guidami sulla via della vita. 140 (139) 1Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. 2Salvami, Signore, dal malvagio, proteggimi dall'uomo violento, 3da quelli che tramano sventure nel cuore e ogni giorno scatenano guerre. 4Aguzzano la lingua come serpenti; veleno d'aspide è sotto le loro labbra. 5Proteggimi, Signore, dalle mani degli empi, salvami dall'uomo violento: essi tramano per farmi cadere. 6I superbi mi tendono lacci e stendono funi come una rete, pongono agguati sul mio cammino. 7Io dico al Signore: "Tu sei il mio Dio; ascolta, Signore, la voce della mia preghiera". 8Signore, mio Dio, forza della mia salvezza, proteggi il mio capo nel giorno della lotta. 9Signore, non soddisfare i desideri degli empi, non favorire le loro trame. 10Alzano la testa quelli che mi circondano, ma la malizia delle loro labbra li sommerge. 11Fa' piovere su di loro carboni ardenti, gettali nel bàratro e più non si rialzino. 12Il maldicente non duri sulla terra, il male spinga il violento alla rovina. 13So che il Signore difende la causa dei miseri, il diritto dei poveri. 14Sì, i giusti loderanno il tuo nome, i retti abiteranno alla tua presenza. 141 (140) 1Salmo. Di Davide. Signore, a te grido, accorri in mio aiuto; ascolta la mia voce quando t'invoco. 2Come incenso salga a te la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della sera. 3Poni, Signore, una custodia alla mia bocca, sorveglia la porta delle mie labbra. 4Non lasciare che il mio cuore si pieghi al male e compia azioni inique con i peccatori: che io non gusti i loro cibi deliziosi. 5Mi percuota il giusto e il fedele mi rimproveri, ma l'olio dell'empio non profumi il mio capo; tra le loro malvagità continui la mia preghiera. 6Dalla rupe furono gettati i loro capi, che da me avevano udito dolci parole. 7Come si fende e si apre la terra, le loro ossa furono disperse alla bocca degli inferi. 8A te, Signore mio Dio, sono rivolti i miei occhi; in te mi rifugio, proteggi la mia vita. 9Preservami dal laccio che mi tendono, dagli agguati dei malfattori. 10Gli empi cadono insieme nelle loro reti, ma io passerò oltre incolume. 142 (141) 1Maskil. Di Davide, quando era nella caverna. Preghiera. 2Con la mia voce al Signore grido aiuto, con la mia voce supplico il Signore; 3davanti a lui effondo il mio lamento, al tuo cospetto sfogo la mia angoscia. 4Mentre il mio spirito vien meno, tu conosci la mia via. Nel sentiero dove cammino mi hanno teso un laccio. 5Guarda a destra e vedi: nessuno mi riconosce. Non c'è per me via di scampo, nessuno ha cura della mia vita. 6Io grido a te, Signore; dico: Sei tu il mio rifugio, sei tu la mia sorte nella terra dei viventi. 7Ascolta la mia supplica: ho toccato il fondo dell'angoscia. Salvami dai miei persecutori perché sono di me più forti. 8Strappa dal carcere la mia vita, perché io renda grazie al tuo nome: i giusti mi faranno corona quando mi concederai la tua grazia. 143 (142) 1Salmo. Di Davide. Signore, ascolta la mia preghiera, porgi l'orecchio alla mia supplica, tu che sei fedele, e per la tua giustizia rispondimi. 2Non chiamare in giudizio il tuo servo: nessun vivente davanti a te è giusto. 3Il nemico mi perseguita, calpesta a terra la mia vita, mi ha relegato nelle tenebre come i morti da gran tempo. 4In me languisce il mio spirito, si agghiaccia il mio cuore. 5Ricordo i giorni antichi, ripenso a tutte le tue opere, medito sui tuoi prodigi. 6A te protendo le mie mani, sono davanti a te come terra riarsa. 7Rispondimi presto, Signore, viene meno il mio spirito. Non nascondermi il tuo volto, perché non sia come chi scende nella fossa. 8Al mattino fammi sentire la tua grazia, poiché in te confido. Fammi conoscere la strada da percorrere, perché a te si innalza l'anima mia. 9Salvami dai miei nemici, Signore, a te mi affido. 10Insegnami a compiere il tuo volere, perché sei tu il mio Dio. Il tuo spirito buono mi guidi in terra piana. 11Per il tuo nome, Signore, fammi vivere, liberami dall'angoscia, per la tua giustizia. 12Per la tua fedeltà disperdi i miei nemici, fa' perire chi mi opprime, poiché io sono tuo servo. 144 (143) 1Di Davide. Benedetto il Signore, mia roccia, che addestra le mie mani alla guerra, le mie dita alla battaglia. 2Mia grazia e mia fortezza, mio rifugio e mia liberazione, mio scudo in cui confido, colui che mi assoggetta i popoli. 3Signore, che cos'è un uomo perché te ne curi? Un figlio d'uomo perché te ne dia pensiero? 4L'uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa. 5Signore, piega il tuo cielo e scendi, tocca i monti ed essi fumeranno. 6Le tue folgori disperdano i nemici, lancia frecce, sconvolgili. 7Stendi dall'alto la tua mano, scampami e salvami dalle grandi acque, dalla mano degli stranieri. 8La loro bocca dice menzogne e alzando la destra giurano il falso. 9Mio Dio, ti canterò un canto nuovo, suonerò per te sull'arpa a dieci corde; 10a te, che dai vittoria al tuo consacrato, che liberi Davide tuo servo. Salvami dalla spada iniqua, 11liberami dalla mano degli stranieri; la loro bocca dice menzogne e la loro destra giura il falso. 12I nostri figli siano come piante cresciute nella loro giovinezza; le nostre figlie come colonne d'angolo nella costruzione del tempio. 13I nostri granai siano pieni, trabocchino di frutti d'ogni specie; siano a migliaia i nostri greggi, a mirìadi nelle nostre campagne; 14siano carichi i nostri buoi. Nessuna breccia, nessuna incursione, nessun gemito nelle nostre piazze. 15Beato il popolo che possiede questi beni: beato il popolo il cui Dio è il Signore. 145 (144) 1Lodi. Di Davide. Alef. O Dio, mio re, voglio esaltarti e benedire il tuo nome in eterno e per sempre. 2Bet. Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre. 3Ghimel. Grande è il Signore e degno di ogni lode, la sua grandezza non si può misurare. 4Dalet. Una generazione narra all'altra le tue opere, annunzia le tue meraviglie. 5He. Proclamano lo splendore della tua gloria e raccontano i tuoi prodigi. 6Vau. Dicono la stupenda tua potenza e parlano della tua grandezza. 7Zain. Diffondono il ricordo della tua bontà immensa, acclamano la tua giustizia. 8Het. Paziente e misericordioso è il Signore, lento all'ira e ricco di grazia. 9Tet. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature. 10Iod. Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. 11Caf. Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza, 12Lamed. per manifestare agli uomini i tuoi prodigi e la splendida gloria del tuo regno. 13Mem. Il tuo regno è regno di tutti i secoli, il tuo dominio si estende ad ogni generazione. 14Samech. Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto. 15Ain. Gli occhi di tutti sono rivolti a te in attesa e tu provvedi loro il cibo a suo tempo. 16Pe. Tu apri la tua mano e sazi la fame di ogni vivente. 17Sade. Giusto è il Signore in tutte le sue vie, santo in tutte le sue opere. 18Kof. Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero. 19Res. Appaga il desiderio di quelli che lo temono, ascolta il loro grido e li salva. 20Sin. Il Signore protegge quanti lo amano, ma disperde tutti gli empi. 21Tau. Canti la mia bocca la lode del Signore e ogni vivente benedica il suo nome santo, in eterno e sempre. 146 (145) 1Alleluia. Loda il Signore, anima mia: 2loderò il Signore per tutta la mia vita, finché vivo canterò inni al mio Dio. 3Non confidate nei potenti, in un uomo che non può salvare. 4Esala lo spirito e ritorna alla terra; in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni. 5Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe, chi spera nel Signore suo Dio, 6creatore del cielo e della terra, del mare e di quanto contiene. Egli è fedele per sempre, 7rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri, 8il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, 9il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l'orfano e la vedova, ma sconvolge le vie degli empi. 10Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione. 147 (146 – 147) 1Alleluia. Lodate il Signore: è bello cantare al nostro Dio, dolce è lodarlo come a lui conviene. 2Il Signore ricostruisce Gerusalemme, raduna i dispersi d'Israele. 3Risana i cuori affranti e fascia le loro ferite; 4egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome. 5Grande è il Signore, onnipotente, la sua sapienza non ha confini. 6Il Signore sostiene gli umili ma abbassa fino a terra gli empi. 7Cantate al Signore un canto di grazie, intonate sulla cetra inni al nostro Dio. 8Egli copre il cielo di nubi, prepara la pioggia per la terra, fa germogliare l'erba sui monti. 9Provvede il cibo al bestiame, ai piccoli del corvo che gridano a lui. 10Non fa conto del vigore del cavallo, non apprezza l'agile corsa dell'uomo. 11Il Signore si compiace di chi lo teme, di chi spera nella sua grazia. (147 Volg.) 12Alleluia. Glorifica il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion. 13Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. 14Egli ha messo pace nei tuoi confini e ti sazia con fior di frumento. 15Manda sulla terra la sua parola, il suo messaggio corre veloce. 16Fa scendere la neve come lana, come polvere sparge la brina. 17Getta come briciole la grandine, di fronte al suo gelo chi resiste? 18Manda una sua parola ed ecco si scioglie, fa soffiare il vento e scorrono le acque. 19Annunzia a Giacobbe la sua parola, le sue leggi e i suoi decreti a Israele. 20Così non ha fatto con nessun altro popolo, non ha manifestato ad altri i suoi precetti. Alleluia. 148 1Alleluia. Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell'alto dei cieli. 2Lodatelo, voi tutti, suoi angeli, lodatelo, voi tutte, sue schiere. 3Lodatelo, sole e luna, lodatelo, voi tutte, fulgide stelle. 4Lodatelo, cieli dei cieli, voi acque al di sopra dei cieli. 5Lodino tutti il nome del Signore, perché egli disse e furono creati. 6Li ha stabiliti per sempre, ha posto una legge che non passa. 7Lodate il Signore dalla terra, mostri marini e voi tutti abissi, 8fuoco e grandine, neve e nebbia, vento di bufera che obbedisce alla sua parola, 9monti e voi tutte, colline, alberi da frutto e tutti voi, cedri, 10voi fiere e tutte le bestie, rettili e uccelli alati. 11I re della terra e i popoli tutti, i governanti e i giudici della terra, 12i giovani e le fanciulle, i vecchi insieme ai bambini 13lodino il nome del Signore: perché solo il suo nome è sublime, la sua gloria risplende sulla terra e nei cieli. 14Egli ha sollevato la potenza del suo popolo. È canto di lode per tutti i suoi fedeli, per i figli di Israele, popolo che egli ama. Alleluia. 149 1Alleluia. Cantate al Signore un canto nuovo; la sua lode nell'assemblea dei fedeli. 2Gioisca Israele nel suo Creatore, esultino nel loro Re i figli di Sion. 3Lodino il suo nome con danze, con timpani e cetre gli cantino inni. 4Il Signore ama il suo popolo, incorona gli umili di vittoria. 5Esultino i fedeli nella gloria, sorgano lieti dai loro giacigli. 6Le lodi di Dio sulla loro bocca e la spada a due tagli nelle loro mani, 7per compiere la vendetta tra i popoli e punire le genti; 8per stringere in catene i loro capi, i loro nobili in ceppi di ferro; 9per eseguire su di essi il giudizio già scritto: questa è la gloria per tutti i suoi fedeli. Alleluia. 150 1Alleluia. Lodate il Signore nel suo santuario, lodatelo nel firmamento della sua potenza. 2Lodatelo per i suoi prodigi, lodatelo per la sua immensa grandezza. 3Lodatelo con squilli di tromba, lodatelo con arpa e cetra; 4lodatelo con timpani e danze, lodatelo sulle corde e sui flauti. 5Lodatelo con cembali sonori, lodatelo con cembali squillanti; ogni vivente dia lode al Signore. Alleluia. Proverbi 1 1Proverbi di Salomone, figlio di Davide, re d'Israele, 2per conoscere la sapienza e la disciplina, per capire i detti profondi, 3per acquistare un'istruzione illuminata, equità, giustizia e rettitudine, 4per dare agli inesperti l'accortezza, ai giovani conoscenza e riflessione. 5Ascolti il saggio e aumenterà il sapere, e l'uomo accorto acquisterà il dono del consiglio, 6per comprendere proverbi e allegorie, le massime dei saggi e i loro enigmi. 7Il timore del Signore è il principio della scienza; gli stolti disprezzano la sapienza e l'istruzione. 8Ascolta, figlio mio, l'istruzione di tuo padre e non disprezzare l'insegnamento di tua madre, 9perché saranno una corona graziosa sul tuo capo e monili per il tuo collo. 10Figlio mio, se i peccatori ti vogliono traviare, non acconsentire! 11Se ti dicono: "Vieni con noi, complottiamo per spargere sangue, insidiamo impunemente l'innocente, 12inghiottiamoli vivi come gli inferi, interi, come coloro che scendon nella fossa; 13troveremo ogni specie di beni preziosi, riempiremo di bottino le nostre case; 14tu getterai la sorte insieme con noi, una sola borsa avremo in comune", 15figlio mio, non andare per la loro strada, tieni lontano il piede dai loro sentieri! 16I loro passi infatti corrono verso il male e si affrettano a spargere il sangue. 17Invano si tende la rete sotto gli occhi degli uccelli. 18Ma costoro complottano contro il proprio sangue, pongono agguati contro se stessi. 19Tale è la fine di chi si dà alla rapina; la cupidigia toglie di mezzo colui che ne è dominato. 20La Sapienza grida per le strade nelle piazze fa udire la voce; 21dall'alto delle mura essa chiama, pronunzia i suoi detti alle porte della città: 22"Fino a quando, o inesperti, amerete l'inesperienza e i beffardi si compiaceranno delle loro beffe e gli sciocchi avranno in odio la scienza? 23Volgetevi alle mie esortazioni: ecco, io effonderò il mio spirito su di voi e vi manifesterò le mie parole. 24Poiché vi ho chiamato e avete rifiutato, ho steso la mano e nessuno ci ha fatto attenzione; 25avete trascurato ogni mio consiglio e la mia esortazione non avete accolto; 26anch'io riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando su di voi verrà la paura, 27quando come una tempesta vi piomberà addosso il terrore, quando la disgrazia vi raggiungerà come un uragano, quando vi colpirà l'angoscia e la tribolazione. 28Allora mi invocheranno, ma io non risponderò, mi cercheranno, ma non mi troveranno. 29Poiché hanno odiato la sapienza e non hanno amato il timore del Signore; 30non hanno accettato il mio consiglio e hanno disprezzato tutte le mie esortazioni; 31mangeranno il frutto della loro condotta e si sazieranno dei risultati delle loro decisioni. 32Sì, lo sbandamento degli inesperti li ucciderà e la spensieratezza degli sciocchi li farà perire; ma chi ascolta me vivrà tranquillo e sicuro dal timore del male". 2 1Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole e custodirai in te i miei precetti, 2tendendo il tuo orecchio alla sapienza, inclinando il tuo cuore alla prudenza, 3se appunto invocherai l'intelligenza e chiamerai la saggezza, 4se la ricercherai come l'argento e per essa scaverai come per i tesori, 5allora comprenderai il timore del Signore e troverai la scienza di Dio, 6perché il Signore dà la sapienza, dalla sua bocca esce scienza e prudenza. 7Egli riserva ai giusti la sua protezione, è scudo a coloro che agiscono con rettitudine, 8vegliando sui sentieri della giustizia e custodendo le vie dei suoi amici. 9Allora comprenderai l'equità e la giustizia, e la rettitudine con tutte le vie del bene, 10perché la sapienza entrerà nel tuo cuore e la scienza delizierà il tuo animo. 11La riflessione ti custodirà e l'intelligenza veglierà su di te, 12per salvarti dalla via del male, dall'uomo che parla di propositi perversi, 13da coloro che abbandonano i retti sentieri per camminare nelle vie delle tenebre, 14che godono nel fare il male, gioiscono dei loro propositi perversi; 15i cui sentieri sono tortuosi e le cui strade sono oblique, 16per salvarti dalla donna straniera, dalla forestiera che ha parole seducenti, 17che abbandona il compagno della sua giovinezza e dimentica l'alleanza con il suo Dio. 18La sua casa conduce verso la morte e verso il regno delle ombre i suoi sentieri. 19Quanti vanno da lei non fanno ritorno, non raggiungono i sentieri della vita. 20Per questo tu camminerai sulla strada dei buoni e ti atterrai ai sentieri dei giusti, 21perché gli uomini retti abiteranno nel paese e gli integri vi resteranno, 22ma i malvagi saranno sterminati dalla terra, gli infedeli ne saranno strappati. 3 1Figlio mio, non dimenticare il mio insegnamento e il tuo cuore custodisca i miei precetti, 2perché lunghi giorni e anni di vita e pace ti porteranno. 3Bontà e fedeltà non ti abbandonino; lègale intorno al tuo collo, scrivile sulla tavola del tuo cuore, 4e otterrai favore e buon successo agli occhi di Dio e degli uomini. 5Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza; 6in tutti i tuoi passi pensa a lui ed egli appianerà i tuoi sentieri. 7Non credere di essere saggio, temi il Signore e sta' lontano dal male. 8Salute sarà per il tuo corpo e un refrigerio per le tue ossa. 9Onora il Signore con i tuoi averi e con le primizie di tutti i tuoi raccolti; 10i tuoi granai si riempiranno di grano e i tuoi tini traboccheranno di mosto. 11Figlio mio, non disprezzare l'istruzione del Signore e non aver a noia la sua esortazione, 12perché il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto. 13Beato l'uomo che ha trovato la sapienza e il mortale che ha acquistato la prudenza, 14perché il suo possesso è preferibile a quello dell'argento e il suo provento a quello dell'oro. 15Essa è più preziosa delle perle e neppure l'oggetto più caro la uguaglia. 16Lunghi giorni sono nella sua destra e nella sua sinistra ricchezza e onore; 17le sue vie sono vie deliziose e tutti i suoi sentieri conducono al benessere. 18È un albero di vita per chi ad essa s'attiene e chi ad essa si stringe è beato. 19Il Signore ha fondato la terra con la sapienza, ha consolidato i cieli con intelligenza; 20dalla sua scienza sono stati aperti gli abissi e le nubi stillano rugiada. 21Figlio mio, conserva il consiglio e la riflessione, né si allontanino mai dai tuoi occhi: 22saranno vita per te e grazia per il tuo collo. 23Allora camminerai sicuro per la tua strada e il tuo piede non inciamperà. 24Se ti coricherai, non avrai da temere; se ti coricherai, il tuo sonno sarà dolce. 25Non temerai per uno spavento improvviso, né per la rovina degli empi quando verrà, 26perché il Signore sarà la tua sicurezza, preserverà il tuo piede dal laccio. 27Non negare un beneficio a chi ne ha bisogno, se è in tuo potere il farlo. 28Non dire al tuo prossimo: "Va', ripassa, te lo darò domani", se tu hai ciò che ti chiede. 29Non tramare il male contro il tuo prossimo mentre egli dimora fiducioso presso di te. 30Non litigare senza motivo con nessuno, se non ti ha fatto nulla di male. 31Non invidiare l'uomo violento e non imitare affatto la sua condotta, 32perché il Signore ha in abominio il malvagio, mentre la sua amicizia è per i giusti. 33La maledizione del Signore è sulla casa del malvagio, mentre egli benedice la dimora dei giusti. 34Dei beffardi egli si fa beffe e agli umili concede la grazia. 35I saggi possiederanno onore ma gli stolti riceveranno ignominia. 4 1Ascoltate, o figli, l'istruzione di un padre e fate attenzione per conoscere la verità, 2poiché io vi do una buona dottrina; non abbandonate il mio insegnamento. 3Anch'io sono stato un figlio per mio padre, tenero e caro agli occhi di mia madre. 4Egli mi istruiva dicendomi: "Il tuo cuore ritenga le mie parole; custodisci i miei precetti e vivrai. 5Acquista la sapienza, acquista l'intelligenza; non dimenticare le parole della mia bocca e non allontanartene mai. 6Non abbandonarla ed essa ti custodirà, amala e veglierà su di te. 7Principio della sapienza: acquista la sapienza; a costo di tutto ciò che possiedi acquista l'intelligenza. 8Stimala ed essa ti esalterà, sarà la tua gloria, se l'abbraccerai. 9Una corona di grazia porrà sul tuo capo, con un diadema di gloria ti cingerà". 10Ascolta, figlio mio, e accogli le mie parole ed esse moltiplicheranno gli anni della tua vita. 11Ti indico la via della sapienza; ti guido per i sentieri della rettitudine. 12Quando cammini non saranno intralciati i tuoi passi, e se corri, non inciamperai. 13Attieniti alla disciplina, non lasciarla, pràticala, perché essa è la tua vita. 14Non battere la strada degli empi e non procedere per la via dei malvagi. 15Evita quella strada, non passarvi, sta' lontano e passa oltre. 16Essi non dormono, se non fanno del male; non si lasciano prendere dal sonno, se non fanno cadere qualcuno; 17mangiano il pane dell'empietà e bevono il vino della violenza. 18La strada dei giusti è come la luce dell'alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio. 19La via degli empi è come l'oscurità: non sanno dove saranno spinti a cadere. 20Figlio mio, fa' attenzione alle mie parole, porgi l'orecchio ai miei detti; 21non perderli mai di vista, custodiscili nel tuo cuore, 22perché essi sono vita per chi li trova e salute per tutto il suo corpo. 23Con ogni cura vigila sul cuore perché da esso sgorga la vita. 24Tieni lungi da te la bocca perversa e allontana da te le labbra fallaci. 25I tuoi occhi guardino diritto e le tue pupille mirino diritto davanti a te. 26Bada alla strada dove metti il piede e tutte le tue vie siano ben rassodate. 27Non deviare né a destra né a sinistra, tieni lontano il piede dal male. 5 1Figlio mio, fa' attenzione alla mia sapienza e porgi l'orecchio alla mia intelligenza, 2perché tu possa seguire le mie riflessioni e le tue labbra custodiscano la scienza. 3Stillano miele le labbra di una straniera e più viscida dell'olio è la sua bocca; 4ma ciò che segue è amaro come assenzio, pungente come spada a doppio taglio. 5I suoi piedi scendono verso la morte, i suoi passi conducono agli inferi. 6Per timore che tu guardi al sentiero della vita, le sue vie volgono qua e là; essa non se ne cura. 7Ora, figlio mio, ascoltami e non allontanarti dalle parole della mia bocca. 8Tieni lontano da lei il tuo cammino e non avvicinarti alla porta della sua casa, 9per non mettere in balìa di altri il tuo vigore e i tuoi anni in balìa di un uomo crudele, 10perché non si sazino dei tuoi beni gli estranei, non finiscano le tue fatiche in casa di un forestiero 11e tu non gema sulla tua sorte, quando verranno meno il tuo corpo e la tua carne, 12e dica: "Perché mai ho odiato la disciplina e il mio cuore ha disprezzato la correzione? 13Non ho ascoltato la voce dei miei maestri, non ho prestato orecchio a chi m'istruiva. 14Per poco non mi son trovato nel colmo dei mali in mezzo alla folla e all'assemblea". 15Bevi l'acqua della tua cisterna e quella che zampilla dal tuo pozzo, 16perché le tue sorgenti non scorrano al di fuori, i tuoi ruscelli nelle pubbliche piazze, 17ma siano per te solo e non per degli estranei insieme a te. 18Sia benedetta la tua sorgente; trova gioia nella donna della tua giovinezza: 19cerva amabile, gazzella graziosa, essa s'intrattenga con te; le sue tenerezze ti inebrino sempre; sii tu sempre invaghito del suo amore! 20Perché, figlio mio, invaghirti d'una straniera e stringerti al petto di un'estranea? 21Poiché gli occhi del Signore osservano le vie dell'uomo ed egli vede tutti i suoi sentieri. 22L'empio è preda delle sue iniquità, è catturato con le funi del suo peccato. 23Egli morirà per mancanza di disciplina, si perderà per la sua grande stoltezza. 6 1Figlio mio, se hai garantito per il tuo prossimo, se hai dato la tua mano per un estraneo, 2se ti sei legato con le parole delle tue labbra e ti sei lasciato prendere dalle parole della tua bocca, 3figlio mio, fa' così per liberartene: poiché sei caduto nelle mani del tuo prossimo, va', gèttati ai suoi piedi, importuna il tuo prossimo; 4non concedere sonno ai tuoi occhi né riposo alle tue palpebre, 5lìberatene come la gazzella dal laccio, come un uccello dalle mani del cacciatore. 6Va' dalla formica, o pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio. 7Essa non ha né capo, né sorvegliante, né padrone, 8eppure d'estate si provvede il vitto, al tempo della mietitura accumula il cibo. 9Fino a quando, pigro, te ne starai a dormire? Quando ti scuoterai dal sonno? 10Un po' dormire, un po' sonnecchiare, un po' incrociare le braccia per riposare 11e intanto giunge a te la miseria, come un vagabondo, e l'indigenza, come un mendicante. 12Il perverso, uomo iniquo, va con la bocca distorta, 13ammicca con gli occhi, stropiccia i piedi e fa cenni con le dita. 14Cova propositi malvagi nel cuore, in ogni tempo suscita liti. 15Per questo improvvisa verrà la sua rovina, in un attimo crollerà senza rimedio. 16Sei cose odia il Signore, anzi sette gli sono in abominio: 17occhi alteri, lingua bugiarda, mani che versano sangue innocente, 18cuore che trama iniqui progetti, piedi che corrono rapidi verso il male, 19falso testimone che diffonde menzogne e chi provoca litigi tra fratelli. 20Figlio mio, osserva il comando di tuo padre, non disprezzare l'insegnamento di tua madre. 21Fissali sempre nel tuo cuore, appendili al collo. 22Quando cammini ti guideranno, quando riposi veglieranno su di te, quando ti desti ti parleranno; 23poiché il comando è una lampada e l'insegnamento una luce e un sentiero di vita le correzioni della disciplina, 24per preservarti dalla donna altrui, dalle lusinghe di una straniera. 25Non desiderare in cuor tuo la sua bellezza; non lasciarti adescare dai suoi sguardi, 26perché, se la prostituta cerca un pezzo di pane, la maritata mira a una vita preziosa. 27Si può portare il fuoco sul petto senza bruciarsi le vesti 28o camminare sulla brace senza scottarsi i piedi? 29Così chi si accosta alla donna altrui, chi la tocca, non resterà impunito. 30Non si disapprova un ladro, se ruba per soddisfare l'appetito quando ha fame; 31eppure, se è preso, dovrà restituire sette volte, consegnare tutti i beni della sua casa. 32Ma l'adultero è privo di senno; solo chi vuole rovinare se stesso agisce così. 33Incontrerà percosse e disonore, la sua vergogna non sarà cancellata, 34poiché la gelosia accende lo sdegno del marito, che non avrà pietà nel giorno della vendetta; 35non vorrà accettare alcun compenso, rifiuterà ogni dono, anche se grande. 7 1Figlio mio, custodisci le mie parole e fa' tesoro dei miei precetti. 2Osserva i miei precetti e vivrai, il mio insegnamento sia come la pupilla dei tuoi occhi. 3Lègali alle tue dita, scrivili sulla tavola del tuo cuore. 4Di' alla sapienza: "Tu sei mia sorella", e chiama amica l'intelligenza, 5perché ti preservi dalla donna forestiera, dalla straniera che ha parole di lusinga. 6Mentre dalla finestra della mia casa stavo osservando dietro le grate, 7ecco vidi fra gli inesperti, scorsi fra i giovani un dissennato. 8Passava per la piazza, accanto all'angolo della straniera, e s'incamminava verso la casa di lei, 9all'imbrunire, al declinare del giorno, all'apparir della notte e del buio. 10Ecco farglisi incontro una donna, in vesti di prostituta e la dissimulazione nel cuore. 11Essa è audace e insolente, non sa tenere i piedi in casa sua. 12Ora è per la strada, ora per le piazze, ad ogni angolo sta in agguato. 13Lo afferra, lo bacia e con sfacciataggine gli dice: 14"Dovevo offrire sacrifici di comunione; oggi ho sciolto i miei voti; 15per questo sono uscita incontro a te per cercarti e ti ho trovato. 16Ho messo coperte soffici sul mio letto, tela fine d'Egitto; 17ho profumato il mio giaciglio di mirra, di aloè e di cinnamòmo. 18Vieni, inebriamoci d'amore fino al mattino, godiamoci insieme amorosi piaceri, 19poiché mio marito non è in casa, è partito per un lungo viaggio, 20ha portato con sé il sacchetto del denaro, tornerà a casa il giorno del plenilunio". 21Lo lusinga con tante moine, lo seduce con labbra lascive; 22egli incauto la segue, come un bue va al macello; come un cervo preso al laccio, 23finché una freccia non gli lacera il fegato; come un uccello che si precipita nella rete e non sa che è in pericolo la sua vita. 24Ora, figlio mio, ascoltami, fa' attenzione alle parole della mia bocca. 25Il tuo cuore non si volga verso le sue vie, non aggirarti per i suoi sentieri, 26perché molti ne ha fatti cadere trafitti ed erano vigorose tutte le sue vittime. 27La sua casa è la strada per gli inferi, che scende nelle camere della morte. 8 1La Sapienza forse non chiama e la prudenza non fa udir la voce? 2In cima alle alture, lungo la via, nei crocicchi delle strade essa si è posta, 3presso le porte, all'ingresso della città, sulle soglie degli usci essa esclama: 4"A voi, uomini, io mi rivolgo, ai figli dell'uomo è diretta la mia voce. 5Imparate, inesperti, la prudenza e voi, stolti, fatevi assennati. 6Ascoltate, perché dirò cose elevate, dalle mie labbra usciranno sentenze giuste, 7perché la mia bocca proclama la verità e abominio per le mie labbra è l'empietà. 8Tutte le parole della mia bocca sono giuste; niente vi è in esse di fallace o perverso; 9tutte sono leali per chi le comprende e rette per chi possiede la scienza. 10Accettate la mia istruzione e non l'argento, la scienza anziché l'oro fino, 11perché la scienza vale più delle perle e nessuna cosa preziosa l'uguaglia". 12Io, la Sapienza, possiedo la prudenza e ho la scienza e la riflessione. 13Temere il Signore è odiare il male: io detesto la superbia, l'arroganza, la cattiva condotta e la bocca perversa. 14A me appartiene il consiglio e il buon senso, io sono l'intelligenza, a me appartiene la potenza. 15Per mezzo mio regnano i re e i magistrati emettono giusti decreti; 16per mezzo mio i capi comandano e i grandi governano con giustizia. 17Io amo coloro che mi amano e quelli che mi cercano mi troveranno. 18Presso di me c'è ricchezza e onore, sicuro benessere ed equità. 19Il mio frutto val più dell'oro, dell'oro fino, il mio provento più dell'argento scelto. 20Io cammino sulla via della giustizia e per i sentieri dell'equità, 21per dotare di beni quanti mi amano e riempire i loro forzieri. 22Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d'allora. 23Dall'eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. 24Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua; 25prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata. 26Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle del mondo; 27quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull'abisso; 28quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell'abisso; 29quando stabiliva al mare i suoi limiti, sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia; quando disponeva le fondamenta della terra, 30allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, dilettandomi davanti a lui in ogni istante; 31dilettandomi sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo. 32Ora, figli, ascoltatemi: beati quelli che seguono le mie vie! 33Ascoltate l'esortazione e siate saggi, non trascuratela! 34Beato l'uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire attentamente la soglia. 35Infatti, chi trova me trova la vita, e ottiene favore dal Signore; 36ma chi pecca contro di me, danneggia se stesso; quanti mi odiano amano la morte". 9 1La Sapienza si è costruita la casa, ha intagliato le sue sette colonne. 2Ha ucciso gli animali, ha preparato il vino e ha imbandito la tavola. 3Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: 4"Chi è inesperto accorra qui!". A chi è privo di senno essa dice: 5"Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. 6Abbandonate la stoltezza e vivrete, andate diritti per la via dell'intelligenza". 7Chi corregge il beffardo se ne attira il disprezzo, chi rimprovera l'empio se ne attira l'insulto. 8Non rimproverare il beffardo per non farti odiare; rimprovera il saggio ed egli ti amerà. 9Da' consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà la dottrina. 10Fondamento della sapienza è il timore di Dio, la scienza del Santo è intelligenza. 11Per mezzo mio si moltiplicano i tuoi giorni, ti saranno aggiunti anni di vita. 12Se sei sapiente, lo sei a tuo vantaggio, se sei beffardo, tu solo ne porterai la pena. 13Donna irrequieta è follia, una sciocca che non sa nulla. 14Sta seduta alla porta di casa, su un trono, in un luogo alto della città, 15per invitare i passanti che vanno diritti per la loro strada: 16"Chi è inesperto venga qua!". E a chi è privo di senno essa dice: 17"Le acque furtive sono dolci, il pane preso di nascosto è gustoso". 18Egli non si accorge che là ci sono le ombre e che i suoi invitati se ne vanno nel profondo degli inferi. 10 1Proverbi di Salomone. Il figlio saggio rende lieto il padre; il figlio stolto contrista la madre. 2Non giovano i tesori male acquistati, mentre la giustizia libera dalla morte. 3Il Signore non lascia patir la fame al giusto, ma delude la cupidigia degli empi. 4La mano pigra fa impoverire, la mano operosa arricchisce. 5Chi raccoglie d'estate è previdente; chi dorme al tempo della mietitura si disonora. 6Le benedizioni del Signore sul capo del giusto, la bocca degli empi nasconde il sopruso. 7La memoria del giusto è in benedizione, il nome degli empi svanisce. 8L'assennato accetta i comandi, il linguacciuto va in rovina. 9Chi cammina nell'integrità va sicuro, chi rende tortuose le sue vie sarà scoperto. 10Chi chiude un occhio causa dolore, chi riprende a viso aperto procura pace. 11Fonte di vita è la bocca del giusto, la bocca degli empi nasconde violenza. 12L'odio suscita litigi, l'amore ricopre ogni colpa. 13Sulle labbra dell'assennato si trova la sapienza, per la schiena di chi è privo di senno il bastone. 14I saggi fanno tesoro della scienza, ma la bocca dello stolto è un pericolo imminente. 15I beni del ricco sono la sua roccaforte, la rovina dei poveri è la loro miseria. 16Il salario del giusto serve per la vita, il guadagno dell'empio è per i vizi. 17È sulla via della vita chi osserva la disciplina, chi trascura la correzione si smarrisce. 18Placano l'odio le labbra sincere, chi diffonde la calunnia è uno stolto. 19Nel molto parlare non manca la colpa, chi frena le labbra è prudente. 20Argento pregiato è la lingua del giusto, il cuore degli empi vale ben poco. 21Le labbra del giusto nutriscono molti, gli stolti muoiono in miseria. 22La benedizione del Signore arricchisce, non le aggiunge nulla la fatica. 23È un divertimento per lo stolto compiere il male, come il coltivar la sapienza per l'uomo prudente. 24Al malvagio sopraggiunge il male che teme, il desiderio dei giusti invece è soddisfatto. 25Al passaggio della bufera l'empio cessa di essere, ma il giusto resterà saldo per sempre. 26Come l'aceto ai denti e il fumo agli occhi così è il pigro per chi gli affida una missione. 27Il timore del Signore prolunga i giorni, ma gli anni dei malvagi sono accorciati. 28L'attesa dei giusti finirà in gioia, ma la speranza degli empi svanirà. 29La via del Signore è una fortezza per l'uomo retto, mentre è una rovina per i malfattori. 30Il giusto non vacillerà mai, ma gli empi non dureranno sulla terra. 31La bocca del giusto esprime la sapienza, la lingua perversa sarà tagliata. 32Le labbra del giusto stillano benevolenza, la bocca degli empi perversità. 11 1La bilancia falsa è in abominio al Signore, ma del peso esatto egli si compiace. 2Viene la superbia, verrà anche l'obbrobrio, mentre la saggezza è presso gli umili. 3L'integrità degli uomini retti li guida, la perversità dei perfidi li rovina. 4Non serve la ricchezza nel giorno della collera, ma la giustizia libera dalla morte. 5La giustizia dell'uomo onesto gli spiana la via; per la sua empietà cade l'empio. 6La giustizia degli uomini retti li salva, nella cupidigia restano presi i perfidi. 7Con la morte dell'empio svanisce ogni sua speranza, la fiducia dei malvagi scompare. 8Il giusto sfugge all'angoscia, al suo posto subentra l'empio. 9Con la bocca l'empio rovina il suo prossimo, ma i giusti si salvano con la scienza. 10Della prosperità dei giusti la città si rallegra, per la scomparsa degli empi si fa festa. 11Con la benedizione degli uomini retti si innalza una città, la bocca degli empi la demolisce. 12Chi disprezza il suo prossimo è privo di senno, l'uomo prudente invece tace. 13Chi va in giro sparlando svela il segreto, lo spirito fidato nasconde ogni cosa. 14Senza una direzione un popolo decade, il successo sta nel buon numero di consiglieri. 15Chi garantisce per un estraneo si troverà male, chi avversa le strette di mano a garanzia, vive tranquillo. 16Una donna graziosa ottiene gloria, ma gli uomini laboriosi acquistano ricchezza. 17Benefica se stesso l'uomo misericordioso, il crudele invece tormenta la sua stessa carne. 18L'empio realizza profitti fallaci, ma per chi semina la giustizia il salario è sicuro. 19Chi pratica la giustizia si procura la vita, chi segue il male va verso la morte. 20I cuori depravati sono in abominio al Signore che si compiace di chi ha una condotta integra. 21Certo non resterà impunito il malvagio, ma la discendenza dei giusti si salverà. 22Un anello d'oro al naso d'un porco, tale è la donna bella ma priva di senno. 23La brama dei giusti è solo il bene, la speranza degli empi svanisce. 24C'è chi largheggia e la sua ricchezza aumenta, c'è chi risparmia oltre misura e finisce nella miseria. 25La persona benefica avrà successo e chi disseta sarà dissetato. 26Chi accaparra il grano è maledetto dal popolo, la benedizione è invocata sul capo di chi lo vende. 27Chi è sollecito del bene trova il favore, chi ricerca il male, male avrà. 28Chi confida nella propria ricchezza cadrà; i giusti invece verdeggeranno come foglie. 29Chi crea disordine in casa erediterà vento e lo stolto sarà schiavo dell'uomo saggio. 30Il frutto del giusto è un albero di vita, il saggio conquista gli animi. 31Ecco, il giusto è ripagato sulla terra, tanto più lo saranno l'empio e il peccatore. 12 1Chi ama la disciplina ama la scienza, chi odia la correzione è stolto. 2Il buono si attira il favore del Signore, ma egli condanna l'intrigante. 3Non resta saldo l'uomo con l'empietà, ma la radice dei giusti non sarà smossa. 4La donna perfetta è la corona del marito, ma quella che lo disonora è come carie nelle sue ossa. 5I pensieri dei giusti sono equità, i propositi degli empi sono frode. 6Le parole degli empi sono agguati sanguinari, ma la bocca degli uomini retti vi si sottrarrà. 7Gli empi, una volta abbattuti, più non sono, ma la casa dei giusti sta salda. 8Un uomo è lodato per il senno, chi ha un cuore perverso è disprezzato. 9Un uomo di poco conto che basta a se stesso vale più di un uomo esaltato a cui manca il pane. 10Il giusto ha cura del suo bestiame, ma i sentimenti degli empi sono spietati. 11Chi coltiva la sua terra si sazia di pane, chi insegue chimere è privo di senno. 12Le brame dell'empio sono una rete di mali, la radice dei giusti produce frutti. 13Nel peccato delle sue labbra si impiglia il malvagio, ma il giusto sfuggirà a tale angoscia. 14Ognuno si sazia del frutto della sua bocca, ma ciascuno sarà ripagato secondo le sue opere. 15Lo stolto giudica diritta la sua condotta, il saggio, invece, ascolta il consiglio. 16Lo stolto manifesta subito la sua collera, l'accorto dissimula l'offesa. 17Chi aspira alla verità proclama la giustizia, il falso testimone proclama l'inganno. 18V'è chi parla senza riflettere: trafigge come una spada; ma la lingua dei saggi risana. 19La bocca verace resta ferma per sempre, la lingua bugiarda per un istante solo. 20Amarezza è nel cuore di chi trama il male, gioia hanno i consiglieri di pace. 21Al giusto non può capitare alcun danno, gli empi saranno pieni di mali. 22Le labbra menzognere sono un abominio per il Signore che si compiace di quanti agiscono con sincerità. 23L'uomo accorto cela il sapere, il cuore degli stolti proclama la stoltezza. 24La mano operosa ottiene il comando, quella pigra sarà per il lavoro forzato. 25L'affanno deprime il cuore dell'uomo, una parola buona lo allieta. 26Il giusto è guida per il suo prossimo, ma la via degli empi fa smarrire. 27Il pigro non troverà selvaggina; la diligenza è per l'uomo un bene prezioso. 28Nella strada della giustizia è la vita, il sentiero dei perversi conduce alla morte. 13 1Il figlio saggio ama la disciplina, lo spavaldo non ascolta il rimprovero. 2Del frutto della sua bocca l'uomo mangia ciò che è buono; l'appetito dei perfidi si soddisfa con i soprusi. 3Chi sorveglia la sua bocca conserva la vita, chi apre troppo le labbra incontra la rovina. 4Il pigro brama, ma non c'è nulla per il suo appetito; l'appetito dei diligenti sarà soddisfatto. 5Il giusto odia la parola falsa, l'empio calunnia e disonora. 6La giustizia custodisce chi ha una condotta integra, il peccato manda in rovina l'empio. 7C'è chi fa il ricco e non ha nulla; c'è chi fa il povero e ha molti beni. 8Riscatto della vita d'un uomo è la sua ricchezza, ma il povero non si accorge della minaccia. 9La luce dei giusti allieta, la lucerna degli empi si spegne. 10L'insolenza provoca soltanto contese, la sapienza si trova presso coloro che prendono consiglio. 11Le ricchezze accumulate in fretta diminuiscono, chi le raduna a poco a poco le accresce. 12Un'attesa troppo prolungata fa male al cuore, un desiderio soddisfatto è albero di vita. 13Chi disprezza la parola si rovinerà, chi rispetta un comando ne avrà premio. 14L'insegnamento del saggio è fonte di vita per evitare i lacci della morte. 15Un aspetto buono procura favore, ma il contegno dei perfidi è rude. 16L'accorto agisce sempre con riflessione, lo stolto mette in mostra la stoltezza. 17Un cattivo messaggero causa sciagure, un inviato fedele apporta salute. 18Povertà e ignominia a chi rifiuta l'istruzione, chi tien conto del rimprovero sarà onorato. 19Desiderio soddisfatto è una dolcezza al cuore, ma è abominio per gli stolti staccarsi dal male. 20Va' con i saggi e saggio diventerai, chi pratica gli stolti ne subirà danno. 21La sventura perseguita i peccatori, il benessere ripagherà i giusti. 22L'uomo dabbene lascia eredi i nipoti, la proprietà del peccatore è riservata al giusto. 23Il potente distrugge il podere dei poveri e c'è chi è eliminato senza processo. 24Chi risparmia il bastone odia suo figlio, chi lo ama è pronto a correggerlo. 25Il giusto mangia a sazietà, ma il ventre degli empi soffre la fame. 14 1La sapienza di una massaia costruisce la casa, la stoltezza la demolisce con le mani. 2Chi procede con rettitudine teme il Signore, chi si scosta dalle sue vie lo disprezza. 3Nella bocca dello stolto c'è il germoglio della superbia, ma le labbra dei saggi sono la loro salvaguardia. 4Senza buoi, niente grano, l'abbondanza del raccolto sta nel vigore del toro. 5Il testimone vero non mentisce, quello falso spira menzogne. 6Il beffardo ricerca la sapienza ma invano, la scienza è cosa facile per il prudente. 7Allontànati dall'uomo stolto, e non ignorerai le labbra sapienti. 8La sapienza dell'accorto sta nel capire la sua via, ma la stoltezza degli sciocchi è inganno. 9Fra gli stolti risiede la colpa, fra gli uomini retti la benevolenza. 10Il cuore conosce la propria amarezza e alla sua gioia non partecipa l'estraneo. 11La casa degli empi rovinerà, ma la tenda degli uomini retti avrà successo. 12C'è una via che sembra diritta a qualcuno, ma sbocca in sentieri di morte. 13Anche fra il riso il cuore prova dolore e la gioia può finire in pena. 14Chi è instabile si sazierà dei frutti della sua condotta, l'uomo dabbene si sazierà delle sue opere. 15L'ingenuo crede quanto gli dici, l'accorto controlla i propri passi. 16Il saggio teme e sta lontano dal male, lo stolto è insolente e presuntuoso. 17L'iracondo commette sciocchezze, il riflessivo sopporta. 18Gli inesperti erediteranno la stoltezza, i prudenti si coroneranno di scienza. 19I malvagi si inchinano davanti ai buoni, gli empi davanti alle porte del giusto. 20Il povero è odioso anche al suo amico, numerosi sono gli amici del ricco. 21Chi disprezza il prossimo pecca, beato chi ha pietà degli umili. 22Non errano forse quelli che compiono il male? Benevolenza e favore per quanti compiono il bene. 23In ogni fatica c'è un vantaggio, ma la loquacità produce solo miseria. 24Corona dei saggi è la loro accortezza, corona degli stolti la loro stoltezza. 25Salvatore di vite è un testimone vero; chi spaccia menzogne è un impostore. 26Nel timore del Signore è la fiducia del forte; per i suoi figli egli sarà un rifugio. 27Il timore del Signore è fonte di vita, per evitare i lacci della morte. 28Un popolo numeroso è la gloria del re; la scarsità di gente è la rovina del principe. 29Il paziente ha grande prudenza, l'iracondo mostra stoltezza. 30Un cuore tranquillo è la vita di tutto il corpo, l'invidia è la carie delle ossa. 31Chi opprime il povero offende il suo creatore, chi ha pietà del misero lo onora. 32Dalla propria malvagità è travolto l'empio, il giusto ha un rifugio nella propria integrità. 33In un cuore assennato risiede la sapienza, ma in seno agli stolti può scoprirsi? 34La giustizia fa onore a una nazione, ma il peccato segna il declino dei popoli. 35Il favore del re è per il ministro intelligente, il suo sdegno è per chi lo disonora. 15 1Una risposta gentile calma la collera, una parola pungente eccita l'ira. 2La lingua dei saggi fa gustare la scienza, la bocca degli stolti esprime sciocchezze. 3In ogni luogo sono gli occhi del Signore, scrutano i malvagi e i buoni. 4Una lingua dolce è un albero di vita, quella malevola è una ferita al cuore. 5Lo stolto disprezza la correzione paterna; chi tiene conto dell'ammonizione diventa prudente. 6Nella casa del giusto c'è abbondanza di beni, sulla rendita dell'empio incombe il dissesto. 7Le labbra dei saggi diffondono la scienza, non così il cuore degli stolti. 8Il sacrificio degli empi è in abominio al Signore, la supplica degli uomini retti gli è gradita. 9La condotta perversa è in abominio al Signore; egli ama chi pratica la giustizia. 10Punizione severa per chi abbandona il retto sentiero, chi odia la correzione morirà. 11Gl'inferi e l'abisso sono davanti al Signore, tanto più i cuori dei figli dell'uomo. 12Lo spavaldo non vuol essere corretto, egli non si accompagna con i saggi. 13Un cuore lieto rende ilare il volto, ma, quando il cuore è triste, lo spirito è depresso. 14Una mente retta ricerca il sapere, la bocca degli stolti si pasce di stoltezza. 15Tutti i giorni son brutti per l'afflitto, per un cuore felice è sempre festa. 16Poco con il timore di Dio è meglio di un gran tesoro con l'inquietudine. 17Un piatto di verdura con l'amore è meglio di un bue grasso con l'odio. 18L'uomo collerico suscita litigi, il lento all'ira seda le contese. 19La via del pigro è come una siepe di spine, la strada degli uomini retti è una strada appianata. 20Il figlio saggio allieta il padre, l'uomo stolto disprezza la madre. 21La stoltezza è una gioia per chi è privo di senno; l'uomo prudente cammina diritto. 22Falliscono le decisioni prese senza consultazione, riescono quelle prese da molti consiglieri. 23È una gioia per l'uomo saper dare una risposta; quanto è gradita una parola detta a suo tempo! 24Per l'uomo assennato la strada della vita è verso l'alto, per salvarlo dagli inferni che sono in basso. 25Il Signore abbatte la casa dei superbi e rende saldi i confini della vedova. 26Sono in abominio al Signore i pensieri malvagi, ma gli sono gradite le parole benevole. 27Sconvolge la sua casa chi è avido di guadagni disonesti; ma chi detesta i regali vivrà. 28La mente del giusto medita prima di rispondere, la bocca degli empi esprime malvagità. 29Il Signore è lontano dagli empi, ma egli ascolta la preghiera dei giusti. 30Uno sguardo luminoso allieta il cuore; una notizia lieta rianima le ossa. 31L'orecchio che ascolta un rimprovero salutare avrà la dimora in mezzo ai saggi. 32Chi rifiuta la correzione disprezza se stesso, chi ascolta il rimprovero acquista senno. 33Il timore di Dio è una scuola di sapienza, prima della gloria c'è l'umiltà. 16 1All'uomo appartengono i progetti della mente, ma dal Signore viene la risposta. 2Tutte le vie dell'uomo sembrano pure ai suoi occhi, ma chi scruta gli spiriti è il Signore. 3Affida al Signore la tua attività e i tuoi progetti riusciranno. 4Il Signore ha fatto tutto per un fine, anche l'empio per il giorno della sventura. 5È un abominio per il Signore ogni cuore superbo, certamente non resterà impunito. 6Con la bontà e la fedeltà si espia la colpa, con il timore del Signore si evita il male. 7Quando il Signore si compiace della condotta di un uomo, riconcilia con lui anche i suoi nemici. 8Poco con onestà è meglio di molte rendite senza giustizia. 9La mente dell'uomo pensa molto alla sua via, ma il Signore dirige i suoi passi. 10Un oracolo è sulle labbra del re, in giudizio la sua bocca non sbaglia. 11La stadera e le bilance giuste appartengono al Signore, sono opera sua tutti i pesi del sacchetto. 12È in abominio ai re commettere un'azione iniqua, poiché il trono si consolida con la giustizia. 13Delle labbra giuste si compiace il re e ama chi parla con rettitudine. 14L'ira del re è messaggera di morte, ma l'uomo saggio la placherà. 15Nello splendore del volto del re è la vita, il suo favore è come nube di primavera. 16È molto meglio possedere la sapienza che l'oro, il possesso dell'intelligenza è preferibile all'argento. 17La strada degli uomini retti è evitare il male, conserva la vita chi controlla la sua via. 18Prima della rovina viene l'orgoglio e prima della caduta lo spirito altero. 19È meglio abbassarsi con gli umili che spartire la preda con i superbi. 20Chi è prudente nella parola troverà il bene e chi confida nel Signore è beato. 21Sarà chiamato intelligente chi è saggio di mente; il linguaggio dolce aumenta la dottrina. 22Fonte di vita è la prudenza per chi la possiede, castigo degli stolti è la stoltezza. 23Una mente saggia rende prudente la bocca e sulle sue labbra aumenta la dottrina. 24Favo di miele sono le parole gentili, dolcezza per l'anima e refrigerio per il corpo. 25C'è una via che pare diritta a qualcuno, ma sbocca in sentieri di morte. 26L'appetito del lavoratore lavora per lui, perché la sua bocca lo stimola. 27L'uomo perverso produce la sciagura, sulle sue labbra c'è come un fuoco ardente. 28L'uomo ambiguo provoca litigi, chi calunnia divide gli amici. 29L'uomo violento seduce il prossimo e lo spinge per una via non buona. 30Chi socchiude gli occhi medita inganni, chi stringe le labbra ha già commesso il male. 31Corona magnifica è la canizie, ed essa si trova sulla via della giustizia. 32Il paziente val più di un eroe, chi domina se stesso val più di chi conquista una città. 33Nel grembo si getta la sorte, ma la decisione dipende tutta dal Signore. 17 1Un tozzo di pane secco con tranquillità è meglio di una casa piena di banchetti festosi e di discordia. 2Lo schiavo intelligente prevarrà su un figlio disonorato e avrà parte con i fratelli all'eredità. 3Il crogiuolo è per l'argento e il forno per l'oro, ma chi prova i cuori è il Signore. 4Il maligno presta attenzione a un labbro maledico, il bugiardo ascolta una lingua nociva. 5Chi deride il povero offende il suo creatore, chi gioisce della sciagura altrui non resterà impunito. 6Corona dei vecchi sono i figli dei figli, onore dei figli i loro padri. 7Non conviene all'insensato un linguaggio elevato, ancor meno al principe un linguaggio falso. 8Il dono è come un talismano per il proprietario: dovunque si volga ha successo. 9Chi copre la colpa si concilia l'amicizia, ma chi la divulga divide gli amici. 10Fa più una minaccia all'assennato che cento percosse allo stolto. 11Il malvagio non cerca altro che la ribellione, ma gli sarà mandato contro un messaggero senza pietà. 12Meglio incontrare un'orsa privata dei figli che uno stolto in preda alla follia. 13Chi rende male per bene vedrà sempre la sventura in casa. 14Iniziare un litigio è come aprire una diga, prima che la lite si esasperi, troncala. 15Assolvere il reo e condannare il giusto sono due cose in abominio al Signore. 16A che serve il denaro in mano allo stolto? Forse a comprar la sapienza, se egli non ha senno? 17Un amico vuol bene sempre, è nato per essere un fratello nella sventura. 18È privo di senno l'uomo che offre garanzie e si dà come garante per il suo prossimo. 19Chi ama la rissa ama il delitto, chi alza troppo l'uscio cerca la rovina. 20Un cuore perverso non troverà mai felicità, una lingua tortuosa andrà in malora. 21Chi genera uno stolto ne avrà afflizione; non può certo gioire il padre di uno sciocco. 22Un cuore lieto fa bene al corpo, uno spirito abbattuto inaridisce le ossa. 23L'iniquo accetta regali di sotto il mantello per deviare il corso della giustizia. 24L'uomo prudente ha la sapienza davanti a sé, ma gli occhi dello stolto vagano in capo al mondo. 25Un figlio stolto è un tormento per il padre e un'amarezza per colei che lo ha partorito. 26Non sta bene multare chi ha ragione e peggio ancora colpire gli innocenti. 27Chi è parco di parole possiede la scienza; uno spirito calmo è un uomo intelligente. 28Anche lo stolto, se tace, passa per saggio e, se tien chiuse le labbra, per intelligente. 18 1Chi si tiene appartato cerca pretesti e con ogni mezzo attacca brighe. 2Lo stolto non ama la prudenza, ma vuol solo far mostra dei suoi sentimenti. 3Con l'empietà viene il disprezzo, con il disonore anche l'ignominia. 4Le parole della bocca dell'uomo sono acqua profonda, la fonte della sapienza è un torrente che straripa. 5Non è bene usar riguardi all'empio per far torto al giusto in un giudizio. 6Le labbra dello stolto provocano liti e la sua bocca gli provoca percosse. 7La bocca dello stolto è la sua rovina e le sue labbra sono un laccio per la sua vita. 8Le parole del calunniatore sono come ghiotti bocconi che scendono in fondo alle viscere. 9Chi è indolente nel lavoro è fratello del dissipatore. 10Torre fortissima è il nome del Signore: il giusto vi si rifugia ed è al sicuro. 11I beni del ricco sono la sua roccaforte, come un'alta muraglia, a suo parere. 12Prima della caduta il cuore dell'uomo si esalta, ma l'umiltà viene prima della gloria. 13Chi risponde prima di avere ascoltato mostra stoltezza a propria confusione. 14Lo spirito dell'uomo lo sostiene nella malattia, ma uno spirito afflitto chi lo solleverà? 15La mente intelligente acquista la scienza, l'orecchio dei saggi ricerca il sapere. 16Il dono fa largo all'uomo e lo introduce alla presenza dei grandi. 17Il primo a parlare in una lite sembra aver ragione, ma viene il suo avversario e lo confuta. 18La sorte fa cessar le discussioni e decide fra i potenti. 19Un fratello offeso è più irriducibile d'una roccaforte, le liti sono come le sbarre di un castello. 20Con la bocca l'uomo sazia il suo stomaco, egli si sazia con il prodotto delle labbra. 21Morte e vita sono in potere della lingua e chi l'accarezza ne mangerà i frutti. 22Chi ha trovato una moglie ha trovato una fortuna, ha ottenuto il favore del Signore. 23Il povero parla con suppliche, il ricco risponde con durezza. 24Ci sono compagni che conducono alla rovina, ma anche amici più affezionati di un fratello. 19 1Meglio un povero di condotta integra che un ricco di costumi perversi. 2Lo zelo senza riflessione non è cosa buona, e chi va a passi frettolosi inciampa. 3La stoltezza intralcia il cammino dell'uomo e poi egli si adira contro il Signore. 4Le ricchezze moltiplicano gli amici, ma il povero è abbandonato anche dall'amico che ha. 5Il falso testimone non resterà impunito, chi diffonde menzogne non avrà scampo. 6Molti sono gli adulatori dell'uomo generoso e tutti sono amici di chi fa doni. 7Il povero è disprezzato dai suoi stessi fratelli, tanto più si allontanano da lui i suoi amici. Egli va in cerca di parole, ma non ci sono. 8Chi acquista senno ama se stesso e chi agisce con prudenza trova fortuna. 9Il falso testimone non resterà impunito, chi diffonde menzogne perirà. 10Allo stolto non conviene una vita agiata, ancor meno a un servo comandare ai prìncipi. 11È avvedutezza per l'uomo rimandare lo sdegno ed è sua gloria passar sopra alle offese. 12Lo sdegno del re è simile al ruggito del leone e il suo favore è come la rugiada sull'erba. 13Un figlio stolto è una calamità per il padre e i litigi della moglie sono come stillicidio incessante. 14La casa e il patrimonio si ereditano dai padri, ma una moglie assennata è dono del Signore. 15La pigrizia fa cadere in torpore, l'indolente patirà la fame. 16Chi custodisce il comando custodisce se stesso, chi trascura la propria condotta morirà. 17Chi fa la carità al povero fa un prestito al Signore che gli ripagherà la buona azione. 18Correggi tuo figlio finché c'è speranza, ma non ti trasporti l'ira fino a ucciderlo. 19Il violento deve essere punito, se lo risparmi, lo diventerà ancora di più. 20Ascolta il consiglio e accetta la correzione, per essere saggio in avvenire. 21Molte sono le idee nella mente dell'uomo, ma solo il disegno del Signore resta saldo. 22Il pregio dell'uomo è la sua bontà, meglio un povero che un bugiardo. 23Il timore di Dio conduce alla vita e chi ne è pieno riposerà non visitato dalla sventura. 24Il pigro tuffa la mano nel piatto, ma stenta persino a riportarla alla bocca. 25Percuoti il beffardo e l'ingenuo diventerà accorto, rimprovera l'intelligente e imparerà la lezione. 26Chi rovina il padre e fa fuggire la madre è un figlio disonorato e infame. 27Figlio mio, cessa pure di ascoltare l'istruzione, se vuoi allontanarti dalle parole della sapienza. 28Il testimone iniquo si beffa della giustizia e la bocca degli empi ingoia l'iniquità. 29Per i beffardi sono pronte le verghe e il bastone per le spalle degli stolti. 20 1Il vino è rissoso, il liquore è tumultuoso; chiunque se ne inebria non è saggio. 2La collera del re è simile al ruggito del leone; chiunque lo eccita rischia la vita. 3È una gloria per l'uomo astenersi dalle contese, attaccar briga è proprio degli stolti. 4Il pigro non ara d'autunno, e alla mietitura cerca, ma non trova nulla. 5Come acque profonde sono i consigli nel cuore umano, l'uomo accorto le sa attingere. 6Molti si proclamano gente per bene, ma una persona fidata chi la trova? 7Il giusto si regola secondo la sua integrità; beati i figli che lascia dietro di sé! 8Il re che siede in tribunale dissipa ogni male con il suo sguardo. 9Chi può dire: "Ho purificato il cuore, sono mondo dal mio peccato?". 10Doppio peso e doppia misura sono due cose in abominio al Signore. 11Già con i suoi giochi il fanciullo dimostra se le sue azioni saranno pure e rette. 12L'orecchio che ascolta e l'occhio che vede: l'uno e l'altro ha fatto il Signore. 13Non amare il sonno per non diventare povero, tieni gli occhi aperti e avrai pane a sazietà. 14"Robaccia, robaccia" dice chi compra: ma mentre se ne va, allora se ne vanta. 15C'è oro e ci sono molte perle, ma la cosa più preziosa sono le labbra istruite. 16Prendigli il vestito perché si è fatto garante per un altro e tienilo in pegno per gli estranei. 17È piacevole all'uomo il pane procurato con frode, ma poi la sua bocca sarà piena di granelli di sabbia. 18Pondera bene i tuoi disegni, consigliandoti, e fa' la guerra con molta riflessione. 19Chi va in giro sparlando rivela un segreto, non associarti a chi ha sempre aperte le labbra. 20Chi maledice il padre e la madre vedrà spegnersi la sua lucerna nel cuore delle tenebre. 21I guadagni accumulati in fretta da principio non saranno benedetti alla fine. 22Non dire: "Voglio ricambiare il male", confida nel Signore ed egli ti libererà. 23Il doppio peso è in abominio al Signore e le bilance false non sono un bene. 24Dal Signore sono diretti i passi dell'uomo e come può l'uomo comprender la propria via? 25È un laccio per l'uomo esclamare subito: "Sacro!" e riflettere solo dopo aver fatto il voto. 26Un re saggio passa al vaglio i malvagi e ritorna su di loro con la ruota. 27Lo spirito dell'uomo è una fiaccola del Signore che scruta tutti i segreti recessi del cuore. 28Bontà e fedeltà vegliano sul re, sulla bontà è basato il suo trono. 29Vanto dei giovani è la loro forza, ornamento dei vecchi è la canizie. 30Le ferite sanguinanti spurgano il male, le percosse purificano i recessi del cuore. 21 1Il cuore del re è un canale d'acqua in mano al Signore: lo dirige dovunque egli vuole. 2Agli occhi dell'uomo tutte le sue vie sono rette, ma chi pesa i cuori è il Signore. 3Praticare la giustizia e l'equità per il Signore vale più di un sacrificio. 4Occhi alteri e cuore superbo, lucerna degli empi, è il peccato. 5I piani dell'uomo diligente si risolvono in profitto, ma chi è precipitoso va verso l'indigenza. 6Accumular tesori a forza di menzogne è vanità effimera di chi cerca la morte. 7La violenza degli empi li travolge, perché rifiutano di praticare la giustizia. 8La via dell'uomo criminale è tortuosa, ma l'innocente è retto nel suo agire. 9È meglio abitare su un angolo del tetto che avere una moglie litigiosa e casa in comune. 10L'anima del malvagio desidera far il male e ai suoi occhi il prossimo non trova pietà. 11Quando il beffardo vien punito, l'inesperto diventa saggio e quando il saggio viene istruito, accresce il sapere. 12Il Giusto osserva la casa dell'empio e precipita gli empi nella sventura. 13Chi chiude l'orecchio al grido del povero invocherà a sua volta e non otterrà risposta. 14Un regalo fatto in segreto calma la collera, un dono di sotto mano placa il furore violento. 15È una gioia per il giusto che sia fatta giustizia, mentre è un terrore per i malfattori. 16L'uomo che si scosta dalla via della saggezza, riposerà nell'assemblea delle ombre dei morti. 17Diventerà indigente chi ama i piaceri e chi ama vino e profumi non arricchirà. 18Il malvagio serve da riscatto per il giusto e il perfido per gli uomini retti. 19Meglio abitare in un deserto che con una moglie litigiosa e irritabile. 20Tesori preziosi e profumi sono nella dimora del saggio, ma lo stolto dilapida tutto. 21Chi segue la giustizia e la misericordia troverà vita e gloria. 22Il saggio assale una città di guerrieri e abbatte la fortezza in cui essa confidava. 23Chi custodisce la bocca e la lingua preserva se stesso dai dispiaceri. 24Il superbo arrogante si chiama beffardo, egli agisce nell'eccesso dell'insolenza. 25I desideri del pigro lo portano alla morte, perché le sue mani rifiutano di lavorare. 26Tutta la vita l'empio indulge alla cupidigia, mentre il giusto dona senza risparmiare. 27Il sacrificio degli empi è un abominio, tanto più se offerto con cattiva intenzione. 28Il falso testimone perirà, ma l'uomo che ascolta potrà parlare sempre. 29L'empio assume un'aria sfrontata, l'uomo retto controlla la propria condotta. 30Non c'è sapienza, non c'è prudenza, non c'è consiglio di fronte al Signore. 31Il cavallo è pronto per il giorno della battaglia, ma al Signore appartiene la vittoria. 22 1Un buon nome val più di grandi ricchezze e la benevolenza altrui più dell'argento e dell'oro. 2Il ricco e il povero si incontrano, il Signore ha creato l'uno e l'altro. 3L'accorto vede il pericolo e si nasconde, gli inesperti vanno avanti e la pagano. 4Frutti dell'umiltà sono il timore di Dio, la ricchezza, l'onore e la vita. 5Spine e tranelli sono sulla via del perverso; chi ha cura di se stesso sta lontano. 6Abitua il giovane secondo la via da seguire; neppure da vecchio se ne allontanerà. 7Il ricco domina sul povero e chi riceve prestiti è schiavo del suo creditore. 8Chi semina l'ingiustizia raccoglie la miseria e il bastone a servizio della sua collera svanirà. 9Chi ha l'occhio generoso sarà benedetto, perché egli dona del suo pane al povero. 10Scaccia il beffardo e la discordia se ne andrà e cesseranno i litigi e gli insulti. 11Il Signore ama chi è puro di cuore e chi ha la grazia sulle labbra è amico del re. 12Gli occhi del Signore proteggono la scienza ed egli confonde le parole del perfido. 13Il pigro dice: "C'è un leone là fuori: sarei ucciso in mezzo alla strada". 14La bocca delle straniere è una fossa profonda, chi è in ira al Signore vi cade. 15La stoltezza è legata al cuore del fanciullo, ma il bastone della correzione l'allontanerà da lui. 16Opprimere il povero non fa che arricchirlo, dare a un ricco non fa che impoverirlo. 17Porgi l'orecchio e ascolta le parole dei sapienti e applica la tua mente alla mia istruzione, 18perché ti sarà piacevole custodirle nel tuo intimo e averle tutte insieme pronte sulle labbra. 19Perché la tua fiducia sia riposta nel Signore, voglio indicarti oggi la tua strada. 20Non ti ho scritto forse trenta tra consigli e istruzioni, 21perché tu sappia esprimere una parola giusta e rispondere con parole sicure a chi ti interroga? 22Non depredare il povero, perché egli è povero, e non affliggere il misero in tribunale, 23perché il Signore difenderà la loro causa e spoglierà della vita coloro che li hanno spogliati. 24Non ti associare a un collerico e non praticare un uomo iracondo, 25per non imparare i suoi costumi e procurarti una trappola per la tua vita. 26Non essere di quelli che si fanno garanti o che s'impegnano per debiti altrui, 27perché, se poi non avrai da pagare, ti si toglierà il letto di sotto a te. 28Non spostare il confine antico, posto dai tuoi padri. 29Hai visto un uomo sollecito nel lavoro? Egli si sistemerà al servizio del re, non resterà al servizio di persone oscure. 23 1Quando siedi a mangiare con un potente, considera bene che cosa hai davanti; 2mettiti un coltello alla gola, se hai molto appetito. 3Non desiderare le sue ghiottonerie, sono un cibo fallace. 4Non affannarti per arricchire, rinunzia a un simile pensiero; 5appena vi fai volare gli occhi sopra, essa già non è più: perché mette ali come aquila e vola verso il cielo. 6Non mangiare il pane di chi ha l'occhio cattivo e non desiderare le sue ghiottonerie, 7perché come chi calcola fra di sé, così è costui; ti dirà: "Mangia e bevi", ma il suo cuore non è con te. 8Il boccone che hai mangiato rigetterai e avrai sprecato le tue parole gentili. 9Non parlare agli orecchi di uno stolto, perché egli disprezzerà le tue sagge parole. 10Non spostare il confine antico, e non invadere il campo degli orfani, 11perché il loro vendicatore è forte, egli difenderà la loro causa contro di te. 12Piega il cuore alla correzione e l'orecchio ai discorsi sapienti. 13Non risparmiare al giovane la correzione, anche se tu lo batti con la verga, non morirà; 14anzi, se lo batti con la verga, lo salverai dagli inferi. 15Figlio mio, se il tuo cuore sarà saggio, anche il mio cuore gioirà. 16Esulteranno le mie viscere, quando le tue labbra diranno parole rette. 17Il tuo cuore non invidi i peccatori, ma resti sempre nel timore del Signore, 18perché così avrai un avvenire e la tua speranza non sarà delusa. 19Ascolta, figlio mio, e sii saggio e indirizza il cuore per la via retta. 20Non essere fra quelli che s'inebriano di vino, né fra coloro che son ghiotti di carne, 21perché l'ubriacone e il ghiottone impoveriranno e il dormiglione si vestirà di stracci. 22Ascolta tuo padre che ti ha generato, non disprezzare tua madre quando è vecchia. 23Acquista il vero bene e non cederlo, la sapienza, l'istruzione e l'intelligenza. 24Il padre del giusto gioirà pienamente e chi ha generato un saggio se ne compiacerà. 25Gioisca tuo padre e tua madre e si rallegri colei che ti ha generato. 26Fa' bene attenzione a me, figlio mio, e tieni fisso lo sguardo ai miei consigli: 27una fossa profonda è la prostituta, e un pozzo stretto la straniera. 28Essa si apposta come un ladro e aumenta fra gli uomini il numero dei perfidi. 29Per chi i guai? Per chi i lamenti? Per chi i litigi? Per chi i gemiti? A chi le percosse per futili motivi? A chi gli occhi rossi? 30Per quelli che si perdono dietro al vino e vanno a gustare vino puro. 31Non guardare il vino quando rosseggia, quando scintilla nella coppa e scende giù piano piano; 32finirà con il morderti come un serpente e pungerti come una vipera. 33Allora i tuoi occhi vedranno cose strane e la tua mente dirà cose sconnesse. 34Ti parrà di giacere in alto mare o di dormire in cima all'albero maestro. 35"Mi hanno picchiato, ma non sento male. Mi hanno bastonato, ma non me ne sono accorto. Quando mi sveglierò? Ne chiederò dell'altro". 24 1Non invidiare gli uomini malvagi, non desiderare di stare con loro; 2poiché il loro cuore trama rovine e le loro labbra non esprimono che malanni. 3Con la sapienza si costruisce la casa e con la prudenza la si rende salda; 4con la scienza si riempiono le sue stanze di tutti i beni preziosi e deliziosi. 5Un uomo saggio vale più di uno forte, un uomo sapiente più di uno pieno di vigore, 6perché con le decisioni prudenti si fa la guerra e la vittoria sta nel numero dei consiglieri. 7È troppo alta la sapienza per lo stolto, alla porta della città egli non potrà aprir bocca. 8Chi trama per fare il male si chiama mestatore. 9Il proposito dello stolto è il peccato e lo spavaldo è l'abominio degli uomini. 10Se ti avvilisci nel giorno della sventura, ben poca è la tua forza. 11Libera quelli che sono condotti alla morte e salva quelli che sono trascinati al supplizio. 12Se dici: "Ecco, io non ne so nulla", forse colui che pesa i cuori non lo comprende? Colui che veglia sulla tua vita lo sa; egli renderà a ciascuno secondo le sue opere. 13Mangia, figlio mio, il miele, perché è buono e dolce sarà il favo al tuo palato. 14Sappi che tale è la sapienza per te: se l'acquisti, avrai un avvenire e la tua speranza non sarà stroncata. 15Non insidiare, o malvagio, la dimora del giusto, non distruggere la sua abitazione, 16perché se il giusto cade sette volte, egli si rialza, ma gli empi soccombono nella sventura. 17Non ti rallegrare per la caduta del tuo nemico e non gioisca il tuo cuore, quando egli soccombe, 18perché il Signore non veda e se ne dispiaccia e allontani da lui la collera. 19Non irritarti per i malvagi e non invidiare gli empi, 20perché non ci sarà avvenire per il malvagio e la lucerna degli empi si estinguerà. 21Temi il Signore, figlio mio, e il re; non ribellarti né all'uno né all'altro, 22perché improvvisa sorgerà la loro vendetta e chi sa quale scempio faranno l'uno e l'altro? 23Anche queste sono parole dei saggi. Aver preferenze personali in giudizio non è bene. 24Se uno dice all'empio: "Tu sei innocente", i popoli lo malediranno, le genti lo esecreranno, 25mentre tutto andrà bene a coloro che rendono giustizia, su di loro si riverserà la benedizione. 26Dà un bacio sulle labbra colui che risponde con parole rette. 27Sistema i tuoi affari di fuori e fatti i lavori dei campi e poi costruisciti la casa. 28Non testimoniare alla leggera contro il tuo prossimo e non ingannare con le labbra. 29Non dire: "Come ha fatto a me così io farò a lui, renderò a ciascuno come si merita". 30Sono passato vicino al campo di un pigro, alla vigna di un uomo insensato: 31ecco, ovunque erano cresciute le erbacce, il terreno era coperto di cardi e il recinto di pietre era in rovina. 32Osservando, riflettevo e, vedendo, ho tratto questa lezione: 33un po' dormire, un po' sonnecchiare, un po' incrociare le braccia per riposare 34e intanto viene passeggiando la miseria e l'indigenza come un accattone. 25 1Anche questi sono proverbi di Salomone, trascritti dagli uomini di Ezechia, re di Giuda. 2È gloria di Dio nascondere le cose, è gloria dei re investigarle. 3I cieli per la loro altezza, la terra per la sua profondità e il cuore dei re sono inesplorabili. 4Togli le scorie dall'argento e l'orafo ne farà un bel vaso; 5togli il malvagio dalla presenza del re e il suo trono si stabilirà sulla giustizia. 6Non darti arie davanti al re e non metterti al posto dei grandi, 7perché è meglio sentirsi dire: "Sali quassù" piuttosto che essere umiliato davanti a uno superiore. Quanto i tuoi occhi hanno visto 8non metterlo subito fuori in un processo; altrimenti che farai alla fine, quando il tuo prossimo ti svergognerà? 9Discuti la tua causa con il tuo vicino, ma non rivelare il segreto altrui; 10altrimenti chi ti ascolta ti biasimerebbe e il tuo discredito sarebbe irreparabile. 11Come frutti d'oro su vassoio d'argento così è una parola detta a suo tempo. 12Come anello d'oro e collana d'oro fino è un saggio che ammonisce un orecchio attento. 13Come fresco di neve al tempo della mietitura, è un messaggero verace per chi lo manda; egli rinfranca l'animo del suo signore. 14Nuvole e vento, ma senza pioggia, tale è l'uomo che si vanta di regali che non fa. 15Con la pazienza il giudice si lascia persuadere, una lingua dolce spezza le ossa. 16Se hai trovato il miele, mangiane quanto ti basta, per non esserne nauseato e poi vomitarlo. 17Metti di rado il piede in casa del tuo vicino, perché non si stanchi di te e ti prenda in odio. 18Mazza, spada e freccia acuta è colui che depone il falso contro il suo prossimo. 19Qual dente cariato e piede slogato tale è la fiducia dell'uomo sleale nel giorno della sventura, 20è togliersi le vesti in un giorno rigido. Aceto su una piaga viva, tali sono i canti per un cuore afflitto. 21Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, se ha sete, dagli acqua da bere; 22perché così ammasserai carboni ardenti sul suo capo e il Signore ti ricompenserà. 23La tramontana porta la pioggia, un parlare in segreto provoca lo sdegno sul volto. 24Abitare su un angolo del tetto è meglio di una moglie litigiosa e una casa in comune. 25Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano. 26Fontana torbida e sorgente inquinata, tale è il giusto che vacilla di fronte all'empio. 27Mangiare troppo miele non è bene, né lasciarsi prendere da parole adulatrici. 28Una città smantellata o senza mura tale è l'uomo che non sa dominare la collera. 26 1Come la neve d'estate e la pioggia alla mietitura, così l'onore non conviene allo stolto. 2Come il passero che svolazza, come la rondine che vola, così una maledizione senza motivo non avverrà. 3La frusta per il cavallo, la cavezza per l'asino e il bastone per la schiena degli stolti. 4Non rispondere allo stolto secondo la sua stoltezza per non divenire anche tu simile a lui. 5Rispondi allo stolto secondo la sua stoltezza perché egli non si creda saggio. 6Si taglia i piedi e beve amarezze chi invia messaggi per mezzo di uno stolto. 7Malferme sono le gambe dello zoppo, così una massima sulla bocca degli stolti. 8Come chi lega il sasso alla fionda, così chi attribuisce onori a uno stolto. 9Una spina penetrata nella mano d'un ubriaco, tale è una massima sulla bocca degli stolti. 10Arciere che ferisce tutti i passanti, tale è chi assume uno stolto o un ubriaco. 11Come il cane torna al suo vomito, così lo stolto ripete le sue stoltezze. 12Hai visto un uomo che si crede saggio? È meglio sperare in uno stolto che in lui. 13Il pigro dice: "C'è una belva per la strada, un leone si aggira per le piazze". 14La porta gira sui cardini, così il pigro sul suo letto. 15Il pigro tuffa la mano nel piatto, ma dura fatica a portarla alla bocca. 16Il pigro si crede saggio più di sette persone che rispondono con senno. 17Prende un cane per le orecchie chi si intromette in una lite che non lo riguarda. 18Come un pazzo che scaglia tizzoni e frecce di morte, 19così è quell'uomo che inganna il suo prossimo e poi dice: "Ma sì, è stato uno scherzo!". 20Per mancanza di legna il fuoco si spegne; se non c'è il delatore, il litigio si calma. 21Mantice per il carbone e legna per il fuoco, tale è l'attaccabrighe per rattizzar le liti. 22Le parole del sussurrone sono come ghiotti bocconi, esse scendono in fondo alle viscere. 23Come vernice d'argento sopra un coccio di creta sono le labbra lusinghiere con un cuore maligno. 24Chi odia si maschera con le labbra, ma nel suo intimo cova il tradimento; 25anche se usa espressioni melliflue, non ti fidare, perché egli ha sette abomini nel cuore. 26L'odio si copre di simulazione, ma la sua malizia apparirà pubblicamente. 27Chi scava una fossa vi cadrà dentro e chi rotola una pietra, gli ricadrà addosso. 28Una lingua bugiarda odia la verità, una bocca adulatrice produce rovina. 27 1Non ti vantare del domani, perché non sai neppure che cosa genera l'oggi. 2Ti lodi un altro e non la tua bocca, un estraneo e non le tue labbra. 3La pietra è greve, la sabbia è pesante, ma più dell'una e dell'altra lo è il fastidio dello stolto. 4La collera è crudele, l'ira è impetuosa; ma chi può resistere alla gelosia? 5Meglio un rimprovero aperto che un amore celato. 6Leali sono le ferite di un amico, fallaci i baci di un nemico. 7Gola sazia disprezza il miele; per chi ha fame anche l'amaro è dolce. 8Come un uccello che vola lontano dal nido così è l'uomo che va errando lontano dalla dimora. 9Il profumo e l'incenso allietano il cuore, la dolcezza di un amico rassicura l'anima. 10Non abbandonare il tuo amico né quello di tuo padre, non entrare nella casa di tuo fratello nel giorno della tua disgrazia. Meglio un amico vicino che un fratello lontano. 11Sii saggio, figlio mio, e allieterai il mio cuore e avrò di che rispondere a colui che mi insulta. 12L'accorto vede il pericolo e si nasconde, gli inesperti vanno avanti e la pagano. 13Prendigli il vestito perché si è fatto garante per uno straniero e tienilo in pegno per gli sconosciuti. 14Benedire il prossimo di buon mattino ad alta voce gli sarà imputato come una maledizione. 15Il gocciolar continuo in tempo di pioggia e una moglie litigiosa, si rassomigliano: 16chi la vuol trattenere, trattiene il vento e raccoglie l'olio con la mano destra. 17Il ferro si aguzza con il ferro e l'uomo aguzza l'ingegno del suo compagno. 18Il guardiano di un fico ne mangia i frutti, chi ha cura del suo padrone ne riceverà onori. 19Come un volto differisce da un altro, così i cuori degli uomini differiscono fra di loro. 20Come gli inferi e l'abisso non si saziano mai, così non si saziano mai gli occhi dell'uomo. 21Come il crogiuolo è per l'argento e il fornello per l'oro, così l'uomo rispetto alla bocca di chi lo loda. 22Anche se tu pestassi lo stolto nel mortaio tra i grani con il pestello, non scuoteresti da lui la sua stoltezza. 23Preòccupati del tuo gregge, abbi cura delle tue mandrie, 24perché non sono perenni le ricchezze, né un tesoro si trasmette di generazione in generazione. 25Si toglie il fieno, apparisce l'erba nuova e si raccolgono i foraggi dei monti; 26gli agnelli ti danno le vesti e i capretti il prezzo per comprare un campo, 27le capre latte abbondante per il cibo e per vitto della tua famiglia. e per mantenere le tue schiave. 28 1L'empio fugge anche se nessuno lo insegue, mentre il giusto è sicuro come un giovane leone. 2Per i delitti di un paese molti sono i suoi tiranni, ma con un uomo intelligente e saggio l'ordine si mantiene. 3Un uomo empio che opprime i miseri è una pioggia torrenziale che non porta pane. 4Quelli che violano la legge lodano l'empio, ma quanti osservano la legge gli muovono guerra. 5I malvagi non comprendono la giustizia, ma quelli che cercano il Signore comprendono tutto. 6Meglio un povero dalla condotta integra che uno dai costumi perversi, anche se ricco. 7Chi osserva la legge è un figlio intelligente, chi frequenta i crapuloni disonora suo padre. 8Chi accresce il patrimonio con l'usura e l'interesse, lo accumula per chi ha pietà dei miseri. 9Chi volge altrove l'orecchio per non ascoltare la legge, anche la sua preghiera è in abominio. 10Chi fa traviare gli uomini retti per una cattiva strada, cadrà egli stesso nella fossa, mentre gli integri possederanno fortune. 11Il ricco si crede saggio, ma il povero intelligente lo scruta bene. 12Grande è la gioia quando trionfano i giusti, ma se prevalgono gli empi ognuno si nasconde. 13Chi nasconde le proprie colpe non avrà successo; chi le confessa e cessa di farle troverà indulgenza. 14Beato l'uomo che teme sempre, chi indurisce il cuore cadrà nel male. 15Leone ruggente e orso affamato, tale è il malvagio che domina su un popolo povero. 16Un principe privo di senno moltiplica le vessazioni, ma chi odia la rapina prolungherà i suoi giorni. 17Un uomo perseguitato per omicidio fuggirà fino alla tomba: nessuno lo soccorre. 18Chi procede con rettitudine sarà salvato, chi va per vie tortuose cadrà ad un tratto. 19Chi lavora la sua terra si sazierà di pane, chi insegue chimere si sazierà di miseria. 20L'uomo leale sarà colmo di benedizioni, chi si arricchisce in fretta non sarà esente da colpa. 21Non è bene essere parziali, per un pezzo di pane si pecca. 22L'uomo dall'occhio cupido è impaziente di arricchire e non pensa che gli piomberà addosso la miseria. 23Chi corregge un altro troverà in fine più favore di chi ha una lingua adulatrice. 24Chi deruba il padre o la madre e dice: "Non è peccato", è compagno dell'assassino. 25L'uomo avido suscita litigi, ma chi confida nel Signore avrà successo. 26Chi confida nel suo senno è uno stolto, chi si comporta con saggezza sarà salvato. 27Per chi dà al povero non c'è indigenza, ma chi chiude gli occhi avrà grandi maledizioni. 28Se prevalgono gli empi, tutti si nascondono, se essi periscono, sono potenti i giusti. 29 1L'uomo che, rimproverato, resta di dura cervice sarà spezzato all'improvviso e senza rimedio. 2Quando comandano i giusti, il popolo gioisce, quando governano gli empi, il popolo geme. 3Chi ama la sapienza allieta il padre, ma chi frequenta prostitute dissipa il patrimonio. 4Il re con la giustizia rende prospero il paese, l'uomo che fa esazioni eccessive lo rovina. 5L'uomo che adula il suo prossimo gli tende una rete per i suoi passi. 6Sotto i passi del malvagio c'è un trabocchetto, mentre il giusto corre ed è contento. 7Il giusto si prende a cuore la causa dei miseri, ma l'empio non intende ragione. 8I beffardi mettono sottosopra una città, mentre i saggi placano la collera. 9Se un saggio discute con uno stolto, si agiti o rida, non vi sarà conclusione. 10Gli uomini sanguinari odiano l'onesto, mentre i giusti hanno cura di lui. 11Lo stolto dà sfogo a tutto il suo malanimo, il saggio alla fine lo sa calmare. 12Se un principe dà ascolto alle menzogne, tutti i suoi ministri sono malvagi. 13Il povero e l'usuraio si incontrano; è il Signore che illumina gli occhi di tutti e due. 14Un re che giudichi i poveri con equità rende saldo il suo trono per sempre. 15La verga e la correzione danno sapienza, ma il giovane lasciato a se stesso disonora sua madre. 16Quando governano i malvagi, i delitti abbondano, ma i giusti ne vedranno la rovina. 17Correggi il figlio e ti farà contento e ti procurerà consolazioni. 18Senza la rivelazione il popolo diventa sfrenato; beato chi osserva la legge. 19Lo schiavo non si corregge a parole, comprende, infatti, ma non obbedisce. 20Hai visto un uomo precipitoso nel parlare? C'è più da sperare in uno stolto che in lui. 21Chi accarezza lo schiavo fin dall'infanzia, alla fine costui diventerà insolente. 22Un uomo collerico suscita litigi e l'iracondo commette molte colpe. 23L'orgoglio dell'uomo ne provoca l'umiliazione, l'umile di cuore ottiene onori. 24Chi è complice del ladro, odia se stesso, egli sente l'imprecazione, ma non denuncia nulla. 25Il temere gli uomini pone in una trappola; ma chi confida nel Signore è al sicuro. 26Molti ricercano il favore del principe, ma è il Signore che giudica ognuno. 27L'iniquo è un abominio per i giusti e gli uomini retti sono in abominio ai malvagi. 30 1Detti di Agùr figlio di Iakè, da Massa. Dice quest'uomo: Sono stanco, o Dio, sono stanco, o Dio, e vengo meno, 2perché io sono il più ignorante degli uomini e non ho intelligenza umana; 3non ho imparato la sapienza e ignoro la scienza del Santo. 4Chi è salito al cielo e ne è sceso? Chi ha raccolto il vento nel suo pugno? Chi ha racchiuso le acque nel suo mantello? Chi ha fissato tutti i confini della terra? Come si chiama? Qual è il nome di suo figlio, se lo sai? 5Ogni parola di Dio è appurata; egli è uno scudo per chi ricorre a lui. 6Non aggiungere nulla alle sue parole, perché non ti riprenda e tu sia trovato bugiardo. 7Io ti domando due cose, non negarmele prima che io muoia: 8tieni lontano da me falsità e menzogna, non darmi né povertà né ricchezza; ma fammi avere il cibo necessario, 9perché, una volta sazio, io non ti rinneghi e dica: "Chi è il Signore?", oppure, ridotto all'indigenza, non rubi e profani il nome del mio Dio. 10Non calunniare lo schiavo presso il padrone, perché egli non ti maledica e tu non ne porti la pena. 11C'è gente che maledice suo padre e non benedice sua madre. 12C'è gente che si crede pura, ma non si è lavata della sua lordura. 13C'è gente dagli occhi così alteri e dalle ciglia così altezzose! 14C'è gente i cui denti sono spade e i cui molari sono coltelli, per divorare gli umili eliminandoli dalla terra e i poveri in mezzo agli uomini. 15La sanguisuga ha due figlie: "Dammi! Dammi!". Tre cose non si saziano mai, anzi quattro non dicono mai: "Basta!": 16gli inferi, il grembo sterile, la terra mai sazia d'acqua e il fuoco che mai dice: "Basta!". 17L'occhio che guarda con scherno il padre e disprezza l'obbedienza alla madre sia cavato dai corvi della valle e divorato dagli aquilotti. 18Tre cose mi sono difficili, anzi quattro, che io non comprendo: 19il sentiero dell'aquila nell'aria, il sentiero del serpente sulla roccia, il sentiero della nave in alto mare, il sentiero dell'uomo in una giovane. 20Tale è la condotta della donna adultera: mangia e si pulisce la bocca e dice: "Non ho fatto niente di male!". 21Per tre cose freme la terra, anzi quattro cose non può sopportare: 22uno schiavo che diventi re, uno stolto che abbia viveri in abbondanza, 23una donna già trascurata da tutti che trovi marito e una schiava che prenda il posto della padrona. 24Quattro esseri sono fra le cose più piccole della terra, eppure sono i più saggi dei saggi: 25le formiche, popolo senza forza, che si provvedono il cibo durante l'estate; 26gli iràci, popolo imbelle, ma che hanno la tana sulle rupi; 27le cavallette, che non hanno un re, eppure marciano tutte insieme schierate; 28la lucertola, che si può prender con le mani, ma penetra anche nei palazzi dei re. 29Tre esseri hanno un portamento maestoso, anzi quattro sono eleganti nel camminare: 30il leone, il più forte degli animali, che non indietreggia davanti a nessuno; 31il gallo pettoruto e il caprone e un re alla testa del suo popolo. 32Se ti sei esaltato per stoltezza e se poi hai riflettuto, mettiti una mano sulla bocca, 33poiché, sbattendo il latte ne esce la panna, premendo il naso ne esce il sangue, spremendo la collera ne esce la lite. 31 1Parole di Lemuèl, re di Massa, che sua madre gli insegnò. 2E che, figlio mio! E che, figlio delle mie viscere! E che, figlio dei miei voti! 3Non dare il tuo vigore alle donne, né i tuoi costumi a quelle che corrompono i re. 4Non conviene ai re, Lemuèl, non conviene ai re bere il vino, né ai principi bramare bevande inebrianti, 5per paura che, bevendo, dimentichino i loro decreti e tradiscano il diritto di tutti gli afflitti. 6Date bevande inebrianti a chi sta per perire e il vino a chi ha l'amarezza nel cuore. 7Beva e dimentichi la sua povertà e non si ricordi più delle sue pene. 8Apri la bocca in favore del muto in difesa di tutti gli sventurati. 9Apri la bocca e giudica con equità e rendi giustizia all'infelice e al povero. 10(Alef) Una donna perfetta chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. 11(Bet) In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. 12(Ghimel) Essa gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita. 13(Dalet) Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani. 14(He) Ella è simile alle navi di un mercante, fa venire da lontano le provviste. 15(Vau) Si alza quando ancora è notte e prepara il cibo alla sua famiglia e dà ordini alle sue domestiche. 16(Zain) Pensa ad un campo e lo compra e con il frutto delle sue mani pianta una vigna. 17(Het) Si cinge con energia i fianchi e spiega la forza delle sue braccia. 18(Tet) È soddisfatta, perché il suo traffico va bene, neppure di notte si spegne la sua lucerna. 19(Iod) Stende la sua mano alla conocchia e mena il fuso con le dita. 20(Caf) Apre le sue mani al misero, stende la mano al povero. 21(Lamed) Non teme la neve per la sua famiglia, perché tutti i suoi di casa hanno doppia veste. 22(Mem) Si fa delle coperte, di lino e di porpora sono le sue vesti. 23(Nun) Suo marito è stimato alle porte della città dove siede con gli anziani del paese. 24(Samech) Confeziona tele di lino e le vende e fornisce cinture al mercante. 25(Ain) Forza e decoro sono il suo vestito e se la ride dell'avvenire. 26(Pe) Apre la bocca con saggezza e sulla sua lingua c'è dottrina di bontà. 27(Sade) Sorveglia l'andamento della casa; il pane che mangia non è frutto di pigrizia. 28(Kof) I suoi figli sorgono a proclamarla beata e suo marito a farne l'elogio: 29(Res) "Molte figlie hanno compiuto cose eccellenti, ma tu le hai superate tutte!". 30(Sin) Fallace è la grazia e vana è la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare. 31(Tau) Datele del frutto delle sue mani e le sue stesse opere la lodino alle porte della città. Qoèlet 1 1Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re di Gerusalemme. 2Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità, tutto è vanità. 3Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno per cui fatica sotto il sole? 4Una generazione va, una generazione viene ma la terra resta sempre la stessa. 5Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà. 6Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna. 7Tutti i fiumi vanno al mare, eppure il mare non è mai pieno: raggiunta la loro mèta, i fiumi riprendono la loro marcia. 8Tutte le cose sono in travaglio e nessuno potrebbe spiegarne il motivo. Non si sazia l'occhio di guardare né mai l'orecchio è sazio di udire. 9Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c'è niente di nuovo sotto il sole. 10C'è forse qualcosa di cui si possa dire: "Guarda, questa è una novità"? Proprio questa è già stata nei secoli che ci hanno preceduto. 11Non resta più ricordo degli antichi, ma neppure di coloro che saranno si conserverà memoria presso coloro che verranno in seguito. 12Io, Qoèlet, sono stato re d'Israele in Gerusalemme.13Mi sono proposto di ricercare e investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo. È questa una occupazione penosa che Dio ha imposto agli uomini, perché in essa fatichino.14Ho visto tutte le cose che si fanno sotto il sole ed ecco tutto è vanità e un inseguire il vento. 15Ciò che è storto non si può raddrizzare e quel che manca non si può contare. 16Pensavo e dicevo fra me: "Ecco, io ho avuto una sapienza superiore e più vasta di quella che ebbero quanti regnarono prima di me in Gerusalemme. La mia mente ha curato molto la sapienza e la scienza". 17Ho deciso allora di conoscere la sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia, e ho compreso che anche questo è un inseguire il vento, 18perché molta sapienza, molto affanno; chi accresce il sapere, aumenta il dolore. 2 1Io ho detto in cuor mio: "Vieni, dunque, ti voglio mettere alla prova con la gioia: Gusta il piacere!". Ma ecco anche questo è vanità. 2Del riso ho detto: "Follia!" e della gioia: "A che giova?". 3Ho voluto soddisfare il mio corpo con il vino, con la pretesa di dedicarmi con la mente alla sapienza e di darmi alla follia, finché non scoprissi che cosa convenga agli uomini compiere sotto il cielo, nei giorni contati della loro vita. 4Ho intrapreso grandi opere, mi sono fabbricato case, mi sono piantato vigneti. 5Mi sono fatto parchi e giardini e vi ho piantato alberi da frutto d'ogni specie; 6mi sono fatto vasche, per irrigare con l'acqua le piantagioni. 7Ho acquistato schiavi e schiave e altri ne ho avuti nati in casa e ho posseduto anche armenti e greggi in gran numero più di tutti i miei predecessori in Gerusalemme. 8Ho accumulato anche argento e oro, ricchezze di re e di province; mi sono procurato cantori e cantatrici, insieme con le delizie dei figli dell'uomo. 9Sono divenuto grande, più potente di tutti i miei predecessori in Gerusalemme, pur conservando la mia sapienza. 10Non ho negato ai miei occhi nulla di ciò che bramavano, né ho rifiutato alcuna soddisfazione al mio cuore, che godeva d'ogni mia fatica; questa è stata la ricompensa di tutte le mie fatiche. 11Ho considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo durato a farle: ecco, tutto mi è apparso vanità e un inseguire il vento: non c'è alcun vantaggio sotto il sole. 12Ho considerato poi la sapienza, la follia e la stoltezza. "Che farà il successore del re? Ciò che è già stato fatto". 13Mi sono accorto che il vantaggio della sapienza sulla stoltezza è il vantaggio della luce sulle tenebre: 14Il saggio ha gli occhi in fronte, ma lo stolto cammina nel buio. Ma so anche che un'unica sorte è riservata a tutt'e due. 15Allora ho pensato: "Anche a me toccherà la sorte dello stolto! Allora perché ho cercato d'esser saggio? Dov'è il vantaggio?". E ho concluso: "Anche questo è vanità". 16Infatti, né del saggio né dello stolto resterà un ricordo duraturo e nei giorni futuri tutto sarà dimenticato. Allo stesso modo muoiono il saggio e lo stolto. 17Ho preso in odio la vita, perché mi è sgradito quanto si fa sotto il sole. Ogni cosa infatti è vanità e un inseguire il vento. 18Ho preso in odio ogni lavoro da me fatto sotto il sole, perché dovrò lasciarlo al mio successore. 19E chi sa se questi sarà saggio o stolto? Eppure potrà disporre di tutto il mio lavoro, in cui ho speso fatiche e intelligenza sotto il sole. Anche questo è vanità! 20Sono giunto al punto di disperare in cuor mio per tutta la fatica che avevo durato sotto il sole, 21perché chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare i suoi beni a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e grande sventura. 22Allora quale profitto c'è per l'uomo in tutta la sua fatica e in tutto l'affanno del suo cuore con cui si affatica sotto il sole? 23Tutti i suoi giorni non sono che dolori e preoccupazioni penose; il suo cuore non riposa neppure di notte. Anche questo è vanità! 24Non c'è di meglio per l'uomo che mangiare e bere e godersela nelle sue fatiche; ma mi sono accorto che anche questo viene dalle mani di Dio. 25Difatti, chi può mangiare e godere senza di lui? 26Egli concede a chi gli è gradito sapienza, scienza e gioia, mentre al peccatore dà la pena di raccogliere e d'ammassare per colui che è gradito a Dio. Ma anche questo è vanità e un inseguire il vento! 3 1Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. 2C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. 3Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire. 4Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare. 5Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. 6Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via. 7Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. 8Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. 9Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica? 10Ho considerato l'occupazione che Dio ha dato agli uomini, perché si occupino in essa. 11Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell'eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l'opera compiuta da Dio dal principio alla fine. 12Ho concluso che non c'è nulla di meglio per essi, che godere e agire bene nella loro vita; 13ma che un uomo mangi, beva e goda del suo lavoro è un dono di Dio. 14Riconosco che qualunque cosa Dio fa è immutabile; non c'è nulla da aggiungere, nulla da togliere. Dio agisce così perché si abbia timore di lui. 15Ciò che è, già è stato; ciò che sarà, già è; Dio ricerca ciò che è già passato. 16Ma ho anche notato che sotto il sole al posto del diritto c'è l'iniquità e al posto della giustizia c'è l'empietà. 17Ho pensato: Dio giudicherà il giusto e l'empio, perché c'è un tempo per ogni cosa e per ogni azione. 18Poi riguardo ai figli dell'uomo mi son detto: Dio vuol provarli e mostrare che essi di per sé sono come bestie. 19Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c'è un solo soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell'uomo rispetto alle bestie, perché tutto è vanità. 20Tutti sono diretti verso la medesima dimora: tutto è venuto dalla polvere e tutto ritorna nella polvere. 21Chi sa se il soffio vitale dell'uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra? 22Mi sono accorto che nulla c'è di meglio per l'uomo che godere delle sue opere, perché questa è la sua sorte. Chi potrà infatti condurlo a vedere ciò che avverrà dopo di lui? 4 1Ho poi considerato tutte le oppressioni che si commettono sotto il sole. Ecco il pianto degli oppressi che non hanno chi li consoli; da parte dei loro oppressori sta la violenza, mentre per essi non c'è chi li consoli. 2Allora ho proclamato più felici i morti, ormai trapassati, dei viventi che sono ancora in vita; 3ma ancor più felice degli uni e degli altri chi ancora non è e non ha visto le azioni malvage che si commettono sotto il sole. 4Ho osservato anche che ogni fatica e tutta l'abilità messe in un lavoro non sono che invidia dell'uno con l'altro. Anche questo è vanità e un inseguire il vento. 5Lo stolto incrocia le braccia e divora la sua carne. 6Meglio una manciata con riposo che due manciate con fatica. 7Inoltre ho considerato un'altra vanità sotto il sole: 8uno è solo, senza eredi, non ha un figlio, non un fratello. Eppure non smette mai di faticare, né il suo occhio è sazio di ricchezza: "Per chi mi affatico e mi privo dei beni?". Anche questo è vanità e un cattivo affannarsi. 9Meglio essere in due che uno solo, perché due hanno un miglior compenso nella fatica. 10Infatti, se vengono a cadere, l'uno rialza l'altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi. 11Inoltre, se due dormono insieme, si possono riscaldare; ma uno solo come fa a riscaldarsi? 12Se uno aggredisce, in due gli possono resistere e una corda a tre capi non si rompe tanto presto. 13Meglio un ragazzo povero ma accorto, che un re vecchio e stolto che non sa ascoltare i consigli. 14Il ragazzo infatti può uscir di prigione ed esser proclamato re, anche se, mentre quegli regnava, è nato povero. 15Ho visto tutti i viventi che si muovono sotto il sole, stare con quel ragazzo, il secondo, cioè l'usurpatore. 16Era una folla immensa quella di cui egli era alla testa. Ma coloro che verranno dopo non avranno da rallegrarsi di lui. Anche questo è vanità e un inseguire il vento. 17Bada ai tuoi passi, quando ti rechi alla casa di Dio. Avvicinarsi per ascoltare vale più del sacrificio offerto dagli stolti che non comprendono neppure di far male. 5 1Non essere precipitoso con la bocca e il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a Dio, perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra; perciò le tue parole siano parche, poiché 2Dalle molte preoccupazioni vengono i sogni e dalle molte chiacchiere il discorso dello stolto. 3Quando hai fatto un voto a Dio, non indugiare a soddisfarlo, perché egli non ama gli stolti: adempi quello che hai promesso. 4È meglio non far voti, che farli e poi non mantenerli. 5Non permettere alla tua bocca di renderti colpevole e non dire davanti al messaggero che è stata una inavvertenza, perché Dio non abbia ad adirarsi per le tue parole e distrugga il lavoro delle tue mani. 6Poiché dai molti sogni provengono molte delusioni e molte parole. Abbi dunque il timor di Dio. 7Se vedi nella provincia il povero oppresso e il diritto e la giustizia calpestati, non ti meravigliare di questo, poiché sopra un'autorità veglia un'altra superiore e sopra di loro un'altra ancora più alta: 8l'interesse del paese in ogni cosa è un re che si occupa dei campi. 9Chi ama il denaro, mai si sazia di denaro e chi ama la ricchezza, non ne trae profitto. Anche questo è vanità. 10Con il crescere dei beni i parassiti aumentano e qual vantaggio ne riceve il padrone, se non di vederli con gli occhi? 11Dolce è il sonno del lavoratore, poco o molto che mangi; ma la sazietà del ricco non lo lascia dormire. 12Un altro brutto malanno ho visto sotto il sole: ricchezze custodite dal padrone a proprio danno. 13Se ne vanno in fumo queste ricchezze per un cattivo affare e il figlio che gli è nato non ha nulla nelle mani. 14Come è uscito nudo dal grembo di sua madre, così se ne andrà di nuovo come era venuto, e dalle sue fatiche non ricaverà nulla da portar con sé. 15Anche questo è un brutto malanno: che se ne vada proprio come è venuto. Qual vantaggio ricava dall'aver gettato le sue fatiche al vento? 16Inoltre avrà passato tutti i suoi giorni nell'oscurità e nel pianto fra molti guai, malanni e crucci. 17Ecco quello che ho concluso: è meglio mangiare e bere e godere dei beni in ogni fatica durata sotto il sole, nei pochi giorni di vita che Dio gli dà: è questa la sua sorte. 18Ogni uomo, a cui Dio concede ricchezze e beni, ha anche facoltà di goderli e prendersene la sua parte e di godere delle sue fatiche: anche questo è dono di Dio. 19Egli non penserà infatti molto ai giorni della sua vita, poiché Dio lo tiene occupato con la gioia del suo cuore. 6 1Un altro male ho visto sotto il sole, che pesa molto sopra gli uomini. 2A uno Dio ha concesso beni, ricchezze, onori e non gli manca niente di quanto desidera; ma Dio non gli concede di poterne godere, perché è un estraneo che ne gode. Ciò è vanità e malanno grave! 3Se uno avesse cento figli e vivesse molti anni e molti fossero i suoi giorni, se egli non gode dei suoi beni e non ha neppure una tomba, allora io dico: meglio di lui l'aborto, 4perché questi viene invano e se ne va nella tenebra e il suo nome è coperto dalla tenebra. 5Non vide neppure il sole: non conobbe niente; eppure il suo riposo è maggiore di quello dell'altro. 6Se quello vivesse anche due volte mille anni, senza godere dei suoi beni, forse non dovranno andare tutt'e due nel medesimo luogo? 7Tutta la fatica dell'uomo è per la bocca e la sua brama non è mai sazia. 8Quale vantaggio ha il saggio sullo stolto? Quale il vantaggio del povero che sa comportarsi bene di fronte ai viventi? 9Meglio vedere con gli occhi, che vagare con il desiderio. Anche questo è vanità e un inseguire il vento. 10Ciò che è, già da tempo ha avuto un nome; e si sa che cos'è un uomo: egli non può competere con chi è più forte di lui. 11Le molte parole aumentano la delusione e quale vantaggio v'è per l'uomo? 12Chi sa quel che all'uomo convenga durante la vita, nei brevi giorni della sua vana esistenza che egli trascorre come un'ombra? Chi può indicare all'uomo cosa avverrà dopo di lui sotto il sole? 7 1Un buon nome è preferibile all'unguento profumato e il giorno della morte al giorno della nascita. 2È meglio andare in una casa in pianto che andare in una casa in festa; perché quella è la fine d'ogni uomo e chi vive ci rifletterà. 3È preferibile la mestizia al riso, perché sotto un triste aspetto il cuore è felice. 4Il cuore dei saggi è in una casa in lutto e il cuore degli stolti in una casa in festa. 5Meglio ascoltare il rimprovero del saggio che ascoltare il canto degli stolti: 6perché com'è il crepitio dei pruni sotto la pentola, tale è il riso degli stolti. Ma anche questo è vanità. 7Il mal tolto rende sciocco il saggio e i regali corrompono il cuore. 8 Meglio la fine di una cosa che il suo principio; è meglio la pazienza della superbia. 9Non esser facile a irritarti nel tuo spirito, perché l'ira alberga in seno agli stolti. 10Non domandare: "Come mai i tempi antichi erano migliori del presente?", poiché una tale domanda non è ispirata da saggezza. 11È buona la saggezza insieme con un patrimonio ed è utile per coloro che vedono il sole; 12perché si sta all'ombra della saggezza come si sta all'ombra del denaro e il profitto della saggezza fa vivere chi la possiede. 13Osserva l'opera di Dio: chi può raddrizzare ciò che egli ha fatto curvo? 14Nel giorno lieto sta' allegro e nel giorno triste rifletti: "Dio ha fatto tanto l'uno quanto l'altro, perché l'uomo non trovi nulla da incolparlo". 15Tutto ho visto nei giorni della mia vanità: perire il giusto nonostante la sua giustizia, vivere a lungo l'empio nonostante la sua iniquità. 16Non esser troppo scrupoloso né saggio oltre misura. Perché vuoi rovinarti? 17Non esser troppo malvagio e non essere stolto. Perché vuoi morire innanzi tempo? 18È bene che tu ti attenga a questo e che non stacchi la mano da quello, perché chi teme Dio riesce in tutte queste cose. 19La sapienza rende il saggio più forte di dieci potenti che governano la città. 20Non c'è infatti sulla terra un uomo così giusto che faccia solo il bene e non pecchi. 21Ancora: non fare attenzione a tutte le dicerie che si fanno, per non sentir che il tuo servo ha detto male di te, 22perché il tuo cuore sa che anche tu hai detto tante volte male degli altri. 23Tutto questo io ho esaminato con sapienza e ho detto: "Voglio essere saggio!", ma la sapienza è lontana da me! 24Ciò che è stato è lontano e profondo, profondo: chi lo può raggiungere? 25Mi son applicato di nuovo a conoscere e indagare e cercare la sapienza e il perché delle cose e a conoscere che la malvagità è follia e la stoltezza pazzia. 26Trovo che amara più della morte è la donna, la quale è tutta lacci: una rete il suo cuore, catene le sue braccia. Chi è gradito a Dio la sfugge ma il peccatore ne resta preso. 27Vedi, io ho scoperto questo, dice Qoèlet, confrontando una ad una le cose, per trovarne la ragione. 28Quello che io cerco ancora e non ho trovato è questo: Un uomo su mille l'ho trovato: ma una donna fra tutte non l'ho trovata. 29Vedi, solo questo ho trovato: Dio ha fatto l'uomo retto, ma essi cercano tanti fallaci ragionamenti. 8 1Chi è come il saggio? Chi conosce la spiegazione delle cose? La sapienza dell'uomo ne rischiara il volto, ne cambia la durezza del viso. 2Osserva gli ordini del re e, a causa del giuramento fatto a Dio, 3non allontanarti in fretta da lui e non persistere nel male; perché egli può fare ciò che vuole. 4Infatti, la parola del re è sovrana; chi può dirgli: "Che fai?". 5Chi osserva il comando non prova alcun male; la mente del saggio conosce il tempo e il giudizio. 6Infatti, per ogni cosa vi è tempo e giudizio e il male dell'uomo ricade gravemente su chi lo fa. 7Questi ignora che cosa accadrà; chi mai può indicargli come avverrà? 8Nessun uomo è padrone del suo soffio vitale tanto da trattenerlo, né alcuno ha potere sul giorno della sua morte, né c'è scampo dalla lotta; l'iniquità non salva colui che la compie. 9Tutto questo ho visto riflettendo su ogni azione che si compie sotto il sole, quando l'uomo domina sull'altro uomo, a proprio danno. 10Frattanto ho visto empi venir condotti alla sepoltura; invece, partirsene dal luogo santo ed essere dimenticati nella città coloro che avevano operato rettamente. Anche questo è vanità. 11Poiché non si dà una sentenza immediata contro una cattiva azione, per questo il cuore dei figli dell'uomo è pieno di voglia di fare il male; 12poiché il peccatore, anche se commette il male cento volte, ha lunga vita. Tuttavia so che saranno felici coloro che temono Dio, appunto perché provano timore davanti a lui, 13e non sarà felice l'empio e non allungherà come un'ombra i suoi giorni, perché egli non teme Dio. 14Sulla terra si ha questa delusione: vi sono giusti ai quali tocca la sorte meritata dagli empi con le loro opere, e vi sono empi ai quali tocca la sorte meritata dai giusti con le loro opere. Io dico che anche questo è vanità. 15Perciò approvo l'allegria, perché l'uomo non ha altra felicità, sotto il sole, che mangiare e bere e stare allegro. Sia questa la sua compagnia nelle sue fatiche, durante i giorni di vita che Dio gli concede sotto il sole. 16Quando mi sono applicato a conoscere la sapienza e a considerare l'affannarsi che si fa sulla terra – poiché l'uomo non conosce riposo né giorno né notte – 17allora ho osservato tutta l'opera di Dio, e che l'uomo non può scoprire la ragione di quanto si compie sotto il sole; per quanto si affatichi a cercare, non può scoprirla. Anche se un saggio dicesse di conoscerla, nessuno potrebbe trovarla. 9 1Infatti ho riflettuto su tutto questo e ho compreso che i giusti e i saggi e le loro azioni sono nelle mani di Dio. L'uomo non conosce né l'amore né l'odio; davanti a lui tutto è vanità. 2Vi è una sorte unica per tutti, per il giusto e l'empio, per il puro e l'impuro, per chi offre sacrifici e per chi non li offre, per il buono e per il malvagio, per chi giura e per chi teme di giurare. 3Questo è il male in tutto ciò che avviene sotto il sole: una medesima sorte tocca a tutti e anche il cuore degli uomini è pieno di male e la stoltezza alberga nel loro cuore mentre sono in vita, poi se ne vanno fra i morti. 4Certo, finché si resta uniti alla società dei viventi c'è speranza: meglio un cane vivo che un leone morto. 5I vivi sanno che moriranno, ma i morti non sanno nulla; non c'è più salario per loro, perché il loro ricordo svanisce. 6Il loro amore, il loro odio e la loro invidia, tutto è ormai finito, non avranno più alcuna parte in tutto ciò che accade sotto il sole. 7Va', mangia con gioia il tuo pane, bevi il tuo vino con cuore lieto, perché Dio ha già gradito le tue opere. 8In ogni tempo le tue vesti siano bianche e il profumo non manchi sul tuo capo. 9Godi la vita con la sposa che ami per tutti i giorni della tua vita fugace, che Dio ti concede sotto il sole, perché questa è la tua sorte nella vita e nelle pene che soffri sotto il sole. 10Tutto ciò che trovi da fare, fallo finché ne sei in grado, perché non ci sarà né attività, né ragione, né scienza, né sapienza giù negli inferi, dove stai per andare. 11Ho visto anche sotto il sole che non è degli agili la corsa, né dei forti la guerra e neppure dei sapienti il pane e degli accorti la ricchezza e nemmeno degli intelligenti il favore, perché il tempo e il caso raggiungono tutti. 12Infatti l'uomo non conosce neppure la sua ora: simile ai pesci che sono presi dalla rete fatale e agli uccelli presi al laccio, l'uomo è sorpreso dalla sventura che improvvisa si abbatte su di lui. 13Anche questo fatto ho visto sotto il sole e mi parve assai grave: 14c'era una piccola città con pochi abitanti. Un gran re si mosse contro di essa, l'assediò e vi costruì contro grandi bastioni. 15Si trovava però in essa un uomo povero ma saggio, il quale con la sua sapienza salvò la città; eppure nessuno si ricordò di quest'uomo povero. 16E io dico: È meglio la sapienza della forza, ma la sapienza del povero è disprezzata e le sue parole non sono ascoltate. 17Le parole calme dei saggi si ascoltano più delle grida di chi domina fra i pazzi. 18Meglio la sapienza che le armi da guerra, ma uno sbaglio solo annienta un gran bene. 10 1Una mosca morta guasta l'unguento del profumiere: un po' di follia può contare più della sapienza e dell'onore. 2La mente del sapiente si dirige a destra e quella dello stolto a sinistra. 3Per qualunque via lo stolto cammini è privo di senno e di ognuno dice: "È un pazzo". 4Se l'ira d'un potente si accende contro di te, non lasciare il tuo posto, perché la calma placa le offese anche gravi. 5C'è un male che io ho osservato sotto il sole: l'errore commesso da parte di un sovrano: 6la follia vien collocata in posti elevati e gli abili siedono in basso. 7Ho visto schiavi a cavallo e prìncipi camminare a piedi come schiavi. 8Chi scava una fossa ci casca dentro e chi disfà un muro è morso da una serpe. 9Chi spacca le pietre si fa male e chi taglia legna corre pericolo. 10Se il ferro è ottuso e non se ne affila il taglio, bisogna raddoppiare gli sforzi; la riuscita sta nell'uso della saggezza. 11Se il serpente morde prima d'essere incantato, non c'è niente da fare per l'incantatore. 12Le parole della bocca del saggio procurano benevolenza, ma le labbra dello stolto lo mandano in rovina: 13il principio del suo parlare è sciocchezza, la fine del suo discorso pazzia funesta. 14L'insensato moltiplica le parole: "Non sa l'uomo quel che avverrà: chi gli manifesterà ciò che sarà dopo di lui?". 15La fatica dello stolto lo stanca; poiché non sa neppure andare in città. 16Guai a te, o paese, che per re hai un ragazzo e i cui prìncipi banchettano fin dal mattino! 17Felice te, o paese, che per re hai un uomo libero e i cui prìncipi mangiano al tempo dovuto per rinfrancarsi e non per gozzovigliare. 18Per negligenza il soffitto crolla e per l'inerzia delle mani piove in casa. 19Per stare lieti si fanno banchetti e il vino allieta la vita; il denaro risponde a ogni esigenza. 20Non dir male del re neppure con il pensiero e nella tua stanza da letto non dir male del potente, perché un uccello del cielo trasporta la voce e un alato riferisce la parola. 11 1Getta il tuo pane sulle acque, perché con il tempo lo ritroverai. 2Fanne sette od otto parti, perché non sai quale sciagura potrà succedere sulla terra. 3Se le nubi sono piene di acqua, la rovesciano sopra la terra; se un albero cade a sud o a nord, là dove cade rimane. 4Chi bada al vento non semina mai e chi osserva le nuvole non miete. 5Come ignori per qual via lo spirito entra nelle ossa dentro il seno d'una donna incinta, così ignori l'opera di Dio che fa tutto. 6La mattina semina il tuo seme e la sera non dar riposo alle tue mani, perché non sai qual lavoro riuscirà, se questo o quello o se saranno buoni tutt'e due. 7Dolce è la luce e agli occhi piace vedere il sole. 8Anche se vive l'uomo per molti anni se li goda tutti, e pensi ai giorni tenebrosi, che saranno molti: tutto ciò che accade è vanità. 9Sta' lieto, o giovane, nella tua giovinezza, e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù. Segui pure le vie del tuo cuore e i desideri dei tuoi occhi. Sappi però che su tutto questo Dio ti convocherà in giudizio. 10Caccia la malinconia dal tuo cuore, allontana dal tuo corpo il dolore, perché la giovinezza e i capelli neri sono un soffio. 12 1Ricòrdati del tuo creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i giorni tristi e giungano gli anni di cui dovrai dire: "Non ci provo alcun gusto", 2prima che si oscuri il sole, la luce, la luna e le stelle e ritornino le nubi dopo la pioggia; 3quando tremeranno i custodi della casa e si curveranno i gagliardi e cesseranno di lavorare le donne che macinano, perché rimaste in poche, e si offuscheranno quelle che guardano dalle finestre 4e si chiuderanno le porte sulla strada; quando si abbasserà il rumore della mola e si attenuerà il cinguettio degli uccelli e si affievoliranno tutti i toni del canto; 5quando si avrà paura delle alture e degli spauracchi della strada; quando fiorirà il mandorlo e la locusta si trascinerà a stento e il cappero non avrà più effetto, poiché l'uomo se ne va nella dimora eterna e i piagnoni si aggirano per la strada; 6prima che si rompa il cordone d'argento e la lucerna d'oro s'infranga e si rompa l'anfora alla fonte e la carrucola cada nel pozzo 7e ritorni la polvere alla terra, com'era prima, e lo spirito torni a Dio che lo ha dato. 8Vanità delle vanità, dice Qoèlet, e tutto è vanità. 9Oltre a essere saggio, Qoèlet insegnò anche la scienza al popolo; ascoltò, indagò e compose un gran numero di massime. 10Qoèlet cercò di trovare pregevoli detti e scrisse con esattezza parole di verità. 11Le parole dei saggi sono come pungoli; come chiodi piantati, le raccolte di autori: esse sono date da un solo pastore. 12Quanto a ciò che è in più di questo, figlio mio, bada bene: i libri si moltiplicano senza fine ma il molto studio affatica il corpo. 13Conclusione del discorso, dopo che si è ascoltato ogni cosa: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo per l'uomo è tutto. 14Infatti, Dio citerà in giudizio ogni azione, tutto ciò che è occulto, bene o male. Cantico dei Cantici 1 1Cantico dei cantici, che è di Salomone. 2Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino. 3Per la fragranza sono inebrianti i tuoi profumi, profumo olezzante è il tuo nome, per questo le giovinette ti amano. 4Attirami dietro a te, corriamo! M'introduca il re nelle sue stanze: gioiremo e ci rallegreremo per te, ricorderemo le tue tenerezze più del vino. A ragione ti amano! 5Bruna sono ma bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come i padiglioni di Salma. 6Non state a guardare che sono bruna, poiché mi ha abbronzato il sole. I figli di mia madre si sono sdegnati con me: mi hanno messo a guardia delle vigne; la mia vigna, la mia, non l'ho custodita. 7Dimmi, o amore dell'anima mia, dove vai a pascolare il gregge, dove lo fai riposare al meriggio, perché io non sia come vagabonda dietro i greggi dei tuoi compagni. 8Se non lo sai, o bellissima tra le donne, segui le orme del gregge e mena a pascolare le tue caprette presso le dimore dei pastori. 9Alla cavalla del cocchio del faraone io ti assomiglio, amica mia. 10Belle sono le tue guance fra i pendenti, il tuo collo fra i vezzi di perle. 11Faremo per te pendenti d'oro, con grani d'argento. 12Mentre il re è nel suo recinto, il mio nardo spande il suo profumo. 13Il mio diletto è per me un sacchetto di mirra, riposa sul mio petto. 14Il mio diletto è per me un grappolo di cipro nelle vigne di Engàddi. 15Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi sono colombe. 16Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso! Anche il nostro letto è verdeggiante. 17Le travi della nostra casa sono i cedri, nostro soffitto sono i cipressi. 2 1Io sono un narciso di Saron, un giglio delle valli. 2Come un giglio fra i cardi, così la mia amata tra le fanciulle. 3Come un melo tra gli alberi del bosco, il mio diletto fra i giovani. Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo e dolce è il suo frutto al mio palato. 4Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore. 5Sostenetemi con focacce d'uva passa, rinfrancatemi con pomi, perché io sono malata d'amore. 6La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia. 7Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle o per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l'amata, finché essa non lo voglia. 8Una voce! Il mio diletto! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline. 9Somiglia il mio diletto a un capriolo o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia attraverso le inferriate. 10Ora parla il mio diletto e mi dice: "Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! 11Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata; 12i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. 13Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza. Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! 14O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro". 15Prendeteci le volpi, le volpi piccoline che guastano le vigne, perché le nostre vigne sono in fiore. 16Il mio diletto è per me e io per lui. Egli pascola il gregge fra i figli. 17Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, ritorna, o mio diletto, somigliante alla gazzella o al cerbiatto, sopra i monti degli aromi. 3 1 Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l'amato del mio cuore; l'ho cercato, ma non l'ho trovato. 2"Mi alzerò e farò il giro della città; per le strade e per le piazze; voglio cercare l'amato del mio cuore". L'ho cercato, ma non l'ho trovato. 3Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda: "Avete visto l'amato del mio cuore?". 4Da poco le avevo oltrepassate, quando trovai l'amato del mio cuore. Lo strinsi fortemente e non lo lascerò finché non l'abbia condotto in casa di mia madre, nella stanza della mia genitrice. 5Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle e per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l'amata finché essa non lo voglia. 6Che cos'è che sale dal deserto come una colonna di fumo, esalando profumo di mirra e d'incenso e d'ogni polvere aromatica? 7Ecco, la lettiga di Salomone: sessanta prodi le stanno intorno, tra i più valorosi d'Israele. 8Tutti sanno maneggiare la spada, sono esperti nella guerra; ognuno porta la spada al fianco contro i pericoli della notte. 9Un baldacchino s'è fatto il re Salomone, con legno del Libano. 10Le sue colonne le ha fatte d'argento, d'oro la sua spalliera; il suo seggio di porpora, il centro è un ricamo d'amore delle fanciulle di Gerusalemme. 11Uscite figlie di Sion, guardate il re Salomone con la corona che gli pose sua madre, nel giorno delle sue nozze, nel giorno della gioia del suo cuore. 4 1Come sei bella, amica mia, come sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo. Le tue chiome sono un gregge di capre, che scendono dalle pendici del Gàlaad. 2I tuoi denti come un gregge di pecore tosate, che risalgono dal bagno; tutte procedono appaiate, e nessuna è senza compagna. 3Come un nastro di porpora le tue labbra e la tua bocca è soffusa di grazia; come spicchio di melagrana la tua gota attraverso il tuo velo. 4Come la torre di Davide il tuo collo, costruita a guisa di fortezza. Mille scudi vi sono appesi, tutte armature di prodi. 5I tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella, che pascolano fra i gigli. 6Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, me ne andrò al monte della mirra e alla collina dell'incenso. 7Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia. 8Vieni con me dal Libano, o sposa, con me dal Libano, vieni! Osserva dalla cima dell'Amana, dalla cima del Senìr e dell'Èrmon, dalle tane dei leoni, dai monti dei leopardi. 9Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa, tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo, con una perla sola della tua collana! 10Quanto sono soavi le tue carezze, sorella mia, sposa, quanto più deliziose del vino le tue carezze. L'odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli aromi. 11Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa, c'è miele e latte sotto la tua lingua e il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano. 12Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata. 13I tuoi germogli sono un giardino di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di cipro con nardo, 14nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo con ogni specie d'alberi da incenso; mirra e aloe con tutti i migliori aromi. 15Fontana che irrora i giardini, pozzo d'acque vive e ruscelli sgorganti dal Libano. 16Lèvati, aquilone, e tu, austro, vieni, soffia nel mio giardino si effondano i suoi aromi. Venga il mio diletto nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti. 5 1Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa, e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo; mangio il mio favo e il mio miele, bevo il mio vino e il mio latte. Mangiate, amici, bevete; inebriatevi, o cari. 2Io dormo, ma il mio cuore veglia. Un rumore! È il mio diletto che bussa: "Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, perfetta mia; perché il mio capo è bagnato di rugiada, i miei riccioli di gocce notturne". 3"Mi sono tolta la veste; come indossarla ancora? Mi sono lavata i piedi; come ancora sporcarli?". 4Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio e un fremito mi ha sconvolta. 5Mi sono alzata per aprire al mio diletto e le mie mani stillavano mirra, fluiva mirra dalle mie dita sulla maniglia del chiavistello. 6Ho aperto allora al mio diletto, ma il mio diletto già se n'era andato, era scomparso. Io venni meno, per la sua scomparsa. L'ho cercato, ma non l'ho trovato, l'ho chiamato, ma non m'ha risposto. 7Mi han trovato le guardie che perlustrano la città; mi han percosso, mi hanno ferito, mi han tolto il mantello le guardie delle mura. 8Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, se trovate il mio diletto, che cosa gli racconterete? Che sono malata d'amore! 9Che ha il tuo diletto di diverso da un altro, o tu, la più bella fra le donne? Che ha il tuo diletto di diverso da un altro, perché così ci scongiuri? 10Il mio diletto è bianco e vermiglio, riconoscibile fra mille e mille. 11Il suo capo è oro, oro puro, i suoi riccioli grappoli di palma, neri come il corvo. 12I suoi occhi, come colombe su ruscelli di acqua; i suoi denti bagnati nel latte, posti in un castone. 13Le sue guance, come aiuole di balsamo, aiuole di erbe profumate; le sue labbra sono gigli, che stillano fluida mirra. 14Le sue mani sono anelli d'oro, incastonati di gemme di Tarsis. Il suo petto è tutto d'avorio, tempestato di zaffiri. 15Le sue gambe, colonne di alabastro, posate su basi d'oro puro. Il suo aspetto è quello del Libano, magnifico come i cedri. 16Dolcezza è il suo palato; egli è tutto delizie! Questo è il mio diletto, questo è il mio amico, o figlie di Gerusalemme. 6 1Dov'è andato il tuo diletto, o bella fra le donne? Dove si è recato il tuo diletto, perché noi lo possiamo cercare con te? 2Il mio diletto era sceso nel suo giardino fra le aiuole del balsamo a pascolare il gregge nei giardini e a cogliere gigli. 3Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me; egli pascola il gregge tra i gigli. 4Tu sei bella, amica mia, come Tirza, leggiadra come Gerusalemme, terribile come schiere a vessilli spiegati. 5Distogli da me i tuoi occhi: il loro sguardo mi turba. Le tue chiome sono come un gregge di capre che scendono dal Gàlaad. 6I tuoi denti come un gregge di pecore che risalgono dal bagno. Tutte procedono appaiate e nessuna è senza compagna. 7Come spicchio di melagrana la tua gota, attraverso il tuo velo. 8Sessanta sono le regine, ottanta le altre spose, le fanciulle senza numero. 9Ma unica è la mia colomba la mia perfetta, ella è l'unica di sua madre, la preferita della sua genitrice. L'hanno vista le giovani e l'hanno detta beata, le regine e le altre spose ne hanno intessuto le lodi. 10"Chi è costei che sorge come l'aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati?". 11Nel giardino dei noci io sono sceso, per vedere il verdeggiare della valle, per vedere se la vite metteva germogli, se fiorivano i melograni. 12Non lo so, ma il mio desiderio mi ha posto sui carri di Ammi-nadìb. 7 1"Volgiti, volgiti, Sulammita, volgiti, volgiti: vogliamo ammirarti". "Che ammirate nella Sulammita durante la danza a due schiere?". 2"Come son belli i tuoi piedi nei sandali, figlia di principe! Le curve dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mani d'artista. 3Il tuo ombelico è una coppa rotonda che non manca mai di vino drogato. Il tuo ventre è un mucchio di grano, circondato da gigli. 4I tuoi seni come due cerbiatti, gemelli di gazzella. 5Il tuo collo come una torre d'avorio; i tuoi occhi sono come i laghetti di Chesbòn, presso la porta di Bat-Rabbìm; il tuo naso come la torre del Libano che fa la guardia verso Damasco. 6Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo e la chioma del tuo capo è come la porpora; un re è stato preso dalle tue trecce". 7Quanto sei bella e quanto sei graziosa, o amore, figlia di delizie! 8La tua statura rassomiglia a una palma e i tuoi seni ai grappoli. 9Ho detto: "Salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri; mi siano i tuoi seni come grappoli d'uva e il profumo del tuo respiro come di pomi". 10"Il tuo palato è come vino squisito, che scorre dritto verso il mio diletto e fluisce sulle labbra e sui denti! 11Io sono per il mio diletto e la sua brama è verso di me. 12Vieni, mio diletto, andiamo nei campi, passiamo la notte nei villaggi. 13Di buon mattino andremo alle vigne; vedremo se mette gemme la vite, se sbocciano i fiori, se fioriscono i melograni: là ti darò le mie carezze! 14Le mandragore mandano profumo; alle nostre porte c'è ogni specie di frutti squisiti, freschi e secchi; mio diletto, li ho serbati per te". 8 1Oh se tu fossi un mio fratello, allattato al seno di mia madre! Trovandoti fuori ti potrei baciare e nessuno potrebbe disprezzarmi. 2Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre; m'insegneresti l'arte dell'amore. Ti farei bere vino aromatico, del succo del mio melograno. 3La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia. 4Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, non destate, non scuotete dal sonno l'amata, finché non lo voglia. 5Chi è colei che sale dal deserto, appoggiata al suo diletto? Sotto il melo ti ho svegliata; là, dove ti concepì tua madre, là, dove la tua genitrice ti partorì. 6Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! 7Le grandi acque non possono spegnere l'amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio. 8Una sorella piccola abbiamo, e ancora non ha seni. Che faremo per la nostra sorella, nel giorno in cui se ne parlerà? 9Se fosse un muro, le costruiremmo sopra un recinto d'argento; se fosse una porta, la rafforzeremmo con tavole di cedro. 10Io sono un muro e i miei seni sono come torri! Così sono ai suoi occhi come colei che ha trovato pace! 11Una vigna aveva Salomone in Baal-Hamòn; egli affidò la vigna ai custodi; ciascuno gli doveva portare come suo frutto mille sicli d'argento. 12La vigna mia, proprio mia, mi sta davanti: a te, Salomone, i mille sicli e duecento per i custodi del suo frutto! 13Tu che abiti nei giardini – i compagni stanno in ascolto – fammi sentire la tua voce. 14"Fuggi, mio diletto, simile a gazzella o ad un cerbiatto, sopra i monti degli aromi!". Sapienza 1 1Amate la giustizia, voi che governate sulla terra, rettamente pensate del Signore, cercatelo con cuore semplice. 2Egli infatti si lascia trovare da quanti non lo tentano, si mostra a coloro che non ricusano di credere in lui. 3I ragionamenti tortuosi allontanano da Dio; l'onnipotenza, messa alla prova, caccia gli stolti. 4La sapienza non entra in un'anima che opera il male né abita in un corpo schiavo del peccato. 5Il santo spirito che ammaestra rifugge dalla finzione, se ne sta lontano dai discorsi insensati, è cacciato al sopraggiungere dell'ingiustizia. 6La sapienza è uno spirito amico degli uomini; ma non lascerà impunito chi insulta con le labbra, perché Dio è testimone dei suoi sentimenti e osservatore verace del suo cuore e ascolta le parole della sua bocca. 7Difatti lo spirito del Signore riempie l'universo e, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce. 8Per questo non gli sfuggirà chi proferisce cose ingiuste, la giustizia vendicatrice non lo risparmierà. 9Si indagherà infatti sui propositi dell'empio, il suono delle sue parole giungerà fino al Signore a condanna delle sue iniquità; 10poiché un orecchio geloso ascolta ogni cosa, perfino il sussurro delle mormorazioni non gli resta segreto. 11Guardatevi pertanto da un vano mormorare, preservate la lingua dalla maldicenza, perché neppure una parola segreta sarà senza effetto, una bocca menzognera uccide l'anima. 12Non provocate la morte con gli errori della vostra vita, non attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani, 13perché Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. 14Egli infatti ha creato tutto per l'esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c'è veleno di morte, né gli inferi regnano sulla terra, 15perché la giustizia è immortale. 16Gli empi invocano su di sé la morte con gesti e con parole, ritenendola amica si consumano per essa e con essa concludono alleanza, perché son degni di appartenerle. 2 1Dicono fra loro sragionando: "La nostra vita è breve e triste; non c'è rimedio, quando l'uomo muore, e non si conosce nessuno che liberi dagli inferi. 2Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo stati. È un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore. 3Una volta spentasi questa, il corpo diventerà cenere e lo spirito si dissiperà come aria leggera. 4Il nostro nome sarà dimenticato con il tempo e nessuno si ricorderà delle nostre opere. La nostra vita passerà come le tracce di una nube, si disperderà come nebbia scacciata dai raggi del sole e disciolta dal calore. 5La nostra esistenza è il passare di un'ombra e non c'è ritorno alla nostra morte, poiché il sigillo è posto e nessuno torna indietro. 6Su, godiamoci i beni presenti, facciamo uso delle creature con ardore giovanile! 7Inebriamoci di vino squisito e di profumi, non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera, 8coroniamoci di boccioli di rose prima che avvizziscano; 9nessuno di noi manchi alla nostra intemperanza. Lasciamo dovunque i segni della nostra gioia perché questo ci spetta, questa è la nostra parte. 10Spadroneggiamo sul giusto povero, non risparmiamo le vedove, nessun riguardo per la canizie ricca d'anni del vecchio. 11La nostra forza sia regola della giustizia, perché la debolezza risulta inutile. 12Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni; ci rimprovera le trasgressioni della legge e ci rinfaccia le mancanze contro l'educazione da noi ricevuta. 13Proclama di possedere la conoscenza di Dio e si dichiara figlio del Signore. 14È diventato per noi una condanna dei nostri sentimenti; ci è insopportabile solo al vederlo, 15perché la sua vita è diversa da quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade. 16Moneta falsa siam da lui considerati, schiva le nostre abitudini come immondezze. Proclama beata la fine dei giusti e si vanta di aver Dio per padre. 17Vediamo se le sue parole sono vere; proviamo ciò che gli accadrà alla fine. 18Se il giusto è figlio di Dio, egli l'assisterà, e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. 19Mettiamolo alla prova con insulti e tormenti, per conoscere la mitezza del suo carattere e saggiare la sua rassegnazione. 20Condanniamolo a una morte infame, perché secondo le sue parole il soccorso gli verrà". 21La pensano così, ma si sbagliano; la loro malizia li ha accecati. 22Non conoscono i segreti di Dio; non sperano salario per la santità né credono alla ricompensa delle anime pure. 23Sì, Dio ha creato l'uomo per l'immortalità; lo fece a immagine della propria natura. 24Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono. 3 1Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. 2Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura, 3la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace. 4Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza è piena di immortalità. 5Per una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé: 6li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto. 7Nel giorno del loro giudizio risplenderanno; come scintille nella stoppia, correranno qua e là. 8Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro. 9Quanti confidano in lui comprenderanno la verità; coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell'amore, perché grazia e misericordia sono riservate ai suoi eletti. 10Ma gli empi per i loro pensieri riceveranno il castigo, essi che han disprezzato il giusto e si son ribellati al Signore. 11Chi disprezza la sapienza e la disciplina è infelice. Vana la loro speranza e le loro fatiche senza frutto, inutili le opere loro. 12Le loro mogli sono insensate, cattivi i loro figli, maledetta la loro progenie. 13Beata la sterile non contaminata, la quale non ha conosciuto un letto peccaminoso; avrà il suo frutto alla rassegna delle anime. 14Anche l'eunuco, la cui mano non ha commesso iniquità e che non ha pensato cose malvage contro il Signore, riceverà una grazia speciale per la sua fedeltà, una parte più desiderabile nel tempio del Signore; 15poiché il frutto delle opere buone è glorioso e imperitura la radice della saggezza. 16I figli di adulteri non giungeranno a maturità; la discendenza di un'unione illegittima sarà sterminata. 17Anche se avranno lunga vita, non saran contati per niente, e, infine, la loro vecchiaia sarà senza onore. 18Se poi moriranno presto, non avranno speranza né consolazione nel giorno del giudizio, 19poiché di una stirpe iniqua è terribile il destino. 4 1Meglio essere senza figli e avere la virtù, poiché nel ricordo di questa c'è immortalità, per il fatto che è riconosciuta da Dio e dagli uomini. 2Presente è imitata; assente è desiderata; nell'eternità trionfa, cinta di corona, per aver vinto nella gara di combattimenti senza macchia. 3La discendenza numerosa degli empi non servirà a nulla; e dalle sue bastarde propaggini non metterà profonde radici né si consoliderà su una base sicura. 4Anche se per qualche tempo mette gemme sui rami, i suoi germogli precari saranno scossi dal vento e sradicati dalla violenza delle bufere. 5Si spezzeranno i ramoscelli ancora teneri; il loro frutto sarà inutile, non maturo da mangiare, e a nulla servirà. 6Infatti i figli nati da unioni illegali attestano la perversità dei genitori nel giudizio di essi. 7Il giusto, anche se muore prematuramente, troverà riposo. 8Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola dal numero degli anni; 9ma la canizie per gli uomini sta nella sapienza; e un'età senile è una vita senza macchia. 10Divenuto caro a Dio, fu amato da lui e poiché viveva fra peccatori, fu trasferito. 11Fu rapito, perché la malizia non ne mutasse i sentimenti o l'inganno non ne traviasse l'animo, 12poiché il fascino del vizio deturpa anche il bene e il turbine della passione travolge una mente semplice. 13Giunto in breve alla perfezione, ha compiuto una lunga carriera. 14La sua anima fu gradita al Signore; perciò egli lo tolse in fretta da un ambiente malvagio. I popoli vedono senza comprendere; non riflettono nella mente a questo fatto 15che la grazia e la misericordia sono per i suoi eletti e la protezione per i suoi santi. 16Il giusto defunto condanna gli empi ancora in vita; una giovinezza, giunta in breve alla perfezione, condanna la lunga vecchiaia dell'ingiusto. 17Le folle vedranno la fine del saggio, ma non capiranno ciò che Dio ha deciso a suo riguardo né in vista di che cosa il Signore l'ha posto al sicuro. 18Vedranno e disprezzeranno, ma il Signore li deriderà. 19Infine diventeranno un cadavere spregevole, oggetto di scherno fra i morti per sempre. Dio infatti li precipiterà muti, a capofitto, e li schianterà dalle fondamenta; saranno del tutto rovinati, si troveranno tra dolori e il loro ricordo perirà. 20Si presenteranno tremanti al rendiconto dei loro peccati; le loro iniquità si alzeranno contro di essi per accusarli. 5 1Allora il giusto starà con grande fiducia di fronte a quanti lo hanno oppresso e a quanti han disprezzato le sue sofferenze. 2Costoro vedendolo saran presi da terribile spavento, saran presi da stupore per la sua salvezza inattesa. 3Pentiti, diranno fra di loro, gemendo nello spirito tormentato: 4"Ecco colui che noi una volta abbiamo deriso e che stolti abbiam preso a bersaglio del nostro scherno; giudicammo la sua vita una pazzia e la sua morte disonorevole. 5Perché ora è considerato tra i figli di Dio e condivide la sorte dei santi? 6Abbiamo dunque deviato dal cammino della verità; la luce della giustizia non è brillata per noi, né mai per noi si è alzato il sole. 7Ci siamo saziati nelle vie del male e della perdizione; abbiamo percorso deserti impraticabili, ma non abbiamo conosciuto la via del Signore. 8Che cosa ci ha giovato la nostra superbia? Che cosa ci ha portato la ricchezza con la spavalderia? 9Tutto questo è passato come ombra e come notizia fugace, 10come una nave che solca l'onda agitata, del cui passaggio non si può trovare traccia, né scia della sua carena sui flutti; 11oppure come un uccello che vola per l'aria e non si trova alcun segno della sua corsa, poiché l'aria leggera, percossa dal tocco delle penne e divisa dall'impeto vigoroso, è attraversata dalle ali in movimento, ma dopo non si trova segno del suo passaggio; 12o come quando, scoccata una freccia al bersaglio, l'aria si divide e ritorna subito su se stessa e così non si può distinguere il suo tragitto: 13così anche noi, appena nati, siamo già scomparsi, non abbiamo avuto alcun segno di virtù da mostrare; siamo stati consumati nella nostra malvagità". 14La speranza dell'empio è come pula portata dal vento, come schiuma leggera sospinta dalla tempesta, come fumo dal vento è dispersa, si dilegua come il ricordo dell'ospite di un sol giorno. 15I giusti al contrario vivono per sempre, la loro ricompensa è presso il Signore e l'Altissimo ha cura di loro. 16Per questo riceveranno una magnifica corona regale, un bel diadema dalla mano del Signore, perché li proteggerà con la destra, con il braccio farà loro da scudo. 17Egli prenderà per armatura il suo zelo e armerà il creato per castigare i nemici; 18indosserà la giustizia come corazza e si metterà come elmo un giudizio infallibile; 19prenderà come scudo una santità inespugnabile; 20affilerà la sua collera inesorabile come spada e il mondo combatterà con lui contro gli insensati. 21Scoccheranno gli infallibili dardi dei fulmini, e come da un arco ben teso, dalle nubi, colpiranno il bersaglio; 22dalla fionda saranno scagliati chicchi di grandine colmi di sdegno. Infurierà contro di loro l'acqua del mare e i fiumi li sommergeranno senza pietà. 23Si scatenerà contro di loro un vento impetuoso, li disperderà come un uragano. L'iniquità renderà deserta tutta la terra e la malvagità rovescerà i troni dei potenti. 6 1Ascoltate, o re, e cercate di comprendere; imparate, governanti di tutta la terra. 2Porgete l'orecchio, voi che dominate le moltitudini e siete orgogliosi per il gran numero dei vostri popoli. 3La vostra sovranità proviene dal Signore; la vostra potenza dall'Altissimo, il quale esaminerà le vostre opere e scruterà i vostri propositi; 4poiché, pur essendo ministri del suo regno, non avete governato rettamente, né avete osservato la legge né vi siete comportati secondo il volere di Dio. 5Con terrore e rapidamente egli si ergerà contro di voi poiché un giudizio severo si compie contro coloro che stanno in alto. 6L'inferiore è meritevole di pietà, ma i potenti saranno esaminati con rigore. 7Il Signore di tutti non si ritira davanti a nessuno, non ha soggezione della grandezza, perché egli ha creato il piccolo e il grande e si cura ugualmente di tutti. 8Ma sui potenti sovrasta un'indagine rigorosa. 9Pertanto a voi, o sovrani, sono dirette le mie parole, perché impariate la sapienza e non abbiate a cadere. 10Chi custodisce santamente le cose sante sarà santificato e chi si è istruito in esse vi troverà una difesa. 11Desiderate, pertanto, le mie parole; bramatele e ne riceverete istruzione. 12La sapienza è radiosa e indefettibile, facilmente è contemplata da chi l'ama e trovata da chiunque la ricerca. 13Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano. 14Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta. 15Riflettere su di essa è perfezione di saggezza, chi veglia per lei sarà presto senza affanni. 16Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei, appare loro ben disposta per le strade, va loro incontro con ogni benevolenza. 17Suo principio assai sincero è il desiderio d'istruzione; la cura dell'istruzione è amore; 18l'amore è osservanza delle sue leggi; il rispetto delle leggi è garanzia di immortalità 19e l'immortalità fa stare vicino a Dio. 20Dunque il desiderio della sapienza conduce al regno. 21Se dunque, sovrani dei popoli, vi dilettate di troni e di scettri, onorate la sapienza, perché possiate regnare sempre. 22Esporrò che cos'è la sapienza e come essa nacque; non vi terrò nascosti i suoi segreti. Seguirò le sue tracce fin dall'origine, metterò in luce la sua conoscenza, non mi allontanerò dalla verità. 23Non mi accompagnerò con l'invidia che consuma, poiché essa non ha nulla in comune con la sapienza. 24L'abbondanza dei saggi è la salvezza del mondo; un re saggio è la salvezza di un popolo. 25Lasciatevi dunque ammaestrare dalle mie parole e ne trarrete profitto. 7 1Anch'io sono un uomo mortale come tutti, discendente del primo essere plasmato di creta. Fui formato di carne nel seno di una madre, 2durante dieci mesi consolidato nel sangue, frutto del seme d'un uomo e del piacere compagno del sonno. 3Anch'io appena nato ho respirato l'aria comune e sono caduto su una terra uguale per tutti, levando nel pianto uguale a tutti il mio primo grido. 4E fui allevato in fasce e circondato di cure; 5nessun re iniziò in modo diverso l'esistenza. 6Si entra nella vita e se ne esce alla stessa maniera. 7Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza. 8La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto; 9non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l'oro al suo confronto è un Po' di sabbia e come fango sarà valutato di fronte ad essa l'argento. 10L'amai più della salute e della bellezza, preferii il suo possesso alla stessa luce, perché non tramonta lo splendore che ne promana. 11Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile. 12Godetti di tutti questi beni, perché la sapienza li guida, ma ignoravo che di tutti essa è madre. 13Senza frode imparai e senza invidia io dono, non nascondo le sue ricchezze. 14Essa è un tesoro inesauribile per gli uomini; quanti se lo procurano si attirano l'amicizia di Dio, sono a lui raccomandati per i doni del suo insegnamento 15Mi conceda Dio di parlare secondo conoscenza e di pensare in modo degno dei doni ricevuti, perché egli è guida della sapienza e i saggi ricevono da lui orientamento. 16In suo potere siamo noi e le nostre parole, ogni intelligenza e ogni nostra abilità. 17Egli mi ha concesso la conoscenza infallibile delle cose, per comprender la struttura del mondo e la forza degli elementi, 18il principio, la fine e il mezzo dei tempi, l'alternarsi dei solstizi e il susseguirsi delle stagioni, 19il ciclo degli anni e la posizione degli astri, 20la natura degli animali e l'istinto delle fiere, i poteri degli spiriti e i ragionamenti degli uomini, la varietà delle piante e le proprietà delle radici. 21Tutto ciò che è nascosto e ciò che è palese io lo so, poiché mi ha istruito la sapienza, artefice di tutte le cose. 22In essa c'è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, mobile, penetrante, senza macchia, terso, inoffensivo, amante del bene, acuto, 23libero, benefico, amico dell'uomo, stabile, sicuro, senz'affanni, onnipotente, onniveggente e che pervade tutti gli spiriti intelligenti, puri, sottilissimi. 24La sapienza è il più agile di tutti i moti; per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa. 25È un'emanazione della potenza di Dio, un effluvio genuino della gloria dell'Onnipotente, per questo nulla di contaminato in essa s'infiltra. 26È un riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attività di Dio e un'immagine della sua bontà. 27Sebbene unica, essa può tutto; pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova e attraverso le età entrando nelle anime sante, forma amici di Dio e profeti. 28Nulla infatti Dio ama se non chi vive con la sapienza. 29Essa in realtà è più bella del sole e supera ogni costellazione di astri; paragonata alla luce, risulta superiore; 30a questa, infatti, succede la notte, ma contro la sapienza la malvagità non può prevalere. 8 1Essa si estende da un confine all'altro con forza, governa con bontà eccellente ogni cosa. 2Questa ho amato e ricercato fin dalla mia giovinezza, ho cercato di prendermela come sposa, mi sono innamorato della sua bellezza. 3Essa manifesta la sua nobiltà, in comunione di vita con Dio, perché il Signore dell'universo l'ha amata. 4Essa infatti è iniziata alla scienza di Dio e sceglie le opere sue. 5Se la ricchezza è un bene desiderabile in vita, quale ricchezza è più grande della sapienza, la quale tutto produce? 6Se l'intelligenza opera, chi, tra gli esseri, è più artefice di essa? 7Se uno ama la giustizia, le virtù sono il frutto delle sue fatiche. Essa insegna infatti la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza, delle quali nulla è più utile agli uomini nella vita. 8Se uno desidera anche un'esperienza molteplice, essa conosce le cose passate e intravede le future, conosce le sottigliezze dei discorsi e le soluzioni degli enigmi, pronostica segni e portenti, come anche le vicende dei tempi e delle epoche. 9Ho dunque deciso di prenderla a compagna della mia vita, sapendo che mi sarà consigliera di bene e conforto nelle preoccupazioni e nel dolore. 10Per essa avrò gloria fra le folle e, anche se giovane, onore presso gli anziani. 11Sarò trovato acuto in giudizio, sarò ammirato di fronte ai potenti. 12Se tacerò, resteranno in attesa; se parlerò, mi presteranno attenzione; se prolungherò il discorso, si porranno la mano sulla bocca. 13Per essa otterrò l'immortalità e lascerò un ricordo eterno ai miei successori. 14Governerò i popoli e le nazioni mi saranno soggette; 15sentendo il mio nome sovrani terribili mi temeranno, tra il popolo apparirò buono e in guerra coraggioso. 16Ritornato a casa, riposerò vicino a lei, perché la sua compagnia non dà amarezza, né dolore la sua convivenza, ma contentezza e gioia. 17Riflettendo su tali cose in me stesso e pensando in cuor mio che nell'unione con la sapienza c'è l'immortalità 18e nella sua amicizia grande godimento e nel lavoro delle sue mani una ricchezza inesauribile e nell'assiduità del rapporto con essa prudenza e nella partecipazione ai suoi discorsi fama, andavo cercando come prenderla con me. 19Ero un fanciullo di nobile indole, avevo avuto in sorte un'anima buona 20o piuttosto, essendo buono, ero entrato in un corpo senza macchia. 21Sapendo che non l'avrei altrimenti ottenuta, se Dio non me l'avesse concessa, – ed era proprio dell'intelligenza sapere da chi viene tale dono – mi rivolsi al Signore e lo pregai, dicendo con tutto il cuore: 9 1"Dio dei padri e Signore di misericordia, che tutto hai creato con la tua parola, 2che con la tua sapienza hai formato l'uomo, perché domini sulle creature fatte da te, 3e governi il mondo con santità e giustizia e pronunzi giudizi con animo retto, 4dammi la sapienza, che siede in trono accanto a te e non mi escludere dal numero dei tuoi figli, 5perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella, uomo debole e di vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi. 6Se anche uno fosse il più perfetto tra gli uomini, mancandogli la tua sapienza, sarebbe stimato un nulla. 7Tu mi hai prescelto come re del tuo popolo e giudice dei tuoi figli e delle tue figlie; 8mi hai detto di costruirti un tempio sul tuo santo monte, un altare nella città della tua dimora, un'imitazione della tenda santa che ti eri preparata fin da principio. 9Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti. 10Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito. 11Essa infatti tutto conosce e tutto comprende, e mi guiderà prudentemente nelle mie azioni e mi proteggerà con la sua gloria. 12Così le mie opere ti saranno gradite; io giudicherò con equità il tuo popolo e sarò degno del trono di mio padre. 13Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? 14I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, 15perché un corpo corruttibile appesantisce l'anima e la tenda d'argilla grava la mente dai molti pensieri. 16A stento ci raffiguriamo le cose terrestri, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi può rintracciare le cose del cielo? 17Chi ha conosciuto il tuo pensiero, se tu non gli hai concesso la sapienza e non gli hai inviato il tuo santo spirito dall'alto? 18Così furono raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono ammaestrati in ciò che ti è gradito; essi furono salvati per mezzo della sapienza". 10 1Essa protesse il padre del mondo, formato per primo da Dio, quando fu creato solo; poi lo liberò dalla sua caduta 2e gli diede la forza per dominare su tutte le cose. 3Ma un ingiusto, allontanatosi da essa nella sua collera perì per il suo furore fratricida. 4A causa sua la terra fu sommersa, ma la sapienza di nuovo la salvò pilotando il giusto e per mezzo di un semplice legno. 5Essa, quando le genti furono confuse, concordi soltanto nella malvagità, riconobbe il giusto e lo conservò davanti a Dio senza macchia e lo mantenne forte nonostante la sua tenerezza per il figlio. 6E mentre perivano gli empi, salvò un giusto, che fuggiva il fuoco caduto sulle cinque città. 7Quale testimonianza di quella gente malvagia esiste ancora una terra desolata, fumante insieme con alberi che producono frutti immaturi e a memoria di un'anima incredula, s'innalza una colonna di sale. 8Allontanandosi dalla sapienza, non solo ebbero il danno di non conoscere il bene, ma lasciarono anche ai viventi un ricordo di insipienza, perché le loro colpe non rimanessero occulte. 9Ma la sapienza liberò i suoi devoti dalle sofferenze: 10essa condusse per diritti sentieri il giusto in fuga dall'ira del fratello, gli mostrò il regno di Dio e gli diede la conoscenza delle cose sante; gli diede successo nelle sue fatiche e moltiplicò i frutti del suo lavoro. 11Lo assistette contro l'avarizia dei suoi avversari e lo fece ricco; 12lo custodì dai nemici, lo protesse da chi lo insidiava, gli assegnò la vittoria in una lotta dura, perché sapesse che la pietà è più potente di tutto. 13Essa non abbandonò il giusto venduto, ma lo preservò dal peccato. 14Scese con lui nella prigione, non lo abbandonò mentre era in catene, finché gli procurò uno scettro regale e potere sui propri avversari, smascherò come mendaci i suoi accusatori e gli diede una gloria eterna. 15Essa liberò un popolo santo e una stirpe senza macchia da una nazione di oppressori. 16Entro nell'anima di un servo del Signore e si oppose con prodigi e con segni a terribili re. 17Diede ai santi la ricompensa delle loro pene, li guidò per una strada meravigliosa, divenne loro riparo di giorno e luce di stelle nella notte. 18Fece loro attraversare il Mar Rosso, guidandoli attraverso molte acque; 19sommerse invece i loro nemici e li rigettò dal fondo dell'abisso. 20Per questo i giusti spogliarono gli empi e celebrarono, Signore, il tuo nome santo e lodarono concordi la tua mano protettrice, 21perché la sapienza aveva aperto la bocca dei muti e aveva sciolto la lingua degli infanti. 11 1Essa fece riuscire le loro imprese per mezzo di un santo profeta: 2attraversarono un deserto inospitale, fissarono le tende in terreni impraticabili, 3resistettero agli avversari, respinsero i nemici. 4Quando ebbero sete, ti invocarono e fu data loro acqua da una rupe scoscesa, rimedio contro la sete da una dura roccia. 5Ciò che era servito a punire i loro nemici, nel bisogno fu per loro un beneficio. 6Invece della corrente di un fiume perenne, sconvolto da putrido sangue 7in punizione di un decreto infanticida, tu desti loro inaspettatamente acqua abbondante, 8mostrando per la sete di allora, come avevi punito i loro avversari. 9Difatti, messi alla prova, sebbene puniti con misericordia, compresero quali tormenti avevan sofferto gli empi, giudicati nella collera, 10perché tu provasti gli uni come un padre che corregge, mentre vagliasti gli altri come un re severo che condanna. 11Lontani o vicini erano ugualmente tribolati, 12perché un duplice dolore li colse e un pianto per i ricordi del passato. 13Quando infatti seppero che dal loro castigo quegli altri ricevevano benefici, sentirono la presenza del Signore; 14poiché colui che avevano una volta esposto e quindi respinto con scherni, lo ammiravano alla fine degli eventi, dopo aver patito una sete ben diversa da quella dei giusti. 15Per i ragionamenti insensati della loro ingiustizia, da essi ingannati, venerarono rettili senza ragione e vili bestiole. Tu inviasti loro in castigo una massa di animali senza ragione, 16perché capissero che con quelle stesse cose per cui uno pecca, con esse è poi castigato. 17Certo, non aveva difficoltà la tua mano onnipotente, che aveva creato il mondo da una materia senza forma, a mandare loro una moltitudine di orsi e leoni feroci 18o belve ignote, create apposta, piene di furore, o sbuffanti un alito infuocato o esalanti vapori pestiferi o folgoranti con le terribili scintille degli occhi, 19bestie di cui non solo l'assalto poteva sterminarli, ma annientarli anche l'aspetto terrificante. 20Anche senza questo potevan soccombere con un soffio, perseguitati dalla giustizia e dispersi dallo spirito della tua potenza. Ma tu hai tutto disposto con misura, calcolo e peso. 21Prevalere con la forza ti è sempre possibile; chi potrà opporsi al potere del tuo braccio? 22Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. 23Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. 24Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata. 25Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? 26Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita, 12 1poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. 2Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati, perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore. 3Tu odiavi gli antichi abitanti della tua terra santa, 4perché compivano delitti ripugnanti, pratiche di magia e riti sacrileghi. 5Questi spietati uccisori dei loro figli, divoratori di visceri in banchetti di carne umana, iniziati in orgiastici riti, 6genitori carnefici di vite indifese, tu li hai voluti distruggere per mano dei nostri antenati, 7perché ricevesse una degna colonia di figli di Dio la regione da te stimata più di ogni altra. 8Ma anche con loro, perché uomini, fosti indulgente mandando loro le vespe come avanguardie del tuo esercito, perché li distruggessero a poco a poco. 9Pur potendo in battaglia dare gli empi in mano dei giusti, oppure distruggerli con bestie feroci o all'istante con un ordine inesorabile, 10colpendoli invece a poco a poco, lasciavi posto al pentimento, sebbene tu non ignorassi che la loro razza era perversa e la loro malvagità naturale e che la loro mentalità non sarebbe mai cambiata, 11perché era una stirpe maledetta fin da principio. Non certo per timore di alcuno lasciavi impunite le loro colpe. 12E chi potrebbe domandarti: "Che hai fatto?", o chi potrebbe opporsi a una tua sentenza? Chi oserebbe accusarti per l'eliminazione di genti da te create? Chi si potrebbe costituire contro di te come difensore di uomini ingiusti? 13Non c'è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose, perché tu debba difenderti dall'accusa di giudice ingiusto. 14né un re né un tiranno potrebbe affrontarti in difesa di quelli che hai punito. 15Essendo giusto, governi tutto con giustizia. Condannare chi non merita il castigo lo consideri incompatibile con la tua potenza. 16La tua forza infatti è principio di giustizia; il tuo dominio universale ti rende indulgente con tutti. 17Mostri la forza se non si crede nella tua onnipotenza e reprimi l'insolenza in coloro che la conoscono. 18Tu, padrone della forza, giudichi con mitezza; ci governi con molta indulgenza, perché il potere lo eserciti quando vuoi. 19Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini; inoltre hai reso i tuoi figli pieni di dolce speranza perché tu concedi dopo i peccati la possibilità di pentirsi. 20Se gente nemica dei tuoi figli e degna di morte tu hai punito con tanto riguardo e indulgenza, concedendole tempo e modo per ravvedersi dalla sua malvagità, 21con quanta attenzione hai castigato i tuoi figli, con i cui padri concludesti, giurando, alleanze di così buone promesse? 22Mentre dunque ci correggi, tu colpisci i nostri nemici in svariatissimi modi, perché nel giudicare riflettiamo sulla tua bontà e speriamo nella misericordia, quando siamo giudicati. 23Perciò quanti vissero ingiustamente con stoltezza tu li hai tormentati con i loro stessi abomini. 24Essi s'erano allontanati troppo sulla via dell'errore, ritenendo dèi i più abietti e i più ripugnanti animali, ingannati come bambini senza ragione. 25Per questo, come a fanciulli irragionevoli, hai mandato loro un castigo per derisione. 26Ma chi non si lascia correggere da castighi di derisione, sperimenterà un giudizio degno di Dio. 27Infatti, soffrendo per questi animali, si sdegnavano, perché puniti con gli stessi esseri che stimavano dèi, e capirono e riconobbero il vero Dio, che prima non avevano voluto conoscere. Per questo si abbatté su di loro il supremo dei castighi. 13 1Davvero stolti per natura tutti gli uomini che vivevano nell'ignoranza di Dio. e dai beni visibili non riconobbero colui che è, non riconobbero l'artefice, pur considerandone le opere. 2Ma o il fuoco o il vento o l'aria sottile o la volta stellata o l'acqua impetuosa o i luminari del cielo considerarono come dèi, reggitori del mondo. 3Se, stupiti per la loro bellezza, li hanno presi per dèi, pensino quanto è superiore il loro Signore, perché li ha creati lo stesso autore della bellezza. 4Se sono colpiti dalla loro potenza e attività, pensino da ciò quanto è più potente colui che li ha formati. 5Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l'autore. 6Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero, perché essi forse s'ingannano nella loro ricerca di Dio e nel volere trovarlo. 7Occupandosi delle sue opere, compiono indagini, ma si lasciano sedurre dall'apparenza, perché le cosa vedute sono tanto belle. 8Neppure costoro però sono scusabili, 9perché se tanto poterono sapere da scrutare l'universo, come mai non ne hanno trovato più presto il padrone? 10Infelici sono coloro le cui speranze sono in cose morte e che chiamarono dèi i lavori di mani d'uomo, oro e argento lavorati con arte, e immagini di animali, oppure una pietra inutile, opera di mano antica. 11Se insomma un abile legnaiuolo, segato un albero maneggevole, ne raschia con diligenza tutta la scorza e, lavorando con abilità conveniente, ne forma un utensile per gli usi della vita; 12raccolti poi gli avanzi del suo lavoro, li consuma per prepararsi il cibo e si sazia. 13Quanto avanza ancora, buono proprio a nulla, legno distorto e pieno di nodi, lo prende e lo scolpisce per occupare il tempo libero; senza impegno, per diletto, gli dà una forma, lo fa simile a un'immagine umana 14oppure a quella di un vile animale. Lo vernicia con minio, ne colora di rosso la superficie e ricopre con la vernice ogni sua macchia; 15quindi, preparatagli una degna dimora, lo pone sul muro, fissandolo con un chiodo. 16Provvede perché non cada, ben sapendo che non è in grado di aiutarsi da sé; esso infatti è solo un'immagine e ha bisogno di aiuto. 17Eppure quando prega per i suoi beni, per le sue nozze e per i figli, non si vergogna di parlare a quell'oggetto inanimato; per la sua salute invoca un essere debole, 18per la sua vita prega un morto: per un aiuto supplica un essere inetto, per il suo viaggio chi non può neppure camminare; 19per acquisti, lavoro e successo negli affari, chiede abilità ad uno che è il più inabile di mani. 14 1Anche chi si dispone a navigare e a solcare onde selvagge implora un legno più fragile della barca che lo porta. 2Questa, infatti, fu inventata dal desiderio di guadagni e fu costruita da una saggezza artigiana; 3ma la tua provvidenza, o Padre, la guida perché tu hai predisposto una strada anche nel mare, un sentiero sicuro anche fra le onde, 4mostrando che puoi salvare da tutto, sì che uno possa imbarcarsi anche senza esperienza. 5Tu non vuoi che le opere della tua sapienza siano inutili; per questo gli uomini affidano le loro vite anche a un minuscolo legno e, attraversando i flutti con una zattera, scampano. 6Anche in principio, mentre perivano giganti superbi, la speranza del mondo, rifugiatasi in una barca, lasciò al mondo la semenza di nuove generazioni, grazie alla tua mano che la guidava. 7È benedetto il legno con cui si compie un'opera giusta, 8ma maledetto l'idolo opera di mani e chi lo ha fatto; questi perché lo ha lavorato, quello perché, corruttibile, è detto dio. 9Perché sono ugualmente in odio a Dio l'empio e la sua empietà; 10l'opera e l'artefice saranno ugualmente puniti. 11Perciò ci sarà un castigo anche per gli idoli dei pagani, perché fra le creature di Dio son divenuti un abominio, e scandalo per le anime degli uomini, laccio per i piedi degli stolti. 12L'invenzione degli idoli fu l'inizio della prostituzione, la loro scoperta portò la corruzione nella vita. 13Essi non esistevano al principio né mai esisteranno. 14Entrarono nel mondo per la vanità dell'uomo, per questo è stata decretata per loro una rapida fine. 15Un padre, consumato da un lutto prematuro, ordinò un'immagine di quel suo figlio così presto rapito, e onorò come un dio chi poco prima era solo un defunto ordinò ai suoi dipendenti riti misterici e di iniziazione. 16Poi l'empia usanza, rafforzatasi con il tempo, fu osservata come una legge. 17Le statue si adoravano anche per ordine dei sovrani: i sudditi, non potendo onorarli di persona a distanza, riprodotte con arte le sembianze lontane, fecero un'immagine visibile del re venerato, per adulare con zelo l'assente, quasi fosse presente. 18All'estensione del culto anche presso quanti non lo conoscevano, spinse l'ambizione dell'artista. 19Questi infatti, desideroso di piacere al potente, si sforzò con l'arte di renderne più bella l'immagine; 20il popolo, attratto dalla leggiadria dell'opera, considerò oggetto di culto colui che poco prima onorava come uomo. 21Ciò divenne un'insidia ai viventi, perché gli uomini, vittime della disgrazia o della tirannide, imposero a pietre o a legni un nome incomunicabile. 22Poi non bastò loro sbagliare circa la conoscenza di Dio; essi, pur vivendo in una grande guerra d'ignoranza, danno a sì grandi mali il nome di pace. 23Celebrando iniziazioni infanticide o misteri segreti, o banchetti orgiastici di strani riti 24non conservano più pure né vita né nozze e uno uccide l'altro a tradimento o l'affligge con l'adulterio. 25Tutto è una grande confusione: sangue e omicidio, furto e inganno, corruzione, slealtà, tumulto, spergiuro; 26confusione dei buoni, ingratitudine per i favori, corruzione di anime, perversione sessuale, disordini matrimoniali, adulterio e dissolutezza. 27L'adorazione di idoli senza nome è principio, causa e fine di ogni male. 28Gli idolatri infatti o delirano nelle orge o sentenziano oracoli falsi o vivono da iniqui o spergiurano con facilità. 29Ponendo fiducia in idoli inanimati non si aspettano un castigo per avere giurato il falso. 30Ma, per l'uno e per l'altro motivo, li raggiungerà la giustizia, perché concepirono un'idea falsa di Dio, rivolgendosi agli idoli, e perché spergiurarono con frode, disprezzando la santità. 31Infatti non la potenza di coloro per i quali si giura, ma il castigo dovuto ai peccatori persegue sempre la trasgressione degli ingiusti. 15 1Ma tu, nostro Dio, sei buono e fedele, sei paziente e tutto governi secondo misericordia. 2Anche se pecchiamo, siamo tuoi, conoscendo la tua potenza; ma non peccheremo più, sapendo che ti apparteniamo. 3Conoscerti, infatti, è giustizia perfetta, conoscere la tua potenza è radice di immortalità. 4Non ci indusse in errore né l'invenzione umana di un'arte perversa, né la sterile fatica dei pittori, immagini deturpate di vari colori, 5la cui vista provoca negli stolti il desiderio, l'anelito per una forma inanimata di un'immagine morta. 6Amanti del male e degni di simili speranze sono coloro che fanno, desiderano e venerano gli idoli. 7Un vasaio, impastando con fatica la terra molle, plasma per il nostro uso ogni sorta di vasi. Ma con il medesimo fango modella e i vasi che servono per usi decenti e quelli per usi contrari, tutti allo stesso modo; quale debba essere l'uso di ognuno di essi lo stabilisce il vasaio. 8Quindi con odiosa fatica plasma con il medesimo fango un dio vano, egli che, nato da poco dalla terra, tra poco ritornerà là da dove fu tratto, quando gli sarà richiesto l'uso fatto dell'anima sua. 9Ma egli non si preoccupa di morire né di avere una vita breve; anzi gareggia con gli orafi e con gli argentieri, imita i lavoratori del bronzo e ritiene un vanto plasmare cose false. 10Cenere è il suo cuore, la sua speranza più vile della terra, la sua vita più spregevole del fango, 11perché disconosce il suo creatore, colui che gli inspirò un'anima attiva e gli infuse uno spirito vitale. 12Ma egli considera un trastullo la nostra vita, l'esistenza un mercato lucroso. Egli dice: "Da tutto, anche dal male, si deve trarre profitto". 13Costui infatti più di tutti sa di peccare, fabbricando di materia terrestre fragili vasi e statue. 14Ma sono tutti stoltissimi e più miserabili di un'anima infantile i nemici del tuo popolo, che lo hanno oppresso. 15Essi considerarono dèi anche tutti gli idoli dei pagani, i quali non hanno né l'uso degli occhi per vedere, né narici per aspirare aria, né orecchie per sentire, né dita delle mani per palpare; e i loro piedi sono incapaci di camminare. 16Un uomo li ha fatti, li ha plasmati uno che ha avuto il respiro in prestito. Ora nessun uomo può plasmare un dio a lui simile; 17essendo mortale, una cosa morta produce con empie mani. Egli è sempre migliore degli oggetti che adora, rispetto a essi possiede la vita, ma quelli giammai 18Venerano gli animali più ripugnanti, che per stupidità al paragone risultan peggiori degli altri; 19non sono tanto belli da invogliarsene, come capita per l'aspetto di altri animali, e non hanno avuto la lode e la benedizione di Dio. 16 1Per questo furon giustamente puniti con esseri simili e tormentati da numerose bestiole. 2Invece di tale castigo, tu beneficasti il tuo popolo; per appagarne il forte appetito gli preparasti un cibo di gusto squisito, le quaglie. 3Gli egiziani infatti, sebbene bramosi di cibo, disgustati dagli animali inviati contro di loro perdettero anche il naturale appetito; questi invece, dopo una breve privazione, gustarono un cibo squisito. 4Era necessario che a quegli avversari venisse addosso una carestia inevitabile e che a questi si mostrasse soltanto come erano tormentati i loro nemici. 5Quando infatti li assalì il terribile furore delle bestie e perirono per i morsi di tortuosi serpenti, la tua collera non durò sino alla fine. 6Per correzione furono spaventati per breve tempo, avendo già avuto un pegno di salvezza a ricordare loro i decreti della tua legge. 7Infatti chi si volgeva a guardarlo era salvato non da quel che vedeva, ma solo da te, salvatore di tutti. 8Anche con ciò convincesti i nostri nemici che tu sei colui che libera da ogni male. 9Gli egiziani infatti furono uccisi dai morsi di cavallette e di mosche, né si trovò un rimedio per la loro vita, meritando di essere puniti con tali mezzi. 10Invece contro i tuoi figli neppure i denti di serpenti velenosi prevalsero, perché intervenne la tua misericordia a guarirli. 11Perché ricordassero le tue parole, feriti dai morsi, erano subito guariti, per timore che, caduti in un profondo oblio, fossero esclusi dai tuoi benefici. 12Non li guarì né un'erba né un emolliente, ma la tua parola, o Signore, la quale tutto risana. 13Tu infatti hai potere sulla vita e sulla morte; conduci giù alle porte degli inferi e fai risalire. 14L'uomo può uccidere nella sua malvagità, ma non far tornare uno spirito già esalato, né liberare un'anima già accolta negli inferi. 15È impossibile sfuggire alla tua mano: 16gli empi, che rifiutavano di conoscerti, furono colpiti con la forza del tuo braccio, perseguitati da strane piogge e da grandine, da acquazzoni travolgenti, e divorati dal fuoco. 17E, cosa più strana, l'acqua che tutto spegne ravvivava sempre più il fuoco: l'universo si fa alleato dei giusti. 18Talvolta la fiamma si attenuava per non bruciare gli animali inviati contro gli empi e per far loro comprendere a tal vista che erano incalzati dal giudizio di Dio. 19Altre volte anche in mezzo all'acqua la fiamma bruciava oltre la potenza del fuoco per distruggere i germogli di una terra iniqua. 20Invece sfamasti il tuo popolo con un cibo degli angeli, dal cielo offristi loro un pane già pronto senza fatica, capace di procurare ogni delizia e soddisfare ogni gusto. 21Questo tuo alimento manifestava la tua dolcezza verso i tuoi figli; esso si adattava al gusto di chi l'inghiottiva e si trasformava in ciò che ognuno desiderava. 22Neve e ghiaccio resistevano al fuoco senza sciogliersi, perché riconoscessero che i frutti dei nemici il fuoco distruggeva ardendo tra la grandine e folgoreggiando tra le piogge. 23Al contrario, perché si nutrissero i giusti, dimenticava perfino la propria virtù. 24La creazione infatti a te suo creatore obbedendo, si irrigidisce per punire gli ingiusti, ma s'addolcisce a favore di quanti confidano in te. 25Per questo anche allora, adattandosi a tutto, serviva alla tua liberalità che tutti alimenta, secondo il desiderio di chi era nel bisogno, 26perché i tuoi figli, che ami, o Signore, capissero che non le diverse specie di frutti nutrono l'uomo, ma la tua parola conserva coloro che credono in te. 27Ciò che infatti non era stato distrutto dal fuoco si scioglieva appena scaldato da un breve raggio di sole, 28perché fosse noto che si deve prevenire il sole per renderti grazie e pregarti allo spuntar della luce, 29poiché la speranza dell'ingrato si scioglierà come brina invernale e si disperderà come un'acqua inutilizzabile. 17 1I tuoi giudizi sono grandi e difficili da spiegare, per questo le anime grossolane furono tratte in errore. 2Gli iniqui credendo di dominare il popolo santo, incatenati nelle tenebre e prigionieri di una lunga notte, chiusi nelle case, giacevano esclusi dalla provvidenza eterna. 3Credendo di restar nascosti con i loro peccati segreti, sotto il velo opaco dell'oblio, furono dispersi, colpiti da spavento terribile e tutti agitati da fantasmi. 4Neppure il nascondiglio in cui si trovavano li preservò dal timore, ma suoni spaventosi rimbombavano intorno a loro, fantasmi lugubri dai volti tristi apparivano. 5Nessun fuoco, per quanto intenso riusciva a far luce, neppure le luci splendenti degli astri riuscivano a rischiarare quella cupa notte. 6Appariva loro solo una massa di fuoco, improvvisa, spaventosa; atterriti da quella fugace visione, credevano ancora peggiori le cose viste. 7Fallivano i ritrovati della magia, e la loro baldanzosa pretesa di sapienza. 8Promettevano di cacciare timori e inquietudini dall'anima malata, e cadevano malati per uno spavento ridicolo. 9Anche se nulla di spaventoso li atterriva, spaventati al passare delle bestiole e ai sibili dei rettili, morivano di tremore, rifiutando persino di guardare l'aria, a cui nessuno può sottrarsi. 10La malvagità condannata dalla propria testimonianza è qualcosa di vile e oppressa dalla coscienza presume sempre il peggio. 11Il timore infatti non è altro che rinunzia agli aiuti della ragione; 12quanto meno nell'intimo ci si aspetta da essi, tanto più grave si stima l'ignoranza della causa che produce il tormento. 13Ma essi durante tale notte davvero impotente, uscita dai recessi impenetrabili degli inferi senza potere, intorpiditi da un medesimo sonno, 14ora erano agitati da fantasmi mostruosi, ora paralizzati per l'abbattimento dell'anima; poiché un terrore improvviso e inaspettato si era riversato su di loro. 15Così chiunque, cadendo là dove si trovava, era custodito chiuso in un carcere senza serrami, 16fosse un agricoltore o un pastore o un operaio impegnato in lavori in luoghi solitari, sorpreso cadeva sotto la necessità ineluttabile, perché tutti eran legati dalla stessa catena di tenebre. 17Il sibilare del vento, il canto melodioso di uccelli tra folti rami, il mormorio di impetuosa acqua corrente, il cupo fragore di rocce cadenti, 18la corsa invisibile di animali imbizzarriti, le urla di crudelissime belve ruggenti, l'eco ripercossa delle cavità dei monti, tutto li paralizzava e li riempiva di terrore. 19Tutto il mondo era illuminato di luce splendente ed ognuno era dedito ai suoi lavori senza impedimento. 20Soltanto su di essi si stendeva una notte profonda, immagine della tenebra che li avrebbe avvolti; ma erano a se stessi più gravosi della tenebra. 18 1Per i tuoi santi risplendeva una luce vivissima; essi invece, sentendone le voci, senza vederne l'aspetto. li proclamavan beati, ché non avevan come loro sofferto 2ed erano loro grati perché, offesi per primi, non facevano loro del male e imploravano perdono d'essere stati loro nemici. 3Invece delle tenebre desti loro una colonna di fuoco, come guida in un viaggio sconosciuto e come un sole innocuo per il glorioso emigrare. 4Eran degni di essere privati della luce e di essere imprigionati nelle tenebre quelli che avevano tenuto chiusi in carcere i tuoi figli, per mezzo dei quali la luce incorruttibile della legge doveva esser concessa al mondo. 5Poiché essi avevan deciso di uccidere i neonati dei santi – e un solo bambino fu esposto e salvato – per castigo eliminasti una moltitudine di loro figli e li facesti perire tutti insieme nell'acqua impetuosa. 6Quella notte fu preannunziata ai nostri padri, perché sapendo a quali promesse avevano creduto, stessero di buon animo. 7Il tuo popolo si attendeva la salvezza dei giusti come lo sterminio dei nemici. 8Difatti come punisti gli avversari, così ci rendesti gloriosi, chiamandoci a te. 9I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto e si imposero, concordi, questa legge divina: i santi avrebbero partecipato ugualmente ai beni e ai pericoli, intonando prima i canti di lode dei padri. 10Faceva eco il grido confuso dei nemici e si diffondeva il lamento di quanti piangevano i figli. 11Con la stessa pena lo schiavo era punito insieme con il padrone, il popolano soffriva le stesse pene del re. 12Tutti insieme, nello stesso modo, ebbero innumerevoli morti, e i vivi non bastavano a seppellirli perché in un istante perì la loro più nobile prole. 13Quelli rimasti increduli a tutto per via delle loro magie, alla morte dei primogeniti confessarono che questo popolo è figlio di Dio. 14Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso, 15la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, guerriero implacabile, si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio, portando, come spada affilata, il tuo ordine inesorabile. 16Fermatasi, riempì tutto di morte; toccava il cielo e camminava sulla terra. 17Allora improvvisi fantasmi di sogni terribili li atterrivano; timori impensabili piombarono su di loro. 18Cadendo mezzi morti qua e là, ognuno mostrava la causa della morte. 19I loro sogni terrificanti li avevano preavvisati, perché non morissero ignorando il motivo delle loro sofferenze. 20La prova della morte colpì anche i giusti e nel deserto ci fu strage di molti; ma l'ira non durò a lungo, 21perché un uomo incensurabile si affrettò a difenderli: prese le armi del suo ministero, la preghiera e il sacrificio espiatorio dell'incenso; si oppose alla collera e mise fine alla sciagura, mostrando che era tuo servitore. 22Egli superò l'ira divina non con la forza del corpo, né con l'efficacia delle armi; ma con la parola placò colui che castigava, ricordandogli i giuramenti e le alleanze dei padri. 23I morti eran caduti a mucchi gli uni sugli altri, quando egli, ergendosi lì in mezzo, arrestò l'ira e le tagliò la strada che conduceva verso i viventi. 24Sulla sua veste lunga fino ai piedi vi era tutto il mondo, i nomi gloriosi dei padri intagliati sui quattro ordini di pietre preziose e la tua maestà sulla corona della sua testa. 25Di fronte a questo lo sterminatore indietreggiò, ebbe paura, poiché un solo saggio della collera bastava. 19 1Sugli empi si riversò sino alla fine uno sdegno implacabile, perché Dio prevedeva anche il loro futuro, 2che cioè, dopo aver loro permesso di andarsene e averli fatti in fretta partire, cambiato proposito, li avrebbero inseguiti. 3Mentre infatti erano ancora occupati nei lutti e piangevano sulle tombe dei morti, presero un'altra decisione insensata, e inseguirono come fuggitivi coloro che già avevan pregato di partire. 4Li spingeva a questo punto estremo un meritato destino, che li gettò nell'oblio delle cose avvenute, perché colmassero la punizione, che ancora mancava ai loro tormenti, 5e mentre il tuo popolo intraprendeva un viaggio straordinario, essi incorressero in una morte singolare. 6Tutta la creazione assumeva da capo, nel suo genere, nuova forma, obbedendo ai tuoi comandi, perché i tuoi figli fossero preservati sani e salvi. 7Si vide la nube coprire d'ombra l'accampamento, terra asciutta apparire dove prima c'era acqua, una strada libera aprirsi nel Mar Rosso e una verdeggiante pianura in luogo dei flutti violenti; 8per essa passò tutto il tuo popolo, i protetti della tua mano, spettatori di prodigi stupendi. 9Come cavalli alla pastura, come agnelli esultanti, cantavano inni a te, Signore, che li avevi liberati. 10Ricordavano ancora i fatti del loro esilio, come la terra, invece di bestiame, produsse zanzare, come il fiume, invece di pesci, riversò una massa di rane. 11Più tardi videro anche una nuova produzione di uccelli, quando, spinti dall'appetito, chiesero cibi delicati; 12poiché, per appagarli, salirono dal mare le quaglie. 13Sui peccatori invece caddero i castighi non senza segni premonitori di fulmini fragorosi; essi soffrirono giustamente per la loro malvagità, avendo nutrito un odio tanto profondo verso lo straniero. 14Altri non accolsero ospiti sconosciuti; ma costoro ridussero schiavi ospiti benemeriti. 15Non solo: ci sarà per i primi un giudizio, perché accolsero ostilmente dei forestieri; 16ma quelli, dopo averli festosamente accolti, poi, quando già partecipavano ai loro diritti li oppressero con lavori durissimi. 17Furono perciò colpiti da cecità, come lo furono i primi alla porta del giusto, quando avvolti fra tenebre fitte ognuno cercava l'ingresso della propria porta. 18Difatti gli elementi scambiavano ordine fra loro, come le note di un'arpa variano la specie del ritmo, pur conservando sempre lo stesso tono. E proprio questo si può dedurre dalla attenta considerazione degli avvenimenti: 19animali terrestri divennero acquatici, quelli che nuotavano passarono sulla terra. 20Il fuoco rafforzò nell'acqua la sua potenza e l'acqua dimenticò la sua proprietà naturale di spegnere. 21Le fiamme non consumavano le carni di animali gracili, che vi camminavano dentro, né scioglievano quella specie di cibo celeste, simile alla brina e così facile a fondersi. 22In tutti i modi, o Signore, hai magnificato e reso glorioso il tuo popolo e non l'hai trascurato assistendolo in ogni tempo e in ogni luogo. Siracide 1 1Ogni sapienza viene dal Signore ed è sempre con lui. 2La sabbia del mare, le gocce della pioggia e i giorni del mondo chi potrà contarli? 3L'altezza del cielo, l'estensione della terra, la profondità dell'abisso chi potrà esplorarle? 4Prima di ogni cosa fu creata la sapienza e la saggia prudenza è da sempre. 5A chi fu rivelata la radice della sapienza? Chi conosce i suoi disegni? 6Uno solo è sapiente, molto terribile, seduto sopra il trono. 7Il Signore ha creato la sapienza; l'ha vista e l'ha misurata, l'ha diffusa su tutte le sue opere, 8su ogni mortale, secondo la sua generosità, la elargì a quanti lo amano. 9Il timore del Signore è gloria e vanto, gioia e corona di esultanza. 10Il timore del Signore allieta il cuore e dà contentezza, gioia e lunga vita. 11Per chi teme il Signore andrà bene alla fine, sarà benedetto nel giorno della sua morte. 12Principio della sapienza è temere il Signore; essa fu creata con i fedeli nel seno materno. 13Tra gli uomini essa ha posto il nido, fondamento resterà fedelmente con i loro discendenti. 14Pienezza della sapienza è temere il Signore; essa inebria di frutti i propri devoti. 15Tutta la loro casa riempirà di cose desiderabili, i magazzini dei suoi frutti. 16Corona della sapienza è il timore del Signore; fa fiorire la pace e la salute. 17Dio ha visto e misurato la sapienza; ha fatto piovere la scienza e il lume dell'intelligenza; ha esaltato la gloria di quanti la possiedono. 18Radice della sapienza è temere il Signore; i suoi rami sono lunga vita. 19La collera ingiusta non si potrà giustificare, poiché il traboccare della sua passione sarà la sua rovina. 20Il paziente sopporterà per qualche tempo; alla fine sgorgherà la sua gioia; 21per qualche tempo terrà nascoste le parole e le labbra di molti celebreranno la sua intelligenza. 22Fra i tesori della sapienza sono le massime istruttive, ma per il peccatore la pietà è un abominio. 23Se desideri la sapienza, osserva i comandamenti; allora il Signore te la concederà. 24Il timore del Signore è sapienza e istruzione, si compiace della fiducia e della mansuetudine. 25Non essere disobbediente al timore del Signore e non avvicinarti ad esso con doppiezza di cuore. 26Non essere finto davanti agli uomini e controlla le tue parole. 27Non esaltarti per non cadere e per non attirarti il disonore; 28il Signore svelerà i tuoi segreti e ti umilierà davanti all'assemblea, 29perché non hai ricercato il timore del Signore e il tuo cuore è pieno di inganno. 2 1Figlio, se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla tentazione. 2Abbi un cuore retto e sii costante, non ti smarrire nel tempo della seduzione. 3Sta' unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni. 4Accetta quanto ti capita, sii paziente nelle vicende dolorose, 5perché con il fuoco si prova l'oro, e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore. 6Affidati a lui ed egli ti aiuterà; segui la via diritta e spera in lui. 7Quanti temete il Signore, aspettate la sua misericordia; non deviate per non cadere. 8Voi che temete il Signore, confidate in lui; il vostro salario non verrà meno. 9Voi che temete il Signore, sperate i suoi benefici, la felicità eterna e la misericordia. 10Considerate le generazioni passate e riflettete: chi ha confidato nel Signore ed è rimasto deluso? O chi ha perseverato nel suo timore e fu abbandonato? O chi lo ha invocato ed è stato da lui trascurato? 11Perché il Signore è clemente e misericordioso, rimette i peccati e salva al momento della tribolazione. 12Guai ai cuori pavidi e alle mani indolenti e al peccatore che cammina su due strade! 13Guai al cuore indolente perché non ha fede; per questo non sarà protetto. 14Guai a voi che avete perduto la pazienza; che farete quando il Signore verrà a visitarvi? 15Coloro che temono il Signore non disobbediscono alle sue parole; e coloro che lo amano seguono le sue vie. 16Coloro che temono il Signore cercano di piacergli; e coloro che lo amano si saziano della legge. 17Coloro che temono il Signore tengono pronti i loro cuori e umiliano l'anima loro davanti a lui. 18Gettiamoci nelle braccia del Signore e non nelle braccia degli uomini; poiché, quale è la sua grandezza, tale è anche la sua misericordia. 3 1Figli, ascoltatemi, sono vostro padre; agite in modo da essere salvati. 2Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli, ha stabilito il diritto della madre sulla prole. 3Chi onora il padre espia i peccati; 4chi riverisce la madre è come chi accumula tesori. 5Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera. 6Chi riverisce il padre vivrà a lungo; chi obbedisce al Signore dà consolazione alla madre. 7Chi teme il Signore rispetta il padre e serve come padroni i genitori. 8Onora tuo padre a fatti e a parole, perché scenda su di te la sua benedizione. 9La benedizione del padre consolida le case dei figli, la maledizione della madre ne scalza le fondamenta. 10Non vantarti del disonore di tuo padre, perché il disonore del padre non è gloria per te; 11la gloria di un uomo dipende dall'onore del padre, vergogna per i figli è una madre nel disonore. 12Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. 13Anche se perdesse il senno, compatiscilo e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore. 14Poiché la pietà verso il padre non sarà dimenticata, ti sarà computata a sconto dei peccati. 15Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te; come fa il calore sulla brina, si scioglieranno i tuoi peccati. 16Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore, chi insulta la madre è maledetto dal Signore. 17Figlio, nella tua attività sii modesto, sarai amato dall'uomo gradito a Dio. 18Quanto più sei grande, tanto più umìliati; così troverai grazia davanti al Signore; 19perché grande è la potenza del Signore 20e dagli umili egli è glorificato. 21Non cercare le cose troppo difficili per te, non indagare le cose per te troppo grandi. 22Bada a quello che ti è stato comandato, poiché tu non devi occuparti delle cose misteriose. 23Non sforzarti in ciò che trascende le tue capacità, poiché ti è stato mostrato più di quanto comprende un'intelligenza umana. 24Molti ha fatto smarrire la loro presunzione, una misera illusione ha fuorviato i loro pensieri. 25Un cuore ostinato alla fine cadrà nel male; chi ama il pericolo in esso si perderà. 26Un cuore ostinato sarà oppresso da affanni, il peccatore aggiungerà peccato a peccato. 27La sventura non guarisce il superbo, perché la pianta del male si è radicata in lui. 28Una mente saggia medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio. 29L'acqua spegne un fuoco acceso, l'elemosina espia i peccati. 30Chi ricambia il bene provvede all'avvenire, al momento della sua caduta troverà un sostegno. 4 1Figlio, non rifiutare il sostentamento al povero, non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi. 2Non rattristare un affamato, non esasperare un uomo già in difficoltà. 3Non turbare un cuore esasperato, non negare un dono al bisognoso. 4Non respingere la supplica di un povero, non distogliere lo sguardo dall'indigente. 5Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo, non offrire a nessuno l'occasione di maledirti, 6perché se uno ti maledice con amarezza, il suo creatore esaudirà la sua preghiera. 7Fatti amare dalla comunità, davanti a un grande abbassa il capo. Porgi l'orecchio al povero e rispondigli al saluto con affabilità. 9Strappa l'oppresso dal potere dell'oppressore, non esser pusillanime quando giudichi. 10Sii come un padre per gli orfani e come un marito per la loro madre e sarai come un figlio dell'Altissimo, ed egli ti amerà più di tua madre. 11La sapienza esalta i suoi figli e si prende cura di quanti la cercano. 12Chi la ama ama la vita, quanti la cercano solleciti saranno ricolmi di gioia. 13Chi la possiede erediterà la gloria, qualunque cosa intraprenda, il Signore lo benedice. 14Coloro che la venerano rendono culto al Santo, e il Signore ama coloro che la amano. 15Chi l'ascolta giudica con equità; chi le presta attenzione vivrà tranquillo. 16Chi confida in lei la otterrà in eredità; i suoi discendenti ne conserveranno il possesso. 17Dapprima lo condurrà per luoghi tortuosi, gli incuterà timore e paura, lo tormenterà con la sua disciplina, finché possa fidarsi di lui, e lo abbia provato con i suoi decreti; 18ma poi lo ricondurrà sulla retta via e gli manifesterà i propri segreti. 19Se egli batte una falsa strada, lo lascerà andare e l'abbandonerà in balìa del suo destino. 20Figlio, bada alle circostanze e guàrdati dal male così non ti vergognerai di te stesso. 21C'è una vergogna che porta al peccato e c'è una vergogna che è onore e grazia. 22Non usare riguardi a tuo danno e non vergognarti a tua rovina. 23Non astenerti dal parlare nel momento opportuno, non nascondere la tua sapienza. 24Difatti dalla parola si riconosce la sapienza e l'istruzione dai detti della lingua. 25Non contraddire alla verità, ma vergògnati della tua ignoranza. 26Non arrossire di confessare i tuoi peccati, non opporti alla corrente di un fiume. 27Non sottometterti a un uomo stolto, e non essere parziale a favore di un potente. 28Lotta sino alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te. 29Non essere arrogante nel tuo linguaggio, fiacco e indolente invece nelle opere. 30Non essere come un leone in casa tua, sospettoso con i tuoi dipendenti. 31La tua mano non sia tesa per prendere e chiusa invece nel restituire. 5 1Non confidare nelle tue ricchezze e non dire: "Questo mi basta". 2Non seguire il tuo istinto e la tua forza, assecondando le passioni del tuo cuore. 3Non dire: "Chi mi dominerà?", perché il Signore senza dubbio farà giustizia. 4Non dire: "Ho peccato, e che cosa mi è successo?", perché il Signore è paziente. 5Non esser troppo sicuro del perdono tanto da aggiungere peccato a peccato. 6Non dire: "La sua misericordia è grande; mi perdonerà i molti peccati", perché presso di lui ci sono misericordia e ira, il suo sdegno si riverserà sui peccatori. 7Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno, poiché improvvisa scoppierà l'ira del Signore e al tempo del castigo sarai annientato. 8Non confidare in ricchezze ingiuste, perché non ti gioveranno nel giorno della sventura. 9Non ventilare il grano a qualsiasi vento e non camminare su qualsiasi sentiero. 10Sii costante nel tuo sentimento, e unica sia la tua parola. 11Sii pronto nell'ascoltare, lento nel proferire una risposta. 12Se conosci una cosa, rispondi al tuo prossimo; altrimenti mettiti la mano sulla bocca. 13Nel parlare ci può essere onore o disonore; la lingua dell'uomo è la sua rovina. 14Non meritare il titolo di calunniatore e non tendere insidie con la lingua, poiché la vergogna è per il ladro e una condanna severa per l'uomo falso. 15Non far male né molto né poco, e da amico non divenire nemico, 6 1perché un cattivo nome si attira vergogna e disprezzo; così accade al peccatore, falso nelle sue parole. 2Non ti abbandonare alla tua passione, perché non ti strazi come un toro furioso; 3divorerà le tue foglie e tu perderai i tuoi frutti, sì da renderti come un legno secco. 4Una passione malvagia rovina chi la possiede e lo fa oggetto di scherno per i nemici. 5Una bocca amabile moltiplica gli amici, un linguaggio gentile attira i saluti. 6Siano in molti coloro che vivono in pace con te, ma i tuoi consiglieri uno su mille. 7Se intendi farti un amico, mettilo alla prova; e non fidarti subito di lui. 8C'è infatti chi è amico quando gli fa comodo, ma non resiste nel giorno della tua sventura. 9C'è anche l'amico che si cambia in nemico e scoprirà a tuo disonore i vostri litigi. 10C'è l'amico compagno a tavola, ma non resiste nel giorno della tua sventura. 11Nella tua fortuna sarà come un altro te stesso, e parlerà liberamente con i tuoi familiari. 12Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te e dalla tua presenza si nasconderà. 13Tieniti lontano dai tuoi nemici, e dai tuoi amici guàrdati. 14Un amico fedele è una protezione potente, chi lo trova, trova un tesoro. 15Per un amico fedele, non c'è prezzo, non c'è peso per il suo valore. 16Un amico fedele è un balsamo di vita, lo troveranno quanti temono il Signore. 17Chi teme il Signore è costante nella sua amicizia, perché come uno è, così sarà il suo amico. 18Figlio, sin dalla giovinezza medita la disciplina, conseguirai la sapienza fino alla canizie. 19Accòstati ad essa come chi ara e chi semina e attendi i suoi ottimi frutti; poiché faticherai un po' per coltivarla, ma presto mangerai dei suoi prodotti. 20Essa è davvero aspra per gli stolti, l'uomo senza coraggio non ci resiste; 21per lui peserà come una pietra di prova, non tarderà a gettarla via. 22La sapienza infatti è come dice il suo nome, ma non a molti essa è chiara. 23Ascolta, figlio, e accetta il mio parere; non rigettare il mio consiglio. 24Introduci i tuoi piedi nei suoi ceppi, il collo nella sua catena. 25Piega la tua spalla e portala, non disdegnare i suoi legami. 26Avvicìnati ad essa con tutta l'anima e con tutta la tua forza resta nelle sue vie. 27Seguine le orme e cercala, ti si manifesterà; e una volta raggiunta, non lasciarla. 28Alla fine troverai in lei il riposo, ed essa ti si cambierà in gioia. 29I suoi ceppi saranno per te una protezione potente, le sue catene una veste di gloria. 30Un ornamento d'oro ha su di sé, i suoi legami sono fili di porpora violetta. 31Te ne rivestirai come di una veste di gloria, te ne cingerai come di una corona magnifica. 32Se lo vuoi, figlio, diventerai saggio; applicandoti totalmente, diventerai abile. 33Se ti è caro ascoltare, imparerai; se porgerai l'orecchio, sarai saggio. 34Frequenta le riunioni degli anziani; qualcuno è saggio? Unisciti a lui. 35Ascolta volentieri ogni parola divina e le massime sagge non ti sfuggano. 36Se vedi una persona saggia, va' presto da lei; il tuo piede logori i gradini della sua porta. 37Rifletti sui precetti del Signore, medita sempre sui suoi comandamenti; egli renderà saldo il tuo cuore, e il tuo desiderio di sapienza sarà soddisfatto. 7 1Non fare il male, perché il male non ti prenda. 2Allontànati dall'iniquità ed essa si allontanerà da te. 3Figlio, non seminare nei solchi dell'ingiustizia per non raccoglierne sette volte tanto. 4Non domandare al Signore il potere né al re un posto di onore. 5Non farti giusto davanti al Signore né saggio davanti al re. 6Non cercare di divenire giudice, che poi ti manchi la forza di estirpare l'ingiustizia; altrimenti temeresti alla presenza del potente e getteresti una macchia sulla tua dirittura. 7Non offendere l'assemblea della città e non degradarti in mezzo al popolo. 8Non ti impigliare due volte nel peccato, perché neppure di uno resterai impunito. 9Non dire: "Egli guarderà all'abbondanza dei miei doni, e quando farò l'offerta al Dio altissimo egli l'accetterà". 10Non mancar di fiducia nella tua preghiera e non trascurare di fare elemosina. 11Non deridere un uomo dall'animo amareggiato, poiché c'è chi umilia e innalza. 12Non fabbricare menzogne contro tuo fratello e neppure qualcosa di simile contro l'amico. 13Non volere in nessun modo ricorrere alla menzogna, perché le sue conseguenze non sono buone. 14Non parlar troppo nell'assemblea degli anziani e non ripetere le parole della tua preghiera. 15Non disprezzare il lavoro faticoso, neppure l'agricoltura creata dall'Altissimo. 16Non unirti alla moltitudine dei peccatori, ricòrdati che la collera divina non tarderà. 17Umilia profondamente la tua anima, perché castigo dell'empio sono fuoco e vermi. 18Non cambiare un amico per interesse, né un fratello fedele per l'oro di Ofir. 19Non disdegnare una sposa saggia e buona, poiché la sua bontà val più dell'oro. 20Non maltrattare uno schiavo che lavora fedelmente né un mercenario che dà tutto se stesso. 21Ami l'anima tua un servo saggio e non ricusargli la libertà. 22Hai bestiame? Abbine cura; se ti è utile, resti in tuo possesso. 23Hai figli? Educali e sottomettili fin dalla giovinezza. 24Hai figlie? Vigila sui loro corpi e non mostrare loro un volto troppo indulgente. 25Accasa una figlia e avrai compiuto un grande affare; ma sposala a un uomo assennato. 26Hai una moglie secondo il tuo cuore? Non ripudiarla; ma di quella odiata non fidarti. 27Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare i dolori di tua madre. 28Ricorda che essi ti hanno generato; che darai loro in cambio di quanto ti hanno dato? 29Temi con tutta l'anima il Signore e riverisci i suoi sacerdoti. 30Ama con tutta la forza chi ti ha creato e non trascurare i suoi ministri. 31Temi il Signore e onora il sacerdote, consegna la sua parte, come ti è stato comandato: primizie, sacrifici espiatori, offerta delle spalle, vittima di santificazione e primizie delle cose sante. 32Al povero stendi la tua mano, perché sia perfetta la tua benedizione. 33La tua generosità si estenda a ogni vivente e al morto non negare la tua grazia. 34Non evitare coloro che piangono e con gli afflitti mòstrati afflitto. 35Non indugiare a visitare un malato, perché per questo sarai amato. 36In tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai mai nel peccato. 8 1Non litigare con un uomo potente per non cadere poi nelle sue mani. 2Non litigare con un uomo ricco, perché egli non t'opponga il peso del suo danaro, poiché l'oro ha corrotto molti e ha fatto deviare il cuore dei re. 3Non litigare con un uomo linguacciuto e non aggiungere legna sul suo fuoco. 4Non scherzare con l'ignorante, perché non siano disprezzati i tuoi antenati. 5Non insultare un uomo convertito dal peccato, ricòrdati che siamo tutti degni di pena. 6Non disprezzare un uomo quando è vecchio, perché anche di noi alcuni invecchieranno. 7Non gioire per la morte di qualcuno; ricòrdati che tutti moriremo. 8Non disdegnare i discorsi dei saggi, medita piuttosto le loro massime, perché da essi imparerai la dottrina e potrai essere a servizio dei grandi. 9Non trascurare i discorsi dei vecchi, perché anch'essi hanno imparato dai loro padri; da essi imparerai l'accorgimento e come rispondere a tempo opportuno. 10Non attizzare le braci del peccatore, per non bruciare nel fuoco della sua fiamma. 11Non ritirarti dalla presenza del violento, perché egli non ponga un agguato contro di te. 12Non imprestare a un uomo più forte di te; quello che gli hai prestato, consideralo come perduto. 13Non garantire oltre la tua possibilità; se hai garantito, preòccupati di soddisfare. 14Non muovere causa a un giudice, perché giudicheranno in suo favore secondo il suo parere. 15Con un avventuriero non metterti in viaggio, per paura che ti diventi insopportabile; egli agirà secondo il suo capriccio e andrai con lui in rovina per la sua insipienza. 16Non litigare con un irascibile e non traversare con lui un luogo solitario, perché ai suoi occhi il sangue è come nulla, dove non c'è possibilità di aiuto ti assalirà. 17Non consigliarti con lo stolto, perché non saprà mantenere un segreto. 18Davanti a uno straniero non fare nulla di riservato, perché non sai che cosa ne seguirà. 19Con un uomo qualsiasi non aprire il tuo cuore ed egli non abbia a portar via il tuo bene. 9 1Non essere geloso della sposa amata, per non inculcarle malizia a tuo danno. 2Non dare l'anima tua alla tua donna, sì che essa s'imponga sulla tua forza. 3Non incontrarti con una donna cortigiana, che non abbia a cadere nei suoi lacci. 4Non frequentare una cantante, per non esser preso dalle sue moine. 5Non fissare il tuo sguardo su una vergine, per non essere coinvolto nei suoi castighi. 6Non dare l'anima tua alle prostitute, per non perderci il patrimonio. 7Non curiosare nelle vie della città, non aggirarti nei suoi luoghi solitari. 8Distogli l'occhio da una donna bella, non fissare una bellezza che non ti appartiene. Per la bellezza di una donna molti sono periti; per essa l'amore brucia come fuoco. 9Non sederti mai accanto a una donna sposata, non frequentarla per bere insieme con lei perché il tuo cuore non si innamori di lei e per la tua passione tu non scivoli nella rovina. 10Non abbandonare un vecchio amico, perché quello recente non è uguale a lui. Vino nuovo, amico nuovo; quando sarà invecchiato, lo berrai con piacere. 11Non invidiare la gloria del peccatore, perché non sai quale sarà la sua fine. 12Non compiacerti del benessere degli empi, ricòrdati che non giungeranno agli inferi impuniti. 13Tieniti lontano dall'uomo che ha il potere di uccidere e non sperimenterai il timore della morte. Se l'avvicini, sta' attento a non sbagliare perché egli non ti tolga la vita; sappi che cammini in mezzo ai lacci e ti muovi sull'orlo delle mura cittadine. 14Rispondi come puoi al prossimo e consìgliati con i saggi. 15Conversa con uomini assennati e ogni tuo colloquio sia sulle leggi dell'Altissimo. 16Tuoi commensali siano gli uomini giusti, il tuo vanto sia nel timore del Signore. 17Un lavoro per mano di esperti viene lodato, ma il capo del popolo è saggio per il parlare. 18Un uomo linguacciuto è il terrore della sua città, chi non sa controllar le parole sarà detestato. 10 1Un governatore saggio educa il suo popolo, l'autorità di un uomo assennato sarà ben ordinata. 2Quale il governatore del popolo, tali i suoi ministri; quale il capo di una città, tali tutti gli abitanti. 3Un re senza formazione rovinerà il suo popolo; una città prospererà per il senno dei capi. 4Il governo del mondo è nelle mani del Signore; egli vi susciterà al momento giusto l'uomo adatto. 5Il successo dell'uomo è nelle mani del Signore, che investirà il magistrato della sua autorità. 6Non crucciarti con il tuo prossimo per un torto qualsiasi; non far nulla in preda all'ira. 7Odiosa al Signore e agli uomini è la superbia, all'uno e agli altri è in abominio l'ingiustizia. 8L'impero passa da un popolo a un altro a causa delle ingiustizie, delle violenze e delle ricchezze. 9Perché mai si insuperbisce chi è terra e cenere? Anche da vivo le sue viscere sono ripugnanti. 10La malattia è lunga, il medico se la ride; chi oggi è re, domani morirà. 11Quando l'uomo muore eredita insetti, belve e vermi. 12Principio della superbia umana è allontanarsi dal Signore, tenere il proprio cuore lontano da chi l'ha creato. 13Principio della superbia infatti è il peccato; chi vi si abbandona diffonde intorno a sé l'abominio. Per questo il Signore rende incredibili i suoi castighi e lo flagella sino a finirlo. 14Il Signore ha abbattuto il trono dei potenti, al loro posto ha fatto sedere gli umili. 15Il Signore ha estirpato le radici delle nazioni, al loro posto ha piantato gli umili. 16Il Signore ha sconvolto le regioni delle nazioni, e le ha distrutte fin dalle fondamenta della terra. 17Le ha estirpate e annientate, ha fatto scomparire dalla terra il loro ricordo. 18Non è fatta per gli uomini la superbia, né per i nati di donna l'arroganza. 19Quale stirpe è onorata? La stirpe dell'uomo. Quale stirpe è onorata? Coloro che temono il Signore. 20Quale stirpe è ignobile? La stirpe dell'uomo. Quale stirpe è ignobile? Coloro che trasgrediscono i comandamenti. 21Tra i fratelli è onorato il loro capo, ma coloro che temono il Signore lo sono ai suoi occhi. 22Uno ricco, onorato o povero, ponga il proprio vanto nel timore del Signore. 23Non è giusto disprezzare un povero assennato e non conviene esaltare un uomo peccatore. 24Il nobile, il giudice e il potente sono onorati; ma nessuno di loro è più grande di chi teme il Signore. 25Uomini liberi serviranno un servo sapiente; un uomo intelligente non mormora per questo. 26Non fare il saccente nel compiere il tuo lavoro e non gloriarti al momento del bisogno. 27Meglio uno che lavora e abbonda di tutto che chi va in giro vantandosi e manca di cibo. 28Figlio, con modestia glorifica l'anima tua e rendile onore secondo che merita. 29Chi darà ragione a uno che si dà torto da sé? Chi stimerà uno che si disprezza? 30Un povero è onorato per la sua scienza, un ricco è onorato per la sua ricchezza. 31Chi è onorato nella povertà, quanto più lo sarà nella ricchezza? Chi è disprezzato nella ricchezza, quanto più lo sarà nella povertà? 11 1La sapienza dell'umile gli farà tenere alta la testa, gli permetterà di sedere tra i grandi. 2Non lodare un uomo per la sua bellezza e non detestare un uomo per il suo aspetto. 3L'ape è piccola tra gli esseri alati, ma il suo prodotto ha il primato fra i dolci sapori. 4Non ti vantare per le vesti che indossi e non insuperbirti nel giorno della gloria, poiché stupende sono le opere del Signore, eppure sono nascoste agli uomini le opere sue. 5Molti sovrani sedettero sulla polvere e uno sconosciuto cinse il loro diadema. 6Molti potenti furono umiliati profondamente; uomini illustri furono consegnati in potere altrui. 7Non biasimare prima di avere indagato, prima rifletti e quindi condanna. 8Non rispondere prima di avere ascoltato, in mezzo ai discorsi non intrometterti. 9Per una cosa di cui non hai bisogno non litigare, non immischiarti nelle liti dei peccatori. 10Figlio, la tua attività non abbracci troppe cose; se esageri, non sarai esente da colpa; anche se corri, non arriverai e non riuscirai a scampare con la fuga. C'è chi lavora, fatica e si affanna: eppure resta tanto più indietro. 12C'è chi è debole e ha bisogno di soccorso, chi è privo di beni e ricco di miseria: eppure il Signore lo guarda con benevolenza, lo solleva dalla sua bassezza 13e lo fa stare a testa alta, sì che molti ne sono stupiti. 14Bene e male, vita e morte, povertà e ricchezza, tutto proviene dal Signore. 15Sapienza, senno e conoscenza della legge vengono dal Signore; carità e rettitudine sono dono del Signore. 16Errore e tenebre sono per gli empi e il male resta per i malvagi. 17Il dono del Signore è assicurato ai pii e il suo favore li rende felici per sempre. 18C'è chi è ricco a forza di attenzione e di risparmio; ed ecco la parte della sua ricompensa: 19mentre dice: "Ho trovato riposo; ora mi godrò i miei beni", non sa quanto tempo ancora trascorrerà; lascerà tutto ad altri e morirà. 20Sta' fermo al tuo impegno e fanne la tua vita, invecchia compiendo il tuo lavoro. 21Non ammirare le opere del peccatore, confida nel Signore e persevera nella fatica, perché è facile per il Signore arricchire un povero all'improvviso. 22La benedizione del Signore è la ricompensa del pio; in un istante Dio farà sbocciare la sua benedizione. 23Non dire: "Di che cosa ho bisogno e di quali beni disporrò d'ora innanzi?". 24Non dire: "Ho quanto mi occorre; che cosa potrà ormai capitarmi di male?". 25Nel tempo della prosperità si dimentica la sventura; nel tempo della sventura non si ricorda la prosperità. 26È facile per il Signore nel giorno della morte rendere all'uomo secondo la sua condotta. 27L'infelicità di un'ora fa dimenticare il benessere; alla morte di un uomo si rivelano le sue opere. 28Prima della fine non chiamare nessuno beato; un uomo si conosce veramente alla fine. 29Non portare in casa qualsiasi persona, perché sono molte le insidie del fraudolento. 30Una pernice da richiamo in gabbia, tale il cuore del superbo; come una spia egli attende la tua caduta. 31Cambiando il bene in male tende insidie, troverà difetti anche nelle cose migliori. 32Con una scintilla di fuoco si riempie il braciere, il peccatore sta in agguato per spargere sangue. 33Guàrdati dal malvagio, poiché egli il male prepara, che non contamini per sempre anche te. 34Ospita un estraneo, ti metterà sottosopra ogni cosa e ti renderà estraneo ai tuoi. 12 1Se fai il bene, sappi a chi lo fai; così avrai una ricompensa per i tuoi benefici. 2Fa' il bene al pio e ne avrai il contraccambio, se non da lui, certo dall'Altissimo. 3Nessun beneficio a chi si ostina nel male né a chi rifiuta di fare l'elemosina. 4Dà al pio e non aiutare il peccatore. 5Benefica il misero e non dare all'empio, impedisci che gli diano il pane e tu non dargliene, perché egli non ne usi per dominarti; difatti tu riceverai il male in doppia misura per tutti i benefici che gli avrai fatto. 6Poiché anche l'Altissimo odia i peccatori e farà giustizia degli empi. 7Dà al buono e non aiutare il peccatore. 8L'amico non si può riconoscere nella prosperità, ma nell'avversità il nemico non si nasconderà. 9Quando uno prospera, i suoi nemici sono nel dolore; ma quando uno è infelice, anche l'amico se ne separa. 10Non fidarti mai del tuo nemico, poiché, come il metallo s'arrugginisce, così la sua malvagità. 11Anche se si abbassa e cammina curvo, sta' attento e guardati da lui; compòrtati con lui come chi pulisce uno specchio e ti accorgerai che la sua ruggine non resiste a lungo. 12Non metterlo al tuo fianco, perché non ti rovesci e si ponga al tuo posto, non farlo sedere alla tua destra, perché non ricerchi la tua sedia, e alla fine tu conosca la verità delle mie parole e senta rimorso per i miei detti. 13Chi avrà pietà di un incantatore morso da un serpente e di quanti si avvicinano alle belve? 14Così capita a chi si associa a un peccatore e s'imbratta dei suoi misfatti. 15Per un momento rimarrà con te, ma se cadi, egli non reggerà più. Il nemico ha il dolce sulle labbra, ma in cuore medita di gettarti in una fossa. Il nemico avrà lacrime agli occhi, ma se troverà l'occasione, non si sazierà del tuo sangue. 17Se ti capiterà il male, egli sarà là per il primo e, con il pretesto di aiutarti, ti prenderà per il tallone. 18Scuoterà il capo e batterà le mani, poi bisbigliando a lungo cambierà faccia. 13 1Chi maneggia la pece si sporca, chi frequenta il superbo diviene simile a lui. 2Non portare un peso troppo grave, non associarti ad uno più forte e più ricco di te. Come una pentola di coccio farà società con una caldaia? Questa l'urterà e quella andrà in frantumi. 3Il ricco commette ingiustizia e per di più grida forte, il povero riceve ingiustizia e per di più deve scusarsi. 4Se puoi essergli utile, approfitterà di te; se hai bisogno, ti abbandonerà. 5Se possiedi, vivrà con te; ti spoglierà e non ne avrà alcuna pena. 6Ha bisogno di te? Ti imbroglierà, ti sorriderà e ti darà una speranza, ti rivolgerà belle parole e domanderà: "Di che cosa hai bisogno?". 7Ti farà arrossire con i suoi banchetti, finché non ti avrà spremuto due o tre volte. Alla fine ti deriderà; poi vedendoti ti eviterà e scuoterà il capo davanti a te. 8Sta' attento a non lasciarti imbrogliare né umiliare per la tua stoltezza. 9Quando un potente ti chiama, allontànati; egli ti chiamerà sempre di più. 10Non essere invadente per non essere respinto, ma non allontanarti troppo per non essere dimenticato. 11Non credere di trattare alla pari con lui e non fidarti delle sue molte parole; 12con la sua molta loquacità ti metterà alla prova e quasi sorridendo ti esaminerà. 13Spietato chi non mantiene le parole, non ti risparmierà maltrattamenti e catene. 14Guardati e sta' attento, perché cammini insieme alla tua rovina. 15Ogni creatura vivente ama il suo simile, ogni uomo il suo vicino. 16Ogni essere si accoppia secondo la sua specie; l'uomo si associa a chi gli è simile. 17Che cosa vi può essere in comune tra il lupo e l'agnello? Lo stesso accade fra il peccatore e il pio. 18Quale pace può esservi fra la iena e il cane? Quale intesa tra il ricco e il povero? 19Sono preda dei leoni gli ònagri nel deserto; così pascolo dei ricchi sono i poveri. 20La condizione umile è in abominio al superbo, così il povero è in abominio al ricco. 21Se il ricco vacilla, è sostenuto dagli amici; se il povero cade, anche dagli amici è respinto. 22Se cade il ricco, molti lo aiutano; dice cose insulse? Eppure lo si felicita. Se cade il povero, lo si rimprovera; se dice cose assennate, non ci si bada. 23Parla il ricco, tutti tacciono ed esaltano fino alle nuvole il suo discorso. Parla il povero e dicono: "Chi è costui?". Se inciampa, l'aiutano a cadere. 24La ricchezza è buona, se è senza peccato; la povertà è cattiva a detta dell'empio. 25Il cuore dell'uomo cambia il suo volto o in bene o in male. 26Indice di un cuore buono è una faccia gioiosa, ma la scoperta di proverbi è un lavoro ben faticoso. 14 1Beato l'uomo che non ha peccato con le parole e non è tormentato dal rimorso dei peccati. 2Beato chi non ha nulla da rimproverarsi e chi non ha perduto la sua speranza. 3A un uomo gretto non conviene la ricchezza, a che servono gli averi a un uomo avaro? 4Chi accumula a forza di privazioni accumula per altri, con i suoi beni faran festa gli estranei. 5Chi è cattivo con se stesso con chi si mostrerà buono? Non sa godere delle sue ricchezze. 6Nessuno è peggiore di chi tormenta se stesso; questa è la ricompensa della sua malizia. 7Se fa il bene, lo fa per distrazione; ma alla fine mostrerà la sua malizia. 8È malvagio l'uomo dall'occhio invidioso; volge altrove lo sguardo e disprezza la vita altrui. 9L'occhio dell'avaro non si accontenta di una parte, l'insana cupidigia inaridisce l'anima sua. 10Un occhio cattivo è invidioso anche del pane e sulla sua tavola esso manca. 11Figlio, per quanto ti è possibile, tràttati bene e presenta al Signore le offerte dovute. 12Ricòrdati che la morte non tarderà e il decreto degli inferi non t'è stato rivelato. 13Prima di morire fa' del bene all'amico, secondo le tue possibilità sii con lui generoso. 14Non privarti di un giorno felice; non ti sfugga alcuna parte di un buon desiderio. 15Forse non lascerai a un altro le tue sostanze e le tue fatiche per esser divise fra gli eredi? 16Regala e accetta regali, distrai l'anima tua, perché negli inferi non c'è gioia da ricercare. 17Ogni corpo invecchia come un abito, è una legge da sempre: "Certo si muore!". 18Come foglie verdi su un albero frondoso: le une lascia cadere, altre ne fa spuntare, lo stesso avviene per le generazioni di carne e di sangue: le une muoiono, altre ne nascono. 19Ogni opera corruttibile scompare; chi la compie se ne andrà con essa. 20Beato l'uomo che medita sulla sapienza e ragiona con l'intelligenza, e considera nel cuore le sue vie: ne penetrerà con la mente i segreti. 22La insegue come uno che segue una pista, si apposta sui suoi sentieri. 23Egli spia alle sue finestre e starà ad ascoltare alla sua porta. 24Fa sosta vicino alla sua casa e fisserà un chiodo nelle sue pareti; 25alzerà la propria tenda presso di essa e si riparerà in un rifugio di benessere; 26metterà i propri figli sotto la sua protezione e sotto i suoi rami soggiornerà; 27da essa sarà protetto contro il caldo, egli abiterà all'ombra della sua gloria. 15 1Così agirà chi teme il Signore; chi è fedele alla legge otterrà anche la sapienza. 2Essa gli andrà incontro come una madre, l'accoglierà come una vergine sposa; 3lo nutrirà con il pane dell'intelligenza, e l'acqua della sapienza gli darà da bere. 4Egli si appoggerà su di lei e non vacillerà, si affiderà a lei e non resterà confuso. 5Essa l'innalzerà sopra i suoi compagni e gli farà aprir bocca in mezzo all'assemblea; 6egli troverà contentezza e una corona di gioia e otterrà fama perenne. 7Gli insensati non conseguiranno mai la sapienza, i peccatori non la contempleranno mai. 8Essa sta lontana dalla superbia, i bugiardi non pensano ad essa. 9La sua lode non s'addice alla bocca del peccatore, perché non gli è stata concessa dal Signore. 10La lode infatti va celebrata con sapienza; è il Signore che la dirigerà. 11Non dire: "Mi son ribellato per colpa del Signore", perché ciò che egli detesta, non devi farlo. 12Non dire: "Egli mi ha sviato", perché egli non ha bisogno di un peccatore. 13Il Signore odia ogni abominio, esso non è voluto da chi teme Dio. 14Egli da principio creò l'uomo e lo lasciò in balìa del suo proprio volere. 15Se vuoi, osserverai i comandamenti; l'essere fedele dipenderà dal tuo buonvolere. 16Egli ti ha posto davanti il fuoco e l'acqua; là dove vuoi stenderai la tua mano. 17Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. 18Grande infatti è la sapienza del Signore, egli è onnipotente e vede tutto. 19I suoi occhi su coloro che lo temono, egli conosce ogni azione degli uomini. 20Egli non ha comandato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare. 16 1Non desiderare una moltitudine di figli buoni a nulla, non gioire per figli empi. 2Se aumentano di numero non gioire, se sono privi del timore del Signore. 3Non confidare su una loro vita lunga e non fondarti sul loro numero, poiché è preferibile uno a mille e morir senza figli che averne degli empi. 4La città potrà ripopolarsi per opera di un solo assennato, mentre la stirpe degli iniqui sarà distrutta. 5Il mio occhio ha visto molte simili cose; il mio orecchio ne ha sentite ancora più gravi. 6Nell'assemblea dei peccatori un fuoco si accende, contro un popolo ribelle è divampata l'ira. 7Dio non perdonò agli antichi giganti, che si erano ribellati per la loro forza. 8Non risparmiò i concittadini di Lot, che egli aveva in orrore per la loro superbia. 9Non ebbe pietà di nazioni di perdizione, che si erano esaltate per i loro peccati. 10Così trattò i seicentomila uomini che sono periti per l'ostinazione del loro cuore. 11Ci fosse un solo uomo di dura cervice, sarebbe strano se restasse impunito, 12poiché misericordia e ira sono in Dio, potente quando perdona e quando riversa l'ira. 13Tanto grande la sua misericordia, quanto grande la sua severità; egli giudicherà l'uomo secondo le sue opere. 14Non sfuggirà il peccatore con la sua rapina, ma neppure la pazienza del pio sarà delusa. 15Egli farà posto a tutta la sua generosità; ciascuno sarà trattato secondo le sue opere. 16Non dire: "Mi terrò celato al Signore! Chi penserà a me lassù? 17Non sarò riconosciuto fra un popolo numeroso, chi sarò io in mezzo a una creazione senza numero?". 18Ecco il cielo e il cielo dei cieli, l'abisso e la terra sussultano quando egli appare. 19Anche i monti e le fondamenta della terra si scuotono di spavento quando egli li guarda. 20Ma nessuno riflette su queste cose; al suo modo di agire chi ci bada? 21Anche la bufera che nessuno contempla, e la maggior parte delle sue opere, sono nel mistero. 22"Chi a Dio annunzierà le opere di giustizia? Ovvero chi le attende? L'alleanza infatti è lontana". 23Tali cose pensa chi ha il cuore perverso; lo stolto, appunto errando, pensa sciocchezze. 24Ascoltami, figlio, e impara la scienza; e sii attento nel tuo cuore alle mie parole. 25Manifesterò con esattezza la mia dottrina; con cura annunzierò la scienza. 26Nella creazione del Signore le sue opere sono fin dal principio, e dalla loro origine ne separò le parti. 27Egli ordinò per l'eternità le sue opere, ne stabilì l'attività per le generazioni future. Non hanno fame né si stancano, eppure non interrompono il loro lavoro. 28Nessuna di loro urta la sua vicina, mai disubbidiranno ad un suo comando. 29Dopo ciò il Signore riguardò sulla terra e la riempì dei suoi doni. 30Ne ricoprì la superficie con ogni genere di viventi e ad essa faranno ritorno. 17 1Il Signore creò l'uomo dalla terra e ad essa lo fa tornare di nuovo. 2Egli assegnò agli uomini giorni contati e un tempo fissato, diede loro il dominio di quanto è sulla terra. 3Secondo la sua natura li rivestì di forza, e a sua immagine li formò. 4Egli infuse in ogni essere vivente il timore dell'uomo, perché l'uomo dominasse sulle bestie e sugli uccelli. 5Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro perché ragionassero. 6Li riempì di dottrina e d'intelligenza, e indicò loro anche il bene e il male. 7Pose lo sguardo nei loro cuori per mostrar loro la grandezza delle sue opere. 8Loderanno il suo santo nome per narrare la grandezza delle sue opere. 9Inoltre pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita. 10Stabilì con loro un'alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti. 11I loro occhi contemplarono la grandezza della sua gloria, i loro orecchi sentirono la magnificenza della sua voce. 12Disse loro: "Guardatevi da ogni ingiustizia!" e diede a ciascuno precetti verso il prossimo. 13Le loro vie sono sempre davanti a lui, non restano nascoste ai suoi occhi. 14Su ogni popolo mise un capo, ma Israele è la porzione del Signore. 15Tutte le loro opere sono davanti a lui come il sole, i suoi occhi osservano sempre la loro condotta. 16A lui non sono nascoste le loro ingiustizie, tutti i loro peccati sono davanti al Signore. 17La beneficenza dell'uomo è per lui come un sigillo, egli serberà la generosità come la propria pupilla. 18Alla fine si leverà e renderà loro la ricompensa, riverserà su di loro il contraccambio. 19Ma a chi si pente egli offre il ritorno, consola quanti vengono meno nella pazienza. 20Ritorna al Signore e cessa di peccare, prega davanti a lui e cessa di offendere. 21Fa' ritorno all'Altissimo e volta le spalle all'ingiustizia; detesta interamente l'iniquità. 22Negli inferi infatti chi loderà l'Altissimo, al posto dei viventi e di quanti gli rendono lode? 23Da un morto, che non è più, la riconoscenza si perde, chi è vivo e sano loda il Signore. 24Quanto è grande la misericordia del Signore, il suo perdono per quanti si convertono a lui! 25L'uomo non può avere tutto, poiché un figlio dell'uomo non è immortale. 26Che c'è di più luminoso del sole? Anch'esso scompare. Così carne e sangue pensano al male. 27Esso sorveglia le schiere dell'alto cielo, ma gli uomini sono tutti terra e cenere. 18 1Colui che vive per sempre ha creato l'intero universo. 2Il Signore soltanto è riconosciuto giusto. 3A nessuno è possibile svelare le sue opere e chi può indagare le sue grandezze? 4La potenza della sua maestà chi potrà misurarla? Chi riuscirà a narrare le sue misericordie? 5Non c'è nulla da togliere e nulla da aggiungere; non è possibile indagare le meraviglie del Signore. 6Quando uno ha finito, allora comincia; quando si ferma, allora rimane perplesso. 7Che è l'uomo? E a che può servire? Qual è il suo bene e qual è il suo male? 8Quanto al numero dei giorni dell'uomo, cento anni sono già molti. 9Come una goccia d'acqua nel mare e un grano di sabbia così questi pochi anni in un giorno dell'eternità. 10Per questo il Signore è paziente con gli uomini e riversa su di essi la sua misericordia. 11Vede e conosce che la loro sorte è misera, per questo moltiplica il perdono. 12La misericordia dell'uomo riguarda il prossimo, la misericordia del Signore ogni essere vivente. 13Egli rimprovera, corregge, ammaestra e guida come un pastore il suo gregge. 14Ha pietà di quanti accettano la dottrina e di quanti sono zelanti per le sue decisioni. 15Figlio, ai benefici non aggiungere il rimprovero, e a ogni dono parole amare. 16La rugiada non mitiga forse il calore? Così una parola è più pregiata del dono. 17Ecco, non vale una parola più di un ricco dono? L'uomo caritatevole offre l'una e l'altro. 18Lo stolto rimprovera senza riguardo, il dono dell'invidioso fa languire gli occhi. 19Prima di parlare, impara; curati ancor prima di ammalarti. 20Prima del giudizio esamina te stesso, così al momento del verdetto troverai perdono. 21Umìliati, prima di cadere malato, e quando hai peccato, mostra il pentimento. 22Nulla ti impedisca di soddisfare a tempo un voto, non aspettare fino alla morte per sdebitarti. 23Prima di fare un voto prepara te stesso, non fare come un uomo che tenta il Signore. 24Pensa all'ira del giorno della morte, al tempo della vendetta, quando egli distoglierà lo sguardo da te. 25Pensa alla carestia nel tempo dell'abbondanza; alla povertà e all'indigenza nei giorni di ricchezza. 26Dal mattino alla sera il tempo cambia; e tutto è effimero davanti al Signore. 27Un uomo saggio è circospetto in ogni cosa; nei giorni del peccato si astiene dalla colpa. 28Ogni uomo assennato conosce la sapienza e a colui che l'ha trovata rende omaggio. 29Quelli istruiti nel parlare anch'essi diventano saggi, fanno piovere massime eccellenti. 30Non seguire le passioni; poni un freno ai tuoi desideri. 31Se ti concedi la soddisfazione della passione, essa ti renderà oggetto di scherno ai tuoi nemici. 32Non godere una vita di piaceri, sua conseguenza è una doppia povertà. 33Non impoverire scialacquando con denaro preso a prestito, quando non hai nulla nella borsa. 19 1Un operaio ubriacone non arricchirà; chi disprezza il poco cadrà presto. 2Vino e donne traviano anche i saggi, ancor più temerario è chi frequenta prostitute. 3Tarli e vermi lo erediteranno, il temerario sarà eliminato. 4Chi si fida con troppa facilità è di animo leggero, chi pecca danneggia se stesso. 5Chi si compiace del male sarà condannato; 6chi odia la loquacità sfugge al male. 7Non riferire mai una diceria e non ne avrai alcun danno; 8non parlarne né all'amico né al nemico, e se puoi farlo senza colpa, non svelar nulla. 9Altrimenti chi ti ascolta diffiderà di te e all'occasione ti avrà in odio. 10Hai udito una parola? Muoia con te! Sta' sicuro, non ti farà scoppiare. 11Per una parola lo stolto ha i dolori, come la partoriente per un bambino. 12Una freccia confitta nella carne della coscia: tale una parola in seno allo stolto. 13Interroga l'amico: forse non ha fatto nulla, e se qualcosa ha fatto, perché non continui più. 14Interroga il prossimo: forse non ha detto nulla, e se qualcosa ha detto, perché non lo ripeta. 15Interroga l'amico, perché spesso si tratta di calunnia; non credere a ogni parola. 16C'è chi sdrucciola, ma non di proposito; e chi non ha peccato con la sua lingua? 17Interroga il tuo prossimo, prima di minacciarlo; fa' intervenire la legge dell'Altissimo. 18Tutta la sapienza è timore di Dio e in ogni sapienza è la pratica della legge. 19Non c'è sapienza nella conoscenza del male; non è mai prudenza il consiglio dei peccatori. 20V'è un'abilità che è abominevole, c'è uno stolto cui manca solo la saggezza. 21Meglio uno di scarsa intelligenza ma timorato, che uno molto intelligente ma trasgressore della legge. 22Esiste un'abilità scaltra, ma ingiusta; c'è chi intriga per prevalere in giudizio. 23C'è il malvagio curvo nella sua tristezza, ma il suo intimo è pieno di inganno; 24abbassa il volto e finge di essere sordo, ma, quando non è osservato, avrà il sopravvento. 25E se per mancanza di forza gli è impedito di peccare, all'occasione propizia farà del male. 26Dall'aspetto si conosce l'uomo; dal volto si conosce l'uomo di senno. 27Il vestito di un uomo, la bocca sorridente e la sua andatura rivelano quello che è. 20 1C'è un rimprovero che è fuori tempo, c'è chi tace ed è prudente. 2Quanto è meglio rimproverare che covare l'ira! 3Chi si confessa colpevole evita l'umiliazione. 4Un eunuco che vuol deflorare una ragazza, così chi vuol rendere giustizia con la violenza. 5C'è chi tace ed è ritenuto saggio, e c'è chi è odiato per la sua loquacità. 6C'è chi tace, perché non sa che cosa rispondere, e c'è chi tace, perché conosce il momento propizio. 7L'uomo saggio sta zitto fino al momento opportuno, il millantatore e lo stolto lo trascurano. 8Chi abbonda nel parlare si renderà abominevole; chi vuole assolutamente imporsi sarà odiato. 9Nelle disgrazie può trovarsi la fortuna per un uomo, mentre un profitto può essere una perdita. 10C'è una generosità, che non ti arreca vantaggi e c'è chi dall'umiliazione alza la testa. 12C'è chi compra molte cose con poco, e chi le paga sette volte il loro valore. 13Il saggio si rende amabile con le sue parole, le cortesie degli stolti sono sciupate. 14Il dono di uno stolto non ti gioverà, perché i suoi occhi bramano ricevere più di quanto ha dato. 15Egli darà poco, ma rinfaccerà molto; aprirà la sua bocca come un banditore. Oggi darà un prestito e domani richiederà; uomo odioso è costui. 16Lo stolto dice: "Non ho un amico, non c'è gratitudine per i miei benefici. 17Quelli che mangiano il mio pane sono lingue cattive". Quanto spesso e quanti si burleranno di lui! 18Meglio scivolare sul pavimento che con la lingua; per questo la caduta dei cattivi giunge rapida. 19Un uomo senza grazia è un discorso inopportuno: è sempre sulla bocca dei maleducati. 20Non si accetta una massima dalla bocca dello stolto, perché non è mai detta a proposito. 21C'è chi è impedito di peccare dalla miseria e durante il riposo non avrà rimorsi. 22C'è chi si rovina per rispetto umano e si rovina per la faccia di uno stolto. 23C'è chi per rispetto umano fa promesse a un amico; in tal modo se lo rende gratuitamente nemico. 24Brutta macchia nell'uomo la menzogna, si trova sempre sulla bocca degli ignoranti. 25Meglio un ladro che un mentitore abituale, ma tutti e due condivideranno la rovina. 26L'abitudine del bugiardo è un disonore, la vergogna lo accompagnerà sempre. 27Il saggio si fa onore con i discorsi, l'uomo prudente piace ai grandi. 28Chi lavora la terra accrescerà il raccolto; chi piace ai grandi si fa perdonare l'ingiustizia. 29Regali e doni accecano gli occhi dei saggi, come bavaglio sulla bocca, soffocano i rimproveri. 30Sapienza nascosta e tesoro invisibile: a che servono l'una e l'altro? 31Fa meglio chi nasconde la stoltezza che colui che nasconde la sapienza. 21 1Figlio, hai peccato? Non farlo più e prega per le colpe passate. 2Come alla vista del serpente fuggi il peccato: se ti avvicini, ti morderà. Denti di leone sono i suoi denti, capaci di distruggere vite umane. 3Ogni trasgressione è come spada a doppio taglio: non c'è rimedio per la sua ferita. 4Spavento e violenza fanno svanire la ricchezza; così la casa del superbo sarà devastata. 5La preghiera del povero va dalla sua bocca agli orecchi di Dio, il giudizio di lui verrà a suo favore. 6Chi odia il rimprovero segue le orme del peccatore, ma chi teme il Signore si convertirà di cuore. 7Da lontano si riconosce il linguacciuto, ma l'assennato conosce il suo scivolare. 8Chi costruisce la sua casa con ricchezze altrui è come chi ammucchia pietre per l'inverno. 9Mucchio di stoppa è una riunione di iniqui; la loro fine è una fiammata di fuoco. 10La via dei peccatori è appianata e senza pietre; ma al suo termine c'è il baratro degli inferi. 11Chi osserva la legge domina il suo istinto, il risultato del timore del Signore è la sapienza. 12Non diventerà educato chi manca di capacità, ma c'è anche una capacità che aumenta l'amarezza. 13La scienza del saggio cresce come una piena; il suo consiglio è come una sorgente di vita. 14L'interno dello stolto è come un vaso rotto, non potrà contenere alcuna scienza. 15Se un assennato ascolta un discorso intelligente, l'approverà e lo completerà; se l'ascolta un dissoluto, se ne dispiace e lo getta via dietro la schiena. 16Il parlare dello stolto è come un fardello nel cammino, ma sulle labbra dell'intelligente si trova la grazia. 17La parola del prudente è ricercata nell'assemblea; si rifletterà seriamente sui suoi discorsi. 18Come casa in rovina, così la sapienza per lo stolto; scienza dell'insensato i discorsi incomprensibili. 19Ceppi ai piedi è la disciplina per l'insensato e come manette nella sua destra. 20Lo stolto alza la voce mentre ride; ma l'uomo saggio sorride appena in silenzio. 21Ornamento d'oro è la disciplina per l'assennato; è come un monile al braccio destro. 22Il piede dello stolto si precipita verso una casa; l'uomo sperimentato si mostrerà rispettoso. 23Lo stolto spia dalla porta l'interno della casa; l'uomo educato se ne starà fuori. 24È cattiva educazione d'un uomo origliare alla porta; l'uomo prudente ne resterebbe confuso. 25Le labbra degli stolti ripetono sciocchezze, le parole dei prudenti sono pesate sulla bilancia. 26Sulla bocca degli stolti è il loro cuore, i saggi invece hanno la bocca nel cuore. 27Quando un empio maledice l'avversario, maledice se stesso. 28Il maldicente danneggia se stesso e sarà detestato dal suo ambiente. 22 1Il pigro è simile a una pietra imbrattata, ognuno fischia in suo disprezzo. 2Il pigro è simile a una palla di sterco, chi la raccoglie scuote la mano. 3Vergogna per un padre avere un figlio maleducato, se si tratta di una figlia, è la sua rovina. 4Una figlia prudente sarà un tesoro per il marito, quella disonorevole un dolore per chi l'ha generata. 5La sfacciata disonora il padre e il marito, e dall'uno e dall'altro sarà disprezzata. 6Come musica durante il lutto i discorsi fuori tempo, ma frusta e correzione in ogni tempo sono saggezza. 7Incolla cocci chi ammaestra uno stolto, sveglia un dormiglione dal sonno profondo. 8Ragiona con un insonnolito chi ragiona con lo stolto; alla fine egli dirà: "Che cosa c'è?". 9Piangi per un morto, poiché ha perduto la luce; piangi per uno stolto, poiché ha perduto il senno. 10Piangi meno tristemente per un morto, ché ora riposa, ma la vita dello stolto è peggiore della morte. 11Il lutto per un morto, sette giorni; per uno stolto ed empio tutti i giorni della sua vita. 12Con un insensato non prolungare il discorso, non frequentare l'insipiente; 13guàrdati da lui, per non avere noie e per non contaminarti al suo contatto. Allontànati da lui e troverai pace, non sarai seccato dalla sua insipienza. 14Che c'è di più pesante del piombo? E qual è il suo nome, se non "lo stolto"? 15Sabbia, sale, palla di ferro sono più facili a portare che un insensato. 16Una travatura di legno ben connessa in una casa non si scompagina in un terremoto, così un cuore deciso dopo matura riflessione non verrà meno al momento del pericolo. 17Un cuore basato su sagge riflessioni è come un intonaco su un muro rifinito. 18Una palizzata posta su un'altura di fronte al vento non resiste, così un cuore meschino, basato sulle sue fantasie, di fronte a qualsiasi timore non resiste. 19Chi punge un occhio lo farà lacrimare; chi punge un cuore ne scopre il sentimento. 20Chi scaglia pietre contro uccelli li mette in fuga, chi offende un amico rompe l'amicizia. 21Se hai sguainato la spada contro un amico, non disperare, può esserci un ritorno. 22Se hai aperto la bocca contro un amico, non temere, può esserci riconciliazione, tranne il caso di insulto e di arroganza, di segreti svelati e di un colpo a tradimento; in questi casi ogni amico scomparirà. 23Conquìstati la fiducia del prossimo nella sua povertà per godere con lui nella sua prosperità. Nel tempo della tribolazione restagli vicino, per aver parte alla sua eredità. 24Prima del fuoco vapore e fumo nel camino, così prima dello spargimento del sangue le ingiurie. 25Non mi vergognerò di proteggere un amico, non mi nasconderò davanti a lui. 26Se mi succederà il male a causa sua, chiunque lo venga a sapere si guarderà da lui. 27Chi porrà una guardia sulla mia bocca, sulle mie labbra un sigillo prudente, perché io non cada per colpa loro e la mia lingua non sia la mia rovina? 23 1Signore, padre e padrone della mia vita, non abbandonarmi al loro volere, non lasciarmi cadere a causa loro. 2Chi applicherà la frusta ai miei pensieri, al mio cuore la disciplina della sapienza? Perché non siano risparmiati i miei errori e i miei peccati non restino impuniti, 3perché non si moltiplichino i miei errori e non aumentino di numero i miei peccati, io non cada davanti ai miei avversari e il nemico non gioisca sul mio conto. 4Signore, padre e Dio della mia vita, non mettermi in balìa di sguardi sfrontati 5e allontana da me la concupiscenza. 6Sensualità e libidine non s'impadroniscano di me; a desideri vergognosi non mi abbandonare. 7Figli, ascoltate l'educazione della bocca, chi l'osserva non si perderà. 8Il peccatore è vittima delle proprie labbra, il maldicente e il superbo vi trovano inciampo. 9Non abituare la bocca al giuramento, non abituarti a nominare il nome del Santo. 10Come uno schiavo interrogato di continuo non sarà senza lividure, così chi giura e ha sempre in bocca Dio non sarà esente da peccato. 11Un uomo dai molti giuramenti si riempie di iniquità; il flagello non si allontanerà dalla sua casa. Se cade in fallo, il suo peccato è su di lui; se non ne tiene conto, pecca due volte. Se giura il falso non sarà giustificato, la sua casa si riempirà di sventure. 12C'è un modo di parlare che si può paragonare alla morte; non si trovi nella discendenza di Giacobbe. Dagli uomini pii tutto ciò sia respinto, così non si rotoleranno nei peccati. 13La tua bocca non si abitui a volgarità grossolane, in esse infatti c'è motivo di peccato. 14Ricorda tuo padre e tua madre, quando siedi tra i grandi, non dimenticarli mai davanti a costoro, e per abitudine non dire sciocchezze; potresti desiderare di non essere nato e maledire il giorno della tua nascita. 15Un uomo abituato a discorsi ingiuriosi non si correggerà in tutta la sua vita. 16Due specie di colpe moltiplicano i peccati, la terza provoca l'ira: 17una passione ardente come fuoco acceso non si calmerà finché non sarà consumata; un uomo impudico nel suo corpo non smetterà finché non lo divori il fuoco; per l'uomo impuro ogni pane è appetitoso, non si stancherà finché non muoia. 18L'uomo infedele al proprio letto dice fra sé: "Chi mi vede? Tenebra intorno a me e le mura mi nascondono; nessuno mi vede, che devo temere? Dei miei peccati non si ricorderà l'Altissimo". 19Il suo timore riguarda solo gli occhi degli uomini; non sa che gli occhi del Signore sono miriadi di volte più luminosi del sole; essi vedono tutte le azioni degli uomini e penetrano fin nei luoghi più segreti. 20Tutte le cose, prima che fossero create, gli erano note; allo stesso modo anche dopo la creazione. 21Quest'uomo sarà punito nelle piazze della città, sarà preso dove meno se l'aspetta. 22Così della donna che abbandona suo marito, e gli presenta eredi avuti da un estraneo. 23Prima di tutto ha disobbedito alle leggi dell'Altissimo, in secondo luogo ha commesso un torto verso il marito, in terzo luogo si è macchiata di adulterio e ha introdotto in casa figli di un estraneo. 24Costei sarà trascinata davanti all'assemblea e si procederà a un'inchiesta sui suoi figli. 25I suoi figli non avranno radici, i suoi rami non porteranno frutto. 26Lascerà il suo ricordo in maledizione, la sua infamia non sarà cancellata. 27I superstiti sapranno che nulla è meglio del timore del Signore, nulla più dolce dell'osservare i suoi comandamenti. 24 1La sapienza loda se stessa, si vanta in mezzo al suo popolo. 2Nell'assemblea dell'Altissimo apre la bocca, si glorifica davanti alla sua potenza: 3"Io sono uscita dalla bocca dell'Altissimo e ho ricoperto come nube la terra. 4Ho posto la mia dimora lassù, il mio trono era su una colonna di nubi. 5Il giro del cielo da sola ho percorso, ho passeggiato nelle profondità degli abissi. 6Sulle onde del mare e su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho preso dominio. 7Fra tutti questi cercai un luogo di riposo, in quale possedimento stabilirmi. 8Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine, il mio creatore mi fece posare la tenda e mi disse: Fissa la tenda in Giacobbe e prendi in eredità Israele. 9Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò; per tutta l'eternità non verrò meno. 10Ho officiato nella tenda santa davanti a lui, e così mi sono stabilita in Sion. 11Nella città amata mi ha fatto abitare; in Gerusalemme è il mio potere. 12Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore, sua eredità. 13Sono cresciuta come un cedro sul Libano, come un cipresso sui monti dell'Ermon. 14Sono cresciuta come una palma in Engaddi, come le piante di rose in Gerico, come un ulivo maestoso nella pianura; sono cresciuta come un platano. 15Come cinnamòmo e balsamo ho diffuso profumo; come mirra scelta ho sparso buon odore; come gàlbano, ònice e storàce, come nuvola di incenso nella tenda. 16Come un terebinto ho esteso i rami e i miei rami son rami di maestà e di bellezza. 17Io come una vite ho prodotto germogli graziosi e i miei fiori, frutti di gloria e ricchezza. 18Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei prodotti. 19Poiché il ricordo di me è più dolce del miele, il possedermi è più dolce del favo di miele. 20Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me, avranno ancora sete. 21Chi mi obbedisce non si vergognerà, chi compie le mie opere non peccherà". 22Tutto questo è il libro dell'alleanza del Dio altissimo, la legge che ci ha imposto Mosè, l'eredità delle assemblee di Giacobbe. 23Essa trabocca di sapienza come il Pison e come il Tigri nella stagione dei frutti nuovi; 24fa traboccare l'intelligenza come l'Eufrate e come il Giordano nei giorni della mietitura; 25espande la dottrina come il Nilo, come il Ghicon nei giorni della vendemmia. 26Il primo non ne esaurisce la conoscenza né l'ultimo la può pienamente indagare. 27Il suo pensiero infatti è più vasto del mare e il suo consiglio più del grande abisso. 28Io sono come un canale derivante da un fiume e come un corso d'acqua sono uscita verso un giardino. 29Ho detto: "Innaffierò il mio giardino e irrigherò la mia aiuola". Ed ecco il mio canale è diventato un fiume, il mio fiume è diventato un mare. 30Farò ancora splendere la mia dottrina come l'aurora; la farò brillare molto lontano. 31Riverserò ancora l'insegnamento come una profezia, lo lascerò per le generazioni future. 32Vedete, non ho lavorato solo per me, ma per quanti cercano la dottrina. 25 1Di tre cose mi compiaccio e mi faccio bella, di fronte al Signore e agli uomini: concordia di fratelli, amicizia tra vicini, moglie e marito che vivono in piena armonia. 2Tre tipi di persone io detesto, la loro vita è per me un grande orrore: un povero superbo, un ricco bugiardo, un vecchio adultero privo di senno. 3Nella giovinezza non hai raccolto; come potresti procurarti qualcosa nella vecchiaia? 4Come s'addice il giudicare ai capelli bianchi, e agli anziani intendersi di consigli! 5Come s'addice la sapienza ai vecchi, il discernimento e il consiglio alle persone eminenti! 6Corona dei vecchi è un'esperienza molteplice, loro vanto il timore del Signore. 7Nove situazioni io ritengo felici nel mio cuore, la decima la dirò con le parole: un uomo allietato dai figli, chi vede da vivo la caduta dei suoi nemici; 8felice chi vive con una moglie assennata, colui che non pecca con la sua lingua, chi non deve servire a uno indegno di lui; 9fortunato chi ha trovato la prudenza, chi si rivolge a orecchi attenti; 10quanto è grande chi ha trovato la sapienza, ma nessuno supera chi teme il Signore. 11Il timore del Signore è più di ogni cosa; chi lo possiede a chi potrà esser paragonato? 12Qualunque ferita, ma non la ferita del cuore; qualunque malvagità, ma non la malvagità di una donna; 13qualunque sventura, ma non la sventura causata dagli avversari; qualunque vendetta, ma non la vendetta dei nemici. 14Non c'è veleno peggiore del veleno di un serpente, non c'è ira peggiore dell'ira di un nemico. 15Preferirei abitare con un leone e con un drago piuttosto che abitare con una donna malvagia. 16La malvagità di una donna ne àltera l'aspetto, ne rende il volto tetro come quello di un orso. 17Suo marito siede in mezzo ai suoi vicini e ascoltandoli geme amaramente. 18Ogni malizia è nulla, di fronte alla malizia di una donna, possa piombarle addosso la sorte del peccatore! 19Come una salita sabbiosa per i piedi di un vecchio, tale la donna linguacciuta per un uomo pacifico. 20Non soccombere al fascino di una donna, per una donna non ardere di passione. 21Motivo di sdegno, di rimprovero e di grande disprezzo è una donna che mantiene il proprio marito. 22Animo abbattuto e volto triste e ferita al cuore è una donna malvagia; 23mani inerti e ginocchia infiacchite, tale colei che non rende felice il proprio marito. 24Dalla donna ha avuto inizio il peccato, per causa sua tutti moriamo. 25Non dare all'acqua un'uscita né libertà di parlare a una donna malvagia. 26Se non cammina al cenno della tua mano, toglila dalla tua presenza. 26 1Beato il marito di una donna virtuosa; il numero dei suoi giorni sarà doppio. 2Una brava moglie è la gioia del marito, questi trascorrerà gli anni in pace. 3Una donna virtuosa è una buona sorte, viene assegnata a chi teme il Signore. 4Ricco o povero il cuore di lui ne gioisce, in ogni tempo il suo volto appare sereno. 5Tre cose teme il mio cuore, per la quarta sono spaventato: una calunnia diffusa in città, un tumulto di popolo e una falsa accusa: tutto questo è peggiore della morte; 6ma crepacuore e lutto è una donna gelosa di un'altra e il flagello della sua lingua si lega con tutti. 7Giogo di buoi sconnesso è una donna malvagia, colui che la domina è come chi acchiappa uno scorpione. 8Gran motivo di sdegno una donna ubriaca, non riuscirà a nascondere la vergogna. 9La scostumatezza di una donna è nell'eccitazione degli sguardi, si riconosce dalle sue occhiate. 10Fa' buona guardia a una figlia libertina, perché non ne approfitti, se trova indulgenza. 11Guàrdati dal seguire un occhio impudente, non meravigliarti se ti spinge verso il male. 12Come un viandante assetato apre la bocca e beve qualsiasi acqua a lui vicina, così essa siede davanti a ogni palo e apre a qualsiasi freccia la faretra. 13La grazia di una donna allieta il marito, la sua scienza gli rinvigorisce le ossa. 14È un dono del Signore una donna silenziosa, non c'è compenso per una donna educata. 15Grazia su grazia è una donna pudica, non si può valutare il peso di un'anima modesta. 16Il sole risplende sulle montagne del Signore, la bellezza di una donna virtuosa adorna la sua casa. 17Lampada che arde sul candelabro santo, così la bellezza del volto su giusta statura. 18Colonne d'oro su base d'argento, tali sono gambe graziose su solidi piedi. 19Due cose mi serrano il cuore, la terza mi provoca all'ira: un guerriero che languisca nella miseria, uomini saggi trattati con disprezzo, chi passa dalla giustizia al peccato; il Signore lo tiene pronto per la spada. 20A stento un commerciante sarà esente da colpe, un rivenditore non sarà immune dal peccato. 27 1Per amor del denaro molti peccano, chi cerca di arricchire procede senza scrupoli. 2Fra le giunture delle pietre si conficca un piuolo, tra la compra e la vendita si insinua il peccato. 3Se uno non si aggrappa in fretta al timor del Signore, la sua casa andrà presto in rovina. 4Quando si agita un vaglio, restano i rifiuti; così quando un uomo riflette, gli appaiono i suoi difetti. 5La fornace prova gli oggetti del vasaio, la prova dell'uomo si ha nella sua conversazione. 6Il frutto dimostra come è coltivato l'albero, così la parola rivela il sentimento dell'uomo. 7Non lodare un uomo prima che abbia parlato, poiché questa è la prova degli uomini. 8Se cerchi la giustizia, la raggiungerai e te ne rivestirai come di un manto di gloria. 9Gli uccelli sostano presso i loro simili, la lealtà ritorna a quelli che la praticano. 10Il leone sta in agguato della preda, così il peccato di coloro che praticano l'ingiustizia. 11Nel discorso del pio c'è sempre saggezza, lo stolto muta come la luna. 12Tra gli insensati bada al tempo, tra i saggi fèrmati a lungo. 13Il discorso degli stolti è un orrore, il loro riso fra i bagordi del peccato. 14Il linguaggio di chi giura spesso fa rizzare i capelli, e le loro questioni fan turare gli orecchi. 15Uno spargimento di sangue è la rissa dei superbi, le loro invettive sono un ascolto penoso. 16Chi svela i segreti perde la fiducia e non trova più un amico per il suo cuore. 17Ama l'amico e sii a lui fedele, ma se hai svelato i suoi segreti, non seguirlo più, 18perché come chi ha perduto un defunto, così tu hai perduto l'amicizia del tuo prossimo. 19Come un uccello, che ti sei fatto scappare di mano, così hai lasciato andare il tuo amico e non lo riprenderai. 20Non seguirlo, perché ormai è lontano; è fuggito come una gazzella dal laccio. 21Poiché una ferita si può fasciarla e un'ingiuria si può riparare, ma chi ha svelato segreti non ha più speranza. 22Chi ammicca con l'occhio trama il male, e nessuno potrà distoglierlo. 23Davanti a te il suo parlare è tutto dolce, ammira i tuoi discorsi, ma alle tue spalle cambierà il suo parlare e porrà inciampo alle tue parole. 24Io odio molte cose, ma nessuna quanto lui, anche il Signore lo ha in odio. 25Chi scaglia un sasso in alto, se lo scaglia sulla testa, e un colpo a tradimento ferisce chi lo vibra. 26Chi scava una fossa vi cadrà dentro, chi tende un laccio vi resterà preso. 27Il male si riverserà su chi lo fa, egli non saprà neppure da dove gli venga. 28Derisione e insulto per il superbo, la vendetta, come un leone, lo attende al varco. 29Saran presi al laccio quanti gioiscono per la caduta dei pii, il dolore li consumerà prima della loro morte. 30Anche il rancore e l'ira sono un abominio, il peccatore li possiede. 28 1Chi si vendica avrà la vendetta dal Signore ed egli terrà sempre presenti i suoi peccati. 2Perdona l'offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. 3Se qualcuno conserva la collera verso un altro uomo, come oserà chiedere la guarigione al Signore? 4Egli non ha misericordia per l'uomo suo simile, e osa pregare per i suoi peccati? 5Egli, che è soltanto carne, conserva rancore; chi perdonerà i suoi peccati? 6Ricòrdati della tua fine e smetti di odiare, ricòrdati della corruzione e della morte e resta fedele ai comandamenti. 7Ricòrdati dei comandamenti e non aver rancore verso il prossimo, dell'alleanza con l'Altissimo e non far conto dell'offesa subìta. 8Astieniti dalle risse e sarai lontano dal peccato, perché un uomo passionale attizza una rissa. 9Un uomo peccatore semina discordia tra gli amici e tra persone pacifiche diffonde calunnie. 10Secondo la materia del fuoco, esso s'infiamma, una rissa divampa secondo la sua violenza; il furore di un uomo è proporzionato alla sua forza, la sua ira cresce in base alla sua ricchezza. 11Una lite concitata accende il fuoco, una rissa violenta fa versare sangue. 12Se soffi su una scintilla, si accende; se vi sputi sopra, si spegne; eppure ambedue le cose escono dalla tua bocca. 13Maledici il delatore e l'uomo di doppia lingua, perché fa perire molti che vivono in pace. 14Una lingua malèdica ha sconvolto molti, li ha scacciati di nazione in nazione; ha demolito forti città e ha rovinato casati potenti. 15Una lingua malèdica ha fatto ripudiare donne eccellenti, privandole del frutto delle loro fatiche. 16Chi le presta attenzione non trova pace, dalla sua dimora scompare la serenità. 17Un colpo di frusta produce lividure, ma un colpo di lingua rompe le ossa. 18Molti sono caduti a fil di spada, ma non quanti sono periti per colpa della lingua. 19Beato chi se ne guarda, chi non è esposto al suo furore, chi non ha trascinato il suo giogo e non è stato legato con le sue catene. 20Il suo giogo è un giogo di ferro; le sue catene catene di bronzo. 21Spaventosa è la morte che procura, in confronto è preferibile la tomba. 22Essa non ha potere sugli uomini pii, questi non bruceranno alla sua fiamma. 23Quanti abbandonano il Signore in essa cadranno, fra costoro divamperà senza spegnersi. Si avventerà contro di loro come un leone e come una pantera ne farà scempio. 24Ecco, recingi pure la tua proprietà con siepe spinosa, lega in un sacchetto l'argento e l'oro, 25ma controlla anche le tue parole pesandole e chiudi con porte e catenaccio la bocca. 26Sta' attento a non sbagliare a causa della lingua, perché tu non cada davanti a chi ti insidia. 29 1Chi pratica la misericordia concede prestiti al prossimo, chi lo soccorre di propria mano osserva i comandamenti. 2Dà in prestito al prossimo nel tempo del bisogno, e a tua volta restituisci al prossimo nel momento fissato. 3Mantieni la parola e sii leale con lui, così troverai in ogni momento quanto ti occorre. 4Molti considerano il prestito come cosa trovata e causano fastidi a coloro che li hanno aiutati. 5Prima di ricevere, ognuno bacia le mani del creditore, parla con tono umile per ottenere gli averi dell'amico; ma alla scadenza cerca di guadagnare tempo, restituisce piagnistei e incolpa le circostanze. 6Se riesce a pagare il creditore riceverà appena la metà, e dovrà considerarla come una cosa trovata. In caso contrario, il creditore sarà frodato dei suoi averi e avrà senza motivo un nuovo nemico; maledizioni e ingiurie gli restituirà, renderà insulti invece dell'onore dovuto. 7Molti perciò, per tale cattiveria, rifiutan di prestare: hanno paura di perdere i beni senza ragione. 8Tuttavia sii longanime con il misero, e non fargli attender troppo l'elemosina. 9Per il comandamento soccorri il povero, secondo la sua necessità non rimandarlo a mani vuote. 10Perdi pure denaro per un fratello e amico, non si arrugginisca inutilmente sotto una pietra. 11Sfrutta le ricchezze secondo i comandi dell'Altissimo; ti saranno più utili dell'oro. 12Rinserra l'elemosina nei tuoi scrigni ed essa ti libererà da ogni disgrazia. 13Meglio di uno scudo resistente e di una lancia pesante, combatterà per te di fronte al nemico. 14L'uomo buono garantisce per il prossimo, chi ha perduto il pudore lo abbandona. 15Non dimenticare il favore di chi si è fatto garante, poiché egli si è impegnato per te. 16Il peccatore dilapida i beni del suo garante, l'ingrato di proposito abbandonerà chi l'ha salvato. 17La cauzione ha rovinato molta gente onesta, li ha sballottati come onda del mare. 18Ha mandato in esilio uomini potenti, costretti a errare fra genti straniere. 19Un peccatore che offre premurosamente garanzia e ricerca guadagni, sarà coinvolto in processi. 20Aiuta il tuo prossimo secondo la tua possibilità e bada a te stesso per non cadere. 21Indispensabili alla vita sono l'acqua, il pane, il vestito e una casa che serva da riparo. 22È meglio vivere da povero sotto un tetto di tavole, che godere di cibi sontuosi in case altrui. 23Del poco come del molto sii contento, così non udirai il disprezzo come straniero. 24Triste vita andare di casa in casa, non potrai aprir bocca, dove sarai come straniero. 25Avrai ospiti, mescerai vino senza un grazie, inoltre ascolterai cose amare: 26"Su, forestiero, apparecchia la tavola, se hai qualche cosa sotto mano, dammi da mangiare". 27"Vattene, forestiero, cedi il posto a persona onorata; mio fratello sarà mio ospite, ho bisogno della casa". 28Tali cose sono dure per un uomo che abbia intelligenza: i rimproveri per l'ospitalità e gli insulti di un creditore. 30 1Chi ama il proprio figlio usa spesso la frusta, per gioire di lui alla fine. 2Chi corregge il proprio figlio ne trarrà vantaggio e se ne potrà vantare con i suoi conoscenti. 3Chi ammaestra il proprio figlio renderà geloso il nemico, mentre davanti agli amici potrà gioire. 4Muore il padre? È come se non morisse, perché lascia un suo simile dopo di sé. 5Durante la vita egli gioiva nel contemplarlo, in punto di morte non prova dolore. 6Di fronte ai nemici lascia un vendicatore, per gli amici uno che sa ricompensarli. 7Chi accarezza un figlio ne fascerà poi le ferite, a ogni grido il suo cuore sarà sconvolto. 8Un cavallo non domato diventa restio, un figlio lasciato a se stesso diventa sventato. 9Coccola il figlio ed egli ti incuterà spavento, scherza con lui, ti procurerà dispiaceri. 10Non ridere con lui per non doverti con lui rattristare, che non debba digrignare i denti alla fine. 11Non concedergli libertà in gioventù, non prendere alla leggera i suoi difetti. 12Piegagli il collo in gioventù e battigli le costole finché è fanciullo, perché poi intestardito non ti disobbedisca e tu ne abbia un profondo dolore. 13Educa tuo figlio e prenditi cura di lui, così non dovrai affrontare la sua insolenza. 14Meglio un povero di aspetto sano e forte che un ricco malato nel suo corpo. 15Salute e vigore valgono più di tutto l'oro, un corpo robusto più di un'immensa fortuna. 16Non c'è ricchezza migliore della salute del corpo e non c'è contentezza al di sopra della gioia del cuore. 17Meglio la morte che una vita amara, il riposo eterno che una malattia cronica. 18Leccornie versate su una bocca chiusa tali le offerte cibarie poste su una tomba. 19A che serve all'idolo l'offerta di frutti? Esso non mangia né sente il profumo; così è il perseguitato dal Signore. 20Osserva con gli occhi e sospira, come un eunuco che abbraccia una vergine e sospira. 21Non abbandonarti alla tristezza, non tormentarti con i tuoi pensieri. 22La gioia del cuore è vita per l'uomo, l'allegria di un uomo è lunga vita. 23Distrai la tua anima, consola il tuo cuore, tieni lontana la malinconia. La malinconia ha rovinato molti, da essa non si ricava nulla di buono. 24Gelosia e ira accorciano i giorni, la preoccupazione anticipa la vecchiaia. 25Un cuore sereno è anche felice davanti ai cibi, quello che mangia egli gusta. 31 1L'insonnia per la ricchezza logora il corpo, l'affanno per essa distoglie il sonno. 2L'affanno della veglia tien lontano l'assopirsi, come una grave malattia bandisce il sonno. 3Un ricco fatica nell'accumulare ricchezze e se smette, si ingolfa nei piaceri. 4Un povero fatica nelle privazioni della vita e se smette, cade nell'indigenza. 5Chi ama l'oro non sarà esente da colpa, chi insegue il denaro per esso peccherà. 6Molti sono andati in rovina a causa dell'oro, il loro disastro era davanti a loro. 7È una trappola per quanti ne sono entusiasti, ogni insensato vi resta preso. 8Beato il ricco, che si trova senza macchia e che non corre dietro all'oro. 9Chi è costui? noi lo proclameremo beato: difatti egli ha compiuto meraviglie in mezzo al suo popolo. 10Chi ha subìto la prova, risultando perfetto? Sarà un titolo di gloria per lui. Chi, potendo trasgredire, non ha trasgredito, e potendo compiere il male, non lo ha fatto? 11Si consolideranno i suoi beni e l'assemblea celebrerà le sue beneficenze. 12Hai davanti una tavola sontuosa? Non spalancare verso di essa la tua bocca e non dire: "Che abbondanza qua sopra". 13Ricòrdati che l'occhio cattivo è un male. Che cosa è stato creato peggiore dell'occhio? Per questo esso lacrima in ogni circostanza. 14Dove guarda l'ospite, non stendere la mano; non intingere nel piatto insieme con lui. 15Giudica le esigenze del prossimo dalle tue; e su ogni cosa rifletti. 16Mangia da uomo ciò che ti è posto innanzi; non masticare con voracità per non renderti odioso. 17Sii il primo a smettere per educazione, non essere ingordo per non incorrere nel disprezzo. 18Se siedi tra molti invitati, non essere il primo a stendere la mano. 19Quanto poco è sufficiente per un uomo educato, una volta a letto non si sente soffocato. 20Sonno salubre con uno stomaco ben regolato, al mattino si alza e il suo spirito è libero. Travaglio di insonnia, coliche e vomiti accompagnano l'uomo ingordo. 21Se sei stato forzato a eccedere nei cibi, àlzati, va' a vomitare e sarai sollevato. 22Ascoltami, figlio, e non disprezzarmi, alla fine troverai vere le mie parole. In tutte le azioni sii moderato e nessuna malattia ti coglierà. 23Molte labbra loderanno chi è splendido nei banchetti, e vera è la testimonianza della sua munificenza. 24La città mormora di chi è tirchio nei banchetti; ed esatta è la testimonianza della sua avarizia. 25Non fare il forte con il vino, perché ha mandato molti in rovina. 26La fornace prova il metallo nella tempera, così il vino i cuori in una sfida di arroganti. 27Il vino è come la vita per gli uomini, purché tu lo beva con misura. Che vita è quella di chi non ha vino? Questo fu creato per la gioia degli uomini. 28Allegria del cuore e gioia dell'anima è il vino bevuto a tempo e a misura. 29Amarezza dell'anima è il vino bevuto in quantità, con eccitazione e per sfida. 30L'ubriachezza accresce l'ira dello stolto a sua rovina, ne diminuisce le forze e gli procura ferite. 31Durante un banchetto non rimproverare il vicino, non deriderlo nella sua letizia. Non dirgli parola di rimprovero e non tormentarlo col chiedergli ciò che ti deve. 32 1Ti hanno fatto capotavola? Non esaltarti; comportati con gli altri come uno di loro. Pensa a loro e poi mettiti a tavola; 2quando avrai assolto il tuo compito, accòmodati per ricrearti con loro e ricevere la corona per la tua cortesia. 3Parla, o anziano, ciò ti s'addice, ma con discrezione e non disturbare la musica. 4Quando ascolti non effonderti in chiacchiere, non fare fuori luogo il sapiente. 5Sigillo di rubino in un anello d'oro è un concerto musicale in un banchetto. 6Sigillo di smeraldo in una guarnizione d'oro è la melodia dei canti unita alla dolcezza del vino. 7Parla, giovinetto, se è necessario, ma appena un paio di volte, se interrogato. 8Compendia il tuo discorso, molte cose in poche parole; compòrtati come uno che sa ma che tace. 9Fra i grandi non crederti loro uguale, se un altro parla, non ciarlare troppo. 10Prima del tuono viene la folgore, la grazia precede l'uomo modesto. 11All'ora stabilita àlzati e non restare per ultimo, corri a casa e non indugiare. 12Là divèrtiti e fa' quello che desideri, ma non peccare con un discorso arrogante. 13Per tutto ciò benedici chi ti ha creato, chi ti colma dei suoi benefici. 14Chi teme il Signore accetterà la correzione, coloro che lo ricercano troveranno il suo favore. 15Chi indaga la legge ne sarà appagato, ma l'ipocrita vi troverà motivo di scandalo. 16Quanti temono il Signore troveranno la giustizia, le loro virtù brilleranno come luci. 17Un uomo peccatore schiva il rimprovero, trova scuse secondo i suoi capricci. 18Un uomo assennato non trascura l'avvertimento, quello empio e superbo non prova alcun timore. 19Non far nulla senza riflessione, alla fine dell'azione non te ne pentirai. 20Non camminare in una via piena d'ostacoli, per non inciampare contro i sassi. 21Non fidarti di una via senza inciampi, 22e guàrdati anche dai tuoi figli. 23In ogni azione abbi fiducia in te stesso, poiché anche questo è osservare i comandamenti. 24Chi crede alla legge è attento ai comandamenti, chi confida nel Signore non resterà deluso. 33 1Chi teme il Signore non incorre in alcun male, se subisce tentazioni, ne sarà liberato di nuovo. 2Un uomo saggio non detesta la legge, ma l'ipocrita a suo riguardo è come una nave nella tempesta. 3L'uomo assennato ha fiducia nella legge, la legge per lui è degna di fede come un oracolo. 4Prepàrati il discorso, così sarai ascoltato; concatena il tuo sapere e poi rispondi. 5Ruota di carro il sentimento dello stolto, il suo ragionamento è come l'asse che gira. 6Come uno stallone è un amico beffardo, nitrisce sotto chiunque lo cavalca. 7Perché un giorno è più importante d'un altro? Eppure la luce di ogni giorno dell'anno viene dal sole. 8Essi sono distinti secondo il pensiero del Signore che ha variato le stagioni e le feste. 9Alcuni giorni li ha nobilitati e santificati, altri li ha lasciati nel numero dei giorni ordinari. 10Anche gli uomini provengono tutti dalla polvere e dalla terra fu creato Adamo. 11Ma il Signore li ha distinti nella sua grande sapienza, ha assegnato loro diversi destini. 12Alcuni li ha benedetti ed esaltati, altri li ha santificati e avvicinati a sé, altri li ha maledetti e umiliati e li ha scacciati dalle loro posizioni. 13Come l'argilla nelle mani del vasaio che la forma a suo piacimento, così gli uomini nelle mani di colui che li ha creati, per retribuirli secondo la sua giustizia. 14Di fronte al male c'è il bene, di fronte alla morte, la vita; così di fronte al pio il peccatore. 15Considera perciò tutte le opere dell'Altissimo; due a due, una di fronte all'altra. 16Io mi sono dedicato per ultimo allo studio, come un racimolatore dietro i vendemmiatori. 17Con la benedizione del Signore ho raggiunto lo scopo, come un vendemmiatore ho riempito il tino. 18Badate che non ho faticato solo per me, ma per quanti ricercano l'istruzione. 19Ascoltatemi, capi del popolo, e voi che dirigete le assemblee, fate attenzione. 20Al figlio e alla moglie, al fratello e all'amico non dare un potere su di te finché sei in vita. Non dare ad altri le tue ricchezze, perché poi non ti penta e debba richiederle. 21Finché vivi e c'è respiro in te, non abbandonarti in potere di nessuno. 22È meglio che i figli ti preghino che non rivolgerti tu alle loro mani. 23In tutte le azioni sii sempre superiore, non permettere che si offuschi la tua fama. 24Quando finiranno i giorni della tua vita, al momento della morte, assegna la tua eredità. 25Foraggio, bastone e pesi per l'asino; pane, castigo e lavoro per lo schiavo. 26Fa' lavorare il tuo servo, e potrai trovare riposo, lasciagli libere le mani e cercherà la libertà. 27Giogo e redini piegano il collo; per lo schiavo cattivo torture e castighi. 28Fallo lavorare perché non stia in ozio, poiché l'ozio insegna molte cattiverie. 29Obbligalo al lavoro come gli conviene, e se non obbedisce, stringi i suoi ceppi. 30Non esagerare con nessuno; non fare nulla senza giustizia. 31Se hai uno schiavo, sia come te stesso, poiché l'hai acquistato con il sangue. 32Se hai uno schiavo, trattalo come fratello, perché ne avrai bisogno come di te stesso, 33Se tu lo maltratti ed egli fuggirà, per quale strada andrai a ricercarlo? 34 1Speranze vane e fallaci sono proprie dell'uomo insensato, i sogni danno le ali agli stolti. 2Come uno che afferra le ombre e insegue il vento, così chi si appoggia ai sogni. 3Questo dopo quello: tale la visione di sogni, di fronte a un volto l'immagine di un volto. 4Dall'impuro che cosa potrà uscire di puro? E dal falso che cosa potrà uscire di vero? 5Oracoli, auspici e sogni sono cose vane, come vaneggia la mente di una donna in doglie. 6Se non sono inviati dall'Altissimo in una sua visita, non permettere che se ne occupi la tua mente. 7I sogni hanno indotto molti in errore, hanno deviato quanti avevano in essi sperato. 8Senza menzogna si deve adempiere la legge, la sapienza in bocca verace è perfezione. 9Chi ha viaggiato conosce molte cose, chi ha molta esperienza parlerà con intelligenza. 10Chi non ha avuto delle prove, poco conosce; chi ha viaggiato ha accresciuto l'accortezza. 11Ho visto molte cose nei miei viaggi; il mio sapere è più che le mie parole. 12Spesso ho corso pericoli mortali; ma sono stato salvato grazie alla mia esperienza. 13Lo spirito di coloro che temono il Signore vivrà, perché la loro speranza è posta in colui che li salva. 14Chi teme il Signore non ha paura di nulla, e non teme perché egli è la sua speranza. 15Beata l'anima di chi teme il Signore; a chi si appoggia? Chi è il suo sostegno? 16Gli occhi del Signore sono su coloro che lo amano, protezione potente e sostegno di forza, riparo dal vento infuocato e riparo dal sole meridiano, difesa contro gli ostacoli, soccorso nella caduta; 17solleva l'anima e illumina gli occhi, concede sanità, vita e benedizione. 18Sacrificare il frutto dell'ingiustizia è un'offerta da burla; i doni dei malvagi non sono graditi. 19L'Altissimo non gradisce le offerte degli empi, e per la moltitudine delle vittime non perdona i peccati. 20Sacrifica un figlio davanti al proprio padre chi offre un sacrificio con i beni dei poveri. 21Il pane dei bisognosi è la vita dei poveri, toglierlo a loro è commettere un assassinio. 22Uccide il prossimo chi gli toglie il nutrimento, versa sangue chi rifiuta il salario all'operaio. 23Uno edifica, l'altro abbatte: che vantaggio se ne ricava oltre la fatica? Uno prega, l'altro maledice: quale delle due voci ascolterà il Signore? 25Lavarsi dopo aver toccato un morto, poi toccarlo di nuovo: quale utilità c'è in simile abluzione? 26Così l'uomo che digiuna per i suoi peccati e poi va e li commette di nuovo. Chi ascolterà la sua supplica? Quale utilità c'è nella sua umiliazione? 35 1Chi osserva la legge moltiplica le offerte; chi adempie i comandamenti offre un sacrificio di comunione. 2Chi serba riconoscenza offre fior di farina, chi pratica l'elemosina fa sacrifici di lode. 3Cosa gradita al Signore è astenersi dalla malvagità, sacrificio espiatorio è astenersi dall'ingiustizia. 4Non presentarti a mani vuote davanti al Signore, tutto questo è richiesto dai comandamenti. 5L'offerta del giusto arricchisce l'altare, il suo profumo sale davanti all'Altissimo. 6Il sacrificio dell'uomo giusto è gradito, il suo memoriale non sarà dimenticato. 7Glorifica il Signore con animo generoso, non essere avaro nelle primizie che offri. 8In ogni offerta mostra lieto il tuo volto, consacra con gioia la decima. 9Dà all'Altissimo in base al dono da lui ricevuto, dà di buon animo secondo la tua possibilità, 10perché il Signore è uno che ripaga, e sette volte ti restituirà. 11Non cercare di corromperlo con doni, non accetterà, non confidare su una vittima ingiusta, 12perché il Signore è giudice e non v'è presso di lui preferenza di persone. 13Non è parziale con nessuno contro il povero, anzi ascolta proprio la preghiera dell'oppresso. 14Non trascura la supplica dell'orfano né la vedova, quando si sfoga nel lamento. 15Le lacrime della vedova non scendono forse sulle sue guance e il suo grido non si alza contro chi gliele fa versare? 16Chi venera Dio sarà accolto con benevolenza, la sua preghiera giungerà fino alle nubi. 17La preghiera dell'umile penetra le nubi, finché non sia arrivata, non si contenta; 18non desiste finché l'Altissimo non sia intervenuto, rendendo soddisfazione ai giusti e ristabilendo l'equità. 19Il Signore non tarderà e non si mostrerà indulgente sul loro conto, 20finché non abbia spezzato le reni agli spietati e si sia vendicato delle nazioni; 21finché non abbia estirpato la moltitudine dei violenti e frantumato lo scettro degli ingiusti; 22finché non abbia reso a ognuno secondo le sue azioni e vagliato le opere degli uomini secondo le loro intenzioni; 23finché non abbia fatto giustizia al suo popolo e non lo abbia allietato con la sua misericordia. 24Bella è la misericordia al tempo dell'afflizione, come le nubi apportatrici di pioggia in tempo di siccità. 36 1Abbi pietà di noi, Signore Dio di tutto, e guarda, infondi il tuo timore su tutte le nazioni. 2Alza la tua mano sulle nazioni straniere, perché vedano la tua potenza. 3Come ai loro occhi ti sei mostrato santo in mezzo a noi, così ai nostri occhi mòstrati grande fra di loro. 4Ti riconoscano, come noi abbiamo riconosciuto che non c'è un Dio fuori di te, Signore. 5Rinnova i segni e compi altri prodigi, glorifica la tua mano e il tuo braccio destro. 6Risveglia lo sdegno e riversa l'ira, distruggi l'avversario e abbatti il nemico. 7Affretta il tempo e ricòrdati del giuramento; si narrino le tue meraviglie. 8Sia consumato dall'ira del fuoco chi cerca scampo; gli avversari del tuo popolo vadano in perdizione. 9Schiaccia le teste dei capi nemici che dicono: "Non c'è nessuno fuori di noi". 10Raduna tutte le tribù di Giacobbe, rendi loro il possesso come era al principio. 11Abbi pietà, Signore, del popolo chiamato con il tuo nome, di Israele che hai trattato come un primogenito. 12Abbi pietà della tua città santa, di Gerusalemme tua stabile dimora. Riempi Sion della tua maestà il tuo popolo della tua gloria. 14Rendi testimonianza alle creature che sono tue fin dal principio, adempi le profezie fatte nel tuo nome. 15Ricompensa coloro che sperano in te, i tuoi profeti siano degni di fede. 16Ascolta, Signore, la preghiera dei tuoi servi, secondo la benedizione di Aronne sul tuo popolo. 17Sappiano quanti abitano sulla terra che tu sei il Signore, il Dio dei secoli. 18Il ventre consuma ogni cibo, eppure un cibo è preferibile a un altro. Il palato distingue al gusto la selvaggina, così una mente assennata distingue i discorsi bugiardi. 20Un cuore perverso causerà dolore, un uomo dalla molta esperienza saprà ripagarlo. 21Una donna accetterà qualsiasi marito, ma una giovane è migliore di un'altra. 22La bellezza di una donna allieta il volto; e sorpassa ogni desiderio dell'uomo; 23se vi è poi sulla sua lingua bontà e dolcezza, suo marito non è più uno dei comuni mortali. 24Chi si procura una sposa, possiede il primo dei beni, un aiuto adatto a lui e una colonna d'appoggio. 25Dove non esiste siepe, la proprietà è saccheggiata, ove non c'è moglie, l'uomo geme randagio. 26Chi si fida di un ladro armato che corre di città in città? 27Così dell'uomo che non ha un nido e che si corica là dove lo coglie la notte. 37 1Ogni amico dice: "Anch'io ti sono amico", ma esiste l'amico che lo è solo di nome. 2Non è forse un dolore mortale un compagno e un amico trasformatosi in nemico? 3O inclinazione malvagia, da dove sei balzata, per ricoprire la terra con la tua malizia? 4Il compagno si rallegra con l'amico nella felicità, ma al momento della disgrazia gli sarà ostile. 5Il compagno soffre con l'amico per ragioni di stomaco, ma di fronte al conflitto prenderà lo scudo. 6Non ti dimenticare dell'amico dell'anima tua, non scordarti di lui nella tua prosperità. 7Ogni consigliere suggerisce consigli, ma c'è chi consiglia a proprio vantaggio. 8Guàrdati da un consigliere, infòrmati quali siano le sue necessità – egli nel consigliare penserà al suo interesse – perché non getti la sorte su di te 9e dica: "La tua via è buona", poi si terrà in disparte per vedere quanto ti accadrà. 10Non consigliarti con chi ti guarda di sbieco, nascondi la tua intenzione a quanti ti invidiano. 11Non consigliarti con una donna sulla sua rivale, con un pauroso sulla guerra, con un mercante sul commercio, con un compratore sulla vendita, con un invidioso sulla riconoscenza, con uno spietato sulla bontà di cuore, con un pigro su un'iniziativa qualsiasi, con un mercenario annuale sul raccolto, con uno schiavo pigro su un gran lavoro; non dipendere da costoro per nessun consiglio. 12Invece frequenta spesso un uomo pio, che tu conosci come osservante dei comandamenti e la cui anima è come la tua anima; se tu inciampi, saprà compatirti. 13Segui il consiglio del tuo cuore, perché nessuno ti sarà più fedele di lui. 14La coscienza di un uomo talvolta suole avvertire meglio di sette sentinelle collocate in alto per spiare. 15Al di sopra di tutto questo prega l'Altissimo perché guidi la tua condotta secondo verità. 16Principio di ogni opera è la ragione, prima di ogni azione è bene riflettere. 17Radice dei pensieri è il cuore, queste quattro parti ne derivano: 18bene e male, vita e morte, ma su tutto domina sempre la lingua. 19C'è l'uomo esperto maestro di molti, ma inutile per se stesso. 20C'è chi posa a saggio nei discorsi ed è odioso, a costui mancherà ogni nutrimento; 21non gli è stato concesso il favore del Signore, poiché è privo di ogni sapienza. 22C'è chi è saggio solo per se stesso, i frutti della sua scienza sono sicuri. 23Un uomo saggio istruisce il suo popolo, dei frutti della sua intelligenza ci si può fidare. 24Un uomo saggio è colmato di benedizioni, quanti lo vedono lo proclamano beato. 25La vita dell'uomo ha i giorni contati; ma i giorni di Israele sono senza numero. 26Il saggio otterrà fiducia tra il suo popolo, il suo nome vivrà per sempre. 27Figlio, nella tua vita prova te stesso, vedi quanto ti nuoce e non concedertelo. 28Difatti non tutto conviene a tutti e non tutti approvano ogni cosa. 29Non essere ingordo per qualsiasi ghiottoneria, non ti gettare sulle vivande, 30perché l'abuso dei cibi causa malattie, l'ingordigia provoca coliche. Molti sono morti per ingordigia, chi si controlla vivrà a lungo. 38 1Onora il medico come si deve secondo il bisogno, anch'egli è stato creato dal Signore. 2Dall'Altissimo viene la guarigione, anche dal re egli riceve doni. 3La scienza del medico lo fa procedere a testa alta, egli è ammirato anche tra i grandi. 4Il Signore ha creato medicamenti dalla terra, l'uomo assennato non li disprezza. 5L'acqua non fu forse resa dolce per mezzo di un legno, per rendere evidente la potenza di lui? 6Dio ha dato agli uomini la scienza perché potessero gloriarsi delle sue meraviglie. 7Con esse il medico cura ed elimina il dolore e il farmacista prepara le miscele. 8Non verranno meno le sue opere! Da lui proviene il benessere sulla terra. 9Figlio, non avvilirti nella malattia, ma prega il Signore ed egli ti guarirà. 10Purìficati, lavati le mani; monda il cuore da ogni peccato. 11Offri incenso e un memoriale di fior di farina e sacrifici pingui secondo le tue possibilità. 12Fa' poi passare il medico – il Signore ha creato anche lui – non stia lontano da te, poiché ne hai bisogno. 13Ci sono casi in cui il successo è nelle loro mani. 14Anch'essi pregano il Signore perché li guidi felicemente ad alleviare la malattia e a risanarla, perché il malato ritorni alla vita. 15Chi pecca contro il proprio creatore cada nelle mani del medico. 16Figlio, versa lacrime sul morto, e come uno che soffre crudelmente inizia il lamento; poi seppelliscine il corpo secondo il suo rito e non trascurare la sua tomba. 17Piangi amaramente e alza il tuo lamento, il lutto sia proporzionato alla sua dignità, un giorno o due, per prevenire le dicerie, quindi consòlati del tuo dolore. 18Difatti il dolore precede la morte, il dolore del cuore logora la forza. 19In una disgrazia resta a lungo il dolore, una vita di miseria è dura al cuore. 20Non abbandonare il tuo cuore al dolore; scaccialo pensando alla tua fine. 21Non dimenticare: non ci sarà infatti ritorno; al morto non gioverai e farai del male a te stesso. 22Ricòrdati della mia sorte che sarà anche la tua: "Ieri a me e oggi a te". 23Nel riposo del morto lascia riposare anche il suo ricordo; consòlati di lui, ora che il suo spirito è partito. 24La sapienza dello scriba si deve alle sue ore di quiete; chi ha poca attività diventerà saggio. 25Come potrà divenir saggio chi maneggia l'aratro e si vanta di brandire un pungolo? Spinge innanzi i buoi e si occupa del loro lavoro e parla solo di vitelli? 26Pone la sua mente a tracciare solchi, non dorme per dare il foraggio alle giovenche. 27Così ogni artigiano e ogni artista che passa la notte come il giorno: quelli che incidono incisioni per sigilli e con pazienza cercano di variare l'intaglio; pongono mente a ritrarre bene il disegno e stanno svegli per terminare il lavoro. 28Così il fabbro siede davanti all'incudine ed è intento ai lavori del ferro: la vampa del fuoco gli strugge le carni, e col calore del fornello deve lottare; il rumore del martello gli assorda gli orecchi, i suoi occhi sono fissi al modello dell'oggetto, è tutto preoccupato per finire il suo lavoro, sta sveglio per rifinirlo alla perfezione. 29Così il vasaio seduto al suo lavoro gira con i piedi la ruota, è sempre in ansia per il suo lavoro; tutti i suoi gesti sono calcolati. 30Con il braccio imprime una forma all'argilla, mentre con i piedi ne piega la resistenza; è preoccupato per una verniciatura perfetta, sta sveglio per pulire il fornello. 31Tutti costoro hanno fiducia nelle proprie mani; ognuno è esperto nel proprio mestiere. 32Senza di loro sarebbe impossibile costruire una città; gli uomini non potrebbero né abitarvi né circolare. 33Ma essi non sono ricercati nel consiglio del popolo, nell'assemblea non hanno un posto speciale, non siedono sul seggio del giudice, non conoscono le disposizioni del giudizio. 34Non fanno brillare né l'istruzione né il diritto, non compaiono tra gli autori di proverbi; ma sostengono le cose materiali, e la loro preghiera riguarda i lavori del mestiere. 39 1Differente è il caso di chi si applica e medita la legge dell'Altissimo. Egli indaga la sapienza di tutti gli antichi, si dedica allo studio delle profezie. 2Conserva i detti degli uomini famosi, penetra le sottigliezze delle parabole, 3indaga il senso recondito dei proverbi e s'occupa degli enigmi delle parabole. 4Svolge il suo compito fra i grandi, è presente alle riunioni dei capi, viaggia fra genti straniere, investigando il bene e il male in mezzo agli uomini. 5Di buon mattino rivolge il cuore al Signore, che lo ha creato, prega davanti all'Altissimo, apre la bocca alla preghiera, implora per i suoi peccati. 6Se questa è la volontà del Signore grande, egli sarà ricolmato di spirito di intelligenza, come pioggia effonderà parole di sapienza, nella preghiera renderà lode al Signore. 7Egli dirigerà il suo consiglio e la sua scienza, mediterà sui misteri di Dio. 8Farà brillare la dottrina del suo insegnamento, si vanterà della legge dell'alleanza del Signore. 9Molti loderanno la sua intelligenza, egli non sarà mai dimenticato, non scomparirà il suo ricordo, il suo nome vivrà di generazione in generazione. 10I popoli parleranno della sua sapienza, l'assemblea proclamerà le sue lodi. 11Finché vive, lascerà un nome più noto di mille, quando muore, avrà già fatto abbastanza per sé. 12Esporrò ancora le mie riflessioni, ne sono pieno come la luna a metà mese. 13Ascoltatemi, figli santi, e crescete come una pianta di rose su un torrente. 14Come incenso spandete un buon profumo, fate fiorire fiori come il giglio, spargete profumo e intonate un canto di lode; benedite il Signore per tutte le opere sue. 15Magnificate il suo nome; proclamate le sue lodi con i vostri canti e le vostre cetre; così direte nella vostra lode: 16"Quanto sono magnifiche tutte le opere del Signore! Ogni sua disposizione avrà luogo a suo tempo!". Non c'è da dire: "Che è questo? Perché quello?". Tutte le cose saranno indagate a suo tempo. 17Alla sua parola l'acqua si ferma come un cumulo, a un suo detto si aprono i serbatoi delle acque. 18A un suo comando si realizza quanto egli vuole; nessuno può ostacolare il suo aiuto. 19Ogni azione umana è davanti a lui, non è possibile nascondersi ai suoi occhi. 20Il suo sguardo passa da un'eternità all'altra, nulla è straordinario davanti a lui. 21Non c'è da dire: "Che è questo? Perché quello?" poiché tutte le cose sono state create per un fine. 22La sua benedizione si diffonde come un fiume e irriga come un'inondazione la terra. 23Così le genti sperimenteranno la sua ira, come trasformò le acque in deserto salato. 24Le sue vie sono diritte per i santi, ma per gli empi piene di inciampi. 25I beni per i buoni furon creati sin da principio, ma anche i mali per i peccatori. 26Le cose di prima necessità per la vita dell'uomo sono: acqua, fuoco, ferro, sale, farina di frumento, latte, miele, succo di uva, olio e vestito. 27Tutte queste cose per i pii sono beni, ma per i peccatori diventano mali. 28Ci sono venti creati per castigo, e nella loro furia rafforzano i loro flagelli; quando verrà la fine, scateneranno violenza, e placheranno lo sdegno del loro creatore. 29Fuoco, grandine, fame e morte son tutte cose create per il castigo. 30Denti delle fiere, scorpioni e vipere, e spade vendicatrici sono per la rovina degli empi. 31Esulteranno al comando divino; sono pronte sulla terra per tutti i bisogni. A tempo opportuno non trasgrediranno la parola. 32Per questo ero convinto fin dal principio, vi ho riflettuto e l'ho messo per iscritto: 33"Tutte le opere del Signore sono buone; egli provvederà tutto a suo tempo". 34Non c'è da dire: "Questo è peggiore di quello", a suo tempo ogni cosa sarà riconosciuta buona. 35Ora cantate inni con tutto il cuore e con la bocca e benedite il nome del Signore. 40 1Una sorte penosa è disposta per ogni uomo, un giogo pesante grava sui figli di Adamo, dal giorno della loro nascita dal grembo materno al giorno del loro ritorno alla madre comune. 2Materia alle loro riflessioni e ansietà per il loro cuore offrono il pensiero di ciò che li attende e il giorno della fine. 3Da chi siede su un trono glorioso fino al misero che giace sulla terra e sulla cenere; 4da chi indossa porpora e corona fino a chi è ricoperto di panno grossolano, non c'è che sdegno, invidia, spavento, agitazione, paura della morte, contese e liti. 5Durante il riposo nel letto il sogno notturno turba le sue cognizioni. Per un poco, un istante, riposa; quindi nel sonno, come in un giorno di guardia, è sconvolto dai fantasmi del suo cuore, come chi è scampato da una battaglia. 7Mentre sta per mettersi in salvo si sveglia, meravigliandosi dell'irreale timore. 8È sorte di ogni essere vivente, dall'uomo alla bestia, ma per i peccatori sette volte tanto: 9morte, sangue, contese, spada, disgrazie, fame, calamità, flagelli. 10Questi mali sono stati creati per i malvagi, per loro causa si ebbe anche il diluvio. 11Quanto è dalla terra alla terra ritorna; quanto è dalle acque rifluisce nel mare. 12Ogni regalo per corrompere e l'ingiustizia spariranno, mentre la lealtà resterà sempre. 13Le ricchezze degli ingiusti si seccheranno come un torrente, come un grande tuono rimbomba via durante la pioggia. 14Come l'ingiusto aprendo le mani si rallegrerà, così i trasgressori cadranno in rovina. 15La stirpe degli empi non aumenterà i suoi rami, le radici impure saranno sopra una pietra dura. 16Il giunco su ogni corso d'acqua e sugli argini di un fiume sarà tagliato prima di ogni altra erba. 17La bontà è come un giardino di benedizioni, la misericordia dura sempre. 18La vita di chi basta a se stesso e del lavoratore sarà dolce, ma più ancora lo sarà per chi trova un tesoro. 19I figli e la fondazione di una città assicurano un nome, ma più ancora sarà stimata una donna senza macchia. 20Vino e musica rallegrano il cuore, ma più ancora lo rallegra l'amore della sapienza. 21Il flauto e l'arpa rendono piacevole il canto, ma più ancora di essi una voce soave. 22L'occhio desidera grazia e bellezza, ma più ancora di esse il verde dei campi. 23Il compagno e l'amico si incontrano a tempo opportuno, ma più ancora di essi moglie e marito. 24I fratelli e un aiuto servono nell'afflizione, ma più ancora salverà la carità. 25Oro e argento rendono sicuro il piede, ma ancora di più si apprezza un consiglio. 26Ricchezze e potenza sollevano il cuore, ma più ancora di esse il timore del Signore. Con il timore del Signore non manca nulla; con esso non c'è bisogno di cercare aiuto. 27Il timore del Signore è come un giardino di benedizioni; la sua protezione vale più di qualsiasi altra gloria. 28Figlio, non vivere da mendicante. È meglio morire che mendicare. 29Un uomo che guarda alla tavola altrui ha una vita che non si può chiamar tale. Si contaminerà con cibi stranieri; l'uomo sapiente ed educato se ne guarderà. 30Nella bocca sarà dolce il mendicare per un impudente, ma nel suo ventre brucerà come fuoco. 41 1O morte, come è amaro il tuo pensiero per l'uomo che vive sereno nella sua agiatezza, per l'uomo senza assilli e fortunato in tutto, ancora in grado di gustare il cibo! 2O morte, è gradita la tua sentenza all'uomo indigente e privo di forze, vecchio decrepito e preoccupato di tutto, al ribelle che ha perduto la pazienza! 3Non temere la sentenza della morte, ricòrdati dei tuoi predecessori e successori. 4Questo è il decreto del Signore per ogni uomo; perché ribellarsi al volere dell'Altissimo? Siano dieci, cento, mille anni; negli inferi non ci sono recriminazioni sulla vita. 5Figli abominevoli sono i figli dei peccatori, una stirpe empia è nella dimora dei malvagi. 6L'eredità dei figli dei peccatori andrà in rovina, con la loro discendenza continuerà il disonore. 7Contro un padre empio imprecano i figli, perché sono disprezzati a causa sua. 8Guai a voi, uomini empi, che avete abbandonato la legge di Dio altissimo! 9Quando nascete, nascete per la maledizione; quando morite, erediterete la maledizione. 10Quanto è dalla terra ritornerà alla terra, così gli empi dalla maledizione alla distruzione. 11Il lutto degli uomini riguarda i loro cadaveri, il nome non buono dei peccatori sarà cancellato. 12Abbi cura del nome, perché esso ti resterà più di mille grandi tesori d'oro. 13I giorni di una vita felice sono contati, ma un buon nome dura sempre. 14Figli, custodite l'istruzione in pace; ma sapienza nascosta e tesoro invisibile, l'una e l'altro a che servono? 15Meglio chi nasconde la sua stoltezza di chi nasconde la sua sapienza. 16Pertanto provate vergogna in vista della mia parola, perché non è bene arrossire per qualsiasi vergogna; non tutti stimano secondo verità tutte le cose. 17Vergognatevi della prostituzione davanti al padre e alla madre della menzogna davanti a un capo e a un potente, 18del delitto davanti a un giudice e a un magistrato, dell'empietà davanti all'assemblea del popolo, 19della slealtà davanti al compagno e all'amico, del furto nell'ambiente in cui ti trovi, 20di venir meno al giuramento e all'alleanza, di piegare i gomiti sul pane, 21del disprezzo di ciò che prendi o che ti è dato, di non rispondere a quanti salutano, 22dello sguardo su una donna scostumata, del rifiuto fatto a un parente, 23dell'appropriazione di eredità o donazione, del desiderio per una donna sposata, 24della relazione con la sua schiava, – non accostarti al suo letto – 25delle parole ingiuriose davanti agli amici – dopo aver donato, non offendere – 26della ripetizione di quanto hai udito e della rivelazione di notizie segrete. 27Allora sarai veramente pudico e troverai grazia presso chiunque. 42 1Non ti vergognare delle cose seguenti e non peccare per rispetto umano: 2della legge dell'Altissimo né dell'alleanza, della sentenza per assolvere l'empio, 3dei conti con il socio e con i compagni di viaggio, del dono di un'eredità agli amici, 4dell'esattezza della bilancia e dei pesi, dell'acquisto di molte o poche cose, 5della contrattazione sul prezzo con i commercianti, della frequente correzione dei figli e del far sanguinare i fianchi di uno schiavo pigro. 6Con una moglie malvagia è opportuno il sigillo, dove ci sono troppe mani usa la chiave. 7Qualunque cosa depositi, contala e pesala; il dare e l'avere sia tutto per iscritto. 8Non vergognarti di correggere l'insensato e lo stolto e il vecchio decrepito che disputa con i giovani; sarai così veramente assennato e approvato da ogni vivente. 9Una figlia è per il padre un'inquietudine segreta, la preoccupazione per lei allontana il sonno: nella sua giovinezza, perché non sfiorisca, una volta accasata, perché non sia ripudiata. 10Finché è ragazza, si teme che sia sedotta e che resti incinta nella casa paterna; quando è con un marito, che cada in colpa, quando è accasata, che sia sterile. 11Su una figlia indocile rafforza la vigilanza, perché non ti renda scherno dei nemici, oggetto di chiacchiere in città e favola della gente, sì da farti vergognare davanti a tutti. 12Non mostri la sua bellezza a qualsiasi uomo, non segga a ciarlare insieme con le altre donne, 13perché dagli abiti esce fuori la tignola e dalla donna malizia di donna. 14Meglio la cattiveria di un uomo che la bontà di una donna, una donna che porta vergogna fino allo scherno. 15Ricorderò ora le opere del Signore e descriverò quanto ho visto. Con le parole del Signore sono state create le sue opere. 16Il sole con il suo splendore illumina tutto, della gloria del Signore è piena la sua opera. 17Neppure i santi del Signore sono in grado di narrare tutte le sue meraviglie, ciò che il Signore onnipotente ha stabilito perché l'universo stesse saldo a sua gloria. 18Egli scruta l'abisso e il cuore e penetra tutti i loro segreti. L'Altissimo conosce tutta la scienza e osserva i segni dei tempi, 19annunziando le cose passate e future e svelando le tracce di quelle nascoste. 20Nessun pensiero gli sfugge, neppure una parola gli è nascosta. 21Ha ordinato le meraviglie della sua sapienza, poiché egli è da sempre e per sempre. Nulla può essergli aggiunto e nulla tolto, non ha bisogno di alcun consigliere. 22Quanto sono amabili tutte le sue opere! E appena una scintilla se ne può osservare. 23Tutte queste cose vivono e resteranno per sempre in tutte le circostanze e tutte gli obbediscono. 24Tutte sono a coppia, una di fronte all'altra, egli non ha fatto nulla di incompleto. 25L'una conferma i meriti dell'altra, chi si sazierà nel contemplare la sua gloria? 43 1Orgoglio dei cieli è il limpido firmamento, spettacolo celeste in una visione di gloria! 2Il sole mentre appare nel suo sorgere proclama: "Che meraviglia è l'opera dell'Altissimo!". 3A mezzogiorno dissecca la terra, e di fronte al suo calore chi può resistere? 4Si soffia nella fornace per ottenere calore, il sole brucia i monti tre volte tanto; emettendo vampe di fuoco, facendo brillare i suoi raggi, abbaglia gli occhi. 5Grande è il Signore che l'ha creato e con la parola ne affretta il rapido corso. 6Anche la luna sempre puntuale nelle sue fasi regola i mesi e determina il tempo. 7Dalla luna dipende l'indicazione delle feste, luminare che decresce fino alla sua scomparsa. 8Da essa il mese prende nome, mirabilmente crescendo secondo le fasi. È un'insegna per le milizie nell'alto splendendo nel firmamento del cielo. 9Bellezza del cielo la gloria degli astri, ornamento splendente nelle altezze del Signore. 10Si comportano secondo gli ordini del Santo, non si stancano al loro posto di sentinelle. 11Osserva l'arcobaleno e benedici colui che l'ha fatto, è bellissimo nel suo splendore. 12Avvolge il cielo con un cerchio di gloria, l'hanno teso le mani dell'Altissimo. 13Con un comando invia la neve, fa guizzare i fulmini del suo giudizio. 14Così si aprono i depositi e le nubi volano via come uccelli. 15Con potenza condensa le nubi, che si polverizzano in chicchi di grandine. 16(a)Al suo apparire sussultano i monti; 17(a)il rumore del suo tuono fa tremare la terra. 16(b)Secondo il suo volere soffia lo scirocco, 17(b)così anche l'uragano del nord e il turbine di vento. 18Fa scendere la neve come uccelli che si posano, come cavallette che si posano è la sua discesa; l'occhio ammira la bellezza del suo candore e il cuore stupisce nel vederla fioccare. 19Riversa sulla terra la brina come il sale, che gelandosi forma come tante punte di spine. 20Soffia la gelida tramontana, sull'acqua si condensa il ghiaccio; esso si posa sull'intera massa d'acqua, che si riveste come di corazza. 21Inaridisce i monti e brucia il deserto; divora l'erba come un fuoco. 22Il rimedio di tutto, un annuvolamento improvviso, l'arrivo della rugiada ristora dal caldo. 23Dio con la sua parola ha domato l'abisso e vi ha piantato isole. 24I naviganti parlano dei pericoli del mare, a sentirli con i nostri orecchi restiamo stupiti; 25là ci sono anche cose singolari e stupende, esseri viventi di ogni specie e mostri marini. 26Per lui il messaggero cammina facilmente, tutto procede secondo la sua parola. 27Potremmo dir molte cose e mai finiremmo; ma per concludere: "Egli è tutto!". 28Come potremmo avere la forza per lodarlo? Egli, il Grande, al di sopra di tutte le sue opere. 29Il Signore è terribile e molto grande, e meravigliosa è la sua potenza. 30Nel glorificare il Signore esaltatelo quanto potete, perché ancora più alto sarà. Nell'innalzarlo moltiplicate la vostra forza, non stancatevi, perché mai finirete. 31Chi lo ha contemplato e lo descriverà? Chi può magnificarlo come egli è? 32Ci sono molte cose nascoste più grandi di queste; noi contempliamo solo poche delle sue opere. 33Il Signore infatti ha creato ogni cosa, ha dato la sapienza ai pii. 44 1Facciamo dunque l'elogio degli uomini illustri, dei nostri antenati per generazione. 2Il Signore ha profuso in essi la gloria, la sua grandezza è apparsa sin dall'inizio dei secoli. 3Signori nei loro regni, uomini rinomati per la loro potenza; consiglieri per la loro intelligenza e annunziatori nelle profezie. 4Capi del popolo con le loro decisioni e con l'intelligenza della sapienza popolare; saggi discorsi erano nel loro insegnamento. 5Inventori di melodie musicali e compositori di canti poetici. 6Uomini ricchi dotati di forza, vissuti in pace nelle loro dimore. 7Tutti costoro furono onorati dai contemporanei, furono un vanto ai loro tempi. 8Di loro alcuni lasciarono un nome, che ancora è ricordato con lode. 9Di altri non sussiste memoria; svanirono come se non fossero esistiti; furono come se non fossero mai stati, loro e i loro figli dopo di essi. 10Invece questi furono uomini virtuosi, i cui meriti non furono dimenticati. 11Nella loro discendenza dimora una preziosa eredità, i loro nipoti. 12La loro discendenza resta fedele alle promesse e i loro figli in grazia dei padri. 13Per sempre ne rimarrà la discendenza e la loro gloria non sarà offuscata. 14I loro corpi furono sepolti in pace, ma il loro nome vive per sempre. 15I popoli parlano della loro sapienza, l'assemblea ne proclama le lodi. 16Enoch piacque al Signore e fu rapito, esempio istruttivo per tutte le generazioni. 17Noè fu trovato perfetto e giusto, al tempo dell'ira fu riconciliazione; per suo mezzo un resto sopravvisse sulla terra, quando avvenne il diluvio. 18Alleanze eterne furono stabilite con lui, perché non fosse distrutto ogni vivente con il diluvio. 19Abramo fu grande antenato di molti popoli, nessuno ci fu simile a lui nella gloria. 20Egli custodì la legge dell'Altissimo, con lui entrò in alleanza. Stabilì questa alleanza nella propria carne e nella prova fu trovato fedele. 21Per questo Dio gli promise con giuramento di benedire i popoli nella sua discendenza, di moltiplicarlo come la polvere della terra, di innalzare la sua discendenza come gli astri e di dar loro un'eredità da uno all'altro mare, dal fiume fino all'estremità della terra. 22Anche a Isacco fu fatta la stessa promessa a causa di Abramo suo padre. 23Dio fece posare sulla testa di Giacobbe la benedizione di tutti gli uomini e l'alleanza; lo confermò nelle sue benedizioni, a lui diede il paese in eredità e lo divise in varie parti, assegnandole alle dodici tribù. 45 1Da lui fece sorgere un uomo di pietà, che riscosse una stima universale e fu amato da Dio e dagli uomini: Mosè, il cui ricordo è benedizione. 2Lo rese glorioso come i santi e lo rese grande a timore dei nemici. 3Per la sua parola fece cessare i prodigi e lo glorificò davanti ai re; gli diede autorità sul suo popolo e gli mostrò una parte della sua gloria. 4Lo santificò nella fedeltà e nella mansuetudine; lo scelse fra tutti i viventi. 5Gli fece udire la sua voce; lo introdusse nella nube oscura e gli diede a faccia a faccia i comandamenti, legge di vita e di intelligenza, perché spiegasse a Giacobbe la sua alleanza, i suoi decreti a Israele. 6Egli innalzò Aronne, santo come lui, suo fratello, della tribù di Levi. 7Stabilì con lui un'alleanza perenne e gli diede il sacerdozio tra il popolo. Lo onorò con splendidi ornamenti e gli fece indossare una veste di gloria. 8Lo rivestì con tutta la magnificenza, lo adornò con paramenti maestosi: calzoni, tunica e manto. 9All'orlo della sua veste pose melagrane, e numerosi campanelli d'oro all'intorno, che suonassero al muovere dei suoi passi, diffondendo il tintinnio nel tempio, come richiamo per i figli del suo popolo. 10L'ornò con una veste sacra, d'oro, violetto e porpora, capolavoro di ricamo; con il pettorale del giudizio, con i segni della verità, e con tessuto di lino scarlatto, capolavoro di artista; 11con pietre preziose, incise come sigilli, su castoni d'oro, capolavoro di intagliatore, quale memoriale con le parole incise secondo il numero delle tribù di Israele. 12Sopra il turbante gli pose una corona d'oro con incisa l'iscrizione sacra, insegna d'onore, lavoro stupendo, ornamento delizioso per gli occhi. 13Prima di lui non si erano viste cose simili, mai un estraneo le ha indossate; esse sono riservate solo ai suoi figli e ai suoi discendenti per sempre. 14I suoi sacrifici vengono tutti bruciati, due volte al giorno, senza interruzione. 15Mosè lo consacrò e l'unse con l'olio santo. Costituì un'alleanza perenne per lui e per i suoi discendenti, finché dura il cielo: quella di presiedere al culto ed esercitare il sacerdozio e benedire il popolo nel nome del Signore. 16Il Signore lo scelse tra tutti i viventi perché gli offrisse sacrifici, incenso e profumo come memoriale e perché compisse l'espiazione per il suo popolo. 17Gli affidò i suoi comandamenti, il potere sulle prescrizioni del diritto, perché insegnasse a Giacobbe i decreti e illuminasse Israele nella sua legge. 18Contro di lui insorsero uomini estranei e furono gelosi di lui nel deserto; erano gli uomini di Datan e di Abiron e quelli della banda di Core, furiosi e violenti. 19Il Signore vide e se ne indignò; essi finirono annientati nella furia della sua ira. Egli compì prodigi a loro danno per distruggerli con il fuoco della sua fiamma. 20E aumentò la gloria di Aronne, gli assegnò un patrimonio, gli riservò le primizie dei frutti, dandogli innanzi tutto pane in abbondanza. 21Si nutrono infatti delle vittime offerte al Signore che egli ha assegnato ad Aronne e ai suoi discendenti. 22Tuttavia non ha un patrimonio nel paese del popolo, non c'è porzione per lui in mezzo al popolo, perché il Signore è la sua parte e la sua eredità. 23Pincas, figlio di Eleazaro, fu il terzo nella gloria per il suo zelo nel timore del Signore per la sua fermezza quando il popolo si ribellò, egli infatti intervenne con generoso coraggio e placò Dio in favore di Israele. 24Per questo fu stabilita con lui un'alleanza di pace, perché presiedesse al santuario e al popolo; così a lui e alla sua discendenza fu riservata la dignità del sacerdozio per sempre. 25Ci fu anche un'alleanza con Davide, figlio di Iesse, della tribù di Giuda; la successione reale dal padre a uno solo dei figli, la successione di Aronne, a tutta la sua discendenza. 26Vi infonda Dio sapienza nel cuore per governare il popolo con giustizia, perché non scompaiano le virtù dei padri e la loro gloria nelle varie generazioni. 46 1Valoroso in guerra Giosuè figlio di Nun, successore di Mosè nell'ufficio profetico; egli, secondo il significato del suo nome, fu grande per la salvezza degli eletti di Dio, compiendo la vendetta contro i nemici insorti, per assegnare il possesso a Israele. 2Come era glorioso quando alzava le braccia e brandiva la spada contro le città! 3Chi prima di lui era stato così saldo? Egli guidava le guerre del Signore. 4Al suo comando non si arrestò forse il sole e un giorno divenne lungo come due? 5Egli invocò l'Altissimo sovrano, mentre i nemici lo premevano da ogni parte; lo esaudì il Signore onnipotente scagliando chicchi di grandine di grande potenza. 6Egli piombò sul popolo nemico e nella discesa distrusse gli avversari, perché le genti conoscessero la sua forza e che il loro avversario era il Signore. 7Rimase infatti fedele all'Onnipotente e al tempo di Mosè compì un'azione virtuosa con Caleb, figlio di Iefunne, opponendosi all'assemblea, impedendo che il popolo peccasse e dominando le maligne mormorazioni. 8Questi due soli si salvarono fra i seicentomila fanti, per introdurre Israele nella sua eredità, nella terra in cui scorrono latte e miele. 9Il Signore concesse a Caleb una forza che l'assistette sino alla vecchiaia, perché raggiungesse le alture del paese, che la sua discendenza poté conservare in eredità, 10sì che tutti gli Israeliti sapessero che è bene seguire il Signore. 11Quanto ai Giudici, ciascuno con il suo nome, coloro il cui cuore non commise infedeltà né si allontanarono dal Signore, sia il loro ricordo in benedizione! 12Le loro ossa rifioriscano dalle tombe e il loro nome si perpetui sui figli, poiché essi sono già glorificati. 13Samuele, amato dal suo Signore, di cui fu profeta, istituì la monarchia e consacrò i principi del suo popolo. 14Secondo la legge del Signore governò la comunità e il Signore volse lo sguardo benevolo su Giacobbe. 15Per la sua fedeltà si dimostrò profeta, con le parole fu riconosciuto veggente verace. 16Egli invocò il Signore onnipotente, quando i nemici lo premevano all'intorno, con l'offerta di un agnello da latte. 17Il Signore tuonò dal cielo; con grande fragore fece udire la voce, 18sterminò i capi dei nemici e tutti i principi dei Filistei. 19Prima dell'ora del suo eterno sonno, così attestò davanti al Signore e al suo Messia: "Denari e neanche dei sandali, da alcun vivente ho accettato" e nessuno poté contraddirlo. Perfino dopo la sua morte profetizzò, predicendo al re la sua fine; anche dal sepolcro levò ancora la voce per allontanare in una profezia l'iniquità dal popolo. 47 1Dopo di questi sorse Natan, per profetizzare al tempo di Davide. 2Come il grasso si preleva nel sacrificio pacifico, così Davide dagli Israeliti. 3Egli scherzò con leoni quasi fossero capretti, con gli orsi quasi fossero agnelli. 4Nella giovinezza non ha forse ucciso il gigante e cancellata l'ignominia dal popolo, scagliando con la fionda la pietra, che abbatté la tracotanza di Golia? 5Poiché aveva invocato il Signore altissimo, egli concesse alla sua destra la forza di eliminare un potente guerriero e riaffermare la potenza del suo popolo. 6Così l'esaltarono per i suoi diecimila, lo lodarono nei canti del Signore e gli offrirono un diadema di gloria. 7Egli infatti sterminò i nemici all'intorno e annientò i Filistei, suoi avversari; distrusse la loro potenza fino ad oggi. 8In ogni sua opera glorificò il Santo altissimo con parole di lode; cantò inni a lui con tutto il cuore e amò colui che l'aveva creato. 9Introdusse musicanti davanti all'altare; raddolcendo i canti con i loro suoni; 10conferì splendore alle feste, abbellì le solennità fino alla perfezione, facendo lodare il nome santo di Dio ed echeggiare fin dal mattino il santuario. 11Il Signore gli perdonò i suoi peccati, innalzò la sua potenza per sempre, gli concesse un'alleanza regale e un trono di gloria in Israele. 12Dopo di lui sorse un figlio saggio, che, in grazia sua, ebbe un vasto regno. 13Salomone regnò in tempo di pace, Dio dispose che tutto fosse tranquillo all'intorno perché costruisse una casa al suo nome e preparasse un santuario perenne. 14Come fosti saggio nella giovinezza, versando copiosa intelligenza come acqua d'un fiume! 15La tua scienza ricoprì la terra, riempiendola di sentenze difficili. 16Il tuo nome giunse fino alle isole lontane; fosti amato nella tua pace. 17Per i tuoi canti, i tuoi proverbi, le tue massime e per le tue risposte ti ammirarono i popoli. 18Nel nome del Signore Dio, che è chiamato Dio di Israele, accumulasti l'oro quasi fosse stagno, come il piombo rendesti abbondante l'argento. 19Ma accostasti i tuoi fianchi alle donne, e ne fosti dominato nel corpo. 20Così deturpasti la tua gloria e profanasti la tua discendenza, sì da attirare l'ira divina sui tuoi figli e sofferenze con la tua follia. 21Il regno fu diviso in due e in Efraim si instaurò un potere ribelle. 22Ma il Signore non rinnegherà la sua misericordia e non permetterà che venga meno alcuna delle sue parole. Non farà perire la posterità del suo eletto né distruggerà la stirpe di colui che lo amò. Concesse un resto a Giacobbe e a Davide un germoglio nato dalla sua stirpe. 23Salomone andò a riposare con i suoi padri, lasciando dopo di sé un discendente, stoltezza del popolo e privo di senno, Roboàmo, che si alienò il popolo con i suoi consigli. 24Geroboàmo figlio di Nabàt fece peccare Israele e aprì a Efraim la via del peccato; le loro colpe si moltiplicarono assai, sì da farli esiliare dal proprio paese. 25Essi commisero ogni genere di malvagità finché non giunse su di loro la vendetta. 48 1Allora sorse Elia profeta, simile al fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola. 2Egli fece venire su di loro la carestia e con zelo li ridusse a pochi. 3Per comando del Signore chiuse il cielo, fece scendere così tre volte il fuoco. 4Come ti rendesti famoso, Elia, con i prodigi! E chi può vantarsi di esserti uguale? 5Risvegliasti un defunto dalla morte e dagli inferi, per comando dell'Altissimo; 6tu che spingesti re alla rovina, uomini gloriosi dal loro letto. 7Sentisti sul Sinai rimproveri, sull'Oreb sentenze di vendetta. 8Ungesti re come vindici e profeti come tuoi successori. 9Fosti assunto in un turbine di fuoco su un carro di cavalli di fuoco, 10designato a rimproverare i tempi futuri per placare l'ira prima che divampi, per ricondurre il cuore dei padri verso i figli e ristabilire le tribù di Giacobbe. 11Beati coloro che ti videro e che si sono addormentati nell'amore! Perché anche noi vivremo certamente. 12Appena Elia fu avvolto dal turbine, Eliseo fu pieno del suo spirito; durante la sua vita non tremò davanti ai potenti e nessuno riuscì a dominarlo. 13Nulla fu troppo grande per lui; nel sepolcro il suo corpo profetizzò. Nella sua vita compì prodigi e dopo la morte meravigliose furono le sue opere. 15Con tutto ciò il popolo non si convertì e non rinnegò i suoi peccati, finché non fu deportato dal proprio paese e disperso su tutta la terra. 16Rimase soltanto un popolo poco numeroso con un principe della casa di Davide. Alcuni di costoro fecero ciò che è gradito a Dio, ma altri moltiplicarono i peccati. 17Ezechia fortificò la sua città e condusse l'acqua nel suo interno; scavò con il ferro un canale nella roccia e costruì cisterne per l'acqua. 18Nei suoi giorni Sennàcherib fece una spedizione e mandò il gran coppiere; egli alzò la mano contro Sion e si vantò spavaldamente con superbia. 19Allora si agitarono loro il cuore e le mani, soffrirono come le partorienti. 20Invocarono il Signore misericordioso, stendendo le mani verso di lui. Il Santo li ascoltò subito dal cielo e li liberò per mezzo di Isaia. 21Egli colpì l'accampamento degli Assiri, e il suo angelo li sterminò, 22perché Ezechia aveva fatto quanto è gradito al Signore, e seguito con fermezza le vie di Davide suo antenato, come gli additava il profeta Isaia, grande e verace nella visione. 23Nei suoi giorni retrocedette il sole, egli prolungò la vita del re. 24Con grande ispirazione vide gli ultimi tempi, e consolò gli afflitti di Sion. 25Egli manifestò il futuro sino alla fine dei tempi, le cose nascoste prima che avvenissero. 49 1Il ricordo di Giosia è una mistura di incenso, preparata dall'arte del profumiere. In ogni bocca è dolce come il miele, come musica in un banchetto. 2Egli si dedicò alla riforma del popolo e sradicò i segni abominevoli dell'empietà. 3Diresse il suo cuore verso il Signore, in un'epoca di iniqui riaffermò la pietà. 4Se si eccettuano Davide, Ezechia e Giosia, tutti commisero peccati; poiché avevano abbandonato la legge dell'Altissimo, i re di Giuda scomparvero. 5Lasciarono infatti la loro potenza ad altri, la loro gloria a una nazione straniera. 6I nemici incendiarono l'eletta città del santuario, resero deserte le sue strade, 7secondo la parola di Geremia, che essi maltrattarono benché fosse stato consacrato profeta nel seno materno, per estirpare, distruggere e mandare in rovina, ma anche per costruire e piantare. 8Ezechiele contemplò una visione di gloria, che Dio gli mostrò sul carro dei cherubini. 9Si ricordò dei nemici nel vaticinio dell'uragano, beneficò quanti camminavano nella retta via. 10Le ossa dei dodici profeti rifioriscano dalle loro tombe, poiché essi consolarono Giacobbe, lo riscattarono con una speranza fiduciosa. 11Come elogiare Zorobabele? Egli è come un sigillo nella mano destra. 12Così anche Giosuè figlio di Iozedèk; essi nei loro giorni riedificarono il tempio ed elevarono al Signore un tempio santo, destinato a una gloria eterna. 13Anche la memoria di Neemia durerà a lungo; egli rialzò le nostre mura demolite e vi pose porte e sbarre; fece risorgere le nostre case. 14Nessuno fu creato sulla terra eguale a Enoch; difatti egli fu rapito dalla terra. 15Non nacque un altro uomo come Giuseppe, capo dei fratelli, sostegno del popolo; perfino le sue ossa furono onorate. 16Sem e Set furono glorificati fra gli uomini, ma superiore a ogni creatura vivente è Adamo. 50 1Simone, figlio di Onia, sommo sacerdote, nella sua vita riparò il tempio, e nei suoi giorni fortificò il santuario. 2Da lui furon poste le fondamenta del doppio rialzo, l'alto contrafforte della cinta del tempio. 3Ai suoi tempi fu scavato il deposito per le acque, un serbatoio ampio come il mare. 4Premuroso di impedire la caduta del suo popolo, fortificò la città contro un assedio. 5Come era stupendo quando si aggirava fra il popolo, quando usciva dal santuario dietro il velo. 6Come un astro mattutino fra le nubi, come la luna nei giorni in cui è piena, 7come il sole sfolgorante sul tempio dell'Altissimo, come l'arcobaleno splendente fra nubi di gloria, 8come il fiore delle rose nella stagione di primavera, come un giglio lungo un corso d'acqua, come un germoglio d'albero d'incenso nella stagione estiva 9come fuoco e incenso su un braciere, come un vaso d'oro massiccio, ornato con ogni specie di pietre preziose, 10come un ulivo verdeggiante pieno di frutti, e come un cipresso svettante tra le nuvole. 11Quando indossava i paramenti solenni, quando si rivestiva con gli ornamenti più belli, salendo i gradini del santo altare dei sacrifici, riempiva di gloria l'intero santuario. 12Quando riceveva le parti delle vittime dalle mani dei sacerdoti, mentre stava presso il braciere dell'altare, circondato dalla corona dei fratelli come fronde di cedri nel Libano, e lo circondavano come fusti di palme, 13mentre tutti i figli di Aronne nella loro gloria, con le offerte del Signore nelle mani, stavano davanti a tutta l'assemblea di Israele, 14egli compiva il rito liturgico sugli altari, preparando l'offerta all'Altissimo onnipotente. 15Egli stendeva la mano sulla coppa e versava succo di uva, lo spargeva alle basi dell'altare come profumo soave all'Altissimo, re di tutte le cose. 16Allora i figli di Aronne alzavano la voce, suonavano le trombe di metallo lavorato e facevano udire un suono potente come richiamo davanti all'Altissimo. 17E subito tutto il popolo insieme si prostrava con la faccia a terra, per adorare il Signore, Dio onnipotente e altissimo. 18I cantori intonavano canti di lodi, il loro canto era addolcito da una musica melodiosa. 19Il popolo supplicava il Signore altissimo in preghiera davanti al Misericordioso, finché fosse compiuto il servizio del Signore e terminasse la funzione liturgica. 20Allora, scendendo, egli alzava le mani su tutta l'assemblea dei figli di Israele per dare con le sue labbra la benedizione del Signore, gloriandosi del nome di lui. 21Tutti si prostravano di nuovo per ricevere la benedizione dell'Altissimo. 22Ora benedite il Dio dell'universo, che compie in ogni luogo grandi cose, che ha esaltato i nostri giorni fino dalla nascita, che ha agito con noi secondo la sua misericordia. 23Ci conceda la gioia del cuore e ci sia pace nei nostri giorni in Israele, per tutti i giorni futuri. 24La sua misericordia resti fedelmente con noi e ci riscatti nei nostri giorni. 25Contro due popoli sono irritato, il terzo non è neppure un popolo: 26quanti abitano sul monte Seir e i Filistei e lo stolto popolo che abita in Sichem. 27Una dottrina di sapienza e di scienza ha condensato in questo libro Gesù figlio di Sirach, figlio di Eleàzaro, di Gerusalemme, che ha riversato come pioggia la sapienza dal cuore. 28Beato chi mediterà queste cose; le fissi bene nel cuore e diventerà saggio; 29se le metterà in pratica, sarà forte in tutto, perché la luce del Signore è la sua strada. 51 1Ti glorificherò, Signore mio re, ti loderò, Dio mio salvatore; glorificherò il tuo nome, 2perché fosti mio protettore e mio aiuto e hai liberato il mio corpo dalla perdizione, dal laccio di una lingua calunniatrice, dalle labbra che proferiscono menzogne; di fronte a quanti mi circondavano sei stato il mio aiuto e mi hai liberato, 3secondo la tua grande misericordia e per il tuo nome, dai morsi di chi stava per divorarmi, dalla mano di quanti insidiavano alla mia vita, dalle molte tribolazioni di cui soffrivo, 4dal soffocamento di una fiamma avvolgente, e dal fuoco che non avevo acceso, 5dal profondo seno degli inferi, dalla lingua impura e dalla parola falsa. 6Una calunnia di lingua ingiusta era giunta al re. La mia anima era vicina alla morte, la mia vita era alle porte degli inferi. 7Mi assalivano dovunque e nessuno mi aiutava; mi rivolsi per soccorso agli uomini, ma invano. 8Allora mi ricordai delle tue misericordie, Signore, e delle tue opere che sono da sempre, perché tu liberi quanti sperano in te, li salvi dalla mano dei nemici. 9Ed innalzi dalla terra la mia supplica; pregai per la liberazione dalla morte. 10Esclamai: "Signore, mio padre tu sei e campione della mia salvezza, non mi abbandonare nei giorni dell'angoscia, nel tempo dello sconforto e della desolazione. Io loderò sempre il tuo nome; canterò inni a te con riconoscenza". 11La mia supplica fu esaudita; tu mi salvasti infatti dalla rovina e mi strappasti da una cattiva situazione. 12Per questo ti ringrazierò e ti loderò, benedirò il nome del Signore. 13Quando ero ancora giovane, prima di viaggiare, ricercai assiduamente la sapienza nella preghiera. 14Davanti al santuario pregando la domandavo, e sino alla fine la ricercherò. 15Del suo fiorire, come uva vicina a maturare, il mio cuore si rallegrò. Il mio piede si incamminò per la via retta; dalla giovinezza ho seguito le sue orme. 16Chinai un poco l'orecchio per riceverla; vi trovai un insegnamento abbondante. 17Con essa feci progresso; renderò gloria a chi mi ha concesso la sapienza. 18Sì, ho deciso di metterla in pratica; sono stato zelante nel bene, non resterò confuso. 19La mia anima si è allenata in essa; fui diligente nel praticare la legge. Ho steso le mani verso l'alto; ho deplorato che la si ignori. 20A lei rivolsi il mio desiderio, e la trovai nella purezza. In essa acquistai senno fin da principio; per questo non la abbandonerò. 21Le mie viscere si commossero nel ricercarla; per questo ottenni il suo prezioso acquisto. 22Il Signore mi ha dato in ricompensa una lingua, con cui lo loderò. 23Avvicinatevi, voi che siete senza istruzione, prendete dimora nella mia scuola. 24Fino a quando volete rimanerne privi, mentre la vostra anima ne è tanto assetata? 25Ho aperto la bocca e ho parlato: "Acquistatela senza denaro. 26Sottoponete il collo al suo giogo, accogliete l'istruzione. Essa è vicina e si può trovare. 27Vedete con gli occhi che poco mi faticai, e vi trovai per me una grande pace. 28Acquistate anche l'istruzione con molto denaro; con essa otterrete molto oro. 29Si diletti l'anima vostra della misericordia del Signore; non vogliate vergognarvi di lodarlo. 30Compite la vostra opera prima del tempo ed egli a suo tempo vi ricompenserà". La Bibbia di Gerusalemme Antico Testamento I libri profetici Isaia 1 1Visione che Isaia, figlio di Amoz, ebbe su Giuda e su Gerusalemme nei giorni di Ozia, di Iotam, di Acaz e di Ezechia, re di Giuda. 2Udite, cieli; ascolta, terra, perché il Signore dice: "Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me. 3Il bue conosce il proprietario e l'asino la greppia del padrone, ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende". 4Guai, gente peccatrice, popolo carico di iniquità! Razza di scellerati, figli corrotti! Hanno abbandonato il Signore, hanno disprezzato il Santo di Israele, si sono voltati indietro; 5perché volete ancora essere colpiti, accumulando ribellioni? La testa è tutta malata, tutto il cuore langue. 6Dalla pianta dei piedi alla testa non c'è in esso una parte illesa, ma ferite e lividure e piaghe aperte, che non sono state ripulite, né fasciate, né curate con olio. 7Il vostro paese è devastato, le vostre città arse dal fuoco. La vostra campagna, sotto i vostri occhi, la divorano gli stranieri; è una desolazione come Sòdoma distrutta. 8È rimasta sola la figlia di Sion come una capanna in una vigna, come un casotto in un campo di cocomeri, come una città assediata. 9Se il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato un resto, già saremmo come Sòdoma, simili a Gomorra. 10Udite la parola del Signore, voi capi di Sòdoma; ascoltate la dottrina del nostro Dio, popolo di Gomorra! 11"Che m'importa dei vostri sacrifici senza numero?" dice il Signore. "Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. 12Quando venite a presentarvi a me, chi richiede da voi che veniate a calpestare i miei atri? 13Smettete di presentare offerte inutili, l'incenso è un abominio per me; noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità. 14I vostri noviluni e le vostre feste io detesto, sono per me un peso; sono stanco di sopportarli. 15Quando stendete le mani, io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto. Le vostre mani grondano sangue. 16Lavatevi, purificatevi, togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista. Cessate di fare il male, 17imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova". 18"Su, venite e discutiamo" dice il Signore. "Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana. 19Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra. 20Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada, perché la bocca del Signore ha parlato". 21Come mai è diventata una prostituta la città fedele? Era piena di rettitudine, la giustizia vi dimorava; ora invece è piena di assassini! 22Il tuo argento è diventato scoria, il tuo vino migliore è diluito con acqua. 23I tuoi capi sono ribelli e complici di ladri; tutti sono bramosi di regali, ricercano mance, non rendono giustizia all'orfano e la causa della vedova fino a loro non giunge. 24Perciò, oracolo del Signore, Dio degli eserciti, il Potente di Israele: "Ah, esigerò soddisfazioni dai miei avversari, mi vendicherò dei miei nemici. 25Stenderò la mano su di te, purificherò nel crogiuolo le tue scorie, eliminerò da te tutto il piombo. 26Renderò i tuoi giudici come una volta, i tuoi consiglieri come al principio. Dopo, sarai chiamata città della giustizia, città fedele". 27Sion sarà riscattata con la giustizia, i suoi convertiti con la rettitudine. 28Tutti insieme finiranno in rovina ribelli e peccatori e periranno quanti hanno abbandonato il Signore. 29Vi vergognerete delle querce di cui vi siete compiaciuti, arrossirete dei giardini che vi siete scelti, 30poiché sarete come quercia dalle foglie avvizzite e come giardino senza acqua. 31Il forte diverrà come stoppa, la sua opera come scintilla; bruceranno tutte e due insieme e nessuno le spegnerà. 2 1Ciò che Isaia, figlio di Amoz, vide riguardo a Giuda e a Gerusalemme. 2Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà eretto sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; ad esso affluiranno tutte le genti. 3Verranno molti popoli e diranno: "Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri". Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. 4Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli. Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra. 5Casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore. 6Tu hai rigettato il tuo popolo, la casa di Giacobbe, perché rigurgitano di maghi orientali e di indovini come i Filistei; agli stranieri battono le mani. 7Il suo paese è pieno di argento e di oro, senza fine sono i suoi tesori; il suo paese è pieno di cavalli, senza numero sono i suoi carri. 8Il suo paese è pieno di idoli; adorano l'opera delle proprie mani, ciò che hanno fatto le loro dita. 9Perciò l'uomo sarà umiliato, il mortale sarà abbassato; tu non perdonare loro. 10Entra fra le rocce, nasconditi nella polvere, di fronte al terrore che desta il Signore, allo splendore della sua maestà, quando si alzerà a scuotere la terra. 11L'uomo abbasserà gli occhi orgogliosi, l'alterigia umana si piegherà; sarà esaltato il Signore, lui solo in quel giorno. 12Poiché ci sarà un giorno del Signore degli eserciti contro ogni superbo e altero, contro chiunque si innalza ad abbatterlo; 13contro tutti i cedri del Libano alti ed elevati, contro tutte le querce del Basan, 14contro tutti gli alti monti, contro tutti i colli elevati, 15contro ogni torre eccelsa, contro ogni muro inaccessibile, 16contro tutte le navi di Tarsis e contro tutte le imbarcazioni di lusso. 17Sarà piegato l'orgoglio degli uomini, sarà abbassata l'alterigia umana; sarà esaltato il Signore, lui solo in quel giorno 18e gli idoli spariranno del tutto. 19Rifugiatevi nelle caverne delle rocce e negli antri sotterranei, di fronte al terrore che desta il Signore e allo splendore della sua maestà, quando si alzerà a scuotere la terra. 20In quel giorno ognuno getterà gli idoli d'argento e gli idoli d'oro, che si era fatto per adorarli, ai topi e ai pipistrelli, 21per entrare nei crepacci delle rocce e nelle spaccature delle rupi, di fronte al terrore che desta il Signore e allo splendore della sua maestà, quando si alzerà a scuotere la terra. 22Guardatevi dunque dall'uomo, nelle cui narici non v'è che un soffio, perché in quale conto si può tenere? 3 1Ecco infatti, il Signore, Dio degli eserciti, toglie a Gerusalemme e a Giuda ogni genere di sostegno, ogni riserva di pane e ogni sostentamento d'acqua, 2il prode e il guerriero, il giudice e il profeta, l'indovino e l'anziano, 3il capo di una cinquantina e il notabile, il consigliere e il mago sapiente e l'esperto di incantesimi. 4Io metterò come loro capi ragazzi, monelli li domineranno. 5Il popolo userà violenza: l'uno contro l'altro, individuo contro individuo; il giovane tratterà con arroganza l'anziano, lo spregevole, il nobile. 6Poiché uno afferra l'altro nella casa del padre: "Tu hai un mantello: sii nostro capo; prendi in mano questa rovina!". 7Ma quegli si alzerà in quel giorno per dire: "Non sono un medico; nella mia casa non c'è pane né mantello; non mi ponete a capo del popolo!". 8Certo, Gerusalemme va in rovina e Giuda crolla, perché la loro lingua e le loro opere sono contro il Signore, fino ad offendere la vista della sua maestà divina. 9La loro parzialità verso le persone li condanna ed essi ostentano il peccato come Sòdoma: non lo nascondono neppure; disgraziati! Si preparano il male da se stessi. 10Beato il giusto, perché egli avrà bene, mangerà il frutto delle sue opere. 11Guai all'empio! Lo colpirà la sventura, secondo i misfatti delle sue mani avrà la mercede. 12Il mio popolo! Un fanciullo lo tiranneggia e le donne lo dominano. Popolo mio, le tue guide ti traviano, distruggono la strada che tu percorri. 13Il Signore appare per muovere causa, egli si presenta per giudicare il suo popolo. 14Il Signore inizia il giudizio con gli anziani e i capi del suo popolo: "Voi avete devastato la vigna; le cose tolte ai poveri sono nelle vostre case. 15Qual diritto avete di opprimere il mio popolo, di pestare la faccia ai poveri?". Oracolo del Signore, Signore degli eserciti. 16Dice il Signore: "Poiché si sono insuperbite le figlie di Sion e procedono a collo teso, ammiccando con gli occhi, e camminano a piccoli passi facendo tintinnare gli anelli ai piedi, 17perciò il Signore renderà tignoso il cranio delle figlie di Sion, il Signore denuderà le loro tempie". 18In quel giorno il Signore toglierà l'ornamento di fibbie, fermagli e lunette, 19orecchini, braccialetti, veli, 20bende, catenine ai piedi, cinture, boccette di profumi, amuleti, 21anelli, pendenti al naso, 22vesti preziose e mantelline, scialli, borsette, 23specchi, tuniche, cappelli e vestaglie. 24Invece di profumo ci sarà marciume, invece di cintura una corda, invece di ricci calvizie, invece di vesti eleganti uno stretto sacco, invece di bellezza bruciatura. 25"I tuoi prodi cadranno di spada, i tuoi guerrieri in battaglia". 26Si alzeranno lamenti e gemiti alle tue porte e tu, disabitata, giacerai a terra. 4 1Sette donne afferreranno un uomo solo, in quel giorno, e diranno: "Ci nutriremo del nostro pane e indosseremo le nostre vesti; soltanto, lasciaci portare il tuo nome. Toglici la nostra vergogna". 2In quel giorno, il germoglio del Signore crescerà in onore e gloria e il frutto della terra sarà a magnificenza e ornamento per gli scampati di Israele. 3Chi sarà rimasto in Sion e chi sarà superstite in Gerusalemme sarà chiamato santo, cioè quanti saranno iscritti per restare in vita in Gerusalemme. 4Quando il Signore avrà lavato le brutture delle figlie di Sion e avrà pulito l'interno di Gerusalemme dal sangue che vi è stato versato con lo spirito di giustizia e con lo spirito dello sterminio, 5allora verrà il Signore su ogni punto del monte Sion e su tutte le sue assemblee come una nube e come fumo di giorno, come bagliore di fuoco e fiamma di notte, perché sopra ogni cosa la gloria del Signore sarà come baldacchino. 6Una tenda fornirà ombra contro il caldo di giorno e rifugio e riparo contro i temporali e contro la pioggia. 5 1Canterò per il mio diletto il mio cantico d'amore per la sua vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. 2Egli l'aveva vangata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato scelte viti; vi aveva costruito in mezzo una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva, ma essa fece uva selvatica. 3Or dunque, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. 4Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha fatto uva selvatica? 5Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. 6La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. 7Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa di Israele; gli abitanti di Giuda la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi. 8Guai a voi, che aggiungete casa a casa e unite campo a campo, finché non vi sia più spazio, e così restate soli ad abitare nel paese. 9Ho udito con gli orecchi il Signore degli eserciti: "Certo, molti palazzi diventeranno una desolazione, grandi e belli saranno senza abitanti". 10Poiché dieci iugeri di vigna produrranno solo un bat e un comer di seme produrrà un'efa. 11Guai a coloro che si alzano presto al mattino e vanno in cerca di bevande inebrianti e si attardano alla sera accesi in volto dal vino. 12Ci sono cetre e arpe, timpani e flauti e vino per i loro banchetti; ma non badano all'azione del Signore, non vedono l'opera delle sue mani. 13Perciò il mio popolo sarà deportato senza che neppure lo sospetti. I suoi grandi periranno di fame, il suo popolo sarà arso dalla sete. 14Pertanto gli inferi dilatano le fauci, spalancano senza misura la bocca. Vi precipitano dentro la nobiltà e il popolo, il frastuono e la gioia della città. 15L'uomo sarà umiliato, il mortale sarà abbassato, gli occhi dei superbi si abbasseranno. 16Sarà esaltato il Signore degli eserciti nel giudizio e il Dio santo si mostrerà santo nella giustizia. 17Allora vi pascoleranno gli agnelli come nei loro prati, sulle rovine brucheranno i capretti. 18Guai a coloro che si tirano addosso il castigo con corde da buoi e il peccato con funi da carro, 19che dicono: "Faccia presto, acceleri pure l'opera sua, perché la vediamo; si facciano più vicini e si compiano i progetti del Santo di Israele, perché li conosciamo". 20Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro. 21Guai a coloro che si credono sapienti e si reputano intelligenti. 22Guai a coloro che sono gagliardi nel bere vino, valorosi nel mescere bevande inebrianti, 23a coloro che assolvono per regali un colpevole e privano del suo diritto l'innocente. 24Perciò, come una lingua di fuoco divora la stoppia e una fiamma consuma la paglia, così le loro radici diventeranno un marciume e la loro fioritura volerà via come polvere, perché hanno rigettato la legge del Signore degli eserciti, hanno disprezzato la parola del Santo di Israele. 25Per questo è divampato lo sdegno del Signore contro il suo popolo, su di esso ha steso la sua mano per colpire; hanno tremato i monti, i loro cadaveri erano come lordura in mezzo alle strade. Con tutto ciò non si calma la sua ira e la sua mano resta ancora tesa. 26Egli alzerà un segnale a un popolo lontano e gli farà un fischio all'estremità della terra; ed ecco verrà veloce e leggero. 27Nessuno fra essi è stanco o inciampa, nessuno sonnecchia o dorme, non si scioglie la cintura dei suoi fianchi e non si slaccia il legaccio dei suoi sandali. 28Le sue frecce sono acuminate, e ben tesi tutti i suoi archi; gli zoccoli dei suoi cavalli sono come pietre e le ruote dei suoi carri come un turbine. 29Il suo ruggito è come quello di una leonessa, ruggisce come un leoncello; freme e afferra la preda, la pone al sicuro, nessuno gliela strappa. 30Fremerà su di lui in quel giorno come freme il mare; si guarderà la terra: ecco, saranno tenebre, angoscia e la luce sarà oscurata dalla caligine. 6 1Nell'anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. 2Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. 3Proclamavano l'uno all'altro: "Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria". 4Vibravano gli stipiti delle porte alla voce di colui che gridava, mentre il tempio si riempiva di fumo. 5E dissi: "Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti". 6Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. 7Egli mi toccò la bocca e mi disse: "Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato". 8Poi io udii la voce del Signore che diceva: "Chi manderò e chi andrà per noi?". E io risposi: "Eccomi, manda me!". 9Egli disse: "Va' e riferisci a questo popolo: Ascoltate pure, ma senza comprendere, osservate pure, ma senza conoscere. 10Rendi insensibile il cuore di questo popolo, fallo duro d'orecchio e acceca i suoi occhi e non veda con gli occhi né oda con gli orecchi né comprenda con il cuore né si converta in modo da esser guarito". 11Io dissi: "Fino a quando, Signore?". Egli rispose: "Finché non siano devastate le città, senza abitanti, le case senza uomini e la campagna resti deserta e desolata". 12Il Signore scaccerà la gente e grande sarà l'abbandono nel paese. 13Ne rimarrà una decima parte, ma di nuovo sarà preda della distruzione come una quercia e come un terebinto, di cui alla caduta resta il ceppo. Progenie santa sarà il suo ceppo. 7 1Nei giorni di Acaz figlio di Iotam, figlio di Ozia, re di Giuda, Rezìn re di Aram e Pekach figlio di Romelia, re di Israele, marciarono contro Gerusalemme per muoverle guerra, ma non riuscirono a espugnarla. 2Fu dunque annunziato alla casa di Davide: "Gli Aramei si sono accampati in Èfraim". Allora il suo cuore e il cuore del suo popolo si agitarono, come si agitano i rami del bosco per il vento. 3Il Signore disse a Isaia: "Va' incontro ad Acaz, tu e tuo figlio Seariasùb, fino al termine del canale della piscina superiore sulla strada del campo del lavandaio. 4Tu gli dirai: Fa' attenzione e sta' tranquillo, non temere e il tuo cuore non si abbatta per quei due avanzi di tizzoni fumosi, per la collera di Rezìn degli Aramei e del figlio di Romelia. 5Poiché gli Aramei, Èfraim e il figlio di Romelia hanno tramato il male contro di te, dicendo: 6Saliamo contro Giuda, devastiamolo e occupiamolo, e vi metteremo come re il figlio di Tabeèl. 7Così dice il Signore Dio: Ciò non avverrà e non sarà! 8aPerché capitale di Aram è Damasco e capo di Damasco è Rezìn. 9aCapitale di Èfraim è Samaria e capo di Samaria il figlio di Romelia. 8bAncora sessantacinque anni ed Èfraim cesserà di essere un popolo. 9bMa se non crederete, non avrete stabilità". 10Il Signore parlò ancora ad Acaz: 11"Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto". 12Ma Acaz rispose: "Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore". 13Allora Isaia disse: "Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? 14Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele. 15Egli mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene. 16Poiché prima ancora che il bimbo impari a rigettare il male e a scegliere il bene, sarà abbandonato il paese di cui temi i due re. 17Il Signore manderà su di te, sul tuo popolo e sulla casa di tuo padre giorni quali non vennero da quando Èfraim si staccò da Giuda: manderà il re di Assiria". 18Avverrà in quel giorno: il Signore farà un fischio alle mosche che sono all'estremità dei canali di Egitto e alle api che si trovano in Assiria. 19Esse verranno e si poseranno tutte nelle valli ricche di burroni, nelle fessure delle rocce, su ogni cespuglio e su ogni pascolo. 20In quel giorno il Signore raderà con rasoio preso in affitto oltre il fiume, cioè il re assiro, il capo e il pelo del corpo, anche la barba toglierà via. 21Avverrà in quel giorno: ognuno alleverà una giovenca e due pecore. 22Per l'abbondanza del latte che faranno, si mangerà la panna; di panna e miele si ciberà ogni superstite in mezzo a questo paese. 23Avverrà in quel giorno: ogni luogo, dove erano mille viti valutate mille sicli d'argento, sarà preda dei rovi e dei pruni. 24Vi si entrerà armati di frecce e di arco, perché tutta la terra sarà rovi e pruni. 25In tutti i monti, che erano vangati con la vanga, non si passerà più per paura delle spine e dei rovi. Serviranno da pascolo per armenti e da luogo battuto dal gregge. 8 1Il Signore mi disse: "Prenditi una grande tavoletta e scrivici con caratteri ordinari: A Mahèr-salàl-cash-baz". 2Io mi presi testimoni fidati, il sacerdote Uria e Zaccaria figlio di Iebarachìa. 3Poi mi unii alla profetessa, la quale concepì e partorì un figlio. Il Signore mi disse: "Chiamalo Mahèr-salàl-cash-baz, 4poiché, prima che il bambino sappia dire babbo e mamma, le ricchezze di Damasco e le spoglie di Samaria saranno portate davanti al re di Assiria". 5Il Signore mi disse di nuovo: 6"Poiché questo popolo ha rigettato le acque di Siloe, che scorrono piano, e trema per Rezìn e per il figlio di Romelia, 7per questo, ecco, il Signore gonfierà contro di loro le acque del fiume, impetuose e abbondanti: cioè il re assiro con tutto il suo splendore, irromperà in tutti i suoi canali e strariperà da tutte le sue sponde. 8Penetrerà in Giuda, lo inonderà e lo attraverserà fino a giungere al collo. Le sue ali distese copriranno tutta l'estensione del tuo paese, Emmanuele. 9Sappiatelo, popoli: sarete frantumati; ascoltate voi tutte, nazioni lontane, cingete le armi e sarete frantumate. 10Preparate un piano, sarà senza effetti; fate un proclama, non si realizzerà, perché Dio è con noi". 11Poiché così il Signore mi disse, quando mi aveva preso per mano e mi aveva proibito di incamminarmi nella via di questo popolo: 12"Non chiamate congiura ciò che questo popolo chiama congiura, non temete ciò che esso teme e non abbiate paura". 13Il Signore degli eserciti, lui solo ritenete santo. Egli sia l'oggetto del vostro timore, della vostra paura. 14Egli sarà laccio e pietra d'inciampo e scoglio che fa cadere per le due case di Israele, laccio e trabocchetto per chi abita in Gerusalemme. 15Tra di loro molti inciamperanno, cadranno e si sfracelleranno, saranno presi e catturati. 16Si chiuda questa testimonianza, si sigilli questa rivelazione nel cuore dei miei discepoli. 17Io ho fiducia nel Signore, che ha nascosto il volto alla casa di Giacobbe, e spero in lui. 18Ecco, io e i figli che il Signore mi ha dato, siamo segni e presagi per Israele da parte del Signore degli eserciti, che abita sul monte Sion. 19Quando vi diranno: "Interrogate gli spiriti e gli indovini che bisbigliano e mormorano formule. Forse un popolo non deve consultare i suoi dèi? Per i vivi consultare i morti?", 20attenetevi alla rivelazione, alla testimonianza. Certo, faranno questo discorso che non offre speranza d'aurora. 21Egli si aggirerà nel paese oppresso e affamato, e, quando sarà affamato e preso dall'ira, maledirà il suo re e il suo dio. Guarderà in alto 22e rivolgerà lo sguardo sulla terra ed ecco angustia e tenebre e oscurità desolante. Ma la caligine sarà dissipata, 23poiché non ci sarà più oscurità dove ora è angoscia. In passato umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano e la curva di Goim. 9 1Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. 2Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si gioisce quando si spartisce la preda. 3Poiché il giogo che gli pesava e la sbarra sulle sue spalle, il bastone del suo aguzzino tu hai spezzato come al tempo di Madian. 4Poiché ogni calzatura di soldato nella mischia e ogni mantello macchiato di sangue sarà bruciato, sarà esca del fuoco. 5Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; 6grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore degli eserciti. 7Una parola mandò il Signore contro Giacobbe, essa cadde su Israele. 8La conoscerà tutto il popolo, gli Efraimiti e gli abitanti di Samaria, che dicevano nel loro orgoglio e nell'arroganza del loro cuore: 9"I mattoni sono caduti, ricostruiremo in pietra; i sicomori sono stati abbattuti, li sostituiremo con cedri". 10Il Signore suscitò contro questo popolo i suoi nemici, stimolò i suoi avversari: 11gli Aramei dall'oriente, da occidente i Filistei che divorano Israele a grandi morsi. Con tutto ciò non si calma la sua ira e ancora la sua mano rimane stesa. 12Il popolo non è tornato a chi lo percuoteva; non ha ricercato il Signore degli eserciti. 13Pertanto il Signore ha amputato a Israele capo e coda, palma e giunco in un giorno. 14L'anziano e i notabili sono il capo, il profeta, maestro di menzogna, è la coda. 15Le guide di questo popolo lo hanno fuorviato e i guidati si sono perduti. 16Perciò il Signore non avrà pietà dei suoi giovani, non si impietosirà degli orfani e delle vedove, perché tutti sono empi e perversi; ogni bocca proferisce parole stolte. Con tutto ciò non si calma la sua ira e ancora la sua mano rimane stesa. 17Brucia l'iniquità come fuoco che divora rovi e pruni, divampa nel folto della selva, da dove si sollevano colonne di fumo. 18Per l'ira del Signore brucia la terra e il popolo è come un'esca per il fuoco; nessuno ha pietà del proprio fratello. 19Dilania a destra, ma è ancora affamato, mangia a sinistra, ma senza saziarsi; ognuno mangia la carne del suo vicino. 20Manàsse contro Èfraim ed Èfraim contro Manàsse, tutti e due insieme contro Giuda. Con tutto ciò non si calma la sua ira e ancora la sua mano rimane stesa. 10 1Guai a coloro che fanno decreti iniqui e scrivono in fretta sentenze oppressive, 2per negare la giustizia ai miseri e per frodare del diritto i poveri del mio popolo, per fare delle vedove la loro preda e per spogliare gli orfani. 3Ma che farete nel giorno del castigo, quando da lontano sopraggiungerà la rovina? A chi ricorrerete per protezione? Dove lascerete la vostra ricchezza? 4Non vi resterà che piegarvi tra i prigionieri o cadere tra i morti. Con tutto ciò non si calma la sua ira e ancora la sua mano rimane stesa. 5Oh! Assiria, verga del mio furore, bastone del mio sdegno. 6Contro una nazione empia io la mando e la comando contro un popolo con cui sono in collera perché lo saccheggi, lo depredi e lo calpesti come fango di strada. 7Essa però non pensa così e così non giudica il suo cuore, ma vuole distruggere e annientare non poche nazioni. 8Anzi dice: "Forse i miei capi non sono altrettanti re? 9Forse come Càrchemis non è anche Calne? Come Arpad non è forse Amat? Come Damasco non è forse Samaria? 10Come la mia mano ha raggiunto quei regni degli idoli, le cui statue erano più numerose di quelle di Gerusalemme e di Samaria, 11non posso io forse, come ho fatto a Samaria e ai suoi idoli, fare anche a Gerusalemme e ai suoi simulacri?". 12Quando il Signore avrà terminato tutta l'opera sua sul monte Sion e a Gerusalemme, punirà l'operato orgoglioso della mente del re di Assiria e ciò di cui si gloria l'alterigia dei suoi occhi. 13Poiché ha detto: "Con la forza della mia mano ho agito e con la mia sapienza, perché sono intelligente; ho rimosso i confini dei popoli e ho saccheggiato i loro tesori, ho abbattuto come un gigante coloro che sedevano sul trono. 14La mia mano, come in un nido, ha scovato la ricchezza dei popoli. Come si raccolgono le uova abbandonate, così ho raccolto tutta la terra; non vi fu battito d'ala, nessuno apriva il becco o pigolava". 15Può forse vantarsi la scure con chi taglia per suo mezzo o la sega insuperbirsi contro chi la maneggia? Come se un bastone volesse brandire chi lo impugna e una verga sollevare ciò che non è di legno! 16Perciò il Signore, Dio degli eserciti, manderà una peste contro le sue più valide milizie; sotto ciò che è sua gloria arderà un bruciore come bruciore di fuoco; 18besso consumerà anima e corpo e sarà come un malato che sta spegnendosi. 17La luce di Israele diventerà un fuoco, il suo santuario una fiamma; essa divorerà e consumerà rovi e pruni in un giorno, 18ala magnificenza della sua selva e del suo giardino; 19il resto degli alberi nella selva si conterà facilmente, persino un ragazzo potrebbe farne il conto. 20In quel giorno il resto di Israele e i superstiti della casa di Giacobbe non si appoggeranno più su chi li ha percossi, ma si appoggeranno sul Signore, sul Santo di Israele, con lealtà. 21Tornerà il resto, il resto di Giacobbe, al Dio forte. 22Poiché anche se il tuo popolo, o Israele, fosse come la sabbia del mare, solo un suo resto ritornerà; è decretato uno sterminio che farà traboccare la giustizia, 23poiché un decreto di rovina eseguirà il Signore, Dio degli eserciti, su tutta la regione. 24Pertanto così dice il Signore, Dio degli eserciti: "Popolo mio, che abiti in Sion, non temere l'Assiria che ti percuote con la verga e alza il bastone contro di te come già l'Egitto. 25Perché ancora un poco, ben poco, e il mio sdegno avrà fine; la mia ira li annienterà". 26Contro di essa il Signore degli eserciti agiterà il flagello, come quando colpì Madian sulla rupe dell'Oreb; alzerà la sua verga sul mare come fece con l'Egitto. 27In quel giorno sarà tolto il suo fardello dalla tua spalla e il suo giogo cesserà di pesare sul tuo collo. Il distruttore viene da Rimmòn, 28raggiunge Aiàt, attraversa Migròn, in Micmàs depone il bagaglio. 29Attraversano il passo; in Gheba si accampano; Rama trema, fugge Gàbaa di Saul. 30Grida con tutta la tua voce, Bat-Gallìm, sta' attenta, Làisa, rispondile, Anatòt! 31Madmenà è in fuga, e alla fuga si danno gli abitanti di Ghebim. 32Oggi stesso farà sosta a Nob, agiterà la mano verso il monte della figlia di Sion, verso il colle di Gerusalemme. 33Ecco il Signore, Dio degli eserciti, che strappa i rami con fracasso; le punte più alte sono troncate, le cime sono abbattute. 34È reciso con il ferro il folto della selva e il Libano cade con la sua magnificenza. 11 1Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. 2Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. 3Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; 4ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. 5Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà. 6Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. 7La vacca e l'orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. 8Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi. 9Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare. 10In quel giorno la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli, le genti la cercheranno con ansia, la sua dimora sarà gloriosa. 11In quel giorno il Signore stenderà di nuovo la mano per riscattare il resto del suo popolo superstite dall'Assiria e dall'Egitto, da Patròs, dall'Etiopia e dall'Elam, da Sènnaar e da Amat e dalle isole del mare. 12Egli alzerà un vessillo per le nazioni e raccoglierà gli espulsi di Israele; radunerà i dispersi di Giuda dai quattro angoli della terra. 13Cesserà la gelosia di Èfraim e gli avversari di Giuda saranno sterminati; Èfraim non invidierà più Giuda e Giuda non osteggerà più Èfraim. 14Voleranno verso occidente contro i Filistei, saccheggeranno insieme le tribù dell'oriente, stenderanno le mani su Edom e su Moab e gli Ammoniti saranno loro sudditi. 15Il Signore prosciugherà il golfo del mare d'Egitto e stenderà la mano contro il fiume con la potenza del suo soffio, e lo dividerà in sette bracci così che si possa attraversare con i sandali. 16Si formerà una strada per il resto del suo popolo che sarà superstite dall'Assiria, come ce ne fu una per Israele quando uscì dal paese d'Egitto. 12 1Tu dirai in quel giorno: "Ti ringrazio, Signore; tu eri in collera con me, ma la tua collera si è calmata e tu mi hai consolato. 2Ecco, Dio è la mia salvezza; io confiderò, non temerò mai, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza. 3Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza". 4In quel giorno direte: "Lodate il Signore, invocate il suo nome; manifestate tra i popoli le sue meraviglie, proclamate che il suo nome è sublime. 5Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose grandiose, ciò sia noto in tutta la terra. 6Gridate giulivi ed esultate, abitanti di Sion, perché grande in mezzo a voi è il Santo di Israele". 13 1Oracolo su Babilonia, ricevuto in visione da Isaia figlio di Amoz. 2Su un monte brullo issate un segnale, alzate per essi un grido; fate cenni con la mano perché varchino le porte dei principi. 3Io ho dato un ordine ai miei consacrati; ho chiamato i miei prodi a strumento del mio sdegno, entusiasti della mia grandezza. 4Rumore di folla sui monti, simile a quello di un popolo immenso. Rumore fragoroso di regni, di nazioni radunate. Il Signore degli eserciti passa in rassegna un esercito di guerra. 5Vengono da un paese lontano, dall'estremo orizzonte, il Signore e gli strumenti della sua collera, per devastare tutto il paese. 6Urlate, perché è vicino il giorno del Signore; esso viene come una devastazione da parte dell'Onnipotente. 7Perciò tutte le braccia sono fiacche, ogni cuore d'uomo viene meno; 8sono costernati, spasimi e dolori li prendono, si contorcono come una partoriente; ognuno osserva sgomento il suo vicino; i loro volti sono volti di fiamma. 9Ecco, il giorno del Signore arriva implacabile, con sdegno, ira e furore, per fare della terra un deserto, per sterminare i peccatori. 10Poiché le stelle del cielo e la costellazione di Orione non daranno più la loro luce; il sole si oscurerà al suo sorgere e la luna non diffonderà la sua luce. 11Io punirò il mondo per il male, gli empi per la loro iniquità; farò cessare la superbia dei protervi e umilierò l'orgoglio dei tiranni. 12Renderò l'uomo più raro dell'oro e i mortali più rari dell'oro di Ofir. 13Allora farò tremare i cieli e la terra si scuoterà dalle fondamenta per lo sdegno del Signore degli eserciti, nel giorno della sua ira ardente. 14Allora, come una gazzella impaurita e come un gregge che nessuno raduna, ognuno si dirigerà verso il suo popolo, ognuno correrà verso la sua terra. 15Quanti saranno trovati, saranno trafitti, quanti saranno presi, periranno di spada. 16I loro piccoli saranno sfracellati davanti ai loro occhi; saranno saccheggiate le loro case, disonorate le loro mogli. 17Ecco, io eccito contro di loro i Medi che non pensano all'argento, né si curano dell'oro. 18Con i loro archi abbatteranno i giovani, non avranno pietà dei piccoli appena nati, i loro occhi non avranno pietà dei bambini. 19Babilonia, perla dei regni, splendore orgoglioso dei Caldei, sarà come Sòdoma e Gomorra sconvolte da Dio. 20Non sarà abitata mai più né popolata di generazione in generazione. L'Arabo non vi pianterà la sua tenda né i pastori vi faranno sostare i greggi. 21Ma vi si stabiliranno gli animali del deserto, i gufi riempiranno le loro case, vi faranno dimora gli struzzi, vi danzeranno i sàtiri. 22Ululeranno le iene nei loro palazzi, gli sciacalli nei loro edifici lussuosi. La sua ora si avvicina, i suoi giorni non saranno prolungati. 14 1Il Signore infatti avrà pietà di Giacobbe e si sceglierà ancora Israele e li ristabilirà nel loro paese. A loro si uniranno gli stranieri, che saranno incorporati nella casa di Giacobbe. 2I popoli li accoglieranno e li ricondurranno nel loro paese e se ne impossesserà la casa di Israele nel paese del Signore come schiavi e schiave; così faranno prigionieri coloro che li avevano resi schiavi e domineranno i loro avversari. 3In quel giorno il Signore ti libererà dalle tue pene e dal tuo affanno e dalla dura schiavitù con la quale eri stato asservito. 4Allora intonerai questa canzone sul re di Babilonia e dirai: "Ah, come è finito l'aguzzino, è finita l'arroganza! 5Il Signore ha spezzato la verga degli iniqui, il bastone dei dominatori, 6di colui che percuoteva i popoli nel suo furore, con colpi senza fine, che dominava con furia le genti con una tirannia senza respiro. 7Riposa ora tranquilla tutta la terra ed erompe in grida di gioia. 8Persino i cipressi gioiscono riguardo a te e anche i cedri del Libano: Da quando tu sei prostrato, non salgono più i tagliaboschi contro di noi. 9Gli inferi di sotto si agitano per te, per venirti incontro al tuo arrivo; per te essi svegliano le ombre, tutti i dominatori della terra, e fanno sorgere dai loro troni tutti i re delle nazioni. 10Tutti prendono la parola per dirti: Anche tu sei stato abbattuto come noi, sei diventato uguale a noi. 11Negli inferi è precipitato il tuo fasto, la musica delle tue arpe; sotto di te v'è uno strato di marciume, tua coltre sono i vermi. 12Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli? 13Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più remote del settentrione. 14Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo. 15E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso! 16Quanti ti vedono ti guardano fisso, ti osservano attentamente. È questo l'individuo che sconvolgeva la terra, che faceva tremare i regni, 17che riduceva il mondo a un deserto, che ne distruggeva le città, che non apriva ai suoi prigionieri la prigione? 18Tutti i re dei popoli, tutti riposano con onore, ognuno nella sua tomba. 19Tu, invece, sei stato gettato fuori del tuo sepolcro, come un virgulto spregevole; sei circondato da uccisi trafitti da spada, come una carogna calpestata. A coloro che sono scesi in una tomba di pietre 20tu non sarai unito nella sepoltura, perché hai rovinato il tuo paese, hai assassinato il tuo popolo; non sarà più nominata la discendenza dell'iniquo. 21Preparate il massacro dei suoi figli a causa dell'iniquità del loro padre e non sorgano più a conquistare la terra e a riempire il mondo di rovine". 22Io insorgerò contro di loro – parola del Signore degli eserciti –, sterminerò il nome di Babilonia e il resto, la prole e la stirpe – oracolo del Signore –. 23Io la ridurrò a dominio dei ricci, a palude stagnante; la scoperò con la scopa della distruzione – oracolo del Signore degli eserciti –. 24Il Signore degli eserciti ha giurato: "In verità come ho pensato, accadrà e succederà come ho deciso. 25Io spezzerò l'Assiro nella mia terra e sui miei monti lo calpesterò. Allora sparirà da loro il suo giogo, il suo peso dalle loro spalle". 26Questa è la decisione presa per tutta la terra e questa è la mano stesa su tutte le genti. 27Poiché il Signore degli eserciti lo ha deciso; chi potrà renderlo vano? La sua mano è stesa, chi gliela farà ritirare? 28Nell'anno in cui morì il re Acaz fu comunicato questo oracolo: 29"Non gioire, Filistea tutta, perché si è spezzata la verga di chi ti percuoteva. Poiché dalla radice del serpe uscirà una vipera e il suo frutto sarà un drago alato. 30I poveri pascoleranno sui miei prati e i miseri vi riposeranno tranquilli; ma farò morire di fame la tua stirpe e ucciderò il tuo resto. 31Urla, porta; grida, città; trema, Filistea tutta, perché dal settentrione si alza il fumo e nessuno si sbanda dalle sue schiere". 32Che si risponderà ai messaggeri delle nazioni? "Il Signore ha fondato Sion e in essa si rifugiano gli oppressi del suo popolo". 15 1Oracolo su Moab. È stata devastata di notte, Ar-Moab è stata distrutta; è stata devastata di notte, Kir-Moab è stata distrutta. 2È salita la gente di Dibon sulle alture, per piangere; su Nebo e su Màdaba Moab innalza un lamento; ogni testa è stata rasata, ogni barba è stata tagliata. 3Nelle sue strade si indossa il sacco, sulle sue terrazze si fa il lamento. Nelle sue piazze ognuno si lamenta, si scioglie in lacrime. 4Emettono urla Chesbòn ed Elealè, le loro grida giungono fino a Iàas. Per questo tremano le viscere di Moab, freme la sua anima. 5Il cuore di Moab geme; i suoi fuggiaschi giungono fino a Zoar. Ah, la salita di Luchìt salgono piangendo. Sulla via di Coronàim mandano grida strazianti. 6Le acque di Nimrìm sono un deserto, l'erba si è seccata, finita è la pastura; non c'è più nulla di verde. 7Per questo fanno provviste, le loro riserve trasportano al di là del torrente dei Salici. 8Risuonano grida per tutto il territorio di Moab; fino a Eglaim giunge il suo urlo, fino a Bir-Elim il suo urlo. 9Le acque di Dimòn sono piene di sangue, eppure colpirò Dimòn con altri mali; un leone per i fuggiaschi di Moab e per il resto del paese. 16 1Mandate l'agnello al signore del paese, dalla rupe verso il deserto al monte della figlia di Sion. 2Come un uccello fuggitivo, come una nidiata dispersa saranno le figlie di Moab ai guadi dell'Arnon. 3Dacci un consiglio, prendi una decisione! Rendi come la notte la tua ombra in pieno mezzogiorno; nascondi i dispersi, non tradire i fuggiaschi. 4Siano tuoi ospiti i dispersi di Moab; sii loro rifugio di fronte al devastatore. Quando sarà estinto il tiranno e finita la devastazione, scomparso il distruttore della regione, 5allora sarà stabilito un trono sulla mansuetudine, vi siederà con tutta fedeltà, nella tenda di Davide, un giudice sollecito del diritto e pronto alla giustizia. 6Abbiamo udito l'orgoglio di Moab, l'orgogliosissimo, la sua alterigia, la sua superbia, la sua tracotanza, la vanità delle sue chiacchiere. 7Per questo i Moabiti innalzano un lamento per Moab, si lamentano tutti; per le focacce di uva di Kir-Carèset gemono tutti costernati. 8Sono squallidi i campi di Chesbòn, languiscono le viti di Sibmà. Signori di popoli ne hanno spezzato i tralci che raggiungevano Iazèr, penetravano fin nel deserto; i loro rami si estendevano liberamente, giungevano al mare. 9Per questo io piangerò con il pianto di Iazèr sui vigneti di Sibmà. Ti inonderò con le mie lacrime, Chesbòn, Elealè, perché sui tuoi frutti e sulla tua vendemmia è piombato il grido dei vignaioli. 10Sono scomparse gioia e allegria dai frutteti; nelle vigne non si levano più lieti clamori, né si grida più allegramente. Il vino nei tini nessuno lo ammosta, l'evviva di gioia è cessato. 11Perciò le mie viscere fremono per Moab come una cetra, il mio intimo freme per Kir-Carèset. 12Moab si mostrerà e si stancherà sulle alture, verrà nel suo santuario per pregare, ma senza successo. 13Questo è il messaggio che pronunziò un tempo il Signore su Moab. 14Ma ora il Signore dice: "In tre anni, come gli anni di un salariato, sarà deprezzata la gloria di Moab con tutta la sua numerosa popolazione. Ne rimarrà solo un resto, piccolo e impotente". 17 1Oracolo su Damasco. Ecco, Damasco sarà eliminata dal numero delle città, diverrà un cumulo di rovine. 2Le sue borgate saranno abbandonate per sempre; saranno pascolo dei greggi che vi riposeranno senza esserne scacciati. 3A Èfraim sarà tolta la cittadella, a Damasco la sovranità. Al resto degli Aramei toccherà la stessa sorte della gloria degli Israeliti, oracolo del Signore degli eserciti. 4In quel giorno verrà ridotta la gloria di Giacobbe e la pinguedine delle sue membra dimagrirà. 5Avverrà come quando il mietitore prende una manciata di steli, e con l'altro braccio falcia le spighe, come quando si raccolgono le spighe nella valle dei Rèfaim, 6Vi resteranno solo racimoli, come alla bacchiatura degli ulivi: due o tre bacche sulla cima dell'albero, quattro o cinque sui rami da frutto. Oracolo del Signore, Dio di Israele. 7In quel giorno si volgerà l'uomo al suo creatore e i suoi occhi guarderanno al Santo di Israele. 8Non si volgerà agli altari, lavoro delle sue mani; non guarderà ciò che fecero le sue dita, i pali sacri e gli altari per l'incenso. 9In quel giorno avverrà alle tue fortezze come alle città abbandonate che l'Eveo e l'Amorreo evacuarono di fronte agli Israeliti e sarà una desolazione. 10Perché hai dimenticato Dio tuo salvatore e non ti sei ricordato della Roccia, tua fortezza. Tu pianti perciò piante amene e innesti tralci stranieri; 11di giorno le pianti, le vedi crescere e al mattino vedi fiorire i tuoi semi, ma svanirà il raccolto in un giorno di malattia e di dolore insanabile. 12Ah, il rumore di popoli immensi, rumore come il mugghio dei mari, fragore di nazioni come lo scroscio di acque che scorrono veementi. 13Le nazioni fanno fragore come il fragore di molte acque, ma il Signore le minaccia, esse fuggono lontano; come pula sono disperse sui monti dal vento e come mulinello di polvere dinanzi al turbine. 14Alla sera, ecco era tutto uno spavento, prima del mattino non è già più. Questo è il destino dei nostri predatori e la sorte dei nostri saccheggiatori. 18 1Ah! paese dagli insetti ronzanti, che ti trovi oltre i fiumi di Etiopia, 2che mandi ambasciatori per mare, in canotti di papiro sulle acque: "Andate, messaggeri veloci, verso un popolo alto e abbronzato, verso un popolo temuto ora e sempre, un popolo potente e vittorioso, il cui paese è solcato da fiumi". 3O voi tutti abitanti del mondo, che dimorate sulla terra, appena si alzerà un segnale sui monti, guardatelo! Appena squillerà la tromba, ascoltatela! 4Poiché questo mi ha detto il Signore: "Io osserverò tranquillo dalla mia dimora, come il calore sereno alla luce del sole, come una nube di rugiada al calore della mietitura". 5Poiché prima della raccolta, quando la fioritura è finita e il fiore è diventato un grappolo maturo, egli taglierà i tralci con roncole, strapperà e getterà via i pampini. 6Saranno abbandonati tutti insieme agli avvoltoi dei monti e alle bestie selvatiche; su di essi gli avvoltoi passeranno l'estate su di essi tutte le bestie selvatiche passeranno l'inverno. 7In quel tempo saranno portate offerte al Signore degli eserciti da un popolo alto e abbronzato, da un popolo temuto ora e sempre, da un popolo potente e vittorioso, il cui paese è solcato da fiumi, saranno portate nel luogo dove è invocato il nome del Signore degli eserciti, sul monte Sion. 19 1Oracolo sull'Egitto. Ecco, il Signore cavalca una nube leggera ed entra in Egitto. Crollano gli idoli d'Egitto davanti a lui e agli Egiziani vien meno il cuore nel petto. 2Aizzerò gli Egiziani contro gli Egiziani: combatterà fratello contro fratello, uomo contro uomo, città contro città, regno contro regno. 3Gli Egiziani perderanno il senno e io distruggerò il loro consiglio; per questo ricorreranno agli idoli e ai maghi, ai negromanti e agli indovini. 4Ma io metterò gli Egiziani in mano a un duro padrone, un re crudele li dominerà. Oracolo del Signore, Dio degli eserciti. 5Si prosciugheranno le acque del mare, il fiume si inaridirà e seccherà. 6I suoi canali diventeranno putridi, diminuiranno e seccheranno i torrenti dell'Egitto, canne e giunchi ingialliranno. 7I giunchi sulle rive e alla foce del Nilo e tutti i seminati del Nilo seccheranno, saranno dispersi dal vento, non saranno più. 8I pescatori si lamenteranno, gemeranno quanti gettano l'amo nel Nilo, quanti stendono le reti sull'acqua saranno desolati. 9Saranno delusi i lavoratori del lino, le cardatrici e i tessitori impallidiranno; 10i tessitori saranno avviliti, tutti i salariati saranno costernati. 11Quanto sono stolti i principi di Tanis! I più saggi consiglieri del faraone sono uno stupido consiglio. Come osate dire al faraone: "Sono figlio di saggi, figlio di re antichi"? 12Dove sono, dunque, i tuoi saggi? Ti rivelino e manifestino quanto ha deciso il Signore degli eserciti a proposito dell'Egitto. 13Stolti sono i principi di Tanis; si ingannano i principi di Menfi. Hanno fatto traviare l'Egitto i capi delle sue tribù. 14Il Signore ha mandato in mezzo a loro uno spirito di smarrimento; essi fanno smarrire l'Egitto in ogni impresa, come barcolla un ubriaco nel vomito. 15Non riuscirà all'Egitto qualunque opera faccia: il capo o la coda, la palma o il giunco. 16In quel giorno gli Egiziani diventeranno come femmine, tremeranno e temeranno all'agitarsi della mano che il Signore degli eserciti agiterà contro di loro. 17Il paese di Giuda sarà il terrore degli Egiziani; quando se ne parlerà, ne avranno spavento, a causa del proposito che il Signore degli eserciti ha formulato sopra di esso. 18In quel giorno ci saranno cinque città nell'Egitto che parleranno la lingua di Canaan e giureranno per il Signore degli eserciti; una di esse si chiamerà Città del sole. 19In quel giorno ci sarà un altare dedicato al Signore in mezzo al paese d'Egitto e una stele in onore del Signore presso la sua frontiera: 20sarà un segno e una testimonianza per il Signore degli eserciti nel paese d'Egitto. Quando, di fronte agli avversari, invocheranno il Signore, allora egli manderà loro un salvatore che li difenderà e li libererà. 21Il Signore si rivelerà agli Egiziani e gli Egiziani riconosceranno in quel giorno il Signore, lo serviranno con sacrifici e offerte, faranno voti al Signore e li adempiranno. 22Il Signore percuoterà ancora gli Egiziani ma, una volta colpiti, li risanerà. Essi faranno ritorno al Signore ed egli si placherà e li risanerà. 23In quel giorno ci sarà una strada dall'Egitto verso l'Assiria; l'Assiro andrà in Egitto e l'Egiziano in Assiria; gli Egiziani serviranno il Signore insieme con gli Assiri. 24In quel giorno Israele sarà il terzo con l'Egitto e l'Assiria, una benedizione in mezzo alla terra. 25Li benedirà il Signore degli eserciti: "Benedetto sia l'Egiziano mio popolo, l'Assiro opera delle mie mani e Israele mia eredità". 20 1Nell'anno in cui il Tartàn, mandato ad Asdòd da Sargon re di Assiria, giunse ad Asdòd, la assalì e la prese. 2In quel tempo il Signore disse per mezzo di Isaia figlio di Amoz: "Va', sciogliti il sacco dai fianchi e togliti i sandali dai piedi!". Così egli fece, andando spoglio e scalzo. 3Il Signore poi disse: "Come il mio servo Isaia è andato spoglio e scalzo per tre anni, come segno e simbolo per l'Egitto e per l'Etiopia, 4così il re di Assiria condurrà i prigionieri d'Egitto e i deportati dell'Etiopia, giovani e vecchi, spogli e scalzi e con le natiche scoperte, vergogna per l'Egitto. 5Allora saranno abbattuti e confusi a causa dell'Etiopia, loro speranza, e a causa dell'Egitto, di cui si vantavano. 6In quel giorno gli abitanti di questo lido diranno: Ecco che cosa è successo al paese al quale ci eravamo rivolti e nel quale cercavamo rifugio per essere aiutati e liberati dal re di Assiria! Ora come ci salveremo?". 21 1Oracolo sul deserto del mare. Come i turbini che si scatenano nel Negheb, così egli viene dal deserto, da una terra orribile. 2Una visione angosciosa mi fu mostrata: il saccheggiatore che saccheggia, il distruttore che distrugge. Salite, o Elamiti, assediate, o Medi! Io faccio cessare ogni gemito. 3Per questo i miei reni tremano, mi hanno colto i dolori come di una partoriente; sono troppo sconvolto per udire, troppo sbigottito per vedere. 4Smarrito è il mio cuore, la costernazione mi invade; il crepuscolo tanto desiderato diventa il mio terrore. 5Si prepara la tavola, si stende la tovaglia, si mangia, si beve. "Alzatevi, o capi, ungete gli scudi!". 6Poiché così mi ha detto il Signore: "Va', metti una sentinella che annunzi quanto vede. 7Se vede cavalleria, coppie di cavalieri, gente che cavalca asini, gente che cavalca cammelli, osservi attentamente, con grande attenzione". 8La vedetta ha gridato: "Al posto di osservazione, Signore, io sto sempre, tutto il giorno, e nel mio osservatorio sto in piedi, tutta la notte. 9Ecco, arriva una schiera di cavalieri, coppie di cavalieri". Essi esclamano e dicono: "È caduta, è caduta Babilonia! Tutte le statue dei suoi dèi sono a terra, in frantumi". 10O popolo mio, calpestato, che ho trebbiato come su un'aia, ciò che ho udito dal Signore degli eserciti, Dio di Israele, a voi ho annunziato. 11Oracolo sull'Idumea. Mi gridano da Seir: "Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella, quanto resta della notte?". 12La sentinella risponde: "Viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!". 13Oracolo sull'Arabia. Nel bosco, nell'Arabia, passate la notte, carovane di Dedan; 14andando incontro agli assetati, portate acqua. Abitanti del paese di Tema, presentatevi ai fuggiaschi con pane per loro. 15Perché essi fuggono di fronte alle spade, di fronte alla spada affilata, di fronte all'arco teso, di fronte al furore della battaglia. 16Poiché mi ha detto il Signore: "Ancora un anno, contato alla maniera degli anni di un salariato, e scomparirà tutta la potenza gloriosa di Kedàr. 17E il numero degli archi dei prodi di Kedàr resterà molto esiguo, perché il Signore Dio di Israele ha parlato". 22 1Oracolo sulla valle della Visione. Che hai tu dunque, che sei salita tutta sulle terrazze, 2città rumorosa e tumultuante, città gaudente? I tuoi caduti non sono caduti di spada né sono morti in battaglia. 3Tutti i tuoi capi sono fuggiti insieme, fatti prigionieri senza un tiro d'arco; tutti i tuoi prodi sono stati catturati insieme, o fuggirono lontano. 4Per questo dico: "Stornate lo sguardo da me, che io pianga amaramente; non cercate di consolarmi per la desolazione della figlia del mio popolo". 5Poiché è un giorno di panico, di distruzione e di smarrimento, voluto dal Signore, Dio degli eserciti. Nella valle della Visione un diroccare di mura e un invocare aiuto verso i monti. 6Gli Elamiti hanno preso la faretra; gli Aramei montano i cavalli, Kir ha tolto il fodero allo scudo. 7Le migliori tra le tue valli sono piene di carri; i cavalieri si sono disposti contro la porta. 8Così egli toglie la protezione di Giuda. Voi guardavate in quel giorno alle armi del palazzo della Foresta; 9le brecce della città di Davide avete visto quante fossero; avete raccolto le acque della piscina inferiore, 10avete contato le case di Gerusalemme e demolito le case per fortificare le mura; 11avete costruito un serbatoio fra i due muri per le acque della piscina vecchia; ma voi non avete guardato a chi ha fatto queste cose, né avete visto chi ha preparato ciò da tempo. 12Vi invitava il Signore, Dio degli eserciti, in quel giorno al pianto e al lamento, a rasarvi il capo e a vestire il sacco. 13Ecco invece si gode e si sta allegri, si sgozzano buoi e si scannano greggi, si mangia carne e si beve vino: "Si mangi e si beva, perché domani moriremo!". 14Ma il Signore degli eserciti si è rivelato ai miei orecchi: "Certo non sarà espiato questo vostro peccato, finché non sarete morti", dice il Signore, Dio degli eserciti. 15Così dice il Signore, Dio degli eserciti: "Rècati da questo ministro, presso Sebnà, il maggiordomo, 16bche si taglia in alto il sepolcro e si scava nella rupe la tomba: 16aChe cosa possiedi tu qui e chi hai tu qui, che ti stai scavando qui un sepolcro? 17Ecco, il Signore ti scaglierà giù a precipizio, o uomo, ti afferrerà saldamente, 18ti rotolerà ben bene a rotoli come palla, verso un esteso paese. Là morirai e là finiranno i tuoi carri superbi, o ignominia del palazzo del tuo padrone! 19Ti toglierò la carica, ti rovescerò dal tuo posto. 20In quel giorno chiamerò il mio servo Eliakìm, figlio di Chelkia; 21lo rivestirò con la tua tunica, lo cingerò della tua sciarpa e metterò il tuo potere nelle sue mani. Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per il casato di Giuda. 22Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide; se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire. 23Lo conficcherò come un paletto in luogo solido e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre. 24A lui attaccheranno ogni gloria della casa di suo padre: discendenti e nipoti, ogni vaso anche piccolo, dalle tazze alle anfore". 25In quel giorno – oracolo del Signore degli eserciti – cederà il paletto conficcato in luogo solido, si spezzerà, cadrà e andrà in frantumi tutto ciò che vi era appeso, perché il Signore ha parlato. 23 1Oracolo su Tiro. Fate il lamento, navi di Tarsis, perché è stato distrutto il vostro rifugio! Mentre tornavano dal paese dei Kittim, ne fu data loro notizia. 2Ammutolite, abitanti della costa, mercanti di Sidòne, i cui agenti attraversavano 3grandi acque. Il frumento del Nilo, il raccolto del fiume era la sua ricchezza; era il mercato dei popoli. 4Vergognati, Sidòne, perché ha parlato il mare, la fortezza marinara, dicendo: "Io non ho avuto doglie, non ho partorito, non ho allevato giovani, non ho fatto crescere ragazze". 5Appena si saprà in Egitto, saranno addolorati per la notizia di Tiro. 6Passate in Tarsis, fate il lamento, abitanti della costa. 7È questa la vostra città gaudente, le cui origini risalgono a un'antichità remota, i cui piedi la portavano lontano per fissarvi dimore? 8Chi ha deciso questo contro Tiro l'incoronata, i cui mercanti erano principi, i cui trafficanti erano i più nobili della terra? 9Il Signore degli eserciti lo ha deciso per svergognare l'orgoglio di tutto il suo fasto, per umiliare i più nobili sulla terra. 10Coltiva la tua terra come il Nilo, figlia di Tarsis; il porto non esiste più. 11Ha steso la mano verso il mare, ha sconvolto i regni, il Signore ha decretato per Canaan di abbattere le sue fortezze. 12Egli ha detto: "Non continuerai a far baldoria, tu duramente oppressa, vergine figlia di Sidòne. Alzati, va' pure dai Kittim; neppure là ci sarà pace per te". 13Ecco il paese da lui fondato per marinai, che ne avevano innalzato le torri; ne han demoliti i palazzi: egli l'ha ridotto a un cumulo di rovine. 14Fate il lamento, navi di Tarsis, perché è stato distrutto il vostro rifugio. 15In quel giorno Tiro sarà dimenticata per settant'anni, quanti sono gli anni di un re. Alla fine dei settanta anni a Tiro si applicherà la canzone della prostituta: 16"Prendi la cetra, gira per la città, prostituta dimenticata; suona con abilità, moltiplica i canti, perché qualcuno si ricordi di te". 17Ma alla fine dei settant'anni il Signore visiterà Tiro, che ritornerà ai suoi guadagni; essa trescherà con tutti i regni del mondo sulla terra. 18Il suo salario e il suo guadagno saranno sacri al Signore. Non sarà ammassato né custodito il suo salario, ma andrà a coloro che abitano presso il Signore, perché possano nutrirsi in abbondanza e vestirsi con decoro. 24 1Ecco che il Signore spacca la terra, la squarcia e ne sconvolge la superficie e ne disperde gli abitanti. 2Avverrà lo stesso al popolo come al sacerdote, allo schiavo come al suo padrone, alla schiava come alla sua padrona, al compratore come al venditore, al creditore come al debitore, a chi riceve come a chi da' in prestito. 3Sarà tutta spaccata la terra sarà tutta saccheggiata, perché il Signore ha pronunziato questa parola. 4È in lutto, languisce la terra; è squallido, languisce il mondo, il cielo con la terra perisce. 5La terra è stata profanata dai suoi abitanti, perché hanno trasgredito le leggi, hanno disobbedito al decreto, hanno infranto l'alleanza eterna. 6Per questo la maledizione divora la terra, i suoi abitanti ne scontano la pena; per questo sono bruciati gli abitanti della terra e sono rimasti solo pochi uomini. 7Lugubre è il mosto, la vigna languisce, gemono tutti. 8È cessata la gioia dei timpani, è finito il chiasso dei gaudenti, è cessata la gioia della cetra. 9Non si beve più il vino tra i canti, la bevanda inebriante è amara per chi la beve. 10È distrutta la città del caos, è chiuso l'ingresso di ogni casa. 11Per le strade si lamentano, perché non c'è vino; ogni gioia è scomparsa, se ne è andata la letizia dal paese. 12Nella città è rimasta la desolazione; la porta è stata abbattuta, fatta a pezzi. 13Perché così accadrà nel centro della terra, in mezzo ai popoli, come quando si bacchiano le ulive, come quando si racimola, finita la vendemmia. 14Quelli alzeranno la voce, acclameranno alla maestà del Signore. Gridano dal mare: "Acclamate, pertanto, popoli! 15Voi in oriente, glorificate il Signore, nelle isole del mare, il nome del Signore, Dio d'Israele. 16Dagli angoli estremi della terra abbiamo udito il canto: Gloria al giusto". Ma io dico: "Guai a me! Guai a me! Ohimè!". I perfidi agiscono perfidamente, i perfidi operano con perfidia. 17Terrore, fossa e laccio ti sovrastano, o abitante della terra. 18Chi fugge al grido di terrore cadrà nella fossa, chi risale dalla fossa sarà preso nel laccio. Le cateratte dall'alto si aprono e si scuotono le fondamenta della terra. 19A pezzi andrà la terra, in frantumi si ridurrà la terra, crollando crollerà la terra. 20Certo, barcollerà la terra come un ubriaco, vacillerà come una tenda; peserà su di essa la sua iniquità, cadrà e non si rialzerà. 21In quel giorno il Signore punirà in alto l'esercito di lassù e qui in terra i re della terra. 22Saranno radunati e imprigionati in una fossa, saranno rinchiusi in un carcere e dopo lungo tempo saranno puniti. 23Arrossirà la luna, impallidirà il sole, perché il Signore degli eserciti regna sul monte Sion e in Gerusalemme e davanti ai suoi anziani sarà glorificato. 25 1Signore, tu sei il mio Dio; voglio esaltarti e lodare il tuo nome, perché hai eseguito progetti meravigliosi, concepiti da lungo tempo, fedeli e veri. 2Poiché hai ridotto la città ad un mucchio di sassi, la cittadella fortificata ad una rovina, la fortezza dei superbi non è più città, non si ricostruirà mai più. 3Per questo ti glorifica un popolo forte, la città di genti possenti ti venera. 4Perché tu sei sostegno al misero, sostegno al povero nella sua angoscia, riparo dalla tempesta, ombra contro il caldo; poiché lo sbuffare dei tiranni è come pioggia d'inverno, 5come arsura in terra arida il clamore dei superbi. Tu mitighi l'arsura con l'ombra d'una nube, l'inno dei tiranni si spegne. 6Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. 7Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte le genti. 8Eliminerà la morte per sempre; il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto; la condizione disonorevole del suo popolo farà scomparire da tutto il paese, poiché il Signore ha parlato. 9E si dirà in quel giorno: "Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse; questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza. 10Poiché la mano del Signore si poserà su questo monte". Moab invece sarà calpestato al suolo, come si pesta la paglia nella concimaia. 11Là esso stenderà le mani, come le distende il nuotatore per nuotare; ma il Signore abbasserà la sua superbia, nonostante l'annaspare delle sue mani. 12L'eccelsa fortezza delle tue mura egli abbatterà e demolirà, la raderà al suolo. 26 1In quel giorno si canterà questo canto nel paese di Giuda: Abbiamo una città forte; egli ha eretto a nostra salvezza mura e baluardo. 2Aprite le porte: entri il popolo giusto che mantiene la fedeltà. 3Il suo animo è saldo; tu gli assicurerai la pace, pace perché in te ha fiducia. 4Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna; 5perché egli ha abbattuto coloro che abitavano in alto; la città eccelsa l'ha rovesciata, rovesciata fino a terra, l'ha rasa al suolo. 6I piedi la calpestano, i piedi degli oppressi, i passi dei poveri. 7Il sentiero del giusto è diritto, il cammino del giusto tu rendi piano. 8Sì, nella via dei tuoi giudizi, Signore, noi speriamo in te; al tuo nome e al tuo ricordo si volge tutto il nostro desiderio. 9La mia anima anela a te di notte, al mattino il mio spirito ti cerca, perché quando pronunzi i tuoi giudizi sulla terra, giustizia imparano gli abitanti del mondo. 10Si usi pure clemenza all'empio, non imparerà la giustizia; sulla terra egli distorce le cose diritte e non guarda alla maestà del Signore. 11Signore, sta alzata la tua mano, ma essi non la vedono. Vedano, arrossendo, il tuo amore geloso per il popolo; anzi, il fuoco preparato per i tuoi nemici li divori. 12Signore, ci concederai la pace, poiché tu dài successo a tutte le nostre imprese. 13Signore nostro Dio, altri padroni, diversi da te, ci hanno dominato, ma noi te soltanto, il tuo nome invocheremo. 14I morti non vivranno più, le ombre non risorgeranno; poiché tu li hai puniti e distrutti, hai fatto svanire ogni loro ricordo. 15Hai fatto crescere la nazione, Signore, hai fatto crescere la nazione, ti sei glorificato, hai dilatato tutti i confini del paese. 16Signore, nella tribolazione ti abbiamo cercato; a te abbiamo gridato nella prova, che è la tua correzione. 17Come una donna incinta che sta per partorire si contorce e grida nei dolori, così siamo stati noi di fronte a te, Signore. 18Abbiamo concepito, abbiamo sentito i dolori quasi dovessimo partorire: era solo vento; non abbiamo portato salvezza al paese e non sono nati abitanti nel mondo. 19Ma di nuovo vivranno i tuoi morti, risorgeranno i loro cadaveri. Si sveglieranno ed esulteranno quelli che giacciono nella polvere, perché la tua rugiada è rugiada luminosa, la terra darà alla luce le ombre. 20Va', popolo mio, entra nelle tue stanze e chiudi la porta dietro di te. Nasconditi per un momento finché non sia passato lo sdegno. 21Perché ecco, il Signore esce dalla sua dimora per punire le offese fatte a lui dagli abitanti della terra; la terra ributterà fuori il sangue assorbito e più non coprirà i suoi cadaveri. 27 1In quel giorno il Signore punirà con la spada dura, grande e forte, il Leviatàn serpente guizzante, il Leviatàn serpente tortuoso e ucciderà il drago che sta nel mare. 2In quel giorno si dirà: "La vigna deliziosa: cantate di lei!". 3Io, il Signore, ne sono il guardiano, a ogni istante la irrigo; per timore che venga danneggiata, io ne ho cura notte e giorno. 4Io non sono in collera. Vi fossero rovi e pruni, io muoverei loro guerra, li brucerei tutti insieme. 5O, meglio, si stringa alla mia protezione, faccia la pace con me, con me faccia la pace! 6Nei giorni futuri Giacobbe metterà radici, Israele fiorirà e germoglierà, riempirà il mondo di frutti. 7Il Signore lo ha forse percosso come i suoi percussori? O lo ha ucciso come uccise i suoi uccisori? 8Lo ha punito cacciandolo via, respingendolo, lo ha rimosso con soffio impetuoso come quando tira il vento d'oriente! 9Proprio così sarà espiata l'iniquità di Giacobbe e questo sarà tutto il frutto per la rimozione del suo peccato: mentre egli ridurrà tutte le pietre dell'altare come si fa delle pietre che si polverizzano per la calce, non erigeranno più pali sacri né altari per l'incenso. 10La fortezza è divenuta desolata, un luogo spopolato e abbandonato come un deserto; vi pascola il vitello, vi si sdraia e ne bruca gli arbusti. 11I suoi rami seccandosi si spezzeranno; le donne verranno ad accendervi il fuoco. Certo, si tratta di un popolo privo di intelligenza; per questo non ne avrà pietà chi lo ha creato, né chi lo ha fatto ne avrà compassione. 12In quel giorno, dal corso dell'Eufrate al torrente d'Egitto, il Signore batterà le spighe e voi sarete raccolti uno a uno, Israeliti. 13In quel giorno suonerà la grande tromba, verranno gli sperduti nel paese di Assiria e i dispersi nel paese di Egitto. Essi si prostreranno al Signore sul monte santo, in Gerusalemme. 28 1Guai alla corona superba degli ubriachi di Èfraim, al fiore caduco, suo splendido ornamento, che domina la fertile valle, o storditi dal vino! 2Ecco, inviato dal Signore, un uomo potente e forte, come nembo di grandine, come turbine rovinoso, come nembo di acque torrenziali e impetuose, getta tutto a terra con violenza. 3Dai piedi verrà calpestata la corona degli ubriachi di Èfraim. 4E avverrà al fiore caduco del suo splendido ornamento, che domina la valle fertile, come a un fico primaticcio prima dell'estate: uno lo vede, lo coglie e lo mangia appena lo ha in mano. 5In quel giorno sarà il Signore degli eserciti una corona di gloria, uno splendido diadema per il resto del suo popolo, 6ispiratore di giustizia per chi siede in tribunale, forza per chi respinge l'assalto alla porta. 7Anche costoro barcollano per il vino, vanno fuori strada per le bevande inebrianti. Sacerdoti e profeti barcollano per la bevanda inebriante, affogano nel vino; vanno fuori strada per le bevande inebrianti, s'ingannano mentre hanno visioni, dondolano quando fanno da giudici. 8Tutte le tavole sono piene di fetido vomito; non c'è un posto pulito. 9"A chi vuole insegnare la scienza? A chi vuole spiegare il discorso? Ai bambini divezzati, appena staccati dal seno? 10Sì: precetto su precetto, precetto su precetto, norma su norma, norma su norma, un po' qui, un po' là". 11Con labbra balbettanti e in lingua straniera parlerà a questo popolo 12colui che aveva detto loro: "Ecco il riposo! Fate riposare lo stanco. Ecco il sollievo!". Ma non vollero udire. 13E sarà per loro la parola del Signore: "precetto su precetto, precetto su precetto, norma su norma, norma su norma, un po' qui, un po' là", perché camminando cadano all'indietro, si producano fratture, siano presi e fatti prigionieri. 14Perciò ascoltate la parola del Signore, uomini arroganti, signori di questo popolo che sta in Gerusalemme: 15"Voi dite: Abbiamo concluso un'alleanza con la morte, e con gli inferi abbiamo fatto lega; il flagello del distruttore, quando passerà, non ci raggiungerà; perché ci siamo fatti della menzogna un rifugio e nella falsità ci siamo nascosti". 16Dice il Signore Dio: "Ecco io pongo una pietra in Sion, una pietra scelta, angolare, preziosa, saldamente fondata: chi crede non vacillerà. 17Io porrò il diritto come misura e la giustizia come una livella. La grandine spazzerà via il vostro rifugio fallace, le acque travolgeranno il vostro riparo. 18Sarà cancellata la vostra alleanza con la morte; la vostra lega con gli inferi non reggerà. Quando passerà il flagello del distruttore, voi sarete la massa da lui calpestata. 19Ogni volta che passerà, vi prenderà, poiché passerà ogni mattino, giorno e notte. E solo il terrore farà capire il discorso". 20Troppo corto sarà il letto per distendervisi, troppo stretta la coperta per avvolgervisi. 21Poiché come sul monte Perasìm si leverà il Signore; come nella valle di Gàbaon si adirerà per compiere l'opera, la sua opera singolare, e per eseguire il lavoro, il suo lavoro inconsueto. 22Ora cessate di agire con arroganza perché non si stringano di più le vostre catene, perché un decreto di rovina io ho udito, da parte del Signore, Dio degli eserciti, riguardo a tutta la terra. 23Porgete l'orecchio e ascoltate la mia voce, fate attenzione e sentite le mie parole. 24Ara forse tutti i giorni l'aratore, rompe e sarchia la terra? 25Forse non ne spiana la superficie, non vi semina l'anèto e non vi sparge il cumino? E non vi pone grano e orzo e spelta lungo i confini? 26E la sua perizia rispetto alla regola gliela insegna il suo Dio. 27Certo, l'anèto non si batte con il tribbio, né si fa girare sul cumino il rullo, ma con una bacchetta si batte l'anèto e con la verga il cumino. 28Il frumento vien forse schiacciato? Certo, non lo si pesta senza fine, ma vi si spinge sopra il rullo e gli zoccoli delle bestie senza schiacciarlo. 29Anche questo proviene dal Signore degli eserciti: egli si mostra mirabile nel consiglio, grande nella sapienza. 29 1Guai ad Arièl, ad Arièl, città dove pose il campo Davide! Aggiungete anno ad anno, si avvicendino i cicli festivi. 2Io metterò alle strette Arièl, ci saranno gemiti e lamenti. Tu sarai per me come un vero Arièl, 3io mi accamperò come Davide contro di te e ti circonderò di trincee, innalzerò contro di te un vallo. 4Allora prostrata parlerai da terra e dalla polvere saliranno fioche le tue parole; sembrerà di un fantasma la tua voce dalla terra, e dalla polvere la tua parola risuonerà come bisbiglio. 5Sarà come polvere fine la massa dei tuoi oppressori e come pula dispersa la massa dei tuoi tiranni. Ma d'improvviso, subito, 6dal Signore degli eserciti sarai visitata con tuoni, rimbombi e rumore assordante, con uragano e tempesta e fiamma di fuoco divoratore. 7E sarà come un sogno, come una visione notturna, la massa di tutte le nazioni che marciano su Arièl, di quanti la attaccano e delle macchine poste contro di essa. 8Avverrà come quando un affamato sogna di mangiare, ma si sveglia con lo stomaco vuoto; come quando un assetato sogna di bere, ma si sveglia stanco e con la gola riarsa: così succederà alla folla di tutte le nazioni che marciano contro il monte Sion. 9Stupite pure così da restare sbalorditi, chiudete gli occhi in modo da rimanere ciechi; ubriacatevi ma non di vino, barcollate ma non per effetto di bevande inebrianti. 10Poiché il Signore ha versato su di voi uno spirito di torpore, ha chiuso i vostri occhi, ha velato i vostri capi. 11Per voi ogni visione sarà come le parole di un libro sigillato: si da' a uno che sappia leggere dicendogli: "Leggilo", ma quegli risponde: "Non posso, perché è sigillato". 12Oppure si da' il libro a chi non sa leggere dicendogli: "Leggilo", ma quegli risponde: "Non so leggere". 13Dice il Signore: "Poiché questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e il culto che mi rendono è un imparaticcio di usi umani, 14perciò, eccomi, continuerò a operare meraviglie e prodigi con questo popolo; perirà la sapienza dei suoi sapienti e si eclisserà l'intelligenza dei suoi intelligenti". 15Guai a quanti vogliono sottrarsi alla vista del Signore per dissimulare i loro piani, a coloro che agiscono nelle tenebre, dicendo: "Chi ci vede? Chi ci conosce?". 16Quanto siete perversi! Forse che il vasaio è stimato pari alla creta? Un oggetto può dire del suo autore: "Non mi ha fatto lui"? E un vaso può dire del vasaio: "Non capisce"? 17Certo, ancora un po' e il Libano si cambierà in un frutteto e il frutteto sarà considerato una selva. 18Udranno in quel giorno i sordi le parole di un libro; liberati dall'oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno. 19Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore, i più poveri gioiranno nel Santo di Israele. 20Perché il tiranno non sarà più, sparirà il beffardo, saranno eliminati quanti tramano iniquità, 21quanti con la parola rendono colpevoli gli altri, quanti alla porta tendono tranelli al giudice e rovinano il giusto per un nulla. 22Pertanto, dice alla casa di Giacobbe il Signore che riscattò Abramo: "D'ora in poi Giacobbe non dovrà più arrossire, il suo viso non impallidirà più, 23poiché vedendo il lavoro delle mie mani tra di loro, santificheranno il mio nome, santificheranno il Santo di Giacobbe e temeranno il Dio di Israele. 24Gli spiriti traviati apprenderanno la sapienza e i brontoloni impareranno la lezione". 30 1Guai a voi, figli ribelli – oracolo del Signore – che fate progetti da me non suggeriti, vi legate con alleanze che io non ho ispirate così da aggiungere peccato a peccato. 2Siete partiti per scendere in Egitto senza consultarmi, per mettervi sotto la protezione del faraone e per ripararvi all'ombra dell'Egitto. 3La protezione del faraone sarà la vostra vergogna e il riparo all'ombra dell'Egitto la vostra confusione. 4Quando i suoi capi saranno giunti a Tanis e i messaggeri avranno raggiunto Canès, 5tutti saran delusi di un popolo che non gioverà loro, che non porterà né aiuto né vantaggio ma solo confusione e ignominia. 6Oracolo sulle bestie del Negheb. In una terra di angoscia e di miseria, adatta a leonesse e leoni ruggenti, a vipere e draghi volanti, essi portano le loro ricchezze sul dorso di asini, i tesori sulla gobba di cammelli a un popolo che non giova a nulla. 7Vano e inutile è l'aiuto dell'Egitto; per questo lo chiamo: Raab l'ozioso. 8Su, vieni, scrivi questo su una tavoletta davanti a loro, incidilo sopra un documento, perché resti per il futuro in testimonianza perenne. 9Poiché questo è un popolo ribelle, sono figli bugiardi, figli che non vogliono ascoltare la legge del Signore. 10Essi dicono ai veggenti: "Non abbiate visioni" e ai profeti: "Non fateci profezie sincere, diteci cose piacevoli, profetateci illusioni! 11Scostatevi dalla retta via, uscite dal sentiero, toglieteci dalla vista il Santo di Israele". 12Pertanto dice il Santo di Israele: "Poiché voi rigettate questo avvertimento e confidate nella perversità e nella perfidia, ponendole a vostro sostegno, 13ebbene questa colpa diventerà per voi come una breccia che minaccia di crollare, che sporge su un alto muro, il cui crollo avviene in un attimo, improvviso, 14e si infrange come un vaso di creta, frantumato senza misericordia, così che non si trova tra i suoi frantumi neppure un coccio con cui si possa prendere fuoco dal braciere o attingere acqua dalla cisterna". 15Poiché dice il Signore Dio, il Santo di Israele: "Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell'abbandono confidente sta la vostra forza". Ma voi non avete voluto, 16anzi avete detto: "No, noi fuggiremo su cavalli". – Ebbene, fuggite! – "Cavalcheremo su destrieri veloci". Ebbene più veloci saranno i vostri inseguitori. 17Mille si spaventeranno per la minaccia di uno, per la minaccia di cinque vi darete alla fuga, finché resti di voi qualcosa come un palo sulla cima di un monte e come un'asta sopra una collina. 18Eppure il Signore aspetta per farvi grazia, per questo sorge per aver pietà di voi, perché un Dio giusto è il Signore; beati coloro che sperano in lui! 19Popolo di Sion che abiti in Gerusalemme, tu non dovrai più piangere; a un tuo grido di supplica ti farà grazia; appena udrà, ti darà risposta. 20Anche se il Signore ti darà il pane dell'afflizione e l'acqua della tribolazione, tuttavia non si terrà più nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno il tuo maestro, 21i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: "Questa è la strada, percorretela", caso mai andiate a destra o a sinistra. 22Considererai cose immonde le tue immagini ricoperte d'argento; i tuoi idoli rivestiti d'oro getterai via come un oggetto immondo. "Fuori!" tu dirai loro. 23Allora egli concederà la pioggia per il seme che avrai seminato nel terreno; il pane, prodotto della terra, sarà abbondante e sostanzioso; in quel giorno il tuo bestiame pascolerà su un vasto prato. 24I buoi e gli asini che lavorano la terra mangeranno biada saporita, ventilata con la pala e con il vaglio. 25Su ogni monte e su ogni colle elevato, scorreranno canali e torrenti d'acqua nel giorno della grande strage, quando cadranno le torri. 26La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, quando il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure prodotte dalle sue percosse. 27Ecco il nome del Signore venire da lontano; ardente è la sua ira e gravoso il suo divampare; le sue labbra traboccano sdegno, la sua lingua è come un fuoco divorante. 28Il suo soffio è come un torrente che straripa, che giunge fino al collo. Viene per vagliare i popoli con il vaglio distruttore e per mettere alle mascelle dei popoli una briglia che porta a rovina. 29Voi innalzerete il vostro canto come nella notte in cui si celebra una festa; avrete la gioia nel cuore come chi parte al suono del flauto, per recarsi al monte del Signore, alla Roccia d'Israele. 30Il Signore farà udire la sua voce maestosa e mostrerà come colpisce il suo braccio con ira ardente, in mezzo a un fuoco divorante, tra nembi, tempesta e grandine furiosa. 31Poiché alla voce del Signore tremerà l'Assiria, quando sarà percossa con la verga. 32Ogni colpo del bastone punitivo, che il Signore le farà piombare addosso, sarà accompagnato con timpani e cetre. Egli combatterà contro di essa con battaglie tumultuose; 33poiché il Tofet è preparato da tempo, esso è pronto anche per il re; profondo e largo è il rogo, fuoco e legna abbondano, lo accenderà, come torrente di zolfo, il soffio del Signore. 31 1Guai a quanti scendono in Egitto per cercar aiuto, e pongono la speranza nei cavalli, confidano nei carri perché numerosi e sulla cavalleria perché molto potente, senza guardare al Santo di Israele e senza cercare il Signore. 2Eppure anch'egli è capace di mandare sciagure e non rinnega le sue parole. Egli si alzerà contro la razza dei malvagi e contro l'aiuto dei malfattori. 3L'Egiziano è un uomo e non un dio, i suoi cavalli sono carne e non spirito. Il Signore stenderà la sua mano: inciamperà chi porta aiuto e cadrà chi è aiutato, tutti insieme periranno. 4Poiché così mi ha parlato il Signore: "Come per la sua preda ruggisce il leone o il leoncello, quando gli si raduna contro tutta la schiera dei pastori, e non teme le loro grida né si preoccupa del loro chiasso, così scenderà il Signore degli eserciti per combattere sul monte Sion e sulla sua collina. 5Come gli uccelli proteggono i loro pulcini, così il Signore degli eserciti proteggerà Gerusalemme; egli la proteggerà, ed essa sarà salvata, la risparmierà ed essa sarà liberata". 6Ritornate, Israeliti, a colui al quale vi siete profondamente ribellati. 7In quel giorno ognuno rigetterà i suoi idoli d'argento e i suoi idoli d'oro, lavoro delle vostre mani peccatrici. 8Cadrà l'Assiria sotto una spada che non è di uomo; una spada non umana la divorerà; se essa sfugge alla spada, i suoi giovani guerrieri saranno ridotti in schiavitù. 9Essa abbandonerà per lo spavento la sua rocca e i suoi capi tremeranno per un'insegna. Oracolo del Signore che ha un fuoco in Sion e una fornace in Gerusalemme. 32 1Ecco, un re regnerà secondo giustizia e i principi governeranno secondo il diritto. 2Ognuno sarà come un riparo contro il vento e uno schermo dall'acquazzone, come canali d'acqua in una steppa, come l'ombra di una grande roccia su arida terra. 3Non si chiuderanno più gli occhi di chi vede e gli orecchi di chi sente staranno attenti. 4Gli animi volubili si applicheranno a comprendere e la lingua dei balbuzienti parlerà spedita e con chiarezza. 5L'abietto non sarà chiamato più nobile né l'imbroglione sarà detto gentiluomo, 6poiché l'abietto fa discorsi abietti e il suo cuore trama iniquità, per commettere empietà e affermare errori intorno al Signore, per lasciare vuoto lo stomaco dell'affamato e far mancare la bevanda all'assetato. 7L'imbroglione – iniqui sono i suoi imbrogli – macchina scelleratezze per rovinare gli oppressi con parole menzognere, anche quando il povero può provare il suo diritto. 8Il nobile invece si propone cose nobili e agisce sempre con nobiltà. 9Donne spensierate, suvvia ascoltate la mia voce; figlie baldanzose, porgete l'orecchio alle mie parole. 10Fra un anno e più giorni voi tremerete, o baldanzose, perché finita la vendemmia non ci sarà più raccolto. 11Temete, o spensierate; tremate, o baldanzose, deponete le vesti, spogliatevi, cingetevi i fianchi di sacco. 12Battetevi il petto per le campagne amene, per i fertili vigneti, 13per la terra del mio popolo, nella quale cresceranno spine e pruni, per tutte le case in gioia, per la città gaudente; 14poiché il palazzo sarà abbandonato, la città rumorosa sarà deserta, l'Ofel e il torrione diventeranno caverne per sempre, gioia degli asini selvatici, pascolo di mandrie. 15Ma infine in noi sarà infuso uno spirito dall'alto; allora il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva. 16Nel deserto prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà nel giardino. 17Effetto della giustizia sarà la pace, frutto del diritto una perenne sicurezza. 18Il mio popolo abiterà in una dimora di pace, in abitazioni tranquille, in luoghi sicuri, 19anche se la selva cadrà e la città sarà sprofondata. 20Beati voi! Seminerete in riva a tutti i ruscelli e lascerete in libertà buoi e asini. 33 1Guai a te, che devasti e non sei stato devastato, che saccheggi e non sei stato saccheggiato: sarai devastato, quando avrai finito di devastare, ti saccheggeranno, quando avrai finito di saccheggiare. 2Signore, pietà di noi, in te speriamo; sii il nostro braccio ogni mattina, nostra salvezza nel tempo dell'angoscia. 3Al rumore della tua minaccia fuggono i popoli, quando ti levi si disperdono le nazioni. 4Si ammucchia la preda come si ammucchiano le cavallette vi si precipita sopra come vi si precipitano le locuste. 5Eccelso è il Signore poiché dimora lassù; egli riempie Sion di diritto e di giustizia. 6C'è sicurezza nelle sue leggi, ricchezze salutari sono sapienza e scienza; il timore di Dio è il suo tesoro. 7Ecco gli araldi gridano di fuori, i messaggeri di pace piangono amaramente. 8Sono deserte le strade, non c'è chi passi per la via. Egli ha violato l'alleanza, ha respinto i testimoni, non si è curato di alcuno. 9La terra è in lutto e piena di squallore, si scolora il Libano e intristisce; la pianura di Saron è simile a una steppa, brulli sono il Basan e il Carmelo. 10"Ora mi alzerò", dice il Signore, "ora mi innalzerò, ora mi esalterò. 11Avete concepito fieno, partorirete paglia; il mio soffio vi divorerà come fuoco. 12I popoli saranno fornaci per calce, spini tagliati da bruciare nel fuoco. 13Sentiranno i lontani quanto ho fatto, sapranno i vicini qual è la mia forza". 14Hanno paura in Sion i peccatori, lo spavento si è impadronito degli empi. "Chi di noi può abitare presso un fuoco divorante? Chi di noi può abitare tra fiamme perenni?". 15Chi cammina nella giustizia e parla con lealtà, chi rigetta un guadagno frutto di angherie, scuote le mani per non accettare regali, si tura gli orecchi per non udire fatti di sangue e chiude gli occhi per non vedere il male: 16costui abiterà in alto, fortezze sulle rocce saranno il suo rifugio, gli sarà dato il pane, avrà l'acqua assicurata. 17I tuoi occhi vedranno un re nel suo splendore, contempleranno un paese sconfinato. 18Il tuo cuore si chiederà nei suoi terrori: "Dov'è colui che registra? Dov'è colui che pesa il denaro? Dov'è colui che ispeziona le torri?". 19Non vedrai più quel popolo straniero, popolo dal linguaggio oscuro, incomprensibile, dalla lingua barbara che non si capisce. 20Guarda Sion, la città delle nostre feste! I tuoi occhi vedranno Gerusalemme, dimora tranquilla, tenda che non sarà più rimossa, i suoi paletti non saranno divelti, nessuna delle sue cordicelle sarà strappata. 21Poiché se là c'è un potente, noi abbiamo il Signore, al posto di fiumi e larghi canali; non ci passerà nave a remi né l'attraverserà naviglio più grosso. 23a Sono allentate le sue corde, 23b non tengono più l'albero diritto, 23c non spiegano più le vele. 22Poiché il Signore è nostro giudice, il Signore è nostro legislatore, il Signore è nostro re; egli ci salverà. 23d Allora anche i ciechi divideranno una preda enorme 23e gli zoppi faranno un ricco bottino. 24Nessuno degli abitanti dirà: "Io sono malato"; il popolo che vi dimora è stato assolto dalle sue colpe. 34 1Avvicinatevi, popoli, per udire, e voi, nazioni, prestate ascolto; ascolti la terra e quanti vi abitano, il mondo e quanto produce! 2Poiché il Signore è adirato contro tutti i popoli ed è sdegnato contro tutti i loro eserciti; li ha votati allo sterminio, li ha destinati al massacro. 3I loro uccisi sono gettati via, si diffonde il fetore dei loro cadaveri; grondano i monti del loro sangue. 4Tutta la milizia celeste si dissolve, i cieli si arrotolano come un libro, tutti i loro astri cadono come cade il pampino della vite, come le foglie avvizzite del fico. 5Poiché nel cielo si è inebriata la spada del Signore, ecco essa si abbatte su Edom, su un popolo che egli ha votato allo sterminio per fare giustizia. 6La spada del Signore è piena di sangue, è imbrattata di grasso, del sangue di agnelli e di capri, delle viscere grasse dei montoni, perché si compie un sacrificio al Signore in Bozra, una grande ecatombe nel paese di Edom. 7Cadono bisonti insieme con essi, giovenchi insieme con tori. La loro terra si imbeve di sangue, la polvere si impingua di grasso. 8Poiché è il giorno della vendetta del Signore, l'anno della retribuzione per l'avversario di Sion. 9I torrenti di quel paese si cambieranno in pece, la sua polvere in zolfo, la sua terra diventerà pece ardente. 10Non si spegnerà né di giorno né di notte, sempre salirà il suo fumo; per tutte le generazioni resterà deserta, mai più alcuno vi passerà. 11Ne prenderanno possesso il pellicano e il riccio, il gufo e il corvo vi faranno dimora. Il Signore stenderà su di essa la corda della solitudine e la livella del vuoto. 12Non ci saranno più i suoi nobili, non si proclameranno più re, tutti i suoi capi saranno ridotti a nulla. 13Nei suoi palazzi saliranno le spine, ortiche e cardi sulle sue fortezze; diventerà una tana di sciacalli, un recinto per gli struzzi. 14Gatti selvatici si incontreranno con iene, i satiri si chiameranno l'un l'altro; vi faranno sosta anche le civette e vi troveranno tranquilla dimora. 15Vi si anniderà il serpente saettone, vi deporrà le uova, le farà dischiudere e raccoglierà i piccoli alla sua ombra; vi si raduneranno anche gli sparvieri, l'uno in cerca dell'altro; 16cnessuno si farà attendere. 16aCercate nel libro del Signore e leggete: nessuno di essi vi manca, poiché la bocca del Signore lo ha comandato e il suo spirito li raduna. 17Egli ha distribuito loro la parte in sorte, la sua mano ha diviso loro il paese con tutta esattezza, lo possederanno per sempre, lo abiteranno di generazione in generazione. 35 1Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. 2Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saròn. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. 3Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. 4Dite agli smarriti di cuore: "Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi". 5Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. 6Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. 7La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso si muterà in sorgenti d'acqua. I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli diventeranno canneti e giuncaie. 8Ci sarà una strada appianata e la chiameranno Via santa; nessun impuro la percorrerà e gli stolti non vi si aggireranno. 9Non ci sarà più il leone, nessuna bestia feroce la percorrerà, vi cammineranno i redenti. 10Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto. 36 1Nell'anno decimoquarto del re Ezechia, Sennàcherib re di Assiria assalì e si impadronì di tutte le fortezze di Giuda. 2Il re di Assiria mandò poi da Lachis a Gerusalemme contro il re Ezechia il gran coppiere con un grande esercito. Egli fece sosta presso il canale della piscina superiore, sulla strada del campo del lavandaio. 3Gli andarono incontro Eliakìm figlio di Chelkìa, il maggiordomo, Sebnà lo scrivano e Ioach figlio di Asaf, l'archivista. 4Il gran coppiere disse loro: "Riferite a Ezechia: Così dice il grande re, il re di Assiria: Che significa questa sicurezza che dimostri? 5Pensi forse che la semplice parola possa sostituire il consiglio e la forza nella guerra? Ora, in chi confidi tu, che ti ribelli contro di me? 6Ecco, tu confidi nell'Egitto, in questo sostegno di canna spezzata che penetra la mano e la fora a chi vi si appoggia; tale è il faraone re d'Egitto per chiunque confida in lui. 7Se mi dite: Noi confidiamo nel Signore nostro Dio, non è forse lo stesso a cui Ezechia distrusse le alture e gli altari, ordinando alla gente di Giuda e di Gerusalemme: Vi prostrerete solo davanti a questo altare? 8Or bene, fa' una scommessa con il mio signore, il re di Assiria; io ti darò duemila cavalli, se puoi procurarti cavalieri per essi. 9Come potresti far indietreggiare uno solo dei più piccoli sudditi del mio signore? Eppure tu confidi nell'Egitto per i carri e i cavalieri! 10Ora, è forse contro il volere del Signore che io mi sono mosso contro questo paese per distruggerlo? Il Signore mi ha detto: Muovi contro questo paese e distruggilo". 11Eliakìm, Sebnà e Ioach risposero al gran coppiere: "Parla ai tuoi servi in aramaico, poiché noi lo comprendiamo; non parlare in ebraico alla portata degli orecchi del popolo che è sulle mura". 12Il gran coppiere replicò: "Forse sono stato mandato al tuo signore e a te dal mio signore per dire tali parole o non piuttosto agli uomini che stanno sulle mura, i quali presto saranno ridotti a mangiare i loro escrementi e a bere la loro urina con voi?". 13Il gran coppiere allora si alzò e gridò in ebraico: "Udite le parole del gran re, del re di Assiria. 14Dice il re: Non vi inganni Ezechia, poiché egli non potrà salvarvi. 15Ezechia non vi induca a confidare nel Signore dicendo: Certo, il Signore ci libererà; questa città non sarà messa nelle mani del re di Assiria. 16Non date ascolto a Ezechia, poiché così dice il re di Assiria: Fate la pace con me e arrendetevi; allora ognuno potrà mangiare i frutti della propria vigna e del proprio fico e ognuno potrà bere l'acqua della sua cisterna, 17finché io non venga per condurvi in un paese come il vostro, paese di frumento e di mosto, di pane e di vigne. 18Non vi illuda Ezechia dicendovi: Il Signore ci libererà. Gli dèi delle nazioni hanno forse liberato ognuno il proprio paese dalla mano del re di Assiria? 19Dove sono gli dèi di Amat e di Arpad? Dove sono gli dèi di Sefarvàim? Hanno essi forse liberato Samaria dalla mia mano? 20Quali mai, fra tutti gli dèi di quelle regioni, hanno liberato il loro paese dalla mia mano? Potrà forse il Signore liberare Gerusalemme dalla mia mano?". 21Quelli tacquero e non gli risposero neppure una parola, perché l'ordine del re era: "Non rispondetegli". 22Eliakìm figlio di Chelkìa, il maggiordomo, Sebnà lo scrivano e Ioach figlio di Asaf, l'archivista, si presentarono a Ezechia con le vesti stracciate e gli riferirono le parole del gran coppiere. 37 1Quando udì, il re Ezechia si stracciò le vesti, si ricoprì di sacco e andò nel tempio del Signore. 2Quindi mandò Eliakìm il maggiordomo, Sebnà lo scrivano e gli anziani dei sacerdoti ricoperti di sacco dal profeta Isaia figlio di Amoz, 3perché gli dicessero: "Così dice Ezechia: Giorno di angoscia, di castigo e di vergogna è questo, perché i figli sono arrivati fino al punto di nascere, ma manca la forza per partorire. 4Spero che il Signore tuo Dio, udite le parole del gran coppiere che il re di Assiria suo signore ha mandato per insultare il Dio vivente lo voglia castigare per le parole che il Signore tuo Dio ha udito. Innalza ora una preghiera per quel resto che ancora rimane in vita". 5Così andarono i ministri del re Ezechia da Isaia. 6Disse loro Isaia: "Riferite al vostro padrone: Dice il Signore: Non temere per le parole che hai udite e con le quali i ministri del re di Assiria mi hanno ingiuriato. 7Ecco io infonderò in lui uno spirito tale che egli, appena udrà una notizia, ritornerà nel suo paese e nel suo paese io lo farò cadere di spada". 8Ritornato il gran coppiere, trovò il re di Assiria che assaliva Libna. Egli, infatti, aveva udito che si era allontanato da Lachis. 9Appena Sennàcherib sentì dire riguardo a Tiràka, re di Etiopia: "È uscito per muoverti guerra"; inviò di nuovo messaggeri a Ezechia per dirgli: 10"Direte così a Ezechia, re di Giuda: Non ti illuda il tuo Dio, in cui confidi, dicendoti: Gerusalemme non sarà consegnata nelle mani del re di Assiria; 11ecco tu sai quanto hanno fatto i re di Assiria in tutti i paesi che hanno votato alla distruzione; soltanto tu ti salveresti? 12Gli dèi delle nazioni che i miei padri hanno devastate hanno forse salvato quelli di Gozan, di Carran, di Rezef e la gente di Eden in Telassàr? 13Dove sono il re di Amat e il re di Arpad e il re della città di Sefarvàim, di Enà e di Ivvà?". 14Ezechia prese la lettera dalla mano dei messaggeri, la lesse, quindi salì al tempio del Signore. Ezechia, spiegato lo scritto davanti al Signore, 15lo pregò: 16"Signore degli eserciti, Dio di Israele, che siedi sui cherubini, tu solo sei Dio per tutti i regni della terra; tu hai fatto i cieli e la terra. 17Porgi, Signore, l'orecchio e ascolta; apri, Signore, gli occhi e guarda; ascolta tutte le parole che Sennàcherib ha mandato a dire per insultare il Dio vivente. 18È vero, Signore, i re di Assiria hanno devastato tutte le nazioni e i loro territori; 19hanno gettato i loro dèi nel fuoco; quelli però non erano dèi, ma solo lavoro delle mani d'uomo, legno e pietra; perciò li hanno distrutti. 20Ma ora, Signore nostro Dio, liberaci dalla sua mano perché sappiano tutti i regni della terra che tu sei il Signore, il solo Dio". 21Allora Isaia, figlio di Amoz mandò a dire a Ezechia: "Così dice il Signore, Dio di Israele: Ho udito quanto hai chiesto nella tua preghiera riguardo a Sennàcherib re di Assiria. 22Questa è la sentenza che il Signore ha pronunciato contro di lui: Ti disprezza, ti deride la vergine figlia di Sion. Dietro a te scuote il capo la figlia di Gerusalemme. 23Chi hai insultato e schernito? Contro chi hai alzato la voce e hai elevato, superbo, gli occhi tuoi? Contro il Santo di Israele! 24Per mezzo dei tuoi ministri hai insultato il Signore e hai detto: "Con la moltitudine dei miei carri sono salito in cima ai monti, sugli estremi gioghi del Libano, ne ho reciso i cedri più alti, i suoi cipressi migliori; sono penetrato nel suo angolo più remoto, nella sua foresta lussureggiante. 25Io ho scavato e bevuto acque straniere, ho fatto inaridire con la pianta dei miei piedi tutti i torrenti dell'Egitto". 26Non l'hai forse sentito dire? Da tempo ho preparato questo, dai giorni antichi io l'ho progettato; ora lo pongo in atto. Era deciso che tu riducessi in mucchi di rovine le fortezze; 27i loro abitanti impotenti erano spaventati e confusi, erano come l'erba dei campi, come tenera verzura, come l'erba dei tetti, bruciata dal vento d'oriente. 28Io so quando ti alzi o ti metti a sedere, io ti conosco sia che tu esca sia che rientri. 29Poiché tu infuri contro di me e la tua insolenza è salita ai miei orecchi, ti metterò il mio anello nelle narici e il mio morso alle labbra; ti farò tornare per la strada per cui sei venuto. 30Questo ti serva da segno: si mangerà quest'anno ciò che nascerà dai semi caduti, nell'anno prossimo quanto crescerà da sé, ma nel terzo anno seminerete e mieterete, pianterete vigne e ne mangerete il frutto. 31Ciò che scamperà della casa di Giuda continuerà a mettere radici in basso e a fruttificare in alto. 32Poiché da Gerusalemme uscirà un resto, dei superstiti dal monte Sion. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti. 33Pertanto dice il Signore contro il re di Assiria: Non entrerà in questa città né vi lancerà una freccia, non l'affronterà con gli scudi né innalzerà contro di essa un terrapieno. 34Ritornerà per la strada per cui è venuto; non entrerà in questa città. Oracolo del Signore: 35Io proteggerò questa città e la salverò, per riguardo a me stesso e al mio servo Davide. 36Ora l'angelo del Signore scese e percosse nell'accampamento degli Assiri centottantacinquemila uomini. Quando i superstiti si alzarono al mattino, ecco erano tutti cadaveri. 37Sennàcherib re di Assiria levò le tende e partì; tornato a Ninive, rimase colà. 38Ora, mentre egli era prostrato in venerazione nel tempio di Nisrok suo dio, i suoi figli Adram-Mèlech e Zarèzer lo uccisero di spada, mettendosi quindi al sicuro nel paese di Ararat. Assarhàddon suo figlio regnò al suo posto. 38 1In quei giorni Ezechia si ammalò gravemente. Il profeta Isaia figlio di Amoz si recò da lui e gli parlò: "Dice il Signore: Disponi riguardo alle cose della tua casa, perché morirai e non guarirai". 2Ezechia allora voltò la faccia verso la parete e pregò il Signore. 3Egli disse: "Signore, ricordati che ho passato la vita dinanzi a te con fedeltà e con cuore sincero e ho compiuto ciò che era gradito ai tuoi occhi". Ezechia pianse molto. 4Allora la parola del Signore fu rivolta a Isaia: 5"Va' e riferisci a Ezechia: Dice il Signore Dio di Davide tuo padre: Ho ascoltato la tua preghiera e ho visto le tue lacrime; ecco io aggiungerò alla tua vita quindici anni. 6Libererò te e questa città dalla mano del re di Assiria; proteggerò questa città. 7Da parte del Signore questo ti sia come segno che egli manterrà la promessa che ti ha fatto. 8Ecco, io faccio tornare indietro di dieci gradi l'ombra sulla meridiana, che è già scesa con il sole sull'orologio di Acaz". E il sole retrocesse di dieci gradi sulla scala che aveva disceso. 9Cantico di Ezechia re di Giuda, quando cadde malato e guarì dalla malattia. 10Io dicevo: "A metà della mia vita me ne vado alle porte degli inferi; sono privato del resto dei miei anni". 11Dicevo: "Non vedrò più il Signore sulla terra dei viventi, non vedrò più nessuno fra gli abitanti di questo mondo. 12La mia tenda è stata divelta e gettata lontano da me, come una tenda di pastori. Come un tessitore hai arrotolato la mia vita, mi recidi dall'ordito. In un giorno e una notte mi conduci alla fine". 13Io ho gridato fino al mattino. Come un leone, così egli stritola tutte le mie ossa. 14Come una rondine io pigolo, gemo come una colomba. Sono stanchi i miei occhi di guardare in alto. Signore, io sono oppresso; proteggimi. 15Che dirò? Sto in pena poiché è lui che mi ha fatto questo. Il sonno si è allontanato da me per l'amarezza dell'anima mia. 16Signore, in te spera il mio cuore; si ravvivi il mio spirito. Guariscimi e rendimi la vita. 17Ecco, la mia infermità si è cambiata in salute! Tu hai preservato la mia vita dalla fossa della distruzione, perché ti sei gettato dietro le spalle tutti i miei peccati. 18Poiché non gli inferi ti lodano, né la morte ti canta inni; quanti scendono nella fossa non sperano nella tua fedeltà. 19Il vivente, il vivente ti rende grazie come io oggi faccio. Il padre farà conoscere ai figli la tua fedeltà. 20Il Signore si è degnato di aiutarmi; per questo canteremo sulle cetre tutti i giorni della nostra vita, canteremo nel tempio del Signore. 21Isaia disse: "Si prenda un impiastro di fichi e si applichi sulla ferita, così guarirà". 22Ezechia disse: "Qual è il segno per cui io entrerò nel tempio?". 39 1In quel tempo Merodach-Bàladan figlio di Bàladan, re di Babilonia, mandò lettere e doni a Ezechia, perché aveva udito che era stato malato ed era guarito. 2Ezechia se ne rallegrò e mostrò agli inviati la stanza del tesoro, l'argento e l'oro, gli aromi e gli unguenti preziosi, tutto il suo arsenale e quanto si trovava nei suoi magazzini; non ci fu nulla che Ezechia non mostrasse loro nella reggia e in tutto il regno. 3Allora il profeta Isaia si presentò al re Ezechia e gli domandò: "Che hanno detto quegli uomini e da dove sono venuti a te?". Ezechia rispose: "Sono venuti a me da una regione lontana, da Babilonia". 4Isaia disse ancora: "Che hanno visto nella tua reggia?". Ezechia rispose: "Hanno visto quanto si trova nella mia reggia, non c'è cosa alcuna nei miei magazzini che io non abbia mostrata loro". 5Allora Isaia disse a Ezechia: "Ascolta la parola del Signore degli eserciti: 6Ecco, verranno giorni nei quali tutto ciò che si trova nella tua reggia e ciò che hanno accumulato i tuoi antenati fino a oggi sarà portato a Babilonia; non vi resterà nulla, dice il Signore. 7Prenderanno i figli che da te saranno usciti e che tu avrai generati, per farne eunuchi nella reggia di Babilonia". 8Ezechia disse a Isaia: "Buona è la parola del Signore, che mi hai riferita". Egli pensava: "Per lo meno vi saranno pace e sicurezza nei miei giorni". 40 1"Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. 2Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù, è stata scontata la sua iniquità, perché ha ricevuto dalla mano del Signore doppio castigo per tutti i suoi peccati". 3Una voce grida: "Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio. 4Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura. 5Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà, poiché la bocca del Signore ha parlato". 6Una voce dice: "Grida" e io rispondo: "Che dovrò gridare?". Ogni uomo è come l'erba e tutta la sua gloria è come un fiore del campo. 7Secca l'erba, il fiore appassisce quando il soffio del Signore spira su di essi. 8Secca l'erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura sempre. Veramente il popolo è come l'erba. 9Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion; alza la voce con forza, tu che rechi liete notizie in Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annunzia alle città di Giuda: "Ecco il vostro Dio! 10Ecco, il Signore Dio viene con potenza, con il braccio egli detiene il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e i suoi trofei lo precedono. 11Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri". 12Chi ha misurato con il cavo della mano le acque del mare e ha calcolato l'estensione dei cieli con il palmo? Chi ha misurato con il moggio la polvere della terra, ha pesato con la stadera le montagne e i colli con la bilancia? 13Chi ha diretto lo spirito del Signore e come suo consigliere gli ha dato suggerimenti? 14A chi ha chiesto consiglio, perché lo istruisse e gli insegnasse il sentiero della giustizia e lo ammaestrasse nella scienza e gli rivelasse la via della prudenza? 15Ecco, le nazioni son come una goccia da un secchio, contano come il pulviscolo sulla bilancia; ecco, le isole pesano quanto un granello di polvere. 16Il Libano non basterebbe per accendere il rogo, né le sue bestie per l'olocausto. 17Tutte le nazioni sono come un nulla davanti a lui, come niente e vanità sono da lui ritenute. 18A chi potreste paragonare Dio e quale immagine mettergli a confronto? 19Il fabbro fonde l'idolo, l'orafo lo riveste di oro e fonde catenelle d'argento. (41,6)Si aiutano l'un l'altro; uno dice al compagno: "Coraggio!". Il fabbro incoraggia l'orafo; (41,7)chi leviga con il martello incoraggia chi batte l'incudine, dicendo della saldatura: "Va bene" e fissa l'idolo con chiodi perché non si muova. 20Chi ha poco da offrire sceglie un legno che non marcisce; si cerca un artista abile, perché gli faccia una statua che non si muova. 21Non lo sapete forse? Non lo avete udito? Non vi fu forse annunziato dal principio? Non avete capito le fondamenta della terra? 22Egli siede sopra la volta del mondo, da dove gli abitanti sembrano cavallette. Egli stende il cielo come un velo, lo spiega come una tenda dove abitare; 23egli riduce a nulla i potenti e annienta i signori della terra. 24Sono appena piantati, appena seminati, appena i loro steli hanno messo radici nella terra, egli soffia su di loro ed essi seccano e l'uragano li strappa via come paglia. 25"A chi potreste paragonarmi quasi che io gli sia pari?" dice il Santo. 26Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato quegli astri? Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e li chiama tutti per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuno. 27Perché dici, Giacobbe, e tu, Israele, ripeti: "La mia sorte è nascosta al Signore e il mio diritto è trascurato dal mio Dio?". 28Non lo sai forse? Non lo hai udito? Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile. 29Egli da' forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. 30Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; 31ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi. 41 1Ascoltatemi in silenzio, isole, e voi, nazioni, badate alla mia sfida! Si accostino e parlino; raduniamoci insieme in giudizio. 2Chi ha suscitato dall'oriente colui che chiama la vittoria sui suoi passi? Chi gli ha consegnato i popoli e assoggettato i re? La sua spada li riduce in polvere e il suo arco come paglia dispersa dal vento. 3Li insegue e passa oltre, sicuro; sfiora appena la strada con i piedi. 4Chi ha operato e realizzato questo, chiamando le generazioni fin dal principio? Io, il Signore, sono il primo e io stesso sono con gli ultimi. 5Le isole vedono e ne hanno timore; tremano le estremità della terra, insieme si avvicinano e vengono. 8Ma tu, Israele mio servo, tu Giacobbe, che ho scelto, discendente di Abramo mio amico, 9sei tu che io ho preso dall'estremità della terra e ho chiamato dalle regioni più lontane e ti ho detto: "Mio servo tu sei ti ho scelto, non ti ho rigettato". 10Non temere, perché io sono con te; non smarrirti, perché io sono il tuo Dio. Ti rendo forte e anche ti vengo in aiuto e ti sostengo con la destra vittoriosa. 11Ecco, saranno svergognati e confusi quanti s'infuriavano contro di te; saranno ridotti a nulla e periranno gli uomini che si opponevano a te. 12Cercherai, ma non troverai, coloro che litigavano con te; saranno ridotti a nulla, a zero, coloro che ti muovevano guerra. 13Poiché io sono il Signore tuo Dio che ti tengo per la destra e ti dico: "Non temere, io ti vengo in aiuto". 14Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva di Israele; io vengo in tuo aiuto – oracolo del Signore- tuo redentore è il Santo di Israele. 15Ecco, ti rendo come una trebbia acuminata, nuova, munita di molte punte; tu trebbierai i monti e li stritolerai, ridurrai i colli in pula. 16Li vaglierai e il vento li porterà via, il turbine li disperderà. Tu, invece, gioirai nel Signore, ti vanterai del Santo di Israele. 17I miseri e i poveri cercano acqua ma non ce n'è, la loro lingua è riarsa per la sete; io, il Signore, li ascolterò; io, Dio di Israele, non li abbandonerò. 18Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambierò il deserto in un lago d'acqua, la terra arida in sorgenti. 19Pianterò cedri nel deserto, acacie, mirti e ulivi; porrò nella steppa cipressi, olmi insieme con abeti; 20perché vedano e sappiano, considerino e comprendano a un tempo che questo ha fatto la mano del Signore, lo ha creato il Santo di Israele. 21Presentate la vostra causa, dice il Signore, portate le vostre prove, dice il re di Giacobbe. 22Vengano avanti e ci annunzino ciò che dovrà accadere. Narrate quali furono le cose passate, sicché noi possiamo riflettervi. Oppure fateci udire le cose future, così che possiamo sapere quello che verrà dopo. 23Annunziate quanto avverrà nel futuro e noi riconosceremo che siete dèi. Sì, fate il bene oppure il male e lo sentiremo e lo vedremo insieme. 24Ecco, voi siete un nulla, il vostro lavoro non vale niente, è abominevole chi vi sceglie. 25Io ho suscitato uno dal settentrione ed è venuto, dal luogo dove sorge il sole l'ho chiamato per nome; egli calpesterà i potenti come creta, come un vasaio schiaccia l'argilla. 26Chi lo ha predetto dal principio, perché noi lo sapessimo, chi dall'antichità, così che dicessimo: "È vero"? Nessuno lo ha predetto, nessuno lo ha fatto sentire, nessuno ha udito le vostre parole. 27Per primo io l'ho annunziato a Sion e a Gerusalemme ho inviato un messaggero di cose liete. 28Guardai ma non c'era nessuno, tra costoro nessuno era capace di consigliare; nessuno da interrogare per averne una risposta. 29Ecco, tutti costoro sono niente; nulla sono le opere loro, vento e vuoto i loro idoli. 42 1Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. 2Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, 3non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta. Proclamerà il diritto con fermezza; 4non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra; e per la sua dottrina saranno in attesa le isole. 5Così dice il Signore Dio che crea i cieli e li dispiega, distende la terra con ciò che vi nasce, da' il respiro alla gente che la abita e l'alito a quanti camminano su di essa: 6"Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, 7perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre. 8Io sono il Signore: questo è il mio nome; non cederò la mia gloria ad altri, né il mio onore agli idoli. 9I primi fatti, ecco, sono avvenuti e i nuovi io preannunzio; prima che spuntino, ve li faccio sentire". 10Cantate al Signore un canto nuovo, lode a lui fino all'estremità della terra; lo celebri il mare con quanto esso contiene, le isole con i loro abitanti. 11Esulti il deserto con le sue città, esultino i villaggi dove abitano quelli di Kedàr; acclamino gli abitanti di Sela, dalla cima dei monti alzino grida. 12Diano gloria al Signore e il suo onore divulghino nelle isole. 13Il Signore avanza come un prode, come un guerriero eccita il suo ardore; grida, lancia urla di guerra, si mostra forte contro i suoi nemici. 14Per molto tempo, ho taciuto, ho fatto silenzio, mi sono contenuto; ora griderò come una partoriente, mi affannerò e sbufferò insieme. 15Renderò aridi monti e colli, farò seccare tutta la loro erba; trasformerò i fiumi in stagni e gli stagni farò inaridire. 16Farò camminare i ciechi per vie che non conoscono, li guiderò per sentieri sconosciuti; trasformerò davanti a loro le tenebre in luce, i luoghi aspri in pianura. Tali cose io ho fatto e non cesserò di farle. 17Retrocedono pieni di vergogna quanti sperano in un idolo, quanti dicono alle statue: "Voi siete i nostri dèi". 18Sordi, ascoltate, ciechi, volgete lo sguardo per vedere. 19Chi è cieco, se non il mio servo? Chi è sordo come colui al quale io mandavo araldi? Chi è cieco come il mio privilegiato? Chi è sordo come il servo del Signore? 20Hai visto molte cose, ma senza farvi attenzione, hai aperto gli orecchi, ma senza sentire. 21Il Signore si compiacque, per amore della sua giustizia, di dare una legge grande e gloriosa. 22Eppure questo è un popolo saccheggiato e spogliato; sono tutti presi con il laccio nelle caverne, sono rinchiusi in prigioni. Furono saccheggiati e nessuno li liberava; furono spogliati, e nessuno diceva: "Restituisci". 23Chi fra di voi porge l'orecchio a ciò, vi fa attenzione e ascolta per il futuro? 24Chi abbandonò Giacobbe al saccheggio, Israele ai predoni? Non è stato forse il Signore contro cui peccarono, per le cui vie non vollero camminare, la cui legge non osservarono? 25Egli, perciò, ha riversato su di esso la sua ira ardente e la violenza della guerra. L'ira divina lo ha avvolto nelle sue fiamme senza che egli se ne accorgesse, lo ha bruciato, senza che vi facesse attenzione. 43 1Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha plasmato, o Israele: "Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. 2Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare; 3poiché io sono il Signore tuo Dio, il Santo di Israele, il tuo salvatore. Io do l'Egitto come prezzo per il tuo riscatto, l'Etiopia e Seba al tuo posto. 4Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo, do uomini al tuo posto e nazioni in cambio della tua vita. 5Non temere, perché io sono con te; dall'oriente farò venire la tua stirpe, dall'occidente io ti radunerò. 6Dirò al settentrione: Restituisci, e al mezzogiorno: Non trattenere; fa' tornare i miei figli da lontano e le mie figlie dall'estremità della terra, 7quelli che portano il mio nome e che per la mia gloria ho creato e formato e anche compiuto". 8"Fa' uscire il popolo cieco, che pure ha occhi, i sordi, che pure hanno orecchi. 9Si radunino insieme tutti i popoli e si raccolgano le nazioni. Chi può annunziare questo tra di loro e farci udire le cose passate? Presentino i loro testimoni e avranno ragione, ce li facciano udire e avranno detto la verità. 10Voi siete i miei testimoni – oracolo del Signore – miei servi, che io mi sono scelto perché mi conosciate e crediate in me e comprendiate che sono io. Prima di me non fu formato alcun dio né dopo ce ne sarà. 11Io, io sono il Signore, fuori di me non v'è salvatore. 12Io ho predetto e ho salvato, mi son fatto sentire e non c'era tra voi alcun dio straniero. Voi siete miei testimoni – oracolo del Signore – e io sono Dio, 13sempre il medesimo dall'eternità. Nessuno può sottrarre nulla al mio potere; chi può cambiare quanto io faccio?". 14Così dice il Signore vostro redentore, il Santo di Israele: "Per amor vostro l'ho mandato contro Babilonia e farò scendere tutte le loro spranghe, e quanto ai Caldei muterò i loro clamori in lutto. 15Io sono il Signore, il vostro Santo, il creatore di Israele, il vostro re". 16Così dice il Signore che offrì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti 17che fece uscire carri e cavalli, esercito ed eroi insieme; essi giacciono morti: mai più si rialzeranno; si spensero come un lucignolo, sono estinti. 18Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! 19Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. 20Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. 21Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi. 22Invece tu non mi hai invocato, o Giacobbe; anzi ti sei stancato di me, o Israele. 23Non mi hai portato neppure un agnello per l'olocausto, non mi hai onorato con i tuoi sacrifici. Io non ti ho molestato con richieste di offerte, né ti ho stancato esigendo incenso. 24Non mi hai acquistato con denaro la cannella, né mi hai saziato con il grasso dei tuoi sacrifici. Ma tu mi hai dato molestia con i peccati, mi hai stancato con le tue iniquità. 25Io, io cancello i tuoi misfatti, per riguardo a me non ricordo più i tuoi peccati. 26Fammi ricordare, discutiamo insieme; parla tu per giustificarti. 27Il tuo primo padre peccò, i tuoi intermediari mi furono ribelli. 28I tuoi principi hanno profanato il mio santuario; per questo ho votato Giacobbe alla esecrazione, Israele alle ingiurie. 44 1Ora ascolta, Giacobbe mio servo, Israele da me eletto. 2Così dice il Signore che ti ha fatto, che ti ha formato dal seno materno e ti aiuta: "Non temere, Giacobbe mio servo, Iesurùn da me eletto, 3poiché io farò scorrere acqua sul suolo assetato, torrenti sul terreno arido. Spanderò il mio spirito sulla tua discendenza, la mia benedizione sui tuoi posteri; 4cresceranno come erba in mezzo all'acqua, come salici lungo acque correnti. 5Questi dirà: Io appartengo al Signore, quegli si chiamerà Giacobbe; altri scriverà sulla mano: Del Signore, e verrà designato con il nome di Israele". 6Così dice il re di Israele, il suo redentore, il Signore degli eserciti: "Io sono il primo e io l'ultimo; fuori di me non vi sono dèi. 7Chi è come me? Si faccia avanti e lo proclami, lo riveli di presenza e me lo esponga. Chi ha reso noto il futuro dal tempo antico? Ci annunzi ciò che succederà. 8Non siate ansiosi e non temete: non forse già da molto tempo te l'ho fatto intendere e rivelato? Voi siete miei testimoni: C'è forse un dio fuori di me o una roccia che io non conosca?". 9I fabbricatori di idoli sono tutti vanità e le loro opere preziose non giovano a nulla; ma i loro devoti non vedono né capiscono affatto e perciò saranno coperti di vergogna. 10Chi fabbrica un dio e fonde un idolo senza cercarne un vantaggio? 11Ecco, tutti i suoi seguaci saranno svergognati; gli stessi artefici non sono che uomini. Si radunino pure e si presentino tutti; saranno spaventati e confusi insieme. 12Il fabbro lavora il ferro di una scure, lo elabora sulle braci e gli da' forma con martelli, lo rifinisce con braccio vigoroso; soffre persino la fame, la forza gli viene meno; non beve acqua ed è spossato. 13Il falegname stende il regolo, disegna l'immagine con il gesso; la lavora con scalpelli, misura con il compasso, riproducendo una forma umana, una bella figura d'uomo da mettere in un tempio. 14Egli si taglia cedri, prende un cipresso o una quercia che lascia crescere robusta nella selva; pianta un frassino che la pioggia farà crescere. 15Tutto ciò diventa per l'uomo legna da bruciare; ne prende una parte e si riscalda o anche accende il forno per cuocervi il pane o ne fa persino un idolo e lo adora, ne forma una statua e la venera. 16Una metà la brucia al fuoco, sulla brace arrostisce la carne, poi mangia l'arrosto e si sazia. Ugualmente si scalda e dice: "Mi riscaldo; mi godo il fuoco". 17Con il resto fa un dio, il suo idolo; lo venera, lo adora e lo prega: "Salvami, perché sei il mio dio!". 18Non sanno né comprendono; una patina impedisce agli occhi loro di vedere e al loro cuore di capire. 19Essi non riflettono, non hanno scienza e intelligenza per dire: "Ho bruciato nel fuoco una parte, sulle sue braci ho cotto perfino il pane e arrostito la carne che ho mangiato; col residuo farò un idolo abominevole? Mi prostrerò dinanzi ad un pezzo di legno?". 20Si pasce di cenere, ha un cuore illuso che lo travia; egli non sa liberarsene e dire: "Ciò che tengo in mano non è forse falso?". 21Ricorda tali cose, o Giacobbe, o Israele, poiché sei mio servo. Io ti ho formato, mio servo sei tu; Israele, non sarai dimenticato da me. 22Ho dissipato come nube le tue iniquità e i tuoi peccati come una nuvola. Ritorna a me, poiché io ti ho redento. 23Esultate, cieli, poiché il Signore ha agito; giubilate, profondità della terra! Gridate di gioia, o monti, o selve con tutti i vostri alberi, perché il Signore ha riscattato Giacobbe, in Israele ha manifestato la sua gloria. 24Dice il Signore, che ti ha riscattato e ti ha formato fino dal seno materno: "Sono io, il Signore, che ho fatto tutto, che ho spiegato i cieli da solo, ho disteso la terra; chi era con me? 25Io svento i presagi degli indovini, dimostro folli i maghi, costringo i sapienti a ritrattarsi e trasformo in follia la loro scienza; 26confermo la parola dei suoi servi, compio i disegni dei suoi messaggeri. Io dico a Gerusalemme: Sarai abitata, e alle città di Giuda: Sarete riedificate e ne restaurerò le rovine. 27Io dico all'oceano: Prosciugati! Faccio inaridire i tuoi fiumi. 28Io dico a Ciro: Mio pastore; ed egli soddisferà tutti i miei desideri, dicendo a Gerusalemme: Sarai riedificata; e al tempio: Sarai riedificato dalle fondamenta". 45 1Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: "Io l'ho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone rimarrà chiuso. 2Io marcerò davanti a te; spianerò le asperità del terreno, spezzerò le porte di bronzo, romperò le spranghe di ferro. 3Ti consegnerò tesori nascosti e le ricchezze ben celate, perché tu sappia che io sono il Signore, Dio di Israele, che ti chiamo per nome. 4Per amore di Giacobbe mio servo e di Israele mio eletto io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo sebbene tu non mi conosca. 5Io sono il Signore e non v'è alcun altro; fuori di me non c'è dio; ti renderò spedito nell'agire, anche se tu non mi conosci, 6perché sappiano dall'oriente fino all'occidente che non esiste dio fuori di me. Io sono il Signore e non v'è alcun altro. 7Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il bene e provoco la sciagura; io, il Signore, compio tutto questo. 8Stillate, cieli, dall'alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia. Io, il Signore, ho creato tutto questo". 9Potrà forse discutere con chi lo ha plasmato un vaso fra altri vasi di argilla? Dirà forse la creta al vasaio: "Che fai?" oppure: "La tua opera non ha manichi"? 10Chi oserà dire a un padre: "Che cosa generi?" o a una donna: "Che cosa partorisci?". 11Dice il Signore, il Santo di Israele, che lo ha plasmato: "Volete interrogarmi sul futuro dei miei figli e darmi ordini sul lavoro delle mie mani? 12Io ho fatto la terra e su di essa ho creato l'uomo; io con le mani ho disteso i cieli e do ordini a tutte le loro schiere. 13Io l'ho stimolato per la giustizia; spianerò tutte le sue vie. Egli ricostruirà la mia città e rimanderà i miei deportati, senza denaro e senza regali", dice il Signore degli eserciti. 14Così dice il Signore: "Le ricchezze d'Egitto e le merci dell'Etiopia e i Sabei dall'alta statura passeranno a te, saranno tuoi; ti seguiranno in catene, si prostreranno davanti a te, ti diranno supplicanti: Solo in te è Dio; non ce n'è altri; non esistono altri dèi. 15Veramente tu sei un Dio nascosto, Dio di Israele, salvatore. 16Saranno confusi e svergognati quanti s'infuriano contro di lui; se ne andranno con ignominia i fabbricanti di idoli. 17Israele sarà salvato dal Signore con salvezza perenne. Non patirete confusione o vergogna per i secoli eterni". 18Poiché così dice il Signore, che ha creato i cieli; egli, il Dio che ha plasmato e fatto la terra e l'ha resa stabile e l'ha creata non come orrida regione, ma l'ha plasmata perché fosse abitata: "Io sono il Signore; non ce n'è altri. 19Io non ho parlato in segreto, in un luogo d'una terra tenebrosa. Non ho detto alla discendenza di Giacobbe: Cercatemi in un'orrida regione! Io sono il Signore, che parlo con giustizia, che annunzio cose rette. 20Radunatevi e venite, avvicinatevi tutti insieme, superstiti delle nazioni! Non hanno intelligenza coloro che portano un loro legno scolpito e pregano un dio che non può salvare. 21Manifestate e portate le prove, consigliatevi pure insieme! Chi ha fatto sentire quelle cose da molto tempo e predetto ciò fin da allora? Non sono forse io, il Signore? Fuori di me non c'è altro Dio; Dio giusto e salvatore non c'è fuori di me. 22Volgetevi a me e sarete salvi, paesi tutti della terra, perché io sono Dio; non ce n'è altri. 23Lo giuro su me stesso, dalla mia bocca esce la verità, una parola irrevocabile: davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua". 24Si dirà: "Solo nel Signore si trovano vittoria e potenza!". Verso di lui verranno, coperti di vergogna, quanti fremevano d'ira contro di lui. 25Nel Signore saranno vittoriosi e si glorieranno tutti i discendenti di Israele. 46 1A terra è Bel, rovesciato è Nebo; i loro idoli sono per gli animali e le bestie, caricati come loro fardelli, come peso sfibrante. 2Sono rovesciati, sono a terra insieme, non hanno potuto salvare chi li portava ed essi stessi se ne vanno in schiavitù. 3Ascoltatemi, casa di Giacobbe e voi tutti, superstiti della casa di Israele; voi, portati da me fin dal seno materno, sorretti fin dalla nascita. 4Fino alla vostra vecchiaia io sarò sempre lo stesso, io vi porterò fino alla canizie. Come ho già fatto, così io vi sosterrò, vi porterò e vi salverò. 5A chi mi paragonate e mi assomigliate? A chi mi confrontate, quasi fossimo simili? 6Traggono l'oro dal sacchetto e pesano l'argento con la bilancia; pagano un orefice perché faccia un dio, che poi venerano e adorano. 7Lo sollevano sulle spalle e lo portano, poi lo ripongono sulla sua base e sta fermo: non si muove più dal suo posto. Ognuno lo invoca, ma non risponde; non libera nessuno dalla sua angoscia. 8Ricordatevelo e agite da uomini; rifletteteci, o prevaricatori. 9Ricordatevi i fatti del tempo antico, perché io sono Dio e non ce n'è altri. Sono Dio, nulla è uguale a me. 10Io dal principio annunzio la fine e, molto prima, quanto non è stato ancora compiuto; io che dico: "Il mio progetto resta valido, io compirò ogni mia volontà!". 11Io chiamo dall'oriente l'uccello da preda, da una terra lontana l'uomo dei miei progetti. Così ho parlato e così avverrà; l'ho progettato, così farò. 12Ascoltatemi, voi che vi perdete di coraggio, che siete lontani dalla giustizia. 13Faccio avvicinare la mia giustizia: non è lontana; la mia salvezza non tarderà. Io dispenserò in Sion la salvezza a Israele, oggetto della mia gloria. 47 1Scendi e siedi sulla polvere, vergine figlia di Babilonia. Siedi a terra, senza trono, figlia dei Caldei, poiché non sarai più chiamata tenera e voluttuosa. 2Prendi la mola e macina la farina, togliti il velo, solleva i lembi della veste, scopriti le gambe, attraversa i fiumi. 3Si scopra la tua nudità, si mostri la tua vergogna. "Prenderò vendetta e nessuno interverrà", 4dice il nostro redentore che si chiama Signore degli eserciti, il Santo di Israele. 5Siedi in silenzio e scivola nell'ombra, figlia dei Caldei, perché non sarai più chiamata Signora di regni. 6Ero adirato contro il mio popolo, avevo lasciato profanare la mia eredità; perciò lo misi in tuo potere, ma tu non mostrasti loro pietà; perfino sui vecchi facesti gravare il tuo giogo pesante. 7Tu pensavi: "Sempre io sarò signora, sempre". Non ti sei mai curata di questi avvenimenti, non hai mai pensato quale sarebbe stata la fine. 8Ora ascolta questo, o voluttuosa che te ne stavi sicura, che pensavi: "Io e nessuno fuori di me! Non resterò vedova, non conoscerò la perdita dei figli". 9Ma ti accadranno queste due cose, d'improvviso, in un sol giorno; perdita dei figli e vedovanza piomberanno su di te, nonostante la moltitudine delle tue magie, la forza dei tuoi molti scongiuri. 10Confidavi nella tua malizia, dicevi: "Nessuno mi vede". La tua saggezza e il tuo sapere ti hanno sviato. Eppure dicevi in cuor tuo: "Io e nessuno fuori di me". 11Ti verrà addosso una sciagura che non saprai scongiurare; ti cadrà sopra una calamità che non potrai evitare. Su di te piomberà improvvisa una catastrofe che non prevederai. 12Sta' pure ferma nei tuoi incantesimi e nella moltitudine delle magie, per cui ti sei affaticata dalla giovinezza: forse potrai giovartene, forse potrai far paura! 13Ti sei stancata dei tuoi molti consiglieri: si presentino e ti salvino gli astrologi che osservano le stelle, i quali ogni mese ti pronosticano che cosa ti capiterà. 14Ecco, essi sono come stoppia: il fuoco li consuma; non salveranno se stessi dal potere delle fiamme. Non ci sarà bracia per scaldarsi, né fuoco dinanzi al quale sedersi. 15Così sono diventati per te i tuoi maghi, con i quali ti sei affaticata fin dalla giovinezza; ognuno se ne va per suo conto, nessuno ti viene in aiuto. 48 1Ascoltate ciò, casa di Giacobbe, voi che siete chiamati Israele e che traete origine dalla stirpe di Giuda, voi che giurate nel nome del Signore e invocate il Dio di Israele, ma senza sincerità e senza rettitudine, 2poiché prendete il nome dalla città santa e vi appoggiate sul Dio di Israele che si chiama Signore degli eserciti. 3Io avevo annunziato da tempo le cose passate, erano uscite dalla mia bocca, le avevo fatte udire. D'improvviso io ho agito e sono accadute. 4Poiché sapevo che tu sei ostinato e che la tua nuca è una sbarra di ferro e la tua fronte è di bronzo, 5io te le annunziai da tempo, prima che avvenissero te le feci udire, per timore che dicessi: "Il mio idolo le ha fatte, la mia statua e il dio da me fuso le hanno ordinate". 6Tutto questo hai udito e visto; non vorresti testimoniarlo? Ora ti faccio udire cose nuove e segrete che tu nemmeno sospetti. 7Ora sono create e non da tempo; prima di oggi tu non le avevi udite, perché tu non dicessi: "Già lo sapevo". 8No, tu non le avevi mai udite né sapute né il tuo orecchio era già aperto da allora poiché io sapevo che sei davvero perfido e che ti si chiama sleale fin dal seno materno. 9Per il mio nome rinvierò il mio sdegno, per il mio onore lo frenerò a tuo riguardo, per non annientarti. 10Ecco, ti ho purificato per me come argento, ti ho provato nel crogiuolo dell'afflizione. 11Per riguardo a me, per riguardo a me lo faccio; come potrei lasciar profanare il mio nome? Non cederò ad altri la mia gloria. 12Ascoltami, Giacobbe, Israele che ho chiamato: Sono io, io solo, il primo e anche l'ultimo. 13Sì, la mia mano ha posto le fondamenta della terra, la mia destra ha disteso i cieli. Quando io li chiamo, tutti insieme si presentano. 14Radunatevi, tutti voi, e ascoltatemi. Chi di essi ha predetto tali cose? Uno che io amo compirà il mio volere su Babilonia e, con il suo braccio, sui Caldei. 15Io, io ho parlato; io l'ho chiamato, l'ho fatto venire e ho dato successo alle sue imprese. 16Avvicinatevi a me per udire questo. Fin dal principio non ho parlato in segreto; dal momento in cui questo è avvenuto io sono là. Ora il Signore Dio ha mandato me insieme con il suo spirito. 17Dice il Signore tuo redentore, il Santo di Israele: "Io sono il Signore tuo Dio che ti insegno per il tuo bene, che ti guido per la strada su cui devi andare. 18Se avessi prestato attenzione ai miei comandi, il tuo benessere sarebbe come un fiume, la tua giustizia come le onde del mare. 19La tua discendenza sarebbe come la sabbia e i nati dalle tue viscere come i granelli d'arena; non sarebbe mai radiato né cancellato il tuo nome davanti a me". 20Uscite da Babilonia, fuggite dai Caldei; annunziatelo con voce di gioia, diffondetelo, fatelo giungere fino all'estremità della terra. Dite: "Il Signore ha riscattato il suo servo Giacobbe". 21Non soffrono la sete mentre li conduce per deserti; acqua dalla roccia egli fa scaturire per essi; spacca la roccia, sgorgano le acque. 22Non c'è pace per i malvagi, dice il Signore. 49 1Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome. 2Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra. 3Mi ha detto: "Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria". 4Io ho risposto: "Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio". 5Ora disse il Signore che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele, – poiché ero stato stimato dal Signore e Dio era stato la mia forza – 6mi disse: "È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele. Ma io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra". 7Dice il Signore, il redentore di Israele, il suo Santo, a colui la cui vita è disprezzata, al reietto delle nazioni, al servo dei potenti: "I re vedranno e si alzeranno in piedi, i principi vedranno e si prostreranno, a causa del Signore che è fedele, a causa del Santo di Israele che ti ha scelto". 8Dice il Signore: "Al tempo della misericordia ti ho ascoltato, nel giorno della salvezza ti ho aiutato. Ti ho formato e posto come alleanza per il popolo, per far risorgere il paese, per farti rioccupare l'eredità devastata, 9per dire ai prigionieri: Uscite, e a quanti sono nelle tenebre: Venite fuori. Essi pascoleranno lungo tutte le strade, e su ogni altura troveranno pascoli. 10Non soffriranno né fame né sete e non li colpirà né l'arsura né il sole, perché colui che ha pietà di loro li guiderà, li condurrà alle sorgenti di acqua. 11Io trasformerò i monti in strade e le mie vie saranno elevate. 12Ecco, questi vengono da lontano, ed ecco, quelli vengono da mezzogiorno e da occidente e quelli dalla regione di Assuan". 13Giubilate, o cieli; rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha pietà dei suoi miseri. 14Sion ha detto: "Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato". 15Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. 16Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani, le tue mura sono sempre davanti a me. 17I tuoi costruttori accorrono, i tuoi distruttori e i tuoi devastatori si allontanano da te. 18Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si radunano, vengono da te. "Com'è vero ch'io vivo – oracolo del Signore- ti vestirai di tutti loro come di ornamento, te ne ornerai come una sposa". 19Poiché le tue rovine e le tue devastazioni e il tuo paese desolato saranno ora troppo stretti per i tuoi abitanti, benché siano lontani i tuoi divoratori. 20Di nuovo ti diranno agli orecchi i figli di cui fosti privata: "Troppo stretto è per me questo posto; scostati, e mi accomoderò". 21Tu penserai: "Chi mi ha generato costoro? Io ero priva di figli e sterile; questi chi li ha allevati? Ecco, ero rimasta sola e costoro dove erano?". 22Così dice il Signore Dio: "Ecco, io farò cenno con la mano ai popoli, per le nazioni isserò il mio vessillo. Riporteranno i tuoi figli in braccio, le tue figlie saran portate sulle spalle. 23I re saranno i tuoi tutori, le loro principesse tue nutrici. Con la faccia a terra essi si prostreranno davanti a te, baceranno la polvere dei tuoi piedi; allora tu saprai che io sono il Signore e che non saranno delusi quanti sperano in me". 24Si può forse strappare la preda al forte? Oppure può un prigioniero sfuggire al tiranno? 25Eppure dice il Signore: "Anche il prigioniero sarà strappato al forte, la preda sfuggirà al tiranno. Io avverserò i tuoi avversari; io salverò i tuoi figli. 26Farò mangiare le loro stesse carni ai tuoi oppressori, si ubriacheranno del proprio sangue come di mosto. Allora ogni uomo saprà che io sono il Signore, tuo salvatore, io il tuo redentore e il Forte di Giacobbe". 50 1Dice il Signore: "Dov'è il documento di ripudio di vostra madre, con cui l'ho scacciata? Oppure a quale dei miei creditori io vi ho venduti? Ecco, per le vostre iniquità siete stati venduti, per le vostre scelleratezze è stata scacciata vostra madre. 2Per qual motivo non c'è nessuno, ora che io sono venuto? Perché, ora che chiamo, nessuno risponde? È forse la mia mano troppo corta per riscattare oppure io non ho la forza per liberare? Ecco, con una minaccia prosciugo il mare, faccio dei fiumi un deserto. I loro pesci, per mancanza d'acqua, restano all'asciutto, muoiono di sete. 3Rivesto i cieli di oscurità, do loro un sacco per mantello". 4Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati, perché io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come gli iniziati. 5Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. 6Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. 7Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso. 8È vicino chi mi rende giustizia; chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me. 9Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole? Ecco, come una veste si logorano tutti, la tignola li divora. 10Chi tra di voi teme il Signore, ascolti la voce del suo servo! Colui che cammina nelle tenebre, senza avere luce, speri nel nome del Signore, si appoggi al suo Dio. 11Ecco, voi tutti che accendete il fuoco, e tenete tizzoni accesi, andate alle fiamme del vostro fuoco, tra i tizzoni che avete acceso. Dalla mia mano vi è giunto questo; voi giacerete fra le torture. 51 1Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. 2Guardate ad Abramo vostro padre, a Sara che vi ha partorito; poiché io chiamai lui solo, lo benedissi e lo moltiplicai. 3Davvero il Signore ha pietà di Sion, ha pietà di tutte le sue rovine, rende il suo deserto come l'Eden, la sua steppa come il giardino del Signore. Giubilo e gioia saranno in essa, ringraziamenti e inni di lode! 4Ascoltatemi attenti, o popoli; nazioni, porgetemi l'orecchio. Poiché da me uscirà la legge, il mio diritto sarà luce dei popoli. 5La mia vittoria è vicina, si manifesterà come luce la mia salvezza; le mie braccia governeranno i popoli. In me spereranno le isole, avranno fiducia nel mio braccio. 6Alzate al cielo i vostri occhi e guardate la terra di sotto, poiché i cieli si dissolveranno come fumo, la terra si logorerà come una veste e i suoi abitanti moriranno come larve. Ma la mia salvezza durerà sempre, la mia giustizia non sarà annientata. 7Ascoltatemi, esperti della giustizia, popolo che porti nel cuore la mia legge. Non temete l'insulto degli uomini, non vi spaventate per i loro scherni; 8poiché le tarme li roderanno come una veste e la tignola li roderà come lana, ma la mia giustizia durerà per sempre, la mia salvezza di generazione in generazione. 9Svegliati, svegliati, rivestiti di forza, o braccio del Signore. Svegliati come nei giorni antichi, come tra le generazioni passate. Non hai tu forse fatto a pezzi Raab, non hai trafitto il drago? 10Forse non hai prosciugato il mare, le acque del grande abisso e non hai fatto delle profondità del mare una strada, perché vi passassero i redenti? 11I riscattati dal Signore ritorneranno e verranno in Sion con esultanza; felicità perenne sarà sul loro capo; giubilo e felicità li seguiranno; svaniranno afflizioni e sospiri. 12Io, io sono il tuo consolatore. Chi sei tu perché tema uomini che muoiono e un figlio dell'uomo che avrà la sorte dell'erba? 13Hai dimenticato il Signore tuo creatore, che ha disteso i cieli e gettato le fondamenta della terra. Avevi sempre paura, tutto il giorno, davanti al furore dell'avversario, perché egli tentava di distruggerti. Ma dove è ora il furore dell'avversario? 14Il prigioniero sarà presto liberato; egli non morirà nella fossa né mancherà di pane. 15Io sono il Signore tuo Dio, che sconvolge il mare così che ne fremano i flutti, e si chiama Signore degli eserciti. 16Io ho posto le mie parole sulla tua bocca, ti ho nascosto sotto l'ombra della mia mano, quando ho disteso i cieli e fondato la terra, e ho detto a Sion: "Tu sei mio popolo". 17Svegliati, svegliati, alzati, Gerusalemme, che hai bevuto dalla mano del Signore il calice della sua ira; la coppa della vertigine hai bevuto, l'hai vuotata. 18Nessuno la guida tra tutti i figli che essa ha partorito; nessuno la prende per mano tra tutti i figli che essa ha allevato. 19Due mali ti hanno colpito, chi avrà pietà di te? Desolazione e distruzione, fame e spada, chi ti consolerà? 20I tuoi figli giacciono privi di forze agli angoli di tutte le strade, come antilope in una rete, pieni dell'ira del Signore, della minaccia del tuo Dio. 21Perciò ascolta anche questo, o misera, o ebbra, ma non di vino. 22Così dice il tuo Signore Dio, il tuo Dio che difende la causa del suo popolo: "Ecco io ti tolgo di mano il calice della vertigine, la coppa della mia ira; tu non lo berrai più. 23Lo metterò in mano ai tuoi torturatori che ti dicevano: Cùrvati che noi ti passiamo sopra. Tu facevi del tuo dorso un suolo e come una strada per i passanti". 52 1Svegliati, svegliati, rivestiti della tua magnificenza, Sion; indossa le vesti più belle, Gerusalemme, città santa; perché mai più entrerà in te il non circonciso né l'impuro. 2Scuotiti la polvere, alzati, Gerusalemme schiava! Sciogliti dal collo i legami, schiava figlia di Sion! 3Poiché dice il Signore: "Senza prezzo foste venduti e sarete riscattati senza denaro". 4Poiché dice il Signore Dio: "In Egitto è sceso il mio popolo un tempo per abitarvi come straniero; poi l'Assiro senza motivo lo ha oppresso. 5Ora, che faccio io qui? – oracolo del Signore – Sì, il mio popolo è stato deportato per nulla! I suoi dominatori trionfavano – oracolo del Signore – e sempre, tutti i giorni il mio nome è stato disprezzato. 6Pertanto il mio popolo conoscerà il mio nome, comprenderà in quel giorno che io dicevo: Eccomi qua". 7Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: "Regna il tuo Dio". 8Senti? Le tue sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore in Sion. 9Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme. 10Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutti i popoli; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio. 11Fuori, fuori, uscite di là! Non toccate niente d'impuro. Uscite da essa, purificatevi, voi che portate gli arredi del Signore! 12Voi non dovrete uscire in fretta né andarvene come uno che fugge, perché davanti a voi cammina il Signore, il Dio di Israele chiude la vostra carovana. 13Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e molto innalzato. 14Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo – 15così si meraviglieranno di lui molte genti; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito. 53 1Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? 2È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. 3Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. 4Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. 5Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci da' salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. 6Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. 7Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. 8Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte. 9Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. 10Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. 11Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità. 12Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori. 54 1Esulta, o sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori, perché più numerosi sono i figli dell'abbandonata che i figli della maritata, dice il Signore. 2Allarga lo spazio della tua tenda, stendi i teli della tua dimora senza risparmio, allunga le cordicelle, rinforza i tuoi paletti, 3poiché ti allargherai a destra e a sinistra e la tua discendenza entrerà in possesso delle nazioni, popolerà le città un tempo deserte. 4Non temere, perché non dovrai più arrossire; non vergognarti, perché non sarai più disonorata; anzi, dimenticherai la vergogna della tua giovinezza e non ricorderai più il disonore della tua vedovanza. 5Poiché tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome; tuo redentore è il Santo di Israele, è chiamato Dio di tutta la terra. 6Come una donna abbandonata e con l'animo afflitto, ti ha il Signore richiamata. Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù? Dice il tuo Dio. 7Per un breve istante ti ho abbandonata, ma ti riprenderò con immenso amore. 8In un impeto di collera ti ho nascosto per un poco il mio volto; ma con affetto perenne ho avuto pietà di te, dice il tuo redentore, il Signore. 9Ora è per me come ai giorni di Noè, quando giurai che non avrei più riversato le acque di Noè sulla terra; così ora giuro di non più adirarmi con te e di non farti più minacce. 10Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto, né vacillerebbe la mia alleanza di pace; dice il Signore che ti usa misericordia. 11Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata, ecco io pongo sulla malachite le tue pietre e sugli zaffiri le tue fondamenta. 12Farò di rubini la tua merlatura, le tue porte saranno di carbonchi, tutta la tua cinta sarà di pietre preziose. 13Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore, grande sarà la prosperità dei tuoi figli; 14sarai fondata sulla giustizia. Sta' lontana dall'oppressione, perché non dovrai temere, dallo spavento, perché non ti si accosterà. 15Ecco, se ci sarà un attacco, non sarà da parte mia. Chi ti attacca cadrà contro di te. 16Ecco, io ho creato il fabbro che soffia sul fuoco delle braci e ne trae gli strumenti per il suo lavoro, e io ho creato anche il distruttore per devastare. 17Nessun'arma affilata contro di te avrà successo, farai condannare ogni lingua che si alzerà contro di te in giudizio. Questa è la sorte dei servi del Signore, quanto spetta a loro da parte mia. Oracolo del Signore. 55 1O voi tutti assetati venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte. 2Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. 3Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e voi vivrete. Io stabilirò per voi un'alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. 4Ecco l'ho costituito testimonio fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. 5Ecco tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te popoli che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo di Israele, perché egli ti ha onorato. 6Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. 7L'empio abbandoni la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. 8Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie – oracolo del Signore. 9Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. 10Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, 11così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata. 12Voi dunque partirete con gioia, sarete condotti in pace. I monti e i colli davanti a voi eromperanno in grida di gioia e tutti gli alberi dei campi batteranno le mani. 13Invece di spine cresceranno cipressi, invece di ortiche cresceranno mirti; ciò sarà a gloria del Signore, un segno eterno che non scomparirà. 56 1Così dice il Signore: "Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché prossima a venire è la mia salvezza; la mia giustizia sta per rivelarsi". 2Beato l'uomo che così agisce e il figlio dell'uomo che a questo si attiene, che osserva il sabato senza profanarlo, che preserva la sua mano da ogni male. 3Non dica lo straniero che ha aderito al Signore: "Certo mi escluderà il Signore dal suo popolo!". Non dica l'eunuco: "Ecco, io sono un albero secco!". 4Poiché così dice il Signore: "Agli eunuchi, che osservano i miei sabati, preferiscono le cose di mio gradimento e restan fermi nella mia alleanza, 5io concederò nella mia casa e dentro le mie mura un posto e un nome migliore che ai figli e alle figlie; darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato. 6Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza, 7li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saliranno graditi sul mio altare, perché il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli". 8Oracolo del Signore Dio che raduna i dispersi di Israele: "Io ancora radunerò i suoi prigionieri, oltre quelli già radunati". 9Voi tutte, bestie dei campi, venite a mangiare; voi tutte, bestie della foresta, venite. 10I suoi guardiani sono tutti ciechi, non si accorgono di nulla. Sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sonnecchiano accovacciati, amano appisolarsi. 11Ma tali cani avidi, che non sanno saziarsi, sono i pastori incapaci di comprendere. Ognuno segue la sua via, ognuno bada al proprio interesse, senza eccezione. 12"Venite, io prenderò vino e ci ubriacheremo di bevande inebrianti. Domani sarà come oggi; ce n'è una riserva molto grande". 57 1Perisce il giusto, nessuno ci bada. I pii sono tolti di mezzo, nessuno ci fa caso. Il giusto è tolto di mezzo a causa del male. 2Egli entra nella pace, riposa sul suo giaciglio chi cammina per la via diritta. 3Ora, venite qui, voi, figli della maliarda, progenie di un adultero e di una prostituta. 4Su chi intendete divertirvi? Contro chi allargate la bocca e tirate fuori la lingua? Forse voi non siete figli del peccato, prole bastarda? 5Voi, che spasimate fra i terebinti, sotto ogni albero verde, che sacrificate bambini nelle valli, tra i crepacci delle rocce. 6Tra le pietre levigate del torrente è la parte che ti spetta: esse sono la porzione che ti è toccata. Anche ad esse hai offerto libazioni, hai portato offerte sacrificali. E di questo dovrei forse consolarmi? 7Su un monte imponente ed elevato hai posto il tuo giaciglio; anche là sei salita per fare sacrifici. 8Dietro la porta e gli stipiti hai posto il tuo emblema. Lontano da me hai scoperto il tuo giaciglio, vi sei salita, lo hai allargato; hai patteggiato con coloro con i quali amavi trescare; guardavi la mano. 9Ti sei presentata al re con olio, hai moltiplicato i tuoi profumi; hai inviato lontano i tuoi messaggeri, ti sei abbassata fino agli inferi. 10Ti sei stancata in tante tue vie, ma non hai detto: "È inutile". Hai trovato come ravvivare la mano; per questo non ti senti esausta. 11Chi hai temuto? Di chi hai avuto paura per farti infedele? E di me non ti ricordi, non ti curi? Non sono io che uso pazienza e chiudo un occhio? Ma tu non hai timore di me. 12Io divulgherò la tua giustizia e le tue opere, che non ti saranno di vantaggio. 13Alle tue grida ti salvino i tuoi guadagni. Tutti se li porterà via il vento, un soffio se li prenderà. Chi invece confida in me possederà la terra, erediterà il mio santo monte. 14Si dirà: "Spianate, spianate, preparate la via, rimuovete gli ostacoli sulla via del mio popolo". 15Poiché così parla l'Alto e l'Eccelso, che ha una sede eterna e il cui nome è santo: In un luogo eccelso e santo io dimoro, ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati, per ravvivare lo spirito degli umili e rianimare il cuore degli oppressi. 16Poiché io non voglio discutere sempre né per sempre essere adirato; altrimenti davanti a me verrebbe meno lo spirito e l'alito vitale che ho creato. 17Per l'iniquità dei suoi guadagni mi sono adirato, l'ho percosso, mi sono nascosto e sdegnato; eppure egli, voltandosi, se n'è andato per le strade del suo cuore. 18Ho visto le sue vie, ma voglio sanarlo, guidarlo e offrirgli consolazioni. E ai suoi afflitti 19io pongo sulle labbra: "Pace, pace ai lontani e ai vicini", dice il Signore, "io li guarirò". 20Gli empi sono come un mare agitato che non può calmarsi e le cui acque portan su melma e fango. 21Non v'è pace per gli empi, dice il mio Dio. 58 1Grida a squarciagola, non aver riguardo; come una tromba alza la voce; dichiara al mio popolo i suoi delitti, alla casa di Giacobbe i suoi peccati. 2Mi ricercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie, come un popolo che pratichi la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; mi chiedono giudizi giusti, bramano la vicinanza di Dio: 3"Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai?". Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. 4Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. 5È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? 6Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? 7Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? 8Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. 9Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!". Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, 10se offrirai il pane all'affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio. 11Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono. 12La tua gente riedificherà le antiche rovine, ricostruirai le fondamenta di epoche lontane. Ti chiameranno riparatore di brecce, restauratore di case in rovina per abitarvi. 13Se tratterrai il piede dal violare il sabato, dallo sbrigare affari nel giorno a me sacro, se chiamerai il sabato delizia e venerando il giorno sacro al Signore, se lo onorerai evitando di metterti in cammino, di sbrigare affari e di contrattare, 14allora troverai la delizia nel Signore. Io ti farò calcare le alture della terra, ti farò gustare l'eredità di Giacobbe tuo padre, poiché la bocca del Signore ha parlato. 59 1Ecco non è troppo corta la mano del Signore da non poter salvare; né tanto duro è il suo orecchio, da non poter udire. 2Ma le vostre iniquità hanno scavato un abisso fra voi e il vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere il suo volto così che non vi ascolta. 3Le vostre palme sono macchiate di sangue e le vostre dita di iniquità; le vostre labbra proferiscono menzogne, la vostra lingua sussurra perversità. 4Nessuno muove causa con giustizia, nessuno la discute con lealtà. Si confida nel nulla e si dice il falso, si concepisce la malizia e si genera l'iniquità. 5Dischiudono uova di serpenti velenosi, tessono tele di ragno; chi mangia quelle uova morirà, e dall'uovo schiacciato esce una vipera. 6Le loro tele non servono per vesti, essi non si possono coprire con i loro manufatti; le loro opere sono opere inique, il frutto di oppressioni è nelle loro mani. 7I loro piedi corrono al male, si affrettano a spargere sangue innocente; i loro pensieri sono pensieri iniqui, desolazione e distruzione sono sulle loro strade. 8Non conoscono la via della pace, non c'è giustizia nel loro procedere; rendono tortuosi i loro sentieri, chiunque vi cammina non conosce la pace. 9Per questo il diritto si è allontanato da noi e non ci raggiunge la giustizia. Speravamo la luce ed ecco le tenebre, lo splendore, ma dobbiamo camminare nel buio. 10Tastiamo come ciechi la parete, come privi di occhi camminiamo a tastoni; inciampiamo a mezzogiorno come al crepuscolo; tra i vivi e vegeti siamo come i morti. 11Noi tutti urliamo come orsi, andiamo gemendo come colombe; speravamo nel diritto ma non c'è, nella salvezza ma essa è lontana da noi. 12Poiché sono molti davanti a te i nostri delitti, i nostri peccati testimoniano contro di noi; poiché i nostri delitti ci stanno davanti e noi conosciamo le nostre iniquità: 13prevaricare e rinnegare il Signore, cessare di seguire il nostro Dio, parlare di oppressione e di ribellione, concepire con il cuore e pronunciare parole false. 14Così è trascurato il diritto e la giustizia se ne sta lontana, la verità incespica in piazza, la rettitudine non può entrarvi. 15Così la verità è abbandonata, chi disapprova il male viene spogliato. Ha visto questo il Signore ed è male ai suoi occhi che non ci sia più diritto. 16Egli ha visto che non c'era alcuno, si è meravigliato perché nessuno intercedeva. Ma lo ha soccorso il suo braccio, la sua giustizia lo ha sostenuto. 17Egli si è rivestito di giustizia come di una corazza, e sul suo capo ha posto l'elmo della salvezza. Ha indossato le vesti della vendetta, si è avvolto di zelo come di un manto. 18Il retributore ripagherà le azioni come si deve: con sdegno ai suoi avversari, con vergogna ai suoi nemici. 19In occidente vedranno il nome del Signore e in oriente la sua gloria, perché egli verrà come un fiume irruente, sospinto dal vento del Signore. 20Come redentore verrà per Sion, per quelli di Giacobbe convertiti dall'apostasia. Oracolo del Signore. 21Quanto a me, ecco la mia alleanza con essi, dice il Signore: Il mio spirito che è sopra di te e le parole che ti ho messo in bocca non si allontaneranno dalla tua bocca né dalla bocca della tua discendenza né dalla bocca dei discendenti dei discendenti, dice il Signore, ora e sempre. 60 1Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. 2Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. 3Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. 4Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. 5A quella vista sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te, verranno a te i beni dei popoli. 6Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore. 7Tutti i greggi di Kedàr si raduneranno da te, i montoni dei Nabatei saranno a tuo servizio, saliranno come offerta gradita sul mio altare; renderò splendido il tempio della mia gloria. 8Chi sono quelle che volano come nubi e come colombe verso le loro colombaie? 9Sono navi che si radunano per me, le navi di Tarsis in prima fila, per portare i tuoi figli da lontano, con argento e oro, per il nome del Signore tuo Dio, per il Santo di Israele che ti onora. 10Stranieri ricostruiranno le tue mura, i loro re saranno al tuo servizio, perché nella mia ira ti ho colpito, ma nella mia benevolenza ho avuto pietà di te. 11Le tue porte saranno sempre aperte, non si chiuderanno né di giorno né di notte, per lasciar introdurre da te le ricchezze dei popoli e i loro re che faranno da guida. 12Perché il popolo e il regno che non vorranno servirti periranno e le nazioni saranno tutte sterminate. 13La gloria del Libano verrà a te, cipressi, olmi e abeti insieme, per abbellire il luogo del mio santuario, per glorificare il luogo dove poggio i miei piedi. 14Verranno a te in atteggiamento umile i figli dei tuoi oppressori; ti si getteranno proni alle piante dei piedi quanti ti disprezzavano. Ti chiameranno Città del Signore, Sion del Santo di Israele. 15Dopo essere stata derelitta, odiata, senza che alcuno passasse da te, io farò di te l'orgoglio dei secoli, la gioia di tutte le generazioni. 16Tu succhierai il latte dei popoli, succhierai le ricchezze dei re. Saprai che io sono il Signore tuo salvatore e tuo redentore, io il Forte di Giacobbe. 17Farò venire oro anziché bronzo, farò venire argento anziché ferro, bronzo anziché legno, ferro anziché pietre. Costituirò tuo sovrano la pace, tuo governatore la giustizia. 18Non si sentirà più parlare di prepotenza nel tuo paese, di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini. Tu chiamerai salvezza le tue mura e gloria le tue porte. 19Il sole non sarà più la tua luce di giorno, né ti illuminerà più il chiarore della luna. Ma il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore. 20Il tuo sole non tramonterà più né la tua luna si dileguerà, perché il Signore sarà per te luce eterna; saranno finiti i giorni del tuo lutto. 21Il tuo popolo sarà tutto di giusti, per sempre avranno in possesso la terra, germogli delle piantagioni del Signore, lavoro delle sue mani per mostrare la sua gloria. 22Il piccolo diventerà un migliaio, il minimo un immenso popolo; io sono il Signore: a suo tempo, farò ciò speditamente. 61 1Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, 2a promulgare l'anno di misericordia del Signore, un giorno di vendetta per il nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, 3per allietare gli afflitti di Sion, per dare loro una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell'abito da lutto, canto di lode invece di un cuore mesto. Essi si chiameranno querce di giustizia, piantagione del Signore per manifestare la sua gloria. 4Ricostruiranno le vecchie rovine, rialzeranno gli antichi ruderi, restaureranno le città desolate, devastate da più generazioni. 5Ci saranno stranieri a pascere i vostri greggi e figli di stranieri saranno vostri contadini e vignaioli. 6Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti. Vi godrete i beni delle nazioni, trarrete vanto dalle loro ricchezze. 7Perché il loro obbrobrio fu di doppia misura, vergogna e insulto furono la loro porzione; per questo possiederanno il doppio nel loro paese, avranno una letizia perenne. 8Poiché io sono il Signore che amo il diritto e odio la rapina e l'ingiustizia: io darò loro fedelmente il salario, concluderò con loro un'alleanza perenne. 9Sarà famosa tra i popoli la loro stirpe, i loro discendenti tra le nazioni. Coloro che li vedranno ne avranno stima, perché essi sono la stirpe che il Signore ha benedetto. 10Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come uno sposo che si cinge il diadema e come una sposa che si adorna di gioielli. 11Poiché come la terra produce la vegetazione e come un giardino fa germogliare i semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutti i popoli. 62 1Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. 2Allora i popoli vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore indicherà. 3Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. 4Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio compiacimento e la tua terra, Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. 5Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo architetto; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te. 6Sulle tue mura, Gerusalemme, ho posto sentinelle; per tutto il giorno e tutta la notte non taceranno mai. Voi, che rammentate le promesse al Signore, non prendetevi mai riposo 7e neppure a lui date riposo, finché non abbia ristabilito Gerusalemme e finché non l'abbia resa il vanto della terra. 8Il Signore ha giurato con la sua destra e con il suo braccio potente: "Mai più darò il tuo grano in cibo ai tuoi nemici, mai più gli stranieri berranno il vino per il quale tu hai faticato. 9No! Coloro che avranno raccolto il grano lo mangeranno e canteranno inni al Signore, coloro che avranno vendemmiato berranno il vino nei cortili del mio santuario". 10Passate, passate per le porte, sgombrate la via al popolo, spianate, spianate la strada, liberatela dalle pietre, innalzate un vessillo per i popoli. 11Ecco ciò che il Signore fa sentire all'estremità della terra: "Dite alla figlia di Sion: Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco, ha con sé la sua mercede, la sua ricompensa è davanti a lui. 12Li chiameranno popolo santo, redenti del Signore. E tu sarai chiamata Ricercata, Città non abbandonata". 63 1Chi è costui che viene da Edom, da Bozra con le vesti tinte di rosso? Costui, splendido nella sua veste, che avanza nella pienezza della sua forza? – "Io, che parlo con giustizia, sono grande nel soccorrere". 2– Perché rossa è la tua veste e i tuoi abiti come quelli di chi pigia nel tino? 3– "Nel tino ho pigiato da solo e del mio popolo nessuno era con me. Li ho pigiati con sdegno, li ho calpestati con ira. Il loro sangue è sprizzato sulle mie vesti e mi sono macchiato tutti gli abiti, 4poiché il giorno della vendetta era nel mio cuore e l'anno del mio riscatto è giunto. 5Guardai: nessuno aiutava; osservai stupito: nessuno mi sosteneva. Allora mi prestò soccorso il mio braccio, mi sostenne la mia ira. 6Calpestai i popoli con sdegno, li stritolai con ira, feci scorrere per terra il loro sangue". 7Voglio ricordare i benefici del Signore, le glorie del Signore, quanto egli ha fatto per noi. Egli è grande in bontà per la casa di Israele. Egli ci trattò secondo il suo amore, secondo la grandezza della sua misericordia. 8Disse: "Certo, essi sono il mio popolo, figli che non deluderanno" e fu per loro un salvatore 9in tutte le angosce. Non un inviato né un angelo, ma egli stesso li ha salvati; con amore e compassione egli li ha riscattati; li ha sollevati e portati su di sé, in tutti i giorni del passato. 10Ma essi si ribellarono e contristarono il suo santo spirito. Egli perciò divenne loro nemico e mosse loro guerra. 11Allora si ricordarono dei giorni antichi, di Mosè suo servo. Dov'è colui che fece uscire dall'acqua del Nilo il pastore del suo gregge? Dov'è colui che gli pose nell'intimo il suo santo spirito; 12colui che fece camminare alla destra di Mosè il suo braccio glorioso, che divise le acque davanti a loro facendosi un nome eterno; 13colui che li fece avanzare tra i flutti come un cavallo sulla steppa? Non inciamparono, 14come armento che scende per la valle: lo spirito del Signore li guidava al riposo. Così tu conducesti il tuo popolo, per farti un nome glorioso. 15Guarda dal cielo e osserva dalla tua dimora santa e gloriosa. Dove sono il tuo zelo e la tua potenza, il fremito della tua tenerezza e la tua misericordia? Non forzarti all'insensibilità 16perché tu sei nostro padre, poiché Abramo non ci riconosce e Israele non si ricorda di noi. Tu, Signore, tu sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. 17Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. 18Perché gli empi hanno calpestato il tuo santuario, i nostri avversari hanno profanato il tuo luogo santo? 19Siamo diventati come coloro su cui tu non hai mai dominato, sui quali il tuo nome non è stato mai invocato. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti. 64 1Come il fuoco incendia le stoppie e fa bollire l'acqua, così il fuoco distrugga i tuoi avversari, perché si conosca il tuo nome fra i tuoi nemici. Davanti a te tremavano i popoli, 2quando tu compivi cose terribili che non attendevamo, 3di cui non si udì parlare da tempi lontani. Orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. 4Tu vai incontro a quanti praticano la giustizia e si ricordano delle tue vie. Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli. 5Siamo divenuti tutti come una cosa impura e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. 6Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si riscuoteva per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci hai messo in balìa della nostra iniquità. 7Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci da' forma, tutti noi siamo opera delle tue mani. 8Signore, non adirarti troppo, non ricordarti per sempre dell'iniquità. Ecco, guarda: tutti siamo tuo popolo. 9Le tue città sante sono un deserto, un deserto è diventata Sion, Gerusalemme una desolazione. 10Il nostro tempio, santo e magnifico, dove i nostri padri ti hanno lodato, è divenuto preda del fuoco; tutte le nostre cose preziose sono distrutte. 11Dopo tutto questo, resterai ancora insensibile, o Signore, tacerai e ci umilierai sino in fondo? 65 1Mi feci ricercare da chi non mi interrogava, mi feci trovare da chi non mi cercava. Dissi: "Eccomi, eccomi" a gente che non invocava il mio nome. 2Ho teso la mano ogni giorno a un popolo ribelle; essi andavano per una strada non buona, seguendo i loro capricci, 3un popolo che mi provocava sempre, con sfacciataggine. Essi sacrificavano nei giardini, offrivano incenso sui mattoni, 4abitavano nei sepolcri, passavano la notte in nascondigli, mangiavano carne suina e cibi immondi nei loro piatti. 5Essi dicono: "Sta' lontano! Non accostarti a me, che per te sono sacro". Tali cose sono un fumo al mio naso, un fuoco acceso tutto il giorno. 6Ecco, tutto questo sta scritto davanti a me; io non tacerò finché non avrò ripagato 7le vostre iniquità e le iniquità dei vostri padri, tutte insieme, dice il Signore. Costoro hanno bruciato incenso sui monti e sui colli mi hanno insultato; così io calcolerò la loro paga e la riverserò nel loro grembo. 8Dice il Signore: "Come quando si trova succo in un grappolo, si dice: Non distruggetelo, perché v'è qui una benedizione, così io farò per amore dei miei servi, per non distruggere ogni cosa. 9Io farò uscire una discendenza da Giacobbe, da Giuda un erede dei miei monti. I miei eletti ne saranno i padroni e i miei servi vi abiteranno. 10Saròn diventerà un pascolo di greggi, la valle di Acòr un recinto per armenti, per il mio popolo che mi ricercherà. 11Ma voi, che avete abbandonato il Signore, dimentichi del mio santo monte, che preparate una tavola per Gad e riempite per Menì la coppa di vino, 12io vi destino alla spada; tutti vi curverete alla strage, perché ho chiamato e non avete risposto; ho parlato e non avete udito. Avete fatto ciò che è male ai miei occhi, ciò che mi dispiace avete scelto". 13Pertanto, così dice il Signore Dio: "Ecco, i miei servi mangeranno e voi avrete fame; ecco, i miei servi berranno e voi avrete sete; ecco, i miei servi gioiranno e voi resterete delusi; 14ecco, i miei servi giubileranno per la gioia del cuore, voi griderete per il dolore del cuore, urlerete per la tortura dello spirito. 15Lascerete il vostro nome come imprecazione fra i miei eletti: Così ti faccia morire il Signore Dio. Ma i miei servi saranno chiamati con un altro nome. 16Chi vorrà essere benedetto nel paese, vorrà esserlo per il Dio fedele; chi vorrà giurare nel paese, giurerà per il Dio fedele; perché saranno dimenticate le tribolazioni antiche, saranno occultate ai miei occhi. 17Ecco infatti io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, 18poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, e farò di Gerusalemme una gioia, del suo popolo un gaudio. 19Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia. 20Non ci sarà più un bimbo che viva solo pochi giorni, né un vecchio che dei suoi giorni non giunga alla pienezza; poiché il più giovane morirà a cento anni e chi non raggiunge i cento anni sarà considerato maledetto. 21Fabbricheranno case e le abiteranno, pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto. 22Non fabbricheranno perché un altro vi abiti, né pianteranno perché un altro mangi, poiché quali i giorni dell'albero, tali i giorni del mio popolo. I miei eletti useranno a lungo quanto è prodotto dalle loro mani. 23Non faticheranno invano, né genereranno per una morte precoce, perché prole di benedetti dal Signore essi saranno e insieme con essi anche i loro germogli. 24Prima che mi invochino, io risponderò; mentre ancora stanno parlando, io già li avrò ascoltati. 25Il lupo e l'agnello pascoleranno insieme, il leone mangerà la paglia come un bue, ma il serpente mangerà la polvere, non faranno né male né danno in tutto il mio santo monte". Dice il Signore. 66 1Così dice il Signore: "Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora? 2Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie – oracolo del Signore –. Su chi volgerò lo sguardo? Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi teme la mia parola. 3Uno sacrifica un bue e poi uccide un uomo, uno immola una pecora e poi strozza un cane, uno presenta un'offerta e poi sangue di porco, uno brucia incenso e poi venera l'iniquità. Costoro hanno scelto le loro vie, essi si dilettano dei loro abomini; 4anch'io sceglierò la loro sventura e farò piombare su di essi ciò che temono, perché io avevo chiamato e nessuno ha risposto, avevo parlato e nessuno ha ascoltato. Hanno fatto ciò che è male ai miei occhi, hanno preferito quello che a me dispiace". 5Ascoltate la parola del Signore, voi che venerate la sua parola. Hanno detto i vostri fratelli che vi odiano, che vi respingono a causa del mio nome: "Mostri il Signore la sua gloria, e voi fateci vedere la vostra gioia!". Ma essi saranno confusi. 6Giunge un rumore, un frastuono dalla città, un rumore dal tempio: è la voce del Signore che paga il contraccambio ai suoi nemici. 7Prima di provare i dolori, ha partorito; prima che le venissero i dolori, ha dato alla luce un maschio. 8Chi ha mai udito una cosa simile, chi ha visto cose come queste? Nasce forse un paese in un giorno; un popolo è generato forse in un istante? Eppure Sion, appena sentiti i dolori, ha partorito i figli. 9"Io che apro il grembo materno, non farò partorire?" dice il Signore. "Io che faccio generare, chiuderei il seno?" dice il tuo Dio. 10Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa quanti la amate. Sfavillate di gioia con essa voi tutti che avete partecipato al suo lutto. 11Così succhierete al suo petto e vi sazierete delle sue consolazioni; succhierete, deliziandovi, all'abbondanza del suo seno. 12Poiché così dice il Signore: "Ecco io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la prosperità; come un torrente in piena la ricchezza dei popoli; i suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati. 13Come una madre consola un figlio così io vi consolerò; in Gerusalemme sarete consolati. 14Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saran rigogliose come erba fresca. La mano del Signore si farà manifesta ai suoi servi, ma si sdegnerà contro i suoi nemici. 15Poiché, ecco, il Signore viene con il fuoco, i suoi carri sono come un turbine, per riversare con ardore l'ira, la sua minaccia con fiamme di fuoco. 16Con il fuoco infatti il Signore farà giustizia su tutta la terra e con la spada su ogni uomo; molti saranno i colpiti dal Signore. 17Coloro che si consacrano e purificano nei giardini, seguendo uno che sta in mezzo, che mangiano carne suina, cose abominevoli e topi, insieme finiranno – oracolo del Signore – 18con le loro opere e i loro propositi. Io verrò a radunare tutti i popoli e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria. 19Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle genti di Tarsis, Put, Lud, Mesech, Ros, Tubal e di Grecia, ai lidi lontani che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunzieranno la mia gloria alle nazioni. 20Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutti i popoli come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari al mio santo monte di Gerusalemme, dice il Signore, come i figli di Israele portano l'offerta su vasi puri nel tempio del Signore. 21Anche tra essi mi prenderò sacerdoti e leviti, dice il Signore. 22Sì, come i nuovi cieli e la nuova terra, che io farò, dureranno per sempre davanti a me – oracolo del Signore – così dureranno la vostra discendenza e il vostro nome. 23In ogni mese al novilunio, e al sabato di ogni settimana, verrà ognuno a prostrarsi davanti a me, dice il Signore. 24Uscendo, vedranno i cadaveri degli uomini che si sono ribellati contro di me; poiché il loro verme non morirà, il loro fuoco non si spegnerà e saranno un abominio per tutti". Geremia 1 1Parole di Geremia figlio di Chelkia, uno dei sacerdoti che dimoravano in Anatòt, nel territorio di Beniamino. 2A lui fu rivolta la parola del Signore al tempo di Giosia figlio di Amon, re di Giuda, l'anno decimoterzo del suo regno, 3e quindi anche al tempo di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda, fino alla fine dell'anno undecimo di Sedecìa figlio di Giosìa, re di Giuda, cioè fino alla deportazione di Gerusalemme avvenuta nel quinto mese. 4Mi fu rivolta la parola del Signore: 5"Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni". 6Risposi: "Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane". 7Ma il Signore mi disse: "Non dire: Sono giovane, ma va' da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che io ti ordinerò. 8Non temerli, perché io sono con te per proteggerti". Oracolo del Signore. 9Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e il Signore mi disse: "Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca. 10Ecco, oggi ti costituisco sopra i popoli e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare". 11Mi fu rivolta questa parola del Signore: "Che cosa vedi, Geremia?". Risposi: "Vedo un ramo di mandorlo". 12Il Signore soggiunse: "Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla". 13Quindi mi fu rivolta di nuovo questa parola del Signore: "Che cosa vedi?". Risposi: "Vedo una caldaia sul fuoco inclinata verso settentrione". 14Il Signore mi disse: "Dal settentrione si rovescerà la sventura su tutti gli abitanti del paese. 15Poiché, ecco, io sto per chiamare tutti i regni del settentrione. Oracolo del Signore. Essi verranno e ognuno porrà il trono davanti alle porte di Gerusalemme, contro tutte le sue mura e contro tutte le città di Giuda. 16Allora pronunzierò i miei giudizi contro di loro, per tutto il male che hanno commesso abbandonandomi, per sacrificare ad altri dèi e prostrarsi davanti al lavoro delle proprie mani. 17Tu, poi, cingiti i fianchi, alzati e di' loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti alla loro vista, altrimenti ti farò temere davanti a loro. 18Ed ecco oggi io faccio di te come una fortezza, come un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. 19Ti muoveranno guerra ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti". Oracolo del Signore. 2 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Va' e grida agli orecchi di Gerusalamme: Così dice il Signore: Mi ricordo di te, dell'affetto della tua giovinezza. dell'amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto, in una terra non seminata. 3Israele era cosa sacra al Signore, la primizia del suo raccolto; quanti ne mangiavano dovevano pagarla, la sventura si abbatteva su di loro. Oracolo del Signore. 4Udite la parola del Signore, casa di Giacobbe, voi, famiglie tutte della casa di Israele! 5Così dice il Signore: Quale ingiustizia trovano in me i vostri padri, per allontanarsi da me? Essi seguirono ciò ch'è vano, diventarono loro stessi vanità 6e non si domandarono: Dov'è il Signore che ci fece uscire dal paese d'Egitto, ci guidò nel deserto, per una terra di steppe e di frane, per una terra arida e tenebrosa, per una terra che nessuno attraversava e dove nessuno dimora? 7Io vi ho condotti in una terra da giardino, perché ne mangiaste i frutti e i prodotti. Ma voi, appena entrati, avete contaminato la mia terra e avete reso il mio possesso un abominio. 8Neppure i sacerdoti si domandarono: Dov'è il Signore? I detentori della legge non mi hanno conosciuto, i pastori mi si sono ribellati, i profeti hanno predetto nel nome di Baal e hanno seguito esseri inutili. 9Per questo intenterò ancora un processo contro di voi, – oracolo del Signore – e farò causa ai vostri nipoti. 10Recatevi nelle isole dei Kittim e osservate, mandate pure a Kedar e considerate bene; vedete se là è mai accaduta una cosa simile. 11Ha mai un popolo cambiato dèi? Eppure quelli non sono dèi! Ma il mio popolo ha cambiato colui che è la sua gloria con un essere inutile e vano. 12Stupitene, o cieli; inorridite come non mai. Oracolo del Signore. 13Perché il mio popolo ha commesso due iniquità: essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate, che non tengono l'acqua. 14Israele è forse uno schiavo o un servo nato in casa? Perché allora è diventato una preda? 15Contro di lui ruggiscono i leoni, fanno udire i loro urli. La sua terra è ridotta a deserto, le sue città sono state bruciate e nessuno vi abita. 16Perfino i figli di Menfi e di Tafni ti hanno raso la testa. 17Tutto ciò forse non ti accade perché hai abbandonato il Signore tuo Dio? 18E ora perché corri verso l'Egitto a bere le acque del Nilo? Perché corri verso l'Assiria a bere le acque dell'Eufrate? 19La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono. Riconosci e vedi quanto è cosa cattiva a amara l'aver abbandonato il Signore tuo Dio e il non aver più timore di me. Oracolo del Signore degli eserciti. 20Poiché già da tempo hai infranto il tuo giogo, hai spezzato i tuoi legami e hai detto: Non ti servirò! Infatti sopra ogni colle elevato e sotto ogni albero verde ti sei prostituita. 21Io ti avevo piantato come vigna scelta, tutta di vitigni genuini; in tralci degeneri di vigna bastarda? 22Anche se ti lavassi con la soda e usassi molta potassa, davanti a me resterebbe la macchia della tua iniquità. Oracolo del Signore. 23Perché osi dire: Non mi sono contaminata, non ho seguito i Baal? Considera i tuoi passi là nella valle, riconosci quello che hai fatto, giovane cammella leggera e vagabonda, 24asina selvatica abituata al deserto: nell'ardore del suo desiderio aspira l'aria; chi può frenare la sua brama? Quanti la cercano non devono stancarsi: la troveranno sempre nel suo mese. 25Bada che il tuo piede non resti scalzo e che la tua gola non si inaridisca! Ma tu rispondi: No. È inutile, perché io amo gli stranieri, voglio seguirli. 26Come si vergogna un ladro preso in flagrante così restano svergognati quelli della casa d'Israele, essi, i loro re, i loro capi, i loro sacerdoti e i loro profeti. 27Dicono a un pezzo di legno: Tu sei mio padre, e a una pietra: Tu mi hai generato. A me essi voltan le spalle e non la fronte; ma al tempo della sventura invocano: Alzati, salvaci! 28E dove sono gli dèi che ti sei costruiti? Si alzino, se posson salvarti nel tempo della tua sventura; poiché numerosi come le tue città sono, o Giuda, i tuoi dèi! 29Perché vi lamentate con me? Tutti voi mi siete stati infedeli. Oracolo del Signore. 30Invano ho colpito i vostri figli, voi non avete imparato la lezione. La vostra stessa spada ha divorato i vostri profeti come un leone distruttore. 31O generazione! Proprio voi badate alla parola del Signore! Sono forse divenuto un deserto per Israele o una terra di tenebre densissime? Perché il mio popolo dice: Ci siamo emancipati, più non faremo ritorno a te? 32Si dimentica forse una vergine dei suoi ornamenti, una sposa della sua cintura? Eppure il mio popolo mi ha dimenticato per giorni innumerevoli. 33Come sai ben scegliere la tua via in cerca di amore! Per questo hai insegnato i tuoi costumi anche alle donne peggiori. 34Perfino sugli orli delle tue vesti si trova il sangue di poveri innocenti, da te non sorpresi nell'atto di scassinare, ma presso ogni quercia. 35Eppure protesti: Io sono innocente, la sua ira è già lontana da me. Eccomi pronto a entrare in giudizio con te, perché hai detto: Non ho peccato! 36Perché ti sei ridotta così vile nel cambiare la strada? Anche dall'Egitto sarai delusa come fosti delusa dall'Assiria. 37Anche di là tornerai con le mani sul capo, perché il Signore ha rigettato coloro nei quali confidavi; da loro non avrai alcun vantaggio. 3 1Se un uomo ripudia la moglie ed essa, allontanatasi da lui, si sposa con un altro uomo, tornerà il primo ancora da lei? Forse una simile donna non è tutta contaminata? Tu ti sei disonorata con molti amanti e osi tornare da me? Oracolo del Signore. 2Alza gli occhi sui colli e osserva: dove non ti sei disonorata? Tu sedevi sulle vie aspettandoli, come fa l'Arabo nel deserto. Così anche la terra hai contaminato con impudicizia e perversità. 3Per questo sono state fermate le piogge e gli scrosci di primavera non sono venuti. Sfrontatezza di prostituta è la tua, ma tu non vuoi arrossire. 4E ora forse non gridi verso di me: Padre mio, amico della mia giovinezza tu sei! 5Serberà egli rancore per sempre? Conserverà in eterno la sua ira? Così parli, ma intanto ti ostini a commettere il male che puoi". 6Il Signore mi disse al tempo del re Giosia: "Hai visto ciò che ha fatto Israele, la ribelle? Si è recata su ogni luogo elevato e sotto ogni albero verde per prostituirsi. 7E io pensavo: Dopo che avrà fatto tutto questo tornerà a me, ma essa non è ritornata. La perfida Giuda sua sorella ha visto ciò, 8ha visto che ho ripudiato la ribelle Israele proprio per tutti i suoi adultéri, consegnandole il documento del divorzio, ma la perfida Giuda sua sorella non ha avuto alcun timore. Anzi anch'essa è andata a prostituirsi; 9e con il clamore delle sue prostituzioni ha contaminato il paese; ha commesso adulterio davanti alla pietra e al legno. 10Ciò nonostante, la perfida Giuda sua sorella non è ritornata a me con tutto il cuore, ma soltanto con menzogna". Parola del Signore. 11Allora il Signore mi disse: "Israele ribelle si è dimostrata più giusta della perfida Giuda. 12Va' e grida tali cose verso il settentrione dicendo: Ritorna, Israele ribelle, dice il Signore. Non ti mostrerò la faccia sdegnata, perché io sono pietoso, dice il Signore. Non conserverò l'ira per sempre. 13Su, riconosci la tua colpa, perché sei stata infedele al Signore tuo Dio; hai profuso l'amore agli stranieri sotto ogni albero verde e non hai ascoltato la mia voce. Oracolo del Signore. 14Ritornate, figli traviati – dice il Signore – perché io sono il vostro padrone. Io vi prenderò uno da ogni città e due da ciascuna famiglia e vi condurrò a Sion. 15Vi darò pastori secondo il mio cuore, i quali vi guideranno con scienza e intelligenza. 16Quando poi vi sarete moltiplicati e sarete stati fecondi nel paese, in quei giorni – dice il Signore – non si parlerà più dell'arca dell'alleanza del Signore; nessuno ci penserà né se ne ricorderà; essa non sarà rimpianta né rifatta. 17In quel tempo chiameranno Gerusalemme trono del Signore; tutti i popoli vi si raduneranno nel nome del Signore e non seguiranno più la caparbietà del loro cuore malvagio. 18In quei giorni la casa di Giuda andrà verso la casa di Israele e tutte e due torneranno insieme dalla regione settentrionale nel paese che io avevo dato in eredità ai loro padri. 19Io pensavo: Come vorrei considerarti tra i miei figli e darti una terra invidiabile, un'eredità che sia l'ornamento più prezioso dei popoli! Io pensavo: Voi mi direte: Padre mio, e non tralascerete di seguirmi. 20Ma come una donna è infedele al suo amante, così voi, casa di Israele, siete stati infedeli a me". Oracolo del Signore. 21Sui colli si ode una voce, pianto e gemiti degli Israeliti, perché hanno reso tortuose le loro vie, si sono dimenticati del Signore loro Dio. 22"Ritornate, figli traviati, io risanerò le vostre ribellioni". "Ecco, noi veniamo a te perché tu sei il Signore nostro Dio. 23In realtà, menzogna sono le colline, come anche il clamore sui monti; davvero nel Signore nostro Dio è la salvezza di Israele. 24L'infamia ha divorato fino dalla nostra giovinezza il frutto delle fatiche dei nostri padri, i loro greggi e i loro armenti, i loro figli e le loro figlie. 25Avvolgiamoci nella nostra vergogna, la nostra confusione ci ricopra, perché abbiamo peccato contro il Signore nostro Dio, noi e i nostri padri, dalla nostra giovinezza fino ad oggi; non abbiamo ascoltato la voce del Signore nostro Dio". 4 1"Se vuoi ritornare, o Israele – dice il Signore – a me dovrai ritornare. Se rigetterai i tuoi abomini, non dovrai più vagare lontano da me. 2Il tuo giuramento sarà: Per la vita del Signore, con verità, rettitudine e giustizia. Allora i popoli si diranno benedetti da te e di te si vanteranno". 3Dice il Signore agli uomini di Giuda e a Gerusalemme: "Dissodatevi un terreno incolto e non seminate fra le spine. 4Circoncidetevi per il Signore, circoncidete il vostro cuore, uomini di Giuda e abitanti di Gerusalemme, perché la mia ira non divampi come fuoco e non bruci senza che alcuno la possa spegnere, a causa delle vostre azioni perverse. 5Annunziatelo in Giuda, fatelo udire a Gerusalemme; suonate la tromba nel paese, gridate a piena voce e dite: Radunatevi ed entriamo nelle città fortificate. 6Alzate un segnale verso Sion; fuggite, non indugiate, perché io mando da settentrione una sventura e una grande rovina. 7Il leone è balzato dalla boscaglia, il distruttore di nazioni si è mosso dalla sua dimora per ridurre la tua terra a una desolazione: le tue città saranno distrutte, non vi rimarranno abitanti. 8Per questo vestitevi di sacco, lamentatevi e alzate grida, perché non si è allontanata l'ira ardente del Signore da noi. 9E in quel giorno – dice il Signore – verrà meno il coraggio del re e il coraggio dei capi; i sacerdoti saranno costernati e i profeti resteranno stupiti. 10Essi diranno: Ah, Signore Dio, hai dunque del tutto ingannato questo popolo e Gerusalemme, quando dicevi: Voi avrete pace, mentre una spada giunge fino alla gola". 11In quel tempo si dirà: a questo popolo e a Gerusalemme: "Il vento ardente delle dune soffia dal deserto verso la figlia del mio popolo, non per vagliare, né per mondare il grano. 12Un vento minaccioso si alza al mio ordine. Ora, anch'io voglio pronunziare contro di essi la condanna". 13Ecco, egli sale come nubi e come un turbine sono i suoi carri, i suoi cavalli sono più veloci delle aquile. Guai a noi che siamo perduti! 14Purifica il tuo cuore dalla malvagità, Gerusalemme, perché possa uscirne salva. Fino a quando albergheranno in te pensieri d'iniquità? 15Ecco, una voce reca la notizia da Dan, si annunzia la sventura dalle montagne di Efraim. 16Annunziatelo alle genti, fatelo sapere a Gerusalemme. Gli assedianti vengono da una terra lontana, mandano urla contro le città di Giuda. 17Come custodi d'un campo l'anno circondata, perché si è ribellata contro di me. Oracolo del Signore. 18La tua condotta e le tue azioni ti hanno causato tutto ciò. Questo il guadagno della tua malvagità; com'è amaro! Ora ti penetra fino al cuore. 19Le mie viscere, le mie viscere! Sono straziato. Le pareti del mio cuore! Il cuore mi batte forte; non riesco a tacere, perché ho udito uno squillo di tromba, un fragore di guerra. 20Si annunzia rovina sopra rovina: tutto il paese è devastato. A un tratto sono distrutte le mie tende, in un attimo i miei padiglioni. 21Fino a quando dovrò vedere segnali e udire squilli di tromba? 22"Stolto è il mio popolo: non mi conoscono, sono figli insipienti, senza intelligenza; sono esperti nel fare il male, ma non sanno compiere il bene". 23Guardai la terra ed ecco solitudine e vuoto, i cieli, e non v'era luce. 24Guardai i monti ed ecco tremavano e tutti i colli ondeggiavano. 25Guardai ed ecco non c'era nessuno e tutti gli uccelli dell'aria erano volati via. 26Guardai ed ecco la terra fertile era un deserto e tutte le sue città erano state distrutte dal Signore e dalla sua ira ardente. 27Poiché dice il Signore: "Devastato sarà tutto il paese; io compirò uno sterminio. 28Pertanto la terra sarà in lutto e i cieli lassù si oscureranno, perché io l'ho detto e non me ne pento, l'ho stabilito e non ritratterò". 29Per lo strepito di cavalieri e di arcieri ogni città è in fuga, vanno nella folta boscaglia e salgono sulle rupi. Ogni città è abbandonata, non c'è rimasto un sol uomo. 30E tu, devastata, che farai? Anche se ti vestissi di scarlatto, ti adornassi di fregi d'oro e ti facessi gli occhi grandi con il bistro, invano ti faresti bella. I tuoi amanti ti disprezzano; essi vogliono la tua vita. 31Sento un grido come di donna nei dolori, un urlo come di donna al primo parto, è il grido della figlia di Sion, che spasima e tende le mani: "Guai a me! Sono affranta, affranta per tutti gli uccisi". 5 1Percorrete le vie di Gerusalemme, osservate bene e informatevi, cercate nelle sue piazze se trovate un uomo, uno solo che agisca giustamente e cerchi di mantenersi fedele, e io le perdonerò, dice il Signore. 2Anche quando esclamano: "Per la vita del Signore!", certo giurano il falso. 3Signore, i tuoi occhi non cercano forse la fedeltà? Tu li hai percossi, ma non mostrano dolore; li hai fiaccati, ma rifiutano di comprendere la correzione. Hanno indurito la faccia più di una rupe, non vogliono convertirsi. 4Io pensavo: "Certo, sono di bassa condizione, agiscono da stolti, perché non conoscono le vie del signore, il diritto del loro Dio. 5Mi rivolgerò ai grandi e parlerò loro. Certo, essi conoscono la via del Signore, il diritto del loro Dio". Ahimè, anche questi hanno rotto il giogo, hanno spezzato i legami! 6Per questo li azzanna il leone della foresta, il lupo delle steppe ne fa scempio, il leopardo sta in agguato vicino alle loro città, quanti ne escono saranno sbranati; perché si sono moltiplicati i loro peccati, sono aumentate le loro ribellioni. 7"Perché ti dovrei perdonare? I tuoi figli mi hanno abbandonato, hanno giurato per chi non è Dio. Io li ho saziati ed essi hanno commesso adulterio, si affollano nelle case di prostituzione. 8Sono come stalloni ben pasciuti e focosi: ciascuno nitrisce dietro la moglie del suo prossimo. 9Non dovrei forse punirli per questo? Oracolo del Signore. E di un popolo come questo non dovrei vendicarmi? 10Salite sui suoi filari e distruggeteli, compite uno sterminio; strappatene i tralci, perché non sono del Signore. 11Poiché, certo, mi si sono ribellate la casa d'Israele e la casa di Giuda". Oracolo del Signore. 12Hanno rinnegato il Signore, hanno proclamato: "Non è lui! Non verrà sopra di noi la sventura, non vedremo né spada né fame. 13I profeti sono come il vento, la sua parola non è in essi". 14Perciò dice il Signore, Dio degli eserciti: "Questo sarà fatto loro, poiché hanno pronunziato questo discorso: Ecco io farò delle mie parole come un fuoco sulla tua bocca. Questo popolo sarà la legna che esso divorerà. 15Ecco manderò contro di voi una nazione da lontano, o casa di Israele. Oracolo del Signore. È una nazione valorosa, è una nazione antica! Una nazione di cui non conosci la lingua e non comprendi che cosa dice. 16La sua faretra è come un sepolcro aperto. Essi sono tutti prodi. 17Divorerà le tue messi e il tuo pane; divorerà i tuoi figli e le tue figlie; divorerà i greggi e gli armenti; divorerà le tue vigne e i tuoi fichi; distruggerà le città fortificate nelle quali riponevi la fiducia. 18Ma anche in quei giorni, dice il Signore, non farò di voi uno sterminio". 19Allora, se diranno: "Perché il Signore nostro Dio ci fa tutte queste cose?", tu risponderai: "Come voi avete abbandonato il Signore e avete servito divinità straniere nel vostro paese, così servirete gli stranieri in un paese non vostro". 20Annunziatelo nella casa di Giacobbe, fatelo udire in Giuda dicendo: 21"Questo dunque ascoltate, o popolo stolto e privo di senno, che ha occhi ma non vede, che ha orecchi ma non ode. 22Voi non mi temerete? Oracolo del Signore. Non tremerete dinanzi a me, che ho posto la sabbia per confine al mare, come barriera perenne che esso non varcherà? Le sue onde si agitano ma non prevalgono, rumoreggiano ma non l'oltrepassano". 23Ma questo popolo ha un cuore indocile e ribelle; si voltano indietro e se ne vanno, 24e non dicono in cuor loro: "Temiamo il Signore nostro Dio che elargisce la pioggia d'autunno e quella di primavera a suo tempo, ha fissato le settimane per la messe e ce le mantiene costanti". 25Le vostre iniquità hanno sconvolto queste cose e i vostri peccati tengono lontano da voi il benessere; 26poiché tra il mio popolo vi sono malvagi che spiano come cacciatori in agguato, pongono trappole per prendere uomini. 27Come una gabbia piena di uccelli, così le loro case sono piene di inganni; perciò diventano grandi e ricchi. 28Sono grassi e pingui, oltrepassano i limiti del male; non difendono la giustizia, non si curano della causa dell'orfano, non fanno giustizia ai poveri. 29Non dovrei forse punire queste colpe? Oracolo del Signore. Di un popolo come questo non dovrei vendicarmi? 30Cose spaventose e orribili avvengono nel paese. 31I profeti predicono in nome della menzogna e i sacerdoti governano al loro cenno; eppure il mio popolo è contento di questo. Che farete quando verrà la fine? 6 1Mettetevi in salvo, figli di Beniamino, fuori di Gerusalemme. In Tekoa date fiato alle trombe; innalzate segnali su Bet-Cherem, perché dal settentrione si affaccia una sventura e una grande rovina. 2È forse simile a un tenero prato la figlia di Sion? 3Verso di essa muovono pastori con i loro greggi; le fissano le tende tutto intorno, ognuno di loro pascola la sua parte. 4"Ingaggiate la santa battaglia contro di essa; su, assaliamola in pieno giorno. Noi sventurati! Già il giorno declina, già si allungano le ombre della sera. 5Su, allora assaliamola di notte, distruggiamo i suoi palazzi". 6Perché così dice il Signore degli eserciti: "Tagliate i suoi alberi, costruite un terrapieno davanti a Gerusalemme. Essa è la città della menzogna, in essa tutto è oppressione. 7Come una sorgente fa scorrere l'acqua, così essa fa scorrere la sua iniquità. Violenza e oppressione risuonano in essa, dinanzi a me stanno sempre dolori e piaghe. 8Lasciati correggere, o Gerusalemme, perché io non mi allontani da te e non ti riduca a un deserto, a una regione disabitata". 9Così dice il Signore degli eserciti: "Racimolate, racimolate come una vigna il resto di Israele; stendi ancora la tua mano come un vendemmiatore verso i suoi tralci". 10A chi parlerò a chi scongiurerò perché mi ascoltino? Ecco, il loro orecchio non è circonciso, sono incapaci di prestare attenzione. Ecco, la parola del Signore è per loro oggetto di scherno; non la gustano. 11Io perciò sono pieno dell'ira del Signore, non posso più contenerla. "Riversala sui bambini nella strada, e anche sull'adunanza dei giovani, perché saranno presi insieme uomini e donne, l'anziano e il decrepito. 12Le loro case passeranno a stranieri, anche i loro campi e le donne, perché io stenderò la mano sugli abitanti di questo paese". Oracolo del Signore. 13Perché dal piccolo al grande tutti commettono frode; dal profeta al sacerdote tutti praticano la menzogna. 14Essi curano la ferita del mio popolo, ma solo alla leggera, dicendo: "Bene, bene!" ma bene non va, 15Dovrebbero vergognarsi dei loro atti abominevoli, ma non si vergognano affatto, non sanno neppure arrossire. "Per questo cadranno con le altre vittime, nell'ora del castigo saranno prostrati", dice il Signore. 16Così dice il Signore: "Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri del passato, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre". Ma essi risposero: "Non la prenderemo!". 17Io ho posto sentinelle presso di voi: "Fate attenzione allo squillo di tromba". Essi hanno risposto: "Non ci baderemo!". 18Per questo ascoltate, o popoli, e sappi, o assemblea, ciò che avverrà di loro. 19Ascolta, o terra! "Ecco, io mando contro questo popolo la sventura, il frutto dei loro pensieri, perché non hanno prestato attenzione alle mie parole e hanno rigettato la mia legge. 20Perché mi offrite incenso portato da Saba e la preziosa cannella che giunge da un paese lontano? I vostri olocausti non mi sono graditi e non mi piacciono i vostri sacrifici". 21Perciò dice il Signore: "Ecco, io porrò per questo popolo pietre di inciampo, in esse inciamperanno insieme padri e figli; vicini e amici periranno". 22Così dice il Signore: "Ecco, un popolo viene da un paese del settentrione, una grande nazione si muove dall'estremità della terra. 23Impugnano archi e lance; sono crudeli, senza pietà. Il loro clamore è quello di un mare agitato; essi montano cavalli: sono pronti come un solo guerriero alla battaglia contro di te, figlia di Sion". 24"Abbiamo udito la loro fama, ci sono cadute le braccia; l'angoscia si è impadronita di noi, come spasimo di partoriente". 25Non uscite nei campi e non camminate per le strade, perché la spada nemica e il terrore sono tutt'intorno. 26Figlia del mio popolo, vestiti di sacco e rotolati nella polvere. Fa' lutto come per un figlio unico, lamentati amaramente, perché piomberà improvviso il distruttore su di noi! 27Io ti ho posto come saggiatore fra il mio popolo, perché tu conoscessi e saggiassi la loro condotta. 28Essi sono tutti ribelli, spargono calunnie, tutti sono corrotti. 29Il mantice soffia con forza, il piombo è consumato dal fuoco; invano si vuol raffinarlo a ogni costo, le scorie non si separano. 30Scoria di argento si chiamano, perché il Signore li ha rigettati. 7 1Questa è la parola che fu rivolta dal Signore a Geremia: 2"Fermati alla porta del tempio del Signore e là pronunzia questo discorso dicendo: Ascoltate la parola del Signore, voi tutti di Giuda che attraversate queste porte per prostrarvi al Signore. 3Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Migliorate la vostra condotta e le vostre azioni e io vi farò abitare in questo luogo. 4Pertanto non confidate nelle parole menzognere di coloro che dicono: Tempio del Signore, tempio del Signore, tempio del Signore è questo! 5Poiché, se veramente emenderete la vostra condotta e le vostre azioni, se realmente pronunzierete giuste sentenze fra un uomo e il suo avversario; 6se non opprimerete lo straniero, l'orfano e la vedova, se non spargerete il sangue innocente in questo luogo e se non seguirete per vostra disgrazia altri dèi, 7io vi farò abitare in questo luogo, nel paese che diedi ai vostri padri da lungo tempo e per sempre. 8Ma voi confidate in parole false e ciò non vi gioverà: 9rubare, uccidere, commettere adulterio, giurare il falso, bruciare incenso a Baal, seguire altri dèi che non conoscevate. 10Poi venite e vi presentate alla mia presenza in questo tempio, che prende il nome da me, e dite: Siamo salvi! per poi compiere tutti questi abomini. 11Forse è una spelonca di ladri ai vostri occhi questo tempio che prende il nome da me? Anch'io, ecco, vedo tutto questo. Parola del Signore. 12Andate, dunque, nella mia dimora che era in Silo, dove avevo da principio posto il mio nome; considerate che cosa io ne ho fatto a causa della malvagità di Israele, mio popolo. 13Ora, poiché avete compiuto tutte queste azioni – parola del Signore – e, quando vi ho parlato con premura e sempre, non mi avete ascoltato e, quando vi ho chiamato, non mi avete risposto, 14io tratterò questo tempio che porta il mio nome e nel quale confidate e questo luogo che ho concesso a voi e ai vostri padri, come ho trattato Silo. 15Vi scaccerò davanti a me come ho scacciato tutti i vostri fratelli, tutta la discendenza di Èfraim. 16Tu poi, non pregare per questo popolo, non innalzare per esso suppliche e preghiere né insistere presso di me, perché non ti ascolterò. 17Non vedi che cosa fanno nelle città di Giuda e nelle strade di Gerusalemme? 18I figli raccolgono la legna, i padri accendono il fuoco e le donne impastano la farina per preparare focacce alla Regina del cielo; poi si compiono libazioni ad altri dèi per offendermi. 19Ma forse costoro offendono me – oracolo del Signore – o non piuttosto se stessi a loro vergogna?". 20Pertanto, dice il Signore Dio: "Ecco il mio furore, la mia ira si riversa su questo luogo, sugli uomini e sul bestiame, sugli alberi dei campi e sui frutti della terra e brucerà senza estinguersi". 21Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: "Aggiungete pure i vostri olocausti ai vostri sacrifici e mangiatene la carne! 22In verità io non parlai né diedi comandi sull'olocausto e sul sacrificio ai vostri padri, quando li feci uscire dal paese d'Egitto. 23Ma questo comandai loro: Ascoltate la mia voce! Allora io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; e camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici. 24Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio; anzi procedettero secondo l'ostinazione del loro cuore malvagio e invece di voltarmi la faccia mi han voltato le spalle, 25da quando i loro padri uscirono dal paese d'Egitto fino ad oggi. Io inviai a voi tutti i miei servitori, i profeti, con premura e sempre; 26eppure essi non li ascoltarono e non prestarono orecchio. Resero dura la loro nuca, divennero peggiori dei loro padri. 27Tu dirai loro tutte queste cose, ma essi non ti ascolteranno; li chiamerai, ma non ti risponderanno. 28Allora dirai loro: Questo è il popolo che non ascolta la voce del Signore suo Dio né accetta la correzione. La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca. 29Taglia la tua chioma e gettala via e intona sulle alture un canto lugubre, perché il Signore ha rigettato e abbandonato la generazione che è oggetto della sua ira. 30Perché i figli di Giuda hanno commesso ciò che è male ai miei occhi, oracolo del Signore. Hanno posto i loro abomini nel tempio che prende il nome da me, per contaminarlo. 31Hanno costruito l'altare di Tofet, nella valle di Ben-Hinnòn, per bruciare nel fuoco i figli e le figlie, cosa che io non ho mai comandato e che non mi è mai venuta in mente. 32Perciò verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali non si chiamerà più Tofet né valle di Ben-Hinnòn, ma valle della Strage. Allora si seppellirà in Tofet, perché non ci sarà altro luogo. 33I cadaveri di questo popolo saranno pasto agli uccelli dell'aria e alle bestie selvatiche e nessuno li scaccerà. 34Io farò cessare nelle città di Giuda e nelle vie di Gerusalemme le grida di gioia e la voce dell'allegria, la voce dello sposo e della sposa, poiché il paese sarà ridotto un deserto". 8 1"In quel tempo – oracolo del Signore – si estrarranno dai loro sepolcri le ossa dei re di Giuda, le ossa dei suoi capi, dei sacerdoti, dei profeti e degli abitanti di Gerusalemme. 2Esse saranno sparse in onore del sole, della luna e di tutta la milizia del cielo che essi amarono, servirono, seguirono, consultarono e adorarono. Non saranno più raccolte né sepolte, ma rimarranno come letame sulla terra. 3Allora la morte sarà preferibile alla vita per tutti quelli che resteranno di questa razza malvagia in ogni luogo, dove li avrò dispersi". Oracolo del Signore degli eserciti. 4Tu dirai loro: "Così dice il Signore: Forse chi cade non si rialza e chi perde la strada non torna indietro? 5Perché allora questo popolo si ribella con continua ribellione? Persistono nella malafede, rifiutano di convertirsi. 6Ho fatto attenzione e ho ascoltato; essi non parlano come dovrebbero. Nessuno si pente della sua malizia, dicendo: Che ho fatto? Ognuno segue senza voltarsi la sua corsa come un cavallo che si lanci nella battaglia. 7Anche la cicogna nel cielo conosce i suoi tempi; la tortora, la rondinella e la gru osservano la data del loro ritorno; il mio popolo, invece, non conosce il comando del Signore. 8Come potete dire: Noi siamo saggi, la legge del Signore è con noi? A menzogna l'ha ridotta la penna menzognera degli scribi! 9I saggi saranno confusi, sconcertati e presi come in un laccio. Essi hanno rigettato la parola del Signore, quale sapienza possono avere? 10Per questo darò le loro donne ad altri, i loro campi ai conquistatori, perché, dal piccolo al grande, tutti commettono frode; dal profeta al sacerdote, tutti praticano la menzogna. 11Essi curano la ferita del mio popolo ma solo alla leggera, dicendo: Bene, bene! ma bene non va. 12Dovrebbero vergognarsi dei loro atti abominevoli, ma non si vergognano affatto, non sanno neppure arrossire. Per questo cadranno con le altre vittime, nell'ora del castigo saranno prostrati" dice il Signore. 13"Li mieto e li anniento, dice il Signore, non c'è più uva nella vigna né frutti sui fichi; anche le foglie son avvizzite. Ho procurato per loro degli invasori". 14"Perché ce ne stiamo seduti? Riunitevi, entriamo nelle fortezze e moriamo in esse, poiché il Signore nostro Dio ci fa perire. Egli ci fa bere acque avvelenate, perché abbiamo peccato contro di lui. 15Aspettavamo la pace, ma non c'è alcun bene; l'ora della salvezza, ed ecco il terrore". 16Da Dan si sente lo sbuffare dei suoi cavalli; al rumore dei nitriti dei suoi destrieri trema tutta la terra. Vengono e divorano il paese e quanto in esso si trova, la città e i suoi abitanti. 17"Ecco, io sto per mandarvi serpenti velenosi contro i quali non esiste incantesimo, ed essi vi morderanno" dice il Signore. 18Cercai di rasserenarmi, superando il mio dolore, ma il mio cuore vien meno. 19Ecco odo le grida della figlia del mio popolo da una terra lunga e larga: "Forse il Signore non si trova in Sion, il suo re non vi abita più?". Perché mi hanno provocato all'ira con i loro idoli e con queste nullità straniere? 20È passata la stagione della messe, è finita l'estate e noi non siamo stati soccorsi. 21Per la ferita della figlia del mio popolo sono affranto, sono costernato, l'orrore mi ha preso. 22Non v'è forse balsamo in Gàlaad? Non c'è più nessun medico? Perché non si cicatrizza la ferita della figlia del mio popolo? 23Chi farà del mio capo una fonte di acqua, dei miei occhi una sorgente di lacrime, perché pianga giorno e notte gli uccisi della figlia del mio popolo? 9 1Chi mi darà nel deserto un rifugio per viandanti? Io lascerei il mio popolo e mi allontanerei da lui, perché sono tutti adùlteri, una massa di traditori. 2Tendono la loro lingua come un arco; la menzogna e non la verità domina nel paese. Passano da un delitto all'altro e non conoscono il Signore. 3Ognuno si guardi dal suo amico, non fidatevi neppure del fratello, poiché ogni fratello inganna il fratello, e ogni amico va spargendo calunnie. 4Ognuno si beffa del suo prossimo, nessuno dice la verità. Hanno abituato la lingua a dire menzogne, operano l'iniquità, incapaci di convertirsi. 5Angheria sopra angheria, inganno su inganno; rifiutano di conoscere il Signore. 6Perciò dice il Signore degli eserciti: "Ecco li raffinerò al crogiuolo e li saggerò; come dovrei comportarmi con il mio popolo? 7Una saetta micidiale è la loro lingua, inganno le parole della loro bocca. Ognuno parla di pace con il prossimo, mentre nell'intimo gli ordisce un tranello 8Non dovrei forse punirli per tali cose? Oracolo del Signore. Di un popolo come questo non dovrei vendicarmi?". 9Sui monti alzerò gemiti e lamenti, un pianto di lutto sui pascoli della steppa, perché sono riarsi, nessuno più vi passa, né più si ode il grido del bestiame. Dagli uccelli dell'aria alle bestie tutti sono fuggiti, scomparsi. 10"Ridurrò Gerusalemme un cumulo di rovine, rifugio di sciacalli; le città di Giuda ridurrò alla desolazione, senza abitanti". 11Chi è tanto saggio da comprendere questo? A chi la bocca del Signore ha parlato perché lo annunzi? Perché il paese è devastato, desolato come un deserto senza passanti? 12Ha detto il Signore: "È perché hanno abbandonato la legge che avevo loro posto innanzi e non hanno ascoltato la mia voce e non l'hanno seguita, 13ma han seguito la caparbietà del loro cuore e i Baal, che i loro padri avevano fatto loro conoscere". 14Pertanto così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: "Ecco, darò loro in cibo assenzio, farò loro bere acque avvelenate; 15li disperderò in mezzo a popoli che né loro né i loro padri hanno conosciuto e manderò dietro a loro la spada finché non li abbia sterminati". Così dice il Signore degli eserciti: 16Attenti, chiamate le lamentatrici, che vengano! Fate venire le più brave! Accorrano 17e facciano presto, per intonare su di noi un lamento. Sgorghino lacrime dai nostri occhi, il pianto scorra dalle nostre ciglia, 18perché una voce di lamento si ode da Sion: "Come siamo rovinati, come profondamente confusi, poiché dobbiamo abbandonare il paese, lasciare le nostre abitazioni". 19Udite, dunque, o donne, la parola del Signore; i vostri orecchi accolgano la parola della sua bocca. Insegnate alle vostre figlie il lamento, l'una all'altra un canto di lutto: 20"La morte è entrata per le nostre finestre, si è introdotta nei nostri palazzi, abbattendo i fanciulli nella via e i giovani nelle piazze. 21I cadaveri degli uomini giacciono – dice il Signore – come letame sui campi, come covoni dietro il mietitore e nessuno li raccoglie". 22Così dice il Signore: "Non si vanti il saggio della sua saggezza e non si vanti il forte della sua forza, non si vanti il ricco delle sue ricchezze. 23Ma chi vuol gloriarsi si vanti di questo, di avere senno e di conoscere me, perché io sono il Signore che agisce con misericordia, con diritto e con giustizia sulla terra; di queste cose mi compiaccio". Parola del Signore. 24"Ecco, giorni verranno – oracolo del Signore – nei quali punirò tutti i circoncisi che rimangono non circoncisi: 25l'Egitto, Giuda, Edom, gli Ammoniti e i Moabiti e tutti coloro che si tagliano i capelli alle estremità delle tempie, i quali abitano nel deserto, perché tutte queste nazioni e tutta la casa di Israele sono incirconcisi nel cuore". 10 1Ascoltate la parola che il Signore vi rivolge, casa di Israele. 2Così dice il Signore: "Non imitate la condotta delle genti e non abbiate paura dei segni del cielo, perché le genti hanno paura di essi. 3Poiché ciò che è il terrore dei popoli è un nulla, non è che un legno tagliato nel bosco, opera delle mani di chi lavora con l'ascia. 4È ornato di argento e di oro, è fissato con chiodi e con martelli, perché non si muova. 5Gli idoli sono come uno spauracchio in un campo di cocòmeri, non sanno parlare, bisogna portarli, perché non camminano. Non temeteli, perché non fanno alcun male, come non è loro potere fare il bene". 6Non sono come te, Signore; tu sei grande e grande la potenza del tuo nome. 7Chi non ti temerà, re delle nazioni? Questo ti conviene, poiché fra tutti i saggi delle nazioni e in tutti i loro regni nessuno è simile a te. 8Sono allo stesso tempo stolti e testardi; vana la loro dottrina, come un legno. 9Argento battuto e laminato portato da Tarsìs e oro di Ofir, lavoro di artista e di mano di orafo, di porpora e di scarlatto è la loro veste: tutti lavori di abili artisti. 10Il Signore, invece, è il vero Dio, egli è Dio vivente e re eterno; al suo sdegno trema la terra, i popoli non resistono al suo furore. 11Direte loro: "Gli dèi che non hanno fatto il cielo e la terra scompariranno dalla terra e sotto il cielo". 12Egli ha formato la terra con potenza, ha fissato il mondo con sapienza, con intelligenza ha disteso i cieli. 13Al rombo della sua voce rumoreggiano le acque nel cielo. Egli fa salire le nubi dall'estremità della terra, produce lampi per la pioggia e manda fuori il vento dalle sue riserve. 14Rimane inebetito ogni uomo, senza comprendere; resta confuso ogni orafo per i suoi idoli, poiché è menzogna ciò che ha fuso e non ha soffio vitale. 15Essi sono vanità, opere ridicole; al tempo del loro castigo periranno. 16Non è tale l'eredità di Giacobbe, perché egli ha formato ogni cosa. Israele è la tribù della sua eredità, Signore degli eserciti è il suo nome. 17Raccogli il tuo fardello fuori dal paese, tu che sei cinta d'assedio, 18poiché dice il Signore: "Ecco, questa volta, caccerò lontano gli abitanti del paese; li ridurrò alle strette, perché mi ritrovino". 19Guai a me a causa della mia ferita; la mia piaga è incurabile. Eppure io avevo pensato: "È solo un dolore che io posso sopportare". 20La mia tenda è sfasciata tutte le mie corde sono rotte. I miei figli si sono allontanati da me e più non sono. Nessuno pianta ancora la mia tenda e stende i miei teli. 21I pastori sono diventati insensati, non hanno ricercato più il Signore; per questo non hanno avuto successo, anzi è disperso tutto il loro gregge. 22Si ode un rumore che avanza e un grande frastuono giunge da settentrione, per ridurre le città di Giuda un deserto, un rifugio di sciacalli. 23"Lo so, Signore, che l'uomo non è padrone della sua via, non è in potere di chi cammina il dirigere i suoi passi. 24Correggimi, Signore, ma con giusta misura, non secondo la tua ira, per non farmi vacillare". 25Riversa la tua collera sui popoli che non ti conoscono e sulle stirpi che non invocano il tuo nome, poiché hanno divorato Giacobbe l'hanno divorato e consumato, e hanno distrutto la sua dimora. 11 1Questa la parola che fu rivolta a Geremia da parte del Signore: 2"Ascolta le parole di questa alleanza e tu riferiscile agli uomini di Giuda e agli abitanti di Gerusalemme. 3Dirai loro: Dice il Signore Dio di Israele: Maledetto l'uomo che non ascolta le parole di questa alleanza, 4che io imposi ai vostri padri quando li feci uscire dal paese d'Egitto, dal crogiuolo di ferro, dicendo: Ascoltate la mia voce ed eseguite quanto vi ho comandato; allora voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio, 5così che io possa mantenere il giuramento fatto ai vostri padri di dare loro una terra dove scorrono latte e miele, come oggi possedete". Io risposi: "Così sia, Signore!". 6E il Signore mi disse: "Proclama tutte queste parole nelle città di Giuda e nelle strade di Gerusalemme, dicendo: Ascoltate le parole di questa alleanza e mettetele in pratica! 7Poiché io ho più volte scongiurato i vostri padri quando li feci uscire dal paese d'Egitto e fino ad oggi, ammonendoli premurosamente ogni giorno: Ascoltate la mia voce! 8Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio; ognuno seguì la caparbietà del suo cuore malvagio. Perciò ho attuato nei loro riguardi tutte le parole di questa alleanza che avevo ordinato loro di osservare e non osservarono". 9Il Signore mi disse: "Si è formata una congiura fra gli uomini di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme; 10sono ritornati alle iniquità dei loro primi padri che avevano rifiutato di ascoltare le mie parole, anch'essi hanno seguito altri dèi per servirli. La casa di Israele e la casa di Giuda hanno violato l'alleanza che io avevo concluso con i loro padri. 11Perciò dice il Signore: Ecco manderò su di loro una sventura alla quale non potranno sfuggire. Allora leveranno grida di aiuto verso di me, ma io non li ascolterò; 12allora le città di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme alzeranno grida di aiuto agli dèi ai quali hanno offerto incenso, ma quelli certamente non li salveranno nel tempo della loro sciagura. 13Perché numerosi come le tue città sono i tuoi dèi, o Giuda; numerosi come le strade di Gerusalemme gli altari che avete eretto all'idolo, altari per bruciare incenso a Baal. 14Tu poi, non intercedere per questo popolo, non innalzare per esso suppliche e preghiere, perché non ascolterò quando mi invocheranno nel tempo della loro sventura". 15Che ha da fare il mio diletto nella mia casa, con la sua perversa condotta? Voti e carne di sacrifici allontanano forse da te la tua sventura, e così potrai ancora schiamazzare di gioia? 16Ulivo verde, maestoso, era il nome che il Signore ti aveva imposto. Con grande strepito ha dato fuoco alle sue foglie, i suoi rami si sono bruciati. 17Il Signore degli eserciti che ti ha piantato preannunzia la sventura contro di te, a causa della malvagità che hanno commesso a loro danno la casa di Israele e la casa di Giuda irritandomi con il bruciare incenso a Baal. 18Il Signore me lo ha manifestato e io l'ho saputo; allora ha aperto i miei occhi sui loro intrighi. 19Ero come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo che essi tramavano contro di me, dicendo: "Abbattiamo l'albero nel suo rigoglio, strappiamolo dalla terra dei viventi; il suo nome non sia più ricordato". 20Ora, Signore degli eserciti, giusto giudice, che scruti il cuore e la mente, possa io vedere la tua vendetta su di loro, poiché a te ho affidato la mia causa. 21Perciò dice il Signore riguardo agli uomini di Anatòt che attentano alla mia vita dicendo: "Non profetare nel nome del Signore, se no morirai per mano nostra"; 22così dunque dice il Signore degli eserciti: "Ecco, li punirò. I loro giovani moriranno di spada, i loro figli e le loro figlie moriranno di fame. 23Non rimarrà di loro alcun superstite, perché manderò la sventura contro gli uomini di Anatòt nell'anno del loro castigo". 12 1Tu sei troppo giusto, Signore, perché io possa discutere con te; ma vorrei solo rivolgerti una parola sulla giustizia. Perché le cose degli empi prosperano? Perché tutti i traditori sono tranquilli? 2Tu li hai piantati ed essi hanno messo radici, crescono e producono frutto; tu sei vicino alla loro bocca, ma lontano dai loro cuori. 3Ma tu, Signore, mi conosci, mi vedi, tu provi che il mio cuore è con te. Strappali via come pecore per il macello, riservali per il giorno dell'uccisione. 4Fino a quando sarà in lutto la terra e seccherà tutta l'erba dei campi? Per la malvagità dei suoi abitanti le fiere e gli uccelli periscono, poiché essi dicono: "Dio non vede i nostri passi". 5"Se, correndo con i pedoni, ti stanchi, come potrai gareggiare con i cavalli? Se non ti senti al sicuro in una regione pacifica, che farai nella boscaglia del Giordano? 6Perfino i tuoi fratelli e la casa di tuo padre, perfino loro sono sleali con te; anch'essi ti gridano dietro a piena voce; non fidarti di loro quando ti dicono buone parole. 7Io ho abbandonato la mia casa, ho ripudiato la mia eredità; ho consegnato ciò che ho di più caro nelle mani dei suoi nemici. 8La mia eredità è divenuta per me come un leone nella foresta; ha ruggito contro di me, perciò ho cominciato a odiarla. 9La mia eredità è forse per me come un uccello screziato? Gli uccelli rapaci l'assalgono da ogni parte. Venite, radunatevi, voi tutte bestie selvatiche, venite a divorare. 10Molti pastori hanno devastato la mia vigna, hanno calpestato il mio campo. Hanno fatto del mio campo prediletto un deserto desolato, 11lo hanno ridotto una landa deserta, in uno stato deplorevole; sta desolato dinanzi a me. È devastato tutto il paese, e nessuno se ne dà pensiero. 12Su tutte le alture del deserto giungono devastatori, poiché il Signore ha una spada che divora, da un estremo all'altro della terra; non c'è scampo per nessuno. 13Essi hanno seminato grano e mietuto spine, si sono stancati senz'alcun vantaggio; restano confusi per il loro raccolto a causa dell'ira ardente del Signore". 14Così dice il Signore: "Sradicherò dalla loro terra tutti i miei vicini malvagi, che han messo le mani sull'eredità da me data in possesso al mio popolo Israele, come anche strapperò la casa di Giuda di mezzo a loro. 15Allora, dopo averli strappati, avrò di nuovo compassione di loro e farò tornare ognuno al suo possesso e ognuno al suo paese. 16Se impareranno accuratamente le usanze del mio popolo sì da giurare nel mio nome: Per la vita del Signore, come hanno insegnato al mio popolo a giurare per Baal, allora potranno stabilirsi in mezzo al mio popolo. 17Se invece non ascoltano, estirperò tutto questo popolo ed esso perirà". Oracolo del Signore. 13 1Il Signore mi parlò così: "Va' a comprarti una cintura di lino e mettitela ai fianchi senza immergerla nell'acqua". 2Io comprai la cintura secondo il comando del Signore e me la misi ai fianchi. 3Poi la parola del Signore mi fu rivolta una seconda volta: 4"Prendi la cintura che hai comprato e che porti ai fianchi e va' subito verso l'Eufrate e nascondila nella fessura di una pietra". 5Io andai e la nascosi presso l'Eufrate, come mi aveva comandato il Signore. 6Ora, dopo molto tempo, il Signore mi disse: "Alzati, va' all'Eufrate e prendi di là la cintura che ti avevo comandato di nascondervi". 7Io andai verso l'Eufrate, cercai e presi la cintura dal luogo in cui l'avevo nascosta; ed ecco, la cintura era marcita, non era più buona a nulla. 8Allora mi fu rivolta questa parola del Signore: 9"Dice il Signore: In questo modo ridurrò in marciume la grande gloria di Giuda e di Gerusalemme. 10Questo popolo malvagio, che rifiuta di ascoltare le mie parole, che si comporta secondo la caparbietà del suo cuore e segue altri dèi per servirli e per adorarli, diventerà come questa cintura, che non è più buona a nulla. 11Poiché, come questa cintura aderisce ai fianchi di un uomo, così io volli che aderisse a me tutta la casa di Israele e tutta la casa di Giuda – parola del Signore – perché fossero mio popolo, mia fama, mia lode e mia gloria, ma non mi ascoltarono. 12Ora, tu riferirai a questo popolo: Così dice il Signore Dio di Israele: Ogni boccale va riempito di vino. Se essi ti diranno: Forse non sappiamo che ogni boccale va riempito di vino? 13tu risponderai loro: Così parla il Signore: Ecco io renderò tutti ubriachi gli abitanti di questo paese, i re che siedono sul trono di Davide, i sacerdoti, i profeti e tutti gli abitanti di Gerusalemme. 14Poi fracasserò, gli uni contro gli altri, i padri e i figli insieme – dice il Signore –; non avrò pietà, non li risparmierò né userò misericordia nel distruggerli". 15Ascoltate e porgete l'orecchio, non montate in superbia, perché il Signore parla. 16Date gloria al Signore vostro Dio, prima che venga l'oscurità e prima che inciampino i vostri piedi sui monti, al cadere della notte. Voi aspettate la luce, ma egli la ridurrà in tenebre e la muterà in densa oscurità! 17Se voi non ascolterete, io piangerò in segreto dinanzi alla vostra superbia; il mio occhio si scioglierà in lacrime, perché sarà deportato il gregge del Signore. 18Dite al re e alla regina madre: "Sedete giù in basso, poiché vi è caduta dalla testa la vostra preziosa corona". 19Le città del mezzogiorno sono bloccate, nessuno le libera. Tutto Giuda è stato deportato con una deportazione totale. 20Alza gli occhi e osserva coloro che vengono dal settentrione; dov'è il gregge che ti è stato consegnato, le tue pecore magnifiche? 21Che dirai quando saranno posti sopra di te come capi coloro che tu stessa hai abituato a essere tuoi amici? Non ti prenderanno forse i dolori come una partoriente? 22Se dirai in cuor tuo: "Perché mi capita tutto ciò?". Per l'enormità delle tue iniquità sono stati strappati i lembi della tua veste, il tuo corpo ha subìto violenza. 23Cambia forse un Etiope la sua pelle o un leopardo la sua picchiettatura? Allo stesso modo, potrete fare il bene anche voi abituati a fare il male? 24Perciò vi disperderò come paglia portata via dal vento del deserto. 25Questa è la tua sorte, la parte che ti è destinata da me – oracolo del Signore – perché mi hai dimenticato e hai confidato nella menzogna. 26Anch'io solleverò le tue vesti fino al volto, così si vedrà la tua vergogna, 27i tuoi adultéri e i tuoi richiami d'amore, l'ignominia della tua prostituzione! Sulle colline e per i piani ho visto i tuoi orrori. Guai a te, Gerusalemme, perché non ti purifichi! Per quanto tempo ancora? 14 1Parola che il Signore rivolse a Geremia in occasione della siccità: 2Giuda è in lutto, le sue città languiscono, sono a terra nello squallore; il gemito di Gerusalemme sale al cielo. 3I ricchi mandano i loro servi in cerca d'acqua; essi si recano ai pozzi, ma non ve la trovano e tornano con i recipienti vuoti. Sono delusi e confusi e si coprono il capo. 4Per il terreno screpolato, perché non cade pioggia nel paese, gli agricoltori sono delusi e confusi e si coprono il capo. 5La cerva partorisce nei campi e abbandona il parto, perché non c'è erba. 6Gli ònagri si fermano sui luoghi elevati e aspirano l'aria come sciacalli; i loro occhi languiscono, perché non si trovano erbaggi. 7"Se le nostre iniquità testimoniano contro di noi, Signore, agisci per il tuo nome! Certo, sono molte le nostre infedeltà, abbiamo peccato contro di te. 8O speranza di Israele, suo salvatore al tempo della sventura, perché vuoi essere come un forestiero nel paese e come un viandante che si ferma solo una notte? 9Perché vuoi essere come un uomo sbigottito, come un forte incapace di aiutare? Eppure tu sei in mezzo a noi, Signore, e noi siamo chiamati con il tuo nome, non abbandonarci!". 10Così dice il Signore di questo popolo: "Piace loro andare vagando, non fermano i loro passi". Per questo il Signore non li gradisce. Ora egli ricorda la loro iniquità e punisce i loro peccati. 11Il Signore mi ha detto: "Non intercedere a favore di questo popolo, per il suo benessere. 12Anche se digiuneranno, non ascolterò la loro supplica; se offriranno olocausti e sacrifici, non li gradirò; ma li distruggerò con la spada, la fame e la peste". 13Allora ho soggiunto: "Ahimè, Signore Dio, dicono i profeti: Non vedrete la spada, non soffrirete la fame, ma vi concederò una pace perfetta in questo luogo". 14Il Signore mi ha detto: "I profeti hanno predetto menzogne in mio nome; io non li ho inviati, non ho dato ordini né ho loro parlato. Vi annunziano visioni false, oracoli vani e suggestioni della loro mente". 15Perciò così dice il Signore: "I profeti che predicono in mio nome, senza che io li abbia inviati, e affermano: Spada e fame non ci saranno in questo paese, questi profeti finiranno di spada e di fame. 16Gli uomini ai quali essi predicono saranno gettati per le strade di Gerusalemme in seguito alla fame e alla spada e nessuno seppellirà loro, le loro donne, i loro figli e le loro figlie. Io rovescerò su di essi la loro malvagità". 17Tu riferirai questa parola: "I miei occhi grondano lacrime notte e giorno, senza cessare, perché da grande calamità è stata colpita la figlia del mio popolo, da una ferita mortale. 18Se esco in aperta campagna, ecco i trafitti di spada; se percorro la città, ecco gli orrori della fame. Anche il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare. 19Hai forse rigettato completamente Giuda, oppure ti sei disgustato di Sion? Perché ci hai colpito, e non c'è rimedio per noi? Aspettavamo la pace, ma non c'è alcun bene, l'ora della salvezza ed ecco il terrore! 20Riconosciamo, Signore, la nostra iniquità, l'iniquità dei nostri padri: abbiamo peccato contro di te. 21Ma per il tuo nome non abbandonarci, non render spregevole il trono della tua gloria. Ricordati! Non rompere la tua alleanza con noi. 22Forse fra i vani idoli delle nazioni c'è chi fa piovere? O forse i cieli mandan rovesci da sé? Non sei piuttosto tu, Signore nostro Dio? In te abbiamo fiducia, perché tu hai fatto tutte queste cose". 15 1Il Signore mi disse: "Anche se Mosè e Samuele si presentassero davanti a me, io non mi piegherei verso questo popolo. Allontanali da me, se ne vadano!" 2Se ti domanderanno: "Dove andremo?" dirai loro: Così dice il Signore: Chi è destinato alla peste, alla peste, Chi alla spada, alla spada, chi alla fame, alla fame, chi alla schiavitù, alla schiavitù. 3Io manderò contro di loro quattro specie di mali – parola del Signore –: la spada per ucciderli, i cani per sbranarli, gli uccelli dell'aria e le bestie selvatiche per divorarli e distruggerli. 4Li renderò oggetto di spavento per tutti i regni della terra a causa di Manàsse figlio di Ezechia, re di Giuda, per ciò che egli ha fatto in Gerusalemme. 5Chi avrà pietà di te, Gerusalemme, chi ti compiangerà? Chi si volterà per domandarti come stai? 6Tu mi hai respinto, dice il Signore, mi hai voltato le spalle e io ho steso la mano su di te per annientarti; sono stanco di avere pietà. 7Io li ho dispersi al vento con la pala nelle città della contrada. Ho reso senza figli e ho fatto perire il mio popolo, perché non abbandonarono le loro abitudini. 8Le loro vedove sono diventate più numerose della sabbia del mare. Ho mandato sulle madri e sui giovani un devastatore in pieno giorno; d'un tratto ho fatto piombare su di loro turbamento e spavento. 9È abbattuta la madre di sette figli, esala il suo respiro; il suo sole tramonta quando è ancor giorno, è coperta di vergogna e confusa. Io consegnerò i loro superstiti alla spada, in preda ai loro nemici". Oracolo del Signore. 10Me infelice, madre mia, che mi hai partorito oggetto di litigio e di contrasto per tutto il paese! Non ho preso prestiti, non ho prestato a nessuno, eppure tutti mi maledicono. 11Forse, Signore, non ti ho servito del mio meglio, non mi sono rivolto a te con preghiere per il mio nemico, nel tempo della sventura e nel tempo dell'angoscia? 12Potrà forse il ferro spezzare il ferro del settentrione e il bronzo? 13"I tuoi averi e i tuoi tesori li abbandonerò al saccheggio, non come pagamento, per tutti i peccati che hai commessi in tutti i tuoi territori. 14Ti renderò schiavo dei tuoi nemici in una terra che non conosci, perché si è acceso il fuoco della mia ira, che arderà contro di voi". 15Tu lo sai, Signore, ricordati di me e aiutami, vendicati per me dei miei persecutori. Nella tua clemenza non lasciarmi perire, sappi che io sopporto insulti per te. 16Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché io portavo il tuo nome, Signore, Dio degli eserciti. 17Non mi sono seduto per divertirmi nelle brigate di buontemponi, ma spinto dalla tua mano sedevo solitario, poiché mi avevi riempito di sdegno. 18Perché il mio dolore è senza fine e la mia piaga incurabile non vuol guarire? Tu sei diventato per me un torrente infido, dalle acque incostanti. 19Ha risposto allora il Signore: "Se tu ritornerai a me, io ti riprenderò e starai alla mia presenza; se saprai distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile, sarai come la mia bocca. Essi torneranno a te, mentre tu non dovrai tornare a loro, 20ed io, per questo popolo, ti renderò come un muro durissimo di bronzo; combatteranno contro di te ma non potranno prevalere, perché io sarò con te per salvarti e per liberarti. Oracolo del Signore. 21Ti libererò dalle mani dei malvagi e ti riscatterò dalle mani dei violenti". 16 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Non prendere moglie, non aver figli né figlie in questo luogo, 3perché dice il Signore riguardo ai figli e alle figlie che nascono in questo luogo e riguardo alle madri che li partoriscono e ai padri che li generano in questo paese: 4Moriranno di malattie strazianti, non saranno rimpianti né sepolti, ma saranno come letame sulla terra. Periranno di spada e di fame; i loro cadaveri saranno pasto degli uccelli dell'aria e delle bestie della terra". 5Poiché così dice il Signore: "Non entrare in una casa dove si fa un banchetto funebre, non piangere con loro né commiserarli, perché io ho ritirato da questo popolo la mia pace – dice il Signore – la mia benevolenza e la mia compassione. 6Moriranno in questo paese grandi e piccoli; non saranno sepolti né si farà lamento per essi; nessuno si farà incisioni né si taglierà i capelli. 7Non si spezzerà il pane all'afflitto per consolarlo del morto e non gli si darà da bere il calice della consolazione per suo padre e per sua madre. 8Non entrare nemmeno in una casa dove si banchetta per sederti a mangiare e a bere con loro, 9poiché così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco, sotto i vostri occhi e nei vostri giorni farò cessare da questo luogo le voci di gioia e di allegria, la voce dello sposo e della sposa. 10Quando annunzierai a questo popolo tutte queste cose, ti diranno: Perché il Signore ha decretato contro di noi questa sventura così grande? Quali iniquità e quali peccati abbiamo commesso contro il Signore nostro Dio? 11Tu allora risponderai loro: Perché i vostri padri mi abbandonarono – parola del Signore – seguirono altri dèi, li servirono e li adorarono, mentre abbandonarono me e non osservarono la mia legge. 12Voi però avete agito peggio dei vostri padri; ognuno di voi, infatti, segue la caparbietà del suo cuore malvagio rifiutandosi di ascoltarmi. 13Perciò vi scaccerò da questo paese verso un paese che né voi né i vostri padri avete conosciuto e là servirete divinità straniere giorno e notte, poiché io non vi userò più misericordia. 14Pertanto, ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali non si dirà più: Per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dal paese d'Egitto; 15ma piuttosto si dirà: Per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dal paese del settentrione e da tutte le regioni dove li aveva dispersi. E io li ricondurrò nel loro paese che avevo concesso ai loro padri. 16Ecco, io invierò numerosi pescatori – dice il Signore – che li pescheranno; quindi invierò numerosi cacciatori che daranno loro la caccia su ogni monte, su ogni colle e nelle fessure delle rocce; 17poiché i miei occhi osservano le loro vie che non possono restar nascoste dinanzi a me, né si può occultare la loro iniquità davanti ai miei occhi. 18Innanzi tutto ripagherò due volte la loro iniquità e il loro peccato, perché hanno profanato il mio paese con i cadaveri dei loro idoli e hanno riempito la mia eredità con i loro abomini". 19Signore, mia forza e mia difesa, mio rifugio nel giorno della tribolazione, a te verranno i popoli dalle estremità della terra e diranno: "I nostri padri ereditarono soltanto menzogna, vanità che non giovano a nulla". 20Può forse l'uomo fabbricarsi dèi? Ma questi non sono dèi! 21Perciò, ecco io mostrerò loro, rivolgerò loro questa volta la mia mano e la mia forza. Essi sapranno che il mio nome è Signore. 17 1Il peccato di Giuda è scritto con uno stilo di ferro, con una punta di diamante è inciso sulla tavola del loro cuore e sugli angoli dei loro altari, 2come per ricordare ai loro figli i loro altari e i loro pali sacri presso gli alberi verdi, sui colli elevati, 3sui monti e in aperta campagna. "I tuoi averi e tutti i tuoi tesori li abbandonerò al saccheggio, a motivo di tutti i peccati che hai commessi in tutti i tuoi territori. 4Tu dovrai ritirare la mano dall'eredità che ti avevo data; ti farò schiavo dei tuoi nemici in un paese che non conosci, perché avete acceso il fuoco della mia ira, che arderà sempre". Così dice il Signore: 5"Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, che pone nella carne il suo sostegno e il cui cuore si allontana dal Signore. 6Egli sarà come un tamerisco nella steppa, quando viene il bene non lo vede; dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere. 7Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia. 8Egli è come un albero piantato lungo l'acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi; nell'anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti. 9Più fallace di ogni altra cosa è il cuore e difficilmente guaribile; chi lo può conoscere? 10Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per rendere a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni. 11Come una pernice che cova uova da lei non deposte è chi accumula ricchezze, ma senza giustizia. A metà dei suoi giorni dovrà lasciarle e alla sua fine apparirà uno stolto". 12Trono di gloria, eccelso fin dal principio, è il luogo del nostro santuario! 13O speranza di Israele, Signore, quanti ti abbandonano resteranno confusi; quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato la fonte di acqua viva, il Signore. 14Guariscimi, Signore, e io sarò guarito, salvami e io sarò salvato, poiché tu sei il mio vanto. 15Ecco, essi mi dicono: "Dov'è la parola del Signore? Si compia finalmente!". 16Io non ho insistito presso di te nella sventura né ho desiderato il giorno funesto, tu lo sai. Ciò che è uscito dalla mia bocca è innanzi a te. 17Non essere per me causa di spavento, tu, mio solo rifugio nel giorno della sventura. 18Siano confusi i miei avversari ma non io, si spaventino essi, ma non io. Manda contro di loro il giorno della sventura, distruggili, distruggili per sempre. 19Il Signore mi disse: "Va' a metterti alla porta dei Figli del popolo, per la quale entrano ed escono i re di Giuda, e a tutte le porte di Gerusalemme. 20Dirai loro: Ascoltate la parola del Signore, o re di Giuda e voi tutti Giudei e abitanti di Gerusalemme, che entrate per queste porte. 21Così dice il Signore: Per amore della vostra vita guardatevi dal trasportare un peso in giorno di sabato e dall'introdurlo per le porte di Gerusalemme. 22Non portate alcun peso fuori dalle vostre case in giorno di sabato e non fate alcun lavoro, ma santificate il giorno di sabato, come io ho comandato ai vostri padri. 23Ma essi non vollero ascoltare né prestare orecchio, anzi indurirono la loro cervice per non ascoltarmi e per non accogliere la lezione. 24Ora, se mi ascolterete sul serio – dice il Signore – se non introdurrete nessun peso entro le porte di questa città in giorno di sabato e santificherete il giorno di sabato non eseguendo in esso alcun lavoro, 25entreranno per le porte di questa città i re, che siederanno sul trono di Davide, su carri e su cavalli, essi e i loro ufficiali, gli uomini di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme. Questa città sarà abitata per sempre. 26Verranno dalle città di Giuda e dai dintorni di Gerusalemme, dalla terra di Beniamino e dalla Sefèla, dai monti e dal meridione presentando olocausti, sacrifici, offerte e incenso e sacrifici di lode nel tempio del Signore. 27Ma se non ascolterete il mio comando di santificare il giorno di sabato, di non trasportare pesi e di non introdurli entro le porte di Gerusalemme in giorno di sabato, io accenderò un fuoco alle sue porte; esso divorerà i palazzi di Gerusalemme e mai si estinguerà". 18 1Questa parola fu rivolta a Geremia da parte del Signore: 2"Prendi e scendi nella bottega del vasaio; là ti farò udire la mia parola". 3Io sono sceso nella bottega del vasaio ed ecco, egli stava lavorando al tornio. 4Ora, se si guastava il vaso che egli stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli rifaceva con essa un altro vaso, come ai suoi occhi pareva giusto. 5Allora mi fu rivolta la parola del Signore: 6"Forse non potrei agire con voi, casa di Israele, come questo vasaio? Oracolo del Signore. Ecco, come l'argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa di Israele. 7Talvolta nei riguardi di un popolo o di un regno io decido di sradicare, di abbattere e di distruggere; 8ma se questo popolo, contro il quale avevo parlato, si converte dalla sua malvagità, io mi pento del male che avevo pensato di fargli. 9Altra volta nei riguardi di un popolo o di un regno io decido di edificare e di piantare; 10ma se esso compie ciò che è male ai miei occhi non ascoltando la mia voce, io mi pentirò del bene che avevo promesso di fargli. 11Ora annunzia, dunque, agli uomini di Giuda e agli abitanti di Gerusalemme: Dice il Signore: Ecco preparo contro di voi una calamità e medito contro di voi un progetto. Su, abbandonate la vostra condotta perversa, migliorate le vostre abitudini e le vostre azioni". 12Ma essi diranno: "È inutile, noi vogliamo seguire i nostri progetti; ognuno di noi agirà secondo la caparbietà del suo cuore malvagio". 13Perciò così dice il Signore: "Informatevi tra le nazioni: chi ha mai udito cose simili? Enormi, orribili cose ha commesso la vergine di Israele. 14Scompare forse dalle alte rocce la neve del Libano? Forse si inaridiscono le acque delle montagne che scorrono gelide? 15Eppure il mio popolo mi ha dimenticato; essi offrono incenso a un idolo vano. Così hanno inciampato nelle loro strade, nei sentieri di una volta, per camminare su viottoli, per una via non appianata. 16Il loro paese è una desolazione, un oggetto di scherno perenne. Chiunque passa ne rimarrà stupito e scuoterà il capo. 17Come fa il vento d'oriente io li disperderò davanti al loro nemico. Mostrerò loro le spalle e non il volto nel giorno della loro rovina". 18Ora essi dissero: "Venite e tramiamo insidie contro Geremia, perché la legge non verrà meno ai sacerdoti, né il consiglio ai saggi, né l'oracolo ai profeti. Venite, colpiamolo per la sua lingua e non badiamo a tutte le sue parole". 19Prestami ascolto, Signore, e odi la voce dei miei avversari. 20Si rende forse male per bene? Poiché essi hanno scavato una fossa alla mia vita. Ricordati quando mi presentavo a te, per parlare in loro favore, per stornare da loro la tua ira. 21Abbandona perciò i loro figli alla fame, gettali in potere della spada; le loro donne restino senza figli e vedove, i loro uomini siano colpiti dalla morte e i loro giovani uccisi dalla spada in battaglia. 22Si odano grida dalle loro case, quando improvvisa tu farai piombare su di loro una torma di briganti, poiché hanno scavato una fossa per catturarmi e hanno teso lacci ai miei piedi. 23Ma tu conosci, Signore, ogni loro progetto di morte contro di me; non lasciare impunita la loro iniquità e non cancellare il loro peccato dalla tua presenza. Inciampino alla tua presenza; al momento del tuo sdegno agisci contro di essi! 19 1Così disse il Signore a Geremia: "Va' a comprarti una brocca di terracotta; prendi alcuni anziani del popolo e alcuni sacerdoti con te 2ed esci nella valle di Ben-Hinnòn, che è all'ingresso della Porta dei cocci. Là proclamerai le parole che io ti dirò. 3Riferirai: Ascoltate la parola del Signore, o re di Giuda e abitanti di Gerusalemme. Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco io manderò su questo luogo una sventura tale che risuonerà negli orecchi di chiunque la udrà, 4poiché mi hanno abbandonato e hanno destinato ad altro questo luogo per sacrificarvi ad altri dèi, che né essi né i loro padri né i re di Giuda conoscevano. Essi hanno riempito questo luogo di sangue innocente; 5hanno edificato alture a Baal per bruciare nel fuoco i loro figli come olocausti a Baal. Questo io non ho comandato, non ne ho mai parlato, non mi è mai venuto in mente. 6Perciò, ecco, verranno giorni – dice il Signore – nei quali questo luogo non si chiamerà più Tofet e valle di Ben-Hinnòn, ma piuttosto valle della Strage. 7Io renderò vani i piani di Giuda e di Gerusalemme in questo luogo. Li farò cadere di spada davanti ai loro nemici e per mezzo di coloro che attentano alla loro vita e darò i loro cadaveri in pasto agli uccelli dell'aria e alle bestie selvatiche. 8Ridurrò questa città a una desolazione e a oggetto di scherno; quanti le passeranno vicino resteranno stupiti e fischieranno davanti a tutte le sue ferite. 9Farò loro mangiare la carne dei figli e la carne delle figlie; si divoreranno tra di loro durante l'assedio e l'angoscia in cui li stringeranno i nemici e quanti attentano alla loro vita. 10Tu poi, spezzerai la brocca sotto gli occhi degli uomini che saranno venuti con te 11e riferirai loro: Così dice il Signore degli eserciti: Spezzerò questo popolo e questa città, così come si spezza un vaso di terracotta, che non si può più accomodare. Allora si seppellirà perfino in Tofet, perché non ci sarà più spazio per seppellire. 12Così farò – dice il Signore – riguardo a questo luogo e ai suoi abitanti, rendendo questa città come Tofet. 13Le case di Gerusalemme e le case dei re di Giuda saranno impure come il luogo di Tofet; cioè tutte le case, sui tetti delle quali essi bruciavano incenso a tutta la milizia del cielo e facevano libazioni ad altri dèi". 14Quando Geremia tornò da Tofet dove il Signore lo aveva mandato a profetizzare, si fermò nell'atrio del tempio del Signore e disse a tutto il popolo: 15"Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco io manderò su questa città e su tutte le sue borgate tutto il male che le ho preannunziato, perché essi si sono intestarditi, rifiutandosi di ascoltare le mie parole". 20 1Pascùr figlio di Immèr, sacerdote e sovrintendente-capo del tempio, udì Geremia predire tutte queste cose. 2Pascùr fece fustigare il profeta Geremia e quindi lo mise in ceppi nella prigione che si trovava presso la porta superiore di Beniamino, nel tempio del Signore. 3Quando poi il giorno dopo Pascùr fece liberare dai ceppi Geremia, questi gli disse: "Il Signore non ti chiama più Pascùr, ma Terrore all'intorno". 4Perché così dice il Signore: "Ecco io darò in preda al terrore te e tutti i tuoi cari; essi cadranno per la spada dei loro nemici e i tuoi occhi lo vedranno. Metterò tutto Giuda nelle mani del re di Babilonia, il quale li deporterà a Babilonia e li colpirà di spada. 5Consegnerò tutte le ricchezze di questa città e tutti i suoi prodotti, tutti gli oggetti preziosi e tutti i tesori dei re di Giuda in mano ai suoi nemici, i quali li saccheggeranno e li prenderanno e li trasporteranno a Babilonia. 6Tu, Pascùr, e tutti gli abitanti della tua casa andrete in schiavitù; andrai a Babilonia, là morirai e là sarai sepolto, tu e tutti i tuoi cari, ai quali hai predetto menzogne". 7Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di scherno ogni giorno; ognuno si fa beffe di me. 8Quando parlo, devo gridare, devo proclamare: "Violenza! Oppressione!". Così la parola del Signore è diventata per me motivo di obbrobrio e di scherno ogni giorno. 9Mi dicevo: "Non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome!". Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo. 10Sentivo le insinuazioni di molti: "Terrore all'intorno! Denunciatelo e lo denunceremo". Tutti i miei amici spiavano la mia caduta: "Forse si lascerà trarre in inganno, così noi prevarremo su di lui, ci prenderemo la nostra vendetta". 11Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori cadranno e non potranno prevalere; saranno molto confusi perché non riusciranno, la loro vergogna sarà eterna e incancellabile. 12Signore degli eserciti, che provi il giusto e scruti il cuore e la mente, possa io vedere la tua vendetta su di essi; poiché a te ho affidato la mia causa! 13Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori. 14Maledetto il giorno in cui nacqui; il giorno in cui mia madre mi diede alla luce non sia mai benedetto. 15Maledetto l'uomo che portò la notizia a mio padre, dicendo: "Ti è nato un figlio maschio", colmandolo di gioia. 16Quell'uomo sia come le città che il Signore ha demolito senza compassione. Ascolti grida al mattino e rumori di guerra a mezzogiorno, 17perché non mi fece morire nel grembo materno; mia madre sarebbe stata la mia tomba e il suo grembo gravido per sempre. 18Perché mai sono uscito dal seno materno per vedere tormenti e dolore e per finire i miei giorni nella vergogna? 21 1Questa parola fu rivolta a Geremia dal Signore quando il re Sedecìa gli mandò il sacerdote Pascùr figlio di Malchìa, e Sofonìa figlio di Maasìa, per dirgli: 2"Intercedi per noi presso il Signore perché Nabucodònosor re di Babilonia ci muove guerra; forse il Signore compirà a nostro vantaggio qualcuno dei suoi tanti prodigi, così che egli si allontani da noi". 3Geremia rispose loro: "Riferite a Sedecìa: 4Così dice il Signore, Dio di Israele: Ecco io farò rientrare le armi di guerra, che sono nelle vostre mani, con le quali combattete il re di Babilonia e i Caldei che vi assediano fuori delle mura e le radunerò in mezzo a questa città. 5Io stesso combatterò contro di voi con mano tesa e con braccio potente, con ira, furore e grande sdegno. 6Percuoterò gli abitanti di questa città, uomini e bestie; essi moriranno di una grave peste. 7Dopo ciò – dice il Signore – io consegnerò Sedecìa, re di Giuda, i suoi ministri e il popolo, che saranno scampati in questa città dalla peste, dalla spada e dalla fame, in potere di Nabucodònosor, re di Babilonia, in potere dei loro nemici e in potere di coloro che attentano alla loro vita. Egli li passerà a fil di spada; non avrà pietà di loro, non li perdonerà né risparmierà. 8Riferirai a questo popolo: Dice il Signore: Ecco, io vi metto davanti la via della vita e la via della morte. 9Chi rimane in questa città morirà di spada, di fame e di peste; chi uscirà e si consegnerà ai Caldei che vi cingono d'assedio, vivrà e gli sarà lasciata la vita come suo bottino. 10Poiché io ho volto la faccia contro questa città a suo danno e non a suo bene. Oracolo del Signore. Essa sarà messa nelle mani del re di Babilonia, il quale la brucerà con il fuoco". 11Alla casa del re di Giuda dirai: "Ascoltate la parola del Signore! 12Casa di Davide, così dice il Signore: Amministrate la giustizia ogni mattina e liberate l'oppresso dalla mano dell'oppressore, se no la mia ira divamperà come fuoco, si accenderà e nessuno potrà spegnerla, a causa della malvagità delle vostre azioni. 13Eccomi a te, o abitatrice della valle, roccia nella pianura, dice il Signore. Voi che dite: Chi scenderà contro di noi? Chi entrerà nelle nostre dimore? 14Io vi punirò come meritano le vostre opere – dice il Signore – e accenderò il fuoco nel suo bosco, che divorerà tutti i suoi dintorni". 22 1Così dice il Signore: "Scendi nella casa del re di Giuda e là proclama questo messaggio. 2Tu dirai: Ascolta la parola del Signore, o re di Giuda che siedi sul trono di Davide, tu, i tuoi ministri e il tuo popolo, che entrano per queste porte. 3Dice il Signore: Praticate il diritto e la giustizia, liberate l'oppresso dalle mani dell'oppressore, non fate violenza e non opprimete il forestiero, l'orfano e la vedova, e non spargete sangue innocente in questo luogo. 4Se osserverete lealmente quest'ordine, entreranno ancora per le porte di questa casa i re che siederanno sul trono di Davide, montati su carri e cavalli, essi, i loro ministri e il loro popolo. 5Ma se non ascolterete queste parole, io lo giuro per me stesso – parola del Signore – questa casa diventerà una rovina. 6Poiché così dice il Signore riguardo alla casa del re di Giuda: Come Gàlaad eri per me, come le vette del Libano; ma io ti ridurrò a deserto, a città disabitata. 7Io preparerò contro di te i distruttori, ognuno con le armi. Essi abbatteranno i migliori dei tuoi cedri, li getteranno nel fuoco. 8Molte genti passeranno su questa città e si diranno l'un l'altro: Perché il Signore ha trattato così questa grande città? 9E risponderanno: Perché essi hanno abbandonato l'alleanza del Signore, loro Dio, hanno adorato altri dèi e li hanno serviti". 10Non piangete sul morto e non fate lamenti per lui, ma piangete amaramente su chi parte, perché non tornerà più, non rivedrà il paese natio. 11Poiché dice il Signore riguardo a Sallùm figlio di Giosia, re di Giuda, che regna al posto di Giosia suo padre: "Chi esce da questo luogo non vi farà più ritorno, 12ma morirà nel luogo dove lo condurranno prigioniero e non rivedrà più questo paese". 13Guai a chi costruisce la casa senza giustizia e il piano di sopra senza equità, che fa lavorare il suo prossimo per nulla, senza dargli la paga, 14e dice: "Mi costruirò una casa grande con spazioso piano di sopra" e vi apre finestre e la riveste di tavolati di cedro e la dipinge di rosso. 15Forse tu agisci da re perché ostenti passione per il cedro? Forse tuo padre non mangiava e beveva? Ma egli praticava il diritto e la giustizia e tutto andava bene. 16Egli tutelava la causa del povero e del misero e tutto andava bene; questo non significa infatti conoscermi? Oracolo del Signore. 17I tuoi occhi e il tuo cuore, invece, non badano che al tuo interesse, a spargere sangue innocente, a commettere violenza e angherie. 18Per questo così dice il Signore su Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda: "Non faranno il lamento per lui, dicendo: Ahi, fratello mio! Ahi, sorella! Non faranno il lamento per lui, dicendo: Ahi, signore! Ahi, maestà! 19Sarà sepolto come si seppellisce un asino, lo trascineranno e lo getteranno al di là delle porte di Gerusalemme". 20Sali sul Libano e grida e sul Basàn alza la voce; grida dagli Abarìm, perché tutti i tuoi amanti sono abbattuti. 21Ti parlai al tempo della tua tranquilla prosperità, ma tu dicesti: "Io non voglio ascoltare". Tale è stata la tua condotta fin dalla giovinezza: non hai ascoltato la mia voce. 22Tutti i tuoi pastori saranno pascolo del vento e i tuoi amanti andranno schiavi. Allora ti dovrai vergognare ed essere confusa, a causa di tutte le tue iniquità. 23Tu che dimori sul Libano, che ti sei fatta il nido tra i cedri, come gemerai quando ti coglieranno le doglie, dolori come di partoriente! 24"Per la mia vita – oracolo del Signore – anche se Conìa figlio di Ioiakìm, re di Giuda, fosse un anello da sigillo nella mia destra, io me lo strapperei. 25Ti metterò nelle mani di chi attenta alla tua vita, nelle mani di coloro che tu temi, nelle mani di Nabucodònosor re di Babilonia e nelle mani dei Caldei. 26 Sbalzerò te e tua madre che ti ha generato in un paese dove non siete nati e là morirete. 27Ma nel paese in cui brameranno tornare, là non torneranno. 28È forse questo Conìa un vaso spregevole, rotto, oppure un vaso che non piace più a nessuno? Perché sono dunque scacciati, egli e la sua discendenza, e gettati in un paese che non conoscono?". 29Terra, terra, terra! Ascolta la parola del Signore! 30Dice il Signore: "Registrate quest'uomo come uno senza figli, un uomo che non ha successo nella sua vita, perché nessuno della sua stirpe avrà la fortuna di sedere sul trono di Davide né di regnare ancora su Giuda". 23 1"Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo". Oracolo del Signore. 2Perciò dice il Signore, Dio di Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: "Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io mi occuperò di voi e della malvagità delle vostre azioni. Oracolo del Signore. 3Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho lasciate scacciare e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. 4Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; di esse non ne mancherà neppure una". Oracolo del Signore. 5"Ecco, verranno giorni – dice il Signore – nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. 6Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele starà sicuro nella sua dimora; questo sarà il nome con cui lo chiameranno: Signore-nostra-giustizia. 7Pertanto, ecco, verranno giorni – dice il Signore – nei quali non si dirà più: Per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dal paese d'Egitto, 8ma piuttosto: Per la vita del Signore che ha fatto uscire e che ha ricondotto la discendenza della casa di Israele dalla terra del settentrione e da tutte le regioni dove li aveva dispersi; costoro dimoreranno nella propria terra". 9Contro i profeti. Mi si spezza il cuore nel petto, tremano tutte le mie membra, sono come un ubriaco e come chi è inebetito dal vino, a causa del Signore e a causa delle sue sante parole. 10"Poiché il paese è pieno di adùlteri; a causa della maledizione tutto il paese è in lutto, si sono inariditi i pascoli della steppa. Il loro fine è il male e la loro forza è l'ingiustizia. 11Perfino il profeta, perfino il sacerdote sono empi, perfino nella mia casa ho trovato la loro malvagità. Oracolo del Signore. 12Perciò la loro strada sarà per essi come sentiero sdrucciolevole, saranno sospinti nelle tenebre e cadranno in esse, poiché io manderò su di essi la sventura, nell'anno del loro castigo. Oracolo del Signore. 13Tra i profeti di Samaria io ho visto cose stolte. Essi profetavano in nome di Baal e traviavano il mio popolo Israele. 14Ma tra i profeti di Gerusalemme ho visto cose nefande: commettono adultéri e praticano la menzogna, danno mano ai malfattori, sì che nessuno si converte dalla sua malvagità; per me sono tutti come Sòdoma e i suoi abitanti come Gomorra". 15Perciò dice il Signore degli eserciti contro i profeti: "Ecco farò loro ingoiare assenzio e bere acque avvelenate, perché dai profeti di Gerusalemme l'empietà si è sparsa su tutto il paese". 16Così dice il Signore degli eserciti: "Non ascoltate le parole dei profeti che profetizzano per voi; essi vi fanno credere cose vane, vi annunziano fantasie del loro cuore, non quanto viene dalla bocca del Signore. 17Essi dicono a coloro che disprezzano la parola del Signore: Voi avrete la pace! e a quanti seguono la caparbietà del loro cuore dicono: Non vi coglierà la sventura. 18Ma chi ha assistito al consiglio del Signore, chi l'ha visto e ha udito la sua parola? Chi ha ascoltato la sua parola e vi ha obbedito? 19Ecco la tempesta del Signore, il suo furore si scatena, una tempesta travolgente si abbatte sul capo dei malvagi. 20Non cesserà l'ira del Signore, finché non abbia compiuto e attuato i progetti del suo cuore. Alla fine dei giorni comprenderete tutto! 21Io non ho inviato questi profeti ed essi corrono; non ho parlato a loro ed essi profetizzano. 22Se hanno assistito al mio consiglio, facciano udire le mie parole al mio popolo e li distolgano dalla loro condotta perversa e dalla malvagità delle loro azioni. 23Sono io forse Dio solo da vicino – dice il Signore – e non anche Dio da lontano? 24Può forse nascondersi un uomo nei nascondigli senza che io lo veda? Non riempio io il cielo e la terra? Parola del Signore. 25Ho sentito quanto affermano i profeti che predicono in mio nome menzogne: Ho avuto un sogno, ho avuto un sogno. 26Fino a quando ci saranno nel mio popolo profeti che predicono la menzogna e profetizzano gli inganni del loro cuore? 27Essi credono di far dimenticare il mio nome al mio popolo con i loro sogni, che si raccontano l'un l'altro, come i loro padri dimenticarono il mio nome per Baal! 28Il profeta che ha avuto un sogno racconti il suo sogno; chi ha udito la mia parola annunzi fedelmente la mia parola. Che cosa ha in comune la paglia con il grano? Oracolo del Signore. 29La mia parola non è forse come il fuoco – oracolo del Signore – e come un martello che spacca la roccia? 30Perciò, eccomi contro i profeti – oracolo del Signore – i quali si rubano gli uni gli altri le mie parole. 31Eccomi contro i profeti – oracolo del Signore – che muovono la lingua per dare oracoli. 32Eccomi contro i profeti di sogni menzogneri – dice il Signore – che li raccontano e traviano il mio popolo con menzogne e millanterie. Io non li ho inviati né ho dato alcun ordine; essi non gioveranno affatto a questo popolo". Parola del Signore. 33Quando dunque questo popolo o un profeta o un sacerdote ti domanderà: "Qual è il peso del messaggio del Signore?", tu riferirai loro: "Voi siete il peso del Signore! Io vi rigetterò". Parola del Signore. 34E il profeta o il sacerdote o il popolo che dica: "Peso del Signore!", io lo punirò nella persona e nella famiglia. 35Direte l'uno all'altro: "Che cosa ha risposto il Signore?" e: "Che cosa ha detto il Signore?". 36Non farete più menzione di peso del Signore, altrimenti per chiunque la sua stessa parola sarà considerata un peso per avere travisato le parole del Dio vivente, del Signore degli eserciti, nostro Dio. 37Così dirai al profeta: "Che cosa ti ha risposto il Signore?" e: "Che cosa ha detto il Signore?". 38Ma se direte "Peso del Signore", allora così parla il Signore: "Poiché ripetete: Peso del Signore, mentre vi avevo ordinato di non dire più: Peso del Signore, 39ecco, proprio per questo, io mi caricherò di voi come di un peso e getterò lontano dal mio volto voi e la città che ho dato a voi e ai vostri padri. 40Vi coprirò di obbrobrio perenne e di confusione perenne, che non sarà mai dimenticata". 24 1Il Signore mi mostrò due canestri di fichi posti davanti al tempio, dopo che Nabucodònosor re di Babilonia aveva deportato da Gerusalemme Ieconia figlio di Ioiakìm re di Giuda, i capi di Giuda, gli artigiani e i fabbri e li aveva condotti a Babilonia. 2Un canestro era pieno di fichi molto buoni, come i fichi primaticci, mentre l'altro canestro era pieno di fichi cattivi, così cattivi che non si potevano mangiare. 3Il Signore mi disse: "Che cosa vedi, Geremia?". Io risposi: "Fichi; i fichi buoni sono molto buoni, i cattivi sono molto cattivi, tanto cattivi che non si possono mangiare". 4Allora mi fu rivolta questa parola del Signore: 5"Dice il Signore Dio di Israele: Come si ha riguardo di questi fichi buoni, così io avrò riguardo, per il loro bene, dei deportati di Giuda che ho fatto andare da questo luogo nel paese dei Caldei. 6Io poserò lo sguardo sopra di loro per il loro bene; li ricondurrò in questo paese, li ristabilirò fermamente e non li demolirò; li pianterò e non li sradicherò mai più. 7Darò loro un cuore capace di conoscermi, perché io sono il Signore; essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio, se torneranno a me con tutto il cuore. 8Come invece si trattano i fichi cattivi, che non si possono mangiare tanto sono cattivi – così parla il Signore – così io farò di Sedecìa re di Giuda, dei suoi capi e del resto di Gerusalemme, ossia dei superstiti in questo paese, e di coloro che abitano nel paese d'Egitto. 9Li renderò oggetto di spavento per tutti i regni della terra, l'obbrobrio, la favola, lo zimbello e la maledizione in tutti i luoghi dove li scaccerò. 10Manderò contro di loro la spada, la fame e la peste finché non scompariranno dal paese che io diedi a loro e ai loro padri". 25 1Questa parola fu rivolta a Geremia per tutto il popolo di Giuda nel quarto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda – cioè nel primo anno di Nabucodònosor re di Babilonia –. 2Il profeta Geremia l'annunciò a tutto il popolo di Giuda e a tutti gli abitanti di Gerusalemme dicendo: 3"Dall'anno decimoterzo di Giosia figlio di Amòn, re di Giuda, fino ad oggi sono ventitré anni che mi è stata rivolta la parola del Signore e io ho parlato a voi premurosamente e continuamente, ma voi non avete ascoltato. 4Il Signore vi ha inviato con assidua premura tutti i suoi servi, i profeti, ma voi non avete ascoltato e non avete prestato orecchio per ascoltare 5quando vi diceva: Ognuno abbandoni la sua condotta perversa e le sue opere malvage; allora potrete abitare nel paese che il Signore ha dato a voi e ai vostri padri dai tempi antichi e per sempre. 6Non seguite altri dèi per servirli e adorarli e non provocatemi con le opere delle vostre mani e io non vi farò del male. 7Ma voi non mi avete ascoltato – dice il Signore – e mi avete provocato con l'opera delle vostre mani per vostra disgrazia. 8Per questo dice il Signore degli eserciti: Poiché non avete ascoltato le mie parole, 9ecco manderò a prendere tutte le tribù del settentrione, le manderò contro questo paese, contro i suoi abitanti e contro tutte le nazioni confinanti, voterò costoro allo sterminio e li ridurrò a oggetto di orrore, a scherno e a obbrobrio perenne. 10Farò cessare in mezzo a loro le grida di gioia e le voci di allegria, la voce dello sposo e quella della sposa, il rumore della mola e il lume della lampada. 11Tutta questa regione sarà abbandonata alla distruzione e alla desolazione e queste genti resteranno schiave del re di Babilonia per settanta anni. 12Quando saranno compiuti i settanta anni, io punirò il re di Babilonia e quel popolo – dice il Signore – per i loro delitti, punirò il paese dei Caldei e lo ridurrò a una desolazione perenne. 13Manderò dunque a effetto su questo paese tutte le parole che ho pronunziate a suo riguardo, quanto è scritto in questo libro, ciò che Geremia aveva predetto contro tutte le nazioni. 14Nazioni numerose e re potenti ridurranno in schiavitù anche costoro, e così li ripagherò secondo le loro azioni, secondo le opere delle loro mani". 15Così mi disse il Signore, Dio di Israele: "Prendi dalla mia mano questa coppa di vino della mia ira e falla bere a tutte le nazioni alle quali ti invio, 16perché ne bevano, ne restino inebriate ed escano di senno dinanzi alla spada che manderò in mezzo a loro". 17Presi dunque la coppa dalle mani del Signore e la diedi a bere a tutte le nazioni alle quali il Signore mi aveva inviato: 18a Gerusalemme e alle città di Giuda, ai suoi re e ai suoi capi, per abbandonarli alla distruzione, alla desolazione, all'obbrobrio e alla maledizione, come avviene ancor oggi; 19anche al faraone re d'Egitto, ai suoi ministri, ai suoi nobili e a tutto il suo popolo; 20alla gente d'ogni razza e a tutti i re del paese di Uz, a tutti i re del paese dei Filistei, ad Ascalòn, a Gaza, a Ekròn e ai superstiti di Asdòd, 21a Edom, a Moab e agli Ammoniti, 22a tutti i re di Tiro e a tutti i re di Sidòne e ai re dell'isola che è al di là del mare, 23a Dedan, a Tema, a Buz e a quanti si radono l'estremità delle tempie, 24a tutti i re degli Arabi che abitano nel deserto, 25a tutti i re di Zimrì, a tutti i re dell'Elam e a tutti i re della Media, 26a tutti i re del settentrione, vicini e lontani, agli uni e agli altri e a tutti i regni che sono sulla terra; il re di Sesàch berrà dopo di essi. 27"Tu riferirai loro: Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Bevete e inebriatevi, vomitate e cadete senza rialzarvi davanti alla spada che io mando in mezzo a voi. 28Se poi rifiuteranno di prendere dalla tua mano il calice da bere, tu dirai loro: Dice il Signore degli eserciti: Certamente berrete! 29Se io comincio a castigare proprio la città che porta il mio nome, pretendete voi di rimanere impuniti? No, impuniti non resterete, perché io chiamerò la spada su tutti gli abitanti della terra. Oracolo del Signore degli eserciti. 30Tu preannunzierai tutte queste cose e dirai loro: Il Signore ruggisce dall'alto, dalla sua santa dimora fa udire il suo tuono; alza il suo ruggito contro la prateria, manda grida di giubilo come i pigiatori delle uve, contro tutti gli abitanti del paese. 31Il rumore giunge fino all'estremità della terra, perché il Signore viene a giudizio con le nazioni; egli istruisce il giudizio riguardo a ogni uomo, abbandona gli empi alla spada. Parola del Signore. 32Dice il Signore degli eserciti: Ecco, la sventura passa di nazione in nazione, un grande turbine si alza dall'estremità della terra. 33In quel giorno i colpiti dal Signore si troveranno da un'estremità all'altra della terra; non saranno pianti né raccolti né sepolti, ma saranno come letame sul suolo. 34Urlate, pastori, gridate, rotolatevi nella polvere, capi del gregge! Perché sono compiuti i giorni per il vostro macello; stramazzerete come scelti montoni. 35Non ci sarà rifugio per i pastori né scampo per i capi del gregge. 36Sentite le grida dei pastori, gli urli delle guide del gregge, perché il Signore distrugge il loro pascolo; 37sono devastati i prati tranquilli a causa dell'ardente ira del Signore. 38Il leone abbandona la sua tana, poiché il loro paese è una desolazione a causa della spada devastatrice e a causa della sua ira ardente". 26 1All'inizio del regno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda, fu rivolta a Geremia questa parola da parte del Signore. 2Disse il Signore: "Va' nell'atrio del tempio del Signore e riferisci a tutte le città di Giuda che vengono per adorare nel tempio del Signore tutte le parole che ti ho comandato di annunziare loro; non tralasciare neppure una parola. 3Forse ti ascolteranno e ognuno abbandonerà la propria condotta perversa; in tal caso disdirò tutto il male che pensavo di fare loro a causa della malvagità delle loro azioni. 4Tu dirai dunque loro: Dice il Signore: Se non mi ascolterete, se non camminerete secondo la legge che ho posto davanti a voi 5e se non ascolterete le parole dei profeti miei servi che ho inviato a voi con costante premura, ma che voi non avete ascoltato, 6io ridurrò questo tempio come quello di Silo e farò di questa città un esempio di maledizione per tutti i popoli della terra". 7I sacerdoti, i profeti e tutto il popolo udirono Geremia che diceva queste parole nel tempio del Signore. 8Ora, quando Geremia finì di riferire quanto il Signore gli aveva comandato di dire a tutto il popolo, i sacerdoti e i profeti lo arrestarono dicendo: "Devi morire! 9Perché hai predetto nel nome del Signore: Questo tempio diventerà come Silo e questa città sarà devastata, disabitata?". Tutto il popolo si radunò contro Geremia nel tempio del Signore. 10I capi di Giuda vennero a sapere queste cose e salirono dalla reggia nel tempio del Signore e sedettero all'ingresso della Porta Nuova del tempio del Signore. 11Allora i sacerdoti e i profeti dissero ai capi e a tutto il popolo: "Una sentenza di morte merita quest'uomo, perché ha profetizzato contro questa città come avete udito con i vostri orecchi!". 12Ma Geremia rispose a tutti i capi e a tutto il popolo: "Il Signore mi ha mandato a profetizzare contro questo tempio e contro questa città le cose che avete ascoltate. 13Or dunque migliorate la vostra condotta e le vostre azioni e ascoltate la voce del Signore vostro Dio e il Signore ritratterà il male che ha annunziato contro di voi. 14Quanto a me, eccomi in mano vostra, fate di me come vi sembra bene e giusto; 15ma sappiate bene che, se voi mi ucciderete, attirerete sangue innocente su di voi, su questa città e sui suoi abitanti, perché il Signore mi ha veramente inviato a voi per esporre ai vostri orecchi tutte queste cose". 16I capi e tutto il popolo dissero ai sacerdoti e ai profeti: "Non ci deve essere sentenza di morte per quest'uomo, perché ci ha parlato nel nome del Signore nostro Dio". 17Allora si alzarono alcuni anziani del paese e dissero a tutta l'assemblea del popolo: 18"Michea il Morastita, che profetizzava al tempo di Ezechia, re di Giuda, affermò a tutto il popolo di Giuda: Dice il Signore degli eserciti: Sion sarà arata come un campo, Gerusalemme diventerà un cumulo di rovine, il monte del tempio un'altura boscosa! 19Forse Ezechia re di Giuda e tutti quelli di Giuda lo uccisero? Non temettero piuttosto il Signore e non placarono il volto del Signore e così il Signore disdisse il male che aveva loro annunziato? Noi, invece, stiamo per commettere una grave iniquità a nostro danno". 20C'era anche un altro uomo che profetizzava nel nome del Signore, Uria figlio di Semaià da Kiriat-Iearìm; egli profetizzò contro questa città e contro questo paese con parole simili a quelle di Geremia. 21Il re Ioiakìm, tutti i suoi prodi e tutti i magistrati udirono le sue parole e il re cercò di ucciderlo, ma Uria lo venne a sapere e per timore fuggì andandosene in Egitto. 22Allora il re Ioiakìm inviò in Egitto uomini come Elnatàn figlio di Acbòr, e altri con lui. 23Costoro fecero uscire dall'Egitto Uria e lo condussero al re Ioiakìm che lo fece uccidere di spada e fece gettare il suo cadavere nelle fosse della gente del popolo. 24Ma la mano di Achikàm figlio di Safàn fu a favore di Geremia, perché non lo consegnassero in potere del popolo per metterlo a morte. 27 1Al principio del regno di Sedecìa figlio di Giosia, re di Giuda, fu rivolta questa parola a Geremia da parte del Signore. 2Mi dice il Signore: "Procùrati capestri e un giogo e mettili sul tuo collo. 3Quindi manda un messaggio al re di Edom, al re di Moab, al re degli Ammoniti, al re di Tiro e al re di Sidòne per mezzo dei loro messaggeri venuti a Gerusalemme da Sedecìa, re di Giuda, 4e affida loro questo mandato per i loro signori: Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele, così parlerete ai vostri signori: 5Io ho fatto la terra, l'uomo e gli animali che sono sulla terra, con grande potenza e con braccio potente e li do a chi mi piace. 6Ora ho consegnato tutte quelle regioni in potere di Nabucodònosor re di Babilonia, mio servo; a lui ho consegnato perfino le bestie selvatiche perché lo servano. 7Tutte le nazioni saranno soggette a lui, a suo figlio e al nipote, finché anche per il suo paese non verrà il momento. Allora molte nazioni e re potenti lo assoggetteranno. 8La nazione o il regno che non si assoggetterà a lui, Nabucodònosor, re di Babilonia, e che non sottoporrà il collo al giogo del re di Babilonia, io li punirò con la spada, la fame e la peste – dice il Signore – finché non li avrò consegnati in suo potere. 9Voi non date retta ai vostri profeti né ai vostri indovini né ai vostri sognatori né ai vostri maghi né ai vostri stregoni, che vi dicono: Non sarete soggetti al re di Babilonia! 10Costoro vi predicono menzogne per allontanarvi dal vostro paese e perché io vi disperda e così andiate in rovina. 11Invece io lascerò stare tranquilla sul proprio suolo – dice il Signore – la nazione che sottoporrà il collo al giogo del re di Babilonia e gli sarà soggetta; essa lo coltiverà e lo abiterà". 12A Sedecìa re di Giuda, io ho parlato proprio allo stesso modo: "Piegate il collo al giogo del re di Babilonia, siate soggetti a lui e al suo popolo e conserverete la vita. 13Perché tu e il tuo popolo vorreste morire di spada, di fame e di peste, come ha preannunziato il Signore per la nazione che non si assoggetterà al re di Babilonia? 14Non date retta alle parole dei profeti che vi dicono: Non sarete soggetti al re di Babilonia! perché essi vi predicono menzogne. 15Io infatti non li ho mandati – dice il Signore – ed essi predicono menzogne in mio nome; perciò io sarò costretto a disperdervi e così perirete voi e i profeti che vi fanno tali profezie". 16Ai sacerdoti e a tutto questo popolo ho detto: "Dice il Signore: Non ascoltate le parole dei vostri profeti che vi predicono che gli arredi del tempio del Signore saranno subito riportati da Babilonia, perché essi vi predicono menzogne. 17Non ascoltateli! Siate piuttosto soggetti al re di Babilonia e conserverete la vita. Perché questa città dovrebbe esser ridotta in una desolazione? 18Se quelli sono veri profeti e se la parola del Signore è con essi, intercedano dunque presso il Signore degli eserciti perché gli arredi rimasti nel tempio del Signore e nella casa del re di Giuda e a Gerusalemme non vadano a Babilonia". 19Così dice il Signore degli eserciti riguardo alle colonne, al mare di bronzo, alle basi e al resto degli arredi che sono ancora in questa città 20e che Nabucodònosor, re di Babilonia, non prese quando deportò Ieconia figlio di Ioiakìm, re di Giuda, da Gerusalemme in Babilonia con tutti i notabili di Giuda e di Gerusalemme. 21Dice dunque così il Signore degli eserciti, Dio di Israele, riguardo agli arredi rimasti nel tempio del Signore, nella casa del re di Giuda e a Gerusalemme: 22"Saranno portati a Babilonia e là rimarranno finché non li ricercherò – parola del Signore – e li porterò indietro e li riporrò in questo luogo". 28 1In quell'anno, all'inizio del regno di Sedecìa re di Giuda, nell'anno quarto, quinto mese, Anania figlio di Azzùr, il profeta di Gàbaon, mi riferì nel tempio del Signore sotto gli occhi dei sacerdoti e di tutto il popolo queste parole: 2"Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Io romperò il giogo del re di Babilonia! 3Entro due anni farò ritornare in questo luogo tutti gli arredi del tempio del Signore che Nabucodònosor, re di Babilonia, prese da questo luogo e portò in Babilonia. 4Farò ritornare in questo luogo – dice il Signore – Ieconia figlio di Ioiakìm, re di Giuda, con tutti i deportati di Giuda che andarono a Babilonia, poiché romperò il giogo del re di Babilonia". 5Il profeta Geremia rispose al profeta Anania, sotto gli occhi dei sacerdoti e di tutto il popolo che stavano nel tempio del Signore. 6Il profeta Geremia disse: "Così sia! Così faccia il Signore! Voglia il Signore realizzare le cose che hai predette, facendo ritornare gli arredi nel tempio e tutti i deportati da Babilonia in questo luogo! 7Tuttavia ascolta ora la parola che sto per dire ai tuoi orecchi e agli orecchi di tutto il popolo. 8I profeti che furono prima di me e di te dai tempi antichissimi predissero contro molti paesi, contro regni potenti, guerra, fame e peste. 9Quanto al profeta che predice la pace, egli sarà riconosciuto come profeta mandato veramente dal Signore soltanto quando la sua parola si realizzerà". 10Allora il profeta Anania strappò il giogo dal collo del profeta Geremia e lo ruppe; 11Anania riferì a tutto il popolo: "Dice il Signore: A questo modo io romperò il giogo di Nabucodònosor re di Babilonia, entro due anni, sul collo di tutte le nazioni". Il profeta Geremia se ne andò per la sua strada. 12Ora, dopo che il profeta Anania ebbe rotto il giogo sul collo del profeta Geremia, la parola del Signore fu rivolta a Geremia: 13 "Va' e riferisci ad Anania: Così dice il Signore: Tu hai rotto un giogo di legno ma io, al suo posto, ne farò uno di ferro. 14Infatti, dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Io porrò un giogo di ferro sul collo di tutte queste nazioni perché siano soggette a Nabucodònosor, re di Babilonia". 15Allora il profeta Geremia disse al profeta Anania: "Ascolta, Anania! Il Signore non ti ha mandato e tu induci questo popolo a confidare nella menzogna; 16perciò dice il Signore: Ecco, ti mando via dal paese; quest'anno tu morirai, perché hai predicato la ribellione contro il Signore". 17Il profeta Anania morì in quello stesso anno, nel settimo mese. 29 1Queste sono le parole della lettera che il profeta Geremia mandò da Gerusalemme al resto degli anziani in esilio, ai sacerdoti, ai profeti e a tutto il resto del popolo che Nabucodònosor aveva deportato da Gerusalemme a Babilonia; la mandò 2dopo che il re Ieconia, la regina madre, i dignitari di corte, i capi di Giuda e di Gerusalemme, gli artigiani e i fabbri erano partiti da Gerusalemme. 3Fu recata per mezzo di Elasà figlio di Safàn e di Ghemarìa figlio di Chelkia, che Sedecìa re di Giuda aveva inviati a Nabucodònosor re di Babilonia, in Babilonia. Essa diceva: 4"Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele, a tutti gli esuli che ho fatto deportare da Gerusalemme a Babilonia: 5Costruite case e abitatele, piantate orti e mangiatene i frutti; 6prendete moglie e mettete al mondo figli e figlie, scegliete mogli per i figli e maritate le figlie; costoro abbiano figlie e figli. Moltiplicatevi lì e non diminuite. 7Cercate il benessere del paese in cui vi ho fatto deportare. Pregate il Signore per esso, perché dal suo benessere dipende il vostro benessere. 8Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Non vi traggano in errore i profeti che sono in mezzo a voi e i vostri indovini; non date retta ai sogni, che essi sognano. 9Poiché con inganno parlano come profeti a voi in mio nome; io non li ho inviati. Oracolo del Signore. 10Pertanto dice il Signore: Solamente quando saranno compiuti, riguardo a Babilonia, settanta anni, vi visiterò e realizzerò per voi la mia buona promessa di ricondurvi in questo luogo. 11Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo – dice il Signore – progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza. 12Voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudirò; 13mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore; 14mi lascerò trovare da voi – dice il Signore – cambierò in meglio la vostra sorte e vi radunerò da tutte le nazioni e da tutti i luoghi dove vi ho disperso – dice il Signore – vi ricondurrò nel luogo da dove vi ho fatto condurre in esilio. 15Certo voi dite: Il Signore ci ha suscitato profeti in Babilonia. 16Ebbene, queste le parole del Signore al re che siede sul trono di Davide e a tutto il popolo che abita in questa città, ai vostri fratelli che non sono partiti con voi nella deportazione; 17 dice il Signore degli eserciti: Ecco, io manderò contro di essi la spada, la fame e la peste e li renderò come i fichi guasti, che non si possono mangiare tanto sono cattivi. 18Li perseguiterò con la spada, la fame e la peste; li farò oggetto di orrore per tutti i regni della terra, oggetto di maledizione, di stupore, di scherno e di obbrobrio in tutte le nazioni nelle quali li ho dispersi, 19perché non hanno ascoltato le mie parole – dice il Signore – quando mandavo loro i miei servi, i profeti, con continua premura, eppure essi non hanno ascoltato. Oracolo del Signore. 20Voi però ascoltate la parola del Signore, voi deportati tutti, che io ho mandato da Gerusalemme a Babilonia. 21Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele, riguardo ad Acab figlio di Kolaià, e a Sedecìa figlio di Maasià, che vi predicono menzogne in mio nome: Ecco, li darò in mano a Nabucodònosor re di Babilonia, il quale li ucciderà sotto i vostri occhi. 22Da essi si trarrà una formula di maledizione in uso presso tutti i deportati di Giuda in Babilonia e si dirà: Il Signore ti tratti come Sedecìa e Acab, che il re di Babilonia fece arrostire sul fuoco! 23 Poiché essi hanno operato cose nefande in Gerusalemme, hanno commesso adulterio con le mogli del prossimo, hanno proferito in mio nome parole senza che io avessi dato loro alcun ordine. Io stesso lo so bene e ne sono testimone. Oracolo del Signore". 24 A Semaià il Nechelamita tu riferirai queste parole: 25 "Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Perché hai mandato in tuo nome lettere a tutto il popolo di Gerusalemme e a Sofonia figlio di Maasià, il sacerdote, e a tutti i sacerdoti, dicendo: 26Il Signore ti ha costituito sacerdote al posto del sacerdote Ioiadà, perché fossi sovrintendente nel tempio del Signore, per reprimere qualunque forsennato che vuol fare il profeta, ponendolo in ceppi e in catene. 27Orbene, perché non reprimi Geremia da Anatòt, che fa profezie fra di voi? 28Infatti egli ci ha mandato a dire in Babilonia: Sarà lunga la cosa! Edificate case e abitatele, piantate orti e mangiatene i frutti!". 29Il sacerdote Sofonia lesse questa lettera in presenza del profeta Geremia. 30Allora la parola del Signore fu rivolta a Geremia: 31"Invia questo messaggio a tutti i deportati: Così dice il Signore riguardo a Semaià il Nechelamita: Poiché Semaià ha parlato a voi come profeta mentre io non l'avevo mandato e vi ha fatto confidare nella menzogna, 32per questo dice il Signore: Ecco punirò Semaià il Nechelamita e la sua discendenza; nessuno dei suoi dimorerà in mezzo a questo popolo, né vedrà il bene che farò al mio popolo – dice il Signore – perché ha predicato la ribellione contro il Signore". 30 1Parola che fu rivolta a Geremia da parte del Signore: 2Dice il Signore, Dio di Israele: "Scriviti in un libro tutte le cose che ti dirò, 3perché, ecco, verranno giorni – dice il Signore – nei quali cambierò la sorte del mio popolo, di Israele e di Giuda – dice il Signore –; li ricondurrò nel paese che ho concesso ai loro padri e ne prenderanno possesso". 4Queste sono le parole che il Signore pronunziò per Israele e per Giuda: 5Così dice il Signore: "Si ode un grido di spavento, terrore, non pace. 6Informatevi e osservate se un maschio può partorire. Perché mai vedo tutti gli uomini con le mani sui fianchi come una partoriente? Perché ogni faccia è stravolta, impallidita? Ohimè! 7Perché grande è quel giorno, non ce n'è uno simile! Esso sarà un tempo di angoscia per Giacobbe, tuttavia egli ne uscirà salvato. 8In quel giorno – parola del Signore degli eserciti – romperò il giogo togliendolo dal suo collo, spezzerò le sue catene; non saranno più schiavi di stranieri. 9Essi serviranno il Signore loro Dio e Davide loro re, che io susciterò loro. 10Tu, poi, non temere, Giacobbe, mio servo. Oracolo del Signore. Non abbatterti, Israele, Poiché io libererò te dal paese lontano, la tua discendenza dal paese del suo esilio. Giacobbe ritornerà e godrà la pace, vivrà tranquillo e nessuno lo molesterà. 11Poiché io sono con te per salvarti, oracolo del Signore. Sterminerò tutte le nazioni in mezzo alle quali ti ho disperso; ma con te non voglio operare una strage; cioè ti castigherò secondo giustizia, non ti lascerò del tutto impunito". 12Così dice il Signore: "La tua ferita è incurabile, la tua piaga è molto grave. 13Per la tua piaga non ci sono rimedi, non si forma nessuna cicatrice. 14Tutti i tuoi amanti ti hanno dimenticato, non ti cercano più; poiché ti ho colpito come colpisce un nemico, con un castigo severo, per le tue grandi iniquità, per i molti tuoi peccati. 15Perché gridi per la ferita? Incurabile è la tua piaga. A causa della tua grande iniquità, dei molti tuoi peccati, io ti ho fatto questi mali. 16Però quanti ti divorano saranno divorati, i tuoi oppressori andranno tutti in schiavitù; i tuoi saccheggiatori saranno abbandonati al saccheggio e saranno oggetto di preda quanti ti hanno depredato. 17Farò infatti cicatrizzare la tua ferita e ti guarirò dalle tue piaghe. Parola del Signore. Poiché ti chiamano la ripudiata, o Sion, quella di cui nessuno si cura", 18Così dice il Signore. "Ecco, restaurerò la sorte delle tende di Giacobbe e avrò compassione delle sue dimore. La città sarà ricostruita sulle rovine e il palazzo sorgerà di nuovo al suo posto. 19Ne usciranno inni di lode, voci di gente festante. Li moltiplicherò e non diminuiranno, li onorerò e non saranno disprezzati, 20i loro figli saranno come una volta. la loro assemblea sarà stabile dinanzi a me; mentre punirò i loro avversari. 21Il loro capo sarà uno di essi e da essi uscirà il loro comandante; io lo farò avvicinare ed egli si accosterà a me. Poiché chi è colui che arrischia la vita per avvicinarsi a me? Oracolo del Signore. 22Voi sarete il mio popolo e io il vostro Dio. 23Ecco la tempesta del Signore, il suo furore si scatena, una tempesta travolgente; si abbatte sul capo dei malvagi. 24Non cesserà l'ira ardente del Signore, finché non abbia compiuto e attuato i progetti del suo cuore. Alla fine dei giorni lo comprenderete! 31 1In quel tempo – oracolo del Signore – io sarò Dio per tutte le tribù di Israele ed esse saranno il mio popolo". 2Così dice il Signore: "Ha trovato grazia nel deserto un popolo di scampati alla spada; Israele si avvia a una quieta dimora". 3Da lontano gli è apparso il Signore: "Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà. 4Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine di Israele. Di nuovo ti ornerai dei tuoi tamburi e uscirai fra la danza dei festanti. 5Di nuovo pianterai vigne sulle colline di Samaria; i piantatori, dopo aver piantato, raccoglieranno. 6Verrà il giorno in cui grideranno le vedette sulle montagne di Èfraim: Su, saliamo a Sion, andiamo dal Signore nostro Dio". 7Poiché dice il Signore: "Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: Il Signore ha salvato il suo popolo, un resto di Israele". 8Ecco, li riconduco dal paese del settentrione e li raduno all'estremità della terra; fra di essi sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente; ritorneranno qui in gran folla. 9Essi erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li condurrò a fiumi d'acqua per una strada diritta in cui non inciamperanno; perché io sono un padre per Israele, Èfraim è il mio primogenito. 10Ascoltate, popoli, la parola del Signore, annunziatela alle isole più lontane e dite: "Chi ha disperso Israele lo raduna e lo costudisce come un pastore il suo gregge", 11perché il Signore ha redento Giacobbe, lo ha riscattato dalle mani del più forte di lui. 12Verranno e canteranno inni sull'altura di Sion, affluiranno verso i beni del Signore, verso il grano, il mosto e l'olio, verso i nati dei greggi e degli armenti. Essi saranno come un giardino irrigato, non languiranno più. 13Allora si allieterà la vergine alla danza; i giovani e i vecchi gioiranno. Io cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni. 14Sazierò di delizie l'anima dei sacerdoti e il mio popolo abbonderà dei miei beni. Parola del Signore. 15Così dice il Signore: "Una voce si ode da Rama, lamento e pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, rifiuta d'essere consolata perché non sono più". 16Dice il Signore: "Trattieni la voce dal pianto, i tuoi occhi dal versare lacrime, perché c'è un compenso per le tue pene; essi torneranno dal paese nemico. 17C'è una speranza per la tua discendenza: i tuoi figli ritorneranno entro i loro confini. 18Ho udito Èfraim rammaricarsi: Tu mi hai castigato e io ho subito il castigo come un giovenco non domato. Fammi ritornare e io ritornerò, perché tu sei il Signore mio Dio. 19Dopo il mio smarrimento, mi sono pentito; dopo essermi ravveduto, mi sono battuto l'anca. Mi sono vergognato e ne provo confusione, perché porto l'infamia della mia giovinezza. 20Non è forse Èfraim un figlio caro per me, un mio fanciullo prediletto? Infatti dopo averlo minacciato, me ne ricordo sempre più vivamente. Per questo le mie viscere si commuovono per lui, provo per lui profonda tenerezza". Oracolo del Signore. 21Pianta dei cippi, metti pali indicatori, sta' bene attenta alla strada, alla via che hai percorso. Ritorna, vergine di Israele, ritorna alle tue città. 22Fino a quando andrai vagando, figlia ribelle? Poiché il Signore crea una cosa nuova sulla terra: la donna cingerà l'uomo! 23Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: "Si dirà ancora questa parola nel paese di Giuda e nelle sue città, quando avrò cambiato la loro sorte: Il Signore ti benedica, o dimora di giustizia, monte santo. 24Vi abiteranno insieme Giuda e tutte le sue città, agricoltori e allevatori di greggi. 25Poiché ristorerò copiosamente l'anima stanca e sazierò ogni anima che languisce". 26A questo punto mi sono destato e ho guardato; il mio sonno mi parve soave. 27"Ecco verranno giorni – dice il Signore – nei quali renderò feconda la casa di Israele e la casa di Giuda per semenza di uomini e di bestiame. 28Allora, come ho vegliato su di essi per sradicare e per demolire, per abbattere e per distruggere e per affliggere con mali, così veglierò su di essi per edificare e per piantare". Parola del Signore. 29"In quei giorni non si dirà più: I padri han mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati! 30Ma ognuno morirà per la sua propria iniquità; a ogni persona che mangi l'uva acerba si allegheranno i denti". 31"Ecco verranno giorni – dice il Signore – nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova. 32Non come l'alleanza che ho conclusa con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto, una alleanza che essi hanno violato, benché io fossi loro Signore. Parola del Signore. 33Questa sarà l'alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo. 34Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Riconoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato". 35Così dice il Signore che ha fissato il sole come luce del giorno, la luna e le stelle come luce della notte, che solleva il mare e ne fa mugghiare le onde e il cui nome è Signore degli eserciti: 36"Quando verranno meno queste leggi dinanzi a me – dice il Signore – allora anche la progenie di Israele cesserà di essere un popolo davanti a me per sempre". 37Così dice il Signore: "Se si possono misurare i cieli in alto ed esplorare in basso le fondamenta della terra, anch'io rigetterò tutta la progenie di Israele per ciò che ha commesso". Oracolo del Signore. 38"Ecco verranno giorni – dice il Signore – nei quali la città sarà riedificata per il Signore dalla torre di Cananeèl fino alla porta dell'Angolo. 39La corda per misurare si stenderà in linea retta fino alla collina di Gàreb, volgendo poi verso Goà. 40Tutta la valle dei cadaveri e delle ceneri e tutti i campi fino al torrente Cedron, fino all'angolo della porta dei Cavalli a oriente, saranno consacrati al Signore; non sarà più sconvolta né distrutta mai più". 32 1Parola che fu rivolta a Geremia dal Signore nell'anno decimo di Sedecìa re di Giuda, cioè nell'anno decimo ottavo di Nabucodònosor. 2L'esercito del re di Babilonia assediava allora Gerusalemme e il profeta Geremia era rinchiuso nell'atrio della prigione, nella reggia del re di Giuda, 3e ve lo aveva rinchiuso Sedecìa re di Giuda, dicendo: "Perché profetizzi con questa minaccia: Dice il Signore: Ecco metterò questa città in potere del re di Babilonia ed egli la occuperà; 4Sedecìa re di Giuda non scamperà dalle mani dei Caldei, ma sarà dato in mano del re di Babilonia e parlerà con lui faccia a faccia e si guarderanno negli occhi; 5egli condurrà Sedecìa in Babilonia dove egli resterà finché io non lo visiterò – oracolo del Signore –; se combatterete contro i Caldei, non riuscirete a nulla"? 6Geremia disse: Mi fu rivolta questa parola del Signore: 7"Ecco Canamèl, figlio di Sallùm tuo zio, viene da te per dirti: Cómprati il mio campo, che si trova in Anatòt, perché a te spetta il diritto di riscatto per acquistarlo". 8Venne dunque da me Canamèl, figlio di mio zio, secondo la parola del Signore, nell'atrio della prigione e mi disse: "Compra il mio campo che si trova in Anatòt, perché a te spetta il diritto di acquisto e a te tocca il riscatto. Cómpratelo!". Allora riconobbi che questa era la volontà del Signore 9e comprai il campo da Canamèl, figlio di mio zio, e gli pagai il prezzo: diciassette sicli d'argento. 10Stesi il documento del contratto, lo sigillai, chiamai i testimoni e pesai l'argento sulla stadera. 11Quindi presi il documento di compra, quello sigillato e quello aperto, secondo le prescrizioni della legge. 12Diedi il contratto di compra a Baruc figlio di Neria, figlio di Macsia, sotto gli occhi di Canamèl figlio di mio zio e sotto gli occhi dei testimoni che avevano sottoscritto il contratto di compra e sotto gli occhi di tutti i Giudei che si trovavano nell'atrio della prigione. 13Diedi poi a Baruc quest'ordine: 14"Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Prendi i contratti di compra, quello sigillato e quello aperto, e mettili in un vaso di terra, perché si conservino a lungo. 15Poiché dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ancora si compreranno case, campi e vigne in questo paese". 16Pregai il Signore, dopo aver consegnato il contratto di compra a Baruc figlio di Neria: 17"Ah, Signore Dio, tu hai fatto il cielo e la terra con grande potenza e con braccio forte; nulla ti è impossibile. 18Tu usi misericordia con mille e fai subire la pena dell'iniquità dei padri ai loro figli dopo di essi, Dio grande e forte, che ti chiami Signore degli eserciti. 19Tu sei grande nei pensieri e potente nelle opere, tu, i cui occhi sono aperti su tutte le vie degli uomini, per dare a ciascuno secondo la sua condotta e il merito delle sue azioni. 20Tu hai operato segni e miracoli nel paese di Egitto e fino ad oggi in Israele e fra tutti gli uomini e ti sei fatto un nome come appare oggi. 21Tu hai fatto uscire dall'Egitto il tuo popolo Israele con segni e con miracoli, con mano forte e con braccio possente e incutendo grande spavento. 22Hai dato loro questo paese, che avevi giurato ai loro padri di dare loro, terra in cui scorre latte e miele. 23Essi vennero e ne presero possesso, ma non ascoltarono la tua voce, non camminarono secondo la tua legge, non fecero quanto avevi comandato loro di fare; perciò tu hai mandato su di loro tutte queste sciagure. 24Ecco, le opere di assedio hanno raggiunto la città per occuparla; la città sarà data in mano ai Caldei che l'assediano con la spada, la fame e la peste. Ciò che tu avevi detto avviene; ecco, tu lo vedi. 25E tu, Signore Dio, mi dici: Comprati il campo con denaro e chiama i testimoni, mentre la città sarà messa in mano ai Caldei". 26Allora mi fu rivolta questa parola del Signore: 27 "Ecco, io sono il Signore Dio di ogni essere vivente; qualcosa è forse impossibile per me? 28Pertanto dice il Signore: Ecco io darò questa città in mano ai Caldei e a Nabucodònosor re di Babilonia, il quale la prenderà. 29Vi entreranno i Caldei che combattono contro questa città, bruceranno questa città con il fuoco e daranno alle fiamme le case sulle cui terrazze si offriva incenso a Baal e si facevano libazioni agli altri dèi per provocarmi. 30Gli Israeliti e i figli di Giuda non hanno fatto che quanto è male ai miei occhi fin dalla loro giovinezza; gli Israeliti hanno soltanto saputo offendermi con il lavoro delle loro mani. Oracolo del Signore. 31Poiché causa della mia ira e del mio sdegno è stata questa città da quando la edificarono fino ad oggi; così io la farò scomparire dalla mia presenza, 32a causa di tutto il male che gli Israeliti e i figli di Giuda commisero per provocarmi, essi, i loro re, i loro capi, i loro sacerdoti e i loro profeti, gli uomini di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme. 33Essi mi voltarono la schiena invece della faccia; io li istruivo con continua premura, ma essi non ascoltarono e non impararono la correzione. 34Essi collocarono i loro idoli abominevoli perfino nel tempio che porta il mio nome per contaminarlo 35e costruirono le alture di Baal nella valle di Ben-Hinnòn per far passare per il fuoco i loro figli e le loro figlie in onore di Moloch – cosa che io non avevo comandato, anzi neppure avevo pensato di istituire un abominio simile –, per indurre a peccare Giuda". 36Ora così dice il Signore Dio di Israele, riguardo a questa città che voi dite sarà data in mano al re di Babilonia per mezzo della spada, della fame e della peste: 37 "Ecco, li radunerò da tutti i paesi nei quali li ho dispersi nella mia ira, nel mio furore e nel mio grande sdegno; li farò tornare in questo luogo e li farò abitare tranquilli. 38Essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. 39Darò loro un solo cuore e un solo modo di comportarsi perché mi temano tutti i giorni per il loro bene e per quello dei loro figli dopo di essi. 40Concluderò con essi un'alleanza eterna e non mi allontanerò più da loro per beneficarli; metterò nei loro cuori il mio timore, perché non si distacchino da me. 41Godrò nel beneficarli, li fisserò stabilmente in questo paese, con tutto il cuore e con tutta l'anima". 42Poiché così dice il Signore: "Come ho mandato su questo popolo tutto questo grande male, così io manderò su di loro tutto il bene che ho loro promesso. 43E compreranno campi in questo paese, di cui voi dite: È una desolazione, senza uomini e senza bestiame, lasciato in mano ai Caldei. 44Essi si compreranno campi con denaro, stenderanno contratti e li sigilleranno e si chiameranno testimoni nella terra di Beniamino e nei dintorni di Gerusalemme, nelle città di Giuda e nelle città della montagna e nelle città della Sefèla e nelle città del mezzogiorno, perché cambierò la loro sorte". Oracolo del Signore. 33 1La parola del Signore fu rivolta una seconda volta a Geremia, mentre egli era ancora chiuso nell'atrio della prigione: 2"Così dice il Signore, che ha fatto la terra e l'ha formata per renderla stabile e il cui nome è Signore: 3Invocami e io ti risponderò e ti annunzierò cose grandi e impenetrabili, che tu non conosci. 4Poiché dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele, riguardo alle case di questa città e alle case dei re di Giuda, che saranno diroccate di fronte alle opere di assedio e alle armi 5dei Caldei venuti a far guerra e a riempirle dei cadaveri degli uomini che io ho colpito nella mia ira e nel mio furore, poiché ho nascosto il volto distornandolo da questa città a causa di tutta la loro malvagità: 6Ecco io farò rimarginare la loro piaga, li curerò e li risanerò; procurerò loro abbondanza di pace e di sicurezza. 7Cambierò la sorte di Giuda e la sorte di Israele e li ristabilirò come al principio. 8Li purificherò da tutta l'iniquità con cui hanno peccato contro di me e perdonerò tutte le iniquità che han commesso verso di me e per cui si sono ribellati contro di me. 9Ciò sarà per me titolo di gioia, di lode e di gloria tra tutti i popoli della terra, quando sapranno tutto il bene che io faccio loro e temeranno e tremeranno per tutto il bene e per tutta la pace che concederò loro. 10Dice il Signore: In questo luogo, di cui voi dite: Esso è desolato, senza uomini e senza bestiame; nelle città di Giuda e nelle strade di Gerusalemme, che sono desolate, senza uomini, senza abitanti e senza bestiame, si udranno ancora 11grida di gioia e grida di allegria, la voce dello sposo e quella della sposa e il canto di coloro che dicono: Lodate il Signore degli eserciti, perché è buono, perché la sua grazia dura sempre, portando sacrifici di ringraziamento nel tempio del Signore, perché ristabilirò la sorte di questo paese come era prima, dice il Signore. 12Così dice il Signore degli eserciti: In questo luogo desolato, senza uomini e senza bestiame, e in tutte le sue città ci saranno ancora luoghi di pastori che vi faranno riposare i greggi. 13Nelle città dei monti, nelle città della Sefèla, nelle città del mezzogiorno, nella terra di Beniamino, nei dintorni di Gerusalemme e nelle città di Giuda passeranno ancora le pecore sotto la mano di chi le conta, dice il Signore. 14Ecco verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di Giuda. 15In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia; egli eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. 16In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla. Così sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia. 17Così dice il Signore: Davide non sarà mai privo di un discendente che sieda sul trono della casa di Israele; 18ai sacerdoti leviti non mancherà mai chi stia davanti a me per offrire olocausti, per bruciare l'incenso in offerta e compiere sacrifici tutti i giorni". 19Questa parola del Signore fu poi rivolta a Geremia: 20"Dice il Signore: Se voi potete spezzare la mia alleanza con il giorno e la mia alleanza con la notte, in modo che non vi siano più giorno e notte al tempo loro, 21così sarà rotta anche la mia alleanza con Davide mio servo, in modo che non abbia un figlio che regni sul suo trono, e quella con i leviti sacerdoti che mi servono. 22Come non si può contare la milizia del cielo né numerare la sabbia del mare, così io moltiplicherò la discendenza di Davide, mio servo, e i leviti che mi servono". 23La parola del Signore fu ancora rivolta a Geremia: 24"Non hai osservato ciò che questo popolo va dicendo: Il Signore ha rigettato le due famiglie che si era scelte! e così disprezzano il mio popolo quasi che non sia più una nazione ai loro occhi?". 25Dice il Signore: "Se non sussiste più la mia alleanza con il giorno e con la notte, se io non ho stabilito le leggi del cielo e della terra, 26in tal caso potrò rigettare la discendenza di Giacobbe e di Davide mio servo, così da non prendere più dai loro posteri coloro che governeranno sulla discendenza di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Poiché io cambierò la loro sorte e avrò pietà di loro". 34 1Parola che fu rivolta a Geremia dal Signore, quando Nabucodònosor re di Babilonia con tutto il suo esercito e tutti i regni della terra sotto il suo dominio e tutti i popoli combattevano contro Gerusalemme e tutte le città dipendenti: 2Così dice il Signore, Dio di Israele: "Va' a parlare a Sedecìa re di Giuda e digli: Così parla il Signore: Ecco io do questa città in mano al re di Babilonia, che la darà alle fiamme. 3Tu non scamperai dalla sua mano, ma sarai preso e consegnato in suo potere. I tuoi occhi fisseranno gli occhi del re di Babilonia, gli parlerai faccia a faccia e poi andrai a Babilonia. 4Tuttavia, ascolta la parola del Signore, o Sedecìa re di Giuda! Così dice il Signore a tuo riguardo: Non morirai di spada! 5Morirai in pace e come si bruciarono aròmi per i funerali dei tuoi padri, gli antichi re di Giuda che furono prima di te, così si bruceranno per te e per te si farà il lamento dicendo: Ahimè, Signore! Questo ho detto". Oracolo del Signore. 6Il profeta Geremia riferì a Sedecìa re di Giuda tutte queste parole in Gerusalemme. 7Frattanto l'esercito del re di Babilonia muoveva guerra a Gerusalemme e a tutte le città di Giuda che ancora rimanevano, Lachis e Azekà, poiché solo queste fortezze erano rimaste fra le città di Giuda. 8Questa parola fu rivolta a Geremia dal Signore, dopo che il re Sedecìa ebbe concluso un'alleanza con tutto il popolo che si trovava a Gerusalemme, di proclamare la libertà degli schiavi, 9rimandando liberi ognuno il suo schiavo ebreo e la sua schiava ebrea, così che nessuno costringesse più alla schiavitù un Giudeo suo fratello. 10Tutti i capi e tutto il popolo, che avevano aderito all'alleanza, acconsentirono a rimandare liberi ognuno il proprio schiavo e ognuno la propria schiava, così da non costringerli più alla schiavitù: acconsentirono dunque e li rimandarono effettivamente; 11ma dopo si pentirono e ripresero gli schiavi e le schiave che avevano rimandati liberi e li ridussero di nuovo schiavi e schiave. 12Allora questa parola del Signore fu rivolta a Geremia: 13"Così dice il Signore, Dio di Israele: Io ho concluso un'alleanza con i vostri padri, quando li ho fatti uscire dal paese d'Egitto, da una condizione servile, dicendo: 14Al compiersi di sette anni rimanderà ognuno il suo fratello ebreo che si sarà venduto a te; egli ti servirà sei anni, quindi lo rimanderai libero disimpegnato da te; ma i vostri padri non mi ascoltarono e non prestarono orecchio. 15Ora voi oggi vi eravate ravveduti e avevate fatto ciò che è retto ai miei occhi, proclamando ciascuno la libertà del suo fratello; voi avevate concluso un patto davanti a me, nel tempio in cui è invocato il mio nome. 16Ma poi, avete mutato di nuovo parere e profanando il mio nome avete ripreso ognuno gli schiavi e le schiave, che avevate rimandati liberi secondo il loro desiderio, e li avete costretti a essere ancora vostri schiavi e vostre schiave. 17Perciò dice il Signore: Voi non avete dato ascolto al mio ordine che ognuno proclamasse la libertà del proprio fratello e del proprio prossimo: ora, ecco, io affiderò la vostra liberazione – parola del Signore – alla spada, alla peste e alla fame e vi farò oggetto di terrore per tutti i regni della terra. 18Gli uomini che hanno trasgredito la mia alleanza, perché non hanno eseguito i termini dell'alleanza che avevano conclusa in mia presenza, io li renderò come il vitello che spaccarono in due passando fra le sue metà. 19I capi di Giuda, i capi di Gerusalemme, gli eunuchi, i sacerdoti e tutto il popolo del paese, che passarono attraverso le due metà del vitello, 20li darò in mano ai loro nemici e a coloro che attentano alla loro vita; i loro cadaveri saranno pasto agli uccelli dell'aria e alle bestie selvatiche. 21Darò Sedecìa re di Giuda e i suoi capi in mano ai loro nemici, in mano a coloro che attentano alla loro vita e in mano all'esercito del re di Babilonia, che ora si è allontanato da voi. 22Ecco, io darò un ordine – dice il Signore – e li farò tornare verso questa città, la assedieranno, la prenderanno e la daranno alle fiamme e le città di Giuda le renderò desolate, senza abitanti". 35 1Questa parola fu rivolta a Geremia dal Signore nei giorni di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda: 2"Va' dai Recabiti e parla loro, conducili in una delle stanze nel tempio del Signore e offri loro vino da bere". 3Io allora presi Iazanià figlio di Geremia, figlio di Cabassinià, i suoi fratelli e tutti i suoi figli, cioè tutta la famiglia dei Recabiti. 4Li condussi nel tempio del Signore, nella stanza dei figli di Canàn figlio di Iegdalià, uomo di Dio, la quale si trova vicino alla stanza dei capi, sopra la stanza di Maasià figlio di Sallùm, custode di servizio alla soglia. 5Posi davanti ai membri della famiglia dei Recabiti boccali pieni di vino e delle coppe e dissi loro: "Bevete il vino!". 6Essi risposero: "Noi non beviamo vino, perché Ionadàb figlio di Recàb, nostro antenato, ci diede quest'ordine: Non berrete vino, né voi né i vostri figli, mai; 7non costruirete case, non seminerete sementi, non pianterete vigne e non ne possederete alcuna, ma abiterete nelle tende tutti i vostri giorni, perché possiate vivere a lungo sulla terra, dove vivete come forestieri. 8Noi abbiamo obbedito agli ordini di Ionadàb figlio di Recàb, nostro antenato, riguardo a quanto ci ha comandato, così che noi, le nostre mogli, i nostri figli e le nostre figlie, non beviamo vino per tutta la nostra vita; 9non costruiamo case da abitare né possediamo vigne o campi o sementi. 10Noi abitiamo nelle tende, obbediamo e facciamo quanto ci ha comandato Ionadàb nostro antenato. 11Quando Nabucodònosor re di Babilonia è venuto contro il paese, ci siamo detti: Venite, entriamo in Gerusalemme per sfuggire all'esercito dei Caldei e all'esercito degli Aramei. Così siam venuti ad abitare in Gerusalemme". 12Allora questa parola del Signore fu rivolta a Geremia: 13 "Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Va' e riferisci agli uomini di Giuda e agli abitanti di Gerusalemme: Non accetterete la lezione, ascoltando le mie parole? Oracolo del Signore. 14Sono state messe in pratica le parole di Ionadàb figlio di Recàb, il quale aveva comandato ai suoi figli di non bere vino. Essi infatti non lo hanno bevuto fino a oggi, perché hanno obbedito al comando del loro padre. Io vi ho parlato con continua premura, ma voi non mi avete ascoltato! 15Vi ho inviato tutti i miei servi, i profeti, con viva sollecitudine per dirvi: Abbandonate ciascuno la vostra condotta perversa, emendate le vostre azioni e non seguite altri dèi per servirli, per poter abitare nel paese che ho concesso a voi e ai vostri padri, ma voi non avete prestato orecchio e non mi avete dato retta. 16Così i figli di Ionadàb figlio di Recàb hanno eseguito il comando che il loro padre aveva dato loro; questo popolo, invece, non mi ha ascoltato. 17Perciò dice il Signore, Dio degli eserciti e Dio di Israele: Ecco, io manderò su Giuda e su tutti gli abitanti di Gerusalemme tutto il male che ho annunziato contro di essi, perché ho parlato loro e non mi hanno ascoltato, li ho chiamati e non hanno risposto". 18Geremia riferì alla famiglia dei Recabiti: "Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Poiché avete ascoltato il comando di Ionadàb vostro padre e avete osservato tutti i suoi decreti e avete fatto quanto vi aveva ordinato, 19per questo dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: a Ionadàb figlio di Recàb non verrà mai a mancare qualcuno che stia sempre alla mia presenza". 36 1Nel quarto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda, questa parola fu rivolta a Geremia da parte del Signore: 2"Prendi un rotolo da scrivere e scrivici tutte le cose che ti ho detto riguardo a Gerusalemme, a Giuda e a tutte le nazioni, da quando cominciai a parlarti dal tempo di Giosia fino ad oggi. 3Forse quelli della casa di Giuda, sentendo tutto il male che mi propongo di fare loro, abbandoneranno ciascuno la sua condotta perversa e allora perdonerò le loro iniquità e i loro peccati". 4Geremia chiamò Baruc figlio di Neria e Baruc scrisse, sotto la dettatura di Geremia, tutte le cose che il Signore gli aveva detto su un rotolo per scrivere. 5Quindi Geremia ordinò a Baruc: "Io ne sono impedito e non posso andare nel tempio del Signore. 6Andrai dunque tu a leggere, nel rotolo che hai scritto sotto la mia dettatura, le parole del Signore, facendole udire al popolo nel tempio del Signore in un giorno di digiuno; le leggerai anche ad alta voce a tutti quelli di Giuda che vengono dalle loro città. 7Forse si umilieranno con suppliche dinanzi al Signore e abbandoneranno ciascuno la sua condotta perversa, perché grande è l'ira e il furore che il Signore ha espresso verso questo popolo". 8Baruc figlio di Neria fece quanto gli aveva comandato il profeta Geremia, leggendo sul rotolo le parole del Signore nel tempio. 9Nel quinto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda, nel nono mese, fu indetto un digiuno davanti al Signore per tutto il popolo di Gerusalemme e per tutto il popolo che era venuto dalle città di Giuda a Gerusalemme. 10Baruc dunque lesse nel libro facendo udire a tutto il popolo le parole di Geremia, nel tempio del Signore, nella stanza di Ghemarià, figlio di Safàn lo scriba, nel cortile superiore presso l'ingresso della Porta Nuova del tempio del Signore. 11Michea figlio di Ghemarià, figlio di Safàn, udite tutte le parole del Signore lette dal libro, 12scese alla reggia nella stanza dello scriba; ed ecco là si trovavano in seduta tutti i capi dignitari: Elisamà lo scriba e Delaià figlio di Semaià, Elnatàn figlio di Acbòr, Ghemarià figlio di Safàn, e Sedecìa figlio di Anania, insieme con tutti i capi. 13Michea riferì loro tutte le parole che aveva udite quando Baruc leggeva nel libro al popolo in ascolto. 14Allora tutti i capi inviarono da Baruc Iudi figlio di Natania, figlio di Selemia, figlio dell'Etiope, per dirgli: "Prendi nelle mani il rotolo che leggevi ad alta voce al popolo e vieni". Baruc figlio di Neria prese il rotolo in mano e si recò da loro. 15Ed essi gli dissero: "Siedi e leggi davanti a noi". Baruc lesse davanti a loro. 16Allora, quando udirono tutte quelle parole, ebbero paura e si dissero l'un l'altro: "Dobbiamo senz'altro riferire al re tutte queste parole". 17Poi interrogarono Baruc: "Dicci come hai fatto a scrivere tutte queste parole". 18Baruc rispose: "Di sua bocca Geremia mi dettava tutte queste parole e io le scrivevo nel libro con l'inchiostro". 19I capi dissero a Baruc: "Va' e nasconditi insieme con Geremia; nessuno sappia dove siete". 20Essi poi si recarono dal re nell'appartamento interno, dopo aver riposto il rotolo nella stanza di Elisamà lo scriba, e riferirono al re tutte queste cose. 21Allora il re mandò Iudi a prendere il rotolo. Iudi lo prese dalla stanza di Elisamà lo scriba e lo lesse davanti al re e a tutti i capi che stavano presso il re. 22Il re sedeva nel palazzo d'inverno – si era al nono mese – con un braciere acceso davanti. 23Ora, quando Iudi aveva letto tre o quattro colonne, il re le lacerava con il temperino da scriba e le gettava nel fuoco sul braciere, finché non fu distrutto l'intero rotolo nel fuoco che era sul braciere. 24Il re e tutti i suoi ministri non tremarono né si strapparono le vesti all'udire tutte quelle cose. 25Eppure Elnatàn, Delaià e Ghemarià avevano supplicato il re di non bruciare il rotolo, ma egli non diede loro ascolto. 26Anzi ordinò a Ieracmeèl, un principe regale, a Seraià figlio di Azrièl e a Selemia figlio di Abdeèl, di arrestare Baruc lo scriba e il profeta Geremia, ma il Signore li aveva nascosti. 27Questa parola del Signore fu rivolta a Geremia dopo che il re ebbe bruciato il rotolo con le parole che Baruc aveva scritte sotto la dettatura di Geremia: 28Prendi di nuovo un rotolo e scrivici tutte le parole di prima, che erano nel primo rotolo bruciato da Ioiakìm re di Giuda. 29Contro Ioiakìm re di Giuda dichiarerai: "Dice il Signore: Hai bruciato quel rotolo, dicendo: Perché vi hai scritto queste parole: Certo verrà il re di Babilonia e devasterà questo paese e farà scomparire da esso uomini e bestie? 30Per questo dice il Signore contro Ioiakìm re di Giuda: Egli non avrà un erede sul trono di Davide; il suo cadavere sarà esposto al calore del giorno e al freddo della notte. 31Io punirò lui, la sua discendenza e i suoi ministri per le loro iniquità e manderò su di loro, sugli abitanti di Gerusalemme e sugli uomini di Giuda, tutto il male che ho minacciato, senza che mi abbiano dato ascolto". 32Geremia prese un altro rotolo e lo consegnò a Baruc figlio di Neria, lo scriba, il quale vi scrisse, sotto la dettatura di Geremia, tutte le parole del libro che Ioiakìm re di Giuda aveva bruciato nel fuoco; inoltre vi furono aggiunte molte parole simili a quelle. 37 1Sedecìa figlio di Giosia divenne re al posto di Conìa figlio di Ioiakìm; Nabucodònosor re di Babilonia lo nominò re nel paese di Giuda. 2Ma né lui né i suoi ministri né il popolo del paese ascoltarono le parole che il Signore aveva pronunziate per mezzo del profeta Geremia. 3Il re Sedecìa inviò allora Iucàl figlio di Selemia e il sacerdote Sofonia figlio di Maasià dal profeta Geremia per dirgli: "Prega per noi il Signore nostro Dio". 4Geremia intanto andava e veniva in mezzo al popolo e non era stato ancora messo in prigione. 5Però l'esercito del faraone era uscito dall'Egitto e i Caldei, che assediavano Gerusalemme, appena ne avevano avuto notizia, si erano allontanati da Gerusalemme. 6Allora la parola del Signore fu rivolta al profeta Geremia: 7 "Dice il Signore Dio di Israele: Riferite al re di Giuda, che vi ha mandati da me per consultarmi: Ecco l'esercito del faraone, uscito in vostro aiuto, ritornerà nel suo paese d'Egitto; 8i Caldei ritorneranno, combatteranno contro questa città, la prenderanno e la daranno alle fiamme". 9Dice il Signore: "Non illudetevi pensando: Certo i Caldei si allontaneranno da noi, perché non se ne andranno. 10Anche se riusciste a battere tutto l'esercito dei Caldei che combattono contro di voi, e ne rimanessero solo alcuni feriti, costoro sorgerebbero ciascuno dalla sua tenda e darebbero alle fiamme questa città". 11Quando l'esercito dei Caldei si allontanò da Gerusalemme a causa dell'esercito del faraone, 12Geremia uscì da Gerusalemme per andare nella terra di Beniamino a prendervi una parte di eredità tra i suoi parenti. 13Ma, quando fu alla porta di Beniamino, dove era un incaricato del servizio di guardia chiamato Ieria figlio di Selemia, figlio di Anania, costui arrestò il profeta Geremia dicendo: "Tu passi ai Caldei!". 14Geremia rispose: "È falso! Io non passo ai Caldei"; ma egli non gli diede retta. E così Ieria prese Geremia e lo condusse dai capi. 15I capi erano sdegnati contro Geremia, lo percossero e lo gettarono in prigione nella casa di Giònata lo scriba, che avevano trasformato in un carcere. 16Geremia entrò in una cisterna sotterranea a volta e rimase là molti giorni. 17Il re Sedecìa mandò a prenderlo e lo interrogò in casa sua, di nascosto: "C'è qualche parola da parte del Signore?". Geremia rispose: "Sì" e precisò: "Tu sarai dato in mano al re di Babilonia". 18Geremia poi disse al re Sedecìa: "Quale colpa ho commesso contro di te, i tuoi ministri e contro questo popolo, perché mi abbiate messo in prigione? 19E dove sono i vostri profeti, che vi predicevano: Il re di Babilonia non verrà contro di voi e contro questo paese? 20Ora, ascolta, re mio signore; la mia supplica ti giunga gradita. Non rimandarmi nella casa di Giònata lo scriba, perché io non vi muoia". 21Il re Sedecìa comandò di custodire Geremia nell'atrio della prigione e gli fu data ogni giorno una focaccia di pane proveniente dalla via dei Fornai, finché non fu esaurito tutto il pane in città. Così Geremia rimase nell'atrio della prigione. 38 1Sefatià figlio di Mattàn, Godolia figlio di Pascùr, Iucàl figlio di Selemia e Pascùr figlio di Malchia udirono queste parole che Geremia rivolgeva a tutto il popolo: 2"Dice il Signore: Chi rimane in questa città morirà di spada, di fame e di peste, mentre chi passerà ai Caldei vivrà: per lui la sua vita sarà come bottino e vivrà. 3Dice il Signore: Certo questa città sarà data in mano all'esercito del re di Babilonia che la prenderà". 4I capi allora dissero al re: "Si metta a morte questo uomo, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché questo uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male". 5Il re Sedecìa rispose: "Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi". 6Essi allora presero Geremia e lo gettarono nella cisterna di Malchia, principe regale, la quale si trovava nell'atrio della prigione. Calarono Geremia con corde. Nella cisterna non c'era acqua ma fango, e così Geremia affondò nel fango. 7Ebed-Mèlech l'Etiope, un eunuco che era nella reggia, sentì che Geremia era stato messo nella cisterna. Ora, mentre il re stava alla porta di Beniamino, 8Ebed-Mèlech uscì dalla reggia e disse al re: 9"Re mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremia, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame sul posto, perché non c'è più pane nella città". 10Allora il re diede quest'ordine a Ebed-Mèlech l'Etiope: "Prendi con te da qui tre uomini e fa' risalire il profeta Geremia dalla cisterna prima che muoia".11Ebed-Mèlech prese con sé gli uomini, andò nella reggia, nel guardaroba del tesoro e, presi di là pezzi di cenci e di stracci, li gettò a Geremia nella cisterna con corde. 12Ebed-Mèlech disse a Geremia: "Su, mettiti i pezzi dei cenci e degli stracci alle ascelle sotto le corde". Geremia fece così. 13Allora tirarono su Geremia con le corde, facendolo uscire dalla cisterna, e Geremia rimase nell'atrio della prigione. 14Il re Sedecìa mandò a prendere il profeta Geremia e, fattolo venire presso di sé al terzo ingresso del tempio del Signore, il re gli disse: "Ti domando una cosa, non nascondermi nulla!". 15Geremia rispose a Sedecìa: "Se te la dico, non mi farai forse morire? E se ti do un consiglio, non mi darai ascolto". 16Allora il re Sedecìa giurò in segreto a Geremia: "Com'è vero che vive il Signore che ci ha dato questa vita, non ti farò morire né ti consegnerò in balìa di quegli uomini che attentano alla tua vita!". 17Geremia allora disse a Sedecìa: "Dice il Signore, Dio degli eserciti, Dio di Israele: Se uscirai incontro ai generali del re di Babilonia, allora avrai salva la vita e questa città non sarà data in fiamme; tu e la tua famiglia vivrete; 18se invece non uscirai incontro ai generali del re di Babilonia, allora questa città sarà messa in mano ai Caldei, i quali la daranno alle fiamme e tu non scamperai dalle loro mani". 19Il re Sedecìa rispose a Geremia: "Ho paura dei Giudei che sono passati ai Caldei; temo di essere consegnato in loro potere e che essi mi maltrattino". 20Ma Geremia disse: "Non ti consegneranno a loro. Ascolta la voce del Signore riguardo a ciò che ti dico; ti andrà bene e tu vivrai; 21 se, invece, rifiuti di uscire, questo il Signore mi ha rivelato: 22Ecco, tutte le donne rimaste nella reggia di Giuda saranno condotte ai generali del re di Babilonia e diranno: Ti hanno abbindolato e ingannato gli uomini di tua fiducia. I tuoi piedi si sono affondati nella melma, mentre essi sono spariti. 23Tutte le donne e tutti i tuoi figli saranno condotti ai Caldei e tu non sfuggirai alle loro mani, ma sarai tenuto prigioniero in mano del re di Babilonia e questa città sarà data alle fiamme". 24Sedecìa disse a Geremia: "Nessuno sappia di questi discorsi perché tu non muoia. 25Se i dignitari sentiranno che ho parlato con te e verranno da te e ti domanderanno: Riferiscici quanto hai detto al re, non nasconderci nulla, altrimenti ti uccideremo; raccontaci che cosa ti ha detto il re, 26tu risponderai loro: Ho presentato la supplica al re perché non mi mandasse di nuovo nella casa di Giònata a morirvi". 27Ora tutti i dignitari vennero da Geremia e lo interrogarono; egli rispose proprio come il re gli aveva ordinato, così che lo lasciarono tranquillo, poiché la conversazione non era stata ascoltata. 28Geremia rimase nell'atrio della prigione fino al giorno in cui fu presa Gerusalemme. 39 1Nel decimo mese del nono anno di Sedecìa re di Giuda, Nabucodònosor re di Babilonia mosse con tutto l'esercito contro Gerusalemme e l'assediò. 2Nel quarto mese dell'anno undecimo di Sedecìa, il nove del mese, fu aperta una breccia nella città, 3entrarono tutti i generali del re di Babilonia e si stabilirono alla Porta di mezzo; Nergal-Sarèzer di Sin-Magir, Nebosar-Sechim, capo dei funzionari, Nergal-Sarèzer, comandante delle truppe di frontiera e tutti gli altri capi del re di Babilonia. 4Appena videro ciò, Sedecìa re di Giuda e tutti i suoi guerrieri fuggirono uscendo di notte per la via del giardino del re, attraverso la porta fra le due mura, e presero la via dell'Araba. 5Ma i soldati caldei li inseguirono e raggiunsero Sedecìa nelle steppe di Gèrico, lo presero e lo condussero da Nabucodònosor re di Babilonia a Ribla nel paese di Amat, dove il re pronunziò la sentenza su di lui. 6Il re di Babilonia fece sgozzare i figli di Sedecìa, a Ribla, sotto gli occhi di lui; il re di Babilonia fece anche sgozzare tutti i notabili di Giuda. 7Cavò poi gli occhi a Sedecìa e lo legò con catene per condurlo a Babilonia. 8I Caldei diedero alle fiamme la reggia e le case del popolo e demolirono le mura di Gerusalemme. 9Tutto il resto del popolo rimasto in città e i disertori che erano passati a lui e tutto il resto del popolo, Nabuzaradàn, capo delle guardie, li deportò a Babilonia. 10Nabuzaradàn, capo delle guardie, lasciò nel paese di Giuda i poveri del popolo, che non avevano nulla, assegnando loro vigne e campi in tale occasione. 11Quanto a Geremia, Nabucodònosor re di Babilonia aveva dato queste disposizioni a Nabuzaradàn, capo delle guardie: 12"Prendilo e tieni gli occhi su di lui, non fargli alcun male, ma fa' per lui ciò che egli ti dirà". 13Essi allora – cioè Nabuzaradàn, capo delle guardie, Nabusazbàn capo dei funzionari, Nergal-Sarèzer, comandante delle truppe di frontiera e tutti gli alti ufficiali del re di Babilonia – 14mandarono a prendere Geremia dall'atrio della prigione e lo consegnarono a Godolia figlio di Achikàm, figlio di Safàn, perché lo conducesse a casa. Così egli rimase in mezzo al popolo. 15A Geremia era stata rivolta questa parola del Signore, quando era ancora rinchiuso nell'atrio della prigione: 16"Va' a dire a Ebed-Mèlech l'Etiope: Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco io pongo in atto le mie parole contro questa città, a sua rovina e non a suo bene; in quel giorno esse si avvereranno sotto i tuoi occhi. 17Ma io ti libererò in quel giorno – oracolo del Signore – e non sarai consegnato in mano agli uomini che tu temi. 18Poiché, certo, io ti salverò; non cadrai di spada, ma ti sarà conservata la vita come tuo bottino, perché hai avuto fiducia in me. Oracolo del Signore". 40 1Questa parola fu rivolta a Geremia dal Signore, dopo che Nabuzaradàn, capo delle guardie, lo aveva rimandato libero da Rama, avendolo preso mentre era legato con catene in mezzo a tutti i deportati di Gerusalemme e di Giuda, i quali venivano condotti in esilio a Babilonia. 2Il capo delle guardie prese Geremia e gli disse: "Il Signore tuo Dio ha predetto questa sventura per questo luogo; 3il Signore l'ha mandata, compiendo quanto aveva minacciato, perché voi avete peccato contro il Signore e non avete ascoltato la sua voce; perciò vi è capitata una cosa simile. 4Ora ecco, ti sciolgo queste catene dalle mani. Se preferisci venire con me a Babilonia, vieni; io veglierò su di te. Se invece preferisci non venire con me a Babilonia, rimani. Vedi, tutta la regione sta davanti a te; va' pure dove ti piace e ti è comodo andare. 5Torna pure presso Godolia figlio di Achikàm, figlio di Safàn, che il re di Babilonia ha messo a capo delle città di Giuda. Rimani con lui in mezzo al popolo oppure va' dove ti piace andare". Il capo delle guardie gli diede provviste di cibo e un regalo e lo licenziò. 6Allora Geremia andò in Mizpà da Godolia figlio di Achikàm, e si stabilì con lui in mezzo al popolo che era rimasto nel paese. 7Tutti i capi dell'esercito, che si erano dispersi per la regione con i loro uomini, vennero a sapere che il re di Babilonia aveva messo a capo del paese Godolia figlio di Achikàm, e gli aveva affidato gli uomini, le donne, i bambini e i poveri del paese che non erano stati deportati a Babilonia. 8Si recarono allora da Godolia in Mizpà Ismaele figlio di Natania, Giovanni figlio di Kàreca, Seraià figlio di Tancùmet, i figli di Ofi di Netofa e Iezanià figlio del Maacatita con i loro uomini. 9Godolia figlio di Achikàm, figlio di Safàn, giurò a loro e ai loro uomini: "Non temete i funzionari caldei; rimanete nel paese e state soggetti al re di Babilonia e vi troverete bene. 10Quanto a me, ecco, io mi stabilisco in Mizpà come vostro rappresentante di fronte ai Caldei che verranno da noi; ma voi fate pure la raccolta del vino, delle frutta e dell'olio, riponete tutto nei vostri magazzini e dimorate nelle città da voi occupate". 11Anche tutti i Giudei che si trovavano in Moab, tra gli Ammoniti, in Edom e in tutte le altre regioni, seppero che il re di Babilonia aveva lasciato una parte della popolazione in Giuda e aveva messo a capo di essa Godolia figlio di Achikàm, figlio di Safàn. 12Tutti questi Giudei ritornarono da tutti i luoghi nei quali si erano dispersi e vennero nel paese di Giuda presso Godolia a Mizpà. Raccolsero vino e frutta in grande abbondanza. 13Ora Giovanni figlio di Kàreca e tutti i capi delle bande armate che si erano dispersi per la regione, si recarono da Godolia in Mizpà 14e gli dissero: "Non sai che Baalìs re degli Ammoniti ha mandato Ismaele figlio di Natania per toglierti la vita?". Ma Godolia figlio di Achikàm non credette loro. 15Allora Giovanni figlio di Kàreca parlò segretamente con Godolia in Mizpà: "Io andrò a colpire Ismaele figlio di Natania senza che alcuno lo sappia. Perché egli dovrebbe toglierti la vita, così che vadano dispersi tutti i Giudei che si sono raccolti intorno a te e perisca tutto il resto di Giuda?". 16Ma Godolia figlio di Achikàm rispose a Giovanni figlio di Kàreca: "Non commettere una cosa simile, perché è una menzogna quanto tu dici di Ismaele". 41 1Ora, nel settimo mese, Ismaele figlio di Natania, figlio di Elisamà, di stirpe reale, si recò con dieci uomini da Godolia figlio di Achikàm in Mizpà e mentre là in Mizpà prendevano cibo insieme, 2Ismaele figlio di Natania si alzò con i suoi dieci uomini e colpirono di spada Godolia figlio di Achikàm, figlio di Safàn. Così uccisero colui che il re di Babilonia aveva messo a capo del paese. 3Ismaele uccise anche tutti i Giudei che erano con Godolia a Mizpà e i Caldei, tutti uomini d'arme, che si trovavano colà. 4Il secondo giorno dopo l'uccisione di Godolia, quando nessuno sapeva la cosa, 5vennero uomini da Sichem, da Silo e da Samaria: ottanta uomini con la barba rasa, le vesti stracciate e con incisioni sul corpo. Essi avevano nelle mani offerte e incenso da portare nel tempio del Signore. 6Ismaele figlio di Natania uscì loro incontro da Mizpà, mentre essi venivano avanti piangendo. Quando li ebbe raggiunti, disse loro: "Venite da Godolia, figlio di Achikàm". 7Ma quando giunsero nel centro della città, Ismaele figlio di Natania con i suoi uomini li sgozzò e li gettò in una cisterna. 8Fra quelli si trovarono dieci uomini, che dissero a Ismaele: "Non ucciderci, perché abbiamo nascosto provviste nei campi, grano, orzo, olio e miele". Allora egli si trattenne e non li uccise insieme con i loro fratelli. 9La cisterna in cui Ismaele gettò tutti i cadaveri degli uomini che aveva uccisi era la cisterna grande, quella che il re Asa aveva costruita quando era in guerra contro Baasa re di Israele; Ismaele figlio di Natania la riempì dei cadaveri. 10Poi Ismaele fece prigioniero il resto del popolo che si trovava in Mizpà, le figlie del re e tutto il popolo rimasto in Mizpà, su cui Nabuzaradàn, capo delle guardie, aveva messo a capo Godolia figlio di Achikàm. Ismaele figlio di Natania li condusse via e partì per rifugiarsi presso gli Ammoniti. 11Intanto Giovanni figlio di Kàreca e tutti i capi delle bande armate che erano con lui ebbero notizia di tutto il male compiuto da Ismaele figlio di Natania. 12Raccolsero i loro uomini e si mossero per andare ad assalire Ismaele figlio di Natania. Essi lo trovarono presso la grande piscina di Gàbaon. 13Appena tutto il popolo che era con Ismaele vide Giovanni figlio di Kàreca e tutti i capi delle bande armate che erano con lui, se ne rallegrò. 14Tutto il popolo che Ismaele aveva condotto via da Mizpà si voltò e, ritornato indietro, raggiunse Giovanni figlio di Kàreca. 15Ma Ismaele figlio di Natania sfuggì con otto uomini a Giovanni e andò presso gli Ammoniti. 16Giovanni figlio di Kàreca e tutti i capi delle bande armate che erano con lui presero tutto il resto del popolo che Ismaele figlio di Natania aveva condotto via da Mizpà dopo aver ucciso Godolia figlio di Achikàm, uomini d'arme, donne, fanciulli ed eunuchi, e li condussero via da Gàbaon. 17Essi partirono e sostarono in Gherut-Chimàm, che si trova a fianco di Betlemme, per proseguire ed entrare in Egitto, 18lontano dai Caldei. Infatti essi temevano costoro, poiché Ismaele figlio di Natania aveva ucciso Godolia figlio di Achikàm, che il re di Babilonia aveva messo a capo del paese. 42 1Tutti i capi delle bande armate e Giovanni figlio di Kàreca, e Azaria figlio di Osaia e tutto il popolo, dai piccoli ai grandi, si presentarono 2al profeta Geremia e gli dissero: "Ti sia gradita la nostra supplica! Prega per noi il Signore tuo Dio, in favore di tutto questo residuo di popolazione, perché noi siamo rimasti in pochi dopo essere stati molti, come vedi con i tuoi occhi. 3Il Signore tuo Dio ci indichi la via per la quale dobbiamo andare e che cosa dobbiamo fare". 4Il profeta Geremia rispose loro: "Comprendo! Ecco, pregherò il Signore vostro Dio secondo le vostre parole e vi riferirò quanto il Signore risponde per voi; non vi nasconderò nulla". 5Essi allora dissero a Geremia: "Il Signore sia contro di noi testimone verace e fedele, se non faremo quanto il Signore tuo Dio ti rivelerà per noi. 6Che ci sia gradita o no, noi ascolteremo la voce del Signore nostro Dio al quale ti mandiamo, perché ce ne venga bene obbedendo alla voce del Signore nostro Dio". 7Al termine di dieci giorni, la parola del Signore fu rivolta a Geremia. 8Questi chiamò Giovanni figlio di Kàreca e tutti i capi delle bande armate che erano con lui e tutto il popolo, dai piccoli ai grandi, 9e riferì loro: "Dice il Signore, Dio di Israele, al quale mi avete inviato perché gli presentassi la vostra supplica: 10Se continuate ad abitare in questa regione, vi renderò stabili e non vi distruggerò, vi pianterò e non vi sradicherò, perché ho pietà del male che vi ho arrecato. 11Non temete il re di Babilonia, che vi incute timore; non temetelo – dice il Signore – perché io sarò con voi per salvarvi e per liberarvi dalla sua mano. 12Io gli ispirerò sentimenti di pietà per voi, così egli avrà compassione di voi e vi lascerà dimorare nel vostro paese. 13Se invece, non dando retta alla voce del Signore vostro Dio, voi direte: Non vogliamo abitare in questo paese, 14e direte: No, vogliamo andare nel paese d'Egitto, perché là non vedremo guerre e non udremo squilli di tromba né soffriremo carestia di pane: là abiteremo; 15in questo caso ascolta la parola del Signore, o resto di Giuda: Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Se voi intendete veramente andare in Egitto e vi andate per stabilirvi colà, 16ebbene, la spada che temete vi raggiungerà laggiù nel paese d'Egitto, e la fame che temete vi sarà addosso laggiù in Egitto e là morirete. 17Allora tutti gli uomini che avranno deciso di recarsi in Egitto per dimorarvi moriranno di spada, di fame e di peste. Nessuno di loro scamperà o sfuggirà alla sventura che io manderò su di loro. 18Poiché, dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Come si è rovesciato il mio furore e la mia ira contro gli abitanti di Gerusalemme, così la mia ira si rovescerà contro di voi quando sarete andati in Egitto. Voi sarete oggetto di maledizione, di orrore, di esecrazione e di scherno e non vedrete mai più questo luogo". 19Questo vi dice il Signore, o superstiti di Giuda: "Non andate in Egitto. Sappiate bene che oggi io vi ho solennemente avvertiti. 20Poiché avete messo a rischio le vostre vite, quando mi avete mandato dal Signore vostro Dio, dicendomi: Intercedi per noi presso il Signore nostro Dio, dicci ciò che il Signore nostro Dio dirà e noi lo eseguiremo. 21Oggi ve l'ho riferito, ma voi non ascoltate la voce del Signore vostro Dio riguardo a tutto ciò per cui egli mi ha inviato a voi. 22Perciò sappiate bene che morirete di spada, di fame e di peste nel luogo in cui desiderate andare a dimorare". 43 1Quando Geremia finì di riferire a tutto il popolo tutte le parole del Signore loro Dio – tutte quelle parole per cui il Signore lo aveva inviato a loro – 2Azaria figlio di Osaia e Giovanni figlio di Kàreca e tutti quegli uomini superbi e ribelli dissero a Geremia: "Una menzogna stai dicendo! Non ti ha inviato il Signore nostro Dio a dirci: Non andate in Egitto per dimorare là; 3ma Baruch figlio di Neria ti istiga contro di noi per consegnarci nelle mani dei Caldei, perché ci uccidano e ci deportino in Babilonia". 4Pertanto Giovanni figlio di Kàreca e tutti i capi delle bande armate e tutto il popolo non obbedirono all'invito del Signore di rimanere nel paese di Giuda. 5Così Giovanni figlio di Kàreca e tutti i capi delle bande armate raccolsero tutti i superstiti di Giuda, che erano ritornati per abitare nella terra di Giuda da tutte le regioni in mezzo alle quali erano stati dispersi, 6uomini, donne, bambini, le principesse reali e tutte le persone che Nabuzaradàn, capo delle guardie, aveva lasciate con Godolia figlio di Achikàm, figlio di Safàn, insieme con il profeta Geremia e con Baruch figlio di Neria, 7e andarono nel paese d'Egitto, non avendo dato ascolto alla voce del Signore, e giunsero fino a Tafni. 8Allora la parola del Signore fu rivolta a Geremia in Tafni: 9"Prendi in mano grandi pietre e sotterrale nella mota nel quadrato dei mattoni all'ingresso della casa del faraone in Tafni, sotto agli occhi dei Giudei. 10Quindi dirai loro: Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco, io manderò a prendere Nabucodònosor re di Babilonia, mio servo; egli porrà il trono su queste pietre che hai sotterrate e stenderà il baldacchino sopra di esse. 11Verrà infatti e colpirà il paese d'Egitto, mandando a morte chi è destinato alla morte, alla schiavitù chi è destinato alla schiavitù e uccidendo di spada chi è destinato alla spada. 12Darà alle fiamme i templi degli dèi d'Egitto, li brucerà e porterà gli dèi in esilio; ripulirà il paese di Egitto come un pastore pulisce dai pidocchi il mantello; poi se ne andrà tranquillo. 13Frantumerà gli obelischi del tempio del sole nel paese d'Egitto e darà alle fiamme i templi degli dèi d'Egitto". 44 1Questa parola fu rivolta a Geremia per tutti i Giudei che abitavano nel paese d'Egitto, a Migdòl, a Tafni, a Menfi e nella regione di Patròs. 2"Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Voi avete visto tutte le sventure che ho mandate su Gerusalemme e su tutte le città di Giuda; eccole oggi una desolazione, senza abitanti, 3a causa delle iniquità che commisero per provocarmi, andando a offrire incenso e a venerare altri dèi, che né loro conoscevano né voi né i vostri padri conoscevate. 4Eppure, io vi avevo premurosamente inviato tutti i miei servi, i profeti, con l'incarico di dirvi: Non fate questa cosa abominevole che io ho in odio! 5Ma essi non mi ascoltarono e non prestarono orecchio in modo da abbandonare la loro iniquità cessando dall'offrire incenso ad altri dèi. 6Perciò la mia ira e il mio furore divamparono come fuoco nelle città di Giuda e nelle strade di Gerusalemme ed esse divennero un deserto e una desolazione, come sono ancor oggi. 7Dice dunque il Signore, Dio degli eserciti, Dio di Israele: Perché voi fate un male così grave contro voi stessi tanto da farvi sterminare di mezzo a Giuda uomini e donne, bambini e lattanti, in modo che non rimanga di voi neppure un resto? 8Perché mi provocate con l'opera delle vostre mani, offrendo incenso a divinità straniere nel paese d'Egitto dove siete venuti a dimorare, in modo da farvi sterminare e da divenire oggetto di esecrazione e di obbrobrio tra tutte le nazioni della terra? 9Avete forse dimenticato le iniquità dei vostri padri, le iniquità dei re di Giuda, le iniquità dei vostri capi, le vostre iniquità e quelle delle vostre mogli, compiute nel paese di Giuda e per le strade di Gerusalemme? 10Fino ad oggi essi non ne hanno sentito rimorso, non hanno provato timore e non hanno agito secondo la legge e i decreti che io ho posto davanti a voi e ai vostri padri". 11Perciò dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: "Ecco, io rivolgo la faccia verso di voi a vostra sventura e per distruggere tutto Giuda. 12Abbatterò il resto di Giuda, che ha deciso di andare a dimorare nel paese d'Egitto; essi periranno tutti nel paese d'Egitto; cadranno di spada e periranno di fame, dal più piccolo al più grande; moriranno di spada e di fame e saranno oggetto di maledizione e di orrore, di esecrazione e di obbrobrio. 13 Punirò coloro che dimorano nel paese d'Egitto come ho punito Gerusalemme con la spada, la fame e la peste. 14Nessuno scamperà né sfuggirà fra il resto di Giuda che è venuto a dimorare qui nel paese d'Egitto con la speranza di tornare nella terra di Giuda, dove essi desiderano ritornare ad abitare; essi non vi ritorneranno mai, eccettuati pochi fuggiaschi". 15Allora tutti gli uomini che sapevano che le loro donne avevano bruciato incenso a divinità straniere, e tutte le donne che erano presenti, una grande folla, e tutto il popolo che dimorava nel paese d'Egitto e in Patros, risposero a Geremia: 16"Quanto all'ordine che ci hai comunicato in nome del Signore, noi non ti vogliamo dare ascolto; 17anzi decisamente eseguiremo tutto ciò che abbiamo promesso, cioè bruceremo incenso alla Regina del cielo e le offriremo libazioni come abbiamo già fatto noi, i nostri padri, i nostri re e i nostri capi nelle città di Giuda e per le strade di Gerusalemme. Allora avevamo pane in abbondanza, eravamo felici e non vedemmo alcuna sventura; 18ma da quando abbiamo cessato di bruciare incenso alla Regina del cielo e di offrirle libazioni, abbiamo sofferto carestia di tutto e siamo stati sterminati dalla spada e dalla fame". 19E le donne aggiunsero: "Quando noi donne bruciamo incenso alla Regina del cielo e le offriamo libazioni, forse che senza il consenso dei nostri mariti prepariamo per lei focacce con la sua immagine e le offriamo libazioni?". 20Allora così parlò Geremia a tutto il popolo, agli uomini e alle donne e a tutta la gente che gli avevano risposto in quel modo: 21"Forse che il Signore non si ricorda e non ha più in mente l'incenso che voi bruciavate nelle città di Giuda e per le strade di Gerusalemme, voi e i vostri padri, i vostri re e i vostri capi e il popolo del paese? 22Il Signore non ha più potuto sopportare la malvagità delle vostre azioni né le cose abominevoli che avete commesse. Per questo il vostro paese è divenuto un deserto, oggetto di orrore e di esecrazione, senza abitanti, come oggi si vede. 23Per il fatto che voi avete bruciato incenso e avete peccato contro il Signore, non avete ascoltato la voce del Signore e non avete camminato secondo la sua legge, i suoi decreti e i suoi statuti, per questo vi è capitata questa sventura, come oggi si vede". 24Geremia disse a tutto il popolo e a tutte le donne: "Ascoltate la parola del Signore, voi tutti di Giuda che siete nel paese d'Egitto. 25Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Voi donne lo avete affermato con la bocca e messo in atto con le vostre mani, affermando: Noi adempiremo tutti i voti che abbiamo fatto di offrire incenso alla Regina del cielo e di offrirle libazioni! Adempite pure i vostri voti e fate pure le vostre libazioni. 26Tuttavia ascoltate la parola del Signore, voi tutti di Giuda che abitate nel paese di Egitto. Ecco, io giuro per il mio grande nome – dice il Signore – che mai più il mio nome sarà pronunciato in tutto il paese d'Egitto dalla bocca di un uomo di Giuda che possa dire: Per la vita del Signore Dio! 27Ecco, veglierò su di essi per loro disgrazia e non per loro bene. Tutti gli uomini di Giuda che si trovano nel paese d'Egitto periranno di spada e di fame fino al loro sterminio. 28Gli scampati dalla spada torneranno dal paese d'Egitto nella terra di Giuda molto scarsi di numero. Tutto il resto di Giuda, coloro che sono andati a dimorare nel paese d'Egitto, sapranno quale parola si avvererà, se la mia o la loro. 29Questo sarà per voi il segno – dice il Signore – che io vi punirò in questo luogo, perché sappiate che le mie parole si avverano sul serio contro di voi, per vostra disgrazia. 30Così dice il Signore: Ecco io metterò il faraone Cofrà re di Egitto in mano ai suoi nemici e a coloro che attentano alla sua vita, come ho messo Sedecìa re di Giuda in mano a Nabucodònosor re di Babilonia, suo nemico, che attentava alla sua vita". 45 1Questa è la parola che il profeta Geremia comunicò a Baruc figlio di Neria, quando egli scriveva queste parole in un libro sotto la dettatura di Geremia nel quarto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda: 2"Dice il Signore, Dio di Israele, su di te, Baruc: 3Tu hai detto: Guai a me poiché il Signore aggiunge tristezza al mio dolore. Io sono stanco dei miei gemiti e non trovo pace. 4Dice il Signore: Ecco io demolisco ciò che ho edificato e sradico ciò che ho piantato; così per tutta la terra. 5E tu vai cercando grandi cose per te? Non cercarle, poiché io manderò la sventura su ogni uomo. Oracolo del Signore. A te farò dono della vita come bottino, in tutti i luoghi dove tu andrai". 46 1Parola del Signore che fu rivolta al profeta Geremia sulle nazioni. 2Per l'Egitto. Sull'esercito del faraone Necao re d'Egitto, a Càrchemis presso il fiume Eufrate, esercito che Nabucodònosor re di Babilonia vinse nel quarto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda. 3Preparate scudo grande e piccolo e avanzate per la battaglia. 4Attaccate i cavalli, montate, o cavalieri. Schieratevi con gli elmi, lucidate le lance, indossate le corazze! 5Che vedo? Sono sbigottito, retrocedono! I loro prodi sono sconfitti, fuggono a precipizio senza voltarsi; il terrore è tutt'intorno. Parola del Signore. 6Il più agile non scamperà né il più prode si salverà. A settentrione, sulla riva dell'Eufrate, inciampano e cadono. 7Chi è che trabocca come il Nilo, come un torrente dalle acque turbolente? 8È l'Egitto che trabocca come il Nilo, come un torrente dalle acque turbolente. Esso dice: "Salirò, ricoprirò la terra, distruggerò la città e i suoi abitanti". 9Caricate, cavalli, avanzate, carri! Avanti o prodi! uomini di Etiopia e di Put, voi che impugnate lo scudo, e voi di Lud che tendete l'arco. 10Ma quel giorno per il Signore Dio degli eserciti, è un giorno di vendetta, per vendicarsi dei suoi nemici. La sua spada divorerà, si sazierà e si inebrierà del loro sangue; poiché sarà un sacrificio per il Signore, Dio degli eserciti, nella terra del settentrione, presso il fiume Eufrate. 11Sali in Gàlaad e prendi il balsamo, vergine, figlia d'Egitto. Invano moltiplichi i rimedi, non c'è guarigione per te. 12Le nazioni hanno saputo del tuo disonore; del tuo grido di dolore è piena la terra, poiché il prode inciampa nel prode, tutti e due cadono insieme. 13Parola che il Signore comunicò al profeta Geremia quando Nabucodònosor re di Babilonia giunse per colpire il paese d'Egitto. 14Annunziatelo in Egitto, fatelo sapere a Migdòl, fatelo udire a Menfi e a Tafni; dite: "Alzati e preparati, perché la spada divora tutto intorno a te". 15Perché mai Api è fuggito? Il tuo toro sacro non resiste? Il Signore lo ha rovesciato. 16Una gran folla vacilla e stramazza, ognuno dice al vicino: "Su, torniamo al nostro popolo, al paese dove siamo nati, lontano dalla spada micidiale!". 17Chiamate pure il faraone re d'Egitto: Frastuono, che lascia passare il momento buono. 18Per la mia vita – dice il re il cui nome è Signore degli eserciti – uno verrà, simile al Tabor fra le montagne, come il Carmelo presso il mare. 19Prepàrati il bagaglio per l'esilio, o gente che abiti l'Egitto, perché Menfi sarà ridotta a un deserto, sarà devastata, senza abitanti. 20Giovenca bellissima è l'Egitto, ma un tafano viene su di lei dal settentrione. 21Anche i suoi mercenari nel paese sono come vitelli da ingrasso. Anch'essi infatti han voltate le spalle, fuggono insieme, non resistono, poiché il giorno della sventura è giunto su di loro, il tempo del loro castigo. 22La sua voce è come di serpente che sibila, poiché essi avanzano con un esercito e armati di scure vengono contro di lei, come tagliaboschi. 23Abbattono la sua selva – dice il Signore – e non si possono contare, essi sono più delle locuste, sono senza numero. 24Prova vergogna la figlia d'Egitto, è data in mano a un popolo del settentrione. 25Il Signore degli eserciti, Dio di Israele, dice: "Ecco, punirò Amòn di Tebe, l'Egitto, i suoi dèi e i suoi re, il faraone e coloro che confidano in lui. 26Li consegnerò in potere di coloro che attentano alla loro vita, in potere di Nabucodònosor re di Babilonia e in potere dei suoi ministri. Ma dopo esso sarà abitato come in passato". Parola del Signore. 27"Ma tu non temere, Giacobbe mio servo, non abbatterti, Israele; poiché ecco, io ti libererò da un paese lontano e la tua discendenza dal paese del suo esilio. Giacobbe ritornerà e godrà in pace, tranquillo e nessuno lo molesterà. 28Tu non temere, Giacobbe mio servo, – dice il Signore – perché io sono con te. Annienterò tutte le nazioni tra le quali ti ho disperso, ma di te non farò sterminio; ti castigherò secondo equità, ma non ti lascerò del tutto impunito". 47 1Parola del Signore che fu rivolta al profeta Geremia sui Filistei, prima che il faraone occupasse Gaza. 2Così dice il Signore: "Ecco s'avanzano ondate dal settentrione diventano un torrente che straripa. Allagano la terra e ciò che è in essa, la città e i suoi abitanti. Gli uomini gridano, urlano tutti gli abitanti della terra. 3Allo scalpitar dei suoi possenti cavalli, al fragor dei suoi carri, al cigolio delle ruote, i padri non si voltano verso i figli, le loro mani sono senza forza 4perché è arrivato il giorno in cui saran distrutti tutti i Filistei e saranno abbattute Tiro e Sidòne, con tutti i loro ausiliari; il Signore infatti distrugge i Filistei, il resto dell'isola di Caftor. 5Fino a Gaza si son rasati per lutto, è distrutta Ascalòna. Asdòd, povero resto degli Anakiti, fino a quando ti farai incisioni? 6Ah! spada del Signore, quando dunque ti concederai riposo? Rientra nel fodero, riposati e sta' calma. 7Come potrà riposare, poiché il Signore le ha ordinato di agire contro Ascalòna e il lido del mare? Là egli l'ha destinata". 48 1Su Moab. Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: "Guai a Nebo poiché è devastata, piena di vergogna e catturata è Kiriatàim; sente vergogna, è abbattuta la roccaforte. 2Non esiste più la fama di Moab; in Chesbòn tramano contro di essa: Venite ed eliminiamola dalle nazioni. Anche tu, Madmèn, sarai demolita, la spada ti inseguirà. 3Una voce, un grido da Coronàim: Devastazione e rovina grande! 4Abbattuto è Moab, le grida si fanno sentire fino in Zoar. 5Su per la salita di Luchìt vanno piangendo, giù per la discesa di Coronàim si ode un grido di disfatta. 6Fuggite, salvate la vostra vita! Siate come l'asino selvatico nel deserto. 7Poiché hai posto la fiducia nelle tue fortezze e nei tuoi tesori, anche tu sarai preso e Camos andrà in esilio insieme con i suoi sacerdoti e con i suoi capi. 8Il devastatore verrà contro ogni città; nessuna città potrà scampare. Sarà devastata la valle e la pianura desolata, come dice il Signore. 9Date ali a Moab, perché dovrà prendere il volo. Le sue città diventeranno un deserto, perché non vi sarà alcun abitante. 10Maledetto chi compie fiaccamente l'opera del Signore, maledetto chi trattiene la spada dal sangue! 11Moab era tranquillo fin dalla giovinezza, riposava come vino sulla sua feccia, non è stato travasato di botte in botte, né è mai andato in esilio; per questo gli è rimasto il suo sapore, il suo profumo non si è alterato. 12Per questo, ecco, giorni verranno – dice il Signore – nei quali gli manderò travasatori a travasarlo, vuoteranno le sue botti e frantumeranno i suoi otri. 13Moab si vergognerà di Camos come la casa di Israele si è vergognata di Betel, oggetto della sua fiducia. 14Come potete dire: Noi siamo uomini prodi e uomini valorosi per la battaglia? 15Il devastatore di Moab sale contro di lui, i suoi giovani migliori scendono al macello – dice il re il cui nome è Signore degli eserciti. 16È vicina la rovina di Moab, la sua sventura avanza in gran fretta. 17Compiangetelo, voi tutti suoi vicini e tutti voi che conoscete il suo nome; dite: Come si è spezzata la verga robusta, quello scettro magnifico? 18Scendi dalla tua gloria, siedi sull'arido suolo, o popolo che abiti a Dibon; poiché il devastatore di Moab è salito contro di te, egli ha distrutto le tue fortezze. 19Sta' sulla strada e osserva, tu che abiti in Aroer. Interroga il fuggiasco e lo scampato, domanda: Che cosa è successo? 20Moab prova vergogna, è in rovina; urlate, gridate, annunziate sull'Arnon che Moab è devastato. 21È arrivato il giudizio per la regione dell'altipiano, per Colòn, per Iaaz e per Mefàat, 22per Dibon, per Nebo e per Bet-Diblatàim, 23per Kiriatàim, per Bet-Gamùl e per Bet-Meòn, 24per Kiriòt e per Bozra, per tutte le città della regione di Moab, lontane e vicine. 25È infranta la potenza di Moab ed è rotto il suo braccio. 26Inebriatelo, perché si è levato contro il Signore, e Moab si rotolerà nel vomito e anch'esso diventerà oggetto di scherno. 27Non è stato forse Israele per te oggetto di scherno? Fu questi forse sorpreso fra i ladri, dato che quando parli di lui scuoti sempre la testa? 28Abbandonate le città e abitate nelle rupi, abitanti di Moab, siate come la colomba che fa il nido nelle pareti d'una gola profonda. 29Abbiamo udito l'orgoglio di Moab, il grande orgoglioso, la sua superbia, il suo orgoglio, la sua alterigia, l'altezzosità del suo cuore. 30Conosco bene la sua tracotanza – dice il Signore – l'inconsistenza delle sue chiacchiere, le sue opere vane. 31Per questo alzo un lamento su Moab, grido per tutto Moab, gemo per gli uomini di Kir-Cheres. 32Io piango per te come per Iazèr, o vigna di Sibma! I tuoi tralci arrivavano al mare, giungevano fino a Iazèr. Sulle tue frutta e sulla tua vendemmia è piombato il devastatore. 33Sono scomparse la gioia e l'allegria dai frutteti e dalla regione di Moab. È sparito il vino nei tini, non pigia più il pigiatore, il canto di gioia non è più canto di gioia. 34Delle grida di Chesbòn e di Elealè si diffonde l'eco fino a Iacaz; da Zoar si odono grida fino a Coronàim e a Eglat-Selisià, poiché le acque di Nimrìm son diventate una zona desolata. 35Io farò scomparire in Moab – dice il Signore – chi sale sulle alture e chi brucia incenso ai suoi dèi. 36Perciò il mio cuore per Moab geme come i flauti, il mio cuore geme come i flauti per gli uomini di Kir-Cheres, essendo venute meno le loro scorte. 37Poiché ogni testa è rasata, ogni barba è tagliata; ci sono incisioni su tutte le mani e tutti hanno i fianchi cinti di sacco. 38Sopra tutte le terrazze di Moab e nelle sue piazze è tutto un lamento, perché io ho spezzato Moab come un vaso senza valore. Parola del Signore. 39Come è rovinato! Gridate! Come Moab ha voltato vergognosamente le spalle! Moab è diventato oggetto di scherno e di orrore per tutti i suoi vicini. 40Poiché così dice il Signore: Ecco, come l'aquila egli spicca il volo e spande le ali su Moab. 41Le città son prese, le fortezze sono occupate. In quel giorno il cuore dei prodi di Moab sarà come il cuore di donna nei dolori del parto. 42Moab è distrutto, ha cessato d'essere popolo, perché si è insuperbito contro il Signore. 43Terrore, trabocchetto, tranello cadranno su di te, abitante di Moab. Oracolo del Signore. 44Chi sfugge al terrore cadrà nel trabocchetto; chi risale dal trabocchetto sarà preso nel tranello, perché io manderò sui Moabiti tutto questo nell'anno del loro castigo. Oracolo del Signore. 45All'ombra di Chesbòn si fermano spossati i fuggiaschi, ma un fuoco esce da Chesbòn, una fiamma dal palazzo di Sicòn e divora le tempie di Moab e il cranio di uomini turbolenti. 46Guai a te, Moab, sei perduto, popolo di Camos, poiché i tuoi figli sono condotti schiavi, le tue figlie portate in esilio. 47Ma io cambierò la sorte di Moab negli ultimi giorni. Oracolo del Signore". Qui finisce il giudizio su Moab. 49 1Sugli Ammoniti. Dice il Signore: "Israele non ha forse figli, non ha egli alcun erede? Perché Milcom ha ereditato la terra di Gad e il suo popolo ne ha occupate le città? 2Perciò ecco, verranno giorni – dice il Signore – nei quali io farò udire a Rabbà degli Ammoniti fragore di guerra; essa diventerà un cumulo di rovine, le sue borgate saranno consumate dal fuoco, Israele spoglierà i suoi spogliatori, dice il Signore. 3Urla, Chesbòn, arriva il devastatore; gridate, borgate di Rabbà, cingetevi di sacco, innalzate lamenti e andate raminghe con tagli sulla pelle, perché Milcom andrà in esilio, insieme con i suoi sacerdoti e i suoi capi. 4Perché ti vanti delle tue valli, figlia ribelle? Confidi nelle tue scorte ed esclami: Chi verrà contro di me? 5Ecco io manderò su di te il terrore – parola del Signore Dio degli eserciti – da tutti i dintorni. Voi sarete scacciati, ognuno per la sua via, e non vi sarà nessuno che raduni i fuggiaschi. 6Ma dopo cambierò la sorte degli Ammoniti". Parola del Signore. 7Su Edom. Così dice il Signore degli eserciti: "Non c'è più sapienza in Teman? È scomparso il consiglio dei saggi? È svanita la loro sapienza? 8Fuggite, partite, nascondetevi in un luogo segreto, abitanti di Dedan, poiché io mando su Esaù la sua rovina, il tempo del suo castigo. 9Se vendemmiatori verranno da te, non lasceranno nulla da racimolare. Se ladri notturni verranno da te, saccheggeranno quanto loro piace. 10Poiché io intendo spogliare Esaù, rivelo i suoi nascondigli ed egli non ha dove nascondersi. La sua stirpe, i suoi fratelli, i suoi vicini sono distrutti ed egli non è più. 11Lascia i tuoi orfani, io li farò vivere, le tue vedove confidino in me! 12Poiché così dice il Signore: Ecco, coloro che non erano obbligati a bere il calice lo devono bere e tu pretendi di rimanere impunito? Non resterai impunito, ma dovrai berlo 13poiché io ho giurato per me stesso – dice il Signore – che Bozra diventerà un orrore, un obbrobrio, un deserto, una maledizione e tutte le sue città saranno ridotte a rovine perenni. 14Ho udito un messaggio da parte del Signore, un messaggero è stato inviato fra le nazioni: Adunatevi e marciate contro di lui! Alzatevi per la battaglia. 15Poiché ecco, ti renderò piccolo fra i popoli e disprezzato fra gli uomini. 16La tua arroganza ti ha indotto in errore, la superbia del tuo cuore; tu che abiti nelle caverne delle rocce, che ti aggrappi alle cime dei colli, anche se ponessi, come l'aquila, in alto il tuo nido, di lassù ti farò precipitare. Oracolo del Signore. 17Edom sarà oggetto di orrore; chiunque passerà lì vicino ne resterà attonito e fischierà davanti a tutte le sue piaghe. 18Come nello sconvolgimento di Sòdoma e Gomorra e delle città vicine – dice il Signore – non vi abiterà più uomo né vi fisserà la propria dimora un figlio d'uomo. 19Ecco, come un leone sale dalla boscaglia del Giordano verso i prati sempre verdi, così in un baleno io lo scaccerò di là e il mio eletto porrò su di esso; poiché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me? 20Per questo ascoltate il progetto che il Signore ha fatto contro Edom e le decisioni che egli ha prese contro gli abitanti di Teman. Certo, trascineranno via anche i più piccoli del gregge, e per loro sarà desolato il loro prato. 21Al fragore della loro caduta tremerà la terra. Un grido! Fino al Mare Rosso se ne ode l'eco. 22Ecco, come l'aquila, egli sale e si libra, espande le ali su Bozra. In quel giorno il cuore dei prodi di Edom sarà come il cuore di una donna nei dolori del parto". 23Su Damasco. "Amat e Arpad sono piene di confusione, perché hanno sentito una cattiva notizia; esse sono agitate come il mare, sono in angoscia, non possono calmarsi. 24Spossata è Damasco, si volge per fuggire; un tremito l'ha colta, angoscia e dolori l'assalgono come una partoriente. 25Come fu abbandonata la città gloriosa, la città del tripudio? 26Cadranno i suoi giovani nelle sue piazze e tutti i suoi guerrieri periranno in quel giorno. Oracolo del Signore degli eserciti. 27Appiccherò il fuoco alle mura di Damasco e divorerà i palazzi di Ben-Hadàd". 28Su Kedàr e sui regni di Cazòr, che Nabucodònosor re di Babilonia sconfisse. Così dice il Signore: "Su, marciate contro Kedàr, saccheggiate i figli dell'oriente. 29Prendete le loro tende e le loro pecore, i loro teli da tenda, tutti i loro attrezzi; portate via i loro cammelli; un grido si leverà su di loro: Terrore all'intorno! 30Fuggite, andate lontano, nascondetevi in luoghi segreti o abitanti di Cazòr – dice il Signore – perché ha ideato un disegno contro di voi. Nabucodònosor re di Babilonia ha preparato un piano contro di voi. 31Su, marciate contro la nazione tranquilla, che vive in sicurezza. Oracolo del Signore. Essa non ha né porte né sbarre e vive isolata. 32I suoi cammelli saranno portati via come preda e la massa dei suoi greggi come bottino. Disperderò a tutti i venti coloro che si tagliano i capelli alle tempie, da ogni parte farò venire la loro rovina. Parola del Signore. 33Cazòr diventerà rifugio di sciacalli, una desolazione per sempre; nessuno vi dimorerà più, non vi abiterà più un figlio d'uomo". 34Parola che il Signore rivolse al profeta Geremia riguardo all'Elam all'inizio del regno di Sedecìa re di Giuda. 35"Dice il Signore degli eserciti: Ecco io spezzerò l'arco dell'Elam, il nerbo della sua potenza. 36Manderò contro l'Elam i quattro venti dalle quattro estremità del cielo e li sparpaglierò davanti a questi venti; non ci sarà nazione in cui non giungeranno i profughi dell'Elam. 37Incuterò terrore negli Elamiti davanti ai loro nemici e davanti a coloro che vogliono la loro vita; manderò su di essi la sventura, la mia ira ardente. Parola del Signore. Manderò la spada a inseguirli finché non li avrò sterminati. 38Porrò il mio trono sull'Elam e farò morire il re e i capi. Oracolo del Signore. 39Ma negli ultimi giorni cambierò la sorte dell'Elam". Parola del Signore. 50 1Parola che il Signore pronunziò contro Babilonia, contro il paese dei Caldei, per mezzo del profeta Geremia. 2"Proclamatelo fra i popoli e fatelo sapere, non nascondetelo, dite: Babilonia è presa, Bel è coperto di confusione, è infranto Marduch; sono confusi i suoi idoli, sono sgomenti i suoi feticci. 3Poiché dal settentrione sale contro di essa un popolo che ridurrà la sua terra a un deserto, non vi abiterà più nessuno; uomini e animali fuggono, se ne vanno. 4In quei giorni e in quel tempo – dice il Signore – verranno gli Israeliti insieme con i figli di Giuda; cammineranno piangendo e cercheranno il Signore loro Dio. 5Domanderanno di Sion, verso cui sono fissi i loro volti: Venite, uniamoci al Signore con un'alleanza eterna, che non sia mai dimenticata. 6Gregge di pecore sperdute era il mio popolo, i loro pastori le avevano sviate, le avevano fatte smarrire per i monti; esse andavano di monte in colle, avevano dimenticato il loro ovile. 7Quanti le trovavano, le divoravano e i loro nemici dicevano: Non commettiamo nessun delitto, perché essi hanno peccato contro il Signore, pascolo di giustizia e speranza dei loro padri. 8Fuggite da Babilonia, dalla regione dei Caldei, uscite e siate come capri in testa al gregge. 9Poiché, ecco io suscito e mando contro Babilonia una massa di grandi nazioni dal paese del settentrione; queste le si schiereranno contro, di là essa sarà presa. Le loro frecce sono come quelle di un abile arciere, nessuna ritorna a vuoto. 10La Caldea sarà saccheggiata, tutti i suoi saccheggiatori saranno saziati. Parola del Signore. 11Gioite pure e tripudiate, saccheggiatori della mia eredità! Saltate pure come giovenchi su un prato e nitrite come destrieri! 12La vostra madre è piena di confusione, e coperta di vergogna colei che vi ha partorito. Ecco è l'ultima delle nazioni, un deserto, un luogo riarso e una steppa. 13A causa dell'ira del Signore non sarà più abitata, sarà tutta una desolazione. Chiunque passerà vicino a Babilonia rimarrà stupito e fischierà davanti a tutte le sue piaghe. 14Disponetevi intorno a Babilonia, voi tutti che tendete l'arco; tirate contro di essa, non risparmiate le frecce, poiché essa ha peccato contro il Signore. 15Alzate il grido di guerra contro di essa, da ogni parte. Essa tende la mano, crollano le sue torri, rovinano le sue mura, poiché questa è la vendetta del Signore. Vendicatevi di lei, trattatela come essa ha trattato gli altri! 16Sterminate in Babilonia chi semina e chi impugna la falce al momento della messe. Di fronte alla spada micidiale ciascuno ritorni al suo popolo e ciascuno fugga verso il suo paese. 17Una pecora smarrita è Israele, i leoni le hanno dato la caccia; per primo l'ha divorata il re di Assiria, poi il re di Babilonia ne ha stritolato le ossa. 18Perciò, dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco, io punirò il re di Babilonia e il suo paese, come già ho punito il re di Assiria, 19e ricondurrò Israele nel suo pascolo, pascolerà sul Carmelo e sul Basàn; sulle montagne di Èfraim e di Gàlaad si sazierà. 20In quei giorni e in quel tempo – dice il Signore – si cercherà l'iniquità di Israele, ma essa non sarà più, si cercheranno i peccati di Giuda, ma non si troveranno, perché io perdonerò a quanti lascerò superstiti. 21Avanza nella terra di Meratàim, avanza contro di essa e contro gli abitanti di Pekòd. Devasta, annientali – dice il Signore – eseguisci quanto ti ho comandato! 22Rumore di guerra nella regione, e grande disastro. 23Perché è stato rotto e fatto in pezzi il martello di tutta la terra? Perché è diventata un orrore Babilonia fra le nazioni? 24Ti ho teso un laccio e ti ci sei impigliata, Babilonia, senza avvedertene. Sei stata sorpresa e afferrata, perché hai fatto guerra al Signore. 25Il Signore ha aperto il suo arsenale e ne ha tratto le armi del suo sdegno, perché il Signore Dio degli eserciti ha un'opera da compiere nel paese dei Caldei. 26Venite ad essa dall'estremo limite, aprite i suoi granai; fatene dei mucchi come covoni, sterminatela, non ne rimanga neppure un resto. 27Uccidete tutti i suoi tori, scendano al macello. Guai a loro, perché è giunto il loro giorno, il tempo del loro castigo! 28Voce di profughi e di scampati dal paese di Babilonia per annunziare in Sion la vendetta del Signore nostro Dio, la vendetta per il suo tempio. 29Convocate contro Babilonia gli arcieri, quanti tendono l'arco. Accampatevi intorno ad essa in modo che nessuno scampi. Ripagatela secondo le sue opere, fate a lei quanto ha fatto agli altri, perché è stata arrogante con il Signore, con il Santo di Israele. 30Perciò cadranno i suoi giovani nelle sue piazze e tutti i suoi guerrieri periranno in quel giorno". Parola del Signore. 31"Eccomi a te, o arrogante, – oracolo del Signore degli eserciti – poiché è giunto il tuo giorno, il tempo del tuo castigo. 32Vacillerà l'arrogante e cadrà, nessuno la rialzerà. Io darò alle fiamme le sue città, esse divoreranno tutti i suoi dintorni. 33Dice il Signore degli eserciti: Oppressi sono i figli di Israele e i figli di Giuda tutti insieme; tutti i loro deportatori li trattengono e rifiutano di lasciarli andare. 34Ma il loro vendicatore è forte, Signore degli eserciti è il suo nome. Egli sosterrà efficacemente la loro causa, per rendere tranquilla la terra e sconvolgere gli abitanti di Babilonia. 35Spada, sui Caldei e sugli abitanti di Babilonia, sui suoi capi e sui suoi sapienti! 36Spada, sui suoi indovini ed essi impazziscano! Spada, sui suoi prodi, ed essi s'impauriscano! 37Spada, sui suoi cavalli e sui suoi carri, su tutta la gentaglia che è in essa, diventino come donne! Spada, sui suoi tesori ed essi siano saccheggiati! 38Spada, sulle sue acque ed esse si prosciughino! Poiché essa è una terra di idoli; vanno pazzi per questi spauracchi. 39Perciò l'abiteranno animali del deserto e sciacalli, vi si stabiliranno gli struzzi; non sarà mai più abitata, né popolata di generazione in generazione. 40Come quando Dio sconvolse Sòdoma, Gomorra e le città vicine – oracolo del Signore – così non vi abiterà alcuna persona né vi dimorerà essere umano. 41Ecco, un popolo viene dal settentrione, un popolo grande, e molti re sorgono dalle estremità della terra. 42Impugnano arco e dardo, sono crudeli, non hanno pietà; il loro tumulto è come il mugghio del mare. Montano cavalli, sono pronti come un sol uomo a combattere contro di te, figlia di Babilonia. 43Il re di Babilonia ha sentito parlare di loro e le sue braccia sono senza forza; lo ha colto l'angoscia, un dolore come di donna nel parto. 44Ecco, come un leone sale dalla boscaglia del Giordano verso i prati sempre verdi, così in un batter d'occhio io li farò fuggire al di là e vi metterò sopra colui che mi piacerà. Poiché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me? 45Per questo ascoltate il progetto che il Signore ha fatto contro Babilonia e le decisioni che ha prese contro il paese dei Caldei. Certo, trascineranno via anche i più piccoli del gregge e per loro sarà desolato il loro prato. 46Al fragore della presa di Babilonia trema la terra, ne risuonerà il clamore fra le nazioni". 51 1Così dice il Signore: "Ecco susciterò contro Babilonia e contro gli abitanti della Caldea un vento distruttore; 2io invierò in Babilonia spulatori che la spuleranno e devasteranno la sua regione, poiché le piomberanno addosso da tutte le parti nel giorno della tribolazione". 3Non deponga l'arciere l'arco e non si spogli della corazza. Non risparmiate i suoi giovani, sterminate tutto il suo esercito. 4Cadano trafitti nel paese dei Caldei e feriti nelle sue piazze, 5bperché la loro terra è piena di delitti davanti al Santo di Israele. 5aMa Israele e Giuda non sono vedove del loro Dio, il Signore degli eserciti. 6Fuggite da Babilonia, ognuno ponga in salvo la sua vita; non vogliate perire per la sua iniquità, poiché questo è il tempo della vendetta del Signore; egli la ripaga per quanto ha meritato. 7Babilonia era una coppa d'oro in mano del Signore, con la quale egli inebriava tutta la terra; del suo vino hanno bevuto i popoli, perciò sono divenuti pazzi. 8All'improvviso Babilonia è caduta, è stata infranta; alzate lamenti su di essa; prendete balsamo per il suo dolore, forse potrà essere guarita. 9"Abbiamo curato Babilonia, ma non è guarita. Lasciatela e andiamo ciascuno al proprio paese; poiché la sua punizione giunge fino al cielo e si alza fino alle nubi. 10Il Signore ha fatto trionfare la nostra giusta causa, venite, raccontiamo in Sion l'opera del Signore nostro Dio". 11Aguzzate le frecce, riempite le faretre! Il Signore suscita lo spirito del re di Media, perché il suo piano riguardo a Babilonia è di distruggerla; perché questa è la vendetta del Signore, la vendetta per il suo tempio. 12Alzate un vessillo contro il muro di Babilonia, rafforzate le guardie, collocate sentinelle, preparate gli agguati, poiché il Signore si era proposto un piano e ormai compie quanto aveva detto contro gli abitanti di Babilonia. 13Tu che abiti lungo acque abbondanti, ricca di tesori, è giunta la tua fine, il momento del taglio. 14Il Signore degli eserciti lo ha giurato per se stesso: "Ti ho gremito di uomini come cavallette, che intoneranno su di te il canto di vittoria". 15Egli ha formato la terra con la sua potenza, ha fissato il mondo con la sua sapienza, con la sua intelligenza ha disteso i cieli. 16Al rombo della sua voce rumoreggiano le acque nel cielo. Egli fa salire le nubi dall'estremità della terra, produce lampi per la pioggia e manda fuori il vento dalle sue riserve. 17Resta inebetito ogni uomo, senza comprendere; resta confuso ogni orefice per i suoi idoli, poiché è menzogna ciò che ha fuso e non ha soffio vitale. 18Esse sono vanità, opere ridicole; al tempo del loro castigo periranno. 19Non è tale l'eredità di Giacobbe, perché egli ha formato ogni cosa. Israele è la tribù della sua eredità, Signore degli eserciti è il suo nome. 20"Un martello sei stata per me, uno strumento di guerra; con te martellavo i popoli, con te annientavo i regni, 21con te martellavo cavallo e cavaliere, con te martellavo carro e cocchiere, 22con te martellavo uomo e donna, con te martellavo vecchio e ragazzo, con te martellavo giovane e fanciulla, 23con te martellavo pastore e gregge, con te martellavo l'aratore e il suo paio di buoi, con te martellavo governatori e prefetti. 24Ma ora ripagherò Babilonia e tutti gli abitanti della Caldea di tutto il male che hanno fatto a Sion, sotto i vostri occhi. Oracolo del Signore. 25Eccomi a te, monte della distruzione, che distruggi tutta la terra. Io stenderò la mano contro di te, ti rotolerò giù dalle rocce e farò di te una montagna bruciata; 26da te non si prenderà più né pietra d'angolo, né pietra da fondamenta, perché diventerai un luogo desolato per sempre". Oracolo del Signore. 27Alzate un vessillo nel paese, suonate la tromba fra le nazioni; preparate le nazioni alla guerra contro di essa, convocatele contro i regni di Araràt, di Minnì e di Aschenàz. Nominate contro di essa un comandante, fate avanzare i cavalli come cavallette spinose. 28Preparate alla guerra contro di essa le nazioni, il re della Media, i suoi governatori, tutti i suoi prefetti e tutta la terra in suo dominio. 29Trema la terra e freme, perché si avverano contro Babilonia i progetti del Signore di ridurre il paese di Babilonia in luogo desolato, senza abitanti. 30Hanno cessato di combattere i prodi di Babilonia, si sono ritirati nelle fortezze; il loro valore è venuto meno, sono diventati come donne. Sono stati incendiati i suoi edifici, sono spezzate le sue sbarre. 31Corriere corre incontro a corriere, messaggero incontro a messaggero per annunziare al re di Babilonia che la sua città è presa da ogni lato; 32i guadi sono occupati, le fortezze bruciano, i guerrieri sono sconvolti dal terrore. 33Poiché dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: "La figlia di Babilonia è come un'aia al tempo in cui viene spianata; ancora un poco e verrà per essa il tempo della mietitura". 34"Mi ha divorata, mi ha consumata Nabucodònosor, re di Babilonia, mi ha ridotta come un vaso vuoto, mi ha inghiottita come fa il coccodrillo, ha riempito il suo ventre, dai miei luoghi deliziosi, mi ha scacciata. 35Il mio strazio e la mia sventura ricadano su Babilonia!" dice la popolazione di Sion, "il mio sangue sugli abitanti della Caldea!" dice Gerusalemme. 36Perciò così parla il Signore: "Ecco io difendo la tua causa, compio la tua vendetta; prosciugherò il suo mare, disseccherò le sue sorgenti. 37Babilonia diventerà un cumulo di rovine, un rifugio di sciacalli, un oggetto di stupore e di scherno, senza abitanti. 38Essi ruggiscono insieme come leoncelli, rugghiano come cuccioli di una leonessa. 39Con veleno preparerò loro una bevanda, li inebrierò perché si stordiscano e si addormentino in un sonno perenne, per non svegliarsi mai più. Parola del Signore. 40Li farò scendere al macello come agnelli, come montoni insieme con i capri". 41Sesac è stata presa e occupata, l'orgoglio di tutta la terra. Babilonia è diventata un oggetto di orrore fra le nazioni! 42Il mare dilaga su Babilonia essa è stata sommersa dalla massa delle onde. 43Sono diventate una desolazione le sue città, un terreno riarso, una steppa. Nessuno abita più in esse non vi passa più nessun figlio d'uomo. 44"Io punirò Bel in Babilonia, gli estrarrò dalla gola quanto ha inghiottito. Non andranno più a lui le nazioni". Perfino le mura di Babilonia sono crollate, 45esci da essa, popolo mio, ognuno salvi la vita dall'ira ardente del Signore. 46Non si avvilisca il vostro cuore e non temete per la notizia diffusa nel paese; un anno giunge una notizia e l'anno dopo un'altra. La violenza è nel paese, un tiranno contro un tiranno. 47Per questo ecco, verranno giorni nei quali punirò gli idoli di Babilonia. Allora tutto il suo paese sentirà vergogna e tutti i suoi cadaveri le giaceranno in mezzo. 48Esulteranno su Babilonia cielo e terra e quanto contengono, perché da settentrione verranno i suoi devastatori. Parola del Signore. 49Anche Babilonia deve cadere per gli uccisi di Israele, come per Babilonia caddero gli uccisi di tutta la terra. 50Voi scampati dalla spada partite, non fermatevi; da questa regione lontana ricordatevi del Signore e vi torni in mente Gerusalemme. 51"Sentiamo vergogna nell'udire l'insulto; la confusione ha coperto i nostri volti, perché stranieri sono entrati nel santuario del tempio del Signore". 52"Perciò ecco, verranno giorni – dice il Signore – nei quali punirò i suoi idoli e in tutta la sua regione gemeranno i feriti.53Anche se Babilonia si innalzasse fino al cielo, anche se rendesse inaccessibile la sua cittadella potente, da parte mia verranno i suoi devastatori". Oracolo del Signore. 54Udite! Un grido da Babilonia, una rovina immensa dal paese dei Caldei. 55È il Signore che devasta Babilonia e fa tacere il suo grande rumore. Mugghiano le sue onde come acque possenti, risuona il frastuono della sua voce, 56perché piomba su Babilonia il devastatore, sono catturati i suoi prodi, si sono infranti i loro archi. Dio è il Signore delle giuste ricompense, egli ricompensa con precisione. 57"Io ubriacherò i suoi capi e i suoi saggi, i suoi governatori, i suoi magistrati e i suoi guerrieri; essi dormiranno un sonno eterno e non potranno più svegliarsi" dice il re, il cui nome è Signore degli eserciti. 58Così dice il Signore degli eserciti: "Il largo muro di Babilonia sarà raso al suolo, le sue alte porte saranno date alle fiamme. Si affannano dunque invano i popoli, le nazioni si affaticano per nulla". 59Ordine che il profeta Geremia diede a Seraià figlio di Neria, figlio di Maasia, quando egli andò con Sedecìa re di Giuda in Babilonia nell'anno quarto del suo regno. Seraià era capo degli alloggiamenti. 60Geremia scrisse su un rotolo tutte le sventure che dovevano piombare su Babilonia. Tutte queste cose sono state scritte contro Babilonia. 61Geremia quindi disse a Seraià: "Quando giungerai a Babilonia, abbi cura di leggere in pubblico tutte queste parole 62e dirai: Signore, tu hai dichiarato di distruggere questo luogo così che non ci sia più chi lo abiti, né uomo né animale, ma sia piuttosto una desolazione per sempre. 63Ora, quando avrai finito di leggere questo rotolo, vi legherai una pietra e lo getterai in mezzo all'Eufrate 64dicendo: Così affonderà Babilonia e non risorgerà più dalla sventura che io le farò piombare addosso". Fin qui le parole di Geremia. 52 1Sedecìa aveva ventun'anni quando divenne re e regnò undici anni a Gerusalemme; sua madre si chiamava Camitàl figlia di Geremia ed era di Libna. 2Egli fece ciò che dispiace al Signore, proprio come aveva fatto Ioiakìm. 3Ma, a causa dell'ira del Signore, in Gerusalemme e in Giuda le cose arrivarono a tal punto che il Signore li scacciò dalla sua presenza. Sedecìa si era ribellato al re di Babilonia. 4Allora nel decimo mese dell'anno nono del suo regno, il dieci del mese, venne Nabucodònosor re di Babilonia con tutto l'esercito contro Gerusalemme. Costoro si accamparono intorno ad essa e costruirono attorno opere d'assedio. 5La città rimase assediata fino all'undecimo anno del re Sedecìa. 6Nel quarto mese, il nove del mese, mentre la fame dominava nella città e non c'era più pane per la popolazione, 7fu aperta una breccia nella città. Allora tutti i soldati fuggirono, uscendo dalla città di notte per la via della porta fra le due mura, che era presso il giardino del re e, mentre i Caldei erano intorno alla città, presero la via dell'Araba. 8Le truppe dei Caldei però inseguirono il re e raggiunsero Sedecìa nelle steppe di Gèrico; allora tutto il suo esercito lo abbandonò e si disperse. 9Il re fu catturato e condotto a Ribla nel paese di Amat presso il re di Babilonia che pronunziò la sentenza contro di lui. 10Il re di Babilonia fece sgozzare i figli di Sedecìa sotto i suoi occhi e fece sgozzare anche tutti i capi di Giuda in Ribla; 11cavò gli occhi a Sedecìa e lo fece legare con catene e condurre a Babilonia, dove lo tenne in carcere fino alla sua morte. 12Nel quinto mese, il dieci del mese, essendo l'anno decimonono del regno di Nabucodònosor re di Babilonia, Nabuzaradàn, capo delle guardie, che prestava servizio alla presenza del re di Babilonia, entrò a Gerusalemme. 13Egli incendiò il tempio del Signore e la reggia e tutte le case di Gerusalemme, diede alle fiamme anche tutte le case dei nobili. 14Tutto l'esercito dei Caldei, che era con il capo delle guardie, demolì tutte le mura intorno a Gerusalemme. 15Il resto del popolo che era stato lasciato in città, i disertori che erano passati al re di Babilonia e quanti eran rimasti degli artigiani, Nabuzaradàn, capo delle guardie, li deportò: 16dei più poveri del paese Nabuzaradàn, capo delle guardie ne lasciò una parte come vignaioli e come campagnoli. 17I Caldei fecero a pezzi le colonne di bronzo che erano nel tempio, le basi a ruote e il mare di bronzo che era nel tempio e ne portarono tutto il bronzo in Babilonia. 18Essi presero ancora le caldaie, le palette, i coltelli, i bacini per l'aspersione, le coppe e tutti gli arredi di bronzo che servivano al culto. 19Il capo delle guardie prese ancora i bicchieri, i bracieri, i bacini, le caldaie, i candelabri, le coppe e i calici, quanto era d'oro e d'argento. 20Quanto alle due colonne, all'unico mare, ai dodici buoi di bronzo che erano sotto di esso e alle basi a ruote, cose che aveva fatto il re Salomone per il tempio del Signore, non si poteva calcolare quale fosse il peso del bronzo di tutti questi arredi. 21Delle colonne poi una sola era alta diciotto cubiti e ci voleva un filo di dodici cùbiti per misurarne la circonferenza; il suo spessore era di quattro dita, essendo vuota nell'interno. 22Su di essa c'era un capitello di bronzo e l'altezza di un capitello era di cinque cùbiti; tutto intorno al capitello c'erano un reticolato per lato e melagrane, il tutto di bronzo; così era anche l'altra colonna. 23Le melagrane erano novantasei; tutte le melagrane intorno al reticolato ammontavano a cento. 24Il capo delle guardie fece prigioniero Seraià, sacerdote capo, e il secondo sacerdote Sofonia insieme con tre custodi della soglia. 25Dalla città egli fece prigionieri un funzionario, che era a capo dei soldati, e sette uomini fra i più familiari del re, i quali furono trovati in città, e l'aiutante del capo dell'esercito che arruolava la gente del paese, e sessanta uomini della gente del paese, che furono trovati nella città. 26Nabuzaradàn, capo delle guardie, li prese e li condusse presso il re di Babilonia, a Ribla. 27Il re di Babilonia li fece percuotere e uccidere a Ribla, nel paese di Amat. Così fu deportato Giuda dal suo paese. 28Questa è la gente che Nabucodònosor deportò: nell'anno settimo tremilaventitré Giudei; 29nell'anno decimo ottavo di Nabucodònosor furono deportati da Gerusalemme ottocentotrentadue persone; 30nell'anno ventitreesimo di Nabucodònosor, Nabuzaradàn capo delle guardie deportò settecentoquarantacinque Giudei: in tutto quattromilaseicento persone. 31Ora, nell'anno trentasettesimo della deportazione di Ioiachìn re di Giuda, nel decimosecondo mese, il venticinque del mese, Evil-Merodàch re di Babilonia, nell'anno della sua ascesa al regno, fece grazia a Ioiachìn re di Giuda e lo fece uscire dalla prigione. 32Gli parlò con benevolenza e pose il seggio di lui al di sopra dei seggi dei re che si trovavano con lui a Babilonia. 33Gli cambiò le vesti da prigioniero e Ioiachìn mangiò sempre il cibo alla presenza di lui per tutti i giorni della sua vita. 34Il suo sostentamento, come sostentamento abituale, gli era fornito dal re di Babilonia ogni giorno, fino al giorno della sua morte, per tutto il tempo della sua vita. Lamentazioni 1 1Ah! come sta solitaria la città un tempo ricca di popolo! È divenuta come una vedova, la grande fra le nazioni; un tempo signora tra le province è sottoposta a tributo. 2Essa piange amaramente nella notte, le sue lacrime scendono sulle guance; nessuno le reca conforto, fra tutti i suoi amanti; tutti i suoi amici l'hanno tradita, le sono divenuti nemici. 3Giuda è emigrato per la miseria e la dura schiavitù. Egli abita in mezzo alle nazioni, senza trovare riposo; tutti i suoi persecutori l'hanno raggiunto fra le angosce. 4Le strade di Sion sono in lutto, nessuno si reca più alle sue feste; tutte le sue porte sono deserte, i suoi sacerdoti sospirano, le sue vergini sono afflitte ed essa è nell'amarezza. 5I suoi avversari sono i suoi padroni, i suoi nemici sono felici, perché il Signore l'ha afflitta per i suoi misfatti senza numero; i suoi bambini sono stati condotti in schiavitù, sospinti dal nemico. 6Dalla figlia di Sion è scomparso ogni splendore; i suoi capi sono diventati come cervi che non trovano pascolo; camminano senza forze davanti agli inseguitori. 7Gerusalemme ricorda i giorni della sua miseria e del suo vagare, tutti i suoi beni preziosi dal tempo antico; ricorda quando il suo popolo cadeva per mano del nemico e nessuno le porgeva aiuto. I suoi nemici la guardavano e ridevano della sua rovina. 8Gerusalemme ha peccato gravemente, per questo è divenuta un panno immondo; quanti la onoravano la disprezzano, perché hanno visto la sua nudità; anch'essa sospira e si volge indietro. 9La sua sozzura è nei lembi della sua veste, non pensava alla sua fine; essa è caduta in modo sorprendente e ora nessuno la consola. "Guarda, Signore, la mia miseria, perché il nemico ne trionfa". 10L'avversario ha steso la mano su tutte le sue cose più preziose; essa infatti ha visto i pagani penetrare nel suo santuario, coloro ai quali avevi proibito di entrare nella tua assemblea. 11Tutto il suo popolo sospira in cerca di pane; danno gli oggetti più preziosi in cambio di cibo, per sostenersi in vita. "Osserva, Signore, e considera come sono disprezzata! 12Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c'è un dolore simile al mio dolore, al dolore che ora mi tormenta, e con cui il Signore mi ha punito nel giorno della sua ira ardente. 13Dall'alto egli ha scagliato un fuoco e nelle mie ossa lo ha fatto penetrare; ha teso una rete ai miei piedi, mi ha fatto cadere all'indietro; mi ha reso desolata, affranta da languore per sempre. 14S'è aggravato il giogo delle mie colpe, nella sua mano esse sono annodate; il loro giogo è sul mio collo ed ha fiaccato la mia forza; il Signore mi ha messo nelle loro mani, non posso rialzarmi. 15Ha ripudiato tutti i miei prodi il Signore in mezzo a me. Egli ha chiamato a raccolta contro di me per fiaccare i miei giovani; il Signore ha pigiato come uva nel tino la vergine figlia di Giuda. 16Per tali cose io piango, dal mio occhio scorrono lacrime, perché lontano da me è chi consola, chi potrebbe ridarmi la vita; i miei figli sono desolati, perché il nemico ha prevalso". 17Sion protende le mani, nessuno la consola. Il Signore ha inviato contro Giacobbe i suoi nemici da tutte le parti. Gerusalemme è divenuta come panno immondo in mezzo a loro. 18"Giusto è il Signore, poiché mi sono ribellata alla sua parola. Ascoltate, vi prego, popoli tutti, e osservate il mio dolore! Le mie vergini e i miei giovani sono andati in schiavitù. 19Ho chiamato i miei amanti, ma essi mi hanno tradita; i miei sacerdoti e i miei anziani nella città sono spirati mentre cercavano cibo per sostenersi in vita. 20Guarda, Signore, quanto sono in angoscia; le mie viscere si agitano, il mio cuore è sconvolto dentro di me, poiché sono stata veramente ribelle. Di fuori la spada mi priva dei figli, dentro c'è la morte. 21Senti come sospiro, nessuno mi consola. Tutti i miei nemici han saputo della mia sventura, ne hanno gioito, perché tu hai fatto ciò. Manda il giorno che hai decretato ed essi siano simili a me! 22Ti sia presente tutta la loro malvagità e trattali duramente come hai trattato me, a causa di tutte le mie prevaricazioni. Molti sono infatti i miei sospiri e il mio cuore si consuma". 2 1Come il Signore ha oscurato nella sua ira la figlia di Sion! Egli ha scagliato dal cielo in terra la gloria di Israele. Non si è ricordato dello sgabello dei suoi piedi nel giorno del suo furore. 2Il Signore ha distrutto senza pietà tutte le dimore di Giacobbe; ha abbattuto con ira le fortezze della figlia di Giuda; ha prostrato a terra, ha profanato il suo regno e i suoi capi. 3Con ira ardente egli ha infranto tutta la potenza di Israele. Ha tratto indietro la destra davanti al nemico; ha acceso Giacobbe come una fiamma di fuoco, che divora tutto all'intorno. 4Ha teso il suo arco come un nemico, ha tenuto ferma la destra come un avversario, ha ucciso quanto è delizia dell'occhio. Sulla tenda della figlia di Sion ha rovesciato la sua ira come fuoco. 5Il Signore è divenuto come un nemico, ha distrutto Israele; ha distrutto tutti i suoi palazzi, ha abbattuto le sue fortezze, ha moltiplicato alla figlia di Giuda lamento e cordoglio. 6Ha devastato come un giardino la sua dimora, ha demolito il luogo della riunione. Il Signore ha fatto dimenticare in Sion la festa e il sabato e ha rigettato nel furore della sua ira re e sacerdoti. 7Il Signore ha abbandonato il suo altare, ha rigettato il suo santuario; ha consegnato in balìa del nemico le mura delle sue fortezze. Essi alzarono grida nel tempio del Signore quasi fosse un giorno di festa. 8Il Signore ha deciso di demolire le mura della figlia di Sion; egli ha steso la corda per le misure, non ritrarrà la mano dalla distruzione; ha reso desolati bastione e baluardo; ambedue sono in rovina. 9Sono affondate nella terra le sue porte; egli ne ha rovinato e spezzato le sbarre; il suo re e i suoi capi sono tra le genti; non c'è più legge e neppure i suoi profeti han ricevuto visioni dal Signore. 10Siedono a terra in silenzio gli anziani della figlia di Sion, han cosparso di cenere il capo, si sono cinti di sacco; curvano a terra il capo le vergini di Gerusalemme. 11Si son consunti per le lacrime i miei occhi, le mie viscere sono sconvolte; si riversa per terra la mia bile per la rovina della figlia del mio popolo; mentre vien meno il bambino e il lattante nelle piazze della città. 12Alle loro madri dicevano: "Dov'è il grano e il vino?". Intanto venivan meno come feriti nelle piazze della città; esalavano il loro respiro in grembo alle loro madri. 13Con che cosa ti metterò a confronto? A che cosa ti paragonerò, figlia di Gerusalemme? Che cosa eguaglierò a te per consolarti, vergine figlia di Sion? Poiché è grande come il mare la tua rovina; chi potrà guarirti? 14I tuoi profeti hanno avuto per te visioni di cose vane e insulse, non hanno svelato le tue iniquità per cambiare la tua sorte; ma ti han vaticinato lusinghe, vanità e illusioni. 15Contro di te battono le mani quanti passano per la via; fischiano, scrollano il capo sulla figlia di Gerusalemme: "È questa la città che dicevano bellezza perfetta, gioia di tutta la terra?". 16Spalancano contro di te la bocca tutti i tuoi nemici, fischiano e digrignano i denti, dicono: "L'abbiamo divorata! Questo è il giorno che aspettavamo, siamo arrivati a vederlo". 17Il Signore ha compiuto quanto aveva decretato, ha adempiuto la sua parola decretata dai giorni antichi, ha distrutto senza pietà, ha dato modo al nemico di gioire di te, ha esaltato la potenza dei tuoi avversari. 18Grida dal tuo cuore al Signore, vergine figlia di Sion; fa' scorrere come torrente le tue lacrime, giorno e notte! Non darti pace, non abbia tregua la pupilla del tuo occhio. 19Alzati, grida nella notte quando cominciano i turni di sentinella; effondi come acqua il tuo cuore, davanti al Signore; alza verso di lui le mani per la vita dei tuoi bambini, che muoiono di fame all'angolo di ogni strada. 20"Guarda, Signore, e considera; chi mai hai trattato così? Le donne divorano i loro piccoli, i bimbi che si portano in braccio! Sono trucidati nel santuario del Signore sacerdoti e profeti! 21Giacciono a terra per le strade ragazzi e vecchi; le mie vergini e i miei giovani sono caduti di spada; hai ucciso nel giorno della tua ira, hai trucidato senza pietà. 22Come ad un giorno di festa hai convocato i miei terrori dall'intorno. Nel giorno dell'ira del Signore non vi fu né superstite né fuggiasco. Quelli che io avevo portati in braccio e allevati li ha sterminati il mio nemico". 3 1Io sono l'uomo che ha provato la miseria sotto la sferza della sua ira. 2Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce. 3Solo contro di me egli ha volto e rivolto la sua mano tutto il giorno. 4Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle, ha rotto le mie ossa. 5Ha costruito sopra di me, mi ha circondato di veleno e di affanno. 6Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi come i morti da lungo tempo. 7Mi ha costruito un muro tutt'intorno, perché non potessi più uscire; ha reso pesanti le mie catene. 8Anche se grido e invoco aiuto, egli soffoca la mia preghiera. 9Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra, ha ostruito i miei sentieri. 10Egli era per me un orso in agguato, un leone in luoghi nascosti. 11Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato, mi ha reso desolato. 12Ha teso l'arco, mi ha posto come bersaglio alle sue saette. 13Ha conficcato nei miei fianchi le frecce della sua faretra. 14Son diventato lo scherno di tutti i popoli, la loro canzone d'ogni giorno. 15Mi ha saziato con erbe amare, mi ha dissetato con assenzio. 16Mi ha spezzato con la sabbia i denti, mi ha steso nella polvere. 17Son rimasto lontano dalla pace, ho dimenticato il benessere. 18E dico: "È sparita la mia gloria, la speranza che mi veniva dal Signore". 19Il ricordo della mia miseria e del mio vagare è come assenzio e veleno. 20Ben se ne ricorda e si accascia dentro di me la mia anima. 21Questo intendo richiamare alla mia mente, e per questo voglio riprendere speranza. 22Le misericordie del Signore non sono finite, non è esaurita la sua compassione; 23esse son rinnovate ogni mattina, grande è la sua fedeltà. 24"Mia parte è il Signore – io esclamo – per questo in lui voglio sperare". 25Buono è il Signore con chi spera in lui, con l'anima che lo cerca. 26È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore. 27È bene per l'uomo portare il giogo fin dalla giovinezza. 28Sieda costui solitario e resti in silenzio, poiché egli glielo ha imposto; 29cacci nella polvere la bocca, forse c'è ancora speranza; 30porga a chi lo percuote la sua guancia, si sazi di umiliazioni. 31Poiché il Signore non rigetta mai… 32Ma, se affligge, avrà anche pietà secondo la sua grande misericordia. 33Poiché contro il suo desiderio egli umilia e affligge i figli dell'uomo. 34Quando schiacciano sotto i loro piedi tutti i prigionieri del paese, 35quando falsano i diritti di un uomo in presenza dell'Altissimo, 36quando fan torto a un altro in una causa, forse non vede il Signore tutto ciò? 37Chi mai ha parlato e la sua parola si è avverata, senza che il Signore lo avesse comandato? 38Dalla bocca dell'Altissimo non procedono forse le sventure e il bene? 39Perché si rammarica un essere vivente, un uomo, per i castighi dei suoi peccati? 40"Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola, ritorniamo al Signore. 41Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani, verso Dio nei cieli. 42Abbiamo peccato e siamo stati ribelli; tu non ci hai perdonato. 43Ti sei avvolto nell'ira e ci hai perseguitati, hai ucciso senza pietà. 44Ti sei avvolto in una nube, così che la supplica non giungesse fino a te. 45Ci hai ridotti a spazzatura e rifiuto in mezzo ai popoli. 46Han spalancato la bocca contro di noi tutti i nostri nemici. 47Terrore e trabocchetto sono la nostra sorte, desolazione e rovina". 48Rivoli di lacrime scorrono dai miei occhi, per la rovina della figlia del mio popolo. 49Il mio occhio piange senza sosta perché non ha pace 50finché non guardi e non veda il Signore dal cielo. 51Il mio occhio mi tormenta per tutte le figlie della mia città. 52Mi han dato la caccia come a un passero coloro che mi son nemici senza ragione. 53Mi han chiuso vivo nella fossa e han gettato pietre su di me. 54Son salite le acque fin sopra il mio capo; io dissi: "È finita per me". 55Ho invocato il tuo nome, o Signore, dalla fossa profonda. 56Tu hai udito la mia voce: "Non chiudere l'orecchio al mio sfogo". 57Tu eri vicino quando ti invocavo, hai detto: "Non temere!". 58Tu hai difeso, Signore, la mia causa, hai riscattato la mia vita. 59Hai visto, o Signore, il torto che ho patito, difendi il mio diritto! 60Hai visto tutte le loro vendette, tutte le loro trame contro di me. 61Hai udito, Signore, i loro insulti, tutte le loro trame contro di me, 62i discorsi dei miei oppositori e le loro ostilità contro di me tutto il giorno. 63Osserva quando siedono e quando si alzano; io sono la loro beffarda canzone. 64Rendi loro il contraccambio, o Signore, secondo l'opera delle loro mani. 65Rendili duri di cuore, la tua maledizione su di loro! 66Perseguitali nell'ira e distruggili sotto il cielo, Signore. 4 1Ah! come si è annerito l'oro, si è alterato l'oro migliore. Sono disperse le pietre sante all'angolo di ogni strada. 2I preziosi figli di Sion, valutati come oro fino, ah! come sono stimati quali vasi di creta, lavoro delle mani di vasaio! 3Perfino gli sciacalli porgono le mammelle e allattano i loro cuccioli, ma la figlia del mio popolo è divenuta crudele come gli struzzi nel deserto. 4La lingua del lattante si è attaccata al palato per la sete; i bambini chiedevano il pane e non c'era chi lo spezzasse loro. 5Coloro che si cibavano di leccornìe languono lungo le strade; coloro che erano allevati sulla porpora abbracciano letame. 6Grande è stata l'iniquità della figlia del mio popolo, maggiore del peccato di Sòdoma, la quale fu distrutta in un attimo, senza fatica di mani. 7I suoi giovani erano più splendenti della neve, più candidi del latte; avevano il corpo più roseo dei coralli, era zaffìro la loro figura. 8Ora il loro aspetto s'è fatto più scuro della fuliggine, non si riconoscono più per le strade; si è raggrinzita la loro pelle sulle ossa, è divenuta secca come legno. 9Sono più fortunati gli uccisi di spada che i morti per fame, che son caduti estenuati per mancanza dei prodotti del campo. 10Mani di donne, già inclini a pietà, hanno cotto i loro bambini, che sono serviti loro di cibo nel disastro della figlia del mio popolo. 11Il Signore ha esaurito la sua collera, ha rovesciato l'ira ardente; ha acceso in Sion un fuoco, che ha divorato le sue fondamenta. 12Non credevano i re della terra e tutti gli abitanti del mondo che l'avversario e il nemico sarebbero penetrati entro le porte di Gerusalemme. 13Fu per i peccati dei suoi profeti, per le iniquità dei suoi sacerdoti, che versarono in mezzo ad essa il sangue dei giusti. 14Costoro vagavano come ciechi per le strade, insozzati di sangue, così che non si potevan toccare le loro vesti. 15"Scostatevi! Un impuro!", si gridava per loro, "Scostatevi! Non toccate!". Fuggivano e andavano randagi tra le genti, non potevano trovare dimora. 16La faccia del Signore li ha dispersi, egli non gli volgerà più lo sguardo; non si è avuto riguardo dei sacerdoti, non si è usata pietà agli anziani. 17Ancora si consumavano i nostri occhi, in cerca di un vano soccorso. Dal nostro osservatorio scrutavamo verso una nazione che non poteva salvarci. 18Han dato la caccia ai nostri passi, impedendoci di andare per le nostre piazze. "Prossima è la nostra fine; son compiuti i nostri giorni! Certo, è arrivata la nostra fine". 19I nostri inseguitori erano più veloci delle aquile del cielo; sui monti ci hanno inseguiti, nel deserto ci hanno teso agguati. 20Il nostro respiro, l'unto del Signore, è stato preso nei loro trabocchetti, lui, di cui dicevamo: "Alla sua ombra vivremo fra le nazioni". 21Esulta pure, gioisci, figlia di Edom, che abiti nella terra di Uz; anche a te arriverà il calice, ti inebrierai ed esporrai la tua nudità. 22È completa la tua punizione, figlia di Sion, egli non ti manderà più in esilio; ma punirà la tua iniquità, figlia di Edom, scoprirà i tuoi peccati. 5 1Ricordati, Signore, di quanto ci è accaduto, guarda e considera il nostro obbrobrio. 2La nostra eredità è passata a stranieri, le nostre case a estranei. 3Orfani siam diventati, senza padre; le nostre madri come vedove. 4L'acqua nostra beviamo per denaro, la nostra legna si acquista a pagamento. 5Con un giogo sul collo siamo perseguitati siamo sfiniti, non c'è per noi riposo. 6All'Egitto abbiamo teso la mano, all'Assiria per saziarci di pane. 7I nostri padri peccarono e non sono più, noi portiamo la pena delle loro iniquità. 8Schiavi comandano su di noi, non c'è chi ci liberi dalle loro mani. 9A rischio della nostra vita ci procuriamo il pane davanti alla spada nel deserto. 10La nostra pelle si è fatta bruciante come un forno a causa degli ardori della fame. 11Han disonorato le donne in Sion, le vergini nelle città di Giuda. 12I capi sono stati impiccati dalle loro mani, i volti degli anziani non sono stati rispettati. 13I giovani han girato la mola; i ragazzi son caduti sotto il peso della legna. 14Gli anziani hanno disertato la porta, i giovani i loro strumenti a corda. 15La gioia si è spenta nei nostri cuori, si è mutata in lutto la nostra danza. 16È caduta la corona dalla nostra testa; guai a noi, perché abbiamo peccato! 17Per questo è diventato mesto il nostro cuore, per tali cose si sono annebbiati i nostri occhi: 18perché il monte di Sion è desolato; le volpi vi scorrazzano. 19Ma tu, Signore, rimani per sempre, il tuo trono di generazione in generazione. 20Perché ci vuoi dimenticare per sempre? Ci vuoi abbandonare per lunghi giorni? 21Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo; rinnova i nostri giorni come in antico, 22poiché non ci hai rigettati per sempre, né senza limite sei sdegnato contro di noi. Baruc 1 1Queste sono le parole del libro che Baruc figlio di Neria, figlio di Maasià, figlio di Sedecìa, figlio di Asadia, figlio di Chelkìa, scrisse in Babilonia 2nell'anno quinto, il sette del mese, nella ricorrenza di quando i Caldei presero Gerusalemme e la diedero alle fiamme. 3Baruc lesse le parole di questo libro alla presenza di Ieconia, figlio di Ioiakìm, re di Giuda e di tutto il popolo, accorso per ascoltare la lettura: 4erano presenti i nobili, i figli del re, gli anziani, tutto il popolo dal più piccolo al più grande, quanti insomma abitavano in Babilonia presso il fiume Sud. 5Ascoltata la lettura, piansero, digiunarono, pregarono il Signore, 6poi, raccolto un po' di denaro, secondo quel che ognuno poteva dare, 7lo mandarono a Gerusalemme al sacerdote Ioakim figlio di Chelkìa, figlio di Salòm e agli altri sacerdoti e al popolo che erano con lui in Gerusalemme. 8Era il dieci del mese di Sivan, quando Baruc ricevette, per portarli in Giuda, i vasi della casa del Signore, che erano stati portati via dal tempio. Erano quei vasi d'argento che Sedecìa figlio di Giosia, re di Giuda, aveva fatto rifare, 9dopo che Nabucodònosor re di Babilonia aveva deportato da Gerusalemme in Babilonia Ieconia, i principi, gli schiavi, i nobili e il popolo del paese. 10Mandarono a dire loro: Ecco, vi mandiamo il denaro per comprare olocausti, sacrifici espiatori e incenso e offrire oblazioni sull'altare del Signore nostro Dio. 11Pregate per la vita di Nabucodònosor re di Babilonia e per la vita di suo figlio Baldassàr, perché i loro giorni sulla terra siano lunghi come i giorni del cielo sulla terra. 12Pregate perché il Signore ci dia forza e illumini i nostri occhi e si possa vivere all'ombra di Nabucodònosor, re di Babilonia, e all'ombra del figlio Baldassàr e servirli per molti anni e trovar grazia ai loro occhi. 13Pregate il Signore nostro Dio anche per noi che lo abbiamo offeso e fino ad oggi il suo sdegno e la sua ira non si sono allontanati da noi. 14Leggete perciò questo libro che vi abbiamo mandato per fare pubblica confessione nel tempio del Signore, in giorno di festa e nei giorni opportuni. 15Direte dunque: Al Signore nostro Dio la giustizia; a noi il disonore sul volto, come oggi avviene per i Giudei e gli abitanti di Gerusalemme, 16per i nostri re e per i nostri principi, per i nostri sacerdoti e i nostri profeti e per i nostri padri, 17perché abbiamo offeso il Signore, 18gli abbiamo disobbedito, non abbiamo ascoltato la voce del Signore nostro Dio per camminare secondo i decreti che il Signore ci aveva messi dinanzi. 19Da quando il Signore fece uscire i nostri padri dall'Egitto fino ad oggi noi ci siamo ribellati al Signore nostro Dio e ci siamo ostinati a non ascoltare la sua voce. 20Così, come oggi costatiamo, ci son venuti addosso tanti mali insieme con la maledizione che il Signore aveva minacciata per mezzo di Mosè suo servo, quando fece uscire i nostri padri dall'Egitto per concederci un paese in cui scorre latte e miele. 21Non abbiamo ascoltato la voce del Signore nostro Dio, secondo le parole dei profeti che egli ci ha mandato: 22ma ciascuno di noi ha seguito le perverse inclinazioni del suo cuore, ha servito dèi stranieri e ha fatto ciò che è male agli occhi del Signore nostro Dio. 2 1Per questo il Signore ha adempiuto le sue parole pronunziate contro di noi, contro i nostri giudici che governano Israele, contro i nostri re e contro i nostri principi, contro ogni uomo d'Israele e di Giuda. 2Non era mai avvenuto sotto la volta del cielo quello che egli ha compiuto in Gerusalemme, come sta scritto nella legge di Mosè, 3fino al punto di mangiarsi uno le carni del figlio e un altro quelle della figlia. 4Il Signore li mise in potere di tutti i regni vicini e li rese oggetto di vituperio e di disprezzo per tutti quei popoli in mezzo ai quali li aveva dispersi. 5Così ci ha reso schiavi invece di padroni, perché abbiamo offeso il Signore nostro Dio e non abbiamo ascoltato la sua voce. 6Al Signore nostro Dio la giustizia, a noi e ai padri nostri il disonore sul volto, come avviene ancor oggi. 7Tutte le calamità che il Signore ci aveva minacciate, ci sono venute addosso. 8Ma noi non abbiamo placato lo sdegno del Signore, rinunziando ai perversi affetti del nostro cuore. 9Così il Signore, che è pronto al castigo, lo ha mandato sopra di noi, poiché egli è giusto in tutte le opere che ci ha comandate, 10mentre noi non abbiamo dato ascolto alla sua voce, eseguendo i decreti che ci aveva posti davanti. 11Ora, Signore Dio d'Israele, che hai fatto uscire il tuo popolo dall'Egitto con mano forte, con segni e prodigi, con grande potenza e braccio possente e ti sei fatto un nome glorioso come oggi lo possiedi, 12noi abbiamo peccato, siamo stati empi, abbiamo trasgredito, Signore Dio nostro, i tuoi comandamenti. 13Allontana da noi lo sdegno, poiché siamo rimasti molto pochi in mezzo alle genti fra le quali tu ci hai dispersi. 14Ascolta, Signore, la nostra preghiera, la nostra supplica, liberaci per il tuo amore e facci trovar grazia davanti a coloro che ci hanno deportati, 15perché tutta la terra sappia che tu sei il Signore nostro Dio e che il tuo nome è stato invocato su Israele e su tutta la sua stirpe. 16Guarda, Signore, dalla tua santa dimora e pensa a noi; inclina il tuo orecchio, Signore, e ascolta; 17apri, Signore, gli occhi e osserva: non i morti che sono negli inferi, il cui spirito se n'è andato dalle loro viscere, danno gloria e giustizia al Signore, 18ma chi geme sotto il peso, chi se ne va curvo e spossato, chi ha gli occhi languenti, chi è affamato, questi sono coloro che ti rendono gloria e giustizia, Signore. 19Non per i meriti dei nostri padri e dei nostri re ti presentiamo le nostre suppliche, Signore Dio nostro, 20ma perché tu hai mandato sopra di noi la tua collera e il tuo sdegno, come avevi dichiarato per mezzo dei tuoi servi i profeti: 21"Ecco, dice il Signore: Curvate le spalle, servite il re di Babilonia e dimorerete nella terra da me data ai vostri padri. 22Ma se non darete ascolto alla voce del Signore che comanda di servire il re di Babilonia, 23farò cessare nelle città di Giuda e per le vie di Gerusalemme il grido di gioia e di letizia, il canto dello sposo e della sposa e tutto il territorio diventerà un deserto senza abitanti". 24Noi non abbiamo dato ascolto alla tua voce di servire il re di Babilonia, perciò tu hai eseguito la minaccia, fatta per mezzo dei tuoi servi i profeti, che le ossa dei nostri re e dei nostri padri sarebbero rimosse dalla loro tomba. 25Ed eccole abbandonate al calore del giorno e al gelo della notte. Essi son morti fra atroci dolori, di fame, di spada e di peste; 26il tempio che porta il tuo nome tu lo hai ridotto nello stato in cui oggi si trova, per la malvagità della casa d'Israele e di Giuda. 27Tuttavia tu hai agito verso di noi, Signore Dio nostro, secondo tutta la tua bontà e secondo tutta la tua grande misericordia, 28come avevi detto per mezzo del tuo servo Mosè, quando gli ordinasti di scrivere la tua legge davanti agli Israeliti, dicendo: 29"Se voi non darete ascolto alla mia voce, questa moltitudine che ora è così grande sarà ridotta a un piccolo resto in mezzo alle nazioni fra le quali io la disperderò; 30poiché io so che non mi ascolterà, perché è un popolo di dura cervice. Però nella terra del loro esilio ritorneranno in sé 31e riconosceranno che io sono il Signore loro Dio. Darò loro un cuore e orecchi che ascoltano; 32nella terra del loro esilio mi loderanno e si ricorderanno del mio nome 33e ripensando alla sorte subìta dai loro padri che peccarono contro di me, abbandoneranno la loro caparbietà e la loro malizia. 34Io li ricondurrò nella terra promessa con giuramento ai loro padri, ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe; essi ne avranno di nuovo il dominio e io li moltiplicherò e non diminuiranno più; 35farò con loro un'alleanza perenne: io sarò Dio per loro ed essi saranno popolo per me, né scaccerò mai più il mio popolo Israele dal paese che gli ho dato". 3 1Signore onnipotente, Dio d'Israele, un'anima angosciata, uno spirito tormentato grida verso di te. 2Ascolta, Signore, abbi pietà, perché abbiamo peccato contro di te. 3Tu domini sempre, noi continuamente periamo. 4Signore onnipotente, Dio d'Israele, ascolta dunque la supplica dei morti d'Israele, dei figli di coloro che hanno peccato contro di te: essi non hanno ascoltato la voce del Signore loro Dio e a noi si sono attaccati questi mali. 5Non ricordare l'iniquità dei nostri padri, ma ricordati ora della tua potenza e del tuo nome, 6poiché tu sei il Signore nostro Dio e noi ti loderemo, Signore. 7Per questo tu hai riempito i nostri cuori del tuo timore perché invocassimo il tuo nome. Noi ti lodiamo ora nell'esilio, poiché abbiamo allontanato dal cuore tutta l'iniquità dei nostri padri, i quali hanno peccato contro di te. 8Ecco, siamo ancor oggi esiliati e dispersi, oggetto di obbrobrio, di maledizione e di condanna per tutte le iniquità dei nostri padri, che si sono ribellati al Signore nostro Dio. 9Ascolta, Israele, i comandamenti della vita, porgi l'orecchio per intender la prudenza. 10Perché, Israele, perché ti trovi in terra nemica e invecchi in terra straniera? 11Perché ti contamini con i cadaveri e sei annoverato fra coloro che scendono negli inferi? 12Tu hai abbandonato la fonte della sapienza! 13Se tu avessi camminato nei sentieri di Dio, saresti vissuto sempre in pace. 14Impara dov'è la prudenza, dov'è la forza, dov'è l'intelligenza, per comprendere anche dov'è la longevità e la vita, dov'è la luce degli occhi e la pace. 15Ma chi ha scoperto la sua dimora, chi è penetrato nei suoi forzieri? 16Dove sono i capi delle nazioni, quelli che dominano le belve che sono sulla terra? 17Coloro che si divertono con gli uccelli del cielo, quelli che ammassano argento e oro, in cui confidano gli uomini, e non pongono fine ai loro possessi? 18Coloro che lavorano l'argento e lo cesellano senza rivelare il segreto dei loro lavori? 19Sono scomparsi, sono scesi negli inferi e altri hanno preso il loro posto. 20Nuove generazioni hanno visto la luce e sono venute ad abitare il paese, ma non hanno conosciuto la via della sapienza, 21non hanno appreso i suoi sentieri; neppure i loro figli l'hanno raggiunta, anzi, si sono allontanati dalla sua via. 22Non se n'è sentito parlare in Canaan, non si è vista in Teman. 23I figli di Agar, che cercano sapienza terrena, i mercanti di Merra e di Teman, i narratori di favole, i ricercatori dell'intelligenza non hanno conosciuto la via della sapienza, non si son ricordati dei suoi sentieri. 24Israele, quanto è grande la casa di Dio, quanto è vasto il luogo del suo dominio! 25È grande e non ha fine, è alto e non ha misura! 26Là nacquero i famosi giganti dei tempi antichi, alti di statura, esperti nella guerra; 27ma Dio non scelse costoro e non diede loro la via della sapienza: 28perirono perché non ebbero saggezza, perirono per la loro insipienza. 29Chi è salito al cielo per prenderla e farla scendere dalle nubi? 30Chi ha attraversato il mare e l'ha trovata e l'ha comprata a prezzo d'oro puro? 31Nessuno conosce la sua via, nessuno pensa al suo sentiero. 32Ma colui che sa tutto, la conosce e l'ha scrutata con l'intelligenza. È lui che nel volger dei tempi ha stabilito la terra e l'ha riempita d'animali; 33lui che invia la luce ed essa va, che la richiama ed essa obbedisce con tremore. 34Le stelle brillano dalle loro vedette e gioiscono; 35egli le chiama e rispondono: "Eccoci!" e brillano di gioia per colui che le ha create. 36Egli è il nostro Dio e nessun altro può essergli paragonato. 37Egli ha scrutato tutta la via della sapienza e ne ha fatto dono a Giacobbe suo servo, a Israele suo diletto. 38Per questo è apparsa sulla terra e ha vissuto fra gli uomini. 4 1Essa è il libro dei decreti di Dio, è la legge che sussiste nei secoli; quanti si attengono ad essa avranno la vita, quanti l'abbandonano moriranno. 2Ritorna, Giacobbe, e accoglila, cammina allo splendore della sua luce. 3Non dare ad altri la tua gloria, né i tuoi privilegi a gente straniera. 4Beati noi, o Israele, perché ciò che piace a Dio ci è stato rivelato. 5Coraggio, popolo mio, tu, resto d'Israele! 6Siete stati venduti alle genti non per essere annientati, ma perché avete provocato lo sdegno di Dio siete stati consegnati ai nemici. 7Avete irritato il vostro creatore, sacrificando ai dèmoni e non a Dio. 8Avete dimenticato chi vi ha allevati, il Dio eterno, avete afflitto colei che vi ha nutriti, Gerusalemme. 9Essa ha visto piombare su di voi l'ira divina e ha esclamato: Ascoltate, città vicine di Sion, Dio mi ha mandato un grande dolore. 10Ho visto, infatti, la schiavitù in cui l'Eterno ha condotto i miei figli e le mie figlie. 11Io li avevo nutriti con gioia e li ho dovuti lasciare con lacrime e gemiti. 12Nessuno goda di me nel vedermi vedova e desolata; sono abbandonata per i peccati dei miei figli che deviarono dalla legge di Dio, 13non si curarono dei suoi decreti, non seguirono i suoi comandamenti, non procedettero per i sentieri della dottrina, secondo la sua giustizia. 14Venite, o città vicine di Sion, considerate la schiavitù in cui l'Eterno ha condotto i miei figli e le mie figlie. 15Ha mandato contro di loro un popolo lontano, una gente perversa di lingua straniera, che non ha avuto rispetto dei vecchi, né pietà dei bambini, 16che ha strappato i cari figli alla vedova e l'ha lasciata sola senza figlie. 17E io come posso aiutarvi? 18Chi vi ha afflitto con tanti mali saprà liberarvi dal potere dei vostri nemici. 19Andate, figli miei, andate, io resto sola. 20Ho deposto l'abito di pace, ho indossato il cilicio della supplica, griderò all'Eterno per tutti i miei giorni. 21Coraggio, figli miei, gridate a Dio ed egli vi libererà dall'oppressione e dal potere dei vostri nemici. 22Io, infatti, spero dall'Eterno la vostra salvezza. Una grande gioia mi viene dal Santo, per la misericordia che presto vi giungerà dall'Eterno vostro salvatore. 23Vi ho visti partire fra gemiti e pianti, ma Dio vi ricondurrà a me con letizia e gioia, per sempre. 24Come ora le città vicine di Sion hanno visto la vostra schiavitù, così vedranno ben presto la vostra salvezza da parte del vostro Dio; essa verrà a voi con grande gloria e splendore dell'Eterno. 25Figli, sopportate con pazienza la collera che da Dio è venuta su di voi. Il nemico vi ha perseguitati, ma vedrete ben presto la sua rovina e calcherete il piede sul suo collo. 26I miei figli tanto delicati hanno dovuto battere aspri sentieri, incalzati come gregge rapito dal nemico. 27Coraggio, figli, gridate a Dio, poiché si ricorderà di voi colui che vi ha provati. 28Però, come pensaste di allontanarvi da Dio, così ritornando decuplicate lo zelo per ricercarlo, 29poiché chi vi ha afflitti con tante calamità vi darà anche, con la salvezza, una gioia perenne. 30Coraggio, Gerusalemme! Colui che ti ha dato un nome ti consolerà. 31Maledetti i tuoi oppressori, che hanno goduto della tua caduta; 32maledette le città in cui sono stati schiavi i tuoi figli, maledetta colei che li ha trattenuti. 33Come ha gioito per la tua caduta e si è allietata per la tua rovina, così patirà per la sua desolazione. 34Le toglierò la gioia di essere così popolata, il suo tripudio sarà cambiato in lutto. 35Un fuoco cadrà su di lei per lunghi giorni per volere dell'Eterno e per molto tempo sarà abitata da demoni. 36Guarda ad oriente, Gerusalemme, osserva la gioia che ti viene da Dio. 37Ecco, ritornano i figli che hai visti partire, ritornano insieme riuniti dall'oriente all'occidente, alla parola del Santo, esultanti per la gloria di Dio. 5 1Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell'afflizione, rivèstiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre. 2Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio, metti sul capo il diadema di gloria dell'Eterno, 3perché Dio mostrerà il tuo splendore ad ogni creatura sotto il cielo. 4Sarai chiamata da Dio per sempre: Pace della giustizia e gloria della pietà. 5Sorgi, o Gerusalemme, e sta' in piedi sull'altura e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti da occidente ad oriente, alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio. 6Si sono allontanati da te a piedi, incalzati dai nemici; ora Dio te li riconduce in trionfo come sopra un trono regale. 7Poiché Dio ha stabilito di spianare ogni alta montagna e le rupi secolari, di colmare le valli e spianare la terra perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio. 8Anche le selve e ogni albero odoroso faranno ombra ad Israele per comando di Dio. 9Perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui. 6 1Per i peccati da voi commessi di fronte a Dio sarete condotti prigionieri in Babilonia da Nabucodònosor re dei Babilonesi. 2Giunti dunque in Babilonia, vi resterete molti anni e per lungo tempo fino a sette generazioni; dopo vi ricondurrò di là in pace. 3Ora, vedrete in Babilonia idoli d'argento, d'oro e di legno, portati a spalla, i quali infondono timore ai pagani. 4State attenti dunque a non imitare gli stranieri; il timore dei loro dèi non si impadronisca di voi. 5Alla vista di una moltitudine che prostrandosi davanti e dietro a loro li adora, pensate: "Te dobbiamo adorare, Signore". 6Poiché il mio angelo è con voi, egli si prenderà cura di voi. 7Essi hanno una lingua limata da un artefice, sono indorati e inargentati, ma sono simulacri falsi e non possono parlare. 8Come si fa con una ragazza vanitosa, prendono oro e acconciano corone sulla testa dei loro dèi. 9Talvolta anche i sacerdoti, togliendo ai loro dèi oro e argento, lo spendono per sé, dandone anche alle prostitute nei postriboli. 10Adornano poi con vesti, come si fa con gli uomini, questi idoli d'argento, d'oro e di legno; ma essi non sono in grado di salvarsi dalla ruggine e dai tarli. 11Sono avvolti in una veste purpurea, ma bisogna pulire il loro volto per la polvere del tempio che si posa abbondante su di essi. 12Come un governatore di una regione, il dio ha lo scettro, ma non stermina colui che lo offende. 13Ha il pugnale e la scure nella destra, ma non si libera dalla guerra e dai ladri. 14Per questo è evidente che non sono dèi; non temeteli, dunque! 15Come un vaso di terra una volta rotto diventa inutile, così sono i loro dèi, posti nei templi. 16I loro occhi sono pieni della polvere sollevata dai piedi di coloro che entrano. 17Come ad uno che abbia offeso un re si tiene bene sbarrato il luogo dove è detenuto perché deve essere condotto a morte, così i sacerdoti assicurano i templi con portoni, con serrature e con spranghe, perché non vengano saccheggiati dai ladri. 18Accendono loro lumi, persino più numerosi che per se stessi, ma gli dèi non ne vedono alcuno. 19Sono come una delle travi del tempio; il loro interno, come si dice, viene divorato e anch'essi senza accorgersene sono divorati dagli insetti che strisciano dalla terra, insieme con le loro vesti. 20Il loro volto si annerisce per il fumo del tempio. 21Sul loro corpo e sulla testa si posano pipistrelli, rondini e altri uccelli e anche i gatti. 22Di qui potete conoscere che non sono dèi; non temeteli, dunque! 23L'oro di cui sono adorni per bellezza non risplende se qualcuno non ne toglie la patina; perfino quando venivano fusi, essi non se ne accorgevano. 24Furono comprati a qualsiasi prezzo, essi che non hanno alito vitale. 25Senza piedi, vengono portati a spalla, mostrando agli uomini la loro condizione vergognosa; arrossiscono anche i loro fedeli perché, se cadono a terra, non si rialzano più. 26Neanche se uno li colloca diritti si muoveranno da sé, né se si sono inclinati si raddrizzeranno; si pongono offerte innanzi a loro come ai morti. 27I loro sacerdoti vendono le loro vittime e ne traggono profitto; anche le mogli di costoro ne pongono sotto sale una parte e non ne danno né ai poveri né ai bisognosi; anche una donna in stato di impurità e la puerpera toccano le loro vittime. 28Conoscendo dunque da questo che non sono dèi, non temeteli! 29Come infatti si potrebbero chiamare dèi? Perfino le donne presentano offerte a questi idoli d'argento, d'oro e di legno. 30Nei templi i sacerdoti siedono con le vesti stracciate, la testa e le guance rasate, a capo scoperto. 31Urlano alzando grida davanti ai loro dèi, come fanno alcuni durante un banchetto funebre. 32I sacerdoti si portan via le vesti degli dèi e ne rivestono le loro mogli e i loro bambini. 33Gli idoli non possono contraccambiare né il male né il bene ricevuto da qualcuno; non possono né costituire né spodestare un re; 34nemmeno possono dare ricchezze né soldi. Se qualcuno, fatto un voto, non lo mantiene, non se ne curano. 35Non liberano un uomo dalla morte né sottraggono il debole da un forte. 36Non rendono la vista a un cieco né liberano un uomo dalle angosce. 37Non hanno pietà della vedova né beneficano l'orfano. 38Sono simili alle pietre estratte dalla montagna quegli idoli di legno, indorati e argentati. I loro fedeli saranno confusi. 39Come dunque si può ritenere e dichiarare che costoro sono dèi? 40Inoltre, perfino gli stessi Caldei li disonorano; questi infatti quando trovano un muto incapace di parlare lo presentano a Bel pregandolo di farlo parlare, quasi che costui potesse sentire. 41Costoro, pur rendendosene conto, non sono capaci di abbandonare gli idoli, perché non hanno senno. 42Le donne siedono per la strada cinte di cordicelle e bruciano della crusca. 43Quando qualcuna di esse, tratta in disparte da qualche passante, si è data a costui, schernisce la sua vicina perché non fu stimata come lei e perché la sua cordicella non fu spezzata. 44Quanto avviene attorno agli idoli è menzogna; dunque, come si può credere e dichiarare che costoro sono dèi? 45Gli idoli sono lavoro di artigiani e di orefici; essi non diventano niente altro che ciò che gli artigiani vogliono che siano. 46Coloro che li fabbricano non hanno vita lunga; come potrebbero le cose da essi fabbricate essere dèi? 47Essi lasciano ai loro posteri menzogna e ignominia. 48Difatti, quando sopraggiungono la guerra e le calamità, i sacerdoti si consigliano fra di loro sul come potranno nascondersi insieme con i loro dèi. 49Come dunque è possibile non comprendere che non sono dèi coloro che non possono salvare se stessi né dalla guerra né dai mali? 50Dopo tali fatti si riconoscerà che gli idoli di legno, indorati e argentati, sono una menzogna; a tutte le genti e ai re sarà evidente che essi non sono dèi, ma lavoro delle mani d'uomo e che sono privi di ogni qualità divina. 51A chi dunque non sarà evidente che non sono dèi? 52Essi infatti non possono costituire un re sul paese né concedere la pioggia agli uomini; 53non risolvono le contese, né liberano l'oppresso, poiché non hanno alcun potere; sono come cornacchie fra il cielo e la terra. 54Infatti, se il fuoco si attacca al tempio di questi dèi di legno o indorati o argentati, mentre i loro sacerdoti fuggiranno e si metteranno in salvo, essi invece come travi bruceranno là in mezzo. 55A un re e ai nemici non possono resistere. 56Come dunque si può ammettere e pensare che essi siano dèi? 57Né dai ladri né dai briganti si salveranno questi idoli di legno, argentati e indorati, ai quali i ladri con la violenza tolgono l'oro, l'argento e la veste che li avvolge e poi fuggono tenendo la roba; essi non sono in grado di aiutare neppure se stessi. 58Per questo vale meglio di questi dèi bugiardi un re che mostri coraggio oppure un arnese utile in casa, di cui si serve chi l'ha acquistato; anche meglio di questi dèi bugiardi è una porta, che tenga al sicuro quanto è dentro la casa o perfino una colonna di legno in un palazzo. 59Il sole, la luna, le stelle, essendo lucenti e destinati a servire a uno scopo obbediscono volentieri. 60Così anche il lampo, quando appare, è ben visibile; anche il vento spira su tutta la regione. 61Quando alle nubi è ordinato da Dio di percorrere tutta la terra, eseguiscono l'ordine; il fuoco, inviato dall'alto per consumare monti e boschi, eseguisce il comando. 62Gli idoli invece non assomigliano né per l'aspetto né per la potenza a queste cose. 63Perciò non si deve ritenere né dichiarare che siano dèi, poiché non possono né rendere giustizia né beneficare gli uomini. 64Conoscendo dunque che non sono dèi, non temeteli! 65Essi non maledicono né benedicono i re; 66non mostrano alle genti segni nel cielo, né risplendono come il sole, né illuminano come la luna. 67Le belve sono migliori di loro, perché possono fuggire in un riparo e provvedere a se stesse. 68Dunque, in nessuna maniera è chiaro per noi che essi sono dèi; per questo non temeteli! 69Come infatti uno spauracchio che in un cocomeraio nulla protegge, tali sono i loro idoli di legno indorati e argentati; 70ancora, i loro idoli di legno indorati e argentati si possono paragonare a un ramo nell'orto, su cui si posa ogni sorta di uccelli, o anche a un cadavere gettato nelle tenebre. 71Dalla porpora e dal bisso che si logorano su di loro saprete che non sono dèi; infine saranno divorati e nel paese saranno una vergogna. 72È migliore un uomo giusto che non abbia idoli, poiché sarà lontano dal disonore. Ezechiele 1 1Il cinque del quarto mese dell'anno trentesimo, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Chebàr, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine. 2Il cinque del mese – era l'anno quinto della deportazione del re Ioiachìn – 3la parola del Signore fu rivolta al sacerdote Ezechiele figlio di Buzì, nel paese dei Caldei, lungo il canale Chebàr. Qui fu sopra di lui la mano del Signore. 4Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente. 5Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l'aspetto: avevano sembianza umana 6e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali. 7Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d'un vitello, splendenti come lucido bronzo. 8Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d'uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali, 9e queste ali erano unite l'una all'altra. Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé. 10Quanto alle loro fattezze, ognuno dei quattro aveva fattezze d'uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d'aquila. 11Le loro ali erano spiegate verso l'alto; ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il corpo. 12Ciascuno si muoveva davanti a sé; andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro. 13Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che si muovevano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori. 14Gli esseri andavano e venivano come un baleno. 15Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro. 16Le ruote avevano l'aspetto e la struttura come di topazio e tutt'e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un'altra ruota. 17Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi. 18La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt'e quattro erano pieni di occhi tutt'intorno. 19Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano. 20Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote. 21Quando essi si muovevano, esse si muovevano; quando essi si fermavano, esse si fermavano e, quando essi si alzavano da terra, anche le ruote ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote. 22Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad un cristallo splendente, disteso sopra le loro teste, 23e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese, l'una di contro all'altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo. 24Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell'Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d'un accampamento. Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali. 25Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste. 26Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane. 27Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l'elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore 28il cui aspetto era simile a quello dell'arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l'aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che parlava. 2 1Mi disse: "Figlio dell'uomo, alzati, ti voglio parlare". 2Ciò detto, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava. 3Mi disse: "Figlio dell'uomo, io ti mando agli Israeliti, a un popolo di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri hanno peccato contro di me fino ad oggi. 4Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: Dice il Signore Dio. 5Ascoltino o non ascoltino – perché sono una genìa di ribelli – sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro. 6Ma tu, figlio dell'uomo non li temere, non aver paura delle loro parole; saranno per te come cardi e spine e ti troverai in mezzo a scorpioni; ma tu non temere le loro parole, non t'impressionino le loro facce, sono una genìa di ribelli. 7Tu riferirai loro le mie parole, ascoltino o no, perché sono una genìa di ribelli. 8E tu, figlio dell'uomo, ascolta ciò che ti dico e non esser ribelle come questa genìa di ribelli; apri la bocca e mangia ciò che io ti do". 9Io guardai ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo. Lo spiegò davanti a me; era scritto all'interno e all'esterno e vi erano scritti lamenti, pianti e guai. 3 1Mi disse: "Figlio dell'uomo, mangia ciò che hai davanti, mangia questo rotolo, poi va' e parla alla casa d'Israele". 2Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, 3dicendomi: "Figlio dell'uomo, nutrisci il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgo". Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele. 4Poi egli mi disse: "Figlio dell'uomo, va', recati dagli Israeliti e riferisci loro le mie parole, 5poiché io non ti mando a un popolo dal linguaggio astruso e di lingua barbara, ma agli Israeliti: 6non a grandi popoli dal linguaggio astruso e di lingua barbara, dei quali tu non comprendi le parole: se a loro ti avessi inviato, ti avrebbero ascoltato; 7ma gli Israeliti non vogliono ascoltar te, perché non vogliono ascoltar me: tutti gli Israeliti sono di dura cervice e di cuore ostinato. 8Ecco io ti do una faccia tosta quanto la loro e una fronte dura quanto la loro fronte. 9Come diamante, più dura della selce ho reso la tua fronte. Non li temere, non impaurirti davanti a loro; sono una genìa di ribelli". 10Mi disse ancora: "Figlio dell'uomo, tutte le parole che ti dico accoglile nel cuore e ascoltale con gli orecchi: 11poi va', recati dai deportati, dai figli del tuo popolo, e parla loro. Dirai: Così dice il Signore, ascoltino o non ascoltino". 12Allora uno spirito mi sollevò e dietro a me udii un grande fragore: "Benedetta la gloria del Signore dal luogo della sua dimora!". 13Era il rumore delle ali degli esseri viventi che le battevano l'una contro l'altra e contemporaneamente il rumore delle ruote e il rumore di un grande frastuono. 14Uno spirito dunque mi sollevò e mi portò via; io ritornai triste e con l'animo eccitato, mentre la mano del Signore pesava su di me. 15Giunsi dai deportati di Tel-Avìv, che abitano lungo il canale Chebàr, dove hanno preso dimora, e rimasi in mezzo a loro sette giorni come stordito. 16Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: "Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele. 17Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. 18Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. 19Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato. 20Così, se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l'iniquità, io porrò un ostacolo davanti a lui ed egli morirà; poiché tu non l'avrai avvertito, morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate; ma della morte di lui domanderò conto a te. 21Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato". 22Anche là venne sopra di me la mano del Signore ed egli mi disse: "Alzati e va' nella valle; là ti voglio parlare". 23Mi alzai e andai nella valle; ed ecco la gloria del Signore era là, simile alla gloria che avevo vista sul canale Chebàr, e caddi con la faccia a terra. 24Allora uno spirito entrò in me e mi fece alzare in piedi ed egli mi disse: "Va' e rinchiuditi in casa. 25Ed ecco, figlio dell'uomo, ti saranno messe addosso delle funi, sarai legato e non potrai più uscire in mezzo a loro. 26Ti farò aderire la lingua al palato e resterai muto; così non sarai più per loro uno che li rimprovera, perché sono una genìa di ribelli. 27Ma quando poi ti parlerò, ti aprirò la bocca e tu riferirai loro: Dice il Signore Dio: chi vuole ascoltare ascolti e chi non vuole non ascolti; perché sono una genìa di ribelli". 4 1"Tu, figlio dell'uomo, prendi una tavoletta d'argilla, mettila dinanzi a te, disegnaci sopra una città, Gerusalemme, 2e disponi intorno ad essa l'assedio: rizza torri, costruisci terrapieni, schiera gli accampamenti e colloca intorno gli arieti. 3Poi prendi una teglia di ferro e mettila come muro di ferro fra te e la città, e tieni fisso lo sguardo su di essa, che sarà assediata, anzi tu la assedierai! Questo sarà un segno per gli Israeliti. 4Mettiti poi a giacere sul fianco sinistro e sconta su di esso la iniquità d'Israele. Per il numero di giorni in cui giacerai su di esso, espierai le sue iniquità: 5io ho computato a te gli anni della sua espiazione come un numero di giorni. Per centonovanta giorni tu espierai le iniquità degli Israeliti. 6Terminati questi, giacerai sul fianco destro e sconterai l'iniquità di Giuda per quaranta giorni, computando un giorno per ogni anno. 7Terrai fisso lo sguardo contro il muro di Gerusalemme, terrai il braccio disteso e profeterai contro di essa. Ecco ti ho cinto di catene, 8in modo che tu non potrai voltarti né da una parte né dall'altra finché tu non abbia compiuto i giorni della tua reclusione. 9Prendi intanto grano, orzo, fave, lenticchie, miglio e spelta, mettili in un recipiente e fattene del pane: ne mangerai durante tutti i giorni che tu rimarrai disteso sul fianco, cioè per centonovanta giorni. 10Il cibo che ti prenderai sarà del peso di venti sicli al giorno: lo consumerai nelle ventiquattr'ore. 11Anche l'acqua che berrai sarà razionata: un sesto di hin, nelle ventiquattro ore. 12Mangerai questo cibo in forma di una schiacciata d'orzo, che cuocerai sopra escrementi umani davanti ai loro occhi. 13In tal maniera, mi disse il Signore, mangeranno gli Israeliti il loro pane impuro, in mezzo alle genti fra le quali li disperderò". 14Io esclamai: "Ah, Signore Dio, mai mi sono contaminato! Dall'infanzia fino ad ora mai ho mangiato carne di bestia morta o sbranata, né mai è entrato nella mia bocca cibo impuro". 15Egli mi rispose: "Ebbene, invece di escrementi umani ti concedo sterco di bue; lì sopra cuocerai il tuo pane". 16Poi soggiunse: "Figlio dell'uomo, ecco io tolgo a Gerusalemme la riserva del pane; mangeranno il pane a razione e con angoscia e berranno l'acqua a misura in preda all'affanno; 17così, mancando pane e acqua, languiranno tutti insieme e si consumeranno nella loro iniquità. 5 1E tu, figlio dell'uomo, prendi una spada affilata, usala come un rasoio da barbiere e raditi i capelli e la barba; poi prendi una bilancia e dividi i peli tagliati. 2Un terzo lo brucerai sul fuoco in mezzo alla città al termine dei giorni dell'assedio; prenderai un altro terzo e lo taglierai con la spada intorno alla città e l'altro terzo lo disperderai al vento, mentre io sguainerò la spada dietro ad essi. 3Di questi ne prenderai un piccolo numero e li legherai al lembo del tuo mantello; 4ne prenderai ancora una piccola parte e li getterai sul fuoco e li brucerai e da essi si sprigionerà il fuoco. A tutti gli Israeliti riferirai: 5Così dice il Signore Dio: Questa è Gerusalemme! Io l'avevo collocata in mezzo alle genti e circondata di paesi stranieri. 6Essa si è ribellata con empietà alle mie leggi più delle genti e ai miei statuti più dei paesi che la circondano: hanno disprezzato i miei decreti e non han camminato secondo i miei comandamenti. 7Perciò, dice il Signore Dio: Poiché voi siete più ribelli delle genti che vi circondano, non avete seguito i miei comandamenti, non avete osservato i miei decreti e neppure avete agito secondo i costumi delle genti che vi stanno intorno, 8ebbene, così dice il Signore Dio: Ecco anche me contro di te: farò in mezzo a te giustizia di fronte alle genti. 9Farò in mezzo a te quanto non ho mai fatto e non farò mai più, a causa delle tue colpe abominevoli. 10Perciò in mezzo a te i padri divoreranno i figli e i figli divoreranno i padri. Compirò in te i miei giudizi e disperderò ad ogni vento quel che resterà di te. 11Com'è vero ch'io vivo, dice il Signore Dio, poiché tu hai profanato il mio santuario con tutte le tue nefandezze e con tutte le tue cose abominevoli, anch'io raderò tutto, il mio occhio non s'impietosirà, non avrò compassione. 12Un terzo dei tuoi morirà di peste e perirà di fame in mezzo a te; un terzo cadrà di spada nei tuoi dintorni e l'altro terzo lo disperderò a tutti i venti e sguainerò la spada dietro di essi. 13Allora darò sfogo alla mia ira, sazierò su di loro il mio furore e mi vendicherò; allora sapranno che io, il Signore, avevo parlato con sdegno, quando sfogherò su di loro il mio furore. 14Ti ridurrò a un deserto, a un obbrobrio in mezzo alle nazioni che ti stanno all'intorno, sotto gli sguardi di tutti i passanti. 15Sarai un obbrobrio e un vituperio, un esempio e un orrore per le genti che ti circondano, quando in mezzo a te farò giustizia, con sdegno e furore, con terribile vendetta – io, il Signore, parlo – 16quando scoccherò contro di voi le terribili saette della fame, che portano distruzione e che lancerò per distruggervi, e aumenterò la fame contro di voi, togliendovi la riserva del pane. 17Allora manderò contro di voi la fame e le belve che ti distruggeranno i figli; in mezzo a te passeranno la peste e la strage, mentre farò piombare sopra di te la spada. Io, il Signore, ho parlato". 6 1Mi fu quindi rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, volgi la faccia verso i monti d'Israele e profetizza contro di essi: 3Monti d'Israele, udite la parola del Signore Dio. Così dice il Signore Dio ai monti e alle colline, alle gole e alle valli: Ecco, manderò sopra di voi la spada e distruggerò le vostre alture; 4i vostri altari saranno devastati e infranti i vostri altari per l'incenso; getterò i vostri cadaveri davanti ai vostri idoli 5e disseminerò le vostre ossa intorno ai vostri altari. 6Su tutto il vostro suolo le vostre città saranno rovinate, le vostre alture demolite, distrutte, e i vostri altari spariranno. Saranno frantumati e scompariranno i vostri idoli, spezzati i vostri altari per l'incenso, periranno le vostre opere. 7Trafitti a morte cadranno in mezzo a voi e saprete che io sono il Signore. 8Tuttavia lascerò alcuni di voi scampati alla spada in mezzo alle genti, quando vi avrò dispersi nei vari paesi: 9i vostri scampati si ricorderanno di me fra le genti in mezzo alle quali saranno deportati; perché io avrò spezzato il loro cuore infedele che si è allontanato da me e i loro occhi che si sono prostituiti ai loro idoli; avranno orrore di se stessi per le iniquità commesse e per tutte le loro nefandezze. 10Sapranno allora che io sono il Signore e che non invano ho minacciato di infliggere loro questi mali. 11Così dice il Signore Dio: Batti le mani, pesta i piedi in terra e di': Oh, per tutti i loro orribili abomini il popolo d'Israele perirà di spada, di fame e di peste! 12Chi è lontano morirà di peste, chi è vicino cadrà di spada, chi è assediato morirà di fame: sfogherò su di loro il mio sdegno. 13Saprete allora che io sono il Signore, quando i loro cadaveri giaceranno fra i loro idoli, intorno ai loro altari, su ogni colle elevato, su ogni cima di monte, sotto ogni albero verde e ogni quercia frondosa, dovunque hanno bruciato profumi soavi ai loro idoli. 14Stenderò la mano su di loro e renderò la terra desolata e brulla dal deserto fino a Ribla, dovunque dimorino; sapranno allora che io sono il Signore". 7 1Questa parola del Signore mi fu rivolta: 2"Ora, figlio dell'uomo riferisci: Così dice il Signore Dio al paese d'Israele: La fine! Giunge la fine per i quattro punti cardinali del paese. 3Ora che su di te pende la fine, io scaglio contro di te la mia ira per giudicarti delle tue opere e per domandarti conto delle tue nefandezze. 4Non s'impietosirà per te il mio occhio e non avrò compassione, anzi ti terrò responsabile della tua condotta e saranno palesi in mezzo a te le tue nefandezze; saprete allora che io sono il Signore. 5Così dice il Signore Dio: Sventura su sventura, ecco, arriva. 6Viene la fine, la fine viene su di te; ecco, viene. 7Sopraggiunge il tuo destino, o abitante del paese: arriva il tempo, è prossimo il giorno terribile e non di tripudio sui monti. 8Ora, fra breve, rovescerò il mio furore su di te e su di te darò sfogo alla mia ira. Ti giudicherò secondo le tue opere e ti domanderò conto di tutte le tue nefandezze. 9né s'impietosirà il mio occhio e non avrò compassione, ma ti terrò responsabile della tua condotta e saranno palesi in mezzo a te le tue nefandezze: saprete allora che sono io, il Signore, colui che colpisce. 10Ecco il giorno, eccolo che arriva. È giunta la tua sorte. L'ingiustizia fiorisce, germoglia l'orgoglio 11e la violenza si leva a scettro d'iniquità. 12È giunto il tempo, è vicino il giorno: chi ha comprato non si allieti, chi ha venduto non rimpianga; perché l'ira pende su tutti! 13Chi ha venduto non tornerà in possesso di ciò che ha venduto anche se rimarrà in vita, perché la condanna contro il loro fasto non sarà revocata e nessuno nella sua perversità potrà preservare la sua esistenza. 14Si suona la tromba e tutto è pronto; ma nessuno muove a battaglia, perché il mio furore è contro tutta quella moltitudine. 15La spada all'esterno, la peste e la fame di dentro: chi è per la campagna perirà di spada, chi è in città sarà divorato dalla fame e dalla peste. 16Chi di loro potrà fuggire e salvarsi sui monti gemerà come le colombe delle valli, ognuno per la sua iniquità. 17Tutte le mani cadranno e tutte le ginocchia si scioglieranno come acqua. 18Vestiranno il sacco e lo spavento li avvolgerà. Su tutti i volti sarà la vergogna e tutte le teste saranno rasate. 19Getteranno l'argento per le strade e il loro oro si cambierà in immondizia, con esso non si sfameranno, non si riempiranno il ventre, perché è stato per loro causa di peccato. 20Della bellezza dei loro gioielli fecero oggetto d'orgoglio e fabbricarono con essi le abominevoli statue dei loro idoli: per questo li tratterò come immondizia, 21li darò in preda agli stranieri e in bottino alla feccia del paese e lo profaneranno. 22Rivolgerò da loro la mia faccia, sarà profanato il mio tesoro, vi entreranno i ladri e lo profaneranno. 23Prepàrati una catena, poiché il paese è pieno di assassini e la città è piena di violenza. 24Io manderò i popoli più feroci e s'impadroniranno delle loro case, abbatterò la superbia dei potenti, i santuari saranno profanati. 25Giungerà l'angoscia e cercheranno pace, ma pace non vi sarà. 26Sventura seguirà a sventura, allarme seguirà ad allarme: ai profeti chiederanno responsi, ai sacerdoti verrà meno la dottrina, agli anziani il consiglio. 27Il re sarà in lutto, il principe ammantato di desolazione, tremeranno le mani del popolo del paese. Li tratterò secondo la loro condotta, li giudicherò secondo i loro giudizi: così sapranno che io sono il Signore". 8 1Al quinto giorno del sesto mese dell'anno sesto, mentre mi trovavo in casa e dinanzi a me sedevano gli anziani di Giuda, la mano del Signore Dio si posò su di me 2e vidi qualcosa dall'aspetto d'uomo: da ciò che sembravano i suoi fianchi in giù, appariva come di fuoco e dai fianchi in su appariva come uno splendore simile all'elettro. 3Stese come una mano e mi afferrò per i capelli: uno spirito mi sollevò fra terra e cielo e mi portò in visioni divine a Gerusalemme, all'ingresso del cortile interno, che guarda a settentrione, dove era collocato l'idolo della gelosia, che provocava la gelosia. 4Ed ecco là era la gloria del Dio d'Israele, simile a quella che avevo visto nella valle. 5Mi disse: "Figlio dell'uomo, alza gli occhi verso settentrione!". Ed ecco a settentrione della porta dell'altare l'idolo della gelosia, proprio all'ingresso. 6Mi disse: "Figlio dell'uomo, vedi che fanno costoro? Guarda i grandi abomini che la casa d'Israele commette qui per allontanarmi dal mio santuario! Ne vedrai altri ancora peggiori". 7Mi condusse allora all'ingresso del cortile e vidi un foro nella parete. 8Mi disse: "Figlio dell'uomo, sfonda la parete". Sfondai la parete, ed ecco apparve una porta. 9Mi disse: "Entra e osserva gli abomini malvagi che commettono costoro". 10Io entrai e vidi ogni sorta di rettili e di animali abominevoli e tutti gli idoli del popolo d'Israele raffigurati intorno alle pareti 11e settanta anziani della casa d'Israele, fra i quali Iazanià figlio di Safàn, in piedi, davanti ad essi, ciascuno con il turibolo in mano, mentre il profumo saliva in nubi d'incenso. 12Mi disse: "Hai visto, figlio dell'uomo, quello che fanno gli anziani del popolo d'Israele nelle tenebre, ciascuno nella stanza recondita del proprio idolo? Vanno dicendo: Il Signore non ci vede… il Signore ha abbandonato il paese…". 13Poi mi disse: "Hai visto, figlio dell'uomo? Vedrai che si commettono nefandezze peggiori di queste". 14Mi condusse all'ingresso del portico della casa del Signore che guarda a settentrione e vidi donne sedute che piangevano Tammuz. 15Mi disse: "Hai visto, figlio dell'uomo? Vedrai abomini peggiori di questi". 16Mi condusse nell'atrio interno del tempio; ed ecco all'ingresso del tempio, fra il vestibolo e l'altare, circa venticinque uomini, con le spalle voltate al tempio e la faccia a oriente che, prostrati, adoravano il sole. 17Mi disse: "Hai visto, figlio dell'uomo? Come se fosse piccola cosa per la casa di Giuda, commettere simili nefandezze in questo luogo, hanno riempito il paese di violenze, per provocare la mia collera. Eccoli, vedi, che si portano il ramoscello sacro alle narici. 18Ebbene anch'io agirò con furore. Il mio occhio non s'impietosirà; non avrò compassione: manderanno alte grida ai miei orecchi, ma non li ascolterò". 9 1Allora una voce potente gridò ai miei orecchi: "Avvicinatevi, voi che dovete punire la città, ognuno con lo strumento di sterminio in mano". 2Ecco sei uomini giungere dalla direzione della porta superiore che guarda a settentrione, ciascuno con lo strumento di sterminio in mano. In mezzo a loro c'era un altro uomo, vestito di lino, con una borsa da scriba al fianco. Appena giunti, si fermarono accanto all'altare di bronzo. 3La gloria del Dio di Israele, dal cherubino sul quale si posava si alzò verso la soglia del tempio e chiamò l'uomo vestito di lino che aveva al fianco la borsa da scriba. 4Il Signore gli disse: "Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono". 5Agli altri disse, in modo che io sentissi: "Seguitelo attraverso la città e colpite! Il vostro occhio non perdoni, non abbiate misericordia. 6Vecchi, giovani, ragazze, bambini e donne, ammazzate fino allo sterminio: solo non toccate chi abbia il tau in fronte; cominciate dal mio santuario!". Incominciarono dagli anziani che erano davanti al tempio. 7Disse loro: "Profanate pure il santuario, riempite di cadaveri i cortili. Uscite!". Quelli uscirono e fecero strage nella città. 8Mentre essi facevano strage, io ero rimasto solo: mi gettai con la faccia a terra e gridai: "Ah! Signore Dio, sterminerai tu quanto è rimasto di Israele, rovesciando il tuo furore sopra Gerusalemme?". 9Mi disse: "L'iniquità di Israele e di Giuda è enorme, la terra è coperta di sangue, la città è piena di violenza. Infatti vanno dicendo: Il Signore ha abbandonato il paese: il Signore non vede. 10Ebbene, neppure il mio occhio avrà compassione e non userò misericordia: farò ricadere sul loro capo le loro opere". 11Ed ecco l'uomo vestito di lino, che aveva la borsa al fianco, fece questo rapporto: "Ho fatto come tu mi hai comandato". 10 1Io guardavo ed ecco sul firmamento che stava sopra il capo dei cherubini vidi come una pietra di zaffìro e al di sopra appariva qualcosa che aveva la forma di un trono. 2Disse all'uomo vestito di lino: "Va' fra le ruote che sono sotto il cherubino e riempi il cavo delle mani dei carboni accesi che sono fra i cherubini e spargili sulla città". Egli vi andò mentre io lo seguivo con lo sguardo. 3Ora i cherubini erano fermi a destra del tempio, quando l'uomo vi andò, e una nube riempiva il cortile interno. 4La gloria del Signore si alzò sopra il cherubino verso la soglia del tempio e il tempio fu riempito dalla nube e il cortile fu pieno dello splendore della gloria del Signore. 5Il fragore delle ali dei cherubini giungeva fino al cortile esterno, come la voce di Dio onnipotente quando parla. 6Appena ebbe dato all'uomo vestito di lino l'ordine di prendere il fuoco fra le ruote in mezzo ai cherubini, egli avanzò e si fermò vicino alla ruota. 7Il cherubino tese la mano per prendere il fuoco che era fra i cherubini; ne prese e lo mise nel cavo delle mani dell'uomo vestito di lino, il quale lo prese e uscì. 8Io stavo guardando: i cherubini avevano sotto le ali la forma di una mano d'uomo. 9Guardai ancora ed ecco che al fianco dei cherubini vi erano quattro ruote, una ruota al fianco di ciascun cherubino. Quelle ruote avevano l'aspetto del topazio. 10Sembrava che tutte e quattro fossero di una medesima forma, come se una ruota fosse in mezzo all'altra. 11Muovendosi, potevano andare nelle quattro direzioni senza voltarsi, perché si muovevano verso il lato dove era rivolta la testa, senza voltarsi durante il movimento. 12Tutto il loro corpo, il dorso, le mani, le ali e le ruote erano pieni di occhi tutt'intorno; ognuno dei quattro aveva la propria ruota. 13Io sentii che le ruote venivano chiamate "Turbine". 14Ogni cherubino aveva quattro sembianze: la prima quella di cherubino, la seconda quella di uomo, la terza quella di leone e la quarta quella di aquila. 15I cherubini si alzarono in alto: essi erano quegli esseri viventi che avevo visti al canale Chebàr. 16Quando i cherubini si muovevano, anche le ruote avanzavano al loro fianco: quando i cherubini spiegavano le ali per sollevarsi da terra, le ruote non si allontanavano dal loro fianco; 17quando si fermavano, anche le ruote si fermavano; quando si alzavano, anche le ruote si alzavano con loro perché lo spirito di quegli esseri era in loro. 18La gloria del Signore uscì dalla soglia del tempio e si fermò sui cherubini. 19I cherubini spiegarono le ali e si sollevarono da terra sotto i miei occhi; anche le ruote si alzarono con loro e si fermarono all'ingresso della porta orientale del tempio, mentre la gloria del Dio d'Israele era in alto su di loro. 20Erano i medesimi esseri che io avevo visti sotto il Dio d'Israele lungo il canale Chebàr e riconobbi che erano cherubini. 21Ciascuno aveva quattro aspetti e ciascuno quattro ali e qualcosa simile a mani d'uomo sotto le ali. 22Il loro sembiante era il medesimo che avevo visto lungo il canale Chebàr. Ciascuno di loro procedeva di fronte a sé. 11 1Uno spirito mi sollevò e mi trasportò alla porta orientale del tempio che guarda a oriente; ed ecco davanti alla porta vi erano venticinque uomini e in mezzo a loro vidi Iazanià figlio d'Azzùr, e Pelatìa figlio di Benaià, capi del popolo. 2Il Signore mi disse: "Figlio dell'uomo, questi sono gli uomini che tramano il male e danno consigli cattivi in questa città; 3sono coloro che dicono: Non in breve tempo si costruiscon le case: questa città è la pentola e noi siamo la carne. 4Per questo profetizza contro di loro, profetizza, figlio dell'uomo". 5Lo spirito del Signore venne su di me e mi disse: "Parla, dice il Signore: Così avete detto, o Israeliti, e io conosco ciò che vi passa per la mente. 6Voi avete moltiplicato i morti in questa città, avete riempito di cadaveri le sue strade. 7Per questo così dice il Signore Dio: I cadaveri che avete gettati in mezzo a essa sono la carne, e la città è la pentola. Ma io vi scaccerò. 8Avete paura della spada e io manderò la spada contro di voi, dice il Signore Dio! 9Vi scaccerò dalla città e vi metterò in mano agli stranieri e farò giustizia su di voi. 10Cadrete di spada: sulla frontiera d'Israele io vi giudicherò e saprete che io sono il Signore. 11La città non sarà per voi la pentola e voi non ne sarete la carne! Sulla frontiera di Israele vi giudicherò: 12allora saprete che io sono il Signore, di cui non avete eseguito i comandi né osservate le leggi, mentre avete agito secondo i costumi delle genti vicine". 13Non avevo finito di profetizzare quando Pelatìa figlio di Benaià cadde morto. Io mi gettai con la faccia a terra e gridai con tutta la voce: "Ah! Signore Dio, vuoi proprio distruggere quanto resta d'Israele?". 14Allora mi fu rivolta questa parola del Signore: 15"Figlio dell'uomo, ai tuoi fratelli, ai deportati con te, a tutta la casa d'Israele gli abitanti di Gerusalemme vanno dicendo: Voi andate pure lontano dal Signore: a noi è stata data in possesso questa terra. 16Di' loro dunque: Dice il Signore Dio: Se li ho mandati lontano fra le genti, se li ho dispersi in terre straniere, sarò per loro un santuario per poco tempo nelle terre dove hanno emigrato. 17Riferisci: Così dice il Signore Dio: Vi raccoglierò in mezzo alle genti e vi radunerò dalle terre in cui siete stati dispersi e a voi darò il paese d'Israele. 18Essi vi entreranno e vi elimineranno tutti i suoi idoli e tutti i suoi abomini. 19Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro; toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne, 20perché seguano i miei decreti e osservino le mie leggi e li mettano in pratica; saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. 21Ma su coloro che seguono con il cuore i loro idoli e le loro nefandezze farò ricadere le loro opere, dice il Signore Dio". 22I cherubini allora alzarono le ali e le ruote si mossero insieme con loro mentre la gloria del Dio d'Israele era in alto su di loro. 23Quindi dal centro della città la gloria del Signore si alzò e andò a fermarsi sul monte che è ad oriente della città. 24E uno spirito mi sollevò e mi portò in Caldea fra i deportati, in visione, in spirito di Dio, e la visione che avevo visto disparve davanti a me. 25E io raccontai ai deportati quanto il Signore mi aveva mostrato. 12 1Questa parola del Signore mi fu riferita: 2"Figlio dell'uomo, tu abiti in mezzo a una genìa di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono, perché sono una genìa di ribelli. 3Tu, figlio dell'uomo, fa' il tuo bagaglio da deportato e, di giorno davanti ai loro occhi, prepàrati a emigrare; emigrerai dal luogo dove stai verso un altro luogo, davanti ai loro occhi: forse comprenderanno che sono una genìa di ribelli. 4Prepara di giorno il tuo bagaglio, come il bagaglio d'un esiliato, davanti ai loro occhi; uscirai però al tramonto, davanti a loro, come partirebbe un esiliato. 5Fa' alla loro presenza un'apertura nel muro ed esci di lì. 6Mettiti alla loro presenza il bagaglio sulle spalle ed esci nell'oscurità: ti coprirai la faccia in modo da non vedere il paese, perché io ho fatto di te un simbolo per gli Israeliti". 7Io feci come mi era stato comandato: preparai di giorno il mio bagaglio come il bagaglio d'un esiliato e sul tramonto feci un foro nel muro con le mani, uscii nell'oscurità e mi misi il bagaglio sulle spalle sotto i loro occhi. 8Al mattino mi fu rivolta questa parola del Signore: 9"Figlio dell'uomo, non t'ha chiesto il popolo d'Israele, quella genìa di ribelli, che cosa stai facendo? 10Rispondi loro: Così dice il Signore Dio: Quest'oracolo è per il principe di Gerusalemme e per tutti gli Israeliti che vi abitano. 11Tu dirai: Io sono un simbolo per voi; infatti quello che ho fatto a te, sarà fatto a loro; saranno deportati e andranno in schiavitù. 12Il principe, che è in mezzo a loro si caricherà il bagaglio sulle spalle, nell'oscurità, e uscirà per la breccia che verrà fatta nel muro per farlo partire; si coprirà il viso, per non vedere con gli occhi il paese. 13Ma io tenderò la mia rete contro di lui ed egli rimarrà preso nei miei lacci: lo condurrò in Babilonia, nel paese dei Caldei, ma egli non la vedrà e là morirà. 14Disperderò ad ogni vento quanti sono intorno a lui, le sue guardie e tutte le sue truppe, e snuderò dietro a loro la spada. 15Allora sapranno che io sono il Signore, quando li avrò dispersi fra le genti e li avrò disseminati in paesi stranieri. 16Tuttavia ne risparmierò alcuni, superstiti alla spada, alla fame e alla peste, perché raccontino tutte le loro scelleratezze alle genti fra le quali andranno e anch'esse sappiano che io sono il Signore". 17Mi fu rivolta ancora questa parola del Signore: 18"Figlio dell'uomo, mangia il pane con paura e bevi l'acqua con trepidazione e con angoscia. 19Al popolo del paese dirai: Così dice il Signore Dio agli abitanti di Gerusalemme, al paese d'Israele: Mangeranno il loro pane nell'angoscia e berranno la loro acqua nella desolazione, perché la loro terra sarà spogliata della sua abbondanza per l'empietà di tutti i suoi abitanti. 20Le città popolose saranno distrutte e la campagna ridotta a un deserto: saprete che io sono il Signore". 21Mi fu ancora rivolta questa parola del Signore: 22"Figlio dell'uomo, che cos'è questo proverbio che si va ripetendo nel paese di Israele: Passano i giorni e ogni visione svanisce? 23Ebbene, riferisci loro: Così dice il Signore Dio: Farò cessare questo proverbio e non si sentirà più ripetere in Israele; anzi riferisci loro: Si avvicinano i giorni in cui si avvererà ogni visione. 24Infatti non ci sarà più visione falsa, né predizione fallace in mezzo agli Israeliti, 25perché io, il Signore, parlerò e attuerò senza indugio la parola che ho detta. Anzi, ai vostri giorni, o genìa di ribelli, pronunzierò una parola e l'attuerò: parola del Signore Dio". 26Mi fu rivolta ancora questa parola del Signore: 27"Figlio dell'uomo, ecco, gli Israeliti van dicendo: La visione che costui vede è per i giorni futuri; costui predice per i tempi lontani. 28Ebbene, riferisci loro: Dice il Signore Dio: Non sarà ritardata più a lungo ogni mia parola: la parola che dirò l'eseguirò. Oracolo del Signore Dio". 13 1Mi fu rivolta ancora questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, profetizza contro i profeti d'Israele, profetizza e di' a coloro che profetizzano secondo i propri desideri: Udite la parola del Signore: 3Così dice il Signore Dio: Guai ai profeti stolti, che seguono il loro spirito senza avere avuto visioni. 4Come sciacalli fra le macerie, tali sono i tuoi profeti, Israele. 5Voi non siete saliti sulle brecce e non avete costruito alcun baluardo in difesa degli Israeliti, perché potessero resistere al combattimento nel giorno del Signore. 6Hanno avuto visioni false, vaticini menzogneri coloro che dicono: Oracolo del Signore, mentre il Signore non li ha inviati. Eppure confidano che si avveri la loro parola! 7Non avete forse avuto una falsa visione e preannunziato vaticini bugiardi, quando dite: Parola del Signore, mentre io non vi ho parlato? 8Pertanto dice il Signore Dio: Poiché voi avete detto il falso e avuto visioni bugiarde, eccomi dunque contro di voi, dice il Signore Dio. 9La mia mano sarà sopra i profeti dalle false visioni e dai vaticini bugiardi; non avranno parte nell'assemblea del mio popolo, non saranno scritti nel libro d'Israele e non entreranno nel paese d'Israele: saprete che io sono il Signore Dio, 10poiché ingannano il mio popolo dicendo: Pace! e la pace non c'è; mentre egli costruisce un muro, ecco essi lo intonacano di mota. 11Di' a quegli intonacatori di mota: Cadrà! Scenderà una pioggia torrenziale, una grandine grossa, si scatenerà un uragano 12ed ecco, il muro è abbattuto. Allora non vi sarà forse domandato: Dov'è la calcina con cui lo avevate intonacato? 13Perciò dice il Signore Dio: Con ira scatenerò un uragano, per la mia collera cadrà una pioggia torrenziale, nel mio furore per la distruzione cadrà grandine come pietre; 14demolirò il muro che avete intonacato di mota, lo atterrerò e le sue fondamenta rimarranno scoperte; esso crollerà e voi perirete insieme con esso e saprete che io sono il Signore. 15Quando avrò sfogato l'ira contro il muro e contro coloro che lo intonacarono di mota, io vi dirò: Il muro non c'è più e neppure gli intonacatori, 16i profeti d'Israele che profetavano su Gerusalemme e vedevano per essa una visione di pace, mentre non vi era pace. Oracolo del Signore. 17Ora tu, figlio dell'uomo, rivolgiti alle figlie del tuo popolo che profetizzano secondo i loro desideri e profetizza contro di loro. 18Dirai loro: Dice il Signore Dio: Guai a quelle che cuciono nastri magici a ogni polso e preparano veli per le teste di ogni grandezza per dar la caccia alle persone. Pretendete forse di dare la caccia alla gente del mio popolo e salvare voi stesse? 19Voi mi avete disonorato presso il mio popolo per qualche manciata d'orzo e per un tozzo di pane, facendo morire chi non doveva morire e facendo vivere chi non doveva vivere, ingannando il mio popolo che crede alle menzogne. 20Perciò dice il Signore Dio: Eccomi contro i vostri nastri magici con i quali voi date la caccia alla gente come a uccelli; li strapperò dalle vostre braccia e libererò la gente che voi avete catturato come uccelli. 21Straccerò i vostri veli e libererò il mio popolo dalle vostre mani e non sarà più una preda in mano vostra; saprete così che io sono il Signore. 22Voi infatti avete rattristato con menzogne il cuore del giusto, mentre io non l'avevo rattristato e avete rafforzato il malvagio perché non desistesse dalla sua vita malvagia e vivesse. 23Per questo non avrete più visioni false, né più spaccerete incantesimi: libererò il mio popolo dalle vostre mani e saprete che io sono il Signore". 14 1Vennero a trovarmi alcuni anziani d'Israele e sedettero dinanzi a me. 2Mi fu rivolta allora questa parola del Signore: 3"Figlio dell'uomo, questi uomini hanno posto idoli nel loro cuore e tengono fisso lo sguardo all'occasione della loro iniquità appena si mostri. Mi lascerò interrogare da loro? 4Parla quindi e di' loro: Dice il Signore Dio: Qualunque Israelita avrà innalzato i suoi idoli nel proprio cuore e avrà rivolto lo sguardo all'occasione della propria iniquità e verrà dal profeta, gli risponderò io, il Signore, riguardo alla moltitudine dei suoi idoli, 5per raggiungere al cuore gli Israeliti, che si sono allontanati da me a causa di tutti i loro idoli. 6Riferisci pertanto al popolo d'Israele: Dice il Signore Dio: Convertitevi, abbandonate i vostri idoli e distogliete la faccia da tutte le vostre immondezze, 7poiché a qualunque Israelita e a qualunque straniero abitante in Israele, che si allontana da me e innalza nel suo cuore i suoi idoli e rivolge lo sguardo all'occasione della propria iniquità e poi viene dal profeta a consultarmi, risponderò io, il Signore, da me stesso. 8Distoglierò la faccia da costui e ne farò un esempio e un proverbio, e lo sterminerò dal mio popolo: saprete così che io sono il Signore. 9Se un profeta si lascia sedurre e fa una profezia, io, il Signore, ho sedotto quel profeta: stenderò la mano contro di lui e lo cancellerò dal mio popolo Israele. 10Ambedue porteranno la pena della loro iniquità. La pena di chi consulta sarà uguale a quella del profeta, 11perché gli Israeliti non vadano più errando lontano da me, né più si contaminino con tutte le loro prevaricazioni: essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. Parola del Signore". 12Mi fu rivolta questa parola del Signore: 13"Figlio dell'uomo, se un paese pecca contro di me e si rende infedele, io stendo la mano sopra di lui e gli tolgo la riserva del pane e gli mando contro la fame e stérmino uomini e bestie; 14anche se nel paese vivessero questi tre uomini: Noè, Daniele e Giobbe, essi con la loro giustizia salverebbero solo se stessi, dice il Signore Dio. 15Oppure se io infestassi quel paese di bestie feroci, che lo privassero dei suoi figli e ne facessero un deserto che nessuno potesse attraversare a causa delle bestie feroci, 16anche se in mezzo a quella terra ci fossero questi tre uomini, giuro com'è vero ch'io vivo, dice il Signore Dio: non salverebbero né figli né figlie, soltanto loro si salverebbero, ma la terra sarebbe un deserto. 17Oppure, se io mandassi la spada contro quel paese e dicessi: Spada, percorri quel paese; e sterminassi uomini e bestie, 18anche se in mezzo a quel paese ci fossero questi tre uomini, giuro com'è vero ch'io vivo, dice il Signore: non salverebbero né figli né figlie, soltanto loro si salverebbero. 19Oppure, se io mandassi la peste contro quella terra e sfogassi nella strage lo sdegno e sterminassi uomini e bestie, 20anche se in mezzo a quella terra ci fossero Noè, Daniele e Giobbe, giuro com'è vero ch'io vivo, dice il Signore Dio: non salverebbero né figli né figlie, soltanto essi si salverebbero per la loro giustizia. 21Dice infatti il Signore Dio: Quando manderò contro Gerusalemme i miei quattro tremendi castighi: la spada, la fame, le bestie feroci e la peste, per estirpare da essa uomini e bestie, 22ecco vi sarà in mezzo un residuo che si metterà in salvo con i figli e le figlie. Essi verranno da voi perché vediate la loro condotta e le loro opere e vi consoliate del male che ho mandato contro Gerusalemme, di quanto ho mandato contro di lei. 23Essi vi consoleranno quando vedrete la loro condotta e le loro opere e saprete che non invano ho fatto quello che ho fatto in mezzo a lei". Parola del Signore Dio. 15 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, che pregi ha il legno della vite di fronte a tutti gli altri legni della foresta? 3Si adopera forse quel legno per farne un oggetto? Ci si fa forse un piolo per attaccarci qualcosa? 4Ecco, lo si getta sul fuoco a bruciare, il fuoco ne divora i due capi e anche il centro è bruciacchiato. Potrà essere utile a qualche lavoro? 5Anche quand'era intatto, non serviva a niente: ora, dopo che il fuoco lo ha divorato, l'ha bruciato, ci si ricaverà forse qualcosa? 6Perciò così dice il Signore Dio: Come il legno della vite fra i legnami della foresta io l'ho messo sul fuoco a bruciare, così tratterò gli abitanti di Gerusalemme. 7Volgerò contro di loro la faccia. Da un fuoco sono scampati, ma un fuoco li divorerà! Allora saprete che io sono il Signore quando volgerò contro di loro la faccia 8e renderò il paese deserto, poiché sono stati infedeli", dice il Signore Dio. 16 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, fa' conoscere a Gerusalemme tutti i suoi abomini. 3Dirai loro: Così dice il Signore Dio a Gerusalemme: Tu sei, per origine e nascita, del paese dei Cananei; tuo padre era Amorreo e tua madre Hittita. Alla tua nascita, quando fosti partorita, non ti fu tagliato l'ombelico e non fosti lavata con l'acqua per purificarti; non ti fecero le frizioni di sale, né fosti avvolta in fasce. 5Occhio pietoso non si volse su di te per farti una sola di queste cose e usarti compassione, ma come oggetto ripugnante fosti gettata via in piena campagna, il giorno della tua nascita. 6Passai vicino a te e ti vidi mentre ti dibattevi nel sangue e ti dissi: Vivi nel tuo sangue 7e cresci come l'erba del campo. Crescesti e ti facesti grande e giungesti al fiore della giovinezza: il tuo petto divenne fiorente ed eri giunta ormai alla pubertà; ma eri nuda e scoperta. 8Passai vicino a te e ti vidi; ecco, la tua età era l'età dell'amore; io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità; giurai alleanza con te, dice il Signore Dio, e divenisti mia. 9Ti lavai con acqua, ti ripulii del sangue e ti unsi con olio; 10ti vestii di ricami, ti calzai di pelle di tasso, ti cinsi il capo di bisso e ti ricoprii di seta; 11ti adornai di gioielli: ti misi braccialetti ai polsi e una collana al collo: 12misi al tuo naso un anello, orecchini agli orecchi e una splendida corona sul tuo capo. 13Così fosti adorna d'oro e d'argento; le tue vesti eran di bisso, di seta e ricami; fior di farina e miele e olio furono il tuo cibo; diventasti sempre più bella e giungesti fino ad esser regina. 14La tua fama si diffuse fra le genti per la tua bellezza, che era perfetta, per la gloria che io avevo posta in te, parola del Signore Dio. 15Tu però, infatuata per la tua bellezza e approfittando della tua fama, ti sei prostituita concedendo i tuoi favori ad ogni passante. 16Prendesti i tuoi abiti per adornare a vari colori le alture su cui ti prostituivi. 17Con i tuoi splendidi gioielli d'oro e d'argento, che io ti avevo dati, facesti immagini umane e te ne servisti per peccare; 18poi tu le adornasti con le tue vesti ricamate e davanti a quelle immagini presentasti il mio olio e i miei profumi. 19Il pane che io ti avevo dato, il fior di farina, l'olio e il miele di cui ti nutrivo ponesti davanti ad esse come offerta di soave odore. Oracolo del Signore Dio. 20Prendesti i figli e le figlie che mi avevi generati e li sacrificasti loro in cibo. Erano forse poca cosa le tue infedeltà? 21Immolasti i miei figli e li offristi a loro, facendoli passare per il fuoco. 22Fra tutte le tue nefandezze e infedeltà non ti ricordasti del tempo della tua giovinezza, quando eri nuda e ti dibattevi nel sangue! 23Ora, dopo tutta la tua perversione, guai, guai a te! Oracolo del Signore Dio. 24In ogni piazza ti sei fabbricata un tempietto e costruita una altura; 25ad ogni crocicchio ti sei fatta un altare, disonorando la tua bellezza, offrendo il tuo corpo a ogni passante, moltiplicando le tue prostituzioni. 26Hai concesso i tuoi favori ai figli d'Egitto, tuoi corpulenti vicini, e hai moltiplicato le tue infedeltà per irritarmi. 27Ed ecco io ho steso la mano su di te; ho ridotto il tuo cibo e ti ho abbandonato in potere delle tue nemiche, le figlie dei Filistei, che erano disgustate della tua condotta sfrontata. 28Non ancora sazia, hai concesso i tuoi favori agli Assiri; ma non soddisfatta 29hai moltiplicato le tue infedeltà nel paese di Canaan, fino nella Caldea: e neppure allora ti sei saziata. 30Come è stato abbietto il tuo cuore – dice il Signore Dio – facendo tutte queste azioni degne di una spudorata sgualdrina! 31Quando ti costruivi un postribolo ad ogni crocevia e ti facevi un'altura in ogni piazza, tu non eri come una prostituta in cerca di guadagno, 32ma come un'adultera che, invece del marito, accoglie gli stranieri! 33Ad ogni prostituta si da' un compenso, ma tu hai dato il compenso a tutti i tuoi amanti e hai distribuito loro doni perché da ogni parte venissero da te per le tue prostituzioni. 34Tu hai fatto il contrario delle altre donne, quando ti prostituivi: nessuno è corso dietro a te, mentre tu hai distribuito doni e non ne hai ricevuti, tanto eri pervertita. 35Perciò, o prostituta, ascolta la parola del Signore. 36Così dice il Signore Dio: Per le tue ricchezze sperperate, per la tua nudità scoperta nelle prostituzioni con i tuoi amanti e con tutti i tuoi idoli abominevoli, per il sangue dei tuoi figli che hai offerto a loro, 37ecco, io adunerò da ogni parte tutti i tuoi amanti con i quali sei stata compiacente, coloro che hai amati insieme con coloro che hai odiati, e scoprirò di fronte a loro la tua nudità perché essi la vedano tutta. 38Ti infliggerò la condanna delle adultere e delle sanguinarie e riverserò su di te furore e gelosia. 39Ti abbandonerò nelle loro mani e distruggeranno i tuoi postriboli, demoliranno le tue alture; ti spoglieranno delle tue vesti e ti toglieranno i tuoi splendidi ornamenti: ti lasceranno scoperta e nuda. 40Poi ecciteranno contro di te la folla, ti lapideranno e ti trafiggeranno con la spada. 41Incendieranno le tue case e sarà fatta giustizia di te sotto gli occhi di numerose donne: ti farò smettere di prostituirti e non distribuirai più doni. 42Quando avrò saziato il mio sdegno su di te, la mia gelosia si allontanerà da te; mi calmerò e non mi adirerò più. 43Per il fatto che tu non ti sei ricordata del tempo della tua giovinezza e mi hai provocato all'ira con tutte queste cose, ecco anch'io farò ricadere sul tuo capo le tue azioni, parola del Signore Dio; non accumulerai altre scelleratezze oltre tutti gli altri tuoi abomini. 44Ecco, ogni esperto di proverbi dovrà dire questo proverbio a tuo riguardo: Quale la madre, tale la figlia. 45Tu sei la degna figlia di tua madre, che ha abbandonato il marito e i suoi figli: tu sei sorella delle tue sorelle, che hanno abbandonato il marito e i loro figli. Vostra madre era una Hittita e vostro padre un Amorreo. 46Tua sorella maggiore è Samaria, che con le sue figlie abita alla tua sinistra; tua sorella più piccola è Sòdoma, che con le sue figlie abita alla tua destra. 47Tu non soltanto hai seguito la loro condotta e agito secondo i loro costumi abominevoli, ma come se ciò fosse stato troppo poco, ti sei comportata peggio di loro in tutta la tua condotta. 48Per la mia vita – dice il Signore Dio – tua sorella Sòdoma e le sue figlie non fecero quanto hai fatto tu e le tue figlie! 49Ecco, questa fu l'iniquità di tua sorella Sòdoma: essa e le sue figlie avevano superbia, ingordigia, ozio indolente, ma non stesero la mano al povero e all'indigente: 50insuperbirono e commisero ciò che è abominevole dinanzi a me: io le vidi e le eliminai. 51Samaria non ha peccato la metà di quanto hai peccato tu. Tu hai moltiplicato le tue nefandezze più di loro, le tue sorelle, tanto da farle apparire giuste, con tutte le nefandezze che hai commesse. 52Devi portare anche tu la tua umiliazione, tu che hai giustificato le tue sorelle. Per i tuoi peccati che superano i loro esse sono più giuste di te: anche tu dunque devi essere svergognata e portare la tua umiliazione, perché hai giustificato le tue sorelle. 53Ma io cambierò le loro sorti: cambierò le sorti di Sòdoma e delle città dipendenti, cambierò le sorti di Samaria e delle città dipendenti; anche le tue sorti muterò in mezzo a loro, 54perché tu porti la tua umiliazione e tu senta vergogna di quanto hai fatto per consolarle. 55Tua sorella Sòdoma e le città dipendenti torneranno al loro stato di prima; Samaria e le città dipendenti torneranno al loro stato di prima e anche tu e le città dipendenti tornerete allo stato di prima. 56Eppure tua sorella Sòdoma non era forse sulla tua bocca al tempo del tuo orgoglio, 57prima che fosse scoperta la tua malvagità? Perché ora tu sei disprezzata dalle figlie di Aram e da tutte le figlie dei Filistei che sono intorno a te, le quali ti dileggiano da ogni parte? 58Tu stai scontando la tua scelleratezza e i tuoi abomini. Parola del Signore. 59Poiché, dice il Signore Dio: Io ho ricambiato a te quello che hai fatto tu, che hai disprezzato il giuramento e violato l'alleanza. 60Anch'io mi ricorderò dell'alleanza conclusa con te al tempo della tua giovinezza e stabilirò con te un'alleanza eterna. 61Allora ti ricorderai della tua condotta e ne sarai confusa, quando riceverai le tue sorelle maggiori insieme a quelle più piccole e io le darò a te per figlie, ma non in forza della tua alleanza; 62io ratificherò la mia alleanza con te e tu saprai che io sono il Signore, 63perché te ne ricordi e ti vergogni e, nella tua confusione, tu non apra più bocca, quando ti avrò perdonato quello che hai fatto. Parola del Signore Dio". 17 1Mi fu rivolta ancora questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, proponi un enigma e racconta una parabola agli Israeliti. 3Tu dirai: Dice il Signore Dio: Un'aquila grande dalle grandi ali e dalle lunghe penne, folta di piume dal colore variopinto, venne sul Libano e portò via la cima del cedro; 4stroncò il ramo più alto e lo portò in un paese di mercanti, lo depose in una città di negozianti. 5Scelse un germoglio del paese e lo depose in un campo da seme; lungo il corso di grandi acque, lo piantò come un salice, 6perché germogliasse e diventasse una vite estesa, poco elevata, che verso l'aquila volgesse i rami e le radici crescessero sotto di essa. Divenne una vite, che fece crescere i tralci e distese i rami. 7Ma c'era un'altra aquila grande, larga di ali, folta di penne. Ed ecco quella vite rivolse verso di lei le radici e tese verso di lei i suoi tralci, perché la irrigasse dall'aiuola dove era piantata. 8In un campo fertile, lungo il corso di grandi acque, essa era piantata, per metter rami e dar frutto e diventare una vite magnifica. 9Riferisci loro: Dice il Signore Dio: Riuscirà a prosperare? O non svellerà forse l'aquila le sue radici e vendemmierà il suo frutto e seccheranno tutti i tralci che ha messo? Non ci vorrà un grande sforzo o molta gente per svellerla dalle radici. 10Ecco, essa è piantata: riuscirà a prosperare? O non seccherà del tutto non appena l'avrà sfiorata il vento d'oriente? Proprio nell'aiuola dove è germogliata, seccherà!". 11Mi fu rivolta ancora questa parola del Signore: 12"Parla dunque a quella genìa di ribelli: Non sapete che cosa significa questo? Di' ancora: Ecco, il re di Babilonia è giunto a Gerusalemme, ha preso il re e i prìncipi e li ha trasportati con sé in Babilonia. 13Si è scelto uno di stirpe reale e ha fatto un patto con lui, obbligandolo con giuramento. Ha deportato i potenti del paese, 14perché il regno fosse debole e non potesse innalzarsi ed egli osservasse e mantenesse l'alleanza con lui. 15Ma questi gli si è ribellato e ha mandato messaggeri in Egitto, perché gli fossero dati cavalli e molti soldati. Potrà prosperare, potrà scampare chi ha agito così? Chi ha infranto un patto potrà uscirne senza danno? 16Per la mia vita, dice il Signore Dio, proprio nel paese del re che gli aveva dato il trono, di cui ha disprezzato il giuramento e infranto l'alleanza, presso di lui, morirà, in Babilonia. 17Il faraone con le sue grandi forze e il suo ingente esercito non gli sarà di valido aiuto in guerra, quando si eleveranno terrapieni e si costruiranno baluardi per distruggere tante vite umane. 18Ha disprezzato un giuramento, ha infranto un'alleanza: ecco, aveva dato la mano e poi ha agito in tal modo. Non potrà trovare scampo. 19Perciò così dice il Signore Dio: Com'è vero ch'io vivo, il mio giuramento che egli ha disprezzato, la mia alleanza che ha infranta li farò ricadere sopra il suo capo. 20Stenderò su di lui la mia rete e rimarrà preso nel mio laccio. Lo porterò in Babilonia e là lo giudicherò per l'infedeltà commessa contro di me. 21Tutti i migliori delle sue schiere cadranno di spada e i superstiti saranno dispersi a tutti i venti: così saprete che io, il Signore, ho parlato. 22Dice il Signore Dio: Anch'io prenderò dalla cima del cedro, dalle punte dei suoi rami coglierò un ramoscello e lo pianterò sopra un monte alto, massiccio; 23lo pianterò sul monte alto d'Israele. Metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico. Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all'ombra dei suoi rami riposerà. 24Sapranno tutti gli alberi della foresta che io sono il Signore, che umilio l'albero alto e innalzo l'albero basso; faccio seccare l'albero verde e germogliare l'albero secco. Io, il Signore, ho parlato e lo farò". 18 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Perché andate ripetendo questo proverbio sul paese d'Israele: I padri han mangiato l'uva acerba e i denti dei figli si sono allegati? 3Com'è vero ch'io vivo, dice il Signore Dio, voi non ripeterete più questo proverbio in Israele. 4Ecco, tutte le vite sono mie: la vita del padre e quella del figlio è mia; chi pecca morirà. 5Se uno è giusto e osserva il diritto e la giustizia, 6se non mangia sulle alture e non alza gli occhi agli idoli della casa d'Israele, se non disonora la moglie del suo prossimo e non si accosta a una donna durante il suo stato di impurità, 7se non opprime alcuno, restituisce il pegno al debitore, non commette rapina, divide il pane con l'affamato e copre di vesti l'ignudo, 8se non presta a usura e non esige interesse, desiste dall'iniquità e pronunzia retto giudizio fra un uomo e un altro, 9se cammina nei miei decreti e osserva le mie leggi agendo con fedeltà, egli è giusto ed egli vivrà, parola del Signore Dio. 10Ma se uno ha generato un figlio violento e sanguinario che commette qualcuna di tali azioni, 11mentre egli non le commette, e questo figlio mangia sulle alture, disonora la donna del prossimo, 12opprime il povero e l'indigente, commette rapine, non restituisce il pegno, volge gli occhi agli idoli, compie azioni abominevoli, 13presta a usura ed esige gli interessi, egli non vivrà; poiché ha commesso queste azioni abominevoli, costui morirà e dovrà a se stesso la propria morte. 14Ma, se uno ha generato un figlio che vedendo tutti i peccati commessi dal padre, sebbene li veda, non li commette, 15non mangia sulle alture, non volge gli occhi agli idoli di Israele, non disonora la donna del prossimo, 16non opprime alcuno, non trattiene il pegno, non commette rapina, da' il pane all'affamato e copre di vesti l'ignudo, 17desiste dall'iniquità, non presta a usura né a interesse, osserva i miei decreti, cammina secondo le mie leggi, costui non morirà per l'iniquità di suo padre, ma certo vivrà. 18Suo padre invece, che ha oppresso e derubato il suo prossimo, che non ha agito bene in mezzo al popolo, morirà per la sua iniquità. 19Voi dite: Perché il figlio non sconta l'iniquità del padre? Perché il figlio ha agito secondo giustizia e rettitudine, ha osservato tutti i miei comandamenti e li ha messi in pratica, perciò egli vivrà. 20Colui che ha peccato e non altri deve morire; il figlio non sconta l'iniquità del padre, né il padre l'iniquità del figlio. Al giusto sarà accreditata la sua giustizia e al malvagio la sua malvagità. 21Ma se il malvagio si ritrae da tutti i peccati che ha commessi e osserva tutti i miei decreti e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. 22Nessuna delle colpe commesse sarà ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticata. 23Forse che io ho piacere della morte del malvagio – dice il Signore Dio – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva? 24Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette l'iniquità e agisce secondo tutti gli abomini che l'empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà. 25Voi dite: Non è retto il modo di agire del Signore. Ascolta dunque, popolo d'Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? 26Se il giusto si allontana dalla giustizia per commettere l'iniquità e a causa di questa muore, egli muore appunto per l'iniquità che ha commessa. 27E se l'ingiusto desiste dall'ingiustizia che ha commessa e agisce con giustizia e rettitudine, egli fa vivere se stesso. 28Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà. 29Eppure gli Israeliti van dicendo: Non è retta la via del Signore. O popolo d'Israele, non sono rette le mie vie o piuttosto non sono rette le vostre? 30Perciò, o Israeliti, io giudicherò ognuno di voi secondo la sua condotta. Oracolo del Signore Dio. Convertitevi e desistete da tutte le vostre iniquità, e l'iniquità non sarà più causa della vostra rovina. 31Liberatevi da tutte le iniquità commesse e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo. Perché volete morire, o Israeliti? 32Io non godo della morte di chi muore. Parola del Signore Dio. Convertitevi e vivrete". 19 1Intona ora un lamento sui capi d'Israele 2dicendo: "Che cos'era tua madre? Una leonessa fra leoni. Accovacciata in mezzo ai leoni allevava i suoi cuccioli. 3Essa innalzò uno dei cuccioli che divenne leone, imparò a sbranare la preda, a divorare gli uomini. 4Ma contro di lui le genti fecero lega, restò preso nella loro fossa e in catene fu condotto in Egitto. 5Quando essa vide che era lunga l'attesa e delusa la sua speranza, prese un altro cucciolo e ne fece un leoncino. 6Egli se ne andava e veniva fra i leoni, divenuto leoncello, e imparò a sbranare la preda, a divorare gli uomini. 7Penetrò nei loro palazzi, devastò le loro città. Il paese e i suoi abitanti sbigottivano al rumore del suo ruggito. 8Lo assalirono le genti, le contrade all'intorno; tesero un laccio contro di lui e restò preso nella loro fossa. 9Lo chiusero in una gabbia, lo condussero in catene al re di Babilonia e lo misero in una prigione, perché non se ne sentisse la voce sui monti d'Israele. 10Tua madre era come una vite piantata vicino alle acque. Era rigogliosa e frondosa per l'abbondanza dell'acqua; 11ebbe rami robusti buoni per scettri regali; il suo fusto si elevò in mezzo agli arbusti mirabile per la sua altezza e per l'abbondanza dei suoi rami. 12Ma essa fu sradicata con furore e gettata a terra; il vento d'oriente la disseccò, disseccò i suoi frutti; il suo ramo robusto inaridì e il fuoco lo divorò. 13Ora è trapiantata nel deserto, in una terra secca e riarsa; 14un fuoco uscì da un suo ramo, divorò tralci e frutti ed essa non ha più alcun ramo robusto, uno scettro per dominare". Questo è un lamento e come lamento è passato nell'uso. 20 1Il dieci del quinto mese, anno settimo, alcuni anziani d'Israele vennero a consultare il Signore e sedettero davanti a me. 2Mi fu rivolta questa parola del Signore: 3"Figlio dell'uomo, parla agli anziani d'Israele e di' loro: Dice il Signore Dio: Venite voi per consultarmi? Com'è vero ch'io vivo, non mi lascerò consultare da voi. Oracolo del Signore Dio. 4Vuoi giudicarli? Li vuoi giudicare, figlio dell'uomo? Mostra loro gli abomini dei loro padri. 5Di' loro: Dice il Signore Dio: Quando io scelsi Israele e alzai la mano e giurai per la stirpe della casa di Giacobbe, apparvi loro nel paese d'Egitto e giurai per loro dicendo: Io, il Signore, sono vostro Dio. 6Allora alzai la mano e giurai di farli uscire dal paese d'Egitto e condurli in una terra scelta per loro, stillante latte e miele, che è la più bella fra tutte le terre. 7Dissi loro: Ognuno getti via gli abomini dei propri occhi e non vi contaminate con gl'idoli d'Egitto: sono io il vostro Dio. 8Ma essi mi si ribellarono e non mi vollero ascoltare: non gettarono via gli abomini dei propri occhi e non abbandonarono gli idoli d'Egitto. Allora io decisi di riversare sopra di loro il mio furore e di sfogare contro di loro la mia ira, in mezzo al paese d'Egitto. 9Ma feci diversamente per riguardo al mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle genti in mezzo alle quali si trovavano, poiché avevo dichiarato che li avrei fatti uscire dal paese d'Egitto sotto i loro occhi. 10Così li feci uscire dall'Egitto e li condussi nel deserto; 11diedi loro i miei statuti e feci loro conoscere le mie leggi, perché colui che le osserva viva per esse. 12Diedi loro anche i miei sabati come un segno fra me e loro, perché sapessero che sono io, il Signore, che li santifico. 13Ma gli Israeliti si ribellarono contro di me nel deserto: essi non camminarono secondo i miei decreti, disprezzarono le mie leggi, che bisogna osservare perché l'uomo viva, e violarono sempre i miei sabati. Allora io decisi di riversare su di loro il mio sdegno nel deserto e di sterminarli. 14Ma agii diversamente per il mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle genti di fronte alle quali io li avevo fatti uscire. 15Avevo giurato su di loro nel deserto che non li avrei più condotti nella terra che io avevo loro assegnato, terra stillante latte e miele, la più bella fra tutte le terre, 16perché avevano disprezzato i miei comandamenti, non avevano seguito i miei statuti e avevano profanato i miei sabati, mentre il loro cuore si era attaccato ai loro idoli. 17Tuttavia il mio occhio ebbe pietà di loro e non li distrussi, non li sterminai tutti nel deserto. 18Dissi ai loro figli nel deserto: Non seguite le regole dei vostri padri, non osservate le loro leggi, non vi contaminate con i loro idoli: 19sono io, il Signore, il vostro Dio. Camminate secondo i miei decreti, osservate le mie leggi e mettetele in pratica. 20Santificate i miei sabati e siano un segno fra me e voi, perché si sappia che sono io, il Signore vostro Dio. 21Ma anche i figli mi si ribellarono, non camminarono secondo i miei decreti, non osservarono e non misero in pratica le mie leggi, che danno la vita a chi le osserva; profanarono i miei sabati. Allora io decisi di riversare il mio sdegno su di loro e di sfogare contro di essi l'ira nel deserto. 22Ma ritirai la mano e feci diversamente per riguardo al mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle genti, alla cui presenza io li avevo fatti uscire. 23E nel deserto giurai loro, alzando la mia mano, che li avrei dispersi fra le genti e disseminati in paesi stranieri, 24perché non avevano praticato le mie leggi, anzi, avevano disprezzato i miei decreti, profanato i miei sabati e i loro occhi erano sempre rivolti agli idoli dei loro padri. 25Allora io diedi loro perfino statuti non buoni e leggi per le quali non potevano vivere. 26Feci sì che si contaminassero nelle loro offerte facendo passare per il fuoco ogni loro primogenito, per atterrirli, perché riconoscessero che io sono il Signore. 27Parla dunque agli Israeliti, figlio dell'uomo, e di' loro: Dice il Signore Dio: Ancora in questo mi offesero i vostri padri agendo con infedeltà verso di me: 28dopo che io li ebbi introdotti nel paese che, levando la mia mano, avevo giurato di dare loro, essi guardarono ogni colle elevato, ogni albero verde e là fecero i sacrifici e portarono le loro offerte provocatrici: là depositarono i loro profumi soavi e versarono le loro libazioni. 29Io dissi loro: Che cos'è quest'altura alla quale voi andate? Il nome altura è rimasto fino ai nostri giorni. 30Ebbene, di' agli Israeliti: Così dice il Signore Dio: Vi contaminate secondo il costume dei vostri padri, vi prostituite secondo i loro abomini, 31vi contaminate con tutti i vostri idoli fino ad oggi, facendo le vostre offerte e facendo passare per il fuoco i vostri figli e io mi dovrei lasciare consultare da voi, uomini d'Israele? Com'è vero ch'io vivo – parola del Signore Dio – non mi lascerò consultare da voi. 32E ciò che v'immaginate in cuor vostro non avverrà, mentre voi andate dicendo: Saremo come le genti, come le tribù degli altri paesi che prestano culto al legno e alla pietra. 33Com'è vero ch'io vivo – parola del Signore Dio – io regnerò su di voi con mano forte, con braccio possente e rovesciando la mia ira. 34Poi vi farò uscire di mezzo ai popoli e vi radunerò da quei territori dove foste dispersi con mano forte, con braccio possente e con la mia ira traboccante 35e vi condurrò nel deserto dei popoli e lì a faccia a faccia vi giudicherò. 36Come giudicai i vostri padri nel deserto del paese di Egitto così giudicherò voi, dice il Signore Dio. 37Vi farò passare sotto il mio bastone e vi condurrò sotto il giogo dell'alleanza. 38Separerò da voi i ribelli e quelli che si sono staccati da me; li farò uscire dal paese in cui dimorano, ma non entreranno nel paese d'Israele: così saprete che io sono il Signore. 39A voi, uomini d'Israele, così dice il Signore Dio: Andate, servite pure ognuno i vostri idoli, ma infine mi ascolterete e il mio santo nome non profanerete più con le vostre offerte, con i vostri idoli; 40poiché sul mio monte santo, sull'alto monte d'Israele – oracolo del Signore Dio – mi servirà tutta la casa d'Israele, tutta riunita in quel paese; là mi saranno graditi e là richiederò le vostre offerte, le primizie dei vostri doni in qualunque forma me li consacrerete. 41Io vi accetterò come soave profumo, quando vi avrò liberati dai popoli e vi avrò radunati dai paesi nei quali foste dispersi: mi mostrerò santo in voi agli occhi delle genti. 42Allora voi saprete che io sono il Signore, quando vi condurrò nel paese d'Israele, nel paese che alzando la mia mano giurai di dare ai vostri padri. 43Là vi ricorderete della vostra condotta, di tutti i misfatti dei quali vi siete macchiati, e proverete disgusto di voi stessi, per tutte le malvagità che avete commesse. 44Allora saprete che io sono il Signore, quando agirò con voi per l'onore del mio nome e non secondo la vostra malvagia condotta e i vostri costumi corrotti, uomini d'Israele". Parola del Signore Dio. 21 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, volgi la faccia verso il mezzogiorno, parla alla regione australe e predici contro la selva del mezzogiorno. 3Dirai alla selva del mezzogiorno: Ascolta la parola del Signore: Dice il Signore Dio: Ecco, io accenderò in te un fuoco che divorerà in te ogni albero verde e ogni albero secco: la fiamma ardente non si spegnerà e ogni sembiante sarà bruciato dal mezzogiorno al settentrione. 4Ogni vivente vedrà che io, il Signore, l'ho incendiato e non si spegnerà". 5Io dissi: "Ah! Signore Dio, essi vanno dicendo di me: Non è forse costui uno che racconta delle favole?". 6Mi fu rivolta questa parola del Signore: 7"Figlio dell'uomo, volgi la faccia verso Gerusalemme e parla contro i suoi santuari, predici contro il paese d'Israele. 8Tu riferirai al paese d'Israele: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro di te. Sguainerò la spada e ucciderò in te il giusto e il peccatore. 9Se ucciderò in te il giusto e il peccatore, significa che la spada sguainata sarà contro ogni carne, dal mezzogiorno al settentrione. 10Così ogni vivente saprà che io, il Signore, ho sguainato la spada ed essa non rientrerà nel fodero. 11Tu, figlio dell'uomo, piangi: piangi davanti a loro con il cuore infranto e pieno d'amarezza. 12Quando ti domanderanno: Perché piangi?, risponderai: Perché è giunta la notizia che il cuore verrà meno, le mani s'indeboliranno, lo spirito sarà costernato, le ginocchia vacilleranno. Ecco è giunta e si compie". Parola del Signore Dio. 13Mi fu rivolta questa parola del Signore: 14"Figlio dell'uomo, profetizza e di' loro: Così dice il Signore Dio: Spada, spada aguzza e affilata, 15aguzza per scannare, affilata per lampeggiare! 16L'ha fatta affilare perché la si impugni, l'ha aguzzata e affilata per darla in mano al massacratore! 17Grida e lamèntati, o figlio dell'uomo, perché essa pesa sul mio popolo, su tutti i prìncipi d'Israele: essi cadranno di spada insieme con il mio popolo. Perciò battiti il fianco, 18perché è una prova: che cosa accadrebbe se nemmeno un bastone sprezzante ci fosse Parola del Signore Dio. 19Tu, o figlio dell'uomo, predici e batti le mani: la spada si raddoppi e si triplichi, è la spada dei massacri, la grande spada del massacro che li circonda. 20Perché i cuori si struggano e si moltiplichino le vittime, ho messo ad ogni porta la punta della spada, fatta per lampeggiare, affilata per il massacro. 21Volgiti a destra, volgiti a sinistra, ovunque si diriga la tua lama. 22Anch'io batterò le mani e sazierò la mia ira. Io, il Signore, ho parlato". 23Mi fu rivolta questa parola del Signore: 24"Figlio dell'uomo, traccia due strade per il passaggio della spada del re di Babilonia; proverranno tutte e due dallo stesso paese; tu metti un segnale a capo della strada che conduce nella città. 25Traccia la strada per cui la spada giunga a Rabbà degli Ammoniti e in Giuda, a Gerusalemme nella città fortificata. 26Infatti il re di Babilonia è fermo al bivio, all'inizio delle due strade, per interrogare le sorti: agita le frecce, interroga gli dèi domestici, osserva il fegato. 27Nella sua destra è uscito il responso: Gerusalemme, per porre contro di essa gli arieti, per farle udire l'ordine del massacro, echeggiare grida di guerra, disporre gli arieti contro le sue porte, innalzare terrapieni, costruire trincee. 28Ma questo non è che un vano presagio agli occhi di quelli che hanno fatto loro solenni giuramenti. Egli però ricorda loro l'iniquità per cui saranno catturati". 29Perciò dice il Signore: "Poiché voi avete fatto ricordare le vostre iniquità, rendendo manifeste le vostre trasgressioni e palesi i vostri peccati in tutto il vostro modo di agire, poiché ve ne vantate, voi resterete presi al laccio. 30A te, sconsacrato, empio principe d'Israele, di cui è giunto il giorno con il tempo della tua iniquità finale, 31così dice il Signore Dio: Deponi il turbante e togliti la corona: tutto sarà cambiato: ciò che è basso sarà elevato e ciò che è alto sarà abbassato. 32In rovina, in rovina, in rovina la ridurrò e non si rialzerà più finché non giunga colui al quale appartiene di diritto e al quale io la darò". 33Tu, figlio dell'uomo, profetizza e annunzia: "Così dice il Signore Dio agli Ammoniti e riguardo ai loro insulti. Di' dunque: La spada, la spada è sguainata per la strage, è affilata per sterminare, per lampeggiare, 34mentre tu hai false visioni e ti si predicono sorti bugiarde, la spada sarà messa alla gola degli empi perversi, il cui giorno è venuto, al colmo della loro malvagità. 35Rimettila nel fodero. Nel luogo stesso in cui tu fosti creato, nella terra stessa in cui sei nato, io ti giudicherò; 36rovescerò su di te il mio sdegno, contro di te soffierò nel fuoco della mia ira e ti abbandonerò in mano di uomini violenti, portatori di distruzione. 37Sarai preda del fuoco, del tuo sangue sarà intrisa la terra, non ti si ricorderà più perché io, il Signore, ho parlato". 22 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Tu, figlio dell'uomo, forse non giudicherai, non giudicherai tu la città sanguinaria? Mostrale tutti i suoi abomini. 3Tu riferirai: Dice il Signore Dio: O città che sparge il sangue in mezzo a se stessa, perché giunga il suo tempo, e fabbrica a suo danno idoli con cui contaminarsi! 4Per il sangue che hai sparso, ti sei resa colpevole e ti sei contaminata con gli idoli che hai fabbricato: hai affrettato il tuo giorno, sei giunta al termine dei tuoi anni. Ti renderò perciò l'obbrobrio dei popoli e lo scherno di tutta la terra. 5I vicini e i lontani si faran beffe di te o città infamata e piena di disordini. 6Ecco in te i prìncipi d'Israele, ognuno secondo il suo potere, intenti a spargere sangue. 7In te si disprezza il padre e la madre, in te si maltratta il forestiero, in te si opprime l'orfano e la vedova. 8Hai disprezzato i miei santuari, hai profanato i miei sabati. 9Vi sono in te calunniatori che versano il sangue. C'è in te chi banchetta sui monti e chi commette scelleratezze. 10In te si hanno rapporti col proprio padre, in te si giace con la donna in stato di mestruazione. 11Uno reca oltraggio alla donna del prossimo, l'altro contamina con incesto la nuora, altri viola la sorella, figlia del padre. 12In te si ricevono doni per spargere il sangue, tu presti a interesse e a usura, spogli con la violenza il tuo prossimo e di me ti dimentichi. Oracolo del Signore Dio. 13Ecco, io batto le mani per le frodi che hai commesse e per il sangue che è versato in mezzo a te. 14Reggerà il tuo cuore e saranno forti le mani per i giorni che io ti preparo? Io, il Signore, l'ho detto e lo farò; 15ti disperderò fra le nazioni e ti disseminerò in paesi stranieri; ti purificherò della tua immondezza, 16poi ti riprenderò in eredità davanti alle nazioni e tu saprai che io sono il Signore". 17Mi fu rivolta questa parola del Signore: 18"Figlio dell'uomo, gli Israeliti si son cambiati in scoria per me; sono tutti rame, stagno, ferro e piombo dentro un crogiuolo: sono scoria di argento. 19Perciò così dice il Signore: Poiché vi siete tutti cambiati in scoria, io vi radunerò dentro Gerusalemme. 20Come si mette insieme argento, rame, ferro, piombo, stagno dentro un crogiuolo e si soffia nel fuoco per fonderli, così io, con ira e con sdegno, vi metterò tutti insieme e vi farò fondere; 21vi radunerò, contro di voi soffierò nel fuoco del mio sdegno e vi fonderò in mezzo alla città. 22Come si fonde l'argento nel crogiuolo, così sarete fusi in mezzo ad essa: saprete che io, il Signore, ho riversato il mio sdegno contro di voi". 23Mi fu rivolta questa parola del Signore: 24"Figlio dell'uomo, di' a Gerusalemme: Tu sei una terra non purificata, non lavata da pioggia in un giorno di tempesta. 25Dentro di essa i suoi prìncipi, come un leone ruggente che sbrana la preda, divorano la gente, s'impadroniscono di tesori e ricchezze, moltiplicano le vedove in mezzo ad essa. 26I suoi sacerdoti violano la mia legge, profanano le cose sante. Non fanno distinzione fra il sacro e il profano, non insegnano a distinguere fra puro e impuro, non osservano i miei sabati e io sono disonorato in mezzo a loro. 27I suoi capi in mezzo ad essa sono come lupi che dilaniano la preda, versano il sangue, fanno perire la gente per turpi guadagni. 28I suoi profeti hanno come intonacato tutti questi delitti con false visioni e oracoli fallaci e vanno dicendo: Così parla il Signore Dio, mentre invece il Signore non ha parlato. 29Gli abitanti della campagna commettono violenze e si danno alla rapina, calpestano il povero e il bisognoso, maltrattano il forestiero, contro ogni diritto. 30Io ho cercato fra loro un uomo che costruisse un muro e si ergesse sulla breccia di fronte a me, per difendere il paese perché io non lo devastassi, ma non l'ho trovato. 31Io rovescerò su di essi il mio sdegno: li consumerò con il fuoco della mia collera: la loro condotta farò ricadere sulle loro teste". Oracolo del Signore Dio. 23 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, vi erano due donne, figlie della stessa madre, 3le quali si erano prostituite in Egitto fin dalla loro giovinezza, dove venne profanato il loro petto e oppresso il loro seno verginale. 4Esse si chiamano Oolà la maggiore e Oolibà la più piccola, sua sorella. L'una e l'altra divennero mie e partorirono figli e figlie. Oolà è Samaria e Oolibà è Gerusalemme. 5Oolà mentre era mia si dimostrò infedele: arse d'amore per i suoi spasimanti, gli Assiri suoi vicini, 6vestiti di porpora, prìncipi e governatori, tutti giovani attraenti, cavalieri montati su cavalli. 7Concesse loro i suoi favori, al fiore degli Assiri, e si contaminò con gli idoli di coloro dei quali si era innamorata. 8Non rinunciò alle sue relazioni amorose con gli Egiziani, i quali avevano abusato di lei nella sua giovinezza, avevano profanato il suo seno verginale, sfogando su di lei la loro libidine. 9Per questo l'ho data in mano ai suoi amanti, in mano agli Assiri, dei quali si era innamorata. 10Essi scoprirono la sua nudità, presero i suoi figli e le sue figlie e la uccisero di spada. Divenne così come un monito fra le donne, per la condanna esemplare che essi avevano eseguita su di lei. 11Sua sorella Oolibà la vide e si corruppe più di lei nei suoi amoreggiamenti; con le sue infedeltà superò la sorella. 12Spasimò per gli Assiri suoi vicini, prìncipi e capi, vestiti di porpora, cavalieri montati su cavalli, tutti giovani attraenti. 13Io vidi che si era contaminata e che tutt'e due seguivano la stessa via. 14Ma essa moltiplicò le prostituzioni. Vide uomini effigiati su una parete, figure di Caldei, disegnati con il minio, 15con cinture ai fianchi, ampi turbanti in capo, dall'aspetto di grandi capi, rappresentanti i figli di Babilonia, originari di Caldea: 16essa se ne innamorò non appena li vide e inviò loro messaggeri in Caldea. 17I figli di Babilonia andarono da lei al letto degli amori e la contaminarono con le loro fornicazioni ed essa si contaminò con loro finché ne fu nauseata. 18Poiché aveva messo in pubblico le sue tresche e scoperto la sua nudità, anch'io mi allontanai da lei come mi ero allontanato dalla sorella. 19Ma essa continuò a moltiplicare prostituzioni, ricordando il tempo della sua gioventù, quando si prostituiva in Egitto. 20Arse di libidine per quegli amanti lussuriosi come asini, libidinosi come stalloni, 21e così rinnovò l'infamia della sua giovinezza, quando in Egitto veniva profanato il suo petto, oppresso il suo seno verginale. 22Per questo, Oolibà, così dice il Signore Dio: Ecco, io suscito contro di te gli amanti di cui mi sono disgustato e li condurrò contro di te da ogni parte, 23i figli di Babilonia e di tutti i Caldei, quelli di Pekòd, di Soa e di Koa e con loro tutti gli Assiri, tutti i giovani attraenti, prìncipi e capi, tutti capitani e cavalieri famosi; 24verranno contro di te dal settentrione con cocchi e carri e con una moltitudine di popolo e si schiereranno contro di te da ogni parte con scudi grandi e piccoli ed elmi. A loro ho rimesso il giudizio e ti giudicheranno secondo le loro leggi. 25Scatenerò la mia gelosia contro di te e ti tratteranno con furore: ti taglieranno il naso e gli orecchi e i superstiti cadranno di spada; deporteranno i tuoi figli e le tue figlie e ciò che rimarrà di te sarà preda del fuoco. 26Ti spoglieranno delle tue vesti e s'impadroniranno dei tuoi gioielli. 27Metterò fine alle tue scelleratezze e alle tue prostituzioni commesse in Egitto: non alzerai più gli occhi verso di loro, non ricorderai più l'Egitto. 28Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io ti consegno in mano a coloro che tu odii, in mano a coloro di cui sei nauseata. 29Ti tratteranno con odio e si impadroniranno di tutti i tuoi beni, lasciandoti nuda e scoperta; sarà svelata la turpitudine delle tue scelleratezze, la tua libidine e la tua disonestà. 30Così sarai trattata perché tu mi hai tradito con le genti, perché ti sei contaminata con i loro idoli. 31Hai seguito la via di tua sorella, la sua coppa porrò nelle tue mani". 32Dice il Signore Dio: "Berrai la coppa di tua sorella, profonda e larga, sarai oggetto di derisione e di scherno; la coppa sarà di grande capacità. 33Tu sarai colma d'ubriachezza e d'affanno, coppa di desolazione e di sterminio era la coppa di tua sorella Samaria. 34Anche tu la berrai, la vuoterai, ne succhierai i cocci, ti lacererai il seno, poiché io ho parlato". Parola del Signore. 35Perciò dice il Signore Dio: "Poiché tu mi hai dimenticato e mi hai voltato le spalle, sconterai dunque la tua disonestà e le tue dissolutezze!". 36Il Signore mi disse: "Figlio dell'uomo, non giudicherai tu Oolà e Oolibà? Non mostrerai ad esse i loro abomini? 37Sono state adultere e le loro mani sono lorde di sangue, hanno commesso adulterio con i loro idoli; perfino i figli che mi avevano partorito, li hanno fatti passare per il fuoco in loro pasto. 38Ancor questo mi hanno fatto: in quello stesso giorno hanno contaminato il mio santuario e profanato i miei sabati; 39dopo avere immolato i loro figli ai loro idoli, sono venute in quel medesimo giorno al mio santuario per profanarlo: ecco quello che hanno fatto dentro la mia casa! 40Si rivolsero anche a uomini di paesi lontani, invitandoli per mezzo di messaggeri, ed essi giunsero. Per loro ti sei lavata, ti sei dipinta gli occhi, ti sei adornata dei tuoi vestiti preziosi, 41ti sei stesa su un magnifico divano davanti ad una tavola imbandita, su cui hai posto il mio olio, i miei profumi. 42Si udiva lo strepito di una moltitudine festante di uomini venuti dal deserto, i quali avevano messo braccialetti ai polsi e una corona di gloria sul loro capo. 43Io pensavo di costei, abituata agli adultéri: Ora costoro si faranno complici delle sue prostituzioni. 44Infatti entrarono da lei, come si entra da una prostituta: così entrarono da Oolà e da Oolibà, donne di malaffare. 45Ma uomini retti le giudicheranno come si giudicano le adultere e le assassine. Le loro mani sono lorde di sangue". 46Dice infatti il Signore Dio: "Si farà venire contro di loro una folla ed esse saranno abbandonate alle malversazioni e al saccheggio. 47La folla le lapiderà e le farà a pezzi con le spade; ne ucciderà i figli e le figlie e darà alle fiamme le case. 48Eliminerò così un'infamia dalla terra e tutte le donne impareranno a non commettere infamie simili. 49Faranno ricadere la vostra infamia su di voi e sconterete i vostri peccati di idolatria: saprete così che io sono il Signore Dio". 24 1Il dieci del decimo mese, dell'anno nono, mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, metti per iscritto la data di oggi, di questo giorno, perché proprio oggi il re di Babilonia punta contro Gerusalemme. 3Proponi una parabola a questa genìa di ribelli dicendo loro: Così dice il Signore Dio: Metti su la pentola, mettila e versavi acqua. 4Mettici dentro i pezzi di carne, tutti i pezzi buoni, la coscia e la spalla, e riempila di ossi scelti; 5prendi il meglio del gregge. Mettici sotto la legna e falla bollire molto, sì che si cuociano dentro anche gli ossi. 6Poiché dice il Signore Dio: Guai alla città sanguinaria, alla pentola arrugginita, da cui non si stacca la ruggine! Vuotala pezzo per pezzo, senza fare le parti, 7poiché il suo sangue è dentro, lo ha versato sulla nuda roccia, non l'ha sparso in terra per ricoprirlo di polvere. 8Per provocare la mia collera, per farne vendetta, ha posto il suo sangue sulla nuda roccia, senza ricoprirlo. 9Perciò dice il Signore Dio: Guai alla città sanguinaria! Anch'io farò grande il rogo. 10Ammassa la legna, fa' divampare il fuoco, fa' consumare la carne, riducila in poltiglia e le ossa siano riarse. 11Vuota la pentola sulla brace, perché si riscaldi e il rame si arroventi; si distrugga la sozzura che c'è dentro e si consumi la sua ruggine. 12Quanta fatica! Ma l'abbondante sua ruggine non si stacca, non scompare da essa neppure con il fuoco. 13La tua immondezza è esecrabile: ho cercato di purificarti, ma tu non ti sei lasciata purificare. Perciò dalla tua immondezza non sarai purificata finché non avrò sfogato su di te la mia collera. 14Io, il Signore, ho parlato! Questo avverrà, lo compirò senza revoca; non avrò né pietà, né compassione. Ti giudicherò secondo la tua condotta e i tuoi misfatti". Oracolo del Signore Dio. 15Mi fu rivolta questa parola del Signore: 16"Figlio dell'uomo ecco, io ti tolgo all'improvviso colei che è la delizia dei tuoi occhi: ma tu non fare il lamento, non piangere, non versare una lacrima. 17Sospira in silenzio e non fare il lutto dei morti: avvolgiti il capo con il turbante, mettiti i sandali ai piedi, non ti velare fino alla bocca, non mangiare il pane del lutto". 18La mattina avevo parlato al popolo e la sera mia moglie morì. La mattina dopo feci come mi era stato comandato 19e la gente mi domandava: "Non vuoi spiegarci che cosa significa quello che tu fai?". 20Io risposi: "Il Signore mi ha parlato: 21Annunzia agli Israeliti: Così dice il Signore Dio: Ecco, io faccio profanare il mio santuario, orgoglio della vostra forza, delizia dei vostri occhi e amore delle vostre anime. I figli e le figlie che avete lasciato cadranno di spada. 22Voi farete come ho fatto io: non vi velerete fino alla bocca, non mangerete il pane del lutto. 23Avrete i vostri turbanti in capo e i sandali ai piedi: non farete il lamento e non piangerete: ma vi consumerete per le vostre iniquità e gemerete l'uno con l'altro. 24Ezechiele sarà per voi un segno: quando ciò avverrà, voi farete in tutto come ha fatto lui e saprete che io sono il Signore. 25Tu, figlio dell'uomo, il giorno in cui toglierò loro la loro fortezza, la gioia della loro gloria, l'amore dei loro occhi, la brama delle loro anime, i loro figli e le loro figlie, 26allora verrà a te un profugo per dartene notizia. 27In quel giorno la tua bocca si aprirà per parlare con il profugo, parlerai e non sarai più muto e sarai per loro un segno: essi sapranno che io sono il Signore". 25 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, rivolgiti agli Ammoniti e predici contro di loro. 3Annunzierai agli Ammoniti: Udite la parola del Signore Dio. Dice il Signore Dio: Poiché tu hai esclamato: Ah! Ah! riguardo al mio santuario poiché è stato profanato, riguardo al paese di Israele perché è stato devastato, e riguardo alla casa di Giuda perché condotta in esilio, 4per questo: Ecco, io ti do in mano ai figli d'oriente. Metteranno in te i loro accampamenti, e in mezzo a te pianteranno le loro tende: mangeranno i tuoi frutti e berranno il tuo latte. 5Farò di Rabbà una stalla da cammelli e delle città di Ammòn un ovile per pecore. Allora saprete che io sono il Signore". 6Perché dice il Signore Dio: "Siccome hai battuto le mani, hai pestato i piedi in terra e hai gioito in cuor tuo con pieno disprezzo per il paese d'Israele, 7per questo, eccomi: Io stendo la mano su di te e ti darò in preda alle genti; ti sterminerò dai popoli e ti cancellerò dal numero delle nazioni. Ti annienterò e allora saprai che io sono il Signore". 8Dice il Signore Dio: "Poiché Moab e Seir hanno detto: Ecco, la casa di Giuda è come tutti gli altri popoli, 9ebbene, io apro il fianco di Moab, in tutto il suo territorio anniento le sue città, decoro del paese, Bet-Iesimòt, Baal-Meòn, Kiriatàim, 10e le do in possesso ai figli d'oriente, come diedi loro gli Ammoniti, perché non siano più ricordati fra i popoli. 11Così farò giustizia di Moab e sapranno che io sono il Signore". 12Dice il Signore Dio: "Poiché Edom ha sfogato crudelmente la sua vendetta contro la casa di Giuda e s'è reso colpevole vendicandosi su di essa, 13per questo, così dice il Signore Dio: Anch'io stenderò la mano su Edom, sterminerò in esso uomini e bestie e lo ridurrò a un deserto. Da Teman fino a Dedan cadranno di spada. 14La mia vendetta su Edom la compirò per mezzo del mio popolo, Israele, che tratterà Edom secondo la mia ira e il mio sdegno. Si conoscerà così la mia vendetta". Oracolo del Signore Dio. 15Dice il Signore Dio: "Poiché i Filistei si son vendicati con animo pieno di odio e si son dati a sterminare, mossi da antico rancore, 16per questo, così dice il Signore Dio: Ecco, io stendo la mano sui Filistei, sterminerò i Cretei e annienterò il resto degli abitanti sul mare. 17Farò su di loro terribili vendette, castighi furiosi, e sapranno che io sono il Signore, quando eseguirò su di loro la vendetta". 26 1Il primo giorno del mese, dell'anno undecimo, mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, poiché Tiro ha detto di Gerusalemme: Ah, Ah! eccola infranta la porta delle nazioni; verso di me essa si volge, la sua ricchezza è devastata. 3Ebbene, così dice il Signore Dio: Eccomi contro di te, Tiro. Manderò contro di te molti popoli, come il mare solleva le onde, 4e distruggeranno le mura di Tiro, e demoliranno le sue torri: spazzerò via da essa anche la polvere e la ridurrò a un arido scoglio. 5Essa diverrà, in mezzo al mare, un luogo dove stendere le reti, poiché io ho parlato – oracolo del Signore. Essa sarà data in preda ai popoli 6e le sue figlie in piena campagna saranno uccise di spada; allora sapranno che io sono il Signore. 7Perché dice il Signore Dio: Io mando da settentrione contro Tiro Nabucodònosor re di Babilonia, il re dei re, con cavalli, carri e cavalieri e una folla, un popolo immenso. 8Le tue figlie, in terra ferma, ucciderà di spada, contro di te costruirà bastioni, alzerà terrapieni, disporrà un tetto di scudi. 9Con gli arieti colpirà le tue mura, demolirà le tue torri con i suoi ordigni. 10La moltitudine dei suoi cavalli sarà tale che ti coprirà con la sua polvere, per lo strepito dei cavalieri, delle ruote e dei carri tremeranno le tue mura, quando entrerà dalle tue porte come si entra in una città espugnata. 11Con gli zoccoli dei suoi cavalli calpesterà tutte le tue strade, passerà il tuo popolo a fil di spada, abbatterà le tue colonne protettrici. 12Saccheggeranno le tue ricchezze, faran bottino delle tue mercanzie. Abbatteranno le tue mura, demoliranno i tuoi splendidi palazzi: getteranno in mezzo al mare le tue pietre, i tuoi legnami e la tua polvere. 13Farò cessare lo strepito delle tue canzoni e non si udrà più il suono delle tue cetre. 14Ti renderò simile a un arido scoglio, a un luogo dove stendere le reti; tu non sarai più ricostruita, poiché io, il Signore, ho parlato". Oracolo del Signore Dio. 15Così dice a Tiro il Signore Dio: "Al fragore della tua caduta, al gemito dei feriti, quando la strage infierirà in mezzo a te, le isole forse non tremeranno? 16Tutti i prìncipi del mare scenderanno dai loro troni, deporranno i loro manti, si spoglieranno delle vesti ricamate, si vestiranno a lutto e seduti per terra tremeranno ad ogni istante, spaventati per te. 17Su di te alzeranno un lamento e diranno: Perché sei scomparsa dai mari, città famosa, potente sui mari? Essa e i suoi abitanti, che incutevano terrore su tutta la terraferma. 18Ora le isole tremano, nel giorno della tua caduta, le isole del mare sono spaventate per la tua fine". 19Poiché dice il Signore Dio: "Quando avrò fatto di te una città deserta, come sono le città disabitate, e avrò fatto salire su di te l'abisso e le grandi acque ti avranno ricoperto, 20allora ti farò scendere nella fossa, verso le generazioni del passato, e ti farò abitare nelle regioni sotterranee, in luoghi desolati da secoli, con quelli che sono scesi nella fossa, perché tu non sia più abitata: allora io darò splendore alla terra dei viventi. 21Ti renderò oggetto di spavento e più non sarai, ti si cercherà ma né ora né mai sarai ritrovata". Oracolo del Signore Dio. 27 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Orsù, figlio dell'uomo, intona un lamento su Tiro. 3Di' a Tiro, alla città situata all'approdo del mare, che commercia con i popoli e con le molte isole: Così dice il Signore Dio: Tiro, tu dicevi: Io sono una nave di perfetta bellezza. 4In mezzo ai mari è il tuo dominio. I tuoi costruttori ti hanno reso bellissima: 5con cipressi del Senìr hanno costruito tutte le tue fiancate, hanno preso il cedro del Libano per farti l'albero maestro; 6i tuoi remi li hanno fatti con le querce di Basan; il ponte te lo hanno fatto d'avorio, intarsiato nel bòssolo delle isole di Chittim. 7Di lino ricamato d'Egitto era la tua vela che ti servisse d'insegna; di giacinto scarlatto delle isole di Elisà era il tuo padiglione. 8Gli abitanti di Sidòne e d'Arvad erano i tuoi rematori, gli esperti di Semer erano in te, come tuoi piloti. 9Gli anziani di Biblos e i suoi esperti erano in te per riparare le tue falle. Tutte le navi del mare e i loro marinai erano in te per scambiare merci. 10Guerrieri di Persia, di Lud e di Put erano nelle tue schiere, appendevano in te lo scudo e l'elmo, ti davano splendore. 11I figli di Arvad e il loro esercito erano intorno alle tue mura vigilando sui tuoi bastioni, tutti appendevano intorno alle tue mura gli scudi, coronando la tua bellezza. 12Tarsìs commerciava con te, per le tue ricchezze d'ogni specie, scambiando le tue merci con argento, ferro, stagno e piombo. 13Anche la Grecia, Tubal e Mesech commerciavano con te e scambiavan le tue merci con schiavi e oggetti di bronzo. 14Quelli di Togarmà ti fornivano in cambio cavalli da tiro, da corsa e muli. 15Gli abitanti di Dedan trafficavano con te; il commercio delle molte isole era nelle tue mani: ti davano in pagamento corni d'avorio ed ebano. 16Aram commerciava con te per la moltitudine dei tuoi prodotti e pagava le tue merci con pietre preziose, porpora, ricami, bisso, coralli e rubini. 17Con te commerciavano Giuda e il paese d'Israele. Ti davano in cambio grano di Minnìt, profumo, miele, olio e balsamo. 18Damasco trafficava con te per i tuoi numerosi prodotti, per i tuoi beni di ogni specie scambiando vino di Chelbòn e lana di Zacar. 19Vedàn e Iavàn da Uzàl ti rifornivano ferro lavorato, cassia e canna aromatica in cambio dei tuoi prodotti. 20Dedan trafficava con te in coperte di cavalli. 21L'Arabia e tutti i prìncipi di Kedàr mercanteggiavano con te: trafficavano con te agnelli, montoni e capri. 22I mercanti di Saba e di Raemà trafficavano con te, scambiando le tue merci con i più squisiti aromi, con ogni sorta di pietre preziose e con oro. 23Carran, Cannè, Eden, i mercanti di Saba, Assur, Kilmàd commerciavano con te. 24Scambiavano con te vesti di lusso, mantelli di porpora e di broccato, tappeti tessuti a vari colori, funi ritorte e robuste, sul tuo mercato. 25Le navi di Tarsìs viaggiavano, portando le tue mercanzie. Così divenisti ricca e gloriosa in mezzo ai mari. 26In alto mare ti condussero i tuoi rematori, ma il vento d'oriente ti ha travolto in mezzo ai mari. 27Le tue ricchezze, i tuoi beni e il tuo traffico, i tuoi marinai e i tuoi piloti, i riparatori delle tue avarie i trafficanti delle tue merci, tutti i guerrieri che sono in te e tutta la turba che è in mezzo a te piomberanno nel fondo dei mari, il giorno della tua caduta. 28All'udire il grido dei tuoi nocchieri tremeranno le spiagge. 29Scenderanno dalle loro navi quanti maneggiano il remo: i marinai, e tutti i piloti del mare resteranno a terra. 30Faranno sentire il lamento su di te e grideranno amaramente, si getteranno sulla testa la polvere, si rotoleranno nella cenere; 31si raderanno i capelli per te e vestiranno di sacco; per te piangeranno nell'amarezza dell'anima con amaro cordoglio. 32Nel loro pianto intoneranno su di te un lamento, su di te comporranno elegie: Chi era come Tiro, ora distrutta in mezzo al mare? 33Quando dai mari uscivano le tue mercanzie, saziavi tanti popoli; con l'abbondanza delle tue ricchezze e del tuo commercio arricchivi i re della terra. 34Ora tu giaci travolta dai flutti nelle profondità delle acque: il tuo carico e tutto il tuo equipaggio sono affondati con te. 35Tutti gli abitanti delle isole sono rimasti spaventati per te e i loro re, colpiti dal terrore, hanno il viso sconvolto. 36I mercanti dei popoli fischiano su di te, tu sei divenuta oggetto di spavento, finita per sempre". 28 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, parla al principe di Tiro: Dice il Signore Dio: Poiché il tuo cuore si è insuperbito e hai detto: Io sono un dio, siedo su un seggio divino in mezzo ai mari, mentre tu sei un uomo e non un dio, hai uguagliato la tua mente a quella di Dio, 3ecco, tu sei più saggio di Daniele, nessun segreto ti è nascosto. 4Con la tua saggezza e il tuo accorgimento hai creato la tua potenza e ammassato oro e argento nei tuoi scrigni; 5con la tua grande accortezza e i tuoi traffici hai accresciuto le tue ricchezze e per le tue ricchezze si è inorgoglito il tuo cuore. 6Perciò così dice il Signore Dio: Poiché hai uguagliato la tua mente a quella di Dio, 7ecco, io manderò contro di te i più feroci popoli stranieri; snuderanno le spade contro la tua bella saggezza, profaneranno il tuo splendore. 8Ti precipiteranno nella fossa e morirai della morte degli uccisi in mezzo ai mari. 9Ripeterai ancora: "Io sono un dio", di fronte ai tuo uccisori? Ma sei un uomo e non un dio in balìa di chi ti uccide. 10Della morte dei non circoncisi morirai per mano di stranieri, perché io l'ho detto". Oracolo del Signore Dio. 11Mi fu rivolta questa parola del Signore: 12"Figlio dell'uomo, intona un lamento sul principe di Tiro e digli: Così dice il Signore Dio: Tu eri un modello di perfezione, pieno di sapienza, perfetto in bellezza; 13in Eden, giardino di Dio, tu eri coperto d'ogni pietra preziosa: rubini, topazi, diamanti, crisòliti, ònici e diaspri, zaffìri, carbonchi e smeraldi; e d'oro era il lavoro dei tuoi castoni e delle tue legature, preparato nel giorno in cui fosti creato. 14Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa; io ti posi sul monte santo di Dio e camminavi in mezzo a pietre di fuoco. 15Perfetto tu eri nella tua condotta, da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l'iniquità. 16Crescendo i tuoi commerci ti sei riempito di violenza e di peccati; io ti ho scacciato dal monte di Dio e ti ho fatto perire, cherubino protettore, in mezzo alle pietre di fuoco. 17Il tuo cuore si era inorgoglito per la tua bellezza, la tua saggezza si era corrotta a causa del tuo splendore: ti ho gettato a terra e ti ho posto davanti ai re che ti vedano. 18Con la gravità dei tuoi delitti, con la disonestà del tuo commercio hai profanato i tuoi santuari; perciò in mezzo a te ho fatto sprigionare un fuoco per divorarti. Ti ho ridotto in cenere sulla terra sotto gli occhi di quanti ti guardano. 19Quanti fra i popoli ti hanno conosciuto sono rimasti attoniti per te, sei divenuto oggetto di terrore, finito per sempre". 20Mi fu rivolta questa parola del Signore: 21"Figlio dell'uomo, volgiti verso Sidòne e profetizza contro di essa: 22Annunziale: Dice il Signore Dio: Eccomi contro di te, Sidòne, e mostrerò la mia gloria in mezzo a te. Si saprà che io sono il Signore quando farò giustizia di te e manifesterò la mia santità. 23Manderò contro di essa la peste e il sangue scorrerà per le sue vie: cadranno in essa i trafitti di spada e questa da ogni parte graverà; e sapranno che io sono il Signore. 24Non ci sarà più per gli Israeliti un aculeo pungente, una spina dolorosa tra tutti i suoi vicini che la disprezzano: sapranno che io sono il Signore". 25Così dice il Signore Dio; "Quando avrò radunato gli Israeliti di mezzo ai popoli fra i quali sono dispersi, io manifesterò in essi la mia santità davanti alle genti: abiteranno il paese che diedi al mio servo Giacobbe, 26vi abiteranno tranquilli, costruiranno case e pianteranno vigne; vi abiteranno tranquilli, quando avrò eseguito i miei giudizi su tutti coloro che intorno li disprezzano: e sapranno che io sono il Signore loro Dio". 29 1Il dodici del decimo mese, anno decimo, mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, rivolgiti contro il faraone re d'Egitto e profetizza contro di lui e contro tutto l'Egitto. 3Parla dunque dicendo: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro di te, faraone re d'Egitto; grande coccodrillo, sdraiato in mezzo al fiume, hai detto: Il fiume è mio, è mia creatura. 4Metterò ganci alle tue mascelle e farò sì che i pesci dei tuoi fiumi ti si attacchino alle squame e ti farò uscire dalle tue acque insieme con tutti i pesci dei tuoi fiumi attaccati alle squame; 5getterò nel deserto te e tutti i pesci dei tuoi fiumi e andrai a cadere in mezzo alla campagna e non sarai né raccolto né sepolto: ti darò in pasto alle bestie selvatiche e agli uccelli del cielo. 6Tutti gli abitanti dell'Egitto sapranno che io sono il Signore, poiché tu sei stato un sostegno di canna per gli Israeliti. 7Quando questi ti vollero afferrare ti rompesti lacerando loro tutta la spalla e quando si appoggiarono a te, ti spezzasti facendo vacillare loro tutti i fianchi". 8Perciò dice il Signore Dio: "Ecco, io manderò contro di te una spada ed eliminerò da te uomini e bestie. 9L'Egitto diventerà un luogo desolato e deserto e sapranno che io sono il Signore. Perché egli ha detto: Il fiume è mio, è mia creatura. 10Ebbene eccomi contro di te e contro il tuo fiume. Io farò dell'Egitto, da Migdòl ad Assuan, fino alla frontiera d'Etiopia, una terra deserta e desolata. 11Piede d'uomo o d'animale non vi transiterà e rimarrà deserto per quarant'anni. 12Ridurrò l'Egitto una terra desolata fra le terre assolate e le sue città saranno distrutte, rimarranno una desolazione per quarant'anni e disperderò gli Egiziani fra le genti e li disseminerò fra altre regioni". 13Perché dice il Signore Dio: "Al termine dei quarant'anni io radunerò gli Egiziani dai popoli in mezzo ai quali li avevo dispersi: 14muterò la loro sorte e li ricondurrò nel paese di Patròs, nella loro terra d'origine, e lì formeranno un piccolo regno; 15sarà il più modesto fra gli altri regni e non si ergerà più sugli altri popoli: li renderò piccoli e non domineranno più le altre nazioni. 16Non costituiranno più una speranza per gli Israeliti, anzi ricorderanno loro l'iniquità di quando si rivolgevano ad essi: sapranno allora che io sono il Signore Dio". 17Ora, il primo giorno del primo mese dell'anno ventisettesimo, mi fu rivolta questa parola del Signore: 18"Figlio dell'uomo, Nabucodònosor re di Babilonia ha fatto compiere al suo esercito una grave impresa contro Tiro: ogni testa è diventata calva e ogni spalla è piagata, ma il re e il suo esercito non hanno ricevuto da Tiro il compenso per l'impresa compiuta contro di essa. 19Perciò così dice il Signore Dio: Ecco, io consegno a Nabucodònosor re di Babilonia il territorio d'Egitto; porterà via le sue ricchezze, si impadronirà delle sue spoglie, lo saccheggerà; questa sarà la mercede per il suo esercito. 20Per l'impresa compiuta contro Tiro io gli consegno l'Egitto, poiché l'ha compiuta per me. Oracolo del Signore Dio. 21In quel giorno io farò spuntare un potente per la casa d'Israele e a te farò aprire la bocca in mezzo a loro: sapranno che io sono il Signore". 30 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, predici dicendo: Dice il Signore Dio: Gemete: Ah, quel giorno! 3Perché il giorno è vicino, vicino è il giorno del Signore, giorno di nubi sarà il giorno delle nazioni. 4La spada verrà sull'Egitto e ci sarà l'angoscia in Etiopia, quando cadranno in Egitto i trafitti, le sue ricchezze saranno asportate e le sue fondamenta disfatte. 5Etiopia, Put e Lud e stranieri d'ogni specie e Cub e i figli del paese dell'alleanza cadranno con loro di spada. 6Dice il Signore: Cadranno gli alleati dell'Egitto e sarà abbattuto l'orgoglio della sua forza: da Migdòl fino ad Assuan cadranno di spada. Parola del Signore Dio. 7Sarà un deserto fra terre devastate e le sue città fra città desolate. 8Sapranno che io sono il Signore quando darò fuoco all'Egitto e tutti i suoi sostenitori saranno schiacciati. 9In quel giorno partiranno da me messaggeri su navi a spargere il terrore in Etiopia che si crede sicura, e in essa vi sarà spavento nel giorno dell'Egitto, poiché ecco già viene". 10Così dice il Signore Dio: "Farò cessare il tumultuare dell'Egitto per mezzo di Nabucodònosor re di Babilonia. 11Egli e il suo popolo, il più violento dei popoli, saranno inviati a devastare il paese e sguaineranno la loro spada contro l'Egitto e riempiranno il terreno di cadaveri. 12Farò seccare i fiumi e darò il paese in mano a genti barbare, devasterò il territorio e ciò che contiene, per mezzo di stranieri: io, il Signore, l'ho detto". 13Dice il Signore Dio: "Distruggerò gli idoli e farò sparire gli dèi da Menfi. Non ci sarà più principe nel paese d'Egitto, vi spanderò il terrore, 14devasterò Patròs, darò fuoco a Tanis, farò giustizia su Tebe. 15Scatenerò l'ira su Sin, la roccaforte d'Egitto, sterminerò la moltitudine di Tebe. 16Metterò a fuoco l'Egitto: Sin si torcerà dal dolore, Tebe sarà squassata, Menfi sarà smantellata dai nemici in pieno giorno. 17I giovani di Eliòpoli e di Bubàste cadranno di spada e queste città andranno in schiavitù. 18In Tafni si oscurerà il giorno, quando vi spezzerò i gioghi imposti dall'Egitto e verrà meno in lei l'orgoglio della sua potenza; una nube la coprirà e le sue figlie saranno condotte schiave. 19Farò giustizia dell'Egitto e si saprà che io sono il Signore". 20Al settimo giorno del primo mese dell'undecimo anno, mi fu rivolta questa parola del Signore: 21"Figlio dell'uomo, ho spezzato il braccio del faraone re d'Egitto; egli non è stato curato con medicamenti né fasciato con bende per fargli riprender forza e maneggiare la spada". 22Perciò dice il Signore Dio: "Eccomi contro il faraone re d'Egitto: gli spezzerò il braccio ancora valido e gli farò cadere la spada di mano. 23Disperderò gli Egiziani fra le genti e li disperderò in altre regioni. 24Invece rafforzerò le braccia del re di Babilonia e nella sua mano porrò la mia spada: spezzerò le braccia del faraone che gemerà davanti a lui come geme uno ferito a morte. 25Fortificherò le braccia del re di Babilonia, mentre le braccia del faraone cadranno. Si saprà che io sono il Signore, quando porrò la mia spada nella mano del re di Babilonia ed egli la stenderà sulla terra d'Egitto. 26Disperderò gli Egiziani fra le genti e li disperderò in altre regioni: si saprà che io sono il Signore". 31 1Il primo giorno del terzo mese dell'undecimo anno, mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, di' al faraone re d'Egitto e alla moltitudine dei suoi sudditi: A chi credi di essere simile nella tua grandezza? 3Ecco, l'Assiria era un cedro del Libano, bello di rami e folto di fronde, alto di tronco; fra le nubi era la sua cima. 4Le acque lo avevano nutrito, l'abisso lo aveva fatto innalzare inviando i suoi fiumi attorno al suolo dov'era piantato e mandando i suoi ruscelli anche a tutti gli alberi dei campi. 5Per questo aveva superato in altezza tutti gli alberi dei campi: i suoi rami si erano moltiplicati, le sue fronde si erano distese per l'abbondanza delle acque, durante la sua crescita. 6Fra i suoi rami fecero il nido tutti gli uccelli del cielo, sotto le sue fronde partorirono tutte le bestie selvatiche, alla sua ombra sedettero tutte le grandi nazioni. 7Era bello nella sua altezza e nell'ampiezza dei suoi rami, poiché la sua radice era presso grandi acque. 8I cedri non l'uguagliavano nel giardino di Dio, i cipressi non gli assomigliavano con le loro fronde, i platani non erano neppure come uno dei suoi rami: nessun albero nel giardino di Dio lo pareggiava in magnificenza. 9Bello lo aveva fatto nella moltitudine dei suoi rami, perciò lo invidiavano tutti gli alberi dell'Eden nel giardino di Dio". 10Perciò dice il Signore Dio: "Poiché si era elevato in altezza e aveva messo la cima fra le nubi e il suo cuore si era inorgoglito per la sua grandezza, 11io lo diedi in balìa di un principe di popoli; lo rigettai a causa della sua empietà. 12Popoli stranieri, fra i più barbari, lo tagliarono e lo distesero sui monti. Per ogni valle caddero i suoi rami e su ogni pendice della terra furono spezzate le sue fronde. Tutti i popoli del paese si allontanarono dalla sua ombra e lo abbandonarono. 13Sui suoi resti si posano tutti gli uccelli del cielo e fra i suoi rami ogni bestia selvatica, 14perché nessun albero irrigato dalle acque si esalti nella sua altezza ed elevi la cima fra le nubi, né per la propria altezza confidi in sé nessun albero che beve le acque. Poiché tutti sono destinati alla morte, alla regione sotterranea, in mezzo ai figli dell'uomo, fra coloro che scendono nella fossa". 15Così dice il Signore Dio: "Quando scese negli inferi io feci far lutto: coprii per lui l'abisso, arrestai i suoi fiumi e le grandi acque si fermarono; per lui feci vestire il Libano a lutto e tutti gli alberi del campo si seccarono per lui. 16Al rumore della sua caduta feci tremare le nazioni, quando lo feci scendere negli inferi con quelli che scendono nella fossa. Si consolarono nella regione sotterranea tutti gli alberi dell'Eden, la parte più scelta e più bella del Libano, tutti quelli abbeverati dalle acque. 17Anch'essi con lui erano scesi negli inferi fra i trafitti di spada, quelli che in mezzo alle nazioni erano il suo braccio e dimoravano alla sua ombra. 18A chi credi di essere simile per gloria e per grandezza fra gli alberi dell'Eden? Anche tu sarai precipitato insieme con gli alberi dell'Eden nella regione sotterranea; giacerai fra i non circoncisi insieme con i trafitti di spada. Tale sarà il faraone e tutta la sua moltitudine". Parola del Signore Dio. 32 1Il primo giorno del dodicesimo mese dell'anno decimosecondo, mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, intona un lamento sul faraone re d'Egitto dicendo: Leone fra le genti eri considerato; ma eri come un coccodrillo nelle acque, erompevi nei tuoi fiumi e agitavi le acque con le tue zampe, intorbidandone i corsi". 3Dice il Signore Dio: "Tenderò contro di te la mia rete con una grande assemblea di popoli e ti tireranno su con la mia rete. 4Ti getterò sulla terraferma e ti abbandonerò al suolo. Farò posare su di te tutti gli uccelli del cielo e sazierò di te tutte le bestie della terra. 5Spargerò per i monti la tua carne e riempirò le valli della tua carogna. 6Farò bere alla terra il tuo scolo, il tuo sangue, fino ai monti, e i burroni saranno pieni di te. 7Quando cadrai estinto, coprirò il cielo e oscurerò le sue stelle, velerò il sole di nubi e la luna non brillerà. 8Oscurerò tutti gli astri del cielo su di te e stenderò sulla tua terra le tenebre. Parola del Signore Dio. 9Sgomenterò il cuore di molti popoli, quando farò giungere la notizia della tua rovina alle genti, in regioni a te sconosciute. 10Per te farò stupire molti popoli e tremeranno i loro re a causa tua, quando sguainerò la spada davanti a loro. Ognuno tremerà ad ogni istante per la sua vita, nel giorno della tua rovina". 11Poiché dice il Signore Dio: "La spada del re di Babilonia ti raggiungerà. 12Abbatterò la tua moltitudine con la spada dei prodi, dei popoli più feroci; abbatteranno l'orgoglio dell'Egitto e tutta la sua moltitudine sarà sterminata. 13Farò perire tutto il suo bestiame sulle rive delle grandi acque, che non saranno più turbate da piede d'uomo, né unghia d'animale le intorbiderà. 14Allora farò ritornare tranquille le loro acque e farò scorrere i loro canali come olio. Parola del Signore Dio. 15Quando avrò fatto dell'Egitto una terra desolata, tutta priva di quanto contiene, quando avrò percosso tutti i suoi abitanti, allora si saprà che io sono il Signore. 16Questo è un lamento e lo si canterà. Lo canteranno le figlie delle genti, lo canteranno sull'Egitto e su tutta la sua moltitudine". Oracolo del Signore Dio. 17Ai quindici del primo mese, dell'anno decimosecondo, mi fu rivolta questa parola del Signore: 18"Figlio dell'uomo, intona un canto funebre sugli abitanti dell'Egitto. Falli scendere insieme con le figlie di nazioni potenti, nella regione sotterranea, con quelli che scendono nella fossa. 19Di chi tu sei più bello? Scendi e giaci con i non circoncisi. 20Cadranno fra gli uccisi di spada; la spada è già consegnata. Colpite a morte l'Egitto e tutta la sua gente. 21I più potenti eroi si rivolgeranno a lui e ai suoi ausiliari e dagli inferi diranno: Vieni, giaci con i non circoncisi, con i trafitti di spada. 22Là è Assur e tutta la sua gente, intorno al suo sepolcro, uccisi, tutti trafitti di spada; 23poiché le loro sepolture sono poste nel fondo della fossa e la sua gente è intorno alla sua tomba: uccisi, tutti, trafitti di spada, essi che seminavano il terrore nella terra dei viventi. 24Là è Elam e tutto il suo esercito, intorno al suo sepolcro. Uccisi, tutti, trafitti di spada, scesi non circoncisi nella regione sotterranea, essi che seminavano il terrore nella terra dei viventi. Ora portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa. 25In mezzo ai trafitti posero il suo giaciglio e tutta la sua gente intorno al suo sepolcro, tutti non circoncisi, trafitti di spada; perché avevano sparso il terrore nella terra dei viventi, portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa; sono stati collocati in mezzo ai trafitti di spada. 26Là è Mesech, Tubal e tutta la sua gente, intorno al suo sepolcro: tutti non circoncisi, trafitti di spada, perché incutevano il terrore nella terra dei viventi. 27Non giaceranno al fianco degli eroi caduti da secoli, che scesero negli inferi con le armi di guerra, con le spade disposte sotto il loro capo e con gli scudi sulle loro ossa, perché tali eroi erano un terrore nella terra dei viventi. 28Così tu giacerai fra i non circoncisi e con i trafitti di spada. 29Là è Edom, i suoi re e tutti i suoi prìncipi che, nonostante il loro valore, sono posti con i trafitti di spada: giacciono con i non circoncisi e con quelli che scendono nella fossa. 30Là sono tutti i prìncipi del settentrione, tutti quelli di Sidòne, che scesero con i trafitti, nonostante il terrore sparso dalla loro potenza; giacciono i non circoncisi con i trafitti di spada e portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa. 31Il faraone li vedrà e si consolerà alla vista di tutta questa moltitudine; il faraone e tutto il suo esercito saranno trafitti di spada. Oracolo del Signore Dio. 32Perché aveva sparso il terrore nella terra dei viventi, ecco giace in mezzo ai non circoncisi, con i trafitti di spada, egli il faraone e tutta la sua moltitudine". Parola del Signore Dio. 33 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, parla ai figli del tuo popolo e di' loro: Se mando la spada contro un paese e il popolo di quella terra prende un uomo del suo territorio e lo pone quale sentinella, 3e questa, vedendo sopraggiungere la spada sul paese, suona la tromba e da' l'allarme al popolo: 4se colui che ben sente il suono della tromba non ci bada e la spada giunge e lo sorprende, egli dovrà a se stesso la propria rovina. 5Aveva udito il suono della tromba, ma non ci ha badato: sarà responsabile della sua rovina; se ci avesse badato, si sarebbe salvato. 6Se invece la sentinella vede giunger la spada e non suona la tromba e il popolo non è avvertito e la spada giunge e sorprende qualcuno, questi sarà sorpreso per la sua iniquità: ma della sua morte domanderò conto alla sentinella. 7O figlio dell'uomo, io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti; ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia. 8Se io dico all'empio: Empio tu morirai, e tu non parli per distoglier l'empio dalla sua condotta, egli, l'empio, morirà per la sua iniquità; ma della sua morte chiederò conto a te. 9Ma se tu avrai ammonito l'empio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte, egli morirà per la sua iniquità. Tu invece sarai salvo. 10Tu, figlio dell'uomo, annunzia agli Israeliti: Voi dite: I nostri delitti e i nostri peccati sono sopra di noi e in essi noi ci consumiamo! In che modo potremo vivere? 11Di' loro: Com'è vero ch'io vivo – oracolo del Signore Dio – io non godo della morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa! Perché volete perire, o Israeliti? 12Figlio dell'uomo, di' ancora ai figli del tuo popolo: La giustizia del giusto non lo salva se pecca, e l'empio non cade per la sua iniquità se desiste dall'iniquità, come il giusto non potrà vivere per la sua giustizia se pecca. 13Se io dico al giusto: Vivrai, ed egli, confidando sulla sua giustizia commette l'iniquità, nessuna delle sue azioni buone sarà più ricordata e morirà nella malvagità che egli ha commesso. 14Se dico all'empio: Morirai, ed egli desiste dalla sua iniquità e compie ciò che è retto e giusto, 15rende il pegno, restituisce ciò che ha rubato, osserva le leggi della vita, senza commettere il male, egli vivrà e non morirà; 16nessuno dei peccati che ha commessi sarà più ricordato: egli ha praticato ciò che è retto e giusto e certamente vivrà. 17Eppure, i figli del tuo popolo vanno dicendo: Il modo di agire del Signore non è retto. È invece il loro modo di agire che non è retto! 18Se il giusto desiste dalla giustizia e fa il male, per questo certo morirà. 19Se l'empio desiste dall'empietà e compie ciò che è retto e giusto, per questo vivrà. 20Voi andate dicendo: Non è retto il modo di agire del Signore. Giudicherò ciascuno di voi secondo il suo modo di agire, Israeliti". 21Il cinque del decimo mese dell'anno decimosecondo della nostra deportazione arrivò da me un fuggiasco da Gerusalemme per dirmi: La città è presa. 22La sera prima dell'arrivo del fuggiasco, la mano del Signore fu su di me e al mattino, quando il fuggiasco giunse, il Signore mi aprì la bocca. La mia bocca dunque si aprì e io non fui più muto. 23Mi fu rivolta questa parola del Signore: 24"Figlio dell'uomo, gli abitanti di quelle rovine, nel paese d'Israele, vanno dicendo: Abramo era uno solo ed ebbe in possesso il paese e noi siamo molti: a noi dunque è stato dato in possesso il paese! 25Perciò dirai loro: Così dice il Signore Dio: Voi mangiate la carne con il sangue, sollevate gli occhi ai vostri idoli, versate il sangue, e vorreste avere in possesso il paese? 26Voi vi appoggiate sulle vostre spade, compite cose nefande, ognuno di voi disonora la donna del suo prossimo e vorreste avere in possesso il paese? 27Annunzierai loro: Dice il Signore Dio: Com'è vero ch'io vivo, quelli che stanno fra le rovine periranno di spada; darò in pasto alle belve quelli che sono per la campagna e quelli che sono nelle fortezze e dentro le caverne moriranno di peste. 28Ridurrò il paese ad una solitudine e a un deserto e l'orgoglio della sua forza cesserà. I monti d'Israele saranno devastati, non ci passerà più nessuno. 29Sapranno che io sono il Signore quando farò del loro paese una solitudine e un deserto, a causa di tutti gli abomini che hanno commessi. 30Figlio dell'uomo, i figli del tuo popolo parlano di te lungo le mura e sulle porte delle case e si dicono l'un l'altro: Andiamo a sentire qual è la parola che viene dal Signore. 31In folla vengono da te, si mettono a sedere davanti a te e ascoltano le tue parole, ma poi non le mettono in pratica, perché si compiacciono di parole, mentre il loro cuore va dietro al guadagno. 32Ecco, tu sei per loro come una canzone d'amore: bella è la voce e piacevole l'accompagnamento musicale. Essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica. 33Ma quando ciò avverrà ed ecco avviene, sapranno che c'è un profeta in mezzo a loro". 34 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, profetizza contro i pastori d'Israele, predici e riferisci ai pastori: Dice il Signore Dio: Guai ai pastori d'Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? 3Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. 4Non avete reso la forza alle pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. 5Per colpa del pastore si sono disperse e son preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. 6Vanno errando tutte le mie pecore in tutto il paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura. 7Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore: 8Com'è vero ch'io vivo, – parla il Signore Dio – poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d'ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge – 9udite quindi, pastori, la parola del Signore: 10Dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: chiederò loro conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così i pastori non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. 11Perché dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura. 12Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. 13Le ritirerò dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d'Israele, nelle valli e in tutte le praterie della regione. 14Le condurrò in ottime pasture e il loro ovile sarà sui monti alti d'Israele; là riposeranno in un buon ovile e avranno rigogliosi pascoli sui monti d'Israele. 15Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. 16Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia. 17A te, mio gregge, dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri. 18Non vi basta pascolare in buone pasture, volete calpestare con i piedi il resto della vostra pastura; non vi basta bere acqua chiara, volete intorbidare con i piedi quella che resta. 19Le mie pecore devono brucare ciò che i vostri piedi hanno calpestato e bere ciò che i vostri piedi hanno intorbidato. 20Perciò dice il Signore Dio a loro riguardo: Ecco, io giudicherò fra pecora grassa e pecora magra. 21Poiché voi avete spinto con il fianco e con le spalle e cozzato con le corna le più deboli fino a cacciarle e disperderle, 22io salverò le mie pecore e non saranno più oggetto di preda: farò giustizia fra pecora e pecora. 23Susciterò per loro un pastore che le pascerà, Davide mio servo. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore; 24io, il Signore, sarò il loro Dio e Davide mio servo sarà principe in mezzo a loro: io, il Signore, ho parlato. 25Stringerò con esse un'alleanza di pace e farò sparire dal paese le bestie nocive, cosicché potranno dimorare tranquille anche nel deserto e riposare nelle selve. 26Farò di loro e delle regioni attorno al mio colle una benedizione: manderò la pioggia a tempo opportuno e sarà pioggia di benedizione. 27Gli alberi del campo daranno i loro frutti e la terra i suoi prodotti; essi abiteranno in piena sicurezza nella loro terra. Sapranno che io sono il Signore, quando avrò spezzato le spranghe del loro giogo e li avrò liberati dalle mani di coloro che li tiranneggiano. 28Non saranno più preda delle genti, né li divoreranno le fiere selvatiche, ma saranno al sicuro e nessuno li spaventerà. 29Farò germogliare per loro una florida vegetazione; non saranno più consumati dalla fame nel paese e non soffriranno più il disprezzo delle genti. 30Sapranno che io, il Signore, sono il loro Dio e loro, la gente d'Israele, sono il mio popolo. Parola del Signore Dio. 31Voi, mie pecore, siete il gregge del mio pascolo e io sono il vostro Dio". Oracolo del Signore Dio. 35 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, volgiti verso il monte Seir e profetizza contro di esso. 3Annunzierai: Dice il Signore Dio: Eccomi a te, monte Seir, anche su di te stenderò il mio braccio e farò di te una solitudine, un luogo desolato. 4Ridurrò le tue città in macerie, e tu diventerai un deserto; così saprai che io sono il Signore. 5Tu hai mantenuto un odio secolare contro gli Israeliti e li hai consegnati alla spada nel giorno della loro sventura, quando ho posto fine alla loro iniquità; 6per questo, com'è vero ch'io vivo – dice il Signore Dio – ti abbandonerò al sangue e il sangue ti perseguiterà; tu hai odiato il sangue e il sangue ti perseguiterà. 7Farò del monte Seir una solitudine e un deserto e vi eliminerò chiunque su di esso va e viene. 8Riempirò di cadaveri i tuoi monti; sulle tue alture, per le tue pendici, in tutte le tue valli cadranno i trafitti di spada. 9In solitudine perenne ti ridurrò e le tue città non saranno più abitate: saprete che io sono il Signore. 10Poiché hai detto: Questi due popoli, questi due territori saranno miei, noi li possiederemo, anche se là è il Signore. 11Per questo, com'è vero ch'io vivo – oracolo del Signore Dio – io agirò secondo quell'ira e quel furore che tu hai dimostrato nell'odio contro di loro e mi rivelerò in mezzo a loro quando farò giustizia di te: 12saprai allora che io sono il Signore. Ho udito tutti gli insulti che tu hai proferiti contro i monti d'Israele: Sono deserti; son dati a noi perché vi pascoliamo. 13Contro di me avete fatto discorsi insolenti, contro di me avete moltiplicato le parole: ho udito tutto. 14Così dice il Signore Dio: Poiché tutto il paese ha gioito, farò di te una solitudine: 15poiché tu hai gioito per l'eredità della casa d'Israele che era devastata, così io tratterò te: sarai ridotto a una solitudine, o monte Seir, e tu Edom, tutto intero; si saprà che io sono il Signore". 36 1"Ora, figlio dell'uomo, profetizza ai monti d'Israele e di': Monti d'Israele, udite la parola del Signore. 2Così dice il Signore Dio: Poiché il nemico ha detto di voi: Ah! Ah! I colli eterni son diventati il nostro possesso, 3ebbene, profetizza e annunzia: Dice il Signore Dio: Poiché siete stati devastati e perseguitati dai vicini per renderci possesso delle altre nazioni e poiché siete stati fatti oggetto di maldicenza e d'insulto della gente, 4ebbene, monti d'Israele, udite la parola del Signore Dio: Dice il Signore Dio ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli, alle rovine desolate e alle città deserte che furono preda e scherno dei popoli vicini: 5ebbene, così dice il Signore Dio: Sì, con gelosia ardente io parlo contro gli altri popoli e contro tutto Edom, che con la gioia del cuore, con il disprezzo dell'anima, hanno fatto del mio paese il loro possesso per saccheggiarlo. 6Per questo profetizza al paese d'Israele e annunzia ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli: Dice il Signore Dio: Ecco, io parlo con gelosia e con furore: Poiché voi avete portato l'obbrobrio delle genti, 7ebbene, dice il Signore Dio, io alzo la mano e giuro: anche le genti che vi stanno d'intorno subiranno il loro vituperio. 8E voi, monti d'Israele, mettete rami e producete frutti per il mio popolo d'Israele perché sta per tornare. 9Ecco infatti a voi, a voi io mi volgo; sarete ancora lavorati e sarete seminati. 10Moltiplicherò sopra di voi gli uomini, tutta la gente d'Israele, e le città saranno ripopolate e le rovine ricostruite. 11Moltiplicherò su di voi gli uomini e gli armenti e cresceranno e saranno fecondi: farò sì che siate popolati come prima e vi elargirò i miei benefici più che per il passato e saprete che io sono il Signore. 12Ricondurrò su di voi degli uomini, il mio popolo Israele: essi vi possederanno e sarete la loro eredità e non li priverete più dei loro figli. 13Così parla il Signore Dio: Poiché si va dicendo di te: Tu divori gli uomini, tu hai privato di figli il tuo popolo, 14ebbene, tu non divorerai più gli uomini, non priverai più di figli la nazione. Oracolo del Signore Dio. 15Non ti farò più sentire gli insulti delle nazioni e non ti farò più subire lo scherno dei popoli; non priverai più di figli la tua gente". Parola del Signore Dio. 16Mi fu rivolta questa parola del Signore: 17"Figlio dell'uomo, la casa d'Israele, quando abitava il suo paese, lo rese impuro con la sua condotta e le sue azioni. Come l'impurità di una donna nel suo tempo è stata la loro condotta davanti a me. 18Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l'avevano contaminato. 19Li ho dispersi fra le genti e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni. 20Giunsero fra le nazioni dove erano spinti e disonorarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese. 21Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che gli Israeliti avevano disonorato fra le genti presso le quali sono andati. 22Annunzia alla casa d'Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, gente d'Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete disonorato fra le genti presso le quali siete andati. 23Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Signore – parola del Signore Dio – quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi. 24Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. 25Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; 26vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. 27Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. 28Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. 29Vi libererò da tutte le vostre impurità: chiamerò il grano e lo moltiplicherò e non vi manderò più la carestia. 30Moltiplicherò i frutti degli alberi e il prodotto dei campi, perché non soffriate più la vergogna della fame fra le genti. 31Vi ricorderete della vostra cattiva condotta e delle vostre azioni che non erano buone e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e le vostre nefandezze. 32Non per riguardo a voi, io agisco – dice il Signore Dio – sappiatelo bene. Vergognatevi e arrossite della vostra condotta, o Israeliti". 33Così dice il Signore Dio: "Quando vi avrò purificati da tutte le vostre iniquità, vi farò riabitare le vostre città e le vostre rovine saranno ricostruite. 34Quella terra desolata, che agli occhi di ogni viandante appariva un deserto, sarà ricoltivata 35e si dirà: La terra, che era desolata, è diventata ora come il giardino dell'Eden, le città rovinate, desolate e sconvolte, ora sono fortificate e abitate. 36I popoli che saranno rimasti attorno a voi sapranno che io, il Signore, ho ricostruito ciò che era distrutto e ricoltivato la terra che era un deserto. Io, il Signore, l'ho detto e lo farò". 37Dice il Signore Dio: "Permetterò ancora che la gente d'Israele mi preghi di intervenire in suo favore. Io moltiplicherò gli uomini come greggi, 38come greggi consacrati, come un gregge di Gerusalemme nelle sue solennità. Allora le città rovinate saran ripiene di greggi di uomini e sapranno che io sono il Signore". 37 1La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; 2mi fece passare tutt'intorno accanto ad esse. Vidi che erano in grandissima quantità sulla distesa della valle e tutte inaridite. 3Mi disse: "Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere?". Io risposi: "Signore Dio, tu lo sai". 4Egli mi replicò: "Profetizza su queste ossa e annunzia loro: Ossa inaridite, udite la parola del Signore. 5Dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. 6Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete: Saprete che io sono il Signore". 7Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre io profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l'uno all'altro, ciascuno al suo corrispondente. 8Guardai ed ecco sopra di esse i nervi, la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c'era spirito in loro. 9Egli aggiunse: "Profetizza allo spirito, profetizza figlio dell'uomo e annunzia allo spirito: Dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano". 10Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato. 11Mi disse: "Figlio dell'uomo, queste ossa sono tutta la gente d'Israele. Ecco, essi vanno dicendo: Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti. 12Perciò profetizza e annunzia loro: Dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d'Israele. 13Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio. 14Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò". Oracolo del Signore Dio. 15Mi fu rivolta questa parola del Signore: 16"Figlio dell'uomo, prendi un legno e scrivici sopra: Giuda e gli Israeliti uniti a lui, poi prendi un altro legno e scrivici sopra: Giuseppe, legno di Èfraim e tutta la casa d'Israele unita a lui, 17e accostali l'uno all'altro in modo da fare un legno solo, che formino una cosa sola nella tua mano. 18Quando i figli del tuo popolo ti diranno: Ci vuoi spiegare che significa questo per te?, 19tu dirai loro: Dice il Signore Dio: Ecco, io prendo il legno di Giuseppe, che è in mano d'Èfraim e le tribù d'Israele unite a lui, e lo metto sul legno di Giuda per farne un legno solo; diventeranno una cosa sola in mano mia. 20Tieni in mano sotto i loro occhi i legni sui quali hai scritto e 21di' loro: Così dice il Signore Dio: Ecco, io prenderò gli Israeliti dalle genti fra le quali sono andati e li radunerò da ogni parte e li ricondurrò nel loro paese: 22farò di loro un solo popolo nella mia terra, sui monti d'Israele; un solo re regnerà su tutti loro e non saranno più due popoli, né più saranno divisi in due regni. 23Non si contamineranno più con i loro idoli, con i loro abomini e con tutte le loro iniquità; li libererò da tutte le ribellioni con cui hanno peccato; li purificherò e saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. 24Il mio servo Davide sarà su di loro e non vi sarà che un unico pastore per tutti; seguiranno i miei comandamenti, osserveranno le mie leggi e le metteranno in pratica. 25Abiteranno nella terra che ho dato al mio servo Giacobbe. In quella terra su cui abitarono i loro padri, abiteranno essi, i loro figli e i figli dei loro figli, attraverso i secoli; Davide mio servo sarà loro re per sempre. 26Farò con loro un'alleanza di pace, che sarà con loro un'alleanza eterna. Li stabilirò e li moltiplicherò e porrò il mio santuario in mezzo a loro per sempre. 27In mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. 28Le genti sapranno che io sono il Signore che santifico Israele quando il mio santuario sarà in mezzo a loro per sempre". 38 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2"Figlio dell'uomo, volgiti verso Gog nel paese di Magòg, principe capo di Mesech e Tubal, e profetizza contro di lui. Annunzierai: 3Dice il Signore Dio: Eccomi contro di te Gog, principe capo di Mesech e Tubal, 4io ti aggirerò, ti metterò ganci alle mascelle e ti farò uscire con tutto il tuo esercito, cavalli e cavalieri tutti ben equipaggiati, truppa immensa con scudi grandi e piccoli, e tutti muniti di spada. 5La Persia, l'Etiopia e Put sono con loro, tutti con scudi ed elmi. 6Gomer e tutte le sue schiere, la gente di Togarmà, le estreme regioni del settentrione e tutte le loro forze, popoli numerosi sono con te. 7Sta' pronto, fa' i preparativi insieme con tutta la moltitudine che si è radunata intorno a te: sii a mia disposizione. 8Dopo molto tempo ti sarà dato l'ordine: sul finire degli anni tu andrai contro una nazione che è sfuggita alla spada, che in mezzo a molti popoli si è radunata sui monti d'Israele, rimasti lungamente deserti. Essa rimpatriò dalle genti e tutti abitano tranquilli. 9Tu vi salirai, vi giungerai come un uragano: sarai come un nembo che avvolge la terra, tu con tutte le tue schiere e con i popoli numerosi che sono con te. 10Dice il Signore Dio: In quel giorno ti verranno in mente dei pensieri e concepirai progetti malvagi. 11Tu dirai: Andrò contro una terra indifesa, assalirò genti tranquille che si tengono sicure, che abitano tutte in luoghi senza mura, che non hanno né sbarre né porte, 12per depredare, saccheggiare, metter la mano su rovine ora ripopolate e sopra un popolo che si è riunito dalle nazioni, dedito agli armenti e ai propri affari, che abita al centro della terra. 13Saba, Dedan, i commercianti di Tarsis e tutti i suoi leoncelli ti domanderanno: Vieni per saccheggiare? Hai radunato la tua gente per venir a depredare e portar via argento e oro, per rapire armenti e averi e per fare grosso bottino? 14Perciò predici, figlio dell'uomo, e annunzia a Gog: Così dice il Signore Dio: In quel giorno, quando il mio popolo Israele dimorerà del tutto sicuro, tu ti leverai, 15verrai dalla tua dimora, dagli estremi confini del settentrione, tu e i popoli numerosi che sono con te, tutti su cavalli, una turba grande, un esercito potente. 16Verrai contro il mio popolo Israele, come un nembo per coprire la terra. Sul finire dei giorni io ti manderò sulla mia terra perché le genti mi conoscano quando per mezzo tuo, o Gog, manifesterò la mia santità davanti ai loro occhi. 17Così dice il Signore Dio: Non sei tu quegli di cui parlai nei tempi antichi per mezzo dei miei servi, i profeti d'Israele, i quali, in quei tempi e per molti anni, profetizzarono che io ti avrei mandato contro di loro? 18Ma, quando Gog giungerà nel paese d'Israele – parola del Signore Dio – divamperà la mia collera. 19Nella mia gelosia e nel mio furore ardente io vi dichiaro: In quel giorno ci sarà un gran terremoto nel paese di Israele: 20davanti a me tremeranno i pesci del mare, gli uccelli del cielo, gli animali selvatici, tutti i rettili che strisciano sul terreno e ogni uomo che è sulla terra: i monti franeranno, le rocce cadranno e ogni muro rovinerà al suolo. 21Contro di lui, per tutti i monti d'Israele, chiamerò la spada. Parola del Signore Dio. La spada di ognuno di essi sarà contro il proprio fratello. 22Farò giustizia di lui con la peste e con il sangue: farò piovere su di lui e le sue schiere, sopra i popoli numerosi che sono con lui, torrenti di pioggia e grandine, fuoco e zolfo. 23Io mostrerò la mia potenza e la mia santità e mi rivelerò davanti a genti numerose e sapranno che io sono il Signore". 39 1"E tu, figlio dell'uomo, profetizza contro Gog e annunzia: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro di te, Gog, principe capo di Mesech e di Tubal. 2Io ti sospingerò e ti condurrò e dagli estremi confini del settentrione ti farò salire e ti condurrò sui monti d'Israele. 3Spezzerò l'arco nella tua mano sinistra e farò cadere le frecce dalla tua mano destra. 4Tu cadrai sui monti d'Israele con tutte le tue schiere e i popoli che sono con te: ti ho destinato in pasto agli uccelli rapaci d'ogni specie e alle bestie selvatiche. 5Tu sarai abbattuto in aperta campagna, perché io l'ho detto. Oracolo del Signore Dio. 6Manderò un fuoco su Magòg e sopra quelli che abitano tranquilli le isole: sapranno che io sono il Signore. 7Farò conoscere il mio nome santo in mezzo al mio popolo Israele, e non permetterò che il mio santo nome sia profanato; le genti sapranno che io sono il Signore, santo in Israele. 8Ecco, questo avviene e si compie – parola del Signore Dio –: è questo il giorno di cui ho parlato. 9Gli abitanti delle città d'Israele usciranno e per accendere il fuoco bruceranno armi, scudi grandi e piccoli e archi e frecce e mazze e giavellotti e con quelle alimenteranno il fuoco per sette anni. 10Non andranno a prendere la legna nei campi e neppure a tagliarla nei boschi perché faranno il fuoco con le armi: spoglieranno coloro che li avevano spogliati e deprederanno coloro che li avevano saccheggiati. Parola del Signore Dio. 11In quel giorno assegnerò a Gog come sepolcro un luogo famoso in Israele, la valle di Abarìm, a oriente del mare: essa chiude il passo ai viandanti. Lì sarà sepolto Gog e tutta la sua moltitudine e quel luogo si chiamerà Valle della moltitudine di Gog. 12La casa di Israele darà loro sepoltura per sette mesi per purificare il paese. 13Lì seppellirà tutto il popolo del paese e sarà per loro glorioso il giorno in cui manifesterò la mia gloria. Parola del Signore Dio. 14Saranno scelti uomini che percorreranno di continuo il paese per seppellire con l'aiuto dei viandanti quelli che son rimasti a fior di terra, per renderla pura; cominceranno le ricerche alla fine del settimo mese. 15Quando percorrendo il paese vedranno ossa umane, vi porranno un segnale, finché i becchini non le seppelliscano nella valle della moltitudine di Gog: 16Hamonà sarà chiamata la città. Così purificheranno il paese. 17A te, figlio dell'uomo, dice il Signore Dio: Annunzia agli uccelli d'ogni specie e a tutte le bestie selvatiche: Radunatevi, venite; raccoglietevi da ogni parte sul sacrificio che offro a voi, sacrificio grande, sui monti d'Israele. Mangerete carne e berrete sangue; 18mangerete carne d'eroi, berrete sangue di prìncipi del paese: montoni, agnelli, capri e tori grassi di Basàn, tutti. 19Mangerete grasso a sazietà e berrete fino all'ebbrezza il sangue del sacrificio che preparo per voi. 20Alla mia tavola vi sazierete di cavalli e cavalieri, di eroi e di guerrieri d'ogni razza. Parola del Signore Dio. 21Fra le genti manifesterò la mia gloria e tutte le genti vedranno la giustizia che avrò fatta e la mano che avrò posta su di voi. 22La casa d'Israele da quel giorno in poi saprà che io, il Signore, sono il loro Dio. 23Le genti sapranno che la casa d'Israele per la sua iniquità era stata condotta in schiavitù, perché si era ribellata a me e io avevo nascosto loro il mio volto e li avevo dati in mano ai loro nemici, perché tutti cadessero di spada. 24Secondo le loro nefandezze e i loro peccati io li trattai e nascosi loro la faccia. 25Perciò così dice il Signore Dio: Ora io ristabilirò la sorte di Giacobbe, avrò compassione di tutta la casa d'Israele e sarò geloso del mio santo nome. 26Quando essi abiteranno nella loro terra tranquilli, senza che alcuno li spaventi, si vergogneranno di tutte le ribellioni che hanno commesse contro di me. 27Quando io li avrò ricondotti dalle genti e li avrò radunati dalle terre dei loro nemici e avrò mostrato in loro la mia santità, davanti a numerosi popoli, 28allora sapranno che io, il Signore, sono il loro Dio, poiché dopo averli condotti in schiavitù fra le genti, li ho radunati nel loro paese e non ne ho lasciato fuori neppure uno. 29Allora non nasconderò più loro il mio volto, perché diffonderò il mio spirito sulla casa d'Israele". Parola del Signore Dio. 40 1Al principio dell'anno venticinquesimo della nostra deportazione, il dieci del mese, quattordici anni da quando era stata presa la città, in quel medesimo giorno, la mano del Signore fu sopra di me ed egli mi condusse là. 2In visione divina mi condusse nella terra d'Israele e mi pose sopra un monte altissimo sul quale sembrava costruita una città, dal lato di mezzogiorno. 3Egli mi condusse là: ed ecco un uomo, il cui aspetto era come di bronzo, in piedi sulla porta, con una cordicella di lino in mano e una canna per misurare. 4Quell'uomo mi disse: "Figlio dell'uomo: osserva e ascolta attentamente e fa' attenzione a quanto io sto per mostrarti, perché tu sei stato condotto qui perché io te lo mostri e tu manifesti alla casa d'Israele quello che avrai visto". 5Ed ecco il tempio era tutto recinto da un muro. La canna per misurare che l'uomo teneva in mano era di sei cubiti, d'un cubito e un palmo ciascuno. Egli misurò lo spessore del muro: era una canna, e l'altezza una canna. 6Poi andò alla porta che guarda a oriente, salì i gradini e misurò la soglia della porta; era una canna di larghezza. 7Ogni stanza misurava una canna di lunghezza e una di larghezza, da una stanza all'altra vi erano cinque cubiti: anche la soglia del portico dal lato dell'atrio della porta stessa, verso l'interno, era di una canna. 8Misurò l'atrio della porta: era di otto cubiti; 9i pilastri di due cubiti. L'atrio della porta era verso l'interno. 10Le stanze della porta a oriente erano tre da una parte e tre dall'altra, tutt'e tre della stessa grandezza, come di una stessa misura erano i pilastri da una parte e dall'altra. 11Misurò la larghezza dell'apertura del portico: era di dieci cubiti; l'ampiezza della porta era di tredici cubiti. 12Davanti alle stanze vi era un parapetto di un cubito, da un lato e dall'altro; ogni stanza misurava sei cubiti per lato. 13Misurò poi il portico dal tetto di una stanza al suo opposto; la larghezza era di venticinque cubiti; da un'apertura all'altra; 14i pilastri li calcolò alti sessanta cubiti, dai pilastri cominciava il cortile che circondava la porta. 15Dalla facciata della porta d'ingresso alla facciata dell'atrio della porta interna vi era uno spazio di cinquanta cubiti. 16Le stanze e i pilastri avevano finestre con grate verso l'interno, intorno alla porta, come anche vi erano finestre intorno che davano sull'interno dell'atrio. Sui pilastri erano disegnate palme. 17Poi mi condusse nel cortile esterno e vidi delle stanze e un lastricato costruito intorno al cortile; trenta erano le stanze lungo il lastricato. 18Il lastricato si estendeva ai lati delle porte per una estensione uguale alla larghezza delle porte stesse: era il lastricato inferiore. 19Misurò lo spazio dalla facciata della porta inferiore da oriente a settentrione alla facciata della porta interna, erano cento cubiti. 20Poi misurò la lunghezza e la larghezza della porta che guarda a settentrione e conduce al cortile esterno. 21Le sue stanze, tre da una parte e tre dall'altra, i pilastri, l'atrio avevano le stesse dimensioni della prima porta: cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza. 22Le finestre, l'atrio e le palme avevano le stesse dimensioni di quelle della porta che guarda a oriente. Vi si accedeva per sette scalini: l'atrio era davanti. 23Di fronte al portico di settentrione vi era la porta, come di fronte a quello di oriente; misurò la distanza fra portico e portico: vi erano cento cubiti. 24Mi condusse poi verso mezzogiorno: ecco un portico rivolto a mezzogiorno. Ne misurò i pilastri e l'atrio; avevano le stesse dimensioni. 25Intorno al portico, come intorno all'atrio, vi erano finestre uguali alle altre finestre. Esso misurava cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza. 26Vi si accedeva per sette gradini: il vestibolo stava verso l'interno. Sui pilastri, da una parte e dall'altra, vi erano ornamenti di palme. 27Il cortile interno aveva un portico verso mezzogiorno; egli misurò la distanza fra porta e porta in direzione del mezzogiorno; erano cento cubiti. 28Allora mi introdusse nell'atrio interno, per il portico meridionale, e misurò questo portico; aveva le stesse dimensioni. 29Le stanze, i pilastri e l'atrio avevano le medesime misure. Intorno al portico, come intorno all'atrio, vi erano finestre. Esso misurava cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza. 30Intorno vi erano vestiboli di venticinque cubiti di lunghezza per cinque di larghezza. 31Il suo vestibolo era rivolto verso l'atrio esterno; sui pilastri c'erano ornamenti di palme; i gradini per i quali si accedeva erano otto. 32Poi mi condusse al portico dell'atrio interno che guarda a oriente e lo misurò: aveva le solite dimensioni. 33Le stanze, i pilastri e l'atrio avevano le stesse dimensioni. Intorno al portico, come intorno all'atrio, vi erano finestre. Esso misurava cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza. 34Il suo vestibolo dava sull'atrio esterno: sui pilastri, da una parte e dall'altra vi erano ornamenti di palme: i gradini per i quali si accedeva erano otto. 35Poi mi condusse al portico settentrionale e lo misurò: aveva le solite dimensioni, 36come le stanze, i pilastri e l'atrio. Intorno vi erano finestre. Esso misurava cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza. 37Il suo vestibolo dava sull'atrio esterno; sui pilastri, da una parte e dall'altra, c'erano ornamenti di palme: i gradini per cui vi si accedeva erano otto. 38C'era anche una stanza con la porta vicino ai pilastri dei portici; là venivano lavati gli olocausti. 39Nell'atrio del portico vi erano due tavole da una parte e due dall'altra, sulle quali venivano sgozzati gli olocausti e i sacrifici espiatori e di riparazione. 40Altre due tavole erano sul lato esterno, a settentrione di chi entra nel portico, e due tavole all'altro lato presso l'atrio del portico. 41Così a ciascun lato del portico c'erano quattro tavole da una parte e quattro tavole dall'altra: otto tavole in tutto. Su di esse si sgozzavano le vittime. 42C'erano poi altre quattro tavole di pietre squadrate, per gli olocausti, lunghe un cubito e mezzo, larghe un cubito e mezzo e alte un cubito: su di esse venivano deposti gli strumenti con i quali si immolavano gli olocausti e gli altri sacrifici. 43Uncini d'un palmo erano attaccati all'interno tutt'intorno; sulle tavole si mettevano le carni delle offerte. 44Fuori del portico interno, nell'atrio interno, vi erano due stanze: quella accanto al portico settentrionale guardava a mezzogiorno, l'altra accanto al portico meridionale guardava a settentrione. 45Egli mi disse: "La stanza che guarda a mezzogiorno è per i sacerdoti che hanno cura del tempio, 46mentre la stanza che guarda a settentrione è per i sacerdoti che hanno cura dell'altare: sono essi i figli di Zadòk che, tra i figli di Levi, si avvicinano al Signore per il suo servizio". 47Misurò quindi l'atrio: era un quadrato di cento cubiti di larghezza per cento di lunghezza. L'altare era di fronte al tempio. 48Mi condusse poi nell'atrio del tempio e ne misurò i pilastri: erano ognuno cinque cubiti da una parte e cinque cubiti dall'altra; la larghezza del portico: tre cubiti da una parte e tre cubiti dall'altra. 49La lunghezza del vestibolo era di venti cubiti e la larghezza di dodici cubiti. Vi si accedeva per mezzo di dieci gradini; accanto ai pilastri c'erano due colonne, una da una parte e una dall'altra. 41 1M'introdusse poi nel santuario e misurò i pilastri: erano larghi sei cubiti da una parte e sei cubiti dall'altra. 2La porta era larga dieci cubiti e i lati della porta cinque cubiti da una parte e cinque cubiti dall'altra. Misurò quindi il santuario: era lungo quaranta cubiti e largo venti. 3Andò poi nell'interno e misurò i pilastri della porta, due cubiti, e la porta, sei cubiti; la larghezza della porta, sette cubiti. 4Ne misurò ancora la lunghezza, venti cubiti e la larghezza, davanti al santuario, venti cubiti, poi mi disse: "Questo è il Santo dei santi". 5Misurò poi il muro del tempio, sei cubiti; poi la larghezza dell'edificio laterale, quattro cubiti, intorno al tempio. 6Le celle laterali erano una sull'altra, trenta per tre piani. Per le celle all'intorno, c'erano, nel muro del tempio, rientranze in modo che fossero collegate fra di loro, ma non collegate al muro del tempio. 7Salendo da un piano all'altro l'ampiezza delle celle aumentava, perciò la costruzione era più larga verso l'alto. Dal piano inferiore si poteva salire al piano di mezzo e da questo a quello più alto. 8Io vidi intorno al tempio una elevazione. I fondamenti dell'edificio laterale erano di una canna intera di sei cubiti. 9La larghezza del muro esterno dell'edificio laterale era di cinque cubiti, come quella dello spazio rimanente. Fra l'edificio laterale del tempio 10e le stanze c'era una larghezza di venti cubiti intorno al tempio. 11Le porte dell'edificio laterale rimanevano sullo spazio libero; una porta dava a settentrione e una a mezzogiorno. Lo spazio libero era cinque cubiti tutt'intorno. 12La costruzione che era di fronte allo spazio libero sul lato d'occidente, aveva settanta cubiti di larghezza; il muro della costruzione era tutt'intorno dello spessore di cinque cubiti; la sua lunghezza di novanta cubiti. 13Poi misurò il tempio: lunghezza cento cubiti; lo spazio libero, edificio e sue mura, anch'essi cento cubiti. 14La larghezza della facciata del tempio con lo spazio libero, cento cubiti. 15Misurò ancora la larghezza dell'edificio di fronte allo spazio libero nella parte retrostante, con le gallerie di qua e di là: era cento cubiti. L'interno del santuario, il suo vestibolo, 16gli stipiti, le finestre a grate e le gallerie attorno a tutti e tre, a cominciare dalla soglia, erano rivestiti di tavole di legno, tutt'intorno, dal pavimento fino alle finestre, che erano velate. 17Dalla porta, dentro e fuori del tempio e su tutte le pareti interne ed esterne erano dipinti 18cherubini e palme. Fra cherubino e cherubino c'era una palma; ogni cherubino aveva due aspetti: 19aspetto d'uomo verso una palma e aspetto di leone verso l'altra palma, effigiati intorno a tutto il tempio. 20Da terra fino sopra la porta erano disposti cherubini e palme sulle pareti del santuario. 21Gli stipiti del santuario erano quadrangolari. Davanti al Santo dei santi c'era come 22un altare di legno, alto tre cubiti, due cubiti di lunghezza e due di larghezza. Gli angoli, la base e i lati erano di legno. Mi disse: "Questa è la tavola che sta davanti al Signore". 23Il santuario e il Santo dei santi avevano due porte ciascuno. 24Ogni porta aveva due battenti e ogni battente si ripiegava in due pezzi: due per un battente e due per l'altro. 25Sulle porte erano dipinti cherubini e palme come sulle pareti: un portale di legno era sulla facciata dell'atrio all'esterno. 26Finestre e grate e palme erano da tutt'e due le parti, ai lati del vestibolo, alle celle annesse al tempio e agli architravi. 42 1Allora mi fece uscire nell'atrio esterno dal lato settentrionale e mi condusse all'appartamento che sta di fronte allo spazio libero prospicente l'edificio verso settentrione. 2Nella facciata aveva una lunghezza di cento cubiti, verso settentrione, e cinquanta cubiti di larghezza. 3Di fronte ai venti cubiti dell'atrio interno e di fronte al lastricato esterno, vi era un porticato davanti a un altro porticato a tre piani; 4davanti alle stanze c'era un corridoio di dieci cubiti di larghezza per cento di lunghezza: le porte delle stanze guardavano a settentrione. 5Le stanze superiori erano più strette delle inferiori e intermedie, perché i porticati occupavano parte dello spazio. 6Erano a tre piani, ma non avevano colonne come quelle degli altri, e perciò le stanze superiori erano più strette rispetto a quelle intermedie e a quelle inferiori. 7Il muro esterno parallelo alle stanze, dal lato del corridoio esterno, aveva, davanti alle stanze, una lunghezza di cinquanta cubiti. 8Infatti la lunghezza delle stanze dell'atrio esterno era di cinquanta cubiti, mentre dal lato del tempio era di cento cubiti. 9In basso le stanze avevano l'ingresso rivolto verso oriente, entrando dall'atrio esterno, sulla larghezza del muro dell'atrio. 10A mezzogiorno, di fronte allo spazio libero e alla muraglia di cinta, c'erano stanze 11e, davanti ad esse, un passaggio simile a quello delle stanze poste a settentrione: la lunghezza e la larghezza erano uguali a quelle, come anche le varie uscite e le loro disposizioni; come le porte di quelle, 12così erano le porte delle stanze che davano a mezzogiorno; una porta era al principio dell'ambulacro, lungo il muro corrispondente, a oriente di chi entra. 13Egli mi disse: "Le stanze a settentrione e quelle a mezzogiorno, di fronte allo spazio libero, sono le stanze sacre, dove i sacerdoti che si accostano al Signore mangeranno le cose santissime: ivi riporranno le cose santissime, le oblazioni e le vittime di espiazione e di riparazione, perché santo è questo luogo. 14Quando i sacerdoti vi saranno entrati, non usciranno dal luogo santo verso l'atrio esterno, ma deporranno là le loro vesti con le quali hanno prestato servizio, perché esse sono sante: indosseranno altre vesti e così si avvicineranno al luogo destinato al popolo". 15Terminato ch'egli ebbe di misurare l'interno del tempio mi condusse fuori per la porta che guarda a oriente, e misurò la cinta intorno. 16Misurò il lato orientale con la canna per misurare: era cinquecento canne, in canne da misura, all'intorno. 17Misurò il lato settentrionale: era cinquecento canne, in canne da misura, all'intorno. 18Misurò il lato meridionale: era cinquecento canne, con la canna da misura. 19Si volse al lato occidentale: misurò cinquecento canne con la canna da misura. 20Da quattro lati egli misurò il tempio; aveva intorno un muro lungo cinquecento canne e largo cinquecento, per separare il luogo sacro da quello profano. 43 1Mi condusse allora verso la porta che guarda a oriente 2ed ecco che la gloria del Dio d'Israele giungeva dalla via orientale e il suo rumore era come il rumore delle grandi acque e la terra risplendeva della sua gloria. 3La visione che io vidi era simile a quella che avevo vista quando andai per distruggere la città e simile a quella che avevo vista presso il canale Chebàr. Io caddi con la faccia a terra. 4La gloria del Signore entrò nel tempio per la porta che guarda a oriente. 5Lo spirito mi prese e mi condusse nell'atrio interno: ecco, la gloria del Signore riempiva il tempio. 6Mentre quell'uomo stava in piedi accanto a me, sentii che qualcuno entro il tempio mi parlava 7e mi diceva: "Figlio dell'uomo, questo è il luogo del mio trono e il luogo dove posano i miei piedi, dove io abiterò in mezzo agli Israeliti, per sempre. E la casa d'Israele, il popolo e i suoi re, non profaneranno più il mio santo nome con le loro prostituzioni e con i cadaveri dei loro re e con le loro stele, 8collocando la loro soglia accanto alla mia soglia e i loro stipiti accanto ai miei stipiti, così che fra me e loro vi era solo il muro, hanno profanato il mio santo nome con tutti gli abomini che hanno commessi, perciò li ho distrutti con ira. 9Ma d'ora in poi essi allontaneranno da me le loro prostituzioni e i cadaveri dei loro re e io abiterò in mezzo a loro per sempre. 10Tu, figlio dell'uomo, descrivi questo tempio alla casa d'Israele, perché arrossiscano delle loro iniquità; ne misurino la pianta 11e, se si vergogneranno di quanto hanno fatto, manifesta loro la forma di questo tempio, la sua disposizione, le sue uscite, i suoi ingressi, tutti i suoi aspetti, tutti i suoi regolamenti, tutte le sue forme e tutte le sue leggi: mettili per iscritto davanti ai loro occhi, perché osservino tutte queste norme e tutti questi regolamenti e li mettano in pratica. 12Questa è la legge del tempio: alla sommità del monte, tutto il territorio che lo circonda è santissimo; ecco, questa è la legge del tempio. 13Queste sono le misure dell'altare in cubiti, di un cubito e un palmo ciascuno. La base era di un cubito di altezza per un cubito di larghezza: il suo bordo intorno era un palmo. Tale lo zoccolo dell'altare. 14Dalla base che posava a terra fino alla piattaforma inferiore vi erano due cubiti di altezza e un cubito di larghezza: dalla piattaforma piccola alla piattaforma più grande vi erano quattro cubiti di altezza e un cubito di larghezza. 15Il focolare era di quattro cubiti e sul focolare vi erano quattro corni. 16Il focolare era dodici cubiti di lunghezza per dodici di larghezza, cioè quadrato. 17La piattaforma superiore era un quadrato di quattordici cubiti di lunghezza per quattordici cubiti di larghezza, con un orlo intorno di mezzo cubito, e la base, intorno, di un cubito: i suoi gradini guardavano a oriente. 18Egli mi parlò: "Figlio dell'uomo, dice il Signore Dio: Queste sono le leggi dell'altare, quando verrà costruito per offrirvi sopra il sangue. 19Ai sacerdoti leviti della stirpe di Zadòk, che si avvicineranno a me per servirmi, tu darai – parola del Signore Dio – un giovenco per l'espiazione. 20Prenderai di quel sangue e lo spanderai sui quattro corni dell'altare, sui quattro angoli della piattaforma e intorno all'orlo. Così lo purificherai e ne farai l'espiazione. 21Prenderai poi il giovenco del sacrificio espiatorio e lo brucerai in un luogo appartato del tempio, fuori del santuario. 22Il secondo giorno offrirai, per il peccato, un capro senza difetto e farai la purificazione dell'altare come hai fatto con il giovenco. 23Terminato il rito della purificazione, offrirai un giovenco senza difetti e un montone del gregge senza difetti. 24Tu li presenterai al Signore e i sacerdoti getteranno il sale su di loro, poi li offriranno in olocausto al Signore. 25Per sette giorni sacrificherai per il peccato un capro al giorno e verrà offerto anche un giovenco e un montone del gregge senza difetti. 26Per sette giorni si farà l'espiazione dell'altare e lo si purificherà e consacrerà. 27Finiti questi giorni, dall'ottavo in poi, i sacerdoti immoleranno sopra l'altare i vostri olocausti, i vostri sacrifici di comunione e io vi sarò propizio". Oracolo del Signore Dio. 44 1Mi condusse poi alla porta esterna del santuario dalla parte di oriente; essa era chiusa. 2Mi disse: "Questa porta rimarrà chiusa: non verrà aperta, nessuno vi passerà, perché c'è passato il Signore, Dio d'Israele. Perciò resterà chiusa. 3Ma il principe, il principe siederà in essa per cibarsi davanti al Signore; entrerà dal vestibolo della porta e di lì uscirà". 4Poi mi condusse per la porta settentrionale, davanti al tempio. Guardai ed ecco la gloria del Signore riempiva il tempio. Caddi con la faccia a terra 5e il Signore mi disse: "Figlio dell'uomo, sta' attento, osserva bene e ascolta quanto io ti dirò sulle prescrizioni riguardo al tempio e su tutte le sue leggi; sta' attento a come si entra nel tempio da tutti gli accessi del santuario. 6Riferirai a quei ribelli, alla gente d'Israele: Così dice il Signore Dio: Troppi sono stati per voi gli abomini, o Israeliti! 7Avete introdotto figli stranieri, non circoncisi di cuore e non circoncisi di carne, perché stessero nel mio santuario e profanassero il mio tempio, mentre mi offrivate il mio cibo, il grasso e il sangue, rompendo così la mia alleanza con tutti i vostri abomini. 8Non vi siete presi voi la cura delle mie cose sante ma avete affidato loro, al vostro posto, la custodia del mio santuario. 9Così dice il Signore Dio: Nessuno straniero, non circonciso di cuore, non circonciso nella carne, entrerà nel mio santuario, nessuno di tutti gli stranieri che sono in mezzo agli Israeliti. 10Anche i leviti, che si sono allontanati da me nel traviamento d'Israele e hanno seguito i loro idoli, sconteranno la propria iniquità; 11serviranno nel mio santuario come guardie delle porte del tempio e come servi del tempio; sgozzeranno gli olocausti e le vittime del popolo e staranno davanti ad esso pronti al suo servizio. 12Poiché l'hanno servito davanti ai suoi idoli e sono stati per la gente d'Israele occasione di peccato, perciò io ho alzato la mano su di loro – parola del Signore Dio – ed essi sconteranno la loro iniquità. 13Non si avvicineranno più a me per servirmi come sacerdoti e toccare tutte le mie cose sante e santissime, ma sconteranno la vergogna degli abomini che hanno compiuti. 14Affido loro la custodia del tempio e ogni suo servizio e qualunque cosa da compiere in esso. 15I sacerdoti leviti figli di Zadòk, che hanno osservato le prescrizioni del mio santuario quando gli Israeliti si erano allontanati da me, si avvicineranno a me per servirmi e staranno davanti a me per offrirmi il grasso e il sangue. Parola del Signore Dio. 16Essi entreranno nel mio santuario e si avvicineranno alla mia tavola per servirmi e custodiranno le mie prescrizioni. 17Quando entreranno dalle porte dell'atrio interno, indosseranno vesti di lino; non porteranno alcun indumento di lana, quando essi eserciteranno il ministero alle porte dell'atrio interno e nel tempio. 18Porteranno in capo turbanti di lino e avranno mutande ai fianchi: non si cingeranno di quanto provochi il sudore. 19Quando usciranno nell'atrio esterno verso il popolo, si toglieranno le vesti con le quali hanno ufficiato e le deporranno nelle stanze del santuario: indosseranno altre vesti per non comunicare con esse la consacrazione al popolo. 20Non si raderanno il capo, né si lasceranno crescere la chioma, ma avranno i capelli normalmente tagliati. 21Nessun sacerdote berrà vino quando dovrà entrare nell'atrio interno. 22Non prenderanno in sposa una vedova, né una ripudiata, ma solo una vergine della stirpe d'Israele: potranno sposare però una vedova, se è la vedova di un sacerdote. 23Indicheranno al mio popolo ciò che è santo e ciò che è profano e gli insegneranno ciò che è mondo e ciò che è immondo. 24Nelle liti essi saranno i giudici e decideranno secondo le mie leggi. In tutte le mie feste osserveranno le mie leggi e i miei statuti e santificheranno i miei sabati. 25Nessuno di essi si avvicinerà a un cadavere per non rendersi immondo, ma potrà rendersi immondo per il padre, la madre, un figlio, una figlia, un fratello o per una sorella non maritata: 26dopo essersi purificato, gli si conteranno sette giorni 27e quando egli rientrerà nel luogo santo, nell'atrio interno per servire nel santuario, offrirà il suo sacrificio espiatorio. Parola del Signore Dio. 28Essi non avranno alcuna eredità. Io sarò la loro eredità: non sarà dato loro alcun possesso in Israele; io sono il loro possesso. 29Saranno loro cibo le oblazioni, i sacrifici espiatori, i sacrifici di riparazione; apparterrà loro quanto è stato votato allo sterminio in Israele. 30La parte migliore di tutte le vostre primizie e ogni specie di offerta apparterranno ai sacerdoti: così darete al sacerdote le primizie dei vostri macinati, per far posare la benedizione sulla vostra casa. 31I sacerdoti non mangeranno la carne di alcun animale morto di morte naturale o sbranato, di uccelli o di altri animali". 45 1"Quando voi spartirete a sorte la regione, in eredità, preleverete dal territorio, in offerta al Signore, una porzione sacra, lunga venticinquemila cubiti e larga ventimila: essa sarà santa per tutta la sua estensione. 2Di essa sarà per il santuario un quadrato di cinquecento cubiti per cinquecento, con una zona libera all'intorno di cinquanta cubiti. 3In quella superficie misurerai un tratto di venticinquemila cubiti di lunghezza per diecimila di larghezza, dove sarà il santuario, il Santo dei santi. 4Esso sarà la parte sacra del paese, sarà per i sacerdoti ministri del santuario, che si avvicinano per servire il Signore: questo luogo servirà per le loro case e come luogo sacro per il santuario. 5Uno spazio di venticinquemila cubiti di lunghezza per diecimila di larghezza sarà il possesso dei leviti che servono nel tempio, con città dove abitare. 6Come possesso poi delle città assegnerete un tratto di cinquemila cubiti di larghezza per venticinquemila di lunghezza, parallelo alla parte assegnata al santuario: apparterrà a tutta la gente d'Israele. 7Al principe sarà assegnato un possesso di qua e di là della parte sacra e del territorio dalle città, al fianco della parte sacra e al fianco del territorio della città, a occidente fino all'estremità occidentale e a oriente sino al confine orientale, per una lunghezza uguale a ognuna delle parti, dal confine occidentale sino a quello orientale. 8Questa sarà la sua terra, il suo possesso in Israele e così i miei prìncipi non opprimeranno il mio popolo, ma lasceranno la terra alla gente d'Israele, alle sue tribù". 9Dice il Signore Dio: "Basta, prìncipi d'Israele, basta con le violenze e le rapine! Agite secondo il diritto e la giustizia; eliminate le vostre estorsioni dal mio popolo. Parola del Signore Dio. 10Abbiate bilance giuste, efa giusta, bat giusto. 11L'efa e il bat saranno della medesima misura così che il bat e l'efa contengano un decimo del comer, la loro misura sarà in relazione al comer. 12Il siclo sarà di venti ghere: venti sicli, venticinque sicli e quindici sicli saranno la vostra mina. 13Questa sarà l'offerta che voi preleverete: un sesto di efa per ogni comer di frumento e un sesto di efa per ogni comer di orzo. 14Norma per l'olio – che si misura con il bat – è un decimo del bat per ogni kor. Dieci bat corrispondono ad un comer, perché dieci bat formano un comer. 15Dal gregge, una pecora ogni duecento, dai prati fertili d'Israele. Questa sarà data per le oblazioni, per gli olocausti, per i sacrifici di comunione, in espiazione per loro. Parola del Signore Dio. 16Tutta la popolazione del paese sarà tenuta a questa offerta verso il principe d'Israele. 17A carico del principe saranno gli olocausti, le oblazioni e le libazioni nelle solennità, nei noviluni e nei sabati, in tutte le feste della gente d'Israele. Egli provvederà per il sacrificio espiatorio, l'oblazione, l'olocausto e il sacrificio di comunione per l'espiazione della gente d'Israele". 18Dice il Signore Dio: "Il primo giorno del primo mese, prenderai un giovenco senza difetti e purificherai il santuario. 19Il sacerdote prenderà il sangue della vittima per il peccato e lo metterà sugli stipiti del tempio e sui quattro angoli dello zoccolo dell'altare e sugli stipiti delle porte dell'atrio interno. 20Lo stesso farà il sette del mese per chi abbia peccato per errore o per ignoranza: così purificherete il tempio. 21Il quattordici del primo mese sarà per voi la pasqua, festa d'una settimana di giorni: mangeranno pane azzimo. 22In quel giorno il principe offrirà, per sé e per tutto il popolo del paese, un giovenco per il peccato; 23nei sette giorni della festa offrirà in olocausto al Signore sette giovenchi e sette montoni, senza difetti, in ognuno dei sette giorni, e un capro in sacrificio per il peccato, ogni giorno. 24In oblazione offrirà un'efa per giovenco e un'efa per montone, con un hin di olio per ogni efa. 25Il quindici del settimo mese farà per la festa come in quei sette giorni, per i sacrifici espiatori, per gli olocausti, le oblazioni e l'olio". 46 1Dice il Signore Dio: "Il portico dell'atrio interno che guarda a oriente rimarrà chiuso nei sei giorni di lavoro; sarà aperto il sabato e nei giorni del novilunio. 2Il principe entrerà dal di fuori passando dal vestibolo del portico esterno e si fermerà presso lo stipite del portico, mentre i sacerdoti offriranno il suo olocausto e il suo sacrificio di comunione. Egli si prostrerà sulla soglia del portico, poi uscirà e il portico non sarà chiuso fino al tramonto. 3Il popolo del paese si prostrerà nei sabati e nei giorni del novilunio all'ingresso del portico, davanti al Signore. 4L'olocausto che il principe offrirà al Signore nel giorno di sabato sarà di sei agnelli e un montone senza difetti; 5come oblazione offrirà un'efa per il montone, per gli agnelli quell'offerta che potrà dare; di olio un hin per ogni efa. 6Nel giorno del novilunio offrirà in olocausto un giovenco senza difetti, sei agnelli e un montone senza difetti; 7in oblazione, un'efa per il giovenco e un'efa per il montone e per gli agnelli quanto potrà dare; d'olio, un hin per ogni efa. 8Quando il principe entrerà, dovrà entrare passando per l'atrio del portico e da esso uscirà. 9Quando verrà il popolo del paese davanti al Signore nelle solennità, coloro che saranno entrati dalla porta di settentrione per adorare, usciranno dal portico di mezzogiorno; quelli che saranno entrati dal portico di mezzogiorno usciranno dal portico di settentrione. Nessuno uscirà dal portico da cui è entrato ma uscirà da quello opposto. 10Il principe sarà in mezzo a loro; entrerà come entrano loro e uscirà come escono loro. 11Nelle feste e nelle solennità l'oblazione sarà di un'efa per il giovenco e di un'efa per il montone; per gli agnelli quello che potrà dare; l'olio sarà di un hin per ogni efa. 12Quando il principe vorrà offrire volontariamente al Signore un olocausto o sacrifici di comunione, gli sarà aperto il portico che guarda ad oriente e offrirà l'olocausto e il sacrificio di comunione come li offre nei giorni di sabato; poi uscirà e il portico verrà chiuso appena sarà uscito. 13Ogni giorno tu offrirai in olocausto al Signore un agnello di un anno, senza difetti; l'offrirai ogni mattina. 14Su di esso farai ogni mattina un'oblazione di un sesto di efa; di olio offrirai un terzo di hin per intridere il fior di farina: è un'oblazione al Signore, la legge dell'olocausto quotidiano. 15Si offrirà dunque l'agnello, l'oblazione e l'olio, ogni mattina: è l'olocausto quotidiano". 16Dice il Signore Dio: "Se il principe darà in dono ad uno dei suoi figli qualcosa della sua eredità, il dono rimarrà ai suoi figli come eredità. 17Se invece egli farà sulla sua eredità un dono a uno dei suoi servi, il dono apparterrà al servo fino all'anno dell'affrancamento, poi ritornerà al principe: ma la sua eredità resterà ai suoi figli. 18Il principe non prenderà niente dell'eredità del popolo, privandolo, con esazioni, del suo possesso; egli lascerà in eredità ai suoi figli parte di quanto possiede, perché nessuno del mio popolo sia scacciato dal suo possesso". 19Poi egli mi condusse, per il corridoio che sta sul fianco del portico, alle stanze del santuario destinate ai sacerdoti, dalla parte di settentrione: ed ecco alla estremità di occidente un posto riservato. 20Mi disse: "Questo è il luogo dove i sacerdoti cuoceranno le carni dei sacrifici di riparazione e di espiazione e dove cuoceranno le oblazioni, senza portarle fuori nell'atrio esterno e correre il rischio di comunicare la consacrazione al popolo". 21Mi condusse nell'atrio esterno e mi fece passare presso i quattro angoli dell'atrio e a ciascun angolo dell'atrio vi era un cortile; 22quindi ai quattro angoli dell'atrio vi erano quattro piccoli cortili lunghi quaranta cubiti e larghi trenta, tutti d'una stessa misura. 23Un muro girava intorno a tutt'e quattro e dei fornelli erano costruiti in basso intorno al muro. 24Egli mi disse: "Queste sono le cucine dove i servi del tempio cuoceranno i sacrifici del popolo". 47 1Mi condusse poi all'ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell'acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell'altare. 2Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all'esterno fino alla porta esterna che guarda a oriente, e vidi che l'acqua scaturiva dal lato destro. 3Quell'uomo avanzò verso oriente e con una cordicella in mano misurò mille cubiti, poi mi fece attraversare quell'acqua: mi giungeva alla caviglia. 4Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare quell'acqua: mi giungeva al ginocchio. Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare l'acqua: mi giungeva ai fianchi. 5Ne misurò altri mille: era un fiume che non potevo attraversare, perché le acque erano cresciute, erano acque navigabili, un fiume da non potersi passare a guado. 6Allora egli mi disse: "Hai visto, figlio dell'uomo?". Poi mi fece ritornare sulla sponda del fiume; 7voltandomi, vidi che sulla sponda del fiume vi era un grandissima quantità di alberi da una parte e dall'altra. 8Mi disse: "Queste acque escono di nuovo nella regione orientale, scendono nell'Araba ed entrano nel mare: sboccate in mare, ne risanano le acque. 9Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il fiume, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché quelle acque dove giungono, risanano e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. 10Sulle sue rive vi saranno pescatori: da Engàddi a En-Eglàim vi sarà una distesa di reti. I pesci, secondo le loro specie, saranno abbondanti come i pesci del Mar Mediterraneo. 11Però le sue paludi e le sue lagune non saranno risanate: saranno abbandonate al sale. 12Lungo il fiume, su una riva e sull'altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui fronde non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina". 13Dice il Signore Dio: "Questi saranno i confini della terra che spartirete fra le dodici tribù d'Israele, dando a Giuseppe due parti. 14Ognuno di voi possederà come l'altro la parte di territorio che io alzando la mano ho giurato di dare ai vostri padri: questa terra sarà in vostra eredità. 15Ecco dunque quali saranno i confini del paese. A settentrione, dal Mar Mediterraneo lungo la via di Chetlòn fino a Zedàd; 16il territorio di Amat, Berotà, Sibràim, che è fra il territorio di Damasco e quello di Amat, Cazer-Ticòn, che è sulla frontiera di Hauràn. 17Quindi la frontiera si estenderà dal mare fino a Cazer-Enòn, con il territorio di Damasco e quello di Amat a settentrione. Questo il lato settentrionale. 18A oriente, fra l'Hauràn, Damasco e Gàlaad e il paese d'Israele, sarà di confine il Giordano, fino al mare orientale, e verso Tamàr. Questo il lato orientale. 19A mezzogiorno, da Tamàr fino alle acque di Meriba-Kadès, fino al torrente verso il Mar Mediterraneo. Questo il lato meridionale verso il Negheb. 20A occidente, il Mar Mediterraneo, dal confine sino davanti all'ingresso di Amat. Questo il lato occidentale. 21Vi spartirete questo territorio secondo le tribù d'Israele. 22Lo dividerete in eredità fra voi e i forestieri che abitano con voi, i quali hanno generato figli in mezzo a voi; questi saranno per voi come indigeni fra gli Israeliti e tireranno a sorte con voi la loro parte in mezzo alle tribù d'Israele. 23Nella tribù in cui lo straniero è stabilito, là gli darete la sua parte". Parola del Signore Dio. 48 1Questi sono i nomi delle tribù: dal confine settentrionale, lungo la via di Chetlòn che conduce ad Amat, fino a Cazer-Enòn, con a settentrione la frontiera di Damasco e lungo il confine di Amat, dal lato d'oriente fino al mare, sarà assegnata a Dan una parte. 2Sulla frontiera di Dan, dal limite orientale al limite occidentale: Aser, una parte. 3Sulla frontiera di Aser, dal limite orientale fino al limite occidentale: Nèftali, una parte. 4Sulla frontiera di Nèftali, dal limite orientale fino al limite occidentale: Manàsse, una parte. 5Sulla frontiera di Manàsse, dal limite orientale fino al limite occidentale: Èfraim, una parte. 6Sulla frontiera di Èfraim, dal limite orientale fino al limite occidentale: Ruben, una parte. 7Sulla frontiera di Ruben, dal limite orientale fino al limite occidentale: Giuda, una parte. 8Sulla frontiera di Giuda, dal limite orientale fino al limite occidentale, starà la porzione che preleverete, larga venticinquemila cubiti e lunga come una delle parti dal limite orientale fino al limite occidentale: in mezzo sorgerà il santuario. 9La parte che voi preleverete per il Signore avrà venticinquemila cubiti di lunghezza per ventimila di larghezza. 10Ai sacerdoti apparterrà la parte sacra del territorio, venticinquemila cubiti a settentrione e diecimila di larghezza a ponente, diecimila cubiti di larghezza a oriente e venticinquemila cubiti di lunghezza a mezzogiorno. In mezzo sorgerà il santuario del Signore. 11Essa apparterrà ai sacerdoti consacrati, ai figli di Zadòk, che furono fedeli alla mia osservanza e non si traviarono nel traviamento degli Israeliti come traviarono i leviti. 12Sarà per loro come una parte sacra prelevata sulla parte consacrata del paese, cosa santissima, a fianco del territorio assegnato ai leviti. 13I leviti, lungo il territorio dei sacerdoti, avranno venticinquemila cubiti di lunghezza per diecimila di larghezza: tutta la lunghezza sarà di venticinquemila cubiti e tutta la larghezza di diecimila. 14Essi non ne potranno vendere né permutare, né potrà essere alienata questa parte migliore del paese, perché è sacra al Signore. 15I cinquemila cubiti di lunghezza che restano sui venticinquemila, saranno terreno profano per la città, per abitazioni e dintorni; in mezzo sorgerà la città. 16Le sue misure saranno le seguenti: il lato settentrionale avrà quattromilacinquecento cubiti; il lato meridionale, quattromilacinquecento cubiti; il lato orientale quattromilacinquecento cubiti e il lato occidentale quattromilacinquecento cubiti. 17I dintorni della città saranno duecentocinquanta cubiti a settentrione, duecentocinquanta a mezzogiorno, duecentocinquanta a oriente e duecentocinquanta a ponente. 18Rimarrà accanto alla parte sacra un terreno lungo diecimila cubiti a oriente e diecimila a occidente, i cui prodotti saranno il cibo per coloro che prestan servizio nella città, 19i quali saranno presi da tutte le tribù d'Israele. 20Tutta la zona sarà di venticinquemila cubiti per venticinquemila. Preleverete, come possesso della città, un quarto della zona sacra. 21Il resto, da una parte e dall'altra della zona sacra e del possesso della città, su un fronte di venticinquemila cubiti della zona sacra a oriente, verso il confine orientale, e a ponente, su un fronte di venticinquemila cubiti verso il confine occidentale, parallelamente alle parti, sarà per il principe. La zona sacra e il santuario del tempio rimarranno in mezzo, 22fra il possesso dei leviti e il possesso della città, e fra ciò che spetta al principe; quel che si trova tra la frontiera di Giuda e quella di Beniamino sarà del principe. 23Per le altre tribù, dalla frontiera orientale a quella occidentale: Beniamino, una parte. 24Al lato del territorio di Beniamino, dalla frontiera orientale a quella occidentale: Simeone, una parte. 25Al lato del territorio di Simeone, dalla frontiera orientale a quella occidentale: Ìssacar, una parte. 26Al lato del territorio di Ìssacar, dalla frontiera orientale a quella occidentale: Zàbulon, una parte. 27Al lato del territorio di Zàbulon, dalla frontiera orientale a quella occidentale: Gad, una parte. 28Al lato del territorio di Gad, dalla frontiera meridionale verso mezzogiorno, la frontiera andrà da Tamàr alle acque di Meriba-Kadès e al torrente che va al Mar Mediterraneo. 29Questo è il territorio che voi dividerete a sorte in eredità alle tribù d'Israele e queste le loro parti, dice il Signore Dio. 30Queste saranno le uscite della città: sul lato settentrionale: quattromilacinquecento cubiti. 31Le porte della città porteranno i nomi delle tribù d'Israele. Tre porte a settentrione: la porta di Ruben, una; la porta di Giuda, una; la porta di Levi, una. 32Sul lato orientale: quattromilacinquecento cubiti e tre porte: la porta di Giuseppe, una; la porta di Beniamino, una; la porta di Dan, una. 33Sul lato meridionale: quattromilacinquecento cubiti e tre porte: la porta di Simeone, una; la porta di Ìssacar, una; la porta di Zàbulon, una. 34Sul lato occidentale: quattromilacinquecento cubiti e tre porte: la porta di Gad, una; la porta di Aser, una; la porta di Nèftali, una. 35Perimetro totale: diciottomila cubiti. La città si chiamerà da quel giorno in poi: Là è il Signore. Daniele 1 1L'anno terzo del regno di Ioiakìm re di Giuda, Nabucodònosor re di Babilonia marciò su Gerusalemme e la cinse d'assedio. 2Il Signore mise Ioiakìm re di Giuda nelle sue mani, insieme con una parte degli arredi del tempio di Dio, ed egli li trasportò in Sennaàr e depositò gli arredi nel tesoro del tempio del suo dio. 3Il re ordinò ad Asfenàz, capo dei suoi funzionari di corte, di condurgli giovani israeliti di stirpe reale o di famiglia nobile, 4senza difetti, di bell'aspetto, dotati di ogni scienza, educati, intelligenti e tali da poter stare nella reggia, per essere istruiti nella scrittura e nella lingua dei Caldei. 5Il re assegnò loro una razione giornaliera di vivande e di vino della sua tavola; dovevano esser educati per tre anni, al termine dei quali sarebbero entrati al servizio del re. 6Fra di loro vi erano alcuni Giudei: Daniele, Anania, Misaele e Azaria; 7però il capo dei funzionari di corte chiamò Daniele Baltazzàr; Anania Sadràch; Misaele Mesàch e Azaria Abdènego. 8Ma Daniele decise in cuor suo di non contaminarsi con le vivande del re e con il vino dei suoi banchetti e chiese al capo dei funzionari di non farlo contaminare. 9Dio fece sì che Daniele incontrasse la benevolenza e la simpatia del capo dei funzionari. 10Però egli disse a Daniele: "Io temo che il re mio signore, che ha stabilito quello che dovete mangiare e bere, trovi le vostre facce più magre di quelle degli altri giovani della vostra età e io così mi renda colpevole davanti al re". 11Ma Daniele disse al custode, al quale il capo dei funzionari aveva affidato Daniele, Anania, Misaele e Azaria: 12"Mettici alla prova per dieci giorni, dandoci da mangiare legumi e da bere acqua, 13poi si confrontino, alla tua presenza, le nostre facce con quelle dei giovani che mangiano le vivande del re; quindi deciderai di fare con noi tuoi servi come avrai constatato". 14Egli acconsentì e fece la prova per dieci giorni; 15terminati questi, si vide che le loro facce erano più belle e più floride di quelle di tutti gli altri giovani che mangiavano le vivande del re. 16D'allora in poi il sovrintendente fece togliere l'assegnazione delle vivande e del vino e diede loro soltanto legumi. 17Dio concesse a questi quattro giovani di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni sapienza e rese Daniele interprete di visioni e di sogni. 18Terminato il tempo stabilito dal re entro il quale i giovani dovevano essergli presentati, il capo dei funzionari li portò a Nabucodònosor. 19Il re parlò con loro, ma fra tutti non si trovò nessuno pari a Daniele, Anania, Misaele e Azaria, i quali rimasero al servizio del re; 20in qualunque affare di sapienza e intelligenza su cui il re li interrogasse, li trovò dieci volte superiori a tutti i maghi e astrologi che c'erano in tutto il suo regno. 21Così Daniele vi rimase fino al primo anno del re Ciro. 2 1Nel secondo anno del suo regno, Nabucodònosor fece un sogno e il suo animo ne fu tanto agitato da non poter più dormire. 2Allora il re ordinò che fossero chiamati i maghi, gli astrologi, gli incantatori e i caldei a spiegargli i sogni. Questi vennero e si presentarono al re. 3Egli disse loro: "Ho fatto un sogno e il mio animo si è tormentato per trovarne la spiegazione". 4I caldei risposero al re: "Re, vivi per sempre. Racconta il sogno ai tuoi servi e noi te ne daremo la spiegazione". 5Rispose il re ai caldei: "Questa è la mia decisione: se voi non mi rivelate il sogno e la sua spiegazione sarete fatti a pezzi e le vostre case saranno ridotte in letamai. 6Se invece mi rivelerete il sogno e me ne darete la spiegazione, riceverete da me doni, regali e grandi onori. Ditemi dunque il sogno e la sua spiegazione". 7Essi replicarono: "Esponga il re il sogno ai suoi servi e noi ne daremo la spiegazione". 8Rispose il re: "Comprendo bene che voi volete guadagnar tempo, perché avete inteso la mia decisione. 9Se non mi dite qual era il mio sogno, una sola sarà la vostra sorte. Vi siete messi d'accordo per darmi risposte astute e false in attesa che le circostanze si mutino. Perciò ditemi il sogno e io saprò che voi siete in grado di darmene anche la spiegazione". 10I caldei risposero davanti al re: "Non c'è nessuno al mondo che possa soddisfare la richiesta del re: difatti nessun re, per quanto potente e grande, ha mai domandato una cosa simile ad un mago, indovino o caldeo. 11La richiesta del re è tanto difficile, che nessuno ne può dare al re la risposta, se non gli dèi la cui dimora è lontano dagli uomini". 12Allora il re, acceso di furore, ordinò che tutti i saggi di Babilonia fossero messi a morte. 13Il decreto fu pubblicato e già i saggi venivano uccisi; anche Daniele e i suoi compagni erano ricercati per essere messi a morte. 14Ma Daniele rivolse parole piene di saggezza e di prudenza ad Ariòch, capo delle guardie del re, che stava per uccidere i saggi di Babilonia, 15e disse ad Ariòch, ufficiale del re: "Perché il re ha emanato un decreto così severo?". Ariòch ne spiegò il motivo a Daniele. 16Egli allora entrò dal re e pregò che gli si concedesse tempo: egli avrebbe dato la spiegazione dei sogni al re. 17Poi Daniele andò a casa e narrò la cosa ai suoi compagni, Anania, Misaele e Azaria, 18ed essi implorarono misericordia dal Dio del cielo riguardo a questo mistero, perché Daniele e i suoi compagni non fossero messi a morte insieme con tutti gli altri saggi di Babilonia. 19Allora il mistero fu svelato a Daniele in una visione notturna; perciò Daniele benedisse il Dio del cielo: 20"Sia benedetto il nome di Dio di secolo in secolo, perché a lui appartengono la sapienza e la potenza. 21Egli alterna tempi e stagioni, depone i re e li innalza, concede la sapienza ai saggi, agli intelligenti il sapere. 22Svela cose profonde e occulte e sa quel che è celato nelle tenebre e presso di lui è la luce. 23Gloria e lode a te, Dio dei miei padri, che mi hai concesso la sapienza e la forza, mi hai manifestato ciò che ti abbiamo domandato e ci hai illustrato la richiesta del re". 24Allora Daniele si recò da Ariòch, al quale il re aveva affidato l'incarico di uccidere i saggi di Babilonia, e presentatosi gli disse: "Non uccidere i saggi di Babilonia, ma conducimi dal re e io gli farò conoscere la spiegazione del sogno". 25Ariòch condusse in fretta Daniele alla presenza del re e gli disse: "Ho trovato un uomo fra i Giudei deportati, il quale farà conoscere al re la spiegazione del sogno". 26Il re disse allora a Daniele, chiamato Baltazzàr: "Puoi tu davvero rivelarmi il sogno che ho fatto e darmene la spiegazione?". 27Daniele, davanti al re, rispose: "Il mistero di cui il re chiede la spiegazione non può essere spiegato né da saggi, né da astrologi, né da maghi, né da indovini; 28ma c'è un Dio nel cielo che svela i misteri ed egli ha rivelato al re Nabucodònosor quel che avverrà al finire dei giorni. Ecco dunque qual era il tuo sogno e le visioni che sono passate per la tua mente, mentre dormivi nel tuo letto. 29O re, i pensieri che ti sono venuti mentre eri a letto riguardano il futuro; colui che svela i misteri ha voluto svelarti ciò che dovrà avvenire. 30Se a me è stato svelato questo mistero, non è perché io possieda una sapienza superiore a tutti i viventi, ma perché ne sia data la spiegazione al re e tu possa conoscere i pensieri del tuo cuore. 31Tu stavi osservando, o re, ed ecco una statua, una statua enorme, di straordinario splendore, si ergeva davanti a te con terribile aspetto. 32Aveva la testa d'oro puro, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le cosce di bronzo, 33le gambe di ferro e i piedi in parte di ferro e in parte di creta. 34Mentre stavi guardando, una pietra si staccò dal monte, ma non per mano di uomo, e andò a battere contro i piedi della statua, che erano di ferro e di argilla, e li frantumò. 35Allora si frantumarono anche il ferro, l'argilla, il bronzo, l'argento e l'oro e divennero come la pula sulle aie d'estate; il vento li portò via senza lasciar traccia, mentre la pietra, che aveva colpito la statua, divenne una grande montagna che riempì tutta quella regione. 36Questo è il sogno: ora ne daremo la spiegazione al re. 37Tu o re, sei il re dei re; a te il Dio del cielo ha concesso il regno, la potenza, la forza e la gloria. 38A te ha concesso il dominio sui figli dell'uomo, sugli animali selvatici, sugli uccelli del cielo; tu li domini tutti: tu sei la testa d'oro. 39Dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo; poi un terzo regno, quello di bronzo, che dominerà su tutta la terra. 40Vi sarà poi un quarto regno, duro come il ferro. Come il ferro spezza e frantuma tutto, così quel regno spezzerà e frantumerà tutto. 41Come hai visto, i piedi e le dita erano in parte di argilla da vasaio e in parte di ferro: ciò significa che il regno sarà diviso, ma avrà la durezza del ferro unito all'argilla. 42Se le dita dei piedi erano in parte di ferro e in parte di argilla, ciò significa che una parte del regno sarà forte e l'altra fragile. 43Il fatto d'aver visto il ferro mescolato all'argilla significa che le due parti si uniranno per via di matrimoni, ma non potranno diventare una cosa sola, come il ferro non si amalgama con l'argilla. 44Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno che non sarà mai distrutto e non sarà trasmesso ad altro popolo: stritolerà e annienterà tutti gli altri regni, mentre esso durerà per sempre. 45Questo significa quella pietra che tu hai visto staccarsi dal monte, non per mano di uomo, e che ha stritolato il ferro, il bronzo, l'argilla, l'argento e l'oro. Il Dio grande ha rivelato al re quello che avverrà da questo tempo in poi. Il sogno è vero e degna di fede ne è la spiegazione". 46Allora il re Nabucodònosor piegò la faccia a terra, si prostrò davanti a Daniele e ordinò che gli si offrissero sacrifici e incensi. 47Quindi rivolto a Daniele gli disse: "Certo, il vostro Dio è il Dio degli dèi, il Signore dei re e il rivelatore dei misteri, poiché tu hai potuto svelare questo mistero". 48Il re esaltò Daniele e gli fece molti preziosi regali, lo costituì governatore di tutta la provincia di Babilonia e capo di tutti i saggi di Babilonia; 49su richiesta di Daniele, il re fece amministratori della provincia di Babilonia, Sadràch, Mesàch e Abdènego. Daniele rimase alla corte del re. 3 1Il re Nabucodònosor aveva fatto costruire una statua d'oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e l'aveva fatta erigere nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia. 2Quindi il re Nabucodònosor aveva convocato i sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province, perché presenziassero all'inaugurazione della statua che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere. 3I sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province vennero all'inaugurazione della statua. Essi si disposero davanti alla statua fatta erigere dal re. 4Un banditore gridò ad alta voce: "Popoli, nazioni e lingue, a voi è rivolto questo proclama: 5Quando voi udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna, e d'ogni specie di strumenti musicali, vi prostrerete e adorerete la statua d'oro, che il re Nabucodònosor ha fatto innalzare. 6Chiunque non si prostrerà alla statua, in quel medesimo istante sarà gettato in mezzo ad una fornace di fuoco ardente". 7Perciò tutti i popoli, nazioni e lingue, in quell'istante che ebbero udito il suono del corno, del flauto, dell'arpicordo, del salterio e di ogni specie di strumenti musicali, si prostrarono e adorarono la statua d'oro, che il re Nabucodònosor aveva fatto innalzare. 8Però in quel momento alcuni Caldei si fecero avanti per accusare i Giudei 9e andarono a dire al re Nabucodònosor: "Re, vivi per sempre! 10Tu hai decretato, o re, che chiunque avrà udito il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, si deve prostrare e adorare la statua d'oro: 11chiunque non si prostrerà per adorarla, sia gettato in mezzo ad una fornace con il fuoco acceso. 12Ora, ci sono alcuni Giudei, ai quali hai affidato gli affari della provincia di Babilonia, cioè Sadràch, Mesàch e Abdènego, che non ti obbediscono, re: non servono i tuoi dèi e non adorano la statua d'oro che tu hai fatto innalzare". 13Allora Nabucodònosor, sdegnato, comandò che gli si conducessero Sadràch, Mesàch e Abdènego, e questi comparvero alla presenza del re. 14Nabucodònosor disse loro: "È vero, Sadràch, Mesàch e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d'oro che io ho fatto innalzare? 15Ora, se voi sarete pronti, quando udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatta, bene; altrimenti in quel medesimo istante sarete gettati in mezzo ad una fornace dal fuoco ardente. Qual Dio vi potrà liberare dalla mia mano?". 16Ma Sadràch, Mesàch e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: "Re, noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; 17sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace con il fuoco acceso e dalla tua mano, o re. 18Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto". 19Allora Nabucodònosor, acceso d'ira e con aspetto minaccioso contro Sadràch, Mesàch e Abdènego, ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito. 20Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadràch, Mesàch e Abdènego e gettarli nella fornace con il fuoco acceso. 21Furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, calzari, turbanti e tutti i loro abiti e gettati in mezzo alla fornace con il fuoco acceso. 22Ma quegli uomini, che dietro il severo comando del re avevano acceso al massimo la fornace per gettarvi Sadràch, Mesàch e Abdènego, rimasero uccisi dalle fiamme, 23nel momento stesso che i tre giovani Sadràch, Mesàch e Abdènego cadevano legati nella fornace con il fuoco acceso. 24Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore. 25Azaria, alzatosi, fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse: 26"Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri padri; degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre. 27Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto; tutte le tue opere sono vere, rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi. 28Giusto è stato il tuo giudizio per quanto hai fatto ricadere su di noi e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme. Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo a causa dei nostri peccati, 29poiché noi abbiamo peccato, abbiamo agito da iniqui, allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo. Non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti, 30non li abbiamo osservati, non abbiamo fatto quanto ci avevi ordinato per il nostro bene. 31Ora quanto hai fatto ricadere su di noi, tutto ciò che ci hai fatto, l'hai fatto con retto giudizio: 32ci hai dato in potere dei nostri nemici, ingiusti, i peggiori fra gli empi, e di un re iniquo, il più malvagio su tutta la terra. 33Ora non osiamo aprire la bocca: disonore e disprezzo sono toccati ai tuoi servi, ai tuoi adoratori. 34Non ci abbandonare fino in fondo, per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza; 35non ritirare da noi la tua misericordia, per amore di Abramo tuo amico, di Isacco tuo servo, d'Israele tuo santo, 36ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare la loro stirpe come le stelle del cielo, come la sabbia sulla spiaggia del mare. 37Ora invece, Signore, noi siamo diventati più piccoli di qualunque altra nazione, ora siamo umiliati per tutta la terra a causa dei nostri peccati. 38Ora non abbiamo più né principe, né capo, né profeta, né olocausto, né sacrificio, né oblazione, né incenso, né luogo per presentarti le primizie e trovar misericordia. 39Potessimo esser accolti con il cuore contrito e con lo spirito umiliato, come olocausti di montoni e di tori, come migliaia di grassi agnelli. 40Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te e ti sia gradito, perché non c'è confusione per coloro che confidano in te. 41Ora ti seguiamo con tutto il cuore, ti temiamo e cerchiamo il tuo volto. 42Fa' con noi secondo la tua clemenza, trattaci secondo la tua benevolenza, secondo la grandezza della tua misericordia. 43Salvaci con i tuoi prodigi, da' gloria, Signore, al tuo nome. 44Siano invece confusi quanti fanno il male ai tuoi servi, siano coperti di vergogna con tutta la loro potenza; e sia infranta la loro forza! 45Sappiano che tu sei il Signore, il Dio unico e glorioso su tutta la terra". 46I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti. 47La fiamma si alzava quarantanove cubiti sopra la fornace 48e uscendo bruciò quei Caldei che si trovavano vicino alla fornace. 49Ma l'angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco 50e rese l'interno della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia. 51Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo: 52"Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, degno di lode e di gloria nei secoli. Benedetto il tuo nome glorioso e santo, degno di lode e di gloria nei secoli. 53Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, degno di lode e di gloria nei secoli. 54Benedetto sei tu nel trono del tuo regno, degno di lode e di gloria nei secoli. 55Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi e siedi sui cherubini, degno di lode e di gloria nei secoli. 56Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, degno di lode e di gloria nei secoli. 57Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 58Benedite, angeli del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 59Benedite, cieli, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 60Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 61Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 62Benedite, sole e luna, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 63Benedite, stelle del cielo, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 64Benedite, piogge e rugiade, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 65Benedite, o venti tutti, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 66Benedite, fuoco e calore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 67Benedite, freddo e caldo, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 68Benedite, rugiada e brina, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 69Benedite, gelo e freddo, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 70Benedite, ghiacci e nevi, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 71Benedite, notti e giorni, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 72Benedite, luce e tenebre, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 73Benedite, folgori e nubi, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 74Benedica la terra il Signore, lo lodi e lo esalti nei secoli. 75Benedite, monti e colline, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 76Benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 77Benedite, sorgenti, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 78Benedite, mari e fiumi, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 79Benedite, mostri marini e quanto si muove nell'acqua, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 80Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 81Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 82Benedite, figli dell'uomo, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 83Benedica Israele il Signore, lo lodi e lo esalti nei secoli. 84Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 85Benedite, o servi del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 86Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 87Benedite, pii e umili di cuore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. 88Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli, perché ci ha liberati dagl'inferi, e salvati dalla mano della morte, ci ha scampati di mezzo alla fiamma ardente, ci ha liberati dal fuoco. 89Lodate il Signore, perché egli è buono, perché la sua grazia dura sempre. 90Benedite, fedeli tutti, il Dio degli dèi, lodatelo e celebratelo, perché la sua grazia dura sempre". 91Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: "Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?". "Certo, o re", risposero. 92Egli soggiunse: "Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell'aspetto a un figlio di dèi". 93Allora Nabucodònosor si accostò alla bocca della fornace con il fuoco acceso e prese a dire: "Sadràch, Mesàch, Abdènego, servi del Dio altissimo, uscite, venite fuori". Allora Sadràch, Mesàch e Abdènego uscirono dal fuoco. 94Quindi i satrapi, i prefetti, i governatori e i ministri del re si radunarono e, guardando quegli uomini, videro che sopra i loro corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere; che neppure un capello del loro capo era stato bruciato e i loro mantelli non erano stati toccati e neppure l'odore del fuoco era penetrato in essi. 95Nabucodònosor prese a dire: "Benedetto il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio che il loro Dio. 96Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, sia tagliato a pezzi e la sua casa sia ridotta a un mucchio di rovine, poiché nessun altro dio può in tal maniera liberare". 97Da allora il re promosse Sadràch, Mesàch e Abdènego a cariche pubbliche nella provincia di Babilonia. 98Il re Nabucodònosor a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano in tutta la terra: Pace e prosperità! 99M'è parso opportuno rendervi noti i prodigi e le meraviglie che il Dio altissimo ha fatto per me. 100Quanto sono grandi i suoi prodigi e quanto straordinarie le sue meraviglie! Il suo regno è un regno eterno e il suo dominio di generazione in generazione. 4 1Io Nabucodònosor ero tranquillo in casa e felice nella reggia, 2quando ebbi un sogno che mi spaventò. Le immaginazioni che mi vennero mentre ero nel mio letto e le visioni che mi passarono per la mente mi turbarono. 3Feci un decreto con cui ordinavo che tutti i saggi di Babilonia fossero condotti davanti a me, per farmi conoscere la spiegazione del sogno. 4Allora vennero i maghi, gli astrologi, i caldei e gli indovini, ai quali esposi il sogno, ma non me ne potevano dare la spiegazione. 5Infine mi si presentò Daniele, chiamato Baltazzàr dal nome del mio dio, un uomo in cui è lo spirito degli dèi santi, e gli raccontai il sogno 6dicendo: "Baltazzàr, principe dei maghi, poiché io so che lo spirito degli dèi santi è in te e che nessun segreto ti è difficile, ecco le visioni che ho avuto in sogno: tu dammene la spiegazione". 7Le visioni che mi passarono per la mente, mentre stavo a letto, erano queste: Io stavo guardando ed ecco un albero di grande altezza in mezzo alla terra. 8Quell'albero era grande, robusto, la sua cima giungeva al cielo e si poteva vedere fin dall'estremità della terra. 9I suoi rami erano belli e i suoi frutti abbondanti e vi era in esso da mangiare per tutti. Le bestie della terra si riparavano alla sua ombra e gli uccelli del cielo facevano il nido fra i suoi rami; di lui si nutriva ogni vivente. 10Mentre nel mio letto stavo osservando le visioni che mi passavano per la mente, ecco un vigilante, un santo, scese dal cielo 11e gridò a voce alta: "Tagliate l'albero e stroncate i suoi rami: scuotete le foglie, disperdetene i frutti: fuggano le bestie di sotto e gli uccelli dai suoi rami. 12Lasciate però nella terra il ceppo con le radici, legato con catene di ferro e di bronzo fra l'erba della campagna. Sia bagnato dalla rugiada del cielo e la sua sorte sia insieme con le bestie sui prati. 13Si muti il suo cuore e invece di un cuore umano gli sia dato un cuore di bestia: sette tempi passeranno su di lui. 14Così è deciso per sentenza dei vigilanti e secondo la parola dei santi. Così i viventi sappiano che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo può dare a chi vuole e insediarvi anche il più piccolo degli uomini". 15Questo è il sogno, che io, re Nabucodònosor, ho fatto. Ora tu, Baltazzàr, dammene la spiegazione. Tu puoi darmela, perché, mentre fra tutti i saggi del mio regno nessuno me ne spiega il significato, in te è lo spirito degli dèi santi. 16Allora Daniele, chiamato Baltazzàr, rimase per qualche tempo confuso e turbato dai suoi pensieri. Ma il re gli si rivolse: "Baltazzàr, il sogno non ti turbi e neppure la sua spiegazione". Rispose Baltazzàr: "Signor mio, valga il sogno per i tuoi nemici e la sua spiegazione per i tuoi avversari. 17L'albero che tu hai visto, grande e robusto, la cui cima giungeva fino al cielo e si poteva vedere da tutta la terra 18e le cui foglie erano belle e i suoi frutti abbondanti e in cui c'era da mangiare per tutti e sotto il quale dimoravano le bestie della terra e sui cui rami facevano il nido gli uccelli del cielo, 19sei tu, re, che sei diventato grande e forte; la tua grandezza è cresciuta, è giunta al cielo e il tuo dominio si è esteso sino ai confini della terra. 20Che il re abbia visto un vigilante, un santo che scendeva dal cielo e diceva: Tagliate l'albero, spezzatelo, però lasciate nella terra il ceppo delle sue radici legato con catene di ferro e di bronzo fra l'erba della campagna e sia bagnato dalla rugiada del cielo e abbia sorte comune con le bestie della terra, finché sette tempi siano passati su di lui, 21questa, o re, ne è la spiegazione e questo è il decreto dell'Altissimo, che deve essere eseguito sopra il re, mio signore: 22Tu sarai cacciato dal consorzio umano e la tua dimora sarà con le bestie della terra; ti pascerai d'erba come i buoi e sarai bagnato dalla rugiada del cielo; sette tempi passeranno su di te, finché tu riconosca che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo da' a chi vuole. 23L'ordine che è stato dato di lasciare il ceppo con le radici dell'albero significa che il tuo regno ti sarà ristabilito, quando avrai riconosciuto che al Cielo appartiene il dominio. 24Perciò, re, accetta il mio consiglio: sconta i tuoi peccati con l'elemosina e le tue iniquità con atti di misericordia verso gli afflitti, perché tu possa godere lunga prosperità". 25Tutte queste cose avvennero al re Nabucodònosor. 26Dodici mesi dopo, passeggiando sopra la terrazza della reggia di Babilonia, 27il re prese a dire: "Non è questa la grande Babilonia che io ho costruito come reggia per la gloria della mia maestà, con la forza della mia potenza?". 28Queste parole erano ancora sulle labbra del re, quando una voce venne dal cielo: "A te io parlo, re Nabucodònosor: il regno ti è tolto! 29Sarai cacciato dal consorzio umano e la tua dimora sarà con le bestie della terra; ti pascerai d'erba come i buoi e passeranno sette tempi su di te, finché tu riconosca che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo da' a chi vuole". 30In quel momento stesso si adempì la parola sopra Nabucodònosor. Egli fu cacciato dal consorzio umano, mangiò l'erba come i buoi e il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo: il pelo gli crebbe come le penne alle aquile e le unghie come agli uccelli. 31"Ma finito quel tempo, io Nabucodònosor alzai gli occhi al cielo e la ragione tornò in me e benedissi l'Altissimo; lodai e glorificai colui che vive in eterno, la cui potenza è potenza eterna e il cui regno è di generazione in generazione. 32Tutti gli abitanti della terra sono, davanti a lui, come un nulla; egli dispone come gli piace delle schiere del cielo e degli abitanti della terra. Nessuno può fermargli la mano e dirgli: Che cosa fai? 33In quel tempo tornò in me la conoscenza e con la gloria del regno mi fu restituita la mia maestà e il mio splendore: i miei ministri e i miei prìncipi mi ricercarono e io fui ristabilito nel mio regno e mi fu concesso un potere anche più grande. 34Ora io, Nabucodònosor, lodo, esalto e glorifico il Re del cielo: tutte le sue opere sono verità e le sue vie giustizia; egli può umiliare coloro che camminano nella superbia". 5 1Il re Baldassàr imbandì un gran banchetto a mille dei suoi dignitari e insieme con loro si diede a bere vino. 2Quando Baldassàr ebbe molto bevuto comandò che fossero portati i vasi d'oro e d'argento che Nabucodònosor suo padre aveva asportati dal tempio, che era in Gerusalemme, perché vi bevessero il re e i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine. 3Furono quindi portati i vasi d'oro, che erano stati asportati dal tempio di Gerusalemme, e il re, i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine li usarono per bere; 4mentre bevevano il vino, lodavano gli dèi d'oro, d'argento, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra. 5In quel momento apparvero le dita di una mano d'uomo, le quali scrivevano sulla parete della sala reale, di fronte al candelabro. Nel vedere quelle dita che scrivevano, 6il re cambiò d'aspetto: spaventosi pensieri lo assalirono, le giunture dei suoi fianchi si allentarono, i ginocchi gli battevano l'uno contro l'altro. 7Allora il re si mise a gridare, ordinando che si convocassero gli astrologi, i caldei e gli indovini. Appena vennero, il re disse ai saggi di Babilonia: "Chiunque leggerà quella scrittura e me ne darà la spiegazione sarà vestito di porpora, porterà una collana d'oro al collo e sarà il terzo signore del regno". 8Allora entrarono nella sala tutti i saggi del re, ma non poterono leggere quella scrittura né darne al re la spiegazione. 9Il re Baldassàr rimase molto turbato e cambiò colore; anche i suoi grandi restarono sconcertati. 10La regina, alle parole del re e dei suoi grandi, entrò nella sala del banchetto e, rivolta al re, gli disse: "Re, vivi per sempre! I tuoi pensieri non ti spaventino né si cambi il colore del tuo volto. 11C'è nel tuo regno un uomo, in cui è lo spirito degli dèi santi. Al tempo di tuo padre si trovò in lui luce, intelligenza e sapienza pari alla sapienza degli dèi. Il re Nabucodònosor tuo padre lo aveva fatto capo dei maghi, degli astrologi, dei caldei e degli indovini. 12Fu riscontrato in questo Daniele, che il re aveva chiamato Baltazzàr, uno spirito superiore e tanto accorgimento da interpretare sogni, spiegare detti oscuri, sciogliere enigmi. Si convochi dunque Daniele ed egli darà la spiegazione". 13Fu quindi introdotto Daniele alla presenza del re ed egli gli disse: "Sei tu Daniele un deportato dei Giudei, che il re mio padre ha condotto qua dalla Giudea? 14Ho inteso dire che tu possiedi lo spirito degli dèi santi e che si trova in te luce, intelligenza e sapienza straordinaria. 15Poco fa sono stati condotti alla mia presenza i saggi e gli astrologi per leggere questa scrittura e darmene la spiegazione, ma non sono stati capaci. 16Ora, mi è stato detto che tu sei esperto nel dare spiegazioni e sciogliere enigmi. Se quindi potrai leggermi questa scrittura e darmene la spiegazione, tu sarai vestito di porpora, porterai al collo una collana d'oro e sarai il terzo signore del regno". 17Daniele rispose al re: "Tieni pure i tuoi doni per te e da' ad altri i tuoi regali: tuttavia io leggerò la scrittura al re e gliene darò la spiegazione. 18O re, il Dio altissimo aveva dato a Nabucodònosor tuo padre regno, grandezza, gloria e magnificenza. 19Per questa grandezza che aveva ricevuto, tutti i popoli, nazioni e lingue lo temevano e tremavano davanti a lui: egli uccideva chi voleva, innalzava chi gli piaceva e abbassava chi gli pareva. 20Ma, quando il suo cuore si insuperbì e il suo spirito si ostinò nell'alterigia, fu deposto dal trono e gli fu tolta la sua gloria. 21Fu cacciato dal consorzio umano e il suo cuore divenne simile a quello delle bestie; la sua dimora fu con gli ònagri e mangiò l'erba come i buoi; il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo, finché riconobbe che il Dio altissimo domina sul regno degli uomini, sul quale innalza chi gli piace. 22Tu, Baldassàr suo figlio, non hai umiliato il tuo cuore, sebbene tu fossi a conoscenza di tutto questo. 23Anzi tu hai insolentito contro il Signore del cielo e sono stati portati davanti a te i vasi del suo tempio e in essi avete bevuto tu, i tuoi dignitari, le tue mogli, le tue concubine: tu hai reso lode agli dèi d'oro, d'argento, di bronzo, di ferro, di legno, di pietra, i quali non vedono, non odono e non comprendono e non hai glorificato Dio, nelle cui mani è la tua vita e a cui appartengono tutte le tue vie. 24Da lui fu allora mandata quella mano che ha tracciato quello scritto, 25di cui questa è la lettura: MENE, TEKEL, PERES, 26e questa ne è l'interpretazione: Mene: Dio ha computato il tuo regno e gli ha posto fine. 27Tekel: tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato mancante. 28Peres: il tuo regno è diviso e dato ai Medi e ai Persiani". 29Allora, per ordine di Baldassàr, Daniele fu vestito di porpora, ebbe una collana d'oro al collo e con bando pubblico fu dichiarato terzo signore del regno. 30In quella stessa notte Baldassàr re dei Caldei fu ucciso: 31Dario il Medo ricevette il regno, all'età di circa sessantadue anni. 6 1Volle Dario costituire nel suo regno centoventi sàtrapi e ripartirli per tutte le province. 2A capo dei sàtrapi mise tre governatori, di cui uno fu Daniele, ai quali i sàtrapi dovevano render conto perché nessun danno ne 3soffrisse il re. Ora Daniele era superiore agli altri governatori e ai sàtrapi, perché possedeva uno spirito eccezionale, tanto che il re pensava di metterlo a capo di tutto il suo regno. 4Perciò tanto i governatori che i sàtrapi cercavano il modo di trovar qualche pretesto contro Daniele nell'amministrazione del regno. 5Ma non potendo trovare nessun motivo di accusa né colpa, perché egli era fedele e non aveva niente da farsi rimproverare, 6quegli uomini allora pensarono: "Non possiamo trovare altro pretesto per accusare Daniele, se non nella legge del suo Dio". 7Perciò quei governatori e i sàtrapi si radunarono presso il re e gli dissero: "Re Dario, vivi per sempre! 8Tutti i governatori del regno, i magistrati, i sàtrapi, i consiglieri e i capi sono del parere che venga pubblicato un severo decreto del re secondo il quale chiunque, da ora a trenta giorni, rivolga supplica alcuna a qualsiasi dio o uomo all'infuori di te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni. 9Ora, o re, emana il decreto e fallo mettere per iscritto, perché sia irrevocabile, come sono le leggi di Media e di Persia, che non si possono mutare". 10Allora il re Dario fece scrivere il decreto. 11Daniele, quando venne a sapere del decreto del re, si ritirò in casa. Le finestre della sua stanza si aprivano verso Gerusalemme e tre volte al giorno si metteva in ginocchio a pregare e lodava il suo Dio, come era solito fare anche prima. 12Allora quegli uomini accorsero e trovarono Daniele che stava pregando e supplicando il suo Dio. 13Subito si recarono dal re e gli dissero riguardo al divieto del re: "Non hai tu scritto un decreto che chiunque, da ora a trenta giorni, rivolga supplica a qualsiasi dio o uomo, all'infuori di te, re, sia gettato nella fossa dei leoni?". Il re rispose: "Sì. Il decreto è irrevocabile come lo sono le leggi dei Medi e dei Persiani". 14"Ebbene – replicarono al re – Daniele, quel deportato dalla Giudea, non ha alcun rispetto né di te, re, né del tuo decreto: tre volte al giorno fa le sue preghiere". 15Il re, all'udir queste parole, ne fu molto addolorato e si mise in animo di salvare Daniele e fino al tramonto del sole fece ogni sforzo per liberarlo. 16Ma quegli uomini si riunirono di nuovo presso il re e gli dissero: "Sappi, re, che i Medi e i Persiani hanno per legge che qualunque decreto firmato dal re è irrevocabile". 17Allora il re ordinò che si prendesse Daniele e si gettasse nella fossa dei leoni. Il re, rivolto a Daniele, gli disse: "Quel Dio, che tu servi con perseveranza, ti possa salvare!". 18Poi fu portata una pietra e fu posta sopra la bocca della fossa: il re la sigillò con il suo anello e con l'anello dei suoi grandi, perché niente fosse mutato sulla sorte di Daniele. 19Quindi il re ritornò alla reggia, passò la notte digiuno, non gli fu introdotta alcuna donna e anche il sonno lo abbandonò. 20La mattina dopo il re si alzò di buon'ora e sullo spuntar del giorno andò in fretta alla fossa dei leoni. 21Quando fu vicino, chiamò: "Daniele, servo del Dio vivente, il tuo Dio che tu servi con perseveranza ti ha potuto salvare dai leoni?". 22Daniele rispose: "Re, vivi per sempre. 23Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso le fauci dei leoni ed essi non mi hanno fatto alcun male, perché sono stato trovato innocente davanti a lui; ma neppure contro di te, o re, ho commesso alcun male" 24Il re fu pieno di gioia e comandò che Daniele fosse tirato fuori dalla fossa. Appena uscito, non si riscontrò in lui lesione alcuna, poiché egli aveva confidato nel suo Dio. 25Quindi, per ordine del re, fatti venire quegli uomini che avevano accusato Daniele, furono gettati nella fossa dei leoni insieme con i figli e le mogli. Non erano ancor giunti al fondo della fossa, che i leoni furono loro addosso e stritolarono tutte le loro ossa. 26Allora il re Dario scrisse a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano tutta la terra: "Pace e prosperità. 27Per mio comando viene promulgato questo decreto: In tutto l'impero a me soggetto si onori e si tema il Dio di Daniele, perché egli è il Dio vivente, che dura in eterno; il suo regno è tale che non sarà mai distrutto e il suo dominio non conosce fine. 28Egli salva e libera, fa prodigi e miracoli in cielo e in terra: egli ha liberato Daniele dalle fauci dei leoni". 29Questo Daniele prosperò durante il regno di Dario e il regno di Ciro il Persiano. 7 1Nel primo anno di Baldassàr re di Babilonia, Daniele, mentre era a letto, ebbe un sogno e visioni nella sua mente. Egli scrisse il sogno e ne fece la relazione che dice: 2Io, Daniele, guardavo nella mia visione notturna ed ecco, i quattro venti del cielo si abbattevano impetuosamente sul Mar Mediterraneo 3e quattro grandi bestie, differenti l'una dall'altra, salivano dal mare. 4La prima era simile ad un leone e aveva ali di aquila. Mentre io stavo guardando, le furono tolte le ali e fu sollevata da terra e fatta stare su due piedi come un uomo e le fu dato un cuore d'uomo. 5Poi ecco una seconda bestia, simile ad un orso, la quale stava alzata da un lato e aveva tre costole in bocca, fra i denti, e le fu detto: "Su, divora molta carne". 6Mentre stavo guardando, eccone un'altra simile a un leopardo, la quale aveva quattro ali d'uccello sul dorso; quella bestia aveva quattro teste e le fu dato il dominio. 7Stavo ancora guardando nelle visioni notturne ed ecco una quarta bestia, spaventosa, terribile, d'una forza eccezionale, con denti di ferro; divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava: era diversa da tutte le altre bestie precedenti e aveva dieci corna. 8Stavo osservando queste corna, quand'ecco spuntare in mezzo a quelle un altro corno più piccolo, davanti al quale tre delle prime corna furono divelte: vidi che quel corno aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che parlava con alterigia. 9Io continuavo a guardare, quand'ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana; il suo trono era come vampe di fuoco con le ruote come fuoco ardente. 10Un fiume di fuoco scendeva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano. La corte sedette e i libri furono aperti. 11Continuai a guardare a causa delle parole superbe che quel corno proferiva, e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e gettato a bruciare sul fuoco. 12Alle altre bestie fu tolto il potere e fu loro concesso di prolungare la vita fino a un termine stabilito di tempo. 13Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, 14che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto. 15Io, Daniele, mi sentii venir meno le forze, tanto le visioni della mia mente mi avevano turbato; 16 mi accostai ad uno dei vicini e gli domandai il vero significato di tutte queste cose ed egli me ne diede questa spiegazione: 17"Le quattro grandi bestie rappresentano quattro re, che sorgeranno dalla terra; 18ma i santi dell'Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno per secoli e secoli". 19Volli poi sapere la verità intorno alla quarta bestia, che era diversa da tutte le altre e molto terribile, che aveva denti di ferro e artigli di bronzo e che mangiava e stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava; 20intorno alle dieci corna che aveva sulla testa e intorno a quell'ultimo corno che era spuntato e davanti al quale erano cadute tre corna e del perché quel corno aveva occhi e una bocca che parlava con alterigia e appariva maggiore delle altre corna. 21Io intanto stavo guardando e quel corno muoveva guerra ai santi e li vinceva, 22finché venne il vegliardo e fu resa giustizia ai santi dell'Altissimo e giunse il tempo in cui i santi dovevano possedere il regno. 23Egli dunque mi disse: "La quarta bestia significa che ci sarà sulla terra un quarto regno diverso da tutti gli altri e divorerà tutta la terra, la stritolerà e la calpesterà. 24Le dieci corna significano che dieci re sorgeranno da quel regno e dopo di loro ne seguirà un altro, diverso dai precedenti: abbatterà tre re 25e proferirà insulti contro l'Altissimo e distruggerà i santi dell'Altissimo; penserà di mutare i tempi e la legge; i santi gli saranno dati in mano per un tempo, più tempi e la metà di un tempo. 26Si terrà poi il giudizio e gli sarà tolto il potere, quindi verrà sterminato e distrutto completamente. 27Allora il regno, il potere e la grandezza di tutti i regni che sono sotto il cielo saranno dati al popolo dei santi dell'Altissimo, il cui regno sarà eterno e tutti gli imperi lo serviranno e obbediranno". 28Qui finisce la relazione. Io, Daniele, rimasi molto turbato nei pensieri, il colore del mio volto si cambiò e conservai tutto questo nel cuore. 8 1Il terzo anno del regno del re Baldassàr, io Daniele ebbi un'altra visione dopo quella che mi era apparsa prima. 2Quand'ebbi questa visione, mi trovavo nella cittadella di Susa, che è nella provincia dell'Elam, e mi sembrava, in visione, di essere presso il fiume Ulai. 3Alzai gli occhi e guardai; ecco un montone, in piedi, stava di fronte al fiume. Aveva due corna alte, ma un corno era più alto dell'altro, sebbene fosse spuntato dopo. 4Io vidi che quel montone cozzava verso l'occidente, il settentrione e il mezzogiorno e nessuna bestia gli poteva resistere, né alcuno era in grado di liberare dal suo potere: faceva quel che gli pareva e divenne grande. 5Io stavo attento ed ecco un capro venire da occidente, sulla terra, senza toccarne il suolo: aveva fra gli occhi un grosso corno. 6Si avvicinò al montone dalle due corna, che avevo visto in piedi di fronte al fiume, e gli si scagliò contro con tutta la forza. 7Dopo averlo assalito, lo vidi imbizzarrirsi e cozzare contro di lui e spezzargli le due corna, senza che il montone avesse la forza di resistergli; poi lo gettò a terra e lo calpestò e nessuno liberava il montone dal suo potere. 8Il capro divenne molto potente; ma quando fu diventato grande, quel suo gran corno si spezzò e al posto di quello sorsero altre quattro corna, verso i quattro venti del cielo. 9Da uno di quelli uscì un piccolo corno, che crebbe molto verso il mezzogiorno, l'oriente e verso la Palestina: 10s'innalzò fin contro la milizia celeste e gettò a terra una parte di quella schiera e delle stelle e le calpestò. 11S'innalzò fino al capo della milizia e gli tolse il sacrificio quotidiano e fu profanata la santa dimora. 12In luogo del sacrificio quotidiano fu posto il peccato e fu gettata a terra la verità; ciò esso fece e vi riuscì. 13Udii un santo parlare e un altro santo dire a quello che parlava: "Fino a quando durerà questa visione: il sacrificio quotidiano abolito, la desolazione dell'iniquità, il santuario e la milizia calpestati?". 14Gli rispose: "Fino a duemilatrecento sere e mattine: poi il santuario sarà rivendicato". 15Mentre io, Daniele, consideravo la visione e cercavo di comprenderla, ecco davanti a me uno in piedi, dall'aspetto d'uomo; 16intesi la voce di un uomo, in mezzo all'Ulai, che gridava e diceva: "Gabriele, spiega a lui la visione". 17Egli venne dove io ero e quando giunse, io ebbi paura e caddi con la faccia a terra. Egli mi disse: "Figlio dell'uomo, comprendi bene, questa visione riguarda il tempo della fine". 18Mentre egli parlava con me, caddi svenuto con la faccia a terra; ma egli mi toccò e mi fece alzare. 19Egli disse: "Ecco io ti rivelo ciò che avverrà al termine dell'ira, perché la visione riguarda il tempo della fine. 20Il montone con due corna, che tu hai visto, significa il re di Media e di Persia; 21il capro è il re della Grecia; il gran corno, che era in mezzo ai suoi occhi, è il primo re. 22Che quello sia stato spezzato e quattro ne siano sorti al posto di uno, significa che quattro regni sorgeranno dalla medesima nazione, ma non con la medesima potenza di lui. 23Alla fine del loro regno, quando l'empietà avrà raggiunto il colmo, sorgerà un re audace, sfacciato e intrigante. 24La sua potenza si rafforzerà, ma non per potenza propria; causerà inaudite rovine, avrà successo nelle imprese, distruggerà i potenti e il popolo dei santi. 25Per la sua astuzia, la frode prospererà nelle sue mani, si insuperbirà in cuor suo e con inganno farà perire molti: insorgerà contro il principe dei prìncipi, ma verrà spezzato senza intervento di mano d'uomo. 26La visione di sere e mattine, che è stata spiegata, è vera. Ora tu tieni segreta la visione, perché riguarda cose che avverranno fra molti giorni". 27Io, Daniele, rimasi sfinito e mi sentii male per vari giorni: poi mi alzai e sbrigai gli affari del re: ma ero stupefatto della visione perché non la potevo comprendere. 9 1Nell'anno primo di Dario figlio di Serse, della progenie dei Medi, il quale era stato costituito re sopra il regno dei Caldei, 2nel primo anno del suo regno, io Daniele tentavo di comprendere nei libri il numero degli anni di cui il Signore aveva parlato al profeta Geremia e nei quali si dovevano compiere le desolazioni di Gerusalemme, cioè settant'anni. 3Mi rivolsi al Signore Dio per pregarlo e supplicarlo con il digiuno, veste di sacco e cenere 4e feci la mia preghiera e la mia confessione al Signore mio Dio: "Signore Dio, grande e tremendo, che osservi l'alleanza e la benevolenza verso coloro che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, 5abbiamo peccato e abbiamo operato da malvagi e da empi, siamo stati ribelli, ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue leggi! 6Non abbiamo obbedito ai tuoi servi, i profeti, i quali hanno in tuo nome parlato ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese. 7A te conviene la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto, come avviene ancor oggi per gli uomini di Giuda, per gli abitanti di Gerusalemme e per tutto Israele, vicini e lontani, in tutti i paesi dove tu li hai dispersi per i misfatti che hanno commesso contro di te. 8Signore, la vergogna sul volto a noi, ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te; 9al Signore Dio nostro la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati contro di lui, 10non abbiamo ascoltato la voce del Signore Dio nostro, né seguito quelle leggi che egli ci aveva date per mezzo dei suoi servi, i profeti. 11Tutto Israele ha trasgredito la tua legge, s'è allontanato per non ascoltare la tua voce; così si è riversata su di noi l'esecrazione scritta nella legge di Mosè, servo di Dio, perché abbiamo peccato contro di lui. 12Egli ha messo in atto quelle parole che aveva pronunziate contro di noi e i nostri governanti, mandando su di noi un male così grande quale mai, sotto il cielo, era venuto a Gerusalemme. 13Tutto questo male è venuto su di noi, proprio come sta scritto nella legge di Mosè. Tuttavia noi non abbiamo supplicato il Signore Dio nostro, convertendoci dalle nostre iniquità e seguendo la tua verità. 14Il Signore ha vegliato sopra questo male, l'ha mandato su di noi, poiché il Signore Dio nostro è giusto in tutte le cose che fa, mentre noi non abbiamo ascoltato la sua voce. 15Signore Dio nostro, che hai fatto uscire il tuo popolo dall'Egitto con mano forte e ti sei fatto un nome, come è oggi, noi abbiamo peccato, abbiamo agito da empi. 16Signore, secondo la tua misericordia, si plachi la tua ira e il tuo sdegno verso Gerusalemme, tua città, verso il tuo monte santo, poiché per i nostri peccati e per l'iniquità dei nostri padri Gerusalemme e il tuo popolo sono oggetto di vituperio presso quanti ci stanno intorno. 17Ora ascolta, Dio nostro, la preghiera del tuo servo e le sue suppliche e per amor tuo, o Signore, fa' risplendere il tuo volto sopra il tuo santuario, che è desolato. 18Porgi l'orecchio, mio Dio, e ascolta: apri gli occhi e guarda le nostre desolazioni e la città sulla quale è stato invocato il tuo nome! Non presentiamo le nostre suppliche davanti a te, basate sulla nostra giustizia, ma sulla tua grande misericordia. 19Signore, ascolta; Signore, perdona; Signore, guarda e agisci senza indugio, per amore di te stesso, mio Dio, poiché il tuo nome è stato invocato sulla tua città e sul tuo popolo". 20Mentre io stavo ancora parlando e pregavo e confessavo il mio peccato e quello del mio popolo Israele e presentavo la supplica al Signore Dio mio per il monte santo del mio Dio, 21mentre dunque parlavo e pregavo, Gabriele, che io avevo visto prima in visione, volò veloce verso di me: era l'ora dell'offerta della sera. 22Egli mi rivolse questo discorso: "Daniele, sono venuto per istruirti e farti comprendere. 23Fin dall'inizio delle tue suppliche è uscita una parola e io sono venuto per annunziartela, poiché tu sei un uomo prediletto. Ora sta' attento alla parola e comprendi la visione: 24Settanta settimane sono fissate per il tuo popolo e per la tua santa città per mettere fine all'empietà, mettere i sigilli ai peccati, espiare l'iniquità, portare una giustizia eterna, suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei santi. 25Sappi e intendi bene, da quando uscì la parola sul ritorno e la ricostruzione di Gerusalemme fino a un principe consacrato, vi saranno sette settimane. Durante sessantadue settimane saranno restaurati, riedificati piazze e fossati, e ciò in tempi angosciosi. 26Dopo sessantadue settimane, un consacrato sarà soppresso senza colpa in lui; il popolo di un principe che verrà distruggerà la città e il santuario; la sua fine sarà un'inondazione e, fino alla fine, guerra e desolazioni decretate. 27Egli stringerà una forte alleanza con molti per una settimana e, nello spazio di metà settimana, farà cessare il sacrificio e l'offerta; sull'ala del tempio porrà l'abominio della desolazione e ciò sarà sino alla fine, fino al termine segnato sul devastatore". 10 1L'anno terzo di Ciro re dei Persiani, fu rivelata una parola a Daniele, chiamato Baltazzàr. Vera è la parola e la lotta è grande. Egli comprese la parola e gli fu dato d'intendere la visione. 2In quel tempo io, Daniele, feci penitenza per tre settimane, 3non mangiai cibo prelibato, non mi entrò in bocca né carne né vino e non mi unsi d'unguento finché non furono compiute tre settimane. 4Il giorno ventiquattro del primo mese, mentre stavo sulla sponda del gran fiume, cioè il Tigri, 5alzai gli occhi e guardai ed ecco un uomo vestito di lino, con ai fianchi una cintura d'oro di Ufàz; 6il suo corpo somigliava a topazio, la sua faccia aveva l'aspetto della folgore, i suoi occhi erano come fiamme di fuoco, le sue braccia e le gambe somigliavano a bronzo lucente e il suono delle sue parole pareva il clamore di una moltitudine. 7Soltanto io, Daniele, vidi la visione, mentre gli uomini che erano con me non la videro, ma un gran terrore si impadronì di loro e fuggirono a nascondersi. 8Io rimasi solo a contemplare quella grande visione, mentre mi sentivo senza forze; il mio colorito si fece smorto e mi vennero meno le forze. 9Udii il suono delle sue parole, ma, appena udito il suono delle sue parole, caddi stordito con la faccia a terra. 10Ed ecco, una mano mi toccò e tutto tremante mi fece alzare sulle ginocchia, appoggiato sulla palma delle mani. 11Poi egli mi disse: "Daniele, uomo prediletto, intendi le parole che io ti rivolgo, alzati in piedi, poiché ora sono stato mandato a te". Quando mi ebbe detto questo, io mi alzai in piedi tutto tremante. 12Egli mi disse: "Non temere, Daniele, poiché fin dal primo giorno in cui ti sei sforzato di intendere, umiliandoti davanti a Dio, le tue parole sono state ascoltate e io sono venuto per le tue parole. 13Ma il principe del regno di Persia mi si è opposto per ventun giorni: però Michele, uno dei primi prìncipi, mi è venuto in aiuto e io l'ho lasciato là presso il principe del re di Persia; 14ora sono venuto per farti intendere ciò che avverrà al tuo popolo alla fine dei giorni, poiché c'è ancora una visione per quei giorni". 15Mentre egli parlava con me in questa maniera, chinai la faccia a terra e ammutolii. 16Ed ecco uno con sembianze di uomo mi toccò le labbra: io aprii la bocca e parlai e dissi a colui che era in piedi davanti a me: "Signor mio, nella visione i miei dolori sono tornati su di me e ho perduto tutte le energie. 17Come potrebbe questo servo del mio signore parlare con il mio signore, dal momento che non è rimasto in me alcun vigore e mi manca anche il respiro?". 18Allora di nuovo quella figura d'uomo mi toccò, mi rese le forze 19e mi disse: "Non temere, uomo prediletto, pace a te, riprendi forza, rinfrancati". Mentre egli parlava con me, io mi sentii ritornare le forze e dissi: "Parli il mio signore perché tu mi hai ridato forza". 20Allora mi disse: "Sai tu perché io sono venuto da te? Ora tornerò di nuovo a lottare con il principe di Persia, poi uscirò ed ecco verrà il principe di Grecia. 21Io ti dichiarerò ciò che è scritto nel libro della verità. Nessuno mi aiuta in questo se non Michele, il vostro principe, 11 1 e io, nell'anno primo di Dario, mi tenni presso di lui per dargli rinforzo e sostegno. 2Ed ora io ti manifesterò la verità. Ecco, vi saranno ancora tre re in Persia: poi il quarto acquisterà ricchezze superiori a tutti gli altri e dopo essersi reso potente con le ricchezze, muoverà con tutti i suoi contro il regno di Grecia. 3Sorgerà quindi un re potente e valoroso, il quale dominerà sopra un grande impero e farà ciò che vuole; 4ma appena si sarà affermato, il suo regno verrà smembrato e diviso ai quattro venti del cielo, ma non fra i suoi discendenti né con la stessa forza che egli possedeva; il suo regno sarà infatti smembrato e dato ad altri anziché ai suoi discendenti. 5Il re del mezzogiorno diverrà potente e uno dei suoi capitani sarà più forte di lui e il suo impero sarà grande. 6Dopo qualche anno faranno alleanza e la figlia del re del mezzogiorno verrà al re del settentrione per fare la pace, ma non potrà mantenere la forza del suo braccio e non resisterà né lei né la sua discendenza e sarà condannata a morte insieme con i suoi seguaci, il figlio e il marito. 7In quel tempo, da un germoglio delle sue radici sorgerà uno, al posto di costui, e verrà con un esercito e avanzerà contro le fortezze del re del settentrione, le assalirà e se ne impadronirà. 8Condurrà in Egitto i loro dèi con le loro immagini e i loro preziosi oggetti d'oro e d'argento, come preda di guerra, poi per qualche anno si asterrà dal contendere con il re del settentrione. 9Questi muoverà contro il re del mezzogiorno, ma se ne ritornerà nel suo paese. 10Poi suo figlio si preparerà alla guerra, raccogliendo una moltitudine di grandi eserciti, con i quali avanzerà come una inondazione: attraverserà il paese per attaccare di nuovo battaglia e giungere sino alla sua fortezza. 11Il re del mezzogiorno, inasprito, uscirà per combattere con il re del settentrione, che si muoverà con un grande esercito, ma questo cadrà in potere del re del mezzogiorno, 12il quale dopo aver disfatto quell'esercito si gonfierà d'orgoglio, ma pur avendo abbattuto decine di migliaia, non per questo sarà più forte. 13Il re del settentrione di nuovo metterà insieme un grande esercito, più grande di quello di prima, e dopo qualche anno avanzerà con un grande esercito e con grande apparato. 14In quel tempo molti si alzeranno contro il re del mezzogiorno e uomini violenti del tuo popolo insorgeranno per adempiere la visione, ma cadranno. 15Il re del settentrione verrà, costruirà terrapieni e occuperà una città ben fortificata. Le forze del mezzogiorno, con truppe scelte, non potranno resistere, mancherà loro la forza per opporre resistenza. 16L'invasore farà ciò che vuole e nessuno gli si potrà opporre; si stabilirà in quella magnifica terra e la distruzione sarà nelle sue mani. 17Quindi si proporrà di occupare tutto il regno del re del mezzogiorno, stipulerà un'alleanza con lui e gli darà sua figlia per rovinarlo, ma ciò non riuscirà e non raggiungerà il suo scopo. 18Poi volgerà le mire alle isole e ne prenderà molte, ma un comandante straniero farà cessare la sua arroganza, facendola ricadere sopra di lui. 19Si volgerà poi verso le fortezze del proprio paese, ma inciamperà, cadrà, scomparirà. 20Sorgerà quindi al suo posto uno che manderà esattori nella terra perla del suo regno, ma in pochi giorni sarà stroncato, non nel furore di una rivolta né in battaglia. 21Gli succederà poi un uomo abbietto, privo di dignità regale: verrà di nascosto e occuperà il regno con la frode. 22Le forze armate saranno annientate davanti a lui e sarà stroncato anche il capo dell'alleanza. 23Non appena sarà stata stipulata un'alleanza con lui, egli agirà con la frode, crescerà e si consoliderà con poca gente. 24Entrerà di nascosto nei luoghi più fertili della provincia e farà cose che né i suoi padri né i padri dei suoi padri osarono fare; distribuirà alla sua gente preda, spoglie e ricchezze e ordirà progetti contro le fortezze, ma ciò fino ad un certo tempo. 25La sua potenza e il suo ardire lo spingeranno contro il re del mezzogiorno con un grande esercito e il re del mezzogiorno verrà a battaglia con un grande e potente esercito, ma non potrà resistere, perché si ordiranno congiure contro di lui: 26i suoi stessi commensali saranno causa della sua rovina; il suo esercito sarà travolto e molti cadranno uccisi. 27I due re non penseranno che a farsi del male a vicenda e seduti alla stessa tavola parleranno con finzione, ma senza riuscire nei reciproci intenti, perché li attenderà la fine, al tempo stabilito. 28Egli ritornerà nel suo paese con grandi ricchezze e con in cuore l'avversione alla santa alleanza: agirà secondo i suoi piani e poi ritornerà nel suo paese. 29Al tempo determinato verrà di nuovo contro il paese del mezzogiorno, ma quest'ultima impresa non riuscirà come la prima. 30Verranno contro lui navi dei Kittìm ed egli si sentirà scoraggiato e tornerà indietro. Si volgerà infuriato e agirà contro la santa alleanza, e nel suo ritorno se la intenderà con coloro che avranno abbandonato la santa alleanza. 31Forze da lui armate si muoveranno a profanare il santuario della cittadella, aboliranno il sacrificio quotidiano e vi metteranno l'abominio della desolazione. 32Con lusinghe egli sedurrà coloro che avranno apostatato dall'alleanza, ma quanti riconoscono il proprio Dio si fortificheranno e agiranno. 33I più saggi tra il popolo ammaestreranno molti, ma cadranno di spada, saranno dati alle fiamme, condotti in schiavitù e saccheggiati per molti giorni. 34Mentre così cadranno, riceveranno un po' di aiuto: molti però si uniranno a loro ma senza sincerità. 35Alcuni saggi cadranno perché fra di loro ve ne siano di quelli purificati, lavati, resi candidi fino al tempo della fine, che dovrà venire al tempo stabilito. 36Il re dunque farà ciò che vuole, s'innalzerà, si magnificherà sopra ogni dio e proferirà cose inaudite contro il Dio degli dèi e avrà successo finché non sarà colma l'ira; poiché ciò che è stato determinato si compirà. 37Egli non si curerà neppure delle divinità dei suoi padri né del dio amato dalle donne, né di altro dio, poiché egli si esalterà sopra tutti. 38Onorerà invece il dio delle fortezze: onorerà, con oro e argento, con gemme e con cose preziose, un dio che i suoi padri non hanno mai conosciuto. 39Nel nome di quel dio straniero attaccherà le fortezze e colmerà di onori coloro che lo riconosceranno: darà loro il potere su molti e distribuirà loro terre in ricompensa. 40Al tempo della fine il re del mezzogiorno si scontrerà con lui e il re del settentrione gli piomberà addosso, come turbine, con carri, con cavalieri e molte navi; entrerà nel suo territorio invadendolo. 41Entrerà anche in quella magnifica terra e molti paesi soccomberanno. Questi però scamperanno dalla sua mano: Edom, Moab e gran parte degli Ammoniti. 42Metterà così la mano su molti paesi; neppure l'Egitto scamperà. 43S'impadronirà di tesori d'oro e d'argento e di tutte le cose preziose d'Egitto: i Libi e gli Etiopi saranno al suo seguito. 44Ma notizie dall'oriente e dal settentrione lo turberanno: egli partirà con grande ira per distruggere e disperdere molti. 45Pianterà le tende del suo palazzo fra il mare e il bel monte santo: poi giungerà alla fine e nessuno verrà in suo aiuto. 12 1Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non c'era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. 2Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna. 3I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre. 4Ora tu, Daniele, chiudi queste parole e sigilla questo libro, fino al tempo della fine: allora molti lo scorreranno e la loro conoscenza sarà accresciuta". 5Io, Daniele, stavo guardando ed ecco altri due che stavano in piedi, uno di qua sulla sponda del fiume, l'altro di là sull'altra sponda. 6Uno disse all'uomo vestito di lino, che era sulle acque del fiume: "Quando si compiranno queste cose meravigliose?". 7Udii l'uomo vestito di lino, che era sulle acque del fiume, il quale, alzate la destra e la sinistra al cielo, giurò per colui che vive in eterno che tutte queste cose si sarebbero compiute fra un tempo, tempi e la metà di un tempo, quando sarebbe finito colui che dissipa le forze del popolo santo. 8Io udii bene, ma non compresi, e dissi: "Mio Signore, quale sarà la fine di queste cose?". 9Egli mi rispose: "Va', Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate fino al tempo della fine. 10Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi agiranno empiamente: nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le intenderanno. 11Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l'abominio della desolazione, ci saranno milleduecentonovanta giorni. 12Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni. 13Tu, va' pure alla tua fine e riposa: ti alzerai per la tua sorte alla fine dei giorni". 13 1Abitava in Babilonia un uomo chiamato Ioakìm, 2il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkìa, di rara bellezza e timorata di Dio. 3I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè. 4Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa ed essendo stimato più di ogni altro i Giudei andavano da lui. 5In quell'anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani: erano di quelli di cui il Signore ha detto: "L'iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo". 6Questi frequentavano la casa di Ioakìm e tutti quelli che avevano qualche lite da risolvere si recavano da loro. 7Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita recarsi a passeggiare nel giardino del marito. 8I due anziani che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare, furono presi da un'ardente passione per lei: 9persero il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi. 10Eran colpiti tutt'e due dalla passione per lei, 11ma l'uno nascondeva all'altro la sua pena, perché si vergognavano di rivelare la brama che avevano di unirsi a lei. 12Ogni giorno con maggior desiderio cercavano di vederla. Un giorno uno disse all'altro: 13"Andiamo pure a casa: è l'ora di desinare" e usciti se ne andarono. 14Ma ritornati indietro, si ritrovarono di nuovo insieme e, domandandosi a vicenda il motivo, confessarono la propria passione. Allora studiarono il momento opportuno di poterla sorprendere sola. 15Mentre aspettavano l'occasione favorevole, Susanna entrò, come al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché faceva caldo. 16Non c'era nessun altro al di fuori dei due anziani nascosti a spiarla. 17Susanna disse alle ancelle: "Portatemi l'unguento e i profumi, poi chiudete la porta, perché voglio fare il bagno". 18Esse fecero come aveva ordinato: chiusero le porte del giardino ed entrarono in casa dalla porta laterale per portare ciò che Susanna chiedeva, senza accorgersi degli anziani poiché si erano nascosti. 19Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei e le dissero: 20"Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e datti a noi. 21In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle". 22Susanna, piangendo, esclamò: "Sono alle strette da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. 23Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!". 24Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei 25e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì. 26I servi di casa, all'udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa stava accadendo. 27Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna. 28Il giorno dopo, tutto il popolo si adunò nella casa di Ioakìm, suo marito e andarono là anche i due anziani pieni di perverse intenzioni per condannare a morte Susanna. 29Rivolti al popolo dissero: "Si faccia venire Susanna figlia di Chelkìa, moglie di Ioakìm". Mandarono a chiamarla 30ed essa venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti. 31Susanna era assai delicata d'aspetto e molto bella di forme; 32aveva il velo e quei perversi ordinarono che le fosse tolto per godere almeno così della sua bellezza. 33Tutti i suoi familiari e amici piangevano. 34I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani sulla sua testa. 35Essa piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore. 36Gli anziani dissero: "Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuse le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle. 37Quindi è entrato da lei un giovane che era nascosto, e si è unito a lei. 38Noi che eravamo in un angolo del giardino, vedendo una tale nefandezza, ci siamo precipitati su di loro e li abbiamo sorpresi insieme. 39Non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito. 40Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, ma lei non ce l'ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni". 41La moltitudine prestò loro fede poiché erano anziani e giudici del popolo e la condannò a morte. 42Allora Susanna ad alta voce esclamò: "Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, 43tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me". 44E il Signore ascoltò la sua voce. 45Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, 46il quale si mise a gridare: "Io sono innocente del sangue di lei!". 47Tutti si voltarono verso di lui dicendo: "Che vuoi dire con le tue parole?". 48Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: "Siete così stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una figlia d'Israele senza indagare la verità! 49Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei". 50Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: "Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha dato il dono dell'anzianità". 51Daniele esclamò: "Separateli bene l'uno dall'altro e io li giudicherò". 52Separati che furono, Daniele disse al primo: "O invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, 53quando davi sentenze ingiuste opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l'innocente. 54Ora dunque, se tu hai visto costei, di': sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?". Rispose: "Sotto un lentisco". 55Disse Daniele: "In verità, la tua menzogna ricadrà sulla tua testa. Già l'angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti spaccherà in due". 56Allontanato questo, fece venire l'altro e gli disse: "Razza di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! 57Così facevate con le donne d'Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. 58Dimmi dunque, sotto quale albero li hai trovati insieme?". Rispose: "Sotto un leccio". 59Disse Daniele: "In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco l'angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano per spaccarti in due e così farti morire". 60Allora tutta l'assemblea diede in grida di gioia e benedisse Dio che salva coloro che sperano in lui. 61Poi insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di aver deposto il falso, fece loro subire la medesima pena alla quale volevano assoggettare il prossimo 62e applicando la legge di Mosè li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente. 63Chelkìa e sua moglie resero grazie a Dio per la figlia Susanna insieme con il marito Ioakìm e tutti i suoi parenti, per non aver trovato in lei nulla di men che onesto. 64Da quel giorno in poi Daniele divenne grande di fronte al popolo. 14 1Il re Astiage si riunì ai suoi padri e gli succedette nel regno Ciro il Persiano. 2Ora Daniele viveva accanto al re, ed era il più onorato di tutti gli amici del re. 3I Babilonesi avevano un idolo chiamato Bel, al quale offrivano ogni giorno dodici sacchi di fior di farina, quaranta pecore e sei barili di vino. 4Anche il re venerava questo idolo e andava ogni giorno ad adorarlo. Daniele però adorava il suo Dio e perciò il re gli disse: "Perché non adori Bel?". 5Daniele rispose: "Io non adoro idoli fatti da mani d'uomo, ma soltanto il Dio vivo che ha fatto il cielo e la terra e che è signore di ogni essere vivente". 6"Non credi tu – aggiunse il re – che Bel sia un dio vivo? Non vedi quanto beve e mangia ogni giorno?". 7Rispose Daniele ridendo: "Non t'ingannare, o re: quell'idolo di dentro è d'argilla e di fuori è di bronzo e non ha mai mangiato né bevuto". 8Il re s'indignò e convocati i sacerdoti di Bel, disse loro: "Se voi non mi dite chi è che mangia tutto questo cibo, morirete; se invece mi proverete che è Bel che lo mangia, morirà Daniele, perché ha insultato Bel". 9Daniele disse al re: "Sia fatto come tu hai detto". I sacerdoti di Bel erano settanta, senza contare le mogli e i figli. 10Il re si recò insieme con Daniele al tempio di Bel 11e i sacerdoti di Bel gli dissero: "Ecco, noi usciamo di qui e tu, re, disponi le vivande e mesci il vino temperato; poi chiudi la porta e sigillala con il tuo anello. Se domani mattina, venendo, tu riscontrerai che tutto non è stato mangiato da Bel, moriremo noi, altrimenti morirà Daniele che ci ha calunniati". 12Essi però non se ne preoccuparono perché avevano praticato un passaggio segreto sotto la tavola per il quale passavano abitualmente e consumavano tutto. 13Dopo che essi se ne furono andati, il re fece porre i cibi davanti a Bel: 14Daniele ordinò ai servi del re di portare un po' di cenere e la sparsero su tutto il pavimento del tempio alla presenza soltanto del re; poi uscirono, chiusero la porta, la sigillarono con l'anello del re e se ne andarono. 15I sacerdoti vennero di notte, secondo il loro consueto, con le mogli, i figli, e mangiarono e bevvero tutto. 16Di buon mattino il re si alzò, come anche Daniele. 17Il re domandò: "Sono intatti i sigilli, Daniele?". "Intatti, re" rispose. 18Aperta la porta, il re guardò la tavola ed esclamò: "Tu sei grande, Bel, e nessun inganno è in te!". 19Daniele sorrise e, trattenendo il re perché non entrasse, disse: "Guarda il pavimento ed esamina di chi sono quelle orme". 20Il re disse: "Vedo orme d'uomini, di donne e di ragazzi!". 21Acceso d'ira, fece arrestare i sacerdoti con le mogli e i figli; gli furono mostrate le porte segrete per le quali entravano a consumare quanto si trovava sulla tavola. 22Quindi il re li fece mettere a morte, consegnò Bel in potere di Daniele che lo distrusse insieme con il tempio. 23Vi era un gran drago e i Babilonesi lo veneravano. 24Il re disse a Daniele: "Non potrai dire che questo non è un dio vivente; adoralo, dunque". 25Daniele rispose: "Io adoro il Signore mio Dio, perché egli è il Dio vivente; se tu me lo permetti, o re, io, senza spada e senza bastone, ucciderò il drago". 26Soggiunse il re: "Te lo permetto". 27Daniele prese allora pece, grasso e peli e li fece cuocere insieme, poi ne preparò focacce e le gettò in bocca al drago che le inghiottì e scoppiò; quindi soggiunse: "Ecco che cosa adoravate!". 28Quando i Babilonesi lo seppero, ne furono molto indignati e insorsero contro il re, dicendo: "Il re è diventato Giudeo: ha distrutto Bel, ha ucciso il drago, ha messo a morte i sacerdoti". 29Andarono da lui dicendo: "Consegnaci Daniele, altrimenti uccidiamo te e la tua famiglia!". 30Quando il re vide che lo assalivano con violenza, costretto dalla necessità consegnò loro Daniele. 31Ed essi lo gettarono nella fossa dei leoni, dove rimase sei giorni. 32Nella fossa vi erano sette leoni, ai quali venivano dati ogni giorno due cadaveri e due pecore: ma quella volta non fu dato loro niente perché divorassero Daniele. 33Si trovava allora in Giudea il profeta Àbacuc il quale aveva fatto una minestra e spezzettato il pane in un recipiente e andava a portarlo nel campo ai mietitori. 34L'angelo del Signore gli disse: "Porta questo cibo a Daniele in Babilonia nella fossa dei leoni". 35Ma Àbacuc rispose: "Signore, Babilonia non l'ho mai vista e la fossa non la conosco". 36Allora l'angelo del Signore lo prese per i capelli e con la velocità del vento lo trasportò in Babilonia e lo posò sull'orlo della fossa dei leoni. 37Gridò Àbacuc: "Daniele, Daniele, prendi il cibo che Dio ti ha mandato". 38Daniele esclamò: "Dio, ti sei ricordato di me e non hai abbandonato coloro che ti amano". 39Alzatosi, Daniele si mise a mangiare, mentre l'angelo di Dio riportava subito Àbacuc nel luogo di prima. 40Il settimo giorno il re andò per piangere Daniele e giunto alla fossa guardò e vide Daniele seduto. 41Allora esclamò ad alta voce: "Grande tu sei, Signore Dio di Daniele, e non c'è altro dio all'infuori di te!". 42Poi fece uscire Daniele dalla fossa e vi fece gettare coloro che volevano la sua rovina ed essi furono subito divorati sotto i suoi occhi. Osea 1 1Parola del Signore rivolta a Osea figlio di Beerì, al tempo di Ozia, di Iotam, di Acaz, di Ezechia, re di Giuda, e al tempo di Geroboàmo figlio di Ioas, re d'Israele. 2Quando il Signore cominciò a parlare a Osea, gli disse: "Va', prenditi in moglie una prostituta e abbi figli di prostituzione, poiché il paese non fa che prostituirsi allontanandosi dal Signore". 3Egli andò a prendere Gomer, figlia di Diblàim: essa concepì e gli partorì un figlio. 4E il Signore disse a Osea: "Chiamalo Izreèl, perché tra poco vendicherò il sangue di Izreèl sulla casa di Ieu e porrò fine al regno della casa d'Israele. 5In quel giorno io spezzerò l'arco d'Israele nella valle di Izreèl". 6La donna concepì di nuovo e partorì una figlia e il Signore disse a Osea: "Chiamala Non-amata, perché non amerò più la casa d'Israele, non ne avrò più compassione. 7Invece io amerò la casa di Giuda e saranno salvati dal Signore loro Dio; non li salverò con l'arco, con la spada, con la guerra, né con cavalli o cavalieri". 8Dopo aver divezzato Non-amata, Gomer concepì e partorì un figlio. 9E il Signore disse a Osea: "Chiamalo Non-mio-popolo, perché voi non siete mio popolo e io non esisto per voi". 2 1Il numero degli Israeliti sarà come la sabbia del mare, che non si può misurare né contare. Invece di sentirsi dire: "Non siete mio popolo", saranno chiamati figli del Dio vivente. 2I figli di Giuda e i figli d'Israele si riuniranno insieme, si daranno un unico capo e saliranno dal proprio territorio, perché grande sarà il giorno di Izreèl! 3Dite ai vostri fratelli: "Popolo mio" e alle vostre sorelle: "Amata". 4Accusate vostra madre, accusatela, perché essa non è più mia moglie e io non sono più suo marito! Si tolga dalla faccia i segni delle sue prostituzioni e i segni del suo adulterio dal suo petto; 5altrimenti la spoglierò tutta nuda e la renderò come quando nacque e la ridurrò a un deserto, come una terra arida, e la farò morire di sete. 6I suoi figli non li amerò, perché sono figli di prostituzione. 7La loro madre si è prostituita, la loro genitrice si è coperta di vergogna. Essa ha detto: "Seguirò i miei amanti, che mi danno il mio pane e la mia acqua, la mia lana, il mio lino, il mio olio e le mie bevande". 8Perciò ecco, ti sbarrerò la strada di spine e ne cingerò il recinto di barriere e non ritroverà i suoi sentieri. 9Inseguirà i suoi amanti, ma non li raggiungerà, li cercherà senza trovarli. Allora dirà: "Ritornerò al mio marito di prima perché ero più felice di ora". 10Non capì che io le davo grano, vino nuovo e olio e le prodigavo l'argento e l'oro che hanno usato per Baal. 11Perciò anch'io tornerò a riprendere il mio grano, a suo tempo, il mio vino nuovo nella sua stagione; ritirerò la lana e il lino che dovevan coprire le sue nudità. 12Scoprirò allora le sue vergogne agli occhi dei suoi amanti e nessuno la toglierà dalle mie mani. 13Farò cessare tutte le sue gioie, le feste, i noviluni, i sabati, tutte le sue solennità. 14Devasterò le sue viti e i suoi fichi, di cui essa diceva: "Ecco il dono che mi han dato i miei amanti". La ridurrò a una sterpaglia e a un pascolo di animali selvatici. 15Le farò scontare i giorni dei Baal, quando bruciava loro i profumi, si adornava di anelli e di collane e seguiva i suoi amanti mentre dimenticava me! – Oracolo del Signore. 16Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. 17Le renderò le sue vigne e trasformerò la valle di Acòr in porta di speranza. Là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d'Egitto. 18E avverrà in quel giorno – oracolo del Signore – mi chiamerai: Marito mio, e non mi chiamerai più: Mio padrone. 19Le toglierò dalla bocca i nomi dei Baal, che non saranno più ricordati. 20In quel tempo farò per loro un'alleanza con le bestie della terra e gli uccelli del cielo e con i rettili del suolo; arco e spada e guerra eliminerò dal paese; e li farò riposare tranquilli. 21Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, 22ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. 23E avverrà in quel giorno – oracolo del Signore – io risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra; 24la terra risponderà con il grano, il vino nuovo e l'olio e questi risponderanno a Izreèl. 25Io li seminerò di nuovo per me nel paese e amerò Non-amata; e a Non-mio-popolo dirò: Popolo mio, ed egli mi dirà: Mio Dio. 3 1Il Signore mi disse ancora: "Va', ama una donna che è amata da un altro ed è adultera; come il Signore ama gli Israeliti ed essi si rivolgono ad altri dèi e amano le schiacciate d'uva". 2Io me l'acquistai per quindici pezzi d'argento e una misura e mezza d'orzo 3e le dissi: "Per lunghi giorni starai calma con me; non ti prostituirai e non sarai di alcun uomo; così anch'io mi comporterò con te. 4Poiché per lunghi giorni staranno gli Israeliti senza re e senza capo, senza sacrificio e senza stele, senza efod e senza terafim. 5Poi torneranno gli Israeliti e cercheranno il Signore loro Dio, e Davide loro re e trepidi si volgeranno al Signore e ai suoi beni, alla fine dei giorni". 4 1Ascoltate la parola del Signore, o Israeliti, poiché il Signore ha un processo con gli abitanti del paese. Non c'è infatti sincerità né amore del prossimo, né conoscenza di Dio nel paese. 2Si giura, si mentisce, si uccide, si ruba, si commette adulterio, si fa strage e si versa sangue su sangue. 3Per questo è in lutto il paese e chiunque vi abita langue insieme con gli animali della terra e con gli uccelli del cielo; perfino i pesci del mare periranno. 4Ma nessuno accusi, nessuno contesti; contro di te, sacerdote, muovo l'accusa. 5Tu inciampi di giorno e il profeta con te inciampa di notte e fai perire tua madre. 6Perisce il mio popolo per mancanza di conoscenza. Poiché tu rifiuti la conoscenza, rifiuterò te come mio sacerdote; hai dimenticato la legge del tuo Dio e io dimenticherò i tuoi figli. 7Tutti hanno peccato contro di me; cambierò la loro gloria in vituperio. 8Essi si nutrono del peccato del mio popolo e sono avidi della sua iniquità. 9Il popolo e il sacerdote avranno la stessa sorte; li punirò per la loro condotta, e li retribuirò dei loro misfatti. 10Mangeranno, ma non si sazieranno, si prostituiranno, ma non avranno prole, perché hanno abbandonato il Signore per darsi alla prostituzione. 11Il vino e il mosto tolgono il senno. 12Il mio popolo consulta il suo pezzo di legno e il suo bastone gli dà il responso, poiché uno spirito di prostituzione li svia e si prostituiscono, allontanandosi dal loro Dio. 13Sulla cima dei monti fanno sacrifici e sui colli bruciano incensi sotto la quercia, i pioppi e i terebinti, perché buona è la loro ombra. Perciò si prostituiscono le vostre figlie e le vostre nuore commettono adulterio. 14Non punirò le vostre figlie se si prostituiscono, né le vostre nuore se commettono adulterio; poiché essi stessi si appartano con le prostitute e con le prostitute sacre offrono sacrifici; un popolo, che non comprende, va a precipizio. 15Se ti prostituisci tu, Israele, non si renda colpevole Giuda. Non andate a Gàlgala, non salite a Bet-Avèn, non giurate per il Signore vivente. 16E poiché come giovenca ribelle si ribella Israele, forse potrà pascolarlo il Signore come agnello in luoghi aperti? 17Si è alleato agli idoli Èfraim, 18si accompagna ai beoni; si son dati alla prostituzione, han preferito il disonore alla loro gloria. 19Un vento li travolgerà con le sue ali e si vergogneranno dei loro sacrifici. 5 1Ascoltate questo, o sacerdoti, state attenti, gente d'Israele, o casa del re, porgete l'orecchio, poiché contro di voi si fa il giudizio. Voi foste infatti un laccio in Mizpà, una rete tesa sul Tabor 2e una fossa profonda a Sittìm; ma io sarò una frusta per tutti costoro. 3Io conosco Èfraim e non mi è ignoto Israele. Ti sei prostituito, Èfraim! Si è contaminato Israele. 4Non dispongono le loro opere per far ritorno al loro Dio, poiché uno spirito di prostituzione è fra loro e non conoscono il Signore. 5L'arroganza d'Israele testimonia contro di lui, Israele ed Èfraim cadranno per le loro colpe e Giuda soccomberà con loro. 6Con i loro greggi e i loro armenti andranno in cerca del Signore, ma non lo troveranno: egli si è allontanato da loro. 7Sono stati sleali verso il Signore, generando figli bastardi: un conquistatore li divorerà insieme con i loro campi. 8Suonate il corno in Gàbaa e la tromba in Rama, date l'allarme a Bet-Avèn, all'erta, Beniamino! 9Èfraim sarà devastato nel giorno del castigo: per le tribù d'Israele annunzio una cosa sicura. 10I capi di Giuda sono diventati come quelli che spostano i confini e su di essi come acqua verserò la mia ira. 11Èfraim è un oppressore, un violatore del diritto, ha cominciato a inseguire le vanità. 12Ma io sarò come una tignola per Èfraim e come un tarlo per la casa di Giuda. 13Èfraim ha visto la sua infermità e Giuda la sua piaga. Èfraim è ricorso all'Assiria e Giuda si è rivolto al gran re; ma egli non potrà curarvi, non guarirà la vostra piaga, 14perché io sarò come un leone per Èfraim, come un leoncello per la casa di Giuda. Io farò strage e me ne andrò, porterò via la preda e nessuno me la toglierà. 15Me ne ritornerò alla mia dimora finché non avranno espiato e cercheranno il mio volto, e ricorreranno a me nella loro angoscia. 6 1"Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. 2Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza. 3Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l'aurora. Verrà a noi come la pioggia di autunno, come la pioggia di primavera, che feconda la terra". 4Che dovrò fare per te, Èfraim, che dovrò fare per te, Giuda? Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce. 5Per questo li ho colpiti per mezzo dei profeti, li ho uccisi con le parole della mia bocca e il mio giudizio sorge come la luce: 6poiché voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti. 7Ma essi come Adamo hanno violato l'alleanza, ecco dove mi hanno tradito. 8Gàlaad è una città di malfattori, macchiata di sangue. 9Come banditi in agguato una ciurma di sacerdoti assale sulla strada di Sichem, commette scelleratezze. 10Orribili cose ho visto in Betel; là si è prostituito Èfraim, si è contaminato Israele. 11Anche a te, Giuda, io riserbo una mietitura, quando ristabilirò il mio popolo. 7 1Mentre sto per guarire Israele, si scopre l'iniquità di Èfraim e la malvagità di Samaria, poiché si pratica la menzogna: il ladro entra nelle case e fuori saccheggia il brigante. 2Non pensano dunque che io ricordo tutte le loro malvagità? Ora sono circondati dalle loro azioni: esse stanno davanti a me. 3Con la loro malvagità rallegrano il re, rallegrano i capi con le loro finzioni. 4Tutti bruciano d'ira, ardono come un forno quando il fornaio cessa di rattizzare il fuoco, dopo che, preparata la pasta, aspetta che sia lievitata. 5Nel giorno del nostro re i capi lo sommergono negli ardori del vino, ed egli si compromette con i ribelli. 6Il loro cuore è un forno nelle loro trame, tutta la notte sonnecchia il loro furore e la mattina divampa come fiamma. 7Tutti ardono come un forno e divorano i loro governanti. Così sono caduti tutti i loro sovrani e nessuno si preoccupa di ricorrere a me. 8Èfraim si mescola con le genti, Èfraim è come una focaccia non rivoltata. 9Gli stranieri divorano la sua forza ed egli non se ne accorge; la canizie gli ricopre la testa ed egli non se ne accorge. 10L'arroganza d'Israele testimonia contro di loro, non ritornano al Signore loro Dio e, malgrado tutto, non lo ricercano. 11Èfraim è come un'ingenua colomba, priva d'intelligenza; ora chiamano l'Egitto, ora invece l'Assiria. 12Dovunque si rivolgeranno stenderò la mia rete contro di loro e li abbatterò come gli uccelli dell'aria, li punirò nelle loro assemblee. 13Guai a costoro, ormai lontani da me! Distruzione per loro, perché hanno agito male contro di me! Li volevo salvare, ma essi hanno proferito menzogne contro di me. 14Non gridano a me con il loro cuore quando gridano sui loro giacigli. Si fanno incisioni per il grano e il mosto e intanto si ribellano contro di me. 15Eppure io ho rafforzato il loro braccio, ma essi hanno tramato il male contro di me. 16Si sono rivolti ma non a colui che è in alto, sono stati come un arco fallace. I loro capi cadranno di spada per l'insolenza della loro lingua e nell'Egitto rideranno di loro. 8 1Da' fiato alla tromba! Come un'aquila sulla casa del Signore… perché hanno trasgredito la mia alleanza e rigettato la mia legge. 2Essi gridano verso di me: "Noi ti riconosciamo Dio d'Israele!". 3Ma Israele ha rigettato il bene: il nemico lo perseguiterà. 4Hanno creato dei re che io non ho designati; hanno scelto capi a mia insaputa. Con il loro argento e il loro oro si sono fatti idoli ma per loro rovina. 5Ripudio il tuo vitello, o Samaria! La mia ira divampa contro di loro; fino a quando non si potranno purificare 6i figli di Israele? Esso è opera di un artigiano, esso non è un dio: sarà ridotto in frantumi il vitello di Samaria. 7E poiché hanno seminato vento raccoglieranno tempesta. Il loro grano sarà senza spiga, se germoglia non darà farina, e se ne produce, la divoreranno gli stranieri. 8Israele è stato inghiottito: si trova ora in mezzo alle nazioni come un vaso spregevole. 9Essi sono saliti fino ad Assur, asino selvaggio, che si aggira solitario; Èfraim si è acquistato degli amanti. 10Se ne acquistino pure fra le nazioni, io li metterò insieme e fra poco cesseranno di eleggersi re e governanti. 11Èfraim ha moltiplicato gli altari, ma gli altari sono diventati per lui un'occasione di peccato. 12Ho scritto numerose leggi per lui, ma esse son considerate come una cosa straniera. 13Essi offrono sacrifici e ne mangiano le carni, ma il Signore non li gradisce; si ricorderà della loro iniquità e punirà i loro peccati: dovranno tornare in Egitto. 14Israele ha dimenticato il suo creatore, si è costruito palazzi; Giuda ha moltiplicato le sue fortezze. Ma io manderò il fuoco sulle loro città e divorerà le loro cittadelle. 9 1Non darti alla gioia, Israele, non far festa con gli altri popoli, perché hai praticato la prostituzione, abbandonando il tuo Dio, hai amato il prezzo della prostituzione su tutte le aie da grano. 2L'aia e il tino non li nutriranno e il vino nuovo verrà loro a mancare. 3Non potranno restare nella terra del Signore, ma Èfraim ritornerà in Egitto e in Assiria mangeranno cibi immondi. 4Non faranno più libazioni di vino al Signore, i loro sacrifici non gli saranno graditi. Pane di lutto sarà il loro pane, coloro che ne mangiano diventano immondi. Il loro pane sarà tutto per loro, ma non entrerà nella casa del Signore. 5Che farete nei giorni delle solennità, nei giorni della festa del Signore? 6Ecco sono sfuggiti alla rovina, l'Egitto li accoglierà, Menfi sarà la loro tomba. I loro tesori d'argento passeranno alle ortiche e nelle loro tende cresceranno i pruni. 7Sono venuti i giorni del castigo, sono giunti i giorni del rendiconto, – Israele lo sappia: un pazzo è il profeta, l'uomo ispirato vaneggia – a causa delle tue molte iniquità, per la gravità del tuo affronto. 8Sentinella di Èfraim è il profeta con il suo Dio; ma un laccio gli è teso su tutti i sentieri, ostilità fin nella casa del suo Dio. 9Sono corrotti fino in fondo, come ai giorni di Gàbaa: ma egli si ricorderà della loro iniquità, farà il conto dei loro peccati. 10Trovai Israele come uva nel deserto, riguardai i vostri padri come fichi primaticci al loro inizio; ma essi appena arrivati a Baal-Peòr si consacrarono a quell'infamia e divennero abominevoli come ciò che essi amavano. 11La gloria di Èfraim volerà via come un uccello, non più nascite, né gravidanze, né concepimenti. 12Anche se allevano figli, io li eliminerò dagli uomini; guai a loro, se io li abbandono. 13Èfraim, lo vedo, ha fatto dei figli una preda su luoghi verdeggianti. Èfraim tuttavia condurrà i figli al macello. 14Signore, da' loro… Che darai? Un grembo infecondo e un seno arido! 15Tutta la loro malizia s'è manifestata a Gàlgala, è là che ho preso a odiarli. Per i loro misfatti li scaccerò dalla mia casa, non avrò più amore per loro; tutti i loro capi sono ribelli. 16Èfraim è stato percosso, la loro radice è inaridita, non daranno più frutto. Anche se generano, farò perire i cari frutti del loro grembo. 17Il mio Dio li rigetterà perché non gli hanno obbedito; andranno raminghi fra le nazioni. 10 1Rigogliosa vite era Israele, che dava frutto abbondante; ma più abbondante era il suo frutto, più moltiplicava gli altari; più ricca era la terra, più belle faceva le sue stele. 2Il loro cuore è falso; orbene, sconteranno la pena! Egli stesso demolirà i loro altari, distruggerà le loro stele. 3Allora diranno: "Non abbiamo più re, perché non temiamo il Signore. Ma anche il re che potrebbe fare per noi?". 4Dicono parole vane, giurano il falso, concludono alleanze: la giustizia fiorisce come cicuta nei solchi dei campi. 5Gli abitanti di Samaria trepidano per il vitello di Bet-Avèn, ne fa lutto il suo popolo e i suoi sacerdoti ne fanno lamento, perché la sua gloria sta per andarsene. 6Sarà portato anch'esso in Assiria come offerta al gran re. Èfraim ne avrà vergogna, Israele arrossirà del suo consiglio. 7Perirà il re di Samaria come un fuscello sull'acqua. 8Le alture dell'iniquità, peccato d'Israele, saranno distrutte, spine e rovi cresceranno sui loro altari; diranno ai monti: "Copriteci" e ai colli: "Cadete su di noi". 9Fin dai giorni di Gàbaa tu hai peccato, Israele. Là si fermarono, e la battaglia non li raggiungerà forse in Gàbaa contro i figli dell'iniquità? 10Io verrò a colpirli: si raduneranno i popoli contro di loro perché sono attaccati alla loro duplice colpa. 11Èfraim è una giovenca addestrata cui piace trebbiare il grano. Ma io farò pesare il giogo sul suo bel collo; attaccherò Èfraim all'aratro e Giacobbe all'erpice. 12Seminate per voi secondo giustizia e mieterete secondo bontà; dissodatevi un campo nuovo, perché è tempo di cercare il Signore, finché egli venga e diffonda su di voi la giustizia. 13Avete arato empietà e mietuto ingiustizia, avete mangiato il frutto della menzogna. Poiché hai riposto fiducia nei tuoi carri e nella moltitudine dei tuoi guerrieri, 14un rumore di guerra si alzerà contro le tue città e tutte le tue fortezze saranno distrutte. Come Salmàn devastò Bet-Arbèl nel giorno della battaglia in cui la madre fu sfracellata sui figli, 15così sarà fatto a te, gente d'Israele, per l'enormità della tua malizia. All'alba sarà la fine del re d'Israele. 11 1Quando Israele era giovinetto, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio. 2Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi. 3Ad Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. 4Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. 5Ritornerà al paese d'Egitto, Assur sarà il suo re, perché non hanno voluto convertirsi. 6La spada farà strage nelle loro città, sterminerà i loro figli, demolirà le loro fortezze. 7Il mio popolo è duro a convertirsi: chiamato a guardare in alto nessuno sa sollevare lo sguardo. 8Come potrei abbandonarti, Èfraim, come consegnarti ad altri, Israele? Come potrei trattarti al pari di Admà, ridurti allo stato di Zeboìm? Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. 9Non darò sfogo all'ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò nella mia ira. 10Seguiranno il Signore ed egli ruggirà come un leone: quando ruggirà, accorreranno i suoi figli dall'occidente, 11accorreranno come uccelli dall'Egitto, come colombe dall'Assiria e li farò abitare nelle loro case. Oracolo del Signore. 12 1Èfraim mi raggira con menzogne e la casa d'Israele con frode. Giuda è ribelle a Dio al Santo fedele. 2Èfraim si pasce di vento e insegue il vento d'oriente; ogni giorno moltiplica menzogne e violenze; fanno alleanze con l'Assiria e portano olio in Egitto. 3Il Signore è in lite con Giuda e tratterà Giacobbe secondo la sua condotta, lo ripagherà secondo le sue azioni. 4Egli nel grembo materno soppiantò il fratello e da adulto lottò con Dio, 5lottò con l'angelo e vinse, pianse e domandò grazia. Ritrovò Dio in Betel e là gli parlò. 6"Signore, Dio degli eserciti, Signore" è il suo nome. 7Tu ritorna al tuo Dio, osserva la bontà e la giustizia e nel tuo Dio poni la tua speranza, sempre. 8Canaan tiene in mano bilance false, ama frodare. 9Èfraim ha detto: "Sono ricco, mi son fatto una fortuna; malgrado tutti i miei guadagni non troveranno motivo di peccato per me". 10Eppure io sono il Signore tuo Dio fin dal paese d'Egitto. Ti farò ancora abitare sotto le tende come ai giorni del convegno. 11Io parlerò ai profeti, moltiplicherò le visioni e per mezzo dei profeti parlerò con parabole. 12Se Gàlaad è una colpa, essi non sono che menzogna; in Gàlgala si sacrifica ai tori, perciò i loro altari saranno come mucchi di pietre nei solchi dei campi. 13Giacobbe fuggì nella regione di Aram, Israele prestò servizio per una donna e per una moglie fece il guardiano di bestiame. 14Per mezzo di un profeta il Signore fece uscire Israele dall'Egitto e per mezzo di un profeta lo custodì. 15Èfraim provocò Dio amaramente, il Signore gli farà cadere addosso il sangue versato e lo ripagherà del suo vituperio. 13 1Quando Èfraim parlava, incuteva terrore, era un principe in Israele. Ma si è reso colpevole con Baal ed è decaduto. 2Tuttavia continuano a peccare e con il loro argento si sono fatti statue fuse, idoli di loro invenzione, tutti lavori di artigiani. Dicono: "Offri loro sacrifici" e mandano baci ai vitelli. 3Perciò saranno come nube del mattino, come rugiada che all'alba svanisce, come pula lanciata lontano dall'aia, come fumo che esce dalla finestra. 4Eppure io sono il Signore tuo Dio fin dal paese d'Egitto, non devi conoscere altro Dio fuori di me, non c'è salvatore fuori di me. 5Io ti ho protetto nel deserto, in quell'arida terra. 6Nel loro pascolo si sono saziati, si sono saziati e il loro cuore si è inorgoglito, per questo mi hanno dimenticato. 7Perciò io sarò per loro come un leone, come un leopardo li spierò per la via, 8li assalirò come un'orsa privata dei figli, spezzerò l'involucro del loro cuore, li divorerò come una leonessa; li sbraneranno le bestie selvatiche. 9Io ti distruggerò, Israele, e chi potrà venirti in aiuto? 10Dov'è ora il tuo re, che ti possa salvare? Dove sono i capi in tutte le tue città e i governanti di cui dicevi: "Dammi un re e dei capi"? 11Ti ho dato un re nella mia ira e con sdegno te lo riprendo. 12L'iniquità di Èfraim è chiusa in luogo sicuro, il suo peccato è ben custodito. 13Dolori di partoriente lo sorprenderanno, ma egli è figlio privo di senno, poiché non si presenta a suo tempo all'uscire dal seno materno. 14Li strapperò di mano agli inferi, li riscatterò dalla morte? Dov'è, o morte, la tua peste? Dov'è, o inferi, il vostro sterminio? La compassione è nascosta ai miei occhi. 15Èfraim prosperi pure in mezzo ai fratelli: verrà il vento d'oriente, si alzerà dal deserto il soffio del Signore e farà inaridire le sue sorgenti, farà seccare le sue fonti, distruggerà il tesoro di tutti i vasi preziosi. 14 1Samaria espierà, perché si è ribellata al suo Dio. Periranno di spada, saranno sfracellati i bambini; le donne incinte sventrate. 2Torna dunque, Israele, al Signore tuo Dio, poiché hai inciampato nella tua iniquità. 3Preparate le parole da dire e tornate al Signore; ditegli: "Togli ogni iniquità: accetta ciò che è bene e ti offriremo il frutto delle nostre labbra. 4Assur non ci salverà, non cavalcheremo più su cavalli, né chiameremo più dio nostro l'opera delle nostre mani, poiché presso di te l'orfano trova misericordia". 5Io li guarirò dalla loro infedeltà, li amerò di vero cuore, poiché la mia ira si è allontanata da loro. 6Sarò come rugiada per Israele; esso fiorirà come un giglio e metterà radici come un albero del Libano, 7si spanderanno i suoi germogli e avrà la bellezza dell'olivo e la fragranza del Libano. 8Ritorneranno a sedersi alla mia ombra, faranno rivivere il grano, coltiveranno le vigne, famose come il vino del Libano. 9Èfraim, che ha ancora in comune con gl'idoli? Io l'esaudisco e veglio su di lui; io sono come un cipresso sempre verde, grazie a me si trova frutto. 10Chi è saggio comprenda queste cose, chi ha intelligenza le comprenda; poiché rette sono le vie del Signore, i giusti camminano in esse, mentre i malvagi v'inciampano. Gioele 1 1Parola del Signore, rivolta a Gioele figlio di Petuèl. 2Udite questo, anziani, porgete l'orecchio, voi tutti abitanti della regione. Accadde mai cosa simile ai giorni vostri o ai giorni dei vostri padri? 3Raccontatelo ai vostri figli e i figli vostri ai loro figli e i loro figli alla generazione seguente. 4L'avanzo della cavalletta l'ha divorato la locusta, l'avanzo della locusta l'ha divorato il bruco, l'avanzo del bruco l'ha divorato il grillo. 5Svegliatevi, ubriachi, e piangete, voi tutti che bevete vino, urlate per il vino nuovo che vi è tolto di bocca. 6Poiché è venuta contro il mio paese una nazione potente, senza numero, che ha denti di leone, mascelle di leonessa. 7Ha fatto delle mie viti una desolazione e tronconi delle piante di fico; li ha tutti scortecciati e abbandonati, i loro rami appaiono bianchi. 8Piangi, come una vergine che si è cinta di sacco per il fidanzato della sua giovinezza. 9Sono scomparse offerta e libazione dalla casa del Signore; fanno lutto i sacerdoti, ministri del Signore. 10Devastata è la campagna, piange la terra, perché il grano è devastato, è venuto a mancare il vino nuovo, è esaurito il succo dell'olivo. 11Affliggetevi, contadini, alzate lamenti, vignaiuoli, per il grano e per l'orzo, perché il raccolto dei campi è perduto. 12La vite è seccata, il fico inaridito, il melograno, la palma, il melo, tutti gli alberi dei campi sono secchi, è inaridita la gioia tra i figli dell'uomo. 13Cingete il cilicio e piangete, o sacerdoti, urlate, ministri dell'altare, venite, vegliate vestiti di sacco, ministri del mio Dio, poiché priva d'offerta e libazione è la casa del vostro Dio. 14Proclamate un digiuno, convocate un'assemblea, adunate gli anziani e tutti gli abitanti della regione nella casa del Signore vostro Dio, e gridate al Signore: 15Ahimè, quel giorno! È infatti vicino il giorno del Signore e viene come uno sterminio dall'Onnipotente. 16Non è forse scomparso il cibo davanti ai nostri occhi e la letizia e la gioia dalla casa del nostro Dio? 17Sono marciti i semi sotto le loro zolle, i granai sono vuoti, distrutti i magazzini, perché è venuto a mancare il grano. 18Come geme il bestiame! Vanno errando le mandrie dei buoi, perché non hanno più pascoli; anche i greggi di pecore vanno in rovina. 19A te, Signore, io grido perché il fuoco ha divorato i pascoli della steppa e la vampa ha bruciato tutti gli alberi della campagna. 20Anche le bestie della terra sospirano a te, perché sono secchi i corsi d'acqua e il fuoco ha divorato i pascoli della steppa. 2 1Suonate la tromba in Sion e date l'allarme sul mio santo monte! Tremino tutti gli abitanti della regione perché viene il giorno del Signore, perché è vicino, 2giorno di tenebra e di caligine, giorno di nube e di oscurità. Come l'aurora, si spande sui monti un popolo grande e forte; come questo non ce n'è stato mai e non ce ne sarà dopo, per gli anni futuri di età in età. 3Davanti a lui un fuoco divora e dietro a lui brucia una fiamma. Come il giardino dell'Eden è la terra davanti a lui e dietro a lui è un deserto desolato, non resta alcun avanzo. 4Il loro aspetto è aspetto di cavalli, come destrieri essi corrono. 5Come fragore di carri che balzano sulla cima dei monti, come crepitìo di fiamma avvampante che brucia la stoppia, come un popolo forte schierato a battaglia. 6Davanti a loro tremano i popoli, tutti i volti impallidiscono. 7Corrono come prodi, come guerrieri che scalano le mura; ognuno procede per la strada, nessuno smarrisce la via. 8L'uno non incalza l'altro, ognuno va per il suo sentiero. Si gettano fra i dardi, ma non rompono le file. 9Piombano sulla città, si precipitano sulle mura, salgono sulle case, entrano dalle finestre come ladri. 10Davanti a loro la terra trema, il cielo si scuote, il sole, la luna si oscurano e le stelle cessano di brillare. 11Il Signore fa udire il tuono dinanzi alla sua schiera, perché molto grande è il suo esercito, perché potente è l'esecutore della sua parola, perché grande è il giorno del Signore e molto terribile: chi potrà sostenerlo? 12"Or dunque – parola del Signore – ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti". 13Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all'ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura. 14Chi sa che non cambi e si plachi e lasci dietro a sé una benedizione? Offerta e libazione per il Signore vostro Dio. 15Suonate la tromba in Sion, proclamate un digiuno, convocate un'adunanza solenne. 16Radunate il popolo, indite un'assemblea, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo. 17Tra il vestibolo e l'altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: "Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al vituperio e alla derisione delle genti". Perché si dovrebbe dire fra i popoli: "Dov'è il loro Dio?". 18Il Signore si mostri geloso per la sua terra e si muova a compassione del suo popolo. 19Il Signore ha risposto al suo popolo: "Ecco, io vi mando il grano, il vino nuovo e l'olio e ne avrete a sazietà; non farò più di voi il ludibrio delle genti. 20Allontanerò da voi quello che viene dal settentrione e lo spingerò verso una terra arida e desolata: spingerò la sua avanguardia verso il mare d'oriente e la sua retroguardia verso il mare occidentale. Esalerà il suo lezzo, salirà il suo fetore, perché ha fatto molto male. 21Non temere, terra, ma rallegrati e gioisci, poiché cose grandi ha fatto il Signore. 22Non temete, animali della campagna, perché i pascoli del deserto hanno germogliato, perché gli alberi producono i frutti, la vite e il fico danno il loro vigore. 23Voi, figli di Sion, rallegratevi, gioite nel Signore vostro Dio, perché vi da' la pioggia in giusta misura, per voi fa scendere l'acqua, la pioggia d'autunno e di primavera, come in passato. 24Le aie si riempiranno di grano e i tini traboccheranno di mosto e d'olio. 25"Vi compenserò delle annate che hanno divorate la locusta e il bruco, il grillo e le cavallette, quel grande esercito che ho mandato contro di voi. 26Mangerete in abbondanza, a sazietà, e loderete il nome del Signore vostro Dio, che in mezzo a voi ha fatto meraviglie. 27Voi riconoscerete che io sono in mezzo ad Israele, e che sono io il Signore vostro Dio, e non ce ne sono altri: mai più vergogna per il mio popolo. 3 1Dopo questo, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. 2Anche sopra gli schiavi e sulle schiave, in quei giorni, effonderò il mio spirito. 3Farò prodigi nel cielo e sulla terra, sangue e fuoco e colonne di fumo. 4Il sole si cambierà in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore, grande e terribile. 5Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato, poiché sul monte Sion e in Gerusalemme vi sarà la salvezza, come ha detto il Signore, anche per i superstiti che il Signore avrà chiamati. 4 1Poiché, ecco, in quei giorni e in quel tempo, quando avrò fatto tornare i prigionieri di Giuda e Gerusalemme, 2riunirò tutte le nazioni e le farò scendere nella valle di Giòsafat, e là verrò a giudizio con loro per il mio popolo Israele, mia eredità, che essi hanno disperso fra le genti dividendosi poi la mia terra. 3Hanno tirato a sorte il mio popolo e hanno dato un fanciullo in cambio di una prostituta, han venduto una fanciulla in cambio di vino e hanno bevuto. 4Anche voi, Tiro e Sidòne, e voi tutte contrade della Filistea, che siete per me? Vorreste prendervi la rivincita e vendicarvi di me? Io ben presto farò ricadere sul vostro capo il male che avete fatto. 5Voi infatti avete rubato il mio oro e il mio argento, avete portato nei vostri templi i miei tesori preziosi; 6avete venduto ai Greci i figli di Giuda e i figli di Gerusalemme per mandarli lontano dalla loro patria. 7Ecco, io li richiamo dalle città, dal luogo dove voi li avete venduti e farò ricadere sulle vostre teste il male che avete fatto. 8Venderò i vostri figli e le vostre figlie per mezzo dei figli di Giuda, i quali li venderanno ai Sabei, un popolo lontano. Il Signore ha parlato. 9Proclamate questo fra le genti: chiamate alla guerra santa, incitate i prodi, vengano, salgano tutti i guerrieri. 10Con le vostre zappe fatevi spade e lance con le vostre falci; anche il più debole dica: io sono un guerriero! 11Svelte, venite, o genti tutte, dai dintorni e radunatevi là! Signore, fa' scendere i tuoi prodi! 12Si affrettino e salgano le genti alla valle di Giòsafat, poiché lì siederò per giudicare tutte le genti all'intorno. 13Date mano alla falce, perché la messe è matura; venite, pigiate, perché il torchio è pieno e i tini traboccano… tanto grande è la loro malizia! 14Folle e folle nella Valle della decisione, poiché il giorno del Signore è vicino nella Valle della decisione. 15Il sole e la luna si oscurano e le stelle perdono lo splendore. 16Il Signore ruggisce da Sion e da Gerusalemme fa sentire la sua voce; tremano i cieli e la terra. Ma il Signore è un rifugio al suo popolo, una fortezza per gli Israeliti. 17Voi saprete che io sono il Signore vostro Dio che abito in Sion, mio monte santo e luogo santo sarà Gerusalemme; per essa non passeranno più gli stranieri. 18In quel giorno le montagne stilleranno vino nuovo e latte scorrerà per le colline; in tutti i ruscelli di Giuda scorreranno le acque. Una fonte zampillerà dalla casa del Signore e irrigherà la valle di Sittìm. 19L'Egitto diventerà una desolazione e l'Idumea un brullo deserto per la violenza contro i figli di Giuda, per il sangue innocente sparso nel loro paese, 20mentre Giuda sarà sempre abitato e Gerusalemme di generazione in generazione. 21Vendicherò il loro sangue, non lo lascerò impunito e il Signore dimorerà in Sion. Amos 1 1Parole di Amos, che era pecoraio di Tekòa, il quale ebbe visioni riguardo a Israele, al tempo di Ozia re della Giudea, e al tempo di Geroboàmo figlio di Ioas, re di Israele, due anni prima del terremoto. 2Egli disse: "Il Signore ruggisce da Sion e da Gerusalemme fa udir la sua voce; sono desolate le steppe dei pastori, è inaridita la cima del Carmelo". 3Così dice il Signore: "Per tre misfatti di Damasco e per quattro non revocherò il mio decreto, perché hanno trebbiato con trebbie ferrate Gàlaad. 4Alla casa di Cazaèl darò fuoco e divorerà i palazzi di Ben-Hadàd; 5spezzerò il catenaccio di Damasco, sterminerò gli abitanti di Biqat-Avèn e chi detiene lo scettro di Bet-Eden e il popolo di Aram andrà schiavo a Kir", dice il Signore. 6Così dice il Signore: "Per tre misfatti di Gaza e per quattro non revocherò il mio decreto, perché hanno deportato popolazioni intere per consegnarle a Edom; 7appiccherò il fuoco alle mura di Gaza e divorerà i suoi palazzi, 8estirperò da Asdòd chi siede sul trono e da Ascalòna chi vi tiene lo scettro; rivolgerò la mano contro Ekròn e così perirà il resto dei Filistei", dice il Signore. 9Così dice il Signore: "Per tre misfatti di Tiro e per quattro non revocherò il mio decreto, perché hanno deportato popolazioni intere a Edom, senza ricordare l'alleanza fraterna; 10appiccherò il fuoco alle mura di Tiro e divorerà i suoi palazzi". 11Così dice il Signore: "Per tre misfatti di Edom e per quattro non revocherò il mio decreto, perché ha inseguito con la spada suo fratello e ha soffocato la pietà verso di lui, perché ha continuato l'ira senza fine e ha conservato lo sdegno per sempre; 12appiccherò il fuoco a Teman e divorerà i palazzi di Bozra". 13Così dice il Signore: "Per tre misfatti degli Ammoniti e per quattro non revocherò il mio decreto, perché hanno sventrato le donne incinte di Gàlaad per allargare il loro confine; 14appiccherò il fuoco alle mura di Rabbà e divorerà i suoi palazzi tra il fragore di un giorno di battaglia, fra il turbine di un giorno di tempesta; 15il loro re andrà in esilio, egli insieme ai suoi capi", dice il Signore. 2 1Così dice il Signore: "Per tre misfatti di Moab e per quattro non revocherò il mio decreto, perché ha bruciato le ossa del re di Edom per ridurle in calce; 2appiccherò il fuoco a Moab e divorerà i palazzi di Keriòt e Moab morirà nel tumulto, al grido di guerra, al suono del corno; 3farò sparire da lui il giudice e tutti i suoi capi ucciderò insieme con lui", dice il Signore. 4Così dice il Signore: "Per tre misfatti di Giuda e per quattro non revocherò il mio decreto, perché hanno disprezzato la legge del Signore e non ne hanno osservato i decreti; si son lasciati traviare dai loro idoli che i loro padri avevano seguito; 5appiccherò il fuoco a Giuda e divorerà i palazzi di Gerusalemme". 6Così dice il Signore: "Per tre misfatti d'Israele e per quattro non revocherò il mio decreto, perché hanno venduto il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali; 7essi che calpestano come la polvere della terra la testa dei poveri e fanno deviare il cammino dei miseri; e padre e figlio vanno dalla stessa ragazza, profanando così il mio santo nome. 8Su vesti prese come pegno si stendono presso ogni altare e bevono il vino confiscato come ammenda nella casa del loro Dio. 9Eppure io ho sterminato davanti a loro l'Amorreo, la cui statura era come quella dei cedri, e la forza come quella della quercia; ho strappato i suoi frutti in alto e le sue radici di sotto. 10Io vi ho fatti uscire dal paese di Egitto e vi ho condotti per quarant'anni nel deserto, per darvi in possesso il paese dell'Amorreo. 11Ho fatto sorgere profeti tra i vostri figli e nazirei fra i vostri giovani. Non è forse così, o Israeliti?". Oracolo del Signore. 12"Ma voi avete fatto bere vino ai nazirei e ai profeti avete ordinato: Non profetate! 13Ebbene, io vi affonderò nella terra come affonda un carro quando è tutto carico di paglia. 14Allora nemmeno l'uomo agile potrà più fuggire, né l'uomo forte usare la sua forza; il prode non potrà salvare la sua vita 15né l'arciere resisterà; non scamperà il corridore, né si salverà il cavaliere. Il più coraggioso fra i prodi fuggirà nudo in quel giorno!". Oracolo del Signore. 3 1Ascoltate questa parola che il Signore ha detto riguardo a voi, Israeliti, e riguardo a tutta la stirpe che ho fatto uscire dall'Egitto: 2"Soltanto voi ho eletto tra tutte le stirpi della terra; perciò io vi farò scontare tutte le vostre iniquità". 3Camminano forse due uomini insieme senza essersi messi d'accordo? 4Ruggisce forse il leone nella foresta, se non ha qualche preda? Il leoncello manda un grido dalla sua tana se non ha preso nulla? 5Cade forse l'uccello a terra, se non gli è stata tesa un'insidia? Scatta forse la tagliola dal suolo, se non ha preso qualche cosa? 6Risuona forse la tromba nella città, senza che il popolo si metta in allarme? Avviene forse nella città una sventura, che non sia causata dal Signore? 7In verità, il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo consiglio ai suoi servitori, i profeti. 8Ruggisce il leone: chi mai non trema? Il Signore Dio ha parlato: chi può non profetare? 9Fatelo udire nei palazzi di Asdòd e nei palazzi del paese d'Egitto e dite: Adunatevi sui monti di Samaria e osservate quanti disordini sono in essa, e quali violenze sono nel suo seno. 10Non sanno agire con rettitudine, dice il Signore, violenza e rapina accumulano nei loro palazzi. 11Perciò così dice il Signore Dio: Il nemico circonderà il paese, sarà abbattuta la tua potenza e i tuoi palazzi saranno saccheggiati. 12Così dice il Signore: Come il pastore strappa dalla bocca del leone due zampe o il lobo d'un orecchio, così scamperanno gli Israeliti che abitano a Samaria su un cantuccio di divano o su una coperta da letto. 13Ascoltate e attestatelo nella casa di Giacobbe, dice il Signore Dio, Dio degli eserciti: 14Quando farò giustizia dei misfatti d'Israele, io infierirò contro gli altari di Betel; saranno spezzati i corni dell'altare e cadranno a terra. 15Demolirò la casa d'inverno insieme con al sua casa d'estate e andranno in rovina le case d'avorio e scompariranno i grandi palazzi. Oracolo del Signore. 4 1Ascoltate queste parole, o vacche di Basàn, che siete sul monte di Samaria, che opprimete i deboli, schiacciate i poveri e dite ai vostri mariti: Porta qua, beviamo! 2Il Signore Dio ha giurato per la sua santità: Ecco, verranno per voi giorni, in cui sarete prese con ami e le rimanenti di voi con arpioni da pesca. 3Uscirete per le brecce, una dopo l'altra e sarete cacciate oltre l'Ermon, oracolo del Signore. 4Andate pure a Betel e peccate! A Gàlgala e peccate ancora di più! Offrite ogni mattina i vostri sacrifici e ogni tre giorni le vostre decime. 5Offrite anche sacrifici di grazie con lievito e proclamate ad alta voce le offerte spontanee perché così vi piace di fare, o Israeliti, dice il Signore. 6Eppure, vi ho lasciato a denti asciutti in tutte le vostre città e con mancanza di pane in tutti i vostri villaggi: e non siete ritornati a me, dice il Signore. 7Vi ho pure rifiutato la pioggia tre mesi prima della mietitura; facevo piovere sopra una città e non sopra l'altra; un campo era bagnato di pioggia, mentre l'altro, su cui non pioveva, seccava; 8due, tre città si muovevano titubanti verso un'altra città per bervi acqua, senza potersi dissetare: e non siete ritornati a me, dice il Signore. 9Vi ho colpiti con ruggine e carbonchio, vi ho inaridito i giardini e le vigne; i fichi, gli oliveti li ha divorati la cavalletta: e non siete ritornati a me, dice il Signore. 10Ho mandato contro di voi la peste, come un tempo contro l'Egitto; ho ucciso di spada i vostri giovani, mentre i vostri cavalli diventavano preda; ho fatto salire il fetore dei vostri campi fino alle vostre narici: e non siete ritornati a me, dice il Signore. 11Vi ho travolti come Dio aveva travolto Sòdoma e Gomorra; eravate come un tizzone strappato da un incendio: e non siete ritornati a me dice il Signore. 12Perciò ti tratterò così, Israele! Poiché questo devo fare di te, prepàrati all'incontro con il tuo Dio, o Israele! 13Ecco colui che forma i monti e crea i venti, che manifesta all'uomo qual è il suo pensiero, che fa l'alba e le tenebre e cammina sulle alture della terra, Signore, Dio degli eserciti è il suo nome. 5 1Ascoltate queste parole, questo lamento che io pronunzio su di voi, o casa di Israele! 2È caduta, non si alzerà più, la vergine d'Israele; è stesa al suolo, nessuno la fa rialzare. 3Poiché così dice il Signore Dio: La città che usciva con mille uomini resterà con cento e la città di cento resterà con dieci, nella casa d'Israele. 4Poiché così dice il Signore alla casa d'Israele: Cercate me e vivrete! 5Non rivolgetevi a Betel, non andate a Gàlgala, non passate a Bersabea, perché Gàlgala andrà tutta in esilio e Betel sarà ridotta al nulla. 6Cercate il Signore e vivrete, perché egli non irrompa come fuoco sulla casa di Giuseppe e la consumi e nessuno spenga Betel! 7Essi trasformano il diritto in veleno e gettano a terra la giustizia. 8Colui che ha fatto le Pleiadi e Orione, cambia il buio in chiarore del mattino e stende sul giorno l'oscurità della notte; colui che comanda alle acque del mare e le spande sulla terra, Signore è il suo nome. 9Egli fa cadere la rovina sulle fortezze e fa giungere la devastazione sulle cittadelle. 10Essi odiano chi ammonisce alla porta e hanno in abominio chi parla secondo verità. 11Poiché voi schiacciate l'indigente e gli estorcete una parte del grano, voi che avete costruito case in pietra squadrata, non le abiterete; vigne deliziose avete piantato, ma non ne berrete il vino, 12perché so che numerosi sono i vostri misfatti, enormi i vostri peccati. Essi sono oppressori del giusto, incettatori di ricompense e respingono i poveri nel tribunale. 13Perciò il prudente in questo tempo tacerà, perché sarà un tempo di sventura. 14Cercate il bene e non il male, se volete vivere, e così il Signore, Dio degli eserciti, sia con voi, come voi dite. 15Odiate il male e amate il bene e ristabilite nei tribunali il diritto; forse il Signore, Dio degli eserciti, avrà pietà del resto di Giuseppe. 16Perciò così dice il Signore, Dio degli eserciti, il Signore: In tutte le piazze vi sarà lamento, in tutte le strade si dirà: Ah! ah! Si chiamerà l'agricoltore a fare il lutto e a fare il lamento quelli che conoscono la nenia. 17In tutte le vigne vi sarà lamento, perché io passerò in mezzo a te, dice il Signore. 18Guai a coloro che attendono il giorno del Signore! Che sarà per voi il giorno del Signore? Sarà tenebre e non luce. 19Come quando uno fugge davanti al leone e s'imbatte in un orso; entra in casa, appoggia la mano sul muro e un serpente lo morde. 20Non sarà forse tenebra e non luce il giorno del Signore, e oscurità senza splendore alcuno? 21Io detesto, respingo le vostre feste e non gradisco le vostre riunioni; 22anche se voi mi offrite olocausti, io non gradisco i vostri doni e le vittime grasse come pacificazione io non le guardo. 23Lontano da me il frastuono dei tuoi canti: il suono delle tue arpe non posso sentirlo! 24Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come un torrente perenne. 25Mi avete forse offerto vittime e oblazioni nel deserto per quarant'anni, o Israeliti? 26Voi avete innalzato Siccùt vostro re e Chiiòn vostro idolo, la stella dei vostri dèi che vi siete fatti. 27Ora, io vi manderò in esilio al di là di Damasco, dice il Signore, il cui nome è Dio degli eserciti. 6 1Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria! Questi notabili della prima tra le nazioni, ai quali si recano gli Israeliti! 2Passate a Calnè e guardate, andate di lì ad Amat la grande e scendete a Gat dei Filistei: siete voi forse migliori di quei regni o è più grande il vostro territorio del loro? 3Voi credete di ritardare il giorno fatale e affrettate il sopravvento della violenza. 4Essi su letti d'avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla. 5Canterellano al suono dell'arpa, si pareggiano a David negli strumenti musicali; 6bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano. 7Perciò andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l'orgia dei buontemponi. 8Ha giurato il Signore Dio, per se stesso! Oracolo del Signore, Dio degli eserciti. Detesto l'orgoglio di Giacobbe, odio i suoi palazzi, consegnerò la città e quanto contiene. 9Se sopravviveranno in una sola casa dieci uomini, anch'essi moriranno. 10Lo prenderà il suo parente e chi prepara il rogo, portando via le ossa dalla casa, egli dirà a chi è in fondo alla casa: "Ce n'è ancora con te?". L'altro risponderà: "No". Quegli dirà: "Zitto!": non si deve menzionare il nome del Signore. 11Poiché ecco: il Signore comanda di fare a pezzi la casa grande e quella piccola di ridurla in frantumi. 12Corrono forse i cavalli sulle rocce e si ara il mare con i buoi? Poiché voi cambiate il diritto in veleno e il frutto della giustizia in assenzio. 13Voi vi compiacete di Lo-debàr dicendo: "Non è per il nostro valore che abbiam preso Karnàim?". 14Ora ecco, io susciterò contro di voi, gente d'Israele, – oracolo del Signore, Dio degli eserciti – un popolo che vi opprimerà dall'ingresso di Amat fino al torrente dell'Araba. 7 1Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: egli formava uno sciame di cavallette quando cominciava a germogliare la seconda erba, quella che spunta dopo la falciatura del re. 2Quando quelle stavano per finire di divorare l'erba della regione, io dissi: "Signore Dio, perdona, come potrà resistere Giacobbe? È tanto piccolo". 3Il Signore si impietosì: "Questo non avverrà", disse il Signore. 4Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: il Signore Dio chiamava per il castigo il fuoco che consumava il grande abisso e divorava la campagna. 5Io dissi: "Signore Dio, desisti! Come potrà resistere Giacobbe? È tanto piccolo". 6Il Signore se ne pentì: "Neanche questo avverrà", disse il Signore. 7Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: il Signore stava sopra un muro tirato a piombo e con un piombino in mano. 8Il Signore mi disse: "Che cosa vedi, Amos?". Io risposi: "Un piombino". Il Signore mi disse: "Io pongo un piombino in mezzo al mio popolo, Israele; non gli perdonerò più. 9Saranno demolite le alture d'Isacco e i santuari d'Israele saranno ridotti in rovine, quando io mi leverò con la spada contro la casa di Geroboàmo". 10Amasia, sacerdote di Betel, mandò a dire a Geroboàmo re di Israele: "Amos congiura contro di te in mezzo alla casa di Israele; il paese non può sopportare le sue parole, 11poiché così dice Amos: Di spada morirà Geroboàmo e Israele sarà condotto in esilio lontano dal suo paese". 12Amasia disse ad Amos: "Vattene, veggente, ritirati verso il paese di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, 13ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno". 14Amos rispose ad Amasia: "Non ero profeta, né figlio di profeta; ero un pastore e raccoglitore di sicomori; 15Il Signore mi prese di dietro al bestiame e il Signore mi disse: Va', profetizza al mio popolo Israele. 16Ora ascolta la parola del Signore: Tu dici: Non profetizzare contro Israele, né predicare contro la casa di Isacco. 17Ebbene, dice il Signore: Tua moglie si prostituirà nella città, i tuoi figli e le tue figlie cadranno di spada, la tua terra sarà spartita con la corda, tu morirai in terra immonda e Israele sarà deportato in esilio lontano dalla sua terra". 8 1Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: era un canestro di frutta matura. 2Egli domandò: "Che vedi Amos?". Io risposi: "Un canestro di frutta matura". Il Signore mi disse: È maturata la fine per il mio popolo, Israele; non gli perdonerò più. 3In quel giorno urleranno le cantanti del tempio, oracolo del Signore Dio. Numerosi i cadaveri, gettati dovunque. Silenzio! 4Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese, 5voi che dite: "Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano? E il sabato, perché si possa smerciare il frumento, diminuendo le misure e aumentando il siclo e usando bilance false, 6per comprare con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali? Venderemo anche lo scarto del grano". 7Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe: certo non dimenticherò mai le loro opere. 8Non forse per questo trema la terra, sono in lutto tutti i suoi abitanti, si solleva tutta come il Nilo, si agita e si riabbassa come il fiume d'Egitto? 9In quel giorno – oracolo del Signore Dio – farò tramontare il sole a mezzodì e oscurerò la terra in pieno giorno! 10Cambierò le vostre feste in lutto e tutti i vostri canti in lamento: farò vestire ad ogni fianco il sacco, renderò calva ogni testa: ne farò come un lutto per un figlio unico e la sua fine sarà come un giorno d'amarezza. 11Ecco, verranno giorni, – dice il Signore Dio – in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane, né sete di acqua, ma d'ascoltare la parola del Signore. 12Allora andranno errando da un mare all'altro e vagheranno da settentrione a oriente, per cercare la parola del Signore, ma non la troveranno. 13In quel giorno appassiranno le belle fanciulle e i giovani per la sete. 14Quelli che giurano per il peccato di Samaria e dicono: "Per la vita del tuo dio, Dan!" oppure: "Per la vita del tuo diletto, Bersabea!", cadranno senza più rialzarsi! 9 1Vidi il Signore che stava presso l'altare e mi diceva: "Percuoti il capitello e siano scossi gli architravi, spezza la testa di tutti e io ucciderò il resto con la spada; nessuno di essi riuscirà a fuggire, nessuno di essi scamperà. 2Anche se penetrano negli inferi, di là li strapperà la mia mano; se salgono al cielo, di là li tirerò giù; 3se si nascondono in vetta al Carmelo, di là li scoverò e li prenderò; se si occultano al mio sguardo in fondo al mare, là comanderò al serpente di morderli; 4se vanno in schiavitù davanti ai loro nemici, là comanderò alla spada di ucciderli. Io volgerò gli occhi su di loro per il male e non per il bene". 5Il Signore, Dio degli eserciti, colpisce la terra ed essa si fonde e tutti i suoi abitanti prendono il lutto; essa si solleva tutta come il Nilo e si abbassa come il fiume d'Egitto. 6Egli costruisce nel cielo il suo soglio e fonda la sua volta sulla terra; egli chiama le acque del mare e le riversa sulla terra; Signore è il suo nome. 7Non siete voi per me come gli Etiopi, Israeliti? Parola del Signore. Non io ho fatto uscire Israele dal paese d'Egitto, i Filistei da Caftòr e gli Aramei da Kir? 8Ecco, lo sguardo del Signore Dio è rivolto contro il regno peccatore: io lo sterminerò dalla terra, ma non sterminerò del tutto la casa di Giacobbe, oracolo del Signore. 9Ecco infatti, io darò ordini e scuoterò, fra tutti i popoli, la casa d'Israele come si scuote il setaccio e non cade un sassolino per terra. 10Di spada periranno tutti i peccatori del mio popolo, essi che dicevano: "Non si avvicinerà, non giungerà fino a noi la sventura". 11In quel giorno rialzerò la capanna di Davide, che è caduta; ne riparerò le brecce, ne rialzerò le rovine, la ricostruirò come ai tempi antichi, 12perché conquistino il resto di Edom e tutte le nazioni sulle quali è stato invocato il mio nome, dice il Signore, che farà tutto questo. 13Ecco, verranno giorni, – dice il Signore – in cui chi ara s'incontrerà con chi miete e chi pigia l'uva con chi getta il seme; dai monti stillerà il vino nuovo e colerà giù per le colline. 14Farò tornare gli esuli del mio popolo Israele, e ricostruiranno le città devastate e vi abiteranno; pianteranno vigne e ne berranno il vino; coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto. 15Li pianterò nella loro terra e non saranno mai divelti da quel suolo che io ho concesso loro, dice il Signore tuo Dio. Abdia 1Visione di Abdia. Così dice il Signore Dio per Edom: Udimmo un messaggio da parte del Signore e un araldo è stato inviato fra le genti: "Alzatevi, marciamo contro Edom in battaglia". 2Ecco, ti faccio piccolo fra le nazioni, tu sei molto spregevole. 3L'orgoglio del tuo cuore ti ha esaltato, tu che abiti nei crepacci rocciosi, delle alture fai la tua dimora e dici in cuor tuo: "Chi potrà gettarmi a terra?". 4Anche se t'innalzassi come un'aquila e collocassi il tuo nido fra le stelle, di lassù ti farei precipitare, dice il Signore. 5Se entrassero da te ladri o predoni di notte, – come sarebbe finita per te! – non ruberebbero quanto basta loro? Se vendemmiatori venissero da te, non ti lascerebbero forse se non qualche grappolo? 6Come è stato perquisito Esaù, come sono stati scovati i suoi nascondigli! 7Ti hanno cacciato fino alla frontiera, tutti i tuoi alleati ti hanno ingannato, i tuoi amici ti hanno vinto, quelli che mangiavano il tuo pane ti hanno teso tranelli: in lui non c'è senno! 8Forse in quel giorno, dice il Signore, non disperderò i saggi da Edom e l'intelligenza dal monte di Esaù? 9Saranno fiaccati i tuoi prodi, o Teman, e sarà sterminato ogni uomo dal monte di Esaù. Per la carneficina 10e la violenza contro Giacobbe tuo fratello la vergogna ti coprirà e sarai sterminato per sempre. 11Poiché tu eri presente quando gli stranieri ne deportavano le ricchezze, quando i forestieri entravano per le sue porte e gettavano le sorti su Gerusalemme, anzi ti sei comportato come uno di loro. 12Non guardare con gioia al giorno di tuo fratello, al giorno della sua sventura. Non gioire dei figli di Giuda nel giorno della loro rovina. Non spalancare la bocca nel giorno della loro angoscia. 13Non varcare la soglia del mio popolo nel giorno della sua sventura, non guardare con compiacenza la sua calamità; non stendere la mano sui suoi beni nel giorno della sua sventura. 14Non appostarti ai crocicchi delle strade, per massacrare i suoi fuggiaschi; non far mercato dei suoi superstiti, nel giorno dell'angoscia. 15Perché è vicino il giorno del Signore contro tutte le genti. Come hai fatto tu, così a te sarà fatto, ciò che hai fatto agli altri ricadrà sul tuo capo. 16Poiché come avete bevuto sul mio monte santo così berranno tutte le genti senza fine, berranno e tracanneranno: e saranno come se non fossero mai stati. 17Ma sul monte Sion vi saranno superstiti e saranno santi e la casa di Giacobbe avrà in mano i suoi possessori. 18La casa di Giacobbe sarà un fuoco e la casa di Giuseppe una fiamma, la casa di Esaù sarà come paglia: la bruceranno e la consumeranno, non scamperà nessuno della casa di Esaù, poiché il Signore ha parlato. 19Quelli del Negheb possederanno il monte d'Esaù e quelli della Sefèla il paese dei Filistei; possederanno il territorio di Èfraim e di Samaria e Beniamino il Gàlaad. 20Gli esuli di questo esercito degli Israeliti occuperanno Canaan fino a Sarèfta e gli esuli di Gerusalemme, che sono in Sefaràd, occuperanno le città del Negheb. 21Saliranno vittoriosi sul monte Sion per governare il monte di Esaù e il regno sarà del Signore. Giona 1 1Fu rivolta a Giona figlio di Amittai questa parola del Signore: 2"Alzati, va' a Ninive la grande città e in essa proclama che la loro malizia è salita fino a me". 3Giona però si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s'imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore. 4Ma il Signore scatenò sul mare un forte vento e ne venne in mare una tempesta tale che la nave stava per sfasciarsi. 5I marinai impauriti invocavano ciascuno il proprio dio e gettarono a mare quanto avevano sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più riposto della nave, si era coricato e dormiva profondamente. 6Gli si avvicinò il capo dell'equipaggio e gli disse: "Che cos'hai così addormentato? Alzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo". 7Quindi dissero fra di loro: "Venite, gettiamo le sorti per sapere per colpa di chi ci è capitata questa sciagura". Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona. 8Gli domandarono: "Spiegaci dunque per causa di chi abbiamo questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?". 9Egli rispose: "Sono Ebreo e venero il Signore Dio del cielo, il quale ha fatto il mare e la terra". 10Quegli uomini furono presi da grande timore e gli domandarono: "Che cosa hai fatto?". Quegli uomini infatti erano venuti a sapere che egli fuggiva il Signore, perché lo aveva loro raccontato. 11Essi gli dissero: "Che cosa dobbiamo fare di te perché si calmi il mare, che è contro di noi?". Infatti il mare infuriava sempre più. 12Egli disse loro: "Prendetemi e gettatemi in mare e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che questa grande tempesta vi ha colto per causa mia". 13Quegli uomini cercavano a forza di remi di raggiungere la spiaggia, ma non ci riuscivano perché il mare andava sempre più crescendo contro di loro. 14Allora implorarono il Signore e dissero: "Signore, fa' che noi non periamo a causa della vita di questo uomo e non imputarci il sangue innocente poiché tu, Signore, agisci secondo il tuo volere". 15Presero Giona e lo gettarono in mare e il mare placò la sua furia. 16Quegli uomini ebbero un grande timore del Signore, offrirono sacrifici al Signore e fecero voti. 2 1Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. 2Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore suo Dio 3e disse: "Nella mia angoscia ho invocato il Signore ed egli mi ha esaudito; dal profondo degli inferi ho gridato e tu hai ascoltato la mia voce. 4Mi hai gettato nell'abisso, nel cuore del mare e le correnti mi hanno circondato; tutti i tuoi flutti e le tue onde sono passati sopra di me. 5Io dicevo: Sono scacciato lontano dai tuoi occhi; eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio. 6Le acque mi hanno sommerso fino alla gola, l'abisso mi ha avvolto, l'alga si è avvinta al mio capo. 7Sono sceso alle radici dei monti, la terra ha chiuso le sue spranghe dietro a me per sempre. Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita, Signore mio Dio. 8Quando in me sentivo venir meno la vita, ho ricordato il Signore. La mia preghiera è giunta fino a te, fino alla tua santa dimora. 9Quelli che onorano vane nullità abbandonano il loro amore. 10Ma io con voce di lode offrirò a te un sacrificio e adempirò il voto che ho fatto; la salvezza viene dal Signore". 11E il Signore comandò al pesce ed esso rigettò Giona sull'asciutto. 3 1Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: 2"Alzati, va' a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò". 3Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, di tre giornate di cammino. 4Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta". 5I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. 6Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. 7Poi fu proclamato in Ninive questo decreto, per ordine del re e dei suoi grandi: "Uomini e animali, grandi e piccoli, non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. 8Uomini e bestie si coprano di sacco e si invochi Dio con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. 9Chi sa che Dio non cambi, si impietosisca, deponga il suo ardente sdegno sì che noi non moriamo?". 10Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece. 4 1Ma Giona ne provò grande dispiacere e ne fu indispettito. 2Pregò il Signore: "Signore, non era forse questo che dicevo quand'ero nel mio paese? Per ciò mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che ti lasci impietosire riguardo al male minacciato. 3Or dunque, Signore, toglimi la vita, perché meglio è per me morire che vivere!". 4Ma il Signore gli rispose: "Ti sembra giusto essere sdegnato così?". 5Giona allora uscì dalla città e sostò a oriente di essa. Si fece lì un riparo di frasche e vi si mise all'ombra in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città. 6Allora il Signore Dio fece crescere una pianta di ricino al di sopra di Giona per fare ombra sulla sua testa e liberarlo dal suo male. Giona provò una grande gioia per quel ricino. 7Ma il giorno dopo, allo spuntar dell'alba, Dio mandò un verme a rodere il ricino e questo si seccò. 8Quando il sole si fu alzato, Dio fece soffiare un vento d'oriente, afoso. Il sole colpì la testa di Giona, che si sentì venir meno e chiese di morire, dicendo: "Meglio per me morire che vivere". 9Dio disse a Giona: "Ti sembra giusto essere così sdegnato per una pianta di ricino?". Egli rispose: "Sì, è giusto; ne sono sdegnato al punto da invocare la morte!". 10Ma il Signore gli rispose: "Tu ti dai pena per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita: 11e io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?". Michea 1 1Parola del Signore, rivolta a Michea di Morèset, al tempo di Iotam, di Acaz e di Ezechia, re di Giuda. Visione che egli ebbe riguardo a Samaria e a Gerusalemme. 2Udite, popoli tutti! Fa' attenzione, o terra, con quanto contieni! Il Signore Dio sia testimone contro di voi, il Signore dal suo santo tempio. 3Poiché ecco, il Signore esce dalla sua dimora e scende e cammina sulle alture del paese; 4si sciolgono i monti sotto di lui e le valli si squarciano come cera davanti al fuoco, come acque versate su un pendio. 5Tutto ciò per l'infedeltà di Giacobbe e per i peccati della casa di Israele. Qual è l'infedeltà di Giacobbe? Non è forse Samaria? Qual è il peccato di Giuda? Non è forse Gerusalemme? 6Ridurrò Samaria a un mucchio di rovine in un campo, a un luogo per piantarvi la vigna. Rotolerò le sue pietre nella valle, scoprirò le sue fondamenta. 7Tutte le sue statue saranno frantumate, tutti i suoi doni andranno bruciati, di tutti i suoi idoli farò scempio perché messi insieme a prezzo di prostituzione e in prezzo di prostituzione torneranno. 8Perciò farò lamenti e griderò, me ne andrò scalzo e nudo, manderò ululati come gli sciacalli, urli lamentosi come gli struzzi, 9perché la sua piaga è incurabile ed è giunta fino a Giuda, si estende fino alle soglie del mio popolo, fino a Gerusalemme. 10Non l'annunziate in Gat, non piangete in Acri, a Bet-le-Afrà avvoltolatevi nella polvere. 11Emigra, popolazione di Safìr, nuda, nella vergogna; non è uscita la popolazione di Zaanàn. In lutto è Bet-Èsel; egli vi ha tolto la sua difesa. 12Si attendeva il benessere la popolazione di Maròt, invece è scesa la sciagura da parte del Signore fino alle porte di Gerusalemme. 13Attacca i destrieri al carro, o abitante di Lachis! Essa fu l'inizio del peccato per la figlia di Sion, poiché in te sono state trovate le infedeltà d'Israele. 14Perciò sarai data in dote a Morèset-Gat, le case di Aczìb saranno una delusione per i re d'Israele. 15Ti farò ancora giungere un conquistatore, o abitante di Maresà, egli giungerà fino a Adullàm, gloria d'Israele. 16Tagliati i capelli, rasati la testa per via dei tuoi figli, tue delizie; renditi calva come un avvoltoio, perché vanno in esilio lontano da te. 2 1Guai a coloro che meditano l'iniquità e tramano il male sui loro giacigli; alla luce dell'alba lo compiono, perché in mano loro è il potere. 2Sono avidi di campi e li usurpano, di case, e se le prendono. Così opprimono l'uomo e la sua casa, il proprietario e la sua eredità. 3Perciò così dice il Signore: "Ecco, io medito contro questa genìa una sciagura da cui non potran sottrarre il collo e non andranno più a testa alta, perché sarà quello tempo di calamità. 4In quel tempo si comporrà su di voi un proverbio e si canterà una lamentazione: "È finita!", e si dirà: "Siamo del tutto rovinati! Ad altri egli passa l'eredità del mio popolo; – Ah, come mi è stata sottratta! – al nemico egli spartisce i nostri campi". 5Perciò non ci sarà nessuno che tiri la corda per te, per il sorteggio nell'adunanza del Signore. 6"Non profetizzate!" – "Ma devono profetizzare". "Non profetizzate riguardo a queste cose!" – "Ma non si terrà lontano l'obbrobrio". 7È forse già cosa detta, o casa di Giacobbe? È forse stanca la pazienza del Signore, o questo è il suo modo di agire? Non sono forse benefiche le sue parole per chi cammina con rettitudine? 8Ma voi come nemici insorgete contro il mio popolo. Da chi è senza mantello esigete una veste, dai passanti tranquilli, un bottino di guerra. 9Cacciate le donne del mio popolo fuori dalla casa delle loro delizie, e togliete ai loro bambini il mio onore per sempre. 10Su, andatevene, perché questo non è più luogo di riposo. Per una inezia esigete un pegno insopportabile. 11Se uno che insegue il vento e spaccia menzogne dicesse: "Ti profetizzo in virtù del vino e di bevanda inebriante", questo sarebbe un profeta per questo popolo. 12Certo ti radunerò tutto, o Giacobbe, certo ti raccoglierò, resto di Israele. Li metterò insieme come pecore in un sicuro recinto, come una mandria in mezzo al pascolo, dove muggisca lontano dagli uomini. 13Chi ha aperto la breccia li precederà; forzeranno e varcheranno la porta e usciranno per essa; marcerà il loro re innanzi a loro e il Signore sarà alla loro testa. 3 1Io dissi: "Ascoltate, capi di Giacobbe, voi governanti della casa d'Israele: Non spetta forse a voi conoscere la giustizia? 2Nemici del bene e amanti del male, voi strappate loro la pelle di dosso e la carne dalle ossa". 3Divorano la carne del mio popolo e gli strappano la pelle di dosso, ne rompono le ossa e lo fanno a pezzi come carne in una pentola, come lesso in una caldaia. 4Allora grideranno al Signore, ma egli non risponderà; nasconderà loro la faccia, in quel tempo, perché hanno compiuto cattive azioni. 5Così dice il Signore contro i profeti che fanno traviare il mio popolo, che annunziano la pace se hanno qualcosa tra i denti da mordere, ma a chi non mette loro niente in bocca dichiarano la guerra. 6Quindi per voi sarà notte invece di visioni, tenebre per voi invece di responsi. Il sole tramonterà su questi profeti e oscuro si farà il giorno su di essi. 7I veggenti saranno ricoperti di vergogna e gli indovini arrossiranno; si copriranno tutti il labbro, perché non hanno risposta da Dio. 8Mentre io son pieno di forza con lo spirito del Signore, di giustizia e di coraggio, per annunziare a Giacobbe le sue colpe, a Israele il suo peccato. 9Udite questo, dunque, capi della casa di Giacobbe, governanti della casa d'Israele, che aborrite la giustizia e storcete quanto è retto, 10che costruite Sion sul sangue e Gerusalemme con il sopruso; 11i suoi capi giudicano in vista dei regali, i suoi sacerdoti insegnano per lucro, i suoi profeti danno oracoli per denaro. Osano appoggiarsi al Signore dicendo: "Non è forse il Signore in mezzo a noi? Non ci coglierà alcun male". 12Perciò, per causa vostra, Sion sarà arata come un campo e Gerusalemme diverrà un mucchio di rovine, il monte del tempio un'altura selvosa. 4 1Alla fine dei giorni il monte del tempio del Signore resterà saldo sulla cima dei monti e s'innalzerà sopra i colli e affluiranno ad esso i popoli; 2verranno molte genti e diranno: "Venite, saliamo al monte del Signore e al tempio del Dio di Giacobbe; egli ci indicherà le sue vie e noi cammineremo sui suoi sentieri", poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. 3Egli sarà arbitro tra molti popoli e pronunzierà sentenza fra numerose nazioni; dalle loro spade forgeranno vomeri, dalle loro lame, falci. Nessuna nazione alzerà la spada contro un'altra nazione e non impareranno più l'arte della guerra. 4Siederanno ognuno tranquillo sotto la vite e sotto il fico e più nessuno li spaventerà, poiché la bocca del Signore degli eserciti ha parlato! 5Tutti gli altri popoli camminino pure ognuno nel nome del suo dio, noi cammineremo nel nome del Signore Dio nostro, in eterno, sempre. 6"In quel giorno – dice il Signore – radunerò gli zoppi, raccoglierò gli sbandati e coloro che ho trattato duramente. 7Degli zoppi io farò un resto, degli sbandati una nazione forte. E il Signore regnerà su di loro sul monte Sion, da allora e per sempre. 8E a te, Torre del gregge, colle della figlia di Sion, a te verrà, ritornerà a te la sovranità di prima, il regno della figlia di Gerusalemme". 9Ora perché gridi così forte? Non c'è forse nelle tue mura alcun re? I tuoi consiglieri sono forse periti, perché ti prendono i dolori come di partoriente? 10Spasima e gemi, figlia di Sion, come una partoriente, perché presto uscirai dalla città e dimorerai per la campagna e andrai fino a Babilonia. Là sarai liberata, là il Signore ti riscatterà dalla mano dei tuoi nemici. 11Ora si sono adunate contro di te molte nazioni che dicono: "Sia profanata e godano i nostri occhi alla vista di Sion". 12Ma esse non conoscono i pensieri del Signore e non comprendono il suo consiglio, poiché le ha radunate come covoni sull'aia. 13Alzati e trebbia, figlia di Sion, perché renderò di ferro il tuo corno e di bronzo le tue unghie e tu stritolerai molti popoli: consacrerai al Signore i loro guadagni e le loro ricchezze al padrone di tutta la terra. 14Ora fatti incisioni, o figlia dell'orda, han posto l'assedio intorno a noi, con la verga percuotono sulla guancia il giudice d'Israele. 5 1E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti. 2Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli di Israele. 3Egli starà là e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore suo Dio. Abiteranno sicuri perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra 4e tale sarà la pace: se Assur entrerà nella nostra terra e metterà il piede sul nostro suolo, noi schiereremo contro di lui sette pastori e otto capi di uomini, 5che governeranno la terra di Assur con la spada, il paese di Nimròd con il suo stesso pugnale. Ci libereranno da Assur, se entrerà nella nostra terra e metterà piede entro i nostri confini. 6Il resto di Giacobbe sarà, in mezzo a molti popoli, come rugiada mandata dal Signore e come pioggia che cade sull'erba, che non attende nulla dall'uomo e nulla spera dai figli dell'uomo. 7Allora il resto di Giacobbe sarà, in mezzo a popoli numerosi, come un leone tra le belve della foresta, come un leoncello tra greggi di pecore, il quale, se entra, calpesta e sbrana e non c'è scampo. 8La tua mano si alzerà contro tutti i tuoi nemici, e tutti i tuoi avversari saranno sterminati. 9In quel giorno – dice il Signore – distruggerò i tuoi cavalli in mezzo a te e manderò in rovina i tuoi carri; 10distruggerò le città della tua terra e demolirò tutte le tue fortezze. 11Ti strapperò di mano i sortilegi e non avrai più indovini. 12Distruggerò in mezzo a te le tue sculture e le tue stele, né più ti prostrerai davanti a un'opera delle tue mani. 13Estirperò da te i tuoi pali sacri, distruggerò i tuoi idoli. 14Con ira e furore, farò vendetta delle genti, che non hanno voluto obbedire. 6 1Ascoltate dunque ciò che dice il Signore: "Su, fa' lite con i monti e i colli ascoltino la tua voce! 2Ascoltate, o monti, il processo del Signore e porgete l'orecchio, o perenni fondamenta della terra, perché il Signore è in lite con il suo popolo, intenta causa con Israele. 3Popolo mio, che cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi. 4Forse perché ti ho fatto uscire dall'Egitto, ti ho ridi schiavitù e ho mandato davanti a te Mosè, Aronne e Maria? 5Popolo mio, ricorda le trame di Balàk re di Moab, e quello che gli rispose Bàlaam, figlio di Beor. Ricordati di quello che è avvenuto da Sittìm a Gàlgala, per riconoscere i benefici del Signore". 6Con che cosa mi presenterò al Signore, mi prostrerò al Dio altissimo? Mi presenterò a lui con olocausti, con vitelli di un anno? 7Gradirà il Signore le migliaia di montoni e torrenti di olio a miriadi? Gli offrirò forse il mio primogenito per la mia colpa, il frutto delle mie viscere per il mio peccato? 8Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio. 9La voce del Signore grida alla città! Ascoltate tribù e convenuti della città: 10Ci sono ancora nella casa dell'empio i tesori ingiustamente acquistati e le misure scarse, detestabili? 11Potrò io giustificare le false bilance e il sacchetto di pesi falsi? 12I ricchi della città sono pieni di violenza e i suoi abitanti dicono menzogna. 13Anch'io ho cominciato a colpirti, a devastarti per i tuoi peccati. 14Mangerai, ma non ti sazierai, e la tua fame rimarrà in te; metterai da parte, ma nulla salverai e se qualcuno salverai io lo consegnerò alla spada. 15Seminerai, ma non mieterai, frangerai le olive, ma non ti ungerai d'olio; produrrai mosto, ma non berrai il vino. 16Tu osservi gli statuti di Omri e tutte le pratiche della casa di Acab, e segui i loro propositi, perciò io farò di te una desolazione, i tuoi abitanti oggetto di scherno e subirai l'obbrobrio dei popoli. 7 1Ahimè! Sono diventato come uno spigolatore d'estate, come un racimolatore dopo la vendemmia! Non un grappolo da mangiare, non un fico per la mia voglia. 2L'uomo pio è scomparso dalla terra, non c'è più un giusto fra gli uomini: tutti stanno in agguato per spargere sangue; ognuno da' la caccia con la rete al fratello. 3Le loro mani son pronte per il male; il principe avanza pretese, il giudice si lascia comprare, il grande manifesta la cupidigia e così distorcono tutto. 4Il migliore di loro non è che un pruno, il più retto una siepe di spine. Il giorno predetto dalle tue sentinelle, il giorno del castigo è giunto, adesso è la loro rovina. 5Non credete all'amico, non fidatevi del compagno. Custodisci le porte della tua bocca davanti a colei che riposa vicino a te. 6Il figlio insulta suo padre, la figlia si rivolta contro la madre, la nuora contro la suocera e i nemici dell'uomo sono quelli di casa sua. 7Ma io volgo lo sguardo al Signore, spero nel Dio della mia salvezza, il mio Dio m'esaudirà. 8Non gioire della mia sventura, o mia nemica! Se son caduta, mi rialzerò; se siedo nelle tenebre, il Signore sarà la mia luce. 9Sopporterò lo sdegno del Signore perché ho peccato contro di lui, finché egli tratti la mia causa e mi renda ragione, finché mi faccia uscire alla luce e io veda la sua giustizia. 10La mia nemica lo vedrà e sarà coperta di vergogna, lei che mi diceva: "Dov'è il Signore tuo Dio?". I miei occhi gioiranno nel vederla calpestata come fango della strada. 11È il giorno in cui le tue mura saranno riedificate; in quel giorno più ampi saranno i tuoi confini; 12in quel giorno si verrà a te dall'Assiria fino all'Egitto, dall'Egitto fino all'Eufrate, da mare a mare, da monte a monte. 13La terra diventerà un deserto a causa dei suoi abitanti, a motivo delle loro azioni. 14Pasci il tuo popolo con la tua verga, il gregge della tua eredità, che sta solitario nella foresta in mezzo ai giardini; pascolino in Basàn e in Gàlaad come nei tempi antichi. 15Come quando sei uscito dall'Egitto, mostraci cose prodigiose. 16Vedranno le genti e resteranno deluse di tutta la loro potenza. Si porranno la mano sulla bocca, i loro orecchi ne resteranno assorditi. 17Leccheranno la polvere come il serpente, come i rettili della terra; usciranno tremanti dai loro nascondigli, trepideranno e di te avranno timore. 18Qual dio è come te, che toglie l'iniquità e perdona il peccato al resto della sua eredità; che non serba per sempre l'ira, ma si compiace d'usar misericordia? 19Egli tornerà ad aver pietà di noi, calpesterà le nostre colpe. Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati. 20Conserverai a Giacobbe la tua fedeltà, ad Abramo la tua benevolenza, come hai giurato ai nostri padri fino dai tempi antichi. Naum 1 1Oracolo su Ninive. Libro della visione di Naum da Elcos. 2Un Dio geloso e vendicatore è il Signore, vendicatore è il Signore, pieno di sdegno. Il Signore si vendica degli avversari e serba rancore verso i nemici. 3Il Signore è lento all'ira, ma grande in potenza e nulla lascia impunito. Nell'uragano e nella tempesta è il suo cammino e le nubi sono la polvere dei suoi passi. 4Minaccia il mare e il mare si secca, prosciuga tutti i ruscelli. Basàn e il Carmelo inaridiscono, anche il fiore del Libano languisce. 5Davanti a lui tremano i monti, ondeggiano i colli; si leva la terra davanti a lui, il mondo e tutti i suoi abitanti. 6Davanti al suo sdegno chi può resistere e affrontare il furore della sua ira? La sua collera si spande come il fuoco e alla sua presenza le rupi si spezzano. 7Buono è il Signore, un asilo sicuro nel giorno dell'angoscia: 8conosce quelli che confidano in lui quando l'inondazione avanza. Stermina chi insorge contro di lui e i suoi nemici insegue nelle tenebre. 9Che tramate voi contro il Signore? Egli distrugge: non sopravverrà due volte la sciagura, 10poiché come un mucchio di pruni saranno consunti, come paglia secca. 11Da te è uscito colui che trama il male contro il Signore, il consigliere malvagio. 12Così dice il Signore: Siano pure potenti, siano pure numerosi, saranno falciati e spariranno. Ma se ti ho afflitto, non ti affliggerò più. 13Ora, infrangerò il suo giogo che ti opprime, spezzerò le tue catene. 14Ma contro di te ecco il decreto del Signore: Nessuna discendenza porterà il tuo nome, dal tempio dei tuoi dèi farò sparire le statue scolpite e quelle fuse, farò del tuo sepolcro un'ignominia. 2 1Ecco sui monti i passi d'un messaggero, un araldo di pace! Celebra le tue feste, Giuda, sciogli i tuoi voti, poiché non ti attraverserà più il malvagio: egli è del tutto annientato. 2Il Signore restaura la vigna di Giacobbe, come la vigna d'Israele; i briganti l'avevano depredata, ne avevano strappato i tralci. 3Contro di te avanza un distruttore: montare la guardia alla fortezza, sorvegliare le vie, cingerti i fianchi, raccogliere tutte le forze. 4Lo scudo dei suoi prodi rosseggia, i guerrieri sono vestiti di scarlatto, come fuoco scintillano i carri di ferro pronti all'attacco; le lance lampeggiano. 5Per le vie tumultuano i carri, scorazzano per le piazze, il loro aspetto è come di fiamma, guizzano come saette. 6Si fa l'appello dei più coraggiosi che accorrendo si urtano: essi si slanciano verso le mura, la copertura di scudi è formata. 7Le porte dei fiumi si aprono, la reggia è in preda allo spavento. 8La regina è condotta in esilio, le sue ancelle gemono come con voce di colombe percuotendosi il petto. 9Ninive è come una vasca d'acqua agitata da cui sfuggono le acque. "Fermatevi! Fermatevi!" ma nessuno si volta. 10Saccheggiate l'argento, saccheggiate l'oro, ci sono tesori infiniti, ammassi d'oggetti preziosi. 11Devastazione, spogliazione, desolazione; cuori scoraggiati, ginocchia vacillanti, in tutti i cuori è lo spasimo su tutti i volti il pallore. 12Dov'è la tana dei leoni, la caverna dei leoncelli? Là si rifugiavano il leone e i leoncelli e nessuno li disturbava. 13Il leone rapiva per i suoi piccoli, sbranava per le sue leonesse; riempiva i suoi covi di preda, le sue tane di rapina. 14Eccomi a te, dice il Signore degli eserciti, manderò in fumo i tuoi carri e la spada divorerà i tuoi leoncelli. Porrò fine alle tue rapine nel paese, non si udrà più la voce dei tuoi messaggeri. 3 1Guai alla città sanguinaria, piena di menzogne, colma di rapine, che non cessa di depredare! 2Sibilo di frusta, fracasso di ruote, scalpitio di cavalli, cigolio di carri, 3cavalieri incalzanti, lampeggiare di spade, scintillare di lance, feriti in quantità, cumuli di morti, cadaveri senza fine, s'inciampa nei cadaveri. 4Per le tante seduzioni della prostituta, della bella maliarda, della maestra d'incanti, che faceva mercato dei popoli con le sue tresche e delle nazioni con le sue malìe. 5Eccomi a te, oracolo del Signore degli eserciti. Alzerò le tue vesti fin sulla faccia e mostrerò alle genti la tua nudità, ai regni le tue vergogne. 6Ti getterò addosso immondezze, ti svergognerò, ti esporrò al ludibrio. 7Allora chiunque ti vedrà, fuggirà da te e dirà: "Ninive è distrutta!". Chi la compiangerà? Dove cercherò chi la consoli? 8Sei forse più forte di Tebe, seduta fra i canali del Nilo, circondata dalle acque? Per baluardo aveva il mare e per bastione le acque. 9L'Etiopia e l'Egitto erano la sua forza che non aveva limiti. Put e i Libi erano i suoi alleati. 10Eppure anch'essa fu deportata, andò schiava in esilio. Anche i suoi bambini furono sfracellati ai crocicchi di tutte le strade. Sopra i suoi nobili si gettarono le sorti e tutti i suoi grandi furon messi in catene. 11Anche tu berrai fino alla feccia e verrai meno, anche tu cercherai scampo dal nemico. 12Tutte le tue fortezze sono come fichi carichi di frutti primaticci: appena scossi, cadono i fichi in bocca a chi li vuol mangiare. 13Ecco il tuo popolo: in te vi sono solo donne, spalancano la porta della tua terra ai nemici, il fuoco divora le tue sbarre. 14Attingi acqua per l'assedio, rinforza le tue difese, pesta l'argilla, impasta mattoni, prendi la forma. 15Eppure il fuoco ti divorerà, ti sterminerà la spada, anche se ti moltiplicassi come le cavallette, se diventassi numerosa come i bruchi, 16e moltiplicassi i tuoi mercenari più che le stelle del cielo. La locusta mette le ali e vola via! 17I tuoi prìncipi sono come le locuste, i tuoi capi come sciami di cavallette, che si annidano fra le siepi quand'è freddo, ma quando spunta il sole si dileguano e non si sa dove siano andate. 18Re d'Assur, i tuoi pastori dormono, si riposano i tuoi eroi! Il tuo popolo vaga sbandato per i monti e nessuno lo raduna. 19Non c'è rimedio per la tua ferita, incurabile è la tua piaga. Chiunque sentirà tue notizie batterà le mani. Perché su chi non si è riversata senza tregua la tua crudeltà? Abacuc 1 1Oracolo che ebbe in visione il profeta Abacuc. 2Fino a quando, Signore, implorerò e non ascolti, a te alzerò il grido: "Violenza!" e non soccorri? 3Perché mi fai vedere l'iniquità e resti spettatore dell'oppressione? Ho davanti rapina e violenza e ci sono liti e si muovono contese. 4Non ha più forza la legge, né mai si afferma il diritto. L'empio infatti raggira il giusto e il giudizio ne esce stravolto. 5Guardate fra i popoli e osservate, inorridite e ammutolite: c'è chi compirà ai vostri giorni una cosa che a raccontarla non sarebbe creduta. 6Ecco, io faccio sorgere i Caldei, popolo feroce e impetuoso, che percorre ampie regioni per occupare sedi non sue. 7Egli è feroce e terribile, da lui esce il suo diritto e la sua grandezza. 8Più veloci dei leopardi sono i suoi cavalli, più agili dei lupi della sera. Balzano i suoi destrieri, venuti da lontano, volano come aquila che piomba per divorare. 9Tutti avanzano per la rapina. La loro faccia è infuocata come il vento d'oriente, ammassano i prigionieri come la sabbia. 10Egli dei re si fa beffe, e dei capi si ride; si fa gioco di ogni fortezza, assale una città e la conquista. 11Poi muta corso il vento: passa e paga il fio. Questa la potenza del mio Dio! 12Non sei tu fin da principio, Signore, il mio Dio, il mio Santo? Noi non moriremo, Signore. Tu lo hai scelto per far giustizia, l'hai reso forte, o Roccia, per castigare. 13Tu dagli occhi così puri che non puoi vedere il male e non puoi guardare l'iniquità, perché, vedendo i malvagi, taci mentre l'empio ingoia il giusto? 14Tu tratti gli uomini come pesci del mare, come un verme che non ha padrone. 15Egli li prende tutti all'amo, li tira su con il giacchio, li raccoglie nella rete, e contento ne gode. 16Perciò offre sacrifici alla sua rete e brucia incenso al suo giacchio, perché fanno grassa la sua parte e succulente le sue vivande. 17Continuerà dunque a vuotare il giacchio e a massacrare le genti senza pietà? 2 1Mi metterò di sentinella, in piedi sulla fortezza, a spiare, per vedere che cosa mi dirà, che cosa risponderà ai miei lamenti. 2Il Signore rispose e mi disse: "Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette perché la si legga speditamente. 3È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà". 4Ecco, soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede. 5La ricchezza rende malvagi; il superbo non sussisterà; spalanca come gli inferi le sue fauci e, come la morte, non si sazia, attira a sé tutti i popoli, raduna per sé tutte le genti. 6Forse che tutti non lo canzoneranno, non faranno motteggi per lui? Diranno: Guai a chi accumula ciò che non è suo, – e fino a quando? – e si carica di pegni! 7Forse che non sorgeranno a un tratto i tuoi creditori, non si sveglieranno i tuoi esattori e tu diverrai loro preda? 8Poiché tu hai spogliato molte genti, gli altri popoli spoglieranno te, a causa del sangue umano versato, della violenza fatta alla regione, alla città e ai suoi abitanti. 9Guai a chi è avido di lucro, sventura per la sua casa, per mettere il nido in luogo alto, e sfuggire alla stretta della sventura. 10Hai decretato il disonore alla tua casa; hai soppresso popoli numerosi, hai fatto del male contro te stesso. 11La pietra infatti griderà dalla parete e dal tavolato risponderà la trave. 12Guai a chi costruisce una città sul sangue e fonda un castello sull'iniquità. 13Non è forse volere del Signore degli eserciti che i popoli fatichino per il fuoco e le nazioni si stanchino per un nulla? 14Poiché, come le acque colmano il mare, così la terra dovrà riempirsi di conoscenza della gloria del Signore. 15Guai a chi fa bere i suoi vicini versando veleno per ubriacarli e scoprire le loro nudità. 16Ti sei saziato di vergogna, non di gloria. Bevi, e ti colga il capogiro. Si riverserà su di te il calice della destra del Signore e la vergogna sopra il tuo onore, 17poiché lo scempio fatto al Libano ricadrà su di te e il massacro degli animali ti colmerà di spavento, a causa del sangue umano versato, della violenza fatta alla regione, alla città e a tutti i suoi abitanti. 18A che giova un idolo perché l'artista si dia pena di scolpirlo? O una statua fusa o un oracolo falso, perché l'artista confidi in essi, scolpendo idoli muti? 19Guai a chi dice al legno: "Svegliati", e alla pietra muta: "Alzati". Ecco, è ricoperta d'oro e d'argento ma dentro non c'è soffio vitale. 20Il Signore risiede nel suo santo tempio. Taccia, davanti a lui, tutta la terra! 3 1Preghiera del profeta Àbacuc, in tono di lamentazione. 2Signore, ho ascoltato il tuo annunzio, Signore, ho avuto timore della tua opera. Nel corso degli anni manifestala falla conoscere nel corso degli anni. Nello sdegno ricordati di avere clemenza. 3Dio viene da Teman, il Santo dal monte Paràn. La sua maestà ricopre i cieli, delle sue lodi è piena la terra. 4Il suo splendore è come la luce, bagliori di folgore escono dalle sue mani: là si cela la sua potenza. 5Davanti a lui avanza la peste, la febbre ardente segue i suoi passi. 6Si arresta e scuote la terra, guarda e fa tremare le genti; le montagne eterne s'infrangono, e i colli antichi si abbassano: i suoi sentieri nei secoli. 7Ho visto i padiglioni di Cusàn in preda a spavento, sono agitate le tende di Madian. 8Forse contro i fiumi, Signore, contro i fiumi si accende la tua ira o contro il mare è il tuo furore, quando tu monti sopra i tuoi cavalli, sopra i carri della tua vittoria? 9Tu estrai il tuo arco e ne sazi di saette la corda. Fai erompere la terra in torrenti; 10i monti ti vedono e tremano, un uragano di acque si riversa, l'abisso fa sentire la sua voce. In alto il sole tralascia di mostrarsi, 11e la luna resta nella sua dimora, fuggono al bagliore delle tue saette, allo splendore folgorante della tua lancia. 12Sdegnato attraversi la terra, adirato calpesti le genti. 13Sei uscito per salvare il tuo popolo, per salvare il tuo consacrato. Hai demolito la cima della casa dell'empio, l'hai scalzata fino alle fondamenta. 14Con i tuoi dardi hai trafitto il capo dei suoi guerrieri che irrompevano per disperdermi con la gioia di chi divora il povero di nascosto. 15Hai affogato nel mare i suoi cavalli nella melma di grandi acque. 16Ho udito e fremette il mio cuore, a tal voce tremò il mio labbro, la carie entra nelle mie ossa e sotto di me tremano i miei passi. Sospiro al giorno dell'angoscia che verrà contro il popolo che ci opprime. 17Il fico infatti non germoglierà, nessun prodotto daranno le viti, cesserà il raccolto dell'olivo, i campi non daranno più cibo, i greggi spariranno dagli ovili e le stalle rimarranno senza buoi. 18Ma io gioirò nel Signore, esulterò in Dio mio salvatore. 19Il Signore Dio è la mia forza, egli rende i miei piedi come quelli delle cerve e sulle alture mi fa camminare. Per il maestro del coro. Su strumenti a corda. Sofonia 1 1Parola del Signore rivolta a Sofonìa figlio dell'Etiope, figlio di Godolia, figlio di Amaria, figlio di Ezechia, al tempo di Giosia figlio di Amon, re di Giuda. 2Tutto farò sparire dalla terra. Oracolo del Signore. 3Distruggerò uomini e bestie; sterminerò gli uccelli del cielo e i pesci del mare, abbatterò gli empi; sterminerò l'uomo dalla terra. Oracolo del Signore. 4Stenderò la mano su Giuda e su tutti gli abitanti di Gerusalemme; sterminerò da questo luogo gli avanzi di Baal e il nome stesso dei suoi falsi sacerdoti; 5quelli che sui tetti si prostrano davanti alla milizia celeste e quelli che si prostrano davanti al Signore, e poi giurano per Milcom; 6quelli che si allontanano dal seguire il Signore, che non lo cercano, né si curano di lui. 7Silenzio, alla presenza del Signore Dio, perché il giorno del Signore è vicino, perché il Signore ha preparato un sacrificio, ha mandato a chiamare i suoi invitati. 8Nel giorno del sacrificio del Signore, io punirò i prìncipi e i figli di re e quanti vestono alla moda straniera; 9punirò in quel giorno chiunque salta la soglia, chi riempie di rapine e di frodi il palazzo del suo padrone. 10In quel giorno – parola del Signore – grida d'aiuto verranno dalla Porta dei pesci, ululati dal quartiere nuovo e grande fragore dai colli. 11Urlate, abitanti del Mortaio, poiché tutta la turba dei trafficanti è finita, tutti i pesatori d'argento sono sterminati. 12In quel tempo perlustrerò Gerusalemme con lanterne e farò giustizia di quegli uomini che riposando sulle loro fecce pensano: "Il Signore non fa né bene né male". 13I loro beni saranno saccheggiati e le loro case distrutte. Hanno costruito case ma non le abiteranno, hanno piantato viti, ma non ne berranno il vino. 14È vicino il gran giorno del Signore, è vicino e avanza a grandi passi. Una voce: Amaro è il giorno del Signore! anche un prode lo grida. 15"Giorno d'ira quel giorno, giorno di angoscia e di afflizione, giorno di rovina e di sterminio, giorno di tenebre e di caligine, giorno di nubi e di oscurità, 16giorno di squilli di tromba e d'allarme sulle fortezze e sulle torri d'angolo. 17Metterò gli uomini in angoscia e cammineranno come ciechi, perché han peccato contro il Signore; il loro sangue sarà sparso come polvere e le loro viscere come escrementi. 18Neppure il loro argento, neppure il loro oro potranno salvarli". Nel giorno dell'ira del Signore e al fuoco della sua gelosia tutta la terra sarà consumata, poiché farà improvvisa distruzione di tutti gli abitanti della terra. 2 1Radunatevi, raccoglietevi, o gente spudorata, 2prima di essere travolti come pula che scompare in un giorno; prima che piombi su di voi la collera furiosa del Signore. 3Cercate il Signore voi tutti, umili della terra, che eseguite i suoi ordini; cercate la giustizia, cercate l'umiltà, per trovarvi al riparo nel giorno dell'ira del Signore. 4Gaza infatti sarà desolata e Ascalòna ridotta a un deserto. Asdòd in pieno giorno sarà deportata ed Ekròn distrutta dalle fondamenta. 5Guai agli abitanti della costa del mare, alla gente dei Cretei! La parola del Signore è contro di te, Canaan, paese dei Filistei: "Io ti distruggerò privandoti di ogni abitante. 6Diverrai pascoli di pastori e recinti di greggi". 7La costa del mare apparterrà al resto della casa di Giuda; in quei luoghi pascoleranno e a sera nelle case di Ascalòna prenderanno riposo, quando il Signore loro Dio li avrà visitati e avrà restaurato le loro sorti. 8"Ho udito l'insulto di Moab e gli oltraggi degli Ammoniti, con i quali hanno insultato il mio popolo gloriandosi del loro territorio. 9Perciò, com'è vero ch'io vivo, – parola del Signore degli eserciti Dio d'Israele – Moab diventerà come Sòdoma e gli Ammoniti come Gomorra: un luogo invaso dai pruni, una cava di sale, un deserto per sempre. I rimasti del mio popolo li saccheggeranno e i superstiti della mia gente ne saranno gli eredi". 10Questo accadrà ad essi per la loro superbia, perché hanno insultato, hanno disprezzato il popolo del Signore. 11Terribile sarà il Signore con loro, poiché annienterà tutti gli idoli della terra, mentre a lui si prostreranno, ognuno sul proprio suolo, i popoli di tutti i continenti. 12"Anche voi, Etiopi, sarete trafitti dalla mia spada". 13Stenderà la mano anche al settentrione e distruggerà Assur, farà di Ninive una desolazione, arida come il deserto. 14Alloggeranno in mezzo a lei, a branchi, tutti gli animali della valle. Anche il pellicano, anche il riccio albergheranno nei suoi capitelli; il gufo striderà sulle finestre e il corvo sulle soglie. 15È questa la città gaudente che si sentiva sicura e che pensava: "Io e non altri all'infuori di me"? Come mai è diventata un deserto, un rifugio di animali? Chiunque le passa vicino fischia e agita la mano. 3 1Guai alla città ribelle e contaminata, alla città prepotente! 2Non ha ascoltato la voce, non ha accettato la correzione. Non ha confidato nel Signore, non si è rivolta al suo Dio. 3I suoi capi in mezzo ad essa sono leoni ruggenti, i suoi giudici sono lupi della sera, che non hanno rosicchiato dal mattino. 4I suoi profeti sono boriosi, uomini fraudolenti. I suoi sacerdoti profanano le cose sacre, violano la legge. 5In mezzo ad essa il Signore è giusto, non commette iniquità; ogni mattino da' il suo giudizio, come la luce che non viene mai meno. 6Ho sterminato le nazioni, le loro torri d'angolo sono state distrutte; ho reso deserte le loro strade sì che non c'è alcun passante; sono state depredate le loro città e nessuno più le abita. 7Io pensavo: "Almeno ora mi temerà! Accoglierà la correzione. Non si cancelleranno dai suoi occhi tutte le punizioni che le ho inflitte". Ma invece si sono affrettati a pervertire di nuovo ogni loro azione. 8Perciò aspettatemi – parola del Signore – quando mi leverò per accusare, perché ho decretato di adunare le genti, di convocare i regni, per riversare su di essi la mia collera, tutta la mia ira ardente: poiché dal fuoco della mia gelosia sarà consumata tutta la terra. 9Allora io darò ai popoli un labbro puro perché invochino tutti il nome del Signore e lo servano tutti sotto lo stesso giogo. 10Da oltre i fiumi di Etiopia fino all'estremo settentrione, i miei supplicanti mi porteranno offerte. 11In quel giorno non avrai vergogna di tutti i misfatti commessi contro di me, perché allora eliminerò da te tutti i superbi millantatori e tu cesserai di inorgoglirti sopra il mio santo monte. 12Farò restare in mezzo a te un popolo umile e povero; confiderà nel nome del Signore 13il resto d'Israele. Non commetteranno più iniquità e non proferiranno menzogna; non si troverà più nella loro bocca una lingua fraudolenta. Potranno pascolare e riposare senza che alcuno li molesti. 14Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! 15Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, tu non vedrai più la sventura. 16In quel giorno si dirà a Gerusalemme: "Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! 17Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente. Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore, si rallegrerà per te con grida di gioia, 18come nei giorni di festa". Ho allontanato da te il male, perché tu non abbia a subirne la vergogna. 19Ecco, in quel tempo io sterminerò tutti i tuoi oppressori. Soccorrerò gli zoppicanti, radunerò i dispersi, li porrò in lode e fama dovunque sulla terra sono stati oggetto di vergogna. 20In quel tempo io vi guiderò, in quel tempo vi radunerò e vi darò fama e lode fra tutti i popoli della terra, quando, davanti ai vostri occhi, ristabilirò le vostre sorti, dice il Signore. Aggeo 1 1L'anno secondo del re Dario, il primo giorno del sesto mese, questa parola del Signore fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo a Zorobabele figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, e a Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote. 2Così parla il Signore degli eserciti: Questo popolo dice: "Non è ancora venuto il tempo di ricostruire la casa del Signore!". 3Allora questa parola del Signore fu rivelata per mezzo del profeta Aggeo: 4"Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli nelle vostre case ben coperte, mentre questa casa è ancora in rovina? 5Ora, così dice il Signore degli eserciti: riflettete bene al vostro comportamento. 6Avete seminato molto, ma avete raccolto poco; avete mangiato, ma non da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a inebriarvi; vi siete vestiti, ma non vi siete riscaldati; l'operaio ha avuto il salario, ma per metterlo in un sacchetto forato. 7Così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene al vostro comportamento! 8Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria – dice il Signore –. 9Facevate assegnamento sul molto e venne il poco: ciò che portavate in casa io lo disperdevo. E perché? – dice il Signore degli eserciti –. Perché la mia casa è in rovina, mentre ognuno di voi si da' premura per la propria casa. 10Perciò su di voi i cieli hanno chiuso la rugiada e anche la terra ha diminuito il suo prodotto. 11Ho chiamato la siccità sulla terra e sui monti, sul grano e sul vino nuovo, sull'olio e su quanto la terra produce, sugli uomini e sugli animali, su ogni prodotto delle mani". 12Zorobabele figlio di Sealtièl, e Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote, e tutto il resto del popolo ascoltarono la parola del Signore loro Dio e le parole del profeta Aggeo, secondo la volontà del Signore che lo aveva loro inviato, e il popolo ebbe timore del Signore. 13Aggeo, messaggero del Signore, rivolto al popolo, disse secondo la missione del Signore: "Io sono con voi, oracolo del Signore". 14E il Signore destò lo spirito di Zorobabele figlio di Sealtièl governatore della Giudea e di Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote, e di tutto il resto del popolo ed essi si mossero e intrapresero i lavori per la casa del Signore degli eserciti. 15Questo avvenne il ventiquattro del sesto mese dell'anno secondo del re Dario. 2 1Il ventuno del settimo mese, questa parola del Signore fu rivelata per mezzo del profeta Aggeo: 2Su, parla a Zorobabele figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, a Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote, e a tutto il resto del popolo: 3Chi di voi è ancora in vita che abbia visto questa casa nel suo primitivo splendore? Ma ora in quali condizioni voi la vedete? In confronto a quella, non è forse ridotta a un nulla ai vostri occhi? 4Ora, coraggio, Zorobabele – oracolo del Signore – coraggio, Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote; coraggio, popolo tutto del paese, dice il Signore, e al lavoro, perché io sono con voi – oracolo del Signore degli eserciti – 5secondo la parola dell'alleanza che ho stipulato con voi quando siete usciti dall'Egitto; il mio spirito sarà con voi, non temete. 6Dice infatti il Signore degli eserciti: Ancora un po' di tempo e io scuoterò il cielo e la terra, il mare e la terraferma. 7Scuoterò tutte le nazioni e affluiranno le ricchezze di tutte le genti e io riempirò questa casa della mia gloria, dice il Signore degli eserciti. 8L'argento è mio e mio è l'oro, dice il Signore degli eserciti. 9La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta, dice il Signore degli eserciti; in questo luogo porrò la pace – oracolo del Signore degli eserciti –. 10Il ventiquattro del nono mese, secondo anno di Dario, questa parola del Signore fu rivelata per mezzo del profeta Aggeo: 11Dice il Signore degli eserciti: Interroga i sacerdoti intorno alla legge e chiedi loro: 12Se uno in un lembo del suo vestito porta carne consacrata e con il lembo tocca il pane, il companatico, il vino, l'olio o qualunque altro cibo, questo verrà santificato? No, risposero i sacerdoti. 13Aggeo soggiunse: "Se uno che è contaminato per il contatto di un cadavere tocca una di quelle cose, sarà essa immonda?" "Sì", risposero i sacerdoti, "è immonda". 14Ora riprese Aggeo: "Tale è questo popolo, tale è questa nazione davanti a me – oracolo del Signore – e tale è ogni lavoro delle loro mani; anzi, anche ciò che qui mi offrono è immondo". 15Ora, pensate, da oggi e per l'avvenire: prima che si cominciasse a porre pietra sopra pietra nel tempio del Signore, 16come andavano le vostre cose? Si andava a un mucchio da cui si attendevano venti misure di grano e ce n'erano dieci; si andava a un tino da cinquanta barili e ce n'erano venti. 17Io vi ho colpiti con la ruggine, con il carbonchio e con la grandine in tutti i lavori delle vostre mani, ma voi non siete ritornati a me – parola del Signore –. 18Considerate bene da oggi in poi (dal ventiquattro del nono mese, cioè dal giorno in cui si posero le fondamenta del tempio del Signore), 19se il grano verrà a mancare nei granai, se la vite, il fico, il melograno, l'olivo non daranno più i loro frutti. Da oggi in poi io vi benedirò! 20Il ventiquattro del mese questa parola del Signore fu rivolta una seconda volta ad Aggeo: 21"Parla a Zorobabele, governatore della Giudea, e digli: Scuoterò il cielo e la terra, 22abbatterò il trono dei regni e distruggerò la potenza dei regni delle nazioni, rovescerò i carri e i loro equipaggi: cadranno cavalli e cavalieri; ognuno verrà trafitto dalla spada del proprio fratello. 23In quel giorno – oracolo del Signore degli eserciti – io ti prenderò, Zorobabele figlio di Sealtièl mio servo, dice il Signore, e ti porrò come un sigillo, perché io ti ho eletto, dice il Signore degli eserciti". Zaccaria 1 1Nell'ottavo mese dell'anno secondo del regno di Dario, fu rivolta questa parola del Signore al profeta Zaccaria figlio di Barachia, figlio di Iddò: 2"Il Signore si è molto sdegnato contro i vostri padri. 3Tu dunque riferirai loro: Così parla il Signore degli eserciti: Convertitevi a me – oracolo del Signore degli eserciti – e io mi rivolgerò a voi, dice il Signore degli eserciti. 4Non siate come i vostri padri, ai quali i profeti di un tempo andavan gridando: Dice il Signore degli eserciti: Tornate indietro dal vostro cammino perverso e dalle vostre opere malvage. Ma essi non vollero ascoltare e non mi prestarono attenzione, dice il Signore. 5Dove sono i vostri padri? I profeti forse vivranno sempre? 6Le parole e i decreti che io avevo comunicato ai miei servi, i profeti, non si sono forse adempiuti sui padri vostri? Essi si sono convertiti e hanno detto: Quanto il Signore degli eserciti ci aveva minacciato a causa dei nostri traviamenti e delle nostre colpe, l'ha eseguito sopra di noi". 7Il ventiquattro dell'undecimo mese, cioè il mese di Sebàt, l'anno secondo di Dario, questa parola del Signore si manifestò al profeta Zaccaria, figlio di Iddò. 8Io ebbi una visione di notte. Un uomo, in groppa a un cavallo rosso, stava fra i mirti in una valle profonda; dietro a lui stavano altri cavalli rossi, sauri e bianchi. 9Io domandai: "Mio signore, che significano queste cose?". L'angelo che parlava con me mi rispose: "Io t'indicherò ciò che esse significano". 10Allora l'uomo che stava fra i mirti prese a dire: "Essi sono coloro che il Signore ha inviati a percorrere la terra". 11Si rivolsero infatti all'angelo del Signore che stava fra i mirti e gli dissero: "Abbiamo percorso la terra: è tutta tranquilla". 12Allora l'angelo del Signore disse: "Signore degli eserciti, fino a quando rifiuterai di aver pietà di Gerusalemme e delle città di Giuda, contro le quali sei sdegnato? Sono ormai settant'anni!". 13E all'angelo che parlava con me il Signore rivolse parole buone, piene di conforto. 14Poi l'angelo che parlava con me mi disse: "Fa' sapere questo: Così dice il Signore degli eserciti: Io sono ingelosito per Gerusalemme e per Sion di gelosia grande; 15ma ardo di sdegno contro le nazioni superbe, poiché mentre io ero un poco sdegnato, esse cooperarono al disastro. 16Perciò dice il Signore: Io di nuovo mi volgo con compassione a Gerusalemme: la mia casa vi sarà riedificata – parola del Signore degli eserciti – e la corda del muratore sarà tesa di nuovo sopra Gerusalemme. 17Fa' sapere anche questo: Così dice il Signore degli eserciti: Le mie città avranno sovrabbondanza di beni, il Signore avrà ancora compassione di Sion ed eleggerà di nuovo Gerusalemme". 2 1Poi alzai gli occhi ed ecco, vidi quattro corna. 2Domandai all'angelo che parlava con me: "Che cosa sono queste?". Ed egli: "Sono le corna che hanno disperso Giuda, Israele e Gerusalemme". 3Poi il Signore mi fece vedere quattro operai. 4Domandai: "Che cosa vengono a fare costoro?". Mi rispose: "Le corna hanno disperso Giuda a tal segno che nessuno osa più alzare la testa e costoro vengono a demolire e abbattere le corna delle nazioni che cozzano contro il paese di Giuda per disperderlo". 5Alzai gli occhi ed ecco un uomo con una corda in mano per misurare. 6Gli domandai: "Dove vai?". Ed egli: "Vado a misurare Gerusalemme per vedere qual è la sua larghezza e qual è la sua lunghezza". 7Allora l'angelo che parlava con me uscì e incontrò un altro angelo 8che gli disse: "Corri, va' a parlare a quel giovane e digli: Gerusalemme sarà priva di mura, per la moltitudine di uomini e di animali che dovrà accogliere. 9Io stesso – parola del Signore – le farò da muro di fuoco all'intorno e sarò una gloria in mezzo ad essa. 10Su, su, fuggite dal paese del settentrione – parola del Signore – voi che ho dispersi ai quattro venti del cielo – parola del Signore. 11A Sion mettiti in salvo, tu che abiti ancora con la figlia di Babilonia! 12Dice il Signore degli eserciti alle nazioni che vi hanno spogliato: 13Ecco, io stendo la mano sopra di esse e diverranno preda dei loro schiavi e voi saprete che il Signore degli eserciti mi ha inviato. 14Gioisci, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te – oracolo del Signore –. 15Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore e diverranno suo popolo ed egli dimorerà in mezzo a te e tu saprai che il Signore degli eserciti mi ha inviato a te. 16Il Signore si terrà Giuda come eredità nella terra santa, Gerusalemme sarà di nuovo prescelta. 17Taccia ogni mortale davanti al Signore, poiché egli si è destato dalla sua santa dimora". 3 1Poi mi fece vedere il sommo sacerdote Giosuè, ritto davanti all'angelo del Signore, e satana era alla sua destra per accusarlo. 2L'angelo del Signore disse a satana: "Ti rimprovera il Signore, o satana! Ti rimprovera il Signore che si è eletto Gerusalemme! Non è forse costui un tizzone sottratto al fuoco?". 3Giosuè infatti era rivestito di vesti immonde e stava in piedi davanti all'angelo,4il quale prese a dire a coloro che gli stavano intorno: "Toglietegli quelle vesti immonde". Poi disse a Giosuè: "Ecco, io ti tolgo di dosso il peccato; fatti rivestire di abiti da festa". 5Poi soggiunse: "Mettetegli sul capo un diadema mondo". E gli misero un diadema mondo sul capo, lo rivestirono di candide vesti alla presenza dell'angelo del Signore. 6Poi l'angelo del Signore dichiarò a Giosuè: 7"Dice il Signore degli eserciti: Se camminerai nelle mie vie e osserverai le mie leggi, tu avrai il governo della mia casa, sarai il custode dei miei atri e ti darò accesso fra questi che stanno qui. 8Ascolta dunque, Giosuè sommo sacerdote, tu e i tuoi compagni che siedono davanti a te, poiché essi servono da presagio: ecco, io manderò il mio servo Germoglio. 9Ecco la pietra che io pongo davanti a Giosuè: sette occhi sono su quest'unica pietra; io stesso inciderò la sua iscrizione – oracolo del Signore degli eserciti – e rimuoverò in un sol giorno l'iniquità da questo paese. 10In quel giorno – oracolo del Signore degli eserciti – ogni uomo inviterà il suo vicino sotto la sua vite e sotto il suo fico". 4 1L'angelo che mi parlava venne a destarmi, come si desta uno dal sonno, 2e mi disse: "Che cosa vedi?". Risposi: "Vedo un candelabro tutto d'oro; in cima ha un recipiente con sette lucerne e sette beccucci per le lucerne. 3Due olivi gli stanno vicino, uno a destra e uno a sinistra". 4Allora domandai all'angelo che mi parlava: "Che cosa significano, signor mio, queste cose?". 5Egli mi rispose: "Non comprendi dunque il loro significato?". E io: "No, signor mio". 6Egli mi rispose: "Questa è la parola del Signore a Zorobabele: Non con la potenza né con la forza, ma con il mio spirito, dice il Signore degli eserciti! 7Chi sei tu, o grande monte? Davanti a Zorobabele diventa pianura! Egli estrarrà la pietra, quella del vertice, fra le acclamazioni: Quanto è bella!". 8Mi fu rivolta questa parola del Signore: 9"Le mani di Zorobabele hanno fondato questa casa: le sue mani la compiranno e voi saprete che il Signore degli eserciti mi ha inviato a voi. 10Chi oserà disprezzare il giorno di così modesti inizi? Si gioirà vedendo il filo a piombo in mano a Zorobabele. Le sette lucerne rappresentano gli occhi del Signore che scrutano tutta la terra". 11Quindi gli domandai: "Che significano quei due olivi a destra e a sinistra del candelabro? 12E quelle due ciocche d'olivo che stillano oro dentro i due canaletti d'oro?". 13Mi rispose: "Non comprendi dunque il significato di queste cose?". E io: "No, signor mio". 14"Questi, soggiunse, sono i due consacrati che assistono il dominatore di tutta la terra". 5 1Poi alzai gli occhi e vidi un rotolo che volava. 2L'angelo mi domandò: "Che cosa vedi?". E io: "Vedo un rotolo che vola: è lungo venti cubiti e largo dieci". 3Egli soggiunse: "Questa è la maledizione che si diffonde su tutta la terra: ogni ladro sarà scacciato via di qui come quel rotolo; ogni spergiuro sarà scacciato via di qui come quel rotolo. 4Io scatenerò la maledizione, dice il Signore degli eserciti, in modo che essa penetri nella casa del ladro e nella casa dello spergiuro riguardo al mio nome; rimarrà in quella casa e la consumerà insieme con le sue travi e le sue pietre". 5Poi l'angelo che parlava con me si avvicinò e mi disse: "Alza gli occhi e osserva ciò che appare". 6E io: "Che cosa è quella?". Mi rispose: "È un'efa che avanza". Poi soggiunse: "Questa è la loro corruzione in tutta la terra". 7Fu quindi alzato un coperchio di piombo; ecco dentro all'efa vi era una donna. 8Disse: "Questa è l'empietà!". Poi la ricacciò dentro l'efa e ricoprì l'apertura con il coperchio di piombo. 9Alzai di nuovo gli occhi per osservare e vidi venire due donne: il vento agitava le loro ali, poiché avevano ali come quelle delle cicogne, e sollevarono l'efa fra la terra e il cielo. 10Domandai all'angelo che parlava con me: "Dove portano l'efa costoro?". 11Mi rispose: "Vanno nella terra di Sènnaar per costruirle un tempio. Appena costruito, l'efa sarà posta sopra il suo piedistallo". 6 1Alzai ancora gli occhi per osservare ed ecco quattro carri uscire in mezzo a due montagne e le montagne erano di bronzo. 2Il primo carro aveva cavalli bai, il secondo cavalli neri, 3il terzo cavalli bianchi e il quarto cavalli pezzati. 4Domandai all'angelo che parlava con me: "Che significano quelli, signor mio?". 5E l'angelo: "Sono i quattro venti del cielo che partono dopo essersi presentati al Signore di tutta la terra. 6I cavalli neri vanno verso la terra del settentrione, seguiti da quelli bianchi; i pezzati invece si dirigono verso la terra del mezzogiorno. 7Essi fremono di percorrere la terra". Egli disse loro: "Andate, percorrete la terra". Essi partirono per percorrere la terra; 8Poi mi chiamò e mi disse: "Ecco, quelli che muovono verso la terra del settentrione hanno fatto calmare il mio spirito su quella terra". 9Mi fu rivolta questa parola del Signore: 10"Prendi fra i deportati, fra quelli di Cheldài, di Tobia e di Iedaià, oro e argento e va' nel medesimo giorno a casa di Giosia figlio di Sofonìa, che è ritornato da Babilonia. 11Prendi quell'argento e quell'oro e ne farai una corona che porrai sul capo di Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote. 12Gli riferirai: Dice il Signore degli eserciti: Ecco un uomo che si chiama Germoglio: spunterà da sé e ricostruirà il tempio del Signore. 13Sì, egli ricostruirà il tempio del Signore, egli riceverà la gloria, egli siederà da sovrano sul suo trono. Un sacerdote sarà alla sua destra e fra i due regnerà una pace perfetta. 14La corona per Cheldài, Tobia, Iedaià e Giosia, figlio di Sofonìa, resterà di ricordo nel tempio del Signore. 15Anche da lontano verranno a riedificare il tempio del Signore. Così riconoscerete che il Signore degli eserciti mi ha inviato a voi. Ciò avverrà, se ascolterete la voce del Signore vostro Dio". 7 1L'anno quarto di Dario, il quarto giorno del nono mese, detto Casleu, la parola del Signore fu rivolta a Zaccaria. 2Betel aveva inviato Sarèzer alto ufficiale del re con i suoi uomini a supplicare il Signore 3e a domandare ai sacerdoti addetti al tempio del Signore degli eserciti e ai profeti: "Devo io continuare a far lutto e astinenza nel quinto mese, come ho fatto in questi anni passati?". 4Allora mi fu rivolta questa parola del Signore: 5"Parla a tutto il popolo del paese e a tutti i sacerdoti e di' loro: Quando avete fatto digiuni e lamenti nel quinto e nel settimo mese per questi settant'anni, lo facevate forse per me? 6Quando avete mangiato e bevuto non lo facevate forse per voi? 7Non è questa forse la parola che vi proclamava il Signore per mezzo dei profeti del passato, quando Gerusalemme era ancora abitata e in pace ed erano abitate le città vicine e il Negheb e la pianura?". 8Questa parola del Signore fu rivolta a Zaccaria: 9"Ecco ciò che dice il Signore degli eserciti: Praticate la giustizia e la fedeltà; esercitate la pietà e la misericordia ciascuno verso il suo prossimo. 10Non frodate la vedova, l'orfano, il pellegrino, il misero e nessuno nel cuore trami il male contro il proprio fratello". 11Ma essi hanno rifiutato di ascoltarmi, mi hanno voltato le spalle, hanno indurito gli orecchi per non sentire. 12Indurirono il cuore come un diamante per non udire la legge e le parole che il Signore degli eserciti rivolgeva loro mediante il suo spirito, per mezzo dei profeti del passato. Così si accese un grande sdegno da parte del Signore degli eserciti. 13Come al suo chiamare essi non vollero dare ascolto, così quand'essi grideranno, io non li ascolterò, dice il Signore degli eserciti. 14 "Io li ho dispersi fra tutte quelle nazioni che essi non conoscevano e il paese si è desolato dietro di loro, senza che alcuno lo percorresse; la terra di delizie è stata ridotta a desolazione". 8 1Questa parola del Signore degli eserciti mi fu rivolta: 2"Così dice il Signore degli eserciti: Sono acceso di grande gelosia per Sion, un grande ardore m'infiamma per lei. 3Dice il Signore: Tornerò a Sion e dimorerò in Gerusalemme. Gerusalemme sarà chiamata Città della fedeltà e il monte del Signore degli eserciti Monte santo". 4Dice il Signore degli eserciti: "Vecchi e vecchie siederanno ancora nelle piazze di Gerusalemme, ognuno con il bastone in mano per la loro longevità. 5Le piazze della città formicoleranno di fanciulli e di fanciulle, che giocheranno sulle sue piazze". 6Dice il Signore degli eserciti: "Se questo sembra impossibile agli occhi del resto di questo popolo in quei giorni, sarà forse impossibile anche ai miei occhi?" – dice il Signore degli eserciti –. 7Così dice il Signore degli eserciti: "Ecco, io salvo il mio popolo dalla terra d'oriente e d'occidente: 8li ricondurrò ad abitare in Gerusalemme; saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio, nella fedeltà e nella giustizia". 9Dice il Signore degli eserciti: "Riprendano forza le vostre mani. Voi in questi giorni ascoltate queste parole dalla bocca dei profeti; oggi vien fondata la casa del Signore degli eserciti con la ricostruzione del tempio. 10Ma prima di questi giorni non c'era salario per l'uomo, né salario per l'animale; non c'era sicurezza alcuna per chi andava e per chi veniva a causa degli invasori: io stesso mettevo gli uomini l'un contro l'altro. 11Ora invece verso il resto di questo popolo io non sarò più come sono stato prima – dice il Signore degli eserciti –. 12È un seme di pace: la vite produrrà il suo frutto, la terra darà i suoi prodotti, i cieli daranno la rugiada: darò tutto ciò al resto di questo popolo. 13Come foste oggetto di maledizione fra le genti, o casa di Giuda e d'Israele, così quando vi avrò salvati, diverrete una benedizione. Non temete dunque: riprendano forza le vostre mani". 14Così dice il Signore degli eserciti: "Come decisi di affliggervi quando i vostri padri mi provocarono all'ira – dice il Signore degli eserciti – e non mi lasciai commuovere, 15così invece mi darò premura in questi giorni di fare del bene a Gerusalemme e alla casa di Giuda; non temete. 16Ecco ciò che voi dovrete fare: parlate con sincerità ciascuno con il suo prossimo; veraci e sereni siano i giudizi che terrete alle porte delle vostre città. 17Nessuno trami nel cuore il male contro il proprio fratello; non amate il giuramento falso, poiché io detesto tutto questo" – oracolo del Signore –. 18Mi fu ancora rivolta questa parola del Signore degli eserciti: 19"Così dice il Signore degli eserciti: Il digiuno del quarto, quinto, settimo e decimo mese si cambierà per la casa di Giuda in gioia, in giubilo e in giorni di festa, purché amiate la verità e la pace". 20Dice il Signore degli eserciti: "Anche popoli e abitanti di numerose città si raduneranno 21e si diranno l'un l'altro: Su, andiamo a supplicare il Signore, a trovare il Signore degli eserciti; ci vado anch'io. 22Così popoli numerosi e nazioni potenti verranno a Gerusalemme a consultare il Signore degli eserciti e a supplicare il Signore". 23Dice il Signore degli eserciti: "In quei giorni, dieci uomini di tutte le lingue delle genti afferreranno un Giudeo per il lembo del mantello e gli diranno: Vogliamo venire con voi, perché abbiamo compreso che Dio è con voi". 9 1Oracolo. La parola del Signore è sulla terra di Cadràch e si posa su Damasco, poiché al Signore appartiene la perla di Aram e tutte le tribù d'Israele; 2anche Amat sua confinante e Sidòne, che è tanto saggia. 3Tiro si è costruita una fortezza e vi ha accumulato argento come polvere e oro come fango delle strade. 4Ecco, il Signore se ne impossesserà, sprofonderà nel mare le sue ricchezze ed essa sarà divorata dal fuoco. 5Ascalòna vedrà e ne sarà spaventata, Gaza sarà in grandi dolori, come anche Ekròn, perché svanirà la sua fiducia; scomparirà il re da Gaza e Ascalòna rimarrà disabitata. 6Bastardi dimoreranno in Asdòd, abbatterò l'orgoglio del Filisteo. 7Toglierò il sangue dalla sua bocca e i suoi abomini dai suoi denti. Diventerà anche lui un resto per il nostro Dio, sarà come una famiglia in Giuda ed Ekròn sarà simile al Gebuseo. 8Mi porrò come sentinella per la mia casa contro chi va e chi viene, non vi passerà più l'oppressore, perché ora io stesso sorveglio con i miei occhi. 9Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina. 10Farà sparire i carri da Èfraim e i cavalli da Gerusalemme, l'arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti, il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume ai confini della terra. 11Quanto a te, per il sangue dell'alleanza con te, estrarrò i tuoi prigionieri dal pozzo senz'acqua. 12Ritornate alla cittadella, prigionieri della speranza! Ve l'annunzio fino da oggi: vi ripagherò due volte. 13Tendo Giuda come mio arco, Èfraim come un arco teso; ecciterò i tuoi figli, Sion, contro i tuoi figli, Grecia, ti farò come spada di un eroe. 14Allora il Signore comparirà contro di loro, come fulmine guizzeranno le sue frecce; il Signore darà fiato alla tromba e marcerà fra i turbini del mezzogiorno. 15Il Signore degli eserciti li proteggerà: divoreranno e calpesteranno le pietre della fionda, berranno il loro sangue come vino, ne saranno pieni come bacini, come i corni dell'altare. 16Il Signore loro Dio in quel giorno salverà come un gregge il suo popolo, come gemme di un diadema brilleranno sulla sua terra. 17Quali beni, quale bellezza! Il grano darà vigore ai giovani e il vino nuovo alle fanciulle. 10 1Chiedete al Signore la pioggia tardiva di primavera; è il Signore che forma i nembi, egli riversa pioggia abbondante da' il pane agli uomini, a ognuno l'erba dei campi. 2Poiché gli strumenti divinatori dicono menzogne, gli indovini vedono il falso, raccontano sogni fallaci, danno vane consolazioni: per questo vanno vagando come pecore, sono oppressi, perché senza pastore. 3Contro i pastori divampa il mio sdegno e contro i montoni dirigo lo sguardo, poiché il Signore visiterà il suo gregge e ne farà come un cavallo da parata. 4Da lui uscirà la pietra d'angolo, da lui il chiodo, da lui l'arco di guerra, da lui tutti quanti i condottieri. 5Saranno come prodi che calpestano il fango delle strade in battaglia. Combatteranno perché il Signore è con loro e rimarranno confusi coloro che cavalcano i destrieri. 6Io rafforzerò la casa di Giuda e renderò vittoriosa la casa di Giuseppe: li ricondurrò in patria, poiché ne ho avuto pietà; saranno come se non li avessi mai ripudiati, poiché io sono il Signore loro Dio e li esaudirò. 7Saranno come un eroe quelli di Èfraim, gioirà il loro cuore come inebriato dal vino, vedranno i loro figli e gioiranno e il loro cuore esulterà nel Signore. 8Con un fischio li chiamerò a raccolta quando li avrò riscattati e saranno numerosi come prima. 9Dopo essere stati dispersi fra i popoli, nelle regioni remote, si ricorderanno di me, alleveranno i figli e torneranno. 10Li farò ritornare dall'Egitto, li raccoglierò dall'Assiria, per ricondurli nella terra di Gàlaad e del Libano e non basterà per loro lo spazio. 11Attraverseranno il mare verso Tiro, percuoteranno le onde del mare, saranno inariditi i gorghi del Nilo. Sarà abbattuto l'orgoglio di Assur e rimosso lo scettro d'Egitto. 12Li renderò forti nel Signore e del suo nome si glorieranno. Parola del Signore. 11 1Apri, Libano, le tue porte, e il fuoco divori i tuoi cedri. 2Urla, cipresso, perché il cedro è caduto, gli splendidi alberi sono distrutti. Urlate, querce di Basàn, perché la foresta impenetrabile è abbattuta! 3Si ode il lamento dei pastori, perché la loro gloria è distrutta! Si ode il ruggito dei leoncelli, perché è devastata la magnificenza del Giordano! 4Così parla il Signore mio Dio: "Pasci quelle pecore da macello 5che i compratori sgozzano impunemente, e i venditori dicono: Sia benedetto il Signore, mi sono arricchito, e i pastori non se ne curano affatto. 6Neppur io perdonerò agli abitanti del paese. Oracolo del Signore. Ecco, io abbandonerò gli uomini l'uno in balìa dell'altro, in balìa del loro re, perché devastino il paese – non mi curerò di liberarli dalle loro mani". 7Io dunque mi misi a pascolare le pecore da macello da parte dei mercanti di pecore. Presi due bastoni: uno lo chiamai Benevolenza e l'altro Unione e condussi al pascolo le pecore. 8Nel volgere d'un sol mese eliminai tre pastori. Ma io mi irritai contro di esse, perché anch'esse si erano tediate di me. 9Perciò io dissi: "Non sarò più il vostro pastore. Chi vuol morire, muoia; chi vuol perire, perisca; quelle che rimangono si divorino pure fra di loro!". 10Presi il bastone chiamato Benevolenza e lo spezzai: ruppi così l'alleanza da me stabilita con tutti i popoli. 11Lo ruppi in quel medesimo giorno; i mercanti di pecore che mi osservavano, riconobbero che quello era l'ordine del Signore. 12Poi dissi loro: "Se vi pare giusto, datemi la mia paga; se no, lasciate stare". Essi allora pesarono trenta sicli d'argento come mia paga. 13Ma il Signore mi disse: "Getta nel tesoro questa bella somma, con cui sono stato da loro valutato!". Io presi i trenta sicli d'argento e li gettai nel tesoro della casa del Signore. 14Poi feci a pezzi il secondo bastone chiamato Unione per rompere così la fratellanza fra Giuda e Israele. 15Quindi il Signore mi disse: "Prenditi gli attrezzi di un pastore insensato, 16poiché ecco, io susciterò nel paese un pastore, che non avrà cura di quelle che si perdono, non cercherà le disperse, non curerà le malate, non nutrirà le affamate; mangerà invece le carni delle più grasse e strapperà loro perfino le unghie. 17Guai al pastore stolto che abbandona il gregge! Una spada sta sopra il suo braccio e sul suo occhio destro. Tutto il suo braccio si inaridisca e tutto il suo occhio destro resti accecato". 12 1Oracolo. Parola del Signore su Israele. Dice il Signore che ha steso i cieli e fondato la terra, che ha formato lo spirito nell'intimo dell'uomo: 2"Ecco, io farò di Gerusalemme come una coppa che da' le vertigini a tutti i popoli vicini e anche Giuda sarà in angoscia nell'assedio contro Gerusalemme. 3In quel giorno io farò di Gerusalemme come una pietra da carico per tutti i popoli: quanti vorranno sollevarla ne resteranno sgraffiati; contro di essa si raduneranno tutte le genti della terra. 4In quel giorno – parola del Signore – colpirò di terrore tutti i cavalli e i loro cavalieri di pazzia; mentre sulla casa di Giuda terrò aperti i miei occhi, colpirò di cecità tutti i cavalli delle genti. 5Allora i capi di Giuda penseranno: La forza dei cittadini di Gerusalemme sta nel Signore degli eserciti, loro Dio. 6In quel giorno farò dei capi di Giuda come un braciere acceso in mezzo a una catasta di legna e come una torcia ardente fra i covoni; essi divoreranno a destra e a sinistra tutti i popoli vicini. Solo Gerusalemme resterà al suo posto. 7Il Signore salverà in primo luogo le tende di Giuda; perché la gloria della casa di Davide e la gloria degli abitanti di Gerusalemme non cresca più di quella di Giuda. 8In quel giorno il Signore farà da scudo agli abitanti di Gerusalemme e chi tra di loro vacilla diverrà come Davide e la casa di Davide come Dio, come l'angelo del Signore davanti a loro. 9In quel giorno io m'impegnerò a distruggere tutte le genti che verranno contro Gerusalemme. 10Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito. 11In quel giorno grande sarà il lamento in Gerusalemme simile al lamento di Adad-Rimmòn nella pianura di Meghìddo. 12Farà il lutto il paese, famiglia per famiglia: la famiglia della casa di Davide a parte e le loro donne a parte; la famiglia della casa di Natàn a parte e le loro donne a parte; 13la famiglia della casa di Levi a parte e le loro donne a parte; la famiglia della casa di Simeì a parte e le loro donne a parte; 14così tutte le altre famiglie a parte e le loro donne a parte". 13 1In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l'impurità. 2In quel giorno – dice il Signore degli eserciti – io estirperò dal paese i nomi degli idoli, né più saranno ricordati: anche i profeti e lo spirito immondo farò sparire dal paese. 3Se qualcuno oserà ancora fare il profeta, il padre e la madre che l'hanno generato, gli diranno: "Tu morirai, perché proferisci menzogne nel nome del Signore", e il padre e la madre che l'hanno generato lo trafiggeranno perché fa il profeta. 4In quel giorno ogni profeta si vergognerà della visione che avrà annunziata, né indosserà più il mantello di pelo per raccontare bugie. 5Ma ognuno dirà: "Non sono un profeta: sono un lavoratore della terra, ad essa mi sono dedicato fin dalla mia giovinezza". 6E se gli si dirà: "Perché quelle piaghe in mezzo alle tue mani?", egli risponderà: "Queste le ho ricevute in casa dei miei amici". 7Insorgi, spada, contro il mio pastore, contro colui che è mio compagno. Oracolo del Signore degli eserciti. Percuoti il pastore e sia disperso il gregge, allora volgerò la mano sopra i deboli. 8In tutto il paese, – oracolo del Signore – due terzi saranno sterminati e periranno; un terzo sarà conservato. 9Farò passare questo terzo per il fuoco e lo purificherò come si purifica l'argento; lo proverò come si prova l'oro. Invocherà il mio nome e io l'ascolterò; dirò: "Questo è il mio popolo". Esso dirà: "Il Signore è il mio Dio". 14 1Ecco, viene un giorno per il Signore; allora le tue spoglie saranno spartite in mezzo a te. 2Il Signore radunerà tutte le genti contro Gerusalemme per la battaglia; la città sarà presa, le case saccheggiate, le donne violate, una metà della cittadinanza partirà per l'esilio, ma il resto del popolo non sarà strappato dalla città. 3Il Signore uscirà e combatterà contro quelle nazioni, come quando combatté nel giorno della battaglia. 4In quel giorno i suoi piedi si poseranno sopra il monte degli Ulivi che sta di fronte a Gerusalemme verso oriente, e il monte degli Ulivi si fenderà in due, da oriente a occidente, formando una valle molto profonda; una metà del monte si ritirerà verso settentrione e l'altra verso mezzogiorno. 5Sarà ostruita la valle fra i monti, poiché la nuova valle fra i monti giungerà fino ad Asal; sarà ostruita come fu ostruita durante il terremoto, avvenuto al tempo di Ozia re di Giuda. Verrà allora il Signore mio Dio e con lui tutti i suoi santi. 6In quel giorno non vi sarà né luce né freddo, né gelo: 7sarà un unico giorno, il Signore lo conosce; non ci sarà né giorno né notte; verso sera risplenderà la luce. 8In quel giorno acque vive sgorgheranno da Gerusalemme e scenderanno parte verso il mare orientale, parte verso il Mar Mediterraneo, sempre, estate e inverno. 9Il Signore sarà re di tutta la terra e ci sarà il Signore soltanto, e soltanto il suo nome. 10Tutto il paese si trasformerà in pianura da Gàbaa fino a Rimmòn nel Negheb; Gerusalemme si eleverà e sarà abitata nel luogo dov'è, dalla porta di Beniamino fino al posto della prima porta, cioè fino alla porta dell'Angolo, e dalla torre di Cananeèl fino ai torchi del re. 11Ivi abiteranno: non vi sarà più sterminio e Gerusalemme se ne starà tranquilla e sicura. 12Questa sarà la piaga con cui il Signore colpirà tutti i popoli che avranno mosso guerra a Gerusalemme: imputridiranno le loro carni, mentre saranno ancora in piedi; i loro occhi marciranno nelle orbite; la lingua marcirà loro in bocca. 13In quel giorno vi sarà per opera del Signore un grande tumulto tra di loro: uno afferrerà la mano dell'altro e alzerà la mano sopra la mano del suo amico. 14Anche Giuda combatterà in Gerusalemme e là si ammasseranno le ricchezze di tutte le nazioni vicine: oro, argento e vesti in grande quantità. 15Di piaga simile saranno colpiti i cavalli, i muli, i cammelli, gli asini e tutte le bestie degli accampamenti. 16Allora fra tutte le genti che avranno combattuto contro Gerusalemme, i superstiti andranno ogni anno per adorare il re, il Signore degli eserciti, e per celebrare la solennità delle capanne. 17Se qualche stirpe della terra non andrà a Gerusalemme per adorare il re, il Signore degli eserciti, su di essa non ci sarà pioggia. 18Se la stirpe d'Egitto non salirà e non vorrà venire, sarà colpita dalla stessa pena che il Signore ha inflitta alle genti che non sono salite a celebrare la festa delle capanne. 19Questo sarà il castigo per l'Egitto e per tutte le genti che non saliranno a celebrare la festa delle capanne. 20In quel tempo anche sopra i sonagli dei cavalli si troverà scritto: "Sacro al Signore", e le caldaie nel tempio del Signore saranno come i bacini che sono davanti all'altare. 21Anzi, tutte le caldaie di Gerusalemme e di Giuda saranno sacre al Signore, re degli eserciti; quanti vorranno sacrificare verranno e le adopereranno per cuocere le carni. In quel giorno non vi sarà neppure un Cananeo nella casa del Signore degli eserciti. Malachia 1 1Oracolo. Parola del Signore a Israele per mezzo di Malachia. 2Vi ho amati, dice il Signore. E voi dite: "Come ci hai amati?". Non era forse Esaù fratello di Giacobbe? – oracolo del Signore – Eppure ho amato Giacobbe 3e ho odiato Esaù. Ho fatto dei suoi monti un deserto e ho dato la sua eredità agli sciacalli del deserto. 4Se Edom dicesse: "Siamo stati distrutti, ma ci rialzeremo dalle nostre rovine!", il Signore degli eserciti dichiara: Essi ricostruiranno: ma io demolirò. Saranno chiamati Regione empia e Popolo contro cui il Signore è adirato per sempre. 5I vostri occhi lo vedranno e voi direte: "Grande è il Signore anche al di là dei confini d'Israele". 6Il figlio onora suo padre e il servo rispetta il suo padrone. Se io sono padre, dov'è l'onore che mi spetta? Se sono il padrone, dov'è il timore di me? Dice il Signore degli eserciti a voi, sacerdoti, che disprezzate il mio nome. Voi domandate: "Come abbiamo disprezzato il tuo nome?". 7Offrite sul mio altare un cibo contaminato e dite: "Come ti abbiamo contaminato?". Quando voi dite: "La tavola del Signore è spregevole" 8e offrite un animale cieco in sacrificio, non è forse un male? Quando voi offrite un animale zoppo o malato, non è forse un male? Offritelo pure al vostro governatore: pensate che l'accetterà o che vi sarà grato? Dice il Signore degli eserciti. 9Ora supplicate pure Dio perché abbia pietà di voi! Se fate tali cose, dovrebbe mostrarsi favorevole a voi? Dice il Signore degli eserciti. 10Oh, ci fosse fra di voi chi chiude le porte, perché non arda più invano il mio altare! Non mi compiaccio di voi, dice il Signore degli eserciti, non accetto l'offerta delle vostre mani! 11 Poiché dall'oriente all'occidente grande è il mio nome fra le genti e in ogni luogo è offerto incenso al mio nome e una oblazione pura, perché grande è il mio nome fra le genti, dice il Signore degli eserciti. 12Ma voi lo profanate quando dite: "La tavola del Signore è contaminata e spregevole ciò che v'è sopra, il suo cibo". 13Voi aggiungete: "Ah! che pena!". Voi mi disprezzate, dice il Signore degli eserciti, e offrite animali rubati, zoppi, malati e li portate in offerta! Posso io gradirla dalle vostre mani? Dice il Signore. 14Maledetto il fraudolento che ha nel gregge un maschio, ne fa voto e poi mi sacrifica una bestia difettosa. Poiché io sono un re grande, dice il Signore degli eserciti, e il mio nome è terribile fra le nazioni. 2 1Ora a voi questo monito, o sacerdoti. 2Se non mi ascolterete e non vi prenderete a cuore di dar gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su di voi la maledizione e cambierò in maledizione le vostre benedizioni. Anzi le ho già maledette, perché nessuno tra di voi se la prende a cuore. 3Ecco, io spezzerò il vostro braccio e spanderò sulla vostra faccia escrementi, gli escrementi delle vittime immolate nelle vostre solennità, perché siate spazzati via insieme con essi. 4Così saprete che io ho diretto a voi questo monito, perché c'è anche un'alleanza fra me e Levi, dice il Signore degli eserciti. 5La mia alleanza con lui era alleanza di vita e di benessere e io glieli concessi; alleanza di timore ed egli mi temette ed ebbe riverenza del mio nome. 6Un insegnamento fedele era sulla sua bocca, né c'era falsità sulle sue labbra; con pace e rettitudine ha camminato davanti a me e ha trattenuto molti dal male. 7Infatti le labbra del sacerdote devono custodire la scienza e dalla sua bocca si ricerca l'istruzione, perché egli è messaggero del Signore degli eserciti. 8Voi invece vi siete allontanati dalla retta via e siete stati d'inciampo a molti con il vostro insegnamento; avete rotto l'alleanza di Levi, dice il Signore degli eserciti. 9Perciò anch'io vi ho reso spregevoli e abbietti davanti a tutto il popolo, perché non avete osservato le mie disposizioni e avete usato parzialità riguardo alla legge. 10Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l'uno contro l'altro profanando l'alleanza dei nostri padri? 11Giuda è stato sleale e l'abominio è stato commesso in Israele e in Gerusalemme. Giuda infatti ha osato profanare il santuario caro al Signore e ha sposato le figlie d'un dio straniero! 12Elimini il Signore chi ha agito così dalle tende di Giacobbe, il testimone e il mallevadore, e colui che offre l'offerta al Signore degli eserciti. 13Un'altra cosa fate ancora; voi coprite di lacrime, di pianti e di sospiri l'altare del Signore, perché egli non guarda all'offerta, né la gradisce con benevolenza dalle vostre mani. 14E chiedete: Perché? Perché il Signore è testimone fra te e la donna della tua giovinezza, che ora perfidamente tradisci, mentr'essa è la tua consorte, la donna legata a te da un patto. 15Non fece egli un essere solo dotato di carne e soffio vitale? Che cosa cerca quest'unico essere, se non prole da parte di Dio? Custodite dunque il vostro soffio vitale e nessuno tradisca la donna della sua giovinezza. 16Perché io detesto il ripudio, dice il Signore Dio d'Israele, e chi copre d'iniquità la propria veste, dice il Signore degli eserciti. Custodite la vostra vita dunque e non vogliate agire con perfidia. 17Voi avete stancato il Signore con le vostre parole; eppure chiedete: Come lo abbiamo stancato? Quando affermate: Chiunque fa il male è come se fosse buono agli occhi del Signore e in lui si compiace; o quando esclamate: Dov'è il Dio della giustizia? 3 1Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti. 2Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. 3Siederà per fondere e purificare; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un'oblazione secondo giustizia. 4Allora l'offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani. 5Io mi accosterò a voi per il giudizio e sarò un testimone pronto contro gli incantatori, contro gli adùlteri, contro gli spergiuri, contro chi froda il salario all'operaio, contro gli oppressori della vedova e dell'orfano e contro chi fa torto al forestiero. Costoro non mi temono, dice il Signore degli eserciti. 6Io sono il Signore, non cambio; voi, figli di Giacobbe, non siete ancora al termine. 7Fin dai tempi dei vostri padri vi siete allontanati dai miei precetti, non li avete osservati. Ritornate a me e io tornerò a voi, dice il Signore degli eserciti. Ma voi dite: "Come dobbiamo tornare?". 8Può un uomo frodare Dio? Eppure voi mi frodate e andate dicendo: "Come ti abbiamo frodato?". Nelle decime e nelle primizie. 9Siete già stati colpiti dalla maledizione e andate ancora frodandomi, voi, la nazione tutta! 10Portate le decime intere nel tesoro del tempio, perché ci sia cibo nella mia casa; poi mettetemi pure alla prova in questo, – dice il Signore degli eserciti – se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi benedizioni sovrabbondanti. 11Terrò indietro gli insetti divoratori perché non vi distruggano i frutti della terra e la vite non sia sterile nel campo, dice il Signore degli eserciti. 12Felici vi diranno tutte le genti, perché sarete una terra di delizie, dice il Signore degli eserciti. 13Duri sono i vostri discorsi contro di me – dice il Signore – e voi andate dicendo: "Che abbiamo contro di te?". 14Avete affermato: "È inutile servire Dio: che vantaggio abbiamo ricevuto dall'aver osservato i suoi comandamenti o dall'aver camminato in lutto davanti al Signore degli eserciti? 15Dobbiamo invece proclamare beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano e, pur provocando Dio, restano impuniti". 16Allora parlarono tra di loro i timorati di Dio. Il Signore porse l'orecchio e li ascoltò: un libro di memorie fu scritto davanti a lui per coloro che lo temono e che onorano il suo nome. 17Essi diverranno – dice il Signore degli eserciti – mia proprietà nel giorno che io preparo. Avrò compassione di loro come il padre ha compassione del figlio che lo serve. 18Voi allora vi convertirete e vedrete la differenza fra il giusto e l'empio, fra chi serve Dio e chi non lo serve. 19Ecco infatti sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno venendo li incendierà – dice il Signore degli eserciti – in modo da non lasciar loro né radice né germoglio. 20Per voi invece, cultori del mio nome, sorgerà il sole di giustizia con raggi benefici e voi uscirete saltellanti come vitelli di stalla. 21Calpesterete gli empi ridotti in cenere sotto le piante dei vostri piedi nel giorno che io preparo, dice il Signore degli eserciti. 22Tenete a mente la legge del mio servo Mosè, al quale ordinai sull'Oreb, statuti e norme per tutto Israele. 23Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore, 24perché converta il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri; così che io venendo non colpisca il paese con lo sterminio. La Bibbia di Gerusalemme Nuovo Testamento I Vangeli Vangelo secondo Matteo 1 1Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. 2Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, 4Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, 5Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, 6Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, 7Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, 8Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, 9Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 11Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. 12Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, 13Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, 14Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 15Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, 16Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. 17La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. 18Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 20Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 21Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". 22Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. 24Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, 25la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù. 2 1Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2"Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo". 3All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele. 7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo". 9Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese. 13Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo". 14Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio. 16Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. 17Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: 18Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più. 19Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino". 21Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele. 22Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea 23e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: "Sarà chiamato Nazareno". 3 1In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, 2dicendo: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!". 3Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! 4Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. 5Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; 6e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano. 7Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: "Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? 8Fate dunque frutti degni di conversione, 9e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. 12Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile". 13In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: "Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?". 15Ma Gesù gli disse: "Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia". Allora Giovanni acconsentì. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che disse: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto". 4 1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. 2E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. 3Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane". 4Ma egli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". 5Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio 6e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede". 7Gesù gli rispose: "Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo". 8Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: 9"Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai". 10Ma Gesù gli rispose: "Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto". 11Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano. 12Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea 13e, lasciata Nàzaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 15Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; 16il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata. 17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino". 18Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. 19E disse loro: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini". 20Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. 22Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono. 23Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. 24La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva. 25E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano. 5 1Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 2Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: 3"Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4Beati gli afflitti, perché saranno consolati. 5Beati i miti, perché erediteranno la terra. 6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi. 13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. 14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, 15né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. 17Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. 18In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. 20Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. 21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. 23Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. 25Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. 26In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo! 27Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; 28ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. 29Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. 30E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna. 31Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio; 32ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. 33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; 34ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; 35né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno. 38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; 39ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; 40e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. 42Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle. 43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; 44ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, 45perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. 46Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. 6 1Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. 2Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. 5Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. 7Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. 8Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. 9Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; 10venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. 11Dacci oggi il nostro pane quotidiano, 12e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, 13e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. 14Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; 15ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe. 16E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 17Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, 18perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. 19Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; 20accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. 21Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. 22La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; 23ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra! 24Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona. 25Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 26Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? 28E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? 32Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. 33Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena. 7 1Non giudicate, per non essere giudicati; 2perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. 3Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? 4O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? 5Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. 6Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. 7Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; 8perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 9Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? 10O se gli chiede un pesce, darà una serpe? 11Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano! 12Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. 13Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; 14quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano! 15Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. 16Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? 17Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; 18un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. 19Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. 20Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere. 21Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? 23Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. 24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande". 28Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: 29egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi. 8 1Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. 2Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: "Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi". 3E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii sanato". E subito la sua lebbra scomparve. 4Poi Gesù gli disse: "Guardati dal dirlo a qualcuno, ma va' a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro". 5Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: 6"Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente". 7Gesù gli rispose: "Io verrò e lo curerò". 8Ma il centurione riprese: "Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. 9Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va', ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa". 10All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. 11Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, 12mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti". 13E Gesù disse al centurione: "Va', e sia fatto secondo la tua fede". In quell'istante il servo guarì. 14Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. 15Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo. 16Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, 17perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie. 18Vedendo Gesù una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all'altra riva. 19Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: "Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai". 20Gli rispose Gesù: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". 21E un altro dei discepoli gli disse: "Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre". 22Ma Gesù gli rispose: "Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti". 23Essendo poi salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. 24Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. 25Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: "Salvaci, Signore, siamo perduti!". 26Ed egli disse loro: "Perché avete paura, uomini di poca fede?" Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia. 27I presenti furono presi da stupore e dicevano: "Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?". 28Giunto all'altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada. 29Cominciarono a gridare: "Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?". 30A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci a pascolare; 31e i demòni presero a scongiurarlo dicendo: "Se ci scacci, mandaci in quella mandria". 32Egli disse loro: "Andate!". Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti. 33I mandriani allora fuggirono ed entrati in città raccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati. 34Tutta la città allora uscì incontro a Gesù e, vistolo, lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio. 9 1Salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città. 2Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati". 3Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: "Costui bestemmia". 4Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: "Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore? 5Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? 6Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e va' a casa tua". 7Ed egli si alzò e andò a casa sua. 8A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini. 9Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. 10Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". 12Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". 14Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?". 15E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno. 16Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. 17né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano". 18Mentre diceva loro queste cose, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: "Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà". 19Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli. 20Ed ecco una donna, che soffriva d'emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. 21Pensava infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita". 22Gesù, voltatosi, la vide e disse: "Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita". E in quell'istante la donna guarì. 23Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse: 24"Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme". Quelli si misero a deriderlo. 25Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. 26E se ne sparse la fama in tutta quella regione. 27Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguivano urlando: "Figlio di Davide, abbi pietà di noi". 28Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: "Credete voi che io possa fare questo?". Gli risposero: "Sì, o Signore!". 29Allora toccò loro gli occhi e disse: "Sia fatto a voi secondo la vostra fede". 30E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: "Badate che nessuno lo sappia!". 31Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione. 32Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. 33Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: "Non si è mai vista una cosa simile in Israele!". 34Ma i farisei dicevano: "Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni". 35Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. 36Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi! 38Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!". 10 1Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. 2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, 3Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, 4Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì. 5Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: "Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. 7E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 9Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, 10né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento. 11In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. 12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. 14Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. 15In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città. 16Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. 17Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: 20non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. 21Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. 22E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. 23Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo. 24Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; 25è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari! 26Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. 27Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. 28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. 30Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; 31non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! 32Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. 34Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. 35Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: 36e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa. 37Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; 38chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. 40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa". 11 1Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. 2Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: 3"Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?". 4Gesù rispose: "Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: 5I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, 6e beato colui che non si scandalizza di me". 7Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! 9E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. 10Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te. 11In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. 12Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. 13La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. 14E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire. 15Chi ha orecchi intenda. 16Ma a chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono: 17Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto. 18È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio. 19È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere". 20Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: 21"Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. 22Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. 23E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! 24Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!". 25In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. 27Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. 28Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". 12 1In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano. 2Ciò vedendo, i farisei gli dissero: "Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato". 3Ed egli rispose: "Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni? 4Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti? 5O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa? 6Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio. 7Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa. 8Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato". 9Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga. 10Ed ecco, c'era un uomo che aveva una mano inaridita, ed essi chiesero a Gesù: "È permesso curare di sabato?". Dicevano ciò per accusarlo. 11Ed egli disse loro: "Chi tra voi, avendo una pecora, se questa gli cade di sabato in una fossa, non l'afferra e la tira fuori? 12Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anche di sabato". 13E rivolto all'uomo, gli disse: "Stendi la mano". Egli la stese, e quella ritornò sana come l'altra. 14I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo. 15Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, 16ordinando loro di non divulgarlo, 17perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: 18Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti. 19Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce. 20La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia; 21nel suo nome spereranno le genti. 22In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. 23E tutta la folla era sbalordita e diceva: "Non è forse costui il figlio di Davide?". 24Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: "Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni". 25Ma egli, conosciuto il loro pensiero, disse loro: "Ogni regno discorde cade in rovina e nessuna città o famiglia discorde può reggersi. 26Ora, se satana scaccia satana, egli è discorde con se stesso; come potrà dunque reggersi il suo regno? 27E se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri figli in nome di chi li scacciano? Per questo loro stessi saranno i vostri giudici. 28Ma se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio. 29Come potrebbe uno penetrare nella casa dell'uomo forte e rapirgli le sue cose, se prima non lo lega? Allora soltanto gli potrà saccheggiare la casa. 30Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde. 31Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. 32A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro. 33Se prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l'albero. 34Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore. 35L'uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive. 36Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; 37poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato". 38Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: "Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno". Ed egli rispose: 39"Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. 40Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. 41Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona! 42La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone! 43Quando lo spirito immondo esce da un uomo, se ne va per luoghi aridi cercando sollievo, ma non ne trova. 44Allora dice: Ritornerò alla mia abitazione, da cui sono uscito. E tornato la trova vuota, spazzata e adorna. 45Allora va, si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a prendervi dimora; e la nuova condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa generazione perversa". 46Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. 47Qualcuno gli disse: "Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti". 48Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". 49Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: "Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; 50perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre". 13 1Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. 2Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia. 3Egli parlò loro di molte cose in parabole. E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. 6Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. 7Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. 8Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. 9Chi ha orecchi intenda". 10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: "Perché parli loro in parabole?". 11Egli rispose: "Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. 14E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. 15Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani. 16Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. 17In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono! 18Voi dunque intendete la parabola del seminatore: 19tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, 21ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. 22Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non da' frutto. 23Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi da' frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta". 24Un'altra parabola espose loro così: "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? 28Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? 29No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio". 31Un'altra parabola espose loro: "Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami". 33Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti". 34Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, 35perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo. 36Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo". 37Ed egli rispose: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. 38Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, 39e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda! 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. 45Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. 47Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 51Avete capito tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì". 52Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche". 53Terminate queste parabole, Gesù partì di là 54e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? 55Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? 56E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?". 57E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". 58E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità. 14 1In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù. 2Egli disse ai suoi cortigiani: "Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui". 3Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello. 4Giovanni infatti gli diceva: "Non ti è lecito tenerla!". 5Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta. 6Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode 7che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. 8Ed essa, istigata dalla madre, disse: "Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista". 9Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data 10e mandò a decapitare Giovanni nel carcere. 11La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre. 12I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù. 13Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. 14Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati. 15Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: "Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare". 16Ma Gesù rispose: "Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare". 17Gli risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci!". 18Ed egli disse: "Portatemeli qua". 19E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. 20Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. 22Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù. 24La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. 25Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. 26I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: "È un fantasma" e si misero a gridare dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro: "Coraggio, sono io, non abbiate paura". 28Pietro gli disse: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque". 29Ed egli disse: "Vieni!". Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!". 31E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?". 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: "Tu sei veramente il Figlio di Dio!". 34Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret. 35E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati, 36e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano. 15 1In quel tempo vennero a Gesù da Gerusalemme alcuni farisei e alcuni scribi e gli dissero: 2"Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo!". 3Ed egli rispose loro: "Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione? 4Dio ha detto: Onora il padre e la madre e inoltre: Chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. 5Invece voi asserite: Chiunque dice al padre o alla madre: Ciò con cui ti dovrei aiutare è offerto a Dio, 6non è più tenuto a onorare suo padre o sua madre. Così avete annullato la parola di Dio in nome della vostra tradizione. 7Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo: 8Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me. 9Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini". 10Poi riunita la folla disse: "Ascoltate e intendete! 11Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo!". 12Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: "Sai che i farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole?". 13Ed egli rispose: "Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata. 14Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!". 15Pietro allora gli disse: "Spiegaci questa parabola". 16Ed egli rispose: "Anche voi siete ancora senza intelletto? 17Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? 18Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l'uomo. 19Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultéri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. 20Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l'uomo". 21Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. 22Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: "Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio". 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: "Esaudiscila, vedi come ci grida dietro". 24Ma egli rispose: "Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele". 25Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: "Signore, aiutami!". 26Ed egli rispose: "Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini". 27"È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni". 28Allora Gesù le replicò: "Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri". E da quell'istante sua figlia fu guarita. 29Allontanatosi di là, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là. 30Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì. 31E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele. 32Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: "Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada". 33E i discepoli gli dissero: "Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?". 34Ma Gesù domandò: "Quanti pani avete?". Risposero: "Sette, e pochi pesciolini". 35Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, 36Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla. 37Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene. 38Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini. 39Congedata la folla, Gesù salì sulla barca e andò nella regione di Magadàn. 16 1I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. 2Ma egli rispose: "Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia; 3e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l'aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi? 4Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona". E lasciatili, se ne andò. 5Nel passare però all'altra riva, i discepoli avevano dimenticato di prendere il pane. 6Gesù disse loro: "Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei". 7Ma essi parlavano tra loro e dicevano: "Non abbiamo preso il pane!". 8Accortosene, Gesù chiese: "Perché, uomini di poca fede, andate dicendo che non avete il pane? 9Non capite ancora e non ricordate i cinque pani per i cinquemila e quante ceste avete portato via? 10E neppure i sette pani per i quattromila e quante sporte avete raccolto? 11Come mai non capite ancora che non alludevo al pane quando vi ho detto: Guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei?". 12Allora essi compresero che egli non aveva detto che si guardassero dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei farisei e dei sadducei. 13Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". 14Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". 15Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". 16Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". 17E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 18E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. 21Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. 22Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai". 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!". 24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? 27Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni. 28In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno". 17 1Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: "Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". 5Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo". 6All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: "Alzatevi e non temete". 8Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo. 9E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: "Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti". 10Allora i discepoli gli domandarono: "Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?". 11Ed egli rispose: "Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. 12Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro". 13Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista. 14Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo 15che, gettatosi in ginocchio, gli disse: "Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua; 16l'ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo". 17E Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui". 18E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito. 19Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?". 20Ed egli rispose: "Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile. 21Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno". 22Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini 23e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà". Ed essi furono molto rattristati. 24Venuti a Cafàrnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: "Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?". 25Rispose: "Sì". Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: "Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?". 26Rispose: "Dagli estranei". E Gesù: "Quindi i figli sono esenti. 27Ma perché non si scandalizzino, va' al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te". 18 1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: "Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?". 2Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: 3"In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. 5E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. 6Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. 7Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo! 8Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. 9E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco. 10Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. 11È venuto infatti il Figlio dell'uomo a salvare ciò che era perduto. 12Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? 13Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. 14Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli. 15Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. 18In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo. 19In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". 21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?". 22E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. 23A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. 24Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. 25Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. 26Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. 27Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! 29Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. 30Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. 31Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. 33Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? 34E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello". 19 1Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. 2E lo seguì molta folla e colà egli guarì i malati. 3Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: "È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?". 4Ed egli rispose: "Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: 5Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? 6Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi". 7Gli obiettarono: "Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?". 8Rispose loro Gesù: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. 9Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio". 10Gli dissero i discepoli: "Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi". 11Egli rispose loro: "Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. 12Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca". 13Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. 14Gesù però disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli". 15E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì. 16Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: "Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?". 17Egli rispose: "Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti". 18Ed egli chiese: "Quali?". Gesù rispose: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, 19onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso". 20Il giovane gli disse: "Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?". 21Gli disse Gesù: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi". 22Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze. 23Gesù allora disse ai suoi discepoli: "In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. 24Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli". 25A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: "Chi si potrà dunque salvare?". 26E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile". 27Allora Pietro prendendo la parola disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?". 28E Gesù disse loro: "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. 29Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. 30Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi". 20 1"Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati 4e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. 5Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? 7Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. 8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. 11Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: 12Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. 15Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? 16Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi". 17Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro: 18"Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte 19e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà". 20Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. 21Egli le disse: "Che cosa vuoi?". Gli rispose: "Di' che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno". 22Rispose Gesù: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?". Gli dicono: "Lo possiamo". 23Ed egli soggiunse: "Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio". 24Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; 25ma Gesù, chiamatili a sé, disse: "I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. 26Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, 27e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; 28appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti". 29Mentre uscivano da Gèrico, una gran folla seguiva Gesù. 30Ed ecco che due ciechi, seduti lungo la strada, sentendo che passava, si misero a gridare: "Signore, abbi pietà di noi, figlio di Davide!". 31La folla li sgridava perché tacessero; ma essi gridavano ancora più forte: "Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi!". 32Gesù, fermatosi, li chiamò e disse: "Che volete che io vi faccia?". 33Gli risposero: "Signore, che i nostri occhi si aprano!". 34Gesù si commosse, toccò loro gli occhi e subito ricuperarono la vista e lo seguirono. 21 1Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli 2dicendo loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un'asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me. 3Se qualcuno poi vi dirà qualche cosa, risponderete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà subito". 4Ora questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta: 5Dite alla figlia di Sion: Ecco, il tuo re viene a te mite, seduto su un'asina, con un puledro figlio di bestia da soma. 6I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: 7condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. 8La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via. 9La folla che andava innanzi e quella che veniva dietro, gridava: Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli! 10Entrato Gesù in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: "Chi è costui?". 11E la folla rispondeva: "Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea". 12Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe 13e disse loro: "La Scrittura dice: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una spelonca di ladri". 14Gli si avvicinarono ciechi e storpi nel tempio ed egli li guarì. 15Ma i sommi sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che faceva e i fanciulli che acclamavano nel tempio: "Osanna al figlio di Davide", si sdegnarono 16e gli dissero: "Non senti quello che dicono?". Gesù rispose loro: "Sì, non avete mai letto: Dalla bocca dei bambini e dei lattanti ti sei procurata una lode?". 17E, lasciatili, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte. 18La mattina dopo, mentre rientrava in città, ebbe fame. 19Vedendo un fico sulla strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: "Non nasca mai più frutto da te". E subito quel fico si seccò. 20Vedendo ciò i discepoli rimasero stupiti e dissero: "Come mai il fico si è seccato immediatamente?". 21Rispose Gesù: "In verità vi dico: Se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che è accaduto a questo fico, ma anche se direte a questo monte: Levati di lì e gettati nel mare, ciò avverrà. 22E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete". 23Entrato nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: "Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?". 24Gesù rispose: "Vi farò anch'io una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo. 25Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?". Ed essi riflettevano tra sé dicendo: "Se diciamo: "dal Cielo", ci risponderà: "perché dunque non gli avete creduto?"; 26se diciamo "dagli uomin", abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta". 27Rispondendo perciò a Gesù, dissero: "Non lo sappiamo". Allora anch'egli disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose". 28"Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va' oggi a lavorare nella vigna. 29Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. 30Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Dicono: "L'ultimo". E Gesù disse loro: "In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli. 33Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. 34Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. 35Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. 36Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! 38Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. 39E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. 40Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?". 41Gli rispondono: "Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo". 42E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? 43Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. 44Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà". 45Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta. 22 1Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: 2"Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. 4Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. 5Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. 10Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, 12gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti". 15Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. 17Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?". 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: "Ipocriti, perché mi tentate? 19Mostratemi la moneta del tributo". Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". 21Gli risposero: "Di Cesare". Allora disse loro: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio". 22A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono. 23In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali affermano che non c'è risurrezione, e lo interrogarono: 24"Maestro, Mosè ha detto: Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà la vedova e così susciterà una discendenza al suo fratello. 25Ora, c'erano tra noi sette fratelli; il primo appena sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. 26Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. 27Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. 28Alla risurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta". 29E Gesù rispose loro: "Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio. 30Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. 31Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: 32Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi". 33Udendo ciò, la folla era sbalordita per la sua dottrina. 34Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36"Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?". 37Gli rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. 39E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti". 41Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro: 42"Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?". Gli risposero: "Di Davide". 43Ed egli a loro: "Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo: 44Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi? 45Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?". 46Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo. 23 1Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: 2"Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. 4Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattéri e allungano le frange; 6amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe 7e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì" dalla gente. 8Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. 10E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. 11Il più grande tra voi sia vostro servo; 12chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato. 13Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci 14. 15Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi. 16Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l'oro del tempio si è obbligati. 17Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l'oro o il tempio che rende sacro l'oro? 18E dite ancora: Se si giura per l'altare non vale, ma se si giura per l'offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. 19Ciechi! Che cosa è più grande, l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta? 20Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; 21e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l'abita. 22E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso. 23Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. 24Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! 25Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. 26Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto! 27Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. 28Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità. 29Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, 30e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; 31e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. 32Ebbene, colmate la misura dei vostri padri! 33Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna? 34Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; 35perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l'altare. 36In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione. 37Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! 38Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta! 39Vi dico infatti che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!". 24 1Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. 2Gesù disse loro: "Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata". 3Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: "Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo". 4Gesù rispose: "Guardate che nessuno vi inganni; 5molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno. 6Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine. 7Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi; 8ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori. 9Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. 10Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda. 11Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; 12per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà. 13Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato. 14Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine. 15Quando dunque vedrete l'abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo – chi legge comprenda –, 16allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti, 17chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa, 18e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. 19Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni. 20Pregate perché la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato. 21Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall'inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà. 22E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati. 23Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: È là, non ci credete. 24Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. 25Ecco, io ve l'ho predetto. 26Se dunque vi diranno: Ecco, è nel deserto, non ci andate; o: È in casa, non ci credete. 27Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. 28Dovunque sarà il cadavere, ivi si raduneranno gli avvoltoi. 29Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. 30Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. 31Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli. 32Dal fico poi imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. 33Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte. 34In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada. 35Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 36Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre. 37Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata. 42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà. 45Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto? 46Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così! 47In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni. 48Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire, 49e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi, 50arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa, 51lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti. 25 1Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; 4le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. 6A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. 9Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. 10Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! 12Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora. 14Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. 16Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. 20Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. 21Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 22Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. 23Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 24Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 25per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. 26Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 30E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. 31Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 32E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. 41Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 44Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? 45Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. 46E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna". 26 1Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli: 2"Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso". 3Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa, 4e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire. 5Ma dicevano: "Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo". 6Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso, 7gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa. 8I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: "Perché questo spreco? 9Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!". 10Ma Gesù, accortosene, disse loro: "Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me. 11I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete. 12Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura. 13In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei". 14Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti 15e disse: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?". E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. 16Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo. 17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: "Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?". 18Ed egli rispose: "Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli". 19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. 20Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. 21Mentre mangiavano disse: "In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà". 22Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: "Sono forse io, Signore?". 23Ed egli rispose: "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. 24Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!". 25Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai detto". 26Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo". 27Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti, 28perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. 29Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio". 30E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 31Allora Gesù disse loro: "Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge, 32ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea". 33E Pietro gli disse: "Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai". 34Gli disse Gesù: "In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte". 35E Pietro gli rispose: "Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli. 36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: "Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare". 37E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. 38Disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me". 39E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!". 40Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? 41Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole". 42E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: "Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà". 43E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. 44E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. 45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: "Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. 46Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina". 47Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. 48Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!". 49E subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbì!". E lo baciò. 50E Gesù gli disse: "Amico, per questo sei qui!". Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. 51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio. 52Allora Gesù gli disse: "Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. 53Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? 54Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?". 55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: "Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. 56Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti". Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono. 57Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani. 58Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione. 59I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte; 60ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni. 61Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: "Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni". 62Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?". 63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio". 64"Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo". 65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: "Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; 66che ve ne pare?". E quelli risposero: "È reo di morte!". 67Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano, 68dicendo: "Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?". 69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: "Anche tu eri con Gesù, il Galileo!". 70Ed egli negò davanti a tutti: "Non capisco che cosa tu voglia dire". 71Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: "Costui era con Gesù, il Nazareno". 72Ma egli negò di nuovo giurando: "Non conosco quell'uomo". 73Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: "Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!". 74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo!". E subito un gallo cantò. 75E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: "Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte". E uscito all'aperto, pianse amaramente. 27 1Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire. 2Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato. 3Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani 4dicendo: "Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente". Ma quelli dissero: "Che ci riguarda? Veditela tu!". 5Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. 6Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: "Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue". 7E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. 8Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue" fino al giorno d'oggi. 9Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato, 10e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore. 11Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: "Sei tu il re dei Giudei?". Gesù rispose "Tu lo dici". 12E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. 13Allora Pilato gli disse: "Non senti quante cose attestano contro di te?". 14Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore. 15Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta. 16Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. 17Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: "Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?". 18Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. 19Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: "Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua". 20Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù. 21Allora il governatore domandò: "Chi dei due volete che vi rilasci?". Quelli risposero: "Barabba!". 22Disse loro Pilato: "Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?". Tutti gli risposero: "Sia crocifisso!". 23Ed egli aggiunse: "Ma che male ha fatto?". Essi allora urlarono: "Sia crocifisso!". 24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: "Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!". 25E tutto il popolo rispose: "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli". 26Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. 27Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. 28Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto 29e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: "Salve, re dei Giudei!". 30E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. 31Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo. 32Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui. 33Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, 34gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. 35Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. 36E sedutisi, gli facevano la guardia. 37Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: "Questi è Gesù, il re dei Giudei". 38Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. 39E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: 40"Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!". 41Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: 42"Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. 43Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!". 44Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo. 45Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. 46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "Elì, Elì, lemà sabactàni?", che significa: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". 47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: "Costui chiama Elia". 48E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. 49Gli altri dicevano: "Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!". 50E Gesù, emesso un alto grido, spirò. 51Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, 52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. 53E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. 54Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: "Davvero costui era Figlio di Dio!". 55C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. 56Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo. 57Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatéa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. 58Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. 59Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo 60e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. 61Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria. 62Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: 63"Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. 64Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!". 65Pilato disse loro: "Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete". 66Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia. 28 1Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro. 2Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. 3Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. 4Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. 5Ma l'angelo disse alle donne: "Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. 6Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. 7Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto". 8Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. 9Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: "Salute a voi". Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. 10Allora Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno". 11Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. 12Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: 13"Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. 14E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia". 15Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi. 16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. 17Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. 18E Gesù, avvicinatosi, disse loro: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Vangelo secondo Marco 1 1Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. 2Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. 3Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, 4si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico 7e predicava: "Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo". 9In quei giorni Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. 11E si sentì una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto". 12Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto 13e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano. 14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 15"Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo". 16Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17Gesù disse loro: "Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini". 18E subito, lasciate le reti, lo seguirono. 19Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. 20Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono. 21Andarono a Cafàrnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. 23Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: 24"Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio". 25E Gesù lo sgridò: "Taci! Esci da quell'uomo". 26E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: "Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!". 28La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea. 29E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. 32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. 35Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce 37e, trovatolo, gli dissero: "Tutti ti cercano!". 38Egli disse loro: "Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!". 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. 40Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: "Se vuoi, puoi guarirmi!". 41Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: "Lo voglio, guarisci!". 42Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. 43E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: 44"Guarda di non dir niente a nessuno, ma va', presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro". 45Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte. 2 1Ed entrò di nuovo a Cafàrnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. 3Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. 4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. 5Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati". 6Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: 7"Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?". 8Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: "Perché pensate così nei vostri cuori? 9Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? 10Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, 11ti ordino – disse al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua". 12Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai visto nulla di simile!". 13Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. 14Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi". Egli, alzatosi, lo seguì. 15Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. 16Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: "Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?". 17Avendo udito questo, Gesù disse loro: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori". 18Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: "Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?". 19Gesù disse loro: "Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. 21Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. 22E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi". 23In giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. 24I farisei gli dissero: "Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?". 25Ma egli rispose loro: "Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? 26Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?". 27E diceva loro: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! 28Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato". 3 1Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita, 2e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. 3Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Mettiti nel mezzo!". 4Poi domandò loro: "È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?". 5Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: "Stendi la mano!". La stese e la sua mano fu risanata. 6E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. 7Gesù intanto si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea. 8Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui. 9Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. 10Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo. 11Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". 12Ma egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero. 13Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. 14Ne costituì Dodici che stessero con lui 15e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni. 16Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; 17poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; 18e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo 19e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì. 20Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. 21Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: "È fuori di sé". 22Ma gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: "Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni". 23Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: "Come può satana scacciare satana? 24Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; 25se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. 26Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. 27Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l'uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. 28In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; 29ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna". 30Poiché dicevano: "È posseduto da uno spirito immondo". 31Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. 32Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: "Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano". 33Ma egli rispose loro: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". 34Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! 35Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre". 4 1Di nuovo si mise a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva. 2Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: 3"Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5Un'altra cadde fra i sassi, dove non c'era molta terra, e subito spuntò perché non c'era un terreno profondo; 6ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. 7Un'altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. 8E un'altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno". 9E diceva: "Chi ha orecchi per intendere intenda!". 10Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro: 11"A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole, 12perché: guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano, perché non si convertano e venga loro perdonato". 13Continuò dicendo loro: "Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole? 14Il seminatore semina la parola. 15Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando l'ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro. 16Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono con gioia, 17ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono. 18Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola, 19ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto.20Quelli poi che ricevono il seme su un terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l'accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno". 21Diceva loro: "Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere? 22Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. 23Se uno ha orecchi per intendere, intenda!". 24Diceva loro: "Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. 25Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha". 26Diceva: "Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; 27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. 28Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. 29Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura". 30Diceva: "A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; 32ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra". 33Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. 34Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa. 35In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: "Passiamo all'altra riva". 36E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. 37Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. 38Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che moriamo?". 39Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. 40Poi disse loro: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?". 41E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?". 5 1Intanto giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. 2Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. 3Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, 4perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. 5Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. 6Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, 7e urlando a gran voce disse: "Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!". 8Gli diceva infatti: "Esci, spirito immondo, da quest'uomo!". 9E gli domandò: "Come ti chiami?". "Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti". 10E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione. 11Ora c'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. 12E gli spiriti lo scongiurarono: "Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi". 13Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare. 14I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto. 15Giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. 16Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. 17Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. 18Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui. 19Non glielo permise, ma gli disse: "Va' nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato". 20Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati. 21Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. 22Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi 23e lo pregava con insistenza: "La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva". 24Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. 25Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: 28"Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita". 29E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. 30Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi mi ha toccato il mantello?". 31I discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?". 32Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Gesù rispose: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male". 35Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, continua solo ad aver fede!". 37E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. 39Entrato, disse loro: "Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". 40Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina.41Presa la mano della bambina, le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico, alzati!". 42Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare. 6 1Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. 2Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?". E si scandalizzavano di lui. 4Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". 5E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità. Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando. 7Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. 8E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; 9ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. 10E diceva loro: "Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. 11Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro". 12E partiti, predicavano che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano. 14Il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: "Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui". 15Altri invece dicevano: "È Elia"; altri dicevano ancora: "È un profeta, come uno dei profeti". 16Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: "Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!". 17Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. 18Giovanni diceva a Erode: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello". 19Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, 20perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. 21Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. 22Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò". 23E le fece questo giuramento: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno". 24La ragazza uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista". 25Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: "Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista". 26Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. 27Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa. 28La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. 29I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. 30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. 31Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'". Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. 32Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. 34Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. 35Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: "Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; 36congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare". 37Ma egli rispose: "Voi stessi date loro da mangiare". Gli dissero: "Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?". 38Ma egli replicò loro: "Quanti pani avete? Andate a vedere". E accertatisi, riferirono: "Cinque pani e due pesci". 39Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde. 40E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. 41Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. 42Tutti mangiarono e si sfamarono, 43e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci. 44Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini. 45Ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla. 46Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare. 47Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra. 48Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. 49Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: "È un fantasma", e cominciarono a gridare, 50perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: "Coraggio, sono io, non temete!". 51Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi, 52perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito. 53Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret. 54Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, 55e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse. 56E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano. 7 1Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. 2Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate – 3i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, 4e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame – 5quei farisei e scribi lo interrogarono: "Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?". 6Ed egli rispose loro: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. 7Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. 8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini". 9E aggiungeva: "Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. 10Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. 11Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me, 12non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre, 13annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte". 14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: "Ascoltatemi tutti e intendete bene: 15non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo". 16. 17Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. 18E disse loro: "Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo, 19perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?". Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. 20Quindi soggiunse: "Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo. 21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, 22adultéri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo". 24Partito di là, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. 25Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi. 26Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia. 27Ed egli le disse: "Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini". 28Ma essa replicò: "Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli". 29Allora le disse: "Per questa tua parola va', il demonio è uscito da tua figlia". 30Tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato. 31Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. 33E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà" cioè: "Apriti!". 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano 37e, pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!". 8 1In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: 2"Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. 3Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano". 4Gli risposero i discepoli: "E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?". 5E domandò loro: "Quanti pani avete?". Gli dissero: "Sette". 6Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. 7Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli. 8Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. 9Erano circa quattromila. E li congedò. 10Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta. 11Allora vennero i farisei e incominciarono a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. 12Ma egli, traendo un profondo sospiro, disse: "Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione". 13E lasciatili, risalì sulla barca e si avviò all'altra sponda. 14Ma i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo. 15Allora egli li ammoniva dicendo: "Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!". 16E quelli dicevano fra loro: "Non abbiamo pane". 17Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: "Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? 18Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, 19quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Dodici". 20"E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Sette". 21E disse loro: "Non capite ancora?". 22Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. 23Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: "Vedi qualcosa?". 24Quegli, alzando gli occhi, disse: "Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano". 25Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. 26E lo rimandò a casa dicendo: "Non entrare nemmeno nel villaggio". 27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io sia?". 28Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti". 29Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". 30E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. 31E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. 32Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". 34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. 36Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? 37E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? 38Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi". 9 1E diceva loro: "In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza". 2Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. 5Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!". 6Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. 7Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: "Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!". 8E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. 9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. 10Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. 11E lo interrogarono: "Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?". 12Egli rispose loro: "Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. 13Orbene, io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui". 14E giunti presso i discepoli, li videro circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro. 15Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. 16Ed egli li interrogò: "Di che cosa discutete con loro?". 17Gli rispose uno della folla: "Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. 18Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti". 19Egli allora in risposta, disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me". 20E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. 21Gesù interrogò il padre: "Da quanto tempo gli accade questo?". Ed egli rispose: "Dall'infanzia; 22anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci". 23Gesù gli disse: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede". 24Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: "Credo, aiutami nella mia incredulità". 25Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: "Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più". 26E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: "È morto". 27Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi. 28Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?". 29Ed egli disse loro: "Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera". 30Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà". 32Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. 33Giunsero intanto a Cafàrnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?". 34Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. 35Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti". 36E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: 37"Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato". 38Giovanni gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri". 39Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. 40Chi non è contro di noi è per noi. 41Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa. 42Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. 43Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. 44. 45Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. 46. 47Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. 49Perché ciascuno sarà salato con il fuoco. 50Buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri". 10 1Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare. 2E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?". 3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". 4Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla". 5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; 7per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. 8Sicché non sono più due, ma una sola carne. 9L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto". 10Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: 11"Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; 12se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio". 13Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. 14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. 15In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso". 16E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva. 17Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". 18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre". 20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". 21Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". 22Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. 23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!". 24I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". 26Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?". 27Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio". 28Pietro allora gli disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". 29Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, 30che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. 31E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi". 32Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto: 33"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, 34lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà". 35E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo". 36Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero: 37"Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". 38Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo". 39E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato". 41All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. 43Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, 44e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. 45Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". 46E giunsero a Gèrico. E mentre partiva da Gèrico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". 48Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". 49Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!". 50Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!". 52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada. 11 1Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli 2e disse loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo. 3E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito". 4Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero. 5E alcuni dei presenti però dissero loro: "Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?". 6Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare. 7Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra. 8E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi. 9Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! 10Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli! 11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània. 12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. 13E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi. 14E gli disse: "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli l'udirono. 15Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe 16e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio. 17Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!". 18L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento. 19Quando venne la sera uscirono dalla città. 20La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici. 21Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato". 22Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio! 23In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. 24Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato. 25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati". 26. 27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: 28"Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?". 29Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio. 30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi". 31Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto? 32Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta. 33Allora diedero a Gesù questa risposta: "Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose". 12 1Gesù si mise a parlare loro in parabole: "Un uomo piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano. 2A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna. 3Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote. 4Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti. 5Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero. 6Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio! 7Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra. 8E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. 9Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri. 10Non avete forse letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; 11dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri"? 12Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono. 13Gli mandarono però alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso. 14E venuti, quelli gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. È lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?". 15Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: "Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda". 16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". Gli risposero: "Di Cesare". 17Gesù disse loro: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". E rimasero ammirati di lui. 18Vennero a lui dei sadducei, i quali dicono che non c'è risurrezione, e lo interrogarono dicendo: 19"Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che se muore il fratello di uno e lascia la moglie senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello. 20C'erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza; 21allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, 22e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna. 23Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l'hanno avuta come moglie". 24Rispose loro Gesù: "Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio? 25Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. 26A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe? 27Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore". 28Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". 29Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; 30amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi". 32Allora lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; 33amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici". 34Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. 35Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: "Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide? 36Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi. 37Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?". E la numerosa folla lo ascoltava volentieri. 38Diceva loro mentre insegnava: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave". 41E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. 43Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: "In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere". 13 1Mentre usciva dal tempio, un discepolo gli disse: "Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!". 2Gesù gli rispose: "Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà qui pietra su pietra, che non sia distrutta". 3Mentre era seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: 4"Dicci, quando accadrà questo, e quale sarà il segno che tutte queste cose staranno per compiersi?". 5Gesù si mise a dire loro: "Guardate che nessuno v'inganni! 6Molti verranno in mio nome, dicendo: "Sono io", e inganneranno molti. 7E quando sentirete parlare di guerre, non allarmatevi; bisogna infatti che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine. 8Si leverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori. 9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per render testimonianza davanti a loro. 10Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le genti. 11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. 12Il fratello consegnerà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a morte. 13Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. 14Quando vedrete l'abominio della desolazione stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti; 15chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa; 16chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. 17Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni! 18Pregate che ciò non accada d'inverno; 19perché quei giorni saranno una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio della creazione, fatta da Dio, fino al presente, né mai vi sarà. 20Se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti che si è scelto ha abbreviato quei giorni. 21Allora, dunque, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui, ecco è là", non ci credete; 22perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti. 23Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto. 24In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore 25e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. 26Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. 28Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; 29così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. 30In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 32Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre. 33State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. 34È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. 35Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, 36perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!". 14 1Mancavano intanto due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo. 2Dicevano infatti: "Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo". 3Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo. 4Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: "Perché tutto questo spreco di olio profumato? 5Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!". Ed erano infuriati contro di lei. 6Allora Gesù disse: "Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona; 7i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre. 8Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura. 9In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto". 10Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù. 11Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo. 12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: "Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?". 13Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: "Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo 14e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi". 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua. 17Venuta la sera, egli giunse con i Dodici. 18Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: "In verità vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà". 19Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: "Sono forse io?". 20Ed egli disse loro: "Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto. 21Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!". 22Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo". 23Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti. 25In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio". 26E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 27Gesù disse loro: "Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. 28Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea". 29Allora Pietro gli disse: "Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò". 30Gesù gli disse: "In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte". 31Ma egli, con grande insistenza, diceva: "Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dicevano anche tutti gli altri. 32Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: "Sedetevi qui, mentre io prego". 33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. 34Gesù disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate". 35Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. 36E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu". 37Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: "Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? 38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole". 39Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. 40Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli. 41Venne la terza volta e disse loro: "Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino". 43E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. 44Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta". 45Allora gli si accostò dicendo: "Rabbì" e lo baciò. 46Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono. 47Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio. 48Allora Gesù disse loro: "Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi. 49Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!". 50Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono. 51Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. 52Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo. 53Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. 54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. 55Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. 56Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi. 57Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo: 58"Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo". 59Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde. 60Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?". 61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: "Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?". 62Gesù rispose: "Io lo sono! E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo". 63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: "Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?". Tutti sentenziarono che era reo di morte. 65Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: "Indovina". I servi intanto lo percuotevano. 66Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote 67e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: "Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù". 68Ma egli negò: "Non so e non capisco quello che vuoi dire". Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò. 69E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: "Costui è di quelli". 70Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: "Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo". 71Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo che voi dite". 72Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: "Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte". E scoppiò in pianto. 15 1Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato. 2Allora Pilato prese a interrogarlo: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici". 3I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse. 4Pilato lo interrogò di nuovo: "Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!". 5Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato. 6Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta. 7Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio. 8La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva. 9Allora Pilato rispose loro: "Volete che vi rilasci il re dei Giudei?". 10Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. 12Pilato replicò: "Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?". 13Ed essi di nuovo gridarono: "Crocifiggilo!". 14Ma Pilato diceva loro: "Che male ha fatto?". Allora essi gridarono più forte: "Crocifiggilo!". 15E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. 16Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. 17Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. 18Cominciarono poi a salutarlo: "Salve, re dei Giudei!". 19E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. 20Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. 21Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. 22Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, 23e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. 24Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere. 25Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. 26E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. 27Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra. 28. 29I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: "Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni, 30salva te stesso scendendo dalla croce!". 31Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: "Ha salvato altri, non può salvare se stesso! 32Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo". E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. 33Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. 34Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? 35Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: "Ecco, chiama Elia!". 36Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: "Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce". 37Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. 38Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso. 39Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!". 40C'erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di ioses, e Salome, 41che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. 42Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, 43Giuseppe d'Arimatéa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. 44Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. 45Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. 47Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto. 16 1Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. 2Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. 3Esse dicevano tra loro: "Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?".4Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. 5Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. 6Ma egli disse loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. 7Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto". 8Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura. 9Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. 10Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. 11Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. 12Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. 13Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. 14Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. 15Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. 17E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". 19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. 20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Vangelo secondo Luca 1 1Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, 2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, 3così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, 4perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. 5Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. 6Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. 7Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. 8Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, 9secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso. 10Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso. 11Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. 12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. 13Ma l'angelo gli disse: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. 14Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, 15poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre 16e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. 17Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto". 18Zaccaria disse all'angelo: "Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni". 19L'angelo gli rispose: "Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. 20Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo". 21Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. 22Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. 23Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. 24Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: 25"Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini". 26Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". 29A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". 34Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". 35Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37nulla è impossibile a Dio". 38Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei. 39In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? 44Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore". 46Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore 47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, 48perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: 50di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. 51Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; 53ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. 54Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, 55come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". 56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. 57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. 59All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. 60Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni". 61Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome". 62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati. 64In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. 67Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo: 68"Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, 69e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, 70come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo: 71salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. 72Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, 73del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, 74di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, 75in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. 76E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, 77per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, 78grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge 79per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace". 80Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. 2 1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nàzaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. 8C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10ma l'angelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia". 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: 14"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". 15Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". 16Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. 20I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. 21Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre. 22Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, 23come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. 25Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; 26lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. 27Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, 28lo prese tra le braccia e benedisse Dio: 29"Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; 30perché i miei occhi han visto la tua salvezza, 31preparata da te davanti a tutti i popoli, 32luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele". 33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione 35perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima". 36C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. 41I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; 43ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". 49Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". 50Ma essi non compresero le sue parole. 51Partì dunque con loro e tornò a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. 3 1Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! 5Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati. 6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio! 7Diceva dunque alle folle che andavano a farsi battezzare da lui: "Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all'ira imminente? 8Fate dunque opere degne della conversione e non cominciate a dire in voi stessi: Abbiamo Abramo per padre! Perché io vi dico che Dio può far nascere figli ad Abramo anche da queste pietre. 9Anzi, la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero che non porta buon frutto, sarà tagliato e buttato nel fuoco". 10Le folle lo interrogavano: "Che cosa dobbiamo fare?". 11Rispondeva: "Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto". 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: "Maestro, che dobbiamo fare?". 13Ed egli disse loro: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato". 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: "E noi che dobbiamo fare?". Rispose: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe". 15Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile". 18Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella. 19Ma il tetrarca Erode, biasimato da lui a causa di Erodìade, moglie di suo fratello, e per tutte le scelleratezze che aveva commesso, 20aggiunse alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni in prigione. 21Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto". 23Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli, 24figlio di Mattàt, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innài, figlio di Giuseppe, 25figlio di Mattatìa, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggài, 26figlio di Maat, figlio di Mattatìa, figlio di Semèin, figlio di Iosek, figlio di Ioda, 27figlio di Ioanan, figlio di Resa, figlio di Zorobabèle, figlio di Salatiel, figlio di Neri, 28figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er, 29figlio di Gesù, figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattàt, figlio di Levi, 30figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliacim, 31figlio di Melèa, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natàm, figlio di Davide, 32figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naàsson, 33figlio di Aminadàb, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda, 34figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor, 35figlio di Seruk, figlio di Ragau, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala, 36figlio di Cainam, figlio di Arfàcsad, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamech, 37figlio di Matusalemme, figlio di Enoch, figlio di Iaret, figlio di Malleèl, figlio di Cainam, 38figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio. 4 1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane". 4Gesù gli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo". 5Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6"Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo". 8Gesù gli rispose: "Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai". 9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; 11e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra". 12Gesù gli rispose: "È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo". 13Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato. 14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi. 16Si recò a Nàzaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: 18Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, 19e predicare un anno di grazia del Signore. 20Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. 21Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi". 22Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è il figlio di Giuseppe?". 23Ma egli rispose: "Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fàllo anche qui, nella tua patria!". 24Poi aggiunse: "Nessun profeta è bene accetto in patria. 25Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. 27C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro". 28All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; 29si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. 31Poi discese a Cafàrnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente. 32Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità. 33Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: 34"Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!". 35Gesù gli intimò: "Taci, esci da costui!". E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male. 36Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: "Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?". 37E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione. 38Uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. 39Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli. 40Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. 41Da molti uscivano demòni gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo. 42Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro. 43Egli però disse: "Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato". 44E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea. 5 1Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret 2e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. 4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca". 5Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". 6E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. 8Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore". 9Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". 11Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. 12Un giorno Gesù si trovava in una città e un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò ai piedi pregandolo: "Signore, se vuoi, puoi sanarmi". 13Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii risanato!". E subito la lebbra scomparve da lui. 14Gli ingiunse di non dirlo a nessuno: "Va', mostrati al sacerdote e fa' l'offerta per la tua purificazione, come ha ordinato Mosè, perché serva di testimonianza per essi". 15La sua fama si diffondeva ancor più; folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità. 16Ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare. 17Un giorno sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. 18Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. 19Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. 20Veduta la loro fede, disse: "Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi". 21Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: "Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?". 22Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: "Che cosa andate ragionando nei vostri cuori? 23Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Àlzati e cammina? 24Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico – esclamò rivolto al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua". 25Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio. 26Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: "Oggi abbiamo visto cose prodigiose". 27Dopo ciò egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi!". 28Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. 29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'altra gente seduta con loro a tavola. 30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: "Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?". 31Gesù rispose: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi". 33Allora gli dissero: "I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!". 34Gesù rispose: "Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? 35Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno". 36Diceva loro anche una parabola: "Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio. 37E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. 38Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi. 39Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!". 6 1Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. 2Alcuni farisei dissero: "Perché fate ciò che non è permesso di sabato?". 3Gesù rispose: "Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni? 4Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?". 5E diceva loro: "Il Figlio dell'uomo è signore del sabato". 6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita. 7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui. 8Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Alzati e mettiti nel mezzo!". L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato. 9Poi Gesù disse loro: "Domando a voi: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?". 10E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: "Stendi la mano!". Egli lo fece e la mano guarì. 11Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù. 12In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. 13Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: 14Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, 15Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, 16Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore. 17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, 18che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. 19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti. 20Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: "Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. 21Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. 22Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. 24Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. 25Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. 26Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti. 27Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. 29A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. 30Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. 31Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. 32Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 33E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. 36Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. 37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; 38date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". 39Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? 40Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. 41Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? 42Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. 43Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. 45L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. 46Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? 47Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: 48è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. 49Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande". 7 1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao. 2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. 3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. 4Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: "Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, 5perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga". 6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: "Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; 7per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. 8Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Va' ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa". 9All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!". 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito. 11In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: "Non piangere!". 14E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: "Giovinetto, dico a te, alzati!". 15Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: "Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo". 17La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione. 18Anche Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutti questi avvenimenti. Giovanni chiamò due di essi 19e li mandò a dire al Signore: "Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?". 20Venuti da lui, quegli uomini dissero: "Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?". 21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta: "Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella. 23E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!". 24Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù cominciò a dire alla folla riguardo a Giovanni: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? 25E allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano vesti sontuose e vivono nella lussuria stanno nei palazzi dei re. 26Allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta. 27Egli è colui del quale sta scritto: Ecco io mando davanti a te il mio messaggero, egli preparerà la via davanti a te. 28Io vi dico, tra i nati di donna non c'è nessuno più grande di Giovanni, e il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. 29Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni. 30Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio. 31A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili? 32Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto! 33È venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio. 34È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. 35Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli". 36Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; 38e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. 39A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice". 40Gesù allora gli disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, di' pure". 41"Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. 42Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?". 43Simone rispose: "Suppongo quello a cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene". 44E volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. 47Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco". 48Poi disse a lei: "Ti sono perdonati i tuoi peccati". 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?". 50Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace!". 8 1In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. 2C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, 3Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni. 4Poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, disse con una parabola: 5"Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. 6Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. 7Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. 8Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto". Detto questo, esclamò: "Chi ha orecchi per intendere, intenda!". 9I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola. 10Ed egli disse: "A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché vedendo non vedano e udendo non intendano. 11Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. 12I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. 13Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno. 14Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione. 15Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza. 16Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce. 17Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce. 18Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere". 19Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. 20Gli fu annunziato: "Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti". 21Ma egli rispose: "Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica". 22Un giorno salì su una barca con i suoi discepoli e disse: "Passiamo all'altra riva del lago". Presero il largo. 23Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Un turbine di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo. 24Accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: "Maestro, maestro, siamo perduti!". E lui, destatosi, sgridò il vento e i flutti minacciosi; essi cessarono e si fece bonaccia. 25Allora disse loro: "Dov'è la vostra fede?". Essi intimoriti e meravigliati si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui che da' ordini ai venti e all'acqua e gli obbediscono?". 26Approdarono nella regione dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea. 27Era appena sceso a terra, quando gli venne incontro un uomo della città posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma nei sepolcri. 28Alla vista di Gesù gli si gettò ai piedi urlando e disse a gran voce: "Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!". 29Gesù infatti stava ordinando allo spirito immondo di uscire da quell'uomo. Molte volte infatti s'era impossessato di lui; allora lo legavano con catene e lo custodivano in ceppi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti. 30Gesù gli domandò: "Qual è il tuo nome?". Rispose: "Legione", perché molti demòni erano entrati in lui. 31E lo supplicavano che non ordinasse loro di andarsene nell'abisso. 32Vi era là un numeroso branco di porci che pascolavano sul monte. Lo pregarono che concedesse loro di entrare nei porci; ed egli lo permise. 33I demòni uscirono dall'uomo ed entrarono nei porci e quel branco corse a gettarsi a precipizio dalla rupe nel lago e annegò. 34Quando videro ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città e nei villaggi. 35La gente uscì per vedere l'accaduto, arrivarono da Gesù e trovarono l'uomo dal quale erano usciti i demòni vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù; e furono presi da spavento. 36Quelli che erano stati spettatori riferirono come l'indemoniato era stato guarito. 37Allora tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse da loro, perché avevano molta paura. Gesù, salito su una barca, tornò indietro. 38L'uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo: 39"Torna a casa tua e racconta quello che Dio ti ha fatto". L'uomo se ne andò, proclamando per tutta la città quello che Gesù gli aveva fatto. 40Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, poiché tutti erano in attesa di lui. 41Ed ecco venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: gettatosi ai piedi di Gesù, lo pregava di recarsi a casa sua, 42perché aveva un'unica figlia, di circa dodici anni, che stava per morire. Durante il cammino, le folle gli si accalcavano attorno. 43Una donna che soffriva di emorragia da dodici anni, e che nessuno era riuscito a guarire, 44gli si avvicinò alle spalle e gli toccò il lembo del mantello e subito il flusso di sangue si arrestò. 45Gesù disse: "Chi mi ha toccato?". Mentre tutti negavano, Pietro disse: "Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia". 46Ma Gesù disse: "Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me". 47Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, si fece avanti tremando e, gettatasi ai suoi piedi, dichiarò davanti a tutto il popolo il motivo per cui l'aveva toccato, e come era stata subito guarita. 48Egli le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata, va' in pace!". 49Stava ancora parlando quando venne uno della casa del capo della sinagoga a dirgli: "Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro". 50Ma Gesù che aveva udito rispose: "Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata". 51Giunto alla casa, non lasciò entrare nessuno con sé, all'infuori di Pietro, Giovanni e Giacomo e il padre e la madre della fanciulla. 52Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: "Non piangete, perché non è morta, ma dorme". 53Essi lo deridevano, sapendo che era morta, 54ma egli, prendendole la mano, disse ad alta voce: "Fanciulla, alzati!". 55Il suo spirito ritornò in lei ed ella si alzò all'istante. Egli ordinò di darle da mangiare. 56I genitori ne furono sbalorditi, ma egli raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto. 9 1Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie. 2E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. 3Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno. 4In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino. 5Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi". 6Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni. 7Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti", 8altri: "È apparso Elia", e altri ancora: "È risorto uno degli antichi profeti". 9Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo. 10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una città chiamata Betsàida. 11Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure. 12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta". 13Gesù disse loro: "Dategli voi stessi da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente". 14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: "Fateli sedere per gruppi di cinquanta". 15Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti. 16Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché lo distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste. 18Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: "Chi sono io secondo la gente?". 19Essi risposero: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto". 20Allora domandò: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, rispose: "Il Cristo di Dio". 21Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno. 22"Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno". 23Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 24Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. 25Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso? 26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi. 27In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio". 28Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo". 36Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. 37Il giorno seguente, quando furon discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro. 38A un tratto dalla folla un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho. 39Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed egli da' schiuma e solo a fatica se ne allontana lasciandolo sfinito. 40Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti". 41Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio". 42Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra agitandolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre. 43E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio. Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: 44"Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini". 45Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento. 46Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande. 47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse: 48"Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande". 49Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci". 50Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi". 51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme 52e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?". 55Ma Gesù si voltò e li rimproverò. 56E si avviarono verso un altro villaggio. 57Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada". 58Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". 59A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre". 60Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio". 61Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa". 62Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio". 10 1Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. 3Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, 9curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: 11Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. 12Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città. 13Guai a te, Corazin, guai a te, Betsàida! Perché se in Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi di cenere. 14Perciò nel giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. 15E tu, Cafàrnao, sarai innalzata fino al cielo? Fino agli inferi sarai precipitata! 16Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato". 17I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome". 18Egli disse: "Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli". 21In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: "Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. 22Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare". 23E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. 24Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono". 25Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?". 26Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?". 27Costui rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso". 28E Gesù: "Hai risposto bene; fa' questo e vivrai". 29Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?". 30Gesù riprese: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?". 37Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va' e anche tu fa' lo stesso". 38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. 39Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; 40Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". 41Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, 42ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta". 11 1Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". 2Ed egli disse loro: "Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; 3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, 4e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione". 5Poi aggiunse: "Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; 7e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; 8vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza. 9Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!". 14Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. 15Ma alcuni dissero: "È in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni". 16Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. 17Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: "Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. 18Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. 19Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. 20Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. 21Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. 22Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. 23Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. 24Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. 25Venuto, la trova spazzata e adorna. 26Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima". 27Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: "Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!". 28Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!". 29Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: "Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona. 30Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione. 31La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui. 32Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui. 33Nessuno accende una lucerna e la mette in luogo nascosto o sotto il moggio, ma sopra il lucerniere, perché quanti entrano vedano la luce. 34La lucerna del tuo corpo è l'occhio. Se il tuo occhio è sano, anche il tuo corpo è tutto nella luce; ma se è malato, anche il tuo corpo è nelle tenebre. 35Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. 36Se il tuo corpo è tutto luminoso senza avere alcuna parte nelle tenebre, tutto sarà luminoso, come quando la lucerna ti illumina con il suo bagliore". 37Dopo che ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola. 38Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 39Allora il Signore gli disse: "Voi farisei purificate l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. 40Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? 41Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo. 42Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l'amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre. 43Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. 44Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo". 45Uno dei dottori della legge intervenne: "Maestro, dicendo questo, offendi anche noi". 46Egli rispose: "Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! 47Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. 48Così voi date testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri. 49Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; 50perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo, 51dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. 52Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito". 53Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, 54tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca. 12 1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. 2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. 3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti. 4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. 5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. 6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. 7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri. 8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; 9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. 10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato. 11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; 12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire". 13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità". 14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?". 15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni". 16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? 18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. 20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? 21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio". 22Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. 23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. 24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! 25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? 26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto? 27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 28Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede? 29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia: 30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. 31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta. 32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno. 33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. 34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. 35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; 36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! 39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate". 41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?". 42Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. 44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. 47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più. 49Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! 50C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! 51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. 52D'ora innanzi in una casa di cinque persone 53si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera". 54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. 55E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. 56Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? 57E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? 58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione. 59Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo". 13 1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù rispose: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo". 6Disse anche questa parabola: "Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? 8Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime 9e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai". 10Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. 11C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. 12Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: "Donna, sei libera dalla tua infermità", 13e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. 14Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: "Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato". 15Il Signore replicò: "Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? 16E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott'anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?". 17Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute. 18Diceva dunque: "A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò? 19È simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell'orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami". 20E ancora: "A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? 21È simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata". 22Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". Rispose: 24"Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. 26Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. 27Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! 28Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi". 31In quel momento si avvicinarono alcuni farisei a dirgli: "Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere". 32Egli rispose: "Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno avrò finito. 33Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada per la mia strada, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme. 34Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto! 35Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più fino al tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!". 14 1Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. 2Davanti a lui stava un idropico. 3Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: "È lecito o no curare di sabato?". 4Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. 5Poi disse: "Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?". 6E non potevano rispondere nulla a queste parole. 7Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: 8"Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te 9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. 10Invece quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato". 12Disse poi a colui che l'aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. 13Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti". 15Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: "Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!". 16Gesù rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. 17All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. 18Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. 19Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. 20Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. 21Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. 22Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. 23Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. 24Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena". 25Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: 26"Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. 28Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: 30Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. 33Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo. 34Il sale è buono, ma se anche il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà? 35Non serve né per la terra né per il concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per intendere, intenda". 15 1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro". 3Allora egli disse loro questa parabola: 4"Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? 5Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. 7Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. 8O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. 10Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte". 11Disse ancora: "Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. 23Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. 25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. 27Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. 28Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". 16 1Diceva anche ai discepoli: "C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. 3L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. 5Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: 6Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. 7Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. 8Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 9Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. 10Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. 11Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? 13Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona". 14I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. 15Egli disse: "Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio. 16La Legge e i Profeti fino a Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio e ognuno si sforza per entrarvi. 17È più facile che abbiano fine il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge. 18Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio. 19C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. 20Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. 25Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. 27E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. 29Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. 30E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. 31Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi". 17 1Disse ancora ai suoi discepoli: "È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. 2È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. 3State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. 4E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai". 5Gli apostoli dissero al Signore: 6"Aumenta la nostra fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe. 7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? 8Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? 9Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare". 11Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samarìa e la Galilea. 12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, 13alzarono la voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!". 14Appena li vide, Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati. 15Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; 16e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. 17Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? 18Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". E gli disse: 19"Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!". 20Interrogato dai farisei: "Quando verrà il regno di Dio?", rispose: 21"Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!". 22Disse ancora ai discepoli: "Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. 23Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. 24Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno. 25Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione. 26Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: 27mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. 28Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; 29ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. 30Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà. 31In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro. 32Ricordatevi della moglie di Lot. 33Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà. 34Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l'uno verrà preso e l'altro lasciato; 35due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà presa e l'altra lasciata". 36. 37Allora i discepoli gli chiesero: "Dove, Signore?". Ed egli disse loro: "Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi". 18 1Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: 2"C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. 3In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. 4Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, 5poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi". 6E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? 8Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". 9Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: 10"Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. 14Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato". 15Gli presentavano anche i bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano. 16Allora Gesù li fece venire avanti e disse: "Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. 17In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà". 18Un notabile lo interrogò: "Maestro buono, che devo fare per ottenere la vita eterna?". 19Gesù gli rispose: "Perché mi dici buono? Nessuno è buono, se non uno solo, Dio. 20Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre". 21Costui disse: "Tutto questo l'ho osservato fin dalla mia giovinezza". 22Udito ciò, Gesù gli disse: "Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi". 23Ma quegli, udite queste parole, divenne assai triste, perché era molto ricco. 24Quando Gesù lo vide, disse: "Quant'è difficile, per coloro che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio. 25È più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio!". 26Quelli che ascoltavano dissero: "Allora chi potrà essere salvato?". 27Rispose: "Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio". 28Pietro allora disse: "Noi abbiamo lasciato tutte le nostre cose e ti abbiamo seguito". 29Ed egli rispose: "In verità vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, 30che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà". 31Poi prese con sé i Dodici e disse loro: "Ecco, noi andiamo a Gerusalemme, e tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo si compirà. 32Sarà consegnato ai pagani, schernito, oltraggiato, coperto di sputi 33e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà". 34Ma non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto. 35Mentre si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. 36Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. 37Gli risposero: "Passa Gesù il Nazareno!". 38Allora incominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!". 39Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". 40Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: 41"Che vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: "Signore, che io riabbia la vista". 42E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato". 43Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio. 19 1Entrato in Gèrico, attraversava la città. 2Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". 6In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È andato ad alloggiare da un peccatore!". 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". 9Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; 10il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto". 11Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, Gesù disse ancora una parabola perché era vicino a Gerusalemme ed essi credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro. 12Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare. 13Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno. 14Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi. 15Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato. 16Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine. 17Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città. 18Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine. 19Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città. 20Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto; 21avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato. 22Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: 23perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi. 24Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci 25Gli risposero: Signore, ha già dieci mine! 26Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 27E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me". 28Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme. 29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: 30"Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui. 31E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno". 32Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto. 33Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: "Perché sciogliete il puledro?". 34Essi risposero: "Il Signore ne ha bisogno". 35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. 37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: 38"Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!". 39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli". 40Ma egli rispose: "Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre". 41Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: 42"Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. 43Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; 44abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata". 45Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori, 46dicendo: "Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!". 47Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; 48ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole. 20 1Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunziava la parola di Dio, si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo: 2"Dicci con quale autorità fai queste cose o chi è che t'ha dato quest'autorità". 3E Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e voi rispondetemi: 4Il battesimo di Giovanni veniva dal Cielo o dagli uomini?". 5Allora essi discutevano fra loro: "Se diciamo "dal Cielo", risponderà: "Perché non gli avete creduto?". 6E se diciamo "dagli uomini", tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni è un profeta". 7Risposero quindi di non saperlo. 8E Gesù disse loro: "Nemmeno io vi dico con quale autorità faccio queste cose". 9Poi cominciò a dire al popolo questa parabola: "Un uomo piantò una vigna, l'affidò a dei coltivatori e se ne andò lontano per molto tempo. 10A suo tempo, mandò un servo da quei coltivatori perché gli dessero una parte del raccolto della vigna. Ma i coltivatori lo percossero e lo rimandarono a mani vuote. 11Mandò un altro servo, ma essi percossero anche questo, lo insultarono e lo rimandarono a mani vuote. 12Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono. 13Disse allora il padrone della vigna: Che devo fare? Manderò il mio unico figlio; forse di lui avranno rispetto. 14Quando lo videro, i coltivatori discutevano fra loro dicendo: Costui è l'erede. Uccidiamolo e così l'eredità sarà nostra. 15E lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? 16Verrà e manderà a morte quei coltivatori, e affiderà ad altri la vigna". Ma essi, udito ciò, esclamarono: "Non sia mai!". 17Allora egli si volse verso di loro e disse: "Che cos'è dunque ciò che è scritto: La pietra che i costruttori hanno scartata, è diventata testata d'angolo? 18Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e a chi cadrà addosso, lo stritolerà". 19Gli scribi e i sommi sacerdoti cercarono allora di mettergli addosso le mani, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito che quella parabola l'aveva detta per loro. 20Postisi in osservazione, mandarono informatori, che si fingessero persone oneste, per coglierlo in fallo nelle sue parole e poi consegnarlo all'autorità e al potere del governatore. 21Costoro lo interrogarono: "Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni secondo verità la via di Dio. 22È lecito che noi paghiamo il tributo a Cesare?". 23Conoscendo la loro malizia, disse: 24"Mostratemi un denaro: di chi è l'immagine e l'iscrizione?". Risposero: "Di Cesare". 25Ed egli disse: "Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". 26Così non poterono coglierlo in fallo davanti al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero. 27Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: 28"Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. 29C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30Allora la prese il secondo 31e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. 32Da ultimo anche la donna morì. 33Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie". 34Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; 36e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui". 39Dissero allora alcuni scribi: "Maestro, hai parlato bene". 40E non osavano più fargli alcuna domanda. 41Egli poi disse loro: "Come mai dicono che il Cristo è figlio di Davide, 42se Davide stesso nel libro dei Salmi dice: Ha detto il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra, 43finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi? 44Davide dunque lo chiama Signore; perciò come può essere suo figlio?". 45E mentre tutto il popolo ascoltava, disse ai discepoli: 46"Guardatevi dagli scribi che amano passeggiare in lunghe vesti e hanno piacere di esser salutati nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti; 47divorano le case delle vedove, e in apparenza fanno lunghe preghiere. Essi riceveranno una condanna più severa". 21 1Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. 2Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli 3e disse: "In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. 4Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere". 5Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: 6"Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta". 7Gli domandarono: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?". 8Rispose: "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. 9Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine". 10Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, 11e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. 12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. 13Questo vi darà occasione di render testimonianza. 14Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti per causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. 19Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime. 20Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. 21Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; 22saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia. 23Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. 24Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti. 25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina". 29E disse loro una parabola: "Guardate il fico e tutte le piante; 30quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina. 31Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. 32In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto. 33Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 34State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; 35come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo". 37Durante il giorno insegnava nel tempio, la notte usciva e pernottava all'aperto sul monte detto degli Ulivi. 38E tutto il popolo veniva a lui di buon mattino nel tempio per ascoltarlo. 22 1Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua, 2e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come toglierlo di mezzo, poiché temevano il popolo. 3Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici. 4Ed egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani. 5Essi si rallegrarono e si accordarono di dargli del denaro. 6Egli fu d'accordo e cercava l'occasione propizia per consegnarlo loro di nascosto dalla folla. 7Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua. 8Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: "Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare". 9Gli chiesero: "Dove vuoi che la prepariamo?". 10Ed egli rispose: "Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà 11e direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov'è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli? 12Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata; là preparate". 13Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono la Pasqua. 14Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15e disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio". 17E preso un calice, rese grazie e disse: "Prendetelo e distribuitelo tra voi, 18poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio". 19Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me". 20Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi". 21"Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola. 22Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!". 23Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò. 24Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. 25Egli disse: "I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. 26Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. 28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; 29e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, 30perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele. 31Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli". 33E Pietro gli disse: "Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte". 34Gli rispose: "Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi". 35Poi disse: "Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?". Risposero: "Nulla". 36Ed egli soggiunse: "Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine". 38Ed essi dissero: "Signore, ecco qui due spade". Ma egli rispose "Basta!". 39Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40Giunto sul luogo, disse loro: "Pregate, per non entrare in tentazione". 41Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: 42"Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". 43Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. 44In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. 45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46E disse loro: "Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione". 47Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo. 48Gesù gli disse: "Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?". 49Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: "Signore, dobbiamo colpire con la spada?". 50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro. 51Ma Gesù intervenne dicendo: "Lasciate, basta così!". E toccandogli l'orecchio, lo guarì. 52Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: "Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? 53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre". 54Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. 56Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: "Anche questi era con lui". 57Ma egli negò dicendo: "Donna, non lo conosco!". 58Poco dopo un altro lo vide e disse: "Anche tu sei di loro!". Ma Pietro rispose: "No, non lo sono!". 59Passata circa un'ora, un altro insisteva: "In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo". 60Ma Pietro disse: "O uomo, non so quello che dici". E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: "Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte". 62E, uscito, pianse amaramente. 63Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, 64lo bendavano e gli dicevano: "Indovina: chi ti ha colpito?". 65E molti altri insulti dicevano contro di lui. 66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero: 67"Se tu sei il Cristo, diccelo". Gesù rispose: "Anche se ve lo dico, non mi crederete; 68se vi interrogo, non mi risponderete. 69Ma da questo momento starà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio". 70Allora tutti esclamarono: "Tu dunque sei il Figlio di Dio?". Ed egli disse loro: "Lo dite voi stessi: io lo sono". 71Risposero: "Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca". 23 1Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato 2e cominciarono ad accusarlo: "Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re". 3Pilato lo interrogò: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici". 4Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: "Non trovo nessuna colpa in quest'uomo". 5Ma essi insistevano: "Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui". 6Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo 7e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme. 8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. 10C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. 11Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro. 13Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo, 14disse: "Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate; 15e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. 16Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò". 17. 18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: "A morte costui! Dacci libero Barabba!". 19Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio. 20Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù. 21Ma essi urlavano: "Crocifiggilo, crocifiggilo!". 22Ed egli, per la terza volta, disse loro: "Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò". 23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano. 24Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. 25Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà. 26Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. 27Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: "Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. 30Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! 31Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?". 32Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati. 33Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. 34Gesù diceva: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno". Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. 35Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: "Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto". 36Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: 37"Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso". 38C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. 39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!". 40Ma l'altro lo rimproverava: "Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? 41Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male". 42E aggiunse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". 43Gli rispose: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso". 44Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 45Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. 46Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Detto questo spirò. 47Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: "Veramente quest'uomo era giusto". 48Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. 49Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti. 50C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. 51Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatéa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. 52Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. 54Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato. 55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, 56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento. 24 1Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. 2Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; 3ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. 5Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, 7dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno". 8Ed esse si ricordarono delle sue parole. 9E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. 10Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. 11Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse. 12Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto. 13Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus, 14e conversavano di tutto quello che era accaduto. 15Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?". 19Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. 21Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro 23e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto". 25Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! 26Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". 27E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. 32Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?". 33E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone". 35Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. 36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". 37Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho". 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. 44Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". 45Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: 46"Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno 47e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto". 50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. 52Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio. Vangelo secondo Giovanni 1 1In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2Egli era in principio presso Dio: 3tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. 4In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. 6Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. 7Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. 9Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. 10Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. 11Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. 12A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. 14E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. 15Giovanni gli rende testimonianza e grida: "Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me". 16Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. 17Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. 19E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: "Chi sei tu?". 20Egli confessò e non negò, e confessò: "Io non sono il Cristo". 21Allora gli chiesero: "Che cosa dunque? Sei Elia?". Rispose: "Non lo sono". "Sei tu il profeta?". Rispose: "No". 22Gli dissero dunque: "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?". 23Rispose: "Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia". 24Essi erano stati mandati da parte dei farisei. 25Lo interrogarono e gli dissero: "Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?". 26Giovanni rispose loro: "Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo". 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. 29Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! 30Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele". 32Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. 34E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio". 35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". 37E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?". 39Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. 40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)" 42e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)". 43Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: "Seguimi". 44Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. 45Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nàzaret". 46Natanaèle esclamò: "Da Nàzaret può mai venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi". 47Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità". 48Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico". 49Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!". 50Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!". 51Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo". 2 1Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino". 4E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora". 5La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà". 6Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. 7E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo. 8Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi gliene portarono. 9E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo 10e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono". 11Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. 12Dopo questo fatto, discese a Cafàrnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni. 13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. 15Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: "Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato". 17I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. 18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?". 19Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere". 20Gli dissero allora i Giudei: "Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?". 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. 23Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. 24Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti 25e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo. 3 1C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. 2Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". 3Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". 4Gli disse Nicodèmo: "Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". 5Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. 7Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito". 9Replicò Nicodèmo: "Come può accadere questo?". 10Gli rispose Gesù: "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? 11In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna". 16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. 19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. 21Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. 22Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea; e là si trattenne con loro, e battezzava. 23Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché c'era là molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. 24Giovanni, infatti, non era stato ancora imprigionato. 25Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo la purificazione. 26Andarono perciò da Giovanni e gli dissero: "Rabbì, colui che era con te dall'altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a lui". 27Giovanni rispose: "Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo. 28Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. 29Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. 30Egli deve crescere e io invece diminuire. 31Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. 32Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; 33chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. 34Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. 35Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. 36Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui". 4 1Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni 2– sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli –, 3lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. 4Doveva perciò attraversare la Samarìa. 5Giunse pertanto ad una città della Samarìa chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. 7Arrivò intanto una donna di Samarìa ad attingere acqua. Le disse Gesù: "Dammi da bere". 8I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. 9Ma la Samaritana gli disse: "Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?". I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. 10Gesù le rispose: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stesso gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva". 11Gli disse la donna: "Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?". 13Rispose Gesù: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna". 15"Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua". 16Le disse: "Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui". 17Rispose la donna: "Non ho marito". Le disse Gesù: "Hai detto bene "non ho marito"; 18infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero". 19Gli replicò la donna: "Signore, vedo che tu sei un profeta. 20I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". 21Gesù le dice: "Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità". 25Gli rispose la donna: "So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa". 26Le disse Gesù: "Sono io, che ti parlo". 27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: "Che desideri?", o: "Perché parli con lei?". 28La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: 29"Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?". 30Uscirono allora dalla città e andavano da lui. 31Intanto i discepoli lo pregavano: "Rabbì, mangia". 32Ma egli rispose: "Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete". 33E i discepoli si domandavano l'un l'altro: "Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?". 34Gesù disse loro: "Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. 37Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro". 39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: "Mi ha detto tutto quello che ho fatto". 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e dicevano alla donna: "Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo". 43Trascorsi due giorni, partì di là per andare in Galilea. 44Ma Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria. 45Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa. 46Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. 47Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. 48Gesù gli disse: "Se non vedete segni e prodigi, voi non credete". 49Ma il funzionario del re insistette: "Signore, scendi prima che il mio bambino muoia". 50Gesù gli risponde: "Va', tuo figlio vive". Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. 51Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: "Tuo figlio vive!". 52S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: "Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato". 53Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: "Tuo figlio vive" e credette lui con tutta la sua famiglia. 54Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea. 5 1Vi fu poi una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 2V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, 3sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. 4Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto. 5Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. 6Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: "Vuoi guarire?". 7Gli rispose il malato: "Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me". 8Gesù gli disse: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina". 9E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. 10Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: "È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio". 11Ma egli rispose loro: "Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina". 12Gli chiesero allora: "Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?". 13Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. 14Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: "Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio". 15Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. 16Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato. 17Ma Gesù rispose loro: "Il Padre mio opera sempre e anch'io opero". 18Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. 19Gesù riprese a parlare e disse: "In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. 20Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. 21Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; 22il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, 23perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. 24In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. 25In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. 26Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; 27e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. 28Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: 29quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. 30Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 31Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; 32ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. 33Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. 34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. 35Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. 36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. 37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, 38e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. 39Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. 40Ma voi non volete venire a me per avere la vita. 41Io non ricevo gloria dagli uomini. 42Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. 43Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. 44E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? 45Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. 46Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. 47Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?". 6 1Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. 3Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. 5Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?". 6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. 7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo". 8Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?". 10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. 11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. 12E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". 13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. 14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!". 15Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. 16Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare 17e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. 18Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. 19Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. 20Ma egli disse loro: "Sono io, non temete". 21Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti. 22Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. 23Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. 24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25Trovatolo di là dal mare, gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?". 26Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo". 28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?". 29Gesù rispose: "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato". 30Allora gli dissero: "Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo". 32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; 33il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". 34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane". 35Gesù rispose: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. 36Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. 37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, 38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. 40Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno". 41Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo". 42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?". 43Gesù rispose: "Non mormorate tra di voi. 44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. 48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". 52Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?". 53Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno". 59Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. 60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?". 61Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: "Questo vi scandalizza? 62E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? 63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. 64Ma vi sono alcuni tra voi che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E continuò: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio". 66Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?". 68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; 69noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". 70Rispose Gesù: "Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!". Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici. 7 1Dopo questi fatti Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. 2Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne; 3i suoi fratelli gli dissero: "Parti di qui e va' nella Giudea perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu fai. 4Nessuno infatti agisce di nascosto, se vuole venire riconosciuto pubblicamente. Se fai tali cose, manifèstati al mondo!". 5Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui. 6Gesù allora disse loro: "Il mio tempo non è ancora venuto, il vostro invece è sempre pronto. 7Il mondo non può odiare voi, ma odia me, perché di lui io attesto che le sue opere sono cattive. 8Andate voi a questa festa; io non ci vado, perché il mio tempo non è ancora compiuto". 9Dette loro queste cose, restò nella Galilea. 10Ma andati i suoi fratelli alla festa, allora vi andò anche lui; non apertamente però: di nascosto. 11I Giudei intanto lo cercavano durante la festa e dicevano: "Dov'è quel tale?". 12E si faceva sommessamente un gran parlare di lui tra la folla; gli uni infatti dicevano: "È buono!". Altri invece: "No, inganna la gente!". 13Nessuno però ne parlava in pubblico, per paura dei Giudei. 14Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e vi insegnava. 15I Giudei ne erano stupiti e dicevano: "Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?". 16Gesù rispose: "La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. 17Chi vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso. 18Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l'ha mandato è veritiero, e in lui non c'è ingiustizia. 19Non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge! Perché cercate di uccidermi?". 20Rispose la folla: "Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?". 21Rispose Gesù: "Un'opera sola ho compiuto, e tutti ne siete stupiti. 22Mosè vi ha dato la circoncisione – non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi – e voi circoncidete un uomo anche di sabato. 23Ora se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato? 24Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!". 25Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: "Non è costui quello che cercano di uccidere? 26Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo? 27Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia". 28Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: "Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. 29Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato". 30Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. 31Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: "Il Cristo, quando verrà, potrà fare segni più grandi di quelli che ha fatto costui?". 32I farisei intanto udirono che la gente sussurrava queste cose di lui e perciò i sommi sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo. 33Gesù disse: "Per poco tempo ancora rimango con voi, poi vado da colui che mi ha mandato. 34Voi mi cercherete, e non mi troverete; e dove sono io, voi non potrete venire". 35Dissero dunque tra loro i Giudei: "Dove mai sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e ammaestrerà i Greci? 36Che discorso è questo che ha fatto: Mi cercherete e non mi troverete e dove sono io voi non potrete venire?". 37Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: "Chi ha sete venga a me e beva 38chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno". 39Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato. 40All'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: "Questi è davvero il profeta!". 41Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea? 42Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?". 43E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. 44Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. 45Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?". 46Risposero le guardie: "Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!". 47Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? 48Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? 49Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!". 50Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: 51"La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?". 52Gli risposero: "Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea". 53E tornarono ciascuno a casa sua. 8 1Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. 2Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. 3Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, 4gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?". 6Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. 7E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". 8E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. 10Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". 11Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più". 12Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita". 13Gli dissero allora i farisei: "Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera". 14Gesù rispose: "Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. 15Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. 16E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. 17Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera: 18orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza". 19Gli dissero allora: "Dov'è tuo padre?". Rispose Gesù: "Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio". 20Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora. 21Di nuovo Gesù disse loro: "Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire". 22Dicevano allora i Giudei: "Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?". 23E diceva loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. 24Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati". 25Gli dissero allora: "Tu chi sei?". Gesù disse loro: "Proprio ciò che vi dico. 26Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui". 27Non capirono che egli parlava loro del Padre. 28Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. 29Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite". 30A queste sue parole, molti credettero in lui. 31Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; 32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". 33Gli risposero: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?". 34Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; 36se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. 38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!". 39Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo". Rispose Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! 40Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. 41Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero: "Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!". 42Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. 43Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, 44voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna. 45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. 46Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? 47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio". 48Gli risposero i Giudei: "Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio?". 49Rispose Gesù: "Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate. 50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica. 51In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte". 52Gli dissero i Giudei: "Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte". 53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?". 54Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!", 55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola. 56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò". 57Gli dissero allora i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?". 58Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono". 59Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. 9 1Passando vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?". 3Rispose Gesù: "né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. 4Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. 5Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo". 6Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: "Va' a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. 8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: "Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?". 9Alcuni dicevano: "È lui"; altri dicevano: "No, ma gli assomiglia". Ed egli diceva: "Sono io!". 10Allora gli chiesero: "Come dunque ti furono aperti gli occhi?". 11Egli rispose: "Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va' a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista". 12Gli dissero: "Dov'è questo tale?". Rispose: "Non lo so". 13Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: "Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo". 16Allora alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato". Altri dicevano: "Come può un peccatore compiere tali prodigi?". E c'era dissenso tra di loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: "Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?". Egli rispose: "È un profeta!". 18Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: "È questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?". 20I genitori risposero: "Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; 21come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso". 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: "Ha l'età, chiedetelo a lui!". 24Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: "Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore". 25Quegli rispose: "Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo". 26Allora gli dissero di nuovo: "Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?". 27Rispose loro: "Ve l'ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?". 28Allora lo insultarono e gli dissero: "Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia". 30Rispose loro quell'uomo: "Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla". 34Gli replicarono: "Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?". E lo cacciarono fuori. 35Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: "Tu credi nel Figlio dell'uomo?". 36Egli rispose: "E chi è, Signore, perché io creda in lui?". 37Gli disse Gesù: "Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui". 38Ed egli disse: "Io credo, Signore!". E gli si prostrò innanzi. 39Gesù allora disse: "Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi". 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: "Siamo forse ciechi anche noi?". 41Gesù rispose loro: "Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane". 10 1"In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. 4E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei". 6Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. 7Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. 11Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. 12Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; 13egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. 14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio". 19Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole. 20Molti di essi dicevano: "Ha un demonio ed è fuori di sé; perché lo state ad ascoltare?". 21Altri invece dicevano: "Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi dei ciechi?". 22Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno. 23Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. 24Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: "Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente". 25Gesù rispose loro: "Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; 26ma voi non credete, perché non siete mie pecore. 27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. 29Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. 30Io e il Padre siamo una cosa sola". 31I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo. 32Gesù rispose loro: "Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?". 33Gli risposero i Giudei: "Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio". 34Rispose loro Gesù: "Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? 35Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), 36a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? 37Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; 38ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre". 39Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani. 40Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. 41Molti andarono da lui e dicevano: "Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero". 42E in quel luogo molti credettero in lui. 11 1Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. 2Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: "Signore, ecco, il tuo amico è malato". 4All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato". 5Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. 6Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi, disse ai discepoli: "Andiamo di nuovo in Giudea!". 8I discepoli gli dissero: "Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?". 9Gesù rispose: "Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce". 11Così parlò e poi soggiunse loro: "Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo". 12Gli dissero allora i discepoli: "Signore, se s'è addormentato, guarirà". 13Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: "Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!". 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: "Andiamo anche noi a morire con lui!". 17Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. 20Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà". 23Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà". 24Gli rispose Marta: "So che risusciterà nell'ultimo giorno". 25Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?". 27Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo". 28Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: "Il Maestro è qui e ti chiama". 29Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: "Va al sepolcro per piangere là". 32Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!". 33Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: 34"Dove l'avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!". 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: "Vedi come lo amava!". 37Ma alcuni di loro dissero: "Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?". 38Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. 39Disse Gesù: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni". 40Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?". 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. 42Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato". 43E, detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!". 44Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare". 45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. 47Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: "Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. 48Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione". 49Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: "Voi non capite nulla 50e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera". 51Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione 52e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. 54Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove si trattenne con i suoi discepoli. 55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. 56Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: "Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?". 57Intanto i sommi sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunziasse, perché essi potessero prenderlo. 12 1Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. 2E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 3Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. 4Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: 5"Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?". 6Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. 7Gesù allora disse: "Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. 8I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me". 9Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. 10I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, 11perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. 12Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, 13prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele! 14Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: 15Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto sopra un puledro d'asina. 16Sul momento i suoi discepoli non compresero queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che questo era stato scritto di lui e questo gli avevano fatto. 17Intanto la gente che era stata con lui quando chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro e lo risuscitò dai morti, gli rendeva testimonianza. 18Anche per questo la folla gli andò incontro, perché aveva udito che aveva compiuto quel segno. 19I farisei allora dissero tra di loro: "Vedete che non concludete nulla? Ecco che il mondo gli è andato dietro!". 20Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. 21Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: "Signore, vogliamo vedere Gesù". 22Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23Gesù rispose: "È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. 24In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. 27Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! 28Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!". 29La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: "Un angelo gli ha parlato". 30Rispose Gesù: "Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me". 33Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire. 34Allora la folla gli rispose: "Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come dunque tu dici che il Figlio dell'uomo deve essere elevato? Chi è questo Figlio dell'uomo?". 35Gesù allora disse loro: "Ancora per poco tempo la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. 36Mentre avete la luce credete nella luce, per diventare figli della luce". Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro. 37Sebbene avesse compiuto tanti segni davanti a loro, non credevano in lui; 38perché si adempisse la parola detta dal profeta Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra parola? E il braccio del Signore a chi è stato rivelato? 39E non potevano credere, per il fatto che Isaia aveva detto ancora: 40Ha reso ciechi i loro occhi e ha indurito il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore, e si convertano e io li guarisca! 41Questo disse Isaia quando vide la sua gloria e parlò di lui. 42Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma non lo riconoscevano apertamente a causa dei farisei, per non essere espulsi dalla sinagoga; 43amavano infatti la gloria degli uomini più della gloria di Dio. 44Gesù allora gridò a gran voce: "Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; 45chi vede me, vede colui che mi ha mandato. 46Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. 47Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. 48Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno. 49Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. 50E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me". 13 1Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. 2Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, 3Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. 5Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?". 7Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo". 8Gli disse Simon Pietro: "Non mi laverai mai i piedi!". Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me". 9Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!". 10Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti". 11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "Non tutti siete mondi". 12Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Sapete ciò che vi ho fatto? 13Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. 15Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. 16In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. 17Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. 18Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno. 19Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. 20In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato". 21Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: "In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà". 22I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. 23Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. 24Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: "Di', chi è colui a cui si riferisce?". 25Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è?". 26Rispose allora Gesù: "È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò". E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. 27E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: "Quello che devi fare fallo al più presto". 28Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; 29alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: "Compra quello che ci occorre per la festa", oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. 30Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte. 31Quand'egli fu uscito, Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri". 36Simon Pietro gli dice: "Signore, dove vai?". Gli rispose Gesù: "Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi". 37Pietro disse: "Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!". 38Rispose Gesù: "Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte". 14 1"Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; 3quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. 4E del luogo dove io vado, voi conoscete la via". 5Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?". 6Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto". 8Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". 9Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. 11Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. 12In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. 13Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò. 15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui". 22Gli disse Giuda, non l'Iscariota: "Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?". 23Gli rispose Gesù: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. 26Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. 30Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, 31ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui". 15 1"Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. 9Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. 12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri. 18Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. 19Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. 20Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. 21Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. 22Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. 23Chi odia me, odia anche il Padre mio. 24Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. 25Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione. 26Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; 27e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. 16 1Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. 2Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. 3E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. 4Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato. Non ve le ho dette dal principio, perché ero con voi. 5Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? 6Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. 7Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. 8E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. 9Quanto al peccato, perché non credono in me; 10quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; 11quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato. 12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà. 16Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete". 17Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: "Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po' ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?". 18Dicevano perciò: "Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire". 19Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: "Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po' ancora e mi vedrete? 20In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. 21La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. 22Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e 23nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla. In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. 24Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. 25Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. 26In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: 27il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. 28Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre". 29Gli dicono i suoi discepoli: "Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. 30Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio". 31Rispose loro Gesù: "Adesso credete? 32Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. 33Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!". 17 1Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: "Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. 2Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 3Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. 4Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. 5E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. 6Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. 7Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, 8perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. 9Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. 10Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. 11Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. 12Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. 13Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. 14Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. 15Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. 16Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. 17Consacrali nella verità. La tua parola è verità. 18Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; 19per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità. 20Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; 21perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. 22E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. 23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. 24Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. 25Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. 26E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro". 18 1Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. 2Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. 3Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. 4Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: "Chi cercate?". 5Gli risposero: "Gesù, il Nazareno". Disse loro Gesù: "Sono io!". Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. 6Appena disse "Sono io", indietreggiarono e caddero a terra. 7Domandò loro di nuovo: "Chi cercate?". Risposero: "Gesù, il Nazareno". 8Gesù replicò: "Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano". 9Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: "Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato". 10Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. 11Gesù allora disse a Pietro: "Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?". 12Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono 13e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. 14Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: "È meglio che un uomo solo muoia per il popolo". 15Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; 16Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. 17E la giovane portinaia disse a Pietro: "Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?". Egli rispose: "Non lo sono". 18Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. 19Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. 20Gesù gli rispose: "Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto". 22Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: "Così rispondi al sommo sacerdote?". 23Gli rispose Gesù: "Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?". 24Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote. 25Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: "Non sei anche tu dei suoi discepoli?". Egli lo negò e disse: "Non lo sono". 26Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: "Non ti ho forse visto con lui nel giardino?". 27Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. 28Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. 29Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: "Che accusa portate contro quest'uomo?". 30Gli risposero: "Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato". 31Allora Pilato disse loro: "Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!". Gli risposero i Giudei: "A noi non è consentito mettere a morte nessuno". 32Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire. 33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: "Tu sei il re dei Giudei?". 34Gesù rispose: "Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?". 35Pilato rispose: "Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?". 36Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù". 37Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce". 38Gli dice Pilato: "Che cos'è la verità?". E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: "Io non trovo in lui nessuna colpa. 39Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?". 40Allora essi gridarono di nuovo: "Non costui, ma Barabba!". Barabba era un brigante. 19 1Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. 2E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: 3"Salve, re dei Giudei!". E gli davano schiaffi. 4Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: "Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa". 5Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: "Ecco l'uomo!". 6Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: "Crocifiggilo, crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa". 7Gli risposero i Giudei: "Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio". 8All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura 9ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: "Di dove sei?". Ma Gesù non gli diede risposta. 10Gli disse allora Pilato: "Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?". 11Rispose Gesù: "Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande". 12Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: "Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare". 13Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. 14Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: "Ecco il vostro re!". 15Ma quelli gridarono: "Via, via, crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Metterò in croce il vostro re?". Risposero i sommi sacerdoti: "Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare". 16Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. 17Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, 18dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo. 19Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: "Gesù il Nazareno, il re dei Giudei". 20Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. 21I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: "Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei". 22Rispose Pilato: "Ciò che ho scritto, ho scritto". 23I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. 24Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così. 25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!". 27Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. 28Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: "Ho sete". 29Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!". E, chinato il capo, spirò. 31Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. 33Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. 35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. 37E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. 38Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatéa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. 39Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. 40Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. 41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. 42Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino. 20 1Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!". 3Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, 7e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. 10I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa. 11Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. 15Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". 16Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! 17Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". 18Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto. 19La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". 20Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". 22Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; 23a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi". 24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dissero allora gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò". 26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". 27Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!". 28Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". 29Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!". 30Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. 31Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. 21 1Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. 4Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero: "No". 6Allora disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. 7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "È il Signore!". Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. 8Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. 9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10Disse loro Gesù: "Portate un po' del pesce che avete preso or ora". 11Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. 12Gesù disse loro: "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", poiché sapevano bene che era il Signore. 13Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. 14Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. 15Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli". 16Gli disse di nuovo: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci le mie pecorelle". 17Gli disse per la terza volta: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene". Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecorelle. 18In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi". 19Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: "Seguimi". 20Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: "Signore, chi è che ti tradisce?". 21Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: "Signore, e lui?". 22Gesù gli rispose: "Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi". 23Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: "Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?". 24Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. 25Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. Atti degli Apostoli 1 1Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio 2fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. 3Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. 4Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre "quella, disse, che voi avete udito da me: 5Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni". 6Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: "Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?". 7Ma egli rispose: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, 8ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino agli estremi confini della terra". 9Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. 10E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: 11"Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo". 12Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. 13Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. 14Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui. 15In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero delle persone radunate era circa centoventi) e disse: 16"Fratelli, era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù. 17Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. 18Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere. 19La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue. 20Infatti sta scritto nel libro dei Salmi: La sua dimora diventi deserta, e nessuno vi abiti, e: il suo incarico lo prenda un altro. 21Bisogna dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi, 22incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione". 23Ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia. 24Allora essi pregarono dicendo: "Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci quale di questi due hai designato 25a prendere il posto in questo ministero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto". 26Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli. 2 1Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. 2Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. 3Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; 4ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. 5Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. 6Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. 7Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: "Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? 8E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? 9Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotàmia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, 10della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, 11Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio". 12Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l'un l'altro: "Che significa questo?". 13Altri invece li deridevano e dicevano: "Si sono ubriacati di mosto". 14Allora Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: "Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie parole: 15Questi uomini non sono ubriachi come voi sospettate, essendo appena le nove del mattino. 16Accade invece quello che predisse il profeta Gioèle: 17Negli ultimi giorni, dice il Signore, Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni. 18E anche sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi profeteranno. 19Farò prodigi in alto nel cielo e segni in basso sulla terra, sangue, fuoco e nuvole di fumo. 20Il sole si muterà in tenebra e la luna in sangue, prima che giunga il giorno del Signore, giorno grande e splendido. 21Allora chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. 22Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete –, 23dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. 24Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. 25Dice infatti Davide a suo riguardo: Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; poiché egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. 26Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua; ed anche la mia carne riposerà nella speranza, 27perché tu non abbandonerai l'anima mia negli inferi, né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione. 28Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza. 29Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e la sua tomba è ancora oggi fra noi. 30Poiché però era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, 31previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne vide corruzione. 32Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. 33Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire. 34Davide infatti non salì al cielo; tuttavia egli dice: Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra, 35finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi. 36Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!". 37All'udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: "Che cosa dobbiamo fare, fratelli?". 38E Pietro disse: "Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo. 39Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro". 40Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: "Salvatevi da questa generazione perversa". 41Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone. 42Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. 43Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. 44Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; 45chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. 46Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, 47lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. 48Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati. 3 1Un giorno Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera verso le tre del pomeriggio. 2Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita e lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta "Bella" a chiedere l'elemosina a coloro che entravano nel tempio. 3Questi, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, domandò loro l'elemosina. 4Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse: "Guarda verso di noi". 5Ed egli si volse verso di loro, aspettandosi di ricevere qualche cosa. 6Ma Pietro gli disse: "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!". 7E, presolo per la mano destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono 8e balzato in piedi camminava; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. 9Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio 10e riconoscevano che era quello che sedeva a chiedere l'elemosina alla porta Bella del tempio ed erano meravigliati e stupiti per quello che gli era accaduto. 11Mentr'egli si teneva accanto a Pietro e Giovanni, tutto il popolo fuor di sé per lo stupore accorse verso di loro al portico detto di Salomone. 12Vedendo ciò, Pietro disse al popolo: "Uomini d'Israele, perché vi meravigliate di questo e continuate a fissarci come se per nostro potere e nostra pietà avessimo fatto camminare quest'uomo? 13Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; 14voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, avete chiesto che vi fosse graziato un assassino 15e avete ucciso l'autore della vita. Ma Dio l'ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni. 16Proprio per la fede riposta in lui il nome di Gesù ha dato vigore a quest'uomo che voi vedete e conoscete; la fede in lui ha dato a quest'uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi. 17Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, così come i vostri capi; 18Dio però ha adempiuto così ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo sarebbe morto. 19Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati 20e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia, cioè Gesù. 21Egli dev'esser accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, come ha detto Dio fin dall'antichità, per bocca dei suoi santi profeti. 22Mosè infatti disse: Il Signore vostro Dio vi farà sorgere un profeta come me in mezzo ai vostri fratelli; voi lo ascolterete in tutto quello che egli vi dirà. 23E chiunque non ascolterà quel profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo. 24Tutti i profeti, a cominciare da Samuele e da quanti parlarono in seguito, annunziarono questi giorni. 25Voi siete i figli dei profeti e dell'alleanza che Dio stabilì con i vostri padri, quando disse ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le famiglie della terra. 26Dio, dopo aver risuscitato il suo servo, l'ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione e perché ciascuno si converta dalle sue iniquità". 4 1Stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei, 2irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti. 3Li arrestarono e li portarono in prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera. 4Molti però di quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila. 5Il giorno dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli anziani e gli scribi, 6il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. 7Fattili comparire davanti a loro, li interrogavano: "Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?". 8Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani, 9visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute, 10la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo. 11Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo. 12In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati". 13Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e considerando che erano senza istruzione e popolani, rimanevano stupefatti riconoscendoli per coloro che erano stati con Gesù; 14quando poi videro in piedi vicino a loro l'uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa rispondere. 15Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo: 16"Che dobbiamo fare a questi uomini? Un miracolo evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo. 17Ma perché la cosa non si divulghi di più tra il popolo, diffidiamoli dal parlare più ad alcuno in nome di lui". 18E, richiamatili, ordinarono loro di non parlare assolutamente né di insegnare nel nome di Gesù. 19Ma Pietro e Giovanni replicarono: "Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; 20noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato". 21Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando motivi per punirli, li rilasciarono a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l'accaduto. 22L'uomo infatti sul quale era avvenuto il miracolo della guarigione aveva più di quarant'anni. 23Appena rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto i sommi sacerdoti e gli anziani. 24All'udire ciò, tutti insieme levarono la loro voce a Dio dicendo: "Signore, tu che hai creato il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, 25tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide: Perché si agitarono le genti e i popoli tramarono cose vane? 26Si sollevarono i re della terra e i principi si radunarono insieme, contro il Signore e contro il suo Cristo; 27davvero in questa città si radunarono insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d'Israele, 28per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse. 29Ed ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta franchezza la tua parola. 30Stendi la mano perché si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù". 31Quand'ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza. 32La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. 33Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. 34Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto 35e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. 36Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Bàrnaba, che significa "figlio dell'esortazione", un levita originario di Cipro, 37che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l'importo deponendolo ai piedi degli apostoli. 5 1Un uomo di nome Ananìa con la moglie Saffìra vendette un suo podere 2e, tenuta per sé una parte dell'importo d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. 3Ma Pietro gli disse: "Ananìa, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? 4Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio". 5All'udire queste parole, Ananìa cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano. 6Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono. 7Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto. 8Pietro le chiese: "Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?". Ed essa: "Sì, a tanto". 9Allora Pietro le disse: "Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te". 10D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito. 11E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose. 12Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; 13degli altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. 14Intanto andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore 15fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro. 16Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti. 17Si alzò allora il sommo sacerdote e quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducei, pieni di livore, 18e fatti arrestare gli apostoli li fecero gettare nella prigione pubblica. 19Ma durante la notte un angelo del Signore aprì le porte della prigione, li condusse fuori e disse: 20"Andate, e mettetevi a predicare al popolo nel tempio tutte queste parole di vita". 21Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare. Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio e tutti gli anziani dei figli d'Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione. 22Ma gli incaricati, giunti sul posto, non li trovarono nella prigione e tornarono a riferire: 23"Abbiamo trovato il carcere scrupolosamente sbarrato e le guardie ai loro posti davanti alla porta, ma, dopo aver aperto, non abbiamo trovato dentro nessuno". 24Udite queste parole, il capitano del tempio e i sommi sacerdoti si domandavano perplessi che cosa mai significasse tutto questo, 25quando arrivò un tale ad annunziare: "Ecco, gli uomini che avete messo in prigione si trovano nel tempio a insegnare al popolo". 26Allora il capitano uscì con le sue guardie e li condusse via, ma senza violenza, per timore di esser presi a sassate dal popolo. 27Li condussero e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote cominciò a interrogarli dicendo: 28"Vi avevamo espressamente ordinato di non insegnare più nel nome di costui, ed ecco voi avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il sangue di quell'uomo". 29Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. 30Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce. 31Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati. 32E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui". 33All'udire queste cose essi si irritarono e volevano metterli a morte. 34Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamalièle, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, 35disse: "Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. 36Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. 37Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi. 38Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; 39ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!". 40Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà. 41Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù. 42E ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo. 6 1In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. 2Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: "Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. 3Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico. 4Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola". 5Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiòchia. 6Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani. 7Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede. 8Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo. 9Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei "liberti" comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano, 10ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava. 11Perciò sobillarono alcuni che dissero: "Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio". 12E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio. 13Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: "Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. 14Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè". 15E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo. 7 1Gli disse allora il sommo sacerdote: "Queste cose stanno proprio così?". 2Ed egli rispose: "Fratelli e padri, ascoltate: il Dio della gloria apparve al nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran, 3e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente e va' nella terra che io ti indicherò. 4Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate, 5ma non gli diede alcuna proprietà in esso, neppure quanto l'orma di un piede, ma gli promise di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui, sebbene non avesse ancora figli. 6Poi Dio parlò così: La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni. 7Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia, disse Dio: dopo potranno uscire e mi adoreranno in questo luogo. 8E gli diede l'alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e lo circoncise l'ottavo giorno e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi. 9Ma i patriarchi, gelosi di Giuseppe, lo vendettero schiavo in Egitto. Dio però era con lui 10e lo liberò da tutte le sue afflizioni e gli diede grazia e saggezza davanti al faraone re d'Egitto, il quale lo nominò amministratore dell'Egitto e di tutta la sua casa. 11Venne una carestia su tutto l'Egitto e in Canaan e una grande miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare. 12Avendo udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano, vi inviò i nostri padri una prima volta; 13la seconda volta Giuseppe si fece riconoscere dai suoi fratelli e fu nota al faraone la sua origine. 14Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, settantacinque persone in tutto. 15E Giacobbe si recò in Egitto, e qui egli morì come anche i nostri padri; 16essi furono poi trasportati in Sichem e posti nel sepolcro che Abramo aveva acquistato e pagato in denaro dai figli di Emor, a Sichem. 17Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto, 18finché salì al trono d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe. 19Questi, adoperando l'astuzia contro la nostra gente, perseguitò i nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non sopravvivessero. 20In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; egli fu allevato per tre mesi nella casa paterna, poi, 21essendo stato esposto, lo raccolse la figlia del faraone e lo allevò come figlio. 22Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere. 23Quando stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai suoi fratelli, i figli di Israele, 24e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l'oppresso, uccidendo l'Egiziano. 25Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero. 26Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo, dicendo: Siete fratelli; perché vi insultate l'un l'altro? 27Ma quello che maltrattava il vicino lo respinse, dicendo: Chi ti ha nominato capo e giudice sopra di noi? 28Vuoi forse uccidermi, come hai ucciso ieri l'Egiziano? 29Fuggì via Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian, dove ebbe due figli. 30Passati quarant'anni, gli apparve nel deserto del monte Sinai un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente. 31Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore: 32Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Esterrefatto, Mosè non osava guardare. 33Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa. 34Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto. 35Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: Chi ti ha nominato capo e giudice?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto. 36Egli li fece uscire, compiendo miracoli e prodigi nella terra d'Egitto, nel Mare Rosso, e nel deserto per quarant'anni. 37Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me. 38Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi. 39Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e si volsero in cuor loro verso l'Egitto, 40dicendo ad Aronne: Fa' per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto. 41E in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani. 42Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell'esercito del cielo, come è scritto nel libro dei Profeti: 43Mi avete forse offerto vittime e sacrifici per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele? Avete preso con voi la tenda di Mòloch, e la stella del dio Refàn, simulacri che vi siete fabbricati per adorarli! Perciò vi deporterò al di là di Babilonia. 44I nostri padri avevano nel deserto la tenda della testimonianza, come aveva ordinato colui che disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto. 45E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé nella conquista dei popoli che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide. 46Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe; 47Salomone poi gli edificò una casa. 48Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo, come dice il Profeta: 49Il cielo è il mio trono e la terra sgabello per i miei piedi. Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore, o quale sarà il luogo del mio riposo? 50Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose? 51O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. 52Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; 53voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata". 54All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui. 55Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra 56e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio". 57Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, 58lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. 59E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito". 60Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì. 8 1Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samarìa. 2Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. 3Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione. 4Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio. 5Filippo, sceso in una città della Samarìa, cominciò a predicare loro il Cristo. 6E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. 7Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. 8E vi fu grande gioia in quella città. 9V'era da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magia, il quale mandava in visibilio la popolazione di Samarìa, spacciandosi per un gran personaggio. 10A lui aderivano tutti, piccoli e grandi, esclamando: "Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande". 11Gli davano ascolto, perché per molto tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie. 12Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare. 13Anche Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da Filippo. Era fuori di sé nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano. 14Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. 15Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; 16non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. 17Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo. 18Simone, vedendo che lo Spirito veniva conferito con l'imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro 19dicendo: "Date anche a me questo potere perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo". 20Ma Pietro gli rispose: "Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio. 21Non v'è parte né sorte alcuna per te in questa cosa, perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio. 22Pèntiti dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonato questo pensiero. 23Ti vedo infatti chiuso in fiele amaro e in lacci d'iniquità". 24Rispose Simone: "Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto". 25Essi poi, dopo aver testimoniato e annunziato la parola di Dio, ritornavano a Gerusalemme ed evangelizzavano molti villaggi della Samarìa. 26Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: "Alzati, e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta". 27Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etìope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme, 28se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia. 29Disse allora lo Spirito a Filippo: "Va' avanti, e raggiungi quel carro". 30Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?". 31Quegli rispose: "E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?". E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. 32Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: Come una pecora fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. 33Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, ma la sua posterità chi potrà mai descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita. 34E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: "Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?". 35Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù. 36Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: "Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?". 37. 38Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò. 39Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino. 40Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa. 9 1Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote 2e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati. 3E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo 4e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". 5Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti! 6Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare". 7Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. 8Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, 9dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda. 10Ora c'era a Damasco un discepolo di nome Ananìa e il Signore in una visione gli disse: "Ananìa!". Rispose: "Eccomi, Signore!". 11E il Signore a lui: "Su, va' sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, 12e ha visto in visione un uomo, di nome Ananìa, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista". 13Rispose Ananìa: "Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme. 14Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome". 15Ma il Signore disse: "Va', perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; 16e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome". 17Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: "Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo". 18E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato, 19poi prese cibo e le forze gli ritornarono. Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, 20e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio. 21E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: "Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in catene dai sommi sacerdoti?". 22Saulo frattanto si rinfrancava sempre più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo. 23Trascorsero così parecchi giorni e i Giudei fecero un complotto per ucciderlo; 24ma i loro piani vennero a conoscenza di Saulo. Essi facevano la guardia anche alle porte della città di giorno e di notte per sopprimerlo; 25ma i suoi discepoli di notte lo presero e lo fecero discendere dalle mura, calandolo in una cesta. 26Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo ancora che fosse un discepolo. 27Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. 28Così egli poté stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore 29e parlava e discuteva con gli Ebrei di lingua greca; ma questi tentarono di ucciderlo. 30Venutolo però a sapere i fratelli, lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso. 31La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo. 32E avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che dimoravano a Lidda. 33Qui trovò un uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva su un lettuccio ed era paralitico. 34Pietro gli disse: "Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto". E subito si alzò. 35Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore. 36A Giaffa c'era una discepola chiamata Tabità, nome che significa "Gazzella", la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine. 37Proprio in quei giorni si ammalò e morì. La lavarono e la deposero in una stanza al piano superiore. 38E poiché Lidda era vicina a Giaffa i discepoli, udito che Pietro si trovava là, mandarono due uomini ad invitarlo: "Vieni subito da noi!". 39E Pietro subito andò con loro. Appena arrivato lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro. 40Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi rivolto alla salma disse: "Tabità, alzati!". Ed essa aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere. 41Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i credenti e le vedove, e la presentò loro viva. 42La cosa si riseppe in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore. 43Pietro rimase a Giaffa parecchi giorni, presso un certo Simone conciatore. 10 1C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica, 2uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. 3Un giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: "Cornelio!". 4Egli lo guardò e preso da timore disse: "Che c'è, Signore?". Gli rispose: "Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio. 5E ora manda degli uomini a Giaffa e fa' venire un certo Simone detto anche Pietro. 6Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla riva del mare". 7Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e, 8spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa. 9Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare. 10Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi. 11Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi. 12In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo. 13Allora risuonò una voce che gli diceva: "Alzati, Pietro, uccidi e mangia!". 14Ma Pietro rispose: "No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo". 15E la voce di nuovo a lui: "Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano". 16Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo. 17Mentre Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato della casa di Simone, si fermarono all'ingresso. 18Chiamarono e chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà. 19Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: "Ecco, tre uomini ti cercano; 20alzati, scendi e va' con loro senza esitazione, perché io li ho mandati". 21Pietro scese incontro agli uomini e disse: "Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?". 22Risposero: "Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli". 23Pietro allora li fece entrare e li ospitò. Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono. 24Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici intimi. 25Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. 26Ma Pietro lo rialzò, dicendo: "Alzati: anch'io sono un uomo!". 27Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro: 28"Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo. 29Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare. Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?". 30Cornelio allora rispose: "Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo recitando la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste 31e mi disse: Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio. 32Manda dunque a Giaffa e fa' venire Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il conciatore, vicino al mare. 33Subito ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato". 34Pietro prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, 35ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. 36Questa è la parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti. 37Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; 38cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. 39E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, 40ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, 41non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. 42E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. 43Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome". 44Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. 45E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; 46li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. 47Allora Pietro disse: "Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?". 48E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni. 11 1Gli apostoli e i fratelli che stavano nella Giudea vennero a sapere che anche i pagani avevano accolto la parola di Dio. 2E quando Pietro salì a Gerusalemme, i circoncisi lo rimproveravano dicendo: 3"Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con loro!". 4Allora Pietro raccontò per ordine come erano andate le cose, dicendo: 5"Io mi trovavo in preghiera nella città di Giaffa e vidi in estasi una visione: un oggetto, simile a una grande tovaglia, scendeva come calato dal cielo per i quattro capi e giunse fino a me. 6Fissandolo con attenzione, vidi in esso quadrupedi, fiere e rettili della terra e uccelli del cielo. 7E sentii una voce che mi diceva: Pietro, àlzati, uccidi e mangia! 8Risposi: Non sia mai, Signore, poiché nulla di profano e di immondo è entrato mai nella mia bocca. 9Ribatté nuovamente la voce dal cielo: Quello che Dio ha purificato, tu non considerarlo profano. 10Questo avvenne per tre volte e poi tutto fu risollevato di nuovo nel cielo. 11Ed ecco, in quell'istante, tre uomini giunsero alla casa dove eravamo, mandati da Cesarèa a cercarmi. 12Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitare. Vennero con me anche questi sei fratelli ed entrammo in casa di quell'uomo. 13Egli ci raccontò che aveva visto un angelo presentarsi in casa sua e dirgli: Manda a Giaffa e fa' venire Simone detto anche Pietro; 14egli ti dirà parole per mezzo delle quali sarai salvato tu e tutta la tua famiglia. 15Avevo appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese su di loro, come in principio era sceso su di noi. 16Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo. 17Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?". 18All'udir questo si calmarono e cominciarono a glorificare Dio dicendo: "Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!". 19Intanto quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiòchia e non predicavano la parola a nessuno fuorché ai Giudei. 20Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona novella del Signore Gesù. 21E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore. 22La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Bàrnaba ad Antiòchia. 23Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, 24da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore. 25Bàrnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiòchia. 26Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani. 27In questo tempo alcuni profeti scesero ad Antiòchia da Gerusalemme. 28E uno di loro, di nome Àgabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello Spirito che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l'impero di Claudio. 29Allora i discepoli si accordarono, ciascuno secondo quello che possedeva, di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea; 30questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Bàrnaba e Saulo. 12 1In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa 2e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. 3Vedendo che questo era gradito ai Giudei, decise di arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Azzimi. 4Fattolo catturare, lo gettò in prigione, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua. 5Pietro dunque era tenuto in prigione, mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui. 6E in quella notte, quando poi Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro piantonato da due soldati e legato con due catene stava dormendo, mentre davanti alla porta le sentinelle custodivano il carcere. 7Ed ecco gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: "Alzati, in fretta!". E le catene gli caddero dalle mani. 8E l'angelo a lui: "Mettiti la cintura e legati i sandali". E così fece. L'angelo disse: "Avvolgiti il mantello, e seguimi!". 9Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si era ancora accorto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell'angelo: credeva infatti di avere una visione. 10Essi oltrepassarono la prima guardia e la seconda e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città: la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l'angelo si dileguò da lui. 11Pietro allora, rientrato in sé, disse: "Ora sono veramente certo che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che si attendeva il popolo dei Giudei". 12Dopo aver riflettuto, si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera. 13Appena ebbe bussato alla porta esterna, una fanciulla di nome Rode si avvicinò per sentire chi era. 14Riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse ad annunziare che fuori c'era Pietro. 15"Tu vaneggi!" le dissero. Ma essa insisteva che la cosa stava così. E quelli dicevano: "È l'angelo di Pietro". 16Questi intanto continuava a bussare e quando aprirono la porta e lo videro, rimasero stupefatti. 17Egli allora, fatto segno con la mano di tacere, narrò come il Signore lo aveva tratto fuori del carcere, e aggiunse: "Riferite questo a Giacomo e ai fratelli". Poi uscì e s'incamminò verso un altro luogo. 18Fattosi giorno, c'era non poco scompiglio tra i soldati: che cosa mai era accaduto di Pietro? 19Erode lo fece cercare accuratamente, ma non essendo riuscito a trovarlo, fece processare i soldati e ordinò che fossero messi a morte; poi scese dalla Giudea e soggiornò a Cesarèa. 20Egli era infuriato contro i cittadini di Tiro e Sidone. Questi però si presentarono a lui di comune accordo e, dopo aver tratto alla loro causa Blasto, ciambellano del re, chiedevano pace, perché il loro paese riceveva i viveri dal paese del re. 21Nel giorno fissato Erode, vestito del manto regale e seduto sul podio, tenne loro un discorso. 22Il popolo acclamava: "Parola di un dio e non di un uomo!". 23Ma improvvisamente un angelo del Signore lo colpì, perché non aveva dato gloria a Dio; e roso, dai vermi, spirò. 24Intanto la parola di Dio cresceva e si diffondeva. 25Bàrnaba e Saulo poi, compiuta la loro missione, tornarono da Gerusalemme prendendo con loro Giovanni, detto anche Marco. 13 1C'erano nella comunità di Antiòchia profeti e dottori: Bàrnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo. 2Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati". 3Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono. 4Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro. 5Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante. 6Attraversata tutta l'isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus, 7al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di senno, che aveva fatto chiamare a sé Bàrnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio. 8Ma Elimas, il mago, – ciò infatti significa il suo nome – faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla fede. 9Allora Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse: 10"O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore? 11Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole". Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano. 12Quando vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore. 13Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme. 14Essi invece proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia di Pisidia ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero. 15Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro: "Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!". 16Si alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse: "Uomini di Israele e voi timorati di Dio, ascoltate. 17Il Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri ed esaltò il popolo durante il suo esilio in terra d'Egitto, e con braccio potente li condusse via di là. 18Quindi, dopo essersi preso cura di loro per circa quarant'anni nel deserto, 19distrusse sette popoli nel paese di Canaan e concesse loro in eredità quelle terre, 20per circa quattrocentocinquanta anni. Dopo questo diede loro dei Giudici, fino al profeta Samuele. 21Allora essi chiesero un re e Dio diede loro Saul, figlio di Cis, della tribù di Beniamino, per quaranta anni. 22E, dopo averlo rimosso dal regno, suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri. 23Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù. 24Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo d'Israele. 25Diceva Giovanni sul finire della sua missione: Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di sciogliere i sandali. 26Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza. 27Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato; 28e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. 29Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro. 30Ma Dio lo ha risuscitato dai morti 31ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi testimoni davanti al popolo. 32E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta, 33poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo: Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato. 34E che Dio lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia mai più a tornare alla corruzione, è quanto ha dichiarato: Darò a voi le cose sante promesse a Davide, quelle sicure. 35Per questo anche in un altro luogo dice: Non permetterai che il tuo santo subisca la corruzione. 36Ora Davide, dopo aver eseguito il volere di Dio nella sua generazione, morì e fu unito ai suoi padri e subì la corruzione. 37Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto la corruzione. 38Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera di lui vi viene annunziata la remissione dei peccati 39e che per lui chiunque crede riceve giustificazione da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giustificati mediante la legge di Mosè. 40Guardate dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei Profeti: 41Mirate, beffardi, stupite e nascondetevi, poiché un'opera io compio ai vostri giorni, un'opera che non credereste, se vi fosse raccontata!". 42E, mentre uscivano, li pregavano di esporre ancora queste cose nel prossimo sabato. 43Sciolta poi l'assemblea, molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio. 44Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio. 45Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando. 46Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: "Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani. 47Così infatti ci ha ordinato il Signore: Io ti ho posto come luce per le genti, perché tu porti la salvezza sino all'estremità della terra". 48Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna. 49La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione. 50Ma i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li scacciarono dal loro territorio. 51Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio, 52mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo. 14 1Anche ad Icònio essi entrarono nella sinagoga dei Giudei e vi parlarono in modo tale che un gran numero di Giudei e di Greci divennero credenti. 2Ma i Giudei rimasti increduli eccitarono e inasprirono gli animi dei pagani contro i fratelli. 3Rimasero tuttavia colà per un certo tempo e parlavano fiduciosi nel Signore, che rendeva testimonianza alla predicazione della sua grazia e concedeva che per mano loro si operassero segni e prodigi. 4E la popolazione della città si divise, schierandosi gli uni dalla parte dei Giudei, gli altri dalla parte degli apostoli. 5Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi per maltrattarli e lapidarli, 6essi se ne accorsero e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e Derbe e nei dintorni, 7e là continuavano a predicare il vangelo. 8C'era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato. 9Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva fede di esser risanato, 10disse a gran voce: "Alzati diritto in piedi!". Egli fece un balzo e si mise a camminare. 11La gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio e disse: "Gli dèi sono scesi tra di noi in figura umana!". 12E chiamavano Bàrnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente. 13Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all'ingresso della città, recando alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla. 14Sentendo ciò, gli apostoli Bàrnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando: 15"Cittadini, perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, mortali come voi, e vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano. 16Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada; 17ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori". 18E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall'offrire loro un sacrificio. 19Ma giunsero da Antiòchia e da Icònio alcuni Giudei, i quali trassero dalla loro parte la folla; essi presero Paolo a sassate e quindi lo trascinarono fuori della città, credendolo morto. 20Allora gli si fecero attorno i discepoli ed egli, alzatosi, entrò in città. Il giorno dopo partì con Bàrnaba alla volta di Derbe. 21Dopo aver predicato il vangelo in quella città e fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, 22rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio. 23Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. 24Attraversata poi la Pisidia, raggiunsero la Panfilia 25e dopo avere predicato la parola di Dio a Perge, scesero ad Attalìa; 26di qui fecero vela per Antiòchia là dove erano stati affidati alla grazia del Signore per l'impresa che avevano compiuto. 27Non appena furono arrivati, riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede. 28E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli. 15 1Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: "Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi". 2Poiché Paolo e Bàrnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. 3Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samarìa raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. 4Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro. 5Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè. 6Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. 7Dopo lunga discussione, Pietro si alzò e disse: "Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede. 8E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; 9e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede. 10Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare? 11Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro". 12Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro. 13Quand'essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse: 14"Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. 15Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: 16Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la rialzerò, 17perché anche gli altri uomini cerchino il Signore e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome, 18dice il Signore che fa queste cose da lui conosciute dall'eternità. 19Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani, 20ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue. 21Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe". 22Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli. 23E consegnarono loro la seguente lettera: "Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute! 24Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. 25Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, 26uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo. 27Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce. 28Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: 29astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene". 30Essi allora, congedatisi, discesero ad Antiòchia e riunita la comunità consegnarono la lettera. 31Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva. 32Giuda e Sila, essendo anch'essi profeti, parlarono molto per incoraggiare i fratelli e li fortificarono. 33Dopo un certo tempo furono congedati con auguri di pace dai fratelli, per tornare da quelli che li avevano inviati. 34. 35Paolo invece e Bàrnaba rimasero ad Antiòchia, insegnando e annunziando, insieme a molti altri, la parola del Signore. 36Dopo alcuni giorni Paolo disse a Bàrnaba: "Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno". 37Bàrnaba voleva prendere insieme anche Giovanni, detto Marco, 38ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro nella Panfilia e non aveva voluto partecipare alla loro opera. 39Il dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; Bàrnaba, prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro. 40Paolo invece scelse Sila e partì, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore. 41E attraversando la Siria e la Cilicia, dava nuova forza alle comunità. 16 1Paolo si recò a Derbe e a Listra. C'era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco; 2egli era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. 3Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere per riguardo ai Giudei che si trovavano in quelle regioni; tutti infatti sapevano che suo padre era greco. 4Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero. 5Le comunità intanto si andavano fortificando nella fede e crescevano di numero ogni giorno. 6Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia. 7Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; 8così, attraversata la Misia, discesero a Tròade. 9Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: "Passa in Macedonia e aiutaci!". 10Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore. 11Salpati da Tròade, facemmo vela verso Samotràcia e il giorno dopo verso Neàpoli e 12di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni; 13il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne colà riunite. 14C'era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. 15Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: "Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa". E ci costrinse ad accettare. 16Mentre andavamo alla preghiera, venne verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo l'indovina. 17Essa seguiva Paolo e noi gridando: "Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza". 18Questo fece per molti giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo spirito: "In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei". E lo spirito partì all'istante. 19Ma vedendo i padroni che era partita anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale davanti ai capi della città; 20presentandoli ai magistrati dissero: "Questi uomini gettano il disordine nella nostra città; sono Giudei 21e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare". 22La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli 23 e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. 24Egli, ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi. 25Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. 26D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti. 27Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. 28Ma Paolo gli gridò forte: "Non farti del male, siamo tutti qui". 29Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila; 30poi li condusse fuori e disse: "Signori, cosa devo fare per esser salvato?". 31Risposero: "Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia". 32E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. 33Egli li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi; 34poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio. 35Fattosi giorno, i magistrati inviarono le guardie a dire: "Libera quegli uomini!". 36Il carceriere annunziò a Paolo questo messaggio: "I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare! Potete dunque uscire e andarvene in pace". 37Ma Paolo disse alle guardie: "Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, sebbene siamo cittadini romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano di persona a condurci fuori!". 38E le guardie riferirono ai magistrati queste parole. All'udire che erano cittadini romani, si spaventarono; 39vennero e si scusarono con loro; poi li fecero uscire e li pregarono di partire dalla città. 40Usciti dalla prigione, si recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli, li esortarono e poi partirono. 17 1Seguendo la via di Anfìpoli e Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era una sinagoga dei Giudei. 2Come era sua consuetudine Paolo vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla base delle Scritture, 3spiegandole e dimostrando che il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti; il Cristo, diceva, è quel Gesù che io vi annunzio. 4Alcuni di loro furono convinti e aderirono a Paolo e a Sila, come anche un buon numero di Greci credenti in Dio e non poche donne della nobiltà. 5Ma i Giudei, ingelositi, trassero dalla loro parte alcuni pessimi individui di piazza e, radunata gente, mettevano in subbuglio la città. Presentatisi alla casa di Giàsone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo. 6Ma non avendoli trovati, trascinarono Giàsone e alcuni fratelli dai capi della città gridando: "Quei tali che mettono il mondo in agitazione sono anche qui e Giàsone li ha ospitati. 7Tutti costoro vanno contro i decreti dell'imperatore, affermando che c'è un altro re, Gesù". 8Così misero in agitazione la popolazione e i capi della città che udivano queste cose; 9tuttavia, dopo avere ottenuto una cauzione da Giàsone e dagli altri, li rilasciarono. 10Ma i fratelli subito, durante la notte, fecero partire Paolo e Sila verso Berèa. Giunti colà entrarono nella sinagoga dei Giudei. 11Questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica ed accolsero la parola con grande entusiasmo, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano davvero così. 12Molti di loro credettero e anche alcune donne greche della nobiltà e non pochi uomini. 13Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che anche a Berèa era stata annunziata da Paolo la parola di Dio, andarono anche colà ad agitare e sobillare il popolo. 14Allora i fratelli fecero partire subito Paolo per la strada verso il mare, mentre Sila e Timòteo rimasero in città. 15Quelli che scortavano Paolo lo accompagnarono fino ad Atene e se ne ripartirono con l'ordine per Sila e Timòteo di raggiungerlo al più presto. 16Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli. 17Discuteva frattanto nella sinagoga con i Giudei e i pagani credenti in Dio e ogni giorno sulla piazza principale con quelli che incontrava. 18Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni dicevano: "Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?". E altri: "Sembra essere un annnunziatore di divinità straniere"; poiché annunziava Gesù e la risurrezione. 19Presolo con sé, lo condussero sull'Areòpago e dissero: "Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te? 20Cose strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque conoscere di che cosa si tratta". 21Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo più gradito che parlare e sentir parlare. 22Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse: "Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi. 23Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. 24Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo 25né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 26Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, 27perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. 28In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo. 29Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana. 30Dopo esser passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, 31poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti". 32Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: "Ti sentiremo su questo un'altra volta". 33Così Paolo uscì da quella riunione. 34Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionìgi membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro. 18 1Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. 2Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro 3e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende. 4Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci. 5Quando giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si dedicò tutto alla predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il Cristo. 6Ma poiché essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: "Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani". 7E andatosene di là, entrò nella casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che onorava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga. 8Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare. 9E una notte in visione il Signore disse a Paolo: "Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, 10perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città". 11Così Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio. 12Mentre era proconsole dell'Acaia Gallione, i Giudei insorsero in massa contro Paolo e lo condussero al tribunale dicendo: 13"Costui persuade la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge". 14Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: "Se si trattasse di un delitto o di un'azione malvagia, o Giudei, io vi ascolterei, come di ragione. 15Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere giudice di queste faccende". 16E li fece cacciare dal tribunale. 17Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale ma Gallione non si curava affatto di tutto ciò. 18Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s'imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto. 19Giunsero a Èfeso, dove lasciò i due coniugi, ed entrato nella sinagoga si mise a discutere con i Giudei. 20Questi lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma non acconsentì. 21Tuttavia prese congedo dicendo: "Ritornerò di nuovo da voi, se Dio lo vorrà", quindi partì da Èfeso. 22Giunto a Cesarèa, si recò a salutare la Chiesa di Gerusalemme e poi scese ad Antiòchia. 23Trascorso colà un po' di tempo, partì di nuovo percorrendo di seguito le regioni della Galazia e della Frigia, confermando nella fede tutti i discepoli. 24Arrivò a Èfeso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, versato nelle Scritture. 25Questi era stato ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. 26Egli intanto cominciò a parlare francamente nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. 27Poiché egli desiderava passare nell'Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto colà, fu molto utile a quelli che per opera della grazia erano divenuti credenti; 28confutava infatti vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo. 19 1Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Èfeso. Qui trovò alcuni discepoli 2e disse loro: "Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?". Gli risposero: "Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo". 3Ed egli disse: "Quale battesimo avete ricevuto?". "Il battesimo di Giovanni", risposero. 4Disse allora Paolo: "Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù". 5Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù 6e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano. 7Erano in tutto circa dodici uomini. 8Entrato poi nella sinagoga, vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di Dio. 9Ma poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere dicendo male in pubblico di questa nuova dottrina, si staccò da loro separando i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella scuola di un certo Tiranno. 10Questo durò due anni, col risultato che tutti gli abitanti della provincia d'Asia, Giudei e Greci, poterono ascoltare la parola del Signore. 11Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo, 12al punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano. 13Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch'essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: "Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica". 14Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo. 15Ma lo spirito cattivo rispose loro: "Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?". 16E l'uomo che aveva lo spirito cattivo, slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite. 17Il fatto fu risaputo da tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a Èfeso e tutti furono presi da timore e si magnificava il nome del Signore Gesù. 18Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche 19e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li bruciavano alla vista di tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento. 20Così la parola del Signore cresceva e si rafforzava. 21Dopo questi fatti, Paolo si mise in animo di attraversare la Macedonia e l'Acaia e di recarsi a Gerusalemme dicendo: "Dopo essere stato là devo vedere anche Roma". 22Inviati allora in Macedonia due dei suoi aiutanti, Timòteo ed Erasto, si trattenne ancora un po' di tempo nella provincia di Asia. 23Verso quel tempo scoppiò un gran tumulto riguardo alla nuova dottrina. 24Un tale, chiamato Demetrio, argentiere, che fabbricava tempietti di Artémide in argento e procurava in tal modo non poco guadagno agli artigiani, 25li radunò insieme agli altri che si occupavano di cose del genere e disse: "Cittadini, voi sapete che da questa industria proviene il nostro benessere; 26ora potete osservare e sentire come questo Paolo ha convinto e sviato una massa di gente, non solo di Èfeso, ma si può dire di tutta l'Asia, affermando che non sono dèi quelli fabbricati da mani d'uomo. 27Non soltanto c'è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della grande dea Artémide non venga stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di colei che l'Asia e il mondo intero adorano". 28All'udire ciò s'infiammarono d'ira e si misero a gridare: "Grande è l'Artémide degli Efesini!". 29Tutta la città fu in subbuglio e tutti si precipitarono in massa nel teatro, trascinando con sé Gaio e Aristarco macèdoni, compagni di viaggio di Paolo. 30Paolo voleva presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo permisero. 31Anche alcuni dei capi della provincia, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non avventurarsi nel teatro. 32Intanto, chi gridava una cosa, chi un'altra; l'assemblea era confusa e i più non sapevano il motivo per cui erano accorsi. 33Alcuni della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei avevano spinto avanti, ed egli, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa davanti al popolo. 34Appena s'accorsero che era Giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore: "Grande è l'Artémide degli Efesini!". 35Alla fine il cancelliere riuscì a calmare la folla e disse: "Cittadini di Èfeso, chi fra gli uomini non sa che la città di Èfeso è custode del tempio della grande Artémide e della sua statua caduta dal cielo? 36Poiché questi fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non compiate gesti inconsulti. 37Voi avete condotto qui questi uomini che non hanno profanato il tempio, né hanno bestemmiato la nostra dea. 38Perciò se Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno delle ragioni da far valere contro qualcuno, ci sono per questo i tribunali e vi sono i proconsoli: si citino in giudizio l'un l'altro. 39Se poi desiderate qualche altra cosa, si deciderà nell'assemblea ordinaria. 40C'è il rischio di essere accusati di sedizione per l'accaduto di oggi, non essendoci alcun motivo per cui possiamo giustificare questo assembramento". 41E con queste parole sciolse l'assemblea. 20 1Appena cessato il tumulto, Paolo mandò a chiamare i discepoli e, dopo averli incoraggiati, li salutò e si mise in viaggio per la Macedonia. 2Dopo aver attraversato quelle regioni, esortando con molti discorsi i fedeli, arrivò in Grecia. 3Trascorsi tre mesi, poiché ci fu un complotto dei Giudei contro di lui, mentre si apprestava a salpare per la Siria, decise di far ritorno attraverso la Macedonia. 4Lo accompagnarono Sòpatro di Berèa, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe e Timòteo, e gli asiatici Tìchico e Tròfimo. 5Questi però, partiti prima di noi ci attendevano a Tròade; 6noi invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo a cinque giorni a Tròade dove ci trattenemmo una settimana. 7Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte. 8C'era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti; 9un ragazzo chiamato Èutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto. 10Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: "Non vi turbate; è ancora in vita!". 11Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì. 12Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati. 13Noi poi, che eravamo partiti per nave, facemmo vela per Asso, dove dovevamo prendere a bordo Paolo; così infatti egli aveva deciso, intendendo di fare il viaggio a piedi. 14Quando ci ebbe raggiunti ad Asso, lo prendemmo con noi e arrivammo a Mitilène. 15Salpati da qui il giorno dopo, ci trovammo di fronte a Chio; l'indomani toccammo Samo e il giorno dopo giungemmo a Milèto. 16Paolo aveva deciso di passare al largo di Èfeso per evitare di subire ritardi nella provincia d'Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per il giorno della Pentecoste. 17Da Milèto mandò a chiamare subito ad Èfeso gli anziani della Chiesa. 18Quando essi giunsero disse loro: "Voi sapete come mi sono comportato con voi fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto questo tempo: 19ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei. 20Sapete come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e nelle vostre case, 21scongiurando Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù. 22Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà. 23So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. 24Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio. 25Ecco, ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunziando il regno di Dio. 26Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono senza colpa riguardo a coloro che si perdessero, 27perché non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio. 28Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue. 29Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; 30perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé. 31Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi. 32Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l'eredità con tutti i santificati. 33Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. 34Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. 35In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!". 36Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. 37Tutti scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano, 38addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave. 21 1Appena ci fummo separati da loro, salpammo e per la via diretta giungemmo a Cos, il giorno seguente a Rodi e di qui a Pàtara. 2Trovata qui una nave che faceva la traversata per la Fenicia, vi salimmo e prendemmo il largo. 3Giunti in vista di Cipro, ce la lasciammo a sinistra e, continuando a navigare verso la Siria, giungemmo a Tiro, dove la nave doveva scaricare. 4Avendo ritrovati i discepoli, rimanemmo colà una settimana, ed essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non andare a Gerusalemme. 5Ma quando furon passati quei giorni, uscimmo e ci mettemmo in viaggio, accompagnati da tutti loro con le mogli e i figli sin fuori della città. Inginocchiati sulla spiaggia pregammo, poi ci salutammo a vicenda; 6noi salimmo sulla nave ed essi tornarono alle loro case. 7Terminata la navigazione, da Tiro approdammo a Tolemàide, dove andammo a salutare i fratelli e restammo un giorno con loro. 8Ripartiti il giorno seguente, giungemmo a Cesarèa; ed entrati nella casa dell'evangelista Filippo, che era uno dei Sette, sostammo presso di lui. 9Egli aveva quattro figlie nubili, che avevano il dono della profezia. 10Eravamo qui da alcuni giorni, quando giunse dalla Giudea un profeta di nome Àgabo. 11Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: "Questo dice lo Spirito Santo: l'uomo a cui appartiene questa cintura sarà legato così dai Giudei a Gerusalemme e verrà quindi consegnato nelle mani dei pagani". 12All'udir queste cose, noi e quelli del luogo pregammo Paolo di non andare più a Gerusalemme. 13Ma Paolo rispose: "Perché fate così, continuando a piangere e a spezzarmi il cuore? Io sono pronto non soltanto a esser legato, ma a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù". 14E poiché non si lasciava persuadere, smettemmo di insistere dicendo: "Sia fatta la volontà del Signore!". 15Dopo questi giorni, fatti i preparativi, salimmo verso Gerusalemme. 16Vennero con noi anche alcuni discepoli da Cesarèa, i quali ci condussero da un certo Mnasóne di Cipro, discepolo della prima ora, dal quale ricevemmo ospitalità. 17Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente. 18L'indomani Paolo fece visita a Giacomo insieme con noi: c'erano anche tutti gli anziani. 19Dopo aver rivolto loro il saluto, egli cominciò a esporre nei particolari quello che Dio aveva fatto tra i pagani per mezzo suo. 20Quand'ebbero ascoltato, essi davano gloria a Dio; quindi dissero a Paolo: "Tu vedi, o fratello, quante migliaia di Giudei sono venuti alla fede e tutti sono gelosamente attaccati alla legge. 21Ora hanno sentito dire di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i pagani che abbandonino Mosè, dicendo di non circoncidere più i loro figli e di non seguire più le nostre consuetudini. 22Che facciamo? Senza dubbio verranno a sapere che sei arrivato. 23Fa' dunque quanto ti diciamo: vi sono fra noi quattro uomini che hanno un voto da sciogliere. 24Prendili con te, compi la purificazione insieme con loro e paga tu la spesa per loro perché possano radersi il capo. Così tutti verranno a sapere che non c'è nulla di vero in ciò di cui sono stati informati, ma che invece anche tu ti comporti bene osservando la legge. 25Quanto ai pagani che sono venuti alla fede, noi abbiamo deciso ed abbiamo loro scritto che si astengano dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, da ogni animale soffocato e dalla impudicizia". 26Allora Paolo prese con sé quegli uomini e il giorno seguente, fatta insieme con loro la purificazione, entrò nel tempio per comunicare il compimento dei giorni della purificazione, quando sarebbe stata presentata l'offerta per ciascuno di loro. 27Stavano ormai per finire i sette giorni, quando i Giudei della provincia d'Asia, vistolo nel tempio, aizzarono tutta la folla e misero le mani su di lui gridando: 28"Uomini d'Israele, aiuto! Questo è l'uomo che va insegnando a tutti e dovunque contro il popolo, contro la legge e contro questo luogo; ora ha introdotto perfino dei Greci nel tempio e ha profanato il luogo santo!". 29Avevano infatti veduto poco prima Tròfimo di Èfeso in sua compagnia per la città, e pensavano che Paolo lo avesse fatto entrare nel tempio. 30Allora tutta la città fu in subbuglio e il popolo accorse da ogni parte. Impadronitisi di Paolo, lo trascinarono fuori del tempio e subito furono chiuse le porte. 31Stavano già cercando di ucciderlo, quando fu riferito al tribuno della coorte che tutta Gerusalemme era in rivolta. 32Immediatamente egli prese con sé dei soldati e dei centurioni e si precipitò verso i rivoltosi. Alla vista del tribuno e dei soldati, cessarono di percuotere Paolo. 33Allora il tribuno si avvicinò, lo arrestò e ordinò che fosse legato con due catene; intanto s'informava chi fosse e che cosa avesse fatto. 34Tra la folla però chi diceva una cosa, chi un'altra. Nell'impossibilità di accertare la realtà dei fatti a causa della confusione, ordinò di condurlo nella fortezza. 35Quando fu alla gradinata, dovette essere portato a spalla dai soldati a causa della violenza della folla. 36La massa della gente infatti veniva dietro, urlando: "A morte!". 37Sul punto di esser condotto nella fortezza, Paolo disse al tribuno: "Posso dirti una parola?". "Conosci il greco?, disse quello, 38Allora non sei quell'Egiziano che in questi ultimi tempi ha sobillato e condotto nel deserto i quattromila ribelli?". 39Rispose Paolo: "Io sono un Giudeo di Tarso di Cilicia, cittadino di una città non certo senza importanza. Ma ti prego, lascia che rivolga la parola a questa gente". 40Avendo egli acconsentito, Paolo, stando in piedi sui gradini, fece cenno con la mano al popolo e, fattosi un grande silenzio, rivolse loro la parola in ebraico dicendo: 22 1"Fratelli e padri, ascoltate la mia difesa davanti a voi". 2Quando sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero silenzio ancora di più. 3Ed egli continuò: "Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamalièle nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. 4Io perseguitai a morte questa nuova dottrina, arrestando e gettando in prigione uomini e donne, 5come può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condurre anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme, per essere puniti. 6Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, all'improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a me; 7caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 8Risposi: Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti. 9Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava. 10Io dissi allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia. 11E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni, giunsi a Damasco. 12Un certo Ananìa, un devoto osservante della legge e in buona reputazione presso tutti i Giudei colà residenti, 13venne da me, mi si accostò e disse: Saulo, fratello, torna a vedere! E in quell'istante io guardai verso di lui e riebbi la vista. 14Egli soggiunse: Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, 15perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. 16E ora perché aspetti? Alzati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi peccati, invocando il suo nome. 17Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi 18e vidi Lui che mi diceva: Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perché non accetteranno la tua testimonianza su di me. 19E io dissi: Signore, essi sanno che facevo imprigionare e percuotere nella sinagoga quelli che credevano in te; 20quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anch'io ero presente e approvavo e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano. 21Allora mi disse: Va', perché io ti manderò lontano, tra i pagani". 22Fino a queste parole erano stati ad ascoltarlo, ma allora alzarono la voce gridando: "Toglilo di mezzo; non deve più vivere!". 23E poiché continuavano a urlare, a gettar via i mantelli e a lanciar polvere in aria, 24il tribuno ordinò di portarlo nella fortezza, prescrivendo di interrogarlo a colpi di flagello al fine di sapere per quale motivo gli gridavano contro in tal modo. 25Ma quando l'ebbero legato con le cinghie, Paolo disse al centurione che gli stava accanto: "Potete voi flagellare un cittadino romano, non ancora giudicato?". 26Udito ciò, il centurione corse a riferire al tribuno: "Che cosa stai per fare? Quell'uomo è un romano!". 27Allora il tribuno si recò da Paolo e gli domandò: "Dimmi, tu sei cittadino romano?". Rispose: "Sì". 28Replicò il tribuno: "Io questa cittadinanza l'ho acquistata a caro prezzo". Paolo disse: "Io, invece, lo sono di nascita!". 29E subito si allontanarono da lui quelli che dovevano interrogarlo. Anche il tribuno ebbe paura, rendendosi conto che Paolo era cittadino romano e che lui lo aveva messo in catene. 30Il giorno seguente, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio; vi fece condurre Paolo e lo presentò davanti a loro. 23 1Con lo sguardo fisso al sinedrio Paolo disse: "Fratelli, io ho agito fino ad oggi davanti a Dio in perfetta rettitudine di coscienza". 2Ma il sommo sacerdote Ananìa ordinò ai suoi assistenti di percuoterlo sulla bocca. 3Paolo allora gli disse: "Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi secondo la legge e contro la legge comandi di percuotermi?". 4E i presenti dissero: "Osi insultare il sommo sacerdote di Dio?". 5Rispose Paolo: "Non sapevo, fratelli, che è il sommo sacerdote; sta scritto infatti: Non insulterai il capo del tuo popolo". 6Paolo sapeva che nel sinedrio una parte era di sadducei e una parte di farisei; disse a gran voce: "Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti". 7Appena egli ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e l'assemblea si divise. 8I sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione, né angeli, né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. 9Ne nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei, alzatisi in piedi, protestavano dicendo: "Non troviamo nulla di male in quest'uomo. E se uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?". 10La disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse linciato da costoro, ordinò che scendesse la truppa a portarlo via di mezzo a loro e ricondurlo nella fortezza. 11La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: "Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma". 12Fattosi giorno, i Giudei ordirono una congiura e fecero voto con giuramento esecratorio di non toccare né cibo né bevanda, sino a che non avessero ucciso Paolo. 13Erano più di quaranta quelli che fecero questa congiura. 14Si presentarono ai sommi sacerdoti e agli anziani e dissero: "Ci siamo obbligati con giuramento esecratorio di non assaggiare nulla sino a che non avremo ucciso Paolo. 15Voi dunque ora, insieme al sinedrio, fate dire al tribuno che ve lo riporti, col pretesto di esaminare più attentamente il suo caso; noi intanto ci teniamo pronti a ucciderlo prima che arrivi". 16Ma il figlio della sorella di Paolo venne a sapere del complotto; si recò alla fortezza, entrò e ne informò Paolo. 17Questi allora chiamò uno dei centurioni e gli disse: "Conduci questo giovane dal tribuno, perché ha qualche cosa da riferirgli". 18Il centurione lo prese e lo condusse dal tribuno dicendo: "Il prigioniero Paolo mi ha fatto chiamare e mi ha detto di condurre da te questo giovanetto, perché ha da dirti qualche cosa". 19Il tribuno lo prese per mano, lo condusse in disparte e gli chiese: "Che cosa è quello che hai da riferirmi?". 20Rispose: "I Giudei si sono messi d'accordo per chiederti di condurre domani Paolo nel sinedrio, col pretesto di informarsi più accuratamente nei suoi riguardi. 21Tu però non lasciarti convincere da loro, poiché più di quaranta dei loro uomini hanno ordito un complotto, facendo voto con giuramento esecratorio di non prendere cibo né bevanda finché non l'abbiano ucciso; e ora stanno pronti, aspettando che tu dia il tuo consenso". 22Il tribuno congedò il giovanetto con questa raccomandazione: "Non dire a nessuno che mi hai dato queste informazioni". 23Fece poi chiamare due dei centurioni e disse: "Preparate duecento soldati per andare a Cesarèa insieme con settanta cavalieri e duecento lancieri, tre ore dopo il tramonto. 24Siano pronte anche delle cavalcature e fatevi montare Paolo, perché sia condotto sano e salvo dal governatore Felice". 25Scrisse anche una lettera in questi termini: 26"Claudio Lisia all'eccellentissimo governatore Felice, salute. 27Quest'uomo è stato assalito dai Giudei e stava per essere ucciso da loro; ma sono intervenuto con i soldati e l'ho liberato, perché ho saputo che è cittadino romano. 28Desideroso di conoscere il motivo per cui lo accusavano, lo condussi nel loro sinedrio. 29Ho trovato che lo si accusava per questioni relative alla loro legge, ma che in realtà non c'erano a suo carico imputazioni meritevoli di morte o di prigionia. 30Sono stato però informato di un complotto contro quest'uomo da parte loro, e così l'ho mandato da te, avvertendo gli accusatori di deporre davanti a te quello che hanno contro di lui. Sta' bene". 31Secondo gli ordini ricevuti, i soldati presero Paolo e lo condussero di notte ad Antipàtride. 32Il mattino dopo, lasciato ai cavalieri il compito di proseguire con lui, se ne tornarono alla fortezza. 33I cavalieri, giunti a Cesarèa, consegnarono la lettera al governatore e gli presentarono Paolo. 34Dopo averla letta, domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo che era della Cilicia, disse: 35"Ti ascolterò quando saranno qui anche i tuoi accusatori". E diede ordine di custodirlo nel pretorio di Erode. 24 1Cinque giorni dopo arrivò il sommo sacerdote Ananìa insieme con alcuni anziani e a un avvocato di nome Tertullo e si presentarono al governatore per accusare Paolo. 2Quando questi fu fatto venire, Tertullo cominciò l'accusa dicendo: 3"La lunga pace di cui godiamo grazie a te e le riforme che ci sono state in favore di questo popolo grazie alla tua provvidenza, le accogliamo in tutto e per tutto, eccellentissimo Felice, con profonda gratitudine. 4Ma per non trattenerti troppo a lungo, ti prego di darci ascolto brevemente nella tua benevolenza. 5Abbiamo scoperto che quest'uomo è una peste, fomenta continue rivolte tra tutti i Giudei che sono nel mondo ed è capo della setta dei Nazorei. 6Ha perfino tentato di profanare il tempio e noi l'abbiamo arrestato.7. 8Interrogandolo personalmente, potrai renderti conto da lui di tutte queste cose delle quali lo accusiamo". 9Si associarono nell'accusa anche i Giudei, affermando che i fatti stavano così. 10Quando il governatore fece cenno a Paolo di parlare, egli rispose: "So che da molti anni sei giudice di questo popolo e parlo in mia difesa con fiducia. 11Tu stesso puoi accertare che non sono più di dodici giorni da quando mi sono recato a Gerusalemme per il culto. 12Essi non mi hanno mai trovato nel tempio a discutere con qualcuno o a incitare il popolo alla sommossa, né nelle sinagoghe, né per la città 13e non possono provare nessuna delle cose delle quali ora mi accusano. 14Ammetto invece che adoro il Dio dei miei padri, secondo quella dottrina che essi chiamano setta, credendo in tutto ciò che è conforme alla Legge e sta scritto nei Profeti, 15nutrendo in Dio la speranza, condivisa pure da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti. 16Per questo mi sforzo di conservare in ogni momento una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini. 17Ora, dopo molti anni, sono venuto a portare elemosine al mio popolo e per offrire sacrifici; 18in occasione di questi essi mi hanno trovato nel tempio dopo che avevo compiuto le purificazioni. Non c'era folla né tumulto. 19Furono dei Giudei della provincia d'Asia a trovarmi, e loro dovrebbero comparire qui davanti a te ad accusarmi, se hanno qualche cosa contro di me; 20oppure dicano i presenti stessi quale colpa han trovato in me quando sono comparso davanti al sinedrio, 21se non questa sola frase che gridai stando in mezzo a loro: A motivo della risurrezione dei morti io vengo giudicato oggi davanti a voi!". 22Allora Felice, che era assai bene informato circa la nuova dottrina, li rimandò dicendo: "Quando verrà il tribuno Lisia, esaminerò il vostro caso". 23E ordinò al centurione di tenere Paolo sotto custodia, concedendogli però una certa libertà e senza impedire a nessuno dei suoi amici di dargli assistenza. 24Dopo alcuni giorni Felice arrivò in compagnia della moglie Drusilla, che era giudea; fatto chiamare Paolo, lo ascoltava intorno alla fede in Cristo Gesù. 25Ma quando egli si mise a parlare di giustizia, di continenza e del giudizio futuro, Felice si spaventò e disse: "Per il momento puoi andare; ti farò chiamare di nuovo quando ne avrò il tempo". 26Sperava frattanto che Paolo gli avrebbe dato del denaro; per questo abbastanza spesso lo faceva chiamare e conversava con lui. 27Trascorsi due anni, Felice ebbe come successore Porcio Festo; ma Felice, volendo dimostrare benevolenza verso i Giudei, lasciò Paolo in prigione. 25 1Festo dunque, raggiunta la provincia, tre giorni dopo salì da Cesarèa a Gerusalemme. 2I sommi sacerdoti e i capi dei Giudei gli si presentarono per accusare Paolo e cercavano di persuaderlo, 3chiedendo come un favore, in odio a Paolo, che lo facesse venire a Gerusalemme; e intanto disponevano un tranello per ucciderlo lungo il percorso. 4Festo rispose che Paolo stava sotto custodia a Cesarèa e che egli stesso sarebbe partito fra breve. 5"Quelli dunque che hanno autorità tra voi, disse, vengano con me e se vi è qualche colpa in quell'uomo, lo denuncino". 6Dopo essersi trattenuto fra loro non più di otto o dieci giorni, discese a Cesarèa e il giorno seguente, sedendo in tribunale, ordinò che gli si conducesse Paolo. 7Appena giunse, lo attorniarono i Giudei discesi da Gerusalemme, imputandogli numerose e gravi colpe, senza però riuscire a provarle. 8Paolo a sua difesa disse: "Non ho commesso alcuna colpa, né contro la legge dei Giudei, né contro il tempio, né contro Cesare". 9Ma Festo volendo fare un favore ai Giudei, si volse a Paolo e disse: "Vuoi andare a Gerusalemme per essere là giudicato di queste cose, davanti a me?". 10Paolo rispose: "Mi trovo davanti al tribunale di Cesare, qui mi si deve giudicare. Ai Giudei non ho fatto alcun torto, come anche tu sai perfettamente. 11Se dunque sono in colpa e ho commesso qualche cosa che meriti la morte, non rifiuto di morire; ma se nelle accuse di costoro non c'è nulla di vero, nessuno ha il potere di consegnarmi a loro. Io mi appello a Cesare". 12Allora Festo, dopo aver conferito con il consiglio, rispose: "Ti sei appellato a Cesare, a Cesare andrai". 13Erano trascorsi alcuni giorni, quando arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenìce, per salutare Festo. 14E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re il caso di Paolo: "C'è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, 15durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono con accuse i sommi sacerdoti e gli anziani dei Giudei per reclamarne la condanna. 16Risposi che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l'accusato sia stato messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall'accusa. 17Allora essi convennero qui e io senza indugi il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell'uomo. 18Gli accusatori gli si misero attorno, ma non addussero nessuna delle imputazioni criminose che io immaginavo; 19avevano solo con lui alcune questioni relative la loro particolare religione e riguardanti un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere ancora in vita. 20Perplesso di fronte a simili controversie, gli chiesi se voleva andare a Gerusalemme ed esser giudicato là di queste cose. 21Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio dell'imperatore, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare". 22E Agrippa a Festo: "Vorrei anch'io ascoltare quell'uomo!". "Domani, rispose, lo potrai ascoltare". 23Il giorno dopo, Agrippa e Berenìce vennero con gran pompa ed entrarono nella sala dell'udienza, accompagnati dai tribuni e dai cittadini più in vista; per ordine di Festo fu fatto entrare anche Paolo. 24Allora Festo disse: "Re Agrippa e cittadini tutti qui presenti con noi, voi avete davanti agli occhi colui sul conto del quale tutto il popolo dei Giudei si è appellato a me, in Gerusalemme e qui, per chiedere a gran voce che non resti più in vita. 25Io però mi sono convinto che egli non ha commesso alcuna cosa meritevole di morte ed essendosi appellato all'imperatore ho deciso di farlo partire. 26Ma sul suo conto non ho nulla di preciso da scrivere al sovrano; per questo l'ho condotto davanti a voi e soprattutto davanti a te, o re Agrippa, per avere, dopo questa udienza, qualcosa da scrivere. 27Mi sembra assurdo infatti mandare un prigioniero, senza indicare le accuse che si muovono contro di lui". 26 1Agrippa disse a Paolo: "Ti è concesso di parlare a tua difesa". Allora Paolo, stesa la mano, si difese così: 2"Mi considero fortunato, o re Agrippa, di potermi discolpare da tutte le accuse di cui sono incriminato dai Giudei, oggi qui davanti a te, 3che conosci a perfezione tutte le usanze e questioni riguardanti i Giudei. Perciò ti prego di ascoltarmi con pazienza. 4La mia vita fin dalla mia giovinezza, vissuta tra il mio popolo e a Gerusalemme, la conoscono tutti i Giudei; 5essi sanno pure da tempo, se vogliono renderne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto nella setta più rigida della nostra religione. 6Ed ora mi trovo sotto processo a causa della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri, 7e che le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza. Di questa speranza, o re, sono ora incolpato dai Giudei! 8Perché è considerato inconcepibile fra di voi che Dio risusciti i morti? 9Anch'io credevo un tempo mio dovere di lavorare attivamente contro il nome di Gesù il Nazareno, 10come in realtà feci a Gerusalemme; molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con l'autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti e, quando venivano condannati a morte, anch'io ho votato contro di loro. 11In tutte le sinagoghe cercavo di costringerli con le torture a bestemmiare e, infuriando all'eccesso contro di loro, davo loro la caccia fin nelle città straniere. 12In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con autorizzazione e pieni poteri da parte dei sommi sacerdoti, verso mezzogiorno 13vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio. 14Tutti cademmo a terra e io udii dal cielo una voce che mi diceva in ebraico: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te ricalcitrare contro il pungolo. 15E io dissi: Chi sei, o Signore? E il Signore rispose: Io sono Gesù, che tu perseguiti. 16Su, alzati e rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò ancora. 17Per questo ti libererò dal popolo e dai pagani, ai quali ti mando 18ad aprir loro gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l'eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me. 19Pertanto, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste; 20ma prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di convertirsi e di rivolgersi a Dio, comportandosi in maniera degna della conversione. 21Per queste cose i Giudei mi assalirono nel tempio e tentarono di uccidermi. 22Ma l'aiuto di Dio mi ha assistito fino a questo giorno, e posso ancora rendere testimonianza agli umili e ai grandi. Null'altro io affermo se non quello che i profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere, 23che cioè il Cristo sarebbe morto, e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai pagani". 24Mentr'egli parlava così in sua difesa, Festo a gran voce disse: "Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!". 25E Paolo: "Non sono pazzo, disse, eccellentissimo Festo, ma sto dicendo parole vere e sagge. 26Il re è al corrente di queste cose e davanti a lui parlo con franchezza. Penso che niente di questo gli sia sconosciuto, poiché non sono fatti accaduti in segreto. 27Credi, o re Agrippa, nei profeti? So che ci credi". 28E Agrippa a Paolo: "Per poco non mi convinci a farmi cristiano!". 29 E Paolo: "Per poco o per molto, io vorrei supplicare Dio che non soltanto tu, ma quanti oggi mi ascoltano diventassero così come sono io, eccetto queste catene!". 30Si alzò allora il re e con lui il governatore, Berenìce, e quelli che avevano preso parte alla seduta 31e avviandosi conversavano insieme e dicevano: "Quest'uomo non ha fatto nulla che meriti la morte o le catene". 32E Agrippa disse a Festo: "Costui poteva essere rimesso in libertà, se non si fosse appellato a Cesare". 27 1Quando fu deciso che ci imbarcassimo per l'Italia, consegnarono Paolo, insieme ad alcuni altri prigionieri, a un centurione di nome Giulio della coorte Augusta. 2Salimmo su una nave di Adramitto, che stava per partire verso i porti della provincia d'Asia e salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macèdone di Tessalonica. 3Il giorno dopo facemmo scalo a Sidone e Giulio, con gesto cortese verso Paolo, gli permise di recarsi dagli amici e di riceverne le cure. 4Salpati di là, navigammo al riparo di Cipro a motivo dei venti contrari 5e, attraversato il mare della Cilicia e della Panfilia, giungemmo a Mira di Licia. 6Qui il centurione trovò una nave di Alessandria in partenza per l'Italia e ci fece salire a bordo. 7Navigammo lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all'altezza di Cnido. Poi, siccome il vento non ci permetteva di approdare, prendemmo a navigare al riparo di Creta, dalle parti di Salmóne, 8e costeggiandola a fatica giungemmo in una località chiamata Buoni Porti, vicino alla quale era la città di Lasèa. 9Essendo trascorso molto tempo ed essendo ormai pericolosa la navigazione poiché era già passata la festa dell'Espiazione, Paolo li ammoniva dicendo: 10"Vedo, o uomini, che la navigazione comincia a essere di gran rischio e di molto danno non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite". 11Il centurione però dava più ascolto al pilota e al capitano della nave che alle parole di Paolo. 12E poiché quel porto era poco adatto a trascorrervi l'inverno, i più furono del parere di salpare di là nella speranza di andare a svernare a Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale. 13Appena cominciò a soffiare un leggero scirocco, convinti di potere ormai realizzare il progetto, levarono le ancore e costeggiavano da vicino Creta. 14Ma dopo non molto tempo si scatenò contro l'isola un vento d'uragano, detto allora "Euroaquilone". 15La nave fu travolta nel turbine e, non potendo più resistere al vento, abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva. 16Mentre passavamo sotto un isolotto chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a padroneggiare la scialuppa; 17la tirarono a bordo e adoperarono gli attrezzi per fasciare di gòmene la nave. Quindi, per timore di finire incagliati nelle Sirti, calarono il galleggiante e si andava così alla deriva. 18Sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico; 19il terzo giorno con le proprie mani buttarono via l'attrezzatura della nave. 20Da vari giorni non comparivano più né sole, né stelle e la violenta tempesta continuava a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci sembrava ormai perduta. 21Da molto tempo non si mangiava, quando Paolo, alzatosi in mezzo a loro, disse: "Sarebbe stato bene, o uomini, dar retta a me e non salpare da Creta; avreste evitato questo pericolo e questo danno. 22Tuttavia ora vi esorto a non perdervi di coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite in mezzo a voi, ma solo della nave. 23Mi è apparso infatti questa notte un angelo del Dio al quale appartengo e che servo, 24dicendomi: Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto grazia di tutti i tuoi compagni di navigazione. 25Perciò non perdetevi di coraggio, uomini; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato annunziato. 26Ma è inevitabile che andiamo a finire su qualche isola". 27Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell'Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l'impressione che una qualche terra si avvicinava. 28Gettato lo scandaglio, trovarono venti braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, trovarono quindici braccia. 29Nel timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno. 30Ma poiché i marinai cercavano di fuggire dalla nave e già stavano calando la scialuppa in mare, col pretesto di gettare le ancore da prora, Paolo disse al centurione e ai soldati: 31"Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo". 32Allora i soldati recisero le gòmene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare. 33Finché non spuntò il giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo: "Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell'attesa, senza prender nulla. 34Per questo vi esorto a prender cibo; è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto". 35Ciò detto, prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare. 36Tutti si sentirono rianimati, e anch'essi presero cibo. 37Eravamo complessivamente sulla nave duecentosettantasei persone. 38Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare. 39Fattosi giorno non riuscivano a riconoscere quella terra, ma notarono un'insenatura con spiaggia e decisero, se possibile, di spingere la nave verso di essa. 40Levarono le ancore e le lasciarono andare in mare; al tempo stesso allentarono i legami dei timoni e spiegata al vento la vela maestra, mossero verso la spiaggia. 41Ma incapparono in una secca e la nave vi si incagliò; mentre la prua arenata rimaneva immobile, la poppa minacciava di sfasciarsi sotto la violenza delle onde. 42I soldati pensarono allora di uccidere i prigionieri, perché nessuno sfuggisse gettandosi a nuoto, 43ma il centurione, volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo progetto; diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e raggiunsero la terra; 44poi gli altri, chi su tavole, chi su altri rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in salvo a terra. 28 1Una volta in salvo, venimmo a sapere che l'isola si chiamava Malta. 2Gli indigeni ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno a un gran fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia ed era freddo. 3Mentre Paolo raccoglieva un fascio di sarmenti e lo gettava sul fuoco, una vipera, risvegliata dal calore, lo morse a una mano. 4Al vedere la serpe pendergli dalla mano, gli indigeni dicevano tra loro: "Certamente costui è un assassino, se, anche scampato dal mare, la Giustizia non lo lascia vivere". 5Ma egli scosse la serpe nel fuoco e non ne patì alcun male. 6Quella gente si aspettava di vederlo gonfiare e cadere morto sul colpo, ma, dopo avere molto atteso senza vedere succedergli nulla di straordinario, cambiò parere e diceva che era un dio. 7Nelle vicinanze di quel luogo c'era un terreno appartenente al "primo" dell'isola, chiamato Publio; questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza per tre giorni. 8Avvenne che il padre di Publio dovette mettersi a letto colpito da febbri e da dissenteria; Paolo l'andò a visitare e dopo aver pregato gli impose le mani e lo guarì. 9Dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie accorrevano e venivano sanati; 10ci colmarono di onori e al momento della partenza ci rifornirono di tutto il necessario. 11Dopo tre mesi salpammo su una nave di Alessandria che aveva svernato nell'isola, recante l'insegna dei Diòscuri. 12Approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni 13e di qui, costeggiando, giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l'indomani arrivammo a Pozzuoli. 14Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana. Partimmo quindi alla volta di Roma. 15I fratelli di là, avendo avuto notizie di noi, ci vennero incontro fino al Foro di Appio e alle Tre Taverne. Paolo, al vederli, rese grazie a Dio e prese coraggio. 16Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per suo conto con un soldato di guardia. 17Dopo tre giorni, egli convocò a sé i più in vista tra i Giudei e venuti che furono, disse loro: "Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo e contro le usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato in mano dei Romani. 18Questi, dopo avermi interrogato, volevano rilasciarmi, non avendo trovato in me alcuna colpa degna di morte. 19Ma continuando i Giudei ad opporsi, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere con questo muovere accuse contro il mio popolo. 20Ecco perché vi ho chiamati, per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della speranza d'Israele che io sono legato da questa catena". 21Essi gli risposero: "Noi non abbiamo ricevuto nessuna lettera sul tuo conto dalla Giudea né alcuno dei fratelli è venuto a riferire o a parlar male di te. 22Ci sembra bene tuttavia ascoltare da te quello che pensi; di questa setta infatti sappiamo che trova dovunque opposizione". 23E fissatogli un giorno, vennero in molti da lui nel suo alloggio; egli dal mattino alla sera espose loro accuratamente, rendendo la sua testimonianza, il regno di Dio, cercando di convincerli riguardo a Gesù, in base alla Legge di Mosè e ai Profeti. 24Alcuni aderirono alle cose da lui dette, ma altri non vollero credere 25e se ne andavano discordi tra loro, mentre Paolo diceva questa sola frase: "Ha detto bene lo Spirito Santo, per bocca del profeta Isaia, ai nostri padri: 26Va' da questo popolo e di' loro: Udrete con i vostri orecchi, ma non comprenderete; guarderete con i vostri occhi, ma non vedrete. 27Perché il cuore di questo popolo si è indurito: e hanno ascoltato di mala voglia con gli orecchi; hanno chiuso i loro occhi per non vedere con gli occhi non ascoltare con gli orecchi, non comprendere nel loro cuore e non convertirsi, perché io li risani. 28Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio viene ora rivolta ai pagani ed essi l'ascolteranno!". 29. 30Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a pigione e accoglieva tutti quelli che venivano a lui, 31annunziando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento. La Bibbia di Gerusalemme Nuovo Testamento Lettere di san Paolo Lettera ai Romani 1 1Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio, 2che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture, 3riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, 4costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore. 5Per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia dell'apostolato per ottenere l'obbedienza alla fede da parte di tutte le genti, a gloria del suo nome; 6e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo. 7A quanti sono in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. 8Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la fama della vostra fede si espande in tutto il mondo. 9Quel Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che io mi ricordo sempre di voi, 10chiedendo sempre nelle mie preghiere che per volontà di Dio mi si apra una strada per venire fino a voi. 11Ho infatti un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati, 12o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io. 13Non voglio pertanto che ignoriate, fratelli, che più volte mi sono proposto di venire fino a voi – ma finora ne sono stato impedito – per raccogliere qualche frutto anche tra voi, come tra gli altri Gentili. 14Poiché sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i dotti come verso gli ignoranti: 15sono quindi pronto, per quanto sta in me, a predicare il vangelo anche a voi di Roma. 16Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco. 17È in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante la fede. 18In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, 19poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. 20Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; 21essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. 22Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti 23e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. 24Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, 25poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. 26Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. 27Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento. 28E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, 29colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, 30maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, 31insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. 32E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa. 2 1Sei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose. 2Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità contro quelli che commettono tali cose. 3Pensi forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio? 4O ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? 5Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, 6il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere: 7la vita eterna a coloro che perseverando nelle opere di bene cercano gloria, onore e incorruttibilità; 8sdegno ed ira contro coloro che per ribellione resistono alla verità e obbediscono all'ingiustizia. 9Tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male, per il Giudeo prima e poi per il Greco; 10gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo prima e poi per il Greco, 11perché presso Dio non c'è parzialità. 12Tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno anche senza la legge; quanti invece hanno peccato sotto la legge, saranno giudicati con la legge. 13Perché non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati. 14Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi; 15essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono. 16Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo. 17Ora, se tu ti vanti di portare il nome di Giudeo e ti riposi sicuro sulla legge, e ti glori di Dio, 18del quale conosci la volontà e, istruito come sei dalla legge, sai discernere ciò che è meglio, 19e sei convinto di esser guida dei ciechi, luce di coloro che sono nelle tenebre, 20educatore degli ignoranti, maestro dei semplici, perché possiedi nella legge l'espressione della sapienza e della verità… 21ebbene, come mai tu, che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che predichi di non rubare, rubi? 22Tu che proibisci l'adulterio, sei adùltero? Tu che detesti gli idoli, ne derubi i templi? 23Tu che ti glori della legge, offendi Dio trasgredendo la legge? 24Infatti il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani, come sta scritto. 25La circoncisione è utile, sì, se osservi la legge; ma se trasgredisci la legge, con la tua circoncisione sei come uno non circonciso. 26Se dunque chi non è circonciso osserva le prescrizioni della legge, la sua non circoncisione non gli verrà forse contata come circoncisione? 27E così, chi non è circonciso fisicamente, ma osserva la legge, giudicherà te che, nonostante la lettera della legge e la circoncisione, sei un trasgressore della legge. 28Infatti, Giudeo non è chi appare tale all'esterno, e la circoncisione non è quella visibile nella carne; 29ma Giudeo è colui che lo è interiormente e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito e non nella lettera; la sua gloria non viene dagli uomini ma da Dio. 3 -1Qual è dunque la superiorità del Giudeo? O quale l'utilità della circoncisione? -2Grande, sotto ogni aspetto. Anzitutto perché a loro sono state affidate le rivelazioni di Dio. -3Che dunque? Se alcuni non hanno creduto, la loro incredulità può forse annullare la fedeltà di Dio? -4Impossibile! Resti invece fermo che Dio è verace e ogni uomo mentitore, come sta scritto: Perché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole e trionfi quando sei giudicato. -5Se però la nostra ingiustizia mette in risalto la giustizia di Dio, che diremo? Forse è ingiusto Dio quando riversa su di noi la sua ira? Parlo alla maniera umana. -6Impossibile! Altrimenti, come potrà Dio giudicare il mondo? -7Ma se per la mia menzogna la verità di Dio risplende per sua gloria, perché dunque sono ancora giudicato come peccatore? 8Perché non dovremmo fare il male affinché venga il bene, come alcuni – la cui condanna è ben giusta – ci calunniano, dicendo che noi lo affermiamo? 9Che dunque? Dobbiamo noi ritenerci superiori? Niente affatto! Abbiamo infatti dimostrato precedentemente che Giudei e Greci, tutti, sono sotto il dominio del peccato, 10come sta scritto: Non c'è nessun giusto, nemmeno uno, 11non c'è sapiente, non c'è chi cerchi Dio! 12Tutti hanno traviato e si son pervertiti; non c'è chi compia il bene, non ce n'è neppure uno. 13La loro gola è un sepolcro spalancato, tramano inganni con la loro lingua, veleno di serpenti è sotto le loro labbra, 14la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza. 15I loro piedi corrono a versare il sangue; 16strage e rovina è sul loro cammino 17e la via della pace non conoscono. 18Non c'è timore di Dio davanti ai loro occhi. 19Ora, noi sappiamo che tutto ciò che dice la legge lo dice per quelli che sono sotto la legge, perché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio. 20Infatti in virtù delle opere della legge nessun uomo sarà giustificato davanti a lui, perché per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato. 21Ora invece, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti; 22giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. E non c'è distinzione: 23tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, 24ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù. 25Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati, 26nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù. 27Dove sta dunque il vanto? Esso è stato escluso! Da quale legge? Da quella delle opere? No, ma dalla legge della fede. 28Noi riteniamo infatti che l'uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge. 29Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche dei pagani? Certo, anche dei pagani! 30Poiché non c'è che un solo Dio, il quale giustificherà per la fede i circoncisi, e per mezzo della fede anche i non circoncisi. 31Togliamo dunque ogni valore alla legge mediante la fede? Nient'affatto, anzi confermiamo la legge. 4 1Che diremo dunque di Abramo, nostro antenato secondo la carne? 2Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere, certo ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio. 3Ora, che cosa dice la Scrittura? Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia. 4A chi lavora, il salario non viene calcolato come un dono, ma come debito; 5a chi invece non lavora, ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia. 6Così anche Davide proclama beato l'uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere: 7Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate e i peccati sono stati ricoperti; 8beato l'uomo al quale il Signore non mette in conto il peccato! 9Orbene, questa beatitudine riguarda chi è circonciso o anche chi non è circonciso? Noi diciamo infatti che la fede fu accreditata ad Abramo come giustizia. 10Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso o quando non lo era? Non certo dopo la circoncisione, ma prima. 11Infatti egli ricevette il segno della circoncisione quale sigillo della giustizia derivante dalla fede che aveva già ottenuta quando non era ancora circonciso; questo perché fosse padre di tutti i non circoncisi che credono e perché anche a loro venisse accreditata la giustizia 12e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo hanno la circoncisione, ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione. 13Non infatti in virtù della legge fu data ad Abramo o alla sua discendenza la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede; 14poiché se diventassero eredi coloro che provengono dalla legge, sarebbe resa vana la fede e nulla la promessa. 15La legge infatti provoca l'ira; al contrario, dove non c'è legge, non c'è nemmeno trasgressione. 16Eredi quindi si diventa per la fede, perché ciò sia per grazia e così la promessa sia sicura per tutta la discendenza, non soltanto per quella che deriva dalla legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi. 17Infatti sta scritto: Ti ho costituito padre di molti popoli; è nostro padre davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all'esistenza le cose che ancora non esistono. 18Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. 19Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il seno di Sara. 20Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, 21pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. 22Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. 23E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato come giustizia, 24ma anche per noi, ai quali sarà egualmente accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, 25il quale è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione. 5 1Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; 2per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. 3E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata 4e la virtù provata la speranza. 5La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. 6Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. 7Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. 8Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. 9A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall'ira per mezzo di lui. 10Se infatti, quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. 11Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione. 12Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. 13Fino alla legge infatti c'era peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la legge, 14la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. 15Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini. 16E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione. 17Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. 18Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita. 19Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. 20La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, 21perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. 6 1Che diremo dunque? Continuiamo a restare nel peccato perché abbondi la grazia? 2È assurdo! Noi che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato? 3O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 4Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. 5Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. 6Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. 7Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato. 8Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, 9sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. 10Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. 11Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù. 12Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo mortale, sì da sottomettervi ai suoi desideri; 13non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio. 14Il peccato infatti non dominerà più su di voi poiché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia. 15Che dunque? Dobbiamo commettere peccati perché non siamo più sotto la legge, ma sotto la grazia? È assurdo! 16Non sapete voi che, se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale servite: sia del peccato che porta alla morte, sia dell'obbedienza che conduce alla giustizia? 17Rendiamo grazie a Dio, perché voi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quell'insegnamento che vi è stato trasmesso 18e così, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia. 19Parlo con esempi umani, a causa della debolezza della vostra carne. Come avete messo le vostre membra a servizio dell'impurità e dell'iniquità a pro dell'iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la vostra santificazione. 20Quando infatti eravate sotto la schiavitù del peccato, eravate liberi nei riguardi della giustizia. 21Ma quale frutto raccoglievate allora da cose di cui ora vi vergognate? Infatti il loro destino è la morte. 22Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna. 23Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore. 7 1O forse ignorate, fratelli – parlo a gente esperta di legge – che la legge ha potere sull'uomo solo per il tempo in cui egli vive? 2La donna sposata, infatti, è legata dalla legge al marito finché egli vive; ma se il marito muore, è libera dalla legge che la lega al marito. 3Essa sarà dunque chiamata adultera se, mentre vive il marito, passa a un altro uomo, ma se il marito muore, essa è libera dalla legge e non è più adultera se passa a un altro uomo. 4Alla stessa maniera, fratelli miei, anche voi, mediante il corpo di Cristo, siete stati messi a morte quanto alla legge, per appartenere ad un altro, cioè a colui che fu risuscitato dai morti, affinché noi portiamo frutti per Dio. 5Quando infatti eravamo nella carne, le passioni peccaminose, stimolate dalla legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte. 6Ora però siamo stati liberati dalla legge, essendo morti a ciò che ci teneva prigionieri, per servire nel regime nuovo dello Spirito e non nel regime vecchio della lettera. 7Che diremo dunque? Che la legge è peccato? No certamente! Però io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, né avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare. 8Prendendo pertanto occasione da questo comandamento, il peccato scatenò in me ogni sorta di desideri. Senza la legge infatti il peccato è morto 9e io un tempo vivevo senza la legge. Ma, sopraggiunto quel comandamento, il peccato ha preso vita 10e io sono morto; la legge, che doveva servire per la vita, è divenuta per me motivo di morte. 11Il peccato infatti, prendendo occasione dal comandamento, mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte. 12Così la legge è santa e santo e giusto e buono è il comandamento. 13Ciò che è bene è allora diventato morte per me? No davvero! È invece il peccato: esso per rivelarsi peccato mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene, perché il peccato apparisse oltre misura peccaminoso per mezzo del comandamento. 14Sappiamo infatti che la legge è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato. 15Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. 16Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; 17 quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 18Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; 19infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. 20Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 21Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. 22Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, 23ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. 24Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? 25Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato. 8 1Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. 2Poiché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. 3Infatti ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, 4perché la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo Spirito. 5Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. 6Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace. 7Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero. 8Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio. 9Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. 10E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. 11E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. 12Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; 13poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete. 14Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. 15E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abbà, Padre!". 16Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. 17E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. 18Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. 19La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; 20essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa – e nutre la speranza 21di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. 22Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; 23essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. 24Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? 25Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. 26Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; 27e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio. 28Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. 29Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati. 31Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? 33Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. 34Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? 35Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. 37Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. 38Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, 39né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore. 9 1Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: 2ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. 3Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. 4Essi sono Israeliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, 5i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen. 6Tuttavia la parola di Dio non è venuta meno. Infatti non tutti i discendenti di Israele sono Israele, 7né per il fatto di essere discendenza di Abramo sono tutti suoi figli. No, ma: in Isacco ti sarà data una discendenza, 8cioè: non sono considerati figli di Dio i figli della carne, ma come discendenza sono considerati solo i figli della promessa. 9Queste infatti sono le parole della promessa: Io verrò in questo tempo e Sara avrà un figlio. 10E non è tutto; c'è anche Rebecca che ebbe figli da un solo uomo, Isacco nostro padre: 11quando essi ancora non eran nati e nulla avevano fatto di bene o di male – perché rimanesse fermo il disegno divino fondato sull'elezione non in base alle opere, ma alla volontà di colui che chiama – 12le fu dichiarato: Il maggiore sarà sottomesso al minore, 13come sta scritto: Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù. 14Che diremo dunque? C'è forse ingiustizia da parte di Dio? No certamente! 15Egli infatti dice a Mosè: Userò misericordia con chi vorrò, e avrò pietà di chi vorrò averla. 16Quindi non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell'uomo, ma da Dio che usa misericordia. 17Dice infatti la Scrittura al faraone: Ti ho fatto sorgere per manifestare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato in tutta la terra. 18Dio quindi usa misericordia con chi vuole e indurisce chi vuole 19Mi potrai però dire: "Ma allora perché ancora rimprovera? Chi può infatti resistere al suo volere?". 20O uomo, tu chi sei per disputare con Dio? Oserà forse dire il vaso plasmato a colui che lo plasmò: "Perché mi hai fatto così?". 21Forse il vasaio non è padrone dell'argilla, per fare con la medesima pasta un vaso per uso nobile e uno per uso volgare? 22Se pertanto Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande pazienza vasi di collera, già pronti per la perdizione, 23e questo per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso vasi di misericordia, da lui predisposti alla gloria, 24cioè verso di noi, che egli ha chiamati non solo tra i Giudei ma anche tra i pagani, che potremmo dire? 25Esattamente come dice Osea: Chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo e mia diletta quella che non era la diletta. 26E avverrà che nel luogo stesso dove fu detto loro: "Voi non siete mio popolo", là saranno chiamati figli del Dio vivente. 27E quanto a Israele, Isaia esclama: Se anche il numero dei figli d'Israele fosse come la sabbia del mare, sarà salvato solo il resto; 28perché con pienezza e rapidità il Signore compirà la sua parola sopra la terra. 29E ancora secondo ciò che predisse Isaia: Se il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato una discendenza, saremmo divenuti come Sòdoma e resi simili a Gomorra. 30Che diremo dunque? Che i pagani, che non ricercavano la giustizia, hanno raggiunto la giustizia: la giustizia però che deriva dalla fede; 31mentre Israele, che ricercava una legge che gli desse la giustizia, non è giunto alla pratica della legge. 32E perché mai? Perché non la ricercava dalla fede, ma come se derivasse dalle opere. Hanno urtato così contro la pietra d'inciampo, 33come sta scritto: Ecco che io pongo in Sion una pietra di scandalo e un sasso d'inciampo; ma chi crede in lui non sarà deluso. 10 1Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera sale a Dio per la loro salvezza. 2Rendo infatti loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza; 3poiché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio. 4Ora, il termine della legge è Cristo, perché sia data la giustizia a chiunque crede. 5Mosè infatti descrive la giustizia che viene dalla legge così: L'uomo che la pratica vivrà per essa. 6Invece la giustizia che viene dalla fede parla così: Non dire nel tuo cuore: Chi salirà al cielo? Questo significa farne discendere Cristo; 7oppure: Chi discenderà nell'abisso? Questo significa far risalire Cristo dai morti. 8Che dice dunque? Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore: cioè la parola della fede che noi predichiamo. 9Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. 10Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. 11Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. 12Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l'invocano. 13Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. 14Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? 15E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene! 16Ma non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? 17La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo. 18Ora io dico: Non hanno forse udito? Tutt'altro: per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino ai confini del mondo le loro parole. 19E dico ancora: Forse Israele non ha compreso? Già per primo Mosè dice: Io vi renderò gelosi di un popolo che non è popolo; contro una nazione senza intelligenza susciterò il vostro sdegno. 20Isaia poi arriva fino ad affermare: Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato a quelli che non si rivolgevano a me, 21mentre di Israele dice: Tutto il giorno ho steso le mani verso un popolo disobbediente e ribelle! 11 1Io domando dunque: Dio avrebbe forse ripudiato il suo popolo? Impossibile! Anch'io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino. 2Dio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto fin da principio. O non sapete forse ciò che dice la Scrittura, nel passo in cui Elia ricorre a Dio contro Israele? 3Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno rovesciato i tuoi altari e io sono rimasto solo e ora vogliono la mia vita. 4Cosa gli risponde però la voce divina? Mi sono riservato settemila uomini, quelli che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal. 5Così anche al presente c'è un resto, conforme a un'elezione per grazia. 6E se lo è per grazia, non lo è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia. 7Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti; gli altri sono stati induriti, 8come sta scritto: Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchi per non sentire, fino al giorno d'oggi. 9E Davide dice: Diventi la lor mensa un laccio, un tranello e un inciampo e serva loro di giusto castigo! 10Siano oscurati i loro occhi sì da non vedere, e fa' loro curvare la schiena per sempre! 11Ora io domando: Forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta ai pagani, per suscitare la loro gelosia. 12Se pertanto la loro caduta è stata ricchezza del mondo e il loro fallimento ricchezza dei pagani, che cosa non sarà la loro partecipazione totale! 13Pertanto, ecco che cosa dico a voi, Gentili: come apostolo dei Gentili, io faccio onore al mio ministero, 14nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. 15Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione, se non una risurrezione dai morti? 16Se le primizie sono sante, lo sarà anche tutta la pasta; se è santa la radice, lo saranno anche i rami. 17Se però alcuni rami sono stati tagliati e tu, essendo oleastro, sei stato innestato al loro posto, diventando così partecipe della radice e della linfa dell'olivo, 18non menar tanto vanto contro i rami! Se ti vuoi proprio vantare, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te. 19Dirai certamente: Ma i rami sono stati tagliati perché vi fossi innestato io! 20Bene; essi però sono stati tagliati a causa dell'infedeltà, mentre tu resti lì in ragione della fede. Non montare dunque in superbia, ma temi! 21Se infatti Dio non ha risparmiato quelli che erano rami naturali, tanto meno risparmierà te! 22Considera dunque la bontà e la severità di Dio: severità verso quelli che sono caduti; bontà di Dio invece verso di te, a condizione però che tu sia fedele a questa bontà. Altrimenti anche tu verrai reciso. 23Quanto a loro, se non persevereranno nell'infedeltà, saranno anch'essi innestati; Dio infatti ha la potenza di innestarli di nuovo! 24Se tu infatti sei stato reciso dall'oleastro che eri secondo la tua natura e contro natura sei stato innestato su un olivo buono, quanto più essi, che sono della medesima natura, potranno venire di nuovo innestati sul proprio olivo! 25Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. 26Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto: Da Sion uscirà il liberatore, egli toglierà le empietà da Giacobbe. 27Sarà questa la mia alleanza con loro quando distruggerò i loro peccati. 28Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati, a causa dei padri, 29perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! 30Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia per la loro disobbedienza, 31così anch'essi ora sono diventati disobbedienti in vista della misericordia usata verso di voi, perché anch'essi ottengano misericordia. 32Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia! 33O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! 34Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? 35O chi gli ha dato qualcosa per primo, sì che abbia a riceverne il contraccambio? 36Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen. 12 1Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. 2Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. 3Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. 4Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, 5così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri. 6Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; 7chi ha un ministero attenda al ministero; chi l'insegnamento, all'insegnamento; 8chi l'esortazione, all'esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. 9La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; 10amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. 11Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. 12Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, 13solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità. 14Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. 15Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. 16Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi. 17Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. 18Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti. 19Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all'ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore. 20Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. 21Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male. 13 1Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c'è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. 2Quindi chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna. 3I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver da temere l'autorità? Fa' il bene e ne avrai lode, 4poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male. 5Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. 6Per questo dunque dovete pagare i tributi, perché quelli che sono dediti a questo compito sono funzionari di Dio. 7Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo, il tributo; a chi le tasse le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto, il rispetto. 8Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. 9Infatti il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. 10L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore. 11Questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti. 12La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. 13Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. 14Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri. 14 1Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. 2Uno crede di poter mangiare di tutto, l'altro invece, che è debole, mangia solo legumi. 3Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto. 4Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare. 5C'è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali. 6Chi si preoccupa del giorno, se ne preoccupa per il Signore; chi mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; anche chi non mangia, se ne astiene per il Signore e rende grazie a Dio. 7Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, 8perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. 9Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi. 10Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio, 11poiché sta scritto: Come è vero che io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua renderà gloria a Dio. 12Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso. 13Cessiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al fratello. 14Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo. 15Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità. Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto! 16Non divenga motivo di biasimo il bene di cui godete! 17Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: 18chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini. 19Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole. 20Non distruggere l'opera di Dio per una questione di cibo! Tutto è mondo, d'accordo; ma è male per un uomo mangiare dando scandalo. 21Perciò è bene non mangiare carne, né bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa scandalizzarsi. 22La fede che possiedi, conservala per te stesso davanti a Dio. Beato chi non si condanna per ciò che egli approva. 23Ma chi è nel dubbio, mangiando si condanna, perché non agisce per fede; tutto quello, infatti, che non viene dalla fede è peccato. 15 1Noi che siamo i forti abbiamo il dovere di sopportare l'infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi. 2Ciascuno di noi cerchi di compiacere il prossimo nel bene, per edificarlo. 3Cristo infatti non cercò di piacere a se stesso, ma come sta scritto: gli insulti di coloro che ti insultano sono caduti sopra di me. 4Ora, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza. 5E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù, 6perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. 7Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. 8Dico infatti che Cristo si è fatto servitore dei circoncisi in favore della veracità di Dio, per compiere le promesse dei padri; 9le nazioni pagane invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto: Per questo ti celebrerò tra le nazioni pagane, e canterò inni al tuo nome. 10E ancora: Rallegratevi, o nazioni, insieme al suo popolo. 11E di nuovo: Lodate, nazioni tutte, il Signore; i popoli tutti lo esaltino. 12E a sua volta Isaia dice: Spunterà il rampollo di Iesse, colui che sorgerà a giudicare le nazioni: in lui le nazioni spereranno. 13Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo. 14Fratelli miei, sono anch'io convinto, per quel che vi riguarda, che voi pure siete pieni di bontà, colmi di ogni conoscenza e capaci di correggervi l'un l'altro. 15Tuttavia vi ho scritto con un po' di audacia, in qualche parte, come per ricordarvi quello che già sapete, a causa della grazia che mi è stata concessa da parte di Dio 16di essere un ministro di Gesù Cristo tra i pagani, esercitando l'ufficio sacro del vangelo di Dio perché i pagani divengano una oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo. 17Questo è in realtà il mio vanto in Gesù Cristo di fronte a Dio; 18non oserei infatti parlare di ciò che Cristo non avesse operato per mezzo mio per condurre i pagani all'obbedienza, con parole e opere, 19con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito. Così da Gerusalemme e dintorni fino all'Illiria, ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo. 20Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui, 21ma come sta scritto: Lo vedranno coloro ai quali non era stato annunziato e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno. 22Per questo appunto fui impedito più volte di venire da voi. 23Ora però, non trovando più un campo d'azione in queste regioni e avendo già da parecchi anni un vivo desiderio di venire da voi, 24quando andrò in Spagna spero, passando, di vedervi, e di esser da voi aiutato per recarmi in quella regione, dopo avere goduto un poco della vostra presenza. 25Per il momento vado a Gerusalemme, a rendere un servizio a quella comunità; 26la Macedonia e l'Acaia infatti hanno voluto fare una colletta a favore dei poveri che sono nella comunità di Gerusalemme. 27L'hanno voluto perché sono ad essi debitori: infatti, avendo i pagani partecipato ai loro beni spirituali, sono in debito di rendere un servizio sacro nelle loro necessità materiali. 28Fatto questo e presentato ufficialmente ad essi questo frutto, andrò in Spagna passando da voi. 29E so che, giungendo presso di voi, verrò con la pienezza della benedizione di Cristo. 30Vi esorto perciò, fratelli, per il Signore nostro Gesù Cristo e l'amore dello Spirito, a lottare con me nelle preghiere che rivolgete per me a Dio, 31perché io sia liberato dagli infedeli della Giudea e il mio servizio a Gerusalemme torni gradito a quella comunità, 32sicché io possa venire da voi nella gioia, se così vuole Dio, e riposarmi in mezzo a voi. Il Dio della pace sia con tutti voi. Amen. 16 1Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre: 2ricevetela nel Signore, come si conviene ai credenti, e assistetela in qualunque cosa abbia bisogno; anch'essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso. 3Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù; per salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa, 4e ad essi non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese dei Gentili; 5salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa. Salutate il mio caro Epèneto, primizia dell'Asia per Cristo. 6Salutate Maria, che ha faticato molto per voi. 7Salutate Andronìco e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia; sono degli apostoli insigni che erano in Cristo già prima di me. 8Salutate Ampliato, mio diletto nel Signore. 9Salutate Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio caro Stachi. 10Salutate Apelle che ha dato buona prova in Cristo. Salutate i familiari di Aristòbulo. 11Salutate Erodione, mio parente. Salutate quelli della casa di Narcìso che sono nel Signore. 12Salutate Trifèna e Trifòsa che hanno lavorato per il Signore. Salutate la carissima Pèrside che ha lavorato per il Signore. 13Salutate Rufo, questo eletto nel Signore, e la madre sua che è anche mia. 14Salutate Asìncrito, Flegónte, Erme, Pàtroba, Erma e i fratelli che sono con loro. 15Salutate Filòlogo e Giulia, Nèreo e sua sorella e Olimpas e tutti i credenti che sono con loro. 16Salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo. Vi salutano tutte le chiese di Cristo. 17Mi raccomando poi, fratelli, di ben guardarvi da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso: tenetevi lontani da loro. 18Costoro, infatti, non servono Cristo nostro Signore, ma il proprio ventre e con un parlare solenne e lusinghiero ingannano il cuore dei semplici. 19La fama della vostra obbedienza è giunta dovunque; mentre quindi mi rallegro di voi, voglio che siate saggi nel bene e immuni dal male. 20Il Dio della pace stritolerà ben presto satana sotto i vostri piedi. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi. 21Vi saluta Timòteo mio collaboratore, e con lui Lucio, Giàsone, Sosìpatro, miei parenti. 22Vi saluto nel Signore anch'io, Terzo, che ho scritto la lettera. 23Vi saluta Gaio, che ospita me e tutta la comunità. Vi salutano Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto. 25A colui che ha il potere di confermarvi secondo il vangelo che io annunzio e il messaggio di Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni, 26ma rivelato ora e annunziato mediante le scritture profetiche, per ordine dell'eterno Dio, a tutte le genti perché obbediscano alla fede, 27a Dio che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli dei secoli. Amen. Prima lettera ai Corinzi 1 1Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, 2alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: 3grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo. 4Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, 5perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza. 6La testimonianza di Cristo si è infatti stabilita tra voi così saldamente, 7che nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. 8Egli vi confermerà sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo: 9fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro! 10Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti. 11Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi. 12Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: "Io sono di Paolo", "Io invece sono di Apollo", "E io di Cefa", "E io di Cristo!". 13Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 14Ringrazio Dio di non aver battezzato nessuno di voi, se non Crispo e Gaio, 15perché nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio nome. 16Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di Stefana, ma degli altri non so se abbia battezzato alcuno. 17Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. 18La parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. 19Sta scritto infatti: Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l'intelligenza degli intelligenti. 20Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? 21Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. 22E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, 23noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; 24ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. 25Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. 26Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. 27Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, 28Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, 29perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. 30Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, 31perché, come sta scritto: Chi si vanta si vanti nel Signore. 2 1Anch'io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. 2Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. 3Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; 4e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, 5perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. 6Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; 7parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. 8Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. 9Sta scritto infatti: Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano. 10Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. 11Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. 12Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato. 13Di queste cose noi parliamo, non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. 14L'uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. 15L'uomo spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno. 16Chi infatti ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo dirigere? Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo. 3 1Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo. 2Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo siete; 3perché siete ancora carnali: dal momento che c'è tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera tutta umana? 4Quando uno dice: "Io sono di Paolo", e un altro: "Io sono di Apollo", non vi dimostrate semplicemente uomini? 5Ma che cosa è mai Apollo? Cosa è Paolo? Ministri attraverso i quali siete venuti alla fede e ciascuno secondo che il Signore gli ha concesso. 6Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. 7Ora né chi pianta, né chi irrìga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. 8Non c'è differenza tra chi pianta e chi irrìga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. 9Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio. 10Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. 11Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. 12E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, 13l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. 14Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; 15ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco. 16Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 17Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. 18Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; 19perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: Egli prende i sapienti per mezzo della loro astuzia. 20E ancora: Il Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani. 21Quindi nessuno ponga la sua gloria negli uomini, perché tutto è vostro: 22Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! 23Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. 4 1Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. 2Ora, quanto si richiede negli amministratori è che ognuno risulti fedele. 3A me però, poco importa di venir giudicato da voi o da un consesso umano; anzi, io neppure giudico me stesso, 4perché anche se non sono consapevole di colpa alcuna non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore! 5Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio. 6Queste cose, fratelli, le ho applicate a modo di esempio a me e ad Apollo per vostro profitto perché impariate nelle nostre persone a stare a ciò che è scritto e non vi gonfiate d'orgoglio a favore di uno contro un altro. 7Chi dunque ti ha dato questo privilegio? Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché te ne vanti come non l'avessi ricevuto? 8Già siete sazi, già siete diventati ricchi; senza di noi già siete diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi. 9Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. 10Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. 11Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, 12ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; 13calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi. 14Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. 15Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo. 16Vi esorto dunque, fatevi miei imitatori! 17Per questo appunto vi ho mandato Timòteo, mio figlio diletto e fedele nel Signore: egli vi richiamerà alla memoria le vie che vi ho indicato in Cristo, come insegno dappertutto in ogni Chiesa. 18Come se io non dovessi più venire da voi, alcuni hanno preso a gonfiarsi d'orgoglio. 19Ma verrò presto, se piacerà al Signore, e mi renderò conto allora non già delle parole di quelli, gonfi di orgoglio, ma di ciò che veramente sanno fare, 20perché il regno di Dio non consiste in parole, ma in potenza. 21Che volete? Debbo venire a voi con il bastone, o con amore e con spirito di dolcezza? 5 1Si sente da per tutto parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. 2E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti, in modo che si tolga di mezzo a voi chi ha compiuto una tale azione! 3Orbene, io, assente col corpo ma presente con lo spirito, ho già giudicato come se fossi presente colui che ha compiuto tale azione: 4nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati insieme voi e il mio spirito, con il potere del Signore nostro Gesù, 5questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore. 6Non è una bella cosa il vostro vanto. Non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta? 7Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! 8Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità. 9Vi ho scritto nella lettera precedente di non mescolarvi con gli impudichi. 10Non mi riferivo però agli impudichi di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolàtri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! 11Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolàtra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme. 12Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? 13Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi! 6 1V'è tra voi chi, avendo una questione con un altro, osa farsi giudicare dagli ingiusti anziché dai santi? 2O non sapete che i santi giudicheranno il mondo? E se è da voi che verrà giudicato il mondo, siete dunque indegni di giudizi di minima importanza? 3Non sapete che giudicheremo gli angeli? Quanto più le cose di questa vita! 4Se dunque avete liti per cose di questo mondo, voi prendete a giudici gente senza autorità nella Chiesa? 5Lo dico per vostra vergogna! Cosicché non vi sarebbe proprio nessuna persona saggia tra di voi che possa far da arbitro tra fratello e fratello? 6No, anzi, un fratello viene chiamato in giudizio dal fratello e per di più davanti a infedeli! 7E dire che è già per voi una sconfitta avere liti vicendevoli! Perché non subire piuttosto l'ingiustizia? Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi appartiene? 8Siete voi invece che commettete ingiustizia e rubate, e ciò ai fratelli! 9O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, 10né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio. 11E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio! 12"Tutto mi è lecito!". Ma non tutto giova. "Tutto mi è lecito!". Ma io non mi lascerò dominare da nulla. 13"I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!". Ma Dio distruggerà questo e quelli; il corpo poi non è per l'impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. 14Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. 15Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! 16O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è detto, un corpo solo. 17Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. 18Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo. 19O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? 20Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo! 7 1Quanto poi alle cose di cui mi avete scritto, è cosa buona per l'uomo non toccare donna; 2tuttavia, per il pericolo dell'incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito. 3Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito. 4La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie. 5Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perché satana non vi tenti nei momenti di passione. 6Questo però vi dico per concessione, non per comando. 7Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro. 8Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; 9ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere. 10Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito – 11e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito – e il marito non ripudi la moglie. 12Agli altri dico io, non il Signore: se un nostro fratello ha la moglie non credente e questa consente a rimanere con lui, non la ripudi; 13e una donna che abbia il marito non credente, se questi consente a rimanere con lei, non lo ripudi: 14perché il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre invece sono santi. 15Ma se il non credente vuol separarsi, si separi; in queste circostanze il fratello o la sorella non sono soggetti a servitù; Dio vi ha chiamati alla pace! 16E che sai tu, donna, se salverai il marito? O che ne sai tu, uomo, se salverai la moglie? 17Fuori di questi casi, ciascuno continui a vivere secondo la condizione che gli ha assegnato il Signore, così come Dio lo ha chiamato; così dispongo in tutte le chiese. 18Qualcuno è stato chiamato quando era circonciso? Non lo nasconda! È stato chiamato quando non era ancora circonciso? Non si faccia circoncidere! 19La circoncisione non conta nulla, e la non circoncisione non conta nulla; conta invece l'osservanza dei comandamenti di Dio. 20Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato. 21Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare; ma anche se puoi diventare libero, profitta piuttosto della tua condizione! 22Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore, è un liberto affrancato del Signore! Similmente chi è stato chiamato da libero, è schiavo di Cristo. 23Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini! 24Ciascuno, fratelli, rimanga davanti a Dio in quella condizione in cui era quando è stato chiamato. 25Quanto alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia. 26Penso dunque che sia bene per l'uomo, a causa della presente necessità, di rimanere così. 27Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei sciolto da donna? Non andare a cercarla. 28Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella carne, e io vorrei risparmiarvele. 29Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero; 30coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; 31quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo! 32Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; 33chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, 34e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. 35Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni. 36Se però qualcuno ritiene di non regolarsi convenientemente nei riguardi della sua vergine, qualora essa sia oltre il fiore dell'età, e conviene che accada così, faccia ciò che vuole: non pecca. Si sposino pure! 37Chi invece è fermamente deciso in cuor suo, non avendo nessuna necessità, ma è arbitro della propria volontà, ed ha deliberato in cuor suo di conservare la sua vergine, fa bene. 38In conclusione, colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio. 39La moglie è vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito muore è libera di sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore. 40Ma se rimane così, a mio parere è meglio; credo infatti di avere anch'io lo Spirito di Dio. 8 1Quanto poi alle carni immolate agli idoli, sappiamo di averne tutti scienza. 2Ma la scienza gonfia, mentre la carità edifica. Se alcuno crede di sapere qualche cosa, non ha ancora imparato come bisogna sapere. 3Chi invece ama Dio, è da lui conosciuto. 4Quanto dunque al mangiare le carni immolate agli idoli, noi sappiamo che non esiste alcun idolo al mondo e che non c'è che un Dio solo. 5E in realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel cielo sia sulla terra, e difatti ci sono molti dèi e molti signori, 6per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui. 7Ma non tutti hanno questa scienza; alcuni, per la consuetudine avuta fino al presente con gli idoli, mangiano le carni come se fossero davvero immolate agli idoli, e così la loro coscienza, debole com'è, resta contaminata. 8Non sarà certo un alimento ad avvicinarci a Dio; né, se non ne mangiamo, veniamo a mancare di qualche cosa, né mangiandone ne abbiamo un vantaggio. 9Badate però che questa vostra libertà non divenga occasione di caduta per i deboli. 10Se uno infatti vede te, che hai la scienza, stare a convito in un tempio di idoli, la coscienza di quest'uomo debole non sarà forse spinta a mangiare le carni immolate agli idoli? 11Ed ecco, per la tua scienza, va in rovina il debole, un fratello per il quale Cristo è morto! 12Peccando così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo. 13Per questo, se un cibo scandalizza il mio fratello, non mangerò mai più carne, per non dare scandalo al mio fratello. 9 1Non sono forse libero, io? Non sono un apostolo? Non ho veduto Gesù, Signore nostro? E non siete voi la mia opera nel Signore? 2Anche se per altri non sono apostolo, per voi almeno lo sono; voi siete il sigillo del mio apostolato nel Signore. 3Questa è la mia difesa contro quelli che mi accusano. 4Non abbiamo forse noi il diritto di mangiare e di bere? 5Non abbiamo il diritto di portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa? 6Ovvero solo io e Bàrnaba non abbiamo il diritto di non lavorare? 7E chi mai presta servizio militare a proprie spese? Chi pianta una vigna senza mangiarne il frutto? O chi fa pascolare un gregge senza cibarsi del latte del gregge? 8Io non dico questo da un punto di vista umano; è la Legge che dice così. 9Sta scritto infatti nella legge di Mosè: Non metterai la museruola al bue che trebbia. Forse Dio si dà pensiero dei buoi? 10Oppure lo dice proprio per noi? Certamente fu scritto per noi. Poiché colui che ara deve arare nella speranza di avere la sua parte, come il trebbiatore trebbiare nella stessa speranza. 11Se noi abbiamo seminato in voi le cose spirituali, è forse gran cosa se raccoglieremo beni materiali? 12Se gli altri hanno tale diritto su di voi, non l'avremmo noi di più? Noi però non abbiamo voluto servirci di questo diritto, ma tutto sopportiamo per non recare intralcio al vangelo di Cristo. 13Non sapete che coloro che celebrano il culto traggono il vitto dal culto, e coloro che attendono all'altare hanno parte dell'altare? 14Così anche il Signore ha disposto che quelli che annunziano il vangelo vivano del vangelo. 15Ma io non mi sono avvalso di nessuno di questi diritti, né ve ne scrivo perché ci si regoli in tal modo con me; preferirei piuttosto morire. Nessuno mi toglierà questo vanto! 16Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo! 17Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. 18Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il vangelo senza usare del diritto conferitomi dal vangelo. 19Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: 20mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei; con coloro che sono sotto la legge sono diventato come uno che è sotto la legge, pur non essendo sotto la legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la legge. 21Con coloro che non hanno legge sono diventato come uno che è senza legge, pur non essendo senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo, per guadagnare coloro che sono senza legge. 22Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. 23Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro. 24Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! 25Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. 26Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l'aria, 27anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato. 10 1Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, 2tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, 3tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, 4tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. 5Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto. 6Ora ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono. 7Non diventate idolàtri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: Il popolo sedette a mangiare e a bere e poi si alzò per divertirsi. 8Non abbandoniamoci alla fornicazione, come vi si abbandonarono alcuni di essi e ne caddero in un solo giorno ventitremila. 9Non mettiamo alla prova il Signore, come fecero alcuni di essi, e caddero vittime dei serpenti. 10Non mormorate, come mormorarono alcuni di essi, e caddero vittime dello sterminatore. 11Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. 12Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere. 13Nessuna tentazione vi ha finora sorpresi se non umana; infatti Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla. 14Perciò, o miei cari, fuggite l'idolatria. 15Parlo come a persone intelligenti; giudicate voi stessi quello che dico: 16il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? 17Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane. 18Guardate Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l'altare? 19Che cosa dunque intendo dire? Che la carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è qualche cosa? 20No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni; 21non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni. 22O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui? 23"Tutto è lecito!". Ma non tutto è utile! "Tutto è lecito!". Ma non tutto edifica. 24Nessuno cerchi l'utile proprio, ma quello altrui. 25Tutto ciò che è in vendita sul mercato, mangiatelo pure senza indagare per motivo di coscienza, 26perché del Signore è la terra e tutto ciò che essa contiene. 27Se qualcuno non credente vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza. 28Ma se qualcuno vi dicesse: "È carne immolata in sacrificio", astenetevi dal mangiarne, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivo di coscienza; 29della coscienza, dico, non tua, ma dell'altro. Per qual motivo, infatti, questa mia libertà dovrebbe esser sottoposta al giudizio della coscienza altrui? 30Se io con rendimento di grazie partecipo alla mensa, perché dovrei essere biasimato per quello di cui rendo grazie? 31Sia dunque che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. 32Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; 33così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare l'utile mio ma quello di molti, perché giungano alla salvezza. 11 1Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo. 2Vi lodo poi perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. 3Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio. 4Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. 5Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. 6Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra. 7L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. 8E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; 9né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo. 10Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli. 11Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo è senza la donna; 12come infatti la donna deriva dall'uomo, così l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio. 13Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto? 14Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, 15mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo. 16Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio. 17E mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio. 18Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. 19È necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi. 20Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. 21Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco. 22Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo! 23Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane 24e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". 25Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me". 26Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. 27Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. 28Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; 29perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. 30È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. 31Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; 32quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo. 33Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. 34E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta. 12 1Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio che restiate nell'ignoranza. 2Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare verso gli idoli muti secondo l'impulso del momento. 3Ebbene, io vi dichiaro: come nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio può dire "Gesù è anàtema", così nessuno può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo. 4Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: 8a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; 9a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; 10a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue. 11Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. 12Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. 13E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. 14Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. 15Se il piede dicesse: "Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. 16E se l'orecchio dicesse: "Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. 17Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato? 18Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. 19Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? 20Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. 21Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; né la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi". 22Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; 23e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, 24mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, 25perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. 26Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. 27Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. 28Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue. 29Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli? 30Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? 31Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte. 13 1Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. 2E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. 3E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. 4La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, 5non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. 7Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 8La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. 9La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. 10Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. 12Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. 13Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità! 14 1Ricercate la carità. Aspirate pure anche ai doni dello Spirito, soprattutto alla profezia. 2Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacché nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose misteriose. 3Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto. 4Chi parla con il dono delle lingue edifica se stesso, chi profetizza edifica l'assemblea. 5Vorrei vedervi tutti parlare con il dono delle lingue, ma preferisco che abbiate il dono della profezia; in realtà è più grande colui che profetizza di colui che parla con il dono delle lingue, a meno che egli anche non interpreti, perché l'assemblea ne riceva edificazione. 6E ora, fratelli, supponiamo che io venga da voi parlando con il dono delle lingue; in che cosa potrei esservi utile, se non vi parlassi in rivelazione o in scienza o in profezia o in dottrina? 7È quanto accade per gli oggetti inanimati che emettono un suono, come il flauto o la cetra; se non si distinguono con chiarezza i suoni, come si potrà distinguere ciò che si suona col flauto da ciò che si suona con la cetra? 8E se la tromba emette un suono confuso, chi si preparerà al combattimento? 9Così anche voi, se non pronunziate parole chiare con la lingua, come si potrà comprendere ciò che andate dicendo? Parlerete al vento! 10Nel mondo vi sono chissà quante varietà di lingue e nulla è senza un proprio linguaggio; 11ma se io non conosco il valore del suono, sono come uno straniero per colui che mi parla, e chi mi parla sarà uno straniero per me. 12Quindi anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di averne in abbondanza, per l'edificazione della comunità. 13Perciò chi parla con il dono delle lingue, preghi di poterle interpretare. 14Quando infatti prego con il dono delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia intelligenza rimane senza frutto. 15Che fare dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza; canterò con lo spirito, ma canterò anche con l'intelligenza. 16Altrimenti se tu benedici soltanto con lo spirito, colui che assiste come non iniziato come potrebbe dire l'Amen al tuo ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici? 17Tu puoi fare un bel ringraziamento, ma l'altro non viene edificato. 18Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi; 19ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue. 20Fratelli, non comportatevi da bambini nei giudizi; siate come bambini quanto a malizia, ma uomini maturi quanto ai giudizi. 21Sta scritto nella Legge: Parlerò a questo popolo in altre lingue e con labbra di stranieri, ma neanche così mi ascolteranno, dice il Signore. 22Quindi le lingue non sono un segno per i credenti ma per i non credenti, mentre la profezia non è per i non credenti ma per i credenti. 23Se, per esempio, quando si raduna tutta la comunità, tutti parlassero con il dono delle lingue e sopraggiungessero dei non iniziati o non credenti, non direbbero forse che siete pazzi? 24Se invece tutti profetassero e sopraggiungesse qualche non credente o un non iniziato, verrebbe convinto del suo errore da tutti, giudicato da tutti; 25sarebbero manifestati i segreti del suo cuore, e così prostrandosi a terra adorerebbe Dio, proclamando che veramente Dio è fra voi. 26Che fare dunque, fratelli? Quando vi radunate ognuno può avere un salmo, un insegnamento, una rivelazione, un discorso in lingue, il dono di interpretarle. Ma tutto si faccia per l'edificazione.27Quando si parla con il dono delle lingue, siano in due o al massimo in tre a parlare, e per ordine; uno poi faccia da interprete. 28Se non vi è chi interpreta, ciascuno di essi taccia nell'assemblea e parli solo a se stesso e a Dio. 29I profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino. 30Se uno di quelli che sono seduti riceve una rivelazione, il primo taccia: 31tutti infatti potete profetare, uno alla volta, perché tutti possano imparare ed essere esortati. 32Ma le ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti, 33perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace. 34Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. 35Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea. 36Forse la parola di Dio è partita da voi? O è giunta soltanto a voi? 37Chi ritiene di essere profeta o dotato di doni dello Spirito, deve riconoscere che quanto scrivo è comando del Signore; 38se qualcuno non lo riconosce, neppure lui è riconosciuto. 39Dunque, fratelli miei, aspirate alla profezia e, quanto al parlare con il dono delle lingue, non impeditelo. 40Ma tutto avvenga decorosamente e con ordine. 15 1Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, 2e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! 3Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, 4fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, 5e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. 6In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. 7Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. 8Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. 9Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. 10Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. 11Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto. 12Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? 13Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! 14Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. 15Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. 16Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; 17ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. 18E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. 19Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. 20Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. 21Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; 22e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. 23Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; 24poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. 25Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. 26L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, 27perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. 28E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti. 29Altrimenti, che cosa farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro? 30E perché noi ci esponiamo al pericolo continuamente? 31Ogni giorno io affronto la morte, come è vero che voi siete il mio vanto, fratelli, in Cristo Gesù nostro Signore! 32Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Èfeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo. 33Non lasciatevi ingannare: "Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi". 34Ritornate in voi, come conviene, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna. 35Ma qualcuno dirà: "Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?". 36Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; 37e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere. 38E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo. 39Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci. 40Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri. 41Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un'altra nello splendore. 42Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; 43si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; 44si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale. Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che 45il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. 46Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. 47Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. 48Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. 49E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste. 50Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità. 51Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, 52in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. 53È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. 54Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. 55Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? 56Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge. 57Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! 58Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore. 16 1Quanto poi alla colletta in favore dei fratelli, fate anche voi come ho ordinato alle Chiese della Galazia. 2Ogni primo giorno della settimana ciascuno metta da parte ciò che gli è riuscito di risparmiare, perché non si facciano le collette proprio quando verrò io. 3Quando poi giungerò, manderò con una mia lettera quelli che voi avrete scelto per portare il dono della vostra liberalità a Gerusalemme. 4E se converrà che vada anch'io, essi partiranno con me. 5Verrò da voi dopo aver attraversato la Macedonia, poiché la Macedonia intendo solo attraversarla; 6ma forse mi fermerò da voi o anche passerò l'inverno, perché siate voi a predisporre il necessario per dove andrò. 7Non voglio vedervi solo di passaggio, ma spero di trascorrere un po' di tempo con voi, se il Signore lo permetterà. 8Mi fermerò tuttavia a Èfeso fino a Pentecoste, 9perché mi si è aperta una porta grande e propizia, anche se gli avversari sono molti. 10Quando verrà Timòteo, fate che non si trovi in soggezione presso di voi, giacché anche lui lavora come me per l'opera del Signore. 11Nessuno dunque gli manchi di riguardo; al contrario, accomiatatelo in pace, perché ritorni presso di me: io lo aspetto con i fratelli. 12Quanto poi al fratello Apollo, l'ho pregato vivamente di venire da voi con i fratelli, ma non ha voluto assolutamente saperne di partire ora; verrà tuttavia quando gli si presenterà l'occasione. 13Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi da uomini, siate forti. 14Tutto si faccia tra voi nella carità. 15Una raccomandazione ancora, o fratelli: conoscete la famiglia di Stefana, che è primizia dell'Acaia; hanno dedicato se stessi a servizio dei fedeli; 16siate anche voi deferenti verso di loro e verso quanti collaborano e si affaticano con loro. 17Io mi rallegro della visita di Stefana, di Fortunato e di Acàico, i quali hanno supplito alla vostra assenza; 18essi hanno allietato il mio spirito e allieteranno anche il vostro. Sappiate apprezzare siffatte persone. 19Le comunità dell'Asia vi salutano. Vi salutano molto nel Signore Àquila e Prisca, con la comunità che si raduna nella loro casa. 20Vi salutano i fratelli tutti. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. 21Il saluto è di mia mano, di Paolo. 22Se qualcuno non ama il Signore sia anàtema. Maranà tha: vieni, o Signore! 23La grazia del Signore Gesù sia con voi. 24Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù! Seconda lettera ai Corinzi 1 1Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, alla chiesa di Dio che è in Corinto e a tutti i santi dell'intera Acaia: 2grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo. 3Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, 4il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio. 5Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. 6Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale si dimostra nel sopportare con forza le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo. 7La nostra speranza nei vostri riguardi è ben salda, convinti che come siete partecipi delle sofferenze così lo siete anche della consolazione. 8Non vogliamo infatti che ignoriate, fratelli, come la tribolazione che ci è capitata in Asia ci ha colpiti oltre misura, al di là delle nostre forze, sì da dubitare anche della vita. 9Abbiamo addirittura ricevuto su di noi la sentenza di morte per imparare a non riporre fiducia in noi stessi, ma nel Dio che risuscita i morti. 10 Da quella morte però egli ci ha liberato e ci libererà, per la speranza che abbiamo riposto in lui, che ci libererà ancora, 11grazie alla vostra cooperazione nella preghiera per noi, affinché, per il favore divino ottenutoci da molte persone, siano rese grazie per noi da parte di molti. 12Questo infatti è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza di esserci comportati nel mondo, e particolarmente verso di voi, con la santità e sincerità che vengono da Dio, non con la sapienza della carne ma con la grazia di Dio. 13 Non vi scriviamo in maniera diversa da quello che potete leggere o comprendere; spero che comprenderete sino alla fine, 14come ci avete già compresi in parte, che noi siamo il vostro vanto, come voi sarete il nostro, nel giorno del Signore nostro Gesù. 15Con questa convinzione avevo deciso in un primo tempo di venire da voi, perché riceveste una seconda grazia, 16e da voi passare in Macedonia, per ritornare nuovamente dalla Macedonia in mezzo a voi ed avere da voi il commiato per la Giudea. 17Forse in questo progetto mi sono comportato con leggerezza? O quello che decido lo decido secondo la carne, in maniera da dire allo stesso tempo "sì, sì" e "no, no"? 18Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è "sì" e "no". 19Il Figlio di Dio, Gesù Cristo che abbiamo predicato tra voi, io, Silvano e Timoteo, non fu "sì" e "no", ma in lui c'è stato il "sì". 20E in realtà tutte le promesse di Dio in lui sono divenute "sì". Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro "Amen" per la sua gloria. 21È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l'unzione, 22ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori. 23Io chiamo Dio a testimone sulla mia vita, che solo per risparmiarvi non sono più venuto a Corinto. 24Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete già saldi. 2 1Ritenni pertanto opportuno non venire di nuovo fra voi con tristezza. 2Perché se io rattristo voi, chi mi rallegrerà se non colui che è stato da me rattristato? 3Perciò vi ho scritto in quei termini che voi sapete, per non dovere poi essere rattristato alla mia venuta da quelli che dovrebbero rendermi lieto, persuaso come sono riguardo a voi tutti che la mia gioia è quella di tutti voi. 4Vi ho scritto in un momento di grande afflizione e col cuore angosciato, tra molte lacrime, però non per rattristarvi, ma per farvi conoscere l'affetto immenso che ho per voi. 5Se qualcuno mi ha rattristato, non ha rattristato me soltanto, ma in parte almeno, senza voler esagerare, tutti voi. 6Per quel tale però è già sufficiente il castigo che gli è venuto dai più, 7cosicché voi dovreste piuttosto usargli benevolenza e confortarlo, perché egli non soccomba sotto un dolore troppo forte. 8Vi esorto quindi a far prevalere nei suoi riguardi la carità; 9e anche per questo vi ho scritto, per vedere alla prova se siete effettivamente obbedienti in tutto. 10A chi voi perdonate, perdono anch'io; perché quello che io ho perdonato, se pure ebbi qualcosa da perdonare, l'ho fatto per voi, davanti a Cristo, 11per non cadere in balìa di satana, di cui non ignoriamo le macchinazioni. 12Giunto pertanto a Tròade per annunziare il vangelo di Cristo, sebbene la porta mi fosse aperta nel Signore, 13non ebbi pace nello spirito perché non vi trovai Tito, mio fratello; perciò, congedatomi da loro, partii per la Macedonia. 14Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero! 15Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono; 16per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita. E chi è mai all'altezza di questi compiti? 17Noi non siamo infatti come quei molti che mercanteggiano la parola di Dio, ma con sincerità e come mossi da Dio, sotto il suo sguardo, noi parliamo in Cristo. 3 1Cominciamo forse di nuovo a raccomandare noi stessi? O forse abbiamo bisogno, come altri, di lettere di raccomandazione per voi o da parte vostra? 2La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini. 3È noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori. 4Questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo, davanti a Dio. 5Non però che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio, 6che ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito da' vita. 7Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu circonfuso di gloria, al punto che i figli d'Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore pure effimero del suo volto, 8quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito? 9Se già il ministero della condanna fu glorioso, molto di più abbonda di gloria il ministero della giustizia. 10Anzi sotto quest'aspetto, quello che era glorioso non lo è più a confronto della sovraeminente gloria della Nuova Alleanza. 11Se dunque ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è duraturo. 12Forti di tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza 13e non facciamo come Mosè che poneva un velo sul suo volto, perché i figli di Israele non vedessero la fine di ciò che era solo effimero. 14Ma le loro menti furono accecate; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, alla lettura dell'Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato. 15Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; 16ma quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto. 17Il Signore è lo Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà. 18E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore. 4 1Perciò, investiti di questo ministero per la misericordia che ci è stata usata, non ci perdiamo d'animo; 2al contrario, rifiutando le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti a ogni coscienza, al cospetto di Dio. 3E se il nostro vangelo rimane velato, lo è per coloro che si perdono, 4ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che è immagine di Dio. 5Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù. 6E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo. 7Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. 8Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; 9perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, 10portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. 11Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. 12Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita. 13Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, 14convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. 15Tutto infatti è per voi, perché la grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l'inno di lode alla gloria di Dio. 16Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. 17Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, 18perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne. 5 1Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli. 2Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste: 3a condizione però di esser trovati già vestiti, non nudi. 4In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. 5È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito. 6Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, 7camminiamo nella fede e non ancora in visione. 8Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore. 9Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi. 10Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male. 11Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze. 12Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore. 13Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi. 14Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. 15Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. 16Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. 17Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. 18Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. 19È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. 20Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. 21Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio. 6 1E poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. 2Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! 3Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga biasimato il nostro ministero; 4ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio, con molta fermezza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, 5nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; 6con purezza, sapienza, pazienza, benevolenza, spirito di santità, amore sincero; 7con parole di verità, con la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; 8nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama. Siamo ritenuti impostori, eppure siamo veritieri; 9sconosciuti, eppure siamo notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; puniti, ma non messi a morte; 10afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto! 11La nostra bocca vi ha parlato francamente, Corinzi, e il nostro cuore si è tutto aperto per voi. 12Non siete davvero allo stretto in noi; è nei vostri cuori invece che siete allo stretto. 13Io parlo come a figli: rendeteci il contraccambio, aprite anche voi il vostro cuore! 14Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra la giustizia e l'iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre? 15Quale intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un infedele? 16Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo. 17Perciò uscite di mezzo a loro e riparatevi, dice il Signore, non toccate nulla d'impuro. E io vi accoglierò, 18e sarò per voi come un padre, e voi mi sarete come figli e figlie, dice il Signore onnipotente. 7 1In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la nostra santificazione, nel timore di Dio. 2Fateci posto nei vostri cuori! A nessuno abbiamo fatto ingiustizia, nessuno abbiamo danneggiato, nessuno abbiamo sfruttato. 3Non dico questo per condannare qualcuno; infatti vi ho già detto sopra che siete nel nostro cuore, per morire insieme e insieme vivere. 4Sono molto franco con voi e ho molto da vantarmi di voi. Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione. 5Infatti, da quando siamo giunti in Macedonia, la nostra carne non ha avuto sollievo alcuno, ma da ogni parte siamo tribolati: battaglie all'esterno, timori al di dentro. 6Ma Dio che consola gli afflitti ci ha consolati con la venuta di Tito, 7e non solo con la sua venuta, ma con la consolazione che ha ricevuto da voi. Egli ci ha annunziato infatti il vostro desiderio, il vostro dolore, il vostro affetto per me; cosicché la mia gioia si è ancora accresciuta. 8Se anche vi ho rattristati con la mia lettera, non me ne dispiace. E se me ne è dispiaciuto – vedo infatti che quella lettera, anche se per breve tempo soltanto, vi ha rattristati – 9ora ne godo; non per la vostra tristezza, ma perché questa tristezza vi ha portato a pentirvi. Infatti vi siete rattristati secondo Dio e così non avete ricevuto alcun danno da parte nostra; 10perché la tristezza secondo Dio produce un pentimento irrevocabile che porta alla salvezza, mentre la tristezza del mondo produce la morte. 11Ecco, infatti, quanta sollecitudine ha prodotto in voi proprio questo rattristarvi secondo Dio; anzi quante scuse, quanta indignazione, quale timore, quale desiderio, quale affetto, quale punizione! Vi siete dimostrati innocenti sotto ogni riguardo in questa faccenda. 12Così se anche vi ho scritto, non fu tanto a motivo dell'offensore o a motivo dell'offeso, ma perché apparisse chiara la vostra sollecitudine per noi davanti a Dio. 13Ecco quello che ci ha consolati. A questa nostra consolazione si è aggiunta una gioia ben più grande per la letizia di Tito, poiché il suo spirito è stato rinfrancato da tutti voi. 14Cosicché se in qualche cosa mi ero vantato di voi con lui, non ho dovuto vergognarmene, ma come abbiamo detto a voi ogni cosa secondo verità, così anche il nostro vanto con Tito si è dimostrato vero. 15E il suo affetto per voi è cresciuto, ricordando come tutti gli avete obbedito e come lo avete accolto con timore e trepidazione. 16Mi rallegro perché posso contare totalmente su di voi. 8 1Vogliamo poi farvi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedonia: 2nonostante la lunga prova della tribolazione, la loro grande gioia e la loro estrema povertà si sono tramutate nella ricchezza della loro generosità. 3Posso testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di là dei loro mezzi, spontaneamente, 4domandandoci con insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a favore dei santi. 5Superando anzi le nostre stesse speranze, si sono offerti prima di tutto al Signore e poi a noi, secondo la volontà di Dio; 6cosicché abbiamo pregato Tito di portare a compimento fra voi quest'opera generosa, dato che lui stesso l'aveva incominciata. 7E come vi segnalate in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella scienza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così distinguetevi anche in quest'opera generosa. 8Non dico questo per farvene un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. 9Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. 10E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che fin dall'anno passato siete stati i primi, non solo a intraprenderla ma a desiderarla. 11Ora dunque realizzatela, perché come vi fu la prontezza del volere, così anche vi sia il compimento, secondo i vostri mezzi. 12Se infatti c'è la buona volontà, essa riesce gradita secondo quello che uno possiede e non secondo quello che non possiede. 13Qui non si tratta infatti di mettere in ristrettezza voi per sollevare gli altri, ma di fare uguaglianza. 14Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: 15Colui che raccolse molto non abbondò, e colui che raccolse poco non ebbe di meno. 16Siano pertanto rese grazie a Dio che infonde la medesima sollecitudine per voi nel cuore di Tito! 17Egli infatti ha accolto il mio invito e ancor più pieno di zelo è partito spontaneamente per venire da voi. 18Con lui abbiamo inviato pure il fratello che ha lode in tutte le Chiese a motivo del vangelo; 19egli è stato designato dalle Chiese come nostro compagno in quest'opera di carità, alla quale ci dedichiamo per la gloria del Signore, e per dimostrare anche l'impulso del nostro cuore. 20Con ciò intendiamo evitare che qualcuno possa biasimarci per questa abbondanza che viene da noi amministrata. 21Ci preoccupiamo infatti di comportarci bene non soltanto davanti al Signore, ma anche davanti agli uomini. 22Con loro abbiamo inviato anche il nostro fratello, di cui abbiamo più volte sperimentato lo zelo in molte circostanze; egli è ora più zelante che mai per la grande fiducia che ha in voi. 23Quanto a Tito, egli è mio compagno e collaboratore presso di voi; quanto ai nostri fratelli, essi sono delegati delle Chiese e gloria di Cristo. 24Date dunque a loro la prova del vostro affetto e della legittimità del nostro vanto per voi davanti a tutte le Chiese. 9 1Riguardo poi a questo servizio in favore dei santi, è superfluo che ve ne scriva. 2Conosco infatti bene la vostra buona volontà, e ne faccio vanto con i Macèdoni dicendo che l'Acaia è pronta fin dallo scorso anno e già molti sono stati stimolati dal vostro zelo. 3I fratelli poi li ho mandati perché il nostro vanto per voi su questo punto non abbia a dimostrarsi vano, ma siate realmente pronti, come vi dicevo, perché 4non avvenga che, venendo con me alcuni Macèdoni, vi trovino impreparati e noi dobbiamo arrossire, per non dire anche voi, di questa nostra fiducia. 5Ho quindi ritenuto necessario invitare i fratelli a recarsi da voi prima di me, per organizzare la vostra offerta già promessa, perché essa sia pronta come una vera offerta e non come una spilorceria. 6Tenete a mente che chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. 7Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia. 8Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene, 9come sta scritto: ha largheggiato, ha dato ai poveri; la sua giustizia dura in eterno. 10Colui che somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, somministrerà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia. 11Così sarete ricchi per ogni generosità, la quale poi farà salire a Dio l'inno di ringraziamento per mezzo nostro. 12Perché l'adempimento di questo servizio sacro non provvede soltanto alle necessità dei santi, ma ha anche maggior valore per i molti ringraziamenti a Dio. 13A causa della bella prova di questo servizio essi ringrazieranno Dio per la vostra obbedienza e accettazione del vangelo di Cristo, e per la generosità della vostra comunione con loro e con tutti; 14e pregando per voi manifesteranno il loro affetto a causa della straordinaria grazia di Dio effusa sopra di voi. 15Grazie a Dio per questo suo ineffabile dono! 10 1Ora io stesso, Paolo, vi esorto per la dolcezza e la mansuetudine di Cristo, io davanti a voi così meschino, ma di lontano così animoso con voi; 2vi supplico di far in modo che non avvenga che io debba mostrare, quando sarò tra voi, quell'energia che ritengo di dover adoperare contro alcuni che pensano che noi camminiamo secondo la carne. 3In realtà, noi viviamo nella carne ma non militiamo secondo la carne. Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali, 4ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, 5distruggendo i ragionamenti e ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta all'obbedienza al Cristo. 6Perciò siamo pronti a punire qualsiasi disobbedienza, non appena la vostra obbedienza sarà perfetta. 7Guardate le cose bene in faccia: se qualcuno ha in se stesso la persuasione di appartenere a Cristo, si ricordi che se lui è di Cristo lo siamo anche noi. 8In realtà, anche se mi vantassi di più a causa della nostra autorità, che il Signore ci ha dato per vostra edificazione e non per vostra rovina, non avrò proprio da vergognarmene. 9Non sembri che io vi voglia spaventare con le lettere! 10Perché "le lettere – si dice – sono dure e forti, ma la sua presenza fisica è debole e la parola dimessa". 11Questo tale rifletta però che quali noi siamo a parole per lettera, assenti, tali saremo anche con i fatti, di presenza. 12Certo noi non abbiamo l'audacia di uguagliarci o paragonarci ad alcuni di quelli che si raccomandano da sé; ma mentre si misurano su di sé e si paragonano con se stessi, mancano di intelligenza. 13Noi invece non ci vanteremo oltre misura, ma secondo la norma della misura che Dio ci ha assegnato, sì da poter arrivare fino a voi; 14né ci innalziamo in maniera indebita, come se non fossimo arrivati fino a voi, perché fino a voi siamo giunti col vangelo di Cristo. 15né ci vantiamo indebitamente di fatiche altrui, ma abbiamo la speranza, col crescere della vostra fede, di crescere ancora nella vostra considerazione, secondo la nostra misura, 16per evangelizzare le regioni più lontane della vostra, senza vantarci alla maniera degli altri delle cose già fatte da altri. 17Pertanto chi si vanta, si vanti nel Signore; 18perché non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il Signore raccomanda. 11 1Oh se poteste sopportare un po' di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate. 2Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo. 3Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo. 4Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo. 5Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi "superapostoli"! 6E se anche sono un profano nell'arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti. 7O forse ho commesso una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunziato gratuitamente il vangelo di Dio? 8Ho spogliato altre Chiese accettando da loro il necessario per vivere, allo scopo di servire voi. 9E trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato d'aggravio a nessuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire. 10Com'è vero che c'è la verità di Cristo in me, nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acaia! 11Questo perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio! 12Lo faccio invece, e lo farò ancora, per troncare ogni pretesto a quelli che cercano un pretesto per apparire come noi in quello di cui si vantano. 13Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo. 14Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce. 15Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere. 16Lo dico di nuovo: nessuno mi consideri come un pazzo, o se no ritenetemi pure come un pazzo, perché possa anch'io vantarmi un poco. 17Quello che dico, però, non lo dico secondo il Signore, ma come da stolto, nella fiducia che ho di potermi vantare. 18Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch'io. 19Infatti voi, che pur siete saggi, sopportate facilmente gli stolti. 20In realtà sopportate chi vi riduce in servitù, chi vi divora, chi vi sfrutta, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia. 21Lo dico con vergogna; come siamo stati deboli! Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch'io. 22Sono Ebrei? Anch'io! Sono Israeliti? Anch'io! Sono stirpe di Abramo? Anch'io! 23Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte. 24Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; 25tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. 26Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; 27fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. 28E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. 29Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema? 30Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza. 31Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco. 32A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni per catturarmi, 33ma da una finestra fui calato per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani. 12 1Bisogna vantarsi? Ma ciò non conviene! Pur tuttavia verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore. 2Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo. 3E so che quest'uomo – se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio – 4fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare. 5Di lui io mi vanterò! Di me stesso invece non mi vanterò fuorché delle mie debolezze. 6Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato, perché direi solo la verità; ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi di più di quello che vede o sente da me. 7Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. 8A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me. 9Ed egli mi ha detto: "Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza". Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. 10Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte. 11Sono diventato pazzo; ma siete voi che mi ci avete costretto. Infatti avrei dovuto essere raccomandato io da voi, perché non sono per nulla inferiore a quei "superapostoli", anche se sono un nulla. 12Certo, in mezzo a voi si sono compiuti i segni del vero apostolo, in una pazienza a tutta prova, con segni, prodigi e miracoli. 13In che cosa infatti siete stati inferiori alle altre Chiese, se non in questo, che io non vi sono stato d'aggravio? Perdonatemi questa ingiustizia! 14Ecco, è la terza volta che sto per venire da voi, e non vi sarò di peso, perché non cerco i vostri beni, ma voi. Infatti non spetta ai figli mettere da parte per i genitori, ma ai genitori per i figli. 15Per conto mio mi prodigherò volentieri, anzi consumerò me stesso per le vostre anime. Se io vi amo più intensamente, dovrei essere riamato di meno? 16Ma sia pure che io non vi sono stato di peso; però, scaltro come sono, vi ho preso con inganno. 17Vi ho forse sfruttato per mezzo di qualcuno di quelli che ho inviato tra voi? 18Ho vivamente pregato Tito di venire da voi e ho mandato insieme con lui quell'altro fratello. Forse Tito vi ha sfruttato in qualche cosa? Non abbiamo forse noi due camminato con lo stesso spirito, sulle medesime tracce? 19Certo, da tempo vi immaginate che stiamo facendo la nostra difesa davanti a voi. Ma noi parliamo davanti a Dio, in Cristo, e tutto, carissimi, è per la vostra edificazione. 20Temo infatti che, venendo, non vi trovi come desidero e che a mia volta venga trovato da voi quale non mi desiderate; che per caso non vi siano contese, invidie, animosità, dissensi, maldicenze, insinuazioni, superbie, disordini, 21e che, alla mia venuta, il mio Dio mi umilii davanti a voi e io abbia a piangere su molti che hanno peccato in passato e non si sono convertiti dalle impurità, dalla fornicazione e dalle dissolutezze che hanno commesso. 13 1Questa è la terza volta che vengo da voi. Ogni questione si deciderà sulla dichiarazione di due o tre testimoni. 2L'ho detto prima e lo ripeto ora, allora presente per la seconda volta e ora assente, a tutti quelli che hanno peccato e a tutti gli altri: quando verrò di nuovo non perdonerò più, 3dal momento che cercate una prova che Cristo parla in me, lui che non è debole, ma potente in mezzo a voi. 4Infatti egli fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio. E anche noi che siamo deboli in lui, saremo vivi con lui per la potenza di Dio nei vostri riguardi. 5Esaminate voi stessi se siete nella fede, mettetevi alla prova. Non riconoscete forse che Gesù Cristo abita in voi? A meno che la prova non sia contro di voi! 6Spero tuttavia che riconoscerete che essa non è contro di noi. 7Noi preghiamo Dio che non facciate alcun male, e non per apparire noi superiori nella prova, ma perché voi facciate il bene e noi restiamo come senza prova. 8Non abbiamo infatti alcun potere contro la verità, ma per la verità; 9perciò ci rallegriamo quando noi siamo deboli e voi siete forti. Noi preghiamo anche per la vostra perfezione. 10Per questo vi scrivo queste cose da lontano: per non dover poi, di presenza, agire severamente con il potere che il Signore mi ha dato per edificare e non per distruggere. 11Per il resto, fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi. 12Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. 13La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. Lettera ai Galati 1 1Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, 2e tutti i fratelli che sono con me, alle Chiese della Galazia. 3Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo, 4che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e Padre nostro, 5al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen. 6Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. 7In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. 8Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! 9L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! 10Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo! 11Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull'uomo; 12infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. 13Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, 14superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri. 15Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque 16di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, 17senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. 18In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; 19degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. 20In ciò che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non mentisco. 21Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia. 22Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo; 23soltanto avevano sentito dire: "Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere". 24E glorificavano Dio a causa mia. 2 1Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Bàrnaba, portando con me anche Tito: 2vi andai però in seguito ad una rivelazione. Esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani, ma lo esposi privatamente alle persone più ragguardevoli, per non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso invano. 3Ora neppure Tito, che era con me, sebbene fosse greco, fu obbligato a farsi circoncidere. 4E questo proprio a causa dei falsi fratelli che si erano intromessi a spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi. 5Ad essi però non cedemmo, per riguardo, neppure un istante, perché la verità del vangelo continuasse a rimanere salda tra di voi. 6Da parte dunque delle persone più ragguardevoli – quali fossero allora non m'interessa, perché Dio non bada a persona alcuna – a me, da quelle persone ragguardevoli, non fu imposto nulla di più. 7Anzi, visto che a me era stato affidato il vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi – 8poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani – 9e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Bàrnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi. 10Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri: ciò che mi sono proprio preoccupato di fare. 11Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto. 12Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. 13E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Bàrnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. 14Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: "Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei? 15Noi che per nascita siamo Giudei e non pagani peccatori, 16sapendo tuttavia che l'uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; poiché dalle opere della legge non verrà mai giustificato nessuno". 17Se pertanto noi che cerchiamo la giustificazione in Cristo siamo trovati peccatori come gli altri, forse Cristo è ministro del peccato? Impossibile! 18Infatti se io riedifico quello che ho demolito, mi denuncio come trasgressore. 19In realtà mediante la legge io sono morto alla legge, per vivere per Dio. 20Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. 21Non annullo dunque la grazia di Dio; infatti se la giustificazione viene dalla legge, Cristo è morto invano. 3 1O stolti Gàlati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso? 2Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver creduto alla predicazione? 3Siete così privi d'intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne? 4Tante esperienze le avete fatte invano? Se almeno fosse invano! 5Colui che dunque vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge o perché avete creduto alla predicazione? 6Fu così che Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia. 7Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede. 8E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: In te saranno benedette tutte le genti. 9Di conseguenza, quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette. 10Quelli invece che si richiamano alle opere della legge, stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle. 11E che nessuno possa giustificarsi davanti a Dio per la legge risulta dal fatto che il giusto vivrà in virtù della fede. 12Ora la legge non si basa sulla fede; al contrario dice che chi praticherà queste cose, vivrà per esse. 13Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno, 14perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede. 15Fratelli, ecco, vi faccio un esempio comune: un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara nullo o vi aggiunge qualche cosa. 16Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furon fatte le promesse. Non dice la Scrittura: "e ai tuoi discendenti", come se si trattasse di molti, ma e alla tua discendenza, come a uno solo, cioè Cristo. 17Ora io dico: un testamento stabilito in precedenza da Dio stesso, non può dichiararlo nullo una legge che è venuta quattrocentotrenta anni dopo, annullando così la promessa. 18Se infatti l'eredità si ottenesse in base alla legge, non sarebbe più in base alla promessa; Dio invece concesse il suo favore ad Abramo mediante la promessa. 19Perché allora la legge? Essa fu aggiunta per le trasgressioni, fino alla venuta della discendenza per la quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore. 20Ora non si dà mediatore per una sola persona e Dio è uno solo. 21La legge è dunque contro le promesse di Dio? Impossibile! Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge; 22la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo. 23Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. 24Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. 25Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo. 26Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, 27poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. 28Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. 29E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa. 4 1Ecco, io faccio un altro esempio: per tutto il tempo che l'erede è fanciullo, non è per nulla differente da uno schiavo, pure essendo padrone di tutto; 2ma dipende da tutori e amministratori, fino al termine stabilito dal padre. 3Così anche noi quando eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo. 4Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, 5per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. 6E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! 7Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio. 8Ma un tempo, per la vostra ignoranza di Dio, eravate sottomessi a divinità, che in realtà non lo sono; 9ora invece che avete conosciuto Dio, anzi da lui siete stati conosciuti, come potete rivolgervi di nuovo a quei deboli e miserabili elementi, ai quali di nuovo come un tempo volete servire? 10Voi infatti osservate giorni, mesi, stagioni e anni! 11Temo per voi che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo. 12Siate come me, ve ne prego, poiché anch'io sono stato come voi, fratelli. Non mi avete offeso in nulla.13Sapete che fu a causa di una malattia del corpo che vi annunziai la prima volta il vangelo; 14e quella che nella mia carne era per voi una prova non l'avete disprezzata né respinta, ma al contrario mi avete accolto come un angelo di Dio, come Cristo Gesù. 15Dove sono dunque le vostre felicitazioni? Vi rendo testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati anche gli occhi per darmeli. 16Sono dunque diventato vostro nemico dicendovi la verità? 17Costoro si danno premura per voi, ma non onestamente; vogliono mettervi fuori, perché mostriate zelo per loro. 18È bello invece essere circondati di premure nel bene sempre e non solo quando io mi trovo presso di voi, 19figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi! 20Vorrei essere vicino a voi in questo momento e poter cambiare il tono della mia voce, perché non so cosa fare a vostro riguardo. 21Ditemi, voi che volete essere sotto la legge: non sentite forse cosa dice la legge? 22Sta scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. 23Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa. 24Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar 25– il Sinai è un monte dell'Arabia –; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli. 26Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre. 27Sta scritto infatti: Rallègrati, sterile, che non partorisci, grida nell'allegria tu che non conosci i dolori del parto, perché molti sono i figli dell'abbandonata, più di quelli della donna che ha marito. 28Ora voi, fratelli, siete figli della promessa, alla maniera di Isacco. 29E come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora. 30Però, che cosa dice la Scrittura? Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio della donna libera. 31Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma di una donna libera. 5 1Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. 2Ecco, io Paolo vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. 3E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la legge. 4Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia. 5Noi infatti per virtù dello Spirito, attendiamo dalla fede la giustificazione che speriamo. 6Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità. 7Correvate così bene; chi vi ha tagliato la strada che non obbedite più alla verità? 8Questa persuasione non viene sicuramente da colui che vi chiama! 9Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta. 10Io sono fiducioso per voi nel Signore che non penserete diversamente; ma chi vi turba, subirà la sua condanna, chiunque egli sia. 11Quanto a me, fratelli, se io predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato? È dunque annullato lo scandalo della croce? 12Dovrebbero farsi mutilare coloro che vi turbano. 13Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. 14Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso. 15Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri! 16Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; 17la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. 18Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. 19Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, 20idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, 21invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. 22Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; 23contro queste cose non c'è legge. 24Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. 25Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. 26Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri. 6 1Fratelli, qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione. 2Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo. 3Se infatti uno pensa di essere qualcosa mentre non è nulla, inganna se stesso. 4Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora solo in se stesso e non negli altri troverà motivo di vanto: 5ciascuno infatti porterà il proprio fardello. 6Chi viene istruito nella dottrina, faccia parte di quanto possiede a chi lo istruisce. 7Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. 8Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. 9E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. 10Poiché dunque ne abbiamo l'occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede. 11Vedete con che grossi caratteri vi scrivo, ora, di mia mano. 12Quelli che vogliono fare bella figura nella carne, vi costringono a farvi circoncidere, solo per non essere perseguitati a causa della croce di Cristo. 13Infatti neanche gli stessi circoncisi osservano la legge, ma vogliono la vostra circoncisione per trarre vanto dalla vostra carne. 14Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. 15Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l'essere nuova creatura. 16E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l'Israele di Dio. 17D'ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: difatti io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo. 18La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen. Lettera agli Efesini 1 1Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, ai santi che sono in Èfeso, credenti in Cristo Gesù: 2grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. 3Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. 4In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, 5predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, 6secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto; 7nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia. 8Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, 9poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito 10per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra. 11In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà, 12perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo. 13In lui anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso, 14il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria. 15Perciò anch'io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, 16non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, 17perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. 18Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi 19e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza 20che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, 21al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. 22Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, 23la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose. 2 1Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, 2nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. 3Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri. 4Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, 5da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. 6Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, 7per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. 8Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; 9né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. 10Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo. 11Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani per nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi perché tali sono nella carne per mano di uomo, 12ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo. 13Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. 14Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia, 15annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, 16e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia. 17Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. 18Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. 19Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, 20edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. 21In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; 22in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito. 3 1Per questo, io Paolo, il prigioniero di Cristo per voi Gentili… 2penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro beneficio: 3come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero di cui sopra vi ho scritto brevemente. 4Dalla lettura di ciò che ho scritto potete ben capire la mia comprensione del mistero di Cristo. 5Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: 6che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo, 7del quale sono divenuto ministro per il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù dell'efficacia della sua potenza. 8A me, che sono l'infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo, 9e di far risplendere agli occhi di tutti qual è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo, 10perché sia manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio, 11secondo il disegno eterno che ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, 12il quale ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui. 13Vi prego quindi di non perdervi d'animo per le mie tribolazioni per voi; sono gloria vostra. 14Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre, 15dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, 16perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore. 17Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, 18siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, 19e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. 20A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, 21a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen. 4 1Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, 2con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, 3cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. 4Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; 5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. 6Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. 7A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. 8Per questo sta scritto: Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. 9Ma che significa la parola "ascese", se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? 10Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose. 11È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, 12per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, 13finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. 14Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore. 15Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, 16dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità. 17Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente, 18accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore. 19Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile. 20Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo, 21se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, 22per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici 23e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente 24e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera. 25Perciò, bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al proprio prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri. 26Nell'ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, 27e non date occasione al diavolo. 28Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità. 29Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano. 30E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione. 31Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. 32Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. 5 1Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, 2e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. 3Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; 4lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie! 5Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – che è roba da idolàtri – avrà parte al regno di Cristo e di Dio. 6Nessuno vi inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba l'ira di Dio sopra coloro che gli resistono. 7Non abbiate quindi niente in comune con loro. 8Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; 9il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. 10Cercate ciò che è gradito al Signore, 11e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, 12poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare. 13Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce. 14Per questo sta scritto: "Svégliati, o tu che dormi, déstati dai morti e Cristo ti illuminerà". 15Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi; 16profittando del tempo presente, perché i giorni sono cattivi. 17Non siate perciò inconsiderati, ma sappiate comprendere la volontà di Dio. 18E non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza, ma siate ricolmi dello Spirito, 19intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, 20rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo. 21Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. 22Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; 23il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. 24E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. 25E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, 26per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola, 27al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. 28Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. 29Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, 30poiché siamo membra del suo corpo. 31Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. 32Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! 33Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito. 6 1Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. 2Onora tuo padre e tua madre: è questo il primo comandamento associato a una promessa: 3perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra. 4E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell'educazione e nella disciplina del Signore. 5Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Cristo, 6e non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontà di Dio di cuore, 7prestando servizio di buona voglia come al Signore e non come a uomini. 8Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo sia libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene. 9Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che per loro come per voi c'è un solo Signore nel cielo, e che non v'è preferenza di persone presso di lui. 10Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. 11Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. 12La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. 13Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. 14State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, 15e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. 16Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; 17prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. 18Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, 19e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo, 20del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere. 21Desidero che anche voi sappiate come sto e ciò che faccio; di tutto vi informerà Tìchico, fratello carissimo e fedele ministro nel Signore. 22Ve lo mando proprio allo scopo di farvi conoscere mie notizie e per confortare i vostri cuori. 23Pace ai fratelli, e carità e fede da parte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo. 24La grazia sia con tutti quelli che amano il Signore nostro Gesù Cristo, con amore incorruttibile. Lettera ai Filippesi 1 1Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi. 2Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. 3Ringrazio il mio Dio ogni volta ch'io mi ricordo di voi, 4pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, 5a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del vangelo dal primo giorno fino al presente, 6e sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. 7È giusto, del resto, che io pensi questo di tutti voi, perché vi porto nel cuore, voi che siete tutti partecipi della grazia che mi è stata concessa sia nelle catene, sia nella difesa e nel consolidamento del vangelo. 8Infatti Dio mi è testimonio del profondo affetto che ho per tutti voi nell'amore di Cristo Gesù. 9E perciò prego che la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, 10perché possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, 11ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio. 12Desidero che sappiate, fratelli, che le mie vicende si sono volte piuttosto a vantaggio del vangelo, 13al punto che in tutto il pretorio e dovunque si sa che sono in catene per Cristo; 14in tal modo la maggior parte dei fratelli, incoraggiati nel Signore dalle mie catene, ardiscono annunziare la parola di Dio con maggior zelo e senza timore alcuno. 15Alcuni, è vero, predicano Cristo anche per invidia e spirito di contesa, ma altri con buoni sentimenti. 16Questi lo fanno per amore, sapendo che sono stato posto per la difesa del vangelo; 17quelli invece predicano Cristo con spirito di rivalità, con intenzioni non pure, pensando di aggiungere dolore alle mie catene. 18Ma questo che importa? Purché in ogni maniera, per ipocrisia o per sincerità, Cristo venga annunziato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene. 19So infatti che tutto questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera e all'aiuto dello Spirito di Gesù Cristo, 20secondo la mia ardente attesa speranza che in nulla rimarrò confuso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. 21Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. 22Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa debba scegliere. 23Sono messo alle strette infatti tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; 24d'altra parte, è più necessario per voi che io rimanga nella carne. 25Per conto mio, sono convinto che resterò e continuerò a essere d'aiuto a voi tutti, per il progresso e la gioia della vostra fede, 26perché il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre più in Cristo, con la mia nuova venuta tra voi. 27Soltanto però comportatevi da cittadini degni del vangelo, perché nel caso che io venga e vi veda o che di lontano senta parlare di voi, sappia che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del vangelo, 28senza lasciarvi intimidire in nulla dagli avversari. Questo è per loro un presagio di perdizione, per voi invece di salvezza, e ciò da parte di Dio; 29perché a voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo; ma anche di soffrire per lui, 30sostenendo la stessa lotta che mi avete veduto sostenere e che ora sentite dire che io sostengo. 2 1Se c'è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, 2rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. 3Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, 4senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri. 5Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, 6il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; 7ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, 8umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. 9Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; 10perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; 11e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. 12Quindi, miei cari, obbedendo come sempre, non solo come quando ero presente, ma molto più ora che sono lontano, attendete alla vostra salvezza con timore e tremore. 13È Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni. 14Fate tutto senza mormorazioni e senza critiche, 15perché siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo, 16tenendo alta la parola di vita. Allora nel giorno di Cristo, io potrò vantarmi di non aver corso invano né invano faticato. 17E anche se il mio sangue deve essere versato in libagione sul sacrificio e sull'offerta della vostra fede, sono contento, e ne godo con tutti voi. 18Allo stesso modo anche voi godetene e rallegratevi con me. 19Ho speranza nel Signore Gesù di potervi presto inviare Timòteo, per essere anch'io confortato nel ricevere vostre notizie. 20Infatti, non ho nessuno d'animo uguale al suo e che sappia occuparsi così di cuore delle cose vostre, 21perché tutti cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo. 22Ma voi conoscete la buona prova da lui data, poiché ha servito il vangelo con me, come un figlio serve il padre. 23Spero quindi di mandarvelo presto, non appena avrò visto chiaro nella mia situazione. 24Ma ho la convinzione nel Signore che presto verrò anch'io di persona. 25Per il momento ho creduto necessario mandarvi Epafrodìto, questo nostro fratello che è anche mio compagno di lavoro e di lotta, vostro inviato per sovvenire alle mie necessità; 26lo mando perché aveva grande desiderio di rivedere voi tutti e si preoccupava perché eravate a conoscenza della sua malattia. 27È stato grave, infatti, e vicino alla morte. Ma Dio gli ha usato misericordia, e non a lui solo ma anche a me, perché non avessi dolore su dolore. 28L'ho mandato quindi con tanta premura perché vi rallegriate al vederlo di nuovo e io non sia più preoccupato. 29Accoglietelo dunque nel Signore con piena gioia e abbiate grande stima verso persone come lui; 30perché ha rasentato la morte per la causa di Cristo, rischiando la vita, per sostituirvi nel servizio presso di me. 3 1Per il resto, fratelli mei, state lieti nel Signore. A me non pesa e a voi è utile che vi scriva le stesse cose: 2guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno circoncidere! 3Siamo infatti noi i veri circoncisi, noi che rendiamo il culto mossi dallo Spirito di Dio e ci gloriamo in Cristo Gesù, senza avere fiducia nella carne, 4sebbene io possa vantarmi anche nella carne. Se alcuno ritiene di poter confidare nella carne, io più di lui: 5circonciso l'ottavo giorno, della stirpe d'Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da Ebrei, fariseo quanto alla legge; 6quanto a zelo, persecutore della Chiesa; irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall'osservanza della legge. 7Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l'ho considerato una perdita a motivo di Cristo. 8Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo 9e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede. 10E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, 11con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. 12Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo. 13Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, 14corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù. 15Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti; se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo. 16Intanto, dal punto a cui siamo arrivati continuiamo ad avanzare sulla stessa linea. 17Fatevi miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che si comportano secondo l'esempio che avete in noi. 18Perché molti, ve l'ho già detto più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo: 19la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra. 20La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, 21il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose. 4 1Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi! 2Esorto Evòdia ed esorto anche Sìntiche ad andare d'accordo nel Signore. 3E prego te pure, mio fedele collaboratore, di aiutarle, poiché hanno combattuto per il vangelo insieme con me, con Clemente e con gli altri miei collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita. 4Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. 5La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! 6Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; 7e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. 8In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri. 9Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi! 10Ho provato grande gioia nel Signore, perché finalmente avete fatto rifiorire i vostri sentimenti nei miei riguardi: in realtà li avevate anche prima, ma non ne avete avuta l'occasione. 11Non dico questo per bisogno, poiché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione; 12ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. 13Tutto posso in colui che mi dà la forza. 14Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alla mia tribolazione. 15Ben sapete proprio voi, Filippesi, che all'inizio della predicazione del vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa aprì con me un conto di dare o di avere, se non voi soli; 16ed anche a Tessalonica mi avete inviato per due volte il necessario. 17Non è però il vostro dono che io ricerco, ma il frutto che ridonda a vostro vantaggio. 18Adesso ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodìto, che sono un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio. 19Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù. 20Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen. 21Salutate ciascuno dei santi in Cristo Gesù. 22Vi salutano i fratelli che sono con me. Vi salutano tutti i santi, soprattutto quelli della casa di Cesare. 23La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito. Lettera ai Colossesi 1 1Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, 2ai santi e fedeli fratelli in Cristo dimoranti in Colossi grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro! 3Noi rendiamo continuamente grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, nelle nostre preghiere per voi, 4per le notizie ricevute della vostra fede in Cristo Gesù, e della carità che avete verso tutti i santi, 5in vista della speranza che vi attende nei cieli. Di questa speranza voi avete già udito l'annunzio dalla parola di verità del vangelo 6che è giunto a voi, come pure in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa; così anche fra voi dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità, 7che avete appresa da Èpafra, nostro caro compagno nel ministero; egli ci supplisce come un fedele ministro di Cristo, 8e ci ha pure manifestato il vostro amore nello Spirito. 9Perciò anche noi, da quando abbiamo saputo questo, non cessiamo di pregare per voi, e di chiedere che abbiate una conoscenza piena della sua volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale, 10perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; 11rafforzandovi con ogni energia secondo la potenza della sua gloria, per poter essere forti e pazienti in tutto; 12ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. 13È lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, 14per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati. 15Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; 16poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. 17Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. 18Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. 19Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza 20e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli. 21E anche voi, che un tempo eravate stranieri e nemici con la mente intenta alle opere cattive che facevate, 22ora egli vi ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto: 23purché restiate fondati e fermi nella fede e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa nel vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunziato ad ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato ministro. 24Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa. 25Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio presso di voi di realizzare la sua parola, 26cioè il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi, 27ai quali Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria. 28È lui infatti che noi annunziamo, ammonendo e istruendo ogni uomo con ogni sapienza, per rendere ciascuno perfetto in Cristo. 29Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza. 2 1Voglio infatti che sappiate quale dura lotta io devo sostenere per voi, per quelli di Laodicèa e per tutti coloro che non mi hanno mai visto di persona, 2perché i loro cuori vengano consolati e così, strettamente congiunti nell'amore, essi acquistino in tutta la sua ricchezza la piena intelligenza, e giungano a penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo, 3nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza. 4Dico questo perché nessuno vi inganni con argomenti seducenti, 5perché, anche se sono lontano con il corpo, sono tra voi con lo spirito e gioisco al vedere la vostra condotta ordinata e la saldezza della vostra fede in Cristo. 6Camminate dunque nel Signore Gesù Cristo, come l'avete ricevuto, 7ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, abbondando nell'azione di grazie. 8Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. 9È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, 10e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà. 11In lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo, mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo. 12Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. 13Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l'incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, 14annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce; 15avendo privato della loro forza i Principati e le Potestà ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo trionfale di Cristo. 16Nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni e a sabati: 17tutte cose queste che sono ombra delle future; ma la realtà invece è Cristo! 18Nessuno v'impedisca di conseguire il premio, compiacendosi in pratiche di poco conto e nella venerazione degli angeli, seguendo le proprie pretese visioni, gonfio di vano orgoglio nella sua mente carnale, 19senza essere stretto invece al capo, dal quale tutto il corpo riceve sostentamento e coesione per mezzo di giunture e legami, realizzando così la crescita secondo il volere di Dio. 20Se pertanto siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché lasciarvi imporre, come se viveste ancora nel mondo, dei precetti quali 21"Non prendere, non gustare, non toccare"? 22Tutte cose destinate a scomparire con l'uso: sono infatti prescrizioni e insegnamenti di uomini! 23Queste cose hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata religiosità e umiltà e austerità riguardo al corpo, ma in realtà non servono che per soddisfare la carne. 3 1Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; 2pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. 3Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! 4Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria. 5Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria, 6cose tutte che attirano l'ira di Dio su coloro che disobbediscono. 7Anche voi un tempo eravate così, quando la vostra vita era immersa in questi vizi. 8Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, passione, malizia, maldicenze e parole oscene dalla vostra bocca. 9Non mentitevi gli uni gli altri. Vi siete infatti spogliati dell'uomo vecchio con le sue azioni 10e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore. 11Qui non c'è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti. 12Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; 13sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. 14Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. 15E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti! 16La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. 17E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre. 18Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore. 19Voi, mariti, amate le vostre mogli e non inaspritevi con esse. 20Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. 21Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino. 22Voi, servi, siate docili in tutto con i vostri padroni terreni; non servendo solo quando vi vedono, come si fa per piacere agli uomini, ma con cuore semplice e nel timore del Signore. 23Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini, 24sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l'eredità. Servite a Cristo Signore. 25Chi commette ingiustizia infatti subirà le conseguenze del torto commesso, e non v'è parzialità per nessuno. 4 1Voi, padroni, date ai vostri servi ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone in cielo. 2Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie. 3Pregate anche per noi, perché Dio ci apra la porta della predicazione e possiamo annunziare il mistero di Cristo, per il quale mi trovo in catene: 4che possa davvero manifestarlo, parlandone come devo. 5Comportatevi saggiamente con quelli di fuori; approfittate di ogni occasione. 6Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito di sapienza, per sapere come rispondere a ciascuno. 7Tutto quanto mi riguarda ve lo riferirà Tìchico, il caro fratello e ministro fedele, mio compagno nel servizio del Signore, 8che io mando a voi, perché conosciate le nostre condizioni e perché rechi conforto ai vostri cuori. 9Con lui verrà anche Onèsimo, il fedele e caro fratello, che è dei vostri. Essi vi informeranno su tutte le cose di qui. 10Vi salutano Aristarco, mio compagno di carcere, e Marco, il cugino di Bàrnaba, riguardo al quale avete ricevuto istruzioni – se verrà da voi, fategli buona accoglienza – 11e Gesù, chiamato Giusto. Di quelli venuti dalla circoncisione questi soli hanno collaborato con me per il regno di Dio e mi sono stati di consolazione. 12Vi saluta Èpafra, servo di Cristo Gesù, che è dei vostri, il quale non cessa di lottare per voi nelle sue preghiere, perché siate saldi, perfetti e aderenti a tutti i voleri di Dio. 13Gli rendo testimonianza che si impegna a fondo per voi, come per quelli di Laodicèa e di Geràpoli. 14Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema. 15Salutate i fratelli di Laodicèa e Ninfa con la comunità che si raduna nella sua casa. 16E quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che venga letta anche nella Chiesa dei Laodicesi e anche voi leggete quella inviata ai Laodicesi. 17Dite ad Archippo: "Considera il ministero che hai ricevuto nel Signore e vedi di compierlo bene". 18Il saluto è di mia propria mano, di me, Paolo. Ricordatevi delle mie catene. La grazia sia con voi. Prima lettera ai Tessalonicesi 1 1Paolo, Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: grazia a voi e pace! 2Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente 3memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo. 4Noi ben sappiamo, fratelli amati da Dio, che siete stati eletti da lui. 5Il nostro vangelo, infatti, non si è diffuso fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione, come ben sapete che siamo stati in mezzo a voi per il vostro bene. 6E voi siete diventati imitatori nostri e del Signore, avendo accolto la parola con la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande tribolazione, 7così da diventare modello a tutti i credenti che sono nella Macedonia e nell'Acaia. 8Infatti la parola del Signore riecheggia per mezzo vostro non soltanto in Macedonia e nell'Acaia, ma la fama della vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, di modo che non abbiamo più bisogno di parlarne. 9Sono loro infatti a parlare di noi, dicendo come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti a Dio, allontanandovi dagli idoli, per servire al Dio vivo e vero 10e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, che ci libera dall'ira ventura. 2 1Voi stessi infatti, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata vana. 2Ma dopo avere prima sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come ben sapete, abbiamo avuto il coraggio nel nostro Dio di annunziarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte. 3E il nostro appello non è stato mosso da volontà di inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode alcuna; 4ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il vangelo così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. 5Mai infatti abbiamo pronunziato parole di adulazione, come sapete, né avuto pensieri di cupidigia: Dio ne è testimone. 6E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo. 7Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature. 8Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari. 9Voi ricordate infatti, fratelli, la nostra fatica e il nostro travaglio: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio. 10Voi siete testimoni, e Dio stesso è testimone, come è stato santo, giusto, irreprensibile il nostro comportamento verso di voi credenti; 11e sapete anche che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, 12incoraggiandovi e scongiurandovi a comportarvi in maniera degna di quel Dio che vi chiama al suo regno e alla sua gloria. 13Proprio per questo anche noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l'avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete. 14Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Gesù Cristo, che sono nella Giudea, perché avete sofferto anche voi da parte dei vostri connazionali come loro da parte dei Giudei, 15i quali hanno perfino messo a morte il Signore Gesù e i profeti e hanno perseguitato anche noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini, 16impedendo a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano la misura dei loro peccati! Ma ormai l'ira è arrivata al colmo sul loro capo. 17Quanto a noi, fratelli, dopo poco tempo che eravamo separati da voi, di persona ma non col cuore, eravamo nell'impazienza di rivedere il vostro volto, tanto il nostro desiderio era vivo. 18Perciò abbiamo desiderato una volta, anzi due volte, proprio io Paolo, di venire da voi, ma satana ce lo ha impedito. 19Chi infatti, se non proprio voi, potrebbe essere la nostra speranza, la nostra gioia e la corona di cui ci possiamo vantare, davanti al Signore nostro Gesù, nel momento della sua venuta? 20Siete voi la nostra gloria e la nostra gioia. 3 1Per questo, non potendo più resistere, abbiamo deciso di restare soli ad Atene 2e abbiamo inviato Timòteo, nostro fratello e collaboratore di Dio nel vangelo di Cristo, per confermarvi ed esortarvi nella vostra fede, 3perché nessuno si lasci turbare in queste tribolazioni. Voi stessi, infatti, sapete che a questo siamo destinati; 4già quando eravamo tra voi, vi preannunziavamo che avremmo dovuto subire tribolazioni, come in realtà è accaduto e voi ben sapete. 5Per questo, non potendo più resistere, mandai a prendere notizie sulla vostra fede, per timore che il tentatore vi avesse tentati e così diventasse vana la nostra fatica. 6Ma ora che è tornato Timòteo, e ci ha portato il lieto annunzio della vostra fede, della vostra carità e del ricordo sempre vivo che conservate di noi, desiderosi di vederci come noi lo siamo di vedere voi, 7ci sentiamo consolati, fratelli, a vostro riguardo, di tutta l'angoscia e tribolazione in cui eravamo per la vostra fede; 8ora, sì, ci sentiamo rivivere, se rimanete saldi nel Signore. 9Quale ringraziamento possiamo rendere a Dio riguardo a voi, per tutta la gioia che proviamo a causa vostra davanti al nostro Dio, 10noi che con viva insistenza, notte e giorno, chiediamo di poter vedere il vostro volto e completare ciò che ancora manca alla vostra fede? 11Voglia Dio stesso, Padre nostro, e il Signore nostro Gesù dirigere il nostro cammino verso di voi! 12Il Signore poi vi faccia crescere e abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti, come anche noi lo siamo verso di voi, 13per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi. 4 1Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù: avete appreso da noi come comportarvi in modo da piacere a Dio, e così già vi comportate; cercate di agire sempre così per distinguervi ancora di più. 2Voi conoscete infatti quali norme vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù. 3Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dalla impudicizia, 4che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, 5non come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio; 6che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. 7Dio non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione. 8Perciò chi disprezza queste norme non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo Santo Spirito. 9Riguardo all'amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva; voi stessi infatti avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, 10e questo voi fate verso tutti i fratelli dell'intera Macedonia. Ma vi esortiamo, fratelli, a farlo ancora di più 11e a farvi un punto di onore: vivere in pace, attendere alle cose vostre e lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato, 12al fine di condurre una vita decorosa di fronte agli estranei e di non aver bisogno di nessuno. 13Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. 14Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui. 15Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. 16Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; 17quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore. 18Confortatevi dunque a vicenda con queste parole. 5 1Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; 2infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. 3E quando si dirà: "Pace e sicurezza", allora d'improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà. 4Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro: 5voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. 6Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii. 7Quelli che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, sono ubriachi di notte. 8Noi invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobrii, rivestiti con la corazza della fede e della carità e avendo come elmo la speranza della salvezza. 9Poiché Dio non ci ha destinati alla sua collera ma all'acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, 10il quale è morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui. 11Perciò confortatevi a vicenda edificandovi gli uni gli altri, come già fate. 12Vi preghiamo poi, fratelli, di aver riguardo per quelli che faticano tra di voi, che vi sono preposti nel Signore e vi ammoniscono; 13trattateli con molto rispetto e carità, a motivo del loro lavoro. Vivete in pace tra voi. 14Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti. 15Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti. 16State sempre lieti, 17pregate incessantemente, 18in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. 19Non spegnete lo Spirito, 20non disprezzate le profezie; 21esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. 22Astenetevi da ogni specie di male. 23Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. 24Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo! 25Fratelli, pregate anche per noi. 26Salutate tutti i fratelli con il bacio santo. 27Vi scongiuro, per il Signore, che si legga questa lettera a tutti i fratelli. 28La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi. Seconda lettera ai Tessalonicesi 1 1Paolo, Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre nostro e nel Signore Gesù Cristo: 2grazia a voi e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo. 3Dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli, ed è ben giusto. La vostra fede infatti cresce rigogliosamente e abbonda la vostra carità vicendevole; 4così noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese di Dio, per la vostra fermezza e per la vostra fede in tutte le persecuzioni e tribolazioni che sopportate. 5Questo è un segno del giusto giudizio di Dio, che vi proclamerà degni di quel regno di Dio, per il quale ora soffrite. 6È proprio della giustizia di Dio rendere afflizione a quelli che vi affliggono 7e a voi, che ora siete afflitti, sollievo insieme a noi, quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo con gli angeli della sua potenza 8in fuoco ardente, a far vendetta di quanti non conoscono Dio e non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù. 9Costoro saranno castigati con una rovina eterna, lontano dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza, 10quando egli verrà per esser glorificato nei suoi santi ed esser riconosciuto mirabile in tutti quelli che avranno creduto, perché è stata creduta la nostra testimonianza in mezzo a voi. Questo accadrà, in quel giorno. 11Anche per questo preghiamo di continuo per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede; 12perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo. 2 1Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, 2di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. 3Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, 4colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. 5Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? 6E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. 7Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. 8Solo allora sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo, 9la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, 10e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi. 11E per questo Dio invia loro una potenza d'inganno perché essi credano alla menzogna 12e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all'iniquità. 13Noi però dobbiamo rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l'opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità, 14chiamandovi a questo con il nostro vangelo, per il possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo. 15Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera. 16E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, 17conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene. 3 1Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore si diffonda e sia glorificata come lo è anche tra voi 2e veniamo liberati dagli uomini perversi e malvagi. Non di tutti infatti è la fede. 3Ma il Signore è fedele; egli vi confermerà e vi custodirà dal maligno. 4E riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore, che quanto vi ordiniamo già lo facciate e continuiate a farlo. 5Il Signore diriga i vostri cuori nell'amore di Dio e nella pazienza di Cristo. 6Vi ordiniamo pertanto, fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, di tenervi lontani da ogni fratello che si comporta in maniera indisciplinata e non secondo la tradizione che ha ricevuto da noi. 7Sapete infatti come dovete imitarci: poiché noi non abbiamo vissuto oziosamente fra voi, 8né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi. 9Non che non ne avessimo diritto, ma per darvi noi stessi come esempio da imitare. 10E infatti quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare neppure mangi. 11Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. 12A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace. 13Voi, fratelli, non lasciatevi scoraggiare nel fare il bene. 14Se qualcuno non obbedisce a quanto diciamo per lettera, prendete nota di lui e interrompete i rapporti, perché si vergogni; 15non trattatelo però come un nemico, ma ammonitelo come un fratello. 16Il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre e in ogni modo. Il Signore sia con tutti voi. 17Questo saluto è di mia mano, di Paolo; ciò serve come segno di autenticazione per ogni lettera; io scrivo così. 18La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. Prima lettera a Timoteo 1 1Paolo, apostolo di Cristo Gesù, per comando di Dio nostro salvatore e di Cristo Gesù nostra speranza, 2a Timòteo, mio vero figlio nella fede: grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro. 3Partendo per la Macedonia, ti raccomandai di rimanere in Èfeso, perché tu invitassi alcuni a non insegnare dottrine diverse 4e a non badare più a favole e a genealogie interminabili, che servono più a vane discussioni che al disegno divino manifestato nella fede. 5Il fine di questo richiamo è però la carità, che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera. 6Proprio deviando da questa linea, alcuni si sono volti a fatue verbosità, 7pretendendo di essere dottori della legge mentre non capiscono né quello che dicono, né alcuna di quelle cose che dànno per sicure. 8Certo, noi sappiamo che la legge è buona, se uno ne usa legalmente; 9sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini, 10i fornicatori, i pervertiti, i trafficanti di uomini, i falsi, gli spergiuri e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina, 11secondo il vangelo della gloria del beato Dio che mi è stato affidato. 12Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al mistero: 13io che per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede; 14così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. 15Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io. 16Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna. 17Al Re dei secoli incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen. 18Questo è l'avvertimento che ti do, figlio mio Timòteo, in accordo con le profezie che sono state fatte a tuo riguardo, perché, fondato su di esse, tu combatta la buona battaglia 19con fede e buona coscienza, poiché alcuni che l'hanno ripudiata hanno fatto naufragio nella fede; 20tra essi Imenèo e Alessandro, che ho consegnato a satana perché imparino a non più bestemmiare. 2 1Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, 2per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità. 3Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, 4il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. 5Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, 6che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l'ha data nei tempi stabiliti, 7e di essa io sono stato fatto banditore e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità. 8Voglio dunque che gli uomini preghino, dovunque si trovino, alzando al cielo mani pure senza ira e senza contese. 9Alla stessa maniera facciano le donne, con abiti decenti, adornandosi di pudore e riservatezza, non di trecce e ornamenti d'oro, di perle o di vesti sontuose, 10ma di opere buone, come conviene a donne che fanno professione di pietà. 11La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. 12Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. 13Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; 14e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. 15Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia. 3 1È degno di fede quanto vi dico: se uno aspira all'episcopato, desidera un nobile lavoro. 2Ma bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, 3non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. 4Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità, 5perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? 6Inoltre non sia un neofita, perché non gli accada di montare in superbia e di cadere nella stessa condanna del diavolo. 7È necessario che egli goda buona reputazione presso quelli di fuori, per non cadere in discredito e in qualche laccio del diavolo. 8Allo stesso modo i diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti al molto vino né avidi di guadagno disonesto, 9e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. 10Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. 11Allo stesso modo le donne siano dignitose, non pettegole, sobrie, fedeli in tutto. 12I diaconi non siano sposati che una sola volta, sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie famiglie. 13Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù. 14Ti scrivo tutto questo, nella speranza di venire presto da te; 15ma se dovessi tardare, voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità. 16Dobbiamo confessare che grande è il mistero della pietà: Egli si manifestò nella carne, fu giustificato nello Spirito, apparve agli angeli, fu annunziato ai pagani, fu creduto nel mondo, fu assunto nella gloria. 4 1Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, 2sedotti dall'ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza. 3Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità. 4Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie, 5perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera. 6Proponendo queste cose ai fratelli sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito come sei dalle parole della fede e della buona dottrina che hai seguito. 7Rifiuta invece le favole profane, roba da vecchierelle. 8Esèrcitati nella pietà, perché l'esercizio fisico è utile a poco, mentre la pietà è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente come di quella futura. 9Certo questa parola è degna di fede. 10Noi infatti ci affatichiamo e combattiamo perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che credono. 11Questo tu devi proclamare e insegnare. 12Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii esempio ai fedeli nelle parole, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza. 13Fino al mio arrivo, dèdicati alla lettura, all'esortazione e all'insegnamento. 14Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per indicazioni di profeti, con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri. 15Abbi premura di queste cose, dèdicati ad esse interamente perché tutti vedano il tuo progresso. 16Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo salverai te stesso e coloro che ti ascoltano. 5 1Non essere aspro nel riprendere un anziano, ma esortalo come fosse tuo padre; i più giovani come fratelli; 2le donne anziane come madri e le più giovani come sorelle, in tutta purezza. 3Onora le vedove, quelle che sono veramente vedove; 4ma se una vedova ha figli o nipoti, questi imparino prima a praticare la pietà verso quelli della propria famiglia e a rendere il contraccambio ai loro genitori, poiché è gradito a Dio. 5Quella poi veramente vedova e che sia rimasta sola, ha riposto la speranza in Dio e si consacra all'orazione e alla preghiera giorno e notte; 6al contrario quella che si dà ai piaceri, anche se vive, è già morta. 7Proprio questo raccomanda, perché siano irreprensibili. 8Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele. 9Una vedova sia iscritta nel catalogo delle vedove quando abbia non meno di sessant'anni, sia andata sposa una sola volta, 10abbia la testimonianza di opere buone: abbia cioè allevato figli, praticato l'ospitalità, lavato i piedi ai santi, sia venuta in soccorso agli afflitti, abbia esercitato ogni opera di bene. 11Le vedove più giovani non accettarle perché, non appena vengono prese da desideri indegni di Cristo, vogliono sposarsi di nuovo 12e si attirano così un giudizio di condanna per aver trascurato la loro prima fede. 13Inoltre, trovandosi senza far niente, imparano a girare qua e là per le case e sono non soltanto oziose, ma pettegole e curiose, parlando di ciò che non conviene. 14Desidero quindi che le più giovani si risposino, abbiano figli, governino la loro casa, per non dare all'avversario nessun motivo di biasimo. 15Già alcune purtroppo si sono sviate dietro a satana. 16Se qualche donna credente ha con sé delle vedove, provveda lei a loro e non ricada il peso sulla Chiesa, perché questa possa così venire incontro a quelle che sono veramente vedove. 17I presbiteri che esercitano bene la presidenza siano trattati con doppio onore, soprattutto quelli che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento. 18Dice infatti la Scrittura: Non metterai la museruola al bue che trebbia e: Il lavoratore ha diritto al suo salario. 19Non accettare accuse contro un presbitero senza la deposizione di due o tre testimoni. 20Quelli poi che risultino colpevoli riprendili alla presenza di tutti, perché anche gli altri ne abbiano timore. 21Ti scongiuro davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti, di osservare queste norme con imparzialità e di non far mai nulla per favoritismo. 22Non aver fretta di imporre le mani ad alcuno, per non farti complice dei peccati altrui. Conservati puro! 23Smetti di bere soltanto acqua, ma fa' uso di un po' di vino a causa dello stomaco e delle tue frequenti indisposizioni. 24Di alcuni uomini i peccati si manifestano prima del giudizio e di altri dopo; 25così anche le opere buone vengono alla luce e quelle stesse che non sono tali non possono rimanere nascoste. 6 1Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, trattino con ogni rispetto i loro padroni, perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina. 2Quelli poi che hanno padroni credenti, non manchino loro di riguardo perché sono fratelli, ma li servano ancora meglio, proprio perché sono credenti e amati coloro che ricevono i loro servizi. Questo devi insegnare e raccomandare. 3Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina secondo la pietà, 4costui è accecato dall'orgoglio, non comprende nulla ed è preso dalla febbre di cavilli e di questioni oziose. Da ciò nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, 5i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la pietà come fonte di guadagno. 6Certo, la pietà è un grande guadagno, congiunta però a moderazione! 7Infatti non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via. 8Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo. 9Al contrario coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione. 10L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori. 11Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. 12Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni. 13Al cospetto di Dio che dà vita a tutte le cose e di Gesù Cristo che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, 14ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo, 15che al tempo stabilito sarà a noi rivelata dal beato e unico sovrano, il re dei regnanti e signore dei signori, 16il solo che possiede l'immortalità, che abita una luce inaccessibile; che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere. A lui onore e potenza per sempre. Amen. 17Ai ricchi in questo mondo raccomanda di non essere orgogliosi, di non riporre la speranza sull'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché ne possiamo godere; 18di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere pronti a dare, di essere generosi, 19mettendosi così da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera. 20O Timòteo, custodisci il deposito; evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza, 21professando la quale taluni hanno deviato dalla fede. La grazia sia con voi! Seconda lettera a Timoteo 1 1Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, per annunziare la promessa della vita in Cristo Gesù, 2al diletto figlio Timòteo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro. 3Ringrazio Dio, che io servo con coscienza pura come i miei antenati, ricordandomi sempre di te nelle mie preghiere, notte e giorno; 4mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia. 5Mi ricordo infatti della tua fede schietta, fede che fu prima nella tua nonna Lòide, poi in tua madre Eunìce e ora, ne sono certo, anche in te. 6Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani. 7Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. 8Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio. 9Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità, 10ma è stata rivelata solo ora con l'apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del vangelo, 11del quale io sono stato costituito araldo, apostolo e maestro. 12È questa la causa dei mali che soffro, ma non me ne vergogno: so infatti a chi ho creduto e son convinto che egli è capace di conservare il mio deposito fino a quel giorno. 13Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che sono in Cristo Gesù. 14Custodisci il buon deposito con l'aiuto dello Spirito santo che abita in noi. 15Tu sai che tutti quelli dell'Asia, tra i quali Fìgelo ed Ermègene, mi hanno abbandonato. 16Il Signore conceda misericordia alla famiglia di Onesìforo, perché egli mi ha più volte confortato e non s'è vergognato delle mie catene; 17anzi, venuto a Roma, mi ha cercato con premura, finché mi ha trovato. 18Gli conceda il Signore di trovare misericordia presso Dio in quel giorno. E quanti servizi egli ha reso in Èfeso, lo sai meglio di me. 2 1Tu dunque, figlio mio, attingi sempre forza nella grazia che è in Cristo Gesù 2e le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri. 3Insieme con me prendi anche tu la tua parte di sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù. 4Nessuno però, quando presta servizio militare, s'intralcia nelle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che l'ha arruolato. 5Anche nelle gare atletiche, non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole. 6L'agricoltore poi che si affatica, dev'essere il primo a cogliere i frutti della terra. 7Cerca di comprendere ciò che voglio dire; il Signore certamente ti darà intelligenza per ogni cosa. 8Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo, 9a causa del quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata! 10Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. 11Certa è questa parola: Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; 12se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà; 13se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso. 14Richiama alla memoria queste cose, scongiurandoli davanti a Dio di evitare le vane discussioni, che non giovano a nulla, se non alla perdizione di chi le ascolta. 15Sfòrzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore della parola della verità. 16Evita le chiacchiere profane, perché esse tendono a far crescere sempre più nell'empietà; 17la parola di costoro infatti si propagherà come una cancrena. Fra questi ci sono Imenèo e Filèto, 18i quali hanno deviato dalla verità, sostenendo che la risurrezione è già avvenuta e così sconvolgono la fede di alcuni. 19Tuttavia il fondamento gettato da Dio sta saldo e porta questo sigillo: Il Signore conosce i suoi, e ancora: Si allontani dall'iniquità chiunque invoca il nome del Signore. 20In una casa grande però non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di coccio; alcuni sono destinati ad usi nobili, altri per usi più spregevoli. 21Chi si manterrà puro astenendosi da tali cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al padrone, pronto per ogni opera buona. 22Fuggi le passioni giovanili; cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro. 23Evita inoltre le discussioni sciocche e non educative, sapendo che generano contese. 24Un servo del Signore non dev'essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite, 25dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità 26e ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà. 3 1Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. 2Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, 3senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, 4traditori, sfrontati, accecati dall'orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, 5con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore. Guardati bene da costoro! 6Al loro numero appartengono certi tali che entrano nelle case e accalappiano donnicciole cariche di peccati, mosse da passioni di ogni genere, 7che stanno sempre lì ad imparare, senza riuscire mai a giungere alla conoscenza della verità. 8Sull'esempio di Iannes e di Iambres che si opposero a Mosè, anche costoro si oppongono alla verità: uomini dalla mente corrotta e riprovati in materia di fede. 9Costoro però non progrediranno oltre, perché la loro stoltezza sarà manifestata a tutti, come avvenne per quelli. 10Tu invece mi hai seguito da vicino nell'insegnamento, nella condotta, nei propositi, nella fede, nella magnanimità, nell'amore del prossimo, nella pazienza, 11nelle persecuzioni, nelle sofferenze, come quelle che incontrai ad Antiòchia, a Icònio e a Listri. Tu sai bene quali persecuzioni ho sofferto. Eppure il Signore mi ha liberato da tutte. 12Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati. 13Ma i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannatori e ingannati nello stesso tempo. 14Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso 15e che fin dall'infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. 16Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. 4 1Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: 2annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. 3Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, 4rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. 5Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero. 6Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. 7Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. 8Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione. 9Cerca di venire presto da me, 10perché Dema mi ha abbandonato avendo preferito il secolo presente ed è partito per Tessalonica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. 11Solo Luca è con me. Prendi Marco e portalo con te, perché mi sarà utile per il ministero. 12Ho inviato Tìchico a Èfeso. 13Venendo, portami il mantello che ho lasciato a Tròade in casa di Carpo e anche i libri, soprattutto le pergamene. 14Alessandro, il ramaio, mi ha procurato molti mali. Il Signore gli renderà secondo le sue opere; 15guàrdatene anche tu, perché è stato un accanito avversario della nostra predicazione. 16Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Non se ne tenga conto contro di loro. 17Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili: e così fui liberato dalla bocca del leone. 18Il Signore mi libererà da ogni male e mi salverà per il suo regno eterno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen. 19Saluta Prisca e Aquila e la famiglia di Onesìforo. 20Eràsto è rimasto a Corinto; Tròfimo l'ho lasciato ammalato a Milèto. 21Affrettati a venire prima dell'inverno. Ti salutano Eubùlo, Pudènte, Lino, Claudia e tutti i fratelli. 22Il Signore Gesù sia con il tuo spirito. La grazia sia con voi! Lettera a Tito 1 1Paolo, servo di Dio, apostolo di Gesù Cristo per chiamare alla fede gli eletti di Dio e per far conoscere la verità che conduce alla pietà 2ed è fondata sulla speranza della vita eterna, promessa fin dai secoli eterni da quel Dio che non mentisce, 3e manifestata poi con la sua parola mediante la predicazione che è stata a me affidata per ordine di Dio, nostro salvatore, 4a Tito, mio vero figlio nella fede comune: grazia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro salvatore. 5Per questo ti ho lasciato a Creta perché regolassi ciò che rimane da fare e perché stabilissi presbiteri in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato: 6il candidato deve essere irreprensibile, sposato una sola volta, con figli credenti e che non possano essere accusati di dissolutezza o siano insubordinati. 7Il vescovo infatti, come amministratore di Dio, dev'essere irreprensibile: non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non violento, non avido di guadagno disonesto, 8ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, pio, padrone di sé, 9attaccato alla dottrina sicura, secondo l'insegnamento trasmesso, perché sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare coloro che contraddicono. 10Vi sono infatti, soprattutto fra quelli che provengono dalla circoncisione, molti spiriti insubordinati, chiacchieroni e ingannatori della gente. 11A questi tali bisogna chiudere la bocca, perché mettono in scompiglio intere famiglie, insegnando per amore di un guadagno disonesto cose che non si devono insegnare. 12Uno dei loro, proprio un loro profeta, già aveva detto: "I Cretesi son sempre bugiardi, male bestie, ventri pigri". 13Questa testimonianza è vera. Perciò correggili con fermezza, perché rimangano nella sana dottrina 14e non diano più retta a favole giudaiche e a precetti di uomini che rifiutano la verità. 15Tutto è puro per i puri; ma per i contaminati e gli infedeli nulla è puro; sono contaminate la loro mente e la loro coscienza. 16Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, abominevoli come sono, ribelli e incapaci di qualsiasi opera buona. 2 1Tu però insegna ciò che è secondo la sana dottrina: 2i vecchi siano sobri, dignitosi, assennati, saldi nella fede, nell'amore e nella pazienza. 3Ugualmente le donne anziane si comportino in maniera degna dei credenti; non siano maldicenti né schiave di molto vino; sappiano piuttosto insegnare il bene, 4per formare le giovani all'amore del marito e dei figli, 5ad essere prudenti, caste, dedite alla famiglia, buone, sottomesse ai propri mariti, perché la parola di Dio non debba diventare oggetto di biasimo. 6Esorta ancora i più giovani a essere assennati, 7offrendo te stesso come esempio in tutto di buona condotta, con purezza di dottrina, dignità, 8linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire sul conto nostro. 9Esorta gli schiavi a esser sottomessi in tutto ai loro padroni; li accontentino e non li contraddicano, 10non rubino, ma dimostrino fedeltà assoluta, per fare onore in tutto alla dottrina di Dio, nostro salvatore. 11È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, 12che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, 13nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo; 14il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone. 15Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno osi disprezzarti! 3 1Ricorda loro di esser sottomessi ai magistrati e alle autorità, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; 2di non parlar male di nessuno, di evitare le contese, di esser mansueti, mostrando ogni dolcezza verso tutti gli uomini. 3Anche noi un tempo eravamo insensati, disobbedienti, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell'invidia, degni di odio e odiandoci a vicenda. 4Quando però si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, 5egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, 6effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, 7perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna. 8Questa parola è degna di fede e perciò voglio che tu insista in queste cose, perché coloro che credono in Dio si sforzino di essere i primi nelle opere buone. Ciò è bello e utile per gli uomini. 9Guàrdati invece dalle questioni sciocche, dalle genealogie, dalle questioni e dalle contese intorno alla legge, perché sono cose inutili e vane. 10Dopo una o due ammonizioni sta' lontano da chi è fazioso, 11ben sapendo che è gente ormai fuori strada e che continua a peccare condannandosi da se stessa. 12Quando ti avrò mandato Àrtema o Tìchico, cerca di venire subito da me a Nicòpoli, perché ho deciso di passare l'inverno colà. 13Provvedi con cura al viaggio di Zena, il giureconsulto, e di Apollo, che non manchi loro nulla. 14Imparino così anche i nostri a distinguersi nelle opere di bene riguardo ai bisogni urgenti, per non vivere una vita inutile. 15Ti salutano tutti coloro che sono con me. Saluta quelli che ci amano nella fede. La grazia sia con tutti voi! Lettera a Filemone 1Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timòteo al nostro caro collaboratore Filèmone, 2alla sorella Appia, ad Archippo nostro compagno d'armi e alla comunità che si raduna nella tua casa: 3grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo. 4Rendo sempre grazie a Dio ricordandomi di te nelle mie preghiere, 5perché sento parlare della tua carità per gli altri e della fede che hai nel Signore Gesù e verso tutti i santi. 6La tua partecipazione alla fede diventi efficace per la conoscenza di tutto il bene che si fa tra voi per Cristo. 7La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, fratello, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua. 8Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di comandarti ciò che devi fare, 9preferisco pregarti in nome della carità, così qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero per Cristo Gesù; 10ti prego dunque per il mio figlio, che ho generato in catene, 11Onesimo, quello che un giorno ti fu inutile, ma ora è utile a te e a me. 12Te l'ho rimandato, lui, il mio cuore. 13Avrei voluto trattenerlo presso di me perché mi servisse in vece tua nelle catene che porto per il vangelo. 14Ma non ho voluto far nulla senza il tuo parere, perché il bene che farai non sapesse di costrizione, ma fosse spontaneo. 15Forse per questo è stato separato da te per un momento perché tu lo riavessi per sempre; 16non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come uomo, sia come fratello nel Signore. 17Se dunque tu mi consideri come amico, accoglilo come me stesso. 18E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto. 19Lo scrivo di mio pugno, io, Paolo: pagherò io stesso. Per non dirti che anche tu mi sei debitore e proprio di te stesso! 20Sì, fratello! Che io possa ottenere da te questo favore nel Signore; dà questo sollievo al mio cuore in Cristo! 21Ti scrivo fiducioso nella tua docilità, sapendo che farai anche più di quanto ti chiedo. 22Al tempo stesso preparami un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito. 23Ti saluta Èpafra, mio compagno di prigionia per Cristo Gesù, 24con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori. 25La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito. Lettera agli Ebrei 1 1Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, 2in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. 3Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell'alto dei cieli, 4ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. 5Infatti a quale degli angeli Dio ha mai detto: Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato? E ancora: Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio? 6E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice: Lo adorino tutti gli angeli di Dio. 7Mentre degli angeli dice: Egli fa i suoi angeli pari ai venti, e i suoi ministri come fiamma di fuoco, 8del Figlio invece afferma: Il tuo trono, Dio, sta in eterno e: Scettro giusto è lo scettro del tuo regno; 9hai amato la giustizia e odiato l'iniquità, perciò ti unse Dio, il tuo Dio, con olio di esultanza più dei tuoi compagni. 10E ancora: Tu, Signore, da principio hai fondato la terra e opera delle tue mani sono i cieli. 11Essi periranno, ma tu rimani; invecchieranno tutti come un vestito. 12Come un mantello li avvolgerai, come un abito e saranno cambiati; ma tu rimani lo stesso, e gli anni tuoi non avranno fine. 13A quale degli angeli poi ha mai detto: Siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi? 14Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza? 2 1Proprio per questo bisogna che ci applichiamo con maggiore impegno a quelle cose che abbiamo udito, per non andare fuori strada. 2Se, infatti, la parola trasmessa per mezzo degli angeli si è dimostrata salda, e ogni trasgressione e disobbedienza ha ricevuto giusta punizione, 3come potremo scampare noi se trascuriamo una salvezza così grande? Questa infatti, dopo essere stata promulgata all'inizio dal Signore, è stata confermata in mezzo a noi da quelli che l'avevano udita, 4mentre Dio testimoniava nello stesso tempo con segni e prodigi e miracoli d'ogni genere e doni dello Spirito Santo, distribuiti secondo la sua volontà. 5Non certo a degli angeli egli ha assoggettato il mondo futuro, del quale parliamo. 6Anzi, qualcuno in un passo ha testimoniato: Che cos'è l'uomo perché ti ricordi di lui o il figlio dell'uomo perché tu te ne curi? 7Di poco l'hai fatto inferiore agli angeli, di gloria e di onore l'hai coronato 8e hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi. Avendogli assoggettato ogni cosa, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso. Tuttavia al presente non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui sottomessa. 9Però quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti. 10Ed era ben giusto che colui, per il quale e del quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha guidati alla salvezza. 11Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli, 12dicendo: Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, in mezzo all'assemblea canterò le tue lodi; 13e ancora: Io metterò la mia fiducia in lui; e inoltre: Eccoci, io e i figli che Dio mi ha dato. 14Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, 15e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. 16Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. 17Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. 18Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova. 3 1Perciò, fratelli santi, partecipi di una vocazione celeste, fissate bene lo sguardo in Gesù, l'apostolo e sommo sacerdote della fede che noi professiamo, 2il quale è fedele a colui che l'ha costituito, come lo fu anche Mosè in tutta la sua casa. 3Ma in confronto a Mosè, egli è stato giudicato degno di tanta maggior gloria, quanto l'onore del costruttore della casa supera quello della casa stessa. 4Ogni casa infatti viene costruita da qualcuno; ma colui che ha costruito tutto è Dio. 5In verità Mosè fu fedele in tutta la sua casa come servitore, per rendere testimonianza di ciò che doveva essere annunziato più tardi; 6Cristo, invece, lo fu come figlio costituito sopra la sua propria casa. E la sua casa siamo noi, se conserviamo la libertà e la speranza di cui ci vantiamo. 7Per questo, come dice lo Spirito Santo: Oggi, se udite la sua voce, 8non indurite i vostri cuori come nel giorno della ribellione, il giorno della tentazione nel deserto, 9dove mi tentarono i vostri padri mettendomi alla prova, pur avendo visto per quarant'anni le mie opere. 10Perciò mi disgustai di quella generazione e dissi: Sempre hanno il cuore sviato. Non hanno conosciuto le mie vie. 11Così ho giurato nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo. 12Guardate perciò, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede che si allontani dal Dio vivente. 13Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno, finché dura quest'oggi, perché nessuno di voi si indurisca sedotto dal peccato. 14Siamo diventati infatti partecipi di Cristo, a condizione di mantenere salda sino alla fine la fiducia che abbiamo avuta da principio. 15Quando pertanto si dice: Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori come nel giorno della ribellione, 16chi furono quelli che, dopo aver udita la sua voce, si ribellarono? Non furono tutti quelli che erano usciti dall'Egitto sotto la guida di Mosè? 17E chi furono coloro di cui si è disgustato per quarant'anni? Non furono quelli che avevano peccato e poi caddero cadaveri nel deserto? 18E a chi giurò che non sarebbero entrati nel suo riposo, se non a quelli che non avevano creduto? 19In realtà vediamo che non vi poterono entrare a causa della loro mancanza di fede. 4 1Dobbiamo dunque temere che, mentre ancora rimane in vigore la promessa di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. 2Poiché anche a noi, al pari di quelli, è stata annunziata una buona novella: purtroppo però ad essi la parola udita non giovò in nulla, non essendo rimasti uniti nella fede a quelli che avevano ascoltato. 3Infatti noi che abbiamo creduto possiamo entrare in quel riposo, secondo ciò che egli ha detto: Sicché ho giurato nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo! Questo, benché le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo. 4Si dice infatti in qualche luogo a proposito del settimo giorno: E Dio si riposò nel settimo giorno da tutte le opere sue. 5E ancora in questo passo: Non entreranno nel mio riposo! 6Poiché dunque risulta che alcuni debbono ancora entrare in quel riposo e quelli che per primi ricevettero la buona novella non entrarono a causa della loro disobbedienza, 7egli fissa di nuovo un giorno, oggi, dicendo in Davide dopo tanto tempo: Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori! 8Se Giosuè infatti li avesse introdotti in quel riposo, Dio non avrebbe parlato, in seguito, di un altro giorno. 9È dunque riservato ancora un riposo sabatico per il popolo di Dio. 10Chi è entrato infatti nel suo riposo, riposa anch'egli dalle sue opere, come Dio dalle proprie. 11Affrettiamoci dunque ad entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza. 12Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. 13Non v'è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto. 14Poiché dunque abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. 15Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato. 16Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno. 5 1Ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. 2In tal modo egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell'ignoranza e nell'errore, essendo anch'egli rivestito di debolezza; 3proprio a causa di questa anche per se stesso deve offrire sacrifici per i peccati, come lo fa per il popolo. 4Nessuno può attribuire a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. 5Nello stesso modo Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote, ma gliela conferì colui che gli disse: Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato. 6Come in un altro passo dice: Tu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchìsedek. 7Proprio per questo nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà; 8pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì 9e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, 10essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote alla maniera di Melchìsedek. 11Su questo argomento abbiamo molte cose da dire, difficili da spiegare perché siete diventati lenti a capire. 12Infatti, voi che dovreste essere ormai maestri per ragioni di tempo, avete di nuovo bisogno che qualcuno v'insegni i primi elementi degli oracoli di Dio e siete diventati bisognosi di latte e non di cibo solido. 13Ora, chi si nutre ancora di latte è ignaro della dottrina della giustizia, perché è ancora un bambino. 14Il nutrimento solido invece è per gli uomini fatti, quelli che hanno le facoltà esercitate a distinguere il buono dal cattivo. 6 1Perciò, lasciando da parte l'insegnamento iniziale su Cristo, passiamo a ciò che è più completo, senza gettare di nuovo le fondamenta della rinunzia alle opere morte e della fede in Dio, 2della dottrina dei battesimi, dell'imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del giudizio eterno. 3Questo noi intendiamo fare, se Dio lo permette. 4Quelli infatti che sono stati una volta illuminati, che hanno gustato il dono celeste, sono diventati partecipi dello Spirito Santo 5e hanno gustato la buona parola di Dio e le meraviglie del mondo futuro. 6Tuttavia se sono caduti, è impossibile rinnovarli una seconda volta portandoli alla conversione, dal momento che per loro conto crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo espongono all'infamia. 7Infatti una terra imbevuta della pioggia che spesso cade su di essa, se produce erbe utili a quanti la coltivano, riceve benedizione da Dio; 8ma se produce pruni e spine, non ha alcun valore ed è vicina alla maledizione: sarà infine arsa dal fuoco! 9Quanto a voi però, carissimi, anche se parliamo così, siamo certi che sono in voi cose migliori e che portano alla salvezza. 10Dio infatti non è ingiusto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e rendete tuttora ai santi. 11Soltanto desideriamo che ciascuno di voi dimostri il medesimo zelo perché la sua speranza abbia compimento sino alla fine, 12e perché non diventiate pigri, ma piuttosto imitatori di coloro che con la fede e la perseveranza divengono eredi delle promesse. 13Quando infatti Dio fece la promessa ad Abramo, non potendo giurare per uno superiore a sé, giurò per se stesso, 14dicendo: Ti benedirò e ti moltiplicherò molto. 15Così, avendo perseverato, Abramo conseguì la promessa. 16Gli uomini infatti giurano per qualcuno maggiore di loro e per loro il giuramento è una garanzia che pone fine ad ogni controversia. 17Perciò Dio, volendo mostrare più chiaramente agli eredi della promessa l'irrevocabilità della sua decisione, intervenne con un giuramento 18perché grazie a due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi che abbiamo cercato rifugio in lui avessimo un grande incoraggiamento nell'afferrarci saldamente alla speranza che ci è posta davanti. 19In essa infatti noi abbiamo come un'àncora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell'interno del velo del santuario, 20dove Gesù è entrato per noi come precursore, essendo divenuto sommo sacerdote per sempre alla maniera di Melchìsedek. 7 1Questo Melchìsedek infatti, re di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse; 2a lui Abramo diede la decima di ogni cosa; anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche re di Salem, cioè re di pace. 3Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno. 4Considerate pertanto quanto sia grande costui, al quale Abramo, il patriarca, diede la decima del suo bottino. 5In verità anche quelli dei figli di Levi, che assumono il sacerdozio, hanno il mandato di riscuotere, secondo la legge, la decima dal popolo, cioè dai loro fratelli, essi pure discendenti da Abramo. 6Egli invece, che non era della loro stirpe, prese la decima da Abramo e benedisse colui che era depositario della promessa. 7Ora, senza dubbio, è l'inferiore che è benedetto dal superiore. 8Inoltre, qui riscuotono le decime uomini mortali; là invece le riscuote uno di cui si attesta che vive. 9Anzi si può dire che lo stesso Levi, che pur riceve le decime, ha versato la sua decima in Abramo: 10egli si trovava infatti ancora nei lombi del suo antenato quando gli venne incontro Melchìsedek. 11Or dunque, se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico – sotto di esso il popolo ha ricevuto la legge – che bisogno c'era che sorgesse un altro sacerdote alla maniera di Melchìsedek, e non invece alla maniera di Aronne? 12Infatti, mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge. 13Questo si dice di chi è appartenuto a un'altra tribù, della quale nessuno mai fu addetto all'altare. 14È noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio. 15Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, a somiglianza di Melchìsedek, sorge un altro sacerdote, 16che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile. 17Gli è resa infatti questa testimonianza: Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchìsedek. 18Si ha così l'abrogazione di un ordinamento precedente a causa della sua debolezza e inutilità – 19la legge infatti non ha portato nulla alla perfezione – e si ha invece l'introduzione di una speranza migliore, grazie alla quale ci avviciniamo a Dio. 20Inoltre ciò non avvenne senza giuramento. Quelli infatti diventavano sacerdoti senza giuramento; 21 costui al contrario con un giuramento di colui che gli ha detto: Il Signore ha giurato e non si pentirà: tu sei sacerdote per sempre. 22Per questo, Gesù è diventato garante di un'alleanza migliore. 23Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo; 24egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. 25Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore. 26Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli; 27egli non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso. 28La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti all'umana debolezza, ma la parola del giuramento, posteriore alla legge, costituisce il Figlio che è stato reso perfetto in eterno. 8 1Il punto capitale delle cose che stiamo dicendo è questo: noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra del trono della maestà nei cieli, 2ministro del santuario e della vera tenda che il Signore, e non un uomo, ha costruito. 3Ogni sommo sacerdote infatti viene costituito per offrire doni e sacrifici: di qui la necessità che anch'egli abbia qualcosa da offrire. 4Se Gesù fosse sulla terra, egli non sarebbe neppure sacerdote, poiché vi sono quelli che offrono i doni secondo la legge. 5Questi però attendono a un servizio che è una copia e un'ombra delle realtà celesti, secondo quanto fu detto da Dio a Mosè, quando stava per costruire la Tenda: Guarda, disse, di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte. 6Ora invece egli ha ottenuto un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l'alleanza di cui è mediatore, essendo questa fondata su migliori promesse. 7Se la prima infatti fosse stata perfetta, non sarebbe stato il caso di stabilirne un'altra. 8Dio infatti, biasimando il suo popolo, dice: Ecco vengono giorni, dice il Signore, quando io stipulerò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un'alleanza nuova; 9non come l'alleanza che feci con i loro padri, nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dalla terra d'Egitto; poiché essi non son rimasti fedeli alla mia alleanza, anch'io non ebbi più cura di loro, dice il Signore. 10E questa è l'alleanza che io stipulerò con la casa d'Israele dopo quei giorni, dice il Signore: porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori; sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. 11Né alcuno avrà più da istruire il suo concittadino, né alcuno il proprio fratello, dicendo: Conosci il Signore! Tutti infatti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande di loro. 12Perché io perdonerò le loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati. 13Dicendo però alleanza nuova, Dio ha dichiarato antiquata la prima; ora, ciò che diventa antico e invecchia, è prossimo a sparire. 9 1Certo, anche la prima alleanza aveva norme per il culto e un santuario terreno. 2Fu costruita infatti una Tenda: la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell'offerta: essa veniva chiamata il Santo. 3Dietro il secondo velo poi c'era una Tenda, detta Santo dei Santi, con 4l'altare d'oro per i profumi e l'arca dell'alleanza tutta ricoperta d'oro, nella quale si trovavano un'urna d'oro contenente la manna, la verga di Aronne che aveva fiorito e le tavole dell'alleanza. 5E sopra l'arca stavano i cherubini della gloria, che facevano ombra al luogo dell'espiazione. Di tutte queste cose non è necessario ora parlare nei particolari. 6Disposte in tal modo le cose, nella prima Tenda entrano sempre i sacerdoti per celebrarvi il culto; 7nella seconda invece solamente il sommo sacerdote, una volta all'anno, e non senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per i peccati involontari del popolo. 8Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era ancora aperta la via del santuario, finché sussisteva la prima Tenda. 9Essa infatti è una figura per il tempo attuale, offrendosi sotto di essa doni e sacrifici che non possono rendere perfetto, nella sua coscienza, l'offerente, 10trattandosi solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni umane, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate. 11Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione, 12non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna. 13Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne, 14quanto più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalla opere morte, per servire il Dio vivente? 15Per questo egli è mediatore di una nuova alleanza, perché, essendo ormai intervenuta la sua morte per la rendenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che è stata promessa. 16Dove infatti c'è un testamento, è necessario che sia accertata la morte del testatore, 17perché un testamento ha valore solo dopo la morte e rimane senza effetto finché il testatore vive. 18Per questo neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue. 19Infatti dopo che tutti i comandamenti furono promulgati a tutto il popolo da Mosè, secondo la legge, questi, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issòpo, ne asperse il libro stesso e tutto il popolo, 20dicendo: Questo è il sangue dell'alleanza che Dio ha stabilito per voi. 21Alla stessa maniera asperse con il sangue anche la Tenda e tutti gli arredi del culto. 22Secondo la legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue e senza spargimento di sangue non esiste perdono. 23Era dunque necessario che i simboli delle realtà celesti fossero purificati con tali mezzi; le realtà celesti poi dovevano esserlo con sacrifici superiori a questi. 24Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore, 25e non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui. 26In questo caso, infatti, avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo. Ora invece una volta sola, alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. 27E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, 28così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza. 10 1Avendo infatti la legge solo un'ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha il potere di condurre alla perfezione, per mezzo di quei sacrifici che si offrono continuamente di anno in anno, coloro che si accostano a Dio. 2Altrimenti non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che i fedeli, purificati una volta per tutte, non avrebbero ormai più alcuna coscienza dei peccati? 3Invece per mezzo di quei sacrifici si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati, 4poiché è impossibile eliminare i peccati con il sangue di tori e di capri. 5Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. 6Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. 7Allora ho detto: Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà. 8Dopo aver detto prima non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose tutte che vengono offerte secondo la legge, 9soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo. 10Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre. 11Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e ad offrire molte volte gli stessi sacrifici che non possono mai eliminare i peccati. 12Egli al contrario, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati una volta per sempre si è assiso alla destra di Dio, 13aspettando ormai solo che i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi. 14Poiché con un'unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati. 15Questo ce lo attesta anche lo Spirito Santo. Infatti, dopo aver detto: 16Questa è l'alleanza che io stipulerò con loro dopo quei giorni, dice il Signore: io porrò le mie leggi nei loro cuori e le imprimerò nella loro mente, 17dice: E non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità. 18Ora, dove c'è il perdono di queste cose, non c'è più bisogno di offerta per il peccato. 19Avendo dunque, fratelli, piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, 20per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne; 21avendo noi un sacerdote grande sopra la casa di Dio, 22accostiamoci con cuore sincero nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. 23Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso. 24Cerchiamo anche di stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone, 25senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma invece esortandoci a vicenda; tanto più che potete vedere come il giorno si avvicina. 26Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati, 27ma soltanto una terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco che dovrà divorare i ribelli. 28Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni. 29Di quanto maggior castigo allora pensate che sarà ritenuto degno chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell'alleanza dal quale è stato un giorno santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia? 30Conosciamo infatti colui che ha detto: A me la vendetta! Io darò la retribuzione! E ancora: Il Signore giudicherà il suo popolo. 31È terribile cadere nelle mani del Dio vivente! 32Richiamate alla memoria quei primi giorni nei quali, dopo essere stati illuminati, avete dovuto sopportare una grande e penosa lotta, 33ora esposti pubblicamente a insulti e tribolazioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo. 34Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di esser spogliati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e più duraturi. 35Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. 36Avete solo bisogno di costanza, perché dopo aver fatto la volontà di Dio possiate raggiungere la promessa. 37Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà. 38Il mio giusto vivrà mediante la fede; ma se indietreggia, la mia anima non si compiace in lui. 39Noi però non siamo di quelli che indietreggiano a loro perdizione, bensì uomini di fede per la salvezza della nostra anima. 11 1La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. 2Per mezzo di questa fede gli antichi ricevettero buona testimonianza. 3Per fede noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine quello che si vede. 4Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, attestando Dio stesso di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora. 5Per fede Enoch fu trasportato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Prima infatti di essere trasportato via, ricevette la testimonianza di essere stato gradito a Dio. 6Senza la fede però è impossibile essergli graditi; chi infatti s'accosta a Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano. 7Per fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano, costruì con pio timore un'arca a salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e divenne erede della giustizia secondo la fede. 8Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. 9Per fede soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. 10Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. 11Per fede anche Sara, sebbene fuori dell'età, ricevette la possibilità di diventare madre perché ritenne fedele colui che glielo aveva promesso. 12Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia innumerevole che si trova lungo la spiaggia del mare. 13Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra. 14Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria. 15Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto possibilità di ritornarvi; 16ora invece essi aspirano a una migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha preparato infatti per loro una città. 17Per fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio, 18del quale era stato detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome. 19Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo. 20Per fede Isacco benedisse Giacobbe ed Esaù anche riguardo a cose future. 21Per fede Giacobbe, morente, benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe e si prostrò, appoggiandosi all'estremità del bastone. 22Per fede Giuseppe, alla fine della vita, parlò dell'esodo dei figli d'Israele e diede disposizioni circa le proprie ossa. 23Per fede Mosè, appena nato, fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino era bello; e non ebbero paura dell'editto del re. 24Per fede Mosè, divenuto adulto, rifiutò di esser chiamato figlio della figlia del faraone, 25preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che godere per breve tempo del peccato. 26Questo perché stimava l'obbrobrio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto; guardava infatti alla ricompensa. 27Per fede lasciò l'Egitto, senza temere l'ira del re; rimase infatti saldo, come se vedesse l'invisibile. 28Per fede celebrò la pasqua e fece l'aspersione del sangue, perché lo sterminatore dei primogeniti non toccasse quelli degli Israeliti. 29Per fede attraversarono il Mare Rosso come fosse terra asciutta; questo tentarono di fare anche gli Egiziani, ma furono inghiottiti. 30Per fede caddero le mura di Gèrico, dopo che ne avevano fatto il giro per sette giorni. 31Per fede Raab, la prostituta, non perì con gl'increduli, avendo accolto con benevolenza gli esploratori. 32E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo, se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti, 33i quali per fede conquistarono regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le promesse, chiusero le fauci dei leoni, 34spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trovarono forza dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri. 35Alcune donne riacquistarono per risurrezione i loro morti. Altri poi furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. 36Altri, infine, subirono scherni e flagelli, catene e prigionia. 37Furono lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati – 38di loro il mondo non era degno! –, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra. 39Eppure, tutti costoro, pur avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la promessa: 40Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi. 12 1Anche noi dunque, circondàti da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, 2tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio. 3Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo. 4Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato 5e avete già dimenticato l'esortazione a voi rivolta come a figli: Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui; 6perché il Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio. 7È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre? 8Se siete senza correzione, mentre tutti ne hanno avuto la loro parte, siete bastardi, non figli! 9Del resto, noi abbiamo avuto come correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo perciò molto di più al Padre degli spiriti, per avere la vita? 10Costoro infatti ci correggevano per pochi giorni, come sembrava loro; Dio invece lo fa per il nostro bene, allo scopo di renderci partecipi della sua santità. 11Certo, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. 12Perciò rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite 13e raddrizzate le vie storte per i vostri passi, perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire. 14Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore, 15vigilando che nessuno venga meno alla grazia di Dio. Non spunti né cresca alcuna radice velenosa in mezzo a voi e così molti ne siano infettati; 16non vi sia nessun fornicatore o nessun profanatore, come Esaù, che in cambio di una sola pietanza vendette la sua primogenitura. 17E voi ben sapete che in seguito, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, perché non trovò possibilità che il padre mutasse sentimento, sebbene glielo richiedesse con lacrime. 18Voi infatti non vi siete accostati a un luogo tangibile e a un fuoco ardente, né a oscurità, tenebra e tempesta, 19né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano che Dio non rivolgesse più a loro la parola; 20non potevano infatti sopportare l'intimazione: Se anche una bestia tocca il monte sia lapidata. 21Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: Ho paura e tremo. 22Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa 23e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione, 24al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele. 25Guardatevi perciò di non rifiutare Colui che parla; perché se quelli non trovarono scampo per aver rifiutato colui che promulgava decreti sulla terra, molto meno lo troveremo noi, se volteremo le spalle a Colui che parla dai cieli. 26La sua voce infatti un giorno scosse la terra; adesso invece ha fatto questa promessa: Ancora una volta io scuoterò non solo la terra, ma anche il cielo. 27La parola ancora una volta sta a indicare che le cose che possono essere scosse son destinate a passare, in quanto cose create, perché rimangano quelle che sono incrollabili. 28Perciò, poiché noi riceviamo in eredità un regno incrollabile, conserviamo questa grazia e per suo mezzo rendiamo un culto gradito a Dio, con riverenza e timore; 29perché il nostro Dio è un fuoco divoratore. 13 1Perseverate nell'amore fraterno. 2Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo. 3Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che soffrono, essendo anche voi in un corpo mortale. 4Il matrimonio sia rispettato da tutti e il talamo sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio. 5La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò. 6Così possiamo dire con fiducia: Il Signore è il mio aiuto, non temerò. Che mi potrà fare l'uomo? 7Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l'esito del loro tenore di vita, imitatene la fede. 8Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! 9Non lasciatevi sviare da dottrine diverse e peregrine, perché è bene che il cuore venga rinsaldato dalla grazia, non da cibi che non hanno mai recato giovamento a coloro che ne usarono. 10Noi abbiamo un altare del quale non hanno alcun diritto di mangiare quelli che sono al servizio del Tabernacolo. 11Infatti i corpi degli animali, il cui sangue vien portato nel santuario dal sommo sacerdote per i peccati, vengono bruciati fuori dell'accampamento. 12Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori della porta della città. 13Usciamo dunque anche noi dall'accampamento e andiamo verso di lui, portando il suo obbrobrio, 14perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura. 15Per mezzo di lui dunque offriamo continuamente un sacrificio di lode a Dio, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome. 16Non scordatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace. 17Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi, come chi ha da renderne conto; obbedite, perché facciano questo con gioia e non gemendo: ciò non sarebbe vantaggioso per voi. 18Pregate per noi, poiché crediamo di avere una buona coscienza, desiderando di comportarci bene in tutto. 19Con maggiore insistenza poi vi esorto a farlo, perché possa esservi restituito al più presto. 20Il Dio della pace che ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un'alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, 21vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen. 22Vi raccomando, fratelli, accogliete questa parola di esortazione; proprio per questo molto brevemente vi ho scritto. 23Sappiate che il nostro fratello Timòteo è stato messo in libertà; se arriva presto, vi vedrò insieme con lui. 24Salutate tutti i vostri capi e tutti i santi. Vi salutano quelli d'Italia. La grazia sia con tutti voi. La Bibbia di Gerusalemme Nuovo Testamento Lettere cattoliche Lettera di Giacomo 1 1Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, alle dodici tribù disperse nel mondo, salute. 2Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, 3sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza. 4E la pazienza completi l'opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla. 5Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli sarà data. 6La domandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all'onda del mare mossa e agitata dal vento; 7e non pensi di ricevere qualcosa dal Signore 8un uomo che ha l'animo oscillante e instabile in tutte le sue azioni. 9Il fratello di umili condizioni si rallegri della sua elevazione 10e il ricco della sua umiliazione, perché passerà come fiore d'erba. 11Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l'erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce. Così anche il ricco appassirà nelle sue imprese. 12Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano. 13Nessuno, quando è tentato, dica: "Sono tentato da Dio"; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male. 14Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce; 15poi la concupiscenza concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand'è consumato, produce la morte. 16Non andate fuori strada, fratelli miei carissimi; 17ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c'è variazione né ombra di cambiamento. 18Di sua volontà egli ci ha generati con una parola di verità, perché noi fossimo come una primizia delle sue creature. 19Lo sapete, fratelli miei carissimi: sia ognuno pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all'ira. 20Perché l'ira dell'uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio. 21Perciò, deposta ogni impurità e ogni resto di malizia, accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime. 22Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. 23Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: 24appena s'è osservato, se ne va, e subito dimentica com'era. 25Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla. 26Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana. 27Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo. 2 1Fratelli miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria. 2Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. 3Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite: "Tu siediti qui comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti in piedi lì", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello", 4non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi? 5Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano? 6Voi invece avete disprezzato il povero! Non sono forse i ricchi che vi tiranneggiano e vi trascinano davanti ai tribunali? 7Non sono essi che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi? 8Certo, se adempite il più importante dei comandamenti secondo la Scrittura: amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene; 9ma se fate distinzione di persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori. 10Poiché chiunque osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto; 11infatti colui che ha detto: Non commettere adulterio, ha detto anche: Non uccidere. Ora se tu non commetti adulterio, ma uccidi, ti rendi trasgressore della legge. 12Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché 13il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio. 14Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? 15Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano 16e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? 17Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. 18Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. 19Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! 20Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza valore? 21Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull'altare? 22Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta 23e si compì la Scrittura che dice: E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia, e fu chiamato amico di Dio. 24Vedete che l'uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede. 25Così anche Raab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via? 26Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta. 3 1Fratelli miei, non vi fate maestri in molti, sapendo che noi riceveremo un giudizio più severo, 2poiché tutti quanti manchiamo in molte cose. Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. 3Quando mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. 4Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e vengano spinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole chi le manovra. 5Così anche la lingua: è un piccolo membro e può vantarsi di grandi cose. Vedete un piccolo fuoco quale grande foresta può incendiare! 6Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell'iniquità, vive inserita nelle nostre membra e contamina tutto il corpo e incendia il corso della vita, traendo la sua fiamma dalla Geenna. 7Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dalla razza umana, 8ma la lingua nessun uomo la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. 9Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. 10È dalla stessa bocca che esce benedizione e maledizione. Non dev'essere così, fratelli miei! 11Forse la sorgente può far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara? 12Può forse, miei fratelli, un fico produrre olive o una vite produrre fichi? Neppure una sorgente salata può produrre acqua dolce. 13Chi è saggio e accorto tra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere ispirate a saggia mitezza. 14Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità. 15Non è questa la sapienza che viene dall'alto: è terrena, carnale, diabolica; 16poiché dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni. 17La sapienza che viene dall'alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia. 18Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace. 4 1Da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra? 2Bramate e non riuscite a possedere e uccidete; invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; 3chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri. 4Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. 5O forse pensate che la Scrittura dichiari invano: fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi? 6Ci dà anzi una grazia più grande; per questo dice: Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia. 7Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi. 8Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Purificate le vostre mani, o peccatori, e santificate i vostri cuori, o irresoluti. 9Gemete sulla vostra miseria, fate lutto e piangete; il vostro riso si muti in lutto e la vostra allegria in tristezza. 10Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà. 11Non sparlate gli uni degli altri, fratelli. Chi sparla del fratello o giudica il fratello, parla contro la legge e giudica la legge. E se tu giudichi la legge non sei più uno che osserva la legge, ma uno che la giudica. 12Ora, uno solo è legislatore e giudice, Colui che può salvare e rovinare; ma chi sei tu che ti fai giudice del tuo prossimo? 13E ora a voi, che dite: "Oggi o domani andremo nella tal città e vi passeremo un anno e faremo affari e guadagni", 14mentre non sapete cosa sarà domani! Ma che è mai la vostra vita? Siete come vapore che appare per un istante e poi scompare. 15Dovreste dire invece: Se il Signore vorrà, vivremo e faremo questo o quello. 16Ora invece vi vantate nella vostra arroganza; ogni vanto di questo genere è iniquo. 17Chi dunque sa fare il bene e non lo compie, commette peccato. 5 1E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! 2Le vostre ricchezze sono imputridite, 3le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! 4Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti. 5Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati per il giorno della strage. 6Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non può opporre resistenza. 7Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l'agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d'autunno e le piogge di primavera. 8Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. 9Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. 10Prendete, o fratelli, a modello di sopportazione e di pazienza i profeti che parlano nel nome del Signore. 11Ecco, noi chiamiamo beati quelli che hanno sopportato con pazienza. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione. 12Soprattutto, fratelli miei, non giurate, né per il cielo, né per la terra, né per qualsiasi altra cosa; ma il vostro "sì" sia sì, e il vostro "no" no, per non incorrere nella condanna. 13Chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia salmeggi. 14Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. 15E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. 16Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza. 17Elia era un uomo della nostra stessa natura: pregò intensamente che non piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. 18Poi pregò di nuovo e il cielo diede la pioggia e la terra produsse il suo frutto. 19Fratelli miei, se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, 20costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati. Prima lettera di Pietro 1 1Pietro, apostolo di Gesù Cristo, ai fedeli dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadòcia, nell'Asia e nella Bitinia, eletti 2secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi del suo sangue: grazia e pace a voi in abbondanza. 3Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, 4per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, 5che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi. 6Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po' afflitti da varie prove, 7perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo: 8voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, 9mentre conseguite la mèta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime. 10Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti che profetizzarono sulla grazia a voi destinata 11cercando di indagare a quale momento o a quali circostanze accennasse lo Spirito di Cristo che era in loro, quando prediceva le sofferenze destinate a Cristo e le glorie che dovevano seguirle. 12E fu loro rivelato che non per se stessi, ma per voi, erano ministri di quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno predicato il vangelo nello Spirito Santo mandato dal cielo; cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo. 13Perciò, dopo aver preparato la vostra mente all'azione, siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà. 14Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri d'un tempo, quando eravate nell'ignoranza, 15ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta; 16poiché sta scritto: Voi sarete santi, perché io sono santo. 17E se pregando chiamate Padre colui che senza riguardi personali giudica ciascuno secondo le sue opere, comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio. 18Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l'argento e l'oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, 19ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia. 20Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma si è manifestato negli ultimi tempi per voi. 21E voi per opera sua credete in Dio, che l'ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria e così la vostra fede e la vostra speranza sono fisse in Dio. 22Dopo aver santificato le vostre anime con l'obbedienza alla verità, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, 23essendo stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna. 24Poiché tutti i mortali sono come l'erba e ogni loro splendore è come fiore d'erba. L'erba inaridisce, i fiori cadono, 25ma la parola del Signore rimane in eterno. E questa è la parola del vangelo che vi è stato annunziato. 2 1Deposta dunque ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza, 2come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza: 3se davvero avete già gustato come è buono il Signore. 4Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, 5anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. 6Si legge infatti nella Scrittura: Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso. 7Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli la pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare, 8sasso d'inciampo e pietra di scandalo. Loro v'inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati. 9Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; 10voi, che un tempo eravate non popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia. 11Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra all'anima. 12La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, perché mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere giungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio. 13State sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore: sia al re come sovrano, 14sia ai governatori come ai suoi inviati per punire i malfattori e premiare i buoni. 15Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all'ignoranza degli stolti. 16Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio. 17Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re. 18Domestici, state soggetti con profondo rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli buoni e miti, ma anche a quelli difficili. 19È una grazia per chi conosce Dio subire afflizioni, soffrendo ingiustamente; 20che gloria sarebbe infatti sopportare il castigo se avete mancato? Ma se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. 21A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: 22egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, 23oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia. 24Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; 25dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime. 3 1Ugualmente voi, mogli, state sottomesse ai vostri mariti perché, anche se alcuni si rifiutano di credere alla parola, vengano dalla condotta delle mogli, senza bisogno di parole, conquistati 2considerando la vostra condotta casta e rispettosa. 3Il vostro ornamento non sia quello esteriore – capelli intrecciati, collane d'oro, sfoggio di vestiti –; 4cercate piuttosto di adornare l'interno del vostro cuore con un'anima incorruttibile piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio. 5Così una volta si ornavano le sante donne che speravano in Dio; esse stavano sottomesse ai loro mariti, 6come Sara che obbediva ad Abramo, chiamandolo signore. Di essa siete diventate figlie, se operate il bene e non vi lasciate sgomentare da alcuna minaccia. 7E ugualmente voi, mariti, trattate con riguardo le vostre mogli, perché il loro corpo è più debole, e rendete loro onore perché partecipano con voi della grazia della vita: così non saranno impedite le vostre preghiere. 8E finalmente siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili; 9non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria, ma, al contrario, rispondete benedicendo; poiché a questo siete stati chiamati per avere in eredità la benedizione. 10Infatti: Chi vuole amare la vita e vedere giorni felici, trattenga la sua lingua dal male e le sue labbra da parole d'inganno; 11eviti il male e faccia il bene, cerchi la pace e la segua, 12perché gli occhi del Signore sono sopra i giusti e le sue orecchie sono attente alle loro preghiere; ma il volto del Signore è contro coloro che fanno il male. 13E chi vi potrà fare del male, se sarete ferventi nel bene? 14E se anche doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non vi sgomentate per paura di loro, né vi turbate, 15ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, 16con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. 17È meglio infatti, se così vuole Dio, soffrire operando il bene che facendo il male. 18Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. 19E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione; 20essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l'arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell'acqua. 21Figura, questa, del battesimo, che ora salva voi; esso non è rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo, 22il quale è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze. 4 1Poiché dunque Cristo soffrì nella carne, anche voi armatevi degli stessi sentimenti; chi ha sofferto nel suo corpo ha rotto definitivamente col peccato, 2per non servire più alle passioni umane ma alla volontà di Dio, nel tempo che gli rimane in questa vita mortale. 3Basta col tempo trascorso nel soddisfare le passioni del paganesimo, vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle crapule, nei bagordi, nelle ubriachezze e nel culto illecito degli idoli. 4Per questo trovano strano che voi non corriate insieme con loro verso questo torrente di perdizione e vi oltraggiano. 5Ma renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti; 6infatti è stata annunziata la buona novella anche ai morti, perché pur avendo subìto, perdendo la vita del corpo, la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello spirito. 7La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. 8Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati. 9Praticate l'ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. 10Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. 11Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen! 12Carissimi, non siate sorpresi per l'incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. 13Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. 14Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi. 15Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore. 16Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; glorifichi anzi Dio per questo nome. 17È giunto infatti il momento in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale sarà la fine di coloro che rifiutano di credere al vangelo di Dio? 18E se il giusto a stento si salverà, che ne sarà dell'empio e del peccatore? 19Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, si mettano nelle mani del loro Creatore fedele e continuino a fare il bene. 5 1Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: 2pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; 3non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. 4E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce. 5Ugualmente, voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma da' grazia agli umili. 6Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, 7gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. 8Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. 9Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi. 10E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi. 11A lui la potenza nei secoli. Amen! 12Vi ho scritto, come io ritengo, brevemente per mezzo di Silvano, fratello fedele, per esortarvi e attestarvi che questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi! 13Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, mio figlio. 14Salutatevi l'un l'altro con bacio di carità. Pace a voi tutti che siete in Cristo! Seconda lettera di Pietro 1 1Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto in sorte con noi la stessa preziosa fede per la giustizia del nostro Dio e salvatore Gesù Cristo: 2grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro. 3La sua potenza divina ci ha fatto dono di ogni bene per quanto riguarda la vita e la pietà, mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua gloria e potenza. 4Con queste ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza. 5Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, 6alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, 7alla pietà l'amore fraterno, all'amore fraterno la carità. 8Se queste cose si trovano in abbondanza in voi, non vi lasceranno oziosi né senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo. 9Chi invece non ha queste cose è cieco e miope, dimentico di essere stato purificato dai suoi antichi peccati. 10Quindi, fratelli, cercate di render sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione. Se farete questo non inciamperete mai. 11Così infatti vi sarà ampiamente aperto l'ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. 12Perciò penso di rammentarvi sempre queste cose, benché le sappiate e stiate saldi nella verità che possedete. 13Io credo giusto, finché sono in questa tenda del corpo, di tenervi desti con le mie esortazioni, 14sapendo che presto dovrò lasciare questa mia tenda, come mi ha fatto intendere anche il Signore nostro Gesù Cristo. 15E procurerò che anche dopo la mia partenza voi abbiate a ricordarvi di queste cose. 16Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. 17Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto". 18Questa voce noi l'abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. 19E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori. 20Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, 21poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio. 2 1Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina. 2Molti seguiranno le loro dissolutezze e per colpa loro la via della verità sarà coperta di impropèri. 3Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna è già da tempo all'opera e la loro rovina è in agguato. 4Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio; 5non risparmiò il mondo antico, ma tuttavia con altri sette salvò Noè, banditore di giustizia, mentre faceva piombare il diluvio su un mondo di empi; 6condannò alla distruzione le città di Sòdoma e Gomorra, riducendole in cenere, ponendo un esempio a quanti sarebbero vissuti empiamente. 7Liberò invece il giusto Lot, angustiato dal comportamento immorale di quegli scellerati. 8Quel giusto infatti, per ciò che vedeva e udiva mentre abitava in mezzo a loro, si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta per tali ignominie. 9Il Signore sa liberare i pii dalla prova e serbare gli empi per il castigo nel giorno del giudizio, 10soprattutto coloro che nelle loro impure passioni vanno dietro alla carne e disprezzano il Signore. Temerari, arroganti, non temono d'insultare gli esseri gloriosi decaduti, 11mentre gli angeli, a loro superiori per forza e potenza, non portano contro di essi alcun giudizio offensivo davanti al Signore. 12Ma costoro, come animali irragionevoli nati per natura a essere presi e distrutti, mentre bestemmiano quel che ignorano, saranno distrutti nella loro corruzione, 13subendo il castigo come salario dell'iniquità. Essi stimano felicità il piacere d'un giorno; sono tutta sporcizia e vergogna; si dilettano dei loro inganni mentre fan festa con voi; 14han gli occhi pieni di disonesti desideri e sono insaziabili di peccato, adescano le anime instabili, hanno il cuore rotto alla cupidigia, figli di maledizione! 15Abbandonata la retta via, si sono smarriti seguendo la via di Balaàm di Bosòr, che amò un salario di iniquità, 16ma fu ripreso per la sua malvagità: un muto giumento, parlando con voce umana, impedì la demenza del profeta. 17Costoro sono come fonti senz'acqua e come nuvole sospinte dal vento: a loro è riserbata l'oscurità delle tenebre. 18Con discorsi gonfiati e vani adescano mediante le licenziose passioni della carne coloro che si erano appena allontanati da quelli che vivono nell'errore. 19Promettono loro libertà, ma essi stessi sono schiavi della corruzione. Perché uno è schiavo di ciò che l'ha vinto. 20Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo per mezzo della conoscenza del Signore e salvatore Gesù Cristo, ne rimangono di nuovo invischiati e vinti, la loro ultima condizione è divenuta peggiore della prima. 21Meglio sarebbe stato per loro non aver conosciuto la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo precetto che era stato loro dato. 22Si è verificato per essi il proverbio: Il cane è tornato al suo vomito e la scrofa lavata è tornata ad avvoltolarsi nel brago. 3 1Questa, o carissimi, è già la seconda lettera che vi scrivo, e in tutte e due cerco di ridestare con ammonimenti la vostra sana intelligenza, 2perché teniate a mente le parole già dette dai santi profeti, e il precetto del Signore e salvatore, trasmessovi dagli apostoli. 3Questo anzitutto dovete sapere, che verranno negli ultimi giorni schernitori beffardi, i quali si comporteranno secondo le proprie passioni 4e diranno: "Dov'è la promessa della sua venuta? Dal giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi tutto rimane come al principio della creazione". 5Ma costoro dimenticano volontariamente che i cieli esistevano già da lungo tempo e che la terra, uscita dall'acqua e in mezzo all'acqua, ricevette la sua forma grazie alla parola di Dio; 6e che per queste stesse cause il mondo di allora, sommerso dall'acqua, perì. 7Ora, i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina degli empi. 8Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo. 9Il Signore non ritarda nell'adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi. 10Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c'è in essa sarà distrutta. 11Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi così, quali non dovete essere voi, nella santità della condotta e nella pietà, 12attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno! 13E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia. 14Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, cercate d'essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace. 15La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; 16così egli fa in tutte le lettere, in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina. 17Voi dunque, carissimi, essendo stati preavvisati, state in guardia per non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall'errore degli empi; 18ma crescete nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la gloria, ora e nel giorno dell'eternità. Amen! Prima lettera di Giovanni 1 1Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita 2(poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), 3quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. 4Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta. 5Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunziamo: Dio è luce e in lui non ci sono tenebre. 6Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. 7Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. 8Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. 9Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. 10Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi. 2 1Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. 2Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo. 3Da questo sappiamo d'averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. 4Chi dice: "Lo conosco" e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; 5ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. 6Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato. 7Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il comandamento antico è la parola che avete udito. 8E tuttavia è un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende. 9Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. 10Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v'è in lui occasione di inciampo. 11Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi. 12Scrivo a voi, figlioli, perché vi sono stati rimessi i peccati in virtù del suo nome. 13Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. Scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il maligno. 14Ho scritto a voi, figlioli, perché avete conosciuto il Padre. Ho scritto a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti, e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno. 15Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; 16perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. 17E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno! 18Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora. 19Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri. 20Ora voi avete l'unzione ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza. 21Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità. 22Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. 23Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre. 24Quanto a voi, tutto ciò che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quel che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. 25E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna. 26Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano di traviarvi. 27E quanto a voi, l'unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri; ma come la sua unzione vi insegna ogni cosa, è veritiera e non mentisce, così state saldi in lui, come essa vi insegna. 28E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo aver fiducia quando apparirà e non veniamo svergognati da lui alla sua venuta. 29Se sapete che egli è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia, è nato da lui. 3 1Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. 2Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. 3Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. 4Chiunque commette il peccato, commette anche violazione della legge, perché il peccato è violazione della legge. 5Voi sapete che egli è apparso per togliere i peccati e che in lui non v'è peccato. 6Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non lo ha visto né l'ha conosciuto. 7Figlioli, nessuno v'inganni. Chi pratica la giustizia è giusto com'egli è giusto. 8Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo. 9Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio. 10Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello. 11Poiché questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. 12Non come Caino, che era dal maligno e uccise il suo fratello. E per qual motivo l'uccise? Perché le opere sue erano malvage, mentre quelle di suo fratello eran giuste. 13Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia. 14Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. 15Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna. 16Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. 17Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio? 18Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità. 19Da questo conosceremo che siamo nati dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore 20qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. 21Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio; 22e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quel che è gradito a lui. 23Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. 24Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato. 4 1Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo. 2Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; 3ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo. 4Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto questi falsi profeti, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. 5Costoro sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta. 6Noi siamo da Dio. Chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta. Da ciò noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell'errore. 7Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. 8Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. 9In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. 10In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. 11Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. 12Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. 13Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito. 14E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. 15Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio. 16Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui. 17Per questo l'amore ha raggiunto in noi la sua perfezione, perché abbiamo fiducia nel giorno del giudizio; perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. 18Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore. 19Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. 20Se uno dicesse: "Io amo Dio", e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. 21Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello. 5 1Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. 2Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, 3perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. 4Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede. 5E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? 6Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. 7Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: 8lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. 9Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore; e la testimonianza di Dio è quella che ha dato al suo Figlio. 10Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé. Chi non crede a Dio, fa di lui un bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha reso a suo Figlio. 11E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio. 12Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita. 13Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio. 14Questa è la fiducia che abbiamo in lui: qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta. 15E se sappiamo che ci ascolta in quello che gli chiediamo, sappiamo di avere già quello che gli abbiamo chiesto. 16Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita; s'intende a coloro che commettono un peccato che non conduce alla morte: c'è infatti un peccato che conduce alla morte; per questo dico di non pregare. 17Ogni iniquità è peccato, ma c'è il peccato che non conduce alla morte. 18Sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca: chi è nato da Dio preserva se stesso e il maligno non lo tocca. 19Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno. 20Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna. 21Figlioli, guardatevi dai falsi dèi! Seconda lettera di Giovanni 1Io, il presbitero, alla Signora eletta e ai suoi figli che amo nella verità, e non io soltanto, ma tutti quelli che hanno conosciuto la verità, 2a causa della verità che dimora in noi e dimorerà con noi in eterno: 3grazia, misericordia e pace siano con noi da parte di Dio Padre e da parte di Gesù Cristo, Figlio del Padre, nella verità e nell'amore. 4Mi sono molto rallegrato di aver trovato alcuni tuoi figli che camminano nella verità, secondo il comandamento che abbiamo ricevuto dal Padre. 5E ora prego te, Signora, non per darti un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo avuto fin dal principio, che ci amiamo gli uni gli altri. 6E in questo sta l'amore: nel camminare secondo i suoi comandamenti. Questo è il comandamento che avete appreso fin dal principio; camminate in esso. 7Poiché molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l'anticristo! 8Fate attenzione a voi stessi, perché non abbiate a perdere quello che avete conseguito, ma possiate ricevere una ricompensa piena. 9Chi va oltre e non si attiene alla dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi si attiene alla dottrina, possiede il Padre e il Figlio. 10Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo; 11poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse. 12Molte cose avrei da scrivervi, ma non ho voluto farlo per mezzo di carta e di inchiostro; ho speranza di venire da voi e di poter parlare a viva voce, perché la nostra gioia sia piena. 13Ti salutano i figli della eletta tua sorella. Terza lettera di Giovanni 1Io, il presbitero, al carissimo Gaio, che amo nella verità. 2Carissimo, faccio voti che tutto vada bene e che tu sia in buona salute, come va bene per la tua anima. 3Molto infatti mi sono rallegrato quando sono giunti alcuni fratelli e hanno reso testimonianza che tu sei verace in quanto tu cammini nella verità. 4Non ho gioia più grande di questa, sapere che i miei figli camminano nella verità. 5Carissimo, tu ti comporti fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, benché forestieri. 6Essi hanno reso testimonianza della tua carità davanti alla Chiesa, e farai bene a provvederli nel viaggio in modo degno di Dio, 7perché sono partiti per amore del nome di Cristo, senza accettare nulla dai pagani. 8Noi dobbiamo perciò accogliere tali persone per cooperare alla diffusione della verità. 9Ho scritto qualche parola alla Chiesa ma Diòtrefe, che ambisce il primo posto tra loro, non ci vuole accogliere. 10Per questo, se verrò, gli rinfaccerò le cose che va facendo, sparlando contro di noi con voci maligne. Non contento di questo, non riceve personalmente i fratelli e impedisce di farlo a quelli che lo vorrebbero e li scaccia dalla Chiesa. 11Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha veduto Dio. 12Quanto a Demetrio, tutti gli rendono testimonianza, anche la stessa verità; anche noi ne diamo testimonianza e tu sai che la nostra testimonianza è veritiera. 13Molte cose avrei da scriverti, ma non voglio farlo con inchiostro e penna. 14Spero però di vederti presto e parleremo a viva voce. 15La pace sia con te. Gli amici ti salutano. Saluta gli amici ad uno ad uno. Lettera di Giuda 1Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo, agli eletti che vivono nell'amore di Dio Padre e sono stati preservati per Gesù Cristo: 2misericordia a voi e pace e carità in abbondanza. 3Carissimi, avevo un gran desiderio di scrivervi riguardo alla nostra salvezza, ma sono stato costretto a farlo per esortarvi a combattere per la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte. 4Si sono infiltrati infatti tra voi alcuni individui – i quali sono già stati segnati da tempo per questa condanna – empi che trovano pretesto alla loro dissolutezza nella grazia del nostro Dio, rinnegando il nostro unico padrone e signore Gesù Cristo. 5Ora io voglio ricordare a voi, che già conoscete tutte queste cose, che il Signore dopo aver salvato il popolo dalla terra d'Egitto, fece perire in seguito quelli che non vollero credere, 6e che gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno. 7Così Sòdoma e Gomorra e le città vicine, che si sono abbandonate all'impudicizia allo stesso modo e sono andate dietro a vizi contro natura, stanno come esempio subendo le pene di un fuoco eterno. 8Ugualmente, anche costoro, come sotto la spinta dei loro sogni, contaminano il proprio corpo, disprezzano il Signore e insultano gli esseri gloriosi. 9L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore! 10Costoro invece bestemmiano tutto ciò che ignorano; tutto ciò che essi conoscono per mezzo dei sensi, come animali senza ragione, questo serve a loro rovina. 11Guai a loro! Perché si sono incamminati per la strada di Caino e, per sete di lucro, si sono impegolati nei traviamenti di Balaàm e sono periti nella ribellione di Kore. 12Sono la sozzura dei vostri banchetti sedendo insieme a mensa senza ritegno, pascendo se stessi; come nuvole senza pioggia portate via dai venti, o alberi di fine stagione senza frutto, due volte morti, sradicati; 13come onde selvagge del mare, che schiumano le loro brutture; come astri erranti, ai quali è riservata la caligine della tenebra in eterno. 14Profetò anche per loro Ènoch, settimo dopo Adamo, dicendo: "Ecco, il Signore è venuto con le sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti, 15e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno commesso e di tutti gli insulti che peccatori empi hanno pronunziato contro di lui". 16Sono sobillatori pieni di acredine, che agiscono secondo le loro passioni; la loro bocca proferisce parole orgogliose e adùlano le persone per motivi interessati. 17Ma voi, o carissimi, ricordatevi delle cose che furono predette dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo. 18Essi vi dicevano: "Alla fine dei tempi vi saranno impostori, che si comporteranno secondo le loro empie passioni". 19Tali sono quelli che provocano divisioni, gente materiale, privi dello Spirito. 20Ma voi, carissimi, costruite il vostro edificio spirituale sopra la vostra santissima fede, pregate mediante lo Spirito Santo, 21conservatevi nell'amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna. 22Convincete quelli che sono vacillanti, 23altri salvateli strappandoli dal fuoco, di altri infine abbiate compassione con timore, guardandovi perfino dalla veste contaminata dalla loro carne. 24A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e nella letizia, 25all'unico Dio, nostro salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria, maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e sempre. Amen! Apocalisse di Giovanni 1 1Rivelazione di Gesù Cristo che Dio gli diede per render noto ai suoi servi le cose che devono presto accadere, e che egli manifestò inviando il suo angelo al suo servo Giovanni. 2Questi attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto. 3Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e mettono in pratica le cose che vi sono scritte. Perché il tempo è vicino. 4Giovanni alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, 5e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, 6che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. 7Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto. Sì, Amen! 8Io sono l'Alfa e l'Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente! 9Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesù. 10Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: 11Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Èfeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa. 12Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d'oro 13e in mezzo ai candelabri c'era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. 14I capelli della testa erano candidi, simili a lana candida, come neve. Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco, 15i piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente purificato nel crogiuolo. La voce era simile al fragore di grandi acque. 16Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza. 17Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo 18e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi. 19Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo. 20Questo è il senso recondito delle sette stelle che hai visto nella mia destra e dei sette candelabri d'oro, eccolo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese e le sette lampade sono le sette Chiese. 2 1All'angelo della Chiesa di Èfeso scrivi: Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro: 2Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza, per cui non puoi sopportare i cattivi; li hai messi alla prova – quelli che si dicono apostoli e non lo sono – e li hai trovati bugiardi. 3Sei costante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti. 4Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo amore di prima. 5Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti e compi le opere di prima. Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto. 6Tuttavia hai questo di buono, che detesti le opere dei Nicolaìti, che anch'io detesto. 7Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio. 8All'angelo della Chiesa di Smirne scrivi: Così parla il Primo e l'Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita: 9Conosco la tua tribolazione, la tua povertà – tuttavia sei ricco – e la calunnia da parte di quelli che si proclamano Giudei e non lo sono, ma appartengono alla sinagoga di satana. 10Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere, per mettervi alla prova e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita. 11Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte. 12All'angelo della Chiesa di Pèrgamo scrivi: Così parla Colui che ha la spada affilata a due tagli: 13So che abiti dove satana ha il suo trono; tuttavia tu tieni saldo il mio nome e non hai rinnegato la mia fede neppure al tempo in cui Antìpa, il mio fedele testimone, fu messo a morte nella vostra città, dimora di satana. 14Ma ho da rimproverarti alcune cose: hai presso di te seguaci della dottrina di Balaàm, il quale insegnava a Balak a provocare la caduta dei figli d'Israele, spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli e ad abbandonarsi alla fornicazione. 15Così pure hai di quelli che seguono la dottrina dei Nicolaìti. 16Ravvediti dunque; altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca. 17Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi la riceve. 18All'angelo della Chiesa di Tiàtira scrivi: Così parla il Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi fiammeggianti come fuoco e i piedi simili a bronzo splendente. 19Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime. 20Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Iezabèle, la donna che si spaccia per profetessa e insegna e seduce i miei servi inducendoli a darsi alla fornicazione e a mangiare carni immolate agli idoli. 21Io le ho dato tempo per ravvedersi, ma essa non si vuol ravvedere dalla sua dissolutezza. 22Ebbene, io getterò lei in un letto di dolore e coloro che commettono adulterio con lei in una grande tribolazione, se non si ravvederanno dalle opere che ha loro insegnato. 23Colpirò a morte i suoi figli e tutte le Chiese sapranno che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere. 24A voi di Tiàtira invece che non seguite questa dottrina, che non avete conosciuto le profondità di satana – come le chiamano – non imporrò altri pesi; 25ma quello che possedete tenetelo saldo fino al mio ritorno. 26Al vincitore che persevera sino alla fine nelle mie opere, darò autorità sopra le nazioni; 27le pascolerà con bastone di ferro e le frantumerà come vasi di terracotta, 28con la stessa autorità che a me fu data dal Padre mio e darò a lui la stella del mattino. 29Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. 3 1All'angelo della Chiesa di Sardi scrivi: Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle: Conosco le tue opere; ti si crede vivo e invece sei morto. 2Svegliati e rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio. 3Ricorda dunque come hai accolto la parola, osservala e ravvediti, perché se non sarai vigilante, verrò come un ladro senza che tu sappia in quale ora io verrò da te. 4Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi mi scorteranno in vesti bianche, perché ne sono degni. 5Il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti, non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. 6Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. 7All'angelo della Chiesa di Filadelfia scrivi: Così parla il Santo, il Verace, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude, e quando chiude nessuno apre. 8Conosco le tue opere. Ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere. Per quanto tu abbia poca forza, pure hai osservato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. 9Ebbene, ti faccio dono di alcuni della sinagoga di satana – di quelli che si dicono Giudei, ma mentiscono perché non lo sono –: li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato. 10Poiché hai osservato con costanza la mia parola, anch'io ti preserverò nell'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. 11Verrò presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona. 12Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, da presso il mio Dio, insieme con il mio nome nuovo. 13Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. 14All'angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi: Così parla l'Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio: 15Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! 16Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. 17Tu dici: "Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla", ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. 18Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista. 19Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti. 20Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. 21Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono. 22Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. 4 1Dopo ciò ebbi una visione: una porta era aperta nel cielo. La voce che prima avevo udito parlarmi come una tromba diceva: Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito. 2Subito fui rapito in estasi. Ed ecco, c'era un trono nel cielo, e sul trono uno stava seduto. 3Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono. 4Attorno al trono, poi, c'erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro vegliardi avvolti in candide vesti con corone d'oro sul capo. 5Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; sette lampade accese ardevano davanti al trono, simbolo dei sette spiriti di Dio. 6Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e intorno al trono vi erano quattro esseri viventi pieni d'occhi davanti e di dietro. 7Il primo vivente era simile a un leone, il secondo essere vivente aveva l'aspetto di un vitello, il terzo vivente aveva l'aspetto d'uomo, il quarto vivente era simile a un'aquila mentre vola. 8I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere: Santo, santo, santo il Signore Dio, l'Onnipotente, Colui che era, che è e che viene! 9E ogni volta che questi esseri viventi rendevano gloria, onore e grazie a Colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli, 10i ventiquattro vegliardi si prostravano davanti a Colui che siede sul trono e adoravano Colui che vive nei secoli dei secoli e gettavano le loro corone davanti al trono, dicendo: 11"Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, e per la tua volontà furono create e sussistono". 5 1E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. 2Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: "Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?". 3Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo. 4Io piangevo molto perché non si trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo. 5Uno dei vegliardi mi disse: "Non piangere più; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli". 6Poi vidi ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come immolato. Egli aveva sette corna e sette occhi, simbolo dei sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra. 7E l'Agnello giunse e prese il libro dalla destra di Colui che era seduto sul trono. 8E quando l'ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro vegliardi si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno un'arpa e coppe d'oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi. 9Cantavano un canto nuovo: "Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione 10e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra". 11Durante la visione poi intesi voci di molti angeli intorno al trono e agli esseri viventi e ai vegliardi. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia 12e dicevano a gran voce: "L'Agnello che fu immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione". 13Tutte le creature del cielo e della terra, sotto la terra e nel mare e tutte le cose ivi contenute, udii che dicevano: "A Colui che siede sul trono e all'Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli". 14E i quattro esseri viventi dicevano: "Amen". E i vegliardi si prostrarono in adorazione. 6 1Quando l'Agnello sciolse il primo dei sette sigilli, vidi e udii il primo dei quattro esseri viventi che gridava come con voce di tuono: "Vieni". 2Ed ecco mi apparve un cavallo bianco e colui che lo cavalcava aveva un arco, gli fu data una corona e poi egli uscì vittorioso per vincere ancora. 3Quando l'Agnello aprì il secondo sigillo, udii il secondo essere vivente che gridava: "Vieni". 4Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra perché si sgozzassero a vicenda e gli fu consegnata una grande spada. 5Quando l'Agnello aprì il terzo sigillo, udii il terzo essere vivente che gridava: "Vieni". Ed ecco, mi apparve un cavallo nero e colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano. 6E udii gridare una voce in mezzo ai quattro esseri viventi: "Una misura di grano per un danaro e tre misure d'orzo per un danaro! Olio e vino non siano sprecati". 7Quando l'Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere vivente che diceva: "Vieni". 8Ed ecco, mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l'Inferno. Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra. 9Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa. 10E gridarono a gran voce: "Fino a quando, Sovrano, tu che sei santo e verace, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra?". 11Allora venne data a ciascuno di essi una veste candida e fu detto loro di pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli che dovevano essere uccisi come loro. 12Quando l'Agnello aprì il sesto sigillo, vidi che vi fu un violento terremoto. Il sole divenne nero come sacco di crine, la luna diventò tutta simile al sangue, 13le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come quando un fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi immaturi. 14Il cielo si ritirò come un volume che si arrotola e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto. 15Allora i re della terra e i grandi, i capitani, i ricchi e i potenti, e infine ogni uomo, schiavo o libero, si nascosero tutti nelle caverne e fra le rupi dei monti; 16e dicevano ai monti e alle rupi: Cadete sopra di noi e nascondeteci dalla faccia di Colui che siede sul trono e dall'ira dell'Agnello, 17perché è venuto il gran giorno della loro ira, e chi vi può resistere? 7 1Dopo ciò, vidi quattro angeli che stavano ai quattro angoli della terra, e trattenevano i quattro venti, perché non soffiassero sulla terra, né sul mare, né su alcuna pianta. 2Vidi poi un altro angelo che saliva dall'oriente e aveva il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra e il mare: 3"Non devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi". 4Poi udii il numero di coloro che furon segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila, segnati da ogni tribù dei figli d'Israele: 5dalla tribù di Giuda dodicimila; dalla tribù di Ruben dodicimila; dalla tribù di Gad dodicimila; 6dalla tribù di Aser dodicimila; dalla tribù di Nèftali dodicimila; dalla tribù di Manàsse dodicimila; 7dalla tribù di Simeone dodicimila; dalla tribù di Levi dodicimila; dalla tribù di Ìssacar dodicimila; 8dalla tribù di Zàbulon dodicimila; dalla tribù di Giuseppe dodicimila; dalla tribù di Beniamino dodicimila. 9Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. 10E gridavano a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all'Agnello". 11Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo: 12"Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen". 13Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: "Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?". 14Gli risposi: "Signore mio, tu lo sai". E lui: "Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello. 15Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. 16Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta, 17perché l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi". 8 1Quando l'Agnello aprì il settimo sigillo, si fece silenzio in cielo per circa mezz'ora. 2Vidi che ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe. 3Poi venne un altro angelo e si fermò all'altare, reggendo un incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi perché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sull'altare d'oro, posto davanti al trono. 4E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio, insieme con le preghiere dei santi. 5Poi l'angelo prese l'incensiere, lo riempì del fuoco preso dall'altare e lo gettò sulla terra: ne seguirono scoppi di tuono, clamori, fulmini e scosse di terremoto. 6I sette angeli che avevano le sette trombe si accinsero a suonarle. 7Appena il primo suonò la tromba, grandine e fuoco mescolati a sangue scrosciarono sulla terra. Un terzo della terra fu arso, un terzo degli alberi andò bruciato e ogni erba verde si seccò. 8Il secondo angelo suonò la tromba: come una gran montagna di fuoco fu scagliata nel mare. Un terzo del mare divenne sangue, 9un terzo delle creature che vivono nel mare morì e un terzo delle navi andò distrutto. 10Il terzo angelo suonò la tromba e cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia, e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque. 11La stella si chiama Assenzio; un terzo delle acque si mutò in assenzio e molti uomini morirono per quelle acque, perché erano divenute amare. 12Il quarto angelo suonò la tromba e un terzo del sole, un terzo della luna e un terzo degli astri fu colpito e si oscurò: il giorno perse un terzo della sua luce e la notte ugualmente. 13Vidi poi e udii un'aquila che volava nell'alto del cielo e gridava a gran voce: "Guai, guai, guai agli abitanti della terra al suono degli ultimi squilli di tromba che i tre angeli stanno per suonare!". 9 1Il quinto angelo suonò la tromba e vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell'Abisso; 2egli aprì il pozzo dell'Abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e l'atmosfera. 3Dal fumo uscirono cavallette che si sparsero sulla terra e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra. 4E fu detto loro di non danneggiare né erba né arbusti né alberi, ma soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte. 5Però non fu concesso loro di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi, e il tormento è come il tormento dello scorpione quando punge un uomo. 6In quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte li fuggirà. 7Queste cavallette avevano l'aspetto di cavalli pronti per la guerra. Sulla testa avevano corone che sembravano d'oro e il loro aspetto era come quello degli uomini. 8Avevano capelli, come capelli di donne, ma i loro denti erano come quelli dei leoni. 9Avevano il ventre simile a corazze di ferro e il rombo delle loro ali come rombo di carri trainati da molti cavalli lanciati all'assalto. 10Avevano code come gli scorpioni, e aculei. Nelle loro code il potere di far soffrire gli uomini per cinque mesi. 11Il loro re era l'angelo dell'Abisso, che in ebraico si chiama Perdizione, in greco Sterminatore. 12Il primo "guai" è passato. Rimangono ancora due "guai" dopo queste cose. 13Il sesto angelo suonò la tromba. Allora udii una voce dai lati dell'altare d'oro che si trova dinanzi a Dio. 14E diceva al sesto angelo che aveva la tromba: "Sciogli i quattro angeli incatenati sul gran fiume Eufràte". 15Furono sciolti i quattro angeli pronti per l'ora, il giorno, il mese e l'anno per sterminare un terzo dell'umanità. 16Il numero delle truppe di cavalleria era duecento milioni; ne intesi il numero. 17Così mi apparvero i cavalli e i cavalieri: questi avevano corazze di fuoco, di giacinto, di zolfo. Le teste dei cavalli erano come le teste dei leoni e dalla loro bocca usciva fuoco, fumo e zolfo. 18Da questo triplice flagello, dal fuoco, dal fumo e dallo zolfo che usciva dalla loro bocca, fu ucciso un terzo dell'umanità. 19La potenza dei cavalli infatti sta nella loro bocca e nelle loro code; le loro code sono simili a serpenti, hanno teste e con esse nuociono. 20Il resto dell'umanità che non perì a causa di questi flagelli, non rinunziò alle opere delle sue mani; non cessò di prestar culto ai demòni e agli idoli d'oro, d'argento, di bronzo, di pietra e di legno, che non possono né vedere, né udire, né camminare; 21non rinunziò nemmeno agli omicidi, né alle stregonerie, né alla fornicazione, né alle ruberie. 10 1Vidi poi un altro angelo, possente, discendere dal cielo, avvolto in una nube, la fronte cinta di un arcobaleno; aveva la faccia come il sole e le gambe come colonne di fuoco. 2Nella mano teneva un piccolo libro aperto. Avendo posto il piede destro sul mare e il sinistro sulla terra, 3gridò a gran voce come leone che ruggisce. E quando ebbe gridato, i sette tuoni fecero udire la loro voce. 4Dopoché i sette tuoni ebbero fatto udire la loro voce, io ero pronto a scrivere quando udii una voce dal cielo che mi disse: "Metti sotto sigillo quello che hanno detto i sette tuoni e non scriverlo". 5Allora l'angelo che avevo visto con un piede sul mare e un piede sulla terra, alzò la destra verso il cielo 6e giurò per Colui che vive nei secoli dei secoli; che ha creato cielo, terra, mare, e quanto è in essi: "Non vi sarà più indugio! 7Nei giorni in cui il settimo angelo farà udire la sua voce e suonerà la tromba, allora si compirà il mistero di Dio come egli ha annunziato ai suoi servi, i profeti". 8Poi la voce che avevo udito dal cielo mi parlò di nuovo: "Va', prendi il libro aperto dalla mano dell'angelo che sta ritto sul mare e sulla terra". 9Allora mi avvicinai all'angelo e lo pregai di darmi il piccolo libro. Ed egli mi disse: "Prendilo e divoralo; ti riempirà di amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà dolce come il miele". 10Presi quel piccolo libro dalla mano dell'angelo e lo divorai; in bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l'ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l'amarezza. 11Allora mi fu detto: "Devi profetizzare ancora su molti popoli, nazioni e re". 11 1Poi mi fu data una canna simile a una verga e mi fu detto: "Alzati e misura il santuario di Dio e l'altare e il numero di quelli che vi stanno adorando. 2Ma l'atrio che è fuori del santuario, lascialo da parte e non lo misurare, perché è stato dato in balìa dei pagani, i quali calpesteranno la città santa per quarantadue mesi. 3Ma farò in modo che i miei due Testimoni, vestiti di sacco, compiano la loro missione di profeti per milleduecentosessanta giorni". 4Questi sono i due olivi e le due lampade che stanno davanti al Signore della terra. 5Se qualcuno pensasse di far loro del male, uscirà dalla loro bocca un fuoco che divorerà i loro nemici. Così deve perire chiunque pensi di far loro del male. 6Essi hanno il potere di chiudere il cielo, perché non cada pioggia nei giorni del loro ministero profetico. Essi hanno anche potere di cambiar l'acqua in sangue e di colpire la terra con ogni sorta di flagelli tutte le volte che lo vorranno. 7E quando poi avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall'Abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà. 8I loro cadaveri rimarranno esposti sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sòdoma ed Egitto, dove appunto il loro Signore fu crocifisso. 9Uomini di ogni popolo, tribù, lingua e nazione vedranno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non permetteranno che i loro cadaveri vengano deposti in un sepolcro. 10Gli abitanti della terra faranno festa su di loro, si rallegreranno e si scambieranno doni, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra. 11Ma dopo tre giorni e mezzo, un soffio di vita procedente da Dio entrò in essi e si alzarono in piedi, con grande terrore di quelli che stavano a guardarli. 12Allora udirono un grido possente dal cielo: "Salite quassù" e salirono al cielo in una nube sotto gli sguardi dei loro nemici. 13In quello stesso momento ci fu un grande terremoto che fece crollare un decimo della città: perirono in quel terremoto settemila persone; i superstiti presi da terrore davano gloria al Dio del cielo. 14Così passò il secondo "guai"; ed ecco viene subito il terzo "guai". 15Il settimo angelo suonò la tromba e nel cielo echeggiarono voci potenti che dicevano: "Il regno del mondo appartiene al Signore nostro e al suo Cristo: egli regnerà nei secoli dei secoli". 16Allora i ventiquattro vegliardi seduti sui loro troni al cospetto di Dio, si prostrarono faccia a terra e adorarono Dio dicendo: 17"Noi ti rendiamo grazie, Signore Dio onnipotente, che sei e che eri, perché hai messo mano alla tua grande potenza, e hai instaurato il tuo regno. 18Le genti ne fremettero, ma è giunta l'ora della tua ira, il tempo di giudicare i morti, di dare la ricompensa ai tuoi servi, ai profeti e ai santi e a quanti temono il tuo nome, piccoli e grandi, e di annientare coloro che distruggono la terra". 19Allora si aprì il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l'arca dell'alleanza. Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine. 12 1Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. 2Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. 3Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; 4la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. 5Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. 6La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. 7Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, 8ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. 9Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. 10Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. 11Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio; poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. 12Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo". 13Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio. 14Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente. 15Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. 16Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca. 17Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. 18E si fermò sulla spiaggia del mare. 13 1Vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo. 2La bestia che io vidi era simile a una pantera, con le zampe come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone. Il drago le diede la sua forza, il suo trono e la sua potestà grande. 3Una delle sue teste sembrò colpita a morte, ma la sua piaga mortale fu guarita. Allora la terra intera presa d'ammirazione, andò dietro alla bestia 4e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia e adorarono la bestia dicendo: "Chi è simile alla bestia e chi può combattere con essa?". 5Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d'orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. 6Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo. 7Le fu permesso di far guerra contro i santi e di vincerli; le fu dato potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione. 8L'adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell'Agnello immolato. 9Chi ha orecchi, ascolti: 10Colui che deve andare in prigionia, andrà in prigionia; colui che deve essere ucciso di spada di spada sia ucciso. In questo sta la costanza e la fede dei santi. 11Vidi poi salire dalla terra un'altra bestia, che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, che però parlava come un drago. 12Essa esercita tutto il potere della prima bestia in sua presenza e costringe la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima bestia, la cui ferita mortale era guarita. 13Operava grandi prodigi, fino a fare scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini. 14Per mezzo di questi prodigi, che le era permesso di compiere in presenza della bestia, sedusse gli abitanti della terra dicendo loro di erigere una statua alla bestia che era stata ferita dalla spada ma si era riavuta. 15Le fu anche concesso di animare la statua della bestia sicché quella statua perfino parlasse e potesse far mettere a morte tutti coloro che non adorassero la statua della bestia. 16Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; 17e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. 18Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d'uomo. E tal cifra è seicentosessantasei. 14 1Poi guardai ed ecco l'Agnello ritto sul monte Sion e insieme centoquarantaquattromila persone che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo. 2Udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di arpa che si accompagnano nel canto con le loro arpe. 3Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e ai vegliardi. E nessuno poteva comprendere quel cantico se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra. 4Questi non si sono contaminati con donne, sono infatti vergini e seguono l'Agnello dovunque va. Essi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l'Agnello. 5Non fu trovata menzogna sulla loro bocca; sono senza macchia. 6Poi vidi un altro angelo che volando in mezzo al cielo recava un vangelo eterno da annunziare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, razza, lingua e popolo. 7Egli gridava a gran voce: "Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l'ora del suo giudizio. Adorate colui che ha fatto il cielo e la terra, il mare e le sorgenti delle acque". 8Un secondo angelo lo seguì gridando: "È caduta, è caduta Babilonia la grande, quella che ha abbeverato tutte le genti col vino del furore della sua fornicazione". 9Poi, un terzo angelo li seguì gridando a gran voce: "Chiunque adora la bestia e la sua statua e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, 10berrà il vino dell'ira di Dio che è versato puro nella coppa della sua ira e sarà torturato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell'Agnello. 11Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome". 12Qui appare la costanza dei santi, che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù. 13Poi udii una voce dal cielo che diceva: "Scrivi: Beati d'ora in poi, i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono". 14Io guardai ancora ed ecco una nube bianca e sulla nube uno stava seduto, simile a un Figlio d'uomo; aveva sul capo una corona d'oro e in mano una falce affilata. 15Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: "Getta la tua falce e mieti; è giunta l'ora di mietere, perché la messe della terra è matura". 16Allora colui che era seduto sulla nuvola gettò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta. 17Allora un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, anch'egli tenendo una falce affilata. 18Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, uscì dall'altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: "Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature". 19L'angelo gettò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e gettò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio. 20Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì sangue fino al morso dei cavalli, per una distanza di duecento miglia. 15 1Poi vidi nel cielo un altro segno grande e meraviglioso: sette angeli che avevano sette flagelli; gli ultimi, poiché con essi si deve compiere l'ira di Dio. 2Vidi pure come un mare di cristallo misto a fuoco e coloro che avevano vinto la bestia e la sua immagine e il numero del suo nome, stavano ritti sul mare di cristallo. Accompagnando il canto con le arpe divine, 3cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell'Agnello: "Grandi e mirabili sono le tue opere, o Signore Dio onnipotente; giuste e veraci le tue vie, o Re delle genti! 4Chi non temerà, o Signore, e non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo. Tutte le genti verranno e si prostreranno davanti a te, perché i tuoi giusti giudizi si sono manifestati". 5Dopo ciò vidi aprirsi nel cielo il tempio che contiene la Tenda della Testimonianza; 6dal tempio uscirono i sette angeli che avevano i sette flagelli, vestiti di lino puro, splendente, e cinti al petto di cinture d'oro. 7Uno dei quattro esseri viventi diede ai sette angeli sette coppe d'oro colme dell'ira di Dio che vive nei secoli dei secoli. 8Il tempio si riempì del fumo che usciva dalla gloria di Dio e dalla sua potenza: nessuno poteva entrare nel tempio finché non avessero termine i sette flagelli dei sette angeli. 16 1Udii poi una gran voce dal tempio che diceva ai sette angeli: "Andate e versate sulla terra le sette coppe dell'ira di Dio". 2Partì il primo e versò la sua coppa sopra la terra; e scoppiò una piaga dolorosa e maligna sugli uomini che recavano il marchio della bestia e si prostravano davanti alla sua statua. 3Il secondo versò la sua coppa nel mare che diventò sangue come quello di un morto e perì ogni essere vivente che si trovava nel mare. 4Il terzo versò la sua coppa nei fiumi e nelle sorgenti delle acque, e diventarono sangue. 5Allora udii l'angelo delle acque che diceva: "Sei giusto, tu che sei e che eri, tu, il Santo, poiché così hai giudicato. 6Essi hanno versato il sangue di santi e di profeti, tu hai dato loro sangue da bere: ne sono ben degni!". 7Udii una voce che veniva dall'altare e diceva: "Sì, Signore, Dio onnipotente; veri e giusti sono i tuoi giudizi!". 8Il quarto versò la sua coppa sul sole e gli fu concesso di bruciare gli uomini con il fuoco. 9E gli uomini bruciarono per il terribile calore e bestemmiarono il nome di Dio che ha in suo potere tali flagelli, invece di ravvedersi per rendergli omaggio. 10Il quinto versò la sua coppa sul trono della bestia e il suo regno fu avvolto dalle tenebre. Gli uomini si mordevano la lingua per il dolore e 11bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei dolori e delle piaghe, invece di pentirsi delle loro azioni. 12Il sesto versò la sua coppa sopra il gran fiume Eufràte e le sue acque furono prosciugate per preparare il passaggio ai re dell'oriente. 13Poi dalla bocca del drago e dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta vidi uscire tre spiriti immondi, simili a rane: 14sono infatti spiriti di demòni che operano prodigi e vanno a radunare tutti i re di tutta la terra per la guerra del gran giorno di Dio onnipotente. 15Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e conserva le sue vesti per non andar nudo e lasciar vedere le sue vergogne. 16E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn. 17Il settimo versò la sua coppa nell'aria e uscì dal tempio, dalla parte del trono, una voce potente che diceva: "È fatto!". 18Ne seguirono folgori, clamori e tuoni, accompagnati da un grande terremoto, di cui non vi era mai stato l'uguale da quando gli uomini vivono sopra la terra. 19La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa di vino della sua ira ardente. 20Ogni isola scomparve e i monti si dileguarono. 21E grandine enorme del peso di mezzo quintale scrosciò dal cielo sopra gli uomini, e gli uomini bestemmiarono Dio a causa del flagello della grandine, poiché era davvero un grande flagello. 17 1Allora uno dei sette angeli che hanno le sette coppe mi si avvicinò e parlò con me: "Vieni, ti farò vedere la condanna della grande prostituta che siede presso le grandi acque. 2Con lei si sono prostituiti i re della terra e gli abitanti della terra si sono inebriati del vino della sua prostituzione". 3L'angelo mi trasportò in spirito nel deserto. Là vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, coperta di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna. 4La donna era ammantata di porpora e di scarlatto, adorna d'oro, di pietre preziose e di perle, teneva in mano una coppa d'oro, colma degli abomini e delle immondezze della sua prostituzione. 5Sulla fronte aveva scritto un nome misterioso: "Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli abomini della terra". 6E vidi che quella donna era ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Al vederla, fui preso da grande stupore. 7Ma l'angelo mi disse: "Perché ti meravigli? Io ti spiegherò il mistero della donna e della bestia che la porta, con sette teste e dieci corna. 8La bestia che hai visto era ma non è più, salirà dall'Abisso, ma per andare in perdizione. E gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo, stupiranno al vedere che la bestia era e non è più, ma riapparirà. 9Qui ci vuole una mente che abbia saggezza. Le sette teste sono i sette colli sui quali è seduta la donna; e sono anche sette re. 10I primi cinque sono caduti, ne resta uno ancora in vita, l'altro non è ancora venuto e quando sarà venuto, dovrà rimanere per poco. 11Quanto alla bestia che era e non è più, è ad un tempo l'ottavo re e uno dei sette, ma va in perdizione. 12Le dieci corna che hai viste sono dieci re, i quali non hanno ancora ricevuto un regno, ma riceveranno potere regale, per un'ora soltanto insieme con la bestia. 13Questi hanno un unico intento: consegnare la loro forza e il loro potere alla bestia. 14Essi combatteranno contro l'Agnello, ma l'Agnello li vincerà, perché è il Signore dei signori e il Re dei re e quelli con lui sono i chiamati, gli eletti e i fedeli". 15Poi l'angelo mi disse: "Le acque che hai viste, presso le quali siede la prostituta, simboleggiano popoli, moltitudini, genti e lingue. 16Le dieci corna che hai viste e la bestia odieranno la prostituta, la spoglieranno e la lasceranno nuda, ne mangeranno le carni e la bruceranno col fuoco. 17Dio infatti ha messo loro in cuore di realizzare il suo disegno e di accordarsi per affidare il loro regno alla bestia, finché si realizzino le parole di Dio. 18La donna che hai vista simboleggia la città grande, che regna su tutti i re della terra". 18 1Dopo ciò, vidi un altro angelo discendere dal cielo con grande potere e la terra fu illuminata dal suo splendore. 2Gridò a gran voce: "È caduta, è caduta Babilonia la grande ed è diventata covo di demòni, carcere di ogni spirito immondo, carcere d'ogni uccello impuro e aborrito e carcere di ogni bestia immonda e aborrita. 3Perché tutte le nazioni hanno bevuto del vino della sua sfrenata prostituzione, i re della terra si sono prostituiti con essa e i mercanti della terra si sono arricchiti del suo lusso sfrenato". 4Poi udii un'altra voce dal cielo: "Uscite, popolo mio, da Babilonia per non associarvi ai suoi peccati e non ricevere parte dei suoi flagelli. 5Perché i suoi peccati si sono accumulati fino al cielo e Dio si è ricordato delle sue iniquità. 6Pagatela con la sua stessa moneta, retribuitele il doppio dei suoi misfatti. Versatele doppia misura nella coppa con cui mesceva. 7Tutto ciò che ha speso per la sua gloria e il suo lusso, restituiteglielo in tanto tormento e afflizione. Poiché diceva in cuor suo: Io seggo regina, vedova non sono e lutto non vedrò; 8per questo, in un solo giorno, verranno su di lei questi flagelli: morte, lutto e fame; sarà bruciata dal fuoco, poiché potente Signore è Dio che l'ha condannata". 9I re della terra che si sono prostituiti e han vissuto nel fasto con essa piangeranno e si lamenteranno a causa di lei, quando vedranno il fumo del suo incendio, 10tenendosi a distanza per paura dei suoi tormenti e diranno: "Guai, guai, immensa città, Babilonia, possente città; in un'ora sola è giunta la tua condanna!". 11Anche i mercanti della terra piangono e gemono su di lei, perché nessuno compera più le loro merci: 12carichi d'oro, d'argento e di pietre preziose, di perle, di lino, di porpora, di seta e di scarlatto; legni profumati di ogni specie, oggetti d'avorio, di legno, di bronzo, di ferro, di marmo; 13cinnamòmo, amòmo, profumi, unguento, incenso, vino, olio, fior di farina, frumento, bestiame, greggi, cavalli, cocchi, schiavi e vite umane. 14"I frutti che ti piacevano tanto, tutto quel lusso e quello splendore sono perduti per te, mai più potranno trovarli". 15I mercanti divenuti ricchi per essa, si terranno a distanza per timore dei suoi tormenti; piangendo e gemendo, diranno: 16"Guai, guai, immensa città, tutta ammantata di bisso, di porpora e di scarlatto, adorna d'oro, di pietre preziose e di perle! 17In un'ora sola è andata dispersa sì grande ricchezza!". Tutti i comandanti di navi e l'intera ciurma, i naviganti e quanti commerciano per mare se ne stanno a distanza, 18e gridano guardando il fumo del suo incendio: "Quale città fu mai somigliante all'immensa città?". 19Gettandosi sul capo la polvere gridano, piangono e gemono: "Guai, guai, immensa città, del cui lusso arricchirono quanti avevano navi sul mare! In un'ora sola fu ridotta a un deserto! 20Esulta, o cielo, su di essa, e voi, santi, apostoli, profeti, perché condannando Babilonia Dio vi ha reso giustizia!". 21Un angelo possente prese allora una pietra grande come una mola, e la gettò nel mare esclamando: "Con la stessa violenza sarà precipitata Babilonia, la grande città e più non riapparirà. 22La voce degli arpisti e dei musici, dei flautisti e dei suonatori di tromba, non si udrà più in te; ed ogni artigiano di qualsiasi mestiere non si troverà più in te; e la voce della mola non si udrà più in te; 23e la luce della lampada non brillerà più in te; e voce di sposo e di sposa non si udrà più in te. Perché i tuoi mercanti erano i grandi della terra; perché tutte le nazioni dalle tue malìe furon sedotte. 24In essa fu trovato il sangue dei profeti e dei santi e di tutti coloro che furono uccisi sulla terra". 19 1Dopo ciò, udii come una voce potente di una folla immensa nel cielo che diceva: "Alleluia! Salvezza, gloria e potenza sono del nostro Dio; 2perché veri e giusti sono i suoi giudizi, egli ha condannato la grande meretrice che corrompeva la terra con la sua prostituzione, vendicando su di lei il sangue dei suoi servi!". 3E per la seconda volta dissero: "Alleluia! Il suo fumo sale nei secoli dei secoli!". 4Allora i ventiquattro vegliardi e i quattro esseri viventi si prostrarono e adorarono Dio, seduto sul trono, dicendo: "Amen, alleluia". 5Partì dal trono una voce che diceva: "Lodate il nostro Dio, voi tutti, suoi servi, voi che lo temete, piccoli e grandi!". 6Udii poi come una voce di una immensa folla simile a fragore di grandi acque e a rombo di tuoni possenti, che gridavano: "Alleluia. Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio, l'Onnipotente. 7Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria, perché son giunte le nozze dell'Agnello; la sua sposa è pronta, 8le hanno dato una veste di lino puro splendente". La veste di lino sono le opere giuste dei santi. 9Allora l'angelo mi disse: "Scrivi: Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell'Agnello!". Poi aggiunse: "Queste sono parole veraci di Dio". 10Allora mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo, ma egli mi disse: "Non farlo! Io sono servo come te e i tuoi fratelli, che custodiscono la testimonianza di Gesù. È Dio che devi adorare". La testimonianza di Gesù è lo spirito di profezia. 11Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava "Fedele" e "Verace": egli giudica e combatte con giustizia. 12I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco, ha sul suo capo molti diademi; porta scritto un nome che nessuno conosce all'infuori di lui. 13È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio. 14Gli eserciti del cielo lo seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino bianco e puro. 15Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti. Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell'ira furiosa del Dio onnipotente. 16Un nome porta scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Signore dei signori. 17Vidi poi un angelo, ritto sul sole, che gridava a gran voce a tutti gli uccelli che volano in mezzo al cielo: 18"Venite, radunatevi al grande banchetto di Dio. Mangiate le carni dei re, le carni dei capitani, le carni degli eroi, le carni dei cavalli e dei cavalieri e le carni di tutti gli uomini, liberi e schiavi, piccoli e grandi". 19Vidi allora la bestia e i re della terra con i loro eserciti radunati per muover guerra contro colui che era seduto sul cavallo e contro il suo esercito. 20Ma la bestia fu catturata e con essa il falso profeta che alla sua presenza aveva operato quei portenti con i quali aveva sedotto quanti avevan ricevuto il marchio della bestia e ne avevano adorato la statua. Ambedue furono gettati vivi nello stagno di fuoco, ardente di zolfo. 21Tutti gli altri furono uccisi dalla spada che usciva di bocca al Cavaliere; e tutti gli uccelli si saziarono delle loro carni. 20 1Vidi poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell'Abisso e una gran catena in mano. 2Afferrò il dragone, il serpente antico – cioè il diavolo, satana – e lo incatenò per mille anni; 3lo gettò nell'Abisso, ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni. Dopo questi dovrà essere sciolto per un po' di tempo. 4Poi vidi alcuni troni e a quelli che vi si sedettero fu dato il potere di giudicare. Vidi anche le anime dei decapitati a causa della testimonanza di Gesù e della parola di Dio, e quanti non avevano adorato la bestia e la sua statua e non ne avevano ricevuto il marchio sulla fronte e sulla mano. Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni; 5gli altri morti invece non tornarono in vita fino al compimento dei mille anni. Questa è la prima risurrezione. 6Beati e santi coloro che prendon parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la seconda morte, ma saranno sacerdoti di Dio e del Cristo e regneranno con lui per mille anni. 7Quando i mille anni saranno compiuti, satana verrà liberato dal suo carcere 8e uscirà per sedurre le nazioni ai quattro punti della terra, Gog e Magòg, per adunarli per la guerra: il loro numero sarà come la sabbia del mare. 9Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero d'assedio l'accampamento dei santi e la città diletta. Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò. 10E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli. 11Vidi poi un grande trono bianco e Colui che sedeva su di esso. Dalla sua presenza erano scomparsi la terra e il cielo senza lasciar traccia di sé. 12Poi vidi i morti, grandi e piccoli, ritti davanti al trono. Furono aperti dei libri. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati in base a ciò che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue opere. 13Il mare restituì i morti che esso custodiva e la morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. 14Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco. 15E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco. 21 1Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più. 2Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. 3Udii allora una voce potente che usciva dal trono: "Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro". 4E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate". 5E Colui che sedeva sul trono disse: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose"; e soggiunse: "Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci. 6Ecco sono compiute! Io sono l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita. 7Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio. 8Ma per i vili e gl'increduli, gli abietti e gli omicidi, gl'immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte". 9Poi venne uno dei sette angeli che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli e mi parlò: "Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell'Agnello". 10L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. 11Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. 12La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. 13A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte. 14Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello. 15Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura. 16La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: misura dodici mila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono eguali. 17Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall'angelo. 18Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. 19Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo, 20il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undecimo di giacinto, il dodicesimo di ametista. 21E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta è formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente. 22Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. 23La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello. 24Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza. 25Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poiché non vi sarà più notte. 26E porteranno a lei la gloria e l'onore delle nazioni. 27Non entrerà in essa nulla d'impuro, né chi commette abominio o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello. 22 1Mi mostrò poi un fiume d'acqua viva limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. 2In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall'altra del fiume si trova un albero di vita che da' dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni. 3E non vi sarà più maledizione. Il trono di Dio e dell'Agnello sarà in mezzo a lei e i suoi servi lo adoreranno; 4vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla fronte. 5Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli. 6Poi mi disse: "Queste parole sono certe e veraci. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi ciò che deve accadere tra breve. 7Ecco, io verrò presto. Beato chi custodisce le parole profetiche di questo libro". 8Sono io, Giovanni, che ho visto e udito queste cose. Udite e vedute che le ebbi, mi prostrai in adorazione ai piedi dell'angelo che me le aveva mostrate. 9Ma egli mi disse: "Guardati dal farlo! Io sono un servo di Dio come te e i tuoi fratelli, i profeti, e come coloro che custodiscono le parole di questo libro. È Dio che devi adorare". 10Poi aggiunse: "Non mettere sotto sigillo le parole profetiche di questo libro, perché il tempo è vicino. 11Il perverso continui pure a essere perverso, l'impuro continui ad essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora. 12Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere. 13Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine. 14Beati coloro che lavano le loro vesti: avranno parte all'albero della vita e potranno entrare per le porte nella città. 15Fuori i cani, i fattucchieri, gli immorali, gli omicidi, gli idolàtri e chiunque ama e pratica la menzogna! 16Io, Gesù, ho mandato il mio angelo, per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino". 17Lo Spirito e la sposa dicono: "Vieni!". E chi ascolta ripeta: "Vieni!". Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l'acqua della vita. 18Dichiaro a chiunque ascolta le parole profetiche di questo libro: a chi vi aggiungerà qualche cosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; 19e chi toglierà qualche parola di questo libro profetico, Dio lo priverà dell'albero della vita e della città santa, descritti in questo libro. 20Colui che attesta queste cose dice: "Sì, verrò presto!". Amen. Vieni, Signore Gesù. 21La grazia del Signore Gesù sia con tutti voi. Amen!