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Anche noi abbiamo il nostro amor proprio! |
E allora che cosa devo fare per contentarvi? |
Lo so purtroppo che mi aveva a noia e che si divertiva sempre a calunniarmi |
Poi prese il burattino sotto le braccia e lo posò in terra, sul pavimento della stanza, per farlo camminare. |
Io sono più buono di tutti e dico sempre la verità. |
E anche il maestro se ne lodava, perché lo vedeva attento, studioso, intelligente, sempre il primo a entrare nella scuola, |
Appena detta la bugia, il suo naso, che era già lungo, gli crebbe subito due dita di più. |
Fai subito attaccare la più bella carrozza della mia scuderia e prendi la via del bosco. |
Dunque, vuoi venire, sì o no? |
La Fata dorme e non vuol essere svegliata. |
Sono entrato nel campo per cogliere due grappoli di quest’uva moscadella, e |
Mangiate o, per dir meglio, divorate le tre pere, Pinocchio fece un lunghissimo sbadiglio e disse piagnucolando: |
E ora i pianti sono inutili. |
Intanto la fame lo tormentava, perché erano oramai passate ventiquattr’ore che non aveva mangiato più nulla; |
Lo tiravano dodici pariglie di ciuchini, tutti della medesima grandezza, ma di diverso pelame. |
Bada, Grillaccio del mal’augurio! |
Intanto la stalla fu chiusa e Pinocchio rimase solo: |
La creda, illustrissimo, che la colpa non è stata mia! |
Quand’ecco che udirono un urlo disperato |
Ragazzo mio gli rispose dalla finestra quella bestiola tutta pace e tutta flemma, ragazzo mio, io sono una lumaca, e le lumache non hanno mai fretta. |
È una storia lunga, disse il burattino, e ve la racconterò a comodo. |
Volentieri, vieni con me a portar calcina, rispose il muratore, e invece d’un soldo, te ne darò cinque. |
A questo affettuoso invito Pinocchio spicca un salto, e di fondo alla platea va nei posti distinti; |
Mi volevano rubare le monete d’oro. |
I ragazzi perbene prendono amore allo studio e al lavoro, e tu |
Arlecchino e Pulcinella da principio esitarono; |
E perché dovrei dirti una bugia? |
Alla vista di quella grazia di Dio, il burattino sentì consolarsi tutto. |
Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo perbene, e voglio mantenere la promessa. |
Ma il burattino per sua fortuna era fatto d’un legno durissimo, motivo per cui le lame, spezzandosi, andarono in mille schegge |
Appena Pinocchio non sentì più il peso durissimo e umiliante di quel collare intorno al collo, si pose a scappare attraverso i campi, e non si fermò un solo minuto, |
Faceva così, e fra noi e lui siamo andati sempre d’accordo. |
Ma poteva riuscire gravissima e anche mortale, rispose il vecchietto, perché gli tirarono sul capo un grosso libro rilegato in cartone. |
Dormi dunque tranquillamente, e stai sicuro che prima di partire di qui, ti lasceremo sul casotto una gallina bell’e pelata, per la colazione di domani. |
E tu che concetto ne hai? |
Ritorna a casa della Fata, la quale gli promette che il giorno dopo non sarà più un burattino, ma diventerà un ragazzo. |
E gli altri soggiungevano malignamente: |
Fareste, galantuomo, la carità d’un soldo a un povero ragazzo, che sbadiglia dall’appetito? |
Eccomi qui, pronto a servirvi, replicò il falegname, rizzandosi su i ginocchi. |
Pinocchio si nascose la faccia sotto i lenzuoli. |
Dunque la mia medicina t’ha fatto bene davvero? |
Com’è naturale, Pinocchio chiese subito alla Fata il permesso di andare in giro per la città a fare gli inviti: |
Quanto ti debbo ringraziare! |
Girò gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina, e non vide nessuno! |
A questo punto il dialogo fu interrotto da un piccolissimo rumore di passi, che si avvicinavano. |
Alla vista di quel morticino, i ragazzi spaventati si dettero a scappare a gambe |
Poi si posero là, seduti sull’erba, aspettando che il burattino facesse l’ultimo sgambetto: |
Verrà un giorno che piangerai anche tu, come oggi piango io |
Nel tempo che diceva così, si fermò tutt’a un tratto spaventato e fece quattro passi indietro. |
Più correva e più sentiva distinto il suono dei pifferi e dei tonfi della grancassa: |
Poni che ogni zecchino ti faccia un grappolo di cinquecento zecchini: |
Non avrei mai creduto, ragazzo, mio, che tu fossi così boccuccia e così schizzinoso di palato. |
Deliziose queste sogliole! |
Dunque addio, e salutami tanto le scuole ginnasiali! |
Se arrivano gli assassini mi attaccheranno daccapo al ramo dell’albero |
Perché non vai a seminarle nel Campo dei miracoli? |
Pinocchio si voltò e vide un grosso Grillo che saliva lentamente su su per il muro. |
E quanto si spende per entrare? |
Senza stare a dire che è e che non è, uscì subito fuori della città e riprese la strada che doveva ricondurlo alla Casina della Fata. |
La Fata dorme e non vuol essere svegliata: |
E dove hanno detto di aspettarmi quei buoni amici? |
Si fermò e stette in ascolto. |
Detto fatto, prese subito l’ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e a digrossarlo, |
Al simpatico suono di quelle monete la Volpe, per un moto involontario, allungò la gamba che pareva rattrappita, |
Me l’hai promesso, non è vero? |
Gliene voglio dire un sacco e una sporta! |
Non gli restavano che due modi per potersi sdigiunare: |
Finalmente sul far del giorno si svegliò, perché qualcuno aveva bussato alla porta. |
Mangiato che l’ebbe e ripulitasi la bocca, chiuse gli occhi daccapo e ricominciò a fare il cieco, come prima. |
E quel buon uomo di Geppetto, cavato fuori un coltellino, e armatosi di santa pazienza, sbucciò le tre pere, e pose tutte le bucce sopra un angolo della tavola. |
Preferisco piuttosto di salire in groppa a qualcuno di questi ciuchini! |
Indossava una giubba color di cioccolata coi bottoni di brillanti e con due grandi tasche per tenervi gli ossi che gli regalava a pranzo la padrona, |
Ve ne sono sicuro, rispose il Delfino. |
E Pinocchio non se lo fece dire due volte: |
Gli è il gran bene che vi voglio quello che me l’ha detto. |
I ragazzi perbene dicono sempre la verità |
Poi tenendolo leggermente coi denti, esce correndo dalla grotta, e via come un baleno! |
O bella bambina dai capelli turchini, gridava Pinocchio, aprimi per carità! |
V Pinocchio ha fame, e cerca un uovo per farsi una frittata; |
Incoraggiato da questa prima vittoria, si liberò a forza dalle unghie degli assassini |
Dunque la grazia è fatta? |
Il carabiniere, senza punto smoversi, lo acciuffò pulitamente per il naso (era un nasone spropositato, che pareva fatto apposta per essere acchiappato dai carabinieri), e lo riconsegnò nelle proprie mani di Geppetto; |
E scava, scava, scava, fece una buca così profonda, che ci sarebbe entrato per ritto un pagliaio: |
Vorrà perdonarmi questa seconda birichinata? |
Ma invece della chiara e del torlo, scappò fuori un pulcino tutto allegro e complimentoso, il quale, facendo una bella riverenza, disse: |
Bisogna proprio dire che avesse fatto una sudata e non poco! |
Entrati nell’osteria, si posero tutti e tre a tavola: |
Ricordatevi però che a mezzanotte vogliamo essere svegliati per continuare il nostro viaggio. |
Com’hai fatto a scuoprire il complotto di queste quattro ladroncelle? |
Non ci sono che i babbi che sieno capaci di certi sacrifizi! |
Ma il pescatore verde, senza badarlo neppure, lo avvoltolò cinque o sei volte nella farina, infarinandolo così bene dal capo ai piedi |
Allora Geppetto disse al burattino: |
A dir la verità, rispose Pinocchio, se io debbo scegliere, preferisco piuttosto di essere lasciato libero, per potermene tornare a casa mia. |
Ma ti avverto, carino mio, che nel carro non c’è più posto. |
Bisognava pensarci prima! |
Pinocchio, vieni quassù da me, grida Arlecchino, |
Mi legarono per il collo a un albero di questo bosco, col dire: |
Ma prima voglio vedere i tuoi, caro Pinocchio. |
E se invece di duemila, ne trovassi cinquemila? |
Non voglio morire, non voglio morire! |