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Konrad Graf von Preysing Lichtenegg-Moos
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1,706,708,677.146161
Play Cable
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1,706,708,677.146181
Górniczy Klub Sportowy Bełchatów Il Górniczy Klub Sportowy Bełchatów, meglio noto come GKS Bełchatów, è una società calcistica polacca con sede nella città di Bełchatów. Milita nella I liga, la seconda serie del campionato polacco di calcio. Storia. Il GKS Bełchatów entrò nella quarta divisione polacca nel 1977, anno della fondazione del club, e guadagnò la promozione nella terza divisione dopo quattro anni, nella stagione 1981-1982. Dopo altri sette anni il club salì in seconda divisione (stagione 1986-1987), prima di conquistare un posto nella massima divisione polacca nel 1992. Dopo un altro periodo in seconda divisione, la squadra tornò in prima serie al termine della stagione agonistica 2004-2005. Nella massima serie polacca la squadra ha chiuso la stagione 2005-2006 al 10º posto, con 37 punti, mentre ha chiuso quella 2006-2007 al secondo posto, guadagnandosi l'accesso alla Coppa UEFA.
https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120435
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1,706,708,677.146212
I papaveri I papaveri ("Les Coquelicots") è un dipinto del pittore francese Claude Monet, realizzato nel 1873 e conservato al Musée d'Orsay di Parigi. Descrizione. La datazione dell'opera è ascrivibile al 1873, anno in cui Monet si trasferì ad Argenteuil, borgo sulle rive della Senna destinato a diventare per via della sua ricchezza di paesaggi luminosi il laboratorio all'aperto preferito degli impressionisti. Esposta per la prima nel 1874, in occasione della prima mostra impressionista svoltasi nei locali del fotografo Nadar, la tela è oggi una delle più celebri di Monet e dell'Impressionismo in generale. Quest'opera evoca la grazia campestre di una passeggiata in mezzo ai campi dell'Île-de-France sotto il sole sudato di un pomeriggio estivo. Monet utilizza il rosso intenso e sfavillante dei papaveri, con cui punteggia a tratti il prato, per innalzare la brillantezza complessiva della gamma cromatica, ravvivata anche dal verde azzurrato che tinge i ciuffi d'erba accarezzati dal vento. Immerse nella costellazione di papaveri, sulla sommità della collina, troviamo poi due figure, mentre in basso vi sono Camille - moglie dell'artista - e il figliolo Jean che si avvicinano verso lo spettatore, creando un senso di movimento lungo il sentiero in discesa. L'effetto globale del dipinto, d'altronde, si avvale dalla spazialità immensa del campo, la quale è solo apparente (essendo quello composto da zone tonali piatte) e dall'assoluta inconsistenza delle pennellate, finalizzate a restituire l"'impressione" pura dei papaveri (descritti, non a caso, da picchettature di enorme formato) e ad evocare vibranti effetti di luminosità cromatica. La ritmica colorata intessuta dai papaveri, poi, si diluisce armoniosamente con le altre zone percettive dell'opera. L'intonazione generale è molto delicata, grazie soprattutto alla pittura a olio su tela che dona al quadro morbidezza e delicatezza facendone risaltare i colori a pastello tenui e delicati. Nell'opera, poi, non vi è alcuna traccia di disegno preparatorio e dunque il colore è depositato direttamente sulla tela, con pennellate rapide e veloci: ciò malgrado l'intera composizione poggia su una massiccia strutturazione obliqua, delineata come già detto dalle figure discendenti dalla collina, e dalla direttrice orizzontale sullo sfondo che, seguendo la cortina di alberi, divide la parte inferiore dell'opera, in cui spiccano cromature più intense del campo di papaveri, da quella superiore, dove si espande un cielo quasi completamente velato da grandi nuvole bianche sfilacciate dalla brezza leggera.
https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120437
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1,706,708,677.14624
Riposo sotto i lillà Riposo sotto i lillà è un dipinto a olio su tela (50x65 cm) realizzato nel 1873 dal pittore francese Claude Monet. È conservato nel Musée d'Orsay di Parigi. Il "pendant" di questo quadro è "Lillà al sole".
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1,706,708,677.146283
Gilda del commercio
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1,706,708,677.1463
Konrad von Preysing Lichtenegg-Moos
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Gilda del Commercio
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1,706,708,677.146328
Kravany (Prešov) Kravany (in ungherese "Erzsébetháza", in tedesco "Kuhschwanz") è un comune della Slovacchia facente parte del distretto di Poprad, nella regione di Prešov.
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1,706,708,677.146344
Lillà al sole Lillà al sole è un dipinto a olio su tela (50x65 cm) realizzato nel 1873 dal pittore francese Claude Monet. È conservato nel Museo Puškin di Mosca. Questo dipinto è il "pendant" di un altro dipinto di Monet "Riposo sotto i lillà". Il quadro rappresenta una scena di riposo sotto un cespuglio di lillà.
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1,706,708,677.146363
Neurolettico Il termine neurolettico (o antipsicotico) indica una famiglia di psicofarmaci che agiscono su precisi obiettivi neurotrasmettitoriali (notoriamente diminuendo l’attività della dopamina nel cervello) e vengono principalmente utilizzati per il trattamento delle psicosi anche in fase acuta, della schizofrenia, della fase maniacale del disturbo bipolare, del disturbo borderline di personalità, degli stati di agitazione e a volte nel disturbo depressivo e disturbo ossessivo compulsivo. Vengono anche definiti sedativi maggiori (in contrapposizione alle benzodiazepine dette tranquillanti minori). Sono storicamente raggruppati in due differenti classi in base al loro meccanismo di azione: quelli di prima generazione e quelli di seconda generazione, i quali presentano generalmente un miglior profilo di effetti collaterali e sono perciò più comunemente prescritti. Storia. Nei primi del '900 si scoprì che un derivato dell'anilina, la prometazina, possedeva interessanti proprietà sedative e antiallergiche. Da questa fu sintetizzata la clorpromazina che inizialmente fu utilizzata come sedativo fino a quando il medico francese Henri Laborit non scoprì di essere in grado di indurre una particolare forma di indifferenza agli stimoli ambientali senza alterare particolarmente lo stato di vigilanza (effetto atarassizzante). La clorpromazina fu perciò sperimentata nel trattamento dei diversi stati di agitazione e divenne il primo neurolettico. A causa dell'enorme successo commerciale della clorpromazina, fu avviata la ricerca dei nuovi neurolettici che nel giro di una decina di anni portò all'individuazione e alla messa a punto delle maggiori classi di antipsicotici oggi definiti "tipici" o di prima generazione: in tutto una ventina di fenotiazine (prodotti assai simili strutturalmente alla clorpromazina) e anche tioxanteni, dibenzazepine, il butirrofenone, le difenilbutilpiperidine e altre ancora. In seguito si è vista l'introduzione di nuovi antipsicotici, dotati di un'affinità ad ampio spettro per i siti dopaminergici e serotoninergici, definiti perciò "atipici" o di seconda generazione e dotati di un diverso profilo di effetti collaterali: ne fanno parte risperidone, clozapina, olanzapina, quetiapina. Questi nuovi antipsicotici sembrano determinare con frequenza minore i sintomi extra piramidali e sono efficaci nel trattamento dei sintomi sia positivi che negativi (anche se in misura minore) così come delle psicosi gravi e croniche. Negli ultimi anni, nuove classi di farmaci definiti genericamente antipsicotici di terza generazione o "multimodali" sono entrati nella pratica clinica e caratterizzati da un ancor più complesso meccanismo di azione. Ne fanno parte aripiprazolo e cariprazina. La loro efficacia e sicurezza è ancora oggetto di approfondimento. Indicazioni. Gli antipsicotici sono approvati per le seguenti condizioni: Oltre alle predette finalità gli antipsicotici sono stati studiati come trattamento aggiuntivo o seconda scelta (anche se a volte con risultati non definitivi) per il trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo (il risperidone in particolare), disturbo post-traumatico da stress, sindrome di Tourette, autismo ed agitazione in corso di demenza. In bassi dosaggi sono utilizzati con discreto successo per il controllo del comportamento impulsivo e dei sintomi cognitivo-percettivi nel disturbo borderline e nella schizotipia; sono poi utili come detto nella sindrome di Tourette e sindromi dello spettro autistico. Tuttavia sono considerati farmaci di seconda linea per via degli effetti collaterali. Le prove a favore dell'uso degli antipsicotici per altri utilizzi off-label come disturbo ossessivo-compulsivo (ad eccezione del risperidone), disturbo post-traumatico da stress, demenza e disturbi della personalità sono di scarsa qualità e perciò il loro uso non ne è raccomandato se non come farmaci di ultima scelta, specie quando il rischio di effetti collaterali gravi come disturbi metabolici e cardiocircolatori, del movimento e sedazione sono importanti. Secondo le ultime ricerche, non sono utili nel trattamento dell'aggressività negli adulti con demenza, nei disturbi del comportamento alimentare e nei disturbi della personalità. Anche se specie quelli con proprietà antistaminiche e sedative sono a volte prescritti per il trattamento dell'insonnia, non sono indicati per tale uso in quanto non vi sono evidenze cliniche a favore del loro impiego. L'interferenza con la trasmissione dopaminergica può poi generare insonnia come effetto collaterale paradosso. Non sono raccomandati per l'uso nei giovani (se non per psicosi, gravi disturbi pervasivi di personalità, comportamento violento anche nei soggetti con disabilità psichica quando altri trattamenti non hanno sortito benefici). In questi casi si raccomanda la valutazione individuale del farmaco da utilizzare in base, primariamente, al profilo di effetti collaterali e alla tollerabilità per ogni singolo paziente. Schizofrenia. L'effetto principale di un trattamento con antipsicotici è quello di ridurre i cosiddetti sintomi "positivi" della schizofrenia, ovvero deliri e allucinazioni. Tuttavia gli studi indicano che conseguentemente all'assunzione di neurolettici, specie quelli di prima generazione, peggiorano gli episodi di apatia, mancanza di affetto emotivo, mancanza di interesse nelle interazioni sociali (sintomi negativi della schizofrenia), mentre dal punto di vista cognitivo si possono avere effetti come pensieri disordinati e una ridotta capacità di pianificare ed eseguire attività. In generale, l'efficacia del trattamento con antipsicotici nella schizofrenia sembra aumentare con la gravità dei sintomi di base. Le applicazioni di questi farmaci nel trattamento della schizofrenia includono il trattamento del primo episodio di psicosi, la successiva terapia di mantenimento e il trattamento di episodi ricorrenti di psicosi acuta. È doveroso ricordare che i neurolettici non curano il disturbo all'origine, bensì dovrebbero attenuare i sintomi esteriori della malattia, quali deliri, allucinazioni e disforia. L'utilizzo come profilassi in soggetti con sintomi prodromici è utile per ridurre i sintomi del disturbo ma non sembra modificarne in modo significativo il decorso. Disturbo bipolare. Gli antipsicotici sono usati comunemente nel trattamento di prima linea degli episodi maniacali e misti associati a disturbo bipolare, spesso in combinazioni con stabilizzanti dell'umore come litio o valproato. Il motivo di questa combinazione è il ritardo terapeutico degli stabilizzatori dell'umore di cui sopra (per ottenere gli effetti terapeutici del valproato sono di solito necessari circa cinque giorni dall'inizio del trattamento, mentre il litio solitamente richiede almeno una settimana prima di dare gli effetti terapeutici). Alcuni antipsicotici atipici (olanzapina e quetiapina) si ritiene che siano efficaci in monoterapia nel trattamento della depressione bipolare e dei deliri maniacali, cioè senza l'aggiunta di altri farmaci di supporto. Somministrazione. Gli antipsicotici possono essere somministrati per via orale, intramuscolare o endovenosa: in particolare le forme farmaceutiche che richiedono iniezione vengono utilizzate o quando è necessario ottenere un rapido effetto per il trattamento delle crisi acute, oppure per la somministrazione dei farmaci depot cioè delle formulazioni a lunghissima durata d’azione che permettono somministrazioni del farmaco molto distanziate nel tempo, da utilizzare ad esempio nel trattamento di pazienti con scarsa aderenza al trattamento. Meccanismo di azione. Gli antipsicotici presentano un'azione prevalentemente antidelirante e antiallucinatoria. A dosaggi adeguati riducono il delirio, le allucinazioni, le anomalie comportamentali degli psicotici favorendone il reinserimento sociale. Se assunti da un soggetto non psicotico, non producono uno stato di sedazione quanto piuttosto un'estrema indifferenza agli stimoli ambientali e un fortissimo appiattimento emotivo (effetto atarassizzante). I siti d'azione principali dei farmaci antipsicotici sono le vie dopaminergiche mesocorticali, tuberoinfibulari e nigrostriatali, in particolare sono di interesse clinico quelle che dal livello mesencefalico si proiettano verso l'area del pensiero situata nella corteccia mentre l'interferenza con le altre è alla base di effetti collaterali come rispettivamente disturbi endocrini e del movimento. I bersagli sono i recettori della dopamina che vengono inibiti, in particolare è il blocco dei recettori D2 post sinaptici a generare i maggiori effetti terapeutici (gli altri target dopaminergici sono i recettori D1, D3, D4). I farmaci neurolettici vengono classicamente divisi in due categorie: Recentemente è stata proposta una nuova classe per raccogliere i farmaci come l'aripiprazolo che si comportano come agonisti parziali dei recettori dopaminergici piuttosto che come antagonisti puri, definendoli antipsicotici di terza generazione. Nonostante l'incidenza di effetti collaterali extrapiramidali e discinesia tardiva sia più elevata tra gli antipsicotici di prima generazione, anche nelle altre classi possono comunemente verificarsi tali effetti collaterali. Effetti collaterali. Gli effetti collaterali sia di tipo fisico che di tipo neuropsichiatrico descritti per questa classe di farmaci sono numerosi ed a volte irreversibili, perciò la scelta di sottoporre un paziente ad un trattamento con antipsicotici deve necessariamente passare per un'attenta valutazione del rapporto rischi-benefici. Per tale motivo si raccomanda di utilizzarli solo nei casi strettamente necessari, alla dose minima e per il tempo minimo necessari, al fine di poter provocare meno effetti collaterali, alcuni dei quali anche potenzialmente gravi come le sindromi metaboliche e i danni neurologici. Tuttavia, specie i farmaci di più recente commercializzazione, sono generalmente ben tollerati e mostrano una buona tollerabilità in particolare nel trattamento a breve e medio termine. Incidenza e gravità degli effetti collaterali dipendono oltre che dal tipo di molecola utilizzata e dal dosaggio, anche dalla sensibilità individuale e dalla durata del trattamento. Quelli più comunemente riportati includono: Meno comunemente possono verificarsi: Gli antipsicotici possono provocare anche la discinesia tardiva, una patologia iatrogena spesso irreversibile caratterizzata da movimenti involontari o semivolontari rapidi simili a tic, lente contorsioni muscolari di lingua, volto, collo, del tronco, dei muscoli della deglutizione e della respirazione. Un altro aspetto generalmente poco indagato sono gli effetti collaterali sulla sfera emotiva dei pazienti sottoposti a trattamento che in alcuni casi possono essere confusi come un sintomo della patologia trattata e non identificati come un effetto collaterale della terapia. Questi effetti riguardano soprattutto depressione, attacchi d’ansia (disforia da neurolettici), blocco delle funzioni cognitive, emotive e volitive (che in termini psicoanalitici potrebbe venire descritto come una perdita di funzioni dell'Io). Altri effetti collaterali riguardano l'incremento del rischio di morte per qualsiasi causa nei pazienti con demenza trattati con antipsicotici. Uno studio ha rilevato che l'istituzione di un trattamento a base di aloperidolo negli anziani conduce ad un incremento del rischio di morte del 30% nei 6 mesi successivi. Risultati delle ricerche scientifiche sugli effetti dei neurolettici sulla massa cerebrale. Diverse ricerche scientifiche indicano l’esistenza di un nesso causale tra l'uso prolungato dei neurolettici e il restringimento della massa cerebrale. Uno studio del 2012 ha evidenziato che la perdita di materia grigia è maggiore nei pazienti trattati cronicamente con i tipici rispetto a quelli trattati con gli atipici, ma in entrambi i casi le variazioni erano evidenziabili. In sintesi gli studi indicano che: A causa di questi e altri effetti indesiderati, alcuni dei quali potenzialmente non reversibili, l'utilizzo di antipsicotici è sconsigliato al di fuori dei casi strettamente necessari, utilizzandoli per il tempo minimo e alla dose minima efficace. Per quel che riguarda la reversibilità dei danni causati da farmaci neurolettici è necessario sospendere il trattamento per poter avere dei miglioramenti significativi che tuttavia variano a seconda della tipologia di farmaco assunto. Disordini metabolici e attività fisica. L'assunzione di farmaci antipsicotici accresce il rischio di disordini metabolici come iperglicemia, aumento di peso e squilibri ormonali. Per contrastare questi rischi, l'ACSM (Associazione Americana Medicina Sportiva) suggerisce un programma d’esercizio fisico di almeno tre sessioni a settimana di 20-60 minuti. I programmi di allenamento strutturati in ambiente supervisionato, seppur in grado di assicurare livelli ottimali di attività fisica, presentano alcuni svantaggi come ad esempio la necessità di personale specializzato, spazi e attrezzature adeguate che comportano dei costi elevati. Un’alternativa valida ai programmi di allenamento strutturati può essere rappresentata dall’introduzione nel proprio stile di vita della pratica sportiva individuale di moderata intensità. Questo tipo di allenamento può risultare più adatto e in definitiva più efficace negli individui con gravi patologie, grazie alla migliore gestione degli spazi individuali, del proprio tempo e anche i minori costi. Classificazione. "Terza generazione". Altri composti che non sono chimicamente o farmacologicamente correlati agli antipsicotici hanno mostrato in diversi studi potenziale neurolettico, tra questi ci sono farmaci approvati per altri disturbi psichiatrici (come il tofisopam) o composti di derivazione naturale come la sarcosina. Tabelle comparative. Comparazione tra tipici e atipici. Nonostante i numerosi studi, non è ancora chiaro se gli antipsicotici tipici forniscano dei vantaggi clinicamente significativi in termini di efficacia ed una minore tollerabilità rispetto agli atipici. Il numero di pazienti che abbandonano il trattamento a causa degli effetti collaterali (quando utilizzati a bassi dosaggi) e la compliance terapeutica non mostrano differenze tra tipici ed atipici. Nel 2005 è stato condotto un vasto studio comparativo ("CATIE") tra alcuni dei più utilizzati antipsicotici atipici rispetto alla perfenazina (un antipsicotico tipico). Ne è risultato che nessun antipsicotico atipico ha mostrato una maggior efficacia rispetto alla perfenazina, ne una minor quantità di effetti collaterali. Tuttavia il numero di pazienti che hanno interrotto il trattamento a causa di effetti collaterali (extrapiramidali) era maggiore tra i trattati con perfenazina che non tra quelli trattati con gli atipici (8% contro 2%). È stata tuttavia sottolineata una differente tollerabilità individuale. Risperidone, quetiapina, olanzapina e clozapina potrebbero essere, tra gli atipici, i maggiormente efficaci. Clozapina è particolarmente efficace specie per i pazienti che non rispondono ad altri trattamenti ma comporta significativi effetti collaterali per cui è considerata di seconda scelta. In generale, quelli di prima generazione sembrano comportare un maggior rischio di disturbi del movimento e discinesia tardiva mentre quelli di seconda generazione un più elevato rischio di sindromi metaboliche e diabete. La scelta deve perciò essere effettuata in base alla tollerabilità individuale e al peculiare profilo di effetti collaterali di ogni singola molecola.
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1,706,708,677.146446
Alleanza Corporativa
https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120448
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1,706,708,677.146571
Papiniano
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1,706,708,677.146588
Československé státní dráhy Le Ferrovie dello Stato cecoslovacche (acronimo ČSD, in lingua ceca: "Československé státní dráhy", ) erano un'azienda ferroviaria di proprietà dello Stato cecoslovacco. Nel 1992 vennero divise in Ferrovie ceche ("České dráhy") e Ferrovie della Repubblica Slovacca ("Železnice Slovenskej republiky") in seguito alla divisione in due dello stato. Storia. La società fu creata nel 1918, dopo la fine della prima guerra mondiale e dopo il collasso dell'Impero austro-ungarico. Per effettuare il servizio vennero riciclate le vetture e le infrastrutture delle Ferrovie imperiali dello Stato austriaco. Nel 1930 la Cecoslovacchia possedeva 13.600 km di ferrovia (la quinta rete più estesa d'Europa), di cui l'81% erano statali (ČSD); la tendenza era quella di nazionalizzare anche tutte le ferrovie private. La maggior parte delle infrastrutture era concentrata nelle regioni industriali delle Terre ceche. L'87% della rete era a singolo binario; nella società erano impiegate 135.000 persone (l'1% della popolazione). Quando la Cecoslovacchia fu divisa nel 1939, il Protettorato di Boemia e Moravia formò la compagnia "Ferrovie boeme-morave" (in lingua ceca "Českomoravská dráha", in tedesco: "Böhmisch-Mährische Bahn"), poste sotto il controllo della Deutsche Reichsbahn (DRB). Nello stato slovacco, fu fondata la compagnia Slovenské železnice (SŽ). Nel 1945, con la fine delle ostilità, fu riformata la ČSD. Dopo la dissoluzione della Cecoslovacchia (alla fine del 1992) la compagnia fu divisa in due: le Ferrovie ceche ("České dráhy") e le Ferrovie della Repubblica slovacca ("Železnice Slovenskej republiky"). Le infrastrutture immobili furono assegnate allo Stato di appartenenza, mentre il resto fu diviso in proporzione 2:1.
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1,706,708,677.146611
Il carnevale al boulevard des Capucines Il carnevale al boulevard des Capucines ("Le Boulevard des Capucines") è un dipinto del pittore francese Claude Monet, realizzato nel 1873 e conservato al Museo Puškin di Mosca. Descrizione. L"'oeuvre" di Monet si articola su un ampio ventaglio di temi e soggetti da rappresentare: nei suoi dipinti, infatti, troviamo non solo la quiete agreste dei campi smaglianti di papaveri e dei corsi d'acqua, ma anche gli sfavillanti luoghi urbani della Belle Époque frequentati dall'uomo moderno. Ovviamente le folle brulicanti e chiassose che invadevano i "boulevards" parigini, quelle ampie strade animate dal verde degli alberi e dal rincorrersi di caffè e ristoranti, non potevano mancare nella produzione artistica di un uomo che, per usare una felice espressione coniata da Charles Baudelaire, voleva essere un «pittore della vita moderna»: "Il carnevale al boulevard des Capucines" raffigura il boulevard des Capucines da una terrazza dello studio del fotografo Nadar: possiamo immaginare che Monet abbia posato il cavalletto allo stesso livello dei due gentiluomini con cilindro ritratti sulla destra. Si tratta di una visione molto suggestiva, con gli eleganti palazzi haussmanniani investiti da una calda luce dorata, gli scheletri nudi degli alberi che si ergono ritti nel cielo e il viale affollato dalla brulicante folla parigina intenta a festeggiare il carnevale passeggiando. Quest'opera, tuttavia, colpisce non solo per il tema - il quale, come si è già detto, è straordinariamente moderno - ma anche per la tecnica: Monet, infatti, segmenta la gaudente atmosfera della "ville lumière" in rapidi colpi di luce e di colore. Il suo scopo era quello per l'appunto di studiare le modalità d'interazione del sole sul turbinio della calca: la sensazione allegra del movimento della folla, poi, è ottenuta magistralmente da Monet, che non dipinge ogni particolare - procedura che gli avrebbe restituito un'immagine tediosa, priva di vita - limitandosi ad accennare le varie fisionomie con leggerissime linguette di colore: questa deliberata erosione dei contorni, va sottolineato, ha perfettamente senso, in quanto è analoga a quello che noi vedremmo stando su un balcone elevato. In questo modo i volumi, che a breve distanza si frantumano in un accostamento di colori senza senso, acquistano da lontano una miracolosa quanto vibrante definizione. Questa grammatica pittorica, se all'osservatore odierno appare lirica ed innovativa, nel 1874 - quando l'opera esposta per la prima volta al pubblico - generò una tempesta di vituperi e di indignazione: non bisogna tuttavia sorprendersi, considerando che i critici accademici "fin-de-siècle" valutavano la qualità di un'opera in base al loro livello di dettaglio. Alla visione di un'opera analoga dipinta da Camille Pissarro, non a caso, l'araldo dell"'art pompier" Louis Leroy si domandò: «Forse faccio questa figura quando cammino per i boulevard? Perdo le gambe, gli occhi e il naso per trasformarmi in una macchia informe?». Ancora più acre e sarcastica fu la critica che riservò invece all'opera di Monet, oggetto di derisione di un pittore pluripremiato fittizio che ne aveva cambiato il carattere bozzettistico per un'effettiva (e, in realtà, inesistente) trascuratezza pittorica:
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1,706,708,677.146664
Harold Mahoney
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1,706,708,677.146694
Some Product - Carri on Sex Pistols Some Product - Carri on Sex Pistols è un album raccolta dei Sex Pistols pubblicato nel Regno Unito nel 1979 dalla Virgin Records. Il disco. La raccolta venne pubblicata dopo l'abbandono del gruppo da parte di Johnny Rotten, e contiene interviste al gruppo (compresa la nota intervista a Bill Grundy) e pubblicità radiofoniche del periodo, e non include brani musicali.
https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120461
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1,706,708,677.146709
Colazione in giardino Colazione in giardino è un pannello decorativo, dipinto a olio su tela (160x201 cm) realizzato nel 1873 circa dal pittore francese Claude Monet. È conservato nel Museo d'Orsay di Parigi. Questa opera fu esposto alla seconda mostra degli impressionisti nel 1876. 'Colazione in giardino' è anche un celebre olio su tela del famoso pittore barlettano Giuseppe De Nittis.
https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120463
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1,706,708,677.146727
Il cielo in una stanza (Giorgia) Il cielo in una stanza è una canzone di Giorgia, uscita sul mercato come CD singolo nell'estate 1999. In realtà, si tratta di un rifacimento di una celebre canzone scritta da Gino Paoli e interpretata originariamente da Mina. Informazioni sulla canzone. Giorgia ha ripreso questa famosa canzone del 1960 scritta da Gino Paoli, e l'ha reinterpretata e riarrangiata in versione pop e orecchiabile, con l'aggiunta di un pezzo "rappato" dopo il primo ritornello. La canzone è stata utilizzata da Carlo Vanzina per l'omonimo film. Tracce. Nel CD singolo sono incluse anche due altri canzoni: si tratta di "Como sabré", versione spagnola di "Come saprei" (il pezzo che ha fatto vincere a Giorgia il Festival di Sanremo 1995), e di una versione dal vivo di "Ho voglia di ricominciare" (brano del cd "Mangio troppa cioccolata"). L'uscita di questo pezzo, che ha avuto un buon successo tanto da essere inserito nella compilation del Festivalbar, ha anticipato anche l'album "Girasole" di Giorgia.
https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120479
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1,706,708,677.146747
Rat Race (film) Rat Race è un film del 2001 diretto da Jerry Zucker e interpretato, fra gli altri, da Rowan Atkinson e Whoopi Goldberg. Riprende l'idea originale di "Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo" (1963) e del romanzo di Jules Verne "Il testamento di uno stravagante." Trama. In un casinò a Las Vegas, otto persone, che non hanno nulla in comune tra di loro, vengono baciate dalla fortuna: alle slot-machines vincono un gettone d'oro e vengono convocate nell'ufficio del direttore, il miliardario Donald Sinclair. Quest'ultimo è un eccentrico personaggio che adora gli scherzi e le scommesse. Egli ha deciso di organizzare una pazza "corsa all'oro": a Silver City, nel Nuovo Messico, in una cassetta di sicurezza, di cui ogni gruppo di partecipanti avrà la chiave, sono custoditi 2 milioni di dollari. Il primo che arriverà alla stazione e aprirà la cassetta, vincerà il denaro. Inizialmente convinti che si tratti di un raggiro per bidonarli, i partecipanti sembrano titubanti. Ma uno dopo l'altro fiutano l'occasione unica e decidono di dirigersi a Silver City, prendendo mezzi e percorsi diversi. Tra avversità ed imprevisti comici e tragicomici, gli otto concorrenti proseguono e in alcuni casi vengono affiancati da altri personaggi, incontrati nei modi più disparati. Intanto Sinclair segue il gruppo a distanza con i suoi amici miliardari, che hanno scommesso sul vincitore, e organizza scommesse di vario tipo nell'attesa : una di queste coinvolgerà il suo avvocato Grisham che dovrà invitare una ragazza squillo e chiederle il costo di un idromassaggio in pepsi e glicerina. Alla fine, Grisham, incaricato di recarsi a Silver City per accogliere il vincitore, viene sedotto dalla ragazza squillo e convinto a fuggire con lei e i due milioni di dollari. I concorrenti si lanciano al suo inseguimento ma la borsa con i soldi finisce per rimanere legata ad una mongolfiera senza controllo che arriva nelle vicinanze di un concerto di beneficenza, e il denaro finisce sul palco dove si stanno esibendo gli Smash Mouth; il cantante e il pubblico erroneamente pensano ad una donazione, e uno dopo l'altro gli 8 concorrenti si rassegnano, dopo aver conosciuto gli organizzatori della raccolta e rappresentanti di Sfamiamo La Terra con alcuni dei bambini di cui si prendono cura. Quando Sinclair e gli scommettitori irrompono sul palco chiedendo di sapere chi ha vinto, Nick decide di punirli per le disavventure che i concorrenti hanno passato, dichiarando al pubblico che i nuovi arrivati pagheranno per raddoppiare la somma che verrà raccolta. Il film termina con i concorrenti che si esibiscono ballando sul palco sulle note di "All Star", mentre i miliardari vedono salire vertiginosamente il conteggio del denaro raccolto in beneficenza.
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1,706,708,677.146789
Filthy Lucre Live Filthy Lucre Live è un album dal vivo dei Sex Pistols, pubblicato nel 1996 dalla Virgin Records. L'album documenta la registrazione dell'esibizione tenutasi a Londra al Finsbury Park il 23 giugno 1996, durante il Filthy Lucre Tour.
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Becco a cesoie africano
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Thusia
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Strada statale 7 bis di Terra di Lavoro La strada statale 7 bis di Terra di Lavoro (SS 7 bis) è una strada statale italiana, diramazione della strada statale 7 Via Appia. Storia. La strada statale 7 bis venne istituita nel 1935 con un tracciato congiugente Capua ad Avellino e passante per Napoli e l'area nolana; fino ad allora, tale tracciato era stato parte della SS 7 Via Appia, in tale occasione deviata su un nuovo tracciato passante per Caserta e Benevento. Fino al 1928 il tratto Nola-Avellino era stato però parte integrante della via nazionale delle Puglie, già nota come strada regia delle Puglie al tempo del regno di Napoli. Nel corso degli anni il percorso della SS 7 bis ha conosciuto diverse modifiche, negli anni settanta per snellire i livelli di traffico, il tratto odierno della via nazionale delle Puglie tra i comuni di Castello di Cisterna ("corso Vittorio Emanuele"), Brusciano ("via Camillo Cucca"), Mariglianella ("via Guglielmo Marconi") e Marigliano ("corso Umberto I"), su un nuovo percorso (ovvero "via variante 7 bis") lungo circa e parallelo ai sempre più popolosi e trafficati centri abitati, il tratto è tuttora fruibile anche se costellato di attività commerciali e abitazioni, in alcuni punti ("via Pimentel Fonseca" a Brusciano e "via XI Settembre" a Marigliano) è passata in gestione ai comuni, stessa sorte per la tratta da Capua a Teverola, fu declassificata e ceduta dall'ANAS alla regione Campania che a sua volta devolse la gestione alla provincia di Caserta. La stessa prassi è stata adottata per le restanti tratte che pian piano sono state estinte dalla crescente urbanizzazione che ha investito gli hinterland di Napoli, Caserta e Avellino e che oggi vengono gestite dai comuni o dalle province attraversate. Negli anni del post terremoto fu infatti rivisto gran parte del vecchio tracciato, viene costruita una lunga variante a scorrimento veloce, divisa in due lotti Villa Literno-Acerra e Acerra-Nola, il totale ricongiungimento tra le due tratte ha dato vita all'Asse di Supporto Nola-Villa Literno, una strada extraurbana principale a scorrimento veloce lunga 45 km, che, oltre a mettere in comunicazione i comuni, rende più fruibile il collegamento alle varie zone industriali che insistono sull'asse. Percorso. Il percorso riclassificato della SS 7 bis sostituisce più della metà del tracciato originario, ha inizio a Villa Literno presso lo svincolo della SS 7 quater Domitiana e procede verso est, lambendo i centri abitati di Casal di Principe, Villa di Briano, Frignano, Teverola, Gricignano d'Aversa, Succivo e le zone industriali di Caivano, Acerra e Pomigliano d'Arco. La tratta superstradale termina poco dopo l'Interporto di Nola, dove la SS 7 bis prosegue sul vecchio tracciato parallelo all'autostrada A16 attraversando numerosi centri abitati del nolano per poi raggiungere la bassa Irpinia; la tratta conclusiva Avellino - Manocalzati (nota anche come "Variante est") assume anch'essa le caratteristiche di superstrada e confluisce nella SS 7 Appia che prosegue in direzione Calore di Venticano, ove ha inizio la SS 90 delle Puglie che conduce a Foggia. La strada ha una lunghezza di 87,653 chilometri ed è interamente gestita dal Compartimento dell'ANAS di Napoli.
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Fabian O'Neill
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Ferrovie cecoslovacche
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Gamma Orionis
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The Filth and the Fury
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Contea di Meagher La contea di Meagher (in inglese Meagher County) è una contea del Montana, negli Stati Uniti. Il suo capoluogo amministrativo è White Sulphur Springs. Storia. La contea di Meagher fu creata nel 1867 da parti delle contee di Chouteau e di Gallatin. In seguito alcune parti della contea vennero prese per creare le contee di Fergus e di Broadwater e per ingrandire quelle di Cascade, Lewis and Clark e di Sweet Grass. Il nome della contea deriva da Thomas Francis Meagher, detto "Meagher of the Sword", rivoluzionario irlandese che partecipò alla guerra di secessione americana nell'esercito statunitense. Geografia fisica. La contea ha un'area di 6.203 km² di cui lo 0,13% è coperto d'acqua. Confina con le seguenti contee:
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Bau Bau (Nightmare Before Christmas)
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Vado, Vedo e Prendo
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Consoli di Trento
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Criosfera La criosfera (dal greco "kryos" = ghiaccio, freddo) è la porzione variabile di superficie terrestre coperta o intrisa di acqua allo stato solido e che comprende: le coperture ghiacciate di mari, laghi e fiumi, le coperture nevose, i ghiacciai, le calotte polari ed il suolo ghiacciato in modo temporaneo o perenne (permafrost). La "criosfera" è una parte integrante del sistema climatico globale con importanti connessioni e retroazioni generate attraverso la sua influenza sulla radiazione solare assorbita dalla superficie, sui flussi di umidità, sulle nuvole, sulle precipitazioni, sull'idrologia e sulla circolazione atmosferica ed oceanica. Attraverso questi processi, gioca un ruolo significativo anche nella risposta al mutamento climatico globale ed una sua accurata modellizzazione è parte fondamentale di ogni modello climatico. Struttura. L'acqua ghiacciata si forma sulla superficie della Terra principalmente come coltre di neve, ghiaccio di acqua dolce nei laghi e fiumi, banchise, ghiacciai, calotte polari, suolo temporaneamente ghiacciato e permafrost (terreno permanentemente ghiacciato). Il tempo di permanenza dell'acqua in ognuno di questi sottosistemi criosferici varia in modo considerevole. La coltre di neve e il ghiaccio d'acqua dolce sono essenzialmente stagionali e la maggior parte del ghiaccio nel mare, eccetto il ghiaccio nell'Artide centrale, dura solo pochi anni, se non è stagionale. Una data particella d'acqua nel ghiacciaio, calotte polari, o ghiaccio terrestre, comunque, può rimanere ghiacciato per 10-) anni o anche più, e il ghiaccio che si trova in profondità in zone dell'Antartide orientale può avere un'età di circa un milione di anni. La maggior parte del volume di ghiaccio nel mondo si trova nella regione antartica, principalmente nella calotta polare antartica orientale. In termini di estensione, tuttavia, la neve invernale e l'estensione del ghiaccio nell'emisfero boreale coprono l'area più grande, che a gennaio corrisponde mediamente al 23% dell'area della superficie emisferica. La grande estensione dell'area e l'importante ruolo climatico di neve e ghiaccio, relativi alle loro uniche proprietà fisiche, indicano che la capacità di osservare e modellare la neve e le estensioni di coltri di ghiaccio, spessore, e proprietà fisiche (proprietà radiative e termiche) è di particolare significato per la ricerca climatica. Ci sono diverse proprietà fisiche fondamentali riguardo alla neve e al ghiaccio che modulano scambi di energia fra la superficie e l'atmosfera. Le proprietà più importanti sono l'indice di riflessione della superficie (albedo), la capacità di trasferire calore (diffusività termica) e mutare stato (calore latente). Queste proprietà fisiche, insieme all'irregolarità della superficie, l'emissività, e le caratteristiche dielettriche, hanno importanti implicazioni anche nell'osservazione della neve e del ghiaccio dallo spazio. Per esempio, l'irregolarità della superficie è spesso il fattore dominante che determina la forza della radiazione di ritorno dei radar. Le proprietà fisiche come la struttura del cristallo, densità, estensione, e contenuto di acqua liquida sono fattori importanti che riguardano gli spostamenti di calore ed acqua e la dispersione dell'energia nelle microonde. La riflettanza della superficie della radiazione solare in arrivo è importante per l'equilibrio dell'energia in superficie (SEB, "surface energy balance"). Essa è il rapporto di riflessione alla radiazione solare incidente, comunemente riferito come albedo. I climatologi sono innanzitutto interessati ad unificare l'albedo sulla porzione dell'onda corta dello spettro elettromagnetico (), che coincide con il principale input dell'energia solare. In genere, i valore di albedo per superfici coperte di neve non in fusione sono alti (~80-90%) tranne nel caso di foreste. Gli alti valori di albedo di neve e ghiaccio causano rapidi spostamenti nella riflettanza della superficie in autunno e primavera ad alte latitudini, ma il significato climatico globale di questo incremento è spazialmente e temporaneamente modulato dalla copertura nuvolosa. (l'albedo planetario è determinato principalmente dalla copertura nuvolosa, anche a causa delle piccole quantità di radiazione solare totale ricevuta ad alte latitudini durante i mesi invernali). L'estate e l'autunno sono periodi di nuvolosità medio-alta sull'Oceano Artico così la retroazione dell'albedo, associata con i grandi mutamenti stagionali nell'estensione della banchisa, è fortemente ridotta. Groisman "ed altri" (1994) notarono che la coltre di neve mostrava la più grande influenza sull'equilibrio radiativo della Terra nel periodo primaverile (da aprile a maggio) e che la radiazione solare era maggiore sopra le aree coperte di neve. Le proprietà termiche degli elementi criosferici hanno anche importanti conseguenze climatiche. Neve e ghiaccio hanno una molto più bassa diffusività termica dell'aria. La diffusività termica è una misura della velocità con la quale le onde di temperatura possono penetrare una sostanza. Neve e ghiaccio hanno un ordine di grandezza molto meno efficiente nel diffondere il calore rispetto all'aria. La coltre di neve isola la superficie terrestre, e la banchisa isola il sottostante oceano, disaccoppiando l'interfaccia superficie-atmosfera rispetto al calore e ai flussi di umidità. Il flusso di umidità da una superficie d'acqua viene eliminata anche da un sottile strato di ghiaccio, laddove il flusso di calore attraverso il sottile ghiaccio continua ad essere consistente fino a che esso non raggiunga uno spessore in eccesso di 30–40 cm. Ad ogni modo, anche una piccola quantità di neve sopra il ghiaccio ridurrà drasticamente il flusso di calore rallentando il tasso della crescita del ghiaccio. L'effetto isolante della neve ha anche implicazioni maggiori per il ciclo idrologico. Nelle regioni non-permafrost, l'effetto isolante della neve è tale che ghiaccia solo il suolo vicino alla superficie e il drenaggio delle acque profonde è ininterrotto. Mentre in inverno neve e ghiaccio agiscono per isolare la superficie dalle grandi perdite di energia, essi funzionano anche per rallentare il riascaldamento nella primavera ed estate a causa della grande quantità di energia richiesta per fondere il ghiaccio (il calore latente di fusione, a ). Tuttavia, la forte stabilità statica dell'atmosfera sopra aree di ampie distese di neve o ghiaccio tende a confinare l'effetto del raffreddamento immediato ad uno strato relativamente poco profondo, in modo che le anomalie atmosferiche associate sono di solito di breve durata e locali, su scala regionale. In alcune aree del mondo come l'Eurasia, tuttavia, è noto che il raffreddamento associato con un pesante ammasso di neve ed umidi suoli primaverili giochi un ruolo nel modulare la circolazione dei monsoni estivi. Gutzler e Preston (1997) recentemente presentarono una dimostrazione per giustificare una simile retroazione della circolazione neve-estate nel Sud-Ovest degli Stati Uniti. Il ruolo della coltre di neve nel modulare i monsoni è precisamente un esempio di una retroazione criosfera-clima a breve termine coinvolgendo la superficie terrestre e l'atmosfera. Dalla figura 1 è possibile vedere che ci sono numerose retroazioni di criosfera-clima nel sistema globale del clima. Queste agiscono sopra un vasto campo di scale spaziali e temporali, dal raffreddamento locale stagionale delle temperature dell'aria alle variazioni su scala emisferica nelle calotte polari, nell'arco di tempo di migliaia di anni. I meccanismi di retroazione coinvolti sono spesso complessi e non compresi ancora completamente. Neve. La coltre di neve è la seconda area estensiva più grande di ogni componente della criosfera, con un massimo di estensione areale media di circa 47 milioni di km². La maggior parte dell'area terrestre coperta di neve ("snow-covered area", SCA) è localizzata nell'emisfero boreale, e la variabilità temporale è dominata dal ciclo stagionale; L'estensione della coltre di neve nell'emisfero boreale varia da 46.5 milioni di km² a gennaio fino a 3.8 milioni di km² in agosto. La SCA dell'inverno nordamericano ha mostrato un incremento per buona parte del secolo in gran parte come risposta a un incremento di precipitazioni. Tuttavia, i dati satellitari disponibili mostrano che la coltre di neve invernale nell'emisfero boreale ha fornito poca variabilità interannuale nel periodo che va dal 1972 al 1996, con un coefficiente di variazione (COV=s.d./media) della coltre a gennaio inferiore a 0,04. Secondo Groisman "ed altri" la coltre di neve nella primavera dell'emisfero boreale (1994) mostrerebbe una diminuzione che tende a spiegare l'aumento delle temperature atmosferiche primaverili in questo secolo. Stime preliminari della SCA scaturite dai dati storici e ricostruiti "in situ" riguardo alla coltre di neve suggeriscono che questo sia il caso per l'Eurasia, ma non per l'America settentrionale, dove la coltre di neve primaverile è rimasta vicino ai livelli attuali nella maggior parte del secolo. A causa della relazione intima osservata tra la temperatura dell'aria emisferica e l'estensione della coltre di neve riguardo al periodo dei dati satellitari, c'è un interesse notevole nel monitoraggio dell'estensione della coltre di neve nell'emisfero boreale per rilevare e monitorare il mutamento climatico. La coltre di neve è un deposito estremamente importante nell'equilibrio idrologico, specialmente gli ammassi di neve stagionale nelle zone montagnose del mondo. Sebbene limitata in estensione, la neve stagionale delle montagne della Terra si estende a vantaggio della maggiore fonte del deflusso delle correnti dei corsi d'acqua e falde acquifere ricaricate su vaste aree di media latitudine. Per esempio, oltre l'85% del deflusso annuale del bacino del Colorado trae origine dalla fusione delle nevi. Il deflusso della fusione di neve proveniente dalle montagne della Terra riempie i fiumi e ricarica le falde acquifere delle cui rosorse idriche dipendono oltre un miliardo di persone. Inoltre, oltre il 40% delle aree protette del mondo sono montane, attestando il loro valore sia come ecosistemi unici bisognosi di protezione che come aree di ricreazione per la specie umana. Ci si aspetta che il riscaldamento climatico risulti nei maggiori cambiamenti dovuti alla "separazione" di neve, alle precipitazioni piovose e al tempismo della fusione delle nevi, che avranno importanti implicazioni per l'uso e la gestione delle risorse idriche. Questi mutamenti implicano anche potenzialmente retroazioni in un arco di tempo più lungo per il sistema climatico, attraverso mutamenti temporali e spaziali dell'umidità del suolo e il deflusso verso gli oceani. I flussi di acqua dolce originati dalla coltre di neve che vanno a defluire verso l'ambiente marino possono essere importanti, poiché il flusso totale è probabilmente della stessa grandezza delle catene montuose desalinizzate ed aree di detriti della banchisa. Inoltre, c'è la tendenza associata di sostanze inquinanti precipitate che si accumulano nell'inverno artico con nevicate e sono rilasciate poi nell'oceano per ablazione della coltre della banchisa. Banchisa. La banchisa copre buona parte degli oceani polari e si forma dal congelamento dell'acqua marina. I dati forniti dal satellite fin dagli inizi degli anni '70 rivelano una considerevole variabilità stagionale, regionale e interannuale nella banchisa che copre entrambi gli emisferi. Stagionalmente, l'estensione della banchisa nell'emisfero australe varia di un fattore di 5, da un minimo di 3-4 milioni di km² a febbraio ad un massimo di 17-20 milioni di km² a settembre. La variazione stagionale è molto minore nell'emisfero boreale dove la natura limitata e le alte latitudini dell'Oceano Artico danno come risultato una coltre di ghiaccio perenne molto più grande, e la terra circostante viene a delimitare l'estensione verso l'equatore del ghiaccio del periodo invernale. In questo modo, la variabilità stagionale dell'estensione del ghiaccio nell'emisfero boreale varia soltanto di un fattore di 2, da un minimo di 7-9 milioni di km² a settembre ad un massimo di 14-16 milioni di km² a marzo. La coltre di ghiaccio mostra una variabilità interannuale su scala regionale molto più grande di quanto faccia a livello emisferico. Per esempio, nelle regioni dei Mari di Okhotsk e del Giappone, l'estensione massima del ghiaccio diminuisce da 1,3 milioni di km² nel 1983 fino a 0,85 milion di km² nel 1984, una diminuzione del 35%, prima di ristabilizzarsi l'anno seguente intorno a 1,2 milioni di km². Le fluttuazioni regionali in entrambi gli emisferi sono tali che per ogni periodo, di diversi anni di registrazione satellitare, alcune regioni mostrano una copertura di ghiaccio in diminuzione, mentre altre registrano una coltre di ghiaccio in aumento. L'andamento complessivo indicato nella registrazione delle microonde in modo passivo, dal 1978 fino alla metà del 1995, mostra che l'estensione della banchisa artica è in diminuzione del 2,7% per decennio. Un successivo lavoro indica che dal tardo ottobre del 1978 fino alla fine del 1996 l'estensione della banchisa artica è diminuita del 2,9% per ogni decennio, mentre l'estensione della banchisa antartica è aumentata del 1,3% per ogni decennio. Congelamento di fiumi e laghi. Il ghiaccio si forma su fiumi e laghi in seguito al raffreddamento stagionale. Le dimensioni delle masse di ghiaccio coinvolte sono troppo piccole e dunque esercitano soltanto effetti climatici localizzati. Ad ogni modo, i processi di congelamento/scioglimento avvengono su larga scala e i fattori atmosferici locali, come quello della considerevole variabilità interannuale, esistono nelle date dell'apparizione e scomparsa del ghiaccio. Una serie di lunghe osservazioni sul ghiaccio dei laghi può servire come una documentazione climatica proxy e la monitorizzazione degli andamenti di congelamento e "scioglimento" possono fornire un indice stagionalmente specifico integrato e conveniente delle perturbazioni climatiche. Informazioni sulle condizioni del ghiaccio del fiume è meno utile come un proxy climatico perché la formazione del ghiaccio dipende fortemente dal regime del flusso del fiume, il quale è interessato da precipitazioni, scioglimento di neve e il deflusso dello spartiacque come pure può essere soggetto a interferenza umana la quale direttamente modifica il flusso del canale, oppure indirettamente attraverso pratiche per l'utilizzo del suolo. Il congelamento del lago dipende dall'immagazzinamento del calore nel lago e dunque dalla sua profondità, corso e temperatura di ogni afflusso, e gli scambi di energia fra acqua ed aria. L'informazione riguardo alla profondità del lago non è spesso disponibile, sebbene qualche indicazione sulla profondità dei laghi poco profondi dell'Artico possa essere ottenuta da immagini fornite da radar aviotrasportato durante il tardo inverno e da immagini ottiche ottenute tramite strumentazione aviotrasportata durante l'estate. Il tempismo ("timing") dello scioglimento viene modificato dalla neve profonda sul ghiaccio come pure dal suo spessore e dall'afflusso d'acqua dolce. Suolo ghiacciato e permafrost. Il suolo ghiacciato (permafrost e il congelamento stagionale del suolo) occupa approssimativamente 54 milioni di km² delle aree della terra dell'emisfero boreale (Zhang ed altri, 2003) e dunque ha la più grande estensione areale di ogni componente della criosfera. Il permafrost (suolo ghiacciato perennemente) può realizzarsi dove le "temperature medie annuali dell'aria" (MAAT, "mean annual air temperatures") sono inferiori a -1 o -2 °C ed è generalmente persistente dove le MAAT sono inferiori a -7 °C. Inoltre, la sua estensione e spessore sono interessati dal contenuto dell'umidità nel suolo, copertura di vegetazione, neve profonda invernale e aspetto stagionale. L'estensione globale di permafrost non è ancora completamente conosciuta in quanto prosegue anche sotto i mari freddi poco profondi, ma soggiace approssimativamente nel 20% delle aree della regione dell'emisfero boreale. Lo spessore supera i 600 m lungo la costa artica della Siberia del nord-est ed Alaska, ma, verso i margini, il permafrost diventa più sottile ed orizzontalmente discontinuo. Le zone marginali saranno più immediatamente soggette ad ogni scioglimento provocato da un andamento del riscaldamento. La maggior parte del permafrost attualmente esistente si è formato durante le ere precedenti con condizioni più fredde ed è dunque residuale. Tuttavia, il permafrost può formarsi sotto i climi polari del giorno d'oggi dove i ghiacciai arretrano o l'affioramento della terra espone il suolo disgelato. Washburn (1973) concluse che la maggior parte del permafrost permanente è in equilibrio con il clima presente alla sua più elevata superficie, ma i mutamenti alla base dipendono dal clima attuale e flussi di calore geotermico; diversamente, la maggior parte del permafrost "discontinuo" è probabilmente instabile o “in tale delicato equilibrio che il più leggero mutamento climatico o di superficie produrrà un drastico disequilibrio”. Sotto le condizioni di riscaldamento, la profondità in aumento dello strato attivo in estate ha impatti significativi sui regimi idrologici e geomorfici. La fusione e l'arretramento del permafrost è stato riportato nell'alta Valle del Mackenzie e lungo il margine meridionale del suo verificarsi nel Manitoba, ma tali osservazioni non sono difficili da quantificare e generalizzare. Basato sui gradienti della latitudine media della temperatura dell'aria, uno spostamento medio verso nord del confine del permafrost meridionale da 50 a 150 km potrebbe essere previsto, sotto condizioni di equilibrio, per un riscaldamento di 1 °C. Soltanto una frazione della zona di permafrost è costituità dal ghiaccio terrestre attuale. Il restante (permafrost secco) è semplicemente suolo o roccia a temperature al di sotto del congelamento. Il volume di ghiaccio è generalmente più grande nella maggior parte degli strati superiori del permafrost e principalmente comprende ghiaccio poroso segregato nel materiale della Terra. Le misurazioni delle temperature dei fori praticati dalle sonde nel permafrost possono essere utilizzate come indicatori di mutamenti netti nel regime della temperatura. Gold e Lachenbruch (1973) dedussero un riscaldamento di 2-4 °C nell'arco di tempo che va da 75 a 100 anni a Cape Thompson, Alaska, dove il 25% del più elevato permafrost spesso 400-m è instable rispetto a un profilo di equilibrio della temperatura con la profondità (per la presente temperatura di superficie media annuale di -5 °C). Le influenze del clima marittimo possono avere influenzato questa valutazione, in un modo o nell'altro. A Prudhoe Bay dati simili implicano un riscaldamento di 1.8 °C negli ultimi 100 anni. Ulteriori complicazioni possono essere introdotte dai cambiamenti nelle profondità della coltre di neve e dalle perturbazioni naturali o artificiali della vegetazione in superficie. I potenziali andamenti del permafrost che disgela sono stati stabiliti da Osterkamp (1984), ovvero: due secoli o meno per un permafrost di 25 metri di spessore nelle zone discontinue ed interne dell'Alaska, considerando un riscaldamento che va da -0,4 a 0 °C in 3-4 anni, seguito da un successivo aumento di 2,6 °C. Sebbene la risposta della (profondità del) permafrost al mutamento di temperatura sia tipicamente un processo molto lento, c'è una grande evidenza per il fatto che lo spessore dello strato attivo rapidamente risponde ad un mutamento di temperatura. Facendo una simulazione di riscaldamento o raffreddamento, il mutamento climatico globale avrà un effetto significativo sulla durata dei periodi liberi dal gelo nelle regioni con suolo ghiacciato sia stagionalmente che perennemente. Sotto il permafrost artico sono sigillate ampie riserve di metano, ed il suo scioglimento le libererà nell'atmosfera con influssi sul cambiamento climatico in quanto gas serra. Ghiacciai e calotte polari. Le calotte polari sono le più grandi sorgenti potenziali di acqua dolce, contenenti approssimativamente il 77% delle risorse dell'intero pianeta. Ciò equivale a 80 m del livello mare, con l'Antartide in testa le cui riserve ammontano al 90%. La Groenlandia incide maggiormente nel rimanente 10%, con altre masse di ghiaccio e ghiacciai per meno del 0,5%. A causa della loro dimensione in relazione alle variazioni annuali di accumulo o fusione di neve, il tempo di permanenza dell'acqua in masse di ghiaccio può estendersi a o 1 milione di anni. Di conseguenza, ogni perturbazione climatica produce risposte lente, che accadono nei periodi glaciali ed interglaciali. I ghiacciai della valle rispondono rapidamente alle fluttuazioni climatiche con tipici tempi di risposta di 10-50 anni. Tuttavia, la risposta di singoli ghiacciai può essere asincrona rispetto alla stessa condizione climatica a causa delle differenze nella lunghezza del ghiacciaio, altezza, inclinazione, e velocità di spostamento. Oerlemans (1994) fornì la prova di un coerente ritiro del ghiacciaio su scala globale che potrebbe essere spiegato da una tendenza lineare di riscaldamento di 0,66 °C ogni 100 anni. Mentre è probabile che le variazioni dei ghiacciai abbiano effetti minimi sul clima globale, la loro recessione può avere contribuito da un terzo a un mezzo all'aumento del livello del mare osservato nel XX secolo. Inoltre, è estremamente probabile che tale estesa recessione del ghiacciaio come si è attualmente osservato nella Cordigliera Occidentale del Nord America, dove i deflussi dai bacini ghiacciati vengono utilizzati per l'irrigazione ed energia idroelettrica, implicando significativi impatti idrologici e riguardanti l'ecosistema. L'effettiva pianificazione delle risorse idriche e l'attenuazione dell'impatto in tali aree dipende dallo sviluppo di una conoscenza sofisticata dello stato del ghiaccio nel ghiacciaio e il meccanismo che causa i suoi mutamenti. Inoltre, una chiara comprensione del meccanismo in azione è cruciale per interpretare i segnali del mutamento globale che sono rilevabili nella serie di registrazioni riguardo all'equilibrio di massa del ghiacciaio nell'arco del tempo. Come per l'equilibrio di massa del ghiacciaio le stime riguardo alle grandi calotte polari portano un'incertezza del 20%. Studi basati sulle nevicate e riguardo alla massa prodotta tendono ad indicare che le calotte polari sono vicine all'equilibrio o emettono acqua negli oceani. Studi sul mare suggeriscono l'innalzamento del livello marino dall'Antartico o la rapida fusione basale delle piattaforme di ghiaccio. Alcuni autori hanno asserito che la differenza fra il tasso osservato dell'innalzamento del livello del mare (circa 2 mm/anno) e il tasso dell'innalzamento del livello del mare dovuto alla fusione dei ghiacciai montani, espansione termica dell'oceano, ecc. (circa 1 mm/anno o meno) è simile allo squilibrio modellato sull'Antartico (circa 1 mm/anno di innalzamento del livello marino), suggerendo un contributo dell'innalzamento del livello proveniente dall'Antartico. Le relazioni fra clima globale e mutamenti nell'estensione del ghiaccio sono complesse. L'equilibrio della massa dei ghiacciai terrestri e delle calotte polari è determinato dall'accumulazione di neve, soprattutto in inverno, e l'ablazione ottenuta nella stagione calda, dovuta principalmente alla radiazione di rete e ai turbolenti flussi di calore per fondere ghiaccio e neve dall'avvezione aria-caldo, Ad ogni modo, la maggior parte della regione antartica non ha mai sperimentato la fusione superficiale prima degli anni 2000. Dove le masse di ghiaccio terminano nell'oceano, i distacchi di iceberg sono i maggiori contributori alla perdita di massa. In questa situazione, il margine del ghiaccio può estendersi dentro l'acqua profonda come una piattaforma galleggiante, come quello nel Mare di Ross. Nonostante la possibilità che il riscaldamento globale potrebbe apportare perdite al ghiacciaio della Groenlandia essendosi "spostato" per favorire la calotta polare antartica, c'è maggiore preoccupazione riguardo alla possibilità che un ghiacciaio dell'Antartico Occidentale collassi. Il ghiacciaio dell'Antartico Occidentale è fondato su roccia posta al di sotto del livello del mare, e il suo collasso ha il potenziale di innalzare il livello del mare di tutto il mondo di 6–7 m nel giro di poche centinaia di anni. La maggior parte della scarico del ghiaccio dell'Antartico Occidentale avviene attraverso i cinque maggiori flussi glaciali presenti in quella parte della calotta, tra cui quelli penetranti nella barriera di Ross, il flusso glaciale Rutford, che alimenta la piattaforma glaciale Ronne-Filchner, sul Mare di Weddell, e i ghiacciai Thwaites e Pine Island, che entrano nel mare di Amundsen. Le opinioni sono discordi attualmente riguardo all'equilibrio di massa di questi sistemi, principalmente a causa dei dati limitati.
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Magnetosfera di Urano Solamente grazie all'arrivo della sonda spaziale Voyager 2 nel 1986 si è potuto effettuare una misurazione della magnetosfera di Urano e quindi scoprire l'esistenza di un campo magnetico su Urano il cui momento di dipolo ha un'intensità 50 volte maggiore di quello terrestre, probabilmente a causa del suo rapido moto di rotazione. Caratteristiche. L'inclinazione del campo magnetico fa sì che i poli magnetici invece che trovarsi ai poli si trovano presso l'equatore. Il dipolo dista un terzo del raggio di "Urano" verso l'emisfero nord; La magnetosfera di Urano risulta pertanto fortemente asimmetrica, con l'intensità del campo magnetico sulla superficie che va da 0,1 gauss (10 microtesla) dell'emisfero meridionale e può arrivare a 1,1 gauss (110 microtesla) nell'emisfero nord, ed una media in superficie di 0,23 gauss. Il periodo di rotazione del dipolo è di 17,24 ore, e rispetto a questo valore si misura la velocità dei venti atmosferici. Il campo magnetico di Urano ha una peculiare caratteristica: è inclinato di 58,6° rispetto all'asse di rotazione del pianeta, al contrario di quello terrestre e degli altri giganti gassosi, suggerendo che questa caratteristica potrebbe essere comune nei giganti di ghiaccio. La spiegazione per tale ipotesi è che, a differenza dei campi magnetici della Terra e degli altri pianeti, che hanno campi magnetici generati nel loro nucleo, i campi magnetici dei giganti di ghiaccio sono generati dal movimento di materia a profondità relativamente basse, come ad esempio un oceano di acqua e ammoniaca. Il campo magnetico è dovuto all'effetto dinamo causato dal rapido movimento dei fluidi all'interno del pianeta, infatti attorno al suo nucleo, che misura 7 500 km di raggio, gira velocemente uno strato di idrogeno che l'elevata pressione ha reso liquido, conduttore e ionizzato, ed è questo che determina la presenza del campo magnetico, che reagendo con il vento solare forma una serie di fasce di plasma lungo la direzione delle linee di forza, simili alle Fasce di van Allen terrestri, e l'incanalamento di questo plasma lungo questo percorso produce il fenomeno delle aurore polari presenti su Urano anche alle medie latitudini grazie all'anomala inclinazione del campo magnetico. La magnetosfera, che circonda il pianeta, ingloba tutti i satelliti ed anelli che l'attraversano e ruota con lo stesso periodo di Urano; si estende inoltre per 590 000 km dalla parte dell'emisfero rivolto al Sole e per 6 milioni di km dalla parte in ombra. Una delle tante teorie della formazione del campo magnetico è che probabilmente sia di origine fossile e, anche in parte, di origine interna, in pratica potrebbe essere un residuo dello stesso "campo magnetico" della nebulosa da cui ha avuto origine il Sistema Solare. Nonostante lo strano allineamento, per altri versi la magnetosfera di Urano è come quella degli altri pianeti, con un limite esterno che si trova a circa 23 raggi in direzione del Sole, una magnetopausa a 18 raggi di Urano. La struttura della magnetosfera uraniana è diversa da quella di Giove e più simile a quella di Saturno. La "coda" della magnetosfera di Urano si estende dietro il pianeta, in direzione opposta al Sole, fino ad una decina di milioni di chilometri, prendendo una forma a spirale a causa della rotazione del pianeta. Il flusso di particelle è abbastanza alto da causare un'erosione dei satelliti in un intervallo di tempo molto rapido in termini astronomici, di 100.000 anni. Questa potrebbe essere la causa della colorazione uniformemente scura dei satelliti e degli anelli. Il fascio di particelle del campo magnetico sviluppa aurore visibili come archi luminosi attorno ai due poli magnetici, anche se, a differenza di Giove, le aurore di Urano sono poco significative, brevi e dall'aspetto puntiforme.
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Politica del figlio unico La politica del figlio unico (一孩政策) è stata una delle politiche di controllo delle nascite attuata in Cina, dal governo, nell'ambito della pianificazione familiare per contrastare il fortissimo incremento demografico del paese. Questa riforma, considerata in maniera controversa fuori dalla Cina perché la sua applicazione era spesso causa di abusi dei diritti umani, è stata rivista anche all'interno della Cina dato che nel lungo periodo si è dimostrata negativa a livello economico e sociale (ad esempio, ricorso all'aborto selettivo del sesso). Descrizione. La prima fase, introdotta in modo organico dopo pochi anni dalla morte di Mao Zedong, dal suo successore Deng Xiaoping nel 1979 fu attuata con una legge che vietava alle donne di avere più di un figlio. Questa politica avrebbe portato a un dimezzamento della popolazione nell'arco della vita media di una generazione di individui, via via più lento col progressivo allungarsi della vita media. La legge fu poi modificata negli anni novanta con l'introduzione di sole sanzioni pecuniarie. Questa legge fu considerata dai successori di Mao fondamentale dato che durante l'epoca maoista il paese aveva visto un incremento annuale di quasi 30 milioni di persone. Secondo i dati ufficiali, oggi la Cina è popolata da più di 1,4 miliardi di persone, ma si stima che un numero imprecisato di persone non siano registrate all'anagrafe. La politica del figlio unico è stata abolita dalla Corte Suprema cinese nel 2013, mentre la normativa nazionale e locale scoraggia civilmente e penalmente un numero superiore a due. Storia. Quando nel 1949 nasceva la Cina comunista, Mao Zedong credeva fortemente nell'idea dell'autosufficienza e del popolo come simbolo della forza. La tradizione era quella delle famiglie numerose: un detto di Confucio recita “Più bambini significa più felicità, i bambini avuti portano presto la felicità”. Furono introdotte forti politiche a favore della natalità: sussidi per i bambini e la proibizione dell'aborto, della sterilizzazione e dei metodi contraccettivi. Nel 1953 i divieti furono banditi, fu concesso l'uso dei contraccettivi e, in casi particolari, l'aborto; nel 1957 l'accesso all'aborto legale divenne più facile. Nel 1962 il boom di nascite preoccupò il governo, che decise di cominciare una politica di pianificazione familiare nelle aree urbane più densamente popolate. Nel 1973 fu lanciata la prima vera politica di controllo delle nascite, la sovrappopolazione era ormai considerata “un ostacolo allo sviluppo e alla modernizzazione”. Cominciò la prima campagna di educazione per le donne e le coppie il cui motto era Wan Xi Shao, ovvero il matrimonio e la gravidanza ad un'età più avanzata (wan), un intervallo più lungo (xi) tra un figlio e l'altro, e soprattutto meno figli (shao), due per coppia. Nel 1975 si migliorò l'attuazione delle politiche di controllo, si stabilirono degli obiettivi di crescita e furono introdotti piani collettivi di nascita a livello locale. Nel 1979 la Cina accoglieva circa un quarto della popolazione mondiale con a disposizione solo il 7% della superficie coltivabile, i due terzi dei cinesi avevano meno di trent'anni e la generazione del baby boom nata negli anni Cinquanta e Sessanta entrava nell'età riproduttiva. Il governo di Deng Xiaoping varò un ambizioso programma di riforme di mercato che avrebbe risposto alla stagnazione economica, e varò una politica organica del controllo della natalità, non più limitata ad alcune province o zone ma su tutto il territorio nazionale. Nel 1979 fu introdotta la regola del figlio unico, sperimentata già precedentemente, e furono stabiliti i target di crescita nazionale che prevedevano una popolazione di 1,27 miliardi nel 2000 e il raggiungimento della crescita zero per lo stesso anno. La politica della pianificazione familiare consisteva in un insieme di regolamenti atti a controllare la giusta dimensione delle famiglie cinesi: i matrimoni ritardati, le gravidanze posticipate e l'attesa di un periodo abbastanza lungo (quattro o cinque anni) tra un figlio e l'altro, erano gli elementi principali. Per supportare un simile impianto e garantire il rispetto delle regole fu creata una nuova struttura verticale separata, la “Pianificazione Familiare”, che fino ad allora era gestita localmente dal sistema sanitario. Nel 1981 fu creata la “Commissione di Stato per la Pianificazione Familiare”, equivalente di un ministero, per coordinare le varie attività. La sua struttura si sviluppava ad ogni livello: province, città, distretti e contee, fino ai comitati di villaggio, tutti i livelli avevano uffici per la pianificazione familiare. Nel 1982, con la redazione della nuova costituzione, la pianificazione familiare e la necessità di limitare la crescita della popolazione diventarono elementi fondanti del sistema sociale cinese (artt. 25 e 49). A partire dagli anni ottanta il controllo statale fu leggermente ridotto e, nel 1984, fu concessa maggiore flessibilità a livello provinciale sulla possibilità di avere due figli. Negli anni novanta si stabilizzarono le varie politiche. Gli ufficiali che lavoravano per la pianificazione familiare erano trecentomila ai quali si affiancavano centinaia di migliaia di volontari o quadri, membri del partito. Furono incentivati i metodi contraccettivi per frenare il ricorso all'aborto indotto, e cominciò a diventare importante la questione dell'invecchiamento della popolazione. Il 1º settembre 2002 la politica di pianificazione familiare è diventata una legge nazionale dalla quale dipendono tutte le politiche provinciali. Dal settembre 2005 al marzo 2006 Chen Guangcheng è stato posto agli arresti domiciliari dopo aver organizzato e promosso pubblicamente un'azione collettiva contro il governo della Prefettura di Linyi, (Shandong), per l'applicazione eccessiva della politica del figlio unico. Nel 2013 la politica del figlio unico viene abolita: le famiglie cinesi potranno avere due figli senza incorrere nel pagamento di sanzioni, ma a partire dal terzo figlio permangono multe elevate , assieme alle politiche coatte di contenimento delle nascite. A seguito del censimento decennale condotto nel 2020 che ha rilevato che il ritmo di crescita annuale della popolazione cinese è stato dello 0,53 per cento rispetto allo 0,57 per cento del decennio precedente (tasso di crescita più lento da quando i censimenti decennali sono iniziati, nel 1953), il 20 agosto 2021 il Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del popolo, il ramo legislativo del parlamento di Pechino, ha approvato gli emendamenti di modifica alla legge sulla Popolazione e la pianificazione familiare per consentire alle coppie di poter avere fino a tre figli; il pacchetto include anche misure di sostegno per le famiglie, che dovranno essere attuate con l'apporto del governo centrale e delle amministrazioni locali. I genitori con un terzo figlio non dovranno quindi più pagare una multa, né essere puniti dalle loro unità di lavoro.
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Jubilee (Sex Pistols) Jubilee è un album/raccolta dei Sex Pistols, pubblicato nel 2002 dalla Virgin Records. Il disco, pubblicato per celebrare il venticinquesimo anniversario del gruppo, raccoglie diversi singoli del periodo 1976-79, oltre a "Pretty Vacant" registrata dal vivo nel 1996 durante il Filthy Lucre Tour. È presente inoltre una sezione "enhanced" che contiene tre video promozionali.
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Pitting L'erosione o corrosione alveolare (anche pitting o vaiolatura) rappresenta il fenomeno della comparsa sulla superficie di un materiale di piccoli danneggiamenti dalla morfologia caratteristica, per cause differenti dovute a: un attacco corrosivo localizzato, a carichi hertziani elevati oppure a cavitazione. Corrosione localizzata per pitting. La corrosione localizzata per "vaiolatura" o corrosione per "pitting" (dall'inglese "pit": alveolo o foro) è una tipologia di corrosione localizzata che si innesca quando lo strato passivante di ossidi insolubili che si forma sulla superficie dei metalli, a seguito del meccanismo elettrochimico viene "rotto" localmente per effetto degli ioni alogeni (principalmente cloro), determinando l'attivazione del processo di corrosione. Il "pitting" si può innescare sia nei metalli a comportamento elettrochimico attivo quali le leghe ferrose (acciai al carbonio e debolmente legati, ghise) sia per quelli a comportamento passivo come l'acciaio inossidabile, le leghe ferro-cromo-nickel, le leghe di rame, le leghe di alluminio, alluminio, ecc. La differenza tra i due comportamenti elettrochimici è la seguente: Pertanto anche i materiali come l'acciaio inossidabile, pur essendo resistenti alla corrosione generalizzata perché hanno una forte tendenza a passivarsi (già se semplicemente esposti all'azione atmosferica), in presenza di ioni cloro capaci di rompere localmente lo strato passivante sono soggetti all'attacco localizzato per vaiolatura. Ferri d'armatura. È soggetto al pericolo di "pitting" anche il ferro di armatura del calcestruzzo armato. Infatti gli ioni cloro Cl- (ambiente marino, sali disgelanti) penetrando nella matrice cementizia, anche nel caso di calcestruzzo non carbonatato (pH 12,5 -13), possono dissolvere il film alcalino che protegge le armature innescando la corrosione del metallo sottostante. Di norma l'idrossido di ferro formatosi in ambiente molto basico (con pH > 11), come si verifica nel calcestruzzo per effetto della presenza della calce, si presenta stabile, denso, compatto e aderente al sottostante supporto metallico e pertanto capace di passivarlo. Ma in presenza di cloruri il film di ossidi diviene invece poroso, permeabile all'ossigeno e all'umidità e quindi non più protettivo per il ferro sottostante (depassivazione del ferro). Questa azione di distruzione del film protettivo, almeno in condizioni di pH elevato, avviene in forma localizzata nelle zone della superficie delle armature dove si raggiungono determinati tenori di cloruri Se tali tenori diventano eccessivi, l'attacco può interessare zone più estese, per cui la morfologia tipica del "pitting" è meno evidente; il meccanismo comunque non cambia. La corrosione per pitting nei calcestruzzi armati, non essendo accompagnata dalla formazione di ruggine, e quindi da distacco del copriferro, è estremamente pericolosa in quanto il fenomeno non è facilmente rilevabile a occhio nudo. Per le strutture esposte all'atmosfera si considera come tenore critico un contenuto di cloruri nell'intervallo di 0.4-1% in massa rispetto al cemento. Questo valore può cambiare significativamente in funzione dei seguenti parametri: Meccanismo di corrosione. Il meccanismo di corrosione per "pitting", inizia con la distruzione localizzata dello strato passivante di ossidi a causa dell'azione degli ioni cloro. Le zone dove il film viene a mancare funzionano da anodi (zona attiva) rispetto a quelle circostanti, (che presentando uno strato di ossidi ancora integro risultano indenni da corrosione) su cui invece ha luogo l'azione riducente (catodica). La piccola estensione delle aree anodiche rispetto all'ampia zona catodica dà luogo a un attacco localizzato che è causa di formazione di vaiolature (in inglese "pit"). Le vaiolature possono evolversi rapidamente fino alla perforazione del metallo stesso. Usura per fatica per pitting. Il pitting è anche un fenomeno di fatica superficiale dovuto alla pulsazione della pressione di contatto tra i denti ingrananti di un ingranaggio, che può produrre un deterioramento che si estende fino a impedire il buon funzionamento delle ruote dentate ed eventualmente anche rumore nella trasmissione. Per ottenere un buon funzionamento delle ruote dentate sotto carico è importante limitare il danneggiamento superficiale; ciò si ottiene limitando la pressione di contatto tra i denti. Hertz è stato il primo studioso a occuparsene, risolvendo il problema tramite la determinazione di una pressione di contatto "limite". La teoria Hertziana fornisce il massimo valore della pressione di contatto pH in funzione dei raggi dei due cilindri e delle costanti elastiche E e v dei due materiali, che possono anche essere diverse tra loro. Usura per cavitazione. Il fenomeno si verifica per lo più sulle pale di un'elica di un motore nautico o di una pompa.
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The Very Best of Macy Gray The Very Best of Macy Gray è una raccolta di brani della cantante statunitense Macy Gray pubblicata il 30 agosto 2004 dalla Epic Records. Il disco. La raccolta contiene undici brani estratti dai suoi primi tre album (compresi tre brani mai pubblicati come singolo), insieme a due inediti, "Love Is Gonna Get Ya" (lanciato come singolo radiofonico in Europa e pubblicato fisicamente solo in Danimarca e Paesi Bassi) e "Walk This Way" (cover del brano degli Aerosmith), tre remix e un brano in collaborazione con Fatboy Slim, già pubblicato nell'album di quest'ultimo "Halfway Between the Gutter and the Stars".
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Acqua & Sapone (ciclismo) La Acqua & Sapone (codice UCI: ASA) era una squadra ciclistica maschile di ciclismo su strada italiana. Attiva nel professionismo dal 2004 al 2012, ebbe per otto stagioni licenza da Professional Continental Team, potendo perciò partecipare di diritto alle gare dei Circuiti continentali UCI. La squadra, fondata e diretta da Palmiro Masciarelli, partecipò a cinque edizioni del Giro d'Italia, cogliendo sei vittorie di tappa e due successi nella classifica scalatori, entrambi con Stefano Garzelli, nelle edizioni 2009 e 2011. Lo sponsor principale era Acqua & Sapone, catena italiana di supermercati, specializzata nei prodotti di cura della persona e per la casa. Storia. La squadra (ufficialmente Red Team S.r.l.) venne fondata nel 2004 da Palmiro Masciarelli, che assunse anche la carica di general manager. Tra i direttori sportivi vi furono, dal 2004 al 2012, Enrico Paolini, Bruno Cenghialta e Franco Gini. La sede del team era in Abruzzo, a Sambuceto, frazione di San Giovanni Teatino, in provincia di Chieti. Nel 2006 e nel 2008 l'Acqua & Sapone vinse la classifica a squadre del calendario UCI Europe Tour. Dal 2006 al 2009 la squadra utilizzò biciclette De Rosa, dopo aver corso su biciclette marchiate Moser. Nel biennio 2010-2011 ha corso invece con cicli Bottecchia e nel 2012 con il marchio Focus. Il 2 ottobre 2012 la squadra è stata sciolta. Cronistoria. Classifiche UCI. Fino al 1998, le squadre ciclistiche erano classificate dall'UCI in un'unica divisione. Nel 1999 la classifica a squadre venne divisa in prima, seconda e terza categoria ("GSI", "GSII" e "GSIII"), mentre i corridori rimasero in classifica unica. Nel 2005 fu introdotto l'UCI ProTour e, parallelamente, i Circuiti continentali UCI; dal 2009 le gare del circuito ProTour sono state integrate nel Calendario mondiale UCI, poi divenuto UCI World Tour. Palmarès. "Aggiornato al 27 maggio 2012"
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The Trouble with Being Myself The Trouble with Being Myself è il terzo album della cantante statunitense Macy Gray, pubblicato nel 2003 dalla casa discografica Epic Records.
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Patto Molotov-von Ribbentrop
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Ismail Bouillaud
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Deserto di Ordos Il deserto di Ordos (in cinese: ) è una regione desertica e stepposa situata sull'altopiano dell'Ordos nella parte meridionale della repubblica autonoma della Mongolia Interna, in Cina. L'Ordos è un deserto «montano»; esso è separato da quello del Tengger dallo Huang He (Fiume Giallo) e si spinge sino a una quota di 2000 m. Le dune che lo caratterizzano sono perlopiù basse (tra i 3 e i 5 m di altezza) e il paesaggio in generale appare poco inciso dall'erosione fluviale. Per la presenza di resti archeologici e di altre evidenze di antichi climi più umidi di quello attuale, gli scienziati cinesi considerano che alcuni deserti delle regioni centrali e orientali della Cina siano da mettere strettamente in relazione con la presenza e la diretta azione dell'uomo. In questo contesto il deserto di Ordos è frequentemente citato come una delle aree più desertificate della Cina. Sin dal IX sec. a.C. comunità di pastori hanno sfruttato le piane alluvionali dello Huang He e, con le loro povere attività agricole, hanno distrutto il delicato equilibrio dell'ecosistema di steppa consentendo al deserto di svilupparsi. Le rovine della capitale della dinastia Xia (2205-1766 a.C.) e altre 11 grandi città sono attualmente coperte dalle dune mobili dell'Ordos. Oggi il deserto è formato da vaste aree sabbiose con numerosi piccoli laghi, alcuni dei quali sono salati. Circa il 50% dell'Ordos è rappresentato da paludi o da terreni agricoli coperti da vegetazione. Gli abitanti dell'Ordos, spinti dal desiderio di risanare la loro terra, hanno sviluppato un particolare metodo per stabilizzare le dune. Innanzitutto hanno piantato arbusti nel terzo inferiore del fianco sopravento delle dune. La vegetazione ha abbassato la velocità del vento alla base delle dune stesse, impedendo a gran parte della sabbia di muoversi verso la cresta della duna. L'elevata velocità del vento spiana le creste non più alimentate dalla sabbia. A questo punto sulla superficie appiattita delle dune possono essere piantati alberi. In cinque anni questo metodo può incrementare la copertura vegetale anche del 50-80%. Un'altra tecnica per bonificare il deserto utilizzata in molte aree sabbiose della Cina consiste nel costruire "kulun". Si tratta di recinti che consentono di controllare il pascolo e che permettono alla terra di riprendersi dopo gli abusi subiti. Il pascolo e il bosco interni al kulun fermano il vento e migliorano la qualità del terreno. I kulun possono essere costruiti per fornire foraggio, per controllare il movimento della sabbia o per tramutare aree palustri tra le dune in terre adeguate all'agricoltura.
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Salvatore Di Benedetto Biografia. Nato da una facoltosa famiglia borghese di Raffadali, già da studente in giurisprudenza, in pieno regime fascista aderì all'ideologia comunista, influenzato dal compaesano Cesare Sessa, che fu tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia. Arrestato nel 1935 dal regime e condannato in quanto comunista al confino, scontò la pena sull'isola di Ventotene, dalla quale veniva condotto in catene a Palermo per sostenere gli esami per il conseguimento della laurea in giurisprudenza. Una parte della sua condanna la scontò nel Corno d'Africa, dove venne inviato ai lavori forzati per la costruzione delle strade e delle altre opere del regime fascista in seguito alla guerra d'Etiopia. Tornato in Italia non si fermò a Raffadali ma cercò di raggiungere il nord del paese allo scopo di mettersi in contatto con il Partito Comunista in clandestinità per preparare la lotta contro il fascismo. Durante il periodo della seconda guerra mondiale e, in particolare, dopo l'8 settembre 1943, fu tra gli organizzatori delle attività del Partito Comunista Italiano nel nord e nel centro del paese. A Milano, entrato in contatto con i compagni comunisti partecipò alla redazione clandestina de "l'Unità", entrando in rapporti di collaborazione e di amicizia con Elio Vittorini, Pietro Ingrao, Renato Guttuso, Pompeo Colajanni, Mario Alicata, Ernesto Treccani, Gillo Pontecorvo, Celeste Negarville, Giansiro Ferrata, Giancarlo Pajetta. Queste vicende milanesi furono raccontate da Di Benedetto nei suoi libri, ma testimonianze significative se ne trovano anche in "Diario in pubblico" di Elio Vittorini, nella "Storia del Partito Comunista Italiano" di Paolo Spriano e nell'ultimo libro di Pietro Ingrao, "Volevo la luna" (2006), nel quale la figura di Salvatore Di Benedetto è ricordata con commozione e con parole di profonda ammirazione. Le qualità di organizzatore di Di Benedetto ne fecero uno dei promotori delle iniziative della Resistenza milanese, in particolare della grande manifestazione del 25 luglio 1943 che seguì la caduta di Mussolini. Tuttavia le autorità di polizia arrestarono i promotori di quella manifestazione e, tra questi, Salvatore Di Benedetto, insieme a Vittorini e Ferrata. Dopo la fortunosa liberazione, in seguito ai fatti dell'8 settembre 1943 Di Benedetto, tornato in clandestinità, continuò a essere tra i principali organizzatori dell'attività clandestina del Partito Comunista Italiano in Lombardia, occupandosi di tenere i contatti tra la struttura del partito e le diverse brigate partigiane impegnate nella lotta contro la Repubblica di Salò. Per queste sue capacità organizzative fu scelto per collaborare alla riorganizzazione del partito nel Lazio e a Roma in particolare. Si impegnò così in attività strettamente politica ma non trascurò anche la partecipazione ad azioni dirette a sostegno dell'avanzata alleata. Durante una di queste azioni una bomba a mano gli esplose vicino al volto devastandoglielo e privandolo di un occhio. Durante la lunga convalescenza rafforzò l'amicizia e l'amore con la donna che sarebbe stata la compagna di tutto il resto della sua vita, la giovane staffetta partigiana Vittoria Giunti. Dopo aver partecipato alle feste per la Liberazione (in alcune foto lo si vede con il volto ancora fasciato dalle bende), torna in Sicilia per riprendere nella sua terra la lotta politica in previsione della nuova stagione che si stava già profilando. Fu così uno dei protagonisti della lotta dei contadini siciliani per la conquista delle terre e l'abolizione del latifondo, combattendo una battaglia di occupazione delle terre a fianco dei contadini, mettendo così ancora una volta a rischio la sua vita, in un contesto, quello della provincia di Agrigento, nel quale la mafia uccise, nello stesso periodo, numerosi sindacalisti e uomini politici impegnati nella medesima battaglia. Questo coraggio e il suo ruolo nella conquista delle terre gli valsero da parte dei contadini raffadalesi un affetto che gli fu tributato per tutto il resto della sua vita. A Raffadali si impegna anche nella attività politica nel paese, dapprima collaborando con Cesare Sessa, sindaco di Raffadali nel primo decennio del secondo dopoguerra e, poi, succedendogli nella carica di sindaco del paese a partire dal 1954, carica che mantenne per trent'anni, alternando gli impegni di sindaco del proprio paese di origine con gli impegni di deputato per svariate legislature del Partito Comunista Italiano. Da sindaco di Raffadali si fece promotore di innumerevoli iniziative di carattere sociale e culturale: alla sua azione politica si devono, ad esempio, l'istituzione della Biblioteca comunale, la creazione del "Villaggio della Gioventù", la creazione del Piano regolatore generale (primo comune della provincia). Gli interessi di Salvatore Di Benedetto furono molteplici in diversi campi. Fu scrittore, poeta, studioso di tradizioni popolari, raccoglitore di reperti archeologici (che donò alla Biblioteca comunale per l'istituzione del Museo archeologico comunale di Raffadali, annesso alla biblioteca), collezionista di ceramiche. Appassionato studioso di storia locale, raccolse nella sua antica casa "Il Palazzo Principe" al centro del paese, storica residenza dei Principi di Montaperto,andò ad abitarci, facendosi l'auto atto del palazzo in questione e occupandone l'immobile gratuitamente sottraendolo allo stato italiano, dopo le elezioni da sindaco,una ricchissima collezioni di libri rari e di studi, spesso inediti, sulla storia di Raffadali e della Sicilia. Negli ultimi anni si dedicò ad altre attività. Si adoperò, da presidente della Biblioteca comunale, per il suo continuo aggiornamento, si impegnò, anche negli ultimi anni della sua vita, ormai molto anziano, a recarsi nelle scuole per raccontare ai giovani le sue esperienze partigiane e per testimoniare la passione per la libertà che lo aveva portato a combattere tutte le sue battaglie. La morte avvenne nel paese natìo durante i festeggiamenti del 1º maggio 2006, ma per espresso desiderio della famiglia le celebrazioni continuarono nonostante il lutto cittadino. Moltissimi concittadini si recarono nella camera ardente - allestita nella Biblioteca comunale - e parteciparono ai funerali; soltanto un mese dopo moriva anche la moglie Vittoria Giunti, che gli era stata vicina tutta la vita.
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Johannes Althusius In italiano è indicato anche come Altusio o, meno correttamente, Althusio. Biografia. È stato insegnante nella piccola università riformata calvinista di Herborn, ma la sua era una formazione classica "in utroque iure". Il suo vero nome è sconosciuto, perché nelle sue opere si firmava solo con la versione latinizzata. È stato a capo del governo della città di Emden dal 1604 fino alla morte. La "Politica Methodice Digesta". È famoso soprattutto per la sua opera del 1603 "Politica Methodice Digesta, Atque Exemplis Sacris et Profanis Illustrata" che lo ha fatto considerare il primo vero pensatore federalista e un sostenitore della sovranità popolare. L'opera è considerata l'atto di nascita del diritto pubblico moderno. Nel titolo "Politica Methodice Digesta" (scienza del diritto pubblico redatta in maniera sistematica), riprende il termine aristotelico "politica" come sinonimo di "diritto pubblico", un uso che rimarrà quantomeno fino a Rousseau. L'impianto dell'opera è rivoluzionario: niente più metodo dialettico con un quesito e tutte le risposte per trovare alla fine la soluzione, ma un metodo dogmatico, una definizione che viene spiegata allegando fonti e dottrine (quasi tutte moderne). In pratica l'opera è una serie di definizioni e fra una e l'altra, scritti con caratteri più piccoli, gli "excursus" sulla definizione, come delle note. Nel 1614 ne pubblica una seconda edizione. Nel 1602 aveva pubblicato lo scheletro del "Politica Methodice Digesta", la "De regno recte instituendo ac administrando", 75 definizioni, principi fondamentali di diritto pubblico e amministrativo, accompagnate a volte da cenni alle fonti L'opera di Althusius non è solo una dottrina calvinista, ma è una dottrina scientifica, con un forte recupero della centralità del diritto naturale in opposizione all'assolutismo francese e a Bodin (da cui prende moltissimo). Althusius rifiuta che la legge sia totalmente nelle mani del sovrano e che al singolo resti solo la coscienza. Il sovrano non può a suo piacimento cambiare la legge, perché non esistono leggi che non abbiano un contenuto morale. Se la legge è moralmente adiafora , non è una legge ma un capriccio. Una legge per essere tale deve avere un contenuto etico, il quale non può che essere il diritto naturale, perciò da questo contenuto etico sono legittimate le resistenze degli individui, qualora la norma avesse un contenuto pervertitore del diritto naturale. Sempre in quest'opera Althusius dice che Dio ha creato l'uomo come creatura socievole fin dall'inizio. Il diritto nasce con la società ("ubi societas, ibi ius" di Cicerone), con la relazione, e la prima forma di relazione è il "coniugio", l'incontro fra i due sessi: l'origine del diritto quindi sta nella creazione dell'uomo nella sua diversità di genere. Da lì nascono le formazioni sociali e da queste la formazione sociale più complessa ed elaborata. Lo stato è un corpo insieme di più corpi, formazioni sociali (non di individui) e il vincolo che tiene assieme i corpi sociali è il diritto; il diritto è il sistema delle relazioni pattizie che tiene assieme la società, per cui ha natura fondamentalmente contrattuale, che può essere tacita (consuetudini) o esplicita. Secondo Althusius la legge fondamentale dello Stato, il principio ordinatore, è la distinzione tra governanti e governati. Il giurista tedesco afferma che l'uomo è naturalmente socievole, perché tale è stato creato da Dio. Società e diritto sono coessenziali. Vale il brocardo "Ubi societas, ibi ius". Immagina un eforato, una sorta di Corte Costituzionale, ispirandosi agli efori che nell'antica Sparta controllavano che il re non eccedesse i propri limiti. Prevede il diritto di resistenza contro la tirannide.
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Dimension Zero I Dimension Zero sono stati un gruppo musicale svedese fondato nel 1996 da Jesper Strömblad e Glenn Ljungström, i due chitarristi degli In Flames in quel periodo (Ljungstrom uscirà per via di divergenze musicali). Oltre a loro due si aggiunsero anche Hans Nilsson (dei Crystal Age) alla batteria e Jocke Göthberg alla voce. Storia del gruppo. Nel 1995 la band pubblica il demo "Screams from the Forest" e nel 1997 l'EP "Penetrations From the Lost World". Nel 1998 la band si scioglie in modo quasi definitivo, ma si ricompone nel 2000. Nel 2002 esce l'album "Silent Night Fever", capace di ricevere vasti consensi dalla critica. Sempre nel 2002 Daniel Antonsson si unisce alla formazione per sostituire Johansson, non rientrato nella band nel 2000. Nel 2003 esce "This Is Hell", un lavoro che però non riesce a risaltare come il suo predecessore. Nell'agosto dello stesso anno Glenn Ljungstrom lascia la band. Dopo un lungo periodo di pausa, la band pubblica "He Who Shall Not Bleed" nel 2007, prima di decidere di sciogliersi nel 2008. Nel maggio 2014 è stato annunciato che il gruppo si riunirà nuovamente per partecipare al Gothenburg Sound Festival, che si terrà nel gennaio 2015.
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Amaro alle erbe alpine delle montagne di Cesana LAmaro alle erbe alpine delle montagne di Cesana è un amaro ottenuto tramite infusione in alcol etilico di erbe officinali spontanee. Storia. La documentazione ne attesta la produzione nelle valli Susa già agli inizi del XX secolo. In particolare sulle montagne di Cesana Torinese era tradizione raccogliere erbe officinali spontanee e successivamente, a livello familiare, farne infusi alcolici. Caratteristiche del prodotto. È un liquore dal colore scuro, ambrato, con un indice alcolico pari a 33°. Zona di produzione. Le erbe officinali vengono ancora raccolte sulle montagne di Cesana e successivamente lavorate in un liquorificio piemontese. L'amaro ottenuto può essere gustato nei ristoranti di qualità della zona. Materiali e attrezzature. Oltre all'alcool etilico, acqua e zucchero si usano erbe officinali (quali l'Achillea millefoglie, l'angelica, l'assenzio, la maggiorana, il timo) e spezie (chiodi di garofano). Si fanno macerare gli ingredienti e dopo ripetute filtrature, il liquido viene distillato fino alla gradazione alcolica di 35°. Per le varie operazioni si impiegano normalmente recipienti di acciaio inox.
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Maderno
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Never Mind the Bollocks/Spunk Never Mind the Bollocks/Spunk è un album doppio dei Sex Pistols, pubblicato nel 1996 dalla Virgin Records che contiene la ristampa del primo album del gruppo, "Never Mind the Bollocks, Here's the Sex Pistols", del bootleg Spunk, oltre a diverse demo.
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Charsadda Charsadda ( چارسڈّہ in pashtu) è una città situata nell'omonimo distretto, facente parte della provincia frontaliera di Nord-Ovest del Pakistan (North West Frontier Province). Si trova a circa 29 kilometri da Peshawar. Storia. L'antico toponimo di Charsadda è "Pushkalavati", che in urdu vuol dire "Città del Loto". La storia di questa città è molto antica, venne infatti fondata infatti approssimativamente al VI secolo a.C., e dalle sue origini fino al II secolo a.C. è stata il capoluogo del distretto di Gandhara, capitale del Regno indo-greco. Le invasioni verificatesi nella regione di Charsadda sono innumerevoli. Tra le più importanti vi furono quelle dei Persiani, dei Greci di Alessandro il Macedone, dai Maurya, degli Sciti, dei Parti, dei Turchi e degli Hindu. Fiumi. A Charsadda scorrono tre fiumi: il fiume Jindi, il fiume Kabul e il fiume Swat; questi sono la principale fonte di irrigazione di Charsadda. I tre fiumi si uniscono poi al fiume Indo. Amministrazione. Il distretto è amministrativamente suddiviso in tre tehsil - Charsadda, Tangi e Shabqadar - che contano un totale di 49 Union Councils. Istruzione. L'Università Bacha Khan è un'università pubblica situata a Charsadda, intitolata ad Abdul Ghaffar Khan (Bacha Khan). Nel gennaio 2016, l'università è stata attaccata da uomini armati.
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Arquebuse L'arquebuse, anche conosciuto come alpestre, è un distillato di erbe. Storia. È possibile datare le fonti storiche che parlano dell'arquebuse intorno alla fine del secolo XVII. Sicuramente prodotto originariamente in Francia, nella zona di Lione e del Rhone-Alpes, nacque nei monasteri. Il significato del nome ha più spiegazioni: dall'uso curativo sulle ferite da archibugio (anche se il liquore fu creato sicuramente assai prima dell'invenzione delle armi da fuoco) alla sensazione che si ha nello stomaco dopo averlo bevuto, a causa dell'alta gradazione alcolica. Caratteristiche del prodotto. La gradazione alcolica di questo liquore è elevata, e varia dai 30 ai 45°. Il colore varia dal giallo paglierino al verde chiaro. Componenti e modalità di preparazione. Variabile da produttore a produttore, la ricetta dell'arquebuse prevede 33 erbe, fra le quali il genepì, la verbena, la menta, la camomilla, la valeriana, l'issopo e infine il tanaceto, che ne è l'ingrediente principale. Quest'ultimo, in piemontese viene anche chiamato "erba di Arquibus". <BR> Le erbe vengono fatte macerare, alcune secche, altre fresche, con l'alcool e dopo viene distillato il liquido ottenuto. Il liquore viene fatto invecchiare in botti di rovere. Zona di produzione. Anticamente veniva prodotto in quasi tutto il Piemonte. Oggigiorno è prodotto con il nome alpestre nella città di Carmagnola (TO), dove viene considerato prodotto agroalimentare tradizionale.
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Gioco motorio Il gioco motorio è un tipo di movimento in cui il bambino mette in campo il suo corpo al fine di favorire il passaggio dall'affettivo al cognitivo, dall'attività libera a quella strutturata, dalla globalità all'analisi. Per perseguire questi obiettivi, vi sono quattro tipologie di gioco motorio:
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Elisir d'erbe Barathier Lelisir d'erbe Barathier è un elisir che ha questo nome dal 1905, precedentemente era conosciuto come Amaro Cozie (dalle Alpi Cozie). Storia. L'attestazione dell'esistenza del prodotto è scritta in francese (lingua molto usata nella zona della Val Germanasca) nel 1902. Nasce solo per il consumo familiare a Pomaretto (TO) e successivamente ampliato per la commercializzazione. Caratteristiche del prodotto. Sette qualità di erbe e fiori vengono fatte macerare in alcool e non distillati. Il colore può essere marrone scuro o giallo chiaro. Il colore più scuro si ottiene semplicemente aggiungendo del caramello di zucchero. La versione scura è quella originaria Zona di produzione. Viene prodotto a Pomaretto (TO), partendo dalle erbe raccolte nella Val Germanasca, o nelle vallate vicine: Val Chisone, Valle di Susa e Val Pellice, a un'altitudine variabile fra i 1500 e i 2600 metri. Materiali e attrezzature. Il prodotto viene lasciato a macerare in contenitori non porosi quali vetro o acciaio inossidabile, solo il confezionamento avviene con metodi più meccanizzati.
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Elisir del prete L'Elisir del prete è un liquore composto da un infuso a base di erbe, radici e alcool. Storia. Si hanno notizie sin dall'Ottocento, quando veniva descritto per le sue virtù digestive. Veniva considerato alla stregua di un medicinale per i benefici effetti che procurava. Caratteristiche del prodotto. È un infuso concentrato di vari vegetali, lasciati macerare in una miscela di alcool e acqua. Filtrato più volte viene distillato fino ad ottenere una gradazione di circa 50°. È consumato come correttivo del caffè, oppure diluito in acqua calda e dolcificato con zucchero. Più recentemente si hanno testimonianze di una domanda il 17 ottobre 1927 a cura dell'"Ing. F. Simoni, Brevetti d'invenzione" di Torino verso il Ministero dell'Economia nazionale di Roma, per tutelare un elisir il cui marchio venne originariamente depositato il 10 febbraio 1891. Dopo vari brevetti, attualmente l'Elisir del Prete, è di proprietà della Albergian di Pragelato che ne ha rinnovato il brevetto nel 1993. Materiali e attrezzature. Le varie fasi di produzione vengono effettuate in contenitori di norma in acciaio inox, successivamente la commercializzazione del prodotto finale avviene in bottiglie di vetro da 70 cl.
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Shen Kuo Fu il primo a descrivere la bussola ad ago magnetico; a seguito del suo lavoro in astronomia, fu anche il primo a formulare il concetto di "vero nord" legato alla declinazione magnetica, per aiutare la navigazione in mare. Formulò un'ipotesi per la formazione della terra (geomorfologia), basandosi sull'osservazione di fossili marini trovati nelle Montagne di Taihang, della deposizione di limo, dell'erosione del suolo. Col suo collega, l'astronomo Wei Pu, studiò il moto della Luna e sviluppò diversi strumenti astronomici. Descrisse la stampa a caratteri mobili inventata da Bi Sheng (990-1051).
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Bacino della Zeja Il bacino della Zeja (russo Зе́йское водохрани́лище, "Zejskoe vodochranilišče") è un lago artificiale russo, situato nell'Estremo Oriente poco a nord del confine cinese. Si trova nel Zejskij rajon dell'oblast' dell'Amur. Descrizione. È stato formato nel bassopiano dell'alta Zeja (Верхнезейская равнина) dal fiume omonimo, e da alcuni suoi tributari, in seguito allo sbarramento costruito poco a monte della cittadina omonima su una sezione lunga 40 chilometri tra i monti Tukuringra. Costruzione iniziata nel 1965 e completata nel 1985. Si tratta della prima centrale idroelettrica in Russia con turbine idrauliche diagonali, situata nella zona del permafrost. È uno stretto bacino idrico con baie formate alla confluenza degli affluenti della Zeja. Il lago ha una superficie di circa 2 420 km2. In inverno, lo spessore del ghiaccio raggiunge dai 120 ai 150 cm e più. È al terzo posto in Russia in termini di volume d'acqua dopo quelli di Bratsk (169,3 km³) e di Krasnoyarsk (73,3 km³). La linea della ferrovia Bajkal-Amur corre lungo la costa settentrionale del bacino idrico e attraversa la baia con un ponte ferroviario di 1 100 metri tra i villaggi di Verchnezejsk e Gornyj. Ittiofauna. Nel bacino si trovano lucci, omul, persici, storioni, taimen.
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Secondo libro di Baruc
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Vincenzo Micocci Biografia. Vincenzo Micocci è stato uno dei più celebri discografici italiani: ha lavorato come direttore artistico alla RCA Italiana e alla Dischi Ricordi, dopodiché è stato il fondatore della Parade, della It e della Una sors coniunxit. L'ingresso nel mondo discografico. L'interesse di Vincenzo Micocci verso la musica inizia sin dall'infanzia, quando ascolta alla radio le poche incisioni di jazz che arrivano in Italia in quegli anni. Dopo la maturità tecnica, per potersi pagare l'Università (dove studia alla facoltà di Lettere) inizia a lavorare presso il negozio di dischi dello zio ("Musicalradio", in via delle Convertite a Roma), occupandosi in particolar modo degli acquisti, e quindi trattando in prima persona con gli agenti delle case discografiche: ed è proprio l'agente della RCA a segnalare Micocci a Ennio Melis, il direttore della casa discografica, per via del quantitativo di dischi venduti (superiori alla media di altri negozi) e soprattutto per il "fiuto" che dimostra, richiedendo moltissime copie di dischi di artisti come Harry Belafonte e Perry Como (entrambi distribuiti in Italia dalla RCA), ancora poco conosciuti in Italia ma che successivamente ebbero successo; Micocci viene assunto dalla casa discografica nel 1956. Il primo incarico che gli dà Melis è quello di quantificare le copie di dischi di importazione da stampare, ma di fronte ad una serie di previsioni azzeccatissime (Belafonte in Italia venderà, tra il 1956 e il 1957, circa copie) lo nomina direttore artistico, ed insieme pianifica l'attività per gli anni successivi: si decide quindi di dare il via alla costruzione di nuovi studi di registrazione (che avranno sempre sede in via Tiburtina, e che saranno inaugurati alla fine del 1961), si assumono come arrangiatori alcuni giovani musicisti (alcuni appena diplomati al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, come Ennio Morricone, altri con esperienze in altre case discografiche, come Luis Bacalov, e si decide di sviluppare l'acquisizione di giovani cantanti italiani, per sviluppare in maniera maggiore il catalogo nazionale: tra i primi che vengono messi sotto contratto da ricordare Gianni Meccia (per cui viene coniato il termine cantautore), Nico Fidenco e Edoardo Vianello. Nel portare avanti queste attività, Micocci non trascura la sua passione, il jazz, e riesce ad aprire e gestire una collana apposita che stampa in Italia molte incisioni americane di grandi artisti (come Jelly Roll Morton), alcune inedite per l'Italia, ma anche dischi di jazzisti italiani come Romano Mussolini o il romano Nunzio Rotondo. Altre attività. Nel frattempo Micocci continua la sua attività extra di giovane appassionato di musica, specialmente jazz: inizia a scrivere come critico musicale per le riviste "Fiera letteraria" e L'Espresso, e nel 1958 pubblicherà per le edizioni Cappelli di Bologna il fondamentale volume "Il libro del jazz", scritto insieme a Salvatore Biamonte e ripubblicato più volte nel corso dei decenni successivi, e sempre con Biamonte condurrà in quegli anni la celebre trasmissione radiofonica "Il Discobolo", ricordata anche da Francesco De Gregori nella canzone "Rollo & His jets". Lavorerà per la radio in molte altre trasmissioni, tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta; da ricordare "Il cielo non può attendere", "Quattro passi fra la musica" e "Occasione in musica" I successi alla RCA. Gli artisti scoperti e messi sotto contratto per la RCA da Micocci riscuotono un grandissimo successo, e i loro dischi diventano i più venduti in Italia in quegli anni; in particolare ricordiamo "Il barattolo" e "Il pullover" di Gianni Meccia e "Legata a un granello di sabbia" di Nico Fidenco (che supera le cinquecentomila copie), a cui bisogna aggiungere le prime colonne sonore composte da Carlo Rustichelli (celebre quella per il film "Un maledetto imbroglio", con la bella canzone "Sinnò me moro"), Piero Umiliani ed Ennio Morricone. Il 1962 è un anno pieno di soddisfazioni per Micocci: infatti alla fine del 1961 sono stati inaugurati gli studi di registrazione della RCA, siti in via Tiburtina, studi all'avanguardia che verranno quindi usati anche da artisti di altre case discografiche, e nello stesso anno Micocci mette sotto contratto due giovani promesse (che negli anni successivi domineranno le classifiche di vendita), la torinese Rita Pavone e Gianni Morandi. Proprio a causa di questi successi, poiché il suo nome inizia a diventare noto nell'ambiente discografico, la Dischi Ricordi gli fa la proposta di sostituire come direttore artistico Nanni Ricordi, che per alcuni dissidi ha abbandonato la casa discografica di cui pochi anni prima era stato fondatore: Micocci accetta e si trasferisce a Milano. Il passaggio alla Ricordi. La Ricordi sta attraversano un periodo di crisi dopo l'abbandono di Nanni Ricordi (a cui ha fatto seguito l'abbandono del suo collaboratore Franco Crepax, che è passato alla CGD - Compagnia Generale del Disco), e molti artisti come Sergio Endrigo, Gino Paoli, Luigi Tenco (che prima realizza con Micocci "Mi sono innamorato di te") ed Enzo Jannacci hanno abbandonato la casa discografica (Paoli ed Endrigo seguiranno Nanni Ricordi alla RCA dove, curiosamente, verrà chiamato proprio per sostituire Micocci). Il nuovo direttore artistico adotta una duplice strategia: da un lato valorizza alcuni artisti che, fino a quel momento, hanno avuto un ruolo di secondo piano all'interno dell'etichetta, come Ornella Vanoni, dall'altro ricerca e mette sotto contratto alcune nuove promesse che raggiungono presto il successo, come Wilma Goich con "Le colline sono in fiore" e, soprattutto, il romano Roberto Satti che, con il nome d'arte di Bobby Solo, partecipa al Festival di Sanremo 1964 con quella che diventa in poche settimane il disco più venduto nella storia italiana fino a quel momento (e il primo a superare il milione di copie) "Una lacrima sul viso". Con l'esplosione del beat, Micocci intuisce il seguito che i complessi hanno presso i giovani, e mette sotto contratto alcuni nuovi esponenti di questo genere, come i "Dik Dik" e i "Quelli", strappando inoltre ad una casa discografica rivale, la Vedette, quello che diventa il gruppo simbolo del beat italiano: l'Equipe 84. Ma il richiamo della città di origine è forte, per cui Micocci decide di ritornare a Roma, e nella primavera del 1966 si dimette da direttore artistico della Ricordi. La Parade. Il progetto di Micocci è da un lato quello di continuare la ricerca di nuovi talenti, dall'altro quello di diffondere discograficamente le grandi colonne sonore, mettendosi però in proprio: contatta quindi alcuni personaggi del mondo musicale conosciuti negli anni precedenti e, con Ennio Morricone, Nico Fidenco e il paroliere Carlo Rossi fonda una nuova casa discografica, la Parade. E ancora una volta il suo fiuto nello scoprire nuovi talenti non lo inganna: uno dei primi 45 giri pubblicati è infatti quello di un giovane cantautore napoletano, che si chiama Edoardo Bennato; in particolare Micocci è rimasto colpito dalla canzone "Era solo un sogno", ed aveva provato a contattare Bobby Solo per proporgliela ma, poiché l'artista romano non è interessato, il disco viene pubblicato dalla Parade. L'attività continua negli anni successivi, e tra gli artisti scoperti e lanciati sono da citare il gruppo napoletano degli Alunni del Sole, la cantante casertana Nancy Cuomo e i Chetro & Co. di Ettore De Carolis, uno dei primi gruppi psichedelici italiani. All'inizio del 1970, però, la casa discografica chiude: come ha raccontato lo stesso Micocci in molte interviste, la Parade era rappresentata da un avvocato che aveva il vizio del gioco e fece sparire del denaro, per cui i soci decisero la chiusura dell'azienda. Micocci decide di ritentare l'esperienza come discografico, ma appoggiandosi ad una grande casa discografica che da un lato gli garantisca una distribuzione capillare del prodotto e dall'altro possa rilevare i contratti degli artisti più promettenti: nasce così la It. La It. Micocci decide di fondare la It dopo aver preso degli accordi con Ennio Melis, in maniera tale che la RCA distribuisca i dischi della It (e della Mark Tre, sottoetichetta della casa madre): l'accordo prevede che, qualora lo ritenga opportuno, la casa madre possa rilevare il contratto e il catalogo degli artisti giudicati più promettenti. Per la registrazione dei dischi si accorda invece con una vecchia conoscenza dei primi anni sessanta, Edoardo Vianello, che nello stesso anno ha aperto una sua casa discografica, l'Apollo Records, con uno studio di registrazione di sua proprietà, chiamato "Studio 38" (dove verranno registrati moltissimi dischi pubblicati dalla It). Per Micocci gli anni settanta diventano il periodo della scoperta dei cantautori, in particolar modo quelli della cosiddetta scuola romana: la It mette sotto contratto tra il 1970 e il 1971 alcuni nomi di giovani sconosciuti come Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Giorgio Lo Cascio, Rosalino Cellamare, e in molti casi la RCA rileva il contratto e ristampa i dischi, a volte con differenze grafiche (è il caso, ad esempio, di Theorius Campus di Francesco De Gregori e Antonello Venditti, di L'orso bruno di Venditti o di Alice non lo sa di De Gregori. Coadiuvato dal direttore artistico Michele Mondella (che in seguito passerà anche lui alla RCA), Micocci espande il settore di azione della sua casa discografica al jazz, pubblicando i dischi del sassofonista Mario Schiano, al rock progressivo con la pubblicazione dei dischi dei Pierrot Lunaire e dell'opera rock Eliogabalo, scritta dal torinese Emilio Lo Curcio, ma anche alle canzoni cantate da attori come Nino Manfredi (uno dei più grandi successi di vendita è la versione di "Tanto pe' cantà " di Ettore Petrolini eseguita dall'attore romano) o Laura Betti, o a giovani interpreti come Fiorella Mannoia. Non tralascia, però, la canzone d'autore, e tra i nomi nuovi scoperti e lanciati ricordiamo Rino Gaetano, Gianni Togni, Sergio Caputo, Grazia Di Michele, Enzo Carella e, negli anni ottanta, Amedeo Minghi, Mario Castelnuovo, Paola Turci, Stradaperta, e la sua ultima produzione nel 2001 per il duo napoletano Principe e Socio M. con la canzone Targato Na presente al festival di Sanremo. A partire dalla seconda metà degli anni ottanta affianca alla conduzione dell'azienda il figlio Stefano e Francesco. La Una sors coniunxit. Un'altra breve esperienza discografica che ebbe Micocci fu quella con la Una sors coniunxit (nota anche come "Una"), nata come etichetta per scoprire nuovi talenti della canzone d'autore alla fine degli anni settanta. Il nome più noto tra quelli degli artisti pubblicati dalla "Una" è quello di Goran Kuzminac, bravo chitarrista di finger-picking, che proprio con Micocci incise le sue canzoni più celebri (come "Stasera l'aria è fresca", "Ehi, ci stai" e "Stella del nord"). Gli altri artisti della Una sors coniuxit erano: Gaio Chiocchio, coautore di molti brani di Amedeo Minghi tra cui la celeberrima "1950", Alberto Beltrami con la discussa "Non ti drogare" del festival di San Remo 1980, Lino Rufo, Gepi Patota, Emilio lo Curcio, e anche Roberto Kunstler, paroliere e coautore di Sergio Cammariere. La crisi. Nel 1987 la BMG rileva la RCA internazionale e, quindi, anche la RCA Italiana: decide quindi di non rinnovare più gli accordi con la It. La famiglia Micocci cerca quindi nuovi partner, e li individua nel gruppo Virgin, etichetta discografica inglese nata nel 1973 che ha deciso alla fine degli anni ottanta di entrare nel mercato italiano con una propria filiale. Il tipo di accordo ricalca quello di vent'anni prima con la RCA, ma mancano, in questo periodo, i nomi di successo come erano stati anni prima Venditti e De Gregori: nei primi anni novanta Micocci tentò il lancio di giovani cantautori come Marco Conidi o di cantanti come la molto dotata vocalmente Francesca Schiavo, ma i risultati furono inferiori alle aspettative. Autobiografia. Nel 2009 il discografico pubblica una autobiografia dal titolo. "Vincenzo io ti ammazzerò", edita da Coniglio editore, in cui la prefazione è scritta proprio da Alberto Fortis(ISBN 978-88-6063-190-9) Nella cultura di massa. Micocci è il protagonista della canzone "Milano e Vincenzo", scritta da Alberto Fortis nel 1978: in precedenza infatti il cantautore piemontese aveva contattato la It, registrando anche alcuni provini che però Micocci decise di non pubblicare, scatenando il risentimento di Fortis. Dopo oltre 32 anni, il 12 novembre 2010 Alberto Fortis è ospite nel programma televisivo I migliori anni di Carlo Conti, in cui si esibisce con una versione modificata di "Milano e Vincenzo", cantando "Vincenzo io ti abbraccerò", una pubblica riconciliazione con il discografico scomparso una settimana prima.
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Salto (fiume) Il Salto è un fiume abruzzese e laziale e costituisce uno degli affluenti di sinistra del Velino. Nasce nei piani Palentini, tra i comuni di Scurcola Marsicana e Magliano de' Marsi in Abruzzo, dalla confluenza del fiume Imele, le cui sorgenti si trovano a Verrecchie, ed il torrente Ràfia presso i piani Palentini. Il corso d'acqua attraversa le province dell'Aquila e di Rieti formando lungo la valle del Salto il lago omonimo. Confluisce infine nel fiume Velino nei pressi di Casette. Descrizione. Ha una portata molto variabile nel corso dell'anno risentendo direttamente dei regimi precipitativi della zona del Cicolano e della Marsica. I suoi affluenti principali sono: Nel 1940 il fiume venne sbarrato dalla diga del Salto dando luogo al bacino artificiale del lago del Salto. La media e alta valle del Salto, ivi compresa la zona in cui si trova il lago artificiale, è anche nota con il nome di Cicolano.
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Hagen Koch Allievo sottufficiale del reggimento di guardia fu incaricato di cartografare il percorso del muro di Berlino. Biografia. Nell'agosto del 1961, ad appena 21 anni, divenne allievo sottufficiale del reggimento di guardia, incaricato di cartografare il percorso del muro di Berlino. Nel 1994 inaugurò l'archivio del muro di Berlino.
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Björn Gelotte Biografia. Gelotte è entrato a far parte degli In Flames, considerata una delle più rappresentative del panorama melodic death metal, nel 1995, per sostituire il batterista Daniel Erlandsson. Ha mantenuto tale ruolo nella formazione negli album "The Jester Race" e "Whoracle", per passare a chitarrista in seguito all'abbandono della band dell'allora titolare Glenn Ljungström. In passato ha collaborato con la band "Sights" e più recentemente con All Ends (band in cui ha militato sua sorella Emma Gelotte) rivestendo il ruolo di compositore/produttore. Gelotte ha sostenuto di non essere un chitarrista molto tecnico, di non conoscere molte scale e che lui e Jesper Strömblad suonano solo quello che pensano si sposi bene con la parte ritmica. Ha inoltre aggiunto di non essere troppo spontaneo negli assoli: al contrario, ci deve pensare sopra e scrivere tutto. Gelotte è allergico al nickel e il contatto prolungato con le corde di chitarra che lo contengono gli provoca vesciche e ferite aperte alle dita. Finché non sono entrate in commercio corde senza nickel o con rivestimento protettivo, il chitarrista dice di aver ovviato al problema incollandosi sui polpastrelli lenti a contatto. Nel marzo 2004 la classifica dei 100 migliori chitarristi heavy metal di tutti i tempi di Guitar World ha visto Björn Gelotte e il collega Jesper Strömblad classificarsi alla posizione numero 70, mentre Gelotte figura al numero 34 nella classifica dei migliori chitarristi metal stilata da Joel McIver.
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Mandelieu-La Napoule
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Matrice triangolare inferiore
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Althusius
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Chiesa Apostolica Armena
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Monti albani
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TeleReggio
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Jesper Strömblad È stato il chitarrista, nonché fondatore della melodic death metal band In Flames, con i quali ha suonato fino al 2010. Ha suonato anche negli album "Beware the Heavens" dei Sinergy, "The Book of Truth" dei Ceremonial Oath e "Glory to the Brave" degli Hammerfall (con cui ha suonato come batterista e ha scritto alcuni brani presenti nei primi tre album). È il fondatore anche della melodeath-thrash metal band Dimension Zero. Nel 2010, dopo aver abbandonato gli In Flames, fonda la band The Resistance. nel 2021 fonda gli "the halo effect", assieme ad altri ex membri degli in flames
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Spider Man
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Agenti (Matrix)
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Prambanan Prambanan è un complesso di templi induisti che si estende per chilometri, è situato nell'isola di Giava (più precisamente a circa 18 km da Yogyakarta), fu costruito all'incirca nell'850 d.C. da Rakai Pikatan, secondo re della dinastia Mataram (altre fonti riportano invece che il suo costruttore fosse Balitung Maha Sambu della dinastia Dinastia Sanjaya). Storia. Il re che volle fortemente questa costruzione (secondo la maggior parte delle fonti) fu Rakai Pikatan, secondo re della dinastia Mataram, egli si reputava la reincarnazione di Shiva e per questo dedicò molta attenzione alla costruzione della struttura, inoltre a causa della sua convinzione dedicò il tempio principale al culto del suo dio prediletto. Esattamente come Borobudur la costruzione fu abbandonata poche decine di anni dopo il suo completamento e venne danneggiata da diversi agenti atmosferici. solo nel 1918 vennero intrapresi dei lavori di ristrutturazione (sarebbe più esatto parlare di "ricostruzione") che vennero ultimati nel 1953. Il Prambanan sorge poco lontano dal colossale tempio buddhista chiamato Borobudur costruito pochi anni prima dalla dinastia precedente: i Sailendra ., i due templi sono spesso accomunati per zona e periodo storico ma presentano differenze strutturali enormi, si potrebbe anche dire che sono l'esatto opposto, visto che Borobudur è sviluppato in orizzontale e ha un aspetto massiccio mentre Prambanan è sviluppato verso l'alto e possiede una forma slanciata. Entrambi questi monumenti sono stati dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1991. Si calcola che in origine il complesso di templi fosse composte da ben 232 templi, in seguito si scoprì che molti di questi in realtà non erano templi ma "mausolei" di antichi re, tuttavia non si hanno certezze perché a metà del 1600 un terremoto devastante rovinò parte delle strutture, una ricostruzione dei templi principali iniziò nel 1918 e terminò nel 1953, tuttavia un nuovo terremoto nel 2006 colpì l'isola di Giava e danneggiò nuovamente le costruzioni, anche se con danni di lieve entità, tuttavia rimase chiuso ai turisti per un periodo di tempo. Il complesso. Il complesso conta diversi templi, ma i più famosi sono i tre principali dedicati rispettivamente a Brahmā, Visnù e Shiva, questi tre dominano la visuale in mezzo a tutti gli altri che vanno a formare una specie di "corte". In particolare il tempio di Shiva è giustamente quello più apprezzato da tutti, al punto che molti lo considerano il massimo monumento induista dell'Indonesia. Il tempio di Shiva. Il tempio di Shiva è alto 47 metri e la sua pianta ricorda molto quella del precedente Borobudur, infatti anche qui la struttura è divisa in livelli (6) Al primo dei sei livelli i bassorilievi molto lavorati (esattamente come il già citato Borobudur) raccontano la storia del Rāmāyaṇa, all'interno del tempio vi è una camera più grande (chiamata camera principale), percorrendo la scalinata est si può ammirare la statua di un bellissimo fiore di loto con al suo interno il dio Shiva dotato di quattro braccia. Nelle celle attigue alla principale ci sono diversi personaggi legati a Shiva: c'è il suo maestro Agastya, poi in un'altra c'è Durgā, la consorte di Shiva, e infine il figlio di Shiva: Ganesh, caratterizzato dalle fattezze zoomorfe che comprendono elementi umani ed elementi animali (elefante). Il tempio di Brahmα. Il tempio dedicato al dio Brahmā è nettamente più piccolo di dimensioni rispetto a quello di Shiva, ne ricalca la struttura e le forme di arte, al suo interno vi è una notevole statua del dio raffigurato con quattro teste, e sulle pareti sono anche qui presenti un numero notevole di bassorilievi che raffigurano le parti finali del Ramayana. Il tempio di Vishnu. Il tempio di Visnù è molto simile a quello di Brahma, presenta una statua del dio con quattro braccia nella stanza e bassorilievi sulle pareti, qui i bassorilievi riproducono in immagini la storia di Krishna, una divinità-eroe la cui vita è narrata nel poema epico Mahābhārata. Altri templi. Secondo gli studiosi di fronte ai tre templi principali dovevano esserci altri tre tempietti, dato non certo perché ne è stato ritrovato intatto uno solo, vale a dire quello in fronte al tempio di Shiva, questa piccolissima struttura è dedicata a Nandi (il toro, animale preferito del dio Shiva). Si suppone che gli altri dovessero essere dedicati al cigno, l'animale di Brahmā e all"'uccello del sole" Garuḍa, l'animale di Visnù.
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Marsia (rivista) Marsia è stata una rivista di critica e letteratura, che fu pubblicata a Roma tra il 1957 e il 1959. La redazione era composta da Manlio Barberito, Luigi de Nardis, Alessandro Dommarco, Ariodante Marianni, Enzo Mazza. Tra i collaboratori vi figuravano: Giovanni Giudici, Emerico Giachery, Eurialo De Michelis, Ornella Sobrero, Alberico Sala, Giuseppe Cassieri, Andrea Zanzotto, Sergio Solmi, Attilio Bertolucci, Mario Picchi, Vittorio Sereni, Ferruccio Ulivi. Secondo il giudizio di Antonio Barbuto, la rivista ha occupato «un posto di reale decoro culturale, benché ignorata nelle storie della letteratura secondonovecentesca e persino nei consuntivi dedicati ai "cento anni di riviste". Resta però un documento, con una sua particolare fisionomia, d'un momento significativo delle vicende dell'attività culturale nell'Italia della seconda metà degli anni Cinquanta, che si colloca in quell'area di ricerca e di rinnovamento contenutistico e formale che caratterizzò larghi settori delle patrie lettere [...] cercando di rimanere fedele a una nozione alta di letteratura senza le false retoriche delle verità impossibili».
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Lockheed 10 Electra
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Lučivná Lučivná (in ungherese "Lucsivna", in tedesco "Lautschburg") è un comune della Slovacchia facente parte del distretto di Poprad, nella regione di Prešov. Il villaggio fu menzionato per la prima volta nel 1321 con il nome di Lautspurg.
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Mengusovce Mengusovce (in ungherese "Menguszfalva", in tedesco "Mengsdorf") è un comune della Slovacchia facente parte del distretto di Poprad, nella regione di Prešov. Il villaggio fu menzionato per la prima volta nel 1398. Il suo nome significa "villaggio di San Domenico" divenuto, nel dialetto tedesco locale "Meng".
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Mlynica Mlynica (in ungherese "Malompatak", in tedesco "Mühlenbach") è un comune della Slovacchia facente parte del distretto di Poprad, nella regione di Prešov. Il villaggio fu menzionato per la prima volta nel 1268 con il nome di Mylimbach. Il suo nome significa in slovacco, in ungherese e in tedesco "Fiume dei mulini".
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Ricoprimento In matematica, in particolare nella teoria degli insiemi, un ricoprimento o copertura di un insieme formula_1 è una famiglia formula_2 di insiemi tali che formula_1 è contenuto nell'unione degli elementi di formula_2. Un ricoprimento è "finito" se è costituito da un numero finito di insiemi. Un sottoricoprimento (o sottocopertura) di un ricoprimento formula_2 di formula_1 è una sottofamiglia formula_7 che è ancora un ricoprimento di formula_1. Un particolare tipo di ricoprimento è una partizione, ovvero un ricoprimento formula_2 tale che ogni coppia di elementi di formula_2 è disgiunta. Topologia. Se formula_1 ha anche una struttura di spazio topologico, un particolare tipo di ricoprimento sono i "ricoprimenti aperti", ovvero i ricoprimenti formati da insiemi aperti. L'importanza di tali ricoprimenti è data dalla loro presenza nella definizione di spazio compatto: formula_1 è compatto se ogni ricoprimento aperto ammette un sottoricoprimento finito. Varianti di questa definizione portano ai concetti di spazio paracompatto e di spazio di Lindelöf.
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Štrba Štrba (in ungherese "Csorba", in tedesco "Hochwald" o "Schirm", in polacco "Szczerba") è un comune della Slovacchia facente parte del distretto di Poprad, nella regione di Prešov. Il villaggio fu menzionato per la prima volta nel 1280.
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Lepiota vittadinii
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Futbol'nyj Klub Rotor Il Futbol'nyj Klub Rotor (), noto semplicemente come Rotor Volgograd o Rotor, è una società calcistica russa con sede nella città di Volgograd. Oggi, dopo il fallimento dichiarato al termine della stagione 2013-2014, milita nella Prem'er-Liga, la massima serie del campionato russo di calcio. Storia. Unione Sovietica. Fu fondato nel 1929 col nome di STZ Stalingrado. Partì dalla quarta serie del campionato sovietico di calcio fin dal 1936 col nome di Traktor e, nel 1938, la vinse: grazie anche all'accorpamento di tutti i livelli passò direttamente in prima serie. Mantenne la categoria per oltre dieci anni, ottenendo come miglior piazzamento un quarto posto nel 1939. Tra il 1948 e il 1958 assunse il nome di Torpedo, tornando poi al nome di Traktor. Scesa in seconda serie nel 1950, vi rimase per 20 anni, fino al 1969, quando subì una nuova retrocessione. Negli anni '70 del XX secolo cambiò nome altre due volte: tra il 1970 e il 1971 fu noto come Stal', tra il 1972 e il 1974 come Barrikady e dal 1975 Rotor; non va dimenticato, poi, che la stessa città di Volgograd era nota fino al 1960 come "Stalingrado". Ottenne l'accesso alla seconda serie solo nel 1981, per ottenere grazie al secondo posto del 1988, il ritorno in massima serie dopo quasi 40 anni. Retrocessa nel 1990 dopo appena due stagioni, l'anno successivo vinse l'ultima edizione della Pervaja Liga. Russia. Nella metà degli anni novanta era una delle migliori squadre russe e rivaleggiava con per la vittoria del campionato. Il Rotor giunse due volte secondo, nella stagione 1993 e nella stagione 1997. Nel 1995 la squadra eliminò il dalla Coppa UEFA. Nel anni duemila i risultati del Rotor non furono più positivi. Nella stagione 2004, dopo un periodo di declino, la squadra, piazzatasi ultima in prima serie, retrocesse in seconda serie. Nell'inverno seguente gli fu revocato il titolo sportivo, ma la società decise di non partecipare alle competizioni dilettantistiche. Dopo diversi anni trascorsi nelle serie minori, il 19 maggio 2012, grazie al successo casalingo per 3-0 contro il Biolog-Novokubansk, il Rotor festeggiò il ritorno in seconda serie. Dopo appena due stagioni in PFN Ligi, però, il club retrocesse in terza serie. L'anno seguente, nel corso della stagione 2014/2015, il club abbandonò le competizioni per fallimento; il 9 aprile 2015 fu fondata una nuova società col nome di Rotor-Volgograd. La squadra, tornata dopo appena una stagione al calcio professionistico, vinse immediatamente il proprio Girone, salendo in seconda serie. Al termine della stagione 2017-2018 la squadra retrocesse sul campo, ma, a causa dei numerosi fallimenti, tutte le retrocessioni furono azzerate e il club poté iscriversi in seconda serie. Il 13 luglio 2018 il club tornò alla storica denominazione di Rotor. Organico. Rosa 2020-2021. "Aggiornata al 27 gennaio 2021"
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SC Rotor Volgograd
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Rotor Volgograd
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Inibitore enzimatico Con il termine inibitore enzimatico si indica una molecola in grado di instaurare un legame chimico con un enzima, diminuendone così l'attività. L'inibitore infatti può intralciare l'enzima nella catalisi della sua reazione, per esempio impedendo al substrato di entrare nel sito attivo dell'enzima stesso. Il legame tra enzima ed inibitore può essere reversibile o irreversibile. Gli inibitori irreversibili solitamente reagiscono con l'enzima, modificando chimicamente residui amminoacidici fondamentali per l'attività. Al contrario, gli inibitori reversibili si legano non-covalentemente e producono diversi tipi di inibizione a seconda che si leghino all'enzima, al complesso enzima-substrato, o ad entrambi. Agli enzimi possono legarsi anche molecole in grado di potenziarne l'attività, dette "attivatori enzimatici". Alcune di queste molecole non sono indispensabili per la catalisi, ma la loro presenza la facilita. Altri, come i cofattori (es. ioni metallici come calcio, ferro, manganese) e coenzimi (es. prodotti derivanti da vitamine), sono indispensabili e la loro assenza non rende possibile il meccanismo enzimatico. Quindi alcuni inibitori enzimatici possono anche competere per cofattori e coenzimi e ridurre l'attività catalitica in questo modo. Inibitori sintetici e naturali. Dal momento che il blocco o l'inibizione dell'attività enzimatica può causare la morte selettiva di microrganismi patogeni o correggere uno sbilanciamento metabolico, la maggior parte dei farmaci in commercio sono proprio inibitori enzimatici. Per questo la loro scoperta e il loro miglioramento è un settore importante della ricerca nel campo della biochimica e della farmacologia. Un inibitore enzimatico di carattere medicinale è spesso giudicato in base alla sua specificità (la sua mancanza di legami con altre proteine) ed alla sua potenza (la sua costante di dissociazione, che indica la concentrazione necessaria ad inibire l'enzima). Un'elevata specificità e potenza assicurano che un farmaco avrà pochi effetti collaterali e pertanto minore tossicità. Inibitori comunemente usati in campo agro-alimentare sono molti fitofarmaci. Gli inibitori enzimatici non sono però esclusivamente molecole sintetiche: essi sono spesso composti naturali, coinvolti nella regolazione del metabolismo. Ad esempio, gli enzimi di un pathway metabolico spesso sono inibiti dai prodotti finali del pathway stesso. Questo tipo di feedback negativo rallenta il flusso attraverso un pathway quando i prodotti cominciano a formarsi ed è un'importante strategia per mantenere l'omeostasi in una cellula. Altri inibitori enzimatici cellulari sono proteine che si legano ed inibiscono uno specifico enzima bersaglio. Questo permette di controllare gli enzimi che potrebbero danneggiare la cellula, come le proteasi o le nucleasi. Un importante esempio è l'inibitore della ribonucleasi, che si lega a questo enzima in uno dei più stretti legami proteina-proteina conosciuti. Inibitori enzimatici naturali possono anche essere veleni ed essere usati come difesa contro i predatori o come arma per uccidere una preda. Inibitori reversibili. Sono molecole che si legano non covalentemente all'enzima motivo per cui dopo la loro rimozione l'enzima torna ad essere funzionante. Tipi di inibitori reversibili. Gli inibitori reversibili si legano agli enzimi con interazioni non covalenti, come il legame idrogeno, l'interazione idrofobica ed il legame ionico. I legami multipli deboli tra l'inibitore ed il sito attivo si combinano per produrre legami forti e specifici. Al contrario dei substrati e degli inibitori irreversibili, gli inibitori reversibili generalmente non danno luogo a reazioni chimiche quando si legano all'enzima e possono essere facilmente rimossi per diluizione o dialisi. Vi sono tre tipi di inibitori enzimatici reversibili, classificati in base all'effetto causato dalle variazioni in concentrazione del substrato enzimatico sull'inibitore. Descrizione quantitativa dell'inibizione reversibile. L'inibizione reversibile può essere descritta quantitativamente nei termini del legame dell'inibitore all'enzima ed al complesso enzima-substrato, e dei suoi effetti sulle costanti cinetiche dell'enzima. Nel classico schema di Michaelis–Menten, un enzima (E) si lega al suo substrato (S) per formare il complesso enzima-substrato ES. Durante la catalisi, questo complesso si rompe per rilasciare il prodotto P e l'enzima libero. L'inibitore (I) si può legare a E o a ES con costanti di dissociazione "K"i o "K"i', rispettivamente. Se un enzima ha vari substrati, gli inibitori possono mostrare tipi differenti di inibizione a seconda del substrato in questione. Ciò risulta dal sito attivo contenente due diversi siti di legame, uno per ciascun substrato. Per esempio, un inibitore può competere con il substrato A per il primo sito di legame, ma essere un inibitore non competitivo rispetto al substrato B nel secondo sito di legame. Misurazione delle costanti di dissociazione di un inibitore reversibile. Come già discusso, un inibitore enzimatico è caratterizzato dalle due costanti di dissociazione: "K"i (relativa a E) e "K"i' (relativa al complesso ES). La costante "K"i può essere misurata direttamente con vari metodi; un metodo estremamente accurato è la calorimetria isotermica di titolazione, in cui viene misurata la concentrazione dell'inibitore in una soluzione con enzimi ed il calore rilasciato o assorbito. La costante "K"i', invece, è difficile da misurare direttamente, dal momento che il complesso enzima-substrato ha vita breve ed è suscettibile alla reazione chimica che forma il prodotto. Pertanto, la "K"i' è talvolta misurata indirettamente, osservando l'attività enzimatica su vari substrati e le concentrazioni dell'inibitore, e interpolando i dati in una equazione di Michaelis–Menten modificata: ove i fattori modificanti α e α' sono definiti dalla concentrazione dell'inibitore e dalle due costanti di dissociazione Così, in presenza dell'inibitore, l'effettiva "K"m e "V"max dell'enzima divengono rispettivamente (α/α')"K"m e (1/α')"V"max. In ogni caso, l'equazione di Michaelis-Menten modificata assume che il legame dell'inibitore con l'enzima abbia raggiunto l'equilibrio, il che può essere un processo molto lento per gli inibitori con costanti di dissociazione molto basse (sub-nanomolari). In questi casi, è più pratico trattare l'inibitore come un inibitore irreversibile (come descritto in seguito); tuttavia, può essere ancora possibile stimare cineticamente "K"i' se "K"i è misurabile indipendentemente. Gli effetti dei diversi tipi di inibitori enzimatici reversibili sull'attività enzimatica possono essere visualizzati con rappresentazioni grafiche dell'equazione di Michaelis–Menten, come il Lineweaver–Burk ed il diagramma di Eadie-Hofstee. Per esempio, nel diagramma Lineweaver-Burk le linee dell'inibizione competitiva si intersecano sull'asse "y", mostrando che tali inibitori non influenzano "V"max. Similmente, le linee dell'inibizione non-competitiva si intersecano sull'asse "x", in quanto tali inibitori non influenzano "K"m. Tuttavia, può essere difficile stimare "K"i e "K"i' accuratamente da tali grafici, motivo per cui si è soliti stimare queste costanti facendo uso della più affidabile regressione non lineare descritta in precedenza. Esempi di inibitori reversibili. Dal momento che gli enzimi hanno lo scopo di legarsi saldamente ai loro substrati, e la maggior parte degli inibitori reversibili si legano al sito attivo dell'enzima, non sorprende come taluni di questi inibitori siano molto simili per struttura al substrato dell'enzima bersaglio. Un esempio di questa mimetica è costituito dagli inibitori delle proteasi, come il ritonavir, una classe di farmaci antiretrovirali usati ad esempio per curare le infezioni da HIV. Gli inibitori sono spesso in grado di imitare lo stato di transizione, l'intermedio di una reazione catalizzata dall'enzima. Questo assicura che l'inibitore sfrutti l'effetto stabilizzante dello stato di transizione dell'enzima, dando luogo ad una migliore affinità di legame ("K"i inferiore alla "K"m) rispetto al substrato. Un esempio di tale inibitore dello stato di transizione è l'antivirale oseltamivir, che imita la natura planare dell'anello dello ione ossonio nella reazione dell'enzima virale neuraminidasi. Tuttavia, non tutti gli inibitori reversibili mimano le strutture dei substrati. La struttura di un altro inibitore della proteasi dell'HIV come il tipranavir, ad esempio, non è di tipo peptidico e non ha evidenti similitudini strutturali con il substrato. Questi inibitori non-peptidici possono essere più stabili di quelli contenenti legami peptidici, in quanto non costituiscono substrato per le peptidasi e sono più difficilmente degradati nella cellula. Nell'ideazione dei farmaci occorre anche una valutazione attenta delle concentrazioni necessarie per indurre una competizione efficace. Ad esempio, è possibile inibire le protein chinasi attraverso molecole con struttura chimica simile all'ATP (uno dei substrati di tali enzimi), ma tali farmaci dovranno competere con le alte concentrazioni di ATP della cellula. In alcuni casi, dunque, si preferisce mettere a punto inibitori delle protein chinasi che competono per il loro sito di legame con i relativi substrati proteici, presenti nelle cellule a concentrazioni molto inferiori alla concentrazione standard di ATP. Basterà dunque una concentrazione molto minore di questo secondo tipo di inibitore per ottenere un risultato simile a quello indotto dal primo tipo di farmaco. Inibitori irreversibili. Tipi di inibizione irreversibile. Gli inibitori irreversibili solitamente modificano covalentemente l'enzima, e l'inibizione non può essere pertanto successivamente neutralizzata. Spesso tali inibitori contengono gruppi funzionali reattivi come aldeidi, aloalcani o alcheni. Questi gruppi elettrofili reagiscono con le catene laterali degli amminoacidi addotti covalenti. I residui modificati sono quelli con catene laterali contenenti gruppi nucleofili come l'ossidrile o il sulfidrile (ad esempio la serina, bersagliabile dal diisopropilfluorofosfato, la cisteina, la treonina o la tirosina). Il concetto di inibizione irreversibile è in ogni caso diverso da quello di inattivazione irreversibile dell'enzima. Gli inibitori irreversibili sono solitamente specifici per una classe di enzimi e non inattivano tutte le proteine; non funzionano distruggendo la struttura proteica ma alterando specificamente il sito attivo del loro bersaglio. Gli inibitori irreversibili, dunque, non sono correlati a fenomeni legati a livelli estremi di pH o di temperatura, che causano solitamente la denaturazione aspecifica di tutte le strutture proteiche presenti in soluzione, oppure all'idrolisi aspecifica mediata dall'aggiunta nel mezzo di acido cloridrico concentrato caldo, che genera una rottura dei legami peptidici ed un rilascio di amminoacidi liberi. Analisi dell'inibizione irreversibile. Gli inibitori irreversibili formano un complesso reversibile non-covalente con l'enzima (EI o ESI), che reagisce per produrre un complesso covalentemente modificato e definito EI* o "dead-end" ("senza uscita"). Il rapporto a cui si forma EI* è detto rapporto di inattivazione (o "k"inact). Dal momento che la formazione di EI può competere con ES, il legame degli inibitori irreversibili può essere evitato mediante competizione con un substrato o con un secondo inibitore reversibile. I meccanismi di legame e di inattivazione di questo tipo di reazione possono essere investigati incubando l'enzima e l'inibitore e misurando la quantità di attività rimanente al trascorrere del tempo. L'attività decresce in maniera dipendente dal tempo, di solito seguendo il decadimento esponenziale. Riportando questi dati in una equazione di rapporto si ottiene il tasso di inattivazione a quella concentrazione dell'inibitore. Questa operazione è ripetuta a diverse concentrazioni dell'inibitore. Se un complesso reversibile EI è coinvolto, il tasso di inattivazione sarà saturabile e, disegnando la curva, si otterrà la "k"inact e la "K"i. Un altro metodo largamente usato in queste analisi è la spettrometria di massa. In questo caso un'accurata misura della massa dell'enzima originario non modificato e dell'enzima inattivato permette di calcolare la crescita in massa causata dalla reazione con l'inibitore e mostra la stechiometria della reazione. Questo è indagabile usando uno spettrometro di massa MALDI-TOF. Una tecnica complementare, l'impronta digitale proteica, implica la digestione della proteina originaria e modificata mediante una proteasi come la tripsina. Ciò produce un insieme di peptidi che possono essere analizzati con uno spettrometro di massa. Il peptide la cui massa cambia dopo la reazione con l'inibitore è quello che contiene il sito di modificazione. Casi particolari. Spesso alcuni inibitori reversibili sono in grado di legarsi così strettamente al loro bersaglio da apparire come irreversibili. Questi inibitori mostrano costanti cinetiche simili a quelle degli inibitori irreversibili covalenti. In questi casi, alcuni di questi inibitori si legano rapidamente all'enzima nel complesso a bassa affinità "EI" e questo successivamente va incontro ad un più lento riassestamento verso un complesso "EI*" legato molto saldamente. Tale comportamento cinetico è definito "legame lento" Questo lento assestamento dopo il legame provoca spesso una modifica di conformazione, legata al fatto che l'enzima si stringe attorno alla molecola dell'inibitore. Esempi di inibitori a legame lento sono costituiti da importanti farmaci, come il metotrexato, l'allopurinolo e la forma attivata dell'aciclovir. Esempi di inibitori irreversibili. Il diisopropilfluorofosfato (DFP) è un inibitore delle proteasi, che idrolizza il legame fosforo-fluoro lasciando il fosfato legato alla serina presente nel sito attivo, inibendo in modo irreversibile l'enzima. In modo analogo, il DFP reagisce anche col sito attivo dell'acetilcolinesterasi nelle sinapsi dei neuroni, ed è quindi anche una potente neurotossina, la cui dose letale è fissata a meno di 100 mg. Un altro esempio di inibitore irreversibile delle proteasi è la iodoacetamide, che si lega ad un residuo di cisteina dell'enzima. Lo zolfo contenuto nell'aminoacido reagisce con tale inibitore, si forma un tioetere liberando acido ioidrico (HI). L'enzima quindi perde la sua attività. L'inibizione suicida è un tipo inusuale di inibizione irreversibile che si ha quando l'enzima trasforma l'inibitore in una forma reattiva nel suo sito attivo. Un esempio è l'α-difluorometilornitina (o DFMO), inibitore della biosintesi delle poliammine ed analogo dell'amminoacido ornitina, usato per trattare la tripanosomiasi africana (febbre del sonno). L'ornitina decarbossilasi può catalizzare la decarbossilazione del DFMO invece che dell'ornitina. Conseguenza di tale reazione è l'eliminazione di un atomo di fluoro, che converte questo intermedio catalitico nell'immina coniugata, una specie altamente elettrofila, che reagisce con un residuo di cisteina o di lisina nel sito attivo per inibire irreversibilmente l'enzima. Dal momento che l'inibizione irreversibile dà spesso luogo all'iniziale formazione di un complesso non-covalente "EI", è talvolta possibile per un inibitore legarsi ad un enzima in più di un modo. Per esempio, un inibitore chiamato "mostarda di chinacrina" può inibire in due modi diversi la tripanotione reduttasi del protozoo "Trypanosoma cruzi". In un caso può legarsi reversibilmente, nell'altro covalentemente, dal momento che reagisce con un residuo amminoacidico attraverso la sua azoiprite. Scoperta e progettazione di inibitori. I nuovi farmaci sono il prodotto di una lunga fase di sviluppo, il cui primo passaggio è spesso la scoperta di un nuovo inibitore enzimatico. In passato il solo modo per scoprire questi nuovi inibitori era l'approccio per "prova ed errore": si sottoponeva un enzima bersaglio all'azione di una gran varietà di composti sperando di scoprire qualche utile interazione inibitoria. Questo metodo è ancora utilizzato con successo ed è stato ampliato dall'approccio della chimica combinatoria, che produce rapidamente un gran numero di nuovi composti, e dalle tecnologie HTS, che permettono di sfruttare queste ampie librerie di composti chimici come inibitori utili. Recentemente, si sta applicando un approccio alternativo: la progettazione farmacologica razionale, che utilizza la struttura tridimensionale del sito attivo enzimatico per individuare le molecole che possono agire da inibitori. Queste ipotesi sono poi verificate e uno dei composti testati diventerà il nuovo inibitore. Questo nuovo inibitore viene poi usato per ottenere un complesso EI, che sarà quindi analizzato per determinare, e successivamente ottimizzare, il tipo di legame che si instaura tra la molecola e l'enzima all'interno del sito attivo. Questo ciclo di prove e miglioramenti può essere ripetuto fino a produrre un inibitore sufficientemente potente (con una costante di dissociazione di <10−9 M). Usi degli inibitori. Gli inibitori enzimatici si trovano in natura e sono anche sintetizzati artificialmente per usi nel campo della farmacologia e della biochimica. I veleni naturali sono anch'essi spesso degli inibitori enzimatici sviluppati per difendere piante e animali dai predatori. Queste tossine naturali includono alcuni dei composti più velenosi ad oggi conosciuti. Gli inibitori artificiali sono spesso usati come farmaci, ma possono anche essere insetticidi come il malatione, erbicidi come il glifosato, o disinfettanti come il triclosan. Farmacologia. L'uso più comune degli inibitori enzimatici è rappresentato dalla sintesi di farmaci. Molti di essi, infatti, hanno come bersaglio enzimi umani e possono correggere alcune situazioni patologiche. Tuttavia, non tutti i farmaci sono inibitori enzimatici. Alcuni, come i farmaci antiepilettici, alterano l'attività enzimatica causando una maggiore o minore produzione dell'enzima. Questi effetti sono chiamati "induzione e inibizione enzimatica" e derivano da alterazioni dell'espressione genica, che non sono legate all'inibizione enzimatica finora descritta. Altri farmaci interagiscono con bersagli cellulari diversi dagli enzimi, come i canali ionici o i recettori di membrana. Un esempio interessante di inibitore enzimatico medicinale è il sildenafil, principio attivo del Viagra, (figura a destra) un trattamento comune per le disfunzioni erettili maschili. Questo composto è un potente inibitore della fosfodiesterasi-5, l'enzima che degrada la molecola guanosina monofosfato ciclica. Questa molecola, che svolge funzione di segnale, provoca il rilassamento della muscolatura liscia e consente al sangue di affluire all'interno del corpo cavernoso, causando l'erezione. Il farmaco, abbassando l'attività dell'enzima che blocca il segnale, mantiene quest'ultimo per un più lungo periodo di tempo. Un altro esempio della somiglianza strutturale di alcuni inibitori ai substrati degli enzimi bersaglio è rappresentato nella figura, dove si confronta il farmaco metotrexate con l'acido folico. L'acido folico è la forma ossidata del substrato del diidrofolato reduttasi, un enzima fortemente inibito dal methotrexate. Il Methotrexate blocca l'azione del diidrofolato reduttasi fermando quindi la biosintesi della timidina. Questo blocco della biosintesi nucleotidica è selettivamente tossica per le cellule che crescono rapidamente, e per questo motivo il methotrexate è spesso usato nella chemioterapia. Gli inibitori usati in farmacologia servono anche ad inibire gli enzimi necessari alla sopravvivenza dei microorganismi patogeni. Ad esempio, i batteri sono protetti da una spessa parete cellulare formata da peptidoglicani. Molti antibiotici come la penicillina e la vancomicina inibiscono gli enzimi che li producono. Questo provoca una perdita di resistenza della parete e la sua rottura. Nella figura, una molecola di penicillina si lega al suo bersaglio, la transpeptidasi del batterio "Streptomyces" R61. La ricerca sui farmaci è facilitata quando un enzima essenziale per la sopravvivenza di un patogeno è assente, o presente in una forma molto diversa, nell'uomo. Nell'esempio sopra, gli esseri umani non producono peptidoglicani, e quindi gli inibitori di questo processo sono selettivamente tossici per i batteri. La tossicità selettiva degli antibiotici può anche sfruttare le differenze nella struttura dei ribosomi batterici, o quelle relative alla biosintesi degli acidi grassi. Il concetto di tossicità selettiva risale agli studi pionieristici di chemioterapia condotti dal medico tedesco Paul Ehrlich nei primi anni del Novecento. Controllo metabolico. Gli inibitori enzimatici sono molto importanti anche nel controllo metabolico. Molti pathways metabolici nella cellula sono inibiti da metaboliti che controllano l'attività enzimatica attraverso la regolazione allosterica o l'inibizione del substrato. Un esempio è costituito dal pathway glicolitico. Questo pathway catabolico consuma glucosio e produce ATP, NADH e piruvato. Un passaggio chiave nella regolazione della glicolisi è la reazione iniziale catalizzata dalla fosfofruttochinasi-1 (PFK1). Quando i livelli di ATP crescono, l'ATP si lega ad un sito allosterico nella PFK1 per abbassare la velocità di reazione dell'enzima; la glicolisi è inibita e la produzione di ATP scende. Questo controllo basato su un feedback negativo aiuta a mantenere una concentrazione stabile di ATP nella cellula. Tuttavia, i pathways metabolici non sono regolati solo attraverso l'inibizione in quanto l'attivazione è ugualmente importante. Rispetto alla PFK1, il fruttosio 2,6-difosfato e l'ADP sono esempi di attivatori allosterici. L'inibizione fisiologica degli enzimi può anche essere prodotta da inibitori proteici specifici. Questo meccanismo avviene nel pancreas, che sintetizza molti precursori di enzimi digestivi noti come zimogeni. Molti di essi sono attivati dalla proteasi tripsina, perciò è importante inibire l'attività della tripsina nel pancreas per prevenire l'"autodistruzione" dell'organo. Un modo in cui l'attività della tripsina viene controllata è la produzione di uno specifico e potente inibitore nel pancreas. Questo inibitore si lega saldamente alla tripsina, bloccando l'attività che potrebbe danneggiare seriamente l'organo. Nonostante l'inibitore della tripsina sia una proteina, essa evita la sua idrolisi, come substrato dalla proteasi, escludendo l'acqua dal sito attivo della tripsina e destabilizzando lo stato di transizione. Altri esempi di inibitori enzimatici fisiologici proteici includono l'inibitore barstar della ribonucleasi batterica barnasi e gli inibitori delle protein fosfatasi. Inibitori dell'acetilcolinesterasi. L'Acetilcolinesterasi (AChE) è un enzima presente in tutti gli animali, dagli insetti all'uomo. È essenziale per la funzionalità delle cellule nervose per la sua capacità di scindere il neurotrasmettitore acetilcolina nei suoi costituenti, l'acetato e la colina. Questo meccanismo è pressoché unico tra i neurotrasmettitori dal momento che la maggior parte, tra cui la serotonina, la dopamina, e la norepinefrina, non è scomposta, ma assorbita dalla membrana postisinaptica. Un gran numero di inibitori dell'AChE sono utilizzati sia in medicina che in agricultura. Inibitori competitivi reversibili, come l'edrofonio, la fisostigmina, e la neostigmina, sono usati nel trattamento della Miastenia gravis ed in anestesia. Altri esempi di inibitori dell'acetilcolinesterasi sono gli insetticidi di terza generazione, quali i carbammati e gli organofosfati. Veleni naturali. Animali e piante, nel corso della loro evoluzione, hanno sviluppato la capacità di sintetizzare un'ampia gamma di sostanze velenose, tra cui metaboliti secondari, peptidi e proteine che possono agire quali inibitori. Le tossine naturali sono di solito piccole molecole organiche e sono così varie e diffuse che, probabilmente, vi sono inibitori naturali per la maggior parte dei processi metabolici. I processi metabolici cui si rivolgono i veleni naturali non interessano soltanto gli enzimi nei pathways metabolici, ma possono anche includere l'inibizione di recettori, proteine canale o strutturali nella cellula. Per esempio, il paclitaxel (taxolo), una molecola organica presente nel Taxus, si lega strettamente ai dimeri di tubulina e inibisce la loro unione nei microtubuli del citoscheletro. Molti veleni naturali agiscono come neurotossine che provocano paralisi e possono quindi condurre alla morte. Tali veleni sono usati sia come mezzi di difesa contro i predatori, sia per cacciare e catturare le prede. Alcuni di questi inibitori naturali, nonostante i loro attributi tossici, a dosi più basse sono utili per usi terapeutici. Un esempio di neurotossina sono i glucoalcaloidi, presenti nella famiglia delle "Solanaceae" (patate, pomodori e melanzane), che sono inibitori dell'acetilcolinesterasi. L'inibizione di questo enzima causa una produzione incontrollata di acetilcolina, la paralisi muscolare e quindi la morte. La neurotossicità può anche derivare dall'inibizione dei recettori; per esempio, l'atropina prodotta dall"'Atropa belladonna" funziona come un antagonista competitivo dei recettori dell'acetilcolina. Nonostante molte tossine naturali siano metaboliti secondari, questi veleni includono anche peptidi e proteine. Un esempio di peptide tossico è l'α-amanitina, presente nell'amanita falloide e in specie correlate. Si tratta di un potente inibitore enzimatico, che impedisce la trascrizione del DNA da parte dell'RNA polimerasi II. La tossina microcistina, presente nelle alghe, è anch'essa un peptide ed è un inibitore della protein fosfatasi. Questa tossina può contaminare le fonti d'acqua dopo la fioritura algale ed è un noto agente cancerogeno che può anche causare emorragie epatiche acute e la morte, se assunta a dosi elevate. Anche le proteine possono essere veleni naturali, come l'inibitore della tripsina che si trova in alcune lenticchie, come mostrato nella figura sopra. Una classe meno comune di tossine è rappresentata dagli enzimi tossici, che agiscono come inibitori irreversibili dei loro bersagli e modificano chimicamente i loro enzimi substrato. Un esempio è dato dalla ricina, una potentissima tossina proteica rilevata nei chicchi del Ricinus communis. Questo enizima è una glicosidasi che inibisce i ribosomi. Poiché la ricina è un inibitore catalitico irreversibile, una sola molecola di questo composto è in grado di uccidere una cellula.
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Saturn Mosca
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Māris Verpakovskis Biografia. È figlio d'arte: suo padre Ilmārs era anch'egli calciatore in epoca tardo sovietica e aveva giocato una partita per la nazionale lettone. Carriera. Club. Verpakovskis, nato a Liepāja, cominciò la sua carriera giovanile con la squadra locale del Baltika, in seguito rinominata Metalurgs Liepāja. Verso la fine del 2000, all'età di 21 anni, firmò per la miglior squadra della Lettonia, il club di Riga dello Skonto. Alla sua prima stagione in Ucraina (2003-2004) Verpakovskis fu votato "Giocatore dell'anno" dai tifosi della Dinamo, ma perse il posto da titolare nella stagione 2004-2005. Alla fine della stagione 2006-2007 il club spagnolo del Getafe prese Verpakovskis in prestito per 6 mesi, corrispondendo al calciatore 250.000 dollari di stipendio e con la possibilità di acquisire definitivamente Verpakovskis nel luglio 2007, mese in cui il giocatore è stato ingaggiato in prestito dall'Hajduk, nel campionato croato. Nell'estate del 2008 torna alla fino all'agosto 2008 quando viene ceduto in prestito agli spagnoli del Celta Vigo. L'anno successivo viene ingaggiato dall'Ergotelis, squadra di Super League greca, in prestito per due anni. A giugno 2011 firma un contratto di un anno con l'opzione di rinnovarlo per un altro anno con l'FK Baku, militante nella Premyer Liqası azera. Dopo aver rinnovato il contratto nell'estate del 2012, viene svincolato nel gennaio del 2013. Il 31 gennaio 2015 torna all'Ergotelis, questa volta in Football League, firmando un contratto della durata di 6 mesi, periodo durante il quale riesce a conquistare la promozione in Super League. A fine stagione la società cretese annuncia il rinnovo fino a giugno 2014. Disputa la sua ultima partita il 27 gennaio 2014 contro il Panetolikos, prima di annunciare a fine match l'addio al calcio giocato. Nazionale. Dopo aver disputato partite nelle varie selezioni giovanili lettoni, ha esordito in nazionale maggiore il 9 giugno 1999, nella gara contro la valida per le qualificazioni al campionato europeo di calcio 2000: in appena 45 minuti di gioco (fu sostituito ad inizio ripresa da Mihails Miholaps) segnò subito la sua prima rete. Raggiunse fama internazionale risultando il miglior cannoniere della Lettonia nelle vittoriosa campagna di qualificazione a Euro 2004, conclusasi con 6 gol in 10 partite e con la storica qualificazione all'Europeo. Le prestazioni di Verpakovskis nelle qualificazioni attirarono l'interesse di diverse società dell'Europa occidentale e orientale: alla fine Māris firmò un contratto di 5 anni con la nel dicembre 2003. Nella fase finale di mise a segno un gol contro la Repubblica Ceca, ma questo non bastò a impedire la sconfitta dei lettoni per 2-1. Verpakovskis con 29 reti è divenuto il più prolifico tra i calciatori della Nazionale lettone, superando lo storico record di Ēriks Pētersons che durava dall'epoca pre-sovietica.
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¡Mucha Lucha! ¡Mucha Lucha! è un cartone animato statunitense prodotto da FWAK! Animation e Voice Box Productions e distribuito da Warner Bros. Pictures Television Animation Distribution. Trama. "Mucha Lucha" è un cartone animato che tratta di wrestling messicano, la "Lucha libre". Protagonisti sono tre studenti: Rikochet, Buena Girl e la Pulce. Il primo è un ragazzo patriottico, buono, ma irresponsabile e un po' sciocco; la seconda è studiosa, onesta e diligente e il terzo è subdolo (ma meno di quanto appaia) e non si lava mai. Frequentano la Scuola Internazionale di Lotta. I protagonisti si trovano sempre ad affrontare avventure anormali, con un antagonista sempre diverso. Ogni personaggio di Mucha Lucha non combatte in modo normale, infatti la lotta mascherata non prevede calci o pugni, e i personaggi come mosse hanno in genere delle trasformazioni; per esempio Rikochet diventa una biglia gigante, Buena Girl diventa un libro gigante e Pulce ha come mossa finale il "Digerimento della Pulce". Il giuramento della Lotta mascherata è: "Per l'onore, per la famiglia, per la tradizione e per le ciambelle", di cui ogni lottatore mascherato va pazzo. Personaggi. Oltre a Rikochet, Buena Girl e Pulce ci sono altri vari personaggi:
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Inibizione enzimatica
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Maris Verpakovskis
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Trasfezione La trasfezione è il processo di introduzione di materiale biologico esogeno in cellule eucariotiche, nella gran parte dei casi di mammifero. È più frequente l'inserimento di materiale genetico, tra cui solitamente DNA e siRNA, ma, in generale, possono essere trasfettate anche proteine (come ad esempio anticorpi). Il processo e i metodi per attuarlo sono analoghi a quelli per la trasformazione batterica, che però riguarda batteri e, talvolta, le cellule vegetali. Il processo di trasfezione può essere fatto: Applicazioni. La trasfezione è utile in tutti gli studi di genetica e biologia molecolare che vogliano ottenere informazioni sull'attività e la funzione di determinati geni. Questo può essere fatto, generalmente, in due modi: sovraesprimendo il gene in questione oppure silenziandolo. Nel primo caso si induce quindi una produzione superiore al normale del prodotto genico inserendo ulteriori copie dello stesso gene, ad esempio. Nel secondo caso il gene invece sarà "bloccato".<br> Due sono i metodi per silenziare un gene. In tutti i casi le colture trasfette saranno seguite e saranno analizzate le eventuali conseguenze. Trasfezione transiente e stabile. A seconda del destino in cui incorre il vettore inserito si può distinguere tra trasfezione "transiente" e trasfezione "stabile". La trasfezione è transiente quando il vettore resta nella cellula come frammento extracromosomico, cioè non si integra nel genoma cellulare; in questo caso le proprietà indotte dalla trasfezione permangono per breve tempo, di solito scompaiono prima delle 72 ore. La trasfezione è stabile, invece, quando il DNA esogeno si integra stabilmente nel genoma: l'effetto quindi rimane per l'intera vita della cellula e sarà trasmesso anche alle cellule che ne derivano. La trasfezione transiente è certamente più rapida, facile ed economica, ma ovviamente permette studi limitati nel tempo. La trasfezione stabile si ritiene necessaria ogni volta che l'effetto genico è a medio-lungo termine: ad esempio quando si studiano geni che si ritengono connessi ai processi di differenziamento cellulare. Selezione delle cellule trasfette. Indipendentemente dal tipo di trasfezione e dal metodo utilizzato, è necessario sviluppare delle tecniche che rendano possibile, nella coltura cellulare, l'isolamento solo delle cellule in cui il processo di trasfezione è effettivamente avvenuto. Questa funzione viene svolta dall'azione di alcune sequenze contenute nel vettore assieme al gene d'interesse. Due sono le tecniche principali: Metodi di trasfezione. Considerando il caso più generale, l'introduzione di DNA, il problema che si pone riguarda il fatto che sia l'acido nucleico che la membrana cellulare sono carichi negativamente: il DNA, per forze di repulsione elettrostatiche, quindi, non interagirà mai spontaneamente con la membrana. Molti metodi di trasfezione servono infatti per mascherare i gruppi anionici del DNA. Metodi chimici. Uno dei metodi più semplici e meno costosi è quello che utilizza il fosfato di calcio, sviluppato per la prima volta da Bacchetti e Graham nel 1977. La procedura prevede il mescolamento di una soluzione tampone di HEPES contenente ioni fosfato insieme a una soluzione di cloruro di calcio (CaCl2) e il DNA da trasfettare. Il mescolamento delle due soluzioni produce un precipitato di calcio fosfato, che andrà a legare la molecola di DNA. Il precipitato viene prelevato, risospeso e aggiunto al terreno di coltura (di solito una coltura mono strato). Con un processo ancora non ben noto le cellule legano il precipitato e permettono l'ingresso del DNA. La precipitazione può avvenire anche con dietil-ammino-etil-destrano. Un altro metodo biologico molto efficace sfrutta i liposomi, piccole vescicole lipidiche che inglobano il DNA e sono indotte ad entrare con esso nella cellula simulando i processi di endocitosi cellulare.<br> Un altro metodo prevede l'uso di dendrimeri, molecole altamente ramificate che si legano al DNA e lo trasportano nella cellula. Metodi fisici. Un metodo tra i più usati è la elettroporazione, che consiste nell'applicare una differenza di potenziale ai lati della cuvetta che contiene la soluzione con le cellule e il DNA da inserire: lo "shock elettrico" provoca la formazione di pori nella membrana che permettono l'ingresso del materiale genetico. Ha come difetto un'elevata percentuale di cellule che non sopravvivono in seguito al trattamento. Un altro metodo è la microiniezione: l'inserimento del materiale tramite un sottile ago direttamente nella cellula. Per ovvi motivi pratici è più frequentemente usato in clinica, in tecniche come la fecondazione artificiale, che non in laboratorio dove si lavora con un alto numero di cellule. Un approccio diretto alla trasfezione è poi il metodo cosiddetto del cannone genico dove il DNA è accoppiato a un solido inerte (di solito perline di oro) che è "sparato" direttamente nella cellula. Metodi tramite virus. Il DNA può infine essere inserito tramite trasduzione, trasportato quindi da un virus. Sono usati principalmente adenovirus, retrovirus e lentivirus.
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Steve Morse Signature (chitarra) La Steve Morse Signature è una chitarra elettrica prodotta dalla Music Man e progettata assieme al chitarrista Steve Morse nel 1987. Caratteristiche. Il corpo solido è in pioppo, il manico in acero e la tastiera a 22 tasti in palissandro. Questa chitarra è dotata di quattro pick-up, due humbucker DiMarzio e due single coil DiMarzio, con tre selettori grazie ai quali è possibile ottenere undici combinazioni di suoni differenti. La Steve Morse Signature è disponibile in due versioni, con ponte fisso o con tremolo Floyd Rose. Nel 2005, per celebrare il ventennale del sodalizio tra Music Man e Steve Morse, ne è stata realizzata anche una nuova versione, la Steve Morse Signature SM-Y2D, con finiture speciali, un single coil in meno e un solo selettore dei pick-up a cinque vie.
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Onè di Fonte Onè di Fonte è una frazione del comune di Fonte, in provincia di Treviso. Ne rappresenta la sede comunale. Geografia fisica. Il paese sorge ai piedi dei colli Asolani, punto di transizione tra la sottostante pianura e le Prealpi Bellunesi. È attraversato dal torrente Lastego, che nasce dal Monte Grappa per poi raggiungere il Musone (che scorre più ad est) poco oltre i confini comunali. Altro corso d'acqua è il rio Riazzolo. Storia. Dante Olivieri ritiene che il toponimo sia legato alle foreste che caratterizzavano la zona in epoca antica: "ornèr" è un termine dialettale veneto che significa "ontano". Un tempo era nota come "Villa Plana". Monumenti e luoghi d'interesse. Chiesa parrocchiale. Nel Seicento la famiglia Badoer eresse una villa affiancata a una chiesetta dedicata alla Madonna del Carmine. Verso la metà del secolo successivo, visto l'aumento demografico e la lontananza della chiesa di Fonte Alto, l'oratorio fu aperto alle esigenze religiose degli abitanti. Nella seconda metà dell'Ottocento la villa fu ereditata dall'allora vescovo di Treviso Federico Maria Zinelli e, dopo la sua morte, fu donata a monsignor Giovanni Battista Mander, già segretario dell'ecclesiasta. Questi, nel 1886 accolse le richieste della comunità e cominciò l'erezione di una nuova chiesa, in vicinanza del vecchio oratorio che fu poi demolito. L'edificio fu benedetto nel 1886 dallo stesso Mander. All'interno sono conservate opere provenienti dal vecchio oratorio, tra cui la pala raffigurante la "Madonna che consegna lo scapolare san Simone Stock e un angelo che indica il monte Carmelo". Villa Nervo, Bachis, Van Axel (municipio). Oggi municipio del Comune, fu innalzata nel Settecento. Ha una pianta a "L", costituita dalla casa padronale e da due rustici, dei quali uno si dispone ortogonalmente rispetto alla villa. Un tempo il perimetro della proprietà era delimitato da un caratteristico muro di ciottoli di fiume e corsi di mattone, oggi sostituito da un basso muretto intonacato con ringhiera. Sono invece originali i due cancelli di ingresso, dei quali uno è posto di fronte alla villa, l'altro in corrispondenza della barchessa adiacente. Il fronte principale del corpo padronale, costruzione non molto grande, si sviluppa su tre piani, dei quali l'ultimo presenta il tipico sopralzo timpanato delle ville venete. Ai tre vertici del frontone si trovano tre pinnacoli culminanti con decorazioni in ferro battuto. Interessante la cornice modanata del timpano, la cui base è interrotta da una finta apertura centrale. Al centro del primo piano si dispongono simmetricamente tre monofore, delle quali quella centrale è una portafinestra completata da un poggiolo in pietra. Nel complesso la facciata mostra una fitta trama di fasce orizzontali, in rilievo e di colore più scuro, le quali collegano davanzali e architravi; sono poi continuate lungo tutto le pareti esterne dell'edificio. Villa Fietta, Tattara, Persicini. Sorge in posizione sopraelevata, dominando il paese da nord. Presenta una planimetria a "L", costituita dalla casa padronale con l'adiacente barchessa e da un rustico ortogonale a quest'ultima. L'intero complesso è inserito in un piccolo giardino che si estende sino alla strada. Il fronte principale della villa, edificio di appena due piani, è stato profondamente rimaneggiato nel Novecento. Su ciascun livello si dispongono simmetricamente sette aperture, sovrastate al centro da un ampio timpano, al centro del quale si trova un occhio circolare bordato di pietra. Sopra l'entrata, lungo l'asse principale, si trova un largo balcone fortemente aggettante. L'edificio fu costruito dai conti Fietta ai primi dell'Ottocento, passando poi ai bellunesi. È stato recentemente restaurato. Villa Rinaldi, Forner Ceccato. Sorge nelle vicinanze della precedente, alle pendici della medesima altura. Il corpo padronale è perpendicolare, sul lato orientale, a un rustico porticato. La facciata principale è notevolmente asimmetrica: il primo piano si caratterizza per una trifora di archi a tutto sesto (le lunette sono oggi tamponate) completamente sfalsata rispetto alle tre arcate centinate del piano terra. Tra la trifora e il tetto a capanna si aprono due occhi ovali. L'edificio, innalzato nel Settecento, ha subito un restauro che ha rimesso in mostra alcuni elementi decorativi
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Transfezione
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1,706,708,677.149316
Mauro Sartori Carriera. Dopo una carriera passata tra Serie A e Serie A2, il 15 luglio 2008 viene acquistato dalla Fiore di Puglia di Ruvo di Puglia, in Serie B Dilettanti. Presenze e punti nei club. "Statistiche aggiornate al 15 luglio 2008"
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Villa Celimontana Villa Celimontana (già Villa Mattei al Celio) è un parco pubblico di Roma la cui creazione risale al Cinquecento. Fu soggetta a trasformazione in senso paesaggistico nel 1858 da parte dell'architetto francese Pierre Charles L'Enfant (1754-1825) su commissione di Laura Maria Giuseppa di Bauffremont e ancora nel 1870, con interventi in stile neogotico, per iniziativa dell'ultimo proprietario, Richard von Hoffmann. Ubicazione. Si trova sulla sommità occidentale del colle Celio ed ha il suo ingresso monumentale sulla via della Navicella, poco distante dall'omonima fontana dalla quale prende il nome la via, a fianco alla Basilica di Santa Maria in Domnica, uno dei primi templi cristiani della Capitale. Sormonta a Sud il "Semenzaio di San Sisto Vecchio", sede e principale semenzaio del Servizio Giardini Comunale, e ad Ovest la valle delle Camene e la valle delle cosiddette "Terme di Caracalla", sul prolungamento dell'antico clivo di Scauro (oggi via di San Paolo della Croce). Interesse archeologico e monumentale. La villa copre un sito di età Flavia e Traianea del quale restano cinte murarie ora coperte dai livellamenti del terreno e parzialmente visibili solo dal lato Sud. Ospitava i "castra" della V coorte dei "Vigiles". Scavi archeologici hanno portato alla luce nel 1889 la "Basilica Hilariana", eretta da Manius Publicius Hilarus, ed i suoi singolari mosaici. Contiene numerosi reperti di varie epoche ed origini, che ne sono oggi esposto ornamento. Fra questi, l'obelisco egizio di Ramsete II, popolarmente detto "spiedino", proveniente dalla spoliazione del Tempio del Sole a Eliopoli; originariamente sistemato nel Santuario di Iside Capitolina (Tempio di Iside), il Senato lo donò nel 1582 (ma fu installato nel 1587) a Ciriaco Mattei dopo essere stato per molto tempo alla base della scalinata dell'Ara Coeli a partire dal XIV secolo; in seguito (1817) fu spostato all'attuale ubicazione. L'obelisco si accompagna ad una sinistra leggenda: durante gli ultimi lavori di spostamento, vi fu un incidente nel quale il basamento cadde (per la rottura delle funi) sopra un operaio che ne perse gli arti superiori, che si dovette amputargli per liberarlo e che tuttora giacciono sotto il basamento medesimo. Da allora, nessuna proposta di ulteriore miglior sistemazione è stata mai più seguita. Secondo un'altra leggenda, la sfera alla sua sommità conterrebbe le ceneri di Augusto. Molti reperti furono ceduti ai Musei Vaticani. Alcune fontane furono opera di Gian Lorenzo Bernini (chiamato ad eseguirle da Girolamo Mattei), ma andarono distrutte. Il portale monumentale proviene dalla Villa Giustiniani Massimo (o Villa Massimo Lancellotti), ubicata un tempo nella via Matteo Boiardo ed oggi scomparsa per edificazione; il portale fu qui ricostruito nel 1931. L'attuale non è l'originale ingresso principale, che si trovava invece a Nord, sulla piazza SS.Giovanni e Paolo. Il viale d'ingresso conduce al "casino", o "Palazzetto Mattei", opera di Jacopo Del Duca, attuale sede della Società Geografica Italiana e, per il tramite di questa, anche della Società Geografica Europea (EUGEO) e del segretariato permanente dell'Unione Geografica Internazionale. La proprietà. Nel 1553, condotta come vigna dalla famiglia Paluzzelli, fu acquistata per 1000 scudi d'oro dalla famiglia Mattei, che la sottopose ad interventi di sistemazione conclusisi nel 1581. La famiglia Mattei perse la proprietà della villa nel 1802, che ebbe diversi proprietari sino al 1869, quando la acquistò Riccardo Hoffmann, barone di Baviera. Tra questi il 7 giugno 1851 la comprava Marianne di Orange-Nassau, la zia di ré Guillermo III dei Paesi Bassi, dove portava il suo figlio extraconiugale Johannes Willem van Reinhartshausen che era nato a Cefalù. Agli Hoffmann fu espropriata al termine della prima guerra mondiale come proprietà del nemico su suolo patrio. Dal 1926 è una proprietà del comune di Roma, che assegnò il Palazzetto Mattei alla Società Geografica Italiana, ed è parco pubblico dal 1928. Vi si tiene una rassegna di musica jazz curata dall'Associazione Culturale Villa Celimontana. Dall'estate del 2012 si tiene un Festival musicale "I Classici in Villa" a cura dell'Associazione Alcatraz.
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Peshawar Peshàwar (Urdu: پشاور; Pashtu: پښور o Pekhawar) è una città del Pakistan, capoluogo della provincia di Khyber Pakhtunkhwa; è contemporaneamente il capoluogo "de facto" delle aree tribali amministrate dal governo federale (FATA). Geografia fisica. Peshawar, posta sul margine del Passo Khyber, è un importante centro culturale, politico, economico e commerciale situato alla frontiera tra il Pakistan e l'Afghanistan. Alcune città più vicine sono Kohat, Mardan, Charsadda e Jalalabad (quest'ultima in Afghanistan). Popolazione. La città abitata prevalentemente da persone appartenenti all'etnia pashtun e al gruppo linguistico hindko, una lingua indo-aria del gruppo occidentale prossima al punjabi. Storia. In tempi remoti la città era conosciuta col nome di "Purushapura" (Sanscrito: पुरुशपुरा). Peshawar, importante punto di snodo sulla Via della Seta, continua a rappresentare un crocevia fra varie, e diverse tra loro, culture. Da quelle del subcontinente indiano a quelle dell'Asia centrale. Peshawar fu fondata nelle pianure del Gandhara, nell'ampia valle di Peshawar, nel 100 a.C. Potrebbe aver preso il nome da un raja indù che governava la città, noto come "Purush". È probabile che la città sia esistita come piccolo villaggio nel V secolo a.C., all'interno della sfera culturale dell'India antica. Purushapura fu fondata vicino all'antica capitale di Gandhara di Pushkalavati. Nell'inverno del 327-26 a.C., Alessandro Magno sottomise la Valle di Peshawar durante la sua invasione della Valle dell'Indo. In seguito alla conquista di Alessandro, la Valle di Peshawar passò sotto la sovranità di Seleuco I Nicatore, fondatore dell'Impero seleucide. Un frammento di vaso di produzione locale rinvenuto a Peshawar raffigura una scena dell'opera Antigone di Sofocle. Sotto il domino dei Kushan la città visse un periodo di grande prosperità che dette vita ad un grandissimo e fiorente impero della durata di circa 400 anni. Con la fine dei Kushana, Peshawar conobbe un periodo di decadenza, fino a quando l'imperatore dei sultano Moghul Sher Shah Suri la portò a una rapida ascesa, costruendo vie di comunicazioni. Furono i Moghul a piantare quegli alberi e a costruire quei giardini che fecero di Peshawar la "città dei fiori" (uno dei significati del suo nome). Nel 1818 Peshawar entrò a far parte del regno sikh di Ranjit Singh che fece bruciare gran parte della città e abbatté i numerosi alberi piantati dai moghul per trarne legna. Nei 30 anni che seguirono i sikh distrussero i giardini e il forte di Babur. La popolazione si dimezzò. È in questo periodo (1835-1844) che divenne governatore di Peshawar il generale Paolo Avitabile, un mercenario campano ingaggiato nell'esercito ottomano, poi in quello persiano, e infine nelle forze di Ranjit Singh; famoso per la sua spietatezza nell'imporre l'ordine, Avitabile divenne celebre con il soprannome di "Abu Tabela". Nel 1849 Peshawar fu occupata dai britannici sostituendosi ai sikh, ma non furono più benvoluti di questi ultimi: ci furono continui scontri tra britannici e patani, che resero necessario la presenza di un grosso distaccamento inglese, infatti quando gli inglesi costruirono una strada attraverso il passo del Khyber dovettero difenderla con molte fortificazioni e pattuglie. Nel 1972 transitò per Peshawar una gigantesca partita di pasticche di morfina, poi venduta e inviata clandestinamente in Europa. In Italia quelle pastiglie presero a livello mediatico il nome di "Peshawar". A Peshawar, nel 1984, il fotografo Steve McCurry ha immortalato la famosa "Ragazza afgana" dagli occhi verdi. Infrastrutture e trasporti. La città è servita dall'Aeroporto Internazionale di Peshawar.
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Fonte Alto
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FHK Metalurgs Liepaja
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Gianfranco Gazzana-Priaroggia (sommergibile)
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Chang Ch'ing P'o È un maestro di arti marziali cinesi che avrebbe insegnato a Chang Dsu Yao nell'Accademia Militare di Guilin alcune forme di stili interni: Xingyiquan, Baguazhang e Liangyiquan. Come Chang Dsu Yao e molti altri membri dell'esercito Nazionalista, si sarebbe rifugiato a Taiwan a seguito della disastrosa sconfitta subita dalla sua fazione. Secondo i libri Italiani sarebbe stato un allievo di Yang Chengfu, e sarebbe morto negli anni settanta, ma di lui oggi non sono reperibili tracce significative. Nel libro Taijiquan shiyongfa, tra i vari discepoli di Yang Chengfu c'è un tale Zhang Qinglin 张庆麟, che potrebbe essere identificato con Zhang Qingpo, ma la sua biografia non parla di fughe a Taiwan, infatti sarebbe nato nel 1913 e morto nel 1947.
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Kirstie Alley Biografia. Nacque in Kansas da una famiglia metodista. Era figlia dell'uomo d'affari Robert Deal Alley (1923-2023); la madre Lillian morì nel 1981 in un incidente stradale provocato da un ubriaco. Studiò all'Università del Kansas, ma non si laureò mai, avendo scelto di intraprendere la carriera d'attrice. Le difficoltà nel trovare delle parti e il divorzio dal primo marito Bob Alley nel 1977 la gettarono in una profonda crisi, nella quale diventò dipendente dalla cocaina. Dopo essersi disintossicata, verso la fine degli anni settanta apparve in alcuni quiz televisivi e finalmente debuttò al cinema nel 1982 con "Star Trek II - L'ira di Khan", secondo film della serie di Star Trek (nella parte del tenente Saavik). Negli anni seguenti partecipò a vari film come "Runaway" con Tom Selleck e miniserie tv come "Nord e Sud" e "Nord e Sud II", ma la vera popolarità arrivò a metà anni ottanta grazie alla sua partecipazione alla sit-com "Cin Cin", dove interpretò il ruolo di Rebecca Howe, con cui vinse svariati premi compresi un Emmy Awards e un Golden Globe. Grazie al successo acquisito fu di nuovo attiva sul grande schermo recitando in "Senti chi parla" con John Travolta, nei suoi due sequel ("Senti chi parla 2" e "Senti chi parla adesso!") e in "Matrimonio a 4 mani". Nel 1997 ottenne una parte in "Harry a pezzi" di Woody Allen. Dal 1997 al 2000 fu protagonista di un'altra sit-com, "L'atelier di Veronica". A causa di un successivo, nuovo declino, l'attrice riversò le sue frustrazioni sul cibo, tanto da arrivare a pesare 100 kg. Con tanta autoironia e un po' di furbizia l'attrice dette vita alla serie "Fat Actress", incrocio tra una sit-com e reality show, dove raccontò la sua quotidiana lotta nel perdere peso. Nota al pubblico per la sua grande simpatia, partecipò al programma "Dancing with the Stars" nel 2010. Dopo anni di cure e di tentativi, riuscì finalmente a perdere 45 kg, ritrovando così la forma fisica e la fiducia in sé al punto che nel 2011 debuttò come modella per lo stilista Zang Toi. Morì all'età di 71 anni il 5 dicembre 2022 per le complicazioni di un cancro al colon scoperto poco tempo prima. Dopo i funerali è stata cremata. Vita privata. L'attrice fu sposata dal 1970 al 1977 con il fidanzato del liceo Bob Alley, che per coincidenza aveva lo stesso nome di suo padre. In seconde nozze il 22 dicembre 1983 sposò l'attore Parker Stevenson. A seguito di un aborto spontaneo, la coppia adottò il figlio William una settimana dopo la sua nascita il 5 ottobre 1992, e nel 1995 adottò la figlia Lylia. Il matrimonio si concluse col divorzio nel 1997. Era simpatizzante del Partito Repubblicano e membro della Chiesa di Scientology. Doppiatrici italiane. Nelle versioni in italiano dei suoi film, Kirstie Alley è stata doppiata da:
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