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Nazionale di calcio dell'Italia/Under-17
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Nazionale di calcio dell'Italia/Under-20
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Apocalisse di Elia (copta)
L'Apocalisse di Elia o 1 Elia è un apocrifo dell'Antico Testamento, pseudoepigrafo di Elia (IX secolo a.C.) pervenutoci in una versione copta databile al III secolo d.C., forse su un prototesto ebraico perduto del I secolo a.C. Di origine cristiana, ci è pervenuto in frammenti. Appartiene al genere apocalittico.
Non va confuso con l'Apocalisse di Elia scritta in ebraico probabilmente nel III secolo a.C.
3 parti: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120736 | itwiki | 1,706,708,677.14962 |
1 Elia
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Dicchi
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Immunosoppressione
L'immunosoppressione è un trattamento medico-farmacologico che prevede l’assunzione da parte del paziente di farmaci detti immunosoppressori, capaci di inibire la risposta del sistema immunitario ad antigeni non-self (cioè antigeni estranei all'organismo).
I farmaci immunosoppressori si utilizzano principalmente nei trapianti d'organo, ma anche in altre patologie, ad esempio quelle a eziologia autoimmunitaria.
Una volta che il paziente ha ricevuto il trapianto, dovrà assumere a vita questi farmaci, senza alcuna eccezione, per evitare che il suo sistema immunitario attacchi l'organo e ne provochi il rigetto.
Esistono diversi farmaci immunosoppressori e molto gravi possono essere i loro effetti collaterali e le loro interazioni con altri farmaci; per questo si consiglia di affidarsi a personale medico specializzato nel loro utilizzo. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120745 | itwiki | 1,706,708,677.149666 |
Le lettere da Capri
Le lettere da Capri di Mario Soldati è il romanzo dell'ossessione che nasce dal conflitto tra sesso e sentimento, vincitore del Premio Strega nel 1954.
Il libro è stato tradotto in dieci lingue.
Trama.
È un'intricata storia d'amore e gelosie, verità e tradimenti, ambiguità e finzioni intessute nella quotidianità dei protagonisti.
Attorno alla vicenda del regista cinematografico Mario, Harry, giornalista statunitense e studioso d'arte che vive in Italia con la moglie Jane, legati da stima e fiducia più che da amore, conosce la romana Dorothea, prostituta per cui prova un'attrazione morbosa; questo rapporto extraconiugale, provoca una serie di vicende a catena, prima fra tutte la scoperte di alcune lettere che la moglie Jane scriveva ad un suo amante, Aldo.
Il libro.
Il testo si può dividere in due sezioni, costruite su un gioco di tre narratori: dal primo al diciannovesimo capitolo e dal ventesimo al ventiquattresimo.
La prima sezione può essere ripartita in tre sequenze: nella prima, dal primo al quarto capitolo, la voce narrante è affidata al regista Mario, narratore omodiegetico di primo grado; dal quinto al quattordicesimo capitolo la narrazione passa ad Harry, dal momento che Mario sta leggendo il dattiloscritto dell'amico; nella terza sequenza, dal capitolo quindicesimo al diciannovesimo, il narratore è Jane.
La seconda sezione riprende la sequenza della prima: il capitolo ventesimo ha come narratore Mario; dal ventunesimo al ventiquattresimo, torna il dattiloscritto di Harry; la terza sezione racconta le lettere scritte da Jane all'amante Aldo.
I narratori.
Entrando nella specificità dei personaggi e delle tecniche utilizzate si può notare che il primo narratore, Mario il regista, altro non è che una proiezione autobiografica di Soldati (stesso nome, vivono a Roma, sono registi); come narratore racconta nella prima sezione l'incontro con il vecchio amico Harry, interagendo nei primi cinque capitoli con i personaggi del romanzo.
Gran parte del romanzo è occupato dal secondo narratore, Harry, protagonista e narratore della storia. La narrazione è praticamente una confessione, o meglio una mancata confessione che Harry non ha fatto in tempo a fare a Jane.
Opere derivate.
Nel 1987 è stato prodotto il film Capriccio, diretto da Tinto Brass e liberamente ispirato a "Le lettere da Capri". | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120747 | itwiki | 1,706,708,677.149692 |
Apocalisse di Elia (ebraica)
L'Apocalisse di Elia o 2 Elia o Libro di Elia è un apocrifo dell'Antico Testamento, pseudoepigrafo di Elia (IX secolo a.C.) scritto in ebraico probabilmente nel III secolo a.C., con probabili interpolazioni nel III secolo d.C. Di origine giudaica con accenni alle guerre romano-persiane. Appartiene al genere apocalittico.
Non va confuso con l'Apocalisse di Elia pervenutaci in una versione copta del III secolo d.C.
Contenuto: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120749 | itwiki | 1,706,708,677.149716 |
2 Elia
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120750 | itwiki | 1,706,708,677.149749 |
Libro di Elia
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120752 | itwiki | 1,706,708,677.149764 |
Faton Toski
Biografia.
Nato a Gnjilane, nell'allora provincia autonoma jugoslava del Kosovo, crebbe in Germania.
Carriera.
Club.
Tra il 2006 ed il 2009 ha giocato 27 partite e segnato 3 reti in Bundesliga con l'Eintracht Francoforte; successivamente ha giocato nella seconda serie tedesca con il Bochum.
Nazionale.
Ha giocato nella nazionale tedesca Under-19.
Il 5 marzo 2014 prende parte alla gara d'esordio internazionale della nazionale kosovara, giocando la partita pareggiata per 0-0 contro .
Statistiche.
Presenze e reti nei club.
"Statistiche aggiornate al 19 dicembre 2014." | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120754 | itwiki | 1,706,708,677.149829 |
Caproni Ca.380
Il Caproni Ca.380 "Corsaro" era un innovativo progetto italiano per un bombardiere biposto da impiegare durante la seconda guerra mondiale, in diretta competizione con il Savoia-Marchetti S.M.92.
Storia del progetto.
Il tentativo della Caproni era principalmente diretto ad ottenere la minima resistenza all'aria. L'equipaggio era alloggiato in tandem nella fusoliera, dietro uno dei due motori Daimler-Benz DB 605 da 1475 cavalli. Il Ca.380 non volò mai.
Era previsto che i motori sarebbero stati sostituiti al più presto dal DB 603 da 1750 cavalli (il DB 605 era un motore derivato dal DB 601 mediante un rialesaggio che, pur incrementando le prestazioni, soffriva della limitazione di essere vincolato ai centri originali del foro, mentre il DB 603 era una riprogettazione dalle prestazioni sostanzialmente aumentate). Per ridurre la resistenza all'aria derivante dall'impianto di raffreddamento e dalla struttura del velivolo, i progettisti adottarono una versione "raffinata" della disposizione del radiatore del P-38: i radiatori, canalizzati ed anulari, vennero disposti in maniera circolare lungo la fusoliera dietro l'ala, dove la resistenza dovuta alle interazioni fra l'aria di raffreddamento ed il flusso d'aria sopra la struttura del velivolo poteva essere ridotta al minimo. Il disegno attento dei condotti e del flusso in uscita permetteva di generare abbastanza spinta per cancellare la resistenza di raffreddamento restante. L'ala era ampia di forma semiellittica.
L'armamento era costituito da quattro cannoncini MG 151/20 da 20 mm che erano alloggiati sotto la sezione centrale, mentre una mitragliatrice Breda-SAFAT da 12,7 mm era sistemata in ciascuna delle due ali. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120756 | itwiki | 1,706,708,677.149852 |
Cimitero ebraico (van Ruisdael)
Cimitero ebraico è un dipinto a olio su tela (84x95 cm) del pittore Jacob van Ruisdael, realizzato tra il 1653 ed il 1654 e conservato nella Gemäldegalerie di Dresda.
Come è piuttosto evidente, la scena è immaginaria (malgrado ciò, per l'edificio sullo sfondo Ruisdael si ispirò alle rovine del maniero di Egmont, in Germania). Quello che interessa al pittore è mettere in risalto le forze della natura e il tempo che scorre e che riduce in rovina ogni cosa. L'artista crea un'atmosfera di infinita tristezza che sembra dirci che nulla è destinato a durare su questa terra, a cominciare proprio dall'uomo. Questa amarissima constatazione si conclude con la desolante certezza della morte che vale per tutti e quindi anche per se stesso, tanto è vero che non esita a scrivere il proprio nome sulla tomba più vicina a chi sta osservando il quadro.
Può darsi che "Il cimitero ebraico" sia stato commissionato a Ruisdael dalla famiglia di Elías Montalto, la cui tomba è inclusa nel dipinto; né Scheyer né Slive, ambedue affermati storici dell'arte, ritengono quest'ipotesi infondata.
Attorno al 1660 Ruisdael dipinse pure un'altra versione de "Il Cimitero ebraico", meglio conservata e più limpida nei colori, oggi conservata al Detroit Institute of Arts. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120762 | itwiki | 1,706,708,677.149877 |
Geografo (Velázquez)
Il geografo è un dipinto a olio su tela (101x81 cm) realizzato tra il 1628 e il 1629 dal pittore Diego Velázquez.
È conservato nel Musée des Beaux-Arts di Rouen.
Il quadro raffigura un uomo dal mantello rosso ed abito nero; si è a lungo pensato che potesse essere Galileo Galilei o Cristoforo Colombo, tuttavia alcuni critici hanno ipotizzato che potesse, invece, essere il filosofo greco Democrito. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120764 | itwiki | 1,706,708,677.149899 |
Giustiniano (generale)
Biografia.
Figlio di Germano Giustino, seguì la carriera militare del padre e del fratello, Giustino. Assieme al fratello, esercitò il comando sulle truppe imperiali dell'Illyricum durante la seconda parte della Guerra gotica (535-553).
Dopo la morte di Giustiniano I, venne elevato al rango di "patricius" dal nuovo imperatore Giustino II (565-578) e divenne "magister militum per Orientem", comandante in capo delle truppe orientali, con la responsabilità di condurre la guerra contro i Sasanidi. Durante questa campagna ottenne una larga vittoria, nel 575/576, a Melitene: il re sasanide Cosroe I riuscì a malapena a fuggire, mentre la gran parte dell'esercito sasanide fu annientato. Malgrado questa schiacciante vittoria, una delle maggiori delle guerre romano-persiane, il conflitto non ebbe termine.
Alla morte di Giustino II, il potere passò al suo figlio adottivo, Tiberio II Costantino. La moglie di Giustino II, Sofia, non volle però lasciare il passo a Tiberio e a sua moglie Ino, e organizzò un complotto con Giustiniano: sebbene scoperto, Giustiniano venne perdonato.
Al termine del 577 l'imperatore Maurizio prese il comando delle truppe di Giustiniano. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120765 | itwiki | 1,706,708,677.149919 |
Mad Men and English Dogs
Mad Men and English Dogs è l'unico album dell'omonimo gruppo, in realtà un progetto solista di Nigel Glockler e Doug Scarratt dei Saxon.
Il disco.
Nel periodo in cui è stato inattivo Glockler decise di dedicarsi a un disco solista dove dedicarsi a sonorità che non aveva mai potuto esplorare durante la sua carriera. Per fare ciò decise di chiedere aiuto al vecchio amico e compagno nei Saxon Scarratt, il cui contributo si dimostrò via via più determinante. A causa di ciò Glockler ritenne opportuno considerare il disco come un parto pienamente condiviso con il chitarrista, a nome Mad Men and English Dogs. Il nome è ispirato al detto inglese "Mad Dogs and English Men". Il disco ha varie influenze che spazio dal rock progressivo alla musica di Joe Satriani.
<br>L'opera è dedicata alla madre di Glockler, Joan Annie (scomparsa durante la lavorazione del disco) e a Roger Cameron, padre dell'ingegnere del suono Rory Cameron. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120779 | itwiki | 1,706,708,677.149941 |
Protagonisti
Protagonisti è un programma radiofonico in onda dal mercoledì al venerdì dalle 19 alle 21 su RTL 102.5, condotto da Francesco Fredella e Tommaso Angelini
Storia.
Fino a settembre 2014 il programma è andato in onda dalle 19 alle 21, condotto da Francesco Perilli, successivamente affiancato da Rita Manzo e Sara Ventura. Dal 2005 al 2006 il programma è stato sostituito da "Tram Tram", condotto da Alex Peroni e Cristina Borra. Dal 2006 il programma è tornato in onda, condotto da Roberto Uggeri e Francesco Facchinetti. Dal 19 settembre 2007 al 28 novembre 2007, in seguito all'assenza di Facchinetti dovuta alla partecipazione al reality show l'isola dei famosi, il programma è andato in onda dall'Honduras. Dall'estate 2008 oltre a Uggeri, si sono susseguiti nella conduzione del programma Jolanda Granato, Francesca Cheyenne, Federico Vespa e Carletto. Dal 2020 la conduzione del programma è affidata a Federica Gentile e Gianni Simioli.
È anche in radiovisione sul canale 736 di Sky e sul canale 36 del digitale terrestre, e della piattaforma Tivùsat. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120782 | itwiki | 1,706,708,677.149962 |
Trasideo
Biografia.
Figlio dell'emmenide Terone, durante la tirannia del padre ottenne il governo di Imera. Nonostante si fosse già comportato in modo dispotico, alla morte del padre, nel 472 a.C., divenne tiranno di Akragas ed Imera. Stando a Diodoro Siculo, nello stesso anno egli sarebbe stato sconfitto da Gerone, contro il quale aveva mosso guerra. In seguito alla deposizione di Trasideo, ad Agrigento venne istituito un governo democratico, destinato a durare fino alla conquista cartaginese del 406 a.C. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120785 | itwiki | 1,706,708,677.150006 |
Saro (generale)
Biografia.
Di origine gota e fratello di Sigerico (brevemente re dei Visigoti), rimase fedele ai Romani durante la rivolta dei "foederati" del 399; Saro divenne poi un ufficiale di Stilicone, il potente "magister militum" dell'imperatore d'Occidente Onorio. Assieme ai suoi uomini combatté al fianco di Stilicone contro Radagaiso, che aveva invaso l'Italia nel 406 e che venne sconfitto a Fiesole nell'agosto di quello stesso anno.
Dietro ordine di Stilicone, nel 407, Saro prese la testa dell'esercito romano a Ravenna e lo condusse in Gallia, contro l'usurpatore Costantino "III": agendo senza scrupoli, ma in maniera intelligente ed efficace, sconfisse (autunno 407) i generali di Costantino, Giustiniano e Nebiogaste; mise poi sotto assedio "Valentia" (Valence), dove si era rifugiato Costantino stesso; costretto a ritirarsi per l'arrivo dei rinforzi guidati da Edobico e dal "magister militum" Geronzio, ritornò in Italia, comprando il passaggio delle Alpi dai Bagaudi, che ne controllavano i passi, consegnando loro il bottino ottenuto, ma riportando indietro i propri uomini sani e salvi. Impegnato a consolidare la frontiera del Reno e a sedare una rivolta a favore di Onorio in Hispania, Costantino non inseguì Saro.
Un nuovo esercito romano era in preparazione in Italia per una seconda campagna contro Costantino, quando Stilicone venne assassinato per ordine di Onorio (22 agosto 408): Saro e i suoi uomini abbandonarono l'esercito, lasciando l'imperatore senza protezione, arroccato nell'inespugnabile Ravenna con l'esercito dei Visigoti di Alarico I libero di muoversi in Etruria.
Nel 411, anno in cui Costantino morì, un nuovo usurpatore insorse in Gallia, Giovino, il quale chiamò a sé Saro e i suoi uomini. Giovino, che era stato eletto dai Burgundi e dagli Alani, regnò per due anni. La sua caduta avvenne quando i Visigoti di Ataulfo (Alarico era morto nel 410) si mossero in Gallia con l'intenzione di rovesciarlo, ma fingendo di volersi unire a lui: Saro cadde nella trappola e, malgrado combattesse valorosamente alla testa delle proprie truppe, fu sconfitto e ucciso in uno scontro con Ataulfo. Giovino fuggì, ma assediato e catturato a Valentia, fu giustiziato. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120786 | itwiki | 1,706,708,677.15003 |
Dispersione (ottica)
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Christian Bucchi
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Alfabeto aeronautico
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Nová Lesná
Nová Lesná (in ungherese "Alsóerdõfalva", in tedesco "Neuwalddorf") è un comune della Slovacchia facente parte del distretto di Poprad, nella regione di Prešov.
Il villaggio fu menzionato per la prima volta nel 1315 con il nome di Menartwaltorph. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120801 | itwiki | 1,706,708,677.150095 |
Eda-Ines Etti
Biografia.
Artista di grande successo in patria, nel 2000 è stata la rappresentante dell'Estonia all'Eurovision con la canzone "Once in a lifetime", concludendo la competizione in quarta posizione.
Ha partecipato altre numerose volte alla competizione nazionale Eurolaul, posizionandosi seconda all'edizione del 2006. È stata co-presentatrice nell'edizione del 2005 ed è ritornata a partecipare nel 2006 con la canzone "Iseendale" e nel 2007 con "In good and bad".
Ha inoltre vinto tre premi agli Eesti Muusikaauhinnad: come "Female Artist of the Year" nel 2000 e nel 2005 e come "Record of the Year" sempre nel 2005. Nella categoria "Female Artist of the Year" è stata successivamente nominata nel 2006 e nel 2008. Nel 2008 ha inoltre vinto il reality "Laulud tähtedega" (Versione estone del britannico "Just the Two of Us"). | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120803 | itwiki | 1,706,708,677.150115 |
Spišská Teplica
Spišská Teplica (in ungherese "Szepestapolca", in tedesco "Teplitz") è un comune della Slovacchia facente parte del distretto di Poprad, nella regione di Prešov.
Il villaggio fu menzionato per la prima volta nel 1280. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120805 | itwiki | 1,706,708,677.150136 |
Spišské Bystré
Spišské Bystré (in ungherese "Hernádfalu", in tedesco "Kuhbach") è un comune della Slovacchia facente parte del distretto di Poprad, nella regione di Prešov.
Il villaggio fu menzionato per la prima volta nel 1294. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120807 | itwiki | 1,706,708,677.150154 |
Spišský Štiavnik
Spišský Štiavnik (in ungherese "Savnik", in tedesco "Schawnig" o "Schafing") è un comune della Slovacchia facente parte del distretto di Poprad, nella regione di Prešov.
Nelle cronache storiche, il villaggio fu menzionato per la prima volta nel 1246. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120808 | itwiki | 1,706,708,677.150179 |
Štôla
Štôla (in ungherese "Stóla", in tedesco "Stollen", in polacco "Stwoła") è un comune della Slovacchia facente parte del distretto di Poprad, nella regione di Prešov.
Il villaggio fu menzionato per la prima volta nel 1330. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120809 | itwiki | 1,706,708,677.150199 |
Hucho
Hucho è un genere di pesci ossei marini e d'acqua dolce appartenenti alla famiglia Salmonidae.
Distribuzione e habitat.
Tutte le specie del genere "Hucho", ad eccezione del Salmone del Danubio ("Hucho hucho"), sono originarie dell'Asia. In passato nei fiumi europei si poteva incontrare anche il Taimen ("Hucho taimen"), ma vi è da tempo scomparso e oggi sopravvive solamente in Mongolia e Russia. Le altre due specie sono il Taimen del Sichuan ("Hucho bleekeri") e il Taimen coreano ("Hucho ishikawae").
Descrizione.
I rappresentanti del genere "Hucho" sono tra i più imponenti Pesci d'acqua dolce. Uniti da stretti legami ai Salmerini, sono dotati di un vomere non molto sviluppato, la cui dentatura forma una serie chiusa con quella della volta palatina; il corpo è slanciatissimo e leggermente compresso ai lati, mentre il capo appare un po' appiattito, come nel Luccio. Il genere comprende 4 specie, la più importante delle quali è il Salmone del Danubio ("Hucho hucho") e, in misura minore, "Hucho taimen".
Specie.
Il genere attualmente comprende 4 specie:, ma in passato veniva inserito in questo genere anche il rarissimo Taimen di Sakhalin ("Parahucho perryi"), attualmente classificato in un genere monospecifico a parte. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120812 | itwiki | 1,706,708,677.15022 |
Salmone del Danubio
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120813 | itwiki | 1,706,708,677.150256 |
Stazione di Roma Porta Portese
La stazione di Roma Porta Portese era una stazione ferroviaria di Roma.
Fu la seconda stazione ad entrare in esercizio a Roma, preceduta solo dalla stazione di Roma Porta Maggiore della ferrovia Roma-Frascati.
Storia.
Nell'ottobre del 1856 iniziarono i lavori per costruire la linea Roma-Civitavecchia da parte della "Società Generale delle Strade Ferrate Romane", guidata dall'ingegnere francese Hubert Debrousse. In trenta mesi furono costruite la linea ferroviaria e le due stazioni di testa: la stazione di Roma Porta Portese ed una stazione temporanea a Civitavecchia.
La linea fu aperta al servizio il 16 aprile 1859, con due coppie di corse al giorno della durata di due ore e mezzo.
Nel marzo era stata collaudata con un viaggio partito da Civitavecchia alle 6,30 e giunto alla stazione di Porta Portese alle 9,30 con circa 240 persone.
La linea era dotata di undici locomotive a vapore francesi (Cail & C.-Paris) e di una locomotiva costruita in Inghilterra con 21 carrozze passeggeri di prima classe e 25 carrozze passeggeri di seconda classe. I binari furono forniti dalla "Losh, Wilson & Bell Company" di Newcastle, Inghilterra.
Nel 1860 si decise di prolungare la linea a nord, al confine con la Toscana, nel frattempo passata dal governo granducale al nuovo Regno d'Italia, prolungamento che fu aperto al servizio il 22 giugno 1867 congiungendo la ferrovia Maremmana.
Il 22 ottobre 1863 fu inaugurato alla presenza di papa Pio IX il ponte dell'Industria che rese possibile il collegamento della linea alle altri presenti nello Stato Pontificio.
Nel 1889 la stazione fu sostituita dalla vecchia stazione di Trastevere in piazza Ippolito Nievo, negli anni 1950 a sua volta sostituita dalla nuova stazione di Roma Trastevere. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120814 | itwiki | 1,706,708,677.150287 |
Eesti Laul
L'Eesti Laul (letteralmente "Canzone Estone") è una competizione canora nazionale estone che ha lo scopo di selezionare il rappresentante dell'Estonia all'Eurovision Song Contest. Ogni anno la competizione viene trasmessa dalla Eesti Televisioon (ETV).
La competizione sostituisce l"'Eurolaul", utilizzata come selezione nazionale per l'Eurovision Song Contest dal 1993 al 2008.
Il miglior risultato all'Eurovision Song Contest prodotto dal festival sono il 6º posto delle Urban Symphony con "Rändajad" nel 2009, e quello di Ott Lepland con "Kuula" nel 2012.
Storia.
Le prime due edizioni dell"'Eesti Laul" si erano svolte in un'unica serata finale, con dieci canzoni partecipanti. Dal 2011 le canzoni in gara sono venti, che vengono suddivise in due semifinali composte da dieci canzoni ciascuna.
Cinque canzoni provenienti da ciascuna semifinale accedono alla serata finale attraverso un sistema di voto che tiene conto per il 50% dei voti della giuria e per il 50% del televoto. Le canzoni in gara ricevono un punteggio che varia da 1 a 10 in base alla classifica provvisoria della giuria e lo stesso avviene per il televoto. I due punteggi vengono poi sommati tra loro per determinare la classifica definitiva. Se due canzoni hanno lo stesso punteggio, si predilige quella che ha ottenuto più punti con il televoto.
A partire dal 2016, alla prima canzone classificata vengono assegnati 12 punti, mentre la seconda ne riceve 10. Dal 2017 solo le prime quattro canzoni classificate accedono direttamente alla finale, mentre la quinta finalista viene scelta tramite un secondo televoto.
La classifica della finale è determinata in maniera analoga a quella delle semifinali. Le prime due canzoni classificate accedono alla "super finale", in cui il vincitore viene determinato unicamente dal televoto. Dal 2015 anche la terza classificata accede alla "super finale".
Regolamento.
Le regole per la partecipazione all'Eesti Laul sono le seguenti:
Albo d'oro.
Qui di seguito vengono elencati i vincitori delle varie edizioni dell"'Eesti Laul" con le rispettive canzoni e il posizionamento all'Eurovision Song Contest. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120832 | itwiki | 1,706,708,677.150315 |
Chiesa di San Martino a Sezzate
La chiesa di San Martino a Sezzate si trova nel comune di Greve in Chianti, in provincia di Firenze.
Compare già nei documenti del secolo XII. Era sotto il patronato della famiglia Bardi.
Scipione di Jacopo Bardi fece una donazione alla chiesa di San Martino a Sezzate nel 1593, come si legge nell'iscrizione posta sotto la mensa dell'altare maggiore.
Nel 1605 il pievano Giovan Battista Anichini rifece l'altare e commissionò il dipinto "Presentazione di Gesù al Tempio", attribuito alla Scuola fiorentina del XVII secolo. Vicino a questo dipinto compare lo stemma del pievano, monte a sei cime, con tre pigne d'oro, in campo azzurro.
Nella chiesa c'è una pianeta in damasco verde, con disegno a maglie ogivali, formate da una serie di tralci verticali arricciolati, che hanno al centro un mazzo di fiori. Questa pianeta, attribuita alla Manifattura toscana del secolo XVII, reca in basso l'arme dei Bardi di Vernio, scaccata di rosso, inquartata con l'arme degli Strozzi, raffigurata da tre "crescenti". È uno stemma matrimoniale che fa riferimento alle nozze di Carlo Bardi, figlio di Ottaviano, nel 1601 con Maria Maddalena, figlia del senatore Piero Strozzi, la quale morì nel 1613; Carlo Bardi morì il 4 aprile 1646. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120840 | itwiki | 1,706,708,677.150341 |
Populous II
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120851 | itwiki | 1,706,708,677.15036 |
Il Cristo proibito
Il Cristo proibito è un film del 1951, l'unico diretto da Curzio Malaparte.
Malaparte può esserne considerato unico autore, infatti curò il soggetto, i dialoghi, la sceneggiatura, il commento musicale e la regia.
Il film, come le sue opere scritte, scatenò polemiche, e la critica si pronunciò con giudizi contrastanti; ma grazie alle cinque edizioni (italiana, francese, inglese, spagnola, tedesca) godette di un successo internazionale, vincendo il “"Premio della Città di Berlino"” per gli eccellenti risultati cinematografici alla prima edizione del Festival di Berlino 1951.
Trama.
Bruno è un reduce della campagna di Russia tornato a piedi nella sua Sarteano. Contrariamente agli altri reduci, la sua felicità per il ritorno a casa è offuscata dalla morte del fratello, partigiano fucilato dai tedeschi a causa del tradimento di un compaesano. Deciso a vendicare il fratello, cerca di farsi dire il nome del delatore, ma i paesani, stanchi delle violenze e del sangue della guerra, si rifiutano di svelarlo. Mastro Antonio, un modesto falegname amico di Bruno, per paura che si possa macchiare di un delitto di un innocente, gli fa credere che l'uomo che sta cercando sia lui. A quella confessione Bruno prende una lima e gliela scaglia al cuore. Prima di spirare il falegname ammette di aver mentito ed essersi sacrificato in vece del colpevole. Trovato il vero colpevole, questi si offre ai colpi di mitra di Bruno, ma quest'ultimo memore delle parole dell'amico non ha la forza di colpire il colpevole, poiché un innocente ha già pagato per lui.
Distribuzione.
Il film venne distribuito nel circuito cinematografico italiano il 24 marzo 1951. In Francia fu presento in concorso al Festival di Cannes 1951.
Riconoscimenti.
Nel 1953 il National Board of Review of Motion Pictures l'ha inserito nella lista dei migliori film stranieri dell'anno.
Curiosità.
Nel film viene pronunciata la parola "puttana", termine estremamente raro in pellicole dell'epoca, pronunciata da Elena Varzi (anche se la voce era in realtà quella della doppiatrice Dhia Cristiani), che in un primo momento la commissione di revisione decise di eliminare, ma che stabilì infine di ammettere. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120852 | itwiki | 1,706,708,677.150382 |
Theodore Harold Maiman
Figlio di Abraham "Abe" Maiman, ingegnere elettrotecnico, e di Rose Abramson.
Il nome di Maiman è legato all'invenzione, il 16 maggio 1960 presso i laboratori della Hughes Research a Malibù (California), del laser a rubino.
Sviluppando la teoria di Albert Einstein sull'emissione stimolata di radiazioni (1917), il fisico statunitense realizzò per primo un artigianale laser al cristallo di rubino, l'invenzione che ha dato vita a tutte le successive applicazioni laser. Già nel 1962 il laser trovò la sua prima applicazione pratica per le micro-saldature durante gli interventi chirurgici alla retina. Tuttavia, nel 1964 Maiman aspirò inutilmente al Premio Nobel per la fisica, assegnato invece a Nikolaj Gennadievič Basov, Aleksandr Mikhailovich Prokhorov e Charles H. Townes. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120861 | itwiki | 1,706,708,677.150435 |
Ancober
Ancober è una città dell'Etiopia ed una delle capitali dell'antico regno di Scioa. I dati del 2005 della Central Statistical Authority Etiopica riportano una popolazione di 2288 persone.
Geografia fisica.
Situata nella zona Semien Scioa nella regione di Amara, la città è collocata sulla scarpata orientale dell'altopiano etiope circa 40 km a est di Debre Birhan.
Il nucleo abitato principale è noto come Gorobella, il nucleo di significato storico ed archeologico, "Bet Menghist" o "Sede dello Stato" si trova di fronte su un picco isolato a quota 2900 m s.l.m. ca.
Storia.
La città, fondata da Amhà Iasùs (morto nel 1774), fu capitale del regno dello Scioà e, fino all'apertura della ferrovia Gibuti-Addis Abeba, importante nodo di carovaniere per il mare. All'epoca dell'Africa Orientale Italiana fu sede di Vice-Residenza.
Monumenti e luoghi d'interesse.
Tra gli edifici sopravvissuti dell'epoca imperiale si ricorda la chiesa di San Michele, edificata da Sahle Selassie, Negus dello Scioa.
A due ore di cammino verso est si trova Lik o Lit Marefià, prima legazione Italiana in Etiopia, oltre 75 ettari di terreno attribuiti da Menelik allora Negus dello Scioa ad Orazio Antinori, fondatore della Società Geografica Italiana. L'Antinori vi costruì una stazione naturalistica e un piccolo ospedale. Riposa sotto un maestoso sicomoro, la sua tomba in Lit Marefià . | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120866 | itwiki | 1,706,708,677.15046 |
Roisin Murphy
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120869 | itwiki | 1,706,708,677.150479 |
Pokèdex
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120873 | itwiki | 1,706,708,677.150494 |
Il piccolo grande mago dei videogames
Il piccolo grande mago dei videogames ("The Wizard") è un film del 1989 diretto da Todd Holland, uscito negli USA il 15 dicembre 1989, il cui ricavo è stato di circa 14.278.900 solo negli USA. Il film è anche noto per i numerosi prodotti della Nintendo usati durante il film e per aver mostrato in anteprima il videogioco "Super Mario Bros 3". A seguito del successo del film, Nintendo istituì un anno dopo una competizione videoludica in varie città americane chiamata "Nintendo World Championship 1990".
Il film inoltre è stato il debutto cinematografico dell'attore Tobey Maguire.
Trama.
Jimmy Woods è un bambino di 9 anni. Dopo aver visto affogare la sorella gemella Jennifer nel fiume, si è chiuso nel mutismo. Dopo quell'incidente, la famiglia si rompe e Jimmy viene separato dai suoi fratelli naturali Corey, di 13 anni, e Nick di 18. Dopo uno dei suoi numerosi tentativi di andare in California a piedi con la sua valigetta, il padrino di Jimmy convince la madre nel farlo rinchiudere in un istituto di recupero. Al fratello Corey non sta bene questa decisione e così decide di scappare di casa e di andare a prendere Jimmy dall'istituto. Il padrino di Jimmy convince la madre a far assumere un cacciatore di bambini di nome "Putnam" per recuperarlo. I due iniziano la loro fuga e arrivano ad una stazione dei pullman.
Qui Corey fa una scoperta sensazionale: il fratellino minore ha un talento naturale per i videogiochi. Qui conoscono una ragazzina di nome Haley Brook, che dopo esser stata battuta da Jimmy, propone ai due fratelli di andare a iscrivere il piccolo mago dei videogames ad un famoso torneo di videogiochi, in cui si vincono 50 000 dollari. Da lì in poi il trio tra i vari autostop cercherà di sfruttare il talento di Jimmy per sfidare la gente e guadagnare soldi per arrivare a Los Angeles, dove si terrà il torneo. Lungo la strada incontrano Lucas, un ragazzo abile ai videogiochi che sfiderà Jimmy. I tre arrivano a Reno, dove vive Haley, qui con l'aiuto del camionista Spankey riescono a vincere al gioco dei dadi dei soldi che useranno per far conoscere al piccolo Jimmy tutti videogames che gli potranno capitare nel torneo.
Arrivato al torneo Jimmy riesce a qualificarsi come uno dei tre finalisti. Arriva al torneo il resto della famiglia ed anche Putnam, che insegue i ragazzi per catturare Jimmy, rischiando di fargli mancare il round finale. Nonostante tutte le peripezie il piccolo Jimmy riesce a partecipare alla finale, alla quale partecipa anche Lucas: qui si sfidano a "Super Mario Bros. 3", un gioco che ancora non era uscito e che quindi i partecipanti non conoscevano. Affrontando alcune difficoltà il piccolo grande mago dei videogames Jimmy riesce a vincere il torneo.
Al ritorno a casa, la famiglia passa di fronte ad una attrazione turistica e Jimmy inizia ad agitarsi urlando "California", così decidono di accostare. Corre fuori dalla macchina e, inseguito dalla famiglia, si ferma dentro a uno dei dinosauri del parco. Qui apre la sua valigetta e fa vedere al fratello Corey una foto di famiglia scattata anni prima in quel luogo. Così Corey capisce che voleva soltanto lasciare i ricordi della sorella Jennifer in un luogo felice.
Accoglienza.
Il film è stato criticato per l'uso massiccio del "product placement" cinematografico. In particolare, in questo film sono praticamente onnipresenti i prodotti della software house giapponese Nintendo, che vengono reclamizzati ed espressamente citati in molte scene.
Una scena emblematica è quella in cui Lucas (il rivale di Jimmy) estrae il Nintendo Power Glove esibendone le capacità e usandolo per giocare davanti agli altri bambini sbalorditi, concludendo la scena con l'espressione «Il guanto magico è uno sballo»; l'oggetto in questione è stato uno dei principali prodotti di supporto del NES e venne lanciato subito dopo l'uscita del film. Pochi attimi prima lo stesso Lucas si era vantato di possedere 97 giochi per il NES, mostrando un astuccio contenente dei titoli ben visibili. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120875 | itwiki | 1,706,708,677.150518 |
Marsia, rivista
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120876 | itwiki | 1,706,708,677.150558 |
Powermonger
Powermonger o PowerMonger è un videogioco strategico in tempo reale per diversi personal computer e console a 16 bit. È stato sviluppato inizialmente nel 1990 dalla Bullfrog Productions per Amiga e pubblicato dalla Electronic Arts. Rappresenta un seguito ideale di "Populous", sebbene il sistema di gioco sia molto diverso.
L'ambientazione è di stampo medievale, ma non vengono utilizzati popoli e territori reali. Un'espansione del 1992 per Amiga e Atari ST è ambientata invece nella prima guerra mondiale. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120879 | itwiki | 1,706,708,677.150576 |
Marsia
Marsia () è una figura della mitologia greca, figlio di Eagro. Secondo altre versioni sarebbe invece figlio di Olimpo.
Descrizione.
Era un sileno, dio del fiume Marsia, affluente del Meandro in Anatolia.
Pindaro narra di come la dea Atena una volta inventato l'aulos gettò via lo strumento, infastidita del fatto che le deformasse le gote quando lo suonava.
Marsia lo raccolse, causando il disappunto di Atena, che lo percosse. Non appena Atena si fu allontanata, Marsia riprese lo strumento ed iniziò a suonarlo con una tale grazia che tutto il popolo ne fu ammaliato, convincendosi che il suo talento fosse maggiore anche rispetto ad Apollo.
Marsia, orgoglioso, non li contraddisse, finché un giorno la sua fama arrivò proprio ad Apollo, che subito lo sfidò (secondo altre versioni fu lo stesso Marsia a sfidarlo). Al vincitore, decretato dalle Muse, giudici della tenzone, sarebbe stato concesso il diritto di far ciò che volesse del contendente.
Dopo la prima prova, però, le Muse assegnarono un pareggio che ad Apollo, ovviamente, non andò bene. Così il dio invitò Marsia a rovesciare il suo strumento e a suonare: Apollo, logicamente, riuscì a rovesciare la cetra e a suonarla, ma Marsia non poté fare altrettanto con il suo flauto e riconobbe Apollo vincitore (secondo un'altra versione Apollo propose per poter eleggere un vincitore di cantare e suonare contemporaneamente, così che solo lui, che aveva uno strumento a corde, ci sarebbe riuscito).
Il dio, allora, decise di punire Marsia per la sua superbia ("hýbris", in greco) e, legatolo ad un albero, lo scorticò vivo.
L'episodio ispirò molti artisti tra cui Mirone, Prassitele, Ovidio, Tiziano e Dante; quest'ultimo in particolare lo ricorda nell'invocazione ad Apollo nel canto I del Paradiso (vv. 19-21).
Ovidio menziona la sorte dell'auleta nelle proprie "Metamorfosi":
Marsia come Socrate.
Nella parte finale del Simposio, Platone narra dell'elogio che Alcibiade fece a favore di Socrate paragonandolo a Marsia:
Nello Pseudo-Apollodoro e in Erodoto.
Lo Pseudo-Apollodoro narra che Apollo uccise anche Marsia, figlio di Olimpo e inventore della piva, rifiutata da Minerva perché rendeva deforme il volto di chi la usava. Marsia sfidò Apollo ad una competizione musicale, il cui vincitore avrebbe potuto disporre liberamente della vita dell'altro. Apollo vinse la sfida mostrandosi capace di suonare la cetra alla rovescia, cosa che fu impossibile a Marsia con la piva. E in questo modo finì scorticato vivo da Apollo (Libro I, cap. 4, II).
La stessa vicenda è ripresa nelle "Storie" di Erodoto narrano che il "Sileno Marsia" era un satiro scorticato vivo da Apollo in una competizione musicale. La sua pelle fu messa pubblicamente in mostra ad Apamea di Frigia. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120880 | itwiki | 1,706,708,677.15061 |
Xingyiquan
Lo xingyiquan (in cinese 形意拳, traducibile con Pugilato della forma e dell'intenzione), Hsing I Chuan (Wade-Giles) è uno stile di arti marziali cinesi ed è una delle tre principali scuole Nèijiā assieme a taijiquan e baguazhang. Lo Xingyiquan utilizza una figura di base detta "santishi" (三体式, figura delle tre parti del corpo).
La storia.
Secondo il libro "Xingyi Quanshu Daquan" ci sono tre tradizioni che raccontano le origini dello Xingyiquan: una tramanda che questo stile sia stato creato dal generale Yue Fei; un'altra lega la fondazione dello Xinyiquan a Ji Jike (姬际可); un'altra ancora riferisce che lo Xinyiquan è stato creato da Damo (达摩, cioè Bodhidharma).
La prefazione del "Liuhe quanpu", un testo del diciottesimo secolo, ne attribuisce la paternità a Ji Longfeng (际龙峰), un pugile di Puzhou (蒲州) dello Shanxi che è vissuto dal 1602 al 1680. Il suo insegnamento è giunto fino ai nostri giorni con il nome di Shanxi Xingyiquan. Ji Jike e Ji Longfeng sono identificati nella stessa persona come possiamo leggere:
Lo Shanxi Xingyiquan si è diviso in altre due branche: Ma Xueli (马学礼) ha fondato l'Henan Xingyiquan, anche chiamato Xinyi Liuhequan 心意六合拳; Li Luoneng (李洛能) ha dato vita all'Hebei Xingyiquan.
Le forme.
Possiede come Taolu: Wuxingquan (五行拳); Lianhuanquan (连环拳); Shier Xingquan (十二形拳); Bashichui (八式捶); Zashichui (杂式捶); Sibaquan (四把拳); Shier Hongchui (十二洪捶); Churudong (出入洞); Wuxing Xiangsheng (五行相生); Longhudou (龙虎斗); ecc.
I Duilian sono: Wuxingpao (五行炮)); ; Anshenpao (安身炮)); ;Sanshoupao (三手炮); Wuhuapao (五花炮)); ;Jiutaohuan (九套环)); ;ecc.
Le armi sono: Lianhuandao (连环刀); Sanhe dao (三合刀); Lianhuanqiang (连环枪); Lianhuangun (连环棍); Sancaidao (三才刀); Sancaijian (三才剑); Wuxing liu jian (行步六剑); Liuhedao (六合刀); Liuheqiang (六合枪); Liuhe daqiang (六合大枪); Fengchi Tang (凤翅镗); ecc.
I rami dello stile.
Esistono tre suddivisioni principali dello Xingyiquan:
I primi due hanno molte caratteristiche in comune a partire dalle strutture di base Wuxingquan e Shier xing, il terzo utilizza la struttura dei 10 animali (Shi Xing).
Secondo alcune fonti lo stile dell'Hebei sarebbe stato creato da Guo Yunshen (郭云深), quello dell'Henan da Ma Xueli. Esistono altre suddivisioni ulteriori: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120882 | itwiki | 1,706,708,677.150647 |
Chiesa di San Silvestro a Convertoie
La chiesa di San Silvestro a Convertoie si trova nel comune di Greve in Chianti, in provincia di Firenze.
Da questa chiesa proviene una piccola finestrella di vetro, che attualmente è nel Museo di San Francesco (Greve in Chianti), dopo essere stata depositata nel Seminario di Fiesole, la quale rappresenta San Silvestro in una mandorla, dentro una decorazione a raggi e lingue di fuoco. Il santo è in atteggiamento benedicente, vestito da papa, con piviale e veste gialla, in capo ha la tiara. Esso tiene in mano un quadretto con i volti di San Pietro e San Paolo, sotto di lui è raffigurato un cherubino.
Questo oggetto di vetro si trovava, come afferma G.Carocci "in una piccola finestra, situato alla sinistra dell'altare maggiore" ed era opera dei frati Gesuati di San Giusto alle Mura che "vissero oscuri, attendendo a fabbricare vetri colorati e azzurri ultramarini" .
I frati Gesuati svolsero la propria attività nell'ultimo ventennio del Quattrocento e i primi dieci anni del Cinquecento e fecero opere per il Palazzo della Signoria, (1512-1513), la (1514) e per le chiese della Valdelsa .
La vetrata della chiesa di San Silvestro a Convertoie fu esposta alla Mostra dei Medici nel 1980; nel 1977 Chiara D'Afflitto ha ipotizzato che sia stata realizzata su disegno di Francesco Granacci.
Dalla Chiesa di San Silvestro a Convertoie proviene un ciborio con "Angeli adoranti e festoni di frutta", opera di Santi Buglioni, attualmente nella Propositura di Santa Croce a Greve in Chianti. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120887 | itwiki | 1,706,708,677.150693 |
Apocalisse di Esdra
L'Apocalisse di Esdra o Quarto Libro di Esdra è un apocrifo dell'Antico Testamento, pseudoepigrafo del sacerdote Esdra (V secolo a.C.) scritto originariamente in una lingua semitica, poi tradotto in greco; da questa versione, in seguito perduta, provengono gli attuali testi in latino, armeno, etiopico e georgiano; è di origine cristiana o giudaica con rielaborazione cristiana.
Presenta richiami al "Libro di Neemia" e somiglianze con l"Apocalisse di Sedrach. Appartiene al genere apocalittico.
All'interno dell'opera vengono descritte sette visioni che Esdra riceve durante l'esilio babilonese:
quattro visioni vengono interpretate dall'angelo Uriel, e tre da Dio stesso. Inoltre, l'opera suddivide il tempo storico in tre momenti: l'eschaton, eone futuro ed eone eterno ed atemporale.
Il libro è incluso nella Vulgata, ma nell'edizione sistina del 1590 è stato espunto perché non era stato ritenuto canonico dal Concilio di Trento e dall'edizione sisto-clementina del 1592 è stata relegata in appendice, insieme ad altri apocrifi.
Datazione.
La data di composizione è particolarmente controversa, ipotizzata prevalentemente al II secolo d.C. ma con proposte al IX secolo d.C.
La maggioranza degli studiosi la colloca tra gli anni 70 e 218 d.C.
Quest'ultima data è dovuta alla sua citazione da parte di Clemente Alessandrino, sebbene alcuni autori ritengono che ad essere citato sia un testo perduto greco ripreso dall"Apocalisse di Esdra".
L'ipotesi del suo utilizzo come fonte di ispirazione da parte dell"Apocalisse di Pietro (greca)" esclude che sia posteriore all'anno 135.
Contenuti.
Capitoli I e II.
I primi due capitoli del libro esistono solo in lingua latina, dagli studiosi questi capitoli vengono chiamati anche 5 Esdra. Sono considerati dalla maggior parte degli studiosi di origine cristiana; a causa del fatto che affermano il rifiuto di Dio nei confronti degli ebrei e descrivono una visione del Messia. Si sospetta che questi capitoli siano stati aggiunti al testo in seguito alla prima versione probabilmente nel III secolo.
Dal capitolo II trae origine l'introito del "Requiem".
Capitoli dal III al XIV.
I capitoli dal terzo al quattordicesimo sono il testo originale in ebraico di 4 Esdra, questo libro è canonico solo per la Chiesa etiope e secondo la loro tradizione il libro venne scritto durante l'esilio a Babilonia. Il libro consiste in sette visioni di Esdra, la prima visione avviene quando lui si trova ancora a Babilonia, e Esdra chiede come Israele può essere tenuto nella miseria se Dio è giusto. Subito appare l'angelo Uriel viene inviato a dare la risposta ad Esdra e dice che le vie del Signore non possono essere capite dagli uomini, Uriel gli dice che presto verrà la fine e la Gloria di Dio si manifesterà. La seconda visione è simile alla prima: Esdra chiede perché Israele sia stato consegnato ai Babilonesi, e gli viene di nuovo detto che l'uomo non può capirlo e che la fine è vicina. Nella terza visione: Esdra chiede perché Israele non possiede il mondo. Uriel risponde che lo stato attuale è un periodo di transizione. In seguito avviene una descrizione del destino dei malfattori e dei giusti. Esdra chiede se i giusti possono intercedere per gli ingiusti nel Giorno del Giudizio, ma viene detto che "il Giorno del Giudizio è definitivo".
Le successive tre visioni sono di natura più simbolica. La quarta visione mostra una donna in lutto per il suo unico figlio, lei viene trasformata in una città quando sente parlare della desolazione di Sion, Uriel dice ad Esdra che la donna simboleggia Sion. La quinta visione consiste un'aquila con tre teste e con venti ali, l'aquila viene rimproverata da un leone e poi bruciata. La spiegazione di questa visione è che l'aquila si riferisce al quarto regno della visione di Daniele, con le ali e le teste come governanti, la scena finale della visione è il trionfo del Messia sull'impero. la sesta visione è di un uomo, che rappresenta il Messia, che sputa fuoco su una folla che lo sta attaccando. Quest'uomo si rivolge allora ad un'altra moltitudine pacifica, che lo accetta.
La settima ed ultima visione consiste nella restaurazione delle Scritture. Dio appare a Esdra in un cespuglio e gli comanda di restaurare la Legge. Esdra raccoglie cinque scribi e comincia a dettare. Dopo quaranta giorni, ha prodotto novantaquattro libri: i ventiquattro libri del Tanakh e settanta opere segrete:""Rendi pubblici i ventiquattro libri che hai scritto per primi, e lascia che i degni e gli indegni li leggano; ma conserva i settanta che sono stati scritti per ultimi, per darli ai saggi del tuo popolo". 4Esdra 12:45–46"I "settanta" potrebbero riferirsi alla LXX, alla maggior parte degli apocrifi o ai libri perduti descritti nella Bibbia.
Capitoli XV e XVI.
Gli ultimi due capitoli, chiamati anche 6 Esdra dagli studiosi, e trovati in latino, ma non nei testi orientali, predicono guerre e rimproverano i peccatori. Molti presumono che probabilmente risalgano a un periodo molto più tardo. e può essere di origine cristiana; è possibile, anche se non certo, che siano stati aggiunti contemporaneamente ai primi due capitoli della versione latina. È possibile che siano di origine ebraica, tuttavia; 15,57–59 sono stati trovati in greco, che la maggior parte degli studiosi concorda sia stato tradotto da un originale ebraico. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120888 | itwiki | 1,706,708,677.15074 |
Un bambino chiede aiuto
Un bambino chiede aiuto è un TV movie del 1994 diretto da Sandor Stern. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120895 | itwiki | 1,706,708,677.150792 |
Caterina Cybo
Biografia.
Duchessa di Camerino.
Caterina fu la quinta figlia di Franceschetto Cybo (1449-1519), figlio naturale di Giovanni Battista Cybo, che fu papa Innocenzo VIII dal 1484 al 1492, e di Maddalena de' Medici (1473-1519), figlia di Lorenzo il Magnifico e sorella di Giovanni de' Medici, divenuto papa Leone X nel 1513.
Già nel 1513, a 12 anni, Caterina fu promessa sposa di Giovanni Maria Varano (1481-1527), creato nel 1515 duca di Camerino da papa Leone X, zio di Caterina. Il matrimonio fu rimandato per la contrarietà di Maddalena de' Medici, che avrebbe voluto che la figlia sposasse Sigismondo da Varano, nipote di Giovanni Maria: morta la madre nel 1519, Caterina sposò Giovanni Maria nel 1520.
Alla morte di Leone X, protettore di Giovanni Maria, Sigismondo da Varano s'impadronì di Camerino con l'aiuto delle armi dello zio materno Francesco Maria della Rovere. Caterina fuggiva a Civitanova, mentre il marito raggiunse Roma, dove riuscì a organizzare un piccolo esercito con il quale riconquistò Camerino e fece uccidere a tradimento Sigismondo.
Il 24 marzo 1523 nacque l'unica figlia Giulia (1523-1547) e in novembre fu eletto Papa un altro zio di Caterina, Giulio de' Medici, che prese il nome di Clemente VII. I due coniugi assistettero alla cerimonia d'incoronazione del pontefice, al quale chiesero invano la restituzione di Senigallia e di Sassoferrato, conquistate dal duca di Urbino Francesco della Rovere: in compenso, il marito ottenne l'assoluzione per l'omicidio di Sigismondo e Caterina ebbe garantito il diritto di successione al Ducato di Camerino in caso di morte di Giovanni Maria e della figlia Giulia senza eredi maschi.
Giovanni Maria da Varano morì di peste il 10 agosto 1527, lasciando erede la figlia, promessa a uno dei figli del suo parente di Ferrara Ercole da Varano, Alessandro o Matteo, una volta che Giulia fosse stata in età da marito. A quel punto Rodolfo, uno dei figli naturali di Giovanni Maria, fece imprigionare Caterina e si proclamò duca, con l'appoggio del cognato Sciarra Colonna. Questi, messo alle strette dalla reazione dei Cybo, dei pontifici e del duca di Urbino, tradì Rodolfo e cercò d'impadronirsi legalmente del ducato, offrendosi di sposare Caterina Cybo, ma le sue trattative non andarono a buon fine. Il Colonna fu costretto ad abbandonare Camerino, mentre Rodolfo da Varano venne giustiziato.
Tra i soccorritori di Caterina Cybo vi erano stati Ercole, Alessandro e Marco da Varano, interessati a preservare i territori del ducato per la propria famiglia in vista del matrimonio di Giulia: ora però decisero di impadronirsi subito di Camerino, probabilmente perché avevano avuto notizia che Caterina non fosse più intenzionata a rispettare l'accordo matrimoniale. Contro di loro, Caterina chiese l'aiuto del duca di Urbino, promettendo Giulia al figlio Guidobaldo della Rovere una volta che la bambina avesse avuto quattordici anni: l'accordo, rimasto segreto, fu formalmente raggiunto a Todi il 14 dicembre 1527. Le forze del duca Francesco della Rovere respinsero facilmente i tentativi dei da Varano, che furono anche scomunicati dal papa il 18 febbraio 1529, mentre Caterina li faceva condannare a morte in contumacia.
Caterina Cybo aveva intanto favorito la formazione del nuovo Ordine cappuccino. Il frate minore del convento di Montefalcone, Matteo da Bascio, durante un'epidemia di peste che colpì quelle province nel 1523, rimasto scandalizzato dell'inerzia di cui avevano dato prova i suoi confratelli, si convinse della necessità di riformare l'Ordine francescano ovvero di fondarne un altro con regole più rigorose. Andato a Roma nel 1525 per ricevere il consenso del pontefice, dovette accontentarsi solo di promesse e venne persino incarcerato dal suo superiore al ritorno nel suo convento. Caterina lo fece liberare e raccomandò al papa un seguace di Matteo, Ludovico Tenaglia da Fossombrone, che il 18 maggio 1525 ottenne, per sé e i propri seguaci, il permesso di portare il tipico cappuccio quadrato e di condurre vita eremitica. Successivamente, il 3 luglio 1528, Clemente VII emanava la bolla "Religionis zelus", con la quale si istituiva ufficialmente il nuovo Ordine.
Il 13 aprile del 1533 vi fu un nuovo tentativo di Matteo da Varano di impadronirsi del ducato. Penetrato con pochi armati nel palazzo ducale, fece prigionieri Caterina e il suo amante Pietro Mellini, ma non riuscì a sequestrare anche la piccola Giulia, custodita nella rocca della città. Il suo scopo era di far annullare le nozze promesse con il della Rovere, ma il rifiuto di Caterina di piegarsi alle sue minacce costrinse alla fine Matteo a fuggire.
Nell'ottobre 1533 la duchessa fece parte del gruppo di nobili che accompagnò, via mare, a Marsiglia la giovane Caterina de' Medici per il matrimonio con il principe Enrico di Valois.
Nuove difficoltà sorsero nel settembre del 1534 alla morte di Clemente VII. Scomparso lo zio protettore, era probabile che il nuovo pontefice, quale che fosse, si opponesse alle nozze per poter favorire le mire della propria famiglia sul ducato di Camerino. Da parte sua, il cardinale Innocenzo Cybo, fratello di Caterina, cercava di raccogliere voti in conclave promettendo la nipote Giulia in moglie ai congiunti dei cardinali elettori.
Di fronte a tali manovre, Francesco Maria della Rovere impose l'immediata celebrazione del matrimonio tra Giulia e il figlio Guidobaldo, in cambio della restituzione a Caterina della dote della figlia, e le nozze furono celebrate il 12 ottobre 1534 nella rocca di Camerino. Il nuovo papa Paolo III Farnese, eletto il 13 ottobre, il quale mirava a ingrandire i possessi della propria famiglia, reagì violentemente alla notizia, convocando a Roma Caterina, Giulia e Guidobaldo - che rifiutarono di presentarsi - diffidando a consumare il matrimonio e togliendo alla duchessa la potestà sul territorio di Visso. Intanto che Caterina rinunciava al governo del ducato in favore di Guidobaldo, il 17 febbraio 1535 Paolo III scomunicava i duchi e reincamerava Camerino, almeno formalmente, tra i beni della Chiesa: il 28 marzo «fulminava» la città d'interdetto.
L'esperienza evangelica.
Libera dagli impegni di governo, la Cybo nel 1535 si trasferì a Firenze nel palazzo de' Pazzi, dove abitava il fratello Innocenzo con la cognata e amante Ricciarda Malaspina e la figlia Eleonora. Qui conobbe i letterati Francesco Berni, che ne scrisse un elogio nel suo "Orlando innamorato", Benedetto Varchi, che le dedicò un sonetto, Agnolo Firenzuola, che già le aveva dedicato nel 1525 i suoi "Ragionamenti".
Fu in rapporto anche con molti dissidenti religiosi: con Bernardino Ochino, il generale dei cappuccini che nella sua casa, nel 1542, lasciò il saio per fuggire in Svizzera, inseguito dall'ordine dell'Inquisizione di presentarsi a Roma, e con il quale rimase forse in contatto epistolare; egli la fece protagonista dei suoi "Dialogi sette", nei quali viene espressa la teoria della giustificazione tratta dallo "spirituale" Juan de Valdés.
Conobbe altri intellettuali e uomini di Chiesa che aspiravano a una profonda riforma della Chiesa, se non in odore di eresia, come i cardinali Reginald Pole e Federico Fregoso, e il vescovo Gian Matteo Giberti. Ospitò Marcantonio Flaminio, che pubblicò, dopo averlo revisionato, il "Beneficio di Cristo" di Benedetto Fontanini, un testo di riferimento per i riformati italiani. Frequentò Pietro Carnesecchi, che nel processo che egli dovette subire a Roma, alla fine del quale, nel 1567, fu condannato al rogo, la presentò agli inquisitori come una seguace del Valdés.
Quando nel 1539 la figlia Giulia e Guidobaldo della Rovere dovettero cedere Camerino a Ottavio Farnese, nipote di Paolo III, in cambio di ducati d'oro, il papa annullò la scomunica. Giulia morì nel 1547 a Fossombrone, assistita dalla madre, che fu presente anche alla morte dei fratelli Lorenzo e Innocenzo. Nel luglio del 1555 fece testamento a favore della nipote Virginia della Rovere.
Caterina Cybo morì il 17 febbraio 1557 a Firenze: ebbe definitiva sepoltura nella chiesa dell'Annunziata del monastero delle murate, accanto alla nipote Eleonora, chiesa poi distrutta con la soppressione napoleonica del monastero . | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120897 | itwiki | 1,706,708,677.150837 |
Caproni Ca.183bis
Il Caproni Ca.183bis fu un intercettore d'alta quota bimotore sviluppato dall'azienda aeronautica italiana Aeronautica Caproni durante il periodo della seconda guerra mondiale. Si tratta di un perfetto esempio della capacità di mescolare l'originalità futuribile e la carenza di risorse tecniche dell'aeronautica italiana durante la guerra.
Storia del progetto.
Al contrario dei Dr. Hans von Ohain e Sir Frank Whittle, l'ingegner Secondo Campini, ritenendo che gli studi sulla turbina a gas portassero alla realizzazione di un motore poco pratico e troppo futuristico, decise di progettare un sistema che utilizzasse i concetti sperimentati dall'Ing. Luigi Stipa nel velivolo Stipa-Caproni abbinandoli alle esperienze sperimentate sul Campini-Caproni C.C.2. Questo sfociò nel Ca.183bis, un velivolo che sfruttava a bassa quota il tradizionale abbinamento motore-elica propulsiva ed a quote superiori l'apporto supplementare di un motogetto come quello sperimentato sul C.C.2 nel 1940. Ad alta quota infatti, i propulsori convenzionali anche dotati di un compressore per compensare la rarefazione dell'aria, diminuiscono la loro efficienza con conseguente perdita di potenza, per cui la spinta supplementare dovuta ad un motore a getto sarebbe stata estremamente utile.
Il progetto prevedeva l'utilizzo di due motori a pistoni; il primo installato nel muso, un Daimler-Benz DB 605 da 1 250 CV raffreddato a liquido, che aveva il compito di azionare due eliche tripala controrotanti, mentre il secondo, un Fiat A.30 700 CV, che aveva il solo compito di azionare il compressore Campini, era posto in un condotto a metà della fusoliera. Delle prese poste ai lati della fusoliera garantivano la massa d'aria necessaria al raffreddamento del motore Fiat e per l'alimentazione del postcombustore. Si ritiene che il dispositivo di Campini fosse in grado di garantire al velivolo un incremento di velocità fino a 96 km/h, consentendo al Ca.183bis di raggiungere la velocità massima di circa 740 km/h con un'autonomia di circa 2 000 km.
L'armamento era costituito da quattro cannoncini MG 151/20 da 20 mm posizionati nelle ali e di un cannone MK 108 da 30 mm nel mozzo dell'elica, configurazione comune al Messerschmitt Bf 109 G con cui condivideva il motore installato sul muso.
La costruzione del prototipo cominciò nelle Officine Caproni di Taliedo ma non mai arrivò al completamento a causa dello stallo industriale seguito all'armistizio.
Attualmente i dati relativi al progetto di questo velivolo sono ancora minimi. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120906 | itwiki | 1,706,708,677.150904 |
Bonaparti.lv
I Bonaparti.lv sono stati un gruppo musicale lettone, che ha partecipato alla finale dell'Eurovision Song Contest 2007 con la canzone "Questa notte", classificandosi al sedicesimo posto.
Il gruppo fu formato dal compositore svedese Kjell Jennstig che voleva proporre la sua canzone "Tonight" alle selezioni lettoni per l'Eurovision. Per fare ciò aveva bisogno di cantanti lettoni per cui mise insieme un gruppo di sei tenori: Normunds Jakušonoks, Kaspars Tīmanis e Andris Ābelīte della band Labvēlīgais Tips; Zigfrīds Muktupāvels, leader dei Bet Bet; Andris Ērglis, cantante dei Cacao; e l'italiano attivo a Riga Roberto Meloni.<br>Il testo e il titolo del brano furono dunque tradotti in italiano, trasformandosi in "Questa notte". | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120907 | itwiki | 1,706,708,677.150933 |
Armoriale dei comuni del cantone LUX 06 - Grevenmacher
Questa pagina contiene le armi (stemma e blasonatura) dei comuni del Cantone di Grevenmacher. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120908 | itwiki | 1,706,708,677.150961 |
Kevin Kurányi
Biografia.
Kevin Kurányi è nato in Brasile, a Petrópolis, da padre tedesco (a sua volta di origini ungheresi) e madre panamense. Ciononostante ha optato di giocare per la Nazionale tedesca, pur avendo la possibilità di scegliere anche il Brasile o Panama.
Caratteristiche tecniche.
Era un centravanti forte fisicamente, dotato di un tiro molto potente ed un'ottima abilità nel colpo di testa.
Carriera.
Club.
Gli inizi.
Kevin Kurányi iniziò a giocare a calcio nel 1988 con il Serrano, squadra di Petrópolis, cittadina brasiliana in cui risiedeva. Nel 1996 si trasferì a Panama, paese originario della madre, e si accasò al Las Promesas per un anno.
Stoccarda.
Nell'estate del 1997 Kurányi venne acquistato dai tedeschi dello , che lo inviarono subito nella formazione giovanile. All'inizio della stagione 2001-2002 venne incluso nella prima squadra e firmò il suo primo contratto da professionista. In quattro anni totali disputò 131 partite tra campionato e coppe, realizzando 56 gol.
Schalke 04.
Kurányi lasciò lo Stoccarda durante l'estate del 2005, firmando un contratto con lo , che lo lega fino al 2010. Passa alcuni tra gli anni migliori della sua carriera, piazzandosi sempre in zone alte della classifica, inoltre, per cinque anni (dal 2005 al 2010) è capocannoniere interno. Il suo record è quello della stagione 2009-2010, in cui realizza 18 reti in campionato e due in coppa di Germania, per un totale di 20 reti.
Dinamo Mosca.
Scaduto il contratto al termine della stagione, nel maggio 2010 si accasa in Russia alla Dinamo Mosca,
Il 17 novembre 2011, dopo le ottime prestazioni con la maglia della Dinamo, firma un nuovo contratto che lo lega al club fino a giugno 2015.
Hoffenheim.
Il 24 luglio 2015 fa ritorno in Germania firmando per l'Hoffenheim.
Nazionale.
Pur essendo nato in Brasile, Kurányi gioca per la Nazionale tedesca. Il suo debutto in Nazionale risale al 29 marzo 2003 nella partita Germania-Lituania.
L'11 ottobre 2008, durante l'incontro di qualificazione ai Mondiali del 2010 Germania-Russia, Kurányi si è allontanato dallo stadio nel corso dell'intervallo, dopo che il tecnico della Nazionale tedesca, Joachim Löw, non lo aveva selezionato per la partita. Questo gesto gli è costato l'esclusione dalla Nazionale da parte di Löw, come ha confermato il tecnico stesso sul sito della Federazione calcistica della Germania. Nonostante le scuse da parte dell'attaccante per questo suo comportamento, non è stato più richiamato in nazionale, nonostante le pressioni fatte al CT tedesco affinché lo convocasse. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120914 | itwiki | 1,706,708,677.150986 |
Kevin Kuranyi
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120916 | itwiki | 1,706,708,677.151009 |
Agareni
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120930 | itwiki | 1,706,708,677.151023 |
Sebastian Giovinco
Durante la sua carriera ha vestito le maglie di , , , , e vincendo due campionati italiani (2013 e 2014), due Supercoppe italiane (2012 e 2013) e un campionato di Serie B (2007) con la maglia bianconera; un titolo MLS (2017) e tre Canadian Championship (2016, 2017 e 2018) con il Toronto FC, oltre ad aver ottenuto diversi riconoscimenti individuali, tra cui quello di miglior giocatore e capocannoniere. Nella stagione 2019-2020 conquista prima la AFC Champions League, primo titolo continentale in carriera, e poi due campionati consecutivi ed una coppa nazionale con l'Al Hilal.
Ha fatto parte della nazionale olimpica, con cui nel 2008 ha dapprima vinto il Torneo di Tolone e poi partecipato ai Giochi di . In azzurro è stato semifinalista all'Europeo Under-21 di Svezia 2009, finalista al e terzo classificato alla Confederations Cup di Brasile 2013.
Biografia.
Nasce a Torino da genitori di origine meridionale (madre di Catanzaro e padre di Bisacquino, in provincia di Palermo). Il fratello minore, Giuseppe, è anch'egli un calciatore. Vive fin dalla nascita a Beinasco, comune della prima cintura torinese. È legato alla compagna Sharj, ragazza di origini argentine, ma cresciuta in Italia. La coppia ha due figli.
Caratteristiche tecniche.
Sebbene sia nato come trequartista, una volta al incomincia a essere impiegato saltuariamente anche come seconda punta, sotto la guida di Franco Colomba; è anche stato impiegato come esterno in un tridente d'attacco su entrambe le fasce. Dopo il passaggio al Toronto FC, è stato schierato anche da prima punta, grazie alle sue doti realizzative. Fantasista, dalla statura bassa e dal fisico minuto – da cui nasce il suo soprannome "Formica atomica" –, era dotato di grande tecnica, agilità e velocità palla al piede; era inoltre molto abile nel dribbling, nelle triangolazioni strette e nel fornire assist per i compagni grazie alla sua visione di gioco. Aveva anche ottime doti sui calci da fermo, grazie alle quali ha segnato molte delle sue reti ed era in grado di calciare con entrambi i piedi.
Carriera.
Giocatore.
Club.
Juventus.
Dopo un paio di stagioni nel San Giorgio Azzurri '86, entrò nel vivaio della , con la quale ha fatto tutta la trafila delle formazioni giovanili, vincendo tra il 2005 e il 2006 il Torneo di Viareggio e il Campionato Primavera – alla fine del quale verrà premiato dal "Guerin Sportivo" quale miglior giocatore della fase finale del torneo.
Nella stagione 2006-2007 continuò a giocare nelle giovanili bianconere conquistando con i propri compagni la Supercoppa e la Coppa Italia Primavera. Il 12 maggio 2007, a 20 anni, esordì in Serie B con la prima squadra nel corso della partita Juventus-Bologna: subentrato a Raffaele Palladino, in quell'occasione Giovinco si rese autore dell'assist a Trezeguet per la rete del definitivo 3-1 in favore della squadra torinese.
Empoli.
Circa un mese più tardi, il 4 luglio 2007, venne ceduto in prestito all'Empoli nell'ambito dell'operazione che portò Sergio Bernardo Almirón alla Juventus. L'esordio in Serie A è datato 26 agosto 2007: il tecnico empolese Luigi Cagni lo mandò in campo per l'ultima mezz'ora di gioco della partita contro la Fiorentina, valida per la prima giornata. Il 30 settembre seguente realizzò la prima rete in carriera nella massima serie, più precisamente il secondo dei tre gol con cui l'Empoli si impose in casa per 3-1 sul Palermo. Il 4 ottobre fece il suo esordio ufficiale in campo europeo, in occasione della partita di ritorno del primo turno di Coppa UEFA contro lo Zurigo, persa in trasferta per 3-0.
Chiuse la prima stagione in Serie A con 6 gol all'attivo in 35 partite, aggiudicandosi il Premio "Leone d'Argento", assegnato, unitamente a un voto attraverso Internet, da una giuria tecnica composta da giornalisti e rappresentanti del tifo empolese. La squadra toscana, classificatasi al diciottesimo posto finale, retrocesse però in Serie B.
Primo ritorno alla Juventus.
Il 26 giugno 2008 la Juventus esercitò la propria opzione sul suo cartellino richiamandolo tra le sue file. Giovinco disputò la prima partita stagionale in bianconero il 26 agosto, nella gara di ritorno del terzo turno preliminare di Champions League contro l'Artmedia, mentre in Serie A esordì poco meno di un mese dopo, il 24 settembre, contro il .
Il 30 settembre giocò la prima gara da titolare in Champions League contro il BATE Borisov, fornendo due assist per le reti di Iaquinta, mentre il 7 dicembre realizzò il primo gol stagionale nel match contro il Lecce, segnando su calcio di punizione il gol del momentaneo 1-0. Chiuse la prima stagione con la Juventus avendo totalizzato 3 reti in 27 presenze.
La stagione 2009-2010, durante la quale sulla panchina juventina si alternano Ciro Ferrara e Alberto Zaccheroni, per Giovinco non è come la precedente: la concorrenza del neoacquisto Diego si traduce in diverse esclusioni dall"undici" titolare, situazione a cui si aggiungono frequenti infortuni e che, complessivamente, gli fa mettere a referto solo 19 presenze e un gol. Al termine di questa difficile annata palesa pubblicamente il suo malcontento, lasciando intendere la volontà di lasciare Torino per poter giocare con maggiore continuità.
Parma.
Il 5 agosto 2010 passa al in prestito oneroso per un milione di euro, con diritto di riscatto per la metà del cartellino fissato a 3 milioni. Esordisce con la nuova maglia in Parma-Brescia il 29 agosto 2010, prima giornata del campionato 2010-2011, terminata 2-0 per gli emiliani: nell'occasione è autore dell'assist che porta Valeri Božinov a realizzare il gol dell'1-0. Nella gara seguente, persa 2-1 a , realizza la prima rete in maglia gialloblù con un calcio di punizione. Il 6 gennaio 2011 segna una doppietta alla sua ex squadra, la Juventus. La sua stagione prosegue positivamente e terminerà con 30 presenze e 7 gol.
Il 22 giugno 2011 il Parma esercita l'opzione di riscatto per la metà del cartellino del giocatore. L'11 settembre torna a segnare contro la nella seconda giornata di campionato a Torino, dove realizza su rigore la rete nella sconfitta per 4-1. Nella giornata successiva, in occasione di Parma-Chievo mette a segno una doppietta, facendo prevalere la squadra emiliana per 2-1. A fine stagione è il capocannoniere della squadra con 15 gol. Chiude la sua esperienza emiliana con 22 marcature in 66 partite.
Secondo ritorno alla Juventus.
Il 21 giugno 2012 la riscatta la metà del cartellino del giocatore, versando nelle casse dei ducali 11 milioni di euro. Gli è assegnata la maglia numero 12. L'11 agosto fa il suo secondo esordio con la maglia della Juventus, a Pechino, in Supercoppa italiana dove la Juventus supera il per 4-2 dopo i tempi supplementari. Segna i suoi primi 2 gol in questo campionato alla seconda giornata contro l'Udinese, terminata 4-1 per la Juventus.
Il 7 novembre successivo segna la prima rete in Champions League, nella gara interna contro i danesi del Nordsjælland, terminata 4-0.
Alla prima di Coppa Italia, contro il Cagliari, segna la sua prima rete stagionale nella competizione, decidendo l'incontro per 1-0 e sancendo il passaggio della Juventus ai quarti di finale. Curiosamente, la rete arriva in data 12/12/12, è la 12ª in maglia bianconera, è stata segnata al 12' della ripresa e indossando la maglia numero 12. Il 9 gennaio 2013 in Coppa Italia ai quarti di finale contro il Milan (2-1), mette a segno il suo decimo gol stagionale, il suo primo su punizione dopo il ritorno alla Juventus.
Il 5 maggio successivo, grazie alla vittoria casalinga della Juventus sul Palermo per 1-0, vince – con tre giornate d'anticipo – il primo scudetto personale. Nella stagione 2013-2014 segna la sua prima rete il 6 ottobre 2013 nella partita vinta 3-2 contro il Milan: questo è un gol particolare poiché il pallone dopo essere stato calciato buca la rete. Conclude la stagione con 17 presenze e due gol.
Nel 2014-2015, complice l'arrivo di Massimiliano Allegri alla guida dei bianconeri, il suo spazio alla Juve diminuisce.
Toronto.
Nel gennaio 2015 si accorda con il in vista di un suo prossimo approdo in Nordamerica al termine della stagione 2014-2015; il successivo 2 febbraio risolve anticipatamente il legame con la Juventus in modo da aggregarsi subito al club canadese, prima dell'inizio della Major League Soccer 2015. Il contratto con il Toronto prevede uno stipendio totale di 7 milioni di dollari, cifra che ne fa, all'epoca, il calciatore più pagato del massimo campionato nordamericano.
Nelle prime 12 partite segna 7 gol, fornisce 6 assist, è primo per tiri (61) e conclusioni in porta (28), entrando nella storia ventennale della MLS e venendo premiato per due volte come "calciatore della settimana" a giugno. Nel luglio del 2015 segna una tripletta contro il , sbagliando anche un rigore; alla fine del mese, viene eletto il miglior giocatore del mese della MLS. Il 6 agosto segna una seconda tripletta nella vittoria casalinga contro l' (4-1), stabilendo, con 16 gol, il nuovo record assoluto per un giocatore del Toronto nella stagione regolare della MLS; il record precedente apparteneva a Dwayne De Rosario. Segna uno dei suoi tre gol su calcio di punizione, che viene eletto il miglior gol della settimana. Il 26 settembre, nella vittoria casalinga contro il (3-2), batte il record di gol più assist nella stessa stagione, salendo a quota 35 punti, con 20 reti e 15 assist, superando il precedente primato di 34 punti di Chris Wondolowski, realizzato nel 2012; nella medesima partita, diventa anche il primo giocatore nella storia della MLS ad aver segnato almeno 20 gol e fornito almeno 10 assist in una singola stagione. Il 14 ottobre entra dalla panchina e segna il gol decisivo nella vittoria casalinga contro il (2-1), che assicura la partecipazione del Toronto FC ai playoff per la prima volta da quando si è affiliato alla MLS nel 2007. A fine stagione, si laurea capocannoniere della stagione con 22 gol, a pari merito con Kei Kamara, risultando anche il miglior assist-man del campionato con 16 assist. Il 29 ottobre, il Toronto viene eliminato al primo turno dei playoff, dopo la sconfitta esterna per 3-0 contro il .
Nel corso della sua prima stagione nel campionato americano, è votato per tre volte giocatore della settimana (alla 13ª, 14ª e 19ª giornata), in due occasioni giocatore del mese della MLS (a luglio e ad agosto) e inoltre il suo gol del parziale 3-1 segnato al volo contro il Columbus Crew il 26 luglio e che dà il via alla rimonta verso il 3-3 finale, è votato rete della settimana. Il 25 ottobre seguente, vince l'MLS Golden Boot, inoltre diviene il primo giocatore nella storia della Major League Soccer a vincere sia il titolo di miglior marcatore sia quello di miglior assist-man. Il 23 novembre viene premiato come miglior esordiente della stagione 2015 del campionato statunitense e il 2 dicembre seguente è premiato come giocatore dell'anno della MLS.
Il 6 marzo 2016, al primo turno della stagione 2016, Giovinco segna prima un gol su rigore e poi fornisce un assist per il compagno di squadra Marco Delgado nella vittoria esterna per 2-0 sul New York Red Bull. Il 23 aprile, la sua doppietta nella vittoria esterna per 2-0 nel derby canadese contro il Montréal Impact gli permette di eguagliare il record di reti segnate nella MLS con la maglia del Toronto di Dwayne De Rosario (28). Termina la sua seconda stagione in MLS con 21 reti e 15 assist in 34 giornate di campionato, compresi i play-off, segnando tre triplette contro (4-1), (4-1) e New York City (0-5). È il terzo marcatore e il secondo miglior assist-man del campionato 2016. Il Toronto raggiunge la finale di MLS Cup il 10 dicembre 2016, perdendola contro i ai calci di rigore dopo un pareggio a reti inviolate.
Il 9 dicembre 2017, in una rivincita della finale dell'anno precedente al BMO Field, Toronto ha sconfitto Seattle 2-0 nella MLS Cup 2017, ed è diventata la prima squadra MLS a completare treble con la loro vittoria, così come la prima squadra canadese a vincere la MLS Cup; Giovinco è stato coinvolto in entrambi i gol, e ha dato il passaggio finale al marcatore Jozy Altidore per l'apertura.
Il Toronto, anche grazie al contributo di Giovinco, si guadagna un posto in finale di CONCACAF Champions League contro il , ma nella partita di ritorno il 25 aprile 2018, dove Giovinco segna due gol, il primo al 44º e il secondo ai calci di rigore, il Toronto perde 4-2, benché Giovinco ottenga il premio di miglior giocatore del torneo e finisca al primo posto nella classifica marcatori con un totale di quattro reti, a pari merito col compagno di squadra Jonathan Osorio.
Complessivamente in quattro anni mette insieme 141 presenze e 83 gol.
Al-Hilal.
Il 30 gennaio 2019 si trasferisce all', in Arabia Saudita per 875.000 euro.
Esordisce con gli Al-Zaʿīm il 23 febbraio seguente nella vittoria per 4-1 contro l', nella quale segna anche il suo primo gol. Il 5 marzo arriva l'esordio in AFC Champions League nella vittoria esterna contro l'. Il primo aprile 2019 esordisce in Coppa del Re dei Campioni nella sconfitta ai tempi supplementari per 2-3 contro l'.
Il 23 aprile segna il suo primo gol in AFC Champions League; contro gli iraniani del Esteghlal, diventando il primo calciatore europeo a segnare in tre Champions League di tre confederazioni diverse, nel suo caso europea, asiatica e nordamericana, eguagliando il record che apparteneva a Diego Alonso e a Ricardo Oliveira. Il 24 novembre conquista il primo titolo continentale della carriera giocando da titolare entrambe le partite della finale di AFC Champions League 2019, fornendo l’assist dell'1-0 nella finale di ritorno a Al-Dossari. Complessivamente nella manifestazione ha giocato tredici partite segnando due reti e fornendo quattro passaggi vincenti. Viene convocato per il Mondiale per club in cui disputa due partite; la semifinale contro il persa 3-1 e la finale per il terzo posto contro il persa ai rigori. Il 29 agosto, con la vittoria sull' in casa per 4-1, conquista il suo primo campionato saudita. Sempre nel 2020 vince la Coppa del Re dei Campioni mentre nel 2020-2021 bissa il successo in campionato segnando tuttavia solo un gol in questa stagione in Champions. Il 20 agosto 2021 dopo la rescissione consensuale rimane svincolato dal club saudita con cui ha conquistato quattro trofei e collezionato 83 presenze e segnato 16 reti.
Sampdoria.
Il 9 febbraio 2022 fa ritorno in Italia firmando un contratto sino al termine della stagione con la . L'esordio con i blucerchiati avviene il 5 marzo successivo, in occasione della partita in casa dell'Udinese, subentrando al 77' a Stefano Sensi, tornando così a giocare nella massima serie italiana dopo oltre 7 anni; tuttavia saranno solo 37 i minuti giocati in due partite di Serie A, complice un infortunio e il progressivo allontanamento dal gruppo squadra.
Nazionale.
Nazionali giovanili e olimpica.
Ha vestito la maglia delle nazionali giovanili dall'Under-16 fino alla nazionale olimpica. Il 1º giugno 2007 esordisce nella nazionale Under-21 allenata da Pierluigi Casiraghi, giocando da titolare nella gara contro l' valida per la prima giornata di qualificazioni all'Europeo 2009.
Nel maggio del 2008 viene convocato in nazionale olimpica per partecipare al Torneo di Tolone, durante il quale totalizza 5 presenze e 2 reti venendo premiato come "miglior giocatore". Nel luglio successivo partecipa ai Giochi olimpici di Pechino, disputando quattro partite e realizzando una rete all'esordio contro l'.
L'anno dopo partecipa all'Europeo Under-21 in Svezia, che vede l'Italia essere eliminata in semifinale dalla . Con questa partita, che lo aveva visto tra i migliori in campo, si chiude il suo ciclo in Under-21. L'esperienza all'Europeo, dal punto di vista personale, è comunque positiva perché viene inserito dalla UEFA sia nel "dream team" della competizione sia nella lista dei 10 giocatori che maggiormente si sono messi in mostra durante la competizione.
Nazionale maggiore.
Il 6 febbraio 2011 ottiene la prima convocazione nella nazionale maggiore a opera del CT Cesare Prandelli. Il 9 febbraio, a 24 anni, esordisce in nazionale subentrando al 28º del secondo tempo al posto di Stefano Mauri nella partita amichevole -Italia (1-1) disputata a Dortmund.
Viene inserito nella lista dei 23 convocati per l'Europeo 2012, concluso al secondo posto da parte dell', dove viene impiegato unicamente da subentrante nelle prime due gare del girone contro e .
Inserito da Prandelli nell'elenco dei convocati per la FIFA Confederations Cup 2013, nella seconda partita del torneo segna la sua prima rete in nazionale, che permette agli azzurri di imporsi per 4-3 sul .
Il 5 ottobre 2018 vengono diramate le convocazioni del CT Roberto Mancini in occasione del duplice impegno contro l'Ucraina (in amichevole) e la Polonia (valevole per la Nations League 2018-2019), e Giovinco rientra tra i convocati, a circa tre anni dall'ultima volta. La "Formica Atomica", tuttavia, non disputerà nessuno dei due match.
Dopo il ritiro.
Stabilitosi in Canada al termine dell'attività agonistica, nel settembre del 2022 inizia una collaborazione con la , sua ex squadra, per quanto riguarda la Juventus Academy Toronto.
Statistiche.
Presenze e reti nei club.
"Statistiche aggiornate al 5 marzo 2022." | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120934 | itwiki | 1,706,708,677.1511 |
Ruby Blue (album)
Ruby Blue è il primo album da solista di Róisín Murphy, ex cantante dei Moloko, pubblicato nel 2005 in Europa e nel 2006 negli Stati Uniti.
Canzoni.
Tutte le musiche e tutti i testi sono stati scritti da Róisín Murphy e Matthew Herbert
Formazione.
Produzione
Curiosità.
La copertina dell'album è un quadro del pittore britannico Simon Henwood, il quale ha realizzato una serie di quadri dedicati a Róisín che sono stati usati anche come copertina per gli EP e i singoli della cantante. Quando i responsabili della ECHO espressero la loro perplessità davanti alla scelta di un dipinto come copertina dell'album, Róisín rispose sarcasticamente "Oh, scusate, devo aver lasciato la copertina buona nel bagagliaio dell'auto".
Uso nei media.
Molte delle canzoni contenute in questo album sono state usate all'interno della serie televisiva americana Grey's Anatomy. Inoltre la canzone che dà il titolo all'album è stata usata come sigla della trasmissione televisiva Very Victoria di Victoria Cabello. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120935 | itwiki | 1,706,708,677.151232 |
Textus receptus
Textus receptus (espressione latina che significa "testo ricevuto", cioè "comunemente accettato, accolto") è il nome dato oggi alla serie dei testi greci a stampa del Nuovo Testamento che costituiscono la base per la versione della Bibbia di Lutero, per la traduzione del Nuovo Testamento in inglese fatta da William Tyndale e per la maggior parte degli altri Nuovi Testamenti prodotti al tempo della Riforma protestante in Europa. Questa serie prende avvio con il primo Nuovo Testamento greco a stampa, opera intrapresa e pubblicata a Basilea dallo studioso cattolico e umanista olandese Erasmo da Rotterdam nel 1516 sulla base di sei manoscritti contenenti fra loro non proprio tutto il Nuovo Testamento. Sebbene basati soprattutto sulla famiglia di manoscritti del tipo bizantino (o siriaci, o antiocheni, che sono la maggior parte dei testimoni disponibili a partire dal IX secolo), l'edizione di Erasmo differisce segnatamente dalla forma classica del testo.
Storia del Textus Receptus.
La prima edizione del Nuovo Testamento greco di Erasmo fu preparata in tutta fretta, perché l'editore Johann Froben voleva arrivare a pubblicarla prima della versione greca del Nuovo Testamento preparata in Spagna all'interno del progetto della Bibbia poliglotta complutense, voluta e finanziata dall'allora arcivescovo di Toledo Francisco Jiménez de Cisneros. Nella versione di Erasmo finirono così per abbondare molti errori tipografici. Erasmo mancava inoltre di una copia completa del libro dell'Apocalisse. Così, per terminare la sua versione, fu costretto a ricostruire il testo mancante utilizzando le citazioni bibliche trovate nei testi dei Padri Greci o ritraducendo in greco i passi tratti dalla Vulgata latina. Di conseguenza, sebbene il textus receptus sia classificato dagli studiosi come un tardo testo bizantino, esso differisce in circa 2000 particolari dalla forma standard di quella famiglia testuale, come rappresentata dal Testo di maggioranza edito da Hodges e Farstad (Wallace 1989). L'edizione di Erasmo diventa ben presto un successo commerciale ed è ripubblicata nel 1519 con pressoché tutti gli errori tipografici corretti.
Erasmo aveva studiato i testi greci del Nuovo Testamento per anni in Olanda, Inghilterra e Svizzera, notandovi le sue molte varianti. Egli, però, aveva a disposizione a Basilea solo sei manoscritti greci. Essi risalgono solo al XII secolo o più tardi, e solo uno di essi sembra provenire da una famiglia di testi diversi da quella bizantina. È per questo che la maggior parte degli studiosi moderni considerano questo testo di dubbia qualità.
Nella sua terza edizione del Nuovo Testamento greco (1522), Erasmo inserì anche il cosiddetto Comma Johanneum—si era infatti trovato un singolo manoscritto greco del XVI secolo che lo conteneva—sebbene, nelle sue Annotazioni, avesse espresso riserve sull'autenticità di quest'ultimo. L'aumentata richiesta di copie del Nuovo Testamento greco comportò, nella prima metà del XVI secolo, la pubblicazione di una notevole quantità di edizioni, autorizzate e non autorizzate, quasi tutte basate sull'opera di Erasmo e incorporanti il Comma, assieme a proprie varianti minori.
La critica testuale ed il Textus Receptus.
Sebbene sia usato in generale in riferimento ad un'intera serie edizioni greche derivate da Erasmo, il termine Textus Receptus comporta pure due riferimenti specifici nella critica testuale del Nuovo Testamento per denotare una delle due particolari edizioni del Nuovo Testamento: quella prodotta dal parigino Robertus Stephanus nel 1550 ed un'altra prodotta dai fratelli Elsevir ad Amsterdam nel 1624 (ripubblicata nel 1633). Il nome stesso deriva da una frase contenuta nella prefazione dell'editore all'edizione del 1633 del testo degli Elsevir, "textum ergo habes, nunc ab omnibus receptum" tradotta: "Ecco così che ora avete il testo ricevuto da tutti". Le due parole textum e receptum sono poi modificate dall'accusativo al nominativo per diventare textus receptus. Laddove il Nuovo Testamento greco che oggi è diventato standard sia un testo eclettico, riportante cioè la versione che agli studiosi del campo sembra, secondo criteri scientifici, la più probabile e simile ai manoscritti originali, è uno di questi due testi stampati che è stato generalmente usato come riferimento dagli editori conservatori.
La maggior parte degli studiosi di critica del testo, dal tardo XIX secolo hanno adottato un approccio eclettico al Nuovo Testamento greco, dando maggiore peso ai manoscritti più antichi disponibili che tendono ad appartenere prevalentemente alla famiglia alessandrina. Ne risulta un testo greco eclettico che si allontana dal Textus receptus in circa 6000 dettagli. Una minoranza significativa di studiosi di critica testuale, però, ritengono che sia necessario dare priorità a quelli della famiglia bizantina e, di conseguenza, preferiscono il Testo di maggioranza. Nessuna scuola di critica testuale oggi continua a difendere la priorità del Textus receptus, sebbene questa posizione trovi ancora sostenitori fra gruppi protestanti conservatori ostili ai ricercatori della critica testuale scientifica, accusati di avere un approccio umanistico al testo biblico indifferente alla dottrina della preservazione provvidenziale della Bibbia e quindi pure alle posizioni e tradizioni della Riforma protestante classica.
Frederick von Nolan, storico e studioso di greco e latino del XIX secolo, passò 28 anni nel cercare di dimostrare l'aderenza del Textus receptus a quelli che si suppone essere i testi originali. Era un ardente sostenitore della supremazia del Textus receptus su tutte le altre edizioni del Nuovo Testamento greco. e sosteneva che i primi editori del Nuovo Testamento greco a stampa avessero operato in quel modo le loro scelte in quanto ritenevano che esse fossero di gran lunga superiori ad altri tipi di testo. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120936 | itwiki | 1,706,708,677.151282 |
Armoriale dei comuni del cantone LUX 07 - Lussemburgo
Questa pagina contiene le armi (stemma e blasonatura) dei comuni del Cantone di Lussemburgo. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120941 | itwiki | 1,706,708,677.15132 |
Mercs
Mercs è un videogioco in stile "corri e spara" creato da Capcom. È uscito inizialmente per sala giochi e Mega Drive/Sega Genesis nel 1990.
Modalità di gioco.
La versione arcade del gioco permette di impersonificare 3 personaggi differenti. I personaggi fanno parte di una squadra anti-terrorismo segreta conosciuta come i "Mercs". L'obiettivo del gioco è quello di salvare il primo presidente nei sette livelli di gioco.
Riedizioni.
Il gioco è uscito nel 2005 anche per PlayStation 2 e Xbox nella serie "Capcom Classics Collection" e nel 2006 per PSP nella serie "Capcom Classics Collection Reloaded". | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120942 | itwiki | 1,706,708,677.151339 |
DB.605
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120944 | itwiki | 1,706,708,677.15137 |
Du Vrangr Gata
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120946 | itwiki | 1,706,708,677.151385 |
Raffaele Nigro
Biografia.
Di origini lucane, vive e lavora a Bari, dov'è stato programmista-regista dal 1979 al 1989. Iscritto all'Ordine dei giornalisti della Puglia, è stato nominato Direttore e successivamente Caporedattore per la sede regionale della RAI.
Come giornalista, Nigro collabora ai quotidiani "Avvenire", "Il Mattino", "La Gazzetta del Mezzogiorno", "Corriere della Sera". Con il poeta Lino Angiuli ha fondato le riviste "Fragile", "In/Oltre", "Incroci". Con Giuseppe Lupo, Mimmo Sammartino e Piero Lacorazza ha fondato la rivista "Appennino".
L'inizio della sua attività di scrittore risale alla metà degli anni settanta, quando ha pubblicato le risultanze di alcune ricerche condotte nell'ambito dell'etno - antropologia nel volume "Tradizioni e canti popolari lucani: il melfese" (Bari, 1976) e negli lp U "timb jè nnuvl", Bari,Compagnia dell'Arco, 1977 e "La serpa lucend", Bari, Compagnia dell'Arco, 1981. Ha condotto nel contempo indagini sulla letteratura lucana e sulla storia culturale del Sud, tra cui "Centri intellettuali e poeti nella Basilicata del secondo Cinquecento" e "Basilicata tra Umanesimo e Barocco" (premio Basilicata per la saggistica), oltre a una serie di saggi su Giacomo Cenna, Antonio Persio, Donato Porfido Bruno, Maria Carlucci, Rocco Scotellaro e ad antologie di poeti meridionali della seconda metà del XX secolo. Nel 1975, Nigro e un gruppo di poeti pugliesi, tra cui Daniele Giancane, Alessandro Zaffarano, Francesco Bellino, hanno fondato il movimento "Interventi culturali".
Il 1980 è l'anno del suo esordio come drammaturgo con "Il Grassiere", allestito dal teatro Abeliano di Bari. Altre opere drammaturgiche sono: "Il santo e il Leone", "Hohenstaufen", portate in scena nel 1986 dal gruppo teatrale di Giorgio Albertazzi e "Bande", "Discarica", "Tutti i colori del Novecento". In poesia ha pubblicato "Giocodoca", "Nulla concede il doganiere" e "La metafisica come scienza": quest'opera analizza e sperimenta la lingua dei mass-media e la trasformazione della cultura contemporanea.
Nella narrativa ha esordito nel 1986 con la raccolta di racconti "A certe ore del giorno e della notte", cui hanno fatto seguito i romanzi storici "I fuochi del Basento" (1987; vincitore del premio Campiello), "La baronessa dell'Olivento" (1990), "Ombre sull'Ofanto" (1992) e "Dio di levante" (1994).
Quella di Nigro può essere considerata una scrittura "sperimentale" e "antropologica". Il suo lavoro è tipico di uno scrittore che si sforza di inventare una nuova tipologia letteraria in rotta di collisione con il convenzionale, in quanto va oltre le formule del realismo e si fonda sull'uso di metafore e di invenzioni proprie del realismo magico.
Nel 1997 ha pubblicato "Adriatico", finalista al Premio Strega. Tra i suoi libri ricordiamo anche i reportage "Viaggio in Albania", edito da Thoena di Tirana, "Viaggio in Basilicata", pubblicato da Adda Editore, "Diario mediterraneo" e "Viaggio in Puglia", editi da Laterza; per la sua attività di giornalista e di scrittore gli sono state attribuite numerose cittadinanze onorarie dai comuni di Pomarico - che nel 1992 gli ha conferito anche il Premio LucaniaOro per la Cultura.
Hanno fatto seguito i romanzi "Desdemona e Cola Cola", "Gli asini volanti", "Viaggio a Salamanca", "Diario Mediterraneo" e "Malvarosa" (2005; finalista al Premio Campiello). Nel 2006 presso Rizzoli è uscito il saggio "Giustiziateli sul campo. Letteratura e banditismo da Robin Hood ai giorni nostri", vincitore dei premi Vinadio e Capitanata, e nel 2009 il romanzo "Santa Maria delle battaglie". Del 2010 è "Fernanda e gli elefanti bianchi di Hemingway", Premio Nazionale Letterario Pisa. Nel 2011, infine, un suo testo è apparso nell'antologia "Meridione d'inchiostro. Racconti inediti di scrittori del Sud" (Stilo Editrice).
Nel 2012 ha scritto con Cosimo Damiano Damato e Lucio Dalla il musical "Il bene mio", andato in scena al Petruzzelli di Bari. Lo stesso music hall è stato poi reinterpretato da Moni Ovadia. Nello stesso anno ha visto la luce il saggio "Ascoltate signore e signori. Ballate banditesche del settecento meridionale", pubblicato con la Capone di Lecce.
Nel 2021 pubblica "Il cuoco dell'imperatore" per i tipi de La nave di Teseo, ricostruzione letteraria dedicata alla figura di Federico II.
Altre attività.
Cinema e televisione.
Nel 2004 Nigro ha partecipato al film "Darsi alla macchia" di Fulvio Wetzl, docudrama che ricostruisce alcuni episodi minori della vita del brigante Carmine Crocco: nel film Nigro ha contestualizzato la personalità del brigante post-unitario, ridimensionandone la negatività.
Per il cinema ha sceneggiato "Il viaggio della sposa", regia di Sergio Rubini; "La luna nel deserto", regia di Cosimo Damiano Damato, film d'animazione liberamente ispirato al romanzo "Desdemona e Cola Cola".
Ha recitato, interpretando con autoironia la parte di sé stesso, nella sedicesima puntata de "Il Polpo" (fiction andata in onda negli anni novanta su Telenorba con Toti e Tata).
Dal 1979 al 1989 è stato Programmista Regista presso le sedi Rai di Roma, Potenza e Bari, realizzando una ventina di documentari.
Dal 1989 al 1983 è stato giornalista presso la sede Rai della Puglia, collaborando ai settimanali "Bellitalia" e "Mediterraneo", con numerosi servizi. Nominato direttore di sede e poi Caporedattore per la Puglia, è stato utilizzato dal 1997 come inviato , fino al 2013 e ha realizzato innumerevoli servizi per la sede regionale e per le testate nazionali.
Attività politica.
Nel 2010 è candidato come capolista al Consiglio Regionale della Regione Puglia nelle liste di Sinistra Ecologia Libertà che sostengono il presidente uscente Nichi Vendola.
Dall'agosto 2016 Nigro è stato nominato vicesindaco e assessore alla Cultura del comune di Melfi dal sindaco in carica Livio Valvano. Dal 2019 è stato nominato Ambasciatore alla cultura dello stesso comune di Melfi. Ha costituito il Comitato scientifico per il Millenario della fortificazione di Melfi, presieduto dallo storico medievista e accademico dei Lincei, Mons. Prof. Cosimo Damiano Fonseca, già fondatore e primo rettore per 12 anni dall’Università degli Studi della Basilicata insieme a Francesco Panarelli, ordinario di Storia Medievale della stessa Università, Pietro Dalena, prorettore dell'Università della Calabria e Livio Valvano, sindaco di Melfi. Le manifestazioni sono state avviate da Vera von Falkenausen e con il sostegno del Ministero dei Beni Culturali, presieduto da Dario Franceschini, si sono svolte negli anni 2018 - 2021, attraverso tre convegni internazionali sulla presenza di Longobardi, Bizantini, Normanni, Svevi e Angioini. Gli atti sono stati pubblicati dall'editrice Adda di Bari.
Il 9 settembre 2021, per le molteplici attività svolte in favore della Comunità, gli è stata conferita la cittadinanza onoraria di Melfi.
Vita privata.
Nel 1976 si è sposato con la pedagogista Livia Chiazzolla.
Opere.
Saggistica, curatele e drammaturgia.
Poesia
Giocodoca,Fasano, Schena,1981,
La Metafisica come scienza, Bari, Levante, 1984
Falene, Torino, Aragno,2005
Nulla cioncede il doganiere, Brindisi, Il Tempietto.
Gli deisono fuggiti, Bari, Progedit, 2020
Riconoscimenti.
Per meriti culturali gli è stata conferita la cittadinanze onorarie dai comuni di Adelfia, Aliano, Noci, Rocchetta Sant'Antonio, Toritto, Bitetto, San Vito dei Normanni, Tursi, Melfi.
Il 7 maggio 2003 l'università di Malta gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienza della Comunicazione e il 12 aprile 2005 l'Università degli studi di Foggia gli ha conferito la laurea honoris causa in Lettere e Filosofia. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120947 | itwiki | 1,706,708,677.151434 |
Accademia degli Infocati
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120952 | itwiki | 1,706,708,677.151483 |
Tommaso Fantoni
Carriera.
Club.
Dopo essere cresciuto nel vivaio del Don Bosco Livorno, con il quale ha vinto un titolo "allievi" nazionale, passa nel 2002 al Basket Livorno con cui, il 12 ottobre 2003, fa il suo esordio in serie A. In cinque anni gioca 94 partite con 805 punti e 360 rimbalzi complessivi.
Al termine della stagione 2006-07, terminata con la retrocessione in Legadue, passa alla Benetton Basket Treviso, con la quale però gioca solo metà di una travagliata stagione che nel febbraio 2008 lo vede tornare in prestito proprio al Basket Livorno, dove è decisivo nell'evitare un'ulteriore retrocessione della squadra labronica.
Nell'estate 2008 firma un contratto pluriennale con Casale Monferrato, squadra militante nel campionato di Legadue.
Dopo aver vinto il Campionato di Legadue con la maglia della Junior Casale, nel luglio 2011 si trasferisce alla Reyer Venezia. Due anni dopo viene ingaggiato dal Basket Barcellona. Nell'agosto 2014, passa alla PMS Torino con cui nel 2015 vince il campionato di Legadue. L'anno seguente partecipa al campionato di massima serie con la stessa Auxilium Pallacanestro Torino. Nell'anno 2016/2017 partecipa al campionato di Legadue con Scafati, mentre per l'anno successivo firma con il Kleb Basket Ferrara dove inoltre nel corso degli anni, diventa il capitano, militando in terra estense per cinque stagioni.
Nel 2022 torna nella sua Livorno militanto nel ruolo di centro nella Libertas
Nazionale.
Ha fatto parte del giro delle nazionali giovanili, disputando anche un Campionato Europeo cadetti nel 2001. Con la nazionale maggiore ha disputato 37 partite realizzando un totale di 211 punti.
Palmares.
Campione d'Italia Dilettanti: Fastweb Casale Monferrato 23/06/2011 | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120954 | itwiki | 1,706,708,677.151503 |
Federazione mondiale di kuoshu
Le Federazioni o Associazioni mondiali di Kuoshu sono: la CKWPA, la ICKF e la TWKSF.
In Italia, ad esempio nei libri di Chang Dsu Yao e Roberto Fassi, la Federazione mondiale di Kuoshu è stata associata alla sigla CKWPA, per una non attenta traduzione.
CKWPA.
CKWPA ("Chinese Worldwide Kuoshu Promotional Association"), nome inglese di un'associazione di arti marziali cinesi creata il 30 aprile 1978. In Italiano può essere reso con "Associazione Mondiale per la promozione dell'Arte Nazionale Cinese". Il nome cinese è 中華國術世界促進會 ("Zhonghua guoshu shijie cuijinhui" in Pinyin). Alla sua fondazione parteciparono associazioni di USA, Brasile, Giappone, Gran Bretagna, Francia, Malaysia, Hong Kong, Indonesia, Italia, Corea del Sud, Filippine, Singapore, Panama, alcuni stati arabi e naturalmente lo Zhonghua minguo di Taiwan. In Italia è nota l'affiliazione della FeIK del maestro Chang Dsu Yao a questa associazione mondiale.
ICKF.
Nel 1986 la CKWPA, esaurite le proprie finalità promozionali, ha assunto il nome di ICKF ("International Chinese Kuoshu Federation"), cioè Federazione Internazionale di Arte Nazionale Cinese, in cinese 中華國術國際聯盟總會, in Pinyin "Zhonghua guoshu guoji lianmeng zonghui", cioè Federazione della Lega delle Nazioni di Arte Nazionale Cinese. La ICKF ha sede in Taipei a Taiwan. Il presidente è Yang Mei-Jung, che è succeduto a Yang Ruifeng 楊瑞峰 (traslitterato anche come Yang Jui-fong). Il presidente oronario è invece Chen Shoushan 陳守山. Questa federazione ha uno strettissimo legame con la KFROC, prova ne sia il fatto che gli ultimi campionati del mondo sono stati organizzati in collaborazione tra questi due enti.
Questo è l'elenco dei Presidenti che si sono succeduti alla guida dell'organizzazione: Tsai Hung-Wen (Cai Hongwen, 蔡鴻文), Liu Sung-Fan (Liu Songfan, 劉松藩), Wang Jing-Hee (Wang Jingxi, 汪敬熙), Chen Shou-Shan (Chen Shoushan, 陳守山), Wu Hong-Chang (Wu Hongchang, 吳鴻昌), Yang Rui-Fong (Yang Ruifeng, 楊瑞峰).
TWKSF.
Non va confusa con le succitate associazioni la TWKSF ("The World Kuoshu Federation"), cioè Federazione mondiale di Kuoshu, di più recente fondazione, legata agli ambienti della Tian Shan Pai e in particolare al maestro Huang Chien-liang che oggi ne è anche il presidente. La TWKSF in cinese è chiamata 世界國術总会, "Shijie guoshu zonghui" in Pinyin. Questa federazione è stata fondata nel 2002 ed ha la sua sede a Baltimora, nel Maryland (Stati Uniti). Nel 2007 contava 53 organizzazioni aderenti localizzate soprattutto in America ed Europa. Generalmente all'interno di questa associazione vengono praticate le arti marziali cinesi insegnate dal maestro Huang Chien-liang.
WCMAF.
Un'ulteriore federazione proveniente da Taiwan è la WCMAF ("World Chinese Martial Arts Federation"), nome inglese che corrisponde all'originale cinese di "Shijie Zhonghua Wushu Lianhe Zonghui" (世界中華武術聯合總會), fondata nel 1967 dal generale in pensione Huang Shande (黃善德, in un'altra latinizzazione Huang Sian Teh). Questa associazione prese il posto di un'altra fondata nel 1960 con il nome di "World Martial Arts and Phisical Education". | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120957 | itwiki | 1,706,708,677.151562 |
Savoia-Marchetti S.M.91
Il Savoia-Marchetti S.M.91 era un prototipo italiano per un aereo da caccia che riuscisse a contrastare i bombardieri alleati ad alta quota durante la seconda guerra mondiale. La configurazione dei due aerei è simile a quella del Lockheed P-38 Lightning statunitense,
Storia.
Il progetto del S.M.91 nacque in risposta ad una richiesta del Ministero dell'Aeronautica per un velivolo multi-ruolo che potesse essere utilizzato come caccia di scorta, cacciabombardiere, aereo da attacco e ricognitore veloce.
L'S.M.91 era un velivolo biposto pesantemente armato, dotato di una coppia di motori Daimler-Benz DB 605A da 1475 cavalli: era una delle prime realizzazioni interamente metalliche della Savoia-Marchetti. Volò per la prima volta l'11 marzo 1943 ai comandi di Aldo Moggi, dimostrando buone prestazioni e maneggevolezza.
Contrariamente alle normali procedure, stante la situazione dell'epoca in Italia, il S.M. 91 non venne trasferito alla base di Guidonia: le prove (in totale circa 20 ore) vennero effettuate presso lo stabilimento dell'azienda, a Vergiate.
A seguito dell'armistizio, nell'ottobre del 1943 il velivolo venne trasferito dalla Luftwaffe presso il proprio centro di ricerca presso l'aeroporto di Rechlin-Lärz, dopodiché non se ne ebbe più notizia. Un secondo esemplare, portato in volo nell'estate del 1944, venne distrutto durante un bombardamento che colpì l'aeroporto di Vergiate.
Descrizione tecnica.
Il S.M.91 adottava la configurazione a doppia trave di coda con l'equipaggio alloggiato in una ampia gondola centrale, già esplorata nel precedente progetto di bombardiere leggero S.M.88.
L'armamento offensivo era costituito da 5 cannoncini MG 151 calibro 20 mm di cui tre nel muso della fusoliera centrale e due nelle radici alari, mentre l'armamento difensivo poteva essere costituito da 1 cannoncino MG 151 calibro 20 mm . | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120958 | itwiki | 1,706,708,677.151597 |
Deborah Kooperman
Biografia.
Nacque da una famiglia di contadini nello stato di New York. Durante l'infanzia conobbe artisti come Woody Guthrie, Cisco Houston e Pete Seeger, amici di famiglia, e iniziò ben presto a studiare musica e pianoforte.
A 17 anni, negli anni sessanta, ispirata da un concerto dell'allora sconosciuta Joan Baez si trasferì a Greenwich Village, dove iniziò a suonare nei locali newyorkesi, incontrando tra gli altri Bob Dylan, Richie Havens, José Feliciano e John Sebastian. Iniziò a suonare nel trio femminile "The Wee'uns", ma decise di dedicarsi allo studio della musica all'Università.
Nel 1968 con una borsa di studio arrivò all'Università di Bologna. Qui conobbe Francesco Guccini, con il quale suonò all"'Osteria delle Dame". Dal 1969 al 1980 avrebbe collaborato a tutti i dischi di Guccini, suonando la chitarra, essendo specialista del fingerstyle, e il banjo.
Nel 1971 seguì in tour Lucio Dalla e Ron, allora noto con il suo vero nome Rosalino Cellamare; sempre nello stesso anno suonò nell'album "Vivendo cantando" di Michele.
Negli anni settanta ha collaborato anche con l'amica cantautrice bolognese Paola Contavalli, del Canzoniere delle Lame ed è autrice di "...E tornò la primavera", brano che verrà inciso anche da Patty Pravo nel 1971 (e inserito nell'album "Di vero in fondo"). Successivamente si è sposata a Bologna e poi con la famiglia si è trasferita a Villafranca di Verona dove ha aperto un negozio di strumenti musicali, "Notorius".
Nel 2006 ha pubblicato il terzo album: "Yesterday... Tomorrow".
Discografia.
Album in studio
Singoli | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120966 | itwiki | 1,706,708,677.151624 |
Chiesa di Santa Maria (Chiusi della Verna)
La chiesa di Santa Maria è un edificio sacro di Chiusi della Verna che si trova in località Vezzano.
Descrizione.
La chiesa, scarsamente documentata, nel basso Medioevo venne elevata a pieve, ma risultò fatiscente e priva di rettore nella più antica visita pastorale del 1424. Di modeste dimensioni, dell'antica chiesetta monoaula romanica rimangono resti di paramento murario al centro dei fianchi, nella facciata e nella tribuna; inoltre sono stati portati alla luce un portale d'ingresso, una monofora ed un battistero. La chiesa è dotata sin dalla sua edificazione di un fonte battesimale al quale venivano portati tutti i bambini dei dintorni, quasi sicuramente compresi quelli di Chiusi. All’esterno, sul lato destro, è affissa una targa che riporta «Si tramanda essere stato qui battezzato Michelangelo Buonarroti Simoni cittadino di nobilissima stirpe». La rocca di Vezzano fu confermata nel 1052 in possesso al vescovo di Arezzo dall'imperatore Enrico III. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120967 | itwiki | 1,706,708,677.151665 |
Ferrovia Cremona-Iseo
La ferrovia Cremona-Iseo era una linea gestita dalla Società Nazionale Ferrovie e Tramvie (SNFT) che collegava la città di Cremona al Lago d'Iseo e alla ferrovia Brescia-Iseo-Edolo.
Negli anni venti il tratto fra le stazioni di Bornato e Iseo venne integrato nella Brescia-Iseo-Edolo; il resto della linea fu soppresso nel 1956 ad eccezione della tratta Bornato-Rovato, mantenuta quale diramazione della citata linea.
Storia.
Le motivazioni per la costruzione di una linea ferroviaria tra la città di Cremona e il lago d'Iseo s'inseriscono negli eventi che portarono alla realizzazione della Brescia-Iseo-Edolo. Nel 1904, la SNFT rilevò dalla provincia di Brescia la concessione per la costruzione e l'esercizio della Iseo-Edolo. Nello stesso periodo l'impresa ferroviaria era in trattativa con la Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali per rilevare il tronco Brescia-Iseo in modo da completare l'itinerario fino al capoluogo di provincia.
La SNFT gestiva inoltre la rete tranviaria provinciale di Cremona e l'amministrazione provinciale cremonese da tempo chiedeva la costruzione di una tranvia interurbana che collegasse Soncino a Soresina e al capoluogo. Il primo comune era punto di arrivo di ben tre linee tranviarie, quella per Bergamo, quella per Brescia e quella per Crema e Lodi, ed era privo di un collegamento su strada ferrata verso Cremona. Soresina era importante stazione ferroviaria della ferrovia Treviglio-Cremona e anni prima fu oggetto dell'interesse di alcuni imprenditori camuni che intendevano costruire una linea verso Coccaglio, a quel tempo sulla Milano-Venezia, considerandola naturale prosecuzione della ferrovia camuna.
Costruzione della Iseo-Rovato.
Nel 1907 la SNFT presentò al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici una domanda di concessione per una linea che si sarebbe diramata dalla stazione di Iseo per innestarsi sulla Milano-Venezia all'altezza di Rovato. L'ingegnere Conti Vecchi, progettista della Iseo-Edolo, concepì la nuova linea quale naturale prosecuzione di quella per Edolo, a quel tempo ancora in via di completamento: le due ferrovie adottavano dunque lo stesso tipo di armamento, gli stessi fabbricati di stazione, la medesima acclività. L'Iseo-Rovato fu studiata con un tracciato completamente separato dalla già esistente ferrovia Brescia-Iseo che al momento della presentazione della domanda era in gestione alle Ferrovie dello Stato (FS) e che solo sul finire del 1907 sarebbe passata alle SNFT. L'anno seguente, il Conti Vecchi rilasciò una dichiarazione alla Deputazione provinciale bresciana secondo la quale l'Iseo-Rovato non avrebbe fatto alcuna concorrenza alla Brescia-Iseo, perché quest'ultima sarebbe rimasta per un servizio vicinale "ad intenso movimento", mentre la prima avrebbe assorbito il traffico merci proveniente dalla Valcamonica e sarebbe stata anche adatta ai futuri collegamenti verso il cremonese.
La linea fu finanziata anche da un comitato sorto a Rovato nel 1906 che coinvolgeva diversi comuni del circondario clarense. Da queste amministrazioni fu avvertito il rischio che la mancata costruzione della ferrovia avrebbe significato la perdita dei ricchi traffici vallivi i quali si sarebbero diretti verso le più modeste, ma già esistenti, tranvie della riva destra del Lago d'Iseo e verso la ferrovia Palazzolo-Paratico.
La linea fu inaugurata il 3 settembre 1911 ed aperta all'esercizio il giorno seguente.
Costruzione della Soncino-Soresina.
In provincia di Cremona, l'amministrazione intese accelerare i tempi per la costruzione di una strada ferrata Cremona-Soresina-Soncino: il 13 maggio il consiglio provinciale decise di incaricare la Deputazione di avanzare presso il Governo la domanda di concessione di una ferrovia secondaria locale tra le tre località. Non soddisfatta della domanda posta dalla provincia, la SNFT ne fece un'altra sempre sullo stesso tracciato. La deputazione ritirò quindi la propria richiesta e il Governo italiano approvò la costruzione della ferrovia con due decreti: il RD 21 marzo 1912, n. 491, nella quale si concesse la Soncino-Soresina, e il RD 17 novembre 1915, n. 1501, relativa alla Soresina-Sesto Cremonese-Cremona. Stando all'Albertini & Cerioli (1994), non risultano atti che giustifichino la scelta della SNFT di iniziare dal tratto più lontano dal capoluogo. Gli stessi autori ipotizzano che la SNFT si convinse a puntare su una linea che avrebbe potuto fornire un buon rapporto tra ricavi e costi d'esercizio, data la breve lunghezza e la sua posizione fra la ferrovia Treviglio-Cremona delle FS e le tranvie gravitanti attorno a Soncino.
La Soncino-Soresina fu quindi aperta il 25 novembre 1914. Le due stazioni capilinea furono allacciate fin dall'inizio alle strade ferrate esistenti, tuttavia la maggior parte del traffico merci continuò a provenire dalla linea FS, contrariamente alle aspettative dell'impresa ferroviaria. L'esercizio della breve linea fu inizialmente affidato alla direzione di Cremona,con convogli trainati dalle locomotive del Gruppo 10, appositamente ordinate dalla SNFT alla OM e alla Borsig.
Costruzione della Soresina-Sesto-Cremona.
L'entrata in guerra dell'Italia nella prima guerra mondiale vide intensificarsi il traffico sulla Iseo-Rovato, dovuto al trasporto di truppe verso il fronte dell'Adamello, ma nello stesso tempo costrinse la SNFT a fermare i lavori costruzione della Soresina-Sesto Cremonese-Cremona. Nel 1916, l'impresa ferroviaria decise di uscire dal ramo dei trasporti tranviari, per cui l'esercizio della Soncino - Soresina fu affidato alla Direzione di Iseo.
L'attività sulla Sesto-Cremona riprese all'inizio degli anni venti. I lavori furono suddivisi in tre lotti: da Soresina a Grumello, da Grumello a Sesto e da Sesto a Cremona. La linea fu aperta all'esercizio il 2 gennaio 1926. Su di essa circolarono le nuove locomotive gruppo 30, costruite anch'esse dalla OM.
La linea terminava presso la stazione di Cremona Porta Milano a poche centinaia di metri dalla stazione FS. I due impianti furono collegati tra loro da un raccordo che, per volontà dell'impresa statale, rimase a lungo chiuso, soprattutto per il servizio passeggeri. Al fine di ridurre lo svantaggio per l'utenza, la SNFT avviò un autoservizio sostitutivo tra le due stazioni, espletato da un autobus FIAT 18BL. Le speranze parvero accendersi verso la fine del 1930, quando fu concesso il servizio cumulativo tra i due impianti cremonesi e quindi fu aperto il raccordo al solo servizio merci, ma già nell'aprile dell'anno seguente tale collegamento fu soppresso.
Costruzione della Rovato-Soncino.
La guerra aveva bloccato l'iter procedurale della domanda di concessione della parte centrale della linea, quella tra Rovato e Soncino. Nel dopoguerra sorse un comitato presieduto dal deputato Giuliano Corniani, ma ad esso si oppose la SEB/TEB che vedeva nel progetto della SNFT un potenziale concorrente alla sua Brescia-Soncino.
Nella prima metà degli anni venti le amministrazioni provinciali di Brescia e Cremona, la Camera di commercio cremonese e diversi comuni, principalmente della bassa Bresciana, si mossero per favorire la costruzione del tronco mancante. Nel 1930 fu presentato il progetto definitivo e i lavori furono avviati susseguentemente: terminarono due anni dopo con sette mesi d'anticipo. Il 22 agosto avvenne l'apertura al traffico, mentre l'inaugurazione ufficiale si svolse il 28 ottobre per il decimo anniversario della marcia su Roma.
Alla linea furono assegnate le nuove locomotive del gruppo 40, di costruzione OM.
Dalla seconda guerra mondiale alla chiusura.
La seconda guerra mondiale ridusse la disponibilità di combustibile. La SNFT fu costretta quindi a contenere le corse e a classificare tutti i convogli come "misti", abbandonando la distinzione fra merci e passeggeri. Nel 1944 i bombardamenti delle forze alleate causarono la distruzione del ponte sull'Oglio tra Soncino e Orzinuovi, evento che provocò l'immediata sospensione del servizio e che per molti anni avrebbe condizionato l'esercizio sulla linea. Il conflitto bellico ebbe tuttavia un risvolto positivo: a seguito dell'occupazione tedesca, nel 1943, fu assunta la decisione di riaprire il raccordo tra Cremona Porta Milano e Cremona FS. Al ripristino dell'esercizio da parte delle FS, queste ultime decisero di richiudere il collegamento.
Nel dopoguerra la direzione della SNFT si sforzò di ripristinare l'intera infrastruttura. Fino al 1950, anno in cui fu riaperto il ponte sull'Oglio, le corse della relazione Cremona-Iseo-Edolo terminarono presso le stazioni di Soncino e di Orzinuovi, mentre un autoservizio tra i due scali garantiva le coincidenze all'utenza. Per l'impresa ferroviaria ci fu anche il problema dell'isolamento del tronco a meridione di Soncino rispetto alle Officine di Iseo, che obbligava ad impiegare la rete FS per il trasferimento del proprio materiale rotabile. Nel luglio 1950 il ponte fu riaperto e in occasione della sua inaugurazione fu introdotta la trazione Diesel sulla linea sociale.
Nel 1952, a seguito della Legge 2 agosto 1952, n. 1221, che finanziava le linee ferroviarie in concessione, la SNFT presentò alla commissione incaricata un piano di ammodernamento della Brescia-Iseo-Edolo. Il dispositivo legislativo obbligava peraltro a presentare un programma di finanziamento interno, imponendo di fatto la soppressione della Rovato-Cremona, la quale avrebbe permesso l'alienazione della proprietà lungo la linea. Nonostante la riapertura del ponte sull'Oglio, il traffico merci sul tronco in questione era del resto rimasto assente.
Il 14 luglio 1954, dopo una campagna da parte della stampa locale, le FS riaprirono il raccordo fra le due stazioni cremonesi, stavolta anche al servizio passeggeri. Nonostante questa iniziativa, la chiusura della linea era imminente: nel 1955 la voce si sparse e numerosi enti locali, nonché l'onorevole Zanibelli, si mossero per impedirne la chiusura, ma furono azioni tardive che non ottennero alcun risultato.
Il 2 gennaio 1956 fu soppresso il traffico sul tratto Rovato-Soresina, sostituito da autocorse espletate dalla stessa SNFT. Il servizio sul tronco restante fu mantenuto fino al 31 marzo, per concedere alla provincia cremonese il tempo di sistemare le strade. La chiusura ufficiale fu sancita il 31 maggio e già dal mese seguente iniziò il lavoro di rimozione dell'armamento. Il materiale rotabile fu trasferito nel deposito di Iseo, mentre le rotaie e le traversine recuperate vennero reimpiegate sulla Brescia-Iseo-Edolo e sul tronco sopravvissuto, tra Bornato e Rovato.
Autoservizio ed esercizio ferroviario sulla Bornato-Rovato.
Dal 1956 rimasero le corse passeggeri sulla relazione Iseo-Rovato Borgo, impiegando principalmente le automotrici del gruppo An 64. Ad esse si aggiunsero alcune relazioni merci per l'inoltro dei carri alla stazione di Rovato FS.
Dieci anni dopo, nel 1966, si verificò la prima sospensione temporanea del servizio viaggiatori. Lo stesso fu riattivato negli anni settanta a seguito dell'austerity, per poi essere nuovamente sospeso nel 1975.
Si dovette attendere la stagione sciistica 1989/1990 per rivedere treni passeggeri sulla linea: con un accordo tra FS, Ferrovie Nord Milano Esercizio (FNME) e SNFT fu possibile istituire i cosiddetti "treni della neve"; si trattava di composizioni di automotrici ALn 668 delle Ferrovie dello Stato che collegavano Milano Centrale a Edolo, passando per Rovato Borgo. Analoghi servizi stagionali erano stati introdotti l'anno prima sulla relazione Cremona-Edolo, sfruttando la linea FS Cremona-Brescia.
Nel 1993 la SNFT fu assorbita dal gruppo FNM. La Ferrovie Nord Milano Autoservizi (FNMA) rilevò la concessione del servizio autosostitutivo Iseo-Cremona, che fu esercito fino ai primi anni 2000, quando nella provincia di Brescia si procedette a riorganizzare il trasporto pubblico su gomma. La FNME rilevò invece gli impianti ferroviari. Nel 1994 rinnovò l'armamento della Bornato-Rovato, impiegando rotaie dal peso di 60 kg/m; ciò permise l'inoltro di convogli merci dal maggior peso assiale.
Nella seconda metà degli anni 2000 un accordo tra LeNord e FTI permise di riattivare, a livello turistico, il servizio tra Bornato e Rovato Borgo per alcuni giorni dell'anno. Con un altro accordo, stavolta con l'amministrazione regionale lombarda e con la provincia di Brescia, LeNord decise di riaprire la breve linea al servizio passeggeri a partire dal 13 giugno 2010. Il servizio inizialmente collegò direttamente le due stazioni capolinea: le due fermate presso Cazzago e Rovato Città furono riattivate il 13 agosto successivo.
Dal 9 dicembre 2018 il servizio viaggiatori su questa tratta è stato sospeso e sostituito da autocorse; tuttavia circolano ancora occasionalmente alcuni treni turistici.
Caratteristiche.
La linea era lunga 65,02 km, a binario unico con scartamento ordinario. Le rotaie erano di tipo Vignoles dal peso di 27 kg/m. Negli anni novanta del XX secolo il tronco Bornato-Rovato è stato rinnovato con rotaie da 60 kg/m.
La SNFT adottò criteri sobri e uniformi, al fine di economizzare il più possibile i costi d'impianto. Per questo motivo gli stili dei fabbricato viaggiatori di stazioni e fermate si ripresentano nelle medesime forme. La stazione di Bornato-Calino è l'unica di "seconda classe" della linea, con fabbricato viaggiatori a quattro aperture e scalo merci. Tutti gli altri impianti della linea sono delle fermate, con il modesto edificio a tre aperture e vano scala. Il fabbricato viaggiatori di Iseo era di prima classe, mentre quello di Rovato Borgo presentava una forma più insolita ed un'architettura con esterni in stile liberty. Entrambe le stazioni erano dotate di scalo merci, il cui magazzino aveva un tetto a due falde.
Gli scali merci erano tutti dotati di piano caricatore e di magazzino con tetto a due falde. Le stazioni di Soncino, Soresina e Cremona Porta Milano, a causa del ruolo svolto in tempi diversi di scali terminali, erano tutte dotate di rimessa locomotive, di piattaforma girevole e di rifornitore.
La linea ferroviaria scavalcava lungo il suo percorso numerose rogge e canali irrigui tramite ponti in muratura, protetti da ringhiere in ferro battuto. L'Oglio era attraversato in un punto tra Soncino e Orzinuovi dove il fiume originariamente si divideva in due rami. Il progetto iniziale, risalente alla prima guerra mondiale, prevedeva di scavalcare il corso d'acqua con due opere d'arte distinte. Dopo la stesura definitiva, si optò per un'unica costruzione a sei luci ad arco, ognuna lunga sedici metri, che richiese lo spostamento dell'alveo. Distrutto nel 1944 dai bombardamenti delle forze alleate, il manufatto fu ricostruito con le caratteristiche tecniche originarie e fu riaperto all'esercizio nel 1950. Fu demolito nel 1975, quando la forza erosiva del fiume aveva rovinato la stabilità di alcuni piloni. A sud della località Tombe Morte a Genivolta, i navigli Pallavicino e Civico vennero sovrappassati dalla ferrovia con manufatti in cemento armato, mentre gli altri da costruzioni in muratura a volto e la "roggia Alta" da un sifone.
La linea incrociava tre diverse ferrovie statali, gestite a quel tempo dalle FS: la Milano-Venezia a Rovato, la Treviglio-Cremona a Soresina e la Pavia-Cremona a Sesto Cremonese. Per ognuna di esse fu costruito un sottopasso a forma di arco. In seguito alla chiusura della linea, tutte e tre le opere sono state reimpiegate come sottopassi stradali.
Percorso.
La ferrovia si staccava dalle linee Pavia-Cremona, Cremona-Piacenza e Cremona-Fidenza poco dopo la stazione di Cremona FS. Tra il 1926 e il 1954 il servizio passeggeri si attestò presso la stazione di Cremona Porta Milano che quindi fu dotata, oltre che delle strutture di servizio per i viaggiatori, di rimessa a due binari e di un'officina per le riparazioni.
Lasciato il capolinea, la linea proseguiva sul lato destro dell'allora Strada statale 234 Codognese dalla quale era separata da una barriera formata da paracarri e spezzoni di rotaia. Giunta a Cavatigozzi attraversava l'abitato sempre a fianco della statale, ma senza la barriera separatrice: per tale motivo la velocità dei convogli fu limitata a 15 km/h. La fermata a servizio del paese, denominata Cava Tigozzi-Spinadesco per distinguerla dalla corrispondente sulla Pavia-Cremona, si trovava all'esterno del paese, in direzione di Acquanegra.
All'incrocio con la provinciale per Sesto Cremonese, la ferrovia piegava a destra, sottopassando la Pavia-Cremona con un'opera d'arte a fianco della corrispondente stradale. All'ingresso di Sesto la linea si allontanava dalla provinciale per poi attraversarla a raso poco prima di giungere presso la stazione ferroviaria, ubicata presso via Sacchi. Passato Sesto, la linea proseguiva in sede propria attraversando Fengo e Grumello Cremonese, servite ognuna da una fermata, fino a Farfengo la cui stazione si trovava in prossimità del passaggio a livello sulla provinciale Castelleonese. Con la dismissione della ferrovia, il sedime della sede tra Sesto e Farfengo è stato reimpiegato per allargare le provinciali 47 e 48.
Dopo Farfengo la linea proseguiva in sede propria fino ad Annicco, dotata di stazione, per poi sottopassare la Treviglio-Cremona e, dopo una curva, giungere a Soresina.
Circa di 600 metri di binario all'ingresso in stazione erano in comune con il tronco proveniente da Soncino. La stazione soresinese era infatti uno scalo di testa e le locomotive a vapore provenienti da una direzione dovevano essere girate per poter proseguire nell'altra. L'impianto era dotato di rimessa e magazzino merci ed era raccordato alla vicina stazione FS, alla cooperativa Concimi e al Consorzio Agrario.
In direzione di Soncino, la ferrovia aggirava l'abitato di Soresina per giungere alla fermata di Soresina Città posta a settentrione, nei pressi dell'attuale provinciale 84. La fermata era costituita da una banchina e da una garitta, quest'ultima eliminata negli ultimi anni d'esercizio. La linea proseguiva in affiancamento alla provinciale, su sede riservata, per poi attraversarla a raso in prossimità di Genivolta in località Tredici Ponti (così chiamata dal fatto che in 150 metri la strada attraversa tredici tra rogge e canali).
Aggirata Genivolta ad occidente, la linea giungeva presso la stazione a servizio di questo abitato per poi nuovamente attraversare a raso la provinciale e affiancarla in sede riservata fino alla stazione di Soncino. Quest'impianto fu di testa dal 1914 al 1932 e nello stesso periodo fu raccordato alla vicina stazione tranviaria, posta in località Borgo Sera. Presso questa struttura terminavano tre linee interurbane esercite da altrettante società: la Lodi-Crema-Soncino, la Bergamo-Soncino e la Brescia-Soncino. Quando la stazione ferroviaria divenne passante con l'apertura del tronco verso Rovato si mantenne il raccordo con la superstite tranvia bresciana.
In uscita dalla stazione soncinese la ferrovia effettuava una curva verso destra, attraversava a livello la provinciale per Bergamo, impegnava un tratto a trincea per poi scavalcare l'Oglio con un ponte a sei arcate. Passava quindi a nord di Orzinuovi, paese servito da una stazione, per poi affiancare la statale 235, la quale a quel tempo era solcata dalla citata tranvia per Brescia. Giunta alla stazione di Orzivecchi, la linea tornava in sede propria, con un percorso parallelo alla statale, e proseguiva lungo la campagna della bassa bresciana per passare a settentrione di Pompiano, comune servito da una fermata.
Nei pressi di Corzano, la linea effettuava una curva a largo raggio verso sinistra in mezzo alla quale si trovava la fermata a servizio di questo comune. Proseguendo verso settentrione, giungeva presso la stazione di Trenzano-Cossirano, posta in mezzo ai due abitati, e quindi presso la stazione di Castrezzato.
Entrata nel territorio comunale di Rovato, affiancava a oriente l'abitato della frazione di San Giuseppe e a settentrione quello di Sant'Anna. In mezzo alle due frazioni, presso uno dei pochi caselli ferroviari del tronco Rovato-Soncino, fu posta la fermata di San Giuseppe-Duomo. Dopo aver percorso un tratto rettilineo, la ferrovia percorreva un breve tratto in trincea per sottopassare la Milano-Venezia.
La stazione di Rovato Borgo era dotata di due fasci di binari: quello originario, di testa, e quello aperto nel 1932, passante. In mezzo era presente il raccordo, a due binari, con la vicina stazione FS, che nel 2009 è stato trasformato nel nuovo piazzale per il servizio passeggeri. Il tronco fra Rovato e Iseo è l'unico rimasto funzionante di tutta la linea e quello fra Bornato e la cittadina sebina è divenuto parte della Brescia-Iseo-Edolo. Dall'impianto di Rovato Borgo, la linea attraversa l'abitato rovatese, affiancando ad oriente il centro storico alla cui altezza è posta la fermata di Rovato Città. Dopo una lunga curva, la linea giunge a Cazzago San Martino, servita dall'omonima fermata, e s'immette nella valle di Calino all'interno della quale si trova la stazione di Bornato-Calino. Originariamente da qui si diramava il raccordo per la stazione di Paderno, congiungendo la Rovato-Iseo con il vecchio tracciato della Brescia-Iseo attivo fino al 1931.
Da Bornato, la ferrovia prosegue lungo la valle calinese affiancando ad occidente Bettolino di Monterotondo e ad oriente Borgonato, a sua volta servito da una fermata, quindi giunge presso le Torbiere del Sebino dove si trova un'altra fermata, a servizio degli abitati di Provaglio d'Iseo e di Timoline. Dopo quest'impianto, la linea scavalcava la vecchia ferrovia Brescia-Iseo, passante per Monterondo di Passirano, per giungere presso la stazione di Iseo, sede della direzione d'esercizio della SNFT e del deposito del materiale rotabile. Da qui i binari proseguono per Edolo e la Valle Camonica.
Traffico.
Nel suo periodo d'oro la linea era servita nei giorni feriali da due coppie sulla relazione Iseo-Cremona Porta Milano, da una coppia sulla Iseo-Soncino e da due coppie sulla Soncino-Cremona Porta Milano. Nei giorni festivi erano presenti solo due coppie Iseo-Cremona di cui una "diretta", ovvero che fermava solo presso alcuni scali. Nell'orario estivo, due erano le coppie Iseo-Cremona affiancate da due Iseo-Rovato Borgo. In tutte le tipologie di orario, a Bornato-Calino le carrozze delle relazioni Iseo-Rovato/Cremona venivano agganciate alle corse in coincidenza della Brescia-Iseo-Edolo, per cui di fatto la città cremonese era collegata direttamente alla Valle Camonica.
Nel corso della seconda guerra mondiale, le corse tra Iseo e Cremona Porta Milano furono sospese, mantenendo solo alcune relazioni interne come due coppie Iseo-Rovato, altre due che dalla città sebina giungevano fino a Soncino e due Soncino-Cremona Porta Milano. Dopo i danneggiamenti alle infrastrutture e agli armamenti provocati dai bombardamenti e dopo la distruzione del ponte sull'Oglio, il servizio fu sospeso, per poi essere ripristinato nel 1945 con tre coppie di corse di tipo misto Soncino-Cremona Porta Milano, due coppie di treni misti sulla Iseo-Orzinuovi e due treni misti, solo feriali, sulla Iseo-Rovato.
In virtù dell'arrivo delle automotrici, l'orario fu riprogrammato con quattro coppie Iseo-Cremona Porta Milano, una coppia Iseo-Soncino e due coppie Iseo-Rovato. A queste si aggiunsero due relazioni Rovato-Iseo che erano prive di corrispondenti corse al ritorno, perché svolte in coincidenza coi treni FS provenienti da Milano. Tutte le corse furono espletate da automotrici An 64 o da An 60 negli orari di punta, mentre in quelle di morbida si utilizzarono le AnDu 28, adatte anche al trasporto di collettame.
Dopo il 1956 sulla Iseo-Rovato rimasero tre coppie passeggeri e due merci, tutte svolte dalle An 64. Nel 1963 le corse passeggeri si ridussero ad una coppia, espletata in orari scolastici, che fu mantenuta con la riapertura del servizio passeggeri a seguito dell'austerity. Di converso il servizio merci si mantenne regolare fino ai primi anni duemila.
Il servizio sulla Bornato-Rovato Borgo era espletato da Trenord con otto coppie di corse giornaliere a cadenza oraria, alcune delle quali aventi la stazione di Iseo come capolinea. Dal 9 dicembre 2018 il servizio è stato sospeso e sostituito con autobus. La linea rimane tuttavia percorsa occasionalmente da treni turistici come l'"Iseo Express", svolti da Fondazione FS. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120969 | itwiki | 1,706,708,677.151752 |
Chiesa di San Michele Arcangelo (Chiusi della Verna)
La chiesa di San Michele Arcangelo è un edificio sacro di Chiusi della Verna, che si trova nei pressi del castello del conte Orlando Cattani.
Descrizione.
La chiesa fu fondata nel 1338 dai conti Tarlati, come attesta una lapide in facciata, che riporta una dicitura voluta dalla contessa Giovanna: "Anno domini MCCCXXLVIII domina comitissa Johanna uxor domini Tarlati de Petramala fecit fieri hoc opus" ("quest'opera fu fatta realizzare dalla contessa Giovanna, moglie di don Tarlati"). L'edificio è a capanna, con campanile a vela sullo spiovente sinistro sostituito dopo la fondazione perché pericolante. L'interno, con una sola navata, è costituito da una piccola aula tardoromanica, allungata nell'Ottocento. L'aspetto originario è stato alterato più volte nel corso degli anni: alla struttura originale sono stati aggiunti successivamente una Cappella della Madonna del Rosario e un presbiterio.
Vicino alla chiesa sorge una podesteria, a sua volta modificata nel corso degli anni. Sulle pareti un'iscrizione riporta la data 1650. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120979 | itwiki | 1,706,708,677.151953 |
Chiesa di San Martino (Chiusi della Verna)
La chiesa di San Martino è un edificio sacro di Chiusi della Verna che si trova in località Compito.
Descrizione.
La chiesa, di stile romanico rurale, conserva una tavola d'altare quattrocentesca raffigurante la "Madonna con il Bambino tra i Santi Francesco e Martino", di Neri di Bicci. L'arcaismo del pittore fiorentino è visibile nella profusione di ori e fregi nelle vesti delle figure, nell'intento di coprire una certa povertà d'ispirazione, sebbene siano inserite in un vasto paesaggio d'ispirazione rinascimentale.
La tavola è avvicinabile per la somiglianza del paesaggio alla pala d'altare datata 1478, dipinta per la chiesa di San Marco a Volterra. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120981 | itwiki | 1,706,708,677.151981 |
Limentrino
Il torrente Limentrino o Limentrella è un affluente di destra del Limentra orientale. Lunghezza 2 km.
Dopo aver toccato la Cascina di Spedaletto, segna per un tratto il confine fra il comune di Cantagallo ed il comune di Pistoia per quasi 1 km. Confluisce nel Limentra 500 metri a nord del 44º parallelo, subito dopo il Ponte a Rigoli sulla strada provinciale n. 24 "Pistoia-Riola" al km. 14, nel punto di confine fra i comuni di Cantagallo, Pistoia e Sambuca Pistoiese. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120983 | itwiki | 1,706,708,677.152 |
Chiesa di Sant'Agata alla Rocca
La chiesa di Sant'Agata alla Rocca è un edificio sacro di Chiusi della Verna che si trova in località Rocca.
Si ritiene che il piccolo borgo di Rocca fosse un caposaldo delle linee difensive bizantine durante l'offensiva longobarda tra VI e VII secolo. La stessa chiesa intitolata a Sant'Agata, dedicazione cara alle guarnigioni ostrogote della cintura difensiva bizantina, risale probabilmente al VII secolo forse da parte dei monaci di San Colombano. Più volte ricostruita, ha una semplice struttura a capanna. Il campanile a vela conserva una campana del 1240. All'interno è conservato un "Crocifisso" ligneo di Franco Cardinali. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120984 | itwiki | 1,706,708,677.152019 |
Hayez
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120986 | itwiki | 1,706,708,677.152036 |
Savoia-Marchetti S.M.92
Il Savoia-Marchetti S.M.92 era caccia bimotore bifusoliera ad ala media realizzato dall'azienda italiana Savoia-Marchetti negli anni quaranta e rimasto allo stadio di prototipo.
Destinato ad essere proposto per l'utilizzo da parte della Regia Aeronautica durante la seconda guerra mondiale, a causa delle vicende belliche a seguito della firma dell'armistizio di Cassibile, venne valutato dalla Luftwaffe ma non ebbe un seguito produttivo.
Storia.
Sviluppo.
Sebbene il precedente S.M.91 si fosse dimostrato completamente soddisfacente nelle prove, i tecnici della Savoia-Marchetti erano all'opera per migliorarne le prestazioni. Poiché non era possibile un incremento della potenza dei motori (il Daimler-Benz DB 603 da 1 550 CV non era ancora disponibile per le industrie italiane) la riduzione di peso sembrava l'unica via possibile.
Mantenendo gli stessi motori dell'S.M.91, l'ala di base ed il disegno della coda, i progettisti abbandonarono la gondola centrale e disposero l'equipaggio nella fusoliera di sinistra, dando all'aereo un aspetto "asimmetrico".
L'armamento era costituito da due cannoncini MG 151/20 da 20 mm installati sul bordo principale della sezione centrale, un terzo sulla semiala sinistra e quattro mitragliatrici Breda-SAFAT da 12,7 mm.
Il ruotino di coda si ritirava in una baccello posto sulla linea centrale dello stabilizzatore orizzontale. Una mitragliatrice Breda-SAFAT da 12,7 millimetri, manovrata a distanza, era montata nella parte posteriore di questo baccello.
Impiego operativo.
Il prototipo del velivolo venne testato due mesi dopo l'armistizio di Cassibile, durante il periodo di occupazione tedesca. Portato in volo per la prima volta il 12 novembre 1943 ai comandi del comandante Aldo Moggi e con la presenza a bordo del motorista Carlo Balzarini dal campo di aviazione di Vergiate, recava le insegne della Luftwaffe.
I collaudi proseguirono fino all'anno successivo quando, a causa di un'errata interpretazione del pilota, venne attaccato dal Macchi M.C.205 ANR del tenente Mazzei della Squadriglia complementare d'allarme "Montefusco". Mazzei era decollato con il maresciallo Ennio "Banana" Tarantola dall'aeroporto di Venaria Reale ed avendo notato la configurazione bifusoliera lo aveva scambiato per un Lockheed P-38 Lightning alleato.
I danni conseguiti ai motori costrinsero il pilota ad un atterraggio di fortuna sul campo di Lonate Pozzolo il quale, benché autore di un fuori pista, riuscì a non procurare al velivolo danni tali da impedirne il ripristino. Dopo le necessarie riparazioni riprese le prove di volo nel giugno 1944 accumulando in totale 21 ore.
L'unico esemplare realizzato rimase distrutto, assieme all'S.M.91, durante l'azione di bombardamento USAAF del 27 dicembre 1944 che interessarono l'abitato di Vergiate e gli stabilimenti Savoia-Marchetti. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120987 | itwiki | 1,706,708,677.152057 |
SM.91
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Cattedrale di Prato
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120993 | itwiki | 1,706,708,677.152094 |
Pieve di Santa Maria Assunta (Montemignaio)
La pieve di Santa Maria Assunta è un edificio sacro di Montemignaio che si trova in località Pieve.
Storia.
Sebbene una tradizione la voglia tra le sette pievi fondate da Matilde di Canossa, le origini dell'edificio sacro non sono recuperabili per via documentaria. È comunque probabile che sia stato l'intervento dei Conti Guidi, i grandi signori e 'costruttori' di questi territori appenninici, a rendere possibile la costruzione della chiesa, verosimilmente tra XI e XII secolo. La pieve è ricordata per la prima volta in una bolla papale del 1103 sotto la giurisdizione del vescovo di Fiesole; passò poi nel secolo successivo sotto il patronato dell'abbazia di Vallombrosa. Dal 1543 la chiesa fu retta, per volere medico da un pievano e nel '600 ospitò un lazzaretto. In questo periodo si situa l'intonacatura degli ambienti interni che causò la perdita degli affreschi esistenti, di cui rimangono solo alcuni frammenti. Nello stesso secolo fu costruito un porticato in facciata, non più esistente a causa del rifacimento della facciata nel 1904. I vari interventi architettonici e decorativi di quest'epoca, del XVIII e XIX secolo, sono stati eliminati dai 'restauri' operati negli anni '60 del XX secolo dal pievano don Primo Primavori, lavori ricordati da un'iscrizione all'interno, in seguito ai quali è rimasto poco della struttura originaria.
Descrizione.
L'edificio, a tre navate, ha subito nel XX secolo la ricostruzione della facciata e dell'abside. L'interno è caratterizzato da un classico impianto romanico a tre navate divise da sei pilastri e, verso l'altare, da quattro colonne, con un aspetto simile alle altre pievi del Casentino e del Pratomagno valdarnese. L'ultimo valico si presenta di ampiezza ridotta, sul quale si imposta la volta a botte che conclude le navate laterali. L'abside, rifatta in proporzioni sicuramente alterate, è preceduta da un arco trionfale originario che posa su semicolonne terminanti in mensole a tazza, motivo originale forse di derivazione cistercense. La differenza dei sostegni ha fatto ipotizzare agli studiosi che la costruzione sia iniziata dalla zona più vicina al presbiterio, forse tra XI e XII secolo, per proseguire poi nel XIII secolo verso l'ingresso. Infatti lo stile di alcuni dei capitelli scolpiti con grande livello qualitativo a fogliami o con figurazioni umane mostra chiari influssi già goticheggianti.
Nella chiesa si conservano ancora sui pilastri dei frammenti di affreschi che in origine ricoprivano certamente superfici ben più ampie, anche sulle pareti dell'edificio. realizzati di solito per devozione o per grazia ricevuta, e risalenti al XIV e al XV secolo. Quello con la "Madonna col Bambino in trono" sotto un baldacchino, opera di un modesto pittore locale che imita modelli rinascimentali, forse della metà del XV secolo o poco dopo, reca anche un'iscrizione con il nome del donatore.
All'ingresso è il fonte battesimale secentesco a forma di tazza semicircicolare collocato entro un'edicola forse coeva alla costruzione o comunque di forme che richiamano lo stile romanico. Subito dopo una delle opere più importanti presenti in chiesa, la terracotta invetriata con la "Madonna col Bambino tra sant'Antonio abate e san Sebastiano", trasferita in chiesa agli inizi del '900 dal tabernacolo del "Docciolino", opera assegnata a Benedetto Buglioni, per "lo stile più narrativo e per una tecnica caratterizzata dall'uso di uno smalto più liquido, quasi trasparente, ricco di sfumature cromatiche" e databile al primo decennio del '500, periodo nel quale "la modellazione vibrante della superficie si accompagna a pose eleganti e articolate delle figure". La particolare eleganza, la posa più sciolta e libera, del San Sebastiano ha fatto pensare la critica alle squisite statuette del cosiddetto Maestro di San Giovannino, identificato spesso con il giovane Jacopo Sansovino, ed alla sua collaborazione per l'esecuzione di questa figura.
Più avanti è un'altra importante opera presente in chiesa, la tempera su tavola con la "Madonna col Bambino", detta "Madonna delle Calle" per la sua provenienza dal vicino Oratorio della Madonna delle Calle, attribuita a Giovanni di Francesco Toscani, già Maestro della Crocifissione Griggs, maestro di formazione tardo trecentesca che si distingue poi per il delicato cromatismo unito a un certo plasticismo ispirato alla scultura del primo Quattrocento. L'opera, databile intorno al 1420 per lo stile ancora fortemente tardogotico, si caratterizza per la ripresa di modelli trecenteschi ma con un colorismo chiaro e delicato ed un morbido chiaroscuro, di derivazione specie masolinesca.
Nella navata sinistra si trova un'interessante "Annunciazione" rimasta anonima ma databile verso la fine del '600, e sull'ultimo altare la "Madonna col Bambino in trono e i Santi Gregorio, Agostino, Bonaventura e Tommaso d'Aquino", restaurata nel 1996-98 ed oggi riferita ad Antonio del Ceraiolo intorno al 1510 - 1515. Tipici del Ceraiolo sono la semplicità compositiva ed il purismo formale, di ispirazione savonaroliana, ed i rimandi al maestro Lorenzo di Credi.
Bibliografia.
Paolieri, Annarita, "La pieve di Montemignaio", in "Corrispondenza, pagine di fede, di cultura e di testimonianza", Fiesole, 6 Luglio 2020, pagg. 6 - 9. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120994 | itwiki | 1,706,708,677.15214 |
Oratorio della Madonna delle Calle
L'oratorio della Madonna delle Calle è un edificio sacro di Montemignaio che si trova in località Le Calle.
Storia e descrizione.
Di origine incerta, all'inizio era probabilmente un tabernacolo, esistente già alla metà del XV secolo, costruito sulla mulattiera (anticamente "calla" o "calle") che attraverso i boschi portava al valico della Consuma, con il contributo dei pellegrini che giungevano numerosi a venerare l'immagine mariana considerata miracolosa. Nel 1641 il vescovo di Fiesole nominò il primo rettore, la cui abitazione venne successivamente trasformata in romitorio.
L'oratorio, di semplice aspetto quattrocentesco, è preceduto da un ampio loggiato a tre arcate e caratterizzato da finestre e inginocchiatoi esterni e da un portale più tardo, forse secentesco.
L'interno, anch'esso semplice, dal rustico pavimento in pietra, si conclude con l'altare secentesco dove è una copia della tavola con l'immagine "Madonna delle Calle" di Giovanni Toscani, per ragioni conservative trasferita nel 1960 presso la pieve di Montemignaio.
Bibliografia.
Guidi, Pier Paolo, "Il Romitorio delle Calle. Storia di un oratorio casentinese", Firenze, 1984. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120996 | itwiki | 1,706,708,677.152194 |
Giuseppe Montieri
Biografia.
Ordinato sacerdote nel 1821, dopo vari incarichi nelle diocesi di Lacedonia, Ascoli Satriano e Bovino, fu nominato vescovo di Aquino, Sora e Pontecorvo da Gregorio XVI e consacrato a Roma dal cardinale Giacomo Filippo Fransoni il 23 settembre 1838.
Aveva preso l'abito religioso entrando nella congregazione dei Redentoristi, ma per motivi di salute si era collocato nel clero secolare.
Attività episcopale.
La disciplina del clero e la catechesi.
Il suo episcopato fu caratterizzato da una costante attenzione a ripristinare la disciplina ecclesiastica nel clero: riorganizzò i seminari di Roccasecca e di Sora, proibì l'uso largamente invalso di abiti civili, la partecipazione alla caccia e ai giochi d'azzardo come la passatella; nelle lettere pastorali ci sono severi richiami a effettuare celebrazioni liturgiche decorose, ed è ribadita la proibizione della musica profana in chiesa.
Ugualmente grande fu la sua attenzione catechistica nei confronti delle popolazioni, afflitte da abitudini come l'ubriachezza, la bestemmia e il gioco d'azzardo. Il suo rigorismo morale lo portò a esortare i parroci a tentare di impedire le "conventicole" notturne in campagna in occasione dello spoglio del granturco o della mietitura; severamente condannate anche l'abitudine delle donne di tirarsi su le vesti durante i lavori agricoli e le conversazioni amorose tra fidanzati.
Le idee politiche.
Fu avverso alle idee carbonare e liberali, in cui vedeva l'espressione dello spirito di ribellione primordiale di origine luciferina e rimase fino all'ultimo fedele alla monarchia borbonica. Nel 1844 sospese a divinis il sacerdote Benedetto Scafi di Santopadre, di tendenze liberali. Il 29 gennaio 1848, quando fu concessa la costituzione da parte del re Ferdinando II, pur contrario, accondiscese a cantare il "Te Deum" in cattedrale, come gli aveva chiesto il sindaco di Sora, per ragioni di ordine pubblico. Tuttavia dei tumulti contro di lui scoppiarono ugualmente, e dovette rifugiarsi a Napoli. L'atteggiamento intransigente gli provocò l'ostilità dei "galantuomini" liberali e del clero più moderato. A Pontecorvo fu fatto anche oggetto di un attentato.
Le opere religiose e di carità.
Giuseppe Montieri profuse un impegno costante nella creazione di istituzioni religiose e opere di carità. Nel 1841, con l'aiuto del gentiluomo sorano Eustachio Tuzi, portò a termine il Ritiro dei Passionisti. Nel 1852 fondò la Casa delle Figlie del Sacro Cuore ad Arpino. Durante l'epidemia di colera del 1854 si prodigò personalmente nell'assistenza ai malati, incurante del contagio. Nel 1856 fu ripristinata la casa dei padri gesuiti a Sora, che era stata chiusa nel 1805 durante l'occupazione francese. Nel 1858 fu ultimato l'Orfanotrofio delle Stimmatine. Altre fondazioni religiose furono intraprese ad Alvito, Fontechiari, Settefrati, Roccasecca, Arce e Terelle.
Gli ultimi eventi.
Il 18 settembre 1860 il vessillo di Vittorio Emanuele II fu inalberato nella piazza Santa Restituta. Montieri fu colpito da mandato di cattura e fu accusato di collusione con i briganti che resistevano armati all'occupazione piemontese, come il sorano Chiavone. Per questa ragione dovette rifugiarsi dapprima nel convento dei Francescani di Ferentino e poi a Roma presso i Padri Liguorini. Le sue condizioni di salute andarono peggiorando e, dopo una crisi con sbocco di sangue che lo aveva colto sulle scale del Vaticano, fu portato nel monastero di Sant'Alessio dei Padri Somaschi, dove morì.
La sua tomba è nella chiesa di Sant'Alfonso all'Esquilino, con una lapide dettata dal padre Angelini, gesuita.
Genealogia episcopale.
La genealogia episcopale è: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1120998 | itwiki | 1,706,708,677.152234 |
Agnes Strickland
Biografia.
Terza figlia di Thomas Strickland di Reydon Hall (Suffolk), Agnes fu istruita da suo padre, e cominciò la sua carriera letteraria con il poema "Worcester Field", seguito da "The Seven Ages of Woman" e "Demetrius" (1833). Dopo aver abbandonato la poesia scrisse alcune opere storiche per ragazzi, tra cui "Historical Tales of Illustrious British Children" (1833), "The Pilgrims of Walsingham" (1835), "Tales and Stories from History" (2 voll., 1836). Ma le sue opere più importanti sono biografie di personaggi della storia britannica: "Lives of the Queens of England from the Norman Conquest" (12 voll., 1840-1849), "Lives of the Queens of Scotland, and English Princesses, etc." (8 volumi, 1850-1859), "Lives of the Bachelor Kings of England" (1861), "Lives of the Seven Bishops" (1866), e, infine, "Lives of the Last Four Stuart Princesses" (1872). Agnes curò anche un'edizione delle lettere di Maria Stuarda, "Letters of Mary Queen of Scots" (3 voll., 1843). Ad alcune di queste opere collaborò anche la sorella Elizabeth.
Le ricerche della Strickland furono laboriose e diligenti, e ciò fa sì che le sue opere siano ancora fonti utili; tuttavia ella non seppe raggiungere il livello di obiettività a cui uno storico moderno dovrebbe aspirare. Il suo stile è a volte considerato mediocre, ma il modo di scrivere di un autore dovrebbe essere confrontato direttamente soltanto con quello dei suoi contemporanei. La maggior parte del lavoro di ricerca e redazione fu effettivamente svolto da Elizabeth, ma costei rifuggiva da ogni pubblicità, e quindi soltanto Agnes fu presentata come autrice. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121000 | itwiki | 1,706,708,677.15228 |
Segno di Babinski
In medicina, e in modo particolare in neurologia, il segno di Babinski è la risposta anomala al riflesso cutaneo plantare che indica la presenza di una lesione a carico del tratto corticospinale.
Storia.
È stato individuato dal neurologo francese Joseph Babinski (1857-1932). La prima descrizione completa di questo fenomeno fu pubblicata dall'autore nel 1898. Questo sarebbe il primo studio in cui viene posta in relazione l'estensione dorsale dell'alluce con una lesione del tratto piramidale.
Metodo.
Il riflesso cutaneo plantare si evoca strisciando una punta smussata lungo il margine laterale della pianta del piede, partendo da sopra il tallone, e portandola verso la parte supero-interna fino al primo metatarso. Nell'adulto, in condizioni di normalità, si induce la flessione plantare delle dita del piede. In presenza di lesioni a carico del sistema corticospinale, lo stesso stimolo evoca la flessione dorsale (o estensione plantare) dell'alluce e l'apertura "a ventaglio" delle altre dita (fenomeno di Dupré), determinando quindi l'inversione del riflesso cutaneo plantare. Tale fenomeno si chiama appunto "segno di Babinski".
Altre manovre semiologiche sono in grado di provocare l'estensione plantare (o dorsiflessione) dell'alluce, e hanno lo stesso significato del segno di Babinski, ossia di dimostrare, attraverso l'inversione del riflesso plantare, un'alterazione della via piramidale. Queste sono il segno di Oppenheim (che si evoca strisciando il proprio pollice unito all'indice lungo la cresta tibiale del paziente, partendo dal ginocchio verso il piede), il segno di Chaddock (che si genera strisciando una punta smussa lungo il margine del malleolo esterno verso la parte anteriore del piede), la compressione con entrambe le mani del polpaccio (segno di Gordon), la compressione del tendine d'Achille, il tirare verso l'esterno e verso il basso il quarto dito.
Nei casi dubbi, è possibile combinare in maniera sinergica la manovra di Babinski con quella di Oppenheim, e le altre manovre, inducendo un rinforzo della risposta (ricordiamo: in condizioni normali, di flessione plantare/estensione dorsale; mentre in presenza di alterazioni patologiche del tratto piramidale, di dorsiflessione/estensione plantare).
Significato patologico.
Tale risposta anomala sarebbe dovuta al mancato controllo, da parte dei centri nervosi superiori lesionati, del riflesso spinale di allontanamento dagli stimoli nocivi. In accordo con tale ipotesi, è da notare che nei neonati, nei quali lo sviluppo del sistema nervoso centrale non è ancora completo, il riflesso cutaneo plantare è normalmente in dorsiflessione/estensione plantare (come del resto può avvenire in alcune fasi del sonno in cui si allenta il controllo corticale sui riflessi). La normale risposta in flessione plantare/estensione dorsale è generalmente evocabile in soggetti di età superiore a un anno. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121006 | itwiki | 1,706,708,677.152309 |
Linea Rupnik
La Linea Rupnik (in sloveno e croato Rupnikova linija, in serbo Рупникова линија "Rupnikova linija") era una massiccia linea fortificata del Regno di Iugoslavia eretta lungo il confine terrestre occidentale e settentrionale, voluta dal generale sloveno Leon Rupnik. La costruzione della linea difensiva fu una misura di sicurezza adottata per contrastare il Vallo Alpino del Regno d'Italia, nonché contro il pericolo di un'invasione da parte della Germania nazista, in seguito all'Anschluss dell'Austria.
La Linea Rupnik della Jugoslavia fu ispirata da vari altri sistemi di fortificazione costruiti lungo i confini, principalmente dalla Francia (con la Linea Maginot), dalla Cecoslovacchia (con le proprie fortificazioni di confine) e dalla vicina Italia. Fu creata per fornire delle buone posizioni e per rafforzare il confine già esistente, in modo da respingere un'eventuale invasione.
Nonostante ci fossero circa 15.000 soldati che presidiavano le fortificazioni al suo apice, la linea poteva ospitare fino a circa 40.000 uomini, tuttavia non fu mai utilizzata al massimo delle sue potenzialità, in quanto era in gran parte impreparata e abbandonata, al momento dell'invasione della Jugoslavia nell'aprile del 1941.
Storia.
Pianificazione e costruzione.
L'idea di costruire delle fortificazioni lungo il confine con l'Italia emerse nel 1935 dal generale Rupnik, per contrastare la costruzione del Vallo Alpino in mezzo al progressivo peggioramento delle relazioni tra i due stati, visto che già nella seconda metà degli anni 1930, la volontà dell'Italia fascista di espandere i propri confini preoccupava le autorità jugoslave. Nel 1936, fu approvato ufficialmente un decreto per iniziare a progettare il nuovo sistema di fortificazione lungo il confine.
La costruzione ebbe inizio tra il 1937 e il 1938. Un'operazione su larga scala come questa, ridusse significativamente gli effetti della crisi economica in corso nel paese, così come migliorò il tenore di vita, lo stato impiegò circa 15.000 lavoratori inizialmente nel 1937, il numero aumentò fino a 60.000 lavoratori di cui circa 40.000 erano riservisti dell'esercito nel 1941. Solo quando la linea si stava delineando, prese il nome "Linea Rupnik". Circa 4.000 bunker furono completati o parzialmente costruiti prima dell'invasione da parte dell'Asse.
In seguito all"'Anschluss" del 1938, la Iugoslavia si ritrovò a confinare anche con la Germania nazista, ed estese quindi le fortificazioni ai confini settentrionali.
Per difendere i confini vennero addestrate 72 compagnie, chiamate "granicari" (in serbo) o "granicarji" (in sloveno), organizzate in battaglioni. Furono mobilitati 50.000 uomini con 40 batterie, delle quali almeno un terzo al confine con l'Italia. I granicari erano divisi in sei settori con sei diversi quartieri generali.
Seconda guerra mondiale.
La linea non fu adeguatamente preparata per l'invasione dell'Asse che ebbe luogo nell'aprile 1941 durante la seconda guerra mondiale, dato che la sua costruzione avrebbe dovuto concludersi nel 1947. Il bilancio militare jugoslavo era in gran parte esaurito al momento dell'invasione, entrambe le forze attaccanti avevano una forza militare superiore. Di conseguenza, la linea fu scarsamente difesa e in gran parte abbandonata durante l'invasione di Italia e Germania. Parte del VI settore vicino a Dravograd riuscì a mantenere le posizioni per tre giorni prima di abbandonare gli avamposti. Altri casi notevoli di resistenza si verificarono l'8 aprile sul monte Blegoš, Gozd Martuljek e a Castua vicino Fiume il 9 aprile. Alcune forze jugoslave riuscirono a respingere gli invasori a Circhina, ma alla fine furono costretti a ritirarsi. Molti degli oggetti nella zona annessa all'Italia (nota come provincia di Lubiana) furono distrutti per impedirne l'uso da parte dei partigiani jugoslavi e per raggiungere i metalli tanto necessari situati nelle mura di queste fortificazioni.
Dopoguerra.
Nel dopoguerra, tutte le fortificazioni rimasero nel territorio della Jugoslavia socialista. La maggior parte degli edifici furono abbandonati, tranne alcuni che invece furono utilizzati dalle forze armate. In seguito alla dissoluzione della Jugoslavia, la linea ottenne il pieno riconoscimento e fu creato un percorso tematico per i turisti, nonostante la zona sia ancora amministrata dal Ministero della difesa sloveno. Le fortificazioni di Goli Vrh e Hrast Hill sono attualmente in fase di ristrutturazione per i servizi turistici.
Organizzazione.
Il piano prevedeva la costruzione di due linee parallele di bunker, tutte interconnesse. Non ci fu alcuno sforzo per nascondere le posizioni ai nemici, al fine di migliorare potenzialmente l'effetto psicologico che potrebbe avere sullo schieramento opposto.
L'intera linea era stata divisa in sei settori, quelli numerati più bassi avevano una maggiore importanza;
Linee parallele difensive.
Le posizioni furono ulteriormente divise in due linee primarie di difesa; | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121008 | itwiki | 1,706,708,677.15237 |
Recettore GABA
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Palazzo Vescovile (Prato)
Il palazzo Vescovile di Prato si trova in piazza del Duomo. Antica residenza dei proposti della pieve è ancora oggi residenza del Vescovo di Prato.
Storia.
Le origini.
La storia del sottosuolo del Palazzo Vescovile di Prato inizia con la formazione di uno strato agricolo nel quale sono stati trovati reperti che coprono un arco di tempo compreso fra la fine del IV - inizio del III secolo a.C. e il VI secolo d.C. Tra questi si può individuare un piccolo grupo appartenente al periodo etrusco ellenistico (IV-III secolo a.C.), poi un gruppo riferibile al periodo romano imperiale (I-V secolo d.C.) e, infine, uno di epoca tardoantica (VI secolo d.C.). I materiali riferibili al VI secolo provengono, con grande probabilità, proprio da quel primo nucleo abitativo della "plebs" cristiana, raccolto intorno al luogo di culto dove era venerato Santo Stefano. I secoli successivi all'invasione dei Longobardi (dalla fine del VI alla seconda metà del IX secolo) non hanno lasciato tracce di vita nell'area degli scavi. E solo dopo questo salto cronologico, quando intorno alla pieve di Santo Stefano pulsava ormai vigorosamente la vita nell'agglomerato insediativo del "locus Cornius", nella zona dell'attuale sottosuolo del Palazzo Vescovile, intorno all'anno 885, veniva seppellita un'anziana donna. È una sepoltura strana, che si trova solitaria, abbastanza lontana dalla chiesa e fuori da un contesto cimiteriale. Poco dopo l'episodio della sepoltura, nel periodo a cavallo tra il primo ed il secondo millennio d.C., la zona in questione comincia ad essere intensamente frequentata. Non si tratta di un'area con funzione abitativa ma, come testimoniano i resti dei tre forni e di una piccola capanna, faceva forse parte di qualche cantiere lavorativo relativo alla vicina pieve e alla sede dei canonici. Nello stesso periodo, nella zona che si trova davanti all'odierno Museo dell'Opera del Duomo e anche nell'area adiacente all'ingresso del Palazzo Vescovile, passava probabilmente un tracciato viario, come testimoniano rinvenimenti di resti di acciottolato. Nei secoli centrali del Medioevo l'arca indagava diventa una "zona di confine" rispetto al vivace Borgo al Cornio (ospitando probabilmente primitive strutture difensive costituite da un terrapieno e un fossato') e successivamente al "castrum", le cui solide mura vengono costruite in questo tratto verso la metà del XII secolo. Le mura dovevano riprendere il percorso delle vecchie fortificazioni, identificabili con gli accumuli artificiali di argilla e ghiaia rinvenuti durante lo scavo. I secoli finali del Medioevo vedono in questo spazio il susseguirsi di vari lavori e trasformazioni edili, a cominciare dalla costruzione del muro del chiostro dei canonici, sul finire del secolo XII. Alla fine del XIV secolo lo spazio presso le vecchie mura torna di nuovo a svolgere un molo di utilità economica, accogliendo alcune vasche in cocciopesto. Infine, nel secolo XVI, l'area viene trasformata nel monumentale atrio dell'attuale palazzo.
Il palazzo.
Il nucleo più antico dell'attuale palazzo è quello che prospetta sul chiostro romanico, ora inserito nel percorso del Museo dell’Opera del Duomo. La domus nova dei canonici era stata costruita nel primo ventennio del Duecento, appoggiandola alle mura cittadine. Numerosi interventi di ristrutturazione e ampliamento si sono succeduti nei secoli
La facciata è caratterizzata da un portale bugnato, sovrastato dallo stemma in pietra del cardinale Carlo de’ Medici, ultimo proposto pratese, dal 1619 al 1653, prima della creazione della Diocesi.
Edificato in più tempi e ristrutturato nell'Ottocento, il nucleo più antico è quello che prospetta sul chiostro romanico, conserva all'interno un vasto salone cinquecentesco ornato da grandi tele con "Storie di san Pio V", del 1712 (di Ranieri del Pace, Ottaviano Dandini, Niccolò Lapi), e una cappellina ornata da affreschi tardo cinquecenteschi dedicati, come la piacevole pala di Domenico Frilli Croci (1608), a miracoli legati alla Sacra Cintola.
Dal 1967 il palazzo ospita al piano terra il museo dell’Opera del Duomo; al primo piano l’appartamento vescovile, il salone vescovile e la «sala rossa», adibita alle riunioni dei consigli.
Al secondo piano si trova la Curia diocesana.
Vescovi di Prato residenti.
Per tre secoli, dal 1653, la Diocesi pratese è rimasta unita a quella di Pistoia proprio nella figura del Vescovo. Il 25 Gennaio 1954 il Papa Pio XII separò la Diocesi di Prato da quella di Pistoia. Così iniziò la nuova serie dei Vescovi di Prato stabilmente residenti nel Palazzo Vescovile.
Pietro Fiordelli, dal 1954 al 1991
Gastone Simoni, dal 1992 al 2012
Franco Agostinelli, dal 2012 al 2019
Giovanni Nerbini, dal 2019 | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121010 | itwiki | 1,706,708,677.152435 |
George Eastman (attore)
Biografia.
Originario di Genova, si trasferì in seguito a Roma, inizialmente dedicandosi alla pittura, frequentando ambienti in cui entrò anche in contatto con giovani attori intenzionati a costruirsi un nome nel mondo del cinema. Si iscrisse al Centro sperimentale di cinematografia, avendo come insegnante di recitazione Nanni Loy, ma lo abbandonò dopo solo un anno di frequenza incominciando subito ad apparire in alcuni film western all'italiana degli anni sessanta. Nel 1969 è il Minotauro in Fellini Satyricon. Nel 1973 partecipa al film "Baba Yaga".
Grazie al suo fisico imponente (è alto due metri), nel corso della sua carriera ha interpretato per la maggior parte ruoli da cattivo come in "Cani arrabbiati" o in "Blastfighter" o da vero e proprio mostro come in "Antropophagus" o "Rosso sangue". È stato anche uno dei collaboratori storici del regista Joe D'Amato, per il quale ha scritto e interpretato film divenuti cult, come "Antropophagus" e "Sesso nero", il primo film hard italiano. Nella sua carriera non ha comunque mai girato scene hardcore, ma ha lavorato con registi come Mario Bava, Federico Fellini, Lamberto Bava, Lina Wertmüller ed Enzo G. Castellari, ed è uno dei cinque protagonisti delle partite a poker raccontate nei film "Regalo di Natale" e "La rivincita di Natale", entrambi diretti da Pupi Avati.
Dopo aver co-diretto con Joe D'Amato il post apocalittico "Anno 2020 - I gladiatori del futuro", ha esordito nella regia con il film fanta-horror "DNA formula letale", che gli è valso il primo premio al Festival di Avoriaz. A partire dagli anni novanta ha lavorato soprattutto per la televisione, come sceneggiatore di "La squadra", "Il maresciallo Rocca" e "Il cuore nel pozzo". | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121027 | itwiki | 1,706,708,677.152502 |
Tiger Mask (wrestling)
Tiger Mask è una "gimmick" del wrestling professionistico giapponese ispirata al personaggio dell'Uomo Tigre, protagonista dell'omonima serie di anime e manga.
La "gimmick" ha raggiunto una grande notorietà sia in Oriente che in Occidente ed è stata interpretata da sette diversi wrestler (attualmente da Yoshihiro Yamazaki).
Storia.
Nel 1980 la New Japan Pro-Wrestling ottenne, dalla Toei Animation, i diritti legali per portare sul ring una "gimmick" ispirata all'Uomo Tigre; il wrestler prescelto per interpretarla fu il leggendario Satoru Sayama, il quale rimase in NJPW fino al 1983, quando abbandonò la federazione in aperta polemica con la dirigenza a causa delle politiche di "backstage" poco trasparenti. Nonostante avesse intrapreso diverse faide, le più ricordate dai fan sono quelle contro Dynamite Kid e il primo Black Tiger.
Nel 1985 la All Japan Pro-Wrestling acquisì i diritti di Tiger Mask per portare la "gimmick" nei propri show; come interprete fu scelto il giovane Mitsuharu Misawa, il quale decise di entrare nella categoria dei pesi massimi senza però ottenere grandi risultati. Nel 1990 Misawa lasciò i panni di Tiger Mask per lottare con il suo vero nome, smascherandosi durante un match contro Toshiaki Kawada.
Nel 1992 la "gimmick" di Tiger Mask tornò nella New Japan Pro-Wrestling, quando fu ripresa da Koji Kanemoto; il wrestler non riuscì ad ottenere successo poiché in quel periodo si trovò di fronte a Jushin Thunder Liger, uno dei migliori wrestler di tutti i tempi. Nel 1995 Kanemoto perse un Mask vs. Mask match contro Liger e fu costretto ad abbandonare il personaggio.
Nel 1995 la "gimmick" di Tiger Mask venne assegnata a Yoshihiro Yamazaki, allenato direttamente da Satoru Sayama; cresciuto nella Michinoku Pro Wrestling, Yamazaki iniziò a lottare per la New Japan Pro-Wrestling nel 2000 e vi milita ancora oggi.
Per alcuni mesi del 2010, il marzialista Ikuhisa Minowa vestì i panni di Tiger Mask dopo aver svolto alcuni allenamenti sotto la guida di Satoru Sayama.
Tra il 2015 e il 2017 il giovane Kōta Ibushi interpretò la "gimmick" di Tiger Mask per pubblicizzare l'imminente uscita di una nuova serie animata intitolata "Tiger Mask W".
Per alcuni mesi del 2018, l'attore Masaharu Funaki vestì i panni di Tiger Mask dopo aver svolto alcuni allenamenti sotto la guida di Satoru Sayama.
Personaggi collegati.
Black Tiger
Il gemello cattivo di Tiger Mask, Black Tiger (il quale indossava un costume nero con strisce gialle, l'opposto di Tiger Mask) fu creato dalla NJPW per dare un avversario a Tiger Mask; gli incontri di Black Tiger tuttavia non furono unicamente quelli disputati contro Tiger Mask. È stato interpretato da diversi wrestler, tutti stranieri; tra questi, i più noti furono Mark Rocco (britannico) ed Eddie Guerrero (messicano-statunitense). Come Black Tiger, Rocco ebbe un feud con The Cobra, mentre Guerrero ebbe due rivalità con Jushin Liger e Wild Pegasus.
Masked Tiger
Quando Tiger Mask IV lottava nel circuito delle federazioni indipendenti giapponese, si trovò spesso a lottare contro The Masked Tiger, un personaggio interpretato dal wrestler della Battlarts Takeshi Ōno.
Second Tiger
Qualche tempo fa Ultimo Dragon interpretò la gimmick di Second Tiger, modellata su quella di Satoru Sayama, suo idolo di infanzia.
Tiger Dream
Sayama diede anche l'autorizzazione per la creazione di una versione femminile del wrestler, chiamata Tiger Dream, interpretata da Candy Okutsu verso la metà degli anni novanta. Furono Tiger Mask IV e lo stesso Sayama ad allenarla. Okutsu però era soggetta spesso ad infortuni e in molte occasioni dovette passare lunghi periodi lontana dal ring. Il personaggio fu presto dimenticato dai fan e quindi abbandonato.
Mino Tiger
Nella kickboxing, in Giappone, nel roster minore okinawese Tenkaichi Fight, ad usare la gimmick di Tiger Mask è Ashiyama Osamu che combatte col nome di Mino Tiger, ed interpreta la sua maschera in ogni ambito della sua vita sportiva.
Controversie.
Spesso si parla del mid carder della AJPW Samson Kutsuwada (morto nel 2004) come primo vero Tiger Mask, poiché fece ricorso alla gimmick in Corea del Sud intorno alla metà degli anni settanta; tuttavia, poiché il suo personaggio era heel e non lottò mai in Giappone, Sayama continua ad essere indicato come l'"Originale". | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121028 | itwiki | 1,706,708,677.152539 |
Uomo Tigre
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121029 | itwiki | 1,706,708,677.152583 |
Luigi Montefiori
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121031 | itwiki | 1,706,708,677.152598 |
Massimo Bubola (album)
Massimo Bubola, pubblicato nel giugno del 1982, è il quarto album del cantautore Massimo Bubola.
Nel 2001 è stato ristampato con l'aggiunta di tre bonus tracks ed il titolo cambiato in Giorni dispari.
Tracce.
Testi e musiche di Massimo Bubola, eccetto dove indicato. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121033 | itwiki | 1,706,708,677.152614 |
Palio della Marciliana
Il Palio della Marciliana è una rivisitazione storica ed una delle principali feste popolari cittadine che si tengono annualmente a Chioggia, in provincia di Venezia. Include il Torneo della balestra e richiama ogni anno nella città della laguna veneta migliaia di visitatori.
È organizzato nel terzo fine settimana di giugno e fa rivivere con una serie articolata di manifestazioni quella che era la città del Medioevo negli anni che vanno dal 1378 al 1381 e che videro quella che è passata alla storia come la guerra di Chioggia, combattuta per ottenere l'egemonia negli scali commerciali d'Oriente (vedi colonie genovesi), tra la Serenissima Repubblica di Venezia e la Repubblica di Genova.
Dal 2011 la manifestazione è trasmessa in diretta nazionale su Rai 3.
Note storiche.
La "guerra" di Chioggia portò alla totale distruzione di quella che era al tempo Clugia minor, oggi Sottomarina, ricostruita solo oltre tre secoli dopo dalla Repubblica veneziana che pose a difesa di questo tratto di laguna fortificazioni e decine di chilometri di "murazzi".
Una prima svolta all'evento bellico si ebbe nell'agosto 1379 quando, infranta la rete posta a difesa dalla flotta veneziana a Pola, i soldati della Repubblica di Genova incrociarono lungo la costa veneziana trovando un varco che, dopo un attacco combinato via terra e via mare, grazie anche all'ausilio di un esercito alleato proveniente da Padova, li portò ad asserragliarsi in Chioggia.
Teatro finale della sanguinosa guerra fu quindi essenzialmente il centro principale, all'epoca Clugia maior, ovvero l'antica Clodia) che venne liberato definitivamente dalle armate veneziane, dopo dieci mesi di assedio, il 24 giugno 1381.
Dalla data di quest'ultimo evento deriva la scelta delle giornate in cui si tiene il palio.
Le feste del palio.
Lungo corso del Popolo, la via principale della città, al suono dei "Musici di Clugia" vengono contestualmente allestiti banchetti, montate taverne con accanto la Torre di Montalbano e insediati gli accampamenti degli armigeri, mentre tutto intorno si svolgono danze, canti, simulazioni di combattimenti ma anche delle attività lavorative dell'epoca, principalmente nelle saline (con i "Milites Castri Salinae") e negli orti della laguna.
I balestrieri mostrano al visitatore bandiere, armature, strumenti musicali, fedeli e accurate riproduzioni di pezzi originali: una ricostruzione storica che vede impegnati centinaia di "figuranti" in abiti del Trecento ed in veste di spadaccini e tamburini in grado di trasportare chi assiste alla manifestazione in un suggestivo "climax" medievale.
In serata, le manifestazioni del Palio si concludono con un festoso corteo preceduto da spettacoli in tema, come l'incendio alla torre e le scene di vita quotidiana allestite nelle calli, sulle fondamenta, nelle rive e nei campi delle diverse contrade.
Torneo della balestra.
Il Torneo della balestra a Chioggia, non è sorto contemporaneamente al Palio della Marciliana (molto più recente), ma ha origini antiche risalenti all'epoca della guerra di Chioggia. È da osservare che, curiosamente, quest'arma era uno dei punti di forza dei soldati della Repubblica di Genova che poteva contare su un corpo di balestrieri di tutto rispetto se non considerato fra i più efficienti a quell'epoca.
Nel XV secolo vi fu, in mancanza di uno specifico riferimento in merito, una disputa intorno al fatto se al palio potessero partecipare o meno balestrieri non originari di Chioggia o che non fossero almeno veneziani.
Nel 1414 il Gran Consiglio cittadino adottò una scelta a metà strada nell'intento di accontentare sia coloro che erano favorevoli ad una estensione dei partecipanti sia quelli che invece si mostravano contrari a una tale ipotesi.
Fu pertanto deliberato di limitare ad un numero minimo di balestrieri forestieri la partecipazione ai giochi, precludendo però a questi l'aggiudicazione di un qualsiasi premio. Un codice in pergamena con la trascrizione fedele della delibera medioevale è conservato nell'antico archivio storico cittadino.
Le contrade in competizione.
In gara sono cinque contrade che rappresentano la comunità clugiense trecentesca: sono l'anima del palio e si contendono il primato con il tiro delle balestre grandi da banco. Il lavoro preparatorio del palio è piuttosto complesso e prevede una serie di incontri periodici che coinvolge anche scuole e istituzioni locali.
Questi i nomi e una breve descrizione delle contrade:
Lessico essenziale.
Quello che segue è un sintetico repertorio dei principali termini legati al Palio della Marciliana: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121034 | itwiki | 1,706,708,677.152651 |
Teslascopio
Il teslascopio era una ricetrasmittente progettata dal fisico Nikola Tesla con la finalità di comunicare con forme di vita extraterrestre.
Esso divenne molto popolare in seguito alle affermazioni che lo stesso Tesla fece a suo riguardo in un'intervista pubblicata dal Time nel 20 luglio 1931 in una sezione dedicata a commemorarne il settantacinquesimo compleanno.
Mentre effettuava ricerche sull'elettricità atmosferica, Nikola Tesla si imbatté in alcuni segnali periodici che ritenne appartenessero a qualche sorgente non-terrestre.
Alcune ricerche hanno tuttavia suggerito che, con buona probabilità, Tesla aveva erroneamente interpretato i segnali provenienti dalla nuova tecnologia con la quale lavorava, e che il segnale ricevuto fosse piuttosto un segnale radio astronomico simile a quelli generati dalla magnetosfera di Giove.
Comunicazioni con Marte.
Nel 1896 Tesla disse in un'intervista:
L'annuncio di Tesla dei segnali elettromagnetici extraterrestri del 1899 ed i successivi non furono visti di buon occhio dalla comunità scientifica del tempo.
Nel 1902, mentre era intento a visitare gli Stati Uniti, Lord Kelvin disse di concordare con Tesla sul fatto che Marte stesse inviando segnali agli Stati Uniti.
Nel 1909 Tesla affermò:
Inoltre mentre nel 1909 il prof. Pickering annunciava la sua idea di creare una serie di specchi in Texas, con l'obiettivo di segnalare presenze di Marziani, Tesla introdusse la sua idea di comunicare con altri pianeti:
Nel 1921 Tesla scrisse riguardo alla sua esperienza, in merito alla quale credeva che i segnali provenissero da Marte, escludendo la previsione del 1901 secondo la quale i segnali che ricevette si sarebbero potuti originare da Venere anziché dal "Pianeta rosso": | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121035 | itwiki | 1,706,708,677.152701 |
Larry Beinhart
È famoso per aver scritto il racconto politico e investigativo "American Hero", che ha ispirato il film politico "Sesso & potere".
"No One Rides for Free" (1986) ha ricevuto l'Edgar Award del 1987 come Best First Novel.
Il suo libro "Fog Facts," parla di come alcune importanti verità palesemente lampanti vengano ignorate dai media e dalla cultura in generale. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121038 | itwiki | 1,706,708,677.152726 |
Vita, morte e miracoli
Vita, morte e miracoli, pubblicato nel 1989, è il quinto album del cantautore Massimo Bubola. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121039 | itwiki | 1,706,708,677.152742 |
Piaggio P.23
Il Piaggio P.23 era il prototipo di un aereo realizzato dalla Piaggio che doveva essere in grado di sorvolare l'Atlantico del Nord, con possibili sviluppi per un trasporto commerciale di linea.
Disponeva di quattro motori Isotta-Fraschini Asso XI R V-12 da 671 kW montati in tandem in configurazione traente-spingente. L'impennaggio era costituito da due timoni e due alette e la fusoliera era di tipo avion marin, in grado di ammarare in caso di emergenza.
Il progettato volo transatlantico non fu realizzato e il velivolo venne smantellato subito dopo la sua apparizione, nel 1935. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121040 | itwiki | 1,706,708,677.152759 |
Eurovision Song Contest 2008
LEurovision Song Contest 2008 è stata la 53ª edizione dell'annuale concorso canoro, vinta dal cantante russo Dima Bilan con la canzone "Believe", e ospitata dalla Beogradska Arena (oggi Štark Arena) di Belgrado, in Serbia, in seguito alla vittoria di Marija Šerifović con "Molitva" nell'edizione precedente.
Per la prima volta il concorso è stato articolato in due semifinali e una finale.
Organizzazione.
Scelta della sede.
A causa della dichiarazione di indipendenza del Kosovo, che ha provocato disordini nella capitale serba, era stata presa in considerazione l'eventualità di organizzare l'evento altrove (ad esempio Atene si era già offerta di ospitare nuovamente la manifestazione).
Nonostante tutto fu deciso di svolgere la manifestazione comunque a Belgrado, seppure con rafforzate misure di sicurezza, in particolare per le delegazioni di Croazia, Israele e Albania, sostenitori dell'indipendenza kosovara.
La Beogradska Arena di Belgrado fu selezionata come sede dell'evento.
Modifiche nel format.
A causa del gran numero di partecipanti sono state aggiunte due semifinali, mentre alla finale accedono automaticamente la Serbia, in quanto paese ospitante, e i cosiddetti "Big Four" ossia la Francia, la Germania, la Spagna e il Regno Unito.
Stati partecipanti.
A questa edizione dell'Eurovision Song Contest hanno partecipato 43 paesi, record assoluto.
Hanno fatto il loro debutto San Marino e Azerbaigian.
Verso l'evento.
"London Eurovision Preview Party 2008".
La prima edizione dell'evento (oggi chiamato London Eurovision Party) si è tenuta il 25 aprile 2008, al "Club Scala" di Londra, condotta da Paddy O'Connell; vi hanno partecipato:
Hanno partecipato inoltre i Bucks Fizz (vincitori dell'Eurovision Song Contest 1981), Nanne Grönvall (rappresentante della Svezia all'Eurovision Song Contest 1996, come parte dei One More Time) e Paul Oscar (rappresentante dell'Islanda
all'Eurovision Song Contest 1997).
L'evento.
Semifinali.
Digame ha calcolato la composizione delle urne nelle quali sono stati divisi gli Stati partecipanti, determinate in base allo storico delle votazioni.
La loro composizione è stata:
Il 28 gennaio 2008, si è svolto il sorteggio, (presentato da Jovana Janković e Željko Joksimović) per determinare in quale semifinale si esibiranno gli stati sorteggiati e la semifinale in cui avranno il diritto di voto gli Stati già qualificati alla finale. Nel sorteggio è stato, inoltre, esplicitato che le semifinali verranno composte da 19 Stati ciascuna, e che l'ordine di esibizione esatto verrà stabilito durante l'incontro con i capo delegazione.
In base all'esito del sorteggio, le semifinali sono state quindi così composte:
Ordine di esibizione.
Il 17 maggio 2008, al Sava Centar di Belgrado, si è svolto l'incontro con i capo delegazione, per determinare l'ordine di esibizione ufficiale dei paesi nelle semifinali, e dei finalisti di diritto nella finale.
Prima semifinale.
12 punti
Seconda semifinale.
12 punti
Finale.
La finale si è svolta il 24 maggio 2008; vi hanno gareggiato 25 paesi di cui:
Ha aperto la finale la Šerifović, che ha cantato la versione remix di Molitva. Il televoto è stato aperto dal cestista Vlade Divac, mentre l'interval act è stato tenuto da Goran Bregović.
12 punti
Marcel Bezençon Awards.
I vincitori sono stati:
OGAE 2008.
L'OGAE 2008 è una classifica fatta da gruppi dell'OGAE, un'organizzazione internazionale che consiste in un network di oltre 40 fan club del Contest di vari Paesi europei e non. Come ogni anno, i membri dell'OGAE hanno avuto l'opportunità di votare per la loro canzone preferita prima della gara e i risultati sono stati pubblicati sul sito web dell'organizzazione.
Portavoce.
Il 17 marzo 2008, durante l'incontro con i capo delegazione, è stato stabilito l'ordine di presentazione dei portavoce. L'ordine inizialmente stabilito ed i portavoce sono: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121047 | itwiki | 1,706,708,677.15281 |
Piaggio P.23R
Il Piaggio P.23R era un trimotore monoplano ad ala bassa realizzato dall'azienda italiana Rinaldo Piaggio negli anni trenta del XX secolo. Inizialmente sviluppato come bombardiere veloce, non ebbe seguito produttivo e venne utilizzato come aereo per la conquista di alcuni primati di cui uno a livello mondiale.
Storia del progetto.
Nel 1934 l'ufficio tecnico della Rinaldo Piaggio, diretto dall'ingegnere Giovanni Pegna, decise di sviluppare un nuovo progetto velivolo, il P.23R (Record), destinato a stabilire primati, elaborandolo direttamente dal precedente velivolo da trasporto civile quadrimotore P.23M, costruito in due prototipi, e che non aveva avuto successo. In realtà il progetto del P.23R era completamente diverso, in quanto l'aereo aveva sì gli stessi impennaggi verticali del predecessore, ma disponeva di una fusoliera a forma di matita, posti di pilotaggio affiancati ma separati, un'ala bassa, ed era equipaggiato con tre motori in linea Isotta Fraschini Asso XI R V-12 da 671 kW. La sigla P-23R, mutuata dall'aereo precedente, aveva lo scopo di favorire le procedure burocratiche per l'eventuale acquisizione da parte del Ministero dell'aeronautica. Con contratto N°21 del 18 gennaio 1935 il prototipo, cui venne assegnata la MM.282, fu acquistato per la cifra di 2.000.000 di Lire Per la sua realizzazione venne utilizzata per la prima volta la nuova galleria del vento, realizzata a Finale Ligure. Il prototipo del P.23R andò in volo per la prima volta a Villanova d'Albenga il 1 agosto dello stesso anno.
Descrizione tecnica.
Il P.23R era un velivolo dalla forma particolarmente aerodinamica, specie nella sua versione iniziale equipaggiata con i motori Isotta Fraschini, caratterizzato da una fusoliera a sezione ellittica appiattita, a forma di matita, che terminava in un impennaggio bideriva. L'ala era totalmente di nuova concezione, posta in posizione bassa a sbalzo e rastremata. Il carrello di atterraggio era triciclo, posteriore, retrattile, con le gambe principali che rientravano per rotazione posteriore nella parte posteriore delle gondole dei motori, mentre il ruotino di coda, fisso ma orientabile, era posto all'estremità della fusoliera. I posti di pilotaggio separati, ma affiancati, avevano piccole cupole trasparenti con andamento aerodinamico. I tre motori in linea Isotta Fraschini Asso XI R V-12 da 671 kW erano collocati in altrettante gondole, uno posizionato sul naso e due sul bordo d'attacco delle due semiali.
Impiego operativo.
A causa della sistemazione dei posti di pilotaggio, che erano in posizione estremamente arretrata, con visibilità attraverso i finestrini laterali, durante i primi collaudi il P.23R uscì di pista danneggiandosi. Durante i lavori di riparazione l'aereo venne dotato di abitacolo più tradizionale. In data 2 novembre 1939 l'aereo risultava in carico al 1° Centro Sperimentale della Regia Aeronautica sull'aeroporto di Guidonia. Il 30 dicembre dello stesso anno, con ai comandi i collaudatori Angelo Tondi e Giovanni Pontonutti, l'aereo stabiliva i record mondiali di velocità media di 405,259 km/h con carico di 5 000 kg su percorso di 1 000 km, e di 403,908 km/h sui 2 000 km. In seguito il prototipo venne modificato con l'installazione di tre motori radiali Piaggio P.XI RC.40 da 1 000 CV (735 kW) ciascuno, azionanti dapprima un'elica bipala e in seguito tripala Piaggio a passo variabile. L'abitacolo fu nuovamente modificato con un baldacchino incluso sopra ogni cabina di guida, e modifiche ebbe anche il e carrello principale di atterraggio. Nel secondo semestre del 1940 il P.23R si trovava sull'aeroporto di Guidonia con le normali matricole militari. Il prototipo del P.23R, che giaceva inutilizzato, fu considerato da pilota Max Peroli per effettuare il volo di collegamento da Roma a Tokio, e il 26 febbraio 1942 Peroli scrisse una lettera alla segreteria del Capo del Governo Benito Mussolini suggerendo che l'aereo fosse utilizzato a questo scopo. Sempre nei primi mesi del 1942 il collaudatore della Piaggio Nicolò Lana suggerì all'ingegnere Giovanni Casiraghi di impiegare il prototipo del P.23R in un qualche tipo di missione che avesse come obiettivo la città di New York (divenuta poi Operazione S).
Anche se il P.23R comparve nei manuali alleati di riconoscimento durante la seconda guerra mondiale come potenziale bombardiere, lo sviluppo del progetto già era stato abbandonato nel 1939. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121049 | itwiki | 1,706,708,677.152853 |
Mitsuharu Misawa
Ha raggiunto la notorietà interpretando la gimmick di Tiger Mask II nella All Japan Pro Wrestling (AJPW), e in seguito combattendo con il suo vero nome. Ha il record del maggior numero di match a 5 stelle.
Era proprietario della Pro Wrestling NOAH, federazione nella quale ha combattuto sino alla morte, ed ha fatto parte del consiglio direttivo della Global Professional Wrestling Alliance. La stampa specializzata lo considera uno dei migliori wrestler di tutti i tempi.
Carriera.
Da giovane, Misawa fu un ottimo lottatore; si piazzò quinto nei campionati mondiali di lotta libera nella categoria "junior" nel 1980.
Misawa fu allenato per il pro wrestling da Dick "The Destroyer" Beyer, Giant Baba e Dory Funk, Jr. e debuttò ufficialmente il 21 agosto 1981 nella All Japan Pro Wrestling.
Ben presto a Misawa fu offerta la possibilità di ereditare la gimmick di Tiger Mask che fu di Satoru Sayama, assumendo l'identità di Tiger Mask II. Il 17 maggio 1990, durante un tag team match contro Yoshiaki Yatsu e Hiromichi Fuyuki, Misawa disse al suo partner e futuro rivale Toshiaki Kawada di smascherarlo, rivelando il suo vero volto.
L'8 giugno Misawa sconfisse Jumbo Tsuruta nel suo primo main event al Budokan. Il match è indicato come punto di svolta nella storia della AJPW, con Misawa che entra stabilmente nel main event. Misawa ebbe la sua prima chance per l'AJPW Triple Crown Heavyweight Championship nel mese di luglio, perdendo contro Stan Hansen in un match col titolo in palio poiché reso vacante da Terry Gordy per infortunio. Dopo aver perso contro Tsuruta un rematch il 1º settembre, cominciò a lottare regolarmente assieme a Toshiaki Kawada; il duo si piazzò terzo nella "Real World Tag League", battendo il tag team composto da Tsuruta e Akira Taue. Misawa combatté di nuovo per la Triple Crown ad aprile, ma fu sconfitto nuovamente da Tsuruta. Continuò la sua cavalcata lungo tutto il 1991, schienando Terry Gordy nei mesi di giugno e luglio, in quest'ultimo caso conquistando l'AJPW World Tag Team Championship combattendo per sé stesso e per il suo partner Kawada. La prima difesa del titolo vide il duo vincere contro Tsuruta e Taue il 30 settembre; il match fu vinto grazie alla sottomissione di Tsuruta a Misawa.
Misawa dominò la AJPW per tutti gli anni novanta, vincendo più volte la Triple Crown e l'AJPW World Tag Team Championship. I suoi feud con Jumbo Tsuruta, Toshiaki Kawada e Kenta Kobashi sono parte della storia del puroresu e molti dei loro match sono diventati dei veri e propri classici. Tra i suoi tag team partner nel corso del decennio vi furono Kenta Kobashi e Jun Akiyama.
In seguito alla morte dell'head booker della AJPW Giant Baba ed a causa di disaccordi con la sua vedova Motoko Baba, Misawa lasciò la federazione nel 2000. Si portò dietro tutto il roster della All Japan, ad eccezione di Kawada e di Masanobu Fuchi, e creò la Pro Wrestling NOAH.
Nel 2004, Misawa ed il suo tag team partner Yoshinari Ogawa riconquistarono il GHC Tag Team Championship togliendolo al duo della New Japan Pro-Wrestling Yūji Nagata e Hiroshi Tanahashi.
Il 10 dicembre del 2006 sconfisse Naomichi Marufuji conquistando il suo terzo GHC Heavyweight Championship.
Misawa continuò a lottare regolarmente, spesso in tag team match, fino al 13 giugno 2009, quando assieme a Go Shiozaki affrontò Bison Smith e Akitoshi Saito per il GHC Tag Team Title. Saito eseguì una belly to back suplex su Misawa, che batté la testa e smise di respirare. Venne soccorso immediatamente ma fu dichiarato morto alle 22:10, ora locale.
Titoli e riconoscimenti.
All Japan Pro Wrestling
National Wrestling Alliance
Pro Wrestling Illustrated | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121051 | itwiki | 1,706,708,677.152916 |
Lettere da Capri
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121054 | itwiki | 1,706,708,677.152958 |
Chiesa dei Santi Margherita e Matteo (Ortignano Raggiolo)
La chiesa dei Santi Margherita e Matteo è un edificio sacro che si trova lungo la strada d'accesso a Ortignano, nel comune di Ortignano Raggiolo.
Storia e descrizione.
Era dedicata originariamente a Santa Margherita e dipendeva dal Capitolo aretino. Fu elevata a pieve nel 1699, quando probabilmente venne aggiunto l'altro suo titolare. La facciata intonacata, del tipo a capanna, presenta ai lati del portale due mensole che dovevano sorreggere una tettoia. Sul fianco destro della chiesa si notano delle lapidi del XVII secolo.
L'interno è a tre navate con arcate sorrette da pilastri.
Conservava una tempera su tavola raffigurante la "Madonna con il Bambino e santi" (che erano precisamente san Donato, san Michele arcangelo, san Sebastiano, san Nicola) attribuita a Giacomo Pacchiarotti, artista senese allievo di Matteo di Giovanni, legato ancora a stilemi quattrocenteschi, oggi al Museo Diocesano di Arezzo. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121059 | itwiki | 1,706,708,677.152977 |